Un silenzio improvviso può essere as sordante: il silenzio che dal Trecento fi no ai nostri giorni ha avvolto la real...
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Un silenzio improvviso può essere as sordante: il silenzio che dal Trecento fi no ai nostri giorni ha avvolto la realtà di una minoranza discriminata può aver fatto dimenticare anche l'eco di voci che, risvegliate e riportate fuori dalla secolare quiete di biblioteche e archivi, ci dicono il contrario di_ quanto siamo stati abituati a credere. E opinione co mune che l'avvento del cristianesimo abbia determinato la condanna morale dell'omosessualità: l'opera di John Bos well ci rivela una lunga e insospettata tradizione di tolleranza. Se in un manuale a uso dei confessori dell' VIII secolo si assegnavano un anno di penitenza per il peccato di atti impuri tra maschi e solamente centosessanta giorni per lo stesso peccato tra donne, nel medesimo libro si comminavano tre anni di penitenza a un prete che fosse andato a caccia. Mentre le autorità civi li condannarono l'omosessualità nel VI secolo, le gerarchie ecclesiastiche non la considerarono problema da discutere in un Concilio generale fino al 1179. Per ché? Nella ricerca storica di Boswell, al le voci di moralisti intolleranti come Pier Damiani fanno da controcanto le voci di Alcuino, sant'Anselmo di Can terbury, Marbodo di Rennes, sant'Ael redo di Rielvaux e molte altre figure del Medio Evo cristiano che l'autore non esita a definire gay, riconoscendo in lo ro la consapevolezza di una condizione omosessuale che si esprime nella spiri tualità della poesia d'amore e nella tra ma di una sottocultura in rapporto di namico e diretto con la cultura ufficiale della Chiesa. Inappuntabile nella formulazione di ori ginali ipotesi che preparano il campo ad altre indagini sulla storia di tutte le in tolleranze, audace nel coniugare le virtù accademiche al piacere dei testi, intar siato di materiali inediti, questo celebre saggio ha suscitato al suo apparire nel mondo anglosassone un vivace dibattito e ci spinge a domande stimolanti: per esempio, se sia lecito a uno storico an dare alla ricerca dei fondamenti di una teologia della liberazione gay.
John Boswell CRISTIANESIMO, TOLLERANZA, OMOSESSUALITÀ La Chiesa e gli omosessuali dalle origini al XIV secolo
Traduzione di Egle Lauzi
LEONARDO
Tutti i diritti riservati © 1980 by the University of Chicago © 1989 Leonardo Editore s.r.l., Milano Titolo dell'opera originale
Christianity, Social Tolerance and Homosexuality I edizione agosto 1989 ISBN 88-355-0010-9
CRISTIANESIMO, TOLLERANZA, OMOSESSUALITÀ Ai miei genitori per l'affetto e l'esempio che mi hanno dato, a Ralph per l'aiuto che mi ha offerto.
L'amore non è un delitto; se fosse un delitto amare, Dio non avrebbe legato anche il divino con l'amore. Carmina Burana
Date le diverse condizioni degli esseri umani, accade che certi atti siano virtuosi per alcuni, in quanto appropriati e adatti a loro, mentre i medesimi atti sono immorali per altri, in quanto a loro inappropriati. San Tommaso d'Aquino, Summa Theologiae
Possiamo agevolmente portare i nostri detrattori all'aporia e dimostrare l'infondatezza della loro ostilità. Ma questo cosa prova? Che il loro odio è reale. Quando ogni calunnia sarà risultata falsa, ogni incomprensione sarà stata chiarita, ogni opinione erronea nei nostri riguardi sarà stata superata, l'intolleranza, in se stessa, rimarrà alla fine inconfutabile. Moritz Goldstein, Pamaso giudaico-germanico
ABBREVIAZIONI
AL AP
AT B.CEI BM BN CSEL El JB KJV LC LSJ
LXX
Mansi MGH NEB
NT
OMBLV OCD OED PG PL Poetae
PW
Settimane
ss
SS.RR.MM. ZFDA
Anthologia Latina Anthologia Palatina Antico Testamento Bibbia della Conferenza Episcopale Italiana British Museum Bibliothèque Nationale Corpus scriptorum ecclesiasticorum Latinorum Encyclopedia of Islam Bibbia di Gerusalemme King James or Authorized Version Loeb Classical Library Greek-English Lexicon, a cura di H. G. Liddel e Robert Scott, \ 9a ed. a cura di H. Stuart Jones Settanta ].D. Mansi Sacrorum conciliorum nova et amplissima collectio Monumenta Germaniae historica New English Bible Nuovo Testamento Oxford Book of Medieval Latin Verse, a cura di F.J. Raby Oxford Classica/ Dictionary, 2a ed. Oxford English Dictionary Patrologia Graeca Patrologia Latina Poetae Latini medii aevi (in MGH) Pauly-Wissowa Real-Enzyclopedie der classichen Altertum swissenschaft Settimane di studi del Centro italiano di studi suWA/to Medio Evo Scriptores (in MGH) Scriptores rerum Merovingicarum (in MGH) Zeitschrift fur deutsches Altertum
Prefazione
Non è possibile scrivere storia nel nulla. Per quanto gli storici e i loro lettori desiderino evitare di contaminare la propria compren sione del passato coi valori del presente, non possono ignorare che scrittore e lettore sono inevitabilmente influenzati da supposizioni e tesi delle età in cui scrivono e leggono. Poiché. moltissimi dei problemi storici presenti in questo libro sono visti oggi principal mente come questioni morali e siccome si suppone generalmente che la loro rilevanza sociale risulti dalle tradizioni morali che li riguardano, sarebbe impossibile presentare argomenti che convin cessero alla interpretazione essenzialmente sociale di tali fenomeni senza esaminare, con una certa ampiezza, i testi morali e le opinioni che sono stati determinanti nello stabilire gli atteggiamenti del l'Occidente a loro riguardo. Ci sono preconcetti molto diffusi circa le cause storiche che devono essere analizzati in dettaglio; tali preconcetti non possono essere migliorati o modificati da un silen zio prudente o dalla semplice asserzione del contrario. Se si suppo ne fondatamente che i testi religiosi sono stati l'origine del pregiu dizio medievale, il loro ruolo nel determinare l'atteggiamento in questione deve essere esaminato con cura; se si ammette che le idee della Scolastica in materia furono un'inevitabile risposta alla forza della tradizione cristiana precedente, lo storico che desideri pre sentare una spiegazione alternativa deve esaminare la forza della tradizione precedente nei minimi particolari. Soltanto se può di mostrare che questa è una spiegazione insufficiente per le opinioni in questione, può pretendere che la sua spiegazione alternativa acquisti peso.
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D'altro lato alla competenza dello storico non spetta lodare o biasimare, ma solo registrare e spiegare. Questo libro non deve essere inteso come supporto o critica di alcuni particolari punti di vista contemporanei, scientifici o morali, sull'omosessualità. Quando viene presentata un'ampia discussione d'argomenti contro il comportamento omosessuale, lo scopo è duplice : dimostrare che ciò che all'apparenza può sembrare essere stata l'origine dell'avver sione popolare spesso non lo fu in passato, e chiarire le differenze cruciali tra le apparentemente analoghe obiezioni all'omosessualità antiche e moderne. L'analisi delle idee sulla "innaturalità" e sulla "non riproduttività" dell'omosessualità presentate nel Capitolo l, per esempio, ha lo scopo non di difenderla da tali critiche, ma di offrire una prospettiva più chiara delle più comuni e specifiche obiezioni impiegate contro di essa dagli scrittori antichi e medievali (così come, per esempio, in un testo sulle idee dell'alchimia medie vale si possono utilizzare i dati scientifici attuali per dimostrare la fattibilità delle teorie o delle procedure alchimistiche). Ciò che colpirà alcuni lettori come un punto di vista partigiano sarà soprat tutto l'assenza di atteggiamenti negativi riguardo a questo proble ma, presente ovunque nell'Occidente moderno; dopo un lungo e forte rumore, un improvviso silenzio può sembrare assordante. Poiché il materiale preso in esame in questo volume comprende sia una vastissima estensione geografica e temporale, sia moltissimi argomenti di dettaglio tecnico, è stato talvolta difficile fornire un apparato critico a quanti lo desiderano e insieme rendere il libro accessibile al lettore medio. Gli specialisti possono essere sorpresi per spiegazioni di fatti o materiali che sembrano scontati, e i non specialisti possono trovarsi in difficoltà a leggere note dense o astruse. Pochi di coloro che sono interessati alle finezze della lessicografia biblica avranno familiarità con le sfumature della poesia ispano-araba, e molti che si interessano a fondo del proble ma generale dell'intolleranza o dell'omosessualità possono avere una conoscenza limitata della storia medievale. È stato fatto ogni sforzo per rendere il testo leggibile, capace di spiegarsi da sé, focalizzato su questioni centrali. Per quanto possibile, tutte le considerazioni puramente tecniche e linguistiche sono state raccol te nelle note o nelle appendici. Sono state fornite brevi introduzioni
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per aspetti rilevanti di alcuni periodi e civiltà trattati nella speranza che, quali che siano la noia o il divertimento procurati agli storici, essi saranno controbilanciati dall'aiuto che offrono ai lettori esperti in altre discipline. A questo riguardo le citazioni sono state un problema particolar mente difficile, poiché le difformità che potrebbero infastidire gli specialisti possono mettere in grado tutti quelli che hanno meno familiarità con la stessa letteratura di individuare i passi citati con maggior agio. 1 Molte opere sono citate per questa ragione nella forma più nota, anche quando questa usa senza una regola precisa titoli stranieri o inglesi per il medesimo autore (per esempio Plutar co ), e molte edizioni facilmente disponibili (per esempio la Patrolo gia) sono state preferite a versioni migliori o più moderne degli stessi testi. Solo quando il testo stesso verte su questioni storiche sono stati fatti sforzi per toccare problemi testuali. Per ragioni che spiegherò più avanti, mi è sembrato essenziale consultare tutte le fonti in lingua originale, anche quando esistono traduzioni moderne. Tutte le traduzioni fornite nel testo, tranne quelle espressamente segnalate in nota, sono mie, ed è stato fatto ogni sforzo per renderle più accuratamente e chiaramente possibi le, anche al punto di impiegare un linguaggio osceno. Forse il detto medievale "Citare un'eresia non è essere eretici" può essere modifi cato in questo contesto per sottolineare che citare un'oscenità non significa essere osceni. Sarebbe in ogni caso segno di arroganza presumere che i lettori non possano, senza l'intervento censorio degli storici, giudicare da sé tali materiali. Le rese del materiale letterario, inclusa la poesia, hanno avuto come considerazione dominante la chiarezza e la precisione letterale; non si è fatto alcuno sforzo per rendere le sfumature letterarie a meno che queste non fornissero un approfondimento alle questioni trattate.
1 Per esempio, è impossibile essere sempre uniformi nella traslitterazione dal persiano e dall'arabo in un'opera come questa, poiché molti nomi ed alcuni titoli sono citati da opere in altre lingue che usano differenti sistemi di traslitterazione, e poiché molti nomi sono diventati usuali in forme che non corripondono a un sistema specifico. Dove ho traslitterato e dove non ero limitato dalla tradizione o da una versione già pubblicata, ho usato una versione leggermente modificata del sistema usato dagli editori di El che, penso, non procurerà alcuna difficoltà ai lettori di lingue arabiche e persiane.
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È doveroso spiegare brevemente la relativa mancanza di materiale sulle donne. La maggior parte delle fonti di questa storia (come, perlopiù, di ogni storia) furono scritte da uomini intorno a uomini, e quando trattano di donne lo fanno incidentalmente. Dove possibi le, esempi che coinvolgono le donne sono stati citati e ho cercato di considerare i correlativi femminili degli aspetti scientifici, filosofici, religiosi e sociali dell'omosessualità maschile, ma nessuno potrebbe controbilanciare la sproporzione schiacciante tra i dati sulla sessua lità maschile e quella femminile senza distorcerli deliberatamente. Il lavoro di ricerca per questo libro è cominciato una decina di anni fa e sarebbe impossibile ora ricordare tutti quelli che hanno contri buito in qualche modo alla sua preparazione. Un debito incalcola bile è dovuto a Ralph Hexter, che ha dato assistenza pratica a ogni stadio della ricerca, ha letto l'intero manoscritto più volte, ha fornito consigli critici di valore e informazioni su ogni argomento ; in campo letterario, per esempio, ha richiamato la mia attenzione sull'esistenza dei poemi Ganimede ed Ebe e Il clero sposato, pubbli cati qui per la prima volta. Nessuna parola di ringraziamento sarebbe sufficiente per esprimere la mia gratitudine per il suo aiuto o per rendere nota ai lettori la vastità dei suoi contributi. Numerosi colleghi, soprattutto James Weinrich di Harvard, Douglas Roby del Brooklyn College, e John Winkler e James Rodman di Yale, mi hanno offerto generosamente parte del loro tempo e del loro sapere: sono loro molto grato. Egual debito ho nei confronti dei miei studenti a Yale, laureati e laureandi, specialmente Ruth Mazo per il suo studio attento ed erudito su Aelredo di Rievaulx, Richard Styche per la sua opera sulla legge islandese, Frances Terpak e Vasanti Kupfer per consigli e assistenza nell'ordinare i materiali relativi all'arte medievale. Desidero anche ringraziare David Frusti e Libby Berkeley per aiuti più pratici, ma non meno importanti; il Council on the Huma nities dell'Università di Yale per il contributo ottenuto dall'A. Whitney Griswold Faculty Research Fund; i bibliotecari e gli archi visti della Bayerische Staatsbibliothek di Monaco, la Karl Marx Universitat di Lipsia, i Gonville e Caius College dell'Università di Cambridge, la biblioteca Bodleian dell'Università di Oxford e l'Ar chivio della Corona d'Aragona a Barcellona.
PUNTI DI PARTENZA
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Introduzione
"Tutti coloro che passano la vita a cercare la verità sanno bene che le immagini che riescono ad afferrarne sono necessariamente fug gevoli. Esse brillano un istante per far posto a chiarezze nuove e sempre più luminose. Ben diversamente dall'opera dell'artista, quella dello studioso è fatalmente provvisoria. Egli lo sa e ne gioisce, perché il rapido invecchiamento dei suoi libri è proprio la prova del progresso della scienza. " 1 Tra l'inizio dell'era cristiana e la fine del Medio Evo gli atteggia menti dell'uomo europeo nei riguardi di alcune minoranze subiro no profonde trasformazioni. Molti gruppi sociali passarono da una condizione di appartenenza indistinta alla maggioranza a una di segregazione, di disprezzo e talvolta di severa oppressione. Indub biamente il Medio Evo è spesso immaginato come un'età di intolle ranza quasi universale verso l'anticonformismo, e l'aggettivo "me dievale" è frequentemente usato come sinonimo di "ristretto intel lettualmente", "oppressivo" o "intollerante" nei confronti del comportamento personale o degli atteggiamenti esteriori. Non è però esatto né utile rappresentare l'Europa medievale e le sue istituzioni come singolarmente e caratteristicamente intolleranti. Molti altri periodi sono stati altrettanto se non più inclini all'intol leranza sociale: 2 molte minoranze europee se la passarono peggio nel "Rinascimento" che nei "Secoli bui", e nessun altro secolo è stato spettatore di un antisemitismo di una virulenza così distrutti va come il XX. Inoltre, trattare questi due soggetti - intolleranza
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ed Europa medievale - come se ciascuno fosse in un certo senso la spiegazione storica dell'altro preclude quasi completamente la comprensione di entrambi. La storia sociale dell'Europa medievale e, forse anche di più, le origini storiche e gli episodi di intolleranza come fenomeno sociale richiedono un'analisi di gran lunga più sottile. Questo saggio vuole essere un contributo alla migliore compren sione di entrambi gli argomenti : la storia sociale dell'Europa du rante il Medio Evo e l'intolleranza come forza storica, sotto forma di ricerca della loro interazione in un caso specifico. 3 Sarebbe ovviamente difficilissimo tentare un approccio più vasto al primo punto; potrebbe essere meno ovvio il motivo per cui nel mio studio non c'è una trattazione generale del secondo punto. In primo luogo sarebbe estremamente difficile definire i confini di un tale studio generale. Sebbene l'intolleranza abbia gravemente pesato sulla coscienza del XX secolo, si conosce così poco circa la sua natura, la sua estensione, le origini e gli effetti in un contesto storico che il solo delineare i profili e le proporzioni del problema richiederebbe uno studio ben più vasto del presente. Lo scrittore dovrebbe non solo aver familiarità con le tecniche e le scoperte di discipline specialistiche - antropologia, psicologia, sociologia ecc. - ma anche avere i mezzi per giudicare la validità delle loro asser zioni in materia e per assegnare loro la relativa importanza. Seguir ne arbitrariamente alcune e trascurarne altre sarebbe pericoloso, in un campo così poco studiato. 4 Inoltre, anche se il problema potesse essere definito, non sarebbe possibile scrivere su un soggetto così articolato ed esteso come l'intolleranza mantenendo uniforme il livello di precisione e defini zione fornito in questo libro, a meno di fare un'opera di proporzio ni enciclopediche. Dal punto di vista dello storico, tuttavia, le teorie generali sono di poco valore, senza il supporto di studi specifici di casi particolari, e, poiché oggi vi sono così pochi di questi per dare sostanza alle idee sull'intolleranza, mi è sembrato più utile fornire dati per una eventuale analisi sintetica da parte di altri piuttosto che imbarcarmi prematuramente nell'analisi stessa. Questo approccio presenta il grande svantaggio di produrre in effetti un'elaborata descrizione di un singolo pezzo di un puzzle non completo, ma, data l'estrema difficoltà di identificare, nonché di riunire, tutti gli altri pezzi, questo sembra oggi lo sforzo più
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costruttivo possibile. Inoltre presenta il vantaggio compensativo di permettere che i dati raccolti siano impiegati senza una struttura teorica più ampia, retorica o scientifica, immanente o derivata, poiché vi è incorporata scarsa quantità di materiale teoretico. Tra i vari gruppi che divennero oggetto di intolleranza in Europa durante il Medio Evo, i gay5 presentano per la nostra ricerca i maggiori vantaggi per numerose ragioni. A differenza degli ebrei e dei musulmani essi, dovunque in Europa, furono sparsi in tutti gli strati della popolazione; costituirono una sostanziale minoranza in ogni età6 - invece che in periodi circoscritti, come gli eretici e le streghe - ma non furono mai (a differenza dei poveri, per esempio) più che una minoranza della popolazione. L'intolleranza verso i gay non può essere confusa col trattamento medico, come nel caso dei lebbrosi o dei malati di mente, o con una sorveglianza protettiva, come nel caso dei sordi, o, in alcune società, delle donne. Inoltre, l'ostilità nei confronti dei gay fornisce esempi singolarmente rivela tori della confusione di fede religiosa e pregiudizio popolare. La comprensione di questa confusione è fondamentale per capire molti tipi di intolleranza, ma, di solito, non è possibile fino al momento in cui sia il pregiudizio sia la fede religiosa si siano così attenuati che risulti difficile immaginare la loro passata connessio ne integrale. Finché i credi religiosi, che sostengono un particolare pregiudizio, sono mantenuti da una popolazione nel suo insieme, è di fatto impossibile separare i due ; una volta che i credi sono abbandonati, la separazione può essere così completa che l'origina le connessione risulta tutt'altro che incomprensibile. Per esempio è ora un articolo di fede nei maggiori paesi europei che gli ebrei non debbano essere perseguitati per il loro credo religioso, così come era articolo di fede nel XIV secolo che lo fossero; ciò che sembrò a molti cristiani dell'Europa premoderna un dovere religioso fonda mentale - la conversione degli ebrei - sembrerebbe, oggi, alla maggioranza degli aderenti alla stessa tradizione religiosa, un'intol lerabile intrusione nel privato dei loro concittadini. La mescolanza di princìpi religiosi e di pregiudizi contro gli ebrei nel XIV secolo fu così completa che pochissimi cristiani avrebbero potuto distinguer li; nel XX secolo la separazione avvenuta al riguardo è così pronun ciata che la maggioranza dei cristiani odierni mette in dubbio la sincerità dell'oppressione medievale basata su convinzione religio sa. Solo durante periodi in cui la confusione di religione e bigotti-
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smo era persistente, ma non dappertutto né incontestata, sarebbe facile analizzare la relazione organica dei due in modo convincente. L'Occidente moderno sembra proprio attraversare un tale perio do di transizione in riferimento a vari gruppi sessualmente distinti e i gay forniscono un centro d'interesse particolarmente utile per lo studio della storia di tali atteggiamenti. 7 Dal momento che essi sono ancora oggetto di una legislazione severamente repressiva, di diffu sa ostilità pubblica e di varie restrizioni civili, tutte con giustifica zioni ostentatamente religiose, è di gran lunga più facile chiarire la confusione tra religione e intolleranza nel loro caso piuttosto che in quello dei neri, degli usurai, degli ebrei, dei divorziati e di altri il cui status, nella società, ha cessato di essere associato alla convinzione religiosa a tal punto che la correlazione - anche se dimostrata da tempo - sembra ora limitata, tenue o accidentale. Gran parte del presente volume, d'altronde, è specificamente rivolta a confutare l'idea comune che il credo religioso - cristiano o altro - sia stato la causa dell'intolleranza verso i gay. I credi religiosi possono dissimulare o incorporare l'intolleranza specialmente tra gli aderenti di quelle religioni rivelate che specificamente rifiutano la razionalità come criterio estremo di giudizio, o la tolleranza come il maggior traguardo nelle relazioni umane. Ma un'analisi accurata può quasi sempre distinguere tra una coscienziosa applica zione dell'etica religiosa e l'impiego di precetti religiosi come giustificazione di animosità personale o di pregiudizi. Se il biasimo religioso è usato per giustificare i' oppressione da parte di gente che regolarmente ignora i precetti di eguale gravità dello stesso codice morale, o se le proibizioni che limitano una minoranza odiata sono mantenute nel loro senso più letterale come assolutamente inviola bili, mentre precetti analoghi riguardanti la maggioranza sono mitigati o reinterpretati, si deve sospettare che ci sia qualcosa di diverso dal credo religioso come causa motivante l'oppressione. Nel nostro caso particolare, la teoria secondo cui l'ostilità delle Scritture cristiane verso l'omosessualità causò l'avversione a essa della società occidentale non richiederebbe alcuna confutazione elaborata. Proprio gli stessi libri che sono concepiti per condannare atti omosessuali condannano l'ipocrisia nei termini più stridenti e con la più grande autorità, eppure la società occidentale non ha ancora creato alcun tabù sociale contro l'ipocrisia, non ha preteso che gli ipocriti fossero "innaturali", non li ha segregati in una
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minoranza oppressa, non ha emanato leggi per punire la loro colpa con la castrazione o la morte. Nessun paese cristiano ha infatti approvato leggi contro l'ipocrisia malgrado la sua continua ed esplicita condanna da parte di Gesù e della Chiesa. Anche i golosi sono inclusi nella stessa lista che escludeva dal Regno dei cieli i colpevoli di pratiche omosessuali. Eppure nessuno stato medievale ha mai bruciato i golosi sul rogo. Ovviamente alcuni fattori, oltre ai precedenti biblici, erano all'opera negli stati tardomedievali che autorizzavano la prostituzione, 8 ma mandavano al rogo i gay: oggettivamente nel Nuovo Testamento è molto più condannata la prostituzione dell'omosessualità. Il biasimo biblico è stato impiega to con grande selettività da tutti gli stati cristiani e, in un contesto storico, ciò che determina la selezione è chiaramente il punto cruciale. Un altro vantaggio nell'usare i gay come punto focale di questo studio è rappresentato dalla persistente vitalità delle idee sul "peri colo" che essi recano alla società. Quasi tutti i pregiudizi tendono a essere una risposta razionale a qualche minaccia o pericolo: si pretende che ogni gruppo rifiutato minacci quelli che lo rifiutano; ma di solito è facile dimostrare che, anche se esiste qualche perico lo, non è questa l'origine del pregiudizio. La "minaccia" rappresen tata da moltissimi gruppi preventivamente oppressi dalla società cristiana (per esempio, le "streghe" e gli usurai) appare oggi così illusoria che è difficile, per i lettori moderni, immaginare che persone intelligenti del passato si siano realmente sentite toccate da simili preoccupazioni. Infatti si è portati a scacciare tali pericoli immaginari come ostinate pseudorappresentazioni impiegate pale semente per giustificare l'oppressione. Non solo questo è falso : oscura anche le più importanti realtà della relazione tra intolleran za e paura. Nel caso dei gay un tale scetticismo non oscura questa relazione. La teoria che essi costituiscono una sorta di minaccia è ancora così diffusa che l'asserzione del contrario potrebbe in alcuni ambienti sembrare partigiana e coloro che sottoscrivono l'idea che i gay sono in qualche modo pericolosi possono argomentare che proprio per questa ragione essi non sono vittime tipiche dell'intolleranza. Obiezione: che un gruppo minacci realmente o no la società è irrilevante per il problema dell'intolleranza, a meno che l'ostilità subita dal gruppo discenda con ogni evidenza dalla percezione
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razionale della minaccia. Gli zingari nomadi possono essere stati realmente un pericolo per comunità isolate se portarono infezioni e malattie alle quali i locali non erano immuni, ma sarebbe sconside rato presumere che sia stata questa minaccia a produrre avversione nei loro confronti, soprattutto quando si può dimostrare che tale ostilità precede di secoli l'effettivo propagarsi delle maggiori infe zioni e quando i contenuti della propaganda retorica antizigana non avevano nessuna relazione con esse. Le pretese spiegazioni circa la precisa natura della minaccia rappresentata dai gay sono diverse e stravaganti in ogni tempo, talvolta in diretta contraddizione tra loro e con implicazioni che quasi invariabilmente rivelano un'interna e sorprendente incoeren za. Ne vedremo in seguito molte dettagliatamente, ma a questo punto è giusto accennare a due delle più persistenti. La prima è l'antica pretesa che le società che tollerano o approva no comportamenti omosessuali lo facciano chiaramente a loro proprio danno, dal momento che queste società scomparirebbero se tutti i loro membri adottassero tale comportamento. Questa argomentazione dà per scontato - curiosamente - che tutti gli esseri umani diventerebbero esclusivamente omosessuali se ne avessero l'opportunità. Non mi sembra che esistano ragioni per una simile affermazione : moltissime prove la contraddicono. E possibile che la cessazione di sanzioni sociali contro l'omosessualità provochi un incremento degli atteggiamenti omosessuali espliciti anche tra per sone che altrimenti non li ricercherebbero; è anche concepibile (ma non certo) che un numero maggiore di persone adotti uno stile di vita esclusivamente omosessuale in società tolleranti. Ma il fatto che un fenomeno caratteristico aumenti non dimostra la sua peri colosità sociale; molti fenomeni caratteristici che, se universalmen te adottati, tornerebbero presumibilmente a svantaggio delle socie tà (per esempio, la scelta del celibato o del sacrificio della propria esistenza), potrebbero nondimeno aumentare nel tempo senza cau sare danno ed essere spesso altamente stimati da una cultura pro prio per la loro rarità statistica. Ritenere che fenomeni in aumento per condizioni favorevoli possano eliminare nel corso del tempo tutti gli altri significa fare cattiva biologia e cattiva storia. Nessuna teoria scientifica oggi corrente sull'eziologia dell'omosessualità afferma che la tolleranza sociale ne determina l'incidenza statistica. Anche tutte le teorie puramente biologiche affermano che si tratte-
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rebbe di una scelta di una minoranza in qualsiasi condizione, non importa quanto favorevole. 9 Inoltre, non esiste alcuna ragione stringente per affermare che il desiderio omosessuale favorisce la non riproduttività in individui o gruppi. 1 0 Il luogo comune secondo il quale i comportamenti omo sessuali ed eterosessuali sono incompatibili non è sostenuto da alcuna prova; molti dati suggeriscono il contrario. 1 1 Il fatto che i gay (per definizione) preferiscono contatti erotici con persone dello stesso sesso dovrebbe implicare per loro un tasso inferiore di buon esito riproduttivo solo nel caso in cui si potesse dimostrare che in ambito demografico il desiderio sessuale è il fattore determi nante di tale buon esito. Malgrado ciò che suggerirebbe l'intuizio ne, non sembra essere così. Solo nelle società come i moderni stati industriali, che prescrivo no che l'energia erotica venga esclusivamente focalizzata su un coniuge stabile e ufficiale, si sostiene che molti gay si sposino e si riproducano meno frequentemente della loro controparte non gay, ed è chiaro che anche in queste culture una parte notevole di gay probabilmente la maggioranza - si sposa e ha figli. In altre società (probabilmente la maggioranza delle società colte premoderne), dove la procreazione è separabile dall'impulso erotico ed è ricom pensata dal miglioramento di status o da vantaggi economici (o semplicemente è una comune ambizione personale), non c'è alcuna ragione per i gay di non procreare. 12 A eccezione del clero, la maggior parte dei gay di cui si tratterà in questo studio erano sposati con figli. Si deve far risalire l'ostinata credenza dell'incapa cità riproduttiva dei gay alla tendenza a notare e ricordare negli individui l'eccezione piuttosto che la regola. Sono molto meno numerose le persone informate che Oscar W ilde era marito e padre di quelle che sanno che era gay e aveva un amante. La relazione di Socrate con Alcibiade richiama più attenzione di quella con sua moglie e i suoi figli. L'amore di Edoardo II d'Inghilterra per i suoi quattro figli è scarsamente ricordato nei testi che, invece, si dilun gano sulla sua passione per Piers Gaveston. In una certa misura tale enfasi è giusta: le persone citate dedicarono ovviamente la maggior parte (se non la totalità) dei loro interessi erotici a persone dello stesso sesso. Ma resta il fatto che erano sposate e avevano figli, e l'attrazione per le loro caratteristiche meno comuni non dovrebbe dare origine a spiegazioni fantasiose di tali peculiarità - o dell'osti-
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lità popolare verso di esse-, peculiarità che sovrastano o contraddi cono gli aspetti più normali della loro vita. 1 3 La seconda minaccia che si potrebbe addurre per spiegare l'intol leranza verso l'omosessualità è legata alla sua "naturalità". Non potrebbe essere che la società abbia atteggiamenti ostili nei con fronti dei g_ ay perché le loro preferenze sono intrinsecamente "in naturali" ? E tale lo spazio dedicato in questo volume a precisare il significato di "naturale" e "innaturale" nei vari contesti filosofici e storici che sarebbe bene inserire, a questo punto, alcune pagine d'osservazioni preliminari. Bisogna notare, in primo luogo, che i significati di "naturale" e "innaturale" varieranno secondo le varia zioni del concetto di "natura" col quale sono posti in relazione. l. Alcune idee di "natura" sono originariamente "realistiche", cioè riferite al mondo fisico e alle osservazioni su di esso. Per esempio : l. si può parlare di "natura" come la caratteristica o l'essenza di qualcosa (la "natura" dell'amore, la "natura umana"). "Innaturale", in quanto opposto al precedente concetto, significa "non caratteristico", cioè il fare altrimenti è "innaturale" per chi compie l'azione; Il. in senso più ampio "natura" può essere usata per tutte le "nature" (proprietà e princìpi) di tutte le cose o dell'uni verso osservabile ("la morte è parte della 'natura', le leggi di 'natura"'). 1 4 In quanto negazione del precedente significato, "inna turale" si riferisce a ciò che non fa parte del mondo scientificamen te osservabile, per esempio fantasmi o miracoli ; 1 5 III. in ambito più ristretto 1 6 la "natura" viene opposta agli uomini e ai loro sforzi, a indicare ciò che agisce o può esistere senza l'intervento umano (gli elementi fatti dall'uomo e non presenti in "natura"). In questo ambito, "innaturale" significa sia caratteristiche solo umane, come il "cacciare per sport piuttosto che procurarsi cibo è 'innaturale"', sia semplicemente artificiali, come fibre e alimenti "innaturali" (o "non naturali"). 1 7 Sebbene le categorie "realistiche" di "naturale" e "innaturale" siano usate con grande imprecisione, 1 8 due sono le accezioni princi pali sottese alla credenza che l'omosessualità sia "innaturale" nelle concezioni "realistiche" della "natura". La più recente di queste due categorie, cioè l'idea che il comportamento di per sé non riproduttivo sia "innaturale" in senso evoluzionistico, è probabil mente applicata ai gay in modo erroneo. Si può difficilmente immaginare che la non riproduttività abbia provocato intolleranza
verso i gay nelle società antiche che idealizzavano il celibato o in quelle moderne che considerano la masturbazione perfettamente "naturale", poiché entrambe le pratiche hanno le stesse identiche conseguenze riproduttive di quelle dell'attività omosessuale. Tale obiezione chiaramente è una giustificazione, più che una causa del pregiudizio. La seconda asserzione è che l'omosessualità non si verificherebbe in nessun'altra specie animale tranne l'umana. In primo luogo, si può dimostrare che questo è falso: comportamenti omosessuali, talvolta riguardanti la vita di coppia, sono stati osservati in molte specie animali, sia in libertà sia in cattività. 1 9 Questo comportamen to è stato riscontrato fin dai tempi di Aristotele e, per incredibile che sia, è accettato da gente che comunque rigetta il comportamen to omosessuale come se fosse sconosciuto agli altri animali. In secondo luogo, si fa riferimento a un'altra asserzione - che cioè solo l'omosessualità umana non è "naturale"- il che è fondamentalmen te insostenibile quasi in ogni contesto, biologico o filosofico. Molti animali, in effetti, assumono comportamenti che sono limitati alla loro specie, ma nessuno pensa che tale comportamento sia "innatu rale" ; al contrario viene considerato parte della "natura" della specie in questione ed è utile ai tassonomi per distinguere la specie da altri tipi di organismi. Anche se la specie umana fosse la sola a mostrare desideri e comportamenti omosessuali, si potrebbe diffi cilmente definirli per questa ragione "innaturali". La maggior parte dei comportamenti più ammirati dalla società umana è unicamente umana; questa è la principale ragione da tener presente. Nessuno pensa che la società umana rifiuti "naturalmente" l'istruzione per ché è sconosciuta tra gli altri animali. 2. Una categoria totalmente distinta dell'opposizione "natura le/innaturale" si riferisce a ciò che può essere definito "natura ideale". 20 Sebbene i concetti di "natura ideale" somiglino e siano fortemente influenzati dalle accezioni di "natura reale", essi differi scono in modo significativo da queste ultime nel presupposto esplicito che "natura" è "bene". 21 La "natura ideale", sia che inclu da tutte le cose fisiche sia soltanto le non umane, si crede che operi per "il bene". Alcune cose "naturali" possono essere tristi o doloro se, possono anche avere l'aspetto del male, ma si potrà dimostrare che tutte avranno un esito desiderabile o degno in un lontano futuro o su vasta scala. Tutto ciò che è veramente maligno o brutto
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deve essere "innaturale", poiché la "natura" non può produrre il male di per se stessa. Il concetto di "natura ideale" è fortemente condizionato dall'osservazione del mondo reale, ma essa è in ulti ma istanza determinata dai valori culturali. Questo è particolar mente chiaro nell'aggettivo "innaturale", che diventa in tale conte sto una circonlocuzione enfatica per "cattivo" o "inaccettabile". Un comportamento che sia ideologicamente così diverso o personal mente così in contrasto con i comportamenti sanciti dalla "natura ideale" da apparire senza possibilità alcuna di redenzione sarà chiamato "innaturale", senza alcun riguardo alla sua esistenza e frequenza nella (''reale") natura, o tra gli esseri umani o tra gli animali inferiori, poiché si presumerà che una natura "buona" non potrà mai in nessuna circostanza produrlo. Non sorprendentemente, i sostenitori della concezione "ideale" della natura definiscono spesso "innaturale" il comportamento sessuale che essi rifiutano su basi religiose o personali. Ciò che sorprende è il numero di quelli che, rifiutando consapevolmente la concezione "ideale" della natura, nondimeno ne sono condiziona ti. Questa confusione, come quella fra le convinzioni religiose e le antipatie personali, è ottimamente esemplificata nel caso degli atteggiamenti verso i gay. L'idea che l'omosessualità sia "innaturale" (forse introdotta da un'osservazione marginale di Platone) 22 si diffuse nel mondo antico grazie al trionfo della concezione "ideale" di natura su quella "realistica". 23 Specialmente nei secoli immediatamente successivi al sorgere del Cristianesimo, le scuole filosofiche che usavano il concetto di "natura" idealizzata come pietra di paragone dell'etica umana esercitarono una profonda influenza sul pensiero occiden tale e diffusero l'opinione che ogni sessualità non procreativa fosse "innaturale". Sebbene tale argomento c�desse successivamente in disgrazia, fu rimesso in auge dagli scolastici del XIII secolo e divenne un concetto decisivo e regolatore in tutti i rami del sapere, dalle scienze alla teologia. Le considerazioni scientifiche, filosofi che e anche morali sottese a tale approccio sono cadute quasi totalmente in discredito e sono rifiutate consapevolmente dalle persone più colte, ma persiste l'impatto emotivo di termini quali "innaturale" e "contro natura". Sebbene l'idea che i gay siano "violentatori della natura" preceda di due millenni il sorgere della scienza moderna e sia basata su concetti del tutto differenti, molta
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gente trasferisce senza avvedersene l'antico pregiudizio a un'imma ginaria struttura scientifica, senza riconoscerne le estreme contrad dizioni, e arriva alla conclusione che il comportamento omosessua le viola la "natura" analizzata dagli scienziati moderni più che la "natura" idealizzata dagli antichi filosofi. Anche a livello di moralità personale, la persistenza del concetto di "innaturale" in tale contesto, dopo che è stato abbandonato in quasi tutti gli altri, è un sintomo significativo del pregiudizio che in realtà lo ispira. I sistemi storici basati sull'etica della "natura" si opposero al radersi, al giardinaggio domestico, agli abiti colorati, alle docce frequenti, al controllo delle nascite e alle altre attività quotidianamente praticate dalla stessa gente che usa il termine "innaturale" per giustificare la sua avversione nei confronti dei gay. L'obiezione che l'omosessualità è "innaturale" sembra, in breve, non essere stringente né scientificamente né moralmente e con tutta probabilità non rappresenta altro che un epiteto sprezzante, d'insolito impatto emotivo, dovuto alla confluenza di pregiudizi storicamente sanciti e di idee malformate sulla "natura". Come "illiberale", "non illuminato", "antiamericano" e altri termini im precisi, l'omosessualità può fornire un punto di coagulo per l'ostili tà, ma difficilmente può costituirne l'origine. Oltre a proiettare luce più chiara sulla relazione tra intolleranza, fedi religiose e pericoli immaginari per la società, lo studio del pregiudizio verso i gay offre (ed è l'ultimo vantaggio qui discusso) illuminazioni rivelatrici delle somiglianze/differenze dell'intolle ranza verso gruppi sociali diversi e comportamenti particolari. In molti casi le differenti storie delle minoranze europee coincidono, e in questo studio farò molti paralleli con quei gruppi la cui storia rifletta quella dei gay o si colleghi ad essa. Moltissime società, per esempio, che tollerano liberamente la diversità religiosa accettano anche quella sessuale, e il destino di ebrei e gay è s·tato quasi identico da un capo all'altro della storia europea, dall'originaria ostilità dei cristiani fino allo sterminio dei campi di concentramen to. Le stesse leggi che oppressero gli ebrei oppressero anche i gay; gli stessi gruppi che tentarono di eliminare gli ebrei cercarono di cancellare l'omosessualità; gli stessi periodi della storia europea che non vollero accogliere la peculiarità degli ebrei reagirono violentemente contro il non conformismo sessuale; gli stessi paesi che ricercarono ostinatamente l'uniformità religiosa imposero i
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comportamenti della maggioranza nella vita sessuale; e anche gli stessi metodi di propaganda furono usati contro ebrei e gay - visto che venivano raffigurati come belve che miravano alla rovina dei figli della maggioranza. 24 Esistono però differenze significative che pesano sulla nostra analisi. Il giudaismo, per esempio, è stato consapevolmente tra smesso di padre in figlio ed è stato capace di trasmettere, unitamen te ai suoi precetti etici, la saggezza politica accumulata da secoli di oppressione e tormenti : i consigli su come placare la maggioranza ostile, su come ragionarci o evitarla; come e quando tenere bassa la testa; quando compiere pubbliche dimostrazioni; come condurre affari con nemici potenziali. Inoltre il giudaismo è stato, se non altro, capace di offrire ai suoi aderenti il sollievo della solidarietà contro l'oppressione. Sebbene i ghetti europei rinchiudessero gli ebrei, tenevano anche fuori i gentili; e la vita familiare degli ebrei risultò il principale sbocco sociale per un gruppo tagliato fuori dalla maggioranza in molti momenti della sua storia: impartiva all'indi viduo non solo il senso della comunità presente, ma dell'apparte nenza a una tradizione antichissima e per questo santificata. I gay, per la maggior parte, non nascono in famiglie gay. Essi subiscono l'oppressione individualmente, senza usufruire dei con sigli o dell'aiuto anche emotivo di parenti e amici. Questo rende il loro caso più avvicinabile, per alcuni lati, a quello dei ciechi o dei mancini, che sono sparsi in mezzo alla popolazione più che segrega ti ereditariamente e anch'essi in molte culture vittime dell'intolle ranza. I gay però offrono più materiale di studio rispetto a tali minoranze disperse, perché vengono di solito socializzati in età adulta come membri ordinari della società, visto che i genitori raramente s'accorgono che i figli sono gay prima che siano comple tamente cresciuti. Le loro reazioni e quelle di chi è loro ostile mostrano l'intolleranza in forme relativamente semplici, senza va riabili esterne come socializzazione atipica, incapacità di contribui re alla società, o perfino visibili anormalità. In tutti i casi eccetto uno, i gay sono in maggioranza identici a quelli che li circondano e per questo motivo l'antipatia nei loro confronti è un esempio d'intolleranza di rara chiarezza. Solo quando l'atteggiamento della società è favorevole, i gay tendono a formare una sottocultura manifesta. In società ostili diventano invisibili, un prodotto raro originato dalla natura essen-
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zialmente privata delle loro deviazioni dalla norma, ma che aumen ta il loro isolamento e riduce drasticamente la loro potenzialità come lobby. Quando ritornano tempi favorevoli, non esiste mecca nismo che contribuisca a prevenire oppressioni ricorrenti; nessun vecchio gay che ricordi i pogrom, nessuna letteratura gay dell'esilio che rammenti un destino che può ripetersi come in passato, né commemorazioni liturgiche dei tempi di crisi e di sofferenze. Rela tivamente pochi gay sono oggi consapevoli della grande varietà di posizioni nelle quali nel tempo fu posto il loro genere, e nelle società del passato quasi nessuno sembra avere posseduto tale consapevolezza. Per tutti questi motivi, tranne quando ottennero un'autorità considerevole, i gay sono stati totalmente dipendenti quanto a libertà, a senso di identità e spesso a sopravvivenza dagli atteggia menti popolari nei loro confronti. La storia delle reazioni pubbli che all'omosessualità è così in una certa misura la storia della tolleranza sociale nel suo complesso. Resta da aggiungere che, se esistono vantaggi nel prendere in considerazione i gay per studiare l'intolleranza, ci sono anche notevoli svantaggi. Il principale di questi è il fatto che la lunga durata del pregiudizio contro i gay e la loro sessualità si è manifesta ta nella deliberata falsificazione dei documenti storici che trattava no di loro anche in età contemporanea, rendendo particolarmente difficile un'accurata ricostruzione della loro storia. Distorsioni sul problema erano poco conosciute nel mondo antico, 25 ma s i diffuse ro con il drammatico cambiamento nella moralità pubblica seguito alla caduta dell'impero romano in Occidente. Certo l'ignoranza, derivata dalla perdita di conoscenza sull'argomento nell'Europa medievale - con Alcibiade che compare occasionalmente nella letteratura medievale come donna di Socrate 26 -, fu la componente maggiore, ma era altrettanto evidente la mano pesante del censore. In un manoscritto dell'Arte di amare di Ovidio, per esempio, la frase originale "l'amore di un ragazzo mi interessava meno" fu corretta da un moralista medievale in "l'amore di un ragazzo non mi interessava per niente" e una nota marginale informava il letto re : "Puoi esser sicuro che Ovidio non era un sodomita". 27 Naturalmente simili rozzezze sono state scoperte con facilità e le età più moderne hanno escogitato mezzi più sottili per mascherare sentimenti e sessualità gay. Il cambiamento di genere di pronomi
era diffuso almeno fin da quando il pronipote di Michelangelo impiegò questi mezzi per rendere più accettabili al pubblico28 i sonetti dello zio; e gli studiosi continuarono in questa frode anche quando non veniva compromessa la reputazione di alcuno : quando le favole morali del persiano Sa'di furono tradotte in inglese agli inizi del XIX secolo, Francis Gladwin trasformò di proposito ogni storia d'amore gay in una d'amore eterosessuale, alterando i prono mi che davano scandalo. 29 Addirittura alla metà del XX secolo nei ghazal di Hafiz vi erano ancora falsificazioni di questo tipo. 3 0 Un approccio più onesto, per quanto difficilmente si possa consi derarlo più edificante, è la cancellazione. Questo metodo può andare dall'omissione di una singola parola indicante il genere (è comune per esempio dove l'originale rivelerebbe che l'oggetto d'amore in Rubaiyat è un uomo) 3 1 all'opera intera come gliAmores ("Relazioni amorose") dello Pseudo-Luciano, che Thomas Franck lin espunse dalla sua traduzione poiché contenevano una disputa su quale sesso fosse preferibile, come centro erotico, per gli uomini : "Ma poiché questo punto, almeno in questa nazione, è stato già da tempo risolto in favore delle signore, non c'è più bisogno di discu terne ; perciò il dialogo è interamente omesso, per questa come per altre ragioni ancor più solide, che appariranno chiare ai conoscitori dell'originale". 3 2 (Le ragioni più solide si possono consultare ades so nella traduzione ragionevolmente schietta di M.D. MacLeod nell'ottavo volume dell'edizione Loeb delle opere di Luciano.) Anche i resoconti ostili di sessualità gay sono spesso cancellati nelle traduzioni inglese 3 e l'eliminazione di particolari relativi ali' omosessualità interessa narrazioni storiche che difficilmente possono essere considerate sporche o provocanti, come quando l'Oxford Classica/ Dictionary nota che i due amanti ateniesi, Armo dio e Aristogitone, furono "spinti da contrasti personali" a uccidere il tiranno lp pia. 34 Probabilmente gli sforzi più divertenti per nascondere l'omoses sualità al pubblico sono stati fatti dai curatori dei Classici Loeb, la collezione più diffusa di testi greci e latini con traduzione inglese a fronte. Fino a pochi anni fa in questa serie molte parti di opere greche con chiari riferimenti all'omosessualità venivano tradotte non in inglese, ma in latino, e alcuni passi, espliciti in lingua latina, in italiano. 3 5 Oltre al giudizio ambiguo che questa procedura dà sulla moralità dei lettori italiani, essa ha il curioso effetto di eviden-
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ziare ogni passo piccante nei classici maggiori, poiché il lettore interessato (e provvisto di competenza linguistica) deve solo scor rere la traduzione inglese alla ricerca dei passi in latino o in italiano. La procedura veniva applicata sia agli scrittori di cose profane sia a quelli di cose sacre : anche le condanne di atti omosessuali a opera di scrittori cristiani erano giudicate troppo provocanti per i lettori inglesi. 36 In molti campi, di regola, le mezze verità sono più fuorvianti delle menzogne intere e le più grosse difficoltà per gli storici sono rappresentate dalle lievi oscillazioni di significato in traduzioni che sembrano complete e chiare. Una grande quantità di informazioni è nascosta sotto la traduzione inglese di una riga di Cornelio Nepote : "A Creta è ritenuto lodevole per un giovane avere la massima quantità di relazioni amorose". 37 In una cultura che non implichi automaticamente l'eterosessualità delle relazioni amorose, questa traduzione sarebbe troppo vaga; per i moderni lettori inglesi essa è solo falsa. Il vero significato del passo è: "A Creta è considerato degno di lode per un giovane avere quanti più amanti [maschi] possibile". 38 Tal volta quest'ansia di re interpretare o camuffare resoconti di omosessualità ha indotto i traduttori a inserire nei testi concetti completamente nuovi, come quando i traduttori di una legge ittita che sembra regolare il matrimonio omosessuale inseriscono parole che ne alterano completamente il significato3 9 o quando Graves "traduce" una inesistente frase di Svetonio per sostenere che la legge proibisce gli atti omosessuali. In molti casi tali distorsioni contraddicono in pieno altre parti dello stesso testo : nella traduzio ne Loeb delle Metamorfosi di Ovidio il latino "inpia virgo" ("ragaz za svergognata") diventa, in virtù del contesto omosessuale in cui si trova, "ragazza contro natura", anche se i desideri della fanciulla in questione sono stati specificamente definiti "naturali" da Ovidio soltanto poche righe prima. 4 0 Non è sorprendente che un'analisi accurata dei gay in un conte sto storico sia così rara, visto che formidabili barriere si oppongono all'accesso delle fonti per chi non è esperto di lingue antiche e medievali. Anche coloro che hanno fatto la fatica di imparare le lingue richieste trovano che la maggioranza dei sussidi lessicali si esime dallo spiegare il significato di termini riferiti ad atti che i lessicografi non approvano; 4 1 solo una collazione coscienziosa e
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una lettura estesa delle fonti mette in grado lo studioso di scoprire con estrema precisione le azioni e gli atteggiamenti di precedenti culture che non si accordano con i gusti della scienza moderna. Fino a quando una nuova generazione di traduttori non avrà rimos so le foglie di fico, sarà ben difficile una ricerca su larga scala. Un'altra difficoltà per le indagini su questo tipo di intolleranza è costituita dal fatto che esse riguardano questioni sessuali ed emoti ve che sono le più personali 42 e generalmente non sono presenti in documenti ufficiali tranne che nelle società loro ostili, là dove si sono prese misure legali per sopprimerle. Anche tali prove sono però ingannevoli : sarebbe certamente un errore trarre conclusioni sulla posizione dei gay nella maggior parte delle città americane dai vincoli di legge che teoricamente li legano, e gli studi precedenti hanno indubbiamente sbagliato nel porre troppa enfasi sull'esisten za di norme restrittive. Il far notare semplicemente che qualcosa è illegale può causare grossolane confusioni se non vengono date anche spiegazioni sul modo in cui tali leggi sono onorate, sostenute o generalmente approvate. Le testimonianze d'amore sono principalmente letterarie : ciò che gli atti di vendita e le registrazioni delle imposte sono per la storia economica, poesie e opere letterarie lo sono per la storia delle relazioni personali e degli atteggiamenti nei confronti di queste. Di conseguenza questo saggio è legato alle fonti letterarie più che ai testi storici. Tali opere spesso evidenziano l'inusuale e presentano la bizzarria più della norma, ma questo è vero anche per fonti storiche più convenzionali, che di solito registrano eventi degni di nota più di quelli comuni. Specialmente durante il Medio Evo - quando l'esito di imprese militari era reso noto da poesie estremamente fantasiose e gli storici seri informavano i loro lettori di eventi miracolosi che anche i contemporanei trovavano strani non c'era una divisione netta tra fonti storiche e letterarie; così il problema è minore di quanto sembri. Le fonti letterarie, tuttavia, presentano problemi specifici. Molti di questi saranno discussi successivamente uno per uno come si presenteranno, ma una questione generale richiede una prima precisazione : la problematica di tali fonti come prove storiche sulla base di ciò che si può definire la "teoria storica dell'emanazione letteraria". Secondo tale approccio, se si può dimostrare che qual cosa ha avuto modelli letterari in precedenti culture, la sua compar-
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sa in una più tarda non ha altro significato che quello di una derivazione artistica. Se gli scrittori romani imitano la poesia omo sessuale greca, per esempio, si può essere certi che tali versi sono semplici imitazioni e non rappresentano sentimenti reali. Si finisce per supporre che se i greci imitarono forme precedenti, nemmeno loro ebbero esperienza di sentimenti omosessuali, e il vero sforzo dello storico deve consistere nello scoprire il popolo originario che da solo ebbe esperienza di emozioni reali e che trasmise in eredità al resto dell'umanità i motivi che sono stati meccanicamente imitati in tutte le letterature successive. Ovviamente, l'imitazione di temi omosessuali è di per se stessa significativa. Nella maggioranza delle moderne culture occidentali prima della metà del XX secolo non si poteva pubblicare poesia omosessuale di sorta senza pericolo di persecuzioni, anche se gli interessi omosessuali dei greci erano conosciuti e la loro poesia era studiata e ammirata. Che gli autori romani pubblicassero una gran de quantità di poesia omosessuale - con o senza una chiara influen za ellenica - è evidentemente una significativa differenza tra la società romana e quelle successive. C'è un numero limitato di modi per esprimere l'attrazione eroti ca e un numero ancor più limitato di generi sessuali oggetto di tale attrazione. È ridicolo assumere che un autore sia attratto da en trambi i generi come prova della sua derivazione da Ovidio, oppure manifesti sentimenti pederasti come prova della imitazione di fonti greche. Tutti quelli che sono attratti sessualmente dai ragazzi pos sono in tutta sincerità scrivere versi pederasti, nonostante i greci l'abbiano fatto per primi. Si deve notare in tale contesto che : a) non è mai stato detto che imitare liriche eterosessuali sia prova che gli scrittori in questione non abbiano sperimentato attrazione eterosessuale, una teoria e gualmente probabile dal punto di vista dell'"emanazione storica" ; e che b) il fatto per cui i tardi scrittori cristiani imitassero regolar mente lo stile letterario dei padri della Chiesa è difficilmente considerato prova di falsità da parte loro; al contrario, conservare consapevolmente una tradizione letteraria in tale contesto è ritenu ta prova della persistenza di quei sentimenti che diedero impulso alla tradizione al suo sorgere. Lo svantaggio finale, la difficoltà di evitare stereotipi anacroni stici, è di gran lunga il problema scientifico più serio per l'autore e i
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lettori di uno studio di questo tipo. È improbabile che in una qualche epoca della storia occidentale i gay siano stati vittime di intolleranza più vasta e violenta che nella prima metà del XX secolo, e il trarre deduzioni sull'omosessualità dall'osservazione dei gay nelle moderne nazioni occidentali non può dare generaliz zazioni più accurate e oggettive di quelle fatte sugli ebrei nella Germania nazista o sui neri negli stati del Sud prima della guerra civile americana. Fino a epoca molto recente solo una piccolissima percentuale di gay ha voluto mostrare pubblicamente la propria identità e tali persone, date le reazioni che si sarebbero dovute ragionevolmente aspettare, devono certo essere considerate fuori della norma. Di conseguenza, dobbiamo essere estremamente cauti nell'avan zare, riguardo ai gay, idee basate su dati storici desunti da modelli moderni che possono essere del tutto atipici. L'idea, per esempio, che gli uomini gay sono meno mascolini e le donne gay meno femminili deriva, quasi certamente, dall'antipatia verso l'omoses sualità piuttosto che da osservazioni empiriche. L'aspettativa uni versale, nelle culture che non tollerano i gay, che i maschi debbano essere sessualmente attratti solo da ciò che la cultura considera femminile - e le femmine solo da quello culturalmente definito mascolino - porta inevitabilmente alla presunzione che i maschi attratti da altri maschi debbano essere "femminili" e le femmine attratte da altre femmine "mascoline". L'atipicità rispetto alla nor ma appare in realtà irregolarmente distribuita nella maggioranza della popolazione, in modo del tutto indipendente dalle preferenze sessuali; ma anche se una piccolissima percentuale di donne gay fosse più mascolina o pochissimi uomini gay più femminili dei loro corrispettivi non gay, essi avvalorerebbero lo stereotipo nella men te della gente predisposta a credervi e in possesso usualmente di un limitato campione di controllo. (Gli uomini non gay effeminati e le donne eterosessuali mascoline sono ignorati, se possibile, o consi derati parte della normale potenzialità dell'adattabilità umana. ) Non dobbiamo però supporre che tali stereotipi abbiano toccato società più tolleranti o che sia stata assunta una connessione tra omosessualità e comportamenti4 3 sessuali "inappropriati". Al con trario, tra i popoli antichi che riconoscevano la verosimiglianza e la plausibilità dell'attrazione erotica tra persone dello stesso sesso era pacifico che gli uomini che amavano altri uomini fossero più ma-
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scolini dei loro corrispettivi eterosessuali, in base alla logica (anche se non convincente) argomentazione che uomini che amavano uomini dovessero imitarli e cercare di piacer loro, mentre uomini che amavano donne potevano diventare come le donne, cioè "effe minati" (l'inverso dovrebbe presumibilmente essere vero per le donne, ma sembra che in ogni epoca le preoccupazioni per il ruolo sessuale femminile siano state meno acute). Il discorso di Aristofa ne nel Simposio di Platone è probabilmente l'esempio più clamoro so di questo contropregiudizio. "Quelli che amano gli uomini e godono di avere rapporti sessuali con loro sono anche i ragazzi e i giovani più belli, essendo naturalmente i più mascolini. La gente che li accusa di sfacciataggine mente; essi non lo fanno per sfaccia taggine, ma per coraggio, maschilità e virilità avendo rapporti con chi è come loro. Chiara prova di questo è il fatto che una volta adulti si comportano da uomini nella carriera pubblica" ( 1 92A; cfr. il discorso di Fedro. Questo passo può essere una caricatura, ma non per questo è meno rivelatore) . L'equazione fra omosessualità ed effeminatezza negli uomini si presentava difficilmente in popoli la cui storia, arte, letteratura popolare e miti religiosi erano tutti impregnati di imprese omoses suali da parte di figure maschili così archetipiche come Zeus, Ercole, Achille e altri.44 Platone teorizzò che le coppie di amanti omosessuali fossero i soldati migliori (Simposio 1 78E- 179 ; cfr. Aristotele Politica 2,6,6) e i tebani di fatto formarono un battaglio ne di tali coppie che si dimostrò un esperimento di straordinario successo. 45 Nelle discussioni tra i greci circa i meriti relativi a omosessualità ed eterosessualità per gli uomini, i fautori della seconda sono talvolta accusati di essere "effeminati", ma mai lo sono i fautori della prima (per tali discussioni, cfr. il cap. 5 ) . I romani ereditarono dai greci gli atteggiamenti s u questo sogget to ed ebbero in ogni caso familiarità con gli interessi omosessuali di figure pubbliche pienamente virili come Silla e Adriano. Anche molto dopo che l'idealizzazione pubblica dei maschi gay fu scom parsa in Occidente, essi continuarono a distinguersi in imprese tradizionalmente maschili. Riccardo Cuor di Leone, Edoardo II, il duca d'Orléans, il principe de la Roche sur Yo n, il Gran Condé, il maresciallo di Vendome46 - tutti questi uomini, famosi per la loro capacità e il loro valore in guerra, erano anche noti per esser��
sarebbe stato difficile inculcare nelle menti dei loro contemporanei qualsiasi associazione automatica di effeminatezza e omosessualità. Analogamente dobbiamo evitare di trasporre nel tempo conce zioni sulle relazioni gay che siano altamente correlate a una deter minata cultura, come l'aspettazione che queste debbano mettersi in parallelo o imitare le relazioni eterosessuali (per esempio con un partner che adotta il ruolo "maschile" e l'altro quello "femminile". Là dove le relazioni gay sono approvate e libere, imitazioni di questo tipo non sono di solito né frequenti né evidenti. Specialmen te quando qualcuno può essere coinvolto contemporaneamente in relazioni gay ed eterosessuali, ci dovremmo aspettare che le due siano indipendenti; possono capitare sovrapposizioni o imitazioni, ma non c'è ragione di ritenere a priori che debbano essere solo in una direzione. Molti scrittori greci concepiscono l'amore omoses suale come l'ideale a cui possano tendere gli amanti eterosessuali. Dobbiamo essere cauti anche verso altre culture oppressive ; le coppie gay possono imitare quelle non gay, ma la natura del matri monio eterosessuale differisce notevolmente secondo tempo e luo go, e le unioni gay devono essere studiate in relazione ai costumi dell'epoca, non secondo criteri moderni. Insistere, per esempio, che le unioni omosessuali del passato costituenti "matrimonio" debbano imitare i moderni matrimoni eterosessuali significa sfidare la storia. Nessun matrimonio nelle società antiche trova uno stretto equivalente in quello moderno. Nella maggioranza erano complessivamente più informali, alcuni più rigidi. La maggioranza delle culture concepisce il matrimonio come. un accordo privato tra due famiglie ; la supervisione dei suoi dettagli dipende dai capi delle famiglie. Non possiamo specificare alcun preciso criterio di identificazione di matrimoni "legali" du rante quasi tutto il periodo oggetto di questo studio : due persone che vivevano sempre insieme e la cui unione era riconosciuta dalla comunità erano "sposate". Anche la teologia cristiana delle origini riconosceva la difficoltà di decidere chi era sposato e chi no; Agostino pensava di definire "moglie" qualsiasi donna che inten desse essere sempre fedele all'uomo con cui viveva (De bono conju gali 5,5 [PL, 40, 3 76-77] ) . L à dove l e relazioni omosessuali sono presentate dai contem poranei come "matrimoni" 47 ovvero là dove le leggi implicano che tali unioni sono sancite dalla società, non c'è ragione di ri-
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fiutare tali informazioni e di considerare tali relazioni come di per sé improbabili. 48 Legato a questo è il problema se le relazioni gay siano intrinseca mente differenti da quelle eterosessuali. La maggioranza degli occi dentali d'oggi, come pure molti gay, tende a considerare gli amori gay più transitori e più legati alla fisicità dei loro equivalenti (spesso idealizzati) eterosessuali. Che questo sia vero o no, deve essere considerato in relazione al variare dell'ostilità sociale. Per un gay in ambiente ostile è ovviamente un enorme vantaggio non essere coinvolto in una relazione permanente: quanto più a lungo dura e più intima è una relazione tra due persone dello stesso sesso, tanto più probabilmente susciterà sospetti in ambienti ostili all'omoses sualità. Un gay abile può ovviare a ciò con l'inganno, ma la difesa più efficace contro l'oppressione consisterà in relazioni fugaci e clandestine che non attirano attenzione o provocano sospetti. D'altro canto, non ci dobbiamo aspettare che, dove esiste pubbli ca ammirazione per i gay e i loro amori, una tale sindrome si trasformi in protezione e infatti non si riscontra nulla di simile nelle società più tolleranti. Molti greci consideravano l'amore gay come l'unica forma di erotismo che fosse duratura, pura e realmente spirituale. L'origine del concetto di "amore platonico" (posteriore a Platone di parecchi secoli) non proveniva dal fatto che, secondo Platone, il sesso dovesse essere assente dai rapporti gay, ma dalla sua convinzione che solo l'amore tra persone dello stesso sesso potesse trascendere il sesso. Il legislatore attico Solone considerava l'erotismo omosessuale troppo elevato per gli schiavi e lo proibì loro. Nel mondo ideale del romanzo ellenistico, i gay figuravano essenzialmente come amanti ostacolati dal cielo, le cui passioni non erano meno durevoli o spirituali di quelle dei loro amici non gay. A Roma la devozione immortale di Adriano per il suo amante defunto Antinoo era una delle più familiari espressioni artistiche di fedeltà in amore. Nella letteratura islamica sufi, l'erotismo omosessuale era la maggiore espressione metaforica della relazione spirituale tra Dio e uomo,49 e molte delle poesie e delle novel l e persiane che proponevano esempi di amore moralistico si servivano di relazioni gay. Tra gli antichi cinesi l'espressione letteraria più popolare per l'amore gay era "l'amore della manica tagliata", in riferimento al sacrificio personale dell'ultimo imperatore della dinastia Han, Ai Ti, che, chiamato a udienza, si tagliò la manica piuttosto che
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svegliare il suo amante, Tung Hsien, che si era addormentato sopra questa. 5 0 Anche tra i popoli primitivi sono spesso presenti connes sioni tra spiritualità o misticismo e omosessualità. 5 1 Soltanto in tempi relativamente recenti i sentimenti omosessuali sono stati ·associati a debolezza morale. Se si potessero risolvere le difficoltà della ricerca storica sull'in tolleranza verso i gay rifiutando semplicemente anacronistiche proiezioni di miti e stereotipi moderni, il compito sarebbe di gran lunga più semplice di quello che è. Sfortunatamente un pericolo per lo storico, egualmente fuorviante e anche più seducente, è rappre sentato dalla tendenza a esagerar� le differenze tra l'omosessualità nelle società precedenti e in quelle moderne. Un esempio di questa tendenza è il luogo comune che le relazioni gay nel mondo antico differissero da quelle moderne, in quanto coinvolgevano sempre persone d'età differenti : un uomo più matu ro (l'amante) e un ragazzo giovane (l'amato).52 Alcuni studiosi propongono perfino che tali relazioni tra persone di età diversa non vengano considerati esempi di "reale omosessualità". Dovremmo allora domandarci se le relazioni eterosessuali tra uomini maturi e ragazze siano qualcosa di meno eterosessuale proprio per la diffe renza di età. Il punto chiave della distinzione omosessuale/eteroses suale, a quel che sembra, consiste nell'includere tutte le varietà degli interessi erotici entro categorie distintive per sesso; se il termine "omosessuale" ha qualche significato, comprende chiara mente relazioni tra uomini e ragazzi, non meno che tra uomini e uomini o tra ragazzi e ragazzi. D'altro lato, non sembra probabile che, salvo rare eccezioni, l'apparente prevalenza di relazioni erotiche tra adulti e ragazzi corrispondesse in passato alla realtà. 53 Si trattava, piuttosto, di una convenzione culturale stilizzata. È utile notare a questo punto che nella cultura europea e americana moderna le ragazze giovani sono i canoni indiscussi della bellezza femminile; pubblicità, letteratura popolare, pornografia, cinema e televisione, perfino l'umorismo volgare (per esempio, le barzellette da "commesso viaggiatore") assumono le ragazze di sedici-vent'anni come archetipo della bel lezza femminile. Sarebbe certamente sbagliato, tuttavia, inferire da ciò che la maggioranza degli uomini desidera avere o ha effettiva mente relazioni sessuali con donne di quest'età. Non è neanche pacifico che per tutti gli uomini questa sia l'età più seducente.
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La terminologia inglese è oltretutto ingannevole a questo propo sito. Il termine "ragazza" [giri], mentre qualifica tecnicamente una femmina non ancora adulta, viene in effetti impiegato per designa re qualsiasi donna vista come oggetto sessuale, anche se ha venti o più anni oltre l'adolescenza [girlhood] . Un maschio adulto definirà frequentemente la sua amante adulta come la sua "ragazza" [girl friend], lei parimente lo definirà come il suo "ragazzo" [boyfriend] , anche se è molto più anziano di lei. Quest'uso peculiare di termini che suggeriscono giovinezza sembra riferirsi a due tendenze gene rali della società occidentale. La prima è l'equazione di gioventù e bellezza fisica. Sebbene l'età a cui è associato il massimo della bellezza varii da cultura a cultura, è quasi sempre un'età giovane. Correlata a questo è la tendenza a usare diminutivi parlando a o di persone a cui si è legati da affetto o desiderio. Gli amanti si chiameranno l'un l'altra "amore", "tesoro", "bellissima", o con vari altri termini associati ai bambini in segno di amore e di affetto; le stesse parole riferite a estranei suonerebbero assurde o offensive. Anche tra amici le suggestioni della giovinezza implicano intimità: finché la parola non assunse connotazioni sfavorevoli, molte donne adulte negli Stati Uniti si riferivano alle loro amiche come alle "ragazze" [girls] , anche se avevano cinquant'anni. "Una notte fuori coi ragazzi", non dice niente sulla loro età, ma implica l'amicizia tra quelli che vi partecipano. Identico era il caso per le relazioni erotiche nel passato. Gli uomini attraenti per i greci erano i "ragazzi" [boys] , proprio come le donne seducenti sono le "ragazze" [girls] per gli europei e gli americani di oggi. 5 4 La vera età del maschio in questione è stata forse importante per alcuni greci; per altri ovviamente no. 5 5 Plato ne nei suoi dialoghi distingue accuratamente gli uomini attratti da ragazzi dagli uomini attratti da altri uomini, 56 ma pochi scrittori antichi sono stati così precisi. La maggioranza usava termini che suggerivano attrazione erotica sia per uomini giovani sia per maschi più vecchi senza differenza,57 con la chiara implicazione che l'età non veniva presa in considerazione. Il termine "pederastia" di solito non ha connessione con l'età degli oggetti d'amore più de ll' espressione "caccia alle ragazze" [giri chasing] .58 L'uso convenzionale di termini implicanti giovinezza per espri mere affetto o intimità sopravvisse per tutto il Medio Evo. Il perdurare di Ganimede come simbolo del maschio gay come pure
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delle relazioni filiali nel simbolismo cristiano (per esempio, tra i monaci e il loro abate o "padre") arricchì la tradizione anche in seguito. Alcuino si rivolgeva al chierico amato con "bel ragazzo"; Walafrido Strabone scrive a un amico monaco chiamandolo "ra gazzino" o "fanciullo"; sant' Aelredo si rivolge a Simone, suo aman te e coetaneo, col titolo di "ragazzo" e lo chiama "figlio" ; anche Marbolo, vescovo di Rennes, si riferisce a se stesso come a un "ragazzo" in una lettera al suo amante. Naturalmente, l'autore spera che le difficoltà nell'evitare proie zioni anacronistiche di questo tipo - e tutti gli svantaggi qui discus si in riferimento all'utilizzazione dei gay come ipotesi di studio sull'intolleranza - saranno superate dai vantaggi già trattati. Per larga parte il successo dell'impresa dipenderà da una crescente comprensione dell'intolleranza come fenomeno generale . Tale am pia analisi, come detto in precedenza, va oltre lo scopo del presente studio e anche al di là del limite di queste note introduttive di carattere generale. Però, poiché una certa attenzione è stata qui dedicata a ciò che probabilmente non è responsabile dell'intolle ranza verso l'omosessualità, può essere utile formulare qualche idea sul tipo di motivi che potrebbero esserne responsabili. Dei molti esempi significativi che un'analisi più accurata potreb be esaminare, ne saranno qui presi in considerazione soltanto due e verranno descritti secondo deduzioni di senso comune più che attraverso estrapolazioni scientifiche di sicura certezza. Inoltre, il primo viene proposto con molte riserve : al massimo è utile per comprendere alcuni cambiamenti nella tolleranza sociale, trattati nelle parti II e III di questo volume. Non è assolutamente una spiegazione sufficiente o complessiva anche per questi cambiamen ti ed è completamente irrilevante per (se non in contraddizione con) i mutamenti sociali analizzati nella parte IV. Entrambi sono intesi principalmente come suggerimenti per ulteriori studi e inda gini in campi dove manca, attualmente, un apparato analitico sufficiente. Il primo dei due fattori è la relazione tra organizzazione sociale e moralità/tolleranza sessuale. In diversi passi di questo volume, sono messe a confronto sotto la denominazione di "urbano" e "rurale" due tipologie di organizzazione sociale : deve essere chiaro sin dall'inizio che tali definizioni rappresentano semplificazioni grossolane e si devono intendere solo come abbreviazioni di con-
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cetti molto più complessi. Per "rurale" s'intende un'organizzazione sociale strutturata primariamente su unità familiari estese, in cui la lealtà politica non va oltre il legame di sangue e le strutture di parentela sono i principali mezzi di mantenimento dell'ordine e di offerta di servizi sociali. Come tipo ideale, le società "rurali" esisto no principalmente tra i popoli agricoli preindustriali con limitata organizzazione politica; in minor grado tali caratteristiche si trova no nelle aree rurali anche di paesi industrializzati. In una struttura sociale "rurale", le relazioni familiari estese sono fondamentali per la sopravvivenza dell'individuo: per tutta la sua vita esse provvedono all'educazione, al sostentamento, al lavoro, alle scelte di matrimonio e alla dote, ai valori morali e alla sicurez za. È la famiglia, in tali culture, che assegna i ruoli produttivi, fornendo la forza lavoro per la mietitura e la semina, per la custodia delle greggi e la costruzione di case ecc. ; che provvede alla cura dei giovani, dei vecchi e dei malati ; che combina i matrimoni e cura i figli di quelli che devono lavorare fuori casa; che assiste gli orfani e le vedove ; che trasmette il sapere e i valori morali da una generazio ne all'altra e garantisce i diritti di proprietà e le divisioni tradiziona li di terre e risorse; che dà all'individuo un posto nella società, sia a livello psicologico che materiale. Caratteristica principale delle società "rurali" è la competenza della famiglia nell'impartire punizioni a chi (dentro o fuori la famiglia) ha causato danno ai membri della famiglia stessa. Rivalità di sangue e vendette tribali o familiari sono particolarmente legate ad aree e gruppi rurali dove i legami politici non esistono o non sono organizzati per amministrare la giustizia, e la giustizia astratta (se conosciuta) è consapevolmente subordinata alla lealtà verso la famiglia. Nel primo Medio Evo la principale difficoltà nello stabili re relazioni amichevoli tra romani urbani e barbari rurali fu il tipo di giustizia familiare basata sul sangue che era caratteristica dei secondi59 e che i romani consideravano arcaica e incivile. Là dove status sociale, potere, sicurezza emotiva e anche soprav viv enza dipendono da posizioni chiaramente definite all'interno di una struttura familiare estesa, la definizione di tali posizioni diven ta il requisito di costumi morali e leggi tanto quanto l'accesso alla cittadinanza e le posizioni di potere ne sono il requisito primario nelle società regolate dalla politica. Gran parte dei tabù sociali e morali nelle comunità regolate dalle relazioni di parentela è diretta
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a regolare la procreazione legittima e a scoraggiare forme di sessuali tà che complicherebbero l' organizzazione sociale producendo indi vidui con caratteristiche ambigue rispetto ai ruoli all' i nterno della famiglia. Tal i sforzi, di solito, hanno scarsi legami coi fenomeni apparentemente simili che sono sottintesi alla moralità sessuale nel le società organizzate politicamente . Il divorzio è molto facile (per i maschi) , per esempio, e la poligamia comune, mentre le donne che hanno rapporti sessuali extraconiugali sono punite con la morte ; le donne nate libere possono essere rovinate (o pe rfino uccise) per una sola infrazione alla fedeltà coniugale, mentre i loro parenti maschi o mariti possono frequentare impunemente schiave o prostitute ; le vedove sono costrette a non risposarsi fino alla morte, mentre i maschi possono avere decine di concubine e diverse mogli nello stesso tempo. La ragione che sta dietro a tali costrizioni non è legata alla purezza sessuale in senso astratto né alla salvaguardia degli aspetti affettivi della vita fami liare. Non è nemmeno uno sforzo per massimizzare la riproduzione, poiché i figli illegittimi, nel migliore dei casi, risulteranno non garantiti dalla protezione sociale e, nel peggiore, saranno di fatto costretti a morire. Al contrario, l ' interesse che sta dietro a tali tabù e restrizioni così in apparenza capricciosi e slegati tra loro consiste nel perseguimento di una limitazione dell'accesso a posizioni di privilegio all' interno della famiglia. Anche se questa motivazione è presente solo sublimi nalmente in molte comunità, codici etici altamente sviluppati, d' ori gine essenzialmente morale, ne sono perfettamente consapevoli. Il perfetto amore, la fratellanza, la mutua assistenza si trovano solo tra coloro che sono vicini l'un l 'altro per parentela. I membri di una famiglia unita nella comune discendenza da uno stesso nonno, o anche da qualche antenato più lontano, hanno tra loro un ben determinato sentimento d'amore, aiuto e simpatia reciproca . . . Per far sì che tutti riconoscano il grande dono di tale reciproca parentela, le prostitute non erano tolle rate e i rapporti sessuali venivano permessi soltanto quando un uomo avesse scelto una determinata fe mmina e l ' avesse quindi 60 sposata ufficialmente. La creazione di sanzioni morali di gravità, semplicità e portata sufficienti per raggiungere questo scopo dà come risultato l' e sclu-
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sione o la condanna di molte attività sessuali che di fatto non sono dannose per la struttura familiare estesa, ma che non possono essere autorizzate senza macchiare la purezza del codice generale o senza indebolire un principio enunciato a sua giustificazione. 6 1 Se tale comportamento è del tutto comune - per esempio la masturba zione -, può essere tacitamente permesso purché il codice non sia messo in discussione da coloro che in privato vi indulgono. Se invece sembra inusuale - per esempio l'omosessualità - sarà molto più severamente represso, poiché la sua non pertinenza rispetto alla moralità comune sembrerà ora più sospetta alla luce della sua rarità statistica. La devianza sessuale in culture organizzate sulle relazioni determinate dal sesso è molto simile all'eresia nelle società domina te dalla teologia al dissenso politico nelle comunità organizzate politicamente. I gay appaiono pericolosi nelle società fondate sulla parentela come gli eretici lo furono un tempo nell'Europa cattolica o come i socialisti più recentemente nelle democrazie occidentali. In tutti questi casi il dissenso o devianza appare innanzi tutto un tradimento; 6 2 solo il tempo, l'abitudine al fenomeno e l'educazione possono aprire uno spazio al non conformismo innocuo e rendono capace la maggioranza di distinguere tra quelle forme di comporta mento atipico che in realtà sono rovinose per l'ordine sociale e quelle che non lo sono. 63 Al contrario, le società "urbane" sono organizzate in unità politi che che dichiaratamente trascendono i legami di parentela. Le comunità urbane possono permettersi di passare a un dominio morale più vasto, poiché l'organizzazione sociale cittadina più sofisticata toglie all'unità familiare molto del peso del benessere e dell'organizzazione comunitaria, fornendo scuole, divisioni del lavoro, occupazioni, opportunità di matrimonio, sicurezza e prote zione personale, cura delle vedove, degli orfani e dei malati - il tutto indipendentemente dalla posizione personale all'interno del la famiglia estesa. Le famiglie mononucleari rimangono l'elemento base dell'organizzazione sociale di tali culture e sono consapevol mente protette, ma i codici morali in ambito urbano tendono a enfatizzare i concetti civili, astratti o rivelati religiosamente di giusto e sbagliato, valutando li specificamente superiori all'etica basata primariamente su considerazioni private, come la lealtà familiare. 64 La maggioranza delle comunità urbane, per esempio,
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scoraggia consapevolmente la giustizia personale o familiare, spe cialmente in questioni serie, e cerca di sostituirla con concetti di giustizia astratta, amministrata in modo imparziale dallo stato per il benessere generale. Analogamente, la moralità sessuale urbana è spesso indirizzata verso scopi diversi dalla legittimazione della posizione all'interno di una famiglia estesa. Anche se la famiglia rimane oggetto di tutela legale e di pubblica cura, la qualità dell'educazione e l'intensi tà affettiva all'interno della famiglia sono considerate molto più importanti del numero o dello status della prole. La poligamia è permessa raramente in ambito urbano e gli scrittori morali pongo no più attenzione alla qualità delle relazioni tra marito e moglie che alla legittimità o alla subordinazione legalistiche. I figli illegittimi di solito soffrono meno svantaggi nelle città, poiché le loro capacità li fanno apprezzare in una struttura sociale che organizza i lavoratori indipendentemente dalla discendenza. La prostituzione è di solito considerata una semplice forma di autoindulgenza, che può avvilire chi la pratica, ma che non è punibile per legge. (Lo stato spesso interviene solo per prevenire lo sfruttamento contro volontà oppu re per tassarla a favore dell'erario.) La maggior parte delle questio ni sessuali sono considerate al di fuori dell'ambito proprio dello stato; i codici morali di sessualità, in ambiente urbano, tendono a sottolineare la purezza individuale e l'importanza della fedeltà e delle relazioni paritarie tra soggetti sociali allo stesso livello più che la procreazione e la legittimazione. Nelle società altamente urbanizzate l'omosessualità è di solito tollerata e spesso idealizzata. Nella peggiore delle ipotesi, è consi derata un innocuo derivato della civiltà del benessere, non dannoso alla città e forse sorgente di ricchezza tramite l'arte, il commercio o le tasse sui rapporti amorosi. Nella migliore, è considerata espres sione di quel preciso tipo di lealtà spirituale, indipendente da vincoli di sangue, che crea e cementa municipalità e società civile, una forma più intensa di amore e devozione che dovrebbe esistere tra cittadini indipendentemente da variabili biologiche o parentele particolari. Forse è più di una semplice coincidenza il fatto che la maggioranza degli ateniesi attribuisse la fondazione della propria democrazia a una coppia di amanti gay e che le società occidentali maggiormente note per il favore accordato alla sessualità gay Atene e Roma - fossero anche quelle più strettamente legate aJle
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forme della democrazia urbana. 65 "Infatti la gente può abbandona re la tribù, i parenti e perfino - per Zeus - i genitori e i figli. Ma nessuno può venire mai a intromettersi tra amante e amato, che sono ispirati da Zeus, né alcun nemico può trionfare su di loro" (Plutarco, Moralia 76 1C). Queste generalizzazioni devono essere prese con estrema caute la. Eccezioni a categorie così estese si presentano subito da sé. Alcune società nomadi rurali - per esempio, i beduini e i pellerossa americani - sono generalmente favorevoli ai gay, mentre società urbane caratterizzate da un estremo conformismo sono spesso loro ostili. 66 La complessità dell'esistenza umana frustra inevitabilmen te gli sforzi verso una comprensione logica6 7 e non farò alcun tentativo per difendere queste affermazioni contro le molte e valide obiezioni che potrebbero sorgere. Può essere più utile ribadire le limitazioni stabilite e sottolineare che le definizioni di "urbano" e "rurale" non sono niente di più che semplificazioni di fenomeni complessi che rifiutano facili categorizzazioni. Si potrebbe anche notare che tali distinzioni, quand'anche chiaramente influenti, pro ducono diversità negli atteggiamenti collettivi, non nel comporta mento individuale. 68 La piccola quantità esistente di dati empirici che riguardano l'incidenza del comportamento omosessuale (e di ogni sessualità al di fuori del matrimonio) indica una significativa differenza nei costumi urbani e rurali, 6 9 ma dimostra anche che l'omosessualità non è affatto sconosciuta nel contesto rurale. L'idea della dicotomia "urbano/rurale" è avanzata solo per sug gerire ai lettori una via per comprendere alcuni mutamenti negli atteggiamenti popolari che verranno analizzati in seguito. Lo scopo non è quello di stabilirne la certezza o anche solo la probabilità, ma, piuttosto, di proporla come una delle molte e possibili ipotesi di lavoro. Nel migliore dei casi spiegherà solo una piccola parte dei fenomeni a cui si riferisce e dovranno essere portati alla luce e analizzati molti altri fattori prima che si possa stabilirne la relativa Importanza. In molti casi essa non ha proprio alcun rapporto con i fenomeni. Anche se il grado di sviluppo di <ma società "rurale" o "urbana" ha qualche conseguenza sulla tolleranza pubblica della sessualità, è spesso completamente cancellato da altri aspetti dell' organizzazio ne sociale. Il passaggio dalla tolleranza all'ostilità, descritto negli ultimi capitoli di questo libro, aveva poco o nulla a che fare con la
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dicotomia sopra descritta; era quasi totalmente la conseguenza della nascita di stati corporativi o di istituzioni con il potere e la volontà di regolare progressivamente gli aspetti privati della vita umana. Le minoranze, negli stati che esercitavano un notevole potere sulla vita privata dei cittadini, si comportavano inevitabil mente secondo i desideri dell'autorità centrale. Sebbene il periodo della più grande urbanizzazione di Roma abbia avuto luogo sotto l'impero, i gay erano di fatto più sicuri sotto la repubblica, prima che lo stato avesse l'autorità o i mezzi di controllo sulla vita privata dei cittadini. Qualsiasi governo con il potere, la volontà e i mezzi per controllare questioni private, come il credo religioso, può anche regolare la sessualità; e poiché i gay sono sempre una mino ranza, la possibilità che i loro interessi possano avere grande peso è relativamente scarsa. Anche negli stati democratici le condizioni politiche mutano caso per caso. Governi che si vantano di proteggere i diritti delle minoranze - per esempio le città europee del XII secolo - spesso proteggono i gay. Tuttavia, in molte democrazie la tendenza con creta allo statalismo - cioè la subordinazione dei diritti privati al bene comune - diventa un articolo di fede quasi religioso e i minimi comuni denominatori su cui la maggioranza può essere d'accordo assumono un aspetto di santità più che di utilità. Nel Medio Evo questa evoluzione venne condensata nel motto: Vox populi vox Dei. Mezzo estremamente efficace per inculcare la lealtà assoluta a un governo "del popolo", questo principio si dimostrò anche fatale per le persone - come gli ebrei, i gay e le "streghe" - il cui stile di vita differiva da quello della maggioranza; una voce non in armonia con quella del "popolo" era ipso facto fuori dell'armonia con Dio e quindi punibile. Le preferenze della maggioranza del popolo equi valevano alle preferenze di Dio e, se la maggioranza del popolo non amava i gay, così altrettanto Dio. Questo certamente non era l'insegnamento ufficiale della Chiesa, anzi era esplicitamente rifiu tato da molti teologi; ma fu sfruttato da propagandisti di molte cause, compresa la causa dell'intolleranza verso varie minoranze, e divenne lampante in molti contesti. La tendenza umana a odiare o sospettare ciò che è differente o inusuale aggiunge una certa visceralità alla fede nella correttezza dei sentimenti maggioritari. Specialmente quando una popolazione già incline a giudicare in conformità al proprio interesse si trova in
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difficoltà, quelli che vengono sentiti come totalmente diversi sono visti non solo come sbagliati (o "innaturali"), ma potenzial mente pericolosi. Sembra che sia stato fatalmente agevole, durante tutto l'arco della storia occidentale, spiegare le catastrofi come risultati di macchinazioni diaboliche di alcuni gruppi distinti dalla maggioranza; e anche quando non si poteva stabilire una specifica connessione, popoli irati o ansiosi scaricavano ripetutamente le loro emozioni negative sulle bizzarrie, sui particolarismi e sulle devianze dalla norma. Nella Roma ricca di umori del I secolo o nella Parigi operosa del XII, i non conformisti ebrei o gay apparivano ai loro contemporanei come parte della variegata officina della vita e contribuivano con i loro lati distintivi alla felicità del tutto; ma nella Roma insicura e sull'orlo della caduta del VI secolo o nella Parigi della fine del XIV, qualsiasi devianza dalla norma assumeva un aspetto sinistro e allarmante ed era vista come parte di una congiura di forze diaboliche tendenti alla distruzione dell'ordine familiare del mondo. Percorrere il cammino dell'intolleranza rivela molto del pae saggio da essa attraversato, e anche solo per questa ragione deve essere studiata. Forse non è eccessivo sperare che queste ricerche produrranno anche intuizioni utili per coloro che vogliono ridurre o sradicare le sofferenze legate all'intolleranza. D'altro lato, la topografia sociale dell'Europa del Medio Evo resta così poco esplorata che qualsiasi studio in tale ambito è largamente pionieristico e quindi provvisorio. Le generazioni future certa mente potranno riconoscere le direzioni sbagliate e false e i vicoli ciechi erroneamente seguiti da coloro che non hanno binari che li guidino e che possiedono solo i confini che essi stessi si sono tracciati. Solo quando il terreno sarà meglio esplorato, sarà possibile dare conferma scientifica delle ricognizioni iniziali; i primi studi sembreranno in retrospettiva del tutto superficiali o completamente inutili. A questo fatale destino delle prime ricer che si aggiunge, nel caso specifico, la difficoltà per cui moltissima gente crede già di sapere dove i binari debbano andare e rimprovererà lo studioso non solo per gli errori inevitabili di una prima esplorazione, ma anche per il grado di disaccordo con i preconcetti in argomento, per quanto il lavoro sia ipotetico e ben
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intenzionato. A tali critici chi scrive può solo chiedere di cominciare a sperimentare da se stessi le difficoltà del terreno prima di condannare troppo aspramente i cartelli indicatori da lui posti .
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NOTE
1 "Tous ceux dont la vie se passe à chercher la vérité savent bien que les images qu'ils en saisissent sont nécessairement fugitives. Elles brillent un istant pour faire piace à cles clartés nouvelles et toujours plus éblouissantes. Bien différente de celle de l'artiste, l'oeuvre du savant est fatalement provisoire. Il le sait et s'en réjouit, puisque la rapide vieillesse de ses livres est la preuve meme du progrès de la science": Henri Pirenne, cit. in Georges Gérardy, Henri Pirenne, 1 862 - 1 935, Ministère de l'éducation nationale et de la culture, Administration cles services educatifs, Bruxelles, 1 962, p. 4. 2 Tolleranza "sociale" è un'espressione usata in questo saggio in riferimento all'accettazione pubblica di deviazioni nell'ambito personale; intolleranza come idiosincrasia verso atteggiamenti esteriori, stili di vita, personalità o fedi. L'aggetti vo "sociale" è implicito, per evitare ripetizioni quando il suo uso non modifica i termini "tolleranza" o "intolleranza". "Tolleranza sociale" è perciò distinta da "approvazione". Una società può ben "tollerare" diversi stili di vita o fedi anche quando la maggioranza dei suoi membri non approva personalmente i credi o i comportamenti dei diversi; questa in effetti è l'essenza della "tolleranza sociale", poiché non c'è alcuna "tolleranza" nell'accettare credi o comportamenti "norma li". La non accettazione di comportamenti o caratteristiche disapprovate certo non costituisce necessariamente intolleranza: potrebbe essere una risposta difensiva verso persone la cui diversità dalla norma minaccia il benessere sociale o una risposta a imperativi religiosi che esplicitamente trascendono l'importanza della "tolleranza". Entrambi i punti vengono studiati qui di seguito in relazione agli omosessuali nel Medio Evo. 3 In un saggio precedente (The Royal Treasure: Muslim Communities under the Crown of Aragon in the Fourteenth Century [New Haven, 1 977] ) ho affrontato il problema partendo dall'analisi delle comunità musulmane della Spagna cristiana del tardo Medio Evo. Così pochi sono a tutt'oggi gli studi sugli omosessuali nella storia che sarebbe prematuro tentare una bibliografia. Con poche eccezioni, nes sun saggio moderno è stato utile per la presente ricerca. Quasi tutte le ricerche storiche moderne sugli omosessuali nell'Occidente cristiano derivano dallo studio iniziatore di Derrick Sherwin Bailey, Homosexuality and the Western Christian Tradition, Londra, 1 955. Quest'opera soffre di enfasi nelle valutazioni negative che presentano un quadro totalmente ingannevole delle pratiche medievali, ignora quasi tutti i riferimenti positivi sul soggetto, è limitata principalmente ai dati
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riguardanti la Francia e l'Inghilterra ed è stata superata anche nel suo argomento principale, l 'esegesi biblica. Non di meno rimane la migliore opera erudita sull 'ar gomento ed è per questo motivo che ho fatto molta fatica nei capitoli seguenti ad ampliare o a criticare le parti di quell'opera relative al mio studio. Nessun altro .studio sull'omosessualità in generale può essere segnalato senza grandi riserve. La prima nota rassegna sull'argomento fu un abbozzo di Richard Bu rton aggi unto come "Studio finale sulla pede rastia" nella sua traduzione del 1885 delle Mille e una notte (ristampato in Sexual Heretics: Male Homosexuality in English Literatu re, 1 850- 1 900, a cura di Brian Reade, New York, 1970, pp. 158-93). Il libro di Raymond de Becker L 'érotisme d 'en (ace (Parigi, 1964, trad. ingl . M. Crosland e A. Daventry, come anche The Other Face of Lave, New York, 1 969) è piacevole da leggere e contiene molte illustrazioni d'intratte nimento (alcune di dubbia connes sione col testo). Sebbene la speculazione scientifica che compone la prima parte sia ora completamente anacronistica e la seconda parte (sul Medio Evo) sia da ignora re, la terza parte - sull' Europa moderna è ancora utile. I l libro di Thorkil Vanggaard, Phallos: A Symbol and Its History in the Male World, Londra, 1972, è stato forse giustamente ignorato dagli studi osi, così come i libri di Arno Karlen, Sexuality and Homosexuality, New York, 197 1 , e di Vern Bullogh, Sexual Varian ce in Society and History, New York, 1976, che lo hanno sostituito con sostanziali, ma non sufficienti, miglioramenti. S oltanto per amor di completezza cito A.L. Rowse, Homosexuals in History, New York, 1 977. -
4 Questo studio è quindi una "storia sociale" non nel suo significato più moderno - cioè l' applicazione dei ritrovati delle scienze sociali alla storia -, ma solo in un senso più antico e prosaico: la storia dei fenomeni sociali piuttosto che quella dei fenomeni politici o delle idee. 5
Il termine "gay" è consapevolmente inserito in questo testo con connotazioni alquanto differenti da "omosessuale " . La distinzione e le ragioni per cui inserisco una parola che non è ancora divenuta comune nel vocabolario degli studiosi sono discusse per esteso nel cap. 2. 6
Per le stime sul numero dei gay nel passato (e nel presente) v. pp.
72-76.
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L'ordine in cui le società arrivano a dominare tramite categqrie di discriminazio ne individuale può rivelare molto sulla loro struttura sociale. E interessante notare che nell' Occidente moderno l'attenzione pubblica è stata focalizzata sull' intolle ranza relativa alla sessualità soltanto molto più tardi delle analoghe questioni sollevate sulla razza o sul credo religioso, me ntre nella maggioranza delle città antiche i gay ottennero tolleranza molto prima dei non conformisti religiosi e la razza (in senso moderno) non fu mai un problema.
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Molte monarchie europee del tardo Medio Evo autorizzarono la prostituzione : per l'Inghilterra v. John Bellamy, Crime and Public Order in England in the Later Middle Ages, Londra, 1973, p. 60; per la Spagna v . Boswell, The Royal Treasure, cit. , pp. 70-7 1 , 348 sgg. ; v. anche il cap. 2. Alla fine d e l X I X secolo, quando il problema dell'omosessualità incominciò a occupare le menti degli scienziati , molti autorevoli studiosi affermarono che le inclinazioni omosessuali erano congenite e furono in disaccordo solo su un punto : se fossero un difetto (Krafft-Ebing) oppure una delle normali varietà del compor tamento umano (Hirschfeld). Il trionfo degli approcci psicoanalitici ai fenomeni della sessualità umana causò il generale abbandono di tale impostazione in favore di spiegazioni psicologiche, ma nel 1 959 G.E. Hutchinson pubblicò un'indagine sulla possibile spiegazione genetica della sessualità "non riproduttiva" (che egli . definì " paraphilia") che comprendeva l 'omosessualità (A Speculative Considera-
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tion of Certa in Possible Fonns of Sexual Selection in Ma n, in 93, 1959, pp. 8 1-9 1). Negli anni Settanta seguirono moltissime indagini sul pro blema della rilevanza evoluzionistica dell'omosessualità, generalmente favorevoli all'ipotesi di fondo che le sensazioni omosessuali rimanessero simili attraverso un meccanismo selettivo o un altro. Una teoria basata sul conflitto genitori-figli come meccanismo produttore di omosessualità fu pubblicata nel 1974 da R.L. Trivers (Parent-Offspring Conflict, in «American Zoologist» 14, 1974, pp. 249-64). Nel 1975 E.O. Wilson (Sociobiology: The New Synthesis, Cambridge, Mass., 1975) teorizzò che l'omosessualità potrebbe implicare una forma di altruismo genetico attraverso cui i gay fanno del bene a quelli strettamente legati a loro e così controbilanciano la loro umiliata capacità di riproduzione (cfr. pp. 22, 229-3 1, 28, 3 1 1 , 343-44, e specialmente 555). Questa argomentazione venne divulgata e semplificata in Human Decency Is Animai, in «New York Times Magazine», 12 ottobre 1975, pp. 38 sgg. e in On Human Nature, Cambridge, Mass., 1978, pp. 142-47. Oggi lo studio sull'argomento più dettagliato ed approfondito, che esami na quasi tutte le moderne teorie sull'eziologia dell'omosessualità, è quello di James D. Weinrich, Human Reproductive Strategy: The Importance of Incarne Unpredic tability and the Evolution of Non-Reproduction, 2• parte : Homosexuality and Non-Reproduction: Some Evolutionary Models, Ph. D. diss., Harvard University, 1976. Un sunto degli approcci biologici precedenti straordinariamente lucido e leggibile, con idee originali e provocatorie, è apparso in John Kirsch e James Rodman, The Natura/ History of Homosexuality, in «Yale Scientific Magazine», 5 1 , n. 3, 1977, pp. 7- 1 3 . 1 0 Tutto questo, certamente, non p e r affermare che non possono esistere gruppi di persone le cui inclinazioni sessuali sono essenzialmente non riproduttive, oppu re che alcune di queste persone non possono qualificarsi come "gay". Come dirò in seguito la distinzione omosessuale/eterosessuale è rozza e può nascondere diffe renze sessuali più significative. L'uomo che ha come desiderio primario la passivi tà, per esempio, probabilmente lascerà meno prole di quello il cui principale piacere erotico viene dalla penetrazione di altri . Il primo sarà soprattutto eccitato da altri uomini e persone di questo tipo possono in effetti far parte della "casta" non riproduttiva teorizzata da Wilson e Weinrich, proprio come le donne che desiderano sop_rattutto eccitare donne (o uomini) con organi diversi da quelli della riproduzione. E problema quasi del tutto inesplorato fino a quale livello la "sessua lità" di una persona sia composta da tali desideri per un atteggiamento particolare e quali siano le energie biologiche implicate. 11 La teoria fobica dell'origine dell'omosessualità (cioè l'idea che i gay preferisca no contatti sessuali con persone del loro sesso perché sono spaventati da un contatto analogo con quelle dell'altro) è stata largamente confutata (almeno per i maschi) dalla ricerca moderna. Per esempi particolarmente interessanti di tale confutazione v. Kurt Freund, Ron Langevin et al., The Phobic Theory of Male Homosexuality, in «Archives of Internai Medicine,,, 134, 1974, pp. 495-99; v. anche un precedente articolo di Freund, che usa lo stesso metodo clinico (peni/e plethysmography), The Female Child as Surrogate Object, in «Archives of Sexual Behavior», 2, 1972, pp. 1 19-3 3 . 1 2 L'investimento sessuale richiesto a l maschio per far figli non è certo così grande da precludere altri sbocchi; l'investimento riproduttivo di gran lunga maggiore richiesto alle femmine è stato controbilanciato in questo ambito presso molte di tali società dal fatto che la donna ebbe minor possibilità di scelta circa il suo stato civile e avrebbe subito una diminuzione di prestigio e di libertà molto più grande se non si fosse sposata e non avesse fatto figli.
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13 Da questo punto di vista non si può presumere che il comportamento omoses suale implichi svantaggi sociali significativi. Al contrario, poiché coppie di vario tipo, erotiche e non erotiche, sono chiaramente vantaggiose per la maggior parte delle società umane (poiché producono meccanismi di organizzazione sociale, mutua assistenza, cura dei figli in caso di morte dei genitori ecc.), i legami e le relazioni omosessuali non sono biologicamente più peculiari dell'amicizia. Se si giungesse fino al punto di pensare che solo le attività sessuali o emotive tendenti direttamente alla riproduzione dovrebbero essere favorite nell'evoluzione dell'uo mo, saremmo costretti a rigettare la maggioranza dei comportamenti umani come "innaturali". Non si può dimostrare che l'omosessualità diminuisca il buon esito della capacità riproduttiva più dell'amicizia, di cui si ammette la presenza ovun que, oppure più della masturbazione, che viene praticata dal 90o/o dei maschi americani. 14 Le "leggi di natura" secondo tale schematizzazione si riferiscono solo a questo significato (Il). "Legge naturale" - un concetto completamente diverso - ha qual che relazione con la "natura" umana (l) e non umana (III), ma è soprattutto un concetto morale (2), come vedremo poi. 15 Nessun sistema filosofico opera distinzioni strette tra "non naturale", "sopran naturale" e "innaturale". Sembra che questi termini corrispondano soprattutto a sfumature emotive : "soprannaturale", in quanto degno di ammirazione, "innatu, rale" in quanto temuto o disprezzato, "non naturale " senza valenze emotive. E sorprendente, per esempio, che le fibre sintetiche, che non esistono in "natura" (significato III), siano definite "non naturali", mentre l'omosessualità, che (a torto) si ritiene non appartenga allo stesso significato di "natura", venga definita senz'al tro "innaturale". 16 Originariamente l'esclusione dell'ingegnosità e dell'artificio umani dal "natu rale" derivò forse dalla fede nel "soprannaturale" o in attributi divini dell'intelli genza, funzione dell'anima, ma ritenere oggi che l'unicamente umano sia meno "naturale" dell'unicamente canino o dell'unicamente bovino trova poca giustifica zione. Questa divisione in categorie produce enormi difficoltà concettuali. 1 7 Questo concetto popolare di "natura", che ebbe un impatto notevole sul pensiero occidentale, sarà discusso tra poco sia come "natura senza intervento umano" sia come "natura animale", poiché il comportamento animale (non uma no) è stato il "controllo" più cpmune per qualificare le operazioni della natura senza l'interferenza dell'uomo. E appena necessario far notare che questo procedi mento si basa sulla complessa nozione di che cosa costituisca un "animale" e lascia nell'ambiguità domande del tipo: le piante coltivate dagli animali o gli animali tenuti in cattività da altri animali (fenomeni comuni tra le formiche, per esempio) sono "naturali" ? Sono gli uomini l'unica specie che intervenendo nella vita di altri animali distrugge la "natura", oppure tutte le relazioni di simbiosi che alterano i modelli di vita di una specie sono "innaturali" ? 1 8 Due persone possono convenire che i capelli tinti d i una terza sembrano "innaturali", mentre una pensa solo che non le stiano bene (l) e l'altra che il colore artificiale dei capelli è di per sé antiestetico o poco attraente (III). Le condizioni di laboratorio sono situazioni "innaturali" per gli animali sotto osservazione per entrambi i motivi : sia perché non sono l'habitat "caratteristico" degli esseri viventi (l) sia perché presuppongono l'intervento umano (III). I casi estremi di male o di bene sono talvolta considerati come "innaturali" nei seguenti significati: (l) non caratteristici degli individui in oggetto o degli uomini in generale e (Il) così rari da richiedere una spiegazione soprannaturale. La "natura" che "aborre il vuoto" è alla
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base di tutto questo, dato il riferimento alla comune opinione che (l) il vuoto non è caratteristico o non comune al mondo materiale, (Il) il vuoto assoluto - cioè uno spazio senza assolutamente nulla - non può esistere (tranne forse per mezzo di interventi miracolosi), e (III) le approssimazioni più familiari al vuoto sono create dall'intervento umano. 1 9 Molto materiale è venuto alla luce da quando Wainwright Churchill ha pubbli cato Homosexual Behavior among Ma/es: A Cross-Cultura/ and Cross-Species Investigation, New York, 1967. Riferimenti si trovano in Weinrich, op. cit., pp. 145-46 e passim ; e in Kirsch e Rodman. Per materiali più recenti, cfr. George Hunt e Molly Hunt, Female-Female Pairing in Western Gulls ("Larus occidentalis") in Southern California, in «Science» 1 96, 1977, pp. 8 1-83. 20 Il latino "Natura" è usato da alcuni studiosi per definire concetti idealizzati di natura, specialmente nella letteratura dell'età imperiale romana o medievale, ma quest'uso pone il problema del significato preciso di "natura" in scrittori che variano ampiamente sul problema delle attribuzioni "reali" contro quelle "ideali" di Natura. 21 Coloro che usano la concezione "reale" di "natura" probabilmente pensano anche che "natura" è "bene", ma non ne fanno un principio di fede. La distinzione non è capziosa: messo di fronte alla palese crudeltà degli animali, un "realista" riguardo alla "natura" dovrebbe concludere che "la natura è crudele". Un "ideali sta" insisterebbe che la crudeltà è "innaturale". 22 Nella sua ultima opera, le Leggi (636B-C, 825E-842), Platone definisce le relazioni omosessuali ":n:agà !pVOLv " , che di solito si traduce "contro natura". Ma ciò suscita notevoli perplessità, poiché il desiderio sessuale, così come viene discusso in tutte le precedenti opere di Platone, è "quasi esclusivamente omoses suale" (Aristofane, Le nuvole, a cura di K.J. Dover, Oxford, 1968, p. LXIV) e totalmente "naturale". Le Leggi sono, sotto molti punti di vista, atipiche rispetto al pensiero di Platone e questo esempio potrebbe far parte di un cambiamento generale della sua filosofia; ciononostante la sua annotazione deve essere analizza ta il più accuratamente possibile. Probabilmente con ":n:aQà !pVOLV " voleva signifi care "senza riferimento al nascere" o "non procreativo" e non "innaturale" nel senso di un'infrazione a leggi fisiche o morali. Il termine "physis" con ogni probabilità è derivato dall'originale "!pVW " , "crescere" o "nascere", e Platone stesso aveva distinto in un'opera precedente (Repubblica 3 8 1A) tra il "fatto dall'uomo" ("TéXvn") e il "naturale" ('\pVOEL"), il secondo nel significato di "ciò che nasce" in opposizione a "costruito". La relazione paronomastica di "physis-nasci ta" con il più vasto concetto di "natura" sopravvisse tra i tardi platonisti nella tautologia "Tò OÈ J.lfl d-; :n:a(Owv yovT)v O'UVLÉVUL Èvu!)QitELV ÈOLL Tfl !pVOEL " (''com piere atti sessuali non finalizzati alla procreazione equivale a far violenza al nascere", cioè alla natura) e ovviamente è in parte responsabile del senso posseduto a prima vista dalla frase (è impossibile rendere tutte le sottigliezze in essa implicite : "Èvu13QitELv" è anch'esso paronomastico). Tale significato non venne certamente di menticato dai cristiani che parlavano greco dei secoli successivi, poiché la stessa ambivalenza è sottesa a molti usi di "physis" nel NT (per esempio, Gal. 2: 15). Numerosi e diversi sono i significati di "physis" nei commenti dell'Ateniese su questo e altri problemi delle Leggi, e io non ritengo che "nascita" sia l'unica accezione anche nel passo citato. Platone si sbizzarrisce in usi paronomastici e polivalenti di "physis", come fa notare il suo esasperato interlocutore nel Gorgia (48 20). Quello che voglio sottolineare è che le associazioni mentali più dirette e immediate per gli ateniesi contemporanei di Platone sarebbero state differenti per i lettori successivi. Platone definisce "del tutto inaccettabile" l'argomento secondo
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cui, poiché gli animali non hanno relazioni omosessuali, anche gli uomini non devono averne (836C) e sottolinea che il comportamento umano è intrinsecamen te superiore a quello degli animali, anche quando egli idealizza la castità degli uccelli (8400-E). Al principio della discussione in oggetto stabilisce che, !ungi dall'essere una risposta alla "natura", la proibizione dell'attività omosessuale che raccomanda è uno sforzo per introdurre la "ragione" (logos) nella legge (nomos) (835E). Inoltre il soggetto del passo è il danno causato dal piacere sessuale in generale ; gli atti omosessuali sono introdotti come sussidiari alla promiscuità eterosessuale che trova deroghe ovunque, e la discussione verte sull'onnipresenza dell'attrazione e del desiderio omosessuali (infatti uno dei vantaggi che il legislato re spera derivi dal suo intento di limitare il piacere sessuale alla procreazione, dove il piacere è inevitabile, sarebbe l'insegnare agli uomini ad amare le mogli, 839B). Nel primo accenno all'argomento (636C), Platone introduce anche l'idea dell'"in naturalità" degli atti omosessuali come qualcosa di scherzoso ("xat dtE Jta�ovta Et'tE oJtouM.!;ovta").
23 Il passaggio dalla concezione platonico-aristotelica della "naturalità" dell'omo
sessualità all'"innaturalità" mostrata dai platonici dì mezzo come Filone e la scuola dì Alessandria non è stato studiato, anche se c'è grande quantità di materiale disponibile. Cfr. per esempio Robert Bloch, De Pseudo-Luciani amorìbus, in Dissertationes phìlologicae Argentoratenses, 12.3 , Strasburgo, 1 907, specialmente pp. 1 3 - 1 9 , 23 -42; v. anche Gustav Gerhard, Phoinix von Kolophon, Lipsia, 1909, specialmente pp. 5 1 sgg., 140-55. 24 Per una bibliografia sull'antisemitismo nel Medio Evo, cfr. i capp. 7 e 10; per l'iconografia in particolare cfr. Isaiah Schachar, The '7udensau ": A Medieval Anti Jewish Moti( and Its History, Londra, 1974; e Bernard Blumenkranz, Le juif médiéval au miroìr de l'art chrétien, Parigi, 1966. 25 In contrasto con le magre risultanze della storia dei gay in generale, l'omoses sualità della Grecia antica è stata studiata da cima a fondo, e a volte molto bene, da numerosi studiosi, che l'hanno resa particolarmente utile come pietra di paragone per i periodi posteriori meno documentati. Posso citare qui solo una parte del materiale disponibile. La prima (e ancora fondamentale) opera è l'articolo di M.H.E. Meier, "Paederastia", in Allgemeine Encyclopiidie der Wissenschafttm und Kunsten, a cura di J.S. Ersch e J.J. Gruber, Lipsia, 1 8 3 7, 3.9. 149-8 8 . E stato tradotto in francese e considerevolmente ampliato quasi un secolo dopo da L. R. de Pogey-Castries, come Histoire de l'amour grec dans l'antiquité, Parigi, 1930 (cit. in seguito come Meier/de Pogey-Castries) ed è meglio consultarlo in questa versione. Nel frattempo John Addington Symonds aveva scritto, indipendentemente da Meier ma con risultati analoghi, il primo saggio in inglese sull'argomento: A Problem in Greek Ethìcs, che pubblicò a proprie spese nel 1 8 73 e poi incluse come Appendice A in Sexual Inversion, 1897 (rist. New York 1978), scritto assieme ad Havelock Ellis come primo volume degli Studìes in the Psychology of Sex di Ellis. Nel 1 925-28 il famoso classicista Pau! Brandt pubblicò, sotto lo pseudonimo di Hans Licht, il suo Sìttengeschichte Griechenlands, che conteneva un'eccellente discussione dell'omosessualità (e di molti altri aspetti della vita dei greci) rappre sentata nella letteratura attica ed ellenistica. Fu tradotto in inglese da J.H. Freese con il titolo Sexual Life in Ancient Greece, Londra, 1932. David Robinson e Edward Fluck usarono materiali non letterari per il loro Study of Greek Love-Na mes, Includìng a Discussion of Paederasty and a Prosopographia, Baltimora, 1 937, un lavoro pieno di equilibrio, erudizione e buon senso e purtroppo trascurato dagli studiosi. Negli ultimi due decenni è apparsa una grande quantità di studi meno importanti, alcuni deplorevoli (ad esempio, Robert Flacelière, L'amour en Grèce,
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Parigi, 1960 e G. Devereux, Greek Pseudo-Homosexuality and the "Greek Mira e/e", in > 42, 1 967, pp. 69-92) ; altri degni di attenzione, specialmente gli scritti di K.J. Dover: ad esempio Eros and Nomos, in «Bulletin of Classica! Studies>> 1 1 , 1964, pp. 3 1 -42; Greek Popular Morality, Oxford, 1975 ; e Classica/ Greek Attitudes to Sexual Behavior, in «Arethusa>> 6, 1973, pp. 69-73 .
Anche i commenti di Dover sparsi nelle sue edizioni critiche (ad esempio, quella delle Nuvole) sono utili, corretti e preferibili agli approcci reticenti e svianti degli altri studiosi moderni, sebbene la sua tendenza a contraddirsi da un'opera all'altra renda necessario confrontare con cura le sue opere recenti con i primi scritti (si confrontino i suoi commenti sulle raffigurazioni vasco lari del coito omosessuale in Greek Popular Morality, p. 2 14, con quelli di Classica/ Greek Attitudes, p. 67). Greek Homosexuality, Cambridge, Mass., 1978, la sua opera maggiore sull'argo mento, è apparsa quando questo saggio era in corso di stampa e non è stato possibile tenerne conto. 26 Per esempio nel commento di Remigio d' Auxelle alla Consolatio philosophiae di Boezio, dove Alcibiade è identificato come "una donna famosa per la sua bellezza e madre di Ercole" (v. Pierre Courcelle, La consolation de philosophie, Parigi, 1967, p. 280: cfr. p. 25 8 , n. 4, dove la stessa [?] citazione si trova in forma differente). Oddone di Cluny, adottando lo stesso errore, glossa poi Consolatio 3, prosa 8, in riferimento a una donna ("sicut lyncei in Boetia [sic] cernere interiora feruntur, mulieres videre nausearent", Courcelle, p. 25 8). Courcelle pensa che questo Alcibiade di sesso femminile sia la vera identità della misteriosa Archipiada nella maggioranza dei manoscritti della Ballade des dames du temps jadis di Villon. Iolao, il ragazzo amato da Ercole, appare anch'esso nella poesia medievale come donna: cfr. Olim sudor Herculis in George Whicher, The Goliard Poets, New York, 1 949, pp. 36-4 1 . 2 7 Nell'originale "Hoc est quod pueri tangar amore minus" (Ars amatoria 2.684), modificato in "Hoc est quod pueri tangar amore nihil" e accompagnato in margine da "Ex hoc nota quod Ovidius non fuerit Sodomita". V. Domenico Comparetti, Vergilio nel medio evo, Leghorn, 1 8 72, 1 : 1 15 , n. 1 . 28 Quasi tutte le edizioni moderne ristabiliscono il genere originale. Symonds fu uno dei primi a tradurli in inglese. 29 Francis Gladwin, trad., The Gulistan, Londra, 1 8 22. È ora disponibile l'accura ta traduzione di Edward Rehatsek (The Gulistan or Rose Garden, Londra, 1964). La precedente traduzione di Richard Burton, Tales (rom the Gulistan, or Rose Garden of Sheikh Sa'di of Shiraz, Londra, 1 928 è ragionevolmente schietta. 3 0 Per esempio in Fifty Poems of Hafiz, a cura di A.J. Arberry, Cambridge, Mass., 1947. Arberry pubblica, sì, il testo in persiano, ma questo è di poco aiuto per la maggioranza dei lettori di lingua inglese e accresce soltanto l'assurdità per i conoscitori del persiano (il contrasto tra il testo e la traduzione del n. 3 è partico larmente significativo). Le precedenti edizioni in inglese (ad esempio, Ghazels (rom the Divan of Hafiz, trad. di J.H. McCarthy, New York, 1 8 93) erano anche peggio. Gli studiosi francesi di questo secolo hanno fornito le traduzioni più attendibili (ad esempio, Arthur Guy, Les poèmes érotiques ou ghazels de Chems Ed Din Mohammed Hafiz, Parigi, 1927, con utile analisi dell'ambigua relazione tra !'"amato" e il "Divino" nelle poesie, pp. XXII-XXIV; cfr. Vincent Monteuil, Neuf qazal de Hafiz, in «Revue cles études islamiques>>, 1 954, pp. 2 1-5 7, con traslittera zione del persiano a fronte). Naturalmente non si può sostituire l'originale. 3 1 Ad esempio i passi 49.29 e 102. 156, resi ambiguamente in molte versioni inglesi. La traduzione francese di Guy, Les robai", Parigi, 1935, contiene utili
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commenti sul problema (pp. 26-27). Perfino nel 1969 il noto orientalista Charles Pellat spiegò che "la decenza c'impedisce di tradurre" un'opera importante di Jahiz per la sua franchezza sull'omosessualità (The Life and Works of]ahiz, trad. di D.M. Hawke, Londra, 1969, p. 270). Fortunatamente la "decenza" non impedì a Pellat di pubblicare il testo originale in arabo (una discussione sui pregi degli schiavi maschi e femmine come oggetti sessuali). Anche nell'edizione araba, tutta via, si sentì costretto a scusarsi per aver pubblicato un'opera su tale argomento: cfr. al ]ahi?, Kitiib mufakharat al-jawiiri wa'l-ghilmiin, a cura di Charles Pellat, Beirut, 1 957, pp. 5-7. 32 The Works of Lucian, Londra, 178 1 , I, pp. XXXVII-XXXVIII. Quest'opera non è più attribuita a Luciano. 33 Nella traduzione dei dialoghi di Cesare di Heisterbach a opera di H. von E. Scott e C.C. Swinton Bland, The Dialogues on Miracles, Londra, 1 929, sono soppressi vari dettagli della punizione per atti omosessuali inflitta a un prete morto (pp. 157-5 9); cfr. l'originale cit. nel cap. 7, n. 46. 34 OCD, s.v. ; per una discussione più chiara, cfr. i commenti di Platone, cap. 2. 35 La più recente edizione Loeb di Marziale ( 1 968) fornisce la traduzione inglese dei passi in italiano delle edizioni precedenti. In una lettera personale il curatore G.P. Goold mi ha informato che le nuove parti in inglese sono "editoriali". Non c'è alcuna indicazione all'interno del testo sull'autore di tali passi di nuova traduzio ne. Per un esempio in greco, v. qui di seguito, oppure le edizioni di Diogene Laerzio; per esempi latini, cfr. le edizioni Loeb di Marziale, Giovenale, Svetonio, Catullo e altri. 36 Come nella Epistola di Barnaba della Loeb (in The Apostolic Fathers) a 1 0 : 6-8 ( 1 : 3 77, cfr. l'originale a p. 3 76). Il latino è spesso poco accurato: cfr. p. 1 1 1 . In Fathers of the Second Century, the Ante-Nicene Fathers, vol. 2, a cura di C. Coxe, New York, 1 8 8 5 , alcuni passi del Paedagogus di Clemente di Alessandria sono resi in latino e non in inglese (pp. 259, 260-62) . Una traduzione completa è disponibile nella serie "Fathers of the Church". 37 Cornelio Nepote, On the Great Generals, trad. di J. Rolfe, New York, 1929, pref. 4, p. 369. 3 8 "Laudi in Creta ducitur adulescentulis quam plurimos habuisse amatores", ibid. p. 368. Un'impressione totalmente sviante è pure causata dalla traduzione Loeb di una riga di Seneca il Vecchio, secondo cui un liberto era stato imputato di omosessualità: "nella difesa di un liberto accusato di essere l'amante del suo patrono" (Controversiae 4. 10, trad. di M. Winterbottom, Londra, 1974, p. 43 1). "Amante" qui significa in effetti "concubino" ed è usato nella letteratura latina per designare lo schiavo ufficialmente usato per lo sfogo sessuale. Il criticare un tale uso dei liberti non è un'obiezione all'omosessualità più di quanto il criticare la prostituzione femminile sia un'obiezione all'eterosessualità. Inoltre in latino non è del tutto chiaro che cosa l'omosessualità abbia a che fare con le imputazioni rivolte al liberto: l'interpretazione più attendibile dovrebbe essere che il fatto veniva portato a "disonore" durante il dibattimento per giudicare di altre imputazioni. 3 9 Per la legge e l'interpolazione, cfr. E. Neufeld, The Hittite Laws, Londra, 1 95 1 , pp. 10- 1 1 ; anche J.B. Pritchard, Ancient Near Eastern Texts Relating to the Old Testament, Princeton, N.J., 1950, p. 194. Per punti di vista contrari, cfr. ]. Pedersen, Israel, Oxford, 1 926, 1 : 66; D.R. Mace, Hebrew marriage, Londra, 1953, p. 224; e Bailey, pp. 35-36. Gli ittiti avevano anche una legge che proibiva specificamente l'incesto padre-figlio (tav. 2, 1 8 9), una restrizione che difficilmente
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ci si aspetterebbe in una società dove l'omosessualità non era ben conosciuta e (almeno in alcuni contesti) legale. 40 Ovidio, Metamorfosi, 10.345, trad. di Frank Miller ( 1 9 1 6 ; rist. Cambridge, Mass. , 1976), 2 : 8 9, in contraddizione con i versi 324 sgg., specialmente 330-3 1 . "Innaturale" è l'inserzione anacronistica favorita dei traduttori convinti che tutte le epoche abbiano guardato il comportamento omosessuale attraverso la lente dei pregiudizi moderni. Si potrebbero citare centinaia di esempi. H. Rackham rese il greco "a:to:l'to>. 14 Nuvole 1075 : "TIO.QEL!J.' ÈVtE'Ù1}Ev t-; tà-; ti} -; q>UOE(l). V. anche Jacob Grimm, Deutsche Mytologie, Gottinga, 1835, pp. 3 12- 14. 1 5 Cfr. Encyclopedia ]udaica s. v . >; The jewish Encyclope dia s. v. >. 16 Bailey, pp. 1 1 - 1 6. 1 7 Per un esempio di questo v. John Nooman, Contraception: A History if Its Treatment by the Catholic Theologians and Canonists, Cambridge, Mass., 1965, pp. 3 3 sgg; cfr. i capp. 5 e 6 qui di seguito.
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1
8
Cfr. il commento di Crisostomo (PG, 54:405):
"
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bÈ bLxa(ou 'tomou 'ti]v
�-ta, ijtLVOEOJ> l, 1976, p. 835 n. 5 1. 9 8 De inani gloria 76, a cura di Anne-Marie Malingrey, Parigi, 1972: " "QQa bi] À\?t:n:ÒV È:n:Ì. ti]v È:n:dhJ!lLUV Ì.ÉVUL. " Exd xaì. bt:n:Àfl i] OW�pQOC1\Jvr] XUL bt:n:Àfl � �Àii�T] , oi!lm, wm:E llTJ"CE àmòv xa-ca:n:OQVEiiwitm !ltl"CE :n:OQVEVELV do; x6Qao;". 99 De bono coniugali 1 1 (PL, 40:3 8 2) : De nuptiis et concupiscentia 1 1 .20 (PL, 44:456-57). Nel secondo passo si noti che, sebbene la citazione di Rom. 1 : 27
costringa Agostino a riconoscere un comportamento omosessuale, difficilmente poteva dedicargli minor attenzione; il passo sulle donne si riferisce specificamente al rapporto eterosessuale e l'insieme del capitolo è un rifiuto della teoria pelagiana che secondo Paolo avrebbe stigmatizzato le relazioni omosessuali in opposizione a quelle eterosessuali. Paolo, ribadisce Agostino, voleva stigmatizzare qualunque rapporto sessuale non procreativo, anche tra marito e moglie (nel De bono coniuga li, specialmente tra marito e moglie). 1 00 Cfr. Noonan, op. cit., specialmente pp. 85-86, 136. 1 0 1 Un esame dei tabù riguardanti l'attività eterosessuale all'interno del matrimo nio richiederebbe un volume della stessa mole del presente. Sebbene le ricerche in questo campo siano ancora pionieristiche, è già chiaro che tali tabù sono più strettamente legati alle condizioni socio-economiche che a qualunque altro fattore. Le persone di reddito ed educazione inferiori considerano molto di più l'attività sessuale come proibita; spesso essi pensano che il rapporto sessuale tra nudi sia perverso e immorale e sono in vistoso disaccordo con le persone più benestanti ed educate su questioni apparentemente assurde quali l'uso appropriato della lingua nel baciare o le posizioni assunte dai partner nel coito eterosessuale (si noti che tali differenze si riferiscono all'approvazione, non all'incidenza). La più completa analisi di tali fenomeni è stata fatta sulla base di dati sull'Occidente moderno (cfr. Kinsey et. al., Sexual Behavior in the Human Male, > - lo studio pionieristico in materia - e Weinrich, op. cit., parte 1),
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ma altri studi indi cano modelli simili in culture non occidentali : cfr. H.K. Malhotra e N.N. Wig, Dhat Syndrome: a Culture-bound Sex Neurosis of the Orient, in > (Histoire de l'église, écrite par Théodo ret et par Evagre, Parigi, 1676, p. 505); la traduzione latina fornita da Valesius stesso dice : «Adeo ut collatio ista vice legis proclamaret, licere cuivis incestam illam libidinem perpetrare>> (PG, 8 6 : 2679) ; e T. Shorting (?) rendeva: (''The Ecclesiastica! History of Evagrius Scolasticus Epiphaniensis", in The History of the Church, Londra, 1709, p. 471). 6 Istituzioni 4. 1 8.4. C'è una considerevole controversia sulla pena di morte per adulterio. Quasi certamente è un'aggiunta cristiana alla legge di Giulio, ma è difficile individuarne le origini in modo più preciso. 7 Novellae 77. 1 4 1 . Cfr. anche Bailey, op. cit., pp. 73-79. 8 Bailey, p. 74. 9 Novellae 140: "Nam si mutua affectio matrimonia contrahit, merito eadem contraria sententia ex consensu solvit, repudiis missis quae eam declarent". 1 0 Vari termini sono usati in questa narrazione per "omosessualità" e "omosessua le", ad esempio, ":n:mbEQaOti:a", "àQOEVOXat'toOvtec;", "àvbQOXOL'tat". In un greco migliore avrebbero significati più specifici e distinti, ma è chiaro che qui sono tutti usati in modo vago e intercambiabile. 1 1 Giovanni Malala, Chronographia 1 8 . 166 (PG, 97:644). Bailey (p. 78) giusta mente mette in evidenza che Teofane (Chronographia 15 1 [PG, 198 :408]) situa la punizione dei due vescovi per colpe omosessuali prima del regno di Giustiniano, 5 2 1 d.C., ma evidentemente non era a conoscenza di questo racconto di Malala, che lo attribuisce a Giustiniano. Malala (circa 49 1-568) fu contemporaneo all'epi sodio e Teofane due secoli e mezzo dopo (circa 75 8-8 17) chiaramente lavorò su quella versione dei fatti semplicemente sbagliando la data. Sebbene Teofane sia la fonte maggiore per la storia tardobizantina, spesso è inesatto circa le date. 12 Gli Anecdota, o Storia segreta, in cui le osservazioni seguenti dimostrano una forte prevenzione contro Giustiniano e più ancora contro Teodora. Ma si accorda no in ogni dettaglio con altre testimonianze su questo argomento (alcune di autori che approvavano l'azione dell'imperatore) non solo nei termini del passo e nel tenore della legge, ma perfino nei dettagli delle punizioni inflitte (ad esempio, cfr. Procopio 1 1 .36 con il racconto di Malala citato sopra). Inoltre anche una testimo nianza favorevole ammette l'ingiusta imposizione della legge: Malala riferisce che Isaia e Alessandro furono puniti per primi; poi la legge che ordinava la castrazione fu trascurata. 1 3 Per gran parte del Medio Evo i cittadini delle città orientali appartenevano a una delle due fazioni, i Blu e i Verdi, che sedevano su lati opposti del circo e facevano il tifo per il loro particolare auriga. La rivalità tra di loro era violenta e trascendeva qualsiasi lealtà politica e religiosa, spesso causando gravi disordini politici, enormi
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agitazioni sociali e profonde conseguenze per molti individui quando un imperato re della fazione rivale arrivava al potere. Giustiniano era un ardente Blu e dedicò moltissime energie per opprimere i Verdi. Per uno srudio recente sulle fazioni del circo, cfr. Alan Cameron, Circus Factions: Blues and Green at Rome and Byzan tium, Oxford, 1976. 1 4 Per qualche ragione Bailey, che riconosce la testimonianza di Procopio in materia, ignora la sua trattazione dei motivi di Giustiniano e rifiuta come "priva di fondamento" la spiegazione di Gibbon secondo cui la legge era una perversione della giustizia sotto cui "la pederastia divenne il crimine di quelli a cui nessun crimine poteva essere imputato" (p. 78). Gibbon ovviamente seguiva Procopio, la cui testimonianza sull'argomento pare credibile malgrado la sua ostilità verso l'imperatore: forse Bailey semplicemente tralasciò di leggere le importanti sezioni degli Anecdota: egli non impugna la loro autorità. 1 5 Procopio osserva che Teodora non poteva troyare niente di peggio per accusare Diogene che le rt;) azioni omosessuali ("où Mv ·n 'l)ooov y> 36, 1 8 92, p. 4 1 . 103 Ibid. , pp. 8 1 -83 ; trad. frane. pp. 5 1 -53 ; cfr. Nykl, pp. 154-62. 1 04 Lisan ad-Din lbn al-Khatib, Histoire de l'Espagne musulmane (Kitab A 'mal . al-A 'lam); texte arabe publié avec introduction et index, a cura di E. Lévi-Provençal, Beirut, 1956, pp. 222-27. Pérès (p. 25 8 ) , Ahmad al-'Abbadi (As-Saqalabat fi lsbanfya, Madrid, 1953, pp. 17- 19) e Antonio Prieto y Vives (Los reyes de Taifas, Madrid, 1926, pp. 3 7, 39) descrivono tutti Mubarak e Mudhaffar come "eunuchi", anche se non vi è nulla nel testo di A'mal che suggerisce questo. 1 05 Al-Khatib ne riproduce una poesia (tawil) da Ibn Darraj, pp. 223-25 . 1 06 Ad esempio, al-Waqqashi, faqi di Valencia che si suppone abbia composto il famoso lamento sulla caduta della città nelle mani del Cid (incluso nella Primera cròntca generai) . È specialmente interessante che, a seconda di come si legge l'arabo, una di queste poesie sembri dire che, mentre il vino è proibito da Allah,
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baciare il proprio amante è impedito solamente dalla timidezza dell'altro. 1 0 7 Un'immagine di pregnanza grafica sessuale: le lettere arabe lam e ali( sono scritte insieme in modo che qui suggeriscono la penetrazione di una nell'altra. La lettera di lam (lbn-al-Farra') è scritta '-1 , la ali( (il giovane) l ; quando si trovano insieme appaiono così � . 1 08 Anacletes, 2: 260. 109 Il Concilio di Coyanza del 1055, che menzionava "adulteros, incestuosos, sanguine mistos, fures, homicidas, maleficos, et qui cum animalibus se inquinant" (cap. 4, in Tomas Muftoz y Romero, Colecci6n de fueros municipa/es y cartas pueblas, Madrid, 1 847, p. 2 10, oppure Mansi, 1 9 : 785). Un documento un po' più tardo, il Penitenziale di Silos, ripete parola per parola i provvedimenti del Peniten ziale romano riguardanti la "sodomia" : v. Francisco de Berganza, AntigiJedades de Espaiia, Madrid, 1 7 1 9-2 1, App. 3 , p. 669. La data di questo materiale non può essere specificata; è quasi certamente del XII secolo o più tardo e la sua menzione di "sodomia" è probabilmente dovuta proprio al cambiamento di atteggiamento alla fine del XII secolo. 1 1 0 V. gli scritti di Eulogio di Cordoba: Memoriale sanctorum libri iii, Liber apologeticum martyrum ecc. , in PL, 1 15 : 73 1-870. Questi fatti sono trattati convenientemente, ma in modo poco critico, in Joseph O'Callaghan, A History of medieval Spain, Ithaca, N.Y. , 1 975, pp. 1 07- 1 1 . C'è controversia sulle accuse fatte da Eulogio di "decadenza" nella comunità cristiana e di "oppressione" da parte dei musulmani, che O'Callaghan ignora. Per un'analisi più dettagliata v. E. Colbert, The Martyrs of Cordoba: A Study of the Sources, Washington, D.C., 1962; Isidoro de las Cagigas, Los mozarabes, Madrid, 1948-49, e James Waltz, The Significance of the Volountary Martyr Movement of IX Century, Cordoba, in "Muslim World" 60, 1970, pp. 143-59, 226-36. 1 1 1 Passio Sancti Pelagii (PL, 1 3 7 : 1093 - 1 103). 1 1 2 Non patitur talem Christi nam miles amorem regis pagani, luxu carnis maculatis, aurem regali ludens sed contulit ori, magno ridiculo divertens ora nega-ta, fatus et egregio dicebat talia rostro: Non decet ergo virum, Christi baptismate lotum sobria barbarico complexu subdere colla, sed nec christicolam sacrato chrismate tinctum, daemonis oscillum spurci captare famelli. Ergo corde viros licito complectere stultos, qui tecum fatuos placantur cespite divos [col. 1 099]. 1 1 3 Questo è specialmente vero del Cancionero di Ibn Quzman : v. l'edizione di Nykl pp. XXVII-XXVIII. 1 1 4 Pérès, op. cit., p. 342. 11 5 Anacletes, 2:443 (analizzati in Pérès, op. cit., p. 279, e meno completamente in Nykl, op. cit. , p. 59). 1 1 6 Etymologiae 12. 3 . 3 . 1 1 7 Die Briefe des heiligen Bonifatius und Lu/lus, a cura di Michael Tangl, Berlino, 1 9 16, n. 74. 1 1 8 Ad esempio, Burchard di Worms nel suo Corrector 19 (PL, 140:959). 1 1 9 Ibid. , dove il coniglio viene usato come simbolo del rapporto sessuale durante la gravidanza.
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1 20 Boezio, Liber de persona et duabus naturis. 1. Natura quid sit (PL, 64 : 1 3 4 1 42) : 1 . : "Omnis vero natura est"; 2 . : "Natura est ve! quod facere, ve! quod patì possit"; 3 . : "Natura est motus principium, secundum se, non per accidens"; 4. :
"Natura est unamquamque rem informans specifica differentia". La prima defini zione è autoesplicativa ed è oggi uno dei più comuni significati di "natura". La seconda e la terza si riferiscono a problemi cosmologici e fisici : in termini moderni 2. definisce il "naturale" in quanto opposto al "soprannaturale" o il materiale opposto allo spirituale, perché è il materiale che muove o è mosso; 3. cerca di includere nel "naturale" i princìpi del moto, cioè quelle che oggi si chiamano "forze", come la gravità e l'elettromagnetismo. La definizione 4. è principalmente semantica, un riconoscimento del significato basilare della parola. Tuttavia delle quattro era la più cruciale perché sottende le più importanti dispute teologiche del primo Medio Evo riguardanti la "natura" di Cristo: "Secundum ultimam definitio nem [cioè la 4], duas in Christo naturas esse constituunt . . . ". Il punto del trattato in questione stava nell'esaminare la "natura" di Cristo secondo 4. 1 2 1 Più recentemente edito (con traduzione) da l. P. Sheldon-Williams, ]ohannis Scotti Eriugenae Periphyseon (De divisione naturae), Scriptores latini Hiberniae, n. 7, Dublino, 1968. 1 22 Il "genus" natura è suddiviso da Eriugena in quattro "species" : l. ciò che crea e non è creato; 2. ciò che è creato e anche crea; 3 . ciò che è creato e non crea; 4. ciò che né crea né è creato. Né queste né altre divisioni (ad esempio, i cinque modi di comprendere la "natura") classificano l'omosessualità come "innaturale". 123 PL, 1 22:444 (Sheldon-Williams, p. 36): "Est igitur natura generale nomen ... omnium quae sunt et quae non sunt. . . Nihil enim in universo cogitationibus nostris potest occurrere, quod tali vocabulo valeat carere". 124 A.W. Haddan e W. Stubbs, Counci/s and Ecclesiastica/ Documents relating to Great Britain and Ireland, Oxford, 1 8 7 1 , 3 : 354: "Si enim gens Anglorum - sicut per istas provincias devulgatum est et nobis in Francia et in Italia inproperatur, et ab ipsis paganis inproperium est - spretis legalibus conubiis, adulterando et luxu riando ad instar Sodomitanae gentis foedam vitam vixerit, de tali commixtione meretricum, aestimandum est, degeneres populos et ignobiles et furentes libidine fore procreandos". 125 Soprattutto Bailey, p. 1 1 0, dove la citazione è abbreviata in modo da distorcere il significato. 126 Haddan e Stubbs, pp. 3 5-54, 3 5 8 -60; citazione da p. 3 5 9 : "In triplo ve! quadruplo Sodomitamam luxoriam vincens ut . . . despiciat legitima matrimonia, et adhaereat incestis, luxoriis, adulteriis, et nefanda stupra consecratarum et velata rum feminarum sequatur". 12 7 Per la vita e la importanza di Incmaro, v. l'imponente biografia di Jean Devisse, Hincmar, archéveque de Reims 845-82 , Ginevra, 1975-76, 3 voli. 128 La discussione si trova nel trattato di Incmaro sul divorzio di re Lotario di Lorena da sua moglie Teutberga (De divortio Lotharn et Tebhergae, interrogatio XII [PL, 125 : 6 89-95]): il problema consiste nella possibilità da parte di una donna di concepire attraverso il rapporto anale, di avere un aborto e di rimanere tecnica mente vergine (e se questo costituisse la causa per l'annullamento del matrimonio). Egli risolve il problema quasi incidentalmente osservando che solo una donna nella storia ha partorito rimanendo vergine (col. 694). Problemi sul procedimento fisico secondo cui Maria generò un figlio restando vergine eccitarono l'immaginazione di molti contemporanei di Incmaro e di alcuni suoi amici. San Radberto scrisse un trattato sull'argomento, il De partu virginis (per il quale v. Edith Ann Matter, The
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"De partu virginis" of Paschasius Radbertus: Critica/ Edition and Monographic Study, Ph. D. diss., Yale University, 1 976). 1 2 9 Col. 693 : "Nemo igitur dicat, non perpetrare eum peccatum sodomitanum,
qui contra naturam in masculum ve! in feminam turpitudinem, et attrito, ve! attactu, seu motu impudico, ex deliberatione et studio immundus efficitur". 1 3 0 Si riferisce a esso con "lutum", "lordura", e "fluxus", una parola con una connotazione principalmente negativa. 13 1 "Di qui san Prospero nel suo libro Virtù e vizi osserva: "Così è che l'emissione corporale, che è sperimentata innocentemente durante il sonno, solo per peccato capita a quelli che sono svegli. Nel primo caso un eccesso di fluido [plenitudo humoris] viene espulso naturalmente, nel secondo la concupiscenza è un'indulgen za peccaminosa". 132 Coli. 692-93 : Quae carnem ad carnem, non autem genitale carnis membrum ·intra carnem alterius, factura prohibente naturae, mittunt: sed naturalem huiusce partis corporeae usum in eum usum qui est contra naturam commutant: quae dicuntur quasdam machinas diabolicae operationis nihilominus ad exaestuandam libidinem operari; et tamen fornicantes in corpus suum peccant". 1 33 Col. 692: "Unde constar, quia sicut idem dicit Apostolus ad Romanos, cum masculi in masculos, ve! feminae in feminas, sive masculi in feminas, ve! quilibet per se ipsos modo quolibet turpitudinem operantes, immunditia est, quae separar operantem a regno Dei, et in inferna demergit". 1 34 Ibid. : "Similiter et masculi in masculos turpitudinem operantes ... qui ab Apo stolo masculorum concubitores appellantur, et molles, qui huic turpitudini volup tuose succumbunt. Sed et qui tollit membra Christi facit membra meretricis, adhaerens meretrici". D'altra parte fu uno dei primi moralisti medievali a citare Gioele 3 : 3 come riferimento omosessuale (forse inconsapevolmente - non dà alcuna fonte) e sembra che abbia interpretato Eph. 5 : 12 come un'allusione alle pratiche omosessuali. 1 35 "Spiritualmente dobbiamo guardarci dall'indebolire [effeminare] chi è forte e di animo virile (nelle Sacre Scritture l'uomo viene chiamato perfetto in virtù) con le parole o con le azioni per non dissolverci con lui e morire insieme" ("Spiritualiter autem eum qui fortis est animo et masculus [vir enim in divina scriptura, perfectus in virtutibus nominatur] verbis pravis ve! actionibus effeminare caveamus, ne cum ipso dissolvamur et simul moriamur", PL, 1 13 :354). 136 Decretorum libri XX, Liber 19 (PL, 140:967 -68). Per le fonti di Burchardo, cfr. Pau! Fournier, Etudes critiques sur le decret de Burchard de Worms, in > 48, n. 2, 1936, p. 174. Poesie su alcune forme di omosessuali, tà si trovano in tutta la raccolta di Werner: ad esempio nn. 8, 9, 60, 6 1, 1 9 8-200. E possibile che molte poesie in questa raccolta, che richiama alla mente quella di Marbodo, siano realmente sue opere non riconosciute, anche se probabilmente sono sue imitazioni. 92 Il n. 9, Obiurgatio amatoris puerorum, non contiene alcun cenno di offesa morale, ma semplicemente un esercizio di denominazione, una sorta di sirventès. Il verso 13 ("Exponam quare te nullus debet amare ... ") suggerisce che fu scritta a un rivale. Wilmart la classifica come poesia di Marbodo, ma non è compresa nell'edi zione PL delle opere di Marbodo. Vari manoscritti la includono tra le poesie che possono essere attribuite a Marbodo con maggiore certezza: v. ad esempio, Wright, Anglo-Latin Satyrical Poets, cit. 2: 158. 9 3 Cfr. le fonti citate qui sopra, cap. 7, n. 52. 94 Ad esempio, "praellni hefnir, en argr aldrig" (Grettir's Saga), cit. in Richard Styche, Homosexuality in the lcelandic Republic from the Age of Settlement unti/ 1262 (studio non pubblicato), p. 1 1 ; per la somiglianza nel legno, v. Gragas, the Arnamagnaean Legate, Copenhagen, 1829, 2: 147, sez. 105 ; e Gi�li's Saga, 2, in Vestfiritinga sogur, a cura di Bjorn Th6r6lfsson e Gu8ni J6nsson, in «lslenzk fornrit» 6, Reykjaivik, 1943 . 95 Haralds saga haritraita 67 ("Snegluhalla pttr"), in Flateyjarb6k, en Samling af Norske Konge-Sagaer, a cura di G. Vigrusso�J. e C. Unger, Christiana, 1 8 60-68, 3 : 427: "Hefir j:>u sied betri auxi. Eigi rettla ek seigir Halli. Villttu lata serdaztt ti! auxarennar seigir konungr. Eigi seigir Halli. en vorkun piki mier ydr ath ier vilid suo selia sem ier keypttud". 9 6 Ad esempio, BM, Add. 24 199, Cotton, Vitellius A.XII; Bodleian, Digby 65, Rawlinson G. 1 09. 97 Per l'indifferenza v. ad esempio Wright Anglo Latin Satyrical Poets, cit., 2: 1 19, n. 1 15 ; e 121, n. 122; e anche 122, che sembra avere un doppio significato in un contesto simile. L'ostilità laica senza alcun riferimento alla moralità cristiana è esemplificata nella poesia 234 della stessa raccolta (n. 145). 9 8 Strecker, Moralisch-satyrische Gedichte Walters von Chatillon, cit., pp. 69-70. Filii nobilium, dum sunt iuniores, mittuntur in Franciam fieri doctores, quos prece vel precio domant corruptores; sic pretextatos referunt Artaxata mores. Et quia non mutuunt anime discrimen, principes in habitum verterunt hoc crimen, virum viro turpiter iungit novus hymen, exagitata procul non intrat femina limen. 99 Ibid. , p. 102: "Ex hiis esse novimus plures Sodomeos, l deas non recipere set [sic] amare deos". 100 Ibid. : "Set quotquot invenerit huius rei reos, l qui in celis habitat, irridebit eos". Molte espressioni di Gualtiero e alcune sue teorie sono imitazioni - ci sono molte citazioni da Giovenale -, ma questa sembra essere originale. ,
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1 0 1 La poesia 149 di Baudri è di fatto dedicata a lui: v. Abrahams, pp. XXVIII XXIX, e Hauréau Mélanges, pp. 1 07-08 . Ci sono anche echi di Baudri nelle poesie di Ildeberto (o viceversa? - non si può essere sicuri). 1 °2 Per la consacrazione di Ildeberto v. Gallia Christiana, Parigi, 1 856, vol. 14, col. 74. 1°3 O forse "il mezzano con il galantuomo" : il latino "cum sene laeno" è ambiguo. 104 Hauréau, Mélanges, p. 69: Innumeras aedes colit innumerus Ganymedes, Hocque, quod ipsa solet sumere, Juno dolet. Hoc sordent vitio puer et vir cum sene laeno, nullaque conditio cessat ab hoc vitio. 105 Ibid. , pp. 1 87-8 8 : "Multa domus multos fertur habere Joves. l Non tamen exptectes Ganymedis crimine coelum". 1 06 Si trova in due dei migliori manoscritti della poesia di Ildeberto (BN, Baluze 120, e BM, Add. 24 199), e Wilmart lo classifica indiscutibilmente autentico (p. 1 8 1), malgrado i dubbi di Hauréau (Mélanges, pp. 177 -78). Le argomentazioni di quest'ultimo contro l'autenticità della poesia non sono convincenti ("La distinzio ne fatta dal poeta e la sua affermazione attenuativa - 'Io lo chiamo errore' - sono così ripugnanti che il poeta non poteva essere Ildeberto ... Questi amori sono molto stigmatizzati in due poesie di cui Ildeberto è il più probabile autore") : dal punto di vista letterario non c'è ragione di supporre che siano di Ildeberto le poesie anti-gay piuttosto che quelle a favore dei gay, mentre da una prospettiva storica i versi a favore dei gay sembrano molto più probabili. Anche se non scrisse la celebrata poesia sull'ermafrodito (Hauréau, op. ci t., p. 14 1-4 7, suggerisce che è dubbio; ma Wilmart l'accetta senza riserve, Le florilège, cit., p. 1 8 0, n. 4), certamente abbellì l'antico racconto del Padrone e del Servo (Hauréau, p. 178), la cui moralità in nessun modo è più ortodossa di quella di Iphis e Ianthe, anche se il suo tema eterosessuale era meno offensivo per Hauréau. 1 °7 Hauréau, op. cit., p. 177: Cum peteret puerum Saturninus, Iphis Iantha, Coetus ait superum: "Scelus est". Illud voco culpam. Quo prohibente nefas, ludum ridente virorum. Alter fit iuvenis, fit femina neuter eorum. Si scelus esset idem, sententia coelicolarum Alterutrum transformaret, neutramve duarum. Iphis era una ragazza cretese educata come un ragazzo e mutò in ragazzo quando si innamorò di un'altra ragazza, Ianthe; l'"illud" e !'"idem" dei versi 2 e 5 devono riferirsi all'omosessualità maschile; anche Ovidio sembra condannare l' omosessua lità femminile nel suo racconto su Iphis e lanthe, anche se era alternativamente indifferente o favorevole all'omosessualità maschile. 1 08 Dronke (Poetic Individuality, cit., p. 1 16) parla di "un'agonia mista a colpa che la Bibbia non conosce affatto", basandosi sui versi "que peccata, que scelere l nostra sciderunt viscera" (47-48). Queste parole mi sembrano implicare nient'altro che la separazione dei due ("nostra sciderunt viscera") era causata dalla malignità e dalla peccaminosità. D'altra parte il tono generale della poesia è marcatamente più erotico di quello di qualsiasi altro planctus. 1 09 Testo in OBMLV, n. 1 72, pp. 246-50, rr. 45-46, 69-92, 1 05 - 1 10; commento di Dronke citato sopra. ,
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1 10 Nella introduzione alla sua edizione di Amis and Ami/oun, Londra, 1937, MacEdward Leach analizza i vari tipi e le divisioni della storia, che apparve dapprima in latino, ma rapidamente si diffuse nella maggioranza delle lingue volgari europee. La bibliografia sul soggetto è vasta: Leach fornisce le fonti principali. Per uno studio più recente, v. R.J. Hexter, Equivoca/ Oaths and Ordea/s in Medieva/ Literature, Cambridge, Mass., 1975, pp. 27-3 7 e le note e la bibliogra fia. 111 Per un'analisi delle fonti della leggenda cfr. Gédéon Huet, Ami et Ami/e: /es origines de la légende, in «Moyen Age» 30, 19 19, pp. 162-86; e l'introduzione di Leach. A mio avviso nessuno ha considerato la possibilità dell'influenza ellenistica attraverso la Spagna musulmana. Sulle possibilità di tale trasmissione cfr. Greece in the Arabian Nights, in Gustav von Grunebaum, Medieva/ Islam, Chicago, 197 1 ; e il cap. 9 qui di seguito. 1 12 La cessione da parte di Amis della moglie ad Amile richiama la leggenda di Lantfrid e Cobbo. 1 13 Ho riassunto dalla prosa in antico francese del XIII secolo la versione del racconto pubblicata in Nouve//es françaises en prose du XII• sièc/e, a cura di L. Moland e C. d'Héricault, Parigi, 1 856, pp. 35-82.
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Il trionfo di Ganimede : la letteratura gay nell'alto Medio Evo
Forse ciò che è più sorprendente negli anni che vanno dal 1050 al 1 15 0 è la ricomparsa, per la prima volta dalla decadenza di Roma, di testimonianze su quella che si può chiamare "cultura" gay. La sua più evidente manifestazione fu la letteratura gay: nel precedente capitolo ne ho trattato gli aspetti generali e l'estensione. Singoli scrittori, narrando i loro personali sentimenti isolati tra loro, per quanto numerosi, probabilmente non costituiscono una "cultura" nel senso più comune del termine ; ma una rete di tali persone, consapevoli della loro comune differenza dalla maggioranza e in grado di influenzare la percezione, propria e altrui, della loro diversità, mostra il tipo di cambiamento qui in discussione. Un corpo di letteratura gay della proporzione e del genere analizzati qui di seguito non si era visto in Europa dal I secolo d.C. e non si sarebbe nuovamente incontrato fino al XIX secolo. Come per moltissime questioni riguardanti il presente argomen to, il tipo di analisi possibile, al momento, è insoddisfacente. Le cause della fioritura della cultura gay restano in parte misteriose. Si possono mettere in relazione con altre correnti culturali del perio do, come la nascita di quello che viene chiamato "amore cortese", ma tali filoni, anche se più studiati, non sono compresi molto meglio della stessa cultura gay e rallentano e non aiutano la discus sione che tenta di stabilire correlazioni tra tali concetti indefiniti. Né è evidente che l'accresciuta tolleranza da sola abbia prodotto simili manifestazioni culturali; si possono riferire più direttamente al grande aumento della produzione letteraria generale del periodo o anche alla cultura stessa. Certamente la familiarità con le consue-
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tudini artistiche gay dell'antichità ebbe molto effetto su quelle dell'XI e XII secolo, ed è evidente che l'aumento dell'istruzione e della prosperità si riflette sulla manifestazione artistica di un più largo numero di fenomeni sociali. D'altra parte, il tasso d'istruzio ne probabilmente continuò ad aumentare fino al XIV secolo, men tre le testimonianze della "cultura" gay scompaiono quasi del tutto dopo il XII secolo. Progressi nella conoscenza di molte discipline saranno probabilmente necessari per chiarire la natura di uno sviluppo così vasto e complesso ; il massimo che qui si può fare è descriverlo. È bene ripetere, come prefazione a questo materiale, che, anche se qui il problema riguarda l'aspetto delle loro vite che distingueva no tali scrittori dalla maggioranza - il loro interesse romantico verso persone dello stesso genere -, costoro erano, nello stesso tempo, membri e partecipi di una più vasta cultura che li circonda va. La maggior parte della loro produzione letteraria tratta di temi religiosi standard di natura assolutamente ortodossa. Moltissimi di loro erano importanti uomini di Chiesa, forniti di considerevole autorità ecclesiastica; nessuno fu accusato di accettare teorie non ortodosse, sia in vita che dopo la morte. Baudri de Bourgueil ( 1046- 1 13 0), abate del monastero benedet tino francese di San Pietro e poi arcivescovo di Do l, riassume in sé la transizione dalle passioni ascetiche della tradizione dell'amore mo nastico, trattato nel capitolo precedente, alla poesia chiaramente erotica più caratteristica dell'XI e del XII secolo. Molte sue poesie sono nello stile più antico dell'affetto appassionato, ma spirituale, come la poesia a Goffredo di Reims, 1 che egli si offre di immortala re in versi, o quella scritta all'amico Gal o, 2 così simile alla lirica di Valafrido a Liutgero ("Non ho nulla per te se non un semplice pegno d'amore"). 3 Echi di Valafrido - o almeno della tradizione che rappresentava - sono presenti anche nella sua poesia al monaco Rodolfo, che chiama il suo "Altro se stesso, o me stesso, se due spiriti possono essere uno solo. l E se due corpi possono realmente diventare uno solo". 4 In molti di questi versi la passione implicita chiaramente non si riferiva all'attrazione fisica. Per esempio, scri vendo a Galo dice: "Ti amo intensamente perché sei intensamente amabile", ma procede quindi a spiegare che "è il tuo talento che mi fa amare te". 5 In altre poesie non c'è nessuna pretesa di affinità spirituale. "Né la rosa né la viola adornano la stagione primaverile
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più l Che tu solo, le schiere di giovani" fu scritto a un giovane che non aveva neanche incontrato: aveva saputo della sua straordinaria bellezza e poteva a stento aspettare, diceva, di giudicarne la grazia di persona. 6 Altre poesie non riescono per poco a raggiungere il candore dell'"Idolo di Venere". Ci sono un'ottantina di versi (3 8 ) dedicati a un bellissimo ragazzo7 la cui boria irrita particolarmente Baudri e un rimprovero a un giovane che gli aveva scritto con velate allusio ni, provocando Baudri a chiedergli : "Se desideri essere il mio ragazzo, chiarisci queste allusioni". 8 Tra le molte poesie d'amore a un certo Giovanni, c'è il suo lamento per la volubilità del giovane: Mi meraviglio e non posso esprimere la mia sorpresa Che il mio Giovanni non si è affrettato a tornare da me, Anche se mi promette sempre che ritornerà. O il ragazzo è malato, o si è dimenticato di me. Il ragazzo è volubile, come ogni cosa giovane. Un uomo non è in alcun luogo sicuro, e in nessun luogo [corre abbastanza veloce. 9 Baudri per due volte fu rimosso dalla carica per misteriosi scan dali, 1 0 ma non ci sono prove che questi fossero in relazione con le sue preferenze erotiche. D'altra parte, come vescovo, era convinto che si dovesse mantenere una decorosa immagine pubblica (''L'a mante prudente maschera le manifestazioni d'amore") 1 1 e scriveva diffusamente al suo amato Pietro - di cui portava sempre il pettine a ricordo del loro amore - sull'argomento della discrezione nel "gio co d'amore". "Se puoi, che la tua mente e i tuoi atti siano sempre alla luce del sole, ma se non puoi, almeno tieni per te le tue confidenze." 12 In alcuni punti Baudri tentava anche di ripudiare la sua poesia d'amore, dicendo che aveva scritto come se un giovane amore lo incitasse: Ma né un amore giovane né un grave peccato mi hanno mai [condotto fuori strada;
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Una gaia meditazione mi ha davvero dilettato, perché io [sono una persona gaia. 1 3 "Nessun cattivo amore" affermava "mi ha mai raggiunto". 1 4 Anche i dinieghi di Baudri rivelano profondamente alterati gli atteggiamenti e i sentimenti verso i gay. Il problema cruciale evi dentemente era la liceità per un vescovo di scrivere poesie erotiche, non il genere delle parti interessate. Baudri ammette in modo franco che la poesia era scritta per entrambi i sessi : "lo scrivo ai ragazzi, ma non dimentico le ragazze"; "Scrivo per piacere sia ai ragazzi che alle ragazze"; "Entrambi i sessi sono stati dilettati dai miei versi". 1 5 Baudri forse è stato preoccupato dalla reazione laica alle sue relazioni erotiche e alla sua poesia, ma da parte sua accettava l'amore in quanto buono in se stesso e per se stesso e non aveva nessuna difficoltà a indirizzare il suo amore verso una persona dello stesso sesso. Nella ricostruzione poetica di Baudri della corrispon denza tra Floro e Ovidio, Floro difende ovviamente l'autore stesso quando esclama: Non sei tu che insegni al tempo, ma il tempo a te: Venere seppe come amare senza i tuoi versi. Dio fece la nostra natura piena d'amore; La natura ci insegna ciò che Dio le insegnò. Ciò che noi siamo è un crimine, se è un crimine amare Perché il Dio che mi ha fatto vivere mi ha fatto amare. 16 Moltissimi contemporanei gay di Baudri erano meno sulla difen siva. Marbodo di Rennes, 1 7 insegnante di Baudri, era maestro della influentissima scuola di Chartres, cancelliere della diocesi di An gers e vescovo di Rennes. La sua poesia, come quella di quasi tutti i poeti gay del tempo, tratta soprattutto tematiche religiose. Include anche versi amaramente satirici su un ragazzo che non vuole conce dersi : Sinceramente è malvagio, crudele e malvagio, Lui che per cattiveria del suo carattere, nega la bellezza [del suo corpo.
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Un bell'aspetto richiede una mente sana. Paziente e non orgogliosa ma docile a questo e a quello. 1 8 Forse costui era lo stesso giovane su cui Marbodo scrisse una poesia che coinvolgeva tre persone : un ragazzo che amava (''quel giovane spettacolare la cui bellezza è il mio ardore") era innamora to di una bellissima ragazza, che a sua volta era innamorata di Marbodo; pare che nessuno dei tre abbia realizzato i propri deside ri. 1 9 In ogni caso è chiaro che il vescovo avesse un amante a cui inviava urgenti richieste di ritornare da una città lontana dove si era recato per affari, se desiderava che Marbodo gli rimanesse fedele, perché altri gli stavano facendo la corte. 20 La posizione di Marbodo in quanto maestro della scuola di Chartres, che formava molti dei più importanti uomini di Chiesa dell'epoca, rese estremamente influenti i suoi atteggiamenti verso la sessualità gay.2 1 Copie o imitazioni di sue poesie gay si trovano in manoscritti di tutta Europa, dall'Inghilterra alla Germania (cfr. cap. 8, n. 9 1 , 92). In effetti sembra probabile che usasse le sue poesie come materiale d'insegnamento. Un allievo di Abelardo, Ilario l'Inglese, approfondì il tema del giovane ostinato nella sua poesia. In una serie di versi indirizzati a giovani inglesi, lodava la loro bellezza e continuava a lamentarsi della loro freddezza. 22 Non sembra che tali versi siano semplici imitazioni di fonti classiche o i Ì mtili esercizi di tendenza letteraria. Espressioni emotive come "Oh, come vorrei che tu avessi un prez zo! "23 sono chiaramente in disaccordo con i pregiudizi dell'età classica e difficilmente questo tipo di motivo letterario si sarebbe diffuso nelle scuole religiose. I versi gay di Ilario, infatti, sono decisamente personali. In una poesia esprime l'ansia per il conflitto dei suoi sentimenti per un giovane e l'impegno che lo lega a una donna: Quando ti vidi, Cupido mi colpì subito, ma io sono incerto, Infatti mi trattiene la mia Didone, Di cui io temo l'ira.24 Malgrado questa "Didone" quasi tutti gli studiosi che hanno preso in esame le poesie hanno concluso che gli scritti a donne sono
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caratterizzati da una "totale mancanza di reale emozione", mentre quelli a ragazzi sono estremamente personali e sinceri. 25 In effetti l'argomentazione che il contenuto gay della poesia del XII secolo rappresenti solo allusioni classiche o "echi di Ovidio" non si basa su un esame critico stringente. È vero che versi come quello di Baudri "Scrivo per piacere sia ai giovani che alle ragazze" sono paralleli in modo notevole ai modelli classici, ma somigliano in modo egualmente notevole agli scritti contemporanei degli ebrei spagnoli e dei musulmani, 2 6 che certo non copiavano semplicemen te Ovidio. L'attrazione sessuale può essere espressa solo nei termini dei due generi disponibili; è dunque fatuo in tali casi lanciarsi in analogie fraseologiche per dimostrarne la derivazione. Inoltre, d'imitazione o no, la semplice manifestazione dell'attra zione omosessuale da parte di vescovi e preti era una novità del XII secolo. Alcuino, Rabano Mauro, Valafrido e una gran quantità di poeti del primo Medio Evo si riferivano anche a modelli gay classici, ma non adottavano atteggiamenti o terminologia aperta mente sessuali. L'uso comune di temi e linguaggio apertamente gay da parte di ecclesiastici di status elevato, che scrivevano anche versi religiosi convenzionali, è prova di un orientamento della società degno di nota, che fa vedere un cambiamento più profondo di una semplice introduzione di un nuovo stile letterario. Tuttavia moltissima poesia gay del tempo non si basava sulla tradizione classica e dimostra sia la sincerità sia la verità delle relazioni gay tra il clero contemporaneo. Una delle poesie più insolite della raccolta popolare Carmina Burana riguarda una di scussione affettuosa tra due ecclesiastici che sono amanti. 27 Uno è malato e si offre di diventare monaco se Dio gli concederà la guarigione. Il suo amante atterrito gli chiede di non abbandonarlo. L'ecclesiastico sofferente è commosso, ma mantiene la sua decisio ne. Segue una lunga disputa in cui l'amante cerca ogni argomento per dissuadere l'amico dall'entrare in monastero, mettendo in evi denza la severità delle regole, la spaventevole qualità del cibo, la tristezza che provocherebbe ai suoi parenti se li abbandonasse. Il tutto senza alcun risultato : l'ecclesiastico sofferente è deciso. Alla fine l'amante esclama: O Arte del Ragionamento, Vorrei che tu non fossi mai stata scoperta !
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Tu che rendi così tante persone Solitari, miserabili chierici. e sottolinea al futuro monaco che essi saranno separati per sempre. A siffatte parole il suo compagno comincia a ripensarci: "Sto già cambiando parere", dichiara, e decide di non diventare mai mo naco. Un'altra manifestazione dell'emergere di una "cultura" gay du rante il periodo 1 050- 1 150 fu il sorgere di veri e specifici topoi gay che si diffusero nella letteratura gay e non gay di tutta Europa. Il più famoso di questi fu la figura di Ganimede, il bellissimo figlio del re di Troia che fu rapito da Giove per diventare coppiere in cielo. 28 Nella letteratura del tardo impero, Ganimede era diventato sinoni mo di ciò che il mondo antico chiamava "l'amato" in una relazione omosessuale, ma si presenta in molti modi differenti nell'alto Me dio Evo, di solito come rapprentante dei gay in generale. 29 In varie dispute del periodo è il portavoce di parte gay ed è frequentemente usato come archetipo della bellezza maschile. 30 L'uso della figura di Ganimede non era necessariamente un segno di partecipazione o anche di approvazione della "cultura" gay, ma tenendo conto della diffusa adozione di "Ganimede" come nome di persona gay e della generale familiarità di tutte le persone colte del tempo con la sua leggenda, i riferimenti artistici a Ganime de, durante il periodo, si devono considerare come potenziali allusioni a questo soggetto. 3 1 Non ci può essere dubbio, per esempio, che un capitello di quel periodo nella chiesa di La Madeleine a Vézelay che raffigura il rapimento di Ganimede da parte di un'aquila32 sia una sorta di commento della questione, anche se è molto difficile venire a sapere quale tipo di giudizio si prefigga e per chi. La rappresenta zione di Ganimede atterrito negli artigli dell'aquila che lo rapisce è stata interpretata, forse giustamente, come indicativa di un atteg giamento negativo da parte dell'iconografo verso gli aspetti dell'o mosessualità di quel periodo, forse un'accusa di un possibile abuso sessuale dei ragazzi oblati nei monasteri. 33 Tuttavia è almeno degno di attenzione che l'episodio fosse sempre stato considerato un rapimento se non una violenza, anche in Roma, e che la scultura in questione può esserne semplicemente una colorita raffigurazione.
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Sorpresa, perfino terrore sembrano assolutamente naturali date le circostanze, e i particolari della scultura corrispondono alla descri zione dell'avvenimento nell'Eneide, a eccezione soltanto di un doccione diabolico nell'angolo del capitello. Non sarebbe sorpren dente se la scultura venisse intesa semplicemente come allusione mitologica, ma anche se la rappresentazione fosse accusatoria, c'è chiara prova della importanza e della diffusione del soggetto a quel tempo : nel XIV secolo, il rapimento di un maschio per uso sessuale da 'parte di un altro sarebbe stato difficilmente considerato soggetto idoneo per la scultura ecclesiastica. 3 4 Altri temi convenzionali gay comprendevano: il giovane ostina to, menzionato occasionalmente altre volte nel Medio Evo, ma molto più comune nel periodo in discussione, e l'amore tra Davide e Gionata, che diventa la controparte biblica del pagano Ganimede come simbolo di attaccamento appassionato tra persone dello stes so sesso. Il secondo tema trovò il suo sviluppo in scritti che oscilla vano dall'ascetismo monastico di Aelredo3 5 all'umanesimo laico di Abelardo. Come quella dell'Occidente moderno, sembra che la sottocultu ra gay dell'alto Medio Evo abbia avuto un suo proprio "linguaggio" che gradualmente si diffuse nella popolazione comune. Per esem pio l'equivalente di "gay" era "Ganimede". La somiglianza di que sta parola con "gay", nel proprio bacino culturale, è rilevante. In un'età dedita alla letteratura classica, il ricorso alla mitologia greca per descrivere relazioni omosessuali non solo eliminava tacitamen te il marchio trasmesso dal biblico "sodomìta", l'unica parola d'uso comune prima o dopo questo periodo, ma anche evocava l'implici ta approvazione mitologica, la superiorità culturale, la personale raffinatezza che diminuivano considerevolmente le associazioni negative nei confronti dell'omosessualità. Anche se il termine "Ga nimede" era usato anche in modo ironico, era essenzialmente privo di un contesto morale e poteva essere impiegato dagli stessi gay senza timori. Il termine era usato come aggettivo e come nome. Si supponeva che il suo significato fosse evidente nei riferimenti letterari. Anche oscure varianti classiche del nome (come "Frix") o arcani eponimi (come "Erichthonius") diventarono comuni. Testimonianze di "so domita" sono in confronto più rare nell'XI e XII secolo che nel X o nel XIV, anche nella letteratura ostile.
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Sembra che anche la parola "ludus" (''gioco") abbia acquistato un significato particolare in certi ambienti : il suo uso ambiguo o con riferimento all'omosessualità, in molti contesti letterari diver si, suggerisce che era largamente usato con specifici significati gay. 3 6 "Andare a caccia" e la terminologia a esso riferita si trovano soprattutto nella poesia scritta dai gay o sui gay, ed è possibile che rappresentasse ciò che "dragare" significa nella sottocultura gay odierna, anche se come metafora e abbastanza chiara per non richiedere nessuna spiegazione speciale. La notevole ironia di Ga nimede, che è stato lui stesso cacciato quando l'aquila piombò su di lui, senza dubbio aumentava l'efficacia della metafora/ 7 come l'antica associazione delle lepri con l'omosessualità. 3 8 Molte altre espressioni gay sono ora perdute o indecifrabili : "legno" può avere avuto allora alcuni significati sessuali, 3 9 e il romano "mulo" 40 viene messo in contrasto in una poesia con un "cavallo" , 4 1 una distinzione senza alcuna analogia comprensibile nel "linguaggio" gay anteriore o successivo. Un'ulteriore indicazione di sottocultura distinta fu il riemergere della prostituzione maschile, forse dovuta in parte ai mutamenti demografici e/o economici. Molta poesia del periodo allude alla possibilità che giovani vendano i propri favori, un soggetto che era scomparso dalla letteratura occidentale dopo la caduta di Roma. 4 2 Questo genere include i versi di scrittori gay come Ilario e anche di scrittori non gay, come l'autore della poesia Perché la mia signora mi sospetta ? Chi parla nella poesia, nel tentativo di convincere la sua signora che egli non è gay, dice che se desiderasse esserlo, vendendo i suoi favori, ne trarrebbe grande guadagno: Anche se un signore può promettermi molto, E una misera povertà mi stringe . . . Non sono uno di quelli propensi a fare Ciò che dà profitto piuttosto di ciò che è giusto . . . lo preferisco rimanere povero e puro Che vivere ricco e corrotto. 43 Nella poesia più popolare del periodo sull'argomento, ci sono numerosi riferimenti alla prostituzione. L'avversario delle relazio ni gay sostiene che un ragazzo "vende il suo fascino, dimentico del suo sesso",44 e la parte gay ammette :
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Il profumo del profitto è piacevole ; nessuno evita il profitto. Per parlar chiaro la ricchezza ci alletta. Chi vuole arricchirsi non desista da questo gioco: Se un uomo desidera i ragazzi, dovrà ricompensarli. 45 Un altro poeta con stile stringato fa questa osservazione sull'ogget to della sua satira: "Tu preferisci essere stuprato più che ottenere denaro" 46 e Alano di Lilla ci mostra il lamento della Natura: "Molti di questi giovani che ho favorito nella grazia della bellezza sono ora così ossessionati dall'amore del denaro che hanno trasformato i loro martelli d'amore nei doveri dell'incudine" . 47 Una poesia anonima menziona bordelli maschili a Chartres, Orléans, Sens e Parigi; un'altra conservata nello stesso manoscritto fa intendere che tali bordelli impiegavano solo uomini con genitali molto sviluppati. L'applicazione di tale criterio discriminante sa rebbe stata difficilmente possibile a meno che non ci fosse una vasta domanda di tali servizi e una numerosa categoria di quelli disposti a forn � rli. La semplice menzione di tali locali è impressionante ; simili riferimenti (positivi o negativi) sono completamente assenti nella letteratura cristiana fino all'XI secolo e scompaiono immediata mente dopo il XIII secolo. Uno d ei risultati più interessanti della riemergente sottocultura gay fu la presenza per la prima volta nella letteratura latina di dispute tra l'amore omosessuale e quello eterosessuale. 48 Anche se tali dispute erano comuni nella letteratura greca fino al IV secolo, erano scomparse completamente durante il primo Medio Evo, e non si conoscono equivalenti latini prima del XII secolo. Inoltre, a parte la somiglianza delle premesse - un trattato su quale tipo di amore sia superiore -, non c'è alcuna connessione dimostrabile tra i dubbi dell'antichità e le controversie poetiche dell'alto Medio Evo. La prima, più importante e più lunga di queste controversie fu la Disputa fra Ganimede ed Elena. Gli studiosi moderni hanno larga mente ignorato questa poesia, ma era estremamente popolare nel Medio Evo : è sopravvissuta intera o in frammenti in manoscritti di tutta Europa, dall'Italia all'Inghilterra, 4 9 e veniva recitata ad alta voce per gli studenti e imparata a memoria da molte persone colte. La sua influenza sulla letteratura successiva fu profonda. 5 0 Anche se non c'è probabilmente nessuna connessione tra Cani-
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mede ed Elena e le controversie ellenistiche su questo soggetto/ 1 la poesia potrebbe non essere del tutto originale. Le dispute erano il piatto forte della letteratura del XII secolo. 52 C'erano trattazioni poetiche sulla questione se fossero amanti migliori gli ecclesiastici o i cavalieri (gli ecclesiastici vincevano sempre : erano gli autori delle poesie} / 3 se la primavera o l'estate fosse la stagione più propizia per l'amore, sulle finezze delle buone maniere, su quale ordine mona stico fosse superiore in virtù e anche su problemi dottrinali. Mentre è del tutto possibile che Ganimede ed Elena fosse una variazione spontanea su questa tradizione, in risposta alla crescente importan za della minoranza gay del tempo (o composta da uno dei suoi membri ?), ci sono somiglianze sorprendenti tra essa e una disputa simile nelle Mille e una notte che richiede attenzione. Ne La disputa tra l'uomo e la donna colta di Bagdad sulla relativa superiorità delle ragazze e dei ragazzi gli interlocutori conducono una disputa molto simile a quella tra Ganimede ed Elena. 5 4 L'uso di un'interlocutrice nella disputa è particolarmente significativo ; nessun esempio pre cedente di questo genere coinvolge donne nelle dispute. Questa alterazione del modello classico riflette un profondo cambiamento nella posizione delle donne nei milieux in cui le dispute furono scritte; invece di apparire nella letteratura d'amore come semplici oggetti, preferiti da un maschio e rifiutati da un altro, in queste trattazioni dell'amore gay le donne vi partecipano nel loro proprio interesse, come intellettuali sullo stesso piano dei maschi coinvolti e come persone i cui diritti sessuali meritano uguale attenzione nell'arena della disputa. Anche se la disputa araba non è scritta interamente in versi, la maggior parte delle argomentazioni sono citazioni poetiche . Il tono è acre e la misoginia vi gioca larga parte proprio come in Ganimede ed Elena. Le argomentazioni vertono su molti soggetti; la loro ingenuità è parallela a quella in Ganimede ed Elena. Entrambe le dispute sono iniziate dalla donna, ed in entrambe sembra che sia la vincitrice, ma in base a osservazioni poco convincenti. In alcuni punti le somiglianze tra le obiezioni delle due donne sono sorpren denti; entrambe criticano le relazioni omosessuali sulla base del l'onta che lasciano ed entrambe infine contestano il dibattito col pretesto del pudore offeso. 55 . È estremamente improbabile che il racconto arabo nella sua forma presente possa precedere Ganimede ed Elena, ma non è
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affatto inverosimile che un prototipo potesse essere stato conosciu to dagli autori delle due opere. 5 6 Tutti gli studiosi concordano che il dibattito latino è stato composto nel XII secolo o più tardi, ed è possibile che il suo compositore possa avere conosciuto una storia araba su una falsariga simile, specialmente se viveva nel Sud della Francia, come è stato supposto. 57 Anche se la loro precisa natura e la loro collocazione sono ancora dibattute, c'è oggi scarsa opposi zione all'idea che le tradizioni letterarie islamiche della Spagna esercitassero una certa influenza sulla poesia della Francia del Sud. 5 8 Ganimede ed Elena forse porta il segno di quell'influenza. D'altra parte la poesia è certamente originale sotto vari aspetti e merita di essere considerata per i suoi meriti. È troppo importante per essere riassunta qui e viene tradotta nella sua interezza nell' Ap pendice 2. Alcuni punti meritano una chiarificazione. L'evidente vittoria di Elena dovrebbe essere considerata con cautela. Un ripu dio messo alla fine di opere che celebrano temi sessuali come la passione erotica (di ogni tipo) è comune nella letteratura dell'alto Medio Evo. La poesia che tratta esclusivamente temi eterosessuali include essa pure questi "finali a sorpresa". Le reali simpatie dello scrittore in tali casi devono essere lette tra le righe, ma nel caso di Ganimede ed Elena questo non è facile . A entrambe le parti si dà la possibilità di segnare dei punti l'uno contro l'altra, ed entrambi portano argomenti buoni e cattivi. La bellezza di Elena e di Gani mede viene descritta senza accennare alla preferenza dell'autore, e moltissimi argomenti risultano pari; le argomentazioni di Elena derivanti dalla "natura" non si possono prendere molto seriamente in una poesia di questo tipo, né le sparate misogine di Ganimede erano adatte a stimolare il pubblico del XII secolo abituato a polemiche antifemministe. Il narratore segna un punto a favore di Elena parlando della fertilità dell'accoppiamento eterosessuale un luogo comune nella letteratura coeva -, ma il suo punto di forza migliore è l'attacco contro la cupidigia del ragazzo, che è special mente interessante : ella vuol dire che troverebbe il comportamento di lui meno biasimevole se fosse motivato dall'amore. Questa è probabilmente un'indicazione dell'assoluto valore dell'amore nella società che produceva la poesia. L'argomentazione ("lo spreco del seme") con cui ella vince è stata precedentemente espressa senza effetto e sarebbe irrilevante nel tipo di ambiente che poteva pro durre un'opera di questo tipo. 5 9
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Le argomentazioni di Ganimede sono varie. Elena evidentemen te cede all'affermazione di lui secondo cui il comportamento gay è comune tra la gente più importante e influente del tempo e molte persone, che lo denunciano come peccato, vi sono coinvolte. Alcu ni argomenti molto superficiali di Ganimede fanno il danno mag giore, per esempio le sue parole sull'interesse di Giove verso di lui in contrasto a Giunone, all'apertura del dibattito. Senza riguardo alle sue simpatie personali è chiaro che lo scrittore si diverte più con gli argomenti di Ganimede e che era maggiormente ispirato nel tratteggiarli. Il suo argomento sulla superiorità dell'accoppiamento con persone dello stesso sesso sulla base della grammatica era così intelligente e così felicemente espresso che fu citato per più di un secolo nelle maggiori opere sull'omosessualità, sia a favore che contro di essa. 6 0 Quello che probabilmente è più significativo della poesia non è chi vinse o chi perse o quali erano i sentimenti dell'autore, ma l'ambiente tollerante in cui deve essere stata scritta. Crea in modo sorprendente un parallelo con la noncuranza del genere nella poe sia ellenistica: gli dei stessi parteggiano per entrambe le fazioni: "Alcuni sono attirati da Elena, altri da Ganimede" (v.66). Non c'è nessuna punizione o penitenza alla fine per lo sconfitt,o Ganimede, che si rallegra solamente perché l'amore lo trascina da Elena ed essi si sposano. 6 1 In alcune versioni l'ultimo verso del poeta è chiara mente a doppio taglio: "Dio, se mai farò questo [cioè 'sodomia'] ignorami ! " ("Deus, hoc si fecero, sis oblitus mei ! ") ; in altre (inclusa quella che forse è la copia migliore) l'autore adotta un tono un po' più rivelatore : "Dio, se mai farò questo, abbia pietà di me". 62 Ganimede ed Elena era il prodotto di una società in cui i gay erano un segmento importante della popolazione, dove le difese dell'amore gay erano sufficientemente comuni da assumere un tono ardito più che apologetico e da avere ispirato il genio poetico per rappresentarlo. L'estrema popolarità della poesia in molte aree d'Europa può essere dovuta al fascino che esercitava su società meno tolleranti o all'ubiquità delle condizioni che le avevano dato ongme. Una disputa simile, di cui rimane solo una copia, 63 può essere stata influenzata da Ganimede ed Elena; comprende 'u na discussio ne sarcastica tra Ganimede ed Ebe prima del concilio degli dei. Se il
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suo autore conosceva la poesia precedente, tuttavia, prese a presti to poco, tranne questa situazione. Ganimede ed Ebe è di gran lunga più erudita di Ganimede ed Elena; la poesia è metrica piuttosto che ritmica, i suoi novanta versi sono colmi di allusioni e di linguaggio classico e fu probabilmente ispirata a un passo del commento di Servio sull'E neide /4 dove Giunone viene raffigurata oltraggiata dall'arrivo di Ganimede che prende il posto di Ebe come coppiere degli dei. 65 Nella poesia Giunone teme di rimproverare Giove da sola e persuade Ebe a parlare contro Ganimede davanti agli dei e a chiedere che non gli sia permesso di usurpare gli onori giustamente goduti dalle dee. Diversamente dall'autore di Ganimede ed Elena, l'autore di questa poesia non ha alcuna pretesa di neutralità; in modo chiaro e inequivocabile è dalla parte di Ganimede che, dice, fa eclissare la bellezza di Ebe, "Come il sole eclissa la luna" (5 1-52). Anche se mostra l'influenza classica, Ganimede ed Ebe è origina le e pare rappresenti un atteggiamento personale piuttosto che un esercizio letterario. Ebe non fa ricorso alle tradizionali proibizioni morali contro gli atti omosessuali, né la "natura" viene menzionata se non di sfuggita; invece, ella lamenta il successo dell'avventura celeste del rivale e chiede che il suo effetto pericolosamente poten te sugli dèi sia in qualche modo tenuto sotto controllo. La replica di Ganimede è sarcastica e amara; allusioni in parte misogine in parte ellittiche che possono aver avuto qualche significato come proverbi contemporanei o forse come linguaggio convenzionale nella sotto cultura gay. Certamente è una difesa meno efficace dell'omoses sualità della risposta di Ganimede nella poesia precedente, ma probabilmente non meno sincera. La tirata finale "O a buon diritto mi godo il re del cielo, o si dovrà considerare un crimine l Qualcosa che il fato ha reso necessario" (89-90) - ricorda molto la difesa eloquente di Baudri della sua natura e suggerisce l'esistenza di una opinione tra i gay del tempo secondo cui le loro preferenze erano innate e quindi senza colpa. Questa idea, se diffusa, poteva essere responsabile della quasi totale assenza di una teologia mora le contraria sull'argomento durante questo periodo; in ogni caso è certo che nel secolo seguente san Tommaso d'Aquino era preparato ad accettare il credo di Aristotele, secondo cui le tendenze omoses suali erano innate e perciò "naturali". Una disputa molto meno erudita, ma in qualche modo più inte-
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ressante sull'amore gay, può essere stata inventata senza cognizione da un sostenitore dell'eterosessualità. Un unico manoscritto, ora conservato a Leida, contiene versi separati che attaccano l'amore gay e le pratiche omosessuali, che nominano Chartres, Sens, Or léans e Parigi come luoghi famosi per le pratiche descritte e che denigrano la sottocultura gay fiorente e ben sviluppata della prosti tuzione e di interessi erotici molto particolari. 66 Che periscano Chartres e Sens, dove Adone si vende Secondo la legge del bordello, i maschi sono prostituiti. Una nobile città, una città unica infettata da questi mali, Parigi si rallegra di unirsi a un giovane maestro. Tu sei più depravata di tutte queste, Orléans; Tu perisci mantenendo la palma di questo crimine. Fino a ora Chartres e Parigi si erano rivelate Nel vizio di Sodoma; ora Paride di Sens è diventato una Io. 6 7 Gli uomini di Orléans sono famosi - se pensi bene Per abitudini di questo tipo - per dormire con i ragazzi. Per consiglio di Ve nere la mia ragazza mi manda un ragazzo [squillo. 6 8 Con questo membro ella vuole tenere per se stessa il suo [ventre. Nemico della natura, che non ti curi di generare, Versi il tuo seme nel grembo vietato di Erittonio. 69 Brucia, o Dio, con il soffio della tua saetta, il nemico della [natura, Che spreca la fatica della creazione nel grembo di un maschio. Dovrebbe morire vergognosamente chi, accoppiato in un [amore vergognoso, Dà alla coscia di un ragazzo ciò che deve alla bocca del ventre. Dolce compagno, d'ora innanzi disprezza le legioni di [Gomorra, E ricordati, ti prego, del fatto che tali Città sono finite rovinate col fuoco.
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Quando tu sei supino, mentre ti inchini sull'altare .d ella [morte, Tu cambi i galli in galline e i ragazzi in ragazze. Piccoli nel corpo, sta' sicuro che sono giganti nell'inforcatura, Perché tutti i piccoli hanno un membro grande. Anche se uno è piccolo, non di meno la misura della taglia È quella dell'inguine, che deve essere grande. 70 Un uomo che è libero di peccare, pecca meno; la libertà Rende deboli i semi del male. Chi è meno libero di peccare, l'occasione rara Lo trascina in modo più veemente in ogni occasione di [peccato. La donna avida ha un ricettacolo in tre luoghi, Donde il crimine di Sodoma è facile da imitare per molti, Perché tutto ciò che si richiede è gioventù e bellezza. Aggiunta a questi versi, nello stesso manoscritto, ma con diversa scrittura, c'è una raccolta incompleta di versi a favore dell'amore gay, ovviamente intesi a essere una confutazione di quelli che li precedono. Venere indiscriminatamente accetta ogni rimedio, Ma solo il saggio si rallegra del tenero Ganimede. Ho sentito dire che si diverte con Venere più di lei, Ma Venere è felice, perché egli la dà a intendere solo ai [ragazzi. 7 1 Niente è più certo di questo, che Venere sarebbe Privata di ogni dolcezza se mancasse Ganimede. Infatti il suo volto sorride, la sua carnagione splende, le sue [gambe sono lievi, 72 Il suo ventre è dolce, il suo cuore gentile, la sua bellezza [affascinante; Il suo contegno è aperto e senza timidezza, il suo spirito È pronto per il peccato dei ragazzi, e il suo corpo pronto A soggiacere a qualsiasi cosa il suo seduttore voglia chiedere :
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Questo ragazzo supera ogni tesoro; nulla è più benedetto di [lui. Molti troverai per i quali il peccato coi ragazzi è esecrabile a [parole Ma non nei fatti. E più lo detestano a parole - per nascondere ciò che amano [e agire liberamente Più indulgono nei loro atti. Venere accende ogni fuoco, ma il più grande calore Sta nell'amore coi maschi; chiunque l'ha provato lo sa. Spesso vedrai vecchi la cui giovinezza era così sordida .. /3 La fraseologia e la forma di questa "disputa" hanno poca relazio ne con quella trattata sopra, ma evocano condizioni sociali simili, cioè l'esistenza di una sottocultura gay abbastanza cosciente per scrivere una difesa letteraria a suo favore e per affermare la superio rità dell'erotismo omosessuale. 74 Un'altra disputa pastiche segue una declamazione contro i mali causati dalle donne, in cui il poeta schernisce gli argomenti dell'a more eterosessuale basati sulla procreazione : L'amore di una donna non è amore : è veleno. Ha sapore di miele nel gioco; il pus è pieno di putredine. Se ci sarà qualcuno che domanderà: "Perché dunque le ap[prezzano ?". Da queste provengono i figli, perciò apprezziamo le donne ; E sono le custodi della casa come i lupi delle loro tane. 75
È seguita da un distico che predice dannazione eterna per i "sodo miti " : "Che crepi e vada all'inferno senza ritorno, l Chi preferisce i giovani come mogli". 76 Ma questo a sua volta trova risposta in un altro distico, evidentemente (anche se in modo indiretto) a soste gno della "naturalezza" della sessualità non procreati·�a: "Contro di te, o Natura, che sei più bella di tutto, l Nessuno ha peccato a meno che non abbia creato qualcosa di mortale". 77
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Questa straordinaria fioritura della sottocultura gay, con una letteratura altamente sviluppata, il suo gergo particolare e le sue convenzioni artistiche, la sua vita "bassa" e le sue elaborate risposte alle critiche, non sopravvisse a lungo nel XIII secolo. La società che la produsse - una società in frenetica espansione e di intensa devozione verso i valori umani dell'antichità, una brillante cultura urbana consapevolmente tollerante delle diversità degli uomini venne radicalmente cambiata durante il XIII secolo da forze che saranno analizzate nel capitolo seguente. Data la complessità della scena politica del tempo e l'infinita varietà delle risposte umane, è impressionante come la tradizione artistica gay sia stata interrotta completamente e in modo traumati co. Poche poesie, esempio di questa tradizione, sopravvivono nella prima metà del XIII secolo/ 8 incluso ciò che può essere l'unico esempio esistente di poesia d'amore medievale scritta in lingua volgare da una donna a un'altra. 79 Ma alla fine del secolo tale letteratura ed evidentemente la sottocultura gay che rappresentava scomparvero in modo totale. Anche i commenti ostili sull'omoses sualità assumono un tono differente. Poco prima sembravano un intero partito in opposizione a un vasto fenomeno sociale, ora sembrano violente condanne di peccatori individuali e a quanto pare isolati. Il cambiamento fu di grande portata come il fenomeno stesso e pose fine alle effusioni artistiche non solo di ecclesiastici cristiani e laici, ma anche di non cristiani: l'ultimo poeta ebreo a continuare la tradizione della poesia gay ebraica in Spagna scrisse nel XIII seco lo. 80 Dopo la sua morte la voce della minoranza gay d'Europa si acquietò, per non essere udita per secoli, fino a quello attuale, con la varietà e l'abbondanza dell'XI e XII.
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NOTE
1 Tutte le citazioni sono tratte dall'edizione critica delle poesie di Baudri, Les oeuvres poétiques de Baudri de Bourgeuil, a cura di Phyllis Abrahams, Parigi, 1 926.
La poesia a Goffredo è la n. 1 6 1 . Sfortunatamente poche opere critiche sono dedicate a Baudri o alla sua poesia. Otto Schumann, "Baudri von Bourgeuil als Dichter" in Studien zur lateinischen Dichtung des Mittelalters: Ehrengabe fur Karl Strecker, Dresda, 193 1 , definì l'edizione di Abrahams "hochst unzulanglich". Schumann credeva che le poesie di Baudri indirizzate a uomini fossero imitazioni insincere degli scritti del suo modello Ovidio e citava come prova la sua Confessio poenitentialis ( 184), in cui confessava la "sodomia" e il furto, lo spergiuro, l'assassi nio ecc. - tutti peccati che si poteva ragionevolmente essere certi che Baudri non aveva mai commesso (p. 165). Schumann trascura il fatto che lo stesso Baudri fece una distinzione tra quei peccati che aveva commesso "solo in quanto ne ero capace" ("in quantum potui") - furto, sacrilegio, spergiuro, rapina, assassinio - ed altri di cui egli presumibilmente era capace davvero - la menzogna, la vanità, la "sodomia" (attiva e passiva), l'adulterio, l'intemperanza ecc. (il deicidio è menzionato in modo ambiguo � si poteva intendere inserito sia nella prima che nella seconda categoria). Se Baudri avesse o no l'intenzione che il lettore interpretasse la "sodomia" come un peccato che aveva realmente commesso, il fatto che egli la menzionasse e il contesto in cui lo fece sono rivelatori: due secoli dopo difficilmente la "sodomia" avrebbe potuto essere classificata al livello della "pomposità" e dell' "ubriachezza". 2 Sull'identità di questo Gaio v. la nota di Abrahams, op. cit., pp. 3 76-77. 3 23 1 : "Nunc tibi n il ex me n isi tantum pignus amoris." 4 48 : "Alter ego, ve! ego si sun t duo spiritus unus, l Sique duo fiant corpora corpus idem". 5 23 1 : "Te vehementer amo, cum sis vehementer amandus, l Ut vehementer amem te tua musa facit".
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45 :
Nec rosa nec viola plus tempora verna decorat Quam iuvenum solus agmina condecoras. lgnotum facie te tota colligo mente, Et faciem rutilam saepe figuro mihi.
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Si locus est mihi fac ignotus cognita signa, Et formae iudex sim Paris alter ego. 7 Riferimenti ai "ragazzi" nella letteratura erotica gay dell'alto Medio Evo si devono leggere con cautela: come osservato, ritrarre oggetti di interesse erotico in termini di bellezza giovanile è convenzione comune dell'immaginazione erotica occidentale e questa tendenza ricevette un ulteriore impulso durante il periodo in questione dall'uso di "Ganimede" come sinonimo di "gay". Baudri forse ha avuto davvero un interesse sentimentale per i ragazzi, ma in molti casi tale linguaggio è chiaramente convenzionale: Marbodo chiama se stesso "ragazzo" in una poesia al suo amante, anche se era certamente adulto a quell'epoca, e Ugo il Primate designa un monaco adulto come il "Ganimede" di un cattivo cappellano (parti del testo si trovano in OBMLV, pp. 25 1-54, dove sembra che l'editore abbia fatto uno sforzo deliberato per cancellare i versi che alludono all'omosessualità) . 8 250: "Si meus esse velis puer, hoc expone subaudis" : cfr. anche 178. 9 177: Miror nec valeo mirari sufficienter, Quare non properus rediit meus ille Johannes Qui se continuo iurans pepigit rediturum. Vel puer aegrotat, mihi vel subducitur amens. Inconstans puer est, inconstans quaeque iuventus. Nusquam tutus homo, nusquam satis acceleratur. Dapprima come abate, poi come arcivescovo. Nessuna testimonianza sopravvi ve sulla natura delle accuse : v. Abrahams, op. cit., pp. XX-XXVI. 11 156: "Quisquis amat, cautus celet amoris opus". 12 207: Si potes et tua mens splendescat semper et actus, Sin autem, saltem te tibi solus habe . . . . Ludens !udenti quisquis consentir amico, Et ludum improperat iure negatur homo. Mentre questa metafora rende il senso a livello letterale di un gioco come la tavola reale o i dadi, in cui entrambe le parti sono complici e nessuno può dettare legge all'altro, è probabile anche un riferimento al "gioco" d'amore : "ludus" viene usato nello stesso modo dall'autore di Ganimede ed Elena. 13 23 1 : Tamquam torruit m e iuvenilis amor. Nec iuvenilis amor, nec me malus abstulit error, Sed mihi iocundo musa iocunda placet. 1 4 147: "Nullus amor foedus mihi quidlibet associavit". Se è vero che le poesie erotiche furono scritte per divertire e che apparentemente chi parla nelle poesie non è Baudri stesso, allora ciò è ancora più vero delle poesie che mostrano di attaccare l'amore gay, di cui una è scritta come se fosse da parte di Paride a Elena (egli la mette in guardia sulle indecenti abitudini dei greci, compreso il rapporto anale, 42) e dell'altra sopravvivono solo frammenti di versi mitologici (2 16). D'altra parte, sembra che Baudri esprima la sua opinione personale in 139, quando denigra sia la sessualità gay che quella non gay, spingendo un giovane a prendere in considerazione la vita monastica. Anche se fa eco ai comuni argomenti teologici 10
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contro il comportamento omosessuale, include anche una nota più personale che si rivela più che un consiglio da vescovo: "Che cosa farai quando la tua giovinezza se ne andrà ?". Il milieu bisessuale in cui vengono proposti questi consigli è chiaramen te indicato dal commento di Baudri secondo cui "più di un altare ha ancora Ganimede, l e molti uomini lussuriosi desiderano ancora essere Giove" e dal suo confronto conclusivo sull'amore gay e non gay, quando raccomanda che nessuno "cerchi diletto con le ragazze e con i ragazzi". Difficilmente poteva venire in mente a Baudri che questa lettera, di carattere chiaramente pubblico e ufficiale, potesse essere pubblicata in una raccolta con le sue poesie d'amore personali dando un'impressione di ipocrisia. I consigli possono essere sinceri e indicativi del senso di fallimento (come ecclesiastico) da parte di Baudri nel vivere lontano dall'ideale del celibato. 1 5 147: "Ergo quod pueros demulceat atque puellas /scripsimus"; 1 6 1 : "Carmini bus meis sexus uterque placet" ; 23 1 : "Ad pueros scribo nec praetermitto puellas". 16 159: Non tu saecla [sic] doces, sed saecula te docuerunt. Novit amare Venus versibus absque tuis. Naturam nostram plenam deus egit amoris, Nos natura docet quod deus hanc docuit. Quod sumus est crimen, si crimen sit quod amamus. Qui dedit esse deus praestat amare mihi. 1 7 Un'attenzione critica molto scarsa è stata dedicata alla poesia di Marbodo. F.J.E. Raby tratta la sua opera in modo superficiale e con caratteristici pregiudizi (Secular Latin Poetry, Oxford, 1 957, 2, 1 : 329-37). Wilmart ha almeno iniziato l'opera di stabilire il corpus autentico delle sue poesie (Le florilège de Saint-Gatien:
contribution à l'étude des poèmes d'Hildebert et de Marbode. III. Les mélanges poétiques de Marbode, in «Revue bénédictine>> 48, nn. 3 -4, 1936, pp. 235-5 8 ) . La
mancanza di attenzione degli studiosi per Marbodo è più deprecabile in quanto la sua poesia fu ampiamente imitata e si trova in molte raccolte di versi del XII e XIII secolo: v. sopra il cap. 8, nn. 9 1 e 92. 1 8 PL, 1 7 1 : 1 7 1 8 , tradotto per intero nell'App. 2: Il giovane ostinato: Impius ille quidem, crudelis et impius idem, Qui vitio morum corpus vetat esse decorum. Bella bonam mentem facies petit, et patientem, Et non inflatam, sed ad haec et ad illa paratam. 1 9 PL, 1 7 1 : 1655. Marbodo può aver trovato le donne altrettanto attraenti : in una delle varie poesie che esprimono disillusione per le gioie d'amore, osserva che ora "l'abbraccio di entrambi i sessi non mi interessa" (PL, 1 7 1 : 1656: "Desplicet amplexus utriusque quidem mihi sexus"). 20 PL, 1 7 1 : 1 7 17, tradotto nell'App. 2: Al suo amante assente. Wright (Anglo-Latin Satyrical Poets, 2:25 7) pubblica questa poesia da un manoscritto britannico come uno dei Poemata Serlonis. V. il commento in Wilmart, Les florilèges, cit., p. 246 ; e per Serio, Jan Oberg, Serlon de Wi/ton, poèmes /atins, Stoccolma, 1965. 2 1 La scuola cattedrale di Chartres è stata tradizionalmente considerata il maggior centro del sapere prima del sorgere delle università. Southern (Medieval Humanism, cit., pp. 6 1-85) ha messo in dubbio l'esistenza di un'ininterrotta scuola a Chartres,
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ma non c'è alcun disaccordo sul ruolo di studenti famosi provenienti da Chartres nella diffusione della cultura alla fine dell'XI e all'inizio del XII secolo. 22 Hilarii versus et ludi, a cura di ].]. Champollion-Figeac, Parigi, 1 8 3 8 ; alcuni esempi sono forniti nell'App. 2. Ho citato dall'edizione Champollion-Figeac per ché è più fedele al manoscritto di quella successiva di John Fuller, Hilarii Versus et Ludi, New York, 1929. Fuller fornisce parziali traduzioni inglesi o parafrasi all'inizio dell'opera, ma è stato criticato per l'edizione e anche per l'interpretazio ne : v. le note qui di seguito e nell'App. 2. Ilario scrisse anche versi religiosi, come un'opera sulla resurrezione di Lazzaro e su Daniele e san Nicola. 2 3 App. 2: A un ragazzo d'Anjou, 25 : "O quam vellem, ut velles pretium!". 24 Hilarii versus et ludi, n. 13: Ut te vidi, mox Cupido Me percussit; sed diffido; Nam me tenet mea Dido Cuius iram reformido. Ma cfr. ibid. : "Ego praeda tuque predo: l Me predoni tali dedo". 25 Fuller, op. ci t., p. 15 ; cfr. Dronke, Medieval Latin, ci t., p. 2 18 . Tutti concorda no che le poesie indirizzate a ragazzi sono "le effusioni di un amore appassionato" (Fuller, p. 15). Per una buona confutazione dei timori secondari di Fuller su questo punto, v. la recensione di questo libro da parte di Hans Spanke in 56, 1932, pp. 250-5 1 . Spanke mette con sensibilità in evidenza che versi come "O quam vellem, ut velles pretium! " difficil mente sembrano una semplice "effusione poetica" a un compagno di studi. Nella sua satira sul papa, Ilario mette in ridicolo la bisessualità del pontefice ("l'organo del papa non manca di nulla: ragazze e ragazzi piacciono al papa, l Vecchi e vecchie piacciono al papa", n. 14; Champollion-Figeac, p. 42). 26 Per gli ebrei, cfr. Schirmann, The Ephebe, ci t. ; per i musulmani v. sopra al cap. 7, nn. 96 e 1 0 1 . 27 Tradotto nell'App. 2: Sto già cambiando parere, pp. 467-69. 28 I racconti del ratto di Ganimede più noti agli autori medievali erano probabil mente quelli di Virgilio (Eneide 1.28, 5.255-57) e di Ovidio (Metamorfosi 10. 155, 1 1 .756). Una breve ras_segna della tradizione artistica che si riferisce a Ganimede si può trovare in Forsyth, The Ganymede Capitai at Vézelay, ci t., pp. 24 1-46; per una trattazione antecedente, ma più esauriente, v. PW s. v. "Ganymede". 29 Gli esempi dell'uso della figura di Ganimede nella letteratura del XII secolo sono troppo numerosi per essere catalogati: quasi tutti gli autori gay citati in questo e nel precedente capitolo alludono occasionalmente alla storia o al carattere di Ganimede e anche molti scrittori ostili vi alludono (ad esempio, il Primate, citato sopra, e Bernardo di Morlaix nel suo De contemptu mundi, citato sopra). 3 0 Ad esempio, da Baudri di Bourgeuil (Abrahams, p. 24) e da Ildeberto (v. cap. 8, nn. 1 04 e 105). 3 1 D'altra parte, il soggetto può essere piaciuto semplicemente come allusione classica ad alcuni scrittori che devono essere stati indifferenti alle sue connota zioni sessuali. Nella lunga trattazione poetica del soggetto da parte di Goffredo di Reims, ad esempio, non c'è né contenuto erotico né alcun segno di reticenza sull'argomento. Ma siccome Goffredo era amico di Baudri di Bourgeuil, è abbastanza difficile credere che egli non conoscesse i gay o il significato di Ganimede in questo contesto. Per la poesia cfr. A. Boutémy, Trois oeuvres inédites de Godefroid de Reims, in 3, 1947, pp.
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335-76, e per la vita di Goffredo v. M. Williams, Godfrey of Rheims, a Humanist of the Eleventh Century, in «Speculum» 22, 1 947, pp. 29-45 . 32 Cfr. Forsyth, The Ganymede Capitai, cit., e la bibliografia ivi citata.
33 Così la Forsyth; la sua trattazione del soggetto è seria e apprezzabile, anche se
mi sembra che dedichi insufficiente attenzione al fatto che l'aquila - senza dubbio la figura dominante nel gruppo - abbia potuto evocare nella mente dei contempo ranei l'immagine di san Giovanni Evangelista, raffigurato nell'arte medievale come aquila. Il significato di questo in età più tarda è stato commentato da Erwin Panofsky (ad esempio in Renaissance and Renascences in Western Art, Stoccolma, 1965, p. 78, cit. da Forsyth, p. 246, n. 20) e la stessa Forsyth evidenzia che la somiglianza in questo caso particolare potrebbe essere più di una coincidenza: l'aquila in questione è artisticamente del tutto simile al simbolo di san Giovanni nel timpano principale della chiesa abbaziale di Cluny (p. 245, n. 5). La Madeleine si trova ora nella diocesi di Sens, nominata come luogo di prostituzione omosessuale in una poesia coeva (tradotta qui di seguito), ma al tempo in cui i capitelli furono realizzati e la poesia fu scritta era nella diocesi di Autun (o indipendente dalla giurisdizione diocesana). Sens era nondimeno una città molto famosa nella stessa area e ci può essere qualche connessione tra le due opere. 34 I monumenti artistici sono particolarmente suscettibili di interpretazioni con troverse: un'altra scultura di discutibile relazione con il soggetto presente, anch'es sa datata al XII secolo, si trova ora nel Cloisters di New York (v. James Rorimer, Il Museo Metropolitan di New York, Milano, 1 9 7 1 ) : una mensola originaria della chiesa benedettina di La Sauve nel Sud-Est della Francia è stata definita tradizional mente "acrobati barbuti", una definizione che è senza dubbio superficiale. La posizione in cui sono ritratti i due uomini nudi - le natiche di uno che posano sull'inguine dell'altro -, la bocca sporgente ed estremamente spalancata di uno degli uomini e l'intensa espressione dell'altro, tutto suggerisce la possibilità che non siano soltanto semplici acrobati. Per informazioni sulla provenienza e sulla datazione delle mensole v. Jacques Brosse, a cura di, Dictionnaire des églises de France, vol. 3, Sud-Ouest, Parigi, 1967, s. v. "Sauve Majeure". 35 De spirituali amicitia (PL, 195 : 692); De speculo caritatis 1 .34. 1 04; v. anche Dronke, Medieval Latin, cit. , 2: 345, 35 1-52. 36 Degli innumerevoli esempi che si potevano citare, v. Marbodo 207 (cfr. n. 12, sopra) ; Ganimede ed Elena 165-68 (in App. 2); e Goffredo 1 15 (in Wright, Anglo-Latin Satyrical Poets 2: 1 19 e, più avanti, n. 70) . 3 7 Giovanni di Salisbury (Polycraticus 1.4 [PL, 199:3 90]) e altri sottolineavano in modo specifico il significato morale dell'associazione di Ganimede con !'"andare a caccia". 38 Una poesia decisamente progay, ad esempio, usa l'immagine di una "lepre a caccia di lepri" in riferimento al rapimento di Ganimede : v. la trattazione qui di seguito e il testo nell'App. 2 (Ganimede e E be). Questa può essere semplicemente una ripetizione di affermazioni derisorie del tempo, ma è possibile che "coniglio" fosse adottato dai gay nell'autodifesa (come "nigger" lo è da alcuni neri) o che assumesse connotazioni come quelle di "bird" o "chick" in un contesto eteroses suale (o di "chicken" nel moderno slang gay). 39 V. qui sotto n. 66. 40 V. il cap. 3 (Giovenale e Virrone). 4 1 Quod sequeris pueros n. 234 in Wright, Anglo-Latin Satyrical Poets, ci t., 2 : 145 : "Et meus in fortem cessit asellus equum". Tutta la poesia è per lo meno oscura,
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anche se è un buon esempio del tipo di poesia gay che potrebbe superficialmente essere interpretato come una polemica antigay perché è una satira su un amante di ragazzi. Tuttavia è chiaramente prodotta da un altro amante di ragazzi (o di almeno un ragazzo) e suggerisce fortemente una distinta sottocultura gay con il suo gergo complicato e i suoi riferimenti a temi convenzionali gay del tempo, come "andare a caccia" ("simplicis aucupium est"). 42 Oltre agli esempi citati e alla poesia di Ilario, cfr. Buecheler, p. 249, n. 78 1. 43 Cur suspectum me tenet domina? Da Carmina Burana, n. 2 1 1 in OBMLV, pp. 3 17- 1 8 . 44 "Puer sexus immemor, sua vendit crura" (Ganimede ed Elena, 156, tradotto nell'App. 2). 4 5 Ibid. , 1 65-68 : Odor lucri bonus est, lucrum nemo vitat; Nos, ut verum fatear, precium invitat. Hunc qui vult ditescere, ludum non dimittat! Pueros hic evehit, pueros hic ditat. V. anche Wright, Anglo-Latin Satyrical Poets, cit., 2: 145. 4 6 N. 6 in Werner, Beitriige, cit., p. 5; "Mavis stuprari quam que solet inde lucrari". Anche in Wright, 1 :25 8 . 4 7 De planctu naturae, prosa 4 (in Wright, 2:463 ) : "Multi etiam alii iuvenes, mei gratia pulchritudinis honore vestiti, si debriati amore pecuniae, suos Veneris malleos in incudum transtulerunt officium". 48 Una simile, anche se apocopata, risposta gay ai sentimenti eterosessuali può essere stata scritta in margine al manoscritto vi ennese dell'XI secolo che contiene la popolare poesia Iam dulcis amica, venito, dove una mano coeva ha scritto sul margine sinistro "Iam dulcis amice, venito, quem sicut cor meum diligo" (v. Strecker, Die Cambridger Lieder, cit. , pp. 69, 1 3 7). Tuttavia è possibile che la correzione si riferisca alla confusione degli interlocutori nelle stanze 6-8. 49 I manoscritti conosciuti sono elencati in Rolf Lenzen, Altercatio Ganimedis et Helene: Kritische Edition mit Kommentar, in > 19, 1945 46, pp. 160-83. Per Aristotele è indispensabile S.D. Wingate, Medieval Latin Versions of the Aristotelian Scientific Corpus, Londra, 193 1 . 1 3 Cioè, oltre alla violazione da parte del maschio (che porta i piccoli i n grembo) della "legge della natura", la femmina viola anche la legge della sua "natura inferiore" con la superfetazione. Si noti che il termine "natura" in questo paragrafo viene usato con vari significati differenti. 14 Neckam fraintende o distorce deliberatamente la serie tradizionale dei fatti nella storia di Tiresia. Cfr. Ovidio, Metamorfosi, 3 . 3 1 6 sgg. 1 5 De naturis rerum 134, a cura di Thomas Wright, Londra, 1 8 63 , pp. 2 15 - 1 6 :
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"Ferunt leporem characterem sexus nobilioris habentem lepusculos in utero gesti rare. Numquid eum hermaphroditum prodigiosa natura fecit ? Addunt etiam in utero materno cum lepusculis tenellis grandiusculos tempore priori conceptos contineri, in quo derogari videtur legi naturae inferioris. Lepores imitari dicuntur qui ius naturae offendunt effoeminati, maiestatis summae natura rei. Non immeri to Tiresias indignationem Saturniae sensisse perhibetur, lumine privatus. Divinae enim potentiae indignationem incurrunt, exlegem legem adolescentis Phrygii se quentes, et, dum lumine gratiae privantur, in tenebras exteriores mitti promeren tur". Questo passo probabilmente deriva da Plinio, Storia naturale 8 . 8 1 . 2 1 8 - 19, anche se la dipendenza non è perfettamente chiara e altre fonti sono possibili. Sia Barnaba che Novaziano consideravano l'omosessualità un difetto caratteristico del coniglio, ma né l'uno né l'altro erano conosciuti bene in Occidente nel XII secolo. Né Aristotele né il Physiologus accusavano la lepre di ermafroditismo, anche se Aristotele menzionava la tendenza della lepre alla superfetazione. Il trattato di Timoteo di Gaza sulla lepre era passato nelle credenze musulmane sugli animali almeno dal IX secolo (ad esempio, in Ibn Qutayba, 'Uyun al-Akhbar 4.28 .2, il Cairo, 1 925 , 2 : 93 ) e non c'è dubbio che Neckam avesse accesso alle fonti arabe (v. George Sarton, Introduction tp the History of Science, Baltimora, 1927, 2. 1 . 3 858 6 ; anche Metlitzki, op. cit.). E molto interessante che la lepre sia stata posta sotto accusa nella più tarda tradizione popolare inglese sugli animali (White, op. cit., p. 10, per un altro esempio), visto che c'era un'influente tradizione inglese sull'uso delle lepri in medicina: v. il Penitenziale di Teodoro 1 1 .5 (McNeill, p. 208 ) : "La lepre si può mangiare e fa bene per la dissenteria; la sua bile deve essere mischiata con il pepe contro il dolore". V. anche O. Cockrayne, Leechdom, Wortcunning, and Starcraft of Early England, Londra, 1 8 64, 1 : 3 43 -47. Nella sua trattazione della donnola ( 123) e della iena ( 15 1), Neckam si basa sui sobri racconti di Isidoro e di Solino, che rifiutano o ignorano rispettivamente la tradizionale associazione ses suale di questa creatura. 1 6 Bartolomeo era un francescano inglese che com ose il De rerum proprietatibus p nella prima metà del XIII secolo. Come lo Speculum maius di Vincenzo di Beau vais, fu copiato e letto con passione in tutta Europa, ma essendo circa un decimo dell'enciclopedia di Vincenzo raggiunse una popolarità anche maggiore. Quasi ogni importante biblioteca d'Europa contiene manoscritti del De rerum (la sola Parigi ne ha più di diciotto), che fu tradotto nella sua interezza in francese, inglese e spagnolo. Bartolomeo accetta i cambiamenti di sesso della iena ( 1 8 .59), anche se non sa che Plinio seguiva Aristotele nel negarlo. Egli riprende sia le tradizioni mediche sia quelle sessuali sulla lepre ( 1 8 . 6 6), facendole derivare direttamente da Plinio. Per la donnola ( 1 8 .72) si basa sulle informazioni realistiche e contenute di Isidoro (integrate da Plinio e da Aristotele) e rifiuta le pecche sessuali dell'animale. 1 7 Lepre (lepus) : Speculum doctrinale 15. 90; Speculum naturale 1 8 . 6 1-62. Don nola (mustela): Speculum doctrinale 15.96; Speculum naturale 1 9.34. Queste idee sopravvivono in opere zoologiche inglesi quasi fino ai tempi moderni. Izaak Walton, Compleat Angler, cap. 5 . 1 8 Vedi sopra cap. 9, n. 60. 1 9 Una compilazione latina delle credenze alchimistiche arabe interpolata nella Turba philosophorum stampata in Quellen und Studien zur Geschichte der Natur wissenschaften und der Medizin, a cura di Julius Ruska, Berlino, 193 1 , vol. l. 20
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Ibid. , p. 326.
V. la spiegazione di Ruska, p. 324. Il figlio del re si chiama Cabritus, che Ruska
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crede sia la traduzione latina dell'arabo "kibrit", "zolfo"; egli è persuaso a sposare sua sorella Beua, che Ruska interpreta come una forma abbreviata dell'arabo "baida", "mercurio". Metlitzki accetta l'interpretazione di Ruska (op. cit., pp. 84-85).
22 Ruska, op. cit. , p. 327. 23 Tradotto integralmente nell'App. 2: Un'abitudine perversa. 24 De contemptu mundi, p. 80, r. 4: "Mas maris immemor, o furor! o tremor ! est ut
hyena" ; r. 28 : "Nescit ea pecus, aut canis, aut equus, aut homo totus". Cfr. p. 8 1 , r. 3 : "Bestia non sapit . . . " 25 4. 162: "lnter quae animalia cuncta, l Foemina foeminea correpta cupi dine nulla esta"; "Vir facie, mulier gesto, se d crure quod ambo. l Es lepus . . . ". Le citazioni sono da Ovidio, Metamorfosi 9 . 733-34 e da Ennodio, Epigrammata 52 (PL, 63 : 344). Nel libro 15 della stessa opera Vincenzo accetta come dato di fatto la leggenda che risale a Ennodio (sez. 90: "Lepus autem sexum suum per annos singulos mutat''), cosicché è improbabile che non ne comprendesse il significato. L'evidente autocon traddizione è ancor più sorprendente perché nello Speculum morale attribuito a Vincenzo ed edito come parte dello Speculum maius (o Bibliotheca mundi), vengo no addotte le argomentazioni di Tommaso d'Aquino sulla "innaturalezza" dell'o mosessualità (9.3 .2: "De speciebus luxuriae"). 26 34. 1-2 (Lenzen, p. 177) : "Non aves aut pecora debet imitari l Homo, cui datum est ratiocinari". .
2 7 Bernard Silvestris De mundi universitate libri duo sive megacosmus et microco smus, a cura di C.S. Barach e J. Wrobel, Innsbruck, 1 8 76 . 2 8 10.27-28 (Barach, p. 55): "Bruta patenter habent tardos animalia sensus, l Cernua deiectis vultibus ora ferunt". Ibid. 3 0 : "Tollet homo sanctum solus ad- astra caput". Cfr. Ovidio, Metamorfo
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si, 1 . 8 4-86.
3 0 Per un'analisi v. Stock, Myth and Science, cit. ; Economou, The Goddess Natura, cit. , fornisce un sommario del poema a pp. 15 1-5 8 . 3 1 D e planctu naturae (PL, 2 1 0 : 45 1-82; oppure i n Wright, Anglo-Latin Satyrical Poets, cit., 2 : 429-522). Per la relazione tra le opere di Alano e Bernardo, v. Stock, op. cit., specialmente pp. 282-83. 3 2 In Wright 2:414: "Conqueruntur iura; leges armantur et ultore gladio suas effectas iniurias vindicari". L'uso dell'indicativo al posto dell'imperativo impiegato nell'originale significa che Alano pensava che le misure stavano mettendo fuori legge tale comportamento. Cfr. la più accurata citazione di Pietro Cantor. 33 Ars (idei catholicae, Tractatus contra hereticos, e Theologicae regulae (PL, 2 1 0). 34 Nel suo trattato De virtutibus et vitiis Alano definiva "peccatum contra natu ram" qualsiasi emissione di seme al di fuori del luogo deputato (cioè, la vagina: "Peccatum contra naturam est quando extra locum ad hoc deputatum funditur semen", art. l, in O. Lottin, Psychologie et morale aux XII• et XJIIe siècles, Gembloux, 1960, 6: 75), ma nella maggioranza dei suoi scritti chiaramente lo usa in riferimento al comportamento omosessuale. 3 5 La popolarità della Natura in qualche modo era dovuta al fascino contempora neo di figure semidivine idealizzate : le Fate, la Ragione, "Madonna Povertà" ecc.; v. Joan Ferrante, Woman as Image in Medieval Literature (rom the Twelfth Century to Dante, Londra, 1975. 3 6 Goddess Natura di Economou è la miglior descrizione generale di questo
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processo; v. anche Curtius, op. cit., pp. 106-27, 444 sgg. ; e Dronke, Poetic Individuality, 17, 2 1 , 159 sgg. ; ecc. 37 Ci/berti Porretae commentaria in /ibrum De duabus naturis et una persona Christi, "De natura" (PL, 64 : 1359-68). Cfr. Giovanni da Salisbury, Metalogicon 1.8.
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Distinctiones dictionum theologica/ium, s. v. "natura" (PL, 2 1 0 : 8 7 1). Ibid. : 1 . tutto quello che si può conoscere ("omne illud quid quo modo potest
intelligi") ; 2. tutto quello che esiste fisicamente ("tutto ciò che agisce o subisce azione" : "quidquid agere vel patì potest") ; 3. la proprietà secondo cui qualcosa è definito (la "natura" divina e umana di Cristo) ; 4. una qualità inerente fin dall'ini zio (ad esempio, la facoltà di peccare è "naturale" per gli angeli) ; 5 . le caratteristi che innate di una cosa; 6. vizio inveterato ("vitium inolitum "), come quando si dice che uno muore per "cause naturali" ("de natura") ; 7. qualcosa di caratteristico della vita o che contribuisce a essa (ad esempio, il calore del corpo) ; 8. ciò che è comune a tutti gli uomini, come il concetto di bene e di male; 9. la forma riproducibile (Alano trova l'Incarnazione "innaturale"). Boezio è citato come l'origine dei numeri dall' l . al 3 . ; Platone del quarto (Chenu trova undici definizioni nel passo invece di nove; Nature, cit., p. 20). 40 MS Erfurt, Amplon., Cod. Q 1 1 7, cit. in Chenu, Nature, cit., p. 20, n. 4 1 : "Quandoque naturale, quod non est contra usum, ut coitus maris cum femina; innaturale, quod est contra usum". Anche Abelardo aveva eguagliato "natura" e "uso", ma - forse per il riconoscimento della frequenza dell'omosessualità - aveva allora riferito in modo paronomastico il secondo all'istituzione naturale : "Qui est contra naturam et ideo magis abusi o dicendus est quam usus. Contra naturam, hoc est contra naturae institutionem, quae renitalia feminarum usui virorum praepara vit, et e converso, non ut feminae feminis cohabitarent", Expositio in Epistolam Pauli ad Romanos 1 (PL, 1 7 8 : 8 06). L'argomentazione fondata sull'istituzione trionfò in alcuni ambienti cattolici, ma venne derisa in altri come "inabissamento morale". Fu rifiutata da Tomma§O d'Aquino e molto raramente si fece esplicita negli autori medievali successivi. E interessante che Abelardo limitasse le sue parole all'omosessualità femminile. 4 1 Per lo sviluppo del concetto di "legge naturale" nell'alto Medio Evo, v., in aggiunta alle opere già citate nel presente capitolo, Odon Lottin, Le droit nature! chez Saint Thomas d'Aquin et ses prédécesseurs, Bruges, 193 1-2; e R.M. Mclnery, "The Meaning of 'Naturalis' in Aquina's Theory of Natura! Law", in La filosofia della natura, cit., pp. 5 60-66. 42 1 . 1 . 1 . 3 : "lus naturale est, quod natura omnia animalia docuit. Nam ius istud non humani generis proprium: sed omnium animalium, quae in terra, quae in mari nascuntur: avium quoque commune est. Hinc descendit maris atque foeminae coniunctio, quam nos matrimonium appellamus: hinc liberorum procreatio, hinc educati o. Videmus etenim cetera quoque animalia, feras etiam, iustius iuris peritia censeri". Al contrario, lo ius gentium (ibid. 4) : "est quo gentes humanae utuntur. Quod a naturali recedere facile intelligere licet: quia illud omnibus animalibus, hoc solis hominibus inter se commune sit". Tra i punti controversi della definizione di Ulpiano, si può notare che aveva precedentemente definito il diritto (ius) l'arte della bontà e della giustizia (introduzione : "lus est ars boni et aequi"). Date le classiche distinzioni fra "natura" e "arte" è difficile comprendere come Ulpiano potesse considerare il diritto a un tempo "naturale" e un'"arte". 43 Etymo/ogiae 5 .4. 1-2 (PL, 82: 199): "lus naturale est commune omnium natio num, et quod ubique instinctu naturae, non constitutione aliqua habeatur, ut: viri
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et feminae coniunctio, liberorum susceptio et educatio, communis omnium posses si o, et omnium una libertas, acquisitio eorum quae coelo, terra marique capiuntur. 2. ltem depositae rei ve! commodatae restitutio, violentiae per vim repulsio. Nam hoc aut siquid huic simile est, numquam iniustum, sed naturale, aequumque habetur". 44 Nessuna società laica conosciuta da Isidoro permetteva il "comune possesso di tutte le cose" o la libera "acquisizione di tutte le cose sulla terra, nel mare o nel cielo"; e tuttavia, se Isidoro semplicemente descriveva uno Stato ideale, perché includeva il rifiuto della violenza con forza - una violazione sia del comando diretto (Matt. 5 : 3 9 ; Luca 6 :29) che del chiaro esempio dell'autore del concetto di "natura" nella filosofia cristiana? 45 Decretum, Distinctio prima: "lus naturale est, quod in lege et evangeli o contine tur, quo quisque iubetur alii facere, quod sibi vult fieri, et prohibetur alii inferre, quod sibi nolit fieri". Cfr. ibid. , 7, per la definizione di Isidoro.
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Summa in aurea in quattuor libros sententiarum a subtilissimo doctore magistro Gillermo Altissiodorensi, Parigi, 15 00, fol. 287r: "Ius naturalis universalius est quod omnia naturalia animalia dictat [sic ]". 47 Bonaventurae commentaria in quatuor libros sententiarum Magistri Petri Lom bardi 3 3 . 1 . 1, Conclusio (Quaracchi, 1 8 89), 4 : 74 8 : "Tertio modo dicitur ius natu
rale propriissime, quod 'natura docuit omnia animalia"'. 48 Numerosi scrittori del XIII secolo citano l'omosessualità incidentalmente e i più la collegano ai concetti popolari di "natura": Vincenzo di Beauvais, Speculum doctrinale ( 1 0.49), tratta (oltre alle questioni trattate precedentemente) il "crimine della sodomia" interamente nei termini di naturalità. Tuttavia si tratta di un semplice raggruppamento di affermazioni canoniche usuali, desunte per la maggior parte dai trattati sul rapporto eterosessuale insieme all'asserzione che la "sodomia" (definita qualsiasi emissione di seme al di fuori del "luogo appropriato") è più grave dell'incesto con la propria madre (queste osservazioni ovviamente sono indirizzate solo ai maschi) e all'affermazione che tali atti sono, come l'assassinio, peccati che "gridano vendetta al cielo". Cfr. sopra i commenti di Pietro Cantor. Non è analizzata la precisa importanza di "natura" nei materiali citati. Ciò sarebbe stato difficile perché i quattro testi usano la parola con significati molto divergenti. 49 2. 1 8 . 122. 1.4 (in A/berti Magni Ratisbonensi episcopi, ordinis praedicatorum opera omnia, a cura di A. Bognet, Parigi, 1 890-99, 33 :400-40 1 ) : "Dicendum, quod deformitas omnium peccatorum mensuratur tribus, scilicet gratia, ratione, et natu ra. Et illud quod est contra gratiam, rationem et naturam, maximum est, sicut est sodo mia". 50 P. 40 1 : "Quod autem est contra gratiam et rationem, post hoc maius est, sicut adul terium". 5 1 P. 400: "Sodomia est peccatum contra naturam, masculi cum masculo, ve! foeminae cum foemina". Nel suo commentario a Luca, Alberto interpretava alcuni altri passi biblici come riferentisi alle relazioni omosessuali, spesso attraverso la più minuziosa casistica: v. In evangelium Lucae 17.29 (Borgnet, 23 :488). 52 Nel commentario a Luca, Alberto sostiene che il comportamento omosessuale è "il più abominevole" di tutti gli altri peccati per quattro caratteristiche : l . il suo ardore, che sovverte l'ordine della natura; 2. il suo "puzzo" che sale al cielo ("E si dice bene che il suo puzzo sale perché questo vizio esecrabile si sa che prevale nelle classi superiori piuttosto che in quelle inferiori") ; 3. la sua persistenza, "perché quando affligge qualcuno non lo abbandona quasi mai"; e 4. la sua comuni-
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cabilità, "perché si dice che è una malattia contagiosa e che si diffonde da una persona all'altra". 53 Salmi 58.3 : "Right from the womb these wicked men have gone astray" JB ["Sono traviati gli empi fin dal seno materno" B. CEI], cit. da Alberto, ibid. , come Salmi 57:4 "Peccatores a vulva, erraverunt ab utero". 5 4 De animalibus 22.2. 1 . 10, a cura di Hermann Stadler, in Beitriige zur Geschi chte der Philosophie des Mittelalters. Texte und Untersuchungen, Miinster, 1920, 16.2, p. 13 60, sez. 23 : "Alzabo ut in libro sexaginta Animalium dicitur, animai est multum valens medicinae in desertis Arabiae conversans . . . Dicunt etiam quod pili in collo huius animalis accepti et misti pulverizati combusti cum pice, unctum in ano sodomitam curant a vitio". La sezione sull'alzabo non è inclusa nelle edizioni più antiche del De animalibus, compresa quella del Borgnet (voli. 1 1 - 12), dove la sezione 12.2. 1 . 1 0 termina con l'asinus ( 1 .7, in Stadler). Non c'è dubbio che il manoscritto di Colonia, usato da $tadler per la sua edizione, sia il migliore esistente. Alcuni studiosi - incluso George Sarton - lo hanno considera to autografo. 5 5 De animalibus 22.2. 1.56 (Stadler, p. 1405, sez. 106): "Jorach etiam dicit quod aliquando (huaena] est mas et aliquando femina . . . Sed iste Iurach frequenter mentitur". E curioso che Alberto citi il misterioso Jorach (per il quale v. G. Sarton, in 15, 193 1, pp. 171-72) come autorità per una teoria avanzata da Plinio e dagli autori dei massimi trattati zoologici dell'Occidente. Pauli ne Aiken ha mostra to (The Animai History of Albertus Magnus and Thomas of Cantimpré, in > 22, 1 955, pp. 1 84-200; anche Giovanni da Salisbury, Metalogicon 1.8 (McGarry, p. 29). 84 1 a.92. 1 ad 1: "Quia virtus activa quae est in semine maris intendit producere sibi simile, perfectum secundum masculinum sexum". 8 5 Ibid. , 2: "Per natura [natura/iter} la donna è di minore virtù [minoris virtutis} e dignità dell'uomo". 86 Sum ma contra genti/es 3 . 126 : "Naturales inclinationes insunt rebus a De o, qui cuncta movet . . . Illud autem quod est finis aliquarum naturalium rerum, non potes esse secundum se malum: quia ea quae naturaliter sunt, ex divina providentia ordinantur ad finem". Cfr. Aristotele, Politica 1 .2: "La natura non fa nulla senza uno scopo"; ibid. , 8: "La natura non fa nulla senza una specifica funzione, niente senza uno scopo". 8 7 Non è necessario per Dio effettuare il cambiamento dalla eterosessualità poten ziale all'omosessualità reale perché questo sia "naturale" ; nessuna forza attiva è richiesta per il cambiamento "naturale" che può essere interamente passivo (3 a.32.4 ad 3 ) . Successivamente, nella stessa sezione della Summa in cui accettava la definizione di Aristotele dell'omosessualità come "naturale" (in un senso "rea le"), e immediatamente seguente alla descrizione dell'omosessualità citata sopra, osserva: "Infatti a causa delle diverse condizioni degli esseri umani capita che alcuni atti siano virtuosi per alcune persone, in quanto appropriati e adatti a loro, mentre gli stessi atti sono immorali per altre in quanto non appropriati a loro" ( la.2ae.94 ad 3; cfr. ibid. , 3 : "Ciò che è virtuoso per una persona è peccaminoso per un'altra"). Sembrerebbe che Tommaso sia stato costretto ad ammettere che gli atti omosessuali erano "appropriati" per coloro che considerava "naturalmente" omosessuali. 88 De fide orthodoxa 2.4,4.20 (PG, 94 : 976, 1 196). 8 9 la.2ae.94.3 ad 2: "Dicendum quod natura hominis potest dici vel illa quae est propria hominis, et secundum hoc omnia peccata inquantum sunt contra rationem sunt etiam contra naturam, ut patet per Damascenum; vel illa quae est communis hominis et aliis animalibus, et secundum hoc quaedam specialia peccata dicuntur esse contra naturam, sicut contra commixtionem maris et foeminae, quae est naturalis omnibus animali bus, est concubitus masculorum, quod specialiter dicitur vitium contra naturam". 9° Forse le restrizioni bibliche ebbero un ruolo nell'insistenza di Tommaso sull'e strema gravità degli atti omosessuali, malgrado l'evidente incompatibilità dì questa posizione con i suoi schemi etici generali. Tuttavia la Bibbia non viene citata nei suoi maggiori trattati morali come causa della loro condanna e l'interpretazione dei suoi commenti biblici è problematìca. Nel suo commento a Romani l ( 1 . 8 . 15 1), ad esempio, stabilisce una connessione tra l'omosessualità e la prostituzione sacra
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sulla base della traduzione errata della Vulgata di 2 Maccabei 4 : 12 (''et optimos quosque epheborum in lupanaribus ponere": cfr. LXX), e nel suo commento su 1 Cor. 6 : 9 sembra prendere malles per "catamites" (2.2.285 : "mares muliebria patientes"), anche se questo è in diretta contraddizione con la definizione di "mollitia" data nella Summa theologiae (2a.2ae. 154. 1 1 ). Moltissimi teologi succes sivi mantennero la definizione della Summa. 9 1 Un'abitudine perversa. Non è affatto improbabile che questa poesia fosse fami liare a san Tommaso e ad altri scolastici. Quella che quasi certamente è la prima copia fu scritta in Francia molto probabilmente nel XII secolo e ne sopravvivono versioni a Oxford e a Lipsia fino al XIV secolo: evidentemente l'opera aveva una considerevole popolarità. 92 2a.2ae. 142.4.3 : "Sicut si aliquis delectetur in comestione carnium humanarum, aut in coitu bestiarum aut masculorum". 93 2a.2ae. 154. 12 Resp.: "Sicut in speculativis error circa ea quorum cognitio est homini naturaliter indita". 94 Pro Sestio 8: "Despiciens conscios stuprorum ac veteres vexatores aetatulae suae puteali et faeneratorum gregibus inflatus". 95 Giovanni il Monaco commentava che "l'usura è condannata sia nell'Antico che nel Nuovo Testamento e anche nella legge canonica e la sua punizione perciò spetta al fondatore dei canoni e al vicario di Cristo" (''Usura est peccatum inductum ex veteri et novo testamento et ex lege canonica et ideo punitio spectat ad conditorem canonum et ad vicarium Christi", Panormitanus, Commentaria 7.23 1). 96 Per Pietro Cantor v. Verbum abbreviatum (PL, 205 : 144-47) ; per Alberto Ma gno In III librum sententiarum 3 7.3 ad 3 (Borgnet, 28 : 702) ; per T ommaso, Summa theologiae 2a.2ae.78, dove la pratica viene dichiarata un male assoluto anche per gli ebrei senza badare alle leggi contrarie. 97 Panormitanus, Commentaria 7. 180: "Qualitercumque homines peccant contra naturam, vel in actu venereo, vel adoranda idola, vel alio modo contra naturam, semper ecdesia potest iurisdictionem suam exercere in laicos... Nam ex hoc peccato laeditur ipse Deus, qui est author naturae. Et per hanc rationem sensit Joannes Monachus ... quod ideo ecdesia punit usurarios, et non fures seu latrones, quia usurarii delinquunt contra naturam facientes germinare pecuniam, quae naturaliter non germinar". Cfr. 24 1 : "Iudei peccant contra legem suam et contra naturam exercendo usuras". Il Panormitano cita Innocenzo osservando che la giurisdizione della Chiesa in questa materia poteva essere estesa anche ai pagani ( 1 80).
12 Conclusioni
"Conclusioni" è un termine troppo impegnativo per il tipo di generalizzazione o di sunto che si può fare sulla base di questo studio ; le prime analisi di qualsiasi fenomeno storico, per quanto interamente compiute, si devono ritenere provvisorie. Solo alcuni temi ermergono chiaramente da ciò che si è detto precedentemen te. La società romana, almeno nei suoi centri urbani, per lo più non distingueva i gay dagli altri e considerava l'interesse e le pratiche omosessuali parte normale della gamma dell'erotismo umano. La Chiesa cri!;tiana primitiva non sembra abbia osteggiato il compor tamento omosessuale in sé. La più influente letteratura cristiana era controversa sulla questione; nessuno scrittore importante sembra aver considerato l'attrazione omosessuale "innaturale" e quelli che si opponevano alla manifestazione materiale dei sentimenti omo sessuali generalmente lo facevano sulla base di considerazioni sen za legami con la dottrina di Gesù o dei suoi primi seguaci. L'ostilità verso i gay e la loro sessualità diventò notevole in Occidente durante il periodo della dissoluzione dello stato romano - cioè dal III al VI secolo - per fattori che non si possono analizzare in modo esauriente, ma che probabilmente includevano la scomparsa delle "culture" urbane, l'accresciuta normativa da parte del governo sulla moralità personale e la pressione pubblica verso l'ascetismo in tutti gli ambiti sessuali. Né la società cristiana, né la teologia cristiana nel loro insieme sostennero una ostilità particolare verso l'omosessualità, ma entrambe rifletterono e alla fine accettarono le posizioni adottate da alcuni governi e teologi che potevano essere usate per screditare gli atti omosessuali.
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Durante il primo Medio Evo, i gay ebbero raramente importanza degna di nota. Le manifestazioni di una sottocultura distintiva sono quasi completamente assenti in questo periodo, anche se sopravvi vono molte espressioni individuali di amore omosessuale special mente tra gli ecclesiastici. La teologia morale fino al XII secolo trattò l'omosessualità nel caso peggiore come paragonabile alla fornicazione eterosessuale, ma più spesso mantenne il silenzio sull'argomento. Decreti legali al riguardo furono molti rari e di dubbia efficacia. La rinascita delle economie urbane e di una considerevole vita cittadina a partire dall'XI secolo furono accompagnate dalla ricom parsa della letteratura gay e di altre testimonianze e dalla presenza di una minoranza gay. I gay erano in vista, influenti e rispettati a molti livelli della società nella maggior parte d'Europa, e lasciarono un segno permanente sui monumenti culturali dell'epoca, sia reli giosi che laici. Le passioni omosessuali divennero materia di discus sione pubblica e vennero celebrate in contesti sia spirituali che sensuali. L'opposizione alla sessualità gay appariva raramente e più come opposizione estetica che come censura morale; le eccezioni a questa linea erano ignorate da capi religiosi e civili. Tuttavia, a partire dalla seconda metà del XII secolo, un'ostilità più virulenta comparve nella letteratura popolare e alla fine si diffuse negli scritti teologici e giuridici. Non si possono spiegare in modo adeguato le cause di questo cambiamento, ma probabilmente erano strettamente legate al generale aumento dell'intolleranza verso gruppi minoritari, intolleranza che si manifestò nelle istitu zioni ecclesiastiche e laiche per tutto il XIII e il XIV secolo. Le crociate contro i non cristiani e gli eretici, l'espulsione degli ebrei da molte aree d'Europa, il sorgere dell'Inquisizione, gli sforzi per domare la magia e la stregoneria, tutto ciò testimonia la crescente intolleranza verso le deviazioni dalla norma della maggioranza, intolleranza messa in atto per la prima volta negli stati corporativi emergenti nell'alto Medio Evo. Questa intolleranza veniva riflessa e perpetuata tramite il suo inserimento nelle compilazioni teologi che, morali e legali del tardo Medio Evo, molte delle quali conti nuarono a influenzare la società europea per secoli. Al di là di queste modeste conclusioni e dei fatti che le sostengo no, si può asserire poco con certezza. La topografia sociale dell'Eu ropa medievale è così inesplorata che lo scrittore sull'argomento
4 14
non può sperare di evitare di condurre i suoi lettori per molti sentieri sbagliati o, talvolta, di arrivare a un punto morto. Il suo conforto deve consistere nel credere di aver posto almeno le pietre miliari dove prima non c'era niente e aver aperto i sentieri che altri porteranno a destinazione molto al di là delle sue ultime frontiere.
APPENDI CI
Appendice
l
San Paolo : studio lessicografico
Non è senza difficoltà per i nostri contemporanei con scarsa cono scenza delle lingue classiche comprendere come il passare di mi gliaia di anni oscuri, talvolta senza possibilità di recupero, l'esatto significato delle parole nella lingua di culture con esperienze e stili di vita molto differenti dai loro. 1 Una varietà di traduzioni della stessa frase in Geremia è riprodotta qui di seguito. Anche se il passo è di poca importanza dottrinale, ovviamente è difficile trovare il consenso circa il suo preciso significato. Alcune traduzioni sono relativamente simili, ma difficilmente ci potrebbe essere differenza maggiore tra "pazzi per le femmine" (LXX) e "ben pasciuti alla mattina" (KJV).
Traduzione di Geremia 5 : 8 Testo masoretico :
Vulgata B.CEI LB
�- il T
c•oto c•lt,l:l c·:;>�l:l : •T\ : • •
UIJt:7toL -frr] Àu�-tavEt� ÈyEvJ1-frr] crav3 (Diventarono cavalli pazzi per le femmine) Equi amatores et emissarii facti sunt (Diventarono cavalli amatori e sfrenati) Sono come stalloni ben pasciuti e focosi Wie die vollen miiBige ri Hengste (Come i cavalli pasciuti, oziosi)
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RDV KJV RSV JBF JBS JB JBG NEB NAB
They are become as amorous horses and stallions (Sono diventati come cavalli e stalloni in amore) They were as fed horses in the morning (Erano come cavalli ben pasciuti alla mattina) They were well-fed, lusty stallions (Erano cavalli ben pasciuti, bramosi) C' étaient des chevaux repus et bi e n membrés (Erano cavalli ben pasciuti e prestanti) Son caballos lustrosos y enteros (Sono cavalli splendidi e robusti) They were weel-fed, lusty stallions (Erano cavalli ben pasciuti, bramosi) Feiste, wohlgebaute Hengste sind sie (Sono stalloni bene in carne, ben fatti) Like a well-fed and lusty stallion (Come uno stallone ben pasciuto e bramoso) Lustful stallions they are (Sono stalloni vogliosi)
Quando la parola o il passo in questione è controverso, le difficol tà ven�ono aggravate dalle ambiguità della reciproca barriera lingui stica. E significativo in questo contesto che il greco - la lingua dei primi teologi cristiani - sia particolarmente inadatto a esprimere gli atteggiamenti sessuali della religione cristiana, dato che i crimini sessuali nella Grecia classica erano definiti in termini non riferibili alle considerazioni che nell'etica cristiana rendevano biasimevoli alcune pratiche sessuali. Questo problema è esacerbato dal fatto che c'è spesso uguale imprecisione nelle lingue in cui il greco è stato tradotto, specialmente in inglese. Le esatte definizioni di parole come "fornicazione" e "adulterio" conservate nella teologia morale sono molto confuse nell'uso comune e parole come "prostituta" e "puttana" sono di fatto indefinibili. Ad esempio, "prostituta" viene usato per descrivere, con crescente imprecisione, le persone che vendono il loro corpo per denaro, le persone che prestano il loro corpo ad altri per scopi rituali (la "prostituzione sacra"), quelle le cui norme di comportamento sessuale sono considerate da chi parla troppo libere, e quelle che chi parla vuole semplicemente denigrare.
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Esempi rilevanti di questo tipo di difficoltà semantica sono le parole greche ":rtogvda" e "�.tOLXE(a". In attico :rcogvda erano i bordelli maschili, in cui i :rtOQVOL praticavano il loro commercio in modo assolutamente legale e con poca infamia, dal momento che pagavano la tassa sulla prostituzione, il :rtOQVL%ÒV tÉÀo�. Nei LXX ":rtOQVEuoov" chiaramente ha il significato di un maschio che si prostituisce (ad esempio, Deut. 23 : 1 8 ) , ma nella koiné del Nuovo Testamento, ":rtOQVE(a" è un femminile singolare non più applica bile ai bordelli maschili. A che cosa si riferisca è meno chiaro: numerosi traduttori inglesi si accontentano della vaga parola "im moralità". 4 Questo è sicuro, perché qualsiasi altra cosa possa essere ":rcogvda", è certamente "immorale", ma il termine è troppo gene rale. Poiché ":rtOQVTJ" mantiene il più antico significato di "prostitu ta", ci sono scarse ragioni per escludere questo significato da ":rtogvda", specialmente quando le due parole sono legate dal contesto come in 1 Cor. 6. 5 "TiogvEuoov" e ":rc6gvo�" sono lasciati totalmente nell'ambiguità dall'incertezza che sovrasta "3tOQVE(a", essendo resi con una varietà tale di termini come "ruffiano", "forni catore", o "maschio immorale". Similmente, si ritiene che "�.tOLXE(a" sia l'equivalente greco del termine moderno "adulterio", anche se in attico poteva riferirsi alla seduzione non solo della moglie di un cittadino, ma della di lui madre vedova, della figlia nubile, della sorella o anche della nipote 6 e anche se è usato dagli scrittori del Nuovo Testamento (ad esem pio Matt. 12:39) con connotazioni ovviamente più ampie di "adul terio" nel suo significato moderno. Come "ù�Q�ELv", "stuprum", e altre parole classiche per oltraggi sessuali, "�.tOLXE(a" originaria mente era riferito a considerazioni di proprietà e status irrilevanti per il concetto cristiano di castità; determinare con esattezza l'epo ca e la natura della transizione a più recenti associazioni è di gran lunga più difficile di quanto implichino molte traduzioni. Se tali ambiguità riguardanti questioni di grave importanza per la maggioranza della popolazione cristiana possono essere trascurate o distorte in traduzione, non sorprende che termini che riguardano solo esigue minoranze possano essere interpretati con trascuratez za o imprecisione. Le traduzioni inglesi degli elenchi dei peccatori in 1 Cor. 6.9 e 1 Tim. 1 : 1 0 appaiono ai non specialisti rese precise e concrete di parole greche specifiche, ma in effetti c'è una notevolis sima incertezza sul significato di molte parole usate. Per il greco
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"JtÀ.Eovbc:tm" le versioni inglesi danno traduzioni diverse come "covetous" (KJV, C), "greedy" (RSV, GN), "grabbers" (NEB), "usurers" UB), e "misers" (NAB); per "éiQJtUYE'>" le interpretazioni oscillano da "extortioners" (KJV) a "swindlers" (NEB, JB) a "rob bers" (NAB, RSV) a "the greedy" (C) a "lawbreakers" (GN). Per "�-taÀ.axoC'' e "agoEvoxohm" le versioni inglesi si riferiscono una nimemente al comportamento omosessuale, ma le migliori tradu zioni straniere no. 7 Traduzioni di " �aÀaxoC' e "à.QOcvoxoC-rm" nelle maggiori traduzioni inglesi della Bibbia 8 ( 1 Cor. 6.9 : omE !!UÀ.axoi OUtE UQOEVOXOL'tm) Wyclif lecchouris or men that dane synne of sodom abusars of themselves with the mankynde Tyndale the effeminate, liars 9 with mankind RDV effeminate, abusers of themselves with man KJV kind homosexuals RSV the effeminate, sodomites c catamites, sodomites JB who are guilty of homosexual perversion NEB NAB sodomites
( 1 Tim. 1 : 10: UQOEVOXOLtaL')) Wyclif them that trespassen with malis a3enes kynde them that defile themselves with mankynde Tyndale RDV them who defile themselves with mankind KJV them that defile themselves with mankind sodomites RSV sodomites c those who are immoral with boys or with men JB NEB perverts sexual perverts NAB
La serie dei significati proposti per le parole nelle varie traduzio ni in effetti è ampia : l'esclusione degli "agoEvoxohm" dal regno dei cieli è considerata da alcuni (RSV, NEB, JBS) in riferimento agli "homosexuals", da altri ai "perverts" UBI), da altri ai "sodomites"
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(C, NAB, JB), da altri ai "child molesters" (LB, JBG) e ancora da altri a "people with infamous habits" (LS, JBF); i "J.taÀax.oC', a seconda della traduzione consultata, oscillano da "catamites" OB) a "the effeminate" (KJV, C, JBI) a "sissies" (LB, JBG). Tale disparità genera scetticismo e un accurato esame suggerisce che nessuna traduzione moderna di questi termini è veramente precisa. Si è detto sopra dell'enorme gamma di significati associati alla parola "J.taÀax.6c;" nella letteratura patristica in riferimento al più antico e diffuso significato in contesti specificamente cristiani - la masturbazione. Il suo regolare uso con questo significato da parte di chi aveva familiarità con gli scritti paolini e la sua totale assenza dai testi civili ed ecclesiastici che trattavano l'omosessualità avreb bero dovuto precludere la sua associazione con l'omosessualità nella mente dei traduttori moderni, ma, poiché questo evidente mente non è il caso, si può ben osservare qui tre specifici errori lessicali nella letteratura su questo soggetto. l . L'idea che l'associazione della parola " J.taÀax.6c;" con "effemi natezza" la leghi all'omosessualità è un errore di prospettiva stori ca. Gli uomini gay non erano considerati "effeminati" nel mondo antico a meno che non esibissero caratteristiche femminili in ag giunta all'essere gay. Molti maschi eterosessuali erano chiamati "effeminati" dagli antichi scrittori e non c'è nessuna connessione essenziale tra un comportamento inappropriato al genere e una preferenza sessuale in tutta la letteratura antica. Le fonti patristiche in ogni caso non usano "J.taÀax.6c;" per "effeminato", ma piuttosto usano termini come "\hjì.u6gLOc;", 1 0 "àv6g6yuvoc;", 1 1 o "toov àv6gwv oi yuvmx.w6w;", 1 2 poiché "J.taÀax.6o;" era associato alla ma sturbazione o al lassismo morale in generale. Inoltre ciò che costituisce "effeminatezza", particolarmente in un contesto morale, è molto dubbio. Dionisio di Alicarnasso descri ve Aristodemo di Cuma, un uomo di governo coraggioso, valoroso e potente, il cui soprannone era "J.taÀax.6o;" "perché era 'effemina to' [ \hjì.u6g(ao;] da ragazzo e si era sottoposto a cose associate alle donne, come alcuni dicono, o perché era gentile per natura e imperturbabile [J.taÀax.6o;] dalla collera, come altri sostengono" (8.2.4 ) . La seconda di queste descrizioni poteva difficilmente avere a che fare con l'omosessualità e il fatto che i contemporanei fossero così incerti sulle connotazioni della parola potrebbe dare, si suppo ne, qualche giustificazione ai traduttori moderni. Tuttavia anche il
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primo significato non è necessariamente riferibile all'omosessuali tà. Per quelli predisposti a credere che ogni cultura abbia condiviso i pregiudizi moderni, potrebbe sembrare ovvio che ciò cui Arista demo "si era sottoposto" era l'uso sessuale da parte dei maschi, ma ciò non è assodato né sottinteso. 1 3 Al contrario, in un capitolo successivo Dionisio spiega molto specificamente che cosa costitui sca "effeminatezza" in un giovane, e questo non ha assolutamente niente a che fare con la sessualità (7.9 sgg.) . È fondamentale tenere a mente come fossero differenti gli atteg giamenti su questi argomenti nelle città ellenistiche durante i secoli che precedettero e seguirono la nascita di Cristo. Ercole poteva cimentarsi in una quantità di relazioni omosessuali, senza la più lieve perdita del prestigio o il benché minimo accenno alla diminu zione della virilità, ma il semplice atto di indossare abiti da donna o eseguire compiti tradizionalmente riservati alle femmine sarebbe stato considerato irrimediabilmente degradante. I concetti di "effe minatezza" sono mutati così radicalmente nel tempo ed erano certamente così differenti al tempo di Paolo da quelli prevalenti oggi che, anche se "effeminato" potesse essere la giusta traduzione di "J.laÀmc.6c;", sarebbe una traduzione totalmente ambigua. 2. Il fatto che talvolta "J.laÀax6c;" sia applicato a persone chiara mente gay nella letteratura classica, non prova che la parola di fatto significhi "gay" o "omosessuale" (o anche "sessualmente passivo") più di quanto l'accostamento di "proper" a "Englishman" provi che "proper" significa "English". 14 Non c'è alcuna ragione di supporre che i gay abbiano potuto meritare qualche particolare epiteto spregiativo e, a meno che si possa dimostrare che la calunnia in questione avesse qualche stretta relazione con l'omosessualità, non si può affermare nessuna connessione necessaria. Tantissime per sone vengono denigrate come "J.taÀaxoC" nella letteratura antica per moltissime ragioni, tanto che l'obbligo di fornire le prove in questo caso deve essere a carico di quelli che desiderano stabilire un legame con i gay. In assenza di tale prova l'inferenza più valida è che "J.taÀax6UOLv"] . Considera per esempio come Mosè, di tutto sapien te, ripudiava in senso simbolico la semina sterile, quando dice : "Tu non mangerai la lepre o la iena". Infatti egli non voleva che gli uomini partecipassero delle qualità di queste o gustassero queste stesse perversità, perché tali animali sono completamente 2 osses sionati dal desiderio di rapporti sessuali. Alla lepre, ad esempio, si dice che cresca una nuova apertura anale ogni anno [cfr. Barnaba 10; Plinio 8 :55 ; ecc.] co�icché ha tante aperture quanti sono gli anni che ha vissuto. Di qui la proibi zione di mangiare la lepre rappresenta un rifiuto della pederastia. La iena, d'altro lato, è alternativamente un anno maschio e un anno femmina - dal che [Mosè] suggerisce che quelli che si astengono dalla iena non saranno pronti all'adulterio. 3 Mentre io sono d'ac cordo che Mosè, di tutto sapiente, intendesse che noi non divente remo come questi animali a causa della proibizione imposta in modo eguale contro di essi, non sono d'accordo con l'interpreta zione di quelli che ne trattano simbolicamente. 4 La natura non è mai costretta a cambiare, e . ciò che è stato formato una volta, non può semplicemente desiderare di invertirsi erroneamente, perché il desiderio non è natura. Il desiderio può alterare il carattere di qualcosa già formato, ma non può rifarne la natura. È vero che molti uccelli cambiano con le stagioni i loro colori e le loro voci, come ad esempio i corvi si dice cambino dal bianco all'oro e da una voce bassa a una stridente e come l'usignolo che cambia il suo colore e il canto con le stagioni. Ma essi non possono cambiare affatto la loro reale natura. . . Né si può credere che anche la iena cambi la sua natura o che lo stesso animale abbia allo stesso tempo entrambi i tipi di genitali, quelli del maschio e quelli della femmina, come alcuni hanno pensato raccontando di
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incredibili ermafroditi e creando un tipo del tutto nuovo - un terzo sesso, l'androgino, un misto di maschio e di femmina. Essi hanno certamente sbagliato a non tenere conto di quanto la natura si dedichi ai figli, essendo la madre e l'autrice di ogni cosa. Poiché questo animale [la iena] è estremamente immondo, gli è cresciuta sotto la coda, di fronte al passaggio per gli escrementi, un'appendice carnosa, di forma molto simile ai genitali femminili. 5 Questa forma della carne non ha alcun passaggio che conduca a parti funzionali, dico, l'utero o il retto. Invece ha solo una grande cavità, donde deriva la sua sterile lussuria, poiché i passaggi desi gnati alla procreazione della prole sono invertiti. Questa stessa cosa succede sia alla iena maschio che alla iena femmina, a causa della loro eccezionale passività. I maschi si montano l'un l'altro, così è estremamente raro per essi cercare una femmina. Né è frequente il concepimento per questo animale, perché l'inseminazione innatu rale è così frequente tra di essi. Mi sembra a questo riguardo che Platone nel Fedro deprechi la pederastia, chiamandola "bestiale", poiché quelli che si danno a [questo] piacere "mordono il freno" e copulano alla maniera dei quadrupedi, sforzandosi di procreare figli [cosìV "L'empio, inoltre," come dice l'Apostolo [Rom. 1 : 2627] "si è dato a vili passioni : infatti anche le loro donne hanno cambiato l'uso naturale in quello che è contro natura; e similmente anche gli uomini, abbandonando l'uso naturale della donna, bru ciano nella loro lussuria l'uno per l'altro, uomini con uomini facendo ciò che è indecente e ricevendo in se stessi la ricompensa del loro sbaglio che era dovuta. " N é l a natura h a concesso a questi animali veramente libidinosi [il diritto] di montare il passaggio per materia sterile. L'urina fluisce nella vescica, il cibo non digerito nello stomaco, le lacrime negli occhi, il sangue nelle vene, il cerume nelle orecchie; il muco è portato nelle narici. E ci sono delle natiche poste vicino alla fine dell'intestino attraverso cui il materiale eccedente è trasportato fuori. Solo nel caso della iena la natura ha destinato questa parte superflua per le loro copulazioni eccessive/ Ed è conseguentemen te vuota, fino a una certa profondità, per l'uso delle parti libidinose ma per la stessa ragione il vuoto è un vicolo cieco poiché non era designato per la procreazione. È manifestamente chiaro per noi da questo che le relazioni carnali tra maschi ["à.QQEVO!u;Cac;"] , le semine sterili, i coiti dal di dietro ["'tàc; xa't6JtLV Eirv> 1 9, 1953 , pp. 7 1- 127. Per il testo v. PG, 8 8 : 1 8 93-96. 29 Oppure "che si sono sposati alle spalle" - una resa più letterale delle parole "in terga praelapsi sunt" -, ma questo sembra non andare d'accordo con la terminolo gia eufemistica che altrove caratterizza l'epistola. 30 Testo in Mansi, 1 9 : 685-86. Cfr. sopra p. 267. La poderosa complessità del testo latino, caratteristica delle lettere papali ufficiali, è stata riflessa nella traduzione a volte inelegante. 3 1 Il testo ha "animalibus" per "animabus". 3 2 Cioè la Troade, il Ponto, la Galazia, la Libia, la Panfilia, l'lsauria, la Licia e le isole maggiori di Chio e Mitilene. 33 O forse "l'anno scorso". 34 Tradotta da PG, 1 3 1 :565-6 8 . V. p. 344. 35 Il testo legge: "Desine castellum, si vis retinere citellum". Le tre poesie tradotte qui sono tratte da PL, 171 : 1 635, 1 7 1 7- 18 . V. p. 307-08. 36 Sono stati omessi qui due versi : sono difficili da rendere in modo soddisfacente e aggiungono poco alla poesia. 37 Cfr. Dronke, Medieval Latin, 2 : 3 4 1 , n. 2a, rr. 15-20: "Gaudet lamentis, l gaudet querelis, l ridet et ex [an]gues l miseros amantes, l ridet et precordia l trahere suspiria". 38 Cfr. Tacito, Annali 15.2 1.4: "Alcune virtù sono in sé odiose: il rigore che non si allenta mai, la durezza d'anima che non concede mai favori". 39 Questa poesia è intitolata in PL Satyra in amatorem puelli sub assumpta persona ("Satira sull'amante di un ragazzo sotto identità presunta"), ma non sembra proba bile che Marbodo intendesse realmente far satira sull'amante più che sul ragazzo e nessuna "identità" è presunta. Il consiglio finale sembra rappresentare piuttosto chiaramente la sincera opinione di Marbodo stesso. 40 Leggo "es nescius" (con Herkenrath) invece di "sed melius" dell'edizione Champollion-Figeac. 41 Sono stati omessi qui due versi; il primo è caduto nel manoscritto lasciando il successivo ("Qui sit pulcris ex pudiciciae") ambiguo. 42 Il racconto in Fedra di Seqeca può essere stato familiare a Ilario. 43 Gen. 3 9 : 7 sgg. I numeri delle poesie corrispondono ai testi in Hilarii versus et ludi, a cura di Champollion-Figeac, da cui sono state fatte le traauzioni e che è più fedele al manoscritto che non Fuller, che è stato criticato sia per l'edizione che per l'interpretazione. V. sopra pp. 308-09. 44 Per "nequid" leggo "nequit" come Fuller. 45 Un gioco di parole su "anglicus" e "angelicus", senza dubbio copiato da Beda (v. p. 183). 46 Cfr. Dronke, op. cit. p. 2 1 8 . 47 Cioè, s e i o potessi lasciare l a mia "Didone" per te, come altri uomini lasciano una donna per un'altra. Il latino è tortuoso. 48 Ez. 1 6 :49. Ho reso con traduzioni mie molte citazioni bibliche di Pietro, perché questi passi tratti dalla Vulgata spesso presentano idiosincrasie del latino che non compaiono nelle traduzioni dall'ebraico o dal greco. 49 Presumibilmente l'omosessualità, sebbene - cosa singolare - la descrizione
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biblica immediatamente precedente dei peccati dei sodomiti non faccia menzione di alcun tipo di comportamento omosessuale. 5 0 "Androgynos": la confusione o la mescolanza dei concetti e della terminologia dell'ermafroditismo e dell'omosessualità è un fatto antico. Sebbene fosse riemer gente nel XIII e nel XIV secolo quando era in declino la consapevolezza dei gay (cfr., ad esempio, il ritratto di Dante dei "sodomiti" che gridano: "Nostro peccato fu ermafrodito" in Purgatorio 26.82), questa inaccuratezza era rara ai tempi di Pietro Cantor, quando la generale familiarità con i gay e il vivo interesse scientifico per gli ermafroditi facevano fare distinzioni anche a quelli ostili a entrambe le categorie. Le informazioni sugli aspetti medici dell'ermafroditismo erano comuni nella scienza medievale islamica (cfr., ad esempio, Albucasis, On Surgery and Instruments 70.454-55). Maimonide si impegnò in elaborate speculazioni morali sulla posizione e sugli obblighi degli ermafroditi: The Code o{Maimonides, Book 4: The Book o(Women, a cura di Isaac Klein, Yale Judaica Series, n. 15, New Haven, 1 972, pp. 13, 14, 26, 3 03-5, 349, 493. Pietro Cantor fu tuttavia uno dei pochi scolastici a trattare gli aspetti morali dell'ermafroditismo in opposizione all'omo sessualità. Egli chiaramente fa intendere che, mentre il primo era una "condizione" sperimentata senza colpa, la seconda rappresentava una scelta volontaria. Tale distinzione è stata sostenuta da alcuni teologi moderni, ma avrebbe dovuto essere rifiutata da Tommaso d'Aquino che considerava congenita l'omosessualità. 51 Il genere del soggetto o del verbo è ambiguo. 52 Il testo ha "et" per "ut". 53 "Alternitatis": si noti la somiglianza con l'orrore di Giovanni Crisostomo per l'inversione di ruolo sessuale. Sebbene consideri priva di colpa la loro condizione, Pietro vuole chiaramente restringere l'espressione sessuale degli ermafroditi solo per evitare l'apparenza dell'omosessualità. 54 Pietro fornisce le citazioni dei capitoli di qualche passo biblico, ma non i numeri dei versetti (questi ultimi non erano ancora stati fissati ai suoi tempi). Li ho suppliti mettendoli tra parentesi quadre. Quando non ci sono, il passo non ha potuto essere identificato per l'inaccuratezza di Pietro nella citazione. 55 Su Sardanapalo, re di Assiria, v. Plutarco, Moralia 336C; Clemente di Alessan dria, Paedagogus 3 . 1 1 ecc. 56 Così la Vulgata (Lam. 5 . 13): "Adolescentibus impudice abusi sunt, et pueri in ligno corruerunt". I LXX hanno " 'EKÀ.EK'tOÌ. xmu�!J.ÒV avÉÀaj3ov xaì. vEavt<Jxm èv SUÀqJ TJO�ÉVl]Oav". " 'ExÀEXtot" è chiaramente una lettura sbagliata dell'ebraico "bachiirim" (''giovani") per "bachirim" ("eletto"). In ebraico e in greco il riferi mento è certamente a qualche lavoro forzato; solo in latino è possibile un significa to sessuale. 57 Pietro altera qui la Vulgata inserendo "ve! post ostium" per fare eco a Gen. 19.6. 58 Così la Vulgata: "Puerum posuerunt in postribulo". Non è questo probabilmen te il significato dell'ebraico, ma Pietro non lo poteva conoscere. 59 Verbum abbreviatum 138, testo in PL, 205 : 333-35 . Per l'ultima citazione, v. cap. 5, pp. 159-60. 60 Lacuna nel manoscritto. 6 1 Il nome è omesso nell'originale. Era comune nel Medio Evo lasciare una riga libera al posto del nome, specialmente se una poesia personale era poi pubblicata e ampiamente diffusa. 62 V. cap. 9, pp. 3 09- 10. Dai Carmina Burana, conosciutissima raccolta di versi
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trovata in un manoscritto monastico del XIII secolo proveniente da Benedikt beuern. Questa poesia (probabilmente del XII secolo) si trova ai foll. 52v-53 r e fu pubblicata da Schmeller nella sua edizione originale del manoscritto. Non è stata però ristampata nelle successive edizioni dei Carmina Burana, inclusa l'edizione Schmeller del 1 8 94. Questa traduzione è stata effettuata sull'edizione naturalmen te migliore di Otto Schumann, Ùber einige Carmina Burana, in ZFDA 63, n. 45, 1 926, pp. 8 1-99. Alcuni studiosi hanno tentato di non dar credito alla natura chiaramente omosessuale della poesia: v. Schumann, ibid. , specialmente pp. 92-95. 63 Testo in A. Krarup, a cura di, in «Bullarium Danicum>>, n. 208, Copenhagen, 1932, 1 : 178. Cfr. sopra, cap. 10, n. 75 . 64 Cfr. Ovidio, Metamorfosi 9.736. L'autore di questa poesia è sconosciuto. Il testo è stato pubblicato per la prima volta da Wattenbach e un tentativo di edizione critica (attraverso la collazione di numerosi manoscritti scoperti dopo l'edizione di Wattenbach) è stato pubblicato da Lenzen. La poesia è menzionata brevemente da Curtius in European Literature, ci t., p. 1 16, n. 26, e con maggior ampiezza da Raby in Secular Latin Poetry, 2:28 9-90. La tradizione manoscritta è trattata da Walther, Das Streitgedicht, cit. , p. 24 1 , n. 2; da Wattenbach, op. cit., pp. 126, 135-6; e da lngeborg Schrobler, "Zur Uberlieferung cles mittellateinischen Gedichts von 'Ga nymed und H elena"', in Unterscheidung und Bewahrung: Festschrift fur Hermann Kunisch zum 60. Geburtstag, Berlino, 196 1 . Ulteriori notizie si possono trovare in Karl Praechter, Zum Rhythmus Ganymed und Helena, in ZFDA 43, n.s., n. 3 1, 1 899, pp. 1 69-7 1 ; in Charles Langlois, La litérature goliardique, in 5 1, 1 8 93 , p. 174, e in Walther, Das Streitgedicht, cit., p. 14 1-42. La presente traduzione è fatta partendo dal testo pubblicato da Lenzen, ma modificato sulla base di alcune lezioni del MS Lat. 198 della Houghton Library. 6 s Cioè Ganimede ed Elena. 66 Si noti la discrepanza tra questo verso e il verso 20. 67 Lenzen preferisce "Giove" ("Iovem") a "Marte" sulla base della lezione in D (Berlin, Staatsbibliothek Diez B Sant. 28), ma questo sembra molto improbabile considerato il verso 1 05 . Giove resta dalla parte di Ganimede fino al verso 25 8 . 6 8 Questo fu u n topos favorito della letteratura posteriore (ad esempio, Lorenzo Valla, De Voluptate). Cfr. il sonetto 1 1 di Shakespeare : Let those whom Nature hath not made for store, Harsh, featureless and rude, barrenly perish: Look, whom she best endow'd she gave the more; Which bounteous gift thou shouldst in bounty cherish : She carved thee for her seal, and meant thereby Thou shouldst print more, not let that copy die. 6 9 Tai de è l'archetipo della prostituta nella letteratura latina: v. Dronke, Medieval Latin, cit. , 2: 496. Cfr. Marziale 6.93 (non citato da Dronke) . Per Sabina, v. Lenzen, op. cit., p. 182 nn. 70 Si noti che Apollo era stato prima identificato come sostenitore della fazione di Elena (verso 103). Questa è una delle molte difficoltà degli ultimi versi. 7 1 Lenzen e, in minor grado, Schrobler trascurano l'importanza degli aspetti pressoché unici del manoscritto Houghton (H). Non è possibile datare con preci sione questo manoscritto in modo da incontrare concordia unanime e la tradizione è tale che non può essere dimostrata alcuna particolare relazione con altre copie esistenti (Lenzen, op. cit., p. 1 66). D'altra parte, è l'unica copia che non fa parte di una miscellanea e, curiosamente, è scritta su una pergamena che non poteva far
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parte di un volume più ampio perché si deve voltare verticalmente e non lateral mente. Contiene due versioni dell'ultimo verso, della stessa mano: ciò suggerisce che l'amanuense o compose lui la poesia e cambiò parere sull'ultimo verso o se ne trovò davanti due versioni precedenti. La seconda versione è la stessa che si trova in altre copie, ma la prima sembra essere un commento più rivelatore dell'autore (cfr. cap. 9, n. 62 sopra per le due lezioni; Lenzen non dà spiegazioni della variante). Tra il verso 244 e il 245 di Lenzen c'è spazio per sei versi. Per tutta la poesia gli interlocutori sono indicati al margine con "G" e "H" ["E"] e all'interno di questo spazio una "G" indica che quattro dei versi perduti avrebbero dovuto essere di Ganimede. Gli altri due avrebbero dovuto essere i primi due della strofa di Elena completata dai versi 245-46 di Lenzen. Come dimostrato anche dalle altre copie, la poesia consiste interamente in strofe di quattro versi tranne la 6 1 . che ne ha sei. Schrobler (op. cit. , p. 330) propende a pensare che ciò non sia insolito, ma non cita alcun altro esempio di singola strofa allungata nella poesia dell'epoca. Lenzen lascia aperta l'ipotesi che siano caduti dei versi (op. ci t., p. 163). Se H è l'autografo, come la sua forma strana e il finale allungato possono indurre a pensare, l'autore chiaramente intese dare un'argomentazione in più sia a Ganimede che a Elena e la poesia ha perso sia la risposta di Ganimede al "perdi la goccia di Venere" di Elena sia l'attacco finale di lei che presumibilmente concludeva la discussione (l'"ibi fit iactura" del verso 245 sarebbe solo un riferimento a quest'argomentazione, qua lunque possa essere stata). Schrobler suggerisce che l'amanuense di H semplice mente aveva creduto che la strofa di sei versi fosse un errore del copista precedente e aveva lasciato un margine, a suo parere adeguato, per la correzione. Ma questa spiegazione non dà conto del finale "extra". C'è bisogno di ulteriori studi paleogra fici e testuali; forse saranno scoperti nuovi manoscritti. 72 Cfr. Cambridge University, Gonville and Gaius College MS 385/605 (XIII secolo) : Quam male peccavit sodomita ruina probavit. Comprobat esse reum sulphur et ignis eum. Fetor fetori fit pena; calorque calori; Talibus est talis congrua pena malis. Gli stessi versi si trovano in un manoscritto del XIV secolo ora nella Bodleian Library, Oxford (MS Laud Mise. 2, fol. 5 v). 73 Testo in BN, MS 15 155, pubblicato in Hauréau, Notices et extraits de quelques manuscrits latins de la Bibliothèque nationale, Parigi, 1982, 4 : 3 1 1-12. Per un commento storico su questa poesia, v. cap. 1 1 sopra. 74 l. Parigi. 2. Oxford, MS Laud. Lat. 86, foll. 94v.-95r (non 96, come dice Diimmler), datato da Walther (lnitia carminum, n. 15 159) al XIII secolo, ma dal catalogo della Bodleian " 12/ 1 1/ 1 3 " ; pubblicato da Ernst Diimmler, Zur Sittenge schichte des Mittelalters, in ZFDA 22, n.s. , n. 10, 1 878, pp. 25 6-5 8 (Diimmler pensa erroneamente che !'"homo" del verso 6 sia caduto nel manoscritto; in effetti è scritto sbiadito). 3. Reims 1275, fol. 190v., datato da Walther al XIII secolo e pubblicato da W. Wattenbach, Beschreibung einer Handschrift der Stadtbibliothek zu Reims, in >, vol. 12, n. 7, 1 94 1 . Champollion-Figeac, J.J., a cura di, Hilarii versus et /udì, Parigi, 1 8 3 8 . Corpus iuris canonici, a cura d i Emil Friedberg, Lipsia, 1 8 79-8 1 . Curtius, Ernst R., European Literature and the Latin Middle Ages, trad. W. R. Trask, Princeton, N.J., 1 9 5 3 . 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