Eusebio di Cesarea Storia ecclesiastica/1
Venticinque anni di instancabile lavoro: tan to fu il tempo che impiegò Eusebio di Cesa rea nella stesura dei dieci libri della Storia ecclesiastica. Nel la sua monumentale opera lo scrittore palestinese intendeva tracciare un'apologia storica del cristianesimo, per di mostrare come la vittoria finale di q uesto sulle avverse potenze statali fosse la prova tangibile della sua origine divina e della sua legittimità. Ponendo !"'economia" di Cristo, l'incarnazione del Logos , al centro della sto ria, della quale costituisce nello stesso tem po il punto di arrivo e di partenza, Eusebio propone una visione un itaria del processo sto rico che farà scuola. Una sto ria della Chiesa che passa attraverso vicende dram matiche di persecuzioni , eresie, scismi , ma soprattutto un vero e proprio mosaico di informazioni e di fonti sia pagane sia cristia ne, che ha il pregio di accostarci a testi e documenti altrimenti sconosciuti e di fornire informazioni p reziose s u l l e vicende d el la Chiesa primitiva. Di Eusebio di Cesarea, Città Nuova ha pub blicato: Contro /eroe/e (a cura di A. Traverso - 1997), Teologia ecclesiastica (a cura di F. Migliore- 1998) e Commento ai Salmi (a cu ra di M.B. Artioli - 2004)
COLLANA DI TESTI PATRISTICI fondata da ANTONIO QUACQUARELLI diretta da CLAUDIO MORESCHINI 158
Eusebio di Cesarea
STORIA ECCLESIASTICA/l Introduzione a cura di Pranzo Migliore Traduzione e note Libri I-IV a cura di Salvatore Borzì Traduzione e note Libro V a cura di Pranzo Migliore
Città Nuova
II edizione, settembre 2005 Copertina di Gyorgy Szokoly. Restyling di Rossana Quarta
© 2001, Città Nuova Editrice Via degli Scipioni, 265 - 00192 Roma Tel. 063216212 - e-mail:
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Finito di stampare nel mese di agosto 2005 dalla tipografia Città Nuova della P.A.M.O.M.
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Scrittore fecondo e versatile, Eusebio fu senza dubbio una delle personalità più importanti del suo tempo, di quell'età cioè, che conclude i primi tre secoli cristiani e assiste all'inizio della nuova epoca che si apre col concilio di Nicea: di queste due epo che egli costituisce una mirabtle «cerniera», di cui riassume ed in carna le contraddizioni e gli aspetti più validi 1. LA VITA
Eusebio nacque in un periodo compreso tra la persecuzione di Valeriano (258- 260) e il dodicesimo anno di Gallieno (264 265), forse a Cesarea di Palestina 2. Quasi nulla sappiamo della l Sul problema cf. B. Altaner, Patrologia, trad. ital. a cura di A. Babo lin, Torino, 1977', p. 219; M. Pellegrino, Letteratura greca cristiana, Roma, 19783, p. 92 ; G. Bosio - E. dal Covolo - M. Maritano, Introduzione ai Padri della Chiesa. Secoli III e IV, S E I. , Torino, 1993 , p. 173 . Sulla personalità di Euseb io , le sue opere e la sua importanza cf. M. Simonetti, Letteratura cri stiana antica greca e latina, Milano-Firenze, 1969, pp. 21lss;J.B. Lightfoot, Eu sebius o/ Caesarea, in A Dictionary o/ Christian Biography, II, London 1880, pp. 3 08-348; E. Schwartz, Eusebios von Caesarea, in Paulys Real-Encyclopadie der classischen Altertumswissenscha/t, VI, Stuttgart 1909, 1370-1439; D.S. Wallace-Hadrill, Eusebius o/ Caesarea, London 1960. .
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2 Che sia nato a Cesarea, città di cui fu vescovo per lunghi anni , è no tizia assai tarda (sec. XIV) e il fatto che i contemporanei lo abbiano chiama to Eusebio di Cesarea, per distinguerlo dall'omonimo vescovo di Nicomedia, sta a significare solo che fu vescovo di quella città e non che vi sia nato.
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sua famiglia, della sua estrazione sociale e della sua infanzia ed adolescenza. Si è supposto, probabilmente a torto, che egli sia sta to schiavo del suo maestro Panfilo, che egli chiama suo «padro ne» e in onore del quale scrisse anche un'opera e di cui prese il nome3. Sappiamo che Eusebio conobbe Panfilo a Cesarea di Palesti na, negli anni in cui la chiesa locale era guidata dal vescovo Aga pio 4. Già discepolo del presbitero Pierio ad Alessandria e nativo di Berito in Fenicia, Panfilo si era trasferito a Cesarea, vi era sta to ordinato presbitero ed aveva ereditato e continuato la tradizio ne origenista, riorganizzando ed ampliando la ricca biblioteca fondata da Origene, il quale ottant'anni prima aveva realizzato attorno ad essa una scuola sul modello del Didaskaleion di Ales sandria. Proprio a questa scuola e sotto la guida di Panfilo, Euse bio completò la sua formazione scientt/ica e col maestro si occupò della ricerca di testi sacri e di studi critici e filologici dei codici bi blici. Dopo che nel3 00 fu ordinato presbitero, Eusebio compì nu merosi viaggi: fu ad Antiochia, a Cesarea di Filippo e ad Elia Ca pitolina ( Gerusalemme), dove frequentò la biblioteca che il ve scovo Alessandro vi stava allestendo 5. Durante la grande persecuzione del303-311 , pare sia rima sto inizialmente a Cesarea, dove, dalla fine del3 07 e per circa tre anm� assistette in prigione il suo maestro con cui collaborò nella redazione dell'Apologia per Origene 6 che fu interrotta dalla de3 Sembra si debba escludere che il Nostro sia stato schiavo di Panfilo, cui piuttosto fu legato da sentimenti di profondo e sincero affetto, cosa che lo indusse a scrivere una Vt"ta di Panfilo, oggi perduta, e a porre nella sopra scritta delle sue opere la dicitura «Eusébios tofi Pamfilou» (=Eusebio di Pan filo). 4 Cf. Storia ecclesiastica, VII,32, 24-25 . 5 lbzdem, VII, 20, l. 6 Di quest'opera ci è giunto solo il libro I nella poco fedele traduzione di Rufino di Aquileia.
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capitazione di Panfilo, avvenuta nel310. Morto il maestro, forse per scampare alla persecuzione in Palestina, Eusebio si recò a Ti ro, quindi viaggiò per la Tebaide e l'Egitto, dove pare sia stato im prigionato e dove fu testimone oculare dei numerosi episodi per secutori di quegli anni. Allorquando mutò l'atteggiamento dell'Impero nei confron ti dei Cristianz; tra il311 e il 3 1 3 , in ogni caso prima delle gran di/este per la dedicazione della chiesa di Tiro (3 15-316) alle qua li prese parte con un panegirico, come egli stesso ci testimonia 7, fece ritorno in Palestina e /u eletto vescovo di Cesarea, sede epi scopale che egli non volle abbandonare fino alla morte. Negli an ni seguenti Eusebio acquistò una notevole influenza sia per le sue capacità personali che per l'importanza della sua sede episcopale e si trovò coinvolto nella controversia ariana s, nella quale, no-
7 Cf.
Storia ecclesiastica, X, 4. Ario era nato in Libia intorno al 256 e insieme ad Eusebio di Nico media, Leonzio e altri, era stato discepolo di Luciano di Antiochia (i cosid detti «collucianisti») , il fondatore della scuola antiochena. Intorno al 3 10 era stato ordinato ed esercitò il suo ministero nella chiesa di Baucalis (una par rocchia di Alessandria d'Egitto) dove condusse vita ascetica. Di ingegno sot tile e di vasta cultura, in età avanzata diede inizio alla predicazione della dot trina che appunto da lui prese il nome e che dilaniò la Chiesa per diversi an ni. Nonostante i richiami del suo vescovo Alessandro, continuò nell'insegna mento delle sue dottrine finché nel 321 fu deposto da un concilio insieme ad alcuni vescovi e presbiteri che condividevano le sue idee. Costretto a fuggire, si rifugiò in un primo tempo in Palestina a Cesarea, poi a Nicomedia. Con dannato nel concilio di Nicea nel 325 insieme ai vescovi che non avevano vo luto sottoscrivere la formula deil'homoousios, fu inviato in esilio. Riabilitato nel concilio di Tiro nel 335, si spense l'anno successivo poco prima del rien tro previsto ad Alessandria. Da lui prese il nome la dottrina riguardante il rapporto tra il Padre e il Figlio nella Trinità e l'Incarnazione che il presbitero alessandrino teorizzò insieme ad Asterio il Sofista, considerato con lui il teo rico dell'arianesimo della prima generazione. Rifacendosi a tematiche e idee già implicite nell'insegnamento di Luciano di Antiochia e al subordinazioni smo di Origene, Ario ritenne che nell'ambito della Trinità solo il Padre è Dio, che egli riteneva essere eterno e immutabile, non generato, non creato e sen za principio. Poiché non possono esistere due principi, il Figlio, vale a dire il 8
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nostante non ne condividesse le posizioni teologiche, sostenne politicamente Ario contro il vescovo Alessandro (312-328) ed in cappò nella condanna del sinodo di Antiochia del325. Nel maggio/ giugno dello stesso anno ebbe luogo il concilio di Nicea nel quale Eusebio capeggiò il gruppo moderato, il più folto, conciliante, di tendenze origeniste e soprattutto mirò a di fendere se stesso ed evitare la condanna di Ario: egli perciò prese le distanze sia dal piccolo gruppo dei filoariani capeggiati da Eu sebio di Nicomedia, sia dall'altro gruppo, di cui facevano parte Alessandro di Alessandria, Marcello di Ancira e Osio di Cordo va, destinato a diventare la corrente rappresentante dell'ortodos sia, che si schierò su posizioni per così dire tradizionalz� caratte rizzate dal rifiuto del sabellianismo e che considerava i rapporti tra il Padre e il Figlio come un mistero. Fallito il tentativo di con ciliazione di Eusebio, i Padri condannarono Ario e le sue dottri ne e formularono un «Credo» che ponesse fine alle discussioni. Con riluttanza e più per accondiscendere alla volontà di Costan tino che per intimo convincimento, Eusebio, riabilitato, sotto scrisse la formula nicena 9. Nel periodo immediatamente successivo al concilio, Eusebio rimase fedele alla linea origenista che manteneva una certa su bordinazione del Figlio al Padre, attuò un fronte comune con gli ariani sconfitti e riuscì anche a trarre dalla sua parte lo stesso imLogos, non poteva essere né coetemo al Padre, né della stessa sostanza, ma era stato generato dal Padre prima del tempo e dal nulla . Non esistente pri ma della generazione, Ario riteneva il Figlio non Dio per natura ma per par tecipazione, creato dal Padre prima della creazione e in vista di essa. La dot trina fu condannata dal concilio di Nicea nel 325 , ma fu con accanimento so stenuta dai protettori di Ario. Col tempo l'arianesimo si frantumò in varie correnti. Per un esame approfondito dell'intera materia cf. M. Simonetti, La crisi ariana nel N secolo, Roma 1 975, con ricca bibliografia. 9 Di questo suo atteggiamento è prova la lettera di giustificazione in viata ai suoi diocesani, nella quale spiegava appunto che l'homoousion era sta to voluto dall'imperatore e che egli aveva sottoscritto per amore «della pace» e perché non voleva «allontanarsi dalla retta interpretazione».
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peratore. Insieme con Eusebio di Nicomedia si adoperò per al lontanare dalle loro sedi i vescovi del partito niceno, come Ascle pa di Gaza, e per far deporre e condannare all'esilio Eustazio di Antiochia accusato di sabellianismo. Nel33 5, in occasione del decimo anniversario del concilio di Nicea, si celebrò a Tiro un concilio, nel quale Atanasio fu con dannato e deposto. Eusebio fu tra i principali fautori della con danna, cosa che lo portò allo scontro con il difensore più strenuo di Atanasio, Marcello di Ancira, che si rifiutò di condannare il collega e di partecipare al successivo sin odo di Gerusalemme du rante il quale Aria fu pienamente reintegrato nella Chiesa. Nel 336, a Costantinopoli, un sinodo esaminò l'opera di Marcello, contro il quale Eusebio aveva scritto due opere (Con tro Marcello e Teologia ecclesiastica). Lo scritto fu dichiarato eretico, Marcello deposto ed esiliato. Il22 maggio del337 si spense a Nicomedia l'imperatore Co stantino, in memoria del quale sembra che il nostro abbia scritto un elogio funebre. Eusebio sopravvisse di poco alla morte del l'imperatore: dopo questa data, infattz; di lui non si fa più men zione e pare che la sua morte debba essere collocata tra il ritorno di Atanasio ad Alessandria (337) e la morte di Costantino II (3 40) 10. LE OPERE
Della vasta e multt/orme produzione eusebiana («infinita volumina»), cinquant'anni dopo la morte di Eusebio, Gerolamo forniva un primo, breve catalogo di quelle che egli riteneva le più importanti 1 1; dal confronto tra il catalogo geronimiano, e gli lO L' unico dato certo in nostro possesso è che al concilio di Antiochia era presente in qualità di vescovo di Cesarea il suo discepolo Acacio. 11 Cf. Gli uomini illustri, Città Nuova, Roma 2000, cap. 8 1 .
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elenchi delle sue opere forniteci da altri scrittori di epoche suc cessive 12, emerge che ci è pervenuta, sia intera sia in /rammentz; in originale o in versioni diverse, la parte maggiore e migliore del la molteplice attività letteraria di Eusebio, /rutto del suo instan cabile lavoro, delle sue accurate ricerche ed approfondite letture nelle biblioteche che ebbe a disposizione ( Cesarea e Gerusalem me). Per renderei conto dell'importanza della sua opera è suffi ciente ricordare che, senza le sue ricerche, saremmo nell'assoluta impossibilità di conoscere non solo i primi tre secoli del cristia nesimo, ma anche parte della letteratura pagana dell'ellenismo antico di cui fu profondo conoscitore e di cui nelle sue opere ci ha trasmesso numerosi brani ed estratti di opere irrimediabilmente perdute. Sotto questo pro/ilo, dunque, e al di là dei chiari intenti apologetici delle sue opere, sul piano della conoscenza scientifica, Eusebio è per noi la fonte più preziosa e di straordinaria impor tanza dell'antichità pagana e cristiana. Di tali opere in questa sede ci limiteremo a ricordare le più importanti. Le opere apologetiche
Tutta la produzione letteraria di Eusebio ha un evidente ca rattere apologetico, tuttavia numerosi suoi scritti appartengono al genere apologetico propriamente detto: è il gruppo più numeroso e alcuni scritti rivestono notevole importanza per il metodo di la voro del Nostro, che era solito sottoporre all'attenzione dei letto ri numerosi e scelti estratti di autori cristiani e pagani. Alcune opere sono purtroppo andate perdute, come i 25 li bri Contro Porfirio nei quali Eusebio confutava le idee espresse 12 Essi si trovano in Fozio (cf. Biblioteca, codd. 9-13; 27; 37; 1 18; 127) , Ebed-Jesu (in Assemani, Bibl. Orient., III, l , 18) e Niceforo Callisto (cf. Sto ria ecclesiastica, 7, 37).
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dal filosofo greco nella sua opera Contro i Cristiani; la Confuta zione e apologia di cui Fazio 13 conosceva due redaziom; e infine l'Apologia per Origene in 6 libri scritta insieme a Panfilo, cui Eusebio aggiunse, dopo la morte del maestro, il libro VI. Dell'o pera possediamo il primo libro nella versione latina di Rufina e un'analisi di Fazio. Ci sono invece pervenute le più importanti. Contro Ierocle. Si tratta di uno scritto, composto tra il311 e il313 1 4, contro Sossiano !eracle, governatore della Bitinia in torno al3 03 e prefetto d'Egitto dal31 0 al311 , il quale in uno scritto aveva sostenuto la superiorità di Apollonia di Tiana, l'eroe del romanzo del solista Flavio Filostrato, rispetto a Gesù. Più che contro l'opera di Ieracle, in cui erano riprese le antiche accuse di Celso e le più recenti di Por�/irio nei confronti dei Cristiam; Eu sebio svolge le sue argomentazioni polemiche contro la figura di Apollonia di Tiana e i suoi supposti miracoli. Introduzione elementare generale al Vangelo. Composta probabilmente intorno al303 , doveva comprendere almeno l O li bri e ci è giunta solo in parte. I primi cinque libri, di cui posse diamo solo /rammenti, erano destinati ai neo/t'ti e dovevano con tenere le prove bibliche di Cristo; i libri dal VI al IX sono noti col titolo Estratti dai Profeti e in essi Eusebio raccoglie e spiega a ca tecumeni e fedeli le profezie messianiche del Vecchio Testamen to. È probabile che le due parti di quest'opera corrispondano a due libri ricordati da Fazio col titolo di Preparazione evangelica e Dimostrazione evangelica. Preparazione evangelica. Scritta tra il 312- 31 8, è dedicata al vescovo Teodoto di Laodicea. Nei 15 libri che la compongono e che ci sono giunti per intero, ricorrendo al repertorio oramai 13 Cf. Biblioteca, Cod. 13.
14 Sui problemi di datazione e sull'opera in generale, cf. Introduzione,
in Eusebio di Cesarea, Contro lerocle, a cura di Alberto Traverso, Città Nuo va Editrice, Roma 1997 , pp. 19-32.
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tradizionale dell'apologetica cristiana, Eusebio confuta inizial mente gli oracol� i miti pagam: la loro interpretazione allegorica e le credenze di coloro che si affidano al fato; quindi respinge le accuse rivolte da parte pagana ai Cristiani di avere abbandonato la religione nazionale per passare al giudaismo, accusa che era sta ta mossa da Porfirio. Eusebio esalta il monoteismo e loda la scel ta fatta dai Cristiam: quindz: attraverso l'esame di innumerevoli prove tratte dalla letteratura pagana e cristiana, dimostra che la religione ebraica non solo è più antica ma è notevolmente supe riore al pensiero greco. Dopo aver mostrato le contraddizioni e gli errori dei filoso/i grec� sostiene che le verità in essi present� spe cialmente in Platone, dipendono e derivano dalla religione ebrai ca. I:opera è importantissima anche per il notevole uso che Euse bio fa delle fonti pagane. Dimostrazione evangelica. Rappresenta la continuazione dell'opera precedente ed è anch'essa dedicata a Teodoto di Laodi cea. Dei 20 libri che la componevano ci sono giunti i primi dieci e /rammenti del XV Per confutare le accuse dei giudez: Eusebio legge ed interpreta in chiave cristologica le profezie veterotesta mentarie, che rivestono valore universale e che a suo giudizio si sono adempiute nel cristianesimo, che realizza dunque la vera es senza del giudaismo come religione rivelata. Mostra il carattere temporaneo della Legge mosaica, che si colloca tra l'epoca dei pa triarchi ebrei e la venuta di Cristo. . Teofania. I:opera è in 5 libri e ci è pervenuta frammenta riamente in greco e per intero in un'antichissima versione siriaca; è l'ultima opera apologetica di Eusebio e la sua stesura è solita mente collocata dopo il323 1 5. I:opera tratta della mam/estazio ne del Logos a partire dalla creazione: nei primi tre libri l'autore illustra le sue idee sul Logos divino, visto come creatore e reggi tore dell'universo, sull'anima umana e sulla necessità della re337.
1 5 Il Wall ace-Hadrill (cf. Eusebius o/ Caesarea, cit.) data l'opera dopo il
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denzione dell'uomo ad opera del Logos. Eusebio si rivolge ad un uditorio pagano e spesso riprende le argomentazioni che eglz" ave va già esposto nelle opere apologetiche che in precedenza abbia mo esaminato. Il carattere apologetico si accentua negli ultimi due libri dell'opera: il IV appare, in/attz� come un rz/acimento di uno scritto più antico di Eusebio sulla realizzazione delle profezie messianiche, ricordato nella P rep arazion e evangelica 16, e il V ri propone la confutazione già /atta nella Dimostrazione evangeli ca 17 che Gesù fosse un mago. Le opere dogmatiche
Intorno al33 5 Eusebio scrisse contro Marcello di Ancira, il vescovo condannato e deposto nel sinodo di Costantinopoli del 33 6, per confutarne le tes� due opere dottrinali: Contro Marcel lo e Teologia ecclesiastica. La prima, Contro Marcello, è la confutazione delle tesi del vescovo ancirano attraverso la citazione di ampi brani dalle sue opere, sfortunatamente perdute. Eusebio, dopo aver presentato le idee di Marcello, che accusa di sabellianismo, le con/uta ricorren do a numerose citazioni bibliche. La confutazione è serrata ed ef /icace; non priva di un certo astio nei confronti dell'avversario. Nella seconda, Teologia ecclesiastica, in 3 libr� come egli stesso ci fa sapere sia nella dedica all'amico vescovo Flaccillo, sia nel Proemio, riprende e completa la confutazione della dottrina di Marcello di cui ripropone numerosi testi. Il titolo dell'opera, che fu probabilmente scritta nel 3 3 6, in ogni modo dopo il Contro Marcello, indurrebbe a pensare che si tratti di un'esposizione sistematica e organica del pensiero teolo gico dell'autore. In realtà, Eusebio intende dimostrare la legitti16 Cf. Preparazione evangelica, 1 , 3 , 12. Cf. Dimostrazione evangelica, 3, 3, 7.
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mità delle accuse che ha rivolto a Marcello, alle cui idee egli in tende contrapporre quella che a suo giudizio egli ritiene la vera teologia della Chiesa. La confutazione delle tesi dell'avversario è condotta attraverso l'esegesi di alcuni passi delle Scritture ed è talmente serrata che spesso l'intento polemico finisce per avere il sopravvento 18. Le opere bibliche ed esegetiche
Comprendono commenti a libri della Bibbia, studi di geo grafia biblica e trattati di natura diversa, tutti/rutto del lungo la voro più filologico che esegetico condotto per tutta la vita da Eu sebio sulla Sacra Scrittura. Tra le numerose opere esegetiche di cui abbiamo notizia la più importante è sicuramente il Commento ai Salmi, uno scritto composto tra i/320 e i/325, la cui mole doveva essere considere vole e che ci è pervenuto frammentario. Perduta la traduzione la tina fattane da Eusebio di Vercellz� che omise i passi che egli non riteneva ortodosst� l'opera è attestata per circa un terzo in tradi zione diretta (possediamo il testo greco completo per i Salmi 5095) e in maniera assai frammentaria per quanto riguarda i primi Salmt� mentre possediamo /rammenti di notevole ampiezza dopo le identificazioni del Mont/aucon, del Mai e di G. Mercati per quanto riguarda i Salmi 96-1 50, il cui testo ci è stato trasmesso dalle catene (antologie esegetiche). Altro importante scritto era il Commento a Isaia, ispirato al perduto commento che della stessa opera aveva /atto Origene. Scritta dopo il324 non sappiamo se in 1 0 o 15 libri, l'opera fu giudicata severamente da Gerolamo che tuttavia la utilizzò. Dal le catene ci sono pervenuti parecchi estratti e /rammenti, molti 18 Per un esame completo dell'opera cf. la nostra Introduzione in Eu sebio di Cesarea, Teologia ecclesiastica, Città Nuova, Roma 1998, pp. 18-38 .
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dei quali sono stati riconosciuti falsi dagli studiosi. Nulla ci è per venuto dei commenti a Geremia, Ezechiele, Daniele, Proverbi e Cantico dei Cantici. Assai importante è l'Onomastico, o libro «dei luoghi» ri cordati dalla Scrittura: si tratta di un repertorio di geografia e to pografia, composto prima del33 0 e contenente i nomi geografici della Bibbia in ordine alfabetico con brevi notizie storiche per cia scun luogo e che costituiva la quarta parte di un'opera di geogra fia biblica più vasta oggi perduta. I: opera assai ammirata da Ge rolamo, che ne fece due traduzionz; alla seconda delle quali ap portò correzioni ed aggiunte, ebbe un in/lusso notevole nell'anti chità e in tutto il Medioevo ed è ancor oggi una fonte assai pre ziosa per la geografia storica della Palestina, che lo scrittore co nosceva assai bene. Dalla prefazione dell'Onomastico, appren diamo che Eusebio aveva pubblicato anche alcune opere andate perdute: i Nomi dei popoli della Bibbia, uno scritto sulla Pale stina antica con la divisione delle 12 tribù e una Pianta di Geru salemme e del Tempio.
Fra gli altri scritti biblici nell'antichità ebbero notevole for tuna e diffusione i Canoni evangelici, in cuz; come spiega nella dedica a Carpiano, Eusebio volle perfezionare un lavoro iniziato da Ammonio di Alessandria in modo da individuare le relazioni intercorrenti tra i vari Vangeli e i loro aspetti particolari; si tratta insomma di una sinossi senza testo, attuata attraverso un sistema di rimandi fondato sulla divisione fatta da Eusebio del testo evan gelico in brevi pericop� contrassegnate con numeri progressivi e raggruppati in dieci prospetti. Possediamo ampi frammenti in greco e in siriaco, oltre ad un'epitome greca, delle Questioni e soluzioni evangeliche. Nel l'opera, composta prima del312, il Nostro intendeva risolvere al cune difficoltà e apparenti contraddizioni presenti in alcuni passi dei Vangeli. Nei primi due libri erano esaminati i racconti evan gelici dell'infanzia e le genealogie di Gesù, in un terzo libro i rac conti della Passione e della Resurrezione.
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Tra le opere perdute ricordiamo uno scritto sulla Poligamia e le famiglie dei patriarchi e un'altra Sulla Pasqua, di cui posse diamo un ampio /rammento conservato in una catena bizantina. Nell'opuscolo, dedicato a Costantino e composto nel325, impor tante più sul piano liturgico e dogmatico che esegetico, si affron tava il rapporto tra la Pasqua ebraica e quella cristiana e sulle de cisioni adottate dal concilio di Nicea a proposito della data della Pasqua. Le opere storiche
Concludiamo infine con un breve esame delle opere stori che, le più importanti della produzione eusebiana, quelle che gli hanno assicurato un merito imperituro. La prima in ordine di tempo è la Cronaca 19, composta pri ma del3 03 e divisa in due parti. Perduto l'originale greco, l'ope ra ci è pervenuta completa in una traduzione armena del VI se colo e, per quanto riguarda la seconda parte, nella traduzione la tina di Gerolamo che la continuò fino all'anno 378. La prima parte, a carattere introduttivo, comprende un'esposizione dei si stemi cronologici usati dai vari popoli antichi ( Caldez; Assin; Ebrez; Egizz; Greci e Romam), della cui storia Eusebio, fondan dosi su varie fonti ( Abideno, Castore, Diodoro, Flavio Giuseppe, Dionigi di Alicarnasso) fornisce un breve compendio. La seconda parte è una specie di sinossi per tabelle cronologiche dei principali avvenimenti della storia universale, a partire da Abramo (20162 015 a. C.) e/ino ai tempi dell'autore. Lo scritto era diviso in cin que periodi: l) da Abramo alla caduta di Troia; 2) dalla caduta di Troia alla prima Olimpiade;3 ) dalla prima Olimpiade al secondo anno del regno di Dario; 4) dal secondo anno del regno di Dario 19 La denominazione è impropria, dato che il vero titolo dello scritto è Date fondamentali e riassunto della storia dei greci e dei barbari.
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alla morte di Cristo; 5) dalla morte di Cristo al3 03 d. C; in que st'ultima sezione particolare rilievo è dato alla storia e alla diffu sione del cristianesimo, alle persecuzioni e ai personaggi cristiani più illustri. Lo scritto ha chiari scopi apologetici e intende dimo strare che vi è un'ideale continuità tra cristianesimo e giudaismo, che a sua volta vanta tradizioni antichissime. I Martiri di Palestina. Si tratta di una monografia scritta da Eusebio nel 3 11 e dedicata ai martiri (tra i quali il suo maestro Panfilo) della terribile persecuzione, di cui egli stesso fu testimo ne, che ebbe luogo in Palestina tra il3 03 e il311. Dell'opera si conoscono due distinte redazioni: una breve, in greco, ed una lun ga conservata in versione siriaca contenuta in un manoscritto del 411 - 412 e in alcuni /rammenti in greco. Proprio perché completa la narrazione dei libri VIII-IX della Storia ecclesiastica, spesso la versione breve nei manoscritti si trova inserita tra essi o subito dopo il libro X. Perduta invece una Raccolta di atti di martiri che Eusebio cita spesse volte, come pure la Vita di Panfilo, scritta in onore del maestro subito dopo la di lui morte nel 310-311. Altra importante opera storica di Eusebio è la Vita di Co stantino in quattro libri,· non ricordata da Gerolamo, essa non ha i tratti di una vera e pmpria biografia, ma di un encomio, una sor ta di agiografia nella quale Eusebio tratteggza l'indole dell'impe ratore e si sofferma sulle benemerenze che egli ha acquisito nei confronti della religione cristiana. Nel panegirico Eusebio non racconta le imprese di guerra o le azioni politiche dell'imperato re, bensì la sua politica fi"locristzana che contribuì al trionfo del cristianesimo. È per questo motivo che egli presenta Costantino come un modello di fede, il nuovo Mosè, l'uomo inviato dalla Provvidenza per guidare il popolo di Dio verso la conquista della libertà. Il taglio e la prospettiva data allo scritto fanno sì che spes so Eusebio, travisando i /atti, si lasci andare a sperticate lodi di Costantino, tanto da essere accusato di cortigzaneria e adulazione. I: opera risulta perciò retorica e ampollosa, priva di ogni critica e obiettività storica.
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Scritta subito dopo la morte di Costantino (22 maggio337), oggi si pensa che essa sia giunta a noi in una versione rimaneg giata, dopo la morte dell'autore, da un anonimo che vi avrebbe aggiunto nuovo materiale. Infine, non mancano studiosi che, co me il Grégoire, ne mettono in dubbio l'autenticità. I manoscritti dell'opera contengono in appendice un'apolo gia del cristianesimo dal titolo Discorso all'assemblea dei santi attribuito a Costantino e tenuto al clero nel232, rigettato da al cuni studiosi come apocrifo, e il cosiddetto Elogio di Costantino, opera che riunisce due discorsi tenuti da Eusebio nel335 e preci samente: il panegirico per il trentennale dell'imperatore e quello per la dedicazione della chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme. LA STORIA ECCLESIASTICA
Abbiamo lasciato per ultima l'opera storica che costituisce l'oggetto del presente lavoro, cui è legata la/ama di Eusebio e al la cui stesura lo scrittore palestinese dedicò circa venticinque an ni di instancabile lavoro: nell'opera, la prima nel suo genere, di cui egli perciò è considerato a buon diritto l'inventore, l'autore volle tracciare un'apologia storica del cristianesimo attraverso la raccolta di materialz: per noi quanto mai preziosz: dell'antichità cristiana, in una sorta di antologia storica, un vero e proprio mo saico di informazioni e di /ontz: di valore inestimabile; egli dun que non concepì la storia alla maniera tradizionale come un «opus oratorium maxime», in cui vi fossero molti discorsi inven tati e pochi document� semmai il contrario, nessun discorso in ventato e la maggior quantità possibile di documenti.
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L'opera non fu dunque concepita come un'esposizione con tinua ed ordinata dello sviluppo della Chiesa attraverso le tappe più importanti e significative della sua sia pur breve storia, bensì come una raccolta di materiale dell'antichità cristiana, che Euse bio scelse e dispose non casualmente ma secondo il criterio cro nologico in modo da offrire al lettare l'idea di una trattazione si stematica. Proprio all'inizio del libro I, in una sorta di Prologo, Euse bio ci in/orma dello scopo che si è prefisso di raggiungere, delinea l'argomento della sua opera e traccia il metodo di lavoro che in tende seguire. Partendo «dall'economia e dalla teologia di Cristo», da cui i Cristiani hanno «il privilegio di derivare il nome», egli si pro pone «di mettere per iscritto [...] le successioni dei santi apostolz; i tempi trascorsi a partire da quelli del nostro Salvatore» e i gran di eventi di tutta la storia della Chiesa dalla sua nascita fino ai suoi tempi. Vuole altresì ricordare gli uomini illustri che hanno diretto le maggiori comunità; coloro che a voce o per iscritto sono stati messaggeri della parola divina; gli ereticz;- le sciagure con cui sono stati puniti i Giudez; i quali hanno oramai perduto il diritto di considerarsi il popolo eletto; le lotte che la parola divina ha do vuto sostenere contro i pagan�· coloro che per essa hanno versato il loro sangue o sofferto supplizi nel passato e i martiri a lui con temporane�· infine il soccorso misericordioso e benevolo che il Salvatore ha concesso nella sua infinita bontà a tutti i Cristiani 20. Da tutto ciò traspaiono con evidenza i motivi apologetici, cui la Storia s'ispira, soprattutto laddove l'autore si sofferma sull'ori gine, la di/fusione, l'affermazione e il trionfo finale del cristiane simo. Dei lO libri che la compongono, i primi7 libri comprendo20
Storia ecclesiastica, l, l , 1 -2; 4; 6.
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no la storia della Chiesa dalle origini fino al 3 03 ; i restanti tre narrano gli avvenimenti dal3 03 fino al323 , vale a dire dalla per secuzione di Diocleziano, all'avvento glorioso di Costantino. Il libro I costituisce una sorta di introduzione alla trattazio ne vera e propria, un discorso apologetico-dogmatico intorno a Cristo: in esso Eusebio, dopo aver trattato «della divinità del Lo gas salvatore e dell'antichità dei dogmi della dottrina cristiana», ricorda la nascita, la vita e la predicazione di Gesù e l'elezione de gli apostoli. Nel II libro, dopo aver indicato in calce all'indice le sue fon ti ( Clemente Alessandrino, Tertulliano, Flavio Giuseppe e Filo ne), l'autore si so/ferma sull'età apostolica e sulla diffusione del messaggio cristiano, per giungere fino alla persecuzione di Nero ne e allo scoppio della guerra giudaica. Il III libro inizia col martirio di Pietro e Paolo, prosegue con la guerra giudaica e la distruzione di Gerusalemme; la rimanente parte è dedicata alla persecuzione di Domiziano, all'apostolo Gio vanni e ai suoi scrittz: all'esame dei primi ereticz: agli scritti dei padri apostolici. Il IV libro tratta delle successioni episcopali nelle principali comunità cristiane, degli eretici del tempo e dei primi apologisti cristiani. Nel V libro Eusebio narra i principali avvenimenti verifica lisi in Oriente ed Occidente e si so/ferma sulle principali eresie, la fondazione del Didaskaleion di Alessandria, Ireneo di Lione e le sue opere. Nel VI libro, dopo aver brevemente parlato della persecu zione sotto Severo, di Clemente Alessandrino e delle sue opere, l'autore analizza a lungo la vita e l'attività di Origene. Nel VII libro, che consta quasi tutto di estratti dalle lettere di Dionigi d'Alessandria o di dati ricavati da esse, Eusebio tratta del problema dei laps� delle persecuzionz: del canone pasquale, delle eresie di Sabellio, di Paolo di Samosata e di Man� e conclu de con Diocleziano l'elenco delle successioni imperiali, oltre che
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quelli di alcune sedi episcopali come Roma, Alessandria e Antio chia. Il libro finisce con l'annuncio che l'autore narrerà d'ora in nanzi le lotte sostenute dai suoi contemporanei in difesa della re ligione. Nel libro VIII è narrata la persecuzione di Diocleziano e dei suoi colleghi e successorz� fino all'editto di tolleranza di Galerio del3 0 aprile311. Il IX tratta della ripresa della persecuzione sotto Massimino, fino alla sconfitta di Massenzio ad opera di Costantino, all'editto di tolleranza di Massimino e alla sua morte dopo la sconfitta su bita da Licinio. Nel libro X, dopo aver ricordato l'esultanza per la pace con cessa alle chiese, Eusebio riferisce il discorso da lui tenuto per la dedicazione della basilica di Tiro, e quindi riporta il testo di sei costituzioni imperiali: il cosiddetto «editto di Milano», la lettera ad Anulino, il rescritto a Milziade, vescovo di Roma e a Marco, la lettera a Cresta, vescovo di Siracusa, quella a Ceciliano, vesco vo di Cartagine e infine un'altra lettera ad Anulino. Negli ultimi due capitoli è narrata la persecuzione dei Cristiani attuata da Li cinio e la vittoria definitiva di Costantino. La tradizione manoscritta
Della Storia ecclesiastica esistono recensioni diverse, tra mandate da vari codici che possono essere suddivisi in due grup pi principali 21 : a) gruppo BDM: che comprende tre codici: B: Codex Parisinus 1431 ( secc. XI-XII) D: Codex Parisinus 1433 ( sec. XI-XII) M: Codex Marcianus 338 ( sec. XII) 2 1 Per l'analisi testuale dei manoscritti greci cf. E. Schwartz, Eusebius Werke, Il, Die Kirchengeschichte, III, Leipzig 1909, pp. XVII-CXLVII.
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A questi tre codici devono essere ricondotte due antiche tra duzioni: l:, traduzione siriaca risalente al 420 circa, conservata nei due codici L" (Leningrado, 462) e Lb (Londra, VI secolo)/ nel le parti mancanti esse sono integrate da l:"m', una versione arme na che traduce alla lettera il testo siriaco/ L, la traduzione latina di Rufina di Aquileia, dell'inizio del V sec. , conservata in diversi codici 22 . b) gruppo ATER, che comprende i seguenti mss.: A: Codex Parisinus 143 0 (sec. XI) T: Codex Laurentianus 70, 7 ( secc. X-XI) E: Codex Laurentianus 70 , 20 (sec. X) K Codex Mosquensis 50 (sec. XII) A giudizio dello Schwartz, il gruppo BDMl:A riproduce il testo definitivo dell'ultima edizione. La data di composizione
Le dz/ferenze esistenti tra i diversi gruppi di codici sono la testimonianza che l'opera ha avuto edizioni diverse e che è stata sottoposta a taglz; aggiunte, integrazioni e correzionz; che dalla critica sono stati interpretati in maniera diversa. Nel1909 lo Schwartz 23, basandosi tanto sull'analisi testua le quanto su quella interna e logica, ritenne di poter identificare quattro successive edizioni della Storia. La prima, che comprende i libri I- vrn fino al cap. 1 7 (traduzione in greco dell'editto di Galerio), sarebbe stata iniziata prima della pubblicazione dell'e2 2 Per il testo latino di Rufino curato da Th. Mommsen, cf. in E. Schwartz, Eusebius Werke, II, Die Kirchengeschichte, I (1903) e II (1908), Leipzig. Introduzione del Mommsen in III, cit., p p CCLIII-CCLVI. 23 E. Schwartz, Eusebius Werke, II, Die Kirchengeschichte, III cit. , pp. XLVII-LXI. .
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ditta avvenuta a Nicomedia il 3 0 aprile del 311 , e terminata quando non si poteva prevedere la fine della persecuzione, prima della sconfitta di Massimino da parte di Licinio nel313 2 4. La seconda edizione dell'opera sarebbe stata compiuta nel 315, quando cioè Costantino e Licinio assunsero insieme il con solato: in questa edizione Eusebio avrebbe rimaneggiato il libro VIIL aggiunto il libro IX e la raccolta delle costituzioni imperia li. Nella terza edizione, probabilmente nel3 17, Eusebio avrebbe nuovamente rimaneggiato il libro VIIL aggiunto il libro X conte nente il discorso per la dedicazione della basilica di Tiro (3 15/316) e le costituzioni imperiali conservate nei manoscritti del gruppo ATER (capp. 5- 7), che originariamente facevano par te del libro IX. La quarta, definitiva edizione sarebbe posteriore alla sconfitta di Licinio (324), ma anteriore al concilio di Nicea (325) e motivata dalla necessità di eliminare tutti quegli elemen ti che erano incompatibili con la damnatio memoriae di Licinio; in essa Eusebio avrebbe aggiunto il racconto della persecuzione e della sconfitta di Licinio e modt/icato i libri precedenti per met tere l'opera d'accordo con le idee dz//use nella corte di Costanti no. Negli anni immediatamente seguent� sono state particolar mente osteggiate le conclusioni riguardanti le due edizioni del li bro X e quelle che riguardano la /orma originaria dell'opera. Nel1928 H.]. Lawlor 2 5, riprendendo un suo studio risalen te al1912, ipotizzò solo tre edizioni per le quali propose una cro nologia diversa: Eusebio era in procinto di ultimare l'opera se condo il piano originario, in 7 libr� allorquando l'editto di Gale rio lo indusse ad aggiungere il libro VIII, che conteneva in ap pendice la recensione breve dei Martiri di Palestina, terminando 2 4 Per determinare la datazione lo Schwartz (cf. op. cit.) si avvale di due elementi: la menzione in I, 9, 3 degli Atti di Pilato, un falso diffuso verso il 3 12 , e il passo I, l, 2, che, sulla base di VIII, 16, l, lo studioso riferisce all'e ditto di Galerio. 2 5 H.}. Lawlor - J.E.L. Oulton, Eusebius, Ecclesiastica! History, London 1928, II, pp. 2 ss.
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il suo lavoro tra il maggio e il novembre311 ; successivamente, in una seconda edizione, verso la /ine del313 , egli avrebbe aggiun to il libro IX e rivisto i libri VIL VIII e i Martiri. La terza ed ul tima edizione, con la revisione del libro IX e l'aggiunta del X, ri salirebbe al3241325. Nel 1 929 il Laqueur 26, rifacendosi in parte agli studi dello Harnack 27, ritenne che ad una prima redazione in 7 libri ne sa rebbe seguita, nel 311 , una seconda con l'aggiunta dell'VIII e quindi di un'appendice per narrare gli avvenimenti del313 ; in se guito, venuto a conoscenza di nuove fonti e documenti, e compi lato il discorso per la dedicazione della basilica di Tiro, Eusebio avrebbe accresciuto l'opera e scomposto in due partz; in quanto troppo lungo, il libro VIII (cioè i nostri attuali VIII e IX) e ag giunto il X dopo il 317. I rimaneggiamenti introdotti nei libri precedenti avrebbero tutti il carattere singolare di essere stati/at ti solo mediante aggiunte. Ciascuna di queste soluzioni proposte solleva difficoltà che lasciano perplessi molti critici, a giudizio dei quali è un errore as sumere, per esempio, come termine finale per la redazione della Storia il concilio di Nicea, proprio perché Eusebio non ne parla. Le fonti e i documenti
Conformemente a quanto propostosi nel Prologo (L l, 4), utilizzando ampiamente fonti primarie provenienti dai mano scritti conservati nelle biblioteche di Cesarea e di Gerusalemme, nella Storia ecclesiastica Eusebio mette insieme una quantità im mensa di materiale documentario, sia pagano sia cristiano. Esa miniamolo brevemente. 26 R. Laqueur, Eusebius als Hùtoriker seiner Zeit, Berlin-Leipzig 1929. 27 A. von Harnack, Die Chronologie der altchristlichen Literatur bis Eu sebius, Leipzig 1904 , II, pp. 1 1 1 ss.
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Fonti bibliche Per quanto riguarda le Scritture, escludendo le citazioni ri portate presso altri auton: Eusebio cita 93 passi dell'Antico Te stamento, di cui utilizza 14 scrittz: e precisamente: Genesi (10 passi), Esodo (10), Deuteronomio (1), Giosuè (n 1 Re (1), Giob be (2), Salmi (3 6), Proverbi (3 ), Isaia (18), Lamentazioni (n Ezechiele (n Daniele (6), Michea (1) e Aggeo (1); il testo delle citazioni dirette, salvo lievi varianti, riproduce per lo più quello dei Settanta. Per quanto riguarda il Nuovo Testamento, Eusebio utilizza 20 dei 2 7 scritti che lo compongono, dai quali cita, sia di rettamente sia indirettamente, 110 passi: Matteo o n Marco (1 ), Luca (10), Giovanni (9) , Atti degli Apostoli (2n Romani (n 1 Corinzi (n 2 Corinzi (n Galati (3 ), E/esini (n Filippesi (5), Colossesi ( n 1 Timoteo ( n 2 Timoteo ( n Tito (n Filemone (1), Ebrei (2), 1 Pietro (2), 1 Giovanni (4) e Apocalisse (8). Per quanto riguarda il canone della Scrittura, Eusebio n/e risce i canoni scrittura/i secondo Flavio Giuseppe an 10, 1 -5), Melitone (I� 26, 14), Ireneo (� 8, 2-4), Clemente Alessandrino (VI, 14), Origene (VL 25), ed Eusebio stesso an 25). Fonti storiche e letterarie Nel corso della narrazione Eusebio ricorda 66 autori, di 32 dei quali n/erisce, sia in maniera diretta sia indiretta, oltre 250 citazioni, spesso preziosissime per la conoscenza della nascita e dello sviluppo della comunità cristiana dei primi tre secolt: se si pensa che l'opera della maggior parte di questi autori è andata purtroppo perduta. Gli autori citati sono: Alessandro di Gerusalemme, Anato lia, Apollonia, Asteria Urbano, Clemente Alessandrino, Corne lio di Roma, Dionigi di Alessandria, Dionigi di Corinto, Egesip po, Filea di Thmuis, Filone, Flavio Giuseppe, Gaio, Giulio Afri cano, Giustino martire, Ignazio di Antiochia, Ippocrate, Ireneo di
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Lione, Melitone di Sardi, Origene, Papia di Hierapolis, Policarpo di Smirne, Policrate di Efeso, Por/t'rio, Quadrato, Rodone, Sera piane di Antiochia, Taziano, Teofilo di Antiochia, Tertulliano, Tucidide, anonimo del Martirio di Policarpo, anonimo antimon tanista, anonimo antiartemonita, Lettera del concilio di Antio chia, Lettera dei martiri gallitani ad E/eutero, Lettera delle chie se di Lione e di Vienne alle chiese d'Asia e di Frigia e infine Let tera dei vescovi di Palestina sulla Pasqua. Eusebio rz/erisce inoltre, pur se talora in maniera approssi mativa, i cataloghi delle opere di Giulio Africano, Apollonia, Apollinare, Bardesane, Clemente Alessandrino, Clemente roma no, Dionigi di Alessandria, Dionigi di Corinto, Filone (incom pleto), Flavio Giuseppe, Giustino, Ignazio di Antiochia, Ippolito di Roma (incompleto), Ireneo di Lione, Melitone di Sardz; Mil ziade, Origene, Papia di Hierapolis, Policarpo di Smirne, Sera piane di Antiochia, Taziano e Teofilo di Antiochia (incompleto). Ricorda altresz' genericamente la produzione complessiva di molti altri scrittorz; dimostrando talora scarsa informazione, spe cie per gli scrittori occidentali (è il caso, ad esempio, di Cipriano di Cartagine e Tertulliano). Costituzioni imperiali Circa 20 sono le costituzioni imperiali menzionate da Euse bio nella Storia ecclesiastica, 1 5 quelle di cui riproduce il testo. Tutti i documenti citati sono ritenuti autentici ad eccezione del re scritto di Antonino al concilio d'Asia, oggi considerato apocrifo. Rescritto di Traiano a Plinio (IJL 3 3 ). Si tratta dell'unica ci tazione indiretta, dato che il brano è desunto dall'Apologeti co di Tertulliano. Come è noto l'originale è conservato nell'epistolario di Plinio il Giovane ( cf X, 97). Rescritto di Adriano al proconsole d'Asia Minucio Fundano (I� 9). Citazione diretta, in traduzione greca, dell'originale lati no inizialmente riportato dalla I Apologia di Giustino, ma sue-
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cessivamente perduto in quanto un copista lo sostituì appunto con la traduzione greca di Eusebio. Rescritto di Antonino Pio al concilio d'Asia (IV, 13). Come si diceva prima, si tratta di un apocrifo composto intorno al1 80 . Rescritto di Galliena ai vescovi di Egitto (VIL 13 ). Citazio ne diretta della lettera dell'imperatore Galliena a Dionigi di Alessandria, Pinna, Demetrio e tutti gli altri vescovi egiziani sul la restituzione dei luoghi di culto in precedenza confiscati. Nello stesso passo, Eusebio ricorda un altro rescritto imperiale diretto ad altri vescov� relativo alla rz·consegna dei cimiteri cristiani. Editto dell'imperatore Galerio ( VIII, 17, 3 - 1 0). Citazione diretta, in traduzione greca, dell'editto emanato a Serdica e pub blicato a Nicomedia il3 0 aprile311 28. Lettera del prefetto del pretorio Sabino ai governatori delle province di Massimino (IX, l, 3 -6) e che fondamentalmente ri produce l'editto di Galerio. Citazione diretta in traduzione dal l'originale latino. Rescritto di Massimino agli abitanti di Tiro (IX, 7, 3 - 1 4). Citazione diretta, in una traduzione poco precùa di un originale testo latino non pervenutoci 29. Rescritto di Massimino a Sabino (IX, 9a, 1-9). Citazione di retta, in traduzione, di un testo latino non pervenuto. Editto di Massimino in favore dei Crzstiani (IX, 10, 7-11). Citazione diretta in traduzione di un testo latino non pervenuto. Cosiddetto «Editto di Milano» (X, 5, 2-1 4). Citazione di retta, in traduzione, di un testo latino conservato da Lattanzio 30. 2 8 TI testo latino dell'editto è conservato da Lattanzio (cf. La morte dei persecutori, 34); il testo di Eusebio se ne discosta nei paragrafi 8-9. 2 9 Si tratta dell'unico rescritto imperiale anticristiano riferito diretta mente da Eusebio: con ogni probabilità, il motivo è da ricercarsi nel fatto che il Nostro ha voluto mettere in evidenza come la collera divina si sia successi vamente abbattuta sull'imperatore persecutore. Le numerose varianti rip o r tate dai vari manoscritti testimoniano l'approssimazione della traduzione. 30 Cf. La morte dei persecutori, 43 , 2 ss. La traduzione eusebiana pre
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Rescritto di Costantino al proconsole d'Africa Anulino (X, 5, 15-17). Citazione diretta, in traduzione, di un testo latino non pervenuto. Lettera di Costantino al vescovo di Roma Milziade e a Mar co. Cùazione diretta, in traduzione. Lettera di Costantino al vescovo di Siracusa Cresta. Citazio ne diretta, in traduzione. Lettera di Costantino al vescovo di Cartagine Ceciliano, sul le donazioni alle chiese (X, 6). Citazione diretta, in traduzione. Rescritto di Costantino ad Anulino sulle immunità ecclesia stiche (X, 7). Citazione diretta, in traduzione. Atti di Abgar Si tratta della citazione, in traduzione, di documenti apocri fi (I, 13 , 6-1 0) risalenti con ogni probabilità alla fine del II seco lo, e precisamente: la lettera scritta dal governatore Abgar a Ge sù e la risposta di quest'ultimo al governatore. Il pensiero storico
Nel Prologo della Storia ecclesiastica, richiamandosi in ma niera esplicita all'altra sua importante opera storica, la Crona ca 3 1, Eusebio così afferma: «Nel mio libro intitolato Canoni dei tempi, ho già dato un riassunto degli argomenti che ho intenzio ne di trattare ora nella maniera più completa» 32. I;esplicito ri chiamo alla Cronaca è di rilevanza fondamentale e testimonia che Eusebio si riallaccia, e non solo idealmente, a tale lavoro stosenta delle varianti rispetto al testo latino di Lattanzio: entrambi i documen sembrano derivare da uno stesso originale. 3 1 Cf. p. 1 6 . 3 2 C f. I, l , 6 .
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riogra/ico sia sul piano dei contenuti (intende, in/attt� trattare gli stessi argomenti in maniera «più completa»), sia soprattutto sul piano concettuale, tanto dal punto di vista apologetico quanto po lemico. Abbiamo già detto in precedenza, in/atti, che nella Crona ca, mostrando l'ideale continuità esistente tra cristianesimo e giu daismo, contro le accuse mosse dai pagani, Eusebio vuole dimo strare che il cristianesimo non è una setta recente, ma affonda le sue radici nel giudaismo di cui costituisce la continuazione. Il cri stianesimo non è dunque una novità, e si n/à a quella stessa ri velazione cui i greci, in particolare filosofi come Platone, hanno desunto quegli aspetti delle loro dottrine filosofiche che sembra no accettabili. In tal modo la storia viene ad assumere dimensio ni universalz: in quanto depositaria di una visione e un -'interpre tazione unitaria, caratterizzata da una filosofia che dà una fina lità unica a tutti gli eventi del mondo, visti nel loro svolgersi provvidenziale in un processo che tende ad attuare il regno di Dio. L'attuazione di questo disegno provvidenziale spetta al Lo gos divino che si rivela attraverso gli eventi storia� i quali, poiché il Logos-Incarnato è contemporaneamente soggetto ed oggetto della Storia, appaiono collegati tra loro e concorrono all'attuazio ne del piano provvidenziale di Dio che sin dall'eternità ha preor dinato il suo disegno di salvezza nei confronti del genere umano. In quest'ottica tutta la storia anteriore all'incarnazione del Logos è considerata una sorta di preparazione alla Redenzione, una «preparazione evangelica», e la cronologia, i sincronismi tra la storia dei gred e dei barbart� diventa la naturale alleata di una tale tesi apologetica, cosa ch e avevano già /atto in precedenza, ed Eusebio ci tiene a ribadirlo, scrittori come Clemente Alessandri no, Sesto Giulio Africano e Taziano oltre a Flavio Giuseppe 33. Tuttavia, per dare maggior valore scientifico alla sua opera e in
33 Cf. Cronaca, 2 , Introd. , l .
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polemica con le concezioni millenaristiche frequenti nell'ambien te cristiano, a differenza di Sesto Giulio Africano ed Ippolito, Eu sebio abbandona i calcoli millenaristici, che obbligavano la cro nologia cristiana a tener conto non soltanto del principio ma an che della fine 34; inoltre, liberandosi dalle problematiche cronolo giche poste dalla prima parte della Genesi, nonché dal problema dell'utilizzazione della cronologia per finalità escatologiche, assu me, come si è detto in precedenza, quale punto di partenza della sua cronologia l'anno della nascita di Abramo. Tutti questi elementz; unitamente alle concezioni teologiche che egli andava elaborando nelle due opere apologetiche, Prepa razione evangelica e Dimostrazione evangelica, che proprio in quegli stessi anni vedevano la luce, costituiscono il fondamento metodologico della Storia ecclesiastica, nella quale, alla /in e del Prologo, precisa: «Come ho detto sopra, la mia trattazione avrà inizio dall'economia e dalla teologia di Cristo » 3 5 . In altre pa role, l'incarnazione del Logos, il suo /arsi uomo tra gli uominz; «l'economia» di Cristo, come egli la definisce, è posta al centro della storia, di cui costituisce nello stesso tempo il punto di arri vo e di partenza, poiché tale avvenimento non conclude né esau risce il processo storico; al contrario essa dà origine ad una nuova epoca, quella che assiste alla nascita della Chiesa e alla di/fusione del Vangelo, eventi che costituiscono il punto di partenza della Storia ecclesiastica, nella quale Eusebio intende narrare l'evolu zione della Chiesa con le sue vicende drammatiche /atte di perse cuzioni, eresie, scismz; e culminante nella vittoria finale. Consapevole di dover scrivere un nuovo tipo di storia, ben diversa dai generi storici tradizionali, Eusebio ha tenuto presenti due modelli: da un lato la storiogra/ia giudeo-ellenistica, in par. . .
3 4 Inutile ricordare che l'escatologia era parte essenziale del cristianesi
mo primitivo e l'autorità dell'Apocalisse attribuita all'apostolo Giovanni san civa la fede nelle attese millenaristiche. 35 Cf. I, l, 7 .
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ticolar modo Flavio Giuseppe, e daltaltro le storie delle scuole fi losofiche in età ellenistica. Poiché il cristianesimo gli sembrò as simzlabile al modello giudaico, dalla storiogra/ia giudeo-ellenisti ca mutuò il modello della storia di una particolare «nazione», che si presentava come diversa ed in netta contrapposizione con le na zioni pagane, e per la quale rivestiva particolare importanza tan tichità rispetto ai tempi recenti e la religione rispetto alla politi ca. Da essa Eusebio derivò altresì il tono apologetico, il ricorso al le digressioni dottrinali e tusa della rassegna dei documenti. Inoltre, poiché egli considerava la Chiesa un grande dida skaleion, una scuola di pensiero assimilabile alle scuole /iloso/t" che di età ellenistica, da autori come Teo/rasto, Menone, Aristos seno di Taranto, Eudemo di Rodt� Dicearco, Sozione, Diocle di Magnesia e Diogene Laerzio derivò tattenzione per le controver sie dottrina!; le discussioni sulle questioni di autenticità e, so prattutto, il metodo da essi seguito di indicare in ogni scienza la successione dei maestri. Riguardo a quest'ultimo aspetto, in/attt� nella Storia ecclesiastica, le liste dei vescovi delle più importanti comunità (Roma, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme) e dei maestri che hanno insegnato la parola di Dio in ogni generazione nelle varie città e regioni, corrispondono alle successioni degli scolarchi ellenistici. E tuttavia Eusebio, nello stesso tempo in cui utilizza modelli pagam� li supera dato che nella Storia l'elenco delle successioni episcopali delle principali chiese non assume un valore puramente cronologico, come nei modelli utilizzati, ma ac quista anche valenza teologica, poiché risalendo agli apostoli che le hanno fondate, le successioni episcopali da un lato garantisco no la veridicità della dottrina trasmessa e dall'altro si/andana ed integrano le successioni imperiali, cui Eusebio fa costante rz/eri mento secondo quella visione unitaria del processo storico di cui si diceva prima.
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Temi e motivi
Pur seguendo tali orme, Eusebio ha dato alla sua Storia ca ratteristiche nuove poiché nuova era la posizione del cristianesi mo rispetto alle antiche filosofie e alle istituzioni tradizionali. È per questo che nella narrazione assumono notevole rilevanza al cuni temi e motivi sui quali ci soffermeremo brevemente. I.:Impero e l'imperatore Si tratta sicuramente di uno dei grandi temi intorno a cui si sviluppò la riflessione storico-teologica di Eusebio e che, pur non essendo per così dire esplicito oggetto di trattazione della Storia ecclesiastica, tuttavia ne costituisce il sostrato, specie dell'ultima redazione e in particolare del libro X. Del rapporto Impero-Chie sa, della natura dell'Impero e delle caratteristiche dell'imperato re, Eusebio si occupa in opere come la Cronaca, la Preparazione evangelica e la Dimostrazione evangelica, scritti concomitanti alla stesura della Storia, ma la presentazione dottrinale completa dell'argomento è /atta nell'Elogio di Costantino, ave trovano compiuta sistemazione idee e spunti in parte anticipati nel libro X della Storia e nelle altre opere sopra ricordate 3 6 . Punto di partenza della Storia ecclesiastica è l'affermazione che al centro della storia dell'umanità c'è Cristo, il Logos, l'Uni genito Figlio di Dio, al quale il Padre ha delegato la creazione e il governo del mondo,· preesistente all'Incarnazione, il Logos rea lizza il disegno provvidenziale del Padre attraverso le apparizioni ai Patriarchi (L 2, 1 - 1 6). Dopo essersi rivelato con gradualità agli uomini divenuti simili alle bestie a causa del peccato, si è incar nato affinché col suo insegnamento, la sua morte e risurrezione 3 6 Sull ' intera problematica cf. R. Farina, I:Impero e l'imperatore crzstia no in Eusebio di Cesarea. La prima teologia politica del cristianesimo, Zi.irich 1966 e F. Winkelmann, Euseb von Kaisareia, Berlin 1 99 1 .
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potesse operare in maniera definitiva la redenzione degli uomini (I, 2, 17-27) riportando/i a quella conoscenza di Dio che essi ave vano smarrito. I.:Incarnazione determina così la fine dello stato primitivo e dell'inciviltà degli uomini, conclude la serie delle Teo fanie e segna l'inizio di un 'epoca nuova nella prospettiva della storia della salvezza. Incarnandosz: infatti, il Cristo instaura il suo Regno, un regno invisibile, spirituale, celeste, apportatore di una pace che non avrà maifine. Frutto dell'Incarnazione di Cristo è la Chiesa, «città di Dio terrena», immagine e parte «della città di Dio celeste» (X, 4, 70), fondata da Lui per mezzo degli apostoli e dei discepoli. A giudi zio di Eusebio la nascita di Cristo, da cui poi avrà origine il cri stianesimo, è un evento che si è realizzato sotto il principato di Augusto non per una pura e semplice coincidenza temporale: l'Impero romano, in/attz: gli appare predetto dalle profezie del Vecchio Testamento 37 e voluto da Dio in quanto istituzione ne cessaria alla realizzazione di quei presupposti, ad esempio l'unifi cazione dei popoli, necessari ed indispensabili per la diffusione del cristianesimo, e in grado di attuare e garantire quella pace cui il mondo anelava e di cui aveva estremo bisogno 38. Appare evidente allora come nella concezione che Eusebio ha dell'Impero e dell'imperatore teologia e politica si fondano e si intreccino per dare vita, nella concezione più matura, confluita nella sua /orma completa nell'Elogio di Costantino, alla teoria dell'Impero e dell'imperatore come immagine, imitazione rispet tivamente del regno del Padre e del Logos. Dopo il 324, col trionfo di Costantino sul rivale Licinio e la creazione dell'Impero cristiano, agli occhi di Eusebio il potere imperiale appare avere 37 Nell a Dimostrazione evangelù:a ( cf. VII, l , 50 e VIII, l , 46) Eusebio ribadisce la funzione preparatrice avuta dall'Impero nei confronti della nuo va religione e proprio all'Impero romano riferisce profezie come Is 7, 10-16, Gn 49, lO e Dn 9, 25, profezia quest'ultima ricordata anche in Storia ecclesia
stica, l, 6, 11. 38 Cf. Dimostrazione evangelica, III, 7 , 3 0-35 .
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origine divina, poiché è Dio, origine dei regni e dei popoh che . concede la dignità imperiale (X, 4 , 1 6). In questa visione l'impe ro terreno gli appare immagine (eik6n) dell'impero celeste e l'im peratore imitazione (mimesis) del Logos-Re, di cui riassume tut te le virtù. È Dio, dunque, che regge e guida gli imperatori (VIII, 1 6, 1 -2), li induce al suo volere (IX, 9a, 12), protegge e custodi sce l'Impero e l'imperatore cristiano (X, 8, 6). I:imperatore, di venuto allora strumento di Dio per la costruzione del Regno nel mondo, attua il piano divino sugli uomini (X, 2,2). «Gli elementi, come il monoteismo e la monarchia univer sale, la pace romana e quella cristiana, la provvidenzialità del l'Impero nei rispetti del Cristianesimo, le profezie che lo riguar davano, tutti questi ed altri elementi che, inizialmente esprime vano un rapporto intimo sz: ma pur sempre esterno, tra Cristia nesimo e Impero, a un certo punto esprimono un rapporto vitale essenziale tra le due potenze. Tutte e due nate nello stesso tempo, con Cristo ed Augusto, aventi già relazione tra di loro, si sono evolute una verso l'altra fino ad incontrarsi nell'Impero Romano Cristiano. Il Cristianesimo si è lentamente universalizzato ed ha assunto strutture giuridiche. I:Impero si è cristianizzato. Tutto ciò si verzfica, nel suo ultimo stadio, con Costantino, il primo Impe ratore cristiano nel quale Dio completa ciò che aveva iniziato con Cristo ed Augusto. C'è dunque continuità tra Augusto e Costan tino, tra l'Impero Romano e l'Impero Romano Cristiano. Il regno giudaico che l'Impero di Augusto aveva ereditato diviene di fatto eredità dell'Impero Romano con Costantino, quando si verifica l'incontro di questo con l'erede della Sinagoga, la Chiesa» 3 9. Costantino, dopo la vittoria voluta da Dio, unico sovrano dell'Impero, la cui unità è stata così ricostituita, vittorioso sui ti ranni e i persecutori, trionfatore del male, è presentato come rea-
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R. Farina, I.:lmpero e l'imperatore cristiano in Eusebio di Cesarea, cit.
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lizzatore di quella pace universale nella quale si adempiono in maniera definitiva le promesse fatte da Dio ad Abramo. Nell'elaborazione di queste teorie politico-teologiche, Euse bio ha sintetizzato e fatto suoi motivi già presenti in altri scritto ri sia cristiani che pagan� ma anche giudaici. Appare, ad esempio, debitore verso Ippolito e Origene, riguardo al tema della conco mitanza provvidenziale dell'Impero e dell'Incarnazione. Da Me litone di Sardi ha mutuato l'idea di prosperità apportata dal cri stianesimo all'Impero; da Appiano, Cassio Diane e Asinio Qua drato, la concezione della centralità storica di Roma e del suo Im pero; da Plutarco la consapevolezza dello stretto legame esistente tra l'Impero romano e la pace. Le persecuzioni Tra i temi analizzati da Eusebio nella Storia ecclesiastica, un rilievo particolare assume quello delle persecuzzònz; che l'au tore, come esplicitamente ci in/orma in I, 1, 2, tratta con partico lare cura e sistematz'cità, diversz/z'candone, nel corso della narra zione, la prospettiva ed elaborando una teoria provvidenziale del le persecuzioni che si delinea chiaramente soprattutto a partire dal libro VIIL dal libro cioè che egli avrebbe scritto dopo l'editto di Galerio del 3 1 1 . È noto che le persecuzioni traevano origine dallo scontro del tutto nuovo sorto tra il potere imperiale, che era sempre più con cepito in maniera sacrale e carismatica e la professione di/ede cri stiana la quale, poiché presupponeva la realtà trascendente del re gno di Dio, era appunto per questo incline a svalutare, dal punto di vista morale e religioso, sia l'organizzazione statale sia le pre tese divine del sovrano. A giudizio di Eusebio, in quanto interruzioni della prote zione concessa dall'Impero al cristianesimo, in linea generale le persecuzioni sono volute dt:t Dio e determinate da cause sia so prannaturali sia storiche. Sul piano concreto il vero autore delle
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persecuzioni è il diavolo cui Dio permette di perseguitare la Chie sa per mettere alla prova i martir� riprendere i fedel� ·consentire loro di raggiungere al più presto il premio sperato (v, l, 4; X, 4, 14). Dal punto di vista storico, specie nei primi libri della Storia, Eusebio presenta le persecuzioni come avvenimenti eccezionali da imputare alla responsabilità di singoli imperatort� non in quanto imperator� bensì in quanto persone succubi delle proprie passioni o addirittura anormali. È il caso, ad esempio, di Nerone che, «superando ogni limite di impudenza e scelleratezza, infierì sugli apostoli come su chiunque altro» (II, 22, 8), o di Domizia no che, «diede prova di grande crudeltà» e