ANNA FREUD
OPERE
PAOLO BORINGHIERI
Tr•duzione di Ade Cinato
Prima tdizione 1978
C
1978 Editore 8orin1hieri oodefl...
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ANNA FREUD
OPERE
PAOLO BORINGHIERI
Tr•duzione di Ade Cinato
Prima tdizione 1978
C
1978 Editore 8orin1hieri oodefll per azioni, Torino, corso Vittorio Emanuele 86 CL 6o-8&o9-s 0•971""n• Freud
INDICE
Presentazione di Lottie M. Newma·n Fantasie di percosse e sogni a occhi aperti (19n)
15
Quattro conferenze sull'analisi infantìle (1926) 1, Fase di preparazione dell'analisi infantile 2. I metodi dell'~nalisi infantile 3· La funzione della traslnzione nell'~n~lisi infantile 4· Relazione tra analisi infantile ed educazione
47
33 ~S
6o
Quattro conferenze di psicoanalisi per insegnanti c genitori (1930) 1. L'amnesia infantile e il complesso edipico z. La vita pulsionale infantile l· Il periodo di latenza 4· I rapporti tra psicoanalisi e pedagogia
'uz
L'influsso della malattia fisica sulla vita psichiea del bambino (1930)
133
L'Io e i meccanismi di difesa (1936) Prefazione all'edizione del 1966
149 151
PARTE PRIMA
85 87 99
TEORIA DEl MECCANISMI DI DIFESA
1. L'lo come sede dell'osservazione 2. Applicazione della tecnica psicoanalitica allo studio delle istanze psichiehe 3· L'attivi!~ difensiva dell'Io come oggetto dell'analisi 4· I meccanismi di difesa s. Orientamento dei processi di difesa secondo l'angoscia e il pericolo
152 157 169 179 187
ESEMPI DI EVITAMENTO DEL DISPIACERE REALE E DEL PERICOLO REALE: STADI PRELIMINARI DI DIFESA
6. Il diniego nella fantasia 7· Il diniego nella parola e nell'azione 8. Restrizione de11'lo PA!I.TE TERZA
195 :o;
DUE ESEMPI DI TIPI 01 DIFESo\
9- L'identi6cazione con l'aggres~orc Una forma di altruismo
,,,
10.
PARTE QUARTA
11.
DIFESA PER
L'Io e l'Es ndb
A~COSCIA
DELLA P0TE:llpprovando "un indebito ampliamento della sfera d'azione della psicoanalisi" essa insiste ancora che la terapia analitica è più utilmente applicata nel campo c/1c le ~u specifico in origine, e cioè quello del trattamento delle nevrosi nei bambini e negli adulti. Nelle sue ripetute discussioni drca le indicazioni e controindicazioni per l'analisi infantile (vedi Indicazioni per l'analisi infantile, 1945, e Indicazioni e controindicazioni per l'analisi infantile, 19i)8), essa ha messo in dubbio molti dei criteri generalmente accettati, proponendo invece una considerazione essenziale: i bambini hanno bisogno di un trattamento analitico quando il loro sviluppo è giunto a un arresto in una o più aree; c hanno bisogno di un trattamento analitico quando la mancanza di sviluppo progressivo è dovuta a un conflitto "interiorizzatoH, che per dclinizione è inaccessibile alle manipolazioni esterne. La determinazione del tipo di soRerenza c/Je il singolo bambino su· bisce richiede considerazioni diagnostiche alle quali Anna Freud dedicò larga parte del suo secondo libro fondameutale: Normalità c patologia nell'età infantile (r9lJ5). Essa scoprì che l'usuale classificazione delle malattie derivata dalla psicopatologia degli adulti non è :~pplicabile al b:~mbino; né una semplice elencazione dci sintomi dà indizi diagnostici utili poiché lo stesso sintomo - un disturbo del sonno, ad esempio - ha signilicati molto diversi nei diversi livelli di sviluppo, mentre lo stesso disturbo di base può essere espresso da sintomi diversi. Essa ha perciò introdotto un nuovo metodo di valutazione dello sviluppo, e ciot il profilo diagnostico~. Basato su tutti gli aspetti della teoria psicoanalitica e prestando attenzione a tutte le parti costituenti della personalità del bambino, il profilo è molto più che un semplice aiuto diagnostico. l!: uno "strumento pratico che impone ponderazione, completezza c comparabilità: comparabilità non solo nella valutazione dei fattori all'interno di un singolo caso e fra casi individuali, ma comparabilità di valutazione attendibile fra N
analisti diversi e nel tempo. È uno strumento con molti usi poten· ziali: vi sono inclusi la valutazione del cambiamento nel tempo, la compilazione di casi simili, il confronto tra condizioni differenti e il suo utilizzo ausiliario nell'addestramento" (Lustman, 1\)67). Le complesse valutazioni che il profilo permette portarono a una nuova dassific.azione dei fenomeni dell'infanzia: dai processi evolutivi normali e le difficoltA evolutive tipiche fino alle varie manifestazioni della patologia dell'infanzia. Queste a loro volta consentirono una nuova visione del rapporto tni l'infanzia e i disturbi deil'adulto, e posero altresì in rmevo le "variazioni della normalitA". Queste innovaziorù metodologichc riflettono il costante affidarsi di Anna Freud alla ricerca empirica. Essa difese sempre l'uso degli "esperimenti forniti dalla natura e dal destino". Cosl mise in evidenza la funzione della madre nello sviluppo del bambino piccolo concettualizzando le osservazioni fatte nelle Hampstead War Nurseries, dove i bambini erano separati dai loro genitori. Insieme con Dorothy Burlingham studiò la funzione della vista nello sviluppo normale conducendo ricerche sui bambini ciechi (vedi Progetti di ricerca della Hampstead Child-Thempy Clinic, 1957.&1, circa il progetto di ricerca da lei suggerito). JJ suo contributo teorico principale, derivante in parte dalla ricerca empirica, ~ il concetto di lince evolutive, concetto organizz.ativo centrale che cerca d'integrare i vari elementi costitutivi della personalità in passato studiati separatamenfe. Mentre essa stessa ha elaborato alcune linee evolutive prototipiche, la grande incidenza di questo concetto non si è fatta ancora sentire pienamente. Ne afferrò l'importanza S. L. Lustman (r\)67) il quale, sottolineando il primato scientifico di Anna Freud, affermò la sua convinzione che il concetto di linee evolutive diede la direzione alla costruzione teorica e alla ricerca successive. E comunque anche questo concetto ha applicazioni pratiche dirette. Può fornire risposte significative a problemi come quello relativo. a quando un b3mbino è pronto per la scuola, e in· dicare le aree specifiche nelle quali i maestri possono euere d'aiuto. Gli sforzi di Anna Freud pet applicare il pensiero psicoanalitico ai problemi pratici dell'allevamento dei b
90
IOSSÌ ~ stata.in!Jodotb. dal do Ilor Milton J.E. Senn, del dipartimento di pediatria e PSichiotrio della Yalc Uni•usity School of Medicine di New Ha•en nel Connecticut.
"'
Robcrtson (1951), John Bowlby, Robertson e Roscnbluth (1952),l istruttive ricerche e film documentari in proposito, che però s'interessano non tanto dell'effetto della malattia stessa, quanto soprattutto della separazione del bambino piccolo dalla madre, resa necessaria dalla malattia. In tali ricerche la reazione del bambino alla
malatti:J, agli intCr\'Cnti fisici e al dolore fisico sta in secondo piano_ Il nostro materiale è un po' più ricco per quanto riguarda gli effetti psichici posteriori di malattie fisiche. I genitori che nel corso di un consulto medico descrivono i disturbi ncvrotici dei loro figli, spesso fanno risalire l'inizio delle diffico!U al momento in cui insorge una malattia fisica, dopo la quale il bambino sembrò essere "diverso". In alcu11i casi compaiono inoltre, per la prima volta durante la convalescenza dopo una malattia, gravi oscillazioni di umore, cambiamenti nei rapporti con i genitori e con fratelli e sorelle, perdita della fiducia in sé, esplosioni di collera. Riemergono in tali circostanze l'enuresi, l'imbrattarsi con le feci, disturbi dell'alimentazione c del sonno, angosce relative alla scuola e molti sintomi manifcstatisi in precedenza e da lungo tempo superati. Bambini le cui prestazioni intellettuali erano state precedentemente eccellenti, dopo una malattia spesso si mostrano annoiati e ap:~lici a scuola; albi appaiono invece, dopo le stesse esperienze, notevolmente maturati e progrediti. Come descrivono gli autori sopra citati, tali cambiamenti possono verificarsi in seguito a una degenza in ospedale c separazione dai genitori; ma avvengono anche ove l'ospedale non abbi3 parte alcuna e i bambini trascorrano il periodo di malattia nella propria casa, assistiti e curati dalla madre. Rispetto alla parte svolta dalla malattia fisica sulla vita psichica del bambino la degenza in ospedale non è che uno dci tanti fattori tra quelli che influiscono in maniera traumatica, disturbando e danneggiando lo sviluppo.
:z. Gli effetti dell'assistenza, delle misure mediche e degli interventi chirurgici · Prima di poter valutare esattamente il potenziale effetto traumatico delle malattie stesse, dobbiamo acquisire comprensione di tutta una serie di fattori che, pur essendo soltanto effetti collaterali della situazione di malattia, per il bambino sono però indissolubilmente 'Vedi anche Il. Frtud, R«ensione dd l'ilm "Il T"·o-Yar.Old ~s fo Hospitol~ di T•mes Robtrtson(19SJ).
legati ad essa. Per il bambino non c'è differenza tra le sofferenze "causate dalla malattia in sé e le sofferenze che gli sono in8itte dal mondo esterno per curare la malattia. Incapace di capire, indifeso e ;passivo, egli deve subire cntram~i i tipi di esperienza: Non ~i rad~ sono le sofferenze del secondo t1p0 quelle che hanno d maggLore SLgnificato affettivo nel determinare conseguenze posteriori o il danno i psichico del bambino nel periodo di malattia. 1 1
i Cambiamenti dell'atmosfera affettiva durante la malattia
La maggior parte dei genitori si comporta nei riguardi del bambino malato diversamente che con il bambino sano. Genitori con tendenze austere hanno paura di viziare il bambino in periodi di malattia; il loro metodo è di abbandonare il bambino quantO più possibile a sé stesso, di non "fare storie~ e di affidare la guarigione alla sua natura sana e ai processi spontanei di rccupero. La maggioranza dei genitori C3de nell'estremo opposto. Molti bambini non si sentono mai tanto circondati d'amore quanto in periodi di malattia; i bambini di famiglie numerose, a causa di una malattia infettiva e del conseguente isolamento da fratelli e sorelle, raggiungono la meta altrimenti irraggiungibile dei loro desideri: il possesso esclusivo, indiviso c incontestato della madre che li cura. Alcune madri, preoccupate per la salute del bambino in un periodo di malattia, mettono da parte tutte le esigenze dell'eduC3zione per assumere un atteggiamento permissivo a loro altrimenti estraneo. Altre, per la stessa apprensione, dimentiC3no le più elementari regole di un modo psicologicamente giusto di trattare il bambino che è loro altrimenti abituale: gli shock provocati da un'alimentazione forzata e da clisteri, le separazioni improvvise (per Iicovero in ospedale), bugie e inganni non contano per loro purché solo garantiscano la guarigione del bambino. Il bambino da parte sua reagisce traumaticamente a questi cambiamenti per lui incomprensibili nel comportamento della madre, non riesce più a orientarsi nello sconvolgimento dei valori affettivi e morali precedentemente validi, oppure non può più rinunciare, dopo la guarigione, al conseguimento di piacere che gli è stato consentito durante la malattia. Effetto dell'assistenza Noi comprendiamo meglio la reazione dci bambini alla situazione dell'essere assistiti per malattia confrontandola con le fre-
.,. quenti e meglio descritte reazioni degli adulti nella stessa situazione.' Un adulto affettivamente sano, ma fisicamente molto ammalato e nella condizione di dover essere curato non può fare a meno di sentirsi minacciato nella sua dignit~ umana. Si pretende da lui che rinunci ad ogni diritto di disporre del proprio corpo e che accetti passivamente ciò che altri ritengono opportuno. Lo si veste e sveste, lo si nutre e lava, lo si aiuta nell'orinare e defecare, lo si gira da una parte e dall'altra, lo si denuda in presenza delle infermiere e del medico, senza riguardo al sesso, al pudore e alle convenzioni. Le pratiche igieniche a cui è sottoposto non tengono in alcun conto le sue abitudini personali, le sue avversioni, i suoi desideri. In modo caratteristico molti adulti parlano di simili esperienze come di un uritorno allo stato d'impotenza dei bambini~. Da questo confronto dell'assistenza all'ammalato con le cure del bambino non dobbiamo tuttavia trarre la conclusione che sia più facile per il bambino malato che per l'adulto malat.o .far fronte alla situazione dell'assistito; è piuttosto vero il contrario~ H _graduale controllo delle proprie funzioni corporee, cioè l'autonomia nel mangiare, orinare, defecare, lavarsi, vestirsi ecc. è per il bambino una tappa molto importante sulla via dello sviluppo dell'Io; la crescente padronanza del proprio corpo è allo stesso tempo la misura della sua crescente indipendenza dal corpo materno e dalla supremazia materna. Ogni passo indietro su questa via causato dalle procedure di assistenza per una malattia (o a causa dell'indebolimento del corpo) costituisce perciò una perdita parimenti grande rispetto alla funzione dell'Io, vale a dire una regressione a livelli precedenti, più passivi, dello sviluppo infantile. Bambini che si difendono con particolare intensiU. dalla loro passività, si oppongono a una tale regressione indotta dall'esterno con la massima violenza, e sono pazienti difficili, intrattabili; altri ricadono senza opporre resistenze nella condizione infantile d'impotenza, che er_am~ini Ia.rinuncia_o la 1~~-i~zi'?ne àìla-m;ertfd.C InOvimento. Ove il tipo o la graviti\ della malattia stessa""!lòn.lO-feii:dà"·i~;;;;;ibile, i bambini difendono il loro difitto al movimento fino all'estremo. Ogni madre sa quanto sia difficile far stare a letto i bambini a casa, quando abbiano malattie lievi. Bambini piccoli che banno appena imparato a camminare, stanno in piedi nei loro lettini aggrappati alle sponde (anche in caso di malattie infantili gravi come ad esempio il morbillo) finché non siano tanto esausti da doversi coricare.' Alcuni pediatri progressisti, conoscendo questo stato di cose, rinunciano addirittura in tali circostanze J- prescrivere che il bambino venga tenuto a letto. 6 Che cosa significhi per il bambino la liberU di movimento si può studiare nel modo migliore in quei casi in cui i bambini devono essere immobilizzati dopo un intervento chirurgico o per un trattamento ortopedico. Le conseguenze di tale limitazione del movimento sono state descritte e commentate da un certo numero di a"ùtòi-i- d;iri"dirizzo psicoanalitico. Ad esempio David Levy (1928, 1944) indica l'influsso della limitazione del movimento degli arti su movimenti stereotipi e ticcosi che compaiono in altre parti del ~o_rpo; Mahler, Luke, Daltroff (I94S) descrivono le differenze tra la limitazione del movimento indotta meccanicamente e quella indotta psichicamente. Greenacre (1944) esamina il significato di tale limitazione per la diminuzione della scarica dell'aggressività e dèlla scarica di tei:Jsione in generale con la conseguente SOVTaerotizznionc_ di tut~o il corpo. Thcsi Bergmann (1945), in base alle osservazioni ·di- ~D. lavoro triennale in un reparto ortopedico, descrive i meccanismi di difesa che consentono al bambino di sopportare le limitazioni impostegli. Essa illustra come alcuni bambini diventino tanto più docili quanto più rigide sono le misure limitanti, 'Sivedano,perc<mtJo,\eoss"""zioniallcpp.I44'U· •La dotloTcssa Ebic Wri8ht, in paSS>.to m~dioo •ll'o$pcdale ~iai:Jioo di Ncwcutle on TynC,IU1cilbum. .. rt.aimpressionenel•949,tUiporteçipantiallascuolaeosti.. perinfermierede\C=selHolpital,dkondocheneirepa•tiinfantilinondovcvaeuercirigiditànel oosltingoreibambiniRletto;eJD$0fincSI:Joss,I>O9). Vedi onthe ~ieud (>o>;, p. 144) QH,C9H) si a«upa dd signi6e.to di querlo procosso difensivo per b genesi dell'ipomania cronie.; Bertrom D. L9l>)IO%. n.
L'interpretazione del sogno rivela che il suo orgoglio di potersi unire ai più grandi si è ben presto tramutato in angoscia. Egli teme che i ragazzi più grandi possano invidiarlo perché gioca bene e diventare aggressivi verso di lui. La situazione inizialmente piacevole che si è creata con la sua bravura, si è cosl tramutata in una situazione angosciosa. Lo stesso tema si ripete poco dopo in una fantasia prima di addormentarsi: vede i bambini che \'Ogliono portargli via i piedi con una pallonata. Il grosso pallone vola verso di lui cd egli sobbalza nel letto sollevando i piedi di scatto per salvarli. Come è gi~ risultato nel corso dell'analisi, i piedi- per la via indiretta di sensazioni olfattivc e idee di rigidit~, di paralisi ecc. - avevano un significato particolare come rappresentanti del suo genitale. Con il sogno e la fantasia lo sviluppo della sua nuova passione è turbato. Le sue prestazioni rcgrediscono, il prestigio che aveva goduto scompare ben presto. Il significato di questa ritirata è: uNon avete bisogno di colpire i miei piedi, tanto non sono più un buon giocatore. Ma in lui il processo non termina ancora con questa restrizione del suo lo in una direzione. Improvvisamente, con la ritirata dallo sport, i:gli rafforza tutto un altro aspetto delle sue prestazioni, c cioè l'inclinazione, che ha sempre avuto, per la letteratura e per lo scrivere. Mi legge delle poesie, ne compone di proprie, mi porta delle novelle che ha scritto quando aveva solo sette anni, e fa grandi progetti per una sua futura carriera di scrittore. Il calciatore si è cosl trasformnto in un letterato. Durante una seduta analitica di questo periodo, mi dà una raffigurazione grafica del suo atteggiamento verso le varie professioni c attività maschili. Alb letteratura viene assegnato un grosso c spesso punto nel centro del suo disegno, le varie scienze vengono sistemate attorno in cerchio, le professioni pratiche seguono in punti più lontani. In uno degli angoli superiori del foglio, vicino al bordo, un puntino piccolissimo ind1ca infine lo sport, fino a poco tempo prima ancora cosl importante. che sta a esprimere il suo estremo disprezzo per simili divertimenti. t istruttivo osservare come, in pocl1i giorni, la sua valutazione CO· scientc, alla maniera di una razionalizzazione, sia succeduta alla sua angoscia. Nel campo della poesia, egli riesce a comporre in questi giorni cose veramente sorprendenti. Il posto vuoto che si è venuto a creare nella sua funzione dell'Io per la mancanza della prestazione sportivo, viene in certo senso nuovamente compensato con un'effettiva sovrapproduzione in un'altra direzione. Dall'analisi risultn N
chiaro, naturalmente, che la paura di una vendetta da parte dei bambini più grandi deriva la sua intensità dalla ripetizione della rivalità con il padre. Una bambina di dieci anni si reca al suo primo ballo, piena di grandi aspettative. Essa si piace con il vestito e le scarpe nuove di cui si è molto preoccupata, e si innamora a prima vista del bambino più bello e più elegante fra quelli presenti. La casualità che il bambino, del tutto estraneo, abbia il suo stesso cognome, le offre un appiglio per una fantasia circa un legame segreto fra di loro. Essa si comporta in modo molto gentile verso di lui, ma non ne è molto apprezzata. Dopo aver ballato con lei, egli la prende addirittura in giro per la sua goffaggine. La delusione ha su di Ici un effetto di umiliante sl1ock. Da questo momento in poi evita simili feste, perde interesse per i vestiti e non mette più alcun impegno per imparare a ballare. Per qualche tempo si diverte ancora a guardare gli altri h::Jmbini ballare, con aria seria e senza partecipare, rifiutando gli eventuali inviti a blillare anche Ici. A poco a poco riversa su tutto questo lato della sua vita un superbo disprezzo. Ma contemporaneamente, così come il ragazzino calciatore, compensa nuovamente questa restrizione dell'Io. Ritirandosi dagli interessi femminili, cs:;a intensifica le sue prestazioni intellettuali c di apprendimento e infine, per una più lunga via indiretta, si acquista ugualmente la stima di molti rag:1zzi della sua età. In seguito l'analisi rivela che il rifiuto da parte del ragazzino col suo stesso cognome è stato inteso da lei come ripetizione di un avvenimento traumatico dei suoi primissimi anni infantili. L'elemento nella situazione da cui il suo lo fugge è qui, 1movamente, non l'angoscia o un senso di colpa, ma il dispiacere molto intenso per un corteggiamento fallico. A questo punto torniamo ancora una volta all:1 differenza tra inibizione c restrizione dell'Io. L'individuo che soffre di un'inibizione nevrotica si difende contro l'affermarsi di un'azione pulsionale proibita, cioè contro la liberazione di dispiacere per un pericolo interno. Anche quando la sua angoscia e la sua difesa apparentemente sono rivolte, come nella fobia, verso il mondo esterno, in quest'ultimo egli teme i propri processi interni. Evita le strade per non incentrarvi le proprie antiche tentazioni. Cerca di scansare l'animale che gli fa paura non per proteggersi dall'animale stesso, ma dai propri impulsi aggressivi, che un incontro risveglierebbe, c contro le loro conseguenze. Il metodo della restrizione dell'Io, d'altra parte, respinge impressioni esterne spiacevoli attuali, che a\llebbero per
conseguenza il riattivarsi di impressioni esterne spiacevoli del passato. Come nel p~ragone tra rimozione e diniego, la differenza tra inibizione e restrizione dell:Io sta nel fatto che il processo difensivo nell'un caso è diretto contro il proprio interno, ncll'~ltro· caso contro gli stimoli del mondo esterno. Le ulteriori differenze fra questi due qu~dri di situazione non sono poi altro che conseguenze di tale distinzione fondamentale. Dietro l'azione nevroticamente inibita, sta un desiderio pulsionale. L'ostinazione con la quale ogni singolo impulso dell'Es si sforza di raggiungere la meta del suo soddisfacimcnto, trasforma il semplice processo dell'inibizione in un sintomo nevrotico fissato, nel quale il desiderio dell'Es e la difesa sono in lotta costante. L'individuo esaurisce la sua energia in questa lotta c resta legato, per causa dell'Es, con minime modificazioni, al desiderio di calcolare, di parlare in pubblico, di suonare il violino ecc., mentre allo stesso tempo l'Io impedisce o quanto meno peggiora, con ugu~le persistenza, l'esecu· zione del desiderio. Nella restrizione dell'lo per angoscia reale o dispiacere reale un vincolo simile all'attiviU. disturbata non esiste. In primo piano si trova qui non l'azione stessa, ma il dispiacere o il piacere da essa prodotto. Nella ricerca del piacere e nell'evitare il dispiacere, l'Io fa uso liberamente di tutte le capacit~ di cui dispone. Esso abbandona le azioni che causano uno scatcnamento di dispiacere o d'angoscia, e non trattiene neanche il desiderio di compierle. Ritira il suo interesse da interi campi e, dopo cattive esperienze, impegna la sua attività in direzioni quanto più possibile opposte. ~ cos\ che il giocatore di pallone diventa uno scrittore, e la ballerina delusa la scolara migliore. Naturalmente, in questi casi l'Io non crea nuove capacità, ma può solo servirsi di capacità che già possiede. La restrizione dell'Io come metodo per evitare il dispiacere, similmente alle varie forme di diniego, non rientra nella psicologia delle nevrosi, ma ap.Partiene al normale processo di sviluppo dell'Io. In un lo giovane e plastico, il ritiro da un lato si compensa talvolta con prestazioni eccellenti in un altro campo. Ma se l'Io è rigido o ha già acquisito un'intolleranza al dispiacere ed è legato ossessivamente al metodo della fuga, questo è punito con cattive conseguenze per la formazione dell'Io. Ritirandosi da troppe posizioni l'Io diventa unilaterale, perde troppi interessi e impoverisce le sue prestazioni. La sottovalutazione teorica della determinazione dell'lo infantile a evitare il dispiacere è corresponsabile del fallimento di svariati
esperimenti pedagogici di questi ultimi anni. La moderna pedagogia vuole assicurare all'Io in crescita del bambino maggiore libertà d'azione, soprattutto una libera scelta delle attività e degli interessi. Nelle intenzioni, l'Io dovrebbe avere uno sviluppo migliore e ogni sublimazione trovare collocamento. Ma il bambino nel periodo di latenza può attribuire più importanza al comp'ito dell'evitare l'angoscia e il dispiacere che al soddisfacimento pulsionale diretto o indiretto. In molti casi, se non è guidato da richieste esterne, egli sceglie le sue occupazioni non serondo le sue doti particolari o le possibilità di sublimazione, ma solo per premunirsi rapidamente dall'angoscia e dal dispiacere. Con sorpresa degli educatori, il risultato di una tale libertà di scelta non è un'espansione della personalità, ma un impoverimento dell'Io. Ricorrendo ai mezzi difensivi contro il dispiacere reale e il pericolo reale, tre dei quali ho qui esposto a titolo esemplificativo, l'Io infantile esercita una profilassi della nevrosi che è tutta a suo rischio e pericolo. Esso trattiene lo sviluppo d'angoscia e si inRigge deformazioni al fine di prevenire la sofferenza. Ma le misure difensive che costruisce, come ad esempio la· fuga dalla prestazione fisica per un'altra sul piano intellettuale, l'impegno di una donna a rendersi pari all'uomo, la restrizione dell'attivit./1 ai rapporti con individui più deboli, sono misure difensive esposte, nella vita successiva, :~d ogni sorta di assalti dall'esterno. Cambiamenti nella forma di ,•ita, forzatamente causati da fatti gravi come la perdita di un oggetto d'amore, una malattia, la miseria o la guerra, pongono nuovamente l'Io di fronte alle situazioni d'angoscia originarie. Un simile venir meno della protezione dall'angoscia può allom diventare - non diversamente dalla frustrazione di un abituale soddisfacimento pulsionale -l'occasione attuale dell'insorgere di una nevrosi. Nella condizione di dipendenza in cui vive il bambino, una tale occasione di formazione di una nevrosi può essere eventualmente prodotta o allontanata a seconda del vo_lere dell'adulto. Il bambino che in una scuola libera non impara, ma sta a guardare o disegna, diventa "inibito" in condizioni di regime scolastico più severo. L'ine· sorabilità con la quale il mondo esterno tiene ferma una certa richiesta, dà come -risultato un attaccamento all'attività che provoca dispiacere; ma l'ineluttabilità del dispiacere richiede mezzi nuovi, idonei a padroncggiarlo. D'altro lato, anche l'inibizione completa o un sintomo possono ancora essere influenzati dalla protezion~
esterna. La madre che vedendo illi.glio disturbato si sente angosciata e mortili.cata nel suo orgoglio, cerca di proteggerlo c di prevenire un ~uo scontro con situazioni spiacevoli nel mondo esterno. Ma questo significa che, rispetto al sintomo del figlio, essa si comporta non diversamente dal pa~iente fobico verso i suoi attacchi d'angoscia; essa consente la fuga e la prevenzione del dolore con un'artificiosa rfstri· zione della libertà d'azione del bambino. Questo lavoro comune di madre e bambino per l'assicurazione contro l'angoscia e il dispiacere è pTObabilmente responsabile della così frequente mancanza di sin· tomi nelle nevrosi infantili. In tali casi, prima di poter dare un giudizio obiettivo sulla dimensione dei suoi sintomi, si deve sottrarre al bambino la sua protezione.
PARTE .TERZA DUE ESEMPI DI TIPI DI DIFESA
Capitolo 9 L'identificazione con l'aggressore
Le abitudini difensive dell'Io sono relativamente facili da scoprire finché i singoli metodi vengono usati isolatamente e trovano impiego solo nella lotta con un pericolo specifico. Quando incontriamo il diniego, si tratta di un pericolo esterno; quando è in corso la rimozione, l'Io combatte con gli stimoli pulsionali. La grande somiglianza esterna fra inibizione e restrizione dell'Io rende già meno certa una loro assegnazione a un conHitto esterno o interno. Ma le cose si fanno ancora più confuse quando i processi difensivi si combinano o quando lo stesso mez.zo è impiegato talvolta verso l'interno e talvolta verso l'esterno. Tutto questo vale ampiamente ad esempio per l'identificazione. Dato il suo impiego per la costruzione del Super-io essa serve a padroneggiare la vita pulsionale. In altri momenti però- come cercherò di dimostrare qui di seguito - essa costituisce, in associazione con altri metodi, uno dei mezzi più importanti nella relazione con gli oggetti del mondo esterno generatori d'angoscia. August Aichhorn riferisce il caso di uno scolaro che gli viene portato, in quanto consulente educativo, perché il bambino è solito fare smorfie. Il maestro lamenta che il bambino non reagisce in modo normale ai rimproveri o agli ammonimenti. In simili occasioni egli fa delle smorfie che fanno scoppiare a ridere tutta la classe. Il maestro non riesce a spiegarsi questo comportamento se non come una cosciente presa in giro da parte del bambino oppure come conseguenza di contrazioni simili a un tic. Le indicazioni del maestro sono facilmente confermate poiché il bambino comincia a ripetere le sue smorfie anche nel corso dell'ora di consultazione. Allo stesso tempo però, l'incontro a tre permette una spiegazione della situazione. Da un'attenta osservazione dei due, Aichhorn nota che le smorfie del bambino non sono altro che una riproduzione stravolta
dell'espressione arrabbiata del maestro; il bambino che si bova a dover sostenere il rimprovero del maestro, domina la sua angoscia con un'involontaria imitazione dell'espressione adirata. Assume egli stesso l'ira del maestro e ne copia i movimenti espressivi quando parla, benché l'imitazione non sia riconosciuta. Il fare smorfie setvc dunque in questo caso all'assimilazione o identificazione con l'oggetto temuto del mondo esterno. La bambina, della quale ho parlato in precedenza (p. 177), che cerca di superare le umiliazioni dell'invidia del pene con magie e incanti, utilizza con intenzione e consapevolezza ciò che questo bambino realizza involontariamente. La bambina non osava attraversare l'atrio di casa al buio perché le faceva venire paura dei fantasmi. Ma una volta improwisamente impara come fare, ed è ora in grado di percorrere la stanza che le fa paura con ogni sorta di gesti peculiari. Poco tempo dopo essa comunica trionfante al fratellino il segreto per non avere più paura: "Non devi aver paura nel corridoio - gli dice - devi solo far finta che rei tu il fantasma che potrebbe venirti incontro.~ I suoi gesti magici si spiegano come i movimenti che eS-~a immagina da parte dei fantasmi. Ciò che negli esempi descritti ci si presenta come pcculiaritil dci due bambini è in realtil uno dci modi comportamentali più naturali e più diffusi clcll'Io primitivo, che conosciamo da lungo tempo in base allo studio delle esorcizzazioni degli spiriti e dei cerimoniali religiosi di epoche primitive. Inoltre, in molti giochi di bambini questa metamorfosi della propria persona in un oggetto temuto serve alla trasformazione dell'angoscia in una sicurezza di colorazione piacevole. È chiaro che anche a partire da questo punto si apre una via alla comprensione del gioco infantile dell'"impersonificazione". La rappresentazione fisica dell'avversario corrisponde però soltanto all'elaborazione di un singolo brano di un'esperienza composita d'angoscia, i cui altri elementi, come è dimostrato da altre ossetvazioni, devono ancora essere padroneggiati. Il piccolo paziente di sei anni, che ho giil più volte citato, deve sottoporsi a una cura dentistica. Per le prime volte va tutto bene; non sente alcun male e, trionfante, si burla di tutti quelli che hanno paura del dentista. Ma un giorno arriva da me di pessimo umore. Questa volta il dentista gli ha fatto male. Egli è contrariato e scortese, e si sfoga sulle cose che si trovano nella mia stanza. Sua prima vittima è una gomma per cancellare. Vuole che io gliela regali. Poiché rifiuto la cosa, egli prende un coltello e vuole tagliarla a metil.
Q/IDUTIFIC:.OZ!OYB CO~ L'AGCUSSOU
Poi la sua bramosia si volge a un grosso gomitolo di spago: anche quello vorrebbe in regalo, e mi descrive minutamente come potrebbe se!Virgli bene da guinzaglio per i suoi animali. Poiché mi rifiuto di dargli l'intciro gomitolo, afferra il coltello e ne taglia per sé un lungo pezzo. Poi però non lo usa; dopo un po' si mette a tagliarlo di nuovo in tanti piccoli pezzi. Infine getta via anche lo spago, volge il suo interesse ad alcune matite a cui continua infaticabilmente a fare la punta, rompendola ogni volta e rifacendola. Sarebbe sbagliato dire che "gioca al dentista". Nel suo comportamento non è affatto coinvolta l'immagine del medico. La sua identificazione non riguarda la persona dell'avversario, ma solo la sua aggressione. Un'altra volta lo stesso bambino arriva da me dopo un piccolo incidente. Durante un gioco sportivo nella sua scuola, è andato a sbattere violentemente contro il pugno proteso dell'istruttore. Gli sanguina il labbro, si vede che ha pianto e cerca- di nascondere il tutto tenendosi una mano davanti. Io cerco di consolarlo e di tranquillizzarlo. Quando se ne va, è ancora in uno stato di affiizione, ma il giorno dopo torna impettito e in pieno assetto di guerra. Porta in testa un berretto militare, una sciabola al fianco e una pistola in mano. Vedendomi sorpresa per questa trasformazione, mi dice semplicemente: "Volevo solo giocare con te vestito cosi." Ma poi non gioca affatto; si mette invece a sedere e scrive una lettera a sua madre: ~cara mamma, per piacere, per piacere, per piacere regalami il temperino che mi hai promesso c non aspettare fino a Pasqua!" Di nuovo, non possiamo dire che il bambino, per dominare l'avvenimento generatore d'angoscia, rappresenti la persona del maestro col quale si è scontrato il giorno prima. E, in questo caso, ciò che egli recita non è neanche l'aggressione. Le armi e gli oggetti del suo equipaggiamento, in quanto attributi virili, significano chiaramente la forza del maestro e, similmente agli attributi del padre nelle fan· tasie degli animali, servono all'identificazione con la sua virilità e insieme alla difesa contro i danni e gli incidenti narcisistici. Gli esempi fin qui citati contengono elementi che conosciamo bene. n bambino introietta qualcosa della persona dell'oggetto d'angoscia ed elabora in tal modo un'esperienza angosciosa appena vissuta. Il mezzo dell'identificazione o dell'introiezione si associa con un secondo importante metodo. Con la personifi.cazione dell'aggressore, l'assunzione dei suoi attributi o della sua aggressione, il bambino si trasforma da persona minacciata in persona che minaccia. In Al di là del principio di piacere (1920, p. 2.03) Freud descrive
dettagliatamente il significato di questa svolta dalla passività all'attività per l'elaborazione di esperienze spiacevoli o traumatiche: "Se il dottore ha guardato in gola al bambino o se gli ha fatto una piccola operazione, possiamo essere certissimi che questa spaventosa esperienza sarà il tema del prossimo gioco; ma in questo caso non va trascurato che il bambino ottiene il piacere da un'altra fonte. Pas~ando dalla passiviU. dell'esperire all'attività del giocare, egli fa subire l'esperienza sgradevole che gli era capitata a un compagno di giochi, e in tal modo attua la sua vendetta sulla persona di questo sostituto Jdel medico]." Ciò che vale per il gioco può essere tTllsposto nel comportamento del bambino. Nei casi del bambino che fa le smorfie e della bambina che fa gesti magici, non è chiaro, per la verità, quale sia il destino della minaccia che essi hanno assunto su di sé. Ma l'altro bambino, nel suo umore stizzoso, rivolge la sua aggressione, assunta dal dentista e dal maestro, verso l'intero mondo esterno. Il verificarsi dello stesso processo di trasformazione fa un effetto più strano quando l'angoscia sia riferita non a un avvenimento passato, ma a un avvenimento futuro. l Io citato altrove il caso di un bambino il quale ha l'abitudine di suonare molto energicamente il campanello della casa in cui vive. Quando gli si apre la porta, copre d'insulti la cameriera per la sua lentezza e disattenzione. Ma uello spazio di tempo che intercorre tra il premere il campanello e la sua esplosione di collera sta l'angoscia dci rimproveri cl1e gli si potrebbero fare a causa di questa sua mancanza di riguardo nel suouare cosl forte il campanello. Egli dunque sommerge con le proprie lamentele la cameriera prima che essa abbia il tempo di accusare lui per la sua condotta. La veemenza delle sue invettive "profilattiche" corrisponde all'iutensiU della sua angoscia. Ed egli non us.::J l'aggressività che si è assunta contro un sostituto qualunque, ma la rivolge proprio contro la persona del mondo esterno da cui si è aspettato un'aggressione. In questo caso, dunque, lo scambio di parti tra aggressore e aggredito viene attuato fino in fondo. Un esempio chiaro di questo tipo ci è riferito da Jenny Wa\der in relazione al trattamento di un bambino di cinque anni. 15 Nel momento in cui l'an::~lisi si avvicina al materiale connesso all'onanismo c alle relative fantasie, il bambino, abitualmente timido c inibito, cade in uno stato di selvaggia aggressività. L'abituale atteggia. "Coso J)faontato ol•impOlio sull'analisi infantile tonutosi o Vionna ntliQ07 (vedi W:l!dcrHall,IQH).
mento passivo scompare c non resta alcuna traccia dei suoi tratti femminili. Durante la seduta analitica attacca l'analista fingendosi un leone ruggente. Si porta in giro una b::icchetta e gioca a fare "Krampus",16 cioè la fa roteare attorno a sé per le scale, in casa sua e durante la sedut:l. analitica, come per colpire la gente. La nonna c la madre si lamentano che egli tenta di colpirle in viso. L'inquietudine della madre rtlggiunge il culmine quando il bambino comincia a far roteare dci coltelli da cucina. Attraverso il lavoro analitico si riveb poi che l'attività aggressiva del bambino non corrisponde a una disinibizione dei suoi moti pulsionali. Egli è ancora ben lont:l.no da una liberazione delle sue tendenze maschili. Egli ha solo paura. La presa di coscienza c la necessaria confessione di sue antiche e recenti attività sessuali risveglia in lui delle aspettative di punizione. Secondo le sue esperienze gli adulti si arrabbiano quando scoprono in un bambino simili pratiche. Lo sgridano, gli danno degli schiaffi o lo picchiano con una bacchetta; forse gli tagliano anche qualcosa con un coltello. La parte attiva assunta nel ruggire come un leone, tlgitare una bacchett:l. o un coltello, serve dunque a rappresentare e ad anticipare i suoi timori. Egli ha introiett:l.to l'aggressione degli adulti di fronte ai quali si sente colpevole, e ora la volge attivamente contro le stesse persone del mondo che lo circonda. Perciò, le sue aggressiviU. aumentano ogniqua\volta si avvicini alla comunicazione del materiale pericoloso. Dopo l'irruzione finale, la discussione e l'inter· pretazione dei suoi pensieri c sentimenti proibiti, egli abbandona, presso l'analista, la bacchetta di Krampus, che aveva costantemente portato con sé fino ad allora, divenuta, improvvisamente, superflua. La sua coazione a picchiare scompare contemporaneamente alla sua angosciosa aspettativa di essere picchiato. In questa "identificazione con l'aggressore" noi riconosciamo uno stadio intermedio, affatto raro, nel normale sviluppo del Super-io dell'individuo. Quando i due bambini descritti per ultimi si identificano con le minacce di punizione degli adulti, essi compiono un passo decisivo verso lo ~iluppo dell'istanza del Super·io; essi interiorizzano una critica proveniente dall'esterno del loro modo di agire. Con progressive interiorizzazioni di questo genere, con l'introiezione delle caratteristiche degli educatori, con l'assunzione dci loro attributi e delle loro opinioni, essi forniscono ininterrottamente al Super-io il matcrÌllle per la propria formazione. Ma, ciò nonostante, i bambini "!Un diavo\ouo cJ,c accompaGno un Nikolau1
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punisce i bambini coUivi.)
non sono a questo punto seriamente impegnati nell'erigere questa istanza. La critica interiorizzata non viene ancora trasformata immediatamente in autocritica. Come abbiamo visto dagli esempi precedenti, essa si distoglie dalla biasimata azione del bambino e si riversa sul mondo esterno. All'identificazione con l'aggressore segue, con l'aiuto di un nuovo processo difensivo, un attacco attivo :~l mondo esterno. Un altro esempio più complesso consente forse di dilucidare meglio anche questo passo successivo del processo di difesa. Un bambino, al culmine del suo complesso edipico, si serve del metodo descritto per dominare l'attaccamento alla madre. Il suo rapporto buono con la madre è turbato da esplosioni di risentimento nei suoi confronti. Le rivolge rimproveri di ogni genere, tra i quali incomprensibilmente ricorre sempre un rimprovero stereotip;1to: egli si lamenta costantemente della sua curiosità. Il primo passo nella sua elaborazione dei sentimenti proibiti è chiaro. Nella fantasia del bambino, la madre si rende conto del suo corteggiamento e lo respinge indignata. L'indignazione della madre viene rappresentata in modo attivo nei risentimenti del bambino verso di lei. Ma a differenza del paziente descritto da Jenny Walder, l'accusa che egli muove contro la madre non è in termini generici. Il suo rimprovero specifico è la curiosità di lei. L'analisi rivela poi che questa curiosità non appartiene alla ,·ita pulsionale della madre, bensl alla propria. Nel suo rapporto con 13 madre, fra tutte le pulsioni parziali gli [iesce massimamente difficile padroneggiare il suo piacere di guardare, a lei rivolto. Lo scambio di ruoli è qui completo. Egli assume su di sé l'indignazione della madre e in cambio le attribuisce la propria curiosità. Una giovane paziente, in certe fasi di resistenza, carica di rimproveri vivacissimi la sua analista accusandola di fare la misteriosa. Si lamenta della sua eccessiva riservatezza, la importuna con domande di carattere personale ed è inconsolabile ogni volta che non riceve risposta. Poi i rimproveri scompaiono nuovamente, per riaffiorare dopo qualcl1e "tempo nello stesso modo stereotipato e come automatico. Anche qui possiamo scorgere il processo psichico diviso in due fasi. La p:~ziente stessa tiene segreto coscientemente, di tanto in tanto, del materiale intimo, a causa di una certa inibizione alla comunicazione. Ess:a sa che in questo modo trasgredisce alla regola fondamentale dell'analisi, e si attende il rimprovero dell'analista. Introietta il rimprovero fantastico e lo ritorce attivamente contro la person~ dell'analista. Le sue f:~si di aggressh·iU coincidono esatta-
mente, nel tempo, con le sue fasi di reticenza. La maniera specifica della sua trasgressione appare indeformata nella forma specifica della sua critica. La mancanza costituita dall'essere misteriosa, che fa parte del comportamento della paziente, viene percepita come mancanza dell'analista. Un'altra giovane paziente cade periodicamente in uno stato di intensissima aggressività. Essa rivolge il suo risentimento in modo abbastanza omogeneo contro di me, contro i genitori e contro persone meno familiari. Nelle sue lamentele ritornano ripetitivamentc soprattutto due elementi. In queste fasi insorge in lei il sentimento che le si nasconda qualcosa, che tutti tranne Ici siano al c<mente di qualche segreto. e tormentata dall'esigenza di venire a conoscenza di questo segreto. Contemporaneamente prova una profonda delusione per i difetti di tutte le persone che le sono vicine. Come nel caso della paziente a cui ho accennato prima, i tempi della reticenza propria coincidono con quelli delle lamentele per la misteriosità dell'analista, così le fasi aggressive di questa paziente corrispondono automaticamente ai momenti nei quali le sue fantasie onanistichc rimosse, sconosciute a Ici stessa, vogliono affiorare alla coscienza. La condanna degli oggetti d'amore corrisponde alla condanna che si aspetta da parte del suo prossimo per il suo onanismo infantile. Essa si identifica pienamente con questo giudizio e lo rivolta contro il mondo esterno. In compenso, il segreto che tutti le tengono nascosto, è il segreto del suo proprio onanismo, che essa 11asconde agli altri come a sé stessa. Nuovamente, l'aggressivit~ corrisponde dunqu.e all'aggressività degli altri, il segreto nel mondo esterno è un riflesso della propria rimozione. La disamina degli ultimi tre esempi ci permette di capire attraverso che cosa si determina questo stadio intermedio nello sviluppo della funzione del Super-io. La minaccia di punizione e la mancanza commessa non si sono ancora incontrate, all'interno dell'individuo, neanche dopo l'introiezionc della critica. Nello stesso momento in cui la critica viene trasposta verso l'interno, la mancanza si sposta nel mondo esterno. Ma questo significa: l'identificazione con l'aggressore è integrata da un altro mezzo difensivo, e cioè dalla proiezione della colpa. Un Io che con l'aiuto di questo mecc:mismo di difesa percorre questa particolare via evolutiva, introictta le autorità che lo criticano in quanto Super·io ed è in grado di proiettare verso l'esterno i suoi impulsi proibiti. Un tale Io diventa intollerante verso il mondo
esterno prima che severo verso sé stesso. Impara che cosa debba essere condannato, ma si protegge con l'aiuto di questo meccanismo di difesa dal dispiacere dell'autocritica. L'infuriarsi contro i colpevoli nel mondo esterno gli serve come precursore e sostituto del sentimento di colpa. Questa furi~ si intensifica automaticamente quando stia per intensificarsi l'autopcrcezione della propria colpa. Questa fase intermedia nello sviluppo del Super-io corrisponde a una specie di stadio preliminare della morale. La vera morale incominci:~ quando la critica interiorizzata, sotto forma di esigenza del Super-io, coincide, sul terreno dell'lo, con la percezione della propria mancanza. Da quel momento in poi la severità del Super-io si rivolge contro l'interno anziché contro l'esterno, attenuandosi in tal modo l'intolleranza verso l'esterno. Ma l'Io, da questo stadio evolutivo in poi, deve sopportare il dispiacere maggiore prodotto in lui dall'autocritica c dal sentimento di colpa. t possibile che alcuni individui si arrestino a questo stadio intermedio di sviluppo del Super-io c non portino del tutto a compimento l'interiorizzazione del processo. Essi rimangono allora particolarmente aggressivi verso il mondo esterno nonostante l'autopercezione della propria colpa. In casi simili il Super-io si comporta verso il mondo esterno in modo altrettanto implacabile quanto il Supcr-io del paziente melanconico verso il proprio Io. t possibile che inibizioni simili nello sviluppo del Super-io corrispondano anche a una rudimentale premessa alla formazione di stati melanconici. Cosi come ul'identificazione con l'aggressore" corrisponde da un lato a uno stadio preliminare della formazione del Super-io, sembra d'altro lato costituire una fase intermedia nello sviluppo di stati paranoidi. L'utilizzo dell'identificazione stabilisce la comunanza con l'un gruppo, l'utilizzo della proiezione la comunanza con l'altro gruppo di fenomeni. D'altro canto, identificazione e proiezione sono forme normali dell'attività dell'Io, che a seconda del materiale a cui vengono applicate, conducono ai risultati finali più svariati, La speciale Combinazione d'introiezione e proiezione, che qui definiamo come ~identificazione con l'aggressore", appartiene alla vita normale solo fintantoché l'Io se ne serve nella lotta con le persone costituenti autorità, e cioè nell'affrontare i suoi oggetti d'angoscia. Lo stesso processo difensivo perde la sua innocuità e assume carattere patologico quando viene trasposto nella vita amorosa. Anche il marito che sposta sulla moglie i propri impulsi all'infedeltà e le fa quindi appassionate rimostranze circa la sua infedeltà, introietta, in
realtà, i rimproveri di Ici c proietta un elemento del proprio EsP Ma il suo intento non è di protcggersi contro un intervento aggressivo dall'esterno, bensì contro lo scuotimento di un attaeJ ALUVISMO'
sempre da ridire perché "la posta in gioco non è abbastanza :~lta ~. La cessione del moto pulsionale :1 un'altra persona e il sorvegliare che il desiderio sia appagato per la persona sostitutiva assomigliano effettivamente all'interesse e al godimento di chi è spettatore di un gioco nel quale non può osare personalmente alcuna puntata. Ma la prestazione di questo processo difensivo è duplice. Non solo esso assicura la b:uona disposizione dell'individuo verso il soddisfacimento pulsionale del suo prossimo pcrmettendogli cosl un godi· mento pulsionale indiretto nonostante il divieto del Super-io; ma, contemporaneamente, libera l'attività inibita e l'aggressività che dovevano servire a salvaguardare i desideri originari. La paziente che non è in grado di fare alcunché per procurare a sé stessa dei godimenti orali, può indignarsi nei confronti della madre che impone una rinuncia orale al figlio, bambino estraneo per la paziente. Nel caso della nuora a cui è proibito acquisire per sé i diritti della pa· drona di casa defunta, il diritto simbolico di un'altra persona può essere difeso con estrema aggressività. Un'impiegata che non OSC· rebbe mai chiedere per sé un aumento di stipendio, assedia improvvisamente la direttrice per far valere i diritti di una collega. L'analisi di situazioni simili svela l'origine di questo meccanismo di difesa nel conBitto infantile con un'autorità parentale per qualche founa di soddisfacimento pulsionale. L'aggressività verso la madre, proibita fino a che si tratti del desiderio pu\sionale proprio, si afferma invece quando i desideri siano apparentemente desideri altrui. Il rappre· sentante più conosciuto di questo tipo è il pubblico benefattore che con la massima aggressività ed energia richiede denaro a un gruppo di persone per farne donazione a un altro gruppo; l'esempio estremo è forse quello dell'attentatore il quale, in nome degli oppressi, diventa assassino di un oppressore. L'oggetto contro il quale è diretta l'aggressività liberata resta sempre il rappresent~nte di quell'autorità che nel periodo infantile ha imposto la rinuncia pulsionale. L'oggetto a cui viene "ceduto" il moto pulsionale proprio, può essere scelto in base a svariati punti di vista. È possibile che la percezione, nel mondo esterno, del moto pulsionale proibito, sia sufficiente all'Io come punto d'appoggio per la proiezione. Nel caso dell'eredità della suocera, il fatto che la persona sostitutiva non rientri nell'ambito dei parenti stretti, contrassegna come innocuo il desiderio che, per la paziente stessa, è rappresentanza del desiderio d'incesto. Nella maggior parte dei casi la persona sostitutiva è un antico oggetto d'invidia. L'istitutrice altruistica del primo esempio
1)6
IO l< MECC4NIS ..U DI DIFESA
trasferisce le sue fantasie ambiziose sugli amici e i desideri libidici sulle amiche. Gli amici, a cui è più affezionata, sono i successori del padre e di un fratello maggiore verso i quali si era sviluppata la sua invidia del pene; le amiche sono le rappresentanti di una sorella sulla quale era stata spostata l'invidia del pene, in un periodo infantile più tardo, sotto forma di invidia della sua bellezza. Nell'affermazione dci propri progetti ambiziosi, essa si sente ostacolata dal fatto di essere una ragazza; ma, in quanto tale, non si sente abbastanza carina per piacere realmente agli uomini. Nella delusione per sé stessa trasferisce perciò i suoi desideri su oggetti più appropriati. Nel mondo professionale, gli uomini devono conseguire, in vece sua, ciò che Ici stessa non potrà mai conseguire, e lo stesso devono fare per lei le ragazze più carine nella vita amorosa. La "resa altruistica" diventa qui un metodo col quale può essere superata l'umiliazione narcisistica. Una tale cessione del desiderio pulsionale a favore di un oggetto più idoneo al suo appagamento spesso determina il rapporto di una ragazza con l'uomo in generale, per cui essa sceglie un uomo che sia rappresentante della propria persona, a tutto detrimento di una vera relazione oggettuale. In ragione di questo attaccamento ~altruistico" a lui, essa pretende che egli realizzi nella vita i progetti che personalmente si sente impedita a realizzare per il fatto di essere donna; ad esempio che egli studi al posto suo, scelga una certa professione, diventi celebre o ricco e cosl via. In tali casi egoismo e altruismo si fondono nelle più svariate mescolanze. Ci è nota un.a tale resa altruistico-egoistica dci propri progetti di vita al figlio nel rapporto tra genitori e figli. Ad esempio i genitori vogliono realizzare per forz:~ con l'aiuto del figlio, come oggetto più idoneo, i desideri ambiziosi che non sono riusciti essi stessi a realizzare nella propria vita. Forse anche il rapporto così puramente altruistico della madre con il figlio è codetcrminato ampiamente da una simile cessione dci suoi desideri all'oggetto "più idoneo" in quanto maschio. In effetti, il successo di un uomo nella vita risarcisce ampiamente le donne della sua famiglia per la rinuncia alle proprie ambizioni personali. L'esempio più bello e più p;:~rticolarcggiato di una simile resa altruistica Dll'oggctto più qualificato si trova nel dramma Cyrano de Bergcrac di Edmond Rostand. L'eroe di quest'opera è un personaggio storico, un nobiluomo francese del diciassettesimo secolo, scrittore, ufficiale della guardia, famoso per il suo ingegno e il suo valore, ma poco adatto a corteggiare le donne per il suo naso particolar-
mente brutto. Egli si innamora della bella cugina Rossana, ma consapevole della sua bruttezza, rinuncia subito a qualunque prospettiva di essere ricambiato nel suo amore. Anziché tenere lontani i rivali con la sua temuta arte di spadaccino, egli cede le proprie aspirazioni amorose a un uomo più prestante. Fatta questa rinuncia, egli pone la sua forza, il suo coraggio e il suo spirito al servizio di quest'uomo più fortunato e compie ogni sforzo per aiutarlo a realizzare i suoi desideri. Il culmine del dramma è una scena notturna sotto il balcone della donna amata dai due uomini. Citano sussurra al rivale le parole che sono destinate a fargli avere successo, poi nell'oscurità prende il posto dell'altro e parla per lui, dimenticando, nel fervore del corteggiamento, che non è lui stesso il corteggiatore, e solo all'ultimo momento ritorna alla sua rassegnazione quando il bel Cristiano viene esaudito e sale sul balcone per abbracciare l'innamorata. Cirano diventa sempre più amico del rivale e in battaglia si preoccupa più di proteggCre la vita di lui che la propria. Quando il suo soggetto sostitutivo gli viene sottratto dalla morte, egli cessa anche il corteggiamento di Rossana, come qualcosa di proibito. Che l'autore nell'ualtruismo" di Cirano voglia descrivere qualcosa di più che una singolare avventura amorosa è dimostrato da un parallelo che egli fa tra la vit:~ amorosa di Cirano e le sue vicende di scrittore. Così come Cristiano si conquista l'amore di Rossana con le ~sie e le lettere di Cirano, poeti quali Corneille, Molière e Swift si servono di intere scene prese da opere sconosciute di Cirano, raffor:tando cosi la propria fama. Il Citano del dramma accetta questo destino. Egli è altrettanto pronto a prestare le sue parole a Cristiano, più bello di lui, quanto al geniale Molière. Il difetto fisico che egli disprez:ta nella propria persona, gli fa apparire gli altri, preferiti a lui, come oggetti più idonei alla realizzazione delle proprie fantasie di desiderio. Una breve osservazione circa il fenomeno dell'angoscia di morte ci consente infine di considerare la nozione di uresa altruistica" anche da un altro punto di vista. U dove la proiezione di moti pulsionali su altri sia di ampia dimensione, l'individuo in questione non fa l'esperienza dell'angoscia di morte. Un tale lo non avverte una reale preoccupazione per la propria vita neanche nel momento del pericolo. Conosce però un'accentuata preoccupazione e angoscia per la vita dei suoi oggetti d'amore. L'osservazione ci dimostra che questi oggetti, la cui sicurezza è d'importanza tanto vitale, sono le stesse persone sostitutive sulle quali furono spostati i moti pulsionali. Ad
,,, esempio la giovane istitutrice di cui ho parlato prima, trema Con angoscia esagerata per la vita delle sue amiche durante le loro gravidanze o i parti. Cirano, come abbiamo visto, pone la salvezza di Cristiano in battaglia molto al di sopra della propria. Sarebbe un errore supporre che sia la rivaliU. rimossa a riafliorare anche in questo caso in desideri di morte respinti. In base all'analisi di tale angoscia e di tale libcrU. dall'angoscia sembra piuttosto che la propria vita sia
considerata degna di essere vissuta e conservata solo in quanto vi sia contenuta la possibilità di un soddisfacimento pulsionale. Quando il moto pulsionale è ceduto a oggetti estranei, anziché la propria vita diventa preziosa la vita dell'altro. L'annientamento dell'oggetto sostitutivo avrebbe lo stesso significato - come per Cirano la morte di Cristiano - dell'annientamento di tutte le speranze di un possibile appagamento. La giovane istitutrice si accorge per la prima volta, dopo la sua analisi, in occasione di una malattia, che il pensiero di morire significa per lei qualcosa di spiacevole. Con sUa sorpre$ll, essa si augura ardentemente di poter vivere ancora tanto a lungo da poter arredare la nuova casa e da superare un esame che migliorerà la sua posizione professionale. La caSa e l'esame significano, sia pure in forma rubli· mata, gli appagamenti di desideri pulsionali che l'analisi l'ha resa capace di riportare nella propria vita. 2 '
"Il: ehioro la somi&)ionUL di situazione t1a la ~tt5a alrroistica~ e le condizioni a noi note d'insoracnu dell'omosessualit~ maschile. Anche l'omosessuale trasferisce la sua esi· 1enu di essere amato dalla modrc, su un fratello pi~ gioy;ane che ~ stato in prt«denta oggetto d'invidia. 2vcroehepoi50ddi•fa egli stesso qucst'csi1enta am>mendo unattivi e senza freMO. E ciò non corrispondna alle impm:~ioni che avnanoavuto visi~Jndo 1.:1 Nursery, dove eITO E UUSTUZ!OIISFACIMENTO ~ PJUSUA210NK FULS10NAU
mettersi in mostra può allora acquisire una forza esorbitante e servirsi di ogni possibile occasione per esprimersi. Esibizione indiscriminata 16. I visitatori di tutti gli asili residenziali del tempo di guerra, compreso il nostro, notano che singoli bambini spesso corrono loro incontro e benché non li conoscano affatto, fanno mostra delle loro scarpe, dei vestiti o di altri capi di abbigliamento. Questo comportamento è mostrato solo dai bambini emotivamente carenti e privi di legami affettivi. 17. Paul (due anni) quando arrivò da noi era un bambino senza fa. miglia e del tutto privo di legami. In principio ricercava l'attenzione di tutti dicendo soltanto "ciao", e con un sorriso vacuo con il quale salutava sia gli amici sia gli estranei. A tre anni mostrava ancora a tutti i vari oggettini (bottoni, bastoncini, straccetti) che raccoglieva ovunque andasse. Questi oggetti non lo interessavano sul serio, ma servivano soltanto ad attirare su di sé l'attenzione da parte degli altri. 18. Bob, un altro bambino senza famiglia, che non era mai vissuto con la madre, attraversò un periodo d'intenso esibizionismo e masturbazione all'età di tre anni. Mostrava i genitali a tutti indiscri· minatamente. Esibizione di indumenti 19. Rose (diciassette mesi e mezzo) prese il cappotto di uno dei bambini piccoli e se lo avvolse al collo come una sciarpa. Quando la bambinaia vedendola disse "che carino!" essa cominciò a girare per la stanza con un contegno molto compiaciuto. Da allora in poi si avvolgeva al collo tutti gli indumenti e i panni di cui riusciva a impossessarsi (persino i pannolini bagnati, se erano a portata di mano). Volgeva sempre uno sguardo interrogativo alle bambinaie, aspettandosi la loro ammirazione. Quando ebbe diciotto mesi e mezzo, ricevette un vestito nuovo di seta, per una festa speciale. Non appena l'ebbe indossato, sollevò la gonna e andò in giro cosi. Quando le misero un grembiule sopra il vestito, si mise ad alzare alternativamente ora il grembiule ora il vestito. Dopo questa occasione conservò l'abitudine di alzare il vestito. Molto spesso dopo aver sollevato la gonna si guardava l'ombelico. Non fu mai del tutto chiaro se volesse far ammirare alle bambinaie il vestito o l'ombelico.
lO. Fteda (due anni) quando entrava nella stanza da gioco la mattina, correva dalla bambinaia che si trova,·a presente dicendo "vestitino bello bello", alzandosi la gonna e sforzandosi di attirare l'attenzione, benché il vestito fosse lo stesso che aveva già messo in mostra molte altre volte. zt. Edith (due anni) ogni volta che aveva un nastro nuovo nei capelli, passeggiava, tutta compresa di sé, toccandolo. Lo mostrava alla sua bambinaia prediletta, additandoglielo tutte le volte che la incontrava. Zl. lvy (due anni) ogni volta che portava un certo vestito bianco e rosso (che le stava bene c che evidentemente era stato ammirato dagli adulti), alzava continuamente la gonna e diceva o bello, bello". Si comportava in modo analogo con molti altri suoi vestiti, o giocattoli o Dori, ma mai cosl spiccatamente come con quel parti~lare vestito. l}- Teddy (due anni e tre mesi) aveva una passione speciale per i cappelli. Quando riusciva a mettersi il suo berretto azzurro, si pavoneggiava per un pezzo, provandoselo in varie posizioni e sempre avvicinandosi alla sua bambinaia prediletta per farsi ammirare da lei.
Esibizionismo nel rapporto materno sostitutivo 24· Bessie (due anni e tre mesi) si comportava in modo analogo con la sua bambinaia prediletta. Talvolta, mentre giocava con lei e con un gruppo di altri bambini, apparentemente contenta, improvvisamente smetteva di giocare, sollevava la gonna e diceva alla bambinaia: "Guarda, mi viene il pancinol" Almeno una volta al giorno andava dalla bambinaia, si stringeva affettuosamente a lei e dice1:a con voce eccitata: "Guarda, la mia scarpa, la scarpa", indicando i piedi o alzandone uno perché lei lo vedesse bene. Questo succedeva specialmente quando la bambinaia era occupata nel parlare o giocare con altri bambini. Del tutto ingenuamente, Bessie cercava di mostrare parti def suo corpo per attirare su di sé l'attenzione. 25. Bridget, tra i due e i tre anni, si metteva in mostra in tutti i modi immaginabili, con scarpe, v~titi, una cintura nuova, con tutto quello che poteva fare e con tutti i regali, \'Cri o immaginari che, diceva, le aveva comprato la madre. Verso i due anni e undici mesi sfoggiava specialmente le sue "bue". Ogni volta che incontrava la sorvegliante del suo reparto, correva da lei, le mostrava un punto della gamba o del braccio e diceva "guarda la mia bua". Di solito
4/SODI>ISPAC:Ud..,.,-rQ E UUSTUZI()l
UMBtNtSENZA UNtCLtA
glicre notizie circa la parte S\'Olta dal padre, né per le sue relazioni con la madre né per il suo ruolo di protettore c sostegno della famiglia. Al posto di un'atmosfera familiare emotivamente carica, spesso molto burrascosa, che stimola la curiosità del bambino, l'istituto me· dio offre ai suoi abitanti una routine fissa. ~ interessante vedere come i bambini piccoli, mancando ogni altro alimento alla loro curiosità, cercano di penetrare e indagare i particolari di tale routine. I concetti "in M:rvizio~, "fuori servizio", "ore libere", i particolari della visita medica \"engono a essere investiti del significato emotivo di una partenza o ritorno a casa dei genitori o di altri awenimenti familiari. Le riunioni del personale o i corsi di conferenze su argomenti che restano misteriosi per i bambini, sono da loro considerati con sospetto geloso, come altri bambini comiderano qualunque cosa facciano i genitori a porte chiuse. Le domande circa le relazioni scambievoli fra membri del personale assumono l'importanza che l1anno le indagini sulle relazioni fra padre e madre. Siamo abituati a vedere che i bambini si costruiscono un quadro del loro mondo sul modello dci rapporti intimi nella vita familiare che sono stati tanto ansiosi di scoprire; è con qualche seria preoccupazione che li vediamo fare lo stesso con la routine fissa e artificiale della vita d'istituto. 43· Come in tutti gli asili, gli accessori da toeletta dei nostri bambini sono contraddistinti da figure invece che da nomi. I soggetti di queste figure assumono per loro una grande impattanza. Quando Nick (tre anni e tre mesi) vide la luna per la prima volta disse: "Guardate, è la luna del piccolo David!" Per lui il simbolo sullo spazzolino da denti c sul pettine di David non era un'immagine della cosa reale; era la luna in cielo cl1e gli sembrava l'immagine di una cosa tanto importante nell'asilo. 44· Susan, a quattro anni, vide per la prima volta la luna una mattina dalla finestra dell':~silo e domandò: "t:. stata lassù tutta la notte?" La bambinaia rispose di sl, e lei, con grande comprensione: "Ho capito, servizio di notte," 4-S· Susan, in particolare, concentrava la massima attenzione su tutti i dett:Jgli dei turni di lavoro; si poteva essere sicuri che in qualsiasi momento della giornata sapeva in che posto era occupata qualsiasi persona della grande orga"izzazione: chi era sceso in cucina con un vassoio, o salito al piano di sopra per qualche altro motivo;
4/ SODI>!SFAGIMENTO
~ FRUSTUZlO~E PUl.SlO~AU
quale bambinaia aveva avuto le sue ore di libertà c quale non le aveva ancora avute; chi aveva la giornata di vacanza e cosi via. Non solo questo la interessava, ma seguiva tutto con occhio estremamente critico, per scoprire ogni eventuale difetto nelle disposizioni che emno per lei della m:1ssima importanza. 46. Bctty {quattro anni) era una bambina sensibilissima, che entrò nell'asilo in uno stato di grande turbamento emotivo. Il padre era morto; lei era stata separata dalla madre ed era vagamente informata che la madre si sarebbe probabilmente risposata. Contava i giorni che intercorrevano fra le sue visite settimanali a casa, e cadeva in uno stato di avvilimento quando tutti i suoi calcoli erano vanificati da un'improvvisa malattia della madre. La sua incapacità a risolvere gli enigmi della separazione, di una nuova unione, della morte e di un nuovo matrimonio si manifestava in una preoccupazione ossessiva riguardante i periodi dell'essere "in servizio" o "fuori servizio". Do· mandava a tutte le bambinaie e anche ai visitatori: "Come ti chiami? Dove abiti? Dove dormi? Sci fu01i servizio la domenica? Sei fuori servizio il sabato? Io sono libera la domenica!" 47· Susan, ammalata e ricoverata in infermeria, ebbe la visita della sopraintcndentc del suo reparto e le chiese da bere. Ma prima che quella avesse il tempo di fare alcunché, aggiunse in tono aggressivo c con uno sguardo trionfante: "In questa camera lei non può prendere decisioni, bisogna domandare tutto alla capoinfcrmiera." 48. Una conversazione sorpresa fra Bertie (cinque anni e tre mesi) e Ray {cinque anni). Dice Dertie: uSai, Alice è il capo di tutta la casal" E Ray: "Sl, ma John è il capo della caldaia e della serra." 49· Un gruppo di bambini era stato trasferito da Netherhall Gardens in alloggi di emergenza in un pensionato del personale durante l'epidemia di morbillo. Quando si parlò del ritorno all'asilo principale Annc disse: "Non voglio tornare a Netherhall. Voglio stare nella casa dove abita la mia Ruth" (la sua umadre di famiglia"). Quando le dissero che in fin dei conti avrebbe visto Ruth più spesso nell'asilo dove essa la,·orava tutta la giornata, Anne rispose: Non è dove lavora che importa, è dove dorme." 50. Katrina (otto anni) vide la dottoressa con un grosso libro sotto il braccio prima della lezione di anatomia alle allieve. Volle aprire il libro, scoprì la figura di una sezione del corpo umano e parve guardarla con interesse e comprensione. Ma prima che la dottoressa entrasse nella sala del personale, le domandò: "~ chi vai a tagliare N
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B4M"!N'IUN~U•M!Ct.JA
un oggetto di gelosia come possessore della madre, era incolpato della morte di Ici, che il suo presunto potere non aveva impedito e che, nella fantasia del bambino, potev<J essere stata provocata dalla sua aggressività maschile. Storia di un padre fantasticato Un altro padre, la coi immagine era sempre viva nella mente del figlio, era il padre di Bob (dai due anni e otto mesi ai quattro anni e dieci mesi). 5 Secondo Bob i piedi di suo padre erano più grandi di quelli di chiunque altro; poteva correre ~più veloce dei treni che sbuffuno" e "volare come un uccello". Aveva "un'automobile grande grande con tante ruote", aveva "capelli d'oro e bellissimi occhi rosa" (detto quando un altro bambino lodna gli occhi azzurri di sua madre); aveva "trecce molto più lunghe" di quelle di Betty, che aveva le trecce più lunghe di tutto l'asilo. Benché all'apparenza l'ammirazione di Bob per suo padre fosse identica a quella di Tony, c'era una notevole differenza tra le circostsono,tatefatteet3tcOltedaUadottoTtssallseHdlmann.
,,, nica", e disse che era stato a passeggio con tutti e due. Si credette che fosse un'allusione a un probabile amico della madre, e si abbandonò l'idea soltanto quando la sua fantasia si sviluppò oltre.
Diceva a tutti che suo papà gli aveva fatto visita all'asilo, cosa sicuumente non vera, e che gli aveva portato un'automobilina (che in realtà apparteneva a un altro bambino). Bob cominciò a risentirsi molto quando si accorgeva di non essere creduto. Affermava ripetut~mente che il suo papà era vero, e qualche volta si fermava nel mezzo di un gioco e gridava; "Sl, io ho un papà!~, benché nessuno in quel momento l'avesse messo in dubbio. Per tre mesi almeno non disse nient'altro circa il padre, solo riaf- fermava continuamente che esisteva. A tre anni e cinque mesi la sua immagine paterna prese una foima nuova e precisa. Bob a quCsto punto attraversò una fase di cattiveria distruttiva; sopportava difficilmente i rifiuti, aveva difficoltà a tenere a freno l'ingordigia, a superare l'eccessiva ed esibizionistica masturbazione. Per amore della madre sostitutiva cercò di vincere tutte queste difficoltà, ma ripetutamente se ne dimostrò incapace ed ebbe molti scoppi di collen~ e disperazione. In questo periodo b. sua immagine paterna coincideva con i desideri proibiti di Bob. Ogni volta che si comportava male diceva: "Mio papà mi ha detto di fare cosl", o u A mio papii piace." Uno degli incidenti fu che Bob istigò gli altri bambini a gettare i loro più bei giocattoli di pezza nel gabinetto del giardino. Dopo ne restò molto turbato c confessò: usano stato io. Ma è mio papà che mi ha detto di farlo." Quando aveva tre anni e mezzo ci fu un episodio che inaspettatamente e con sua soddisfazione confermava la sua fantasia. La madre venne a trovarlo all'asilo con un uomo e lo presentò a Bob come zio. Bob sfruttò largamente tale OCClsione; insisteva a chiamare papi! quel tale, lo teneva per mano, sedeva sulle sue ginocchia e, in genen~le, sì comportava con l'estraneo come se avesse ritrovato un vecchio amico dopo lunga assenza. L'uomo dovette sedersi sul lettino di Bob quella sera, finché il bambino si addormentò. Non tornò più, ma Bob continuò a servirsi di lui come una prova importante per rafforzare la sua affermazione dell'esistenza di un padre. usi, io ho un papà per davvero. Ti ricç~rdi, aveva l'impermeabile ed è venuto a Wedderburn Road e si è seduto sul mio letto." A tre anni e dieci mesi Bob inventò una figura nuova, modellata su un ragazzo di nove anni che la madre conosceva e a cui si riferiva chiamandolo "Bob by grande". "Bobby grande" divenne ben presto il uBob
... ideale" che sape\·a fare tutto e possedeva tutto quello che lui desiderava per sé, ad esempio un'automobile e una bicicletta. In questo periodo Bob cercava di fronteggiare i propri timori e la propria passività. Cominciò a vantarsi, voleva tirare e spingere oggetti troppo pesanti per lui c sempre cerc::Jva di saltare più scalini di quanto fosse capace di fare bene. Im·ece "Hobby grandeb poteva saltare molto alto, "fino al cielo". In questo periodo Bob faceva veri sforzi per "essere buonoN, e quindi Bobby grande era "sempre buono, e quando l'altro giorno è stato cattivo, poi è caduto e si è rotto una gamba tutta a pezzettini". In netto contrasto con il ruolo del padre fantasticato precedentemente, Hobby grande non parteggiav:J per i desideri proibiti di Bob. Il bambino diceva piangendo: "Bobby grande non è contento quando io sono cattivo." A quattro anni la sua fantasia del padre rivelava ancora una volta le immagini violentemente aggressive che aveva dentro di sé. Parlando della sua "famiglia" spiegava: "lo ho un papà nuovo. Lo zio ha ammazzato mio papà e il mio papà nuovo è venuto e ha ammazzato mio zio. Suo padre - dichiarava in questo periodo - era morto. Egli era "caduto giù da un aeroplano. Lui era una bomba e cadde giù e andò tutto in pezzi~. Questo ;JCcadeva in un momento in cui Bob aveva cominciato a dire parolacce e invece di mostrarsi affettuoso con la madre sostitutiva, le parl;Jva in modo aggressivo. Poco tempo dopo la fantasia del padre c quella di Bobby grande finirono col fondersi. Lo sviluppo della coscienza morale di Bob, sotto l'influenza della madre sostitutiva, si riflesse nel fatto che da allora in poi il padre non fece mai qualcosa che potesse definirsi cattivo. Diventò fortissimo, grande, bello e nel mese successivo (quattro anni e mezzo) assunse la funzione di ;JCCOmodare tutto quello che nel mondo sembrava a Bob mal fatto. Quando Bob vide una casa distrutta dalle bombe disse: "Mio papà ha tante bombe che non rompono le case. Osserv;Jndo la pulizia della gabbia del canarino dallo sterco disse: "Mio papà non è contento che i suoi uccelli facciano semp-re la cacca; gli mette del calcio nell'acqua." Quando morì il canarino dell'asilo disse: "Mio papà ha tanti uccellini grassi cl1e non muoiono mai. H L'immagine fantastica del padre di Bob seguiva e rifletteva in questo modo il corso dello sviluppo del bambino: dall'incurante distruttività all'orrore della distruzione ("bombe che non fanno male"); dal buttare i giocattoli nel gabinetto alla disapprovazione anche degli uccelli che "fanno la cacca", e dalle fantasie omicide al desiderio di 6
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,,, un mondo dove non muore nessuno. All'eU di tre anni, il "padre" era per Bob semplicemente l'immagine di una persona da amare e ammirare, della quale vantarsi con gli altri. A tre anni e mezzo si servì di questa immagine per nppresentare i propri desideri pulsionali; a quattro anni il padre, molto simile a quello di Tony, divenne l'incarnazione di qualunque co~ grande, bella, forte e buona. A quattro anni c mezzo questo padre della sua fantasi::J assunse infine la funzione della coscienza morale che nel frattempo si era sviluppata nel bambino.
6. La crescita della personalità del bambino nelle condizioni dell'asilo residenziale
L'imitazione nell'asilo residenziale Imitazione degli adulti Nel bambino piccolo l'attaccamento emotivo a un adulto inevitabilmente porta a sviluppare delle somiglianze con.quella persona. I bambini che vivono con i genitori li copiano quasi automaticamente in innumerevoli modi: ne riproducono l'espressione del viso e i gesti, adoperano naturalmente le stesse parole, dimostrano gli stessi gusti c sono decisamente influenzati dalle piccole manie e anormalid. che siano presenti nei genitori; essi ne copiano altrcslle capacità e occupazioni ogniqualvolta sia possibile. Finché i genitori sono gli unici personaggi emotivamente significativi nel mondo del bambino, l'imitazione è ristretta alla cerchia familiare. Quando il bambino crescendo, impara ad amare, temere, ammirare persone al di fuori della famiglia, l'impulso a imitare si estende a queste altre figure. Il comportamento quotidiano e il gioco immaginativo dei bambini testimoniano ampiamente l'esistenza di tali tendenze. 1. Mentre quasi tutti i nostri bambini si divertono molto durante i pasti, Anne (d:~i cinque ai sei anni); la cui madre lavorava presso di noi e che abitualmente consumava i pasti con lei, manifestò tutta una serie di manie relative al cibo, imitandola. Se la madre non mangiava la verdura, la bambina la lasciava intatta nel piatto; se la madre non gradiva le patate, Anne, che altre volte le mangiava molto volentieri, invece le rifiutava e cosl via.
Il bambino stnza genitori che si è formato affetti nell'asilo, fa lo stesso con le persone e i tipi di comportamento delle persone alle quali si è legato sentimentalmente. Per esempio Rose, a diciotto mesi, amava dire "Dio mio, Dio miol~ aggrottando la fronte e scuotendo la testa, due caratteristiche della bambinaia che aveva avuto il compito esclusivo di occuparsi di questa bambina delicata fin dall'età di due mesi e mezzo. Molti bambini di tutte le età copiano le abitudini della "madre"
del loro gruppo famiglia nel trattare gli altri bambini o le bambole; usano le stesse espressioni di lode o di critica, imitano le sue occupazioni abituali, come lavare, pulire il tavolo, mettere via gli indumenti; usano gli stessi mezzi per consolare un bambino più piccolo o per mettere pace in un litigio. Queste imitazioni hanno qualche volta risultati sorprendenti che sembrano incongrui nell'alto grado di efficienza professionale. Ad esempio un bambino aggressivo e indisciplinato di tre anni e mezzo, che vuole occupare una certa sedia, non la strappa all'occupante, ma prende uno sgabello e glielo offre silenziosamente in cambio, imitando un sistema che ha visto applicare innumerevoli volte. I maschietti fanno da infermieri ad altri o consolano bambini che piangono, non perché hanno inclinazioni femminili c preferiscono queste occupazioni a esclusione di altre più maschili, ma perché l'infermiera o la bambinaia di notte è la loro umadre di famiglia" prcscclta . .1. Claude (quattro anni c mezzo) una sera si rifiutò di andare a letto e chiese
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di ll.e, di eui b primo a l..ond•a il 17 marzo, e per il sanio
fn12ntilc Dirturbonmenti mentali riguardonti b comprensione internuionale. EdueatioMI ond Psycholosical Tceltniques lor Choocing Menta/ i\ttitudes Alkctine
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,., Risposte a
dom~nde
di pediatri (>H9)
La funzione dd~ reerenione nello sviluppo psichico (•9•hl Commenti sul traum• P'lithiro (191)4)
Volume 3
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