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- CO L LEZION E -AMiC I DE LLE . xx
CA TACOMBE: ~
GIUSEPPE BOVINI
SARCOF AGI PALEOCRISTIANI DI RAVENNA TENTATIVO ...
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- CO L LEZION E -AMiC I DE LLE . xx
CA TACOMBE: ~
GIUSEPPE BOVINI
SARCOF AGI PALEOCRISTIANI DI RAVENNA TENTATIVO DI C LA SSIFICA ZIONE CRONO LOG ICA
1954 CITTA DEL VA T1CANQ SOCIET'\ 'AMICI DELLE CATACQ;\1I3E . PRESSO
PONTIFIC IO IST ITUTO DI ARCHEOLOGIA CRISTIANA ROMA - V, .. N.. ,,uox,, tll, N. I
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INTROD UZIONE
Dopo aver det erminato, valendosi delle immagini e del ritralto, la cronologia dei sarcofagi crùtiani antichi, il prof. G. Bovini, che ha sa pulo così chiaramente dimostrare quale larga ed esperimentata conoscenza egli abbia della scultura paleocristiG7ia, ha voluto anticipare, con il presente saggio illustrativo, il risultato delle sue indagini sui sarcofagi crùtiani antichi di R avenna, per d eterminar/le la cronologia . Anche nella dichia razio/le apposta al titolo della sua trattarione il Bovini ha insistito nel definire questo suo breve e sintetico esame, «u n tentativo », sia perchè egli si propone di fa re in seguito una più ampia trattazione sull'argomento, sia perchè, pur nella persuasione di non aver apportalo in pro posito uno conclusione defin itiva, è perQ nello convinta speranw di aver for nito j criteri per una de/ erm i/lazione cronologica, oggi ancora tanto discwsa e controversa, degli antichi sarcofagi di Ravenna. Nella suo ricerco il Bovini ha posto non solo i/I risalto le particolarità dei soreofagi ravenna/i, mettendoli in rapporto tra loro e confron tandoli con quelli delle altre regioni, al fine di desumenle gli elementi caratteristici, ma si è proposto soprattutto d'inquadrare questi elementi nel loro processo evolutivo per dedurne .:on forte probabilità lo loro datazione. L'esa me è stato esteso o tutti i sareofagi palcorrù /iani che oggi si trovano in Ravenna . NO/wstante lo Piccola mole del lavoro essi vengo no qui tutti raffigurati e tutti più o meno studiati e partitamente iIlwtrati. Il volume è pubblicato nella collezione «Amici delle Catacombe» perehè siamo convinti che esso, mentre serve o fa r maggiormente conoscere la scultura paleocristiana, vale come orienta-
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INTRODUZIONE
mento agli studiosi per avere una luce più ampia circa i rapporti dell'arte Jcultoria paleocristiana ravennale con quella sviluppata fuori di Ravenna. R ivolgiamo Wl ringraziam ento speciale all'« Az.ienda A utonoma di Soggiorno e Turismo di Ravenna» che, come ha fatlo per
altre pubblica:d(mi destinate ad illustrare j monumenti ravennati, ha vohdo contribuire, anche per il presente lavoro, alle spese d'illustrazione. GIULIO B ELVEDERI
I SARCOFAG I PALEOCRISTIANI DI RAVENNA TE.NTATIVO DI CLASSIFICAZIONE
CRO~OLOG I CA
Tra i vari sistemi di sepoltura usati dai primi cristiani fu largamente adottato anche quello, già as&ai diffuso fra i pagani, di deporre le salme dei loro cari in arche marmoree, molto spesso adorne all 'esterno di sculture. Se in un primo momento i sareofagi cristiani non si differenziarono quanto alla decorazione da quelli pagani, col volger del tempo invece - grazie al sempre maggiore diffondersi delle idee religiose - vennero a distinguersi nettamente da essi, mediante l'adozione pressochè esclusiva di ornati simbolici e di scenc ispirate prevalentemente al Vecchio ed al Nuovo T estamcnto. l più antichi sarcofagi cristiani - anche se pochi di numero - si possono attribuire al II secolo: la loro produzione s'accrebbe nel secolo III e raggiunsc la sua acme nel IV. Il loro uso è attestato soprattutto a Roma, ma non mancano esempi anche in altre regioni d' Italia, della Gallia, della Spagna e dell'Oriente. Ebbene, fra l'ingelllc numero di sarcofagi pa1cocristiani giunti sino a noi, quelli di Ra,venna si distinguono per alcuni elementi che sono veramente tipici, cosicchè riguardo ad essi si può parlare d'un gruppo che presenta caratteristiche proprie ben definite. Se prendiamo infatti in esame il più diffuso tipo di sarcofago palcocrisliano romano ei accorgiamo subito di quelle che sono lc sue particolarità e cioè: 1 - che è sempre scolpito su tre soli lali, essendo il quarto - quello opposto alla fronte - destinato ad essere addossato ad una parete;
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I SARCOFA(;I PALEOCRI STIANI DI RAVEN1'òA
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2 - che le sculture che adornano i lati corti SOIlO per lo più nea\'ate in un rilievo assai piìl ba5.'ìo di quelle che decorano la freme; 3 - che, m:mc:lI1do prcssochè cOSlantemente di baloC, non è troppo aho; 4 - che sulla faccia ameriore è generalmente sch ierata una serie cii figure talmente numerose che lo sfondo viene ad essere quasi del lutto abolito ; 5 - che le varie scene non hanno fra loro alcuna soluzione di continuità, cosicchè i singoli episodi, non distinti gli uni dagli altri per mezzo di specifici elementi di separazione, si susseguono in maniera ininterrotta , clando l'impressione cI 'un fregio, come - lanto JX'r portare un esempio - si riscontra in un sarcofago del Museo Archcologico di Firenze, rinvenuto abbastanza di recente nell'Arno (Fig. 1); 6 - che quasi tutte le rappresentazioni traggono i loro soggetti dalla Stori .. Sacra, dai Vangeli e dagli Aui degli Apostoli; 7 - che infine il coperchio, sovrappeslO alla cassa, è piano, presentando esso uno sviluppo quasi esclusivamente orizzontale. Sono queste le caratteristiche che distinguono la maggior parte dci sarcofagi palcocristiani sparsi nel mondo romano crOccidente, i quali ebbero la loro più grande diffusione soprattuuo a partire dagli ultimi anni del secolo III fin oltre la mctà del IV. Accanto a questo singolare genere di sarcofagi se ne riscontrano altri due che sono anch'essi assai tipici dell'arte romana. II primo - che è poi quello più antico, in quanto appartiene in linea di massima ai primi Il'e quart i del III secolo è alquanlO semplice, giacchè, come si può vedere in un sarcofago clcI Cimitero Anonimo presso S. Lorenzo al Verano (Fig. 2), ha la frOllle divisa in cinque scompartimenti nei quali gcneralmente si
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G. ROVI,,!
sinist ra il rotolo dell a Legge a S. Pietro che. in segno d i rispetto. lo riceve sulle m a ni vel a te. Ai lati di questa scena, espressa con schem a piramidalc, sono
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Fig.
Il
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d"lIa Tr",lili" f.,gis:
Nazion ale -
Silrcor~go
par ti c" l llr~ d~ \I " rro nk.
due palme c le immagini di un milita re c d'un a donna, indubbi amente i due coniugi, per i quali il sa rcofago fu scolpito. Nel fian co sinistro dci sarcofago è rap presentato u ·iSIO che risuscita La zzaro: il defu nto, ancora tu Ila aV\'olto nelle bende di lino, sta dentro l'edicola scpoJcral c che s'innalza su d i un aho basa mento (Fig. 12).
I S ANCOf"AGI l'AI.EOCRIST IMa DI RAVE NNA
F'I.(. lO" - .\111'''0 N"~i,,,,:01~ _ Sar~"fago ddla TMJili" J.~,f.:;s: tiu nco ~il1lsl ro.
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t'i". '3 - Mu s,"" l\' n1.iona1c _ SMcofago ddln Trmlili<J L'Kis: fiAnco d .... UfO.
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G . BOV INI
Nel fi anco destro ~ i vede Daniele nell a fossa dci leoni : egli, vcslito di abi li orienta li (tu nica corta c bracae) c con in testa il bcrrCIlO fri gio, SIa serenamente in mezzo alle due belve in alleg· giamcnlo di arame (Fig. 13). Tutte queste scene presentano un ampio respiro compositivo ; sono ben spazicggial c c sono regol'l lc da ben defini ti canoni di simmetria . Le figure spiccano sul largo sfondo liscio, come COntro il ciclo ; le teste dci personaggi a lqu::UHo in rilievo, sembrano come immerse nell'atmosfera , ment re le foglie dci due palmizi - nel cui rendimento l'artista svela un senso di squisite finezze pittoriche - sembrano avcrc un leggero fremito come se fossero investite da un lic\'c soffi o di \' enIO.
Di IJO(;o posteriore a questo s;m:ofa go è l']ucllo detto di Elisco Profeta che fu riutilizzato come sepolcro dalla nobi le Famiglia Pignatta e c he ora si conserva sotto il quadrarco di Braccioforle, non lungi dalla tomba di Dante (Fig. 14). L.'\ front e, inquadrata da due pilastrini scanalati e baccel la ti che poggiano su vigorose cornici architettoniche sostenendone a loro volta delle a ltre, presenta Cristo in trono nell 'atto di premere con i piedi la cerv ice d 'un Icone e di un d rago : stanno ai suoi lati non due figure femminili - come ha scritto il Ciampini - personificanti le due Chi ese, quella dci Gentili e quella degl i Ebrei , bensì due figure virili. Tuttavia qui non siamo cerio di frome - come ha suppostO il Venturi - ai due com pari della leggenda, riferita da Agnello storico, i qua li invocarono, a malleveria dci segretO presti to, il braccio forte d el Signore, bensì siamo indubbiamente di front e a due Apostoli, che potrebbero essere i San ti Pietro e Paolo. Alle estremità del pannel lo s'innalza.no d ue rigogliose palme ca riche di datteri .
I S,\R COrAGI P ,\L EOC RI STl A :-;1 DI IM VE Nr->,\
• I( "IH , l' J
F ir.:. q _ Qu a dr a r~o di I)r:occiv fortc S..rcofa go d e tt o d i Eli " ~ " l'ro f~13 : front e.
La scena è solenne, imponente: i tre personaggi le cui tigure, purtroppo, Ilon sono, specie ncll e teste, in buone condizioni di conservazione - stanno come schierati frontalmente dinanzi a 1101 , a distanze uguali. Nessun reciproco nesso li collega fra loro: nè un incrociarsi di sguardi , nè un rapporto di gesti. Ciò nonmtantc, ncB'insieme. la composizione - grazie soprattutIO alla potenza dci rilicvo, al sicuro modellalO delle figure, alla naturalezza dci pan41eggi, alla netta definizione dci contorni s'impone per la sua solenne semplicità c per il senso veramente monumenlale da cui è pervasa. Sul lianco sinistro è raffigurato, in mezzo a due cipressi , l'incontro di due personaggi che il Diilschke c la Lawrencc ntellgono che siano Maria cd Elisabetta , il Venturi i due soliti compari della leggend,j riportata da A!,'llello cd il Garrucci c lo Hascloff, for~e eon più ragione, l'v laria e Giuseppe. Sul fianco destro non è rappresentata - eome ha scn tto il Ciampini - una donna seduta che tira un serpente da un'urna,
2.
G. BOVI NI
bensì la Madonna che - secondo la narnmonc dci Vangel i apocrifi _ riceve dall'Angelo l'annuncio della sua futura, divina maternità nel momento in cui sta filando la porpora svolg:cndola da un paniere di vimini posto ai suoi piedi (Fig. 15). Il messo celesle, che con la destra doveva fare il gesto or"lorio,
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Fig. ,5 _ l.Jo"dra .. co ,Ii dello dI
Eli~eo
I-lra~c i(lf"rl~
- Sm-cofago Prorel;" !bnco destro.
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doveva cioè tenere alcune dita della mano distese, appare qUI carattcri7.zato - e si tratta di uno d ci primi esempi nell'arte pa•• lcocristiana - da grandi ali , secondo Ull tipo che però cra g.a
I S AR COF AG I l'AJ.EOCR ISTIA,,,I 1)1 RAVENi"\A
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• noto 111 O riente, come testimonia una bella scultura trovata a Giubali Kapussi cd ora nel !l'luseo Ottomano di Costantinopoli. La Vergine, presentata di profilo, scmbra quasi sospendere per un animo il suo lavoro, memre l'Angelo, leggermente piegandosi verso di Lei, sottol inea in lal modo la sua missione di Annunciatore.
Fili. ,6 -
Qua dnll co ,II H" "" ClOf"r ,c _ ~.,rc"f"gv dellO di El i_eo l'ro f~l a: li onev des lro ~ p~rle psl ,> r
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G. DOVINl
Pa rticola re degno di menzione è anche il fatto che in qu CSt O sarcofago - come del resto in tull; gl i alt ri di R avenna che presentano tale motivo - i cardini delle valve del le conchiglie, le qua li ornano le p i I l't i superiori delle nicchie, sono sempre posti in basso, secondo l'usanza orientale, che si COlltraplxlnc a quella adottata nell'Occidente dove i cardini delle valve sono sempre in po.
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SIZIOIlC LIl vcr sa.
Le figure sono espresse con tanto rilievo chc dentro alle nicchie sembra che siano state addi rittura collocate delle statue a lutto tondo ; le proporzion i dci personaggi sono ta li cd i loro gesti così contenuti chc qualche fì!,'Ura può essere confronta la SCIl'l'a ltro con qualche not a statua d',m c greca dci periodo classico ; il modellilto delle vcsti , che spesso ricadono in dolci curV!', non nasconde la :-OIlOSI:,"le Siruttura delle membra ·( Fi~. 20).
L'a ltro sa rcofago della chieSa di S. Fra ncesco, quello detto dci Vescovo Liberio, ha forse subìto, sopra ttutto nei volti dci personaggi, qualche r itocco. Lo schema è quello ste!iSO che abbiamo veduto nel sarcofago precedente: sottO In serie continua del le arcatelle si dispongono le figure di Cristo e degli Apostoli , invadendo questa voha a nc he la faccia posteriore (Fig. 2 1). Si nota, nella modellnzione di queste figure, una minore piasticità rispetto a quelle del sa rcofago conscn'ato nella navata sinistra della chiesa, ma in com penso una maggiore ricerca di eleganza, che si appunta in modo pa rticolare in movimenti pieni di seiolt ezz.1. c nel molle flu ire delle pieghe delle vesti. Anche qui Cristo ha il \'oho riseh iarato da lla luce della giovinezza., siechè il suo aspetto ricorda i tipi apollinei, ma la sua chioma, ora più folta , ricade con massa ond ulata sul collo (fi g. 22); gli Apostoli poi , al solito presenta ti tuni di prospetto, continuano ad essere
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I SARCOFACI f'ALEÙC!H SiIANl DI RA \' E:"NA
Fig. :n _ S. F(3n,,~ro - Sn_co rnJl:O dettu dci V"~C'I\"U Liberi .. : I•.•rti ~olar" della frome,
• immobili c ad avere un p0 rt aml'nto C'd un •espressIOne q uanto ma •l
d igllitosi,
M aggiore organici l:! dal p unt O {li vista compositivo si riscontm in altr i due sarcofagi che slilistica mcn lC si ricoll cgn no a quelli del la chiesa di S. Francesco. In tcnd i:HllO pa rla re d i quello ora In
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Fig. 23 -
S.
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111 PorI() fuori -
S~rc" fal:o
,I, ]' j(lrQ 1'.'ccalOn:: fronte,
] SARCOFAGI PALF..OCR1STTAI'I DI RAVENN A
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S. Maria in Porto fuori che, munito d'un coperchio semicilindrico lavora to a squame, nel XII sceolo raccolse le spoglie di Pietro Peccatore, e di quello denominato dei dodici Apostoli ehe si con· serva nella navata destra di S. Apollinare in Classe. In ambedue. non più l'itlnati dall'architettonica ~ p arti7.ionc in nicchic, il soggeno è lo stesso di quello trattato nei due sa rcofagi precedent emente presi in esame. Vi è rapprescnlato un lema caro alla seultura ravennate: la T radilio Lrgis. Sulla front e del sa rcofago di Pictro Peccatorc, inquadra la ai lati da colonnine il spira che sostengono una cimasa dorica , le figure sono piunoslQ distant i fra loro, cosicchè lo sfondo ha modo di slargarsi in amp:e superfici li se~c (Fig. 23). Pill che a S. Pietro - come dice il T oesca - il Rcdcntore sembra invece consegnare il libro della Legge a S. Paolo che gli è giunto ormai dappresso (Fig. 2C
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G. BOVINI
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Fig. 3' -
Ca u erl ra1e - Sarcofa l;o J ~ t(J
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S""ti ['''però"";,, c
M as~;",ia,,~:
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data, appare più ri posa m c. Presentiamo qui anche le due testate laterali, ~olo dì rcccnte fotografa te (Figg. 30 - 31 ).
Assai più a ffastellata c la composlZlollC che si scorge sul sarcofago di S. Apollinare in Classe che fu riutil izzato verso la fi ne
r SAH COFA Gr l'ALEOCR r S TlA ~r Dl RAV ENN,\
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del secolo VII per accogliere le spoglie dell'Arcivescovo Teodoro (Fig. 32). Essa si rieollcga assai strel\;lI11el1te con quella che orna il tergo dell 'a rca, pure in S. A))(I)linare in CI;,sse, ra ffigu· l'a nte i dCKlici Apmtoli. Le affinità stilistiche sono tali che Corrado Ricci non ha esi· tato ad affermare che i due ~arcofag i - i quali SOllO a~;, i sim il i
anche nelle pro)X)rzioni siano dovuti alla mano di uno stesso scultore. L'iclea può essere accettata , ma la datazione, pi ù che al V I, come pcnsa il Ricci, è d" altribuire al V secolo, ,mclle S(; l'a rtista, schivando le figurazioni an tropomorlìche, ha ripetu to sulla front e quel motivo pUr;lffiel\le simbolico che così di fr equente compare sulle facce l)(Isteriori degli avelli. Singolari sono le due roselle che, in basso, sianno ai la li dci clipeo contenente il monogramma cos\;!ntiniallo affiancalO dalle let-
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C. BOVIt"1
tere a pocalittiche A cd w. E:..-.c, insieme con qudle coronc d'alloro racchiudenti croci c monogrammi che servono di CClIzione delle d ue pal me.
Fig. - ~5 C. d Mau.olw d i Galla l'lacid,a - Sarcofago de U() di Costan!o III : fianco deslro.
FIg. ~6 - C. d. Mnu""lu) di Galla l'lacidia - Sarcofago deuo di CO'''UI!Ctersi di tanti piccoli riquadri rapprcsemanti animali simbolici :
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I S,\RCOF"AGI PALEOCR1ST1AI'I1 DI RAVENNA
essi, d isegnali alquanto grossolanamente, a ppena Sl staccano dal fond o cosicchè sono carattcrizz -c -
Fi g. 6' _ S. Ap oll ina re in Cb ue _ S;Hcofag.) de ll' ,\rc1\"e.c"o Fe1 ..:e: front" ,
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BOVI~I
Il rilic\'o continua ad c;sere moho piallo, il disegno si fa più inccrto, la composizionc più slegata, come denunciano le due croci che stanno al di sopra degli agnelli affiancami l'edicola centrale e l'am piezza delle due a rca te da cui pendono i lampadari, « È III/a delle più infelici opere di scultura - serive il Cattaneo - che neI/-
si mai falle, (loue l'artefice pare fosse perfi/lo ignaro di squa(lra, di com passo e dì piombo »,
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A questO sarcofago segue forse q uello, pure in S, Apollinare in Classe, che sulla fronte presenta nel celllro un disco con dentro un monogra mma composto dalla croce c dalle lettere [ c X, iniziali delle parole greche significanti Gesù C risto, Ai lati sono due agnell i cbe sembrano dover portare - ma non si saprebbe indica re in qual modo - una c roce (Fig, 62), Il lavoro è ta lmente pri mitivo c così estremamente povero anche dal puntO di vista clelia concezione che non possiamo certo pensa re ad un a rtista, ma ad un • • l"Ozzlsslmo al'uglano,
A circa la metà dcll'V I I I secolo app"nicne il sarcofago di S. Apollinare in Classe che fu appl'Onlato per ricevere le spoglie dcll'Arcivescovo Giovanni V, che morì nel 748. La frOllle di questo sarcofago, quanto mai sempl ice, è pressochè uguale a quella del sarcofago di quar"nt'anni posteriori che servì a racc hi udere il corpo dell'Arcivescovo Grazioso, c he morì nel i88, Entro una leggera incornicia tura sono scolpite in rilievo assai pia llO tre croci, le estremi tà dei cui bracci si incurvano in teramente in piccole volute come in alt ri mOllumemi del l'V III c IX secolo. Le lre croci sono separate tra loro da d ue campi su cui sono state
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