Tori Carrington
Piccanti Segreti Just Between Us © 2003 Harmony Temptation n. 099 del 3/9/2004
Capitolo 1 Hollywood Co...
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Tori Carrington
Piccanti Segreti Just Between Us © 2003 Harmony Temptation n. 099 del 3/9/2004
Capitolo 1 Hollywood Confidential -13 dicembre 2003 Più consistente è il budget, migliore è il risultato. Così pensavo prima di aver visto il documentario girato dalla promettente Mallory Woodruff sulla guerra di confine tra Stati Uniti e Messico. Personalmente spero di vedere presto altri lavori di questa giovane piena di talento. Pensate a quello che saprebbe fare se avesse un vero finanziamento! Oh, non saprei, pensò Mallory Woodruff ironica, bevendo la seconda tazza di caffè. Magari mi servirebbe a pagare l'affitto. Ripiegando il giornale, si sedette a un tavolo della pasticceria della sua migliore amica, locale che era stato ristrutturato di recente. Dovevano essere le otto del mattino, ma lei non riusciva ancora a svegliarsi del tutto. «E allora?» Mallory tentò di mettere a fuoco il volto grazioso di Reilly. Quando Layla Hollister, un'altra dei suoi migliori amici, l'aveva svegliata circa una mezz'ora prima, lei aveva temuto che fosse successo qualcosa a uno di loro. In una città in cui la parola amico era usata con estrema leggerezza, Mallory si riteneva invece fortunata ad avere incontrato Layla, Reilly Chodowki e Jack Daniels cinque anni prima. A giorni Layla si sarebbe sposata con l'avvenente ex chirurgo plastico Sam Lovejoy, ma la ragione per cui era stata convocata d'urgenza non era quella, bensì l'articolo apparso sul giornale. «E allora, che cosa?» brontolò Mallory. «Vi sembra un motivo sufficiente per indire una riunione urgente?» Layla e Reilly parvero sbigottite, mentre Jack ridacchiò. «Non c'è niente che riesca a impressionarti?» le domandò Reilly. Tori Carrington
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«Certo.» Mallory allungò una mano e s'impossessò della focaccina di Layla. «Voi ragazzi mi impressionate sempre. Fatta eccezione per te, Jack Daniels. Devi trovare uno scopo nella vita.» Jack era l'uomo più attraente che avesse mai visto, un miscuglio di Brad Pitt, Robert Redford e George Clooney messi insieme, ma non aveva grandi ambizioni. L'amico le strappò il giornale dalle mani e lei protestò. «Ehi, mi serviva per raccogliere le briciole!» «Ti sei riempita tanto la bocca che non ne sono rimaste» la rimbeccò lui. Reilly premette i gomiti sul tavolo. «Questo articolo non potrebbe attirare su di te l'attenzione degli studi televisivi più importanti e farti ottenere quel finanziamento di cui parla il giornalista?» Mallory rubò il tovagliolino di Jack e si pulì le mani. «Non è un articolo. È solo una recensione. In poche parole... no.» Layla sospirò. «Oddio, a volte sei così pessimista.» Mallory agitò una mano. Non era pessimista, era realista. E la realtà era che i produttori di documentari passavano la maggior parte del loro tempo a cercare dei finanziatori e avevano tanto buonsenso da non montarsi la testa per una recensione positiva. In quel periodo incontrava molte difficoltà a reperire dei fondi per girare un documentario sull'omicidio di una giovane attrice chiamata Gardenia Rossa, avvenuto ben venticinque anni prima. E il giorno precedente il suo cameraman l'aveva minacciata di piantarla in asso se non gli avesse dato almeno lo stipendio del mese precedente. A parte quello, pensò, massaggiandosi la nuca, c'era il limite di tempo che si era concessa venendo a Los Angeles. Cinque anni. Cinque anni per arrivare al successo e il quinto anniversario stava per scadere. Meglio non pensarci e concentrarsi sul presente, si disse. «E tu, dottoressa Hollister, non dovresti essere intenta a esplorare la gola o il colon di uno dei tuoi pazienti?» domandò sarcastica rivolgendosi a Layla. Layla si mise a tracolla la borsetta. «Fino all'anno nuovo non presterò la mia opera nella clinica. Ve l'avevo detto, ricordate?» «Vero. Tu e Jack dovreste avere un po' di ambizione.» «Ma io ho delle ambizioni!» protestò l'amica, piccata. Mallory inarcò le sopracciglia. «Sposarsi non è un'ambizione, Lay. È morire.» Tori Carrington
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Jack si alzò, borbottando. «Ho bisogno di un altro caffè.» «Portane uno anche a me» gli gridò dietro Mallory. «Non vi sembra che Jack sia più immusonito del solito?» sussurrò Layla. Mallory si grattò il naso. «Non me ne sono accorta. Forse deve scrivere un articolo che non gli piace.» «No, no» replicò Layla. «C'è qualcosa che lo preoccupa.» «Sono certa che sta bene» affermò Mallory. «Jack sta sempre bene.» Ma era una bugia. Anche lei aveva notato che in quegli ultimi tempi l'amico era molto irritabile. Tuttavia, se l'avesse detto, avrebbe dovuto confessare che se n'era accorta perché, quando Layla era andata a trovarla e glielo aveva fatto notare per la prima volta, Jack era stato nel suo letto. E non poteva farlo per una ragione molto semplice. Se avessero saputo che lei aveva infranto la promessa fatta cinque anni prima da tutte loro, e cioè di mantenere un rapporto platonico con quel bel fusto del loro amico, Layla e Reilly l'avrebbero uccisa. Aveva mantenuto la promessa per sei ore, prima di svestirsi e di abbandonarsi a delle fantasie erotiche a cui non aveva mai pensato. Mallory si schiarì la voce. All'inizio, gli incontri con Jack erano stati rari e distanziati, ma da tre mesi avevano preso l'abitudine di dormire a casa dell'uno o dell'altro anche tre o quattro volte la settimana. «Ricordatevi che dovete essere là alle sei» disse Layla, alzandosi. Mallory batté le ciglia. «Là dove, scusa?» le chiese confusa. «Alle prove.» «Oh, certo. Ci sarò» rispose l'amica. Layla socchiuse gli occhi e la fissò guardinga. «Sarà meglio, Mallory. Non voglio dovermi preoccupare per te.» Jack tornò con due tazze di caffè fumante. «Starò attento io che arrivi in tempo.» Layla si rilassò. «Grazie, Jack.» Mallory sospirò. «Come mai, quando lui dice una cosa, la prendete come se fosse una verità divina, mentre mettete sempre in dubbio tutto quello che dico io?» Reilly le rivolse un sorriso. «Non tutto. Solo quando affermi che interverrai a qualche evento.» «Come la festa del mio fidanzamento» specificò Layla. Tori Carrington
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«O la riapertura della mia pasticceria, due mesi fa» le ricordò Reilly. «Non avevate bisogno di me.» «Forse no» ammise Layla. «Ma avremmo voluto che fossi presente.» Mallory annuì. Era bello che i suoi amici non potessero fare a meno di lei, però a volte si sentiva soffocare. Non capivano che lei era abituata a badare a se stessa? Che quando era piccola aveva sempre corso il rischio che sua madre si dimenticasse di lei e la lasciasse da qualche parte mentre cambiava casa e marito? No, non potevano capire, perché lei non aveva mai spiegato quanto fosse stata difficile la sua infanzia. «Chiedo scusa» mormorò. «Non volevo ferire i vostri sentimenti.» Layla l'abbracciò. «Ti crediamo.» Mallory fece per prendere l'ultima focaccina, ma Jack le allontanò il piatto. Layla sorrise. «Ci vediamo alle sei in punto. Non un minuto prima né dopo.» Quindi si congedò con un cenno della mano. Quella sera, durante la cena di Layla e Sam, Jack si mise a osservare Mallory come se fosse la prima volta che la vedeva. Quella donna non aveva la benché minima idea dei sentimenti che lui nutriva per lei. La guardò muoversi, parlare, e per un breve istante vide in lei non solo la brillante, ambiziosa produttrice televisiva, ma un essere umano. Poi, l'attimo passò e rimase solo la creatura dinamica e sensuale che lui desiderava più di ogni altra donna al mondo e che, soprattutto, sapeva irritarlo come nessuna. Com'era possibile desiderare così tanto di fare sesso con qualcuno e nello stesso tempo aspirare a ucciderlo? «Mi sento nuda» stava dicendo Mallory alla matrigna di Layla, che sembrava quasi più giovane della figliastra, ma sicuramente molto meno intelligente. Jack guardò il suo semplice abitino nero, aderente e scollato. Mallory non era nuda, ma certo quell'abbigliamento era molto diverso dai jeans e dalle T-shirt con scritte provocatorie che portava di solito. Sharon Hollister, invece, indossava un vestito rosa tanto scollato e trasparente da lasciare pochi dubbi su quello che c'era sotto. Tori Carrington
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Jack si chiese quanto avrebbe dovuto pagare per convincere Mallory a vestirsi in quel modo seducente. «Le chiedo scusa, ma credo che mio marito mi stia chiamando» mormorò la donna dal volto rifatto, allontanandosi da Mallory. Jack osservò la sala del Beverly Hills Wilshire, che gli Hollister avevano riservato per l'occasione. Nei suoi articoli mensili criticava spesso lo sperpero di denaro delle persone ricche, soprattutto perché aveva assistito a molti esempi del genere, crescendo in seno alla facoltosa famiglia Daniels. Ma sapeva che Layla non lo avrebbe perdonato se avesse puntato un dito accusatore contro suo padre e la sua matrigna, sostenendo che con la cifra che avevano speso per quel matrimonio cinque famiglie avrebbero vissuto per un anno. Layla e Sam avrebbero preferito di gran lunga celebrare un rapido matrimonio a Las Vegas tra pochi amici. Voltandosi verso un angolo del salone, vide Layla conversare con la sua vera madre, che in quell'ambiente raffinato ed esclusivo sembrava a disagio quanto Mallory. Poi guardò gli altri invitati e pensò che nessuno si sarebbe accorto se lui e Mall fossero scomparsi per qualche minuto. Senza farsi notare, aprì la porta di servizio. Gli invitati avevano già cenato e la prova della cerimonia si era svolta senza intoppi. Afferrando il braccio di Mallory, la trascinò nel corridoio. «Sei impazzito?» domandò lei, cercando di divincolarsi, gli occhi dorati che lampeggiavano, tradendo il fuoco che le covava dentro. «Ci vedranno di sicuro.» «Diremo che volevo fumare una sigaretta e che tu sei venuta con me per farmi compagnia.» Jack la prese per mano, trovò una stanzetta che era il deposito della biancheria pulita e la spinse dentro. Essere l'amante di Mallory Woodruff richiedeva molta inventiva, a meno che non fosse lei a iniziare il gioco. In quel caso, tutto quello che lui doveva fare era solo godersi una fantastica sessione di sesso spinto. Mallory non protestò quando le tolse il vestito. «Dio, sono ore che desidero spogliarti» mormorò Jack. Quando infine lei rimase con addosso solo un paio di mutandine nere con reggiseno abbinato, a lui venne da ridere. Sul raso delle mutandine c'era scritto: Mordimi. Tori Carrington
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Afferrandole i fianchi, Jack l'attirò contro di sé. Morderla era proprio quello che voleva fare. Almeno all'inizio. «Tu, però, non ti svesti» si lamentò lei, infilandogli le mani dentro la camicia. «Uno di noi deve rimanere il più presentabile possibile.» «Oh, davvero?» Mallory immerse le dita tra i suoi capelli e li arruffò. «Spiegami come una sigaretta può fare una cosa simile» mormorò, premendo la bocca sulla sua e baciandolo come se volesse divorarlo. «Il vento» rispose lui con voce roca, facendo scivolare le mani dentro le sue mutandine. Mallory era più bassa di lui di una trentina di centimetri e all'inizio quella differenza di altezza aveva creato qualche difficoltà, ma ormai non se ne accorgevano più. A letto, poi, non importava. Però, adesso che erano in piedi, lei cominciava già a sentire male al collo. «Dobbiamo sbrigarci, Jack...» gli sussurrò, slacciandogli i pantaloni e liberando la sua eccitazione. Jack strinse i denti. Anche se lei lo aveva toccato mille volte, gli sembrava sempre la prima. Era incredibile il potere che quella donna esercitava su di lui. Erano cinque anni che la desiderava ogni minuto del giorno e della notte. All'inizio era riuscito a controllare quell'attrazione, almeno fino a un certo punto. Adesso ne era schiavo, come un tempo lo era stato dell'alcol. Disturbi della personalità, aveva decretato uno strizzacervelli che lo aveva visitato a diciannove anni, quando stava al college e beveva in continuazione. Avendo dei genitori troppo impegnati a condurre una vita mondana e a viaggiare per il mondo, il suo unico punto fermo era stato la bottiglia. E quando era vuota, ne poteva sempre comprare un'altra. Con Mallory, invece, aveva l'impressione di trovarsi davanti una bottiglia vuota e di avere ancora sete. Le dita di lei lo strinsero fino quasi a fargli male, poi cominciarono a muoversi su e giù, in un movimento lento e sensuale. «Aggrappati alle mie spalle» sussurrò Jack, sollevandola finché lei gli mise le gambe intorno ai fianchi. «Il pre... servativo...» ansimò. «È nella tasca posteriore.» Mallory lo prese, aprì l'involucro con i denti e glielo infilò in un secondo. Ma la loro posizione non era delle più comode. «Tirami più su» gli ordinò in tono perentorio. Tori Carrington
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C'era da pensare che non avessero fatto sesso da un mese, invece che quel mattino. «Sei molto autoritaria, lo sai?» Lei sorrise e gli guardò la bocca. «Lo so» disse. «Fallo.» Jack ubbidì. Mallory, puntellandosi contro la porta, spinse avanti il bacino, facendosi trovare pronta all'assalto di lui. Dio del cielo, che cosa non gli faceva quella donna! Jack trattenne il respiro e si premette contro di lei, pregustando il piacere di penetrarla. Adesso la sua bottiglia di whisky era Mallory. Niente lo ubriacava quanto quella donna. Mallory sollevò i fianchi, forzandolo a penetrarla, e si premette contro di lui. I loro gemiti si mescolarono. Oh, sì... «Oh, no» sussurrò Mallory, sbarrando gli occhi.
Capitolo 2 Mallory deglutì a fatica. Non era possibile che qualcuno bussasse proprio in quel momento. La porta dello stanzino vibrò di nuovo. «C'è qualcuno lì dentro?» domandò una voce femminile. «Oh, Dio» gemette Mallory. «Oh, Dio. Oh, Dio. Oh, Dio.» Cercò di posare i piedi per terra, ma Jack la tenne stretta. «Ssh!» le intimò, posandole un dito sulle labbra, poi affondò in lei con un colpo lento e deciso che le tolse il respiro. Non doveva... non poteva... Lui la colpì di nuovo, con forza, e Mallory smise di pensare. Non le importava più che Layla e Reilly fossero fuori dalla porta, o che la polizia di Los Angeles stesse per irrompere in quella stanzetta. Era troppo bello avere Jack dentro di sé. «Oh, sì» gemette. «Così, da brava» le bisbigliò Jack, baciandole il collo e le gote. «Finisci quello che stavamo facendo.» Lei lo fece e il suo godimento continuò all'infinito, mentre anche Jack si abbandonava al piacere. Tori Carrington
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Dopo un lungo momento, Mallory aprì gli occhi e guardò sgomenta l'uomo che le aveva dato più emozioni di dieci uomini messi insieme. Era mai possibile che ogni volta il loro amplesso diventasse più bello? «Ehi, voi!» gridò la stessa voce di prima. «Aprite immediatamente.» Jack si decise a rimetterla per terra e Mallory tremò, pensando alla situazione in cui si era messa. Layla e Reilly l'avrebbero uccisa. Gemendo sottovoce, si rivestì in fretta. «Che cosa dirai?» domandò a Jack, che ansimava a sua volta e teneva la porta chiusa con una mano. «Perché non la verità?» Mallory si sentì soffocare. Non poteva dire alle sue amiche che loro due erano amanti. «Sei pazzo?» «Ssh.» Mallory si rese conto di aver quasi urlato. Jack incrociò le braccia sul petto e premette le spalle contro la porta. «Be', è da un po' che ci penso. Credo che sia ora di metterle a parte del nostro piccolo segreto.» Mallory si aggiustò il vestito. «Va bene. È comprovato. Sei impazzito.» «Perché?» «Andiamo, Jack. Ne abbiamo già parlato. Sai come si dice, no? Occhio non vede, cuore non duole.» «Questa è sempre stata la tua filosofia.» Mallory ebbe l'impressione di non conoscerlo più. «E la tua, invece?» «La mia è far sapere alle nostre amiche, le nostre due migliori amiche, che noi ci frequentiamo.» «Ci frequentiamo?» lo rimbeccò lei. «Jack, quello che facciamo non è frequentarci. Quello che facciamo è sesso.» Mallory ebbe l'impressione che lui trasalisse, ferito, ma proseguì con foga. «Voglio dire, per frequentarci dovremmo darci anche degli appuntamenti, cosa che non abbiamo mai fatto. Non mi hai mai telefonato proponendomi di andare al cinema...» «Ti ho portato delle videocassette.» «E questo costituisce una relazione? Non siamo nemmeno riusciti a vedere il film perché eravamo troppo impegnati a fare sesso!» obiettò lei. Jack trasalì di nuovo. Oh, no, non poteva essere vero. Mallory allungò una mano verso la Tori Carrington
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maniglia. Doveva uscire subito da quella stanza o sarebbe morta soffocata. «Diremo loro che... che mi sono versata del vino sul vestito e che... che tu sei venuto ad aiutarmi a pulirlo. E... e... la porta si è chiusa.» «E poi io ho soffiato sulla macchia, facendola sparire.» Jack restò fermo, rifiutandosi di farla uscire. Mallory allora lo guardò negli occhi e si accorse che lui la fissava come se avesse commesso un delitto. «Che cosa c'è? Perché mi guardi così?» gli domandò, sconcertata e sempre più a corto di respiro. Lui scrollò le spalle. «È semplice, Mall. Se non diciamo tutto a Layla e a Reilly, il nostro rapporto, pardon, i nostri incontri di sesso finiscono qui.» Mallory spalancò la bocca. «Non puoi dire sul serio.» Jack annuì. «Sono più serio di quanto sia mai stato in vita mia.» «Ehi!» La voce dal corridoio divenne più acuta. Se c'era una cosa che Mallory non sopportava erano gli ultimatum. Da piccola sua madre le aveva ripetuto fino alla nausea: Comportati bene, Mallory Marie, altrimenti ti manderò a Portland, da tua nonna. E in quegli ultimi tempi la gente non faceva che lanciarle degli ultimatum. Paghi l'affitto o se ne vada, le aveva detto il suo padrone di casa la settimana precedente. Pagami lo stipendio o ti pianto, le aveva detto il suo cameraman. La nostra fondazione deve ottenere il consenso di tutti i soci, altrimenti non possiamo garantirle i soldi, si era sentita annunciare quel mattino. Ma nessuno di quegli ultimatum l'aveva fatta sentire male come in quel momento. Jack non stava scherzando e, nel rendersene conto, lei si sentì stringere il cuore. Che cosa doveva fare? Non aveva tempo per una relazione amorosa. Non sapeva ancora come sarebbe andato il suo lavoro e cominciava a dubitare di possedere la grinta che serviva per vivere in una città piena di squali come Los Angeles. Era andato tutto così bene fino a quel momento... Ma adesso Jack voleva cambiare tutto. Dei colpi violenti vennero battuti contro la porta. «Vado a chiamare la sicurezza!» Mallory si schiarì la voce e, non sapendo che cosa dire, ripeté, rivolta a Jack: «Va a chiamare la sicurezza!». Lui la fissò a lungo. «È questa la tua risposta?» Tori Carrington
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«Che cosa?» mormorò lei, tremando di paura. «Che va a chiamare la sicurezza?» «Mallory?» la incalzò Jack. «Ebbene sì. La mia risposta è questa perché... perché la tua proposta è inaccettabile.» Jack rimase immobile e Mallory ne approfittò per aprire la porta. Fuori non c'erano né Layla né Reilly, bensì una cameriera dell'albergo che sembrava in preda all'ansia. «Mi scusi» mormorò, passandole davanti e allontanandosi prima che l'altra donna potesse dirle qualcosa. Gli occhi le si stavano colmando di lacrime, ma non lo avrebbe mai ammesso. Quanta differenza potevano fare cinque minuti? Tornando nel salone addobbato, e fermandosi in un angolo a guardare gli invitati, Jack stentò a credere che quella fosse la stessa sala che lui e Mallory avevano lasciato solo per pochi minuti. Prima gli ospiti avevano conversato, bevuto e mangiato con aria felice; adesso sembrava che fosse stata dichiarata una guerra tra la famiglia della sposa e lo sposo. «E' finita» dichiarò Layla, rivolgendosi al fidanzato con espressione bellicosa. «Il matrimonio è annullato.» Sam le rivolse un sorriso tirato. «Non essere ridicola, Layla. Possiamo risolvere tutto domani, dopo la cerimonia. Sai» aggiunse, ammiccando, «quando partiremo per il viaggio di nozze...» «Viaggio di nozze?» Layla gli puntò un dito contro il petto. «Ho una brutta notizia da darti, dottor Lovejoy. Non ci sarà alcun viaggio di nozze.» Non ci voleva uno scienziato per capire che era successo qualcosa di grave e Jack amava scoprire i dettagli. Era quell'abilità a renderlo un bravo giornalista. Chinandosi verso Reilly, che pareva sbigottita quanto lui, le sussurrò all'orecchio: «Che cosa è successo?». La ragazza lo guardò a occhi sgranati. «Gesù, Jack, ma dove sei stato? È scoppiata la Terza Guerra Mondiale e tu non hai assistito nemmeno al primo sparo.» Jack lanciò uno sguardo a Mallory, che era vicino a Layla, dall'altra parte della sala, e che, sebbene ignara dell'accaduto, sembrava pronta a Tori Carrington
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battersi per l'amica. «Dove diavolo eri?» insistette Reilly a occhi sgranati. Infilando le mani nelle tasche dei pantaloni, Jack osservò Layla che cercava di sfilarsi l'anello di fidanzamento. «Al bagno. Su, raccontami.» Una ragazza che doveva essere una lontana cugina di Layla si voltò per zittirli, ma Reilly la ignorò. «Ricordi che Sam era il chirurgo plastico più in voga di Los Angeles?» sussurrò in tono cospiratore. Jack annuì. «Sì. Poi è diventato l'amministratore del Trident Medicai Center, dove lavora anche Layla.» «Già. Sembra che non gli piaccia licenziare i dipendenti, e questa sera ha detto a Layla che al ritorno dal viaggio di nozze tornerà al suo vecchio mestiere.» «Ahi.» «Puoi dirlo forte. Non credo che Layla abbia mai digerito il fatto che la metà dei seni di Los Angeles recasse l'impronta delle mani di Sam» seguitò Reilly. Jack sollevò le sopracciglia. «Sai quello che intendo» proseguì la ragazza. «E adesso, sapere che il marito modellerà altri seni e altri glutei le ha mandato il sangue al cervello.» Jack si massaggiò il mento. Per quello che ne sapeva, all'inizio della sua relazione con Sam la valutazione che Layla dava al proprio corpo aveva subito dei grossi contraccolpi. A questo bisognava aggiungere che per Layla le cure mediche sarebbero dovute essere accessibili a tutti, mentre la filosofia di Sam era lascia che abbiano dei bei seni... e si aveva un quadro completo della situazione. Ma negli ultimi tempi gli era sembrato che quei due andassero d'accordo. Vedendoli ora litigare come una coppia di acidi divorziati, Jack si domandò deluso se l'armonia che era nata tra loro fosse dovuta al fatto che Sam aveva rinunciato alla propria carriera di chirurgo plastico. Di colpo, Jack sentì il bisogno di andare via. Assistere a quel disastro dopo quello che era successo con Mallory nello stanzino della biancheria lo turbava troppo. Reilly tossicchiò. «Ti ho detto che Ben e io ci siamo lasciati?» Tori Carrington
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Jack la guardò come se si fosse tolta la testa e poi se la fosse rimessa sul collo. Oh, no... Basta. Doveva andarsene. Subito. Reilly annuì sbuffando. «Vuole che chiuda lo Sugar and Spice e mi metta a lavorare con lui. Sai, vuole cambiare Ben's Hideaway in Ben e Reilly.» Jack si chiese se nell'aria girasse un virus che distruggeva i rapporti umani e di cui lui non sapeva niente. Ubbidendo all'impulso di scappare, cominciò a retrocedere verso la porta. «Dove vai?» gli domandò Reilly in tono d'accusa. «In bagno.» Reilly parve confusa. «Ma non ci sei appena stato?» Lui si massaggiò lo stomaco con espressione assente. «Già. Più o meno. Chiamami quando il temporale sarà passato.» Poi si diresse all'uscita più in fretta che poteva, senza dare l'impressione di voler scappare. Anche se, in realtà, era proprio così.
Capitolo 3 «A quest'ora dovrei essere in chiesa» gemette Layla, parlando al telefono con Mallory la mattina seguente. A quanto pareva, svanita la rabbia, la sposa rimpiangeva di avere annullato il matrimonio. Oppure di non poter indossare l'abito bianco, pensò Mallory, rannicchiandosi sotto le coperte e augurandosi che il mondo intero scomparisse. «Ho l'immagine davanti agli occhi» continuò Layla con voce tremolante. «Mia madre al mio fianco che mi aggiusta il velo, tu che mi aiuti a infilarmi la giarrettiera e Reilly che cerca di calmare tutti, distribuendo tazze di caffè decaffeinato e cornetti caldi.» Il cervello di Mallory registrò la parola caffè. Gettando indietro le coperte, lei si mise a sedere. Erano già le dieci del mattino, ma era ancora mezza addormentata. Tori Carrington
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Spostando il cellulare sull'altro orecchio, andò in quel bugigattolo che era la sua cucina, dando calci ai giornali, ai fogli di carta appallottolati e a tutto quello che ingombrava il pavimento. «Allora chiama Sam» suggerì. La sua amica aveva il cuore spezzato, ma almeno riusciva a parlarne, lei invece doveva tenere per sé il suo dolore. Caffè. Aveva bisogno di un caffè. Prese la caffettiera, guardò il poco liquido che conteneva e lo buttò nel lavandino. «Non posso» sussurrò Layla. «Perché?» Mallory preparò la caffettiera con quel poco di miscela che le restava nel barattolo, nella speranza che bastasse a svegliarla del tutto. «Non posso e basta» ripeté Layla. Mallory aprì un pensile e scoprì di non avere più filtri e che il burro di arachidi era finito. «Cosa c'è di tanto difficile, Lay? Tutto quello che devi fare è sollevare il telefono, comporre il numero di Sam e dirgli ciao.» Layla rise senza allegria. «Se non sbaglio, ieri hai partecipato alla cena, no? Hai visto quello che è successo. Non posso chiamarlo!» «Allora non chiamarlo, non mi importa» borbottò Mallory. Silenzio. Magnifico, aveva appena mandato al diavolo un'amica sofferente. Il sole che entrava dalla finestra le feriva gli occhi e lei abbassò le tapparelle. Sofferente? Layla non aveva perso un parente. Aveva mandato all'aria un matrimonio, sapendo benissimo quello che faceva. «Senti, perché non esci?» le suggerì. «Vai da Reilly. Ci sto andando anch'io. Ci vedremo là tra mezz'ora.» Un sospiro. «Forse hai ragione. Non devo stare qui a piangere su me stessa. Ho già avvertito quasi tutti gli invitati che la cerimonia è stata annullata. A quest'ora sanno tutti quello che è successo. In caso contrario, lo capiranno arrivando in chiesa.» In quel momento qualcuno bussò alla porta e Mallory immaginò Jack con una grande tazza di caffè in mano. Deglutì emozionata, ma non capì se era per Jack o per il caffè. Corse alla porta e l'aprì. Non era Jack e nemmeno il caffè. Era la sua vicina, Candy Cane, tirata a lucido come al solito: trucco perfetto, capelli biondi luminosi e corpo avvolto da una vestaglia rosa e rossa, come se fosse appena rincasata dopo una notte passata sulla strada. Tori Carrington
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«Oh, sei tu.» Candy le rivolse un sorriso luminoso. Era una prostituta di circa quarant'anni che non faceva mistero del modo in cui si procurava da vivere. Mallory l'apprezzava per questo, ma non le piaceva che fosse tanto mattiniera. «Zucchero?» Candy agitò una tazzina di porcellana vuota. «Filtri?» replicò Mallory. «Chi è arrivato?» domandò Layla al telefono. «Candy. Un momento.» Mallory posò il ricevitore. «Ti propongo uno scambio tra un po' di zucchero e un filtro per il caffè.» Candy si grattò il naso. «Non tocco quella roba. Non sai che rovina la pelle?» «Non mi importa se rovina la pelle. Basta che mi svegli.» Scuotendo la testa, Candy andò in cucina, prese lo zucchero e si precipitò alla porta. «Grazie, tesoro. Ti consiglio di provare il caffè istantaneo decaffeinato. Io lo trovo buono.» Mallory sbuffò. Qual era la persona che non beveva caffè? «Mallory? Mallory? Sei ancora lì?» Oddio. Layla. Mall sollevò il ricevitore. Di che cosa stavano parlando? Ah, sì. Di trovarsi da Reilly per consolare Layla del matrimonio sfumato. «Sono ancora qui. Stavi dicendo che gli invitati si arrangeranno. Giusto. Ti esprimi di nuovo come la Layla che conoscevo e amavo un tempo.» Parlando, gettò uno sguardo intorno. Dappertutto giornali, la busta di plastica dell'abito che avrebbe dovuto indossare al matrimonio, il collant abbinato... Il collant... Prese in mano il pacchetto, e sebbene una vocina le consigliasse di non farlo, lo aprì e tirò fuori le calze di seta. «Hai sempre ragione» affermò Layla. «E' per questo che ti ho telefonato.» Mallory strinse le labbra, dissentendo tra sé. Poi prese un paio di forbici dal cassetto e tagliò il piede di una calza per usarlo come filtro per il caffè. «Allora ci vediamo tra poco da Reilly?» domandò. «Certo» confermò Layla. Mallory chiuse la conversazione, posò il telefono e guardò il suo prezioso caffè salire gorgogliando. Poi tornò a sollevare il microfono e Tori Carrington
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compose un numero. Dall'altra parte della città, a Culver City, Jack si sedette al tavolo della sua cucina e, giornale in mano, assaporò con piacere una tazza di caffè fumante. Il suo cane di dieci anni si sdraiò ai suoi piedi e posò il muso sulle zampe anteriori. Il suo appartamento non era molto più grande di quello di Mallory, però era organizzato meglio ed era sicuramente molto più pulito. Se c'era una cosa che odiava era la totale incapacità di Mallory nel tenere in ordine la casa, ma questo non bastava a fargli dimenticare la sua espressione mentre raggiungeva il piacere, la sera prima, nella stanzetta della biancheria. Dannazione. Guardando il calendario appeso al muro, vide che il giorno ventisei era circondato da un cerchio rosso, per ricordargli che entro quella data avrebbe dovuto consegnare l'articolo del mese di gennaio. Che cosa stava facendo Mallory in quel momento? Con tutta probabilità dormiva, pensando che tra loro fosse tutto a posto e decidendo di dimenticare la conversazione che avevano avuto la sera prima. Sfogliò le pagine del giornale, cercando di concentrarsi su quello che leggeva, ma le parole non avevano senso. Boomer sollevò la testa, lo guardò e mugolò. «Che c'è, B?» Jack controllò la ciotola del cibo e quella dell'acqua, poi riprese la sua stentata lettura. Il cane sospirò e tornò a posare la testa sulle zampe. A dieci anni compiuti, stava diventando pigro. Una mattina lo aveva tenuto d'occhio e aveva visto che per cinque ore non si era mosso. Nemmeno per mangiare o per uscire attraverso la sua porticina personale e andare a fare i suoi bisogni sulla striscia di erba ingiallita. Niente. Doveva chiamare il veterinario e domandargli se quel comportamento era normale. Ma gli aveva fatto fare la visita annuale due mesi prima e il veterinario lo aveva trovato a posto. Sospirando, posò il giornale sul tavolo. Se voleva mantenere la decisione di non fare più sesso con Mallory, doveva smettere di pensare di farlo. Il telefono squillò e lui allungò una mano, prendendo il ricevitore. «Pronto?» «Dobbiamo andare da Reilly. Presto. Vieni a prendermi.» Jack si sentì chiudere la gola. Era Mallory. Tori Carrington
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«E porta le razioni di emergenza.» La linea tornò libera e lui guardò il ricevitore. Come aveva immaginato, Mallory si era comportata come se la sera prima non fosse successo niente. Stringendo le labbra, prese in mano il giornale, deciso a leggere qualche articolo. Era arrivato forse al decimo, quando il telefono squillò di nuovo, venti minuti dopo. «Sei per strada?» gli domandò Mallory. «No.» «Jack! Che cos'hai? Vieni qui subito. Non ho il caffè e sto per morire.» «Chiamerò le pompe funebri perché ti diano una degna sepoltura.» «Ah, ah. Molto divertente. È troppo presto per le battute.» «Sono le dieci e mezza.» «Troppo presto per scherzare.» Jack spostò il ricevitore sull'altro orecchio e chiuse il giornale. Checché pensasse Mallory, lui aveva molte cose da fare e aveva già sprecato del tempo prezioso, cercando di leggere il giornale. Ma per poter lavorare doveva essere ragionevolmente sicuro che la sua mente funzionasse e non si rivolgesse a Mallory ogni cinque minuti. «Jack?» «Cosa?» «Oh. Pensavo che avessi riappeso.» «No.» «Stai riempiendo un thermos e cercando le chiavi della macchina, vero?» «No.» «Ma Layla ha bisogno di noi.» «In che senso?» «Ha bisogno del nostro supporto. In questo momento ci sta aspettando da Reilly.» Jack si strofinò gli occhi e pensò che doveva radersi. «Sembrerà strano se non andiamo.» «Prendi la metropolitana» le suggerì lui. Una pausa. «E tu?» «Andrò per conto mio.» «Il che sembrerà ancora più strano, perché di solito passi sempre a prendermi.» Tori Carrington
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Jack pensò al vecchio macinino parcheggiato davanti al suo appartamento. «Fatti aggiustare la macchina.» «Sai che non posso!» protestò Mallory. Jack sollevò la tazza, ma scoprì di aver bevuto tutto il caffè. Guardò Boomer, che lo fissava come se stesse seguendo la conversazione, e sospirò. «Dammi dieci minuti.» Mallory riagganciò subito. A Mallory l'ora che seguì sembrò eterna, nonostante tutti i salvavita messi a disposizione da Reilly: caffè forte e bollente, cornetti caldi e pasticcini di vario genere. Durante il tragitto in macchina, Jack non le aveva neppure rivolto la parola, il che significava che la sera prima non aveva scherzato, lanciandole quell'ultimatum, e lei non sapeva che cosa fare. Layla aveva la faccia rossa e gonfia come se avesse pianto tutta la notte e Reilly sembrava depressa. Mallory sospirò. Per tutta la vita aveva visto sua madre passare da un marito all'altro come se non potesse stare sola cinque minuti. Lei si era ripromessa che non si sarebbe mai comportata nello stesso modo. Non si sarebbe mai messa nella posizione di dipendere economicamente o affettivamente da un uomo. «Non capisco perché voi due siate tanto avvilite» dichiarò all'improvviso. «Voglio dire, tu Layla hai sparato l'ultima pallottola.» L'amica trasalì e lei rivolse l'attenzione a Reilly. «E tu sai che ho sempre nutrito dei dubbi su Ben.» Un altro sobbalzo. Mallory si accorse che Jack la guardava male e si arrabbiò. «Che cosa avete tutti e tre, questa mattina? Giuro che fareste rallegrare un cadavere di essere morto.» Layla emise un sospiro profondo. «Non capisci, Mallory.» «Che cosa c'è da capire? Non sarò un genio, ma so sommare due più due.» «No, non capisci perché sei single» le spiegò Reilly. Jack respinse la seggiola. «Vado a prendere degli altri tovagliolini.» Codardo, pensò Mallory. «Non sono single» protestò. «Sono indaffarata.» Tori Carrington
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Layla e Reilly le rivolsero uno sguardo compassionevole. «Se non altro, non piango dentro la mia tazza di caffè» aggiunse Mallory sottovoce. «Dio, sapete che odio lamentarmi. E in questo momento voi due piagnucolate come fontane.» «Per una che si definisce liberale, sei molto critica nei confronti degli altri» scattò Reilly. Layla si dichiarò d'accordo. «Esiste al mondo una persona o un gruppo che tu non abbia insultato?» Mallory non seppe che cosa dire. Layla si alzò. «Sei troppo cinica.» «Amara» aggiunse Reilly. «Sei piena d'amarezza.» Jack tornò in quel momento. «Io propendo per cinica. Per essere amari bisogna avere dei motivi di amarezza. Mallory, invece, ha paura di vivere.» Tre paia di occhi stupefatti conversero su di lui. Mallory desiderò morire. Sbirciando le amiche, si domandò fino a che punto la frase di Jack le avesse insospettite. Di norma, quando si toccavano quegli argomenti, lui si alzava e se ne andava, quindi il fatto che fosse intervenuto doveva sembrare molto strano. Tuttavia, né Reilly né Layla parvero farci davvero caso. «Sai una cosa?» ribatté Reilly. «Hai ragione.» Mallory sbuffò e prese lo zaino in cui teneva tutte le cose che potevano servire a un produttore televisivo. Se solo avesse trovato un lavoro... Anzi, il capitale per lavorare. Il suo documentario su Gardenia Rossa stava aspettando. Forse avrebbe fatto bene ad abbandonarlo, ma c'era qualcosa in quel soggetto e nella personalità di Jenny Fuller che la intrigava. Forse era la somiglianza tra l'ambizione di quella ragazza e la sua. Comunque fosse, desiderava girare quel filmato. «Jack, è ora che andiamo» annunciò. Lui si portò la tazza di caffè alle labbra. «Andare dove? Io non devo andare da nessuna parte.» Mallory lo fissò, tentando di comunicargli che Layla li stava osservando con grande interesse. «Sì, invece. Hai promesso di accompagnarmi in quel posto per cercare del materiale su Gardenia Rossa, ricordi?» Lui scosse adagio la testa. «No, non ricordo.» Reilly socchiuse gli occhi. «Voi due avete litigato, per caso?» Tori Carrington
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«No» mentì Mallory. «Sì» rispose Jack allo stesso tempo. Layla guardò dall'uno all'altro. «Sì o no?» «Oh, non importa» dichiarò Mallory in fretta. «Abbiamo già fatto la pace e ci siamo baciati. Non è vero, Jack?» Lui non rispose. «A me non sembra» commentò Reilly. «Perché avete litigato?» Era ora di eclissarsi. Mallory afferrò il braccio di Jack, costringendolo ad alzarsi. «Ci piacerebbe molto discuterne con voi, ma credo che abbiate già abbastanza cose a cui pensare. Non ti sembra, Jack?» Lui la guardò come se volesse strozzarla. A proposito... Gardenia Rossa era stata strangolata e Mallory desiderava indagare su quell'omicidio, se Jack avesse collaborato. «Potrebbe aiutarci a dimenticare i nostri problemi» affermò Reilly. «Non pensateci. È una faccenda che possiamo risolvere noi due. Andiamo o faremo tardi.» Mallory sorrise alle amiche che le rivolsero un cenno, come a dire che aspettavano una telefonata di chiarimento. Ah, speranza vana! Che cosa aveva quella donna, di tanto speciale, per riuscire a insinuarsi sotto la sua pelle? Seduto al volante della sua inseparabile Chevy Camaro Z-28, Jack osservò Mallory percorrere avanti e indietro il Sunset Boulevard di Hollywood, fermandosi di quando in quando per annotare qualcosa. Quel giorno indossava un paio di jeans aderenti e una felpa con la scritta: Togliti dai piedi o ti passo sopra. Jack posò il gomito sul finestrino abbassato e sospirò. Non riusciva a capire per quale ragione finisse per andare dove voleva lei. Un momento era stato pronto a confessare tutto a Layla e a Reilly e quello dopo Mallory gli stava dando degli ordini e lui li eseguiva. Massaggiandosi il collo, la guardò fermare una persona e avviare una conversazione, agitando in aria la penna. Era brava nel suo mestiere. I suoi documentari erano accurati, interessanti e offrivano un punto di vista che pochi suoi colleghi coglievano. La parola reale gli balzò alla mente. La sua visione era reale, così come era reale lei. Vera. Sensuale da impazzire. E una tremenda spina nel fianco. Si guardò il polso e scoprì di non avere l'orologio. La cosa non lo stupì Tori Carrington
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perché di solito non lo portava. Il fatto che adesso volesse sapere l'ora diceva molto. Mallory non capiva che lui doveva andare in alcuni posti e incontrare delle persone? No, non lo capiva. Perché, al contrario di lei, non era solito mostrarle la sua agenda. Spazientito, suonò il clacson. Mallory si schermò gli occhi e guardò nella sua direzione, continuando a parlare con la donna che aveva fermato. Poi gli rivolse un cenno e riportò l'attenzione sulla sua nuova amica. Jack fu tentato di andare via, ma sapeva che non lo avrebbe fatto, per quanto lo irritasse vedere il suo sedere sodo fasciato dai jeans o il modo in cui il leggero vento di dicembre le sollevava i capelli. Compiendo uno sforzo su se stesso, distolse lo sguardo da lei e lo riportò sulla strada. Dannazione, era nei guai. La sera precedente, quando le aveva dato quell'ultimatum, lo aveva fatto quasi per gioco, ma una volta che quelle parole gli erano uscite dalla bocca si era reso conto di non volerle ritrattare. E adesso scopriva di essere nei guai fino al collo. Non andava bene. No, non andava bene per niente. Aveva la sgradevole sensazione che Mallory non avrebbe mai cominciato a ragionare e avrebbe trascorso il resto della vita tenendolo su una corda. Aprì il cassettino del cruscotto per prendere le sigarette che teneva sempre lì, ma non le trovò. Furibondo, abbassò il parasole e un pacchetto gli cadde in grembo. Tirò fuori una sigaretta, l'accese e aspirò il fumo a pieni polmoni. Dannazione. Dannazione. Dannazione.
Capitolo 4 Jack aveva suonato il clacson per richiamare la sua attenzione? Mallory si voltò a guardarlo. Il sole gli batteva sulla testa e faceva risaltare alcune ciocche più chiare tra i suoi capelli scuri. Com'era bello! Deglutendo, lei gli rivolse un cenno e tornò a parlare con la prostituta a cui si era presentata poco prima. Tori Carrington
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Coco Cabana, nome che per poco non l'aveva fatta scoppiare a ridere, era certo una veterana del mestiere. Doveva avere più di cinquant'anni, realtà che nessun trucco, abito o attività fisica poteva nascondere. In più non era una donna, ma un uomo. Naturalmente Coco non glielo aveva detto. Mallory immaginava che, dopo il tramonto, l'oscurità celasse le sue rughe e il suo sesso e la facesse sembrare più appetibile. Certo, appena si era messa a parlare, lei aveva capito tutto. Lui o lei, insomma, Coco Cabana era la prima persona delle decine che aveva già intervistato in quelle settimane che sapeva qualcosa di Gardenia Rossa. Coco si mise in bocca una sigaretta sottile, mostrando delle unghie lunghissime color cremisi. «Certo che conoscevo Gardenia Rossa» affermò, ruotando gli occhi azzurri, circondati da ciglia finte irrigidite dal mascara. «Arrivammo a Los Angeles nello stesso periodo.» Il cuore di Mallory saltò un battito, ma prima di abbandonarsi alla speranza volle fare una verifica. «Il suo vero nome era...?» «Jenny Fuller.» Bingo. «Da dove veniva?» Coco agitò la sigaretta. «Da Omaha, credo. Sì, era del Nebraska.» Doppio Bingo. «Fu una tragedia orribile» aggiunse Coco, sospirando. «Aveva un futuro davanti. Sarebbe potuta diventare famosa.» Quella era un'opinione diversa dalle altre. Le persone con cui Mallory aveva parlato avevano detto che Jenny Fuller aveva fatto la fine che si meritava. Che Hollywood sapeva stendere un velo sui difetti, facendo sembrare delle brave ragazze anche quelle che non lo erano. Talvolta Mallory si era domandata quanto fosse potuta cambiare Jenny Fuller in sei mesi nella città del cinema. La sua storia non era particolare. La gente che arrivava a Los Angeles, armata soltanto dei propri sogni, era molta. Ma quell'aspirante attrice in cerca di notorietà aveva posato per la pubblicità di una birra con una gardenia rossa tra i capelli ed era stata assassinata venticinque anni prima da mano ignota. Così, era diventata il simbolo di tutte quelle ragazze dimenticate che avevano sognato il successo ed erano finite in tragedia. Tori Carrington
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Mallory avvertì un brivido di eccitazione. Erano mesi che andava in cerca di informazioni e adesso... La sua vita privata era un disastro, ma quella professionale sembrava forse sul punto di decollare. «Senti, dolcezza» esordì Coco. «Se non intendi offrirmi il pranzo, pagarmi, o farmi divertire, devo muovermi. Oggi è una giornata lavorativa.» Mallory nascose un sorriso. «Parlami di Gardenia Rossa.» Coco guardò una Cadillac con i vetri scuri che stava passando, poi tirò fuori dalla borsa uno specchietto e si ripassò il rossetto sulle labbra, tenendo d'occhio l'automobile. «Il mio padrone di casa mi ha buttata fuori questa mattina e io ho bisogno di soldi per trovare un altro posto.» Mallory indicò se stessa. «Anch'io.» Coco la squadrò da capo a piedi. «Ragazza, devi migliorare il tuo aspetto, se vuoi combinare qualche affare.» Mallory rischiò di soffocare. «Per quanto ti possa sembrare strano, per me parlare con te significa lavorare.» Mise il taccuino nella borsetta e la scrutò. Le sarebbe bastato dire una parola e Candy Cane avrebbe accolto Coco senza batter ciglio. Le cause perse l'affascinavano. Dato che Coco non sembrava soffrire di allergie causate dagli animali, quelle due persone poco convenzionali sarebbero andate d'accordo. «Senti, c'è una persona nel mio condominio che sarebbe disposta a ospitarti finché non troverai un'altra sistemazione. Vuoi che le telefoni e che glielo domandi?» «Quanto mi costerà?» le chiese Coco in tono guardingo. «Delle informazioni.» Coco annuì. «Su Gardenia Rossa, se non ho capito male.» «Esatto.» Coco diede tre tiri alla sigaretta e si tolse dalla lingua un pezzetto di tabacco. «Dov'è questo posto?» Mallory esultò. Aveva trovato una pista per il caso Gardenia Rossa. Be', forse non era una vera pista, ma una fonte di informazioni che la polizia non aveva. Naturalmente, il suo obiettivo non era risolvere il caso, bensì creare un vivido profilo della giovane attrice che era stata assassinata venticinque anni prima. Tori Carrington
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Se poi avesse anche risolto il caso... Rabbrividì. Proprio in quel momento, Jack suonò di nuovo il clacson alle sue spalle. «Hai tempo di andare a vederlo?» domandò Mallory al travestito. Dove diavolo trovava quelle persone? Jack si fermò sotto il palazzo in cui abitava Mallory e, attraverso lo specchietto retrovisore, vide che Coco si stava restaurando il trucco vistoso. Due grandi valigie erano nel bagagliaio. Solo Dio sapeva che cosa contenevano. Mallory non poteva aver deciso di ospitare Coco. O si? «Vieni con me da Candy o aspetti qui?» domandò Mallory d'un tratto. Jack respirò di sollievo. Bene. Portava quel travestito da Candy. Cercò di capire se il petto di Coco fosse vero o gonfiato grazie a un reggiseno. No, i seni erano veri. Questo faceva di lui un transessuale? Immaginò che dipendesse dal fatto che il suo equipaggiamento originale fosse intatto o meno. A un tratto si accorse che Mallory lo fissava. Che c'è?, le domandò con gli occhi. Poi si accorse che era irritata perché lui aveva guardato il seno di Coco. «Allora?» domandò lei. «Allora che cosa?» «Vieni con noi o aspetti qui?» Jack esitò. Era stato con lei due ore e non le aveva sentito fare nemmeno un accenno alla sera precedente. Avrebbe detto che si era dimenticata tutto, se non fosse stato per il modo in cui lo guardava. «Nessuna delle due» rispose. «Sarebbe a dire?» «Che vado a casa.» «Non puoi.» Jack si voltò verso Coco. «Le dispiace aspettare fuori?» «Intende fuori dalla macchina?» chiese Coco senza capire. «C'è qualche altro fuori?» replicò lui, asciutto. Mallory gli lanciò un'occhiataccia. «Mi spiace, Coco. Problemi domestici.» Scese dalla vettura per permettere all'anziana prostituta di Tori Carrington
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uscire dall'auto a due portiere, poi salì nuovamente a bordo e osservò Coco che si spostava dietro la Chevy. «Puoi dirle o dirgli che da questo momento deve occuparsi delle sue valigie» esordì Jack in tono cupo. Mallory parve indignata. «Ehi, ma che ti prende, Jack? Non sei mai stato così maleducato.» Bene. Bene. Bene. «Già, questo succede a un uomo quando la donna che gli interessa ignora i suoi tentativi di approfondire il rapporto» dichiarò. «Siamo di nuovo a quel punto?» «A quanto mi risulta, non lo abbiamo mai lasciato, Mall.» Lei balzò a terra, poi mise la testa dentro il finestrino. «Stai fermo qui e non ti muovere. Noi due dobbiamo parlare.» Jack la guardò armeggiare con le valigie di Coco, i jeans che le modellavano i glutei, e capì che non sarebbe andato da nessuna parte. Dannazione. Gli restava soltanto da stabilire se lui aveva o meno il carattere per risolvere quella situazione ingarbugliata. Più tardi, quella sera, Mallory si rannicchiò sul divano del suo salottino e si avvolse in una coperta. Jack era in piedi al centro della stanza e la fissava con la stessa espressione che aveva avuto tutto il giorno. Per ben cinque volte Mallory aveva dovuto dissuaderlo dall'andare via e ogni volta lui si era incupito di più. «Abbiamo finito?» borbottò, infilando le mani in tasca. Mallory lo guardò. Che uomo! Dovunque andassero, le donne lo occhieggiavano senza fare mistero del loro interesse, ma lui non si accorgeva di destare tanta attenzione. Persino quando Layla e Reilly gli dicevano scherzando che era molto attraente, borbottava qualcosa e scappava via. In quel momento, a disagio sotto il suo sguardo provocante, stava spostando il peso da un piede all'altro. «Posso andarmene, adesso?» domandò a denti stretti. «No.» Lui socchiuse gli occhi. «Mallory...» «Jack...» mormorò lei, togliendosi di colpo la maglietta. Sapeva che a Jack piaceva molto vederla con addosso soltanto la biancheria intima e, benché lei non seguisse la moda, sceglieva con molta Tori Carrington
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cura sia le T-shirt sia gli indumenti intimi. Quel giorno il reggiseno a balconcino che indossava era rosso e le coppe a mezzaluna erano di pizzo. Scrollò le spalle come per ammorbidire i muscoli e vide che lui le fissava il seno con le pupille dilatate. Sì, piccolo, fai vedere alla tua mamma quanto la desideri. I capezzoli le si indurirono e lei spinse avanti il seno come se cercasse di farli emergere dal tessuto. «Mallory...» ripeté lui in tono di avvertimento, benché la sua decisione cominciasse a barcollare. Per tutta risposta, lei aprì la cerniera lampo dei jeans, rivelando delle mutandine rosse, e lui deglutì. E ora che cos'altro poteva fare?, si domandò Mallory, avvertendo subito un intenso calore tra le gambe. Jack distolse lo sguardo e lo posò sul suo viso, come se cercasse di controllare la propria eccitazione. Mallory si leccò le labbra. «E adesso» mormorò, sorpresa di riuscire a parlare. «Credo che dovremmo parlare di quella storia di non fare più sesso.» Lui annuì. «Sì, credo che dovremmo.» Mallory si spostò verso l'angolo del divano, tolse qualche indumento che vi era appoggiato e batté la mano su un cuscino. «Perché non ti siedi vicino a me?» Jack tacque a lungo, poi scosse la testa. «Non mi pare una buona idea.» «Perché?» gli domandò lei, sorridendo. «Perché non parleremmo di sesso, lo faremmo. Ecco perché.» «È proprio quello che ho in mente.» «È proprio per questo che resto dove sono» decise lui. Aveva assunto un'espressione determinata e Mallory decise di copiare qualche atteggiamento di Candy. «D'accordo» mormorò. «Allora verrò io da te.» Jack fu così sorpreso dal suo gesto che, quando lei si alzò dal divano e gli andò tanto vicino da sfiorarlo, non si mosse. «Guarda che non ti bacerò» decise lui con voce roca. «Va bene. Nessuno ti obbliga» ribatté lei, guardandogli il collo. «Però, ti dispiace se ti bacio io?» Jack aprì la bocca per parlare, ma lei vi premette sopra una mano. Poi gli Tori Carrington
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posò le labbra sulla gola e aspirò il profumo fresco della sua pelle. Lo sentì deglutire e sorrise, battendo le ciglia in modo da solleticargli il collo. «Andiamo, Jack» sussurrò, spasimando dal desiderio di sentire le sue mani su di sé. Voleva che lui la toccasse, che la stringesse con quella passionalità che la faceva sentire sua. Ma lui non si mosse. «Non faremo sesso, Mall.» Sorridendo, lei cominciò a baciarlo sul viso, poi gli sollevò la maglietta e, infilandovi sotto le mani, tastò i muscoli poderosi del suo torace. Come faceva a mantenere una tale forma fisica? Non aveva mai conosciuto un uomo meno attivo. Ma qualunque cosa facesse, comunque funzionava. Jack era un magnifico emblema di virilità e il solo guardarlo le faceva venire il desiderio di sentirlo dentro di sé. Immergendo lo sguardo nel suo, gli passò la punta delle dita sui fianchi. Sentendolo fremere, sorrise e gli premette le labbra sullo stomaco, scendendo verso il basso. Alla fine si mise in ginocchio e lo guardò. Jack aveva un atteggiamento guardingo, ma la sua eccitazione era innegabile, perciò lei decise di continuare. Il rumore della lampo che si abbassava parve riempire la stanza, poi, in un attimo, ebbe il suo corpo eccitato tra le mani. Le era capitato spesso di sentire delle donne lamentarsi di dover praticare il sesso orale al loro partner, ma a lei era sempre piaciuto il sapore di un uomo eccitato, muovere la lingua su di lui e vedere un adulto quasi sul punto di piangere per quello che gli faceva. Chiudendo gli occhi, tirò un profondo respiro, poi posò la bocca sulla parte del corpo di Jack che più sembrava anelare i suoi baci. Lo sfiorò con la punta della lingua e infine cominciò a muoversi. I fianchi di Jack si mossero automaticamente in avanti, come se cercasse di affondare di più nel caldo umido che lo avvolgeva. Lei sollevò la testa e sorrise. «Il grande Jack può dire di no, ma il piccolo Jack sembra contento di essere al centro delle mie attenzioni» mormorò, accarezzandolo. «Sta' attenta a chiamarlo piccolo» scherzò lui, borbottando. Mallory rise, poi strinse le dita intorno alla sua virilità e ricominciò con quella lenta tortura. Il gemito straziato di Jack le riempì le orecchie e un intenso calore le divampò nel corpo. Aveva scoperto da molto tempo che niente la eccitava di più che Tori Carrington
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eccitarlo. Sentì che Jack era pronto. Lo intuiva dal modo rapido in cui respirava, dal modo in cui le stringeva la testa con le mani, guidandola, le dita immerse nei suoi capelli. Mallory strinse le gambe e rabbrividì. Stava per giungere anche lei al piacere estremo. Era incredibile come quell'uomo riuscisse a portarla a quel punto senza fare niente. Aumentò il ritmo e lui spinse avanti il bacino, s'irrigidì un istante e poi esplose. Mallory aspettò che Jack si calmasse. Infine gli diede un ultimo bacio e lo guardò con espressione trionfante. «Ti dispiace ritirare l'ultimatum di ieri sera?» mormorò, pronta a trasferirsi in camera da letto. Jack lottò per respirare, poi fece una cosa che la lasciò senza fiato. Si chinò, si tirò su i pantaloni e chiuse la cerniera lampo. «No» disse. Incapace di parlare, lei si limitò a fissarlo a occhi sbarrati. Jack si chinò, le prese il mento con le dita e lo strinse. «Grazie.» Mallory emise un gemito di indignazione e cadde a sedere sui talloni. «Abbiamo fatto sesso e non sai dire altro?» Jack scrollò le spalle e infilò la maglietta dentro i jeans. «Non abbiamo fatto sesso, Mall. Tu mi hai costretto ad accettare un servizio particolare. È diverso.» «Che cosa?» gridò lei, lottando per rimettersi in piedi. «Vuoi prendermi in giro? Quel servizio particolare si chiama sesso orale e, che tu lo ammetta o no, lo abbiamo fatto!» «Forse, ma il mio ultimatum resta.» Mallory si sentì travolgere dalla rabbia. No, non dalla rabbia. Da una furia cieca. «Buonanotte, Mall» mormorò lui, dandole un bacio sulla fronte. Incapace di parlare e di muoversi, lei lo guardò uscire e chiudere la porta.
Capitolo 5 Il mattino seguente, in realtà mancava poco a mezzogiorno, ma per lei era l'alba, Mallory era seduta davanti a Coco nel salottino di Candy e beveva un caffè solubile. Tori Carrington
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Candy fingeva di armeggiare in cucina, ma Mallory sapeva che stava ascoltando ogni singola parola. «Hai un aspetto orribile» dichiarò Coco, scrutandola. Aveva le unghie curatissime, il trucco perfetto e la sua vestaglia di raso non aveva una piega. Mallory le fece un sorriso stentato e prese in mano la zuccheriera di porcellana. «È la mia mattina fortunata. Candy non ti ha detto che le mattine e io non andiamo molto d'accordo?» borbottò. Quel giorno si era messa una maglietta che non indossava da molto tempo con la scritta: Odio la gente. Purtroppo era senza un soldo e non potendosi permettere neppure di comprare il caffè e i filtri per farlo, era costretta a frequentare qualcuno. Certo non le giovava il fatto di non aver quasi chiuso occhio. La sera prima, quando Jack era andato via, era rimasta a fissare la porta per una buona mezz'ora prima di ributtarsi sul divano. Poi si era messa a guardare il soffitto per un'altra ora prima di riuscire a ragionare in modo coerente. Lui l'aveva piantata in asso. L'aveva trattata come... L'avventura di una notte? No. In quel caso avrebbe ricevuto, non solo dato. Jack l'aveva piantata in asso e lei era rimasta a domandarsi quale atto potesse considerarsi sesso. Il sesso orale era sesso? O era soltanto un modo di pomiciare? Una volta Jack l'aveva portata al piacere solo toccandole il seno con le mani e con la lingua. Era stato sesso? No di certo. Sospirando, riprese in mano la tazza, ma scoprì che era vuota. Che cosa andava cavillando? A quel punto non importava se il sesso orale era sesso o meno. Quello che importava era che Jack aveva stabilito di non fare più sesso con lei a meno che lei non si fosse decisa a rendere ufficiale la loro relazione. Ma senza sesso, tra loro non c'era alcuna relazione, se non quella amichevole, giusto? A un tratto batté le palpebre, stupita di trovare Coco seduta davanti a lei. Era stata Candy che, sbattendo una pentola in cucina, l'aveva riportata alla realtà. Realtà in cui avrebbe fatto bene a restare, se voleva mandare avanti il suo lavoro. Socchiudendo gli occhi, osservò Coco e giudicò che fosse abbastanza Tori Carrington
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presentabile da essere filmata. «Puoi aspettarmi un minuto?» le domandò, sollevando un dito. Poi corse in cucina, scacciò Candy e chiamò il suo cameraman con il cellulare. Harris rispose al terzo squillo e lei gli riassunse in fretta la situazione. «Ho bisogno che tu venga qui tra un quarto d'ora» concluse. Silenzio. «Harris? Ci sei ancora?» «Sì, sono qui, sto aspettando che tu mi dica quando mi darai i soldi.» «Fai questa ripresa per me e io ti garantisco che ti pagherò entro questa sera.» «Lo hai detto anche il mese scorso. Lo hai ripetuto tre settimane fa, poi due settimane fa e l'ultima volta...» «Va bene. Va bene. Ho capito» borbottò lei stizzita, camminando avanti e indietro per la cucina splendente di Candy. Come mai la sua non aveva quell'aspetto lindo? Be', forse l'avrebbe avuto se l'avesse pulita un po'. «So che è difficile, Harris, ma tu sai bene che nemmeno io sono stata pagata.» «E questo perché dovrebbe riguardarmi, scusa?» «Perché, se sarò pagata, lo sarai anche tu.» Parlando, Mallory aprì il frigorifero dell'amica. Latte magro, frutta, una quantità di formaggi, una mezza bottiglia di vino, burro, yogurt e, meraviglia delle meraviglie, una scatola di cartone contenente una torta. La tirò fuori. Candy doveva averla appena estratta dal congelatore perché era ancora gelata. Non importava. Vi affondò la forchetta e ne staccò un pezzo. Lo zucchero era un buon sostituto della caffeina. «Ascolta, Mall, ho appena preso un altro impegno» la informò Harris. «Gente che mi paga, pensa un po'.» «Ti pagherò anch'io!» Mallory vide che una ciliegina le era caduta sulla maglietta. La prese e se la mise in bocca. «Ho bisogno di essere pagato in questo millennio, Mall. Spiacente, ma non posso più aiutarti.» Mallory gemette. «Oh. Ricorda che mi devi pur sempre uno stipendio.» Poi Harris riagganciò. Mallory fissò il ricevitore. In quegli ultimi tempi sembrava che tutti gli uomini che conosceva la mandassero al diavolo. «Ehi! Quello è il dolce per questa sera!» strillò Candy, entrando in Tori Carrington
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cucina e cercando di strapparle la scatola dalle mani. «E' meglio che me lo lasci» replicò Mallory. «Ci ho già sparso sopra i miei germi.» «I germi non mi fanno niente. Se così non fosse, avrei scelto un mestiere sbagliato» dichiarò l'amica. Mallory ruotò gli occhi. Il termometro della sua fortuna segnava i gradi più bassi. Ma del resto non era mai salito molto da quando era arrivata a Los Angeles. Poteva contare sulle dita di una mano le volte in cui era stata baciata dalla dea bendata. La prima quando aveva venduto un documentario sugli abusi ai bambini. La seconda quando aveva conosciuto Layla, Reilly e Jack. E la terza quando era andata a letto con Jack. «Avanti, tornatene di là» sbuffò Candy, rassegnata. Mallory tornò in salotto dove Coco l'aspettava, seduta a tavola. Quando lo guardavi... la guardavi di profilo, sembrava una donna seducente anche se non più giovanissima. «Ehi, Candy?» mormorò Mallory, cauta, domandandosi quanti punti avesse perso, assaggiando la sua torta. «Hai ancora quella macchina da ripresa?» Jack era seduto davanti al computer acceso e Boomer si era sdraiato sul suo cuscino in un angolo della stanza. Il cursore sul monitor ammiccava incessantemente, evidenziando la parte nera dello schermo. Spostandosi all'indietro, lui guardò il telefono della cucina. Erano le due e Mallory non aveva ancora chiamato. Riportò lo sguardo sullo schermo, le dita posate sulla tastiera. Naturalmente non era da escludere che dormisse ancora o che non avesse caricato il cellulare, che al momento era il suo unico mezzo di comunicazione, visto che la settimana prima le avevano tagliato i fili del telefono. Sospirando, controllò gli appunti che aveva preso e che di solito gli sarebbero bastati per scrivere dieci colonne. In quel momento non riusciva a completare nemmeno una frase, figurarsi stendere un articolo che sarebbe uscito a gennaio. Un nuovo anno... L'inverno in California... Le risoluzioni del governo... I lavori sulla statale 101... I regali natalizi che bisognava restituire... Niente. Non gli veniva in mente nemmeno un'idea. Le donne moderne che ritenevano sorpassati i rapporti sentimentali... Tori Carrington
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No, no, niente di tutto questo. Tanto per cominciare, quell'argomento lo riguardava troppo da vicino. In secondo luogo era probabile che avrebbe offeso Mallory al punto tale che avrebbe rifiutato di essergli amica e meno che mai amante. Ricordando l'incredibile piacere che lei gli aveva dato la sera prima, appoggiò la schiena alla spalliera della seggiola e sogghignò. Quella donna avrebbe dovuto impartire delle lezioni. Altre donne gli avevano reso quel servizio, ma gli era sempre sembrato di forzarle. E alla fine si erano precipitate tutte nel bagno. Non era divertente vedere che erano verdi in faccia e sembravano sul punto di star male. Mallory, invece... Aveva avuto l'aria di godere di quello che faceva e di trarne un piacere maggiore di quello che dava. Incredibile, ma non stava a lui obiettare. Gli piaceva troppo vedere la sua bocca calda che scivolava su e giù sul suo corpo eccitato. Gli bastava guardarla per arrivare al culmine. Il suo sguardo si posò sulla fotografia che teneva sopra la scrivania. Mostrava Mallory, Layla, Reilly e lui stesso sulla spiaggia, l'estate precedente. Erano tutti abbronzati e sorridenti. Prima che Layla incontrasse Sam e Reilly conoscesse Ben. Se avesse scritto dei problemi che Layla e Reilly avevano con i loro innamorati? Già, e rischiare di rovinare la loro amicizia? No, grazie. A volte pensava che fossero solo Layla, Reilly e Mallory a impedirgli di scolarsi la bottiglia di vodka che teneva sopra uno scaffale a coprirsi di polvere. La guardò e sentì solo un leggero desiderio di stapparla. Cinque anni prima non avrebbe resistito. Due anni prima la bocca gli si sarebbe riempita di saliva. L'anno precedente l'aveva presa in mano ed era stato sul punto di aprirla e di berne un sorso per vedere se fosse riuscito a controllarsi. Adesso desiderava solo buttare quella dannata bottiglia fuori dalla finestra. Mmh... Aveva mai scritto un pezzo sul sesso orale? Già. Immaginava la reazione del rigido direttore del Los Angeles Monthly. Secondo lui, Patrick Kenway non aveva mai provato che cosa fosse. Il telefono suonò e Boomer sollevò la testa. Jack si alzò e andò in cucina a prendere il cordless. «Daniels» rispose, chiedendosi se Mallory si fosse appena svegliata e Tori Carrington
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avesse bisogno di un caffè. Udì un sospiro e poi una voce sofferente. «Devi proprio rispondere al telefono in questo modo, Jackson?» Sua madre. Lui rimpianse di aver risposto. «Se avessi saputo che eri tu, ti avrei rivolto un saluto più caloroso.» «Oggi esiste un congegno che ti dice il numero di chi chiama» replicò lei. «Magnifica scoperta.» Jack guardò l'apparecchio con curiosità. Non aveva installato quel congegno, ma anche in caso contrario i suoi genitori lo chiamavano così di rado, che probabilmente non avrebbe inserito il loro numero nel programma. Per non parlare del fatto che solo Dio sapeva da dove telefonavano. «Come stai, Jackson?» «Bene e tu?» «Benissimo, grazie.» «E papà?» «Sta bene anche lui. Grazie di avermelo chiesto.» Jack rabbrividì. Quelle conversazioni stentate con sua madre lo raggelavano al punto da fargli desiderare di mettersi un maglione. Il loro scambio era così innaturale. Era affezionato ai genitori, ma aveva l'impressione che se avesse detto loro che in quel momento la sua vita era un disastro avrebbe infranto un codice. «Tuo padre e io siamo tornati in città ieri sera e ho pensato che noi due potremmo pranzare insieme» stava dicendo Celia Daniels. «Domani ti va bene?» «Dai sempre dei preavvisi così brevi?» La madre ridacchiò. «Jackson, in genere tutti fanno qualcosa. Tu no.» Jack digrignò i denti. Le continue critiche alla sua mancanza di ambizioni cominciavano a infastidirlo. «All'una da Le Dome» propose lei. «A mezzogiorno da Ben's Hideaway.» Un altro sospiro e poi: «Va bene, se proprio insisti. Oh, perché non porti la ragazza che frequenti?». Jack si grattò la testa. Non era possibile che i suoi genitori sapessero che frequentava qualcuno. Soprattutto perché Mallory era ben decisa a tenere nascosta la loro relazione. Tori Carrington
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Poi ricordò una domenica di tre mesi prima, quando Mallory, che era rimasta a dormire da lui, aveva aperto la porta con addosso solo una maglietta e si era trovata davanti i suoi genitori, che avevano deciso di fargli una delle loro rare sorprese. «Non frequento nessuno» rispose. «Oh. Bene. Allora vieni da solo.» «Ci sarà anche papà?» «Tuo padre ha degli altri impegni.» Il che poteva significare di tutto, da una gara di golf a un esame della prostata. «Bene. Allora a domani.» Jack riappese e rimase immobile a digrignare i denti. Chissà perché, parlare con sua madre gli faceva sempre quell'effetto. Avendo già tante gatte da pelare, la voce querula di sua madre gli procurava un cerchio alla testa. Oh, i suoi genitori gli avevano sempre dato il meglio di tutto. Le bambinaie più brave, le scuole più prestigiose, gli abiti più belli e ottimi pasti. I suoi genitori usavano spesso la parola migliore. Ma a otto anni, sedersi in una cucina di marmo italiano con la sola compagnia di una bambinaia, mangiando salmone affumicato e cuori di carciofo, con il desiderio di raccontare a qualcuno come si era procurato un occhio nero, non era stato piacevole. La tua mamma e il tuo papà sono andati a un'importante festa, cena, ballo, gli spiegava di solito Maeve, la sua bambinaia irlandese, quando glielo chiedeva. Anche la parola importante veniva pronunciata spesso in casa Daniels. Migliore e importante. Dopo un po' aveva smesso di fare domande. Certo suo padre e sua madre erano stati presenti nei momenti più significativi della sua vita. Il diploma, la laurea e via dicendo, ma non gli erano mai stati vicini e, nonostante gli agi in cui era vissuto, gli era sempre mancato qualcosa. Naturalmente, non si era reso conto di quello che gli mancava e a un certo punto, a circa tredici anni, aveva comprato la sua prima bottiglia di vodka e aveva continuato a bere fino all'età di vent'anni. Che cosa voleva dire quando a un giovane non piacevano i suoi genitori?, si domandò, tornando al computer. Dieci anni prima, un suo professore, Will Harding, gli aveva detto: Così sei un povero ragazzo ricco. E allora? Quando diventerai maggiorenne, Tori Carrington
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sarai libero di fare quello che vuoi. Solo tu sei responsabile delle tue azioni, figliolo. Mettitelo in testa. E, dannazione, comincia a fare qualcosa di significativo. Da quel momento in poi lui aveva riflettuto molto sul significato di quella parola. Significativo... Battendo le palpebre, si accorse di averla scritta sullo schermo. Perché no? Poteva esplorare i molti aspetti di quel termine nel suo articolo di gennaio. E forse, solo forse, sarebbe riuscito a trovare la strada in quel labirinto che era la sua storia con Mallory Woodruff.
Capitolo 6 Mallory sgombrò un tratto del pavimento e, dopo essersi seduta per terra, sparse tutto intorno gli appunti che aveva preso sul caso Gardenia Rossa. Spulciando la prima relazione della polizia e quelle successive degli investigatori assegnati a quel caso, aveva raccolto un gran numero di informazioni sull'enigmatica Jenny Fuller. Frugò tra le foto che aveva raccolto finché non trovò quella che mostrava Jenny a diciassette anni, insieme ai genitori e a quattro tra fratelli e sorelle. La foto era stata scattata il mese prima che Jenny si diplomasse al liceo, mettesse nella sua unica valigia una torta al cioccolato fatta da sua madre e salisse sull'autobus che da Omaha l'avrebbe portata a Hollywood. Mallory l'avvicinò agli occhi per riuscire a vedere la sua espressione. Jenny sembrava... felice. Aveva già deciso di andare a Hollywood, oppure in quel momento Hollywood era solo un sogno vago? Il suo stomaco brontolò e lei, guardando l'orologio, vide che era mezzanotte. A parte il pezzo di torta rubato a Candy, non aveva toccato cibo. Puntellandosi all'indietro sulle mani, stiracchiò il collo indolenzito. Dopo aver chiesto in prestito la vecchia cinepresa di Candy, aveva interrogato Coco per due ore, facendole dire tutto quello che sapeva di Gardenia Rossa. Purtroppo Candy aveva preteso che lasciasse la cinepresa al suo posto e lei, avendo rotto da mesi il videoregistratore, non aveva potuto vedere Tori Carrington
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nemmeno un fotogramma. Naturalmente conosceva una persona che aveva un videoregistratore funzionante e che restava alzata fino a tarda ora... Chiudendo gli occhi, immaginò Jack seduto al centro del suo divano, con Boomer accucciato ai piedi, una soda in mano, che guardava la televisione. La fitta che sentì allo stomaco fu così forte da costringerla a piegarsi in due. Doveva essere la fame. Alzandosi, andò in cucina e aprì tutti i pensili, guardò dentro il frigorifero ma trovò solo alcuni cracker e un pezzetto di formaggio. Mise tutto in un piatto e, tornata in salotto, si sedette di nuovo per terra. No, non poteva chiamare Jack. Finì il suo spuntino, imprecando per la fame, leccò le ultime briciole dal piatto, poi lo mise da parte e cercò di concentrarsi sul caso. Era arrivata a un punto morto. Coco le aveva dato tutte le informazioni che possedeva, ma aveva dichiarato infine di non sapere assolutamente niente della sua tragica scomparsa. Per quello che gli risultava, Jenny Fuller non aveva mai fatto la prostituta. No, non si era immischiata con tipi loschi. Era rimasta in città solo sei mesi e non aveva stretto molte amicizie. Si alzava di buon'ora e rincasava presto nel suo monolocale, bene attenta a non parlare con gli sconosciuti o con le ragazze del Midwest che si erano trasferite come lei nella grande città. Mallory lesse gli appunti. Jenny aveva avuto un piccolo ruolo in una telenovela. Più una semplice apparizione che altro. Aveva fatto un'audizione per un dentifricio, la pubblicità di una birra e si era affidata a un agente abbastanza rispettabile, la cui ditta adesso si era molto ingrandita. Quella storia era molto simile a quella dei suoi primi cinque anni a Los Angeles, considerò Mallory amareggiata, quando era andata a bussare a tutte le porte, sempre sperando nella grande occasione. Scosse la testa per schiarirsi le idee. Chi aveva voluto uccidere Jenny in un modo tanto crudele? Le immagini rivoltanti del suo brutale assassinio erano chiuse dentro una Tori Carrington
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busta, ma lei le aveva guardate tante volte da essersele impresse nella mente. L'assassino le aveva legato una corda intorno al collo e l'aveva stretta tanto da procurarle una profonda ferita dietro la nuca. Poi, come se questo non bastasse, l'aveva parzialmente smembrata e nessuno degli arti mancanti era stato ritrovato. Mallory rabbrividì. Quale psicopatico poteva volere i piedi di un cadavere? La polizia aveva annoverato quel delitto tra quelli sessuali, sebbene non ci fosse stato segno di stupro. In realtà, quello che stupiva tutti era che Jenny Fuller, alias Gardenia Rossa, era rimasta vergine, in una città in cui ben poche ragazze della sua età lo erano. Mallory stava riflettendo su quel dettaglio, quando dei colpi bussati alla porta la fecero sobbalzare. Era mezzanotte passata e, data la natura dei suoi pensieri, l'idea che qualcuno fosse fuori dalla sua porta l'atterrì. Corse a guardare attraverso lo spioncino e smise di respirare. Jack. Jack cercò di tenere stretto il guinzaglio di Boomer, ma appena Mallory aprì l'uscio, il vecchio cane trovò l'energia per lanciarsi dentro l'appartamento e rischiare di mandare Mall a gambe all'aria con le sue effusioni. Jack lo vide leccarle tutto il viso e lo invidiò. Schiarendosi la voce, le mostrò una scatola di cartone. «Qualcuno ha ordinato una pizza?» Mallory si era chinata per accarezzare la testa enorme di Boomer, ma quando gli sentì pronunciare quelle parole scattò in piedi e gli buttò le braccia al collo. «Oh, mi hai salvato la vita!» Jack barcollò all'indietro, sconcertato nel trovarsela così vicino. Tanto vicino da poterla baciare. Le guardò la bocca voluttuosa e pensò che se lei lo avesse baciato, in quel momento, il suo ultimatum avrebbe fatto parte della storia. Lei, però, gli strappò la scatola dalle mani, l'aprì e andò verso il tavolo ingombro di carte. Subito dopo mise dentro le mani e tirò fuori un pezzo di pizza. Tori Carrington
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«Mmh... Mmh...» Di solito Mallory non mugolava quando mangiava, ma sembrava incapace di smettere. Era immobile, gli occhi chiusi, l'espressione estatica e masticava, masticava, masticava, leccandosi ogni tanto le dita. Jack scosse la testa. A quanto pareva, non aveva incassato i soldi che aspettava. E siccome lui conosceva lo stato patetico del suo frigorifero, non era stato capace di dormire, sapendo che lei stava morendo di fame. Un amico non poteva permettere a un amico di morire di fame, si era detto. Fece scivolare lo sguardo sul suo corpo tentatore e deglutì. Certo un amico non avrebbe neppure guardato in quel modo un amico. Ma, dannazione, aveva sentito la sua mancanza come se non l'avesse vista da un mese anziché ventiquattr'ore prima. A parte quello, si era riproposto di impedirle di dimenticare l'ultimatum. Quando erano insieme, il pensiero del sesso dominava le loro menti, perciò aveva deciso di stare il più possibile con lei. Accorgendosi d'un tratto che Mallory lo stava guardando, le mostrò la confezione di sei birre che teneva in mano, insieme al guinzaglio di Boomer. Mallory prese un altro pezzo di pizza e diede un peperone a Boomer. «Non gli fa bene, lo sai» la rimproverò Jack. «Lo so, ma tutto quello che è buono fa male» rispose lei, accarezzando Boomer che scodinzolò. «È vero, vecchio mio?» Poi affondò i denti nella pizza e indicò la scatola. «C'è una ragione particolare per questa?» bofonchiò, masticando. Jack strinse le labbra. Avrebbe dovuto sapere che lei gli avrebbe fatto delle domande, tuttavia era deciso a evitarle. Stappò una birra e gliela diede. «Grazie» mormorò Mallory. «Rispondi alla mia domanda.» Forse doveva darle una spiegazione. Jack posò le birre rimanenti sul tavolo e andò a sedersi sul divano. «Diciamo che è un modo per scusarmi.» Mallory rimase dov'era, ma lo seguì con lo sguardo. «Che cosa hai detto?» Con il rumore che facevano lei e Boomer masticando, non doveva averlo sentito. Jack posò i gomiti sulle ginocchia e intrecciò le dita. «Ho detto che mi Tori Carrington
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dispiace.» Mallory smise di masticare. Prese una seggiola, la voltò e si sedette a cavalcioni davanti a lui. «Allora avevo capito bene. Jack Daniels che si scusa? Non può essere.» «Mangia la pizza.» «È quello che sto facendo. Continua» lo esortò Mallory. Jack sospirò. «Non c'è bisogno che tu lo trasformi in un affare di stato.» «Invece sì, perché di solito tu non fai niente che richieda delle scuse.» Lei si pulì la bocca con un tovagliolino e socchiuse gli occhi. «Perciò dimmi. Per che cosa ti stai scusando?» «Per essere andato via in quel modo l'altra sera» rispose lui, guardandosi le mani. Per dire la verità, il rimorso lo aveva tormentato da quando era uscito da casa sua ventiquattr'ore prima. Si era comportato in modo così rozzo e maleducato da non riuscire a capacitarsene. «Capisco» mormorò lei, annuendo. Poi bevve un sorso di birra e gli puntò contro la bottiglia. «E l'altra faccenda... è ancora in piedi?» Jack sentì il desiderio di ridere. «Quella del niente sesso?» domandò. «Oh, sì, nel modo più assoluto.» Mallory scosse la testa. «Non ti capisco, Jack. Proprio non ti capisco. A volte vorrei fare un documentario su di te, in modo da riuscire a conoscerti meglio.» «Tu mi conosci meglio di chiunque altro al mondo.» «Credi? A me non sembra.» Jack si mise a pensare. In realtà a lui non piaceva parlare di se stesso e della sua famiglia. Vi aveva accennato solo qualche volta, e di sfuggita. La sua dipendenza dall'alcol? Top secret. In che modo riempiva le giornate? Erano affari suoi. Perplesso, si passò una mano tra i capelli. «Dimmi che cosa non sai e te lo dirò.» «Ciò significa che sei disposto a rispondere a qualunque domanda? O che eviterai di rispondere?» Lui ridacchiò. Dimenticando la pizza e la birra, Mallory intrecciò le braccia sulla spalliera della seggiola e vi posò sopra il mento, sospirando. «Va bene, proviamo.» Indicò le carte sparse sul pavimento. «Mi trovo davanti a un muro» borbottò. Jack osservò i fogli sparsi per terra nel suo caos organizzato. «La tua Tori Carrington
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nuova amica non è stata in grado di illuminarti?» «Coco? No, e non cercare di cambiare argomento.» Jack incrociò le braccia sul petto. «Coraggio, fai la tua domanda.» «Domanda? Una sola?» Lui annuì. «Cominciamo con una e vediamo quello che succede.» «Fifone.» «Guardingo.» «Perché?» «È questa la tua domanda?» Mallory si passò un dito sul mento. «Perché sei guardingo? Sì, penso di sì. Voglio sapere perché sei sempre così silenzioso, evasivo e riluttante a parlare della tua vita.» «Ti sembra una sola domanda?» «Una domanda timbrata Mallory Woodruff» rispose lei, sorridendo. «In tal caso, lungi da me evitarla.» Boomer, il traditore, si accucciò ai piedi di Mallory, come se dicesse: Credimi, la risposta non è interessante. «Allora?» lo sollecitò lei. «Dammi il tempo di pensare!» esclamò Jack. «Hai un secondo.» Jack si protese in avanti. «D'accordo. Prima di tutto non credo di essere silenzioso, evasivo e che altro?» «Riluttante a parlare della tua vita» gli ricordò lei. «Ah. Ecco, questo può essere vero.» «Perché?» «Ammetterlo non basta?» «No.» «Peccato.» Jack sospirò. «Forse perché ritengo che nella mia vita non ci sia niente di cui valga la pena parlare.» «Può darsi e può darsi di no.» Mallory posò la fronte sulle braccia. Sembrava stanca. Forse perché non aveva mangiato tutto il giorno e adesso si era riempita lo stomaco fino a scoppiare. «Dimmi come passi le tue giornate.» «È facile. Scarrozzandoti per la città da quando la tua macchina si è rotta.» «Quando non mi scarrozzi.» Jack si strinse nelle spalle e vide che Boomer lo guardava. «Mi alzo alle Tori Carrington
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sei...» «Alle sei?» ripeté lei, sbalordita. «E che cosa fai? Vai a pescare?» Lui rise. «A volte vado a fare una corsa e a volte no. Poi, dipende da che giorno è, lavoro sul mio articolo.» Mallory agitò una mano. «Continua.» Jack si schiarì la voce. «Il martedì e il mercoledì mattina tengo delle lezioni di giornalismo alla UCLA. Il prossimo semestre terrò un corso di sceneggiatura.» Mallory sollevò la testa di scatto. «Che cosa? Ripeti, perché credo di non aver capito.» Jack l'accontentò. «Insegni alla UCLA? Tieni dei corsi a dei laureati?» Lui annuì. «Già. È tanto difficile da credere?» «No, non è difficile, ma sono sorpresa. Da quanto tempo lo fai?» «Dall'anno scorso.» «E non me l'hai mai detto?» Jack ridacchiò. «Credimi, Mall. La tua vita è così densa di avvenimenti da dominare la conversazione.» «Oh, no. Non affibbiarmi questa colpa. Insegni a una classe di studenti il martedì e...» «Il mercoledì.» «Giusto. E io non ne sapevo niente? Mi sembra una grave omissione.» «A quell'ora tu stai ancora dormendo.» «Altra scusa.» Mallory tornò a posare il mento sulle braccia. «Layla e Reilly lo sanno?» «Non ne ho idea. Forse ho accennato qualcosa a Layla.» «Ah!» «Che cosa significa?» «Significa che mi irrita il fatto che Layla lo sappia e io no.» Jack si allentò il colletto della camicia. «Ho detto che posso averglielo accennato. Non ne sono sicuro.» Mallory sospirò. «Io proprio non ti capisco, Jack. Conduci un'esistenza segreta di cui nessuno sa niente...» «Insegno, Mall. A sentirti, si direbbe che traffico con la droga.» «Potrebbe essere. Almeno per me.» Mallory scosse la testa. «Voglio dire, se hai mantenuto questo segreto, quali altre cose nascondi? E, soprattutto, perché?» Tori Carrington
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Dio, com'era bella! A volte gli sembrava di poter restare a guardarla per ore senza aprire bocca. Solo a guardarla parlare. Vedere la sua espressione, il lampo di intelligenza che le illuminava lo sguardo. Non aveva mai provato dei sentimenti simili per nessuno al mondo. In lei c'era qualcosa di unico: una freschezza intatta, l'impeto con cui affrontava la vita. Se qualcuno arrivava a casa sua, non si precipitava a rassettare il salotto. Era quella che era e non se ne vergognava. Be', certo non gli sarebbe dispiaciuto se fosse stata più ordinata. Ma non era quello il punto. Il punto era che Mallory sapeva qual era il suo posto nel mondo e sembrava contenta di occuparlo. Non poteva felicitarsi di non avere soldi, tuttavia non si lasciava scoraggiare per quella ragione. «Credo che tu abbia lavorato troppo sul caso Gardenia Rossa» dichiarò. «Che cosa vuoi dire?» Jack scrollò le spalle. «Che parli come un investigatore della Omicidi, paranoico, che vede un sospetto in chiunque abbia davanti.» «Non ho detto che sei un sospetto, ma il tuo modo di agire è strano.» Doveva darle atto di una cosa, ammise Jack. Mallory non giudicava mai nessuno. Era cinica, pardon, realistica, e non esitava a dire quello che pensava, ma non ti faceva mai sentire inferiore a lei. «Perché hai cominciato a bere?» Jack ebbe l'impressione che il cuore gli si fermasse. Come avevano fatto a passare dal modo in cui viveva alla faccenda del bere? «Hai già fatto la tua domanda» rispose, abbassando gli occhi. Però, quando la guardò, ebbe l'impressione che lei non gli avrebbe permesso di svicolare.
Capitolo 7 Da quando lo conosceva, Mallory si era chiesta mille volte per quale motivo Jack si fosse messo a bere. Sembrava sempre così padrone di sé, così in pace con il mondo. Se fino a quel momento non gli aveva posto quella domanda, era perché aveva intuito che i motivi del suo alcolismo erano così profondi e radicati che chiedergli di parlarne sarebbe stato come dargli una corda e indicargli un albero. Tori Carrington
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Nonostante tutte le esperienze che aveva fatto, lei non sapeva niente riguardo alle personalità dipendenti. Cosa induceva qualcuno a bere? A infilarsi un ago nelle vene? Ad assumere della droga che aveva l'odore, il sapore e gli stessi effetti di un veleno per topi? Non era mai riuscita a capirlo. La vita era quella che era e andava bene così. Certo, succedevano delle cose brutte, ma non capitavano a tutti? E allora perché certe persone cercavano un'evasione nell'alcol o negli stupefacenti? Forse aveva ferito Jack senza accorgersene, ma voleva sapere, guardare dentro il suo cuore. «Be', con un nome come Jack Daniels, che cos'altro volevi che facessi?» replicò lui, scherzando. Si era ricomposto e di lì a poco se ne sarebbe andato per sottrarsi alle sue domande. Mallory, però, non intendeva ritirarle. Voleva sapere, perché sospettava che lui avesse bisogno di sfogarsi e perché ne aveva bisogno lei stessa. Vedendolo silenzioso, decise di concedergli una pausa. Cominciava a capire che Jack non rivelava niente di sé a meno che vi fosse costretto. Per uno che voleva approfondire la loro relazione, si comportava in modo strano. Jack si alzò e le si parò davanti. «Penso che per una sera sia abbastanza, non credi?» mormorò, respingendole una ciocca di capelli dalla fronte. «Hai l'aria di avere un gran bisogno di dormire. A che ora vuoi che passi a prenderti, domani mattina?» Mallory sollevò la testa e lo guardò. «Significa che il sesso è escluso?» Lui sorrise. «No. Significa che domani sono libero e posso aiutarti.» Nessuno si era mai occupato tanto di lei, pensò Mallory, commossa. Se non avesse percepito che Jack desiderava qualcosa di più da lei, le sarebbe bastato. Il mattino seguente, Mallory riuscì a strapparsi dal letto alle otto e stranamente si sentì bene. «Passami i cannoli ripieni, per favore» disse a Reilly, che aveva appena posato un piatto sul tavolo. Layla, Reilly e Jack la guardarono allibiti. «Che c'è?» domandò loro. Layla scosse la testa. «Niente, ma di solito non chiedi.» Mallory strinse le labbra. «Hai ragione, non so che cosa mi abbia preso.» Tori Carrington
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Poi afferrò un cannolo e si apprestò a divorarlo. «Dovresti cominciare a mangiare in modo più sano» mormorò Layla. «Mi basta poter mangiare» replicò lei a bocca piena. I suoi amici la guardarono di nuovo. «Che c'è?» ripeté Mallory. «Oh, niente» rispose Layla. «Questo ci porta al motivo per cui ti abbiamo fatta venire qui, questa mattina.» Mallory inghiottì il boccone e bevve un sorso di caffè dolce e cremoso. Che paradiso! «Sarebbe a dire che non ci siamo riuniti per i soliti pettegolezzi?» «No» disse Reilly. «E nemmeno per parlare della vostra situazione sentimentale?» insistette Mallory. Layla si mosse sulla seggiola. Indossava una gonna che le arrivava alle ginocchia e metteva in evidenza le sue gambe favolose. «Per dire la verità, siamo qui per parlare di te.» Mallory rischiò di soffocare. «Che cosa? Di me?» Guardò gli amici. Jack fissava la tazzina che teneva tra le mani, Reilly sorrideva tra sé e Layla stava tirando fuori dalla borsetta una busta con sopra scritto il suo nome. «Che cos'è? Un regalo di compleanno anticipato?» Avrebbe compiuto venticinque anni a metà gennaio, ma di solito le amiche le regalavano delle T-shirt per arricchire la sua collezione. L'ultima che le aveva comprato Reilly, e che si era messa per la prima volta quel giorno, mostrava uno scheletro seduto su una panchina di un parco, con un cappello ornato di pizzi in testa. La scritta diceva: Aspetto l'uomo giusto. Quel mattino l'aveva scelta perché si sentiva romantica. Cosa assurda, data la ritrosia di Jack. Ma quando pensava che lui le aveva portato da mangiare, si era scusato per la sera prima e le aveva rivelato una parte di se stesso, si commuoveva. E pensare che il sesso non c'entrava per niente. Strano. «Apri e guarda» la sollecitò Reilly. Mallory ubbidì e lacerò la busta. «Questo ha tutta l'aria di essere un assegno» osservò. Poi lo piegò e lo diede a Layla. «Non accetto l'elemosina.» «Non lo guardi nemmeno, Mallory?» le domandò Reilly. «No, e non intendo farlo.» Il pasticcino che aveva mangiato le tornò in Tori Carrington
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gola. Lei non era un caso pietoso. Non le sembrava nemmeno di aver parlato delle sue difficoltà economiche con i suoi amici. Guardò Jack, che balzò in piedi. «Vado a prendere degli altri tovagliolini.» Mallory gli afferrò un braccio. «Un momento, Daniels.» Layla si protese in avanti. «Non è come credi, Mall.» «Davvero? Allora qualcuno mi spieghi meglio che cos'è, perché in questo momento mi sento come un accattone all'angolo di una strada.» «Vogliamo investire nel tuo documentario» dichiarò Reilly. «Che cosa?» Mallory s'impietrì un attimo, poi si riscosse. «E non ha niente a che vedere con quello che hai notato entrando in casa mia, vero, Layla? O con il fatto che pasteggio a base di cannoli e salatini ogni volta che stiamo insieme?» «No» rispose Layla senza battere ciglio. «Ha a che vedere solo con Gardenia Rossa.» Oh, accidenti! Mallory sentì che stava per piangere. Nessuno le aveva mai fatto una gentilezza simile. Loro avevano detto di voler investire nel suo documentario, ma, se fosse stato vero, lei era l'ultima produttrice che avrebbero scelto. No, lo facevano perché erano suoi amici. «Non posso» mormorò. Il fatto che fossero suoi amici le rendeva impossibile accettare. «Vi avevo detto che non avrebbe funzionato» borbottò Jack. Layla, però, non aveva alcuna intenzione di arrendersi. «Senti, Mall. Noi tre siamo convinti che tu sia molto brava nel tuo lavoro e che prima o poi sfonderai. Ma se non ci credi, prendi questi soldi come un prestito. Prendili perché siamo tuoi amici, teniamo a te e in questo momento abbiamo i soldi e tu no.» Reilly annuì. «Prendili, Mall.» «Ascolta» la incalzò Layla con piglio deciso. «Un giorno le nostre posizioni potrebbero essere invertite. Tu potresti avere dei soldi da parte e uno di noi essere in difficoltà. Non vorresti aiutarlo?» «No» rispose Mallory senza esitare. Ci fu un attimo di silenzio, poi esplosero delle grandi risate. Mallory inorridì per la propria risposta. Quello che aveva voluto dire era che le loro posizioni non si sarebbero mai invertite. Tori Carrington
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Layla le mise in mano la busta. «Prendila. È questo che fanno gli amici, sai.» «Io non conosco nessuno che si comporti così» mormorò Mallory. «Significa che hai frequentato le persone sbagliate» replicò Reilly. Mallory premette il mento sul petto, tentando di ingoiare le lacrime. «Io vado a prendere quei tovagliolini» annunciò Jack, e questa volta lei lo lasciò andare. Odiava piangere. Non piangeva mai. E non voleva piangere nemmeno in quel momento. Ma, accidenti, non poteva farne a meno. Alla fine tirò fuori l'assegno e lo guardò. La cifra era molto maggiore di quello che si aspettava. Avrebbe potuto pagare lo stipendio arretrato del cameraman, l'affitto dell'appartamento e andare a Omaha, nel Nebraska, per cercare le radici di Jenny Fuller. Con dita tremanti, rimise l'assegno nella busta e lo spinse verso Layla, che glielo restituì. Reilly sospirò. «Ascolta, Mall, potrai renderci quello che non ti serve, ma tienilo.» Mallory si sentì travolgere da emozioni contrastanti. Sua madre le aveva sempre detto: I parenti non danno soldi ai parenti. Gli amici non danno soldi agli amici. Non se vogliono mantenere il legame affettivo e amichevole. Mordendosi le labbra, guardò Layla, Reilly e Jack, che stava parlando con la nipotina di Reilly. Doveva accettare, altrimenti avrebbe rischiato di perdere le tre persone più importanti della sua vita. Tre ore dopo, Jack era seduto a un tavolo di Ben's Hideaway, davanti a sua madre. «Ecco perché tuo padre e io abbiamo pensato che faresti bene a prendere in mano le redini della Fondazione Daniels.» Jack lanciò un'occhiata alla sala confortevole del ristorante. I motivi per cui aveva portato lì sua madre erano molteplici. Prima cosa, sapeva che lei avrebbe odiato quel posto. Non c'erano abbastanza cristalli per i suoi gusti. Secondo, perché avrebbe avuto la possibilità di scambiare due parole con Ben senza avere l'aria di averlo programmato. Terzo, perché aveva detto a Sam di raggiungerlo a metà pasto, in modo da avere una scusa per scappare via. Schiarendosi la voce, mescolò l'insalata. Tori Carrington
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Celia Daniels era curatissima come sempre. Quel mattino doveva essere andata dal parrucchiere e dalla manicure e il suo tailleur rosa era firmato. Quando aveva cercato di baciarla, lei aveva allontanato garbatamente il viso per non rovinarsi il trucco. «Non voglio gestire la fondazione, mamma.» Celia agitò la mano ingioiellata. «Sciocchezze. Tuo padre e io ti abbiamo lasciato sbizzarrire per un tempo sufficiente. E visto che non hai ancora trovato la tua strada e che probabilmente non la troverai mai, abbiamo deciso al posto tuo.» Jack la fissò, incapace di credere che quella donna insensibile e fredda lo avesse messo al mondo. «Ho sentito bene?» «Non usare quel tono con me, ragazzo.» Lui posò la forchetta e premette le mani sul tavolo. «Non sono più un ragazzo, mamma, e tu meriti il tono che uso.» Celia gli puntò un dito contro. «È per via di Mallory Woodruff, vero? La ragazza che ho sorpreso a casa tua quel mattino. È lei che ti spinge a essere tanto irriverente, dico bene?» Piombando a casa sua inattesi, mentre lui era sotto la doccia, i suoi genitori erano stati accolti da Mallory, che indossava solo una delle sue magliette irriverenti con la scritta: Gli uomini sono dei porci. Io amo i porci. Indignati, l'avevano ignorata anche quando lui era entrato nella stanza. «No. Mallory non c'entra.» «Non ti credo. Una ragazza così ordinaria.» Ordinaria. Come se Mallory fosse destinata a non respirare mai l'aria rarefatta di sua madre. «Grazie per l'offerta, mamma, ma mi vedo costretto a declinarla. La verità è che non ho tempo.» Sua madre strinse le labbra. «In questo caso, tuo padre e io abbiamo deciso di sospenderti l'assegno mensile.» Jack sorrise tra sé. Aspettava da tempo l'arrivo di quel giorno e adesso avvertiva un senso di sollievo così profondo da non poter respirare. Voltandosi verso la porta, vide entrare Sam. Gli rivolse un cenno e posò il tovagliolo sul tavolo. «Fate quello che dovete» disse alla madre. «La persona che aspettavo è arrivata. Se vuoi scusarmi...» «Che cosa?» Gli occhi di Celia parvero schizzare dalle orbite. Tori Carrington
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Il suo sbigottimento era tale che si dimenticò di bloccarlo prima che lui le baciasse la guancia. «Ti prego, continua a mangiare. Qui la cucina è ottima e ho già pagato il conto. Ti chiamerò in settimana.» Jack si voltò verso Sam, prese sottobraccio l'esimio dottore e lo condusse verso il bar, lontano da sua madre.
Capitolo 8 «Eccoci di nuovo qui» sospirò Sam, bevendo il suo drink. Di nuovo? Jack si massaggiò il mento, pensando che l'altro si riferisse a quando si erano conosciuti e lui gli aveva domandato che intenzioni avesse nei riguardi di Layla. Sam aveva detto che non l'avrebbe mai fatta soffrire. Ebbene, le cose erano cambiate, anche se lui non capiva quali colpe avesse Sam. Voltandosi verso la sala, vide che sua madre se n'era andata. Evidentemente la buona cucina non era bastata a trattenerla. Sam scosse la testa. «Credevo che Layla avesse capito che per me era molto più importante fare il chirurgo plastico che l'amministratore del Trident Medicai Center. Chi poteva immaginare che si sarebbe inviperita in quel modo quando le ho rivelato le mie intenzioni?» «Se me lo avessi chiesto, te lo avrei detto.» «Ma non ha senso» protestò Sam. Jack bevve il suo caffè. «Le hai detto che stavi pensando di riprendere il tuo vecchio lavoro o le hai detto che avevi già deciso?» Sam parve non capire. Jack guardò verso la cucina, dove si trovava Ben Kane. Il proprietario del ristorante, ex fidanzato di Reilly, aveva promesso di raggiungerli entro pochi minuti, ma lui aveva l'impressione che volesse evitarli. Non poteva biasimarlo. Era ancora furente. «Scusami solo un momento» disse, scendendo dallo sgabello. In realtà, gli occorsero cinque minuti per convincere Ben a lasciare il lavoro e ad andare nel suo ufficio. Mentre lo seguiva con Sam, si chiese che cosa fare. La sua vita era un disastro, ma se non poteva fare niente per se stesso, poteva tentare di aiutare Sam e Ben. Un cameriere portò loro dell'acqua, un piatto di antipasti e domandò se volevano qualcos'altro. I tre uomini, immersi in profondi pensieri, lo mandarono via. Tori Carrington
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«Avete entrambi un aspetto orribile» esordì Jack, tanto per rompere il ghiaccio. Sam aveva l'aria di non dormire da un mese e le rughe intorno alla bocca di Ben erano così profonde da far pensare che non sarebbero più scomparse. «Che novità!» brontolò Ben, sedendosi. «Le donne» sbuffò Sam, cercando di togliere l'etichetta a una bottiglia di birra. «Non si può vivere con loro e non si può ucciderle.» Ben ridacchiò, mentre Jack si limitò a sorridere. Ricordava di aver letto una frase del genere, riferita però agli uomini, su una delle magliette assurde di Mallory. Chissà che cosa stava facendo in quel momento? L'aveva riaccompagnata a casa dopo che lei aveva accettato con riluttanza i soldi che le avevano offerto e Mallory si era messa subito a telefonare al suo cameraman, dimenticandosi di lui. Evidentemente, sentendosi responsabile per il denaro che le avevano dato, la sua determinazione a ottenere il successo si era raddoppiata. Le aveva domandato se intendeva pagare l'affitto quel giorno stesso, ma lei lo aveva mandato via. Era così presa dal pensiero di fare il documentario da dimenticare tutto il resto. Lui compreso. «Che cosa mi hai detto a proposito di decisioni già prese?» domandò Sam, finendo di togliere l'etichetta. Jack raccolse le idee. «Ecco» esordì, guardando entrambi. «Le donne forti come Layla e Reilly vogliono essere incluse in tutte le decisioni. Quando tu, Sam, proprio la sera prima del matrimonio, le hai detto che volevi tornare alla tua vecchia attività, la notizia l'ha colpita come una pugnalata. Non le avevi anticipato niente prima di quel momento?» Sam scrollò le spalle. «Sapeva che detestavo licenziare la gente e dedicare gran parte del mio tempo libero al socio anziano che si sente solo.» «Ma le hai mai detto: "Ehi, Layla, sto pensando di licenziarmi"?» Sam cercò di ricordare. «Non lo so. Forse.» «O forse no» concluse Jack. Se non avesse avuto tanta simpatia per lui, lo avrebbe odiato. Sam sembrava un fusto da copertina e Ben non era da meno. Le donne gravitavano intorno a loro come se fossero stati gli unici uomini al mondo. «Dannazione» imprecò Ben, passandosi le mani sul viso. Chiedere a Reilly di chiudere il suo negozio e aiutarlo a gestire il ristorante era stata Tori Carrington
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una pessima idea. «Non mi è mai venuto in mente di comunicare a Reilly i miei pensieri. Volevo farle una sorpresa. Avevo già preparato l'insegna e tutto...» «Quale insegna?» volle sapere Sam. «Ben voleva chiamare il loro ristorante Ben e Reilly» gli spiegò Jack. «Oh» mormorò Sam. «Strano che ci accorgiamo del treno che sta andando addosso agli altri e non vediamo quello che investe noi» borbottò Jack. I due uomini lo guardarono. «Sembra che anche tu abbia dei problemi con le donne. Raccontaci» lo invitò Ben. Jack scosse la testa. «Ho promesso di non dire niente.» Ben lo scrutò. «Questo significa che frequenti una che conosciamo.» Jack si voltò di scatto verso di lui e Ben rise. «E allora? Da quanto tempo tu e Mallory ballate la rumba sul materasso?» Mallory scese dal vecchio furgone di Harris e si schermò gli occhi contro il riverbero del sole al tramonto. Il posto sembrava tranquillo, ma ogni volta che tornava a visitare la scena del delitto le venivano i brividi. Venticinque anni prima quello era stato un lotto di terreno deserto e il corpo nudo di Jenny, avvolto in una coperta, era stato trovato vicino all'unico edificio esistente allora. A quell'epoca i metodi di indagine non erano molto sofisticati. La salma era stata portata nel Nebraska e cremata, perché la famiglia non sopportava che il corpo di Jenny fosse stato mutilato. Poco prima, Mallory aveva intervistato di nuovo Coco Cabana seduta in un bar, mentre Harris la riprendeva. Dalla finestra alle spalle di Coco si vedeva il Sunset Boulevard e in lontananza il complesso edilizio in cui Jenny aveva vissuto. «Mall?» «Sì.» Mallory si voltò verso Harris, che stava puntando la telecamera. «Voglio che cominci a riprendere da laggiù. Fai un'ampia carrellata e fermati sul punto in cui è stato rinvenuto il cadavere.» Il suo cellulare si mise a suonare e lei lo prese in mano. «Pronto?» «Non posso credere che tu non ci abbia mai detto niente!» l'aggredì Reilly. Tori Carrington
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Mallory si coprì l'altro orecchio con una mano. «Detto niente di che cosa?» «Che tu e Jack vi siete messi insieme all'insaputa mia e di Layla.» Mallory, che stava camminando sul marciapiede, s'impietrì. Oh, mio Dio. Oh, mio Dio. Oh, mio Dio. «Non so di che cosa parli» mentì. «Vuoi che faccia questa ripresa o no?» gridò Harris. Mallory gli fece cenno con la mano di tacere. «Voglio che tu venga qui tra un'ora» le ordinò l'amica. «Sto lavorando» protestò Mallory, guardandosi intorno. «Non mi importa se sei sulla Luna! Voglio che tu e Jack veniate qui tra sessanta minuti. Non cinquantanove!» Reilly riappese e Mallory fissò il suo cellulare muto. E adesso?, si domandò. Quello stesso mattino si erano ritrovati allo Sugar and Spice per investire dei soldi nei documentari di Mallory, ma ora l'atmosfera non era più la stessa, pensò Jack. Reilly e Layla lo fissavano come se fosse l'incarnazione del diavolo e lui sentì il desiderio di precipitarsi verso la porta da cui Mallory sarebbe entrata a momenti. Passandosi una mano sul viso, si chiese chi, tra Ben e Sam, avesse divulgato la notizia. «Allora» esordì, rivolgendosi a Layla. «Tu e Sam state facendo qualcosa per riconciliarvi?» «Non ho parlato con Sam.» Ah, quindi era Ben il colpevole. Aspetta che ci incontriamo, amico, pensò. «Dunque, tu e Ben vi sentite ancora» commentò, guardando Reilly, che voltò la testa dall'altra parte. Dannazione. Era peggio di quanto avesse temuto, ma c'era da aspettarselo. Non si potevano tenere dei segreti di quella natura. Vedendo Mallory che scendeva dal furgone di Harris, Reilly corse ad aprire la porta a vetri che aveva chiuso subito dopo l'arrivo di Jack. «Che cos'è successo?» domandò Mallory in tono brioso. Jack si strinse nelle spalle e Layla e Reilly non risposero. Mallory si tolse lo zainetto dalle spalle e prese a frugarvi dentro. Tori Carrington
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«Non crederete mai alle riprese fantastiche che ho fatto oggi. Inoltre, tramite l'agenzia di James Jones, sono riuscita a parlare con Darth Vader in persona.» «Mallory?» l'apostrofò Layla con freddezza. «Sì?» «Siediti e taci.» Mallory la guardò, poi sospirò e si sedette, ma invece di guardare le amiche, si riempì una tazza di caffè, aggiungendovi la solita quantità spropositata di zucchero e latte. Reilly le tolse la zuccheriera dalle mani. «Parla!» intimò Layla. «Di che cosa? Siete state voi a convocarmi» sibilò Mallory, lanciando a Jack un'occhiata velenosa. Lui sollevò le mani. «Non guardare me. Io non ho detto niente.» «No» convenne Reilly. «Ma avresti dovuto. Invece sono venuta a saperlo da Ben un'ora fa.» «Ah, bene. Ti sei riappacificata con lui?» le domandò Mallory, nel chiaro intento di cambiare discorso. «Stiamo parlando» le rispose Reilly a denti stretti. «Questo è evidente» commentò Mallory. «E sembra che non siate i soli.» «Ehi!» protestò Jack. «Ben lo ha capito senza che dicessi una parola. Io non ho aperto bocca.» Mallory strinse le labbra. «E questo ti ha reso tutto più facile, vero?» Layla sollevò una mano. «Smettetela. Non mi importa chi ha parlato. Voglio sapere perché voi due avete mentito fin dall'inizio.» «Dall'inizio?» ripeté Mallory. Reilly annuì. «Sì, e adesso dovete raccontarci tutto. Quando avete cominciato, se si tratta di una cosa seria e via dicendo.» Mallory assaggiò il caffè e, sentendolo troppo amaro per i suoi gusti, fece una smorfia. Poi allungò una mano e cercò di prendere la zuccheriera che Reilly teneva stretta. «Vuoi una risposta?» ringhiò. L'amica annuì. «Allora dammi lo zucchero. Ho bisogno di tutto l'aiuto possibile.» Jack sospirò. «Tanto perché lo sappiate, io volevo dirvelo.» Le tre donne lo guardarono come se volessero ucciderlo. «Non capisco perché voi due siate tanto sconvolte.» Mallory assaggiò il caffè e parve soddisfatta. «In realtà, non c'è niente da dire. Non più, Tori Carrington
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almeno.» «Che cosa significa?» domandò Layla. «Che Jack e io non facciamo più sesso.» L'amica rischiò di soffocare con il caffè. «Vi stupisce che Jack e io facessimo sesso?» sbuffò Mallory. «Abbiamo cominciato subito.» «Da quando ci siamo conosciuti cinque anni fa?» indagò Reilly, sbalordita. Mallory annuì. «Dalla prima sera.» «Cioè proprio dal giorno in cui giurammo di non tentare di sedurre Jack per il bene della nostra amicizia?» puntualizzò Layla, piccata. Mallory ebbe la buona grazia di vergognarsi. «Non è una cosa che ho deciso a priori, e dopo che è successo non c'era più niente da fare. Inoltre, si è trattato di una sola notte.» «Ma dopo ce ne sono state delle altre.» Mallory ruotò gli occhi. «Che cosa volete? Un resoconto preciso?» «Sì» risposero Layla e Reilly all'unisono. «Peccato, perché non lo avrete.» Mallory posò la tazza. «Vi basti sapere che è finito tutto.» Nel silenzio che seguì, Jack si guardò intorno. Il fatto che Layla e Reilly se la fossero presa con Mallory gli dava un grande sollievo, ma aveva la sensazione che avrebbe dovuto cercare di difenderla in qualche modo. Tuttavia, se Mallory gli avesse dato retta e avesse detto la verità alle amiche, tutto quel parapiglia non sarebbe successo. Meritava di essere torchiata, se non altro perché aveva rovinato una perfetta intesa sessuale. «A quanto pare, non avete bisogno di me» esordì lui, alzandosi. «Perciò, se non vi dispiace, me ne vado.» «Siediti!» gli intimarono Reilly e Layla simultaneamente. Jack ubbidì. «Dio, che vigliacco sei» sbuffò Mallory. «Lui un vigliacco?» protestò Layla. «Jack voleva dircelo. Sei tu a non aver voluto. Perché?» «Perché?» ripeté Mallory con ironia. «Guardate come siete sconvolte. E ormai non facciamo più sesso. Sapevo quello che sarebbe successo.» Un pesante silenzio cadde nella saletta. Jack fece per versarsi dell'altro caffè, ma la caraffa era vuota. «Perché?» mormorò Layla dopo qualche istante. Tori Carrington
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«Perché, che cosa?» domandò Mallory. «Perché tu e lui non state più insieme?» specificò l'amica.
Capitolo 9 Mallory si domandò se Layla si fosse rimbambita. Prima era rimasta sconvolta apprendendo che lei e Jack avevano fatto sesso e adesso lo era perché non lo facevano più. «Qualcuno ha un'aspirina?» domandò, avvertendo un incipiente mal di testa. «Vado a prenderle.» Reilly si alzò. «Ma non dire una parola fino al mio ritorno.» «Non me lo sognerei mai» borbottò Mallory guardando Jack, che sembrava più agitato di un tacchino il giorno prima di Natale. Lui le rivolse un mezzo sorriso e Mallory sentì l'insano desiderio di saltargli addosso e di baciarlo. Tuttavia, non le sembrava che fosse preoccupato per quello che stava succedendo. Semmai il contrario, il che era piuttosto strano. La sua espressione compiaciuta poteva significare solo che... Mallory sbarrò gli occhi. Il verme! Era quello che aveva sempre voluto, giusto? Era stato lui a lanciare l'ultimatum e a raccontare a Sam e a Ben di loro due. Incredibile! Si divertiva a vederla farsi torchiare da Reilly e da Layla e aspettava di sentire in che modo avrebbe giustificato la rottura del loro rapporto. Rapporto? Quale rapporto? Avevano solo fatto sesso. Il mal di testa aumentò. Terribile. Quella storia stava diventando sempre più confusa. «Ecco qui.» Reilly le diede due aspirine e un bicchiere d'acqua. Mallory le inghiottì e premette le spalle contro lo schienale della seggiola. «Credo che Jack possa spiegare meglio di me perché non facciamo più sesso. Sempre che il sesso orale non sia sesso. Altrimenti l'ultima volta che lo abbiamo fatto è stata la sera delle prove generali del tuo matrimonio, Lay.» Layla impallidì. «Che c'è?» le domandò Mallory. «Ti sembra che sia troppo esplicita? Non avrai pensato che Jack e io ci attenessimo alla posizione del Tori Carrington
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missionario?» Reilly gettò indietro la testa e scoppiò a ridere senza ritegno. Mallory se ne compiacque. Ridere faceva bene. Significava che l'inquisizione era finita. Layla si schiarì la voce. «Il sesso orale è sesso» affermò. Mallory lanciò a Jack uno sguardo trionfante. «Un rapporto orale non è sesso» argomentò lui. «Fa parte dei preliminari.» «Solo se dopo segue un amplesso» specificò Mallory. «Cosa che non è successa.» Reilly si agitò sulla seggiola. «Io ho sempre pensato che il sesso fosse uno scambio di piacere reciproco.» «Mallory è molto altruista a letto» commentò Jack. «Capisco.» Reilly parve riflettere un attimo. «E allora, non volete rispondere alla domanda di Layla?» Mallory tese la mano verso Jack. «Lascio a te l'onore, visto che faremmo ancora sesso se non fosse per il tuo stupido ultimatum.» Layla parve tornare di colpo alla realtà. «Avete fatto sesso durante la cena per le prove generali del mio matrimonio?» «Non durante la cena. Subito dopo, e precisamente nello stanzino della biancheria.» Reilly guardò Jack a occhi sbarrati. «Ah, ecco dov'eravate. Adesso capisco perché dopo eri così distratto.» «Già, non abbiamo assistito all'inizio delle ostilità» aggiunse Mallory, sospirando. «Siamo andati via che tutto sembrava tranquillo e quando siamo tornati era stata dichiarata una guerra mondiale.» Layla sbuffò. «Mi sembra che anche voi abbiate fatto una battaglia. E proprio sotto il nostro naso. Come abbiamo fatto a non accorgercene?» «In verità, io l'ho sospettato» confessò Reilly, alzando le spalle. Layla la guardò. «Non è vero.» «Invece sì. O forse è stato Ben. Ha detto che il modo in cui Jack guardava Mallory gli dava da pensare.» «E te lo ha comunicato.» «Sì, ma all'inizio non ci ho creduto. Poi mi sono accorta che in effetti voi due vi guardavate in un certo modo.» «Perché non mi hai detto niente?» domandò Layla, delusa. Reilly si strinse nelle spalle. «Non toccava a me parlartene. Ormai Tori Carrington
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sappiamo la verità, quindi che differenza c'è?» «La differenza è che questo ti rende colpevole come loro due» ribatté Layla. «Non ha senso!» protestò Reilly. «Come posso essere colpevole, se non ho fatto niente?» Layla agitò una mano per zittirla e si concentrò su Jack. «Coraggio, parla. Perché voi due non state più insieme?» Mallory incrociò le braccia sul petto, curiosa di sentire la risposta. Jack giocherellò con la tazzina. «Perché, dopo quello che è successo alla tua cena, ho detto a Mallory che se non vi avesse raccontato la verità tra noi sarebbe finito tutto.» Layla e Reilly si voltarono a guardare l'amica con occhi accusatori. «È vero?» le domandò Layla. «È questo l'ultimatum di cui parlavi?» Mallory bevve un sorso di caffè e si pulì le labbra con un tovagliolino. «Può darsi» sussurrò con un filo di voce. «Come hai detto, scusa?» Layla si mise una mano a coppa intorno all'orecchio. «Non ho sentito.» Mallory si protese verso di lei e gridò: «Ho detto che può darsi!». L'amica la fissò. «Va bene, va bene. È vero. Siete contente, adesso? Jack e io facevamo sesso in modo meraviglioso di nascosto da voi, ma lui voleva dirvi che avevamo una relazione. Secondo me, fare sesso non significa avere una relazione, perciò mi sono opposta e lui mi ha piantato in asso, lasciandomi all'asciutto.» La risata di Jack sorprese tutti. «Scusatemi» mormorò, lanciando a Mallory un'occhiata maliziosa. «Sai che prima non ti ho mai lasciata all'asciutto.» «No, è vero» riconobbe lei, sorridendogli in modo allusivo. «Sentite, se parlare di questa storia significa stare a guardarvi mentre fate l'amore con gli occhi, non credo di poterlo sopportare» dichiarò Reilly, alzandosi. «Ha ragione» concordò Layla a disagio. «È un bene che voi due non facciate più niente, perché immaginarvi a letto insieme è come immaginare mia sorella e mio fratello che fanno l'amore.» «Sei figlia unica» le ricordò Mallory. «Però, se non lo fossi, sentirei proprio questo» mugugnò l'amica. Mallory guardò Jack. «Mi sembra un ragionamento contorto» affermò, Tori Carrington
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resistendo al desiderio di accarezzargli un ginocchio sotto il tavolo. «E siete sicuri che non fate più sesso, voi due?» domandò loro Reilly, socchiudendo gli occhi. «Sicurissima» affermò Mallory. «Senza alcun dubbio» convenne Jack. «Bene» commentarono Layla e Reilly all'unisono. Mallory sbirciò Jack. Aveva la sensazione che presto non sarebbe più stata all'asciutto. Jack aprì la porta del suo appartamento con il fianco. Mallory gli stava così incollata addosso da rischiare di farlo cadere. Quanto gli era mancata quella sensazione! La sua bocca sapeva di caffè e di qualcosa di più dolce. Strano, in precedenza non avrebbe mai associato il termine dolce a Mallory, mentre ora sentiva sulla lingua un sapore di miele. «Cane» lo avvertì Mallory, per impedirgli di inciampare su Boomer, disteso nell'ingresso. Era per dargli da mangiare che erano andati a casa sua, pensò Jack, guardando Boomer che, muso posato sulle zampe, scodinzolava piano. Sospirando, si staccò da Mallory. «Perché non vai sotto la doccia o a letto, mentre gli preparo la zuppa?» Mallory sorrise. «Sei sicuro che non possiamo fare qualcosina, prima di dargli da mangiare?» «Sicuro» rispose lui, spingendola avanti e guardando con rapimento i suoi glutei rotondi, fasciati dai jeans. «Andiamo, Boomer» ordinò, correndo in cucina. Versò in una ciotola un barattolo di cibo per cani, riempì l'altra d'acqua e posò entrambe per terra. Boomer rimase sdraiato dov'era. Strano, di solito si precipitava a mangiare. Adesso che ci pensava, si precipitava sempre anche addosso a Mallory, mentre, quando li aveva visti, non si era mosso. Andandogli vicino, gli tastò il naso e i fianchi. Non gli sembrava che avesse la febbre o qualche dolore. «Coraggio, Boomer. La pappa è pronta.» Boomer si tirò in piedi e si mosse adagio verso la cucina. «Jack?» lo chiamò Mallory dall'altra stanza. Tori Carrington
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Lui si accertò che Boomer mangiasse e corse da lei. Mallory si distese bocconi sul letto. Voleva che per prima cosa Jack vedesse il suo didietro coperto solo da uno slip leopardato. Sapeva che non avrebbe resistito. «Accidenti. Hai proprio un gran bel fondoschiena.» Mallory raccolse i lunghi capelli in una mano e si voltò a guardarlo. «Ti sembra?» domandò, agitando i fianchi. «Oh, sì, eccome» rispose lui, togliendosi la maglietta. «E che cosa pensi di fare?» sussurrò lei, sollevando i fianchi. Jack parve sorpreso. «Sarebbe a dire?» «Vuoi sculacciarmi? Dopotutto, sono stata molto cattiva.» Lo udì trasalire, sfilarsi i pantaloni e balzare sul letto, mettendosi dietro di lei. «Non lo so... Vuoi che ti sculacci?» domandò Jack con voce strozzata. Mallory agitò di nuovo i fianchi. «Un paio di colpetti potrebbero interessarmi.» Un brivido di desiderio le corse lungo la spina dorsale. L'idea che lui la colpisse, anche se solo per gioco, la eccitava da impazzire. Ma, invece di una sculacciata, sentì le sue mani risalirle lungo le cosce, percorrerle la curva dei glutei e tornare indietro. Gli si spinse contro, sperando di invogliarlo a toccare dei punti che richiedevano a gran voce la sua attenzione, ma Jack continuò ad accarezzarla come un artista affascinato da una magnifica scultura. Mallory voleva essere presa con forza, completamente. «Stai ferma» ordinò lui. «Non posso» sussurrò. «Prova.» Jack le afferrò i fianchi, stringendola forte. Mallory si spinse indietro finché sentì la prova della sua eccitazione. Jack stava morendo dalla voglia di penetrarla. Mallory sorrise e in quel momento si sentì colpire il sedere. «Stai ferma, cattiva, e accetta la tua punizione» sibilò lui. Mallory fece l'opposto e cominciò a ruotare il bacino, premendoglisi contro. Sentì un altro schiaffo, ma questa volta era preparata. Un gemito profondo le sfuggì dalle labbra e lei schiacciò i capezzoli contro il materasso, in preda a delle contrazioni violente. Tori Carrington
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«Accidenti» mormorò, quando fu in grado di respirare. Jack ridacchiò. «Io non userei quella parola, comunque...» Incapace di reggersi, Mallory crollò sul materasso. «Oh, no, piccola. Non abbiamo finito» l'avvertì lui. «Speravo di sentirtelo dire» sospirò lei. Jack la voltò e le si adagiò sopra senza quasi darle il tempo di respirare, poi affondò in lei, colmandola quanto un uomo può colmare la sua donna. Mallory chiuse gli occhi, abbandonandosi al piacere di sentirlo dentro di sé. Jack la completava, le dava la sensazione di non essere più sola, di far parte di un tutto unico che comprendeva entrambi. Sentì le sue mani sui seni, la sua lingua sui capezzoli e un'ondata di calore le incendiò la pelle. «Lascia stare i miei seni» mormorò, rapita. «E fai l'amore con me.» Non aveva mai usato quell'espressione, riferendosi ai loro rapporti fisici. Jack si fermò e la guardò, ma per fortuna non disse niente. Cominciò a muoversi, lo sguardo immerso nel suo, come a esigere una partecipazione totale del corpo e dell'anima, e lei si sentì colmare da un amore così grande da farle scoppiare il cuore. «Parlami, Mall. Dimmi quello che senti» sussurrò lui, baciandola. «Sento che sto per esplodere» rispose lei con voce rotta. «E poi?» E poi, che cosa? Cosa voleva che gli dicesse? Che le sue sensazioni erano così complesse da non riuscire a capirle? O che, se lui avesse osato lanciarle un altro ultimatum, lo avrebbe ucciso, perché non sopportava di stargli lontana nemmeno un giorno? «E poi...» bisbigliò. «E poi sento che vorrei che non finisse mai.» Jack premette le labbra sulle sue e lei lo baciò, abbandonandosi al piacere che la stava travolgendo senza riserve, senza inibizioni, senza domandarsi quello che sarebbe successo.
Capitolo 10 «Il matrimonio si farà.» Jack si sfregò le palpebre, cercando di capire quello che Layla gli stava dicendo al telefono, ma concentrarsi su qualcosa alle sette del mattino non era facile. Tori Carrington
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Mallory gli premeva il tondo fondoschiena contro il fianco e il suo respiro profondo gli diceva che non aveva udito gli squilli del telefono e tanto meno lui che rispondeva. «Che cosa?» bofonchiò. «Sei ancora a letto?» cinguettò Layla, allegra come non era da molti giorni. «Sì» le rispose Jack, sbirciando la sveglia. Di norma a quell'ora era già tornato dall'aver fatto la solita corsa mattutina e stava bevendo la seconda tazza di caffè. «Sei solo?» Jack aprì la bocca per rispondere, ma non riuscì a parlare. «No. Dimentica che te l'ho domandato. Non voglio saperlo.» «Che cos'è questa storia del matrimonio?» le chiese lui. Alla parola matrimonio, Mallory si svegliò di colpo e si mise a sedere, i bei seni nudi che sembravano d'avorio nella luce che filtrava dalla finestra. «Che cosa?» sussurrò, battendo le palpebre. Jack spostò il telefono sull'altro orecchio e ascoltò quello che Layla gli stava dicendo. «Non un matrimonio qualsiasi, amico. Il mio matrimonio con Sam.» Jack rise. «Sono felice di sapere che avete ritrovato un po' di buonsenso.» «Già» rispose Layla con voce così languida da dargli il desiderio di chiederle se fosse sola. No, non voleva aprire quella porta. «Siamo stati a parlare tutta la notte. Sam è appena uscito. Doveva andare all'inaugurazione del suo nuovo ambulatorio.» Il sorriso di Jack si allargò. Avrebbe scommesso dei dollari contro delle noccioline che quei due non si erano limitati a parlare. «Ho voluto informare per primi te e Mallory. Immagino che lei dorma ancora.» «Sì, è probabile» convenne lui, guardando Mallory che stava allungando il collo per ascoltare la conversazione. «In ogni modo, non so dove e quando, ma state pronti a intervenire alla cerimonia in qualunque momento.» Jack allungò una mano e stuzzicò il capezzolo di Mallory. Lei gli diede uno schiaffo sulle dita. «Non farete le cose in grande, questa volta?» volle sapere Jack. «Cioè invitare mezza città come voleva la mia matrigna? No.» Jack udì Tori Carrington
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un lieve fruscio e si domandò se anche l'amica fosse ancora a letto. «Comincio a pensare che tutto quello che è successo sia dipeso dallo stress per i preparativi» aggiunse lei. «Anche l'anima più indomita si sarebbe spaventata.» Layla rise. «Può darsi. Comunque, se senti Mallory prima di me, dalle la notizia.» Jack si schiarì la voce. «D'accordo. Lo farò.» Poi chiuse la comunicazione e rimise il telefono sul comodino. Mallory si mordicchiò le labbra. «Perché non le hai detto che ero qui?» Lui si strinse nelle spalle. «Ha detto che non voleva saperlo.» «Cielo» mormorò lei. «Non riuscirò mai a capirti.» «Bene, così non rischierai di annoiarti.» Mallory scosse la testa. «Non è quello che intendo. Stupiscimi, proponendomi un viaggio a Catalina. Sarebbe una bella sorpresa. Però non dire a Layla che ero a letto con te, dopo che hai fatto tante storie perché volevi comunicare loro che stavamo insieme... be', scusa, ma francamente non ha molto senso.» «Perché non hai preso il telefono? Potevi dirle tu stessa che eri qui.» Mallory gli voltò le spalle. «Non lo so. Penso perché questa non è casa mia.» «Come se questo ti avesse mai creato dei problemi» la rimbeccò lui, stringendo le labbra. Stavano litigando? Sì, stavano litigando. Dopo una notte di sesso fantastico. Jack ricadde sui cuscini, pensando che non avrebbe mai capito che tipo di rapporto ci fosse tra loro due. Mallory si alzò e cominciò a raccogliere i propri indumenti, sparsi per tutta la camera. «Dove vai?» le domandò lui. «A casa.» «Manca un sacco di tempo a mezzogiorno. Perché non torni qui?» la invitò Jack, battendo una mano sul letto. Mallory lo guardò. «Oggi è martedì. Non devi fare una lezione?» «Non prima delle dieci.» «Allora è meglio che ti muovi, perché lento come sei rischierai di arrivare in ritardo.» Tori Carrington
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Era un colpo basso, mirato a evidenziare la sua mancanza di ambizioni. Jack la guardò vestirsi e notò che faceva di tutto per non fargli vedere le sue nudità. Strano, pensò. Mallory non sapeva che cosa fosse il pudore. «Sei arrabbiata con me?» le domandò. «Perché dovrei essere arrabbiata?» «Perché non ho detto a Layla che eravamo insieme.» Lei scrollò le spalle con indifferenza. «Non mi importa quello che le dici.» Oh, ecco il punto. «Comunque, devo scappare davvero. Alle undici Harris e io prenderemo un aereo per andare a filmare la casa in cui è cresciuta Jenny Fuller nel Nebraska.» «Vai nel Nebraska?» «Oggi.» Mallory s'infilò i jeans e chiuse la lampo. «Quando pensi di tornare?» «Questa notte. O forse domani. Dipende da quando riuscirò a fare tutte le riprese che mi servono.» In modo del tutto irrazionale, Jack rimpianse di averle dato i soldi. «Poi, quando tornerò, dovrò portare tutto il materiale allo studio perché lo montino, in modo che possa mostrarlo alla James Foundation e possibilmente distribuirlo.» «La somma che ti abbiamo dato ti basta?» Impegnata a mettersi le calze e le scarpe, lei non rispose. «Mallory?» Lei si avvicinò al letto, lo baciò e gli arruffò i capelli. «Ci vediamo.» Jack non riuscì a spiccicare parola. Ci vediamo? Da quando stavano insieme, lei non aveva mai pronunciato una frase del genere in tono così freddo. La udì parlare con Boomer nell'ingresso, poi la porta si chiuse. Si stava vendicando per il modo in cui l'aveva lasciata dopo aver ricevuto il più bel sesso orale della sua vita? No. Mallory non era un tipo vendicativo. Sospirando, si costrinse a scendere dal letto. In ogni modo, in quel momento non poteva fare niente e forse non avrebbe potuto nemmeno in futuro, perché aveva l'impressione che non l'avrebbe rivista per molto tempo. Tori Carrington
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Mallory sbuffò. Non le era mai piaciuto viaggiare, ma adesso lo odiava. Tutta quell'attesa e quei controlli per salire su un volo di tre ore verso un posto che nessuna persona sana di mente avrebbe desiderato visitare. Durante il volo di ritorno, una hostess, anzi, un'assistente di volo, l'aveva trattata come se la considerasse una terrorista e lei aveva dovuto mordersi la lingua. In quei giorni, infatti, se una persona esprimeva la sua opinione negativa su una di quelle ragazze che rischiavano la vita sugli aerei, poteva finire in prigione. Arrivata davanti alla porta del suo appartamento, buttò per terra lo zaino. Erano le due di notte e anche quella zona di Los Angeles era tranquilla. L'unica nota negativa era il biglietto attaccato all'uscio. Era il secondo avviso dell'amministratore. Lo staccò con rabbia ed entrò in casa, sbattendosi la porta alle spalle. Da quando aveva ricevuto i soldi dei suoi amici, aveva giurato di non usarli per ragioni personali come l'affatto, le ricariche del cellulare e la riparazione della sua macchina. Lanciando lo zaino sul divano ingombro di indumenti, si sedette e si mise a pensare a quello che era successo durante la giornata, dalla telefonata di Layla a Jack quel mattino, alla spiacevole intervista che aveva fatto a una vicina di Jenny Fuller. «Mio figlio e Jenny sono stati insieme per tutto il liceo. Arnold si aspettava di sposarla, ma Jenny aveva altre prospettive. Il matrimonio non era abbastanza per lei. Oh, no. Voleva andare a Hollywood e, così facendo, ha spezzato il cuore di mio figlio.» Mallory aveva pensato che, visto che Jenny era ancora vergine al momento della morte, il rapporto con quel ragazzo non doveva essere stato molto profondo. Comunque, dov'era adesso suo figlio? La donna aveva scrollato le spalle. «Da qualche parte in California. Non a Los Angeles, però. Se n'è andato subito dopo la partenza di Jenny.» In tutte le sue ricerche, Mallory non aveva mai trovato un accenno al ragazzo di Jenny. Lei non era mai stata vista in compagnia di un uomo e non risultava che avesse mai invitato qualcuno a casa sua. Jenny sapeva che Arnold l'aveva seguita? O lui aveva agito di soppiatto? Mallory tirò fuori dallo zaino il suo taccuino e lo sfogliò, cercando il cognome di Arnold. Con un po' di fortuna sarebbe riuscita a scoprire dove Tori Carrington
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viveva e a parlargli. Non capiva perché quel soggetto l'affascinasse tanto. Seguiva con passione tutti i suoi progetti, ma quello... Forse dipendeva dal fatto che sentiva una certa somiglianza con Jenny. Jenny aveva lasciato la casa natale per fare carriera a Hollywood. Venticinque anni dopo, lei aveva fatto la stessa cosa. Certo, i loro obiettivi erano stati diversi, ma la loro provenienza, le motivazioni erano state più o meno le stesse. Tuttavia, le somiglianze finivano lì. Mallory era sempre stata un maschiaccio e si era curata poco del suo aspetto. Jenny, invece, era stata molto femminile e molto attenta alla propria immagine. Truccarsi, pettinarsi e vestirsi costituivano per lei un impegno importante. Inoltre, c'era il piccolo dettaglio che Jenny era stata uccisa, mentre lei era ancora viva. Mallory guardò il poster di Gardenia Rossa appeso alla parete. I bordi si stavano arricciando, come se il tempo stesse cercando di arrotolarlo e di nascondere la sua immagine, ma lei non l'avrebbe permesso, perché Jenny rappresentava i sogni di molte ragazze che avevano abbandonato tutto per rifarsi una vita nella città degli angeli. Mallory prese il cellulare e controllò i messaggi. Nessuno. Jack non aveva cercato di contattarla in tutto il giorno. Significava che l'aveva presa in parola e aveva deciso di rivederla quando fosse capitato? Quel mattino, mentre lui parlava con Layla, si era sentita prendere da una sorda irritazione e anche adesso, che erano passate tante ore, non riusciva a capire perché. Dopotutto, era stata lei a sostenere che il loro era un rapporto puramente sessuale, no? Perciò, perché diavolo se la prendeva? Se la sua vita era nel caos, perché non doveva esserlo anche la sua relazione con Jack? Si era concessa cinque anni per sfondare e quel limite si stava avvicinando. Quasi senza accorgersene, ripiegò gli indumenti che ingombravano il divano e li buttò nel cesto della biancheria sporca. Per quanto detestasse Los Angeles e la superficialità della gente, doveva ammettere che la città aveva un fascino particolare. La fiumana incessante di aspiranti attrici continuava a fluire da ogni dove. Tori Carrington
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Le ragazze che giungevano dal Midwest avevano gli occhi pieni di stelle, e anche se dovevano imparare a farsi largo fra trafficanti di droga, sfruttatori e gente di malaffare, erano determinate ad avere successo. La città aveva i suoi lati brutti e i suoi lati belli, ma la magia c'era sempre. Una cameriera sconosciuta che lavorava in una tavola calda per quattro soldi poteva diventare un'attrice milionaria nel giro di una notte. Il clima era sempre piacevole e l'aria era piena di possibilità. Certo, sapeva che l'aria era inquinata, che ogni tanto la terra tremava e che l'acqua costituiva un problema grave. Ma Los Angeles era tanto bella da far dimenticare i lati negativi. Prima di rendersene conto, raccolse tutti i fogli e i giornali sparsi per terra, li ammucchiò in una pila ordinata sul tavolino, spolverò e spazzò finché, guardandosi intorno, non riconobbe più il suo appartamento. Da quando era diventata tanto disordinata? Oh, sì, da quando era uscita da casa sua e nessuno le aveva più detto di mettere a posto i vestiti. Adesso sua madre sarebbe stata orgogliosa di lei. Quel pensiero le diede il desiderio di ributtare tutto all'aria. Una reazione infantile, senza dubbio, ma aveva imparato da molto tempo a godere dei piccoli piaceri della vita ogni volta che poteva. Essere disordinata, sapendo di fare imbestialire sua madre, era appunto uno di quei piaceri. A parte quello, non aveva mai tempo per pulire. Guardò l'orologio. Erano le tre e mezza del mattino, ma non era per niente stanca. Mordendosi le labbra, si chiese se fosse il caso di chiamare Jack. No, le sussurrò una vocina. In quell'istante udì un rumore fuori dall'appartamento e un brivido di paura le serpeggiò nelle vene. Spense la luce e, andando alla finestra, scostò appena le pesanti tende, ma per quanto aguzzasse lo sguardo non vide né una persona né un gatto che potessero aver fatto quel rumore. Poi ci fu un movimento e per poco lei non svenne, vedendo apparire una sagoma nella fessura tra le tende. Era Coco. Tutta l'aria le uscì dai polmoni e lei corse ad accendere la luce e ad aprire la porta. «Ma insomma!» esclamò l'anziana prostituta, premendosi una mano sul petto. «Mi hai fatto una paura del diavolo.» Tori Carrington
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«Senti chi parla» la rimbeccò Mallory. «Però, a questo punto, è meglio che entri.» Coco accettò sorridendo. «Mi dispiace di averti spaventata. Il fatto è che questa notte non ho voglia di lavorare e Candy ha un ospite. Ma non sono venuta a mani vuote» dichiarò, mostrandole una bottiglia di tequila. Mallory sentì quasi il desiderio di abbracciarla. «Splendido! Non c'è niente come un goccio di tequila che riesca a scacciare la malinconia.» «Puoi dirlo forte.» Coco si fermò in mezzo al salotto e, notando la pulizia e l'ordine che vi regnavano, sbarrò gli occhi. «Che cos'è successo qui dentro?» «Ho messo un po' a posto.» «Un po'? Sembra che tu sia stata posseduta dal fantasma di una vecchia governante.» Ridendo, Mallory prese due bicchieri e si sedette sul divano. «Sai una cosa? Con gli orari che fai, potresti pensare di battere il marciapiede per mantenerti» osservò Coco. Mallory arricciò il naso e versò il liquore nei bicchieri. «Non fa per me. Io posso fare sesso solo se sono motivata.» «I soldi possono essere un buon incentivo» obiettò Coco. «Non fino a quel punto.» Coco sorrise. «Com'è andato il tuo viaggio a Omaha?» La tequila le bruciò la gola, ma la rilassò, e Mallory affondò di più tra i cuscini. «Penso di aver fatto delle belle riprese e la famiglia della vittima ha collaborato. Credo che sperino ancora che l'assassino venga catturato.» «Difficile, dopo venticinque anni.» «È l'unica speranza a cui possono aggrapparsi.» «È vero, però mi pare poco realistico. Voglio dire, la gente viene uccisa ogni giorno e gli assassini restano sempre a piede libero.» «Purtroppo.» «Parliamo d'altro, ti prego. Oggi sono passata da Neiman e ho visto che facevano una liquidazione...» Per i tre quarti d'ora successivi, Mallory ascoltò Coco illustrarle i suoi acquisti. Il livello della bottiglia si abbassò sempre di più, finché lei cominciò a sentirsi piacevolmente sbronza. Sbadigliò. «Credo che questa notte sognerò di assistere a una sfilata di modelli» mormorò. Coco rise e guardò l'orologio circondato di brillanti falsi. «Hai ragione. Tori Carrington
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Si è fatto molto tardi» convenne, alzandosi dal divano. Mallory si tirò in piedi a fatica e l'accompagnò alla porta, barcollando. «Spero che tu riesca a fare questo documentario» dichiarò Coco con sincerità. «Jenny lo merita.» «Anch'io lo spero tanto, Coco, te l'assicuro» rispose Mallory.
Capitolo 11 Jack si sedette davanti al computer e fissò lo schermo con disgusto. La data di consegna del suo articolo si stava avvicinando e lui non riusciva a farsi venire in mente una sola idea. In quel periodo poche cose destavano il suo entusiasmo e Natale era forse l'ultima. Quel mattino aveva ricevuto una lettera da parte dell'avvocato dei suoi genitori, che gli annunciava la sospensione del cospicuo assegno mensile e la sua estromissione dal patrimonio di famiglia. Appoggiando la schiena contro la spalliera della seggiola, Jack scoppiò a ridere. Se qualcuno lo avesse visto, avrebbe giudicato strano il suo comportamento, ma lui aveva voglia di festeggiare. Finalmente si sentiva libero. Libero e felice. Da quando aveva memoria, era vissuto sempre sulle spalle della famiglia. Durante l'università i suoi genitori avevano pagato tutto, compresa l'iscrizione ai club più prestigiosi, e dopo la laurea gli avevano preso in affitto un appartamento vicino al campus, anche se la loro casa distava solo un quarto d'ora. In tutti quegli anni lui non si era mai assunto alcuna responsabilità, non aveva mai pensato al futuro e a che cosa fare di se stesso. Taglia il cordone ombelicale, gli aveva detto un professore all'università, ma lui aveva pensato che fosse matto. Tutti i suoi compagni erano mantenuti dai genitori e, prima di lui, anche suo padre era stato mantenuto dai suoi. Finché non ti assumerai delle responsabilità, non combinerai niente di buono. A quel punto, giudicando sensato quel consiglio, aveva chiesto a suo padre di tagliargli i viveri, ma lui aveva raddoppiato l'assegno. Non volendo più usufruire dell'aiuto familiare, Jack aveva versato i soldi in un fondo e aveva cominciato a lavorare per diversi giornali, comprese delle riviste femminili, in cui si firmava con uno pseudonimo. In seguito si Tori Carrington
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era messo a dare lezioni di giornalismo ai giovani laureati. In quanto a insegnare a scrivere... Spingendo indietro la seggiola, aprì il cassetto della scrivania e guardò i due romanzi mai pubblicati che aveva scritto anni prima e nei quali aveva riversato tutte le sue emozioni e i suoi conflitti interiori, cercando di mettere ordine nei suoi pensieri. Creare dei personaggi immaginari e attribuire a loro i suoi problemi per vedere in che modo li risolvevano era stato terapeutico. Gli piaceva scomparire nel mondo fittizio che inventava, e così come gli era sempre piaciuto molto leggere, gli era anche piaciuto scrivere. Poi, un mattino, aveva smesso, come se ormai avesse esorcizzato il demone dell'alcol e non avesse più bisogno delle sue grucce. Ma di recente aveva ripensato spesso a quei due romanzi. Tuttavia, quei libri non lo aiutavano certo a scrivere l'articolo che doveva consegnare entro breve tempo. Sospirando, guardò il telefono della cucina. Mallory era già tornata da Omaha? Aveva sentito la sua mancanza quanto lui aveva sentito quella di lei? In realtà, non era la sua assenza che l'angosciava, quanto il fatto che tra loro non ci fosse niente di concreto, nessun impegno, nessun vero legame. «E questo non ti piace, vero?» osservò ad alta voce. Boomer sollevò la testa e uggiolò. Jack abbassò la mano e lo grattò dietro le orecchie pendenti. «Ci sposiamo.» Mallory si tolse il lenzuolo dal viso e cercò di emergere dal sonno. «Layla?» bofonchiò, premendosi il telefono contro l'orecchio. «No, sciocca, sono Reilly.» Mallory guardò la sveglia. Le dieci. Gemendo, s'infilò di nuovo sotto le coperte. Tutte quelle buone notizie erano troppe. Prima Layla si era riconciliata con Sam e adesso Reilly sposava Ben. «Mallory?» «Che c'è?» borbottò di cattivo umore. «Hai sentito quello che ti ho detto?» «Sì. Buon per te.» La risata cristallina di Reilly le fece accapponare la pelle. Tori Carrington
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«Che cosa c'è di tanto divertente?» «Tu sei divertente» rispose Reilly. «Dovevo pensarci, prima di darti la notizia a quest'ora antelucana. Però, vedi, per me potrebbero essere le cinque del pomeriggio.» «Questo perché ti alzi alle quattro.» Mallory sentì una fitta alle tempie e comprese che non era l'ora a infastidirla, ma tutta la tequila che aveva bevuto con Coco. «Comunque, Layla e io stiamo pensando di celebrare un doppio matrimonio.» Non c'era fine alle buone notizie. «Oh, magnifico» borbottò Mallory, sfregandosi gli occhi. «Immagino che questo benedetto evento avverrà oggi, giusto?» «Oh, no!» «Bene. Allora lascia che ti richiami più tardi.» Mallory interruppe la comunicazione e posò il telefono sul comodino. Le sembrava di avere la bocca piena di cotone e le palpebre incollate. Avrebbe dovuto alzarsi, chiamare Reilly e scusarsi di essere stata così sgarbata, ma non aveva la forza di mettere le gambe fuori dal letto e correre nel bagno. Abbassò le coperte e si guardò intorno. Per un attimo non riconobbe la sua camera, poi si ricordò che la notte precedente aveva fatto le pulizie. Gemendo, puntellò le mani sul materasso, si mise in piedi e si trascinò nel bagno. Fatto quello che doveva fare, andò in cucina e si preparò un caffè con dei veri filtri, l'unica cosa che si era permessa di comprare con i soldi che le avevano dato gli amici. Mentre aspettava che il caffè salisse, fece capolino in salotto e guardò la pila di riviste che aveva ammucchiato sul tavolino. Solo che non erano disposte nell'ordine che aveva dato loro. Mentre le osservava con espressione perplessa, il cellulare si mise a suonare in camera da letto e qualcuno bussò alla porta. Per prima cosa aprì l'uscio, incurante di indossare solo una maglietta, fece entrare Candy e corse a rispondere al telefono. «È un'emergenza?» domandò. Layla esitò un attimo, prima di rispondere: «No. Ti ho chiamato per sapere se hai sentito la notizia di Reilly». «Sì. Ti richiamo.» Chiuse il cellulare e tornò in salotto. Candy era in piedi e si teneva Tori Carrington
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chiusa la vestaglia rosa con una mano. «Coco è qui?» chiese. Mallory batté le palpebre. «Chiudi la porta. Quella luce accecherebbe un cieco.» Candy ubbidì. «Adesso ripeti la domanda.» Però, invece di aspettare la risposta, Mallory corse in cucina a versarsi una tazza di caffè, vi aggiunse una dose abbondante di panna e zucchero e lo bevve con espressione estasiata. «Immagino che Coco non sia qui» mormorò Candy, guardandosi intorno. «Ehi, hai messo tutto a posto. È molto più bello così.» «Grazie. Perché Coco dovrebbe essere qui?» Candy scrollò le spalle. «Non lo so. Quando mi sono svegliata, questa mattina, non c'era più. E nemmeno il suo bagaglio.» Mallory inarcò le sopracciglia. «Ho pensato che si fosse trasferita da te per un po'. Noi, ecco... ieri sera abbiamo litigato» confessò la donna. «Non me lo ha detto.» Mallory scosse la testa. «È venuta qui con una bottiglia di tequila e se n'è andata verso le quattro o le cinque. Credevo che sarebbe tornata da te.» Candy sospirò. «Non vuoi offrirmene un sorso?» Mallory guardò la tazza di caffè e scosse la testa. «Scusa, credevo che non bevessi caffè per via della pelle o non so che altro. Comunque, se l'altro giorno mi avessi dato una bella fetta di torta, ci penserei. Ma dato che non l'hai fatto...» Candy roteò gli occhi e si diresse alla porta. «Peggio per te. Adesso ho nel frigo una torta al triplo cioccolato di Sugar and Spice.» Mallory si precipitò in cucina a riempire una tazza di caffè, e mentre stava per rincorrere l'amica, qualcuno le sbarrò il passo. Jack. Addio cioccolata. Un'occhiata a Jack e fiotti di adrenalina le corsero nelle vene. «Reilly mi ha detto che eri tornata da Omaha e che eri sveglia.» Mallory annuì, il pensiero fisso sulla cioccolata, e guardò Candy che tornava nel suo appartamento. Poteva sempre portare Jack da lei. «Sì, sono tornata e sono sveglia. Andiamo.» Jack le afferrò le spalle. «Ehi. Dove pensi di andare vestita così?» Tori Carrington
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«Cioccolata» rispose lei, indicando l'appartamento vicino. Lui le mostrò un sacchetto. «Cannoli ripieni.» «Oh, oh, oh!» Mallory glielo strappò di mano, lo tirò dentro e chiuse la porta. «Ti ho mai detto quanto ti amo?» Silenzio. Mallory aveva mezzo cannolo in bocca, quando si rese conto di quello che aveva detto. Ottimo metodo per rovinare un momento perfetto. Ma era troppo presto per discutere di cose complicate come la vita, l'amore e il suo rapporto con Jack. Prima avrebbe dovuto risolvere tutti i problemi con sua madre e capire quello che voleva dalla vita. Ma che cosa andava pensando? Forse Jack non aveva rilevato quel lapsus. Voltandosi a guardarlo, vide che lui la fissava sbigottito. Ahi, lo aveva captato. «Volevo dire che adoro che mi porti i cannoli» cercò di spiegare. Purtroppo, vedendo la sua espressione cambiare, Mallory ebbe paura di aver solo peggiorato la situazione. «Uh-uh» commentò Jack. Certo, aveva capito quello che Mallory aveva inteso dire, ma quella immediata correzione era stata comunque una doccia gelata, per lui. Per un brevissimo istante il suo cuore si era aperto alla speranza. E se fosse stato vero e Mallory l'avesse finalmente ammesso? Se avessero smesso di girare intorno alla verità e avessero riconosciuto che loro due erano destinati a vivere insieme? Vivere insieme? Per un attimo lo stupore lo paralizzò. Poi, riflettendo, lui capì che era proprio così. Voleva Mallory nella sua vita e nel suo letto tutti i giorni e tutte le notti. Voleva svegliarsi stretto a lei, le mani attorno ai suoi fianchi. Voleva sentirla borbottare finché non avesse bevuto la seconda tazza di caffè, immaginare quale T-shirt avrebbe scelto quel giorno e aspettare con ansia di togliergliela alla sera e scoprire che genere di biancheria peccaminosa avesse indossato. Dannazione, la voleva. E lei non gli permetteva di averla. Che senso c'era in tutto ciò?, si chiese frustrato, grattandosi la testa e osservandola muoversi per la stanza. Tori Carrington
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Mallory si era staccata da lui, divorando un cannolo e bevendo il caffè nero mentre frugava tra i fogli che aveva buttato sul tavolino del suo salotto. La maglietta scarlatta che indossava le copriva a malapena i glutei e ne rivelava le curve ogni volta che si muoveva. Gli venne l'acquolina in bocca, ma certo non per i cannoli. Il problema era che da un po' di tempo il sesso non gli bastava più e lui cominciava a sospettare che a livello inconscio fosse stata quella la ragione per cui le aveva lanciato l'ultimatum. Voleva qualcosa di più di una semplice relazione di letto e gli era sembrato che rivelare a Layla e a Reilly la verità avrebbe reso più solido il loro rapporto. Se avessero continuato a fare solo sesso, non avrebbero mai superato quella fase. Di solito, non erano le donne a volere qualcosa di più?, si domandò. Non erano le donne che cominciavano a parlare di anelli, di stanze per i bambini e di case con il giardino? Non gli sembrava divertente che nel suo caso i ruoli fossero invertiti. «Hai fatto i lavori di casa» rimarcò, guardandosi intorno. Mallory scrollò le spalle e quel movimento fece alzare ancora di più l'orlo della maglietta. Jack dovette soffocare l'impulso di prenderla sulle ginocchia e premere contro di lei il proprio corpo eccitato. «Non ne sono sicura, ma credo che mi manchi qualcosa» mormorò lei. «Cioè?» Mallory agitò un mezzo cannolo. «Non lo so. Tanto per cominciare, le informazioni che ho raccolto a Omaha.» Parlando, guardò la valigia che aveva lasciato accanto alla porta. «Forse mi sbaglio e non le ho ancora tirate fuori.» Strano, era difficile che lei dimenticasse qualcosa, Se pensava di aver messo una cosa in un posto, si poteva scommettere che fosse vero. Jack le si mise di fianco, sottraendosi alla vista del suo didietro. Il che era un bene, perché in ogni caso non avrebbe potuto fare niente. Prendendo in mano la sua tazza di caffè, bevve un sorso nonostante fosse troppo dolce. «Oh, mio Dio!» sussurrò lei, impallidendo. I gesti di Mallory, che fino a quel momento erano stati lenti e metodici, divennero frenetici. Jack non poté fare altro che prendere il cannolo che lei gli porgeva per avere entrambe le mani libere. Tori Carrington
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Poi, Mallory corse ad aprire lo zaino e rovesciò il contenuto sul pavimento, frugando con furia tra gli oggetti sparsi. Tanto peggio per l'ordine che aveva appena fatto, pensò Jack, finendo il cannolo. Alcuni minuti dopo, Mallory s'impietrì e fissò la stanza a occhi dilatati. «L'assegno è sparito.» Jack smise di masticare. «Che cosa?» Lei si voltò adagio e lo mise a fuoco. «L'assegno, l'assegno. Non lo trovo più.» Poi si rimise in piedi e, tornata accanto al tavolo, riprese a controllare tutte le cose che vi aveva messo sopra. Jack socchiuse gli occhi. «Spiegati meglio.» Invece di rispondere, lei continuò a frugare. «Sparito significa che hai speso tutto? O che non lo hai ancora incassato? Oppure che non sai dove l'hai messo?» Mallory lo fissò. «Sparito significa... sparito. Andato.» Si girò intorno alcune volte, come se cercasse di ricordare dove lo aveva messo. «Ho incassato l'assegno ieri l'altro, subito dopo che mi hai accompagnata a casa, ma non ho preso tutto in contanti, solo quello che bastava per pagare Harris, i biglietti aerei per Omaha e tenere in tasca qualcosa. Il resto me lo sono fatto dare con un altro assegno della banca. Volevo restituirvelo appena avessi incassato un anticipo. A proposito, che ora è?» Senza attendere la risposta, afferrò il braccio di Jack e lo ruotò per vedere l'orologio. «Oddio. Oddio. Ho ancora soltanto mezz'ora per prepararmi e andare alla Fondazione James.» Jack conosceva bene la Fondazione James. Organizzata più o meno come la Fondazione Daniels, che i suoi genitori avevano tentato di fargli gestire, era un'organizzazione caritatevole che serviva ai ricchi a non sentirsi troppo egoisti. Offriva sovvenzioni agli studenti, ai produttori di documentari di contenuto sociale, ai progetti di ricerca e aiutava la comunità, creando posti di ritrovo per i bambini e gli anziani. Mallory si precipitò nel bagno, ma, prima di sparire, si voltò verso di lui. «Mi accompagni in macchina?» «Certo» rispose Jack, sebbene ardesse dal desiderio di farle molte domande. Prima fra tutte, perché lei non voleva ammettere di amarlo. Tori Carrington
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Doveva essere stata Coco a prendere l'assegno. Mallory si sedette fuori dalla imponente sala riunioni della Fondazione James in cui, per due ore, aveva illustrato il suo documentario su Gardenia Rossa a due uomini impettiti e a una donna arcigna, nessuno dei quali aveva mai perso la sua espressione imperturbabile. Per l'occasione si era messa un paio di pantaloni blu, una maglietta bianca priva di scritte e un blazer blu. Le fibre artificiali della giacca le irritavano la pelle e ogni due minuti doveva lottare per non grattarsi. Ma perché Coco l'aveva derubata? Forse perché aveva bisogno di soldi, tonta, si disse. Nella sala d'attesa c'era un tizio che continuava a guardarla. Gli sorrise, poi guardò la finestra. Jack era là fuori, appoggiato contro la vecchia Chevy, e stava fumando una sigaretta. Cosa non faceva per lei quel ragazzo, pensò Mallory sorridendo. Quante volte, da quando la sua macchina si era rotta, l'aveva aspettata pazientemente mentre lei effettuava delle riprese o intervistava delle persone? Rotta? La parola più adatta, riferendosi alla sua auto, era morta. Jack non si era mai lamentato. Lei aveva pensato che fosse tanto compiacente perché comunque non aveva nient'altro da fare, ma adesso cominciava a capire che la sua disponibilità derivava dal fatto che la metteva sempre davanti a tutto. Il cuore le si strinse, pensando alle accuse che gli aveva rivolto durante la settimana. «È qui anche lei per una sovvenzione?» domandò all'uomo che le sedeva di fronte. «Come ha detto, scusi?» replicò lui, come se il fatto che Mallory gli avesse rivolto la parola lo avesse sorpreso. «Una sovvenzione. Sta cercando di ottenere una sovvenzione?» Lui scosse la testa. «No. Devo fare un colloquio per essere assunto come selezionatore delle domande di sovvenzione.» «Ah!» Mallory si chiese se dovesse essere gentile con lui, nel caso avesse ottenuto il posto e la volta che fosse andata di nuovo a chiedere una sovvenzione lo avesse trovato dall'altra parte del tavolo. Tori Carrington
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Ma come si faceva a ottenere quel posto?, si domandò, sbirciandolo. Dieci a uno, quel giovanotto era imparentato con uno dei dirigenti. Per impedirsi di parlare, strinse le labbra. Ventilare un eventuale nepotismo non l'avrebbe certo aiutata ad accattivarsi la sua simpatia. Sentendosi prudere di nuovo la pelle, posò il braccio sul bracciolo della poltrona. Chiunque avesse disegnato quei mobili, aveva mirato a far stare scomodi i poveri questuanti come lei. La porta della sala riunioni si aprì e Mallory balzò in piedi, ma la donna che apparve fece un cenno al giovanotto. «Buona fortuna!» gli gridò dietro Mallory. Appena la porta si chiuse, si buttò di nuovo sulla poltrona. Già. Come se la fortuna c'entrasse. La sola fortuna che serviva a gente come lui era nascere nella famiglia giusta. «Signorina Woodruff?» La voce proveniva dalle sue spalle. Mallory si alzò di nuovo e si trovò davanti uno sconosciuto. Se le avessero concesso la sovvenzione, l'avrebbero invitata a entrare nella sala. Quando la negavano, erano i tipi come quello a dare la cattiva notizia. Sentì che la nuvola nera che l'aveva seguita tutto il giorno si era squarciata e che un violento scroscio d'acqua le era caduto addosso.
Capitolo 12 Seduto nel salotto di Mallory, l'animo oppresso da una strana sensazione di angoscia e di pericolo incombente, Jack la osservò riordinare la pila di documenti che aveva disseminato sul tavolo e sentì un sapore acido salirgli in gola. Fuori il sole stava tramontando e dall'appartamento vicino giungeva una musica natalizia. Quelle canzoni gioiose stridevano con la pesante atmosfera che regnava in casa di Mallory. Sembrava impossibile che mancasse solo una settimana alle festività. Quando stava con Mallory, il tempo cessava di esistere, ma mai come in quel momento, perché aveva la sensazione che qualcosa stesse cambiando e non in meglio. L'assegno non era saltato fuori, però avevano trovato una parte delle ricerche che Mallory aveva fatto a Omaha, anche se il fascicolo principale Tori Carrington
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mancava. Jack indicò una foto che supponeva mostrasse Jenny Fuller prima che diventasse Gardenia Rossa. Nell'immagine si vedevano un ragazzo e una ragazza durante la consegna del diploma liceale. La ragazza era Jenny, ma il suo compagno gli era sconosciuto, anche se... Lo guardò più da vicino e gli parve che nella sua mente si agitasse qualcosa. «Non ci sono» dichiarò Mallory, fissando il muro. Avevano stabilito quel fatto poche ore prima, dopo essere tornati dalla Fondazione James, ma avevano continuato a cercare e per qualche minuto Mallory era sparita nell'appartamento di Candy, dal quale era scomparsa Coco Cabana insieme all'assegno e alla documentazione. «Non riesco a credere che abbia preso quel documento» sussurrò Mallory, pallida e tirata. «Capisco che abbia preso i soldi, ma perché il documento?» Jack si mise a raccogliere i fogli che avevano sparpagliato per terra. «Non la conosci, Mallory.» Per qualche istante lei non disse niente, poi lo guardò e prese a gesticolare. «Non ho mai detto di conoscerla, però non l'ho neppure mai lasciata da sola in casa mia. Il che significa che per prendere quella roba dev'essere penetrata qui di soppiatto. Non capisco» ripeté delusa, scuotendo la testa. Jack aveva ordinato due pizze, ma Mallory aveva appena assaggiato la sua, benché dal mattino avesse mangiato solo due cannoli. Era preoccupata. Anzi, no. Era depressa come non l'aveva mai vista. La guardò premere i gomiti sulle ginocchia e prendersi la testa tra le mani. «Bene. È finita» sussurrò lei. Jack batté le palpebre. Era finita? Tra loro? «Che cosa?» Mallory mantenne la stessa posizione per qualche minuto, poi sollevò la testa e gli rivolse un sorriso mesto. I suoi grandi occhi erano lucidi e vacui. «Diamine! Vivi e impara, no?» Comprendendo che non stava parlando di loro, Jack si sentì inondare dal sollievo. «Dov'è quella pizza?» Mallory si alzò dal pavimento e andò in cucina, ma compiuti pochi passi parve cambiare idea, perché si voltò e lo fissò. Data la sua espressione, Jack capì come doveva sentirsi una pizza davanti a lei. Tori Carrington
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In un lampo, Mallory gli afferrò i fianchi, lo buttò per terra, aprendogli la camicia con gesti frenetici, e aggredì la sua bocca con ferocia. «Caspita!» esclamò lui, ridacchiando e tirando indietro la testa. «Da dove viene questo attacco?» «Sono su di giri e tu sei disponibile» rispose lei, baciandolo sul viso. «Hai bisogno di qualcosa di più?» Sì, avrebbe voluto risponderle. Aveva bisogno di qualcosa di più, ma quell'assalto improvviso gli aveva tolto la capacità di spiegarle quello che desiderava, a parte il suo corpo. Mallory si sfilò la maglietta dalla testa e prese a slacciarsi i jeans che si era messa appena tornata a casa. Vedendola spogliarsi, Jack si sentì cogliere da una strana emozione. Mallory non faceva ginnastica o tanto meno sollevamento pesi, per cui i suoi muscoli non erano molto tonificati. Era morbida, rotonda, femminile e lui la desiderava e l'amava da morire. «Non ti stai svestendo» lo rimproverò lei, alzandosi per togliersi del tutto i jeans. Jack scosse la testa. «Mi piace guardare te.» Terminato di spogliarsi, Mallory si dedicò a lui. Seduto per terra, Jack guardò i suoi seni ondeggiare mentre lo liberava dalla camicia, dalle scarpe, dalle calze e dai jeans. La sua evidente eccitazione premeva contro la stoffa dei boxer, ma quella situazione durò poco, perché lei glieli tolse subito. Stare con Mallory era come stare nell'occhio di un ciclone. Bastava spostarsi un po' a destra o un po' a sinistra e venivi risucchiato in un vortice di violenza inaudita. In quel momento lei sembrava ancora più impetuosa e più determinata del solito, e Jack non poté fare altro che guardarla mentre tirava fuori un preservativo dalla sua tasca e glielo infilava con gesti rapidi ed esperti. Quando ebbe finito, la tenne ferma un momento. «Di recente mi hai chiesto perché ho cominciato a bere» mormorò. Mallory smise di muoversi e nel silenzio si udì solo il suo respiro affrettato. Con la guancia appoggiata sul suo petto, non disse niente, ma Jack immaginò che avesse gli occhi bene aperti e stesse aspettando. «In quel momento non ti ho risposto per la semplice ragione che non potevo» continuò, accarezzandole la schiena. «E probabilmente non dovrei Tori Carrington
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dirtelo nemmeno adesso.» Ma doveva farlo. Quella sera avvertiva in lei qualcosa che non gli piaceva e che voleva cambiare. «Diciamo che non sono ancora fuori pericolo.» La sentì deglutire con sforzo. «Però hai smesso di bere da molto tempo. Non è vero?» gli domandò Mallory, sollevando la testa per guardarlo, gli occhi colmi di paura. «Sì, sì, è vero» confermò lui, scrutando il suo bel viso. «Ma quello che sento per te è molto simile a quello che sentivo quando ho cominciato a bere. Esaltazione. Libertà. Dipendenza. Il solo problema era che con l'alcol il senso di libertà e di legame era pura illusione. Perché, quando ti rivolgi all'alcol, non sei né libero né legato a qualcuno.» E visto che si rivolgeva a lei, pur sapendo che voleva tenerlo a distanza, ebbene, la differenza era molto poca. «Ssh» sussurrò Mallory, baciandolo. «Non dobbiamo parlarne adesso.» Jack avrebbe voluto rispondere che desiderava parlarne, che ne aveva bisogno, ma lei si abbassò adagio, scivolando sul suo corpo. Quando lo accolse dentro di sé, lui non poté fare altro che chiudere gli occhi e abbandonarsi al piacere immenso di sentirsi avvolgere dal suo calore e dalla splendida sensazione di essere legato in modo indissolubile a quella creatura meravigliosa. Puntellandosi sulle mani, sollevò il busto e Mallory gli circondò i fianchi con le gambe. Immobile, senza nemmeno respirare, si concentrò sulle sensazioni che lo inondavano: desiderio, piacere, bisogno di fondersi con lei in un tutto unico in cui non esistevano più incomprensioni e differenze. Come se anche lei avvertisse l'importanza di quel momento, Mallory gli premette la fronte contro il mento e sospirò. Jack le sollevò i fianchi, tirandola verso di sé e colmandola fino in fondo. Cinque anni prima, quando l'aveva conosciuta, era ormai giunto alla conclusione che tra fare sesso e fare l'amore ci fosse una grande differenza. Per Mallory aveva sentito un desiderio immediato e intenso e, quando l'aveva guardata negli occhi, aveva capito di aver incontrato la persona adatta a lui, l'altra metà della mela. Checché ne dicesse Mallory, il loro rapporto non era mai stato soltanto sessuale, anche se la chiave era stata il sesso. Non si erano mai stancati l'uno dell'altro, non avevano mai cercato altri amanti. Potevano fare Tori Carrington
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l'amore cinque volte al giorno e non essere mai sazi. No, non si era mai trattato soltanto di sesso. Tuttavia, era solo a letto che tutte le barriere cadevano, che si trovavano nudi uno di fronte all'altro, senza più scuse né bugie. Era solo in quei momenti che permettevano alle loro anime di regnare sui loro corpi e ai loro cuori di spalancarsi e di accettarsi reciprocamente e senza condizioni. Mallory cominciò a muoversi e Jack, affondando lo sguardo nei suoi chiari occhi nocciola, non vide alcuna esitazione, alcuna paura, solo una profonda emozione. La buttò sul letto e lei chiuse gli occhi e aprì le labbra, gemendo piano. Aveva mai visto niente di più bello? Fece scivolare lo sguardo sulla curva delicata del suo collo e sul gonfiore dei seni. La sua pelle era soffusa di rossore e il velo di sudore che la ricopriva le conferiva un alone luminoso. Le infilò le mani sotto la schiena e le slacciò il reggiseno. Poi abbassò la testa e, prendendo in bocca un capezzolo, lo sentì fremere e indurirsi. Mallory gli immerse le dita tra i capelli, attirandolo verso di sé, e lui sentì il suo cuore battere forte contro il proprio petto. Gesù, quella donna lo avrebbe fatto morire. Bastava che battesse le ciglia o che ondeggiasse i fianchi per farlo diventare un povero idiota, pronto a mettersi in ginocchio e a ubbidire a tutti i suoi comandi. Per fortuna lei non se ne rendeva conto. Oh, sapeva di poterlo convincere a fare tutto quello che voleva. Il fatto che lui l'accompagnasse sempre in macchina ne era una prova. Quello che non sapeva era che sarebbe stato felice di portarla in giro per tutta la vita senza mai chiedere niente altro in cambio. A parte lei. E in quel momento, mentre si sentiva legato a lei come mai prima, comprese che non solo non l'aveva, ma che non l'avrebbe avuta mai. Non completamente. Non come voleva. Mallory sollevò i fianchi, poi li abbassò di colpo e lui smise di pensare. La mente gli si svuotò e il corpo prese il sopravvento, muovendosi sempre più in fretta mentre l'eccitazione cresceva. Mallory emise un lungo gemito e, schiacciando i seni contro il suo petto, si abbandonò all'acme del piacere. Sentendo le contrazioni dei suoi muscoli interni, Jack non poté fare altro che seguirla. In quel momento, la tenne stretta contro di sé come se avesse paura di lasciarla andare. Aveva la sensazione che, se lo avesse fatto, Tori Carrington
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l'avrebbe perduta. Qualche minuto dopo, lei gli diede un bacio sulla spalla e gli accarezzò la schiena umida di sudore. «Jack... io torno a casa.» Kansas City. Casa. Quella sì che era una bella parola. Mallory sfregò la guancia contro la spalla di Jack, il cuore gonfio di una pena così grande da temere che scoppiasse. Non aveva immaginato che avrebbe provato un dolore così lancinante dopo aver pronunciato quelle parole. Jack cercò di spingerla indietro per poterla guardare in faccia, ma lei gli si aggrappò al collo con più forza. Non poteva guardarlo in quel momento. Prima di far fronte alla sua reazione, bisognava che quella notizia venisse assorbita. Si era concessa cinque anni per arrivare al successo e i cinque anni erano passati. Era finita. Evidentemente non possedeva la grinta e le capacità necessarie. Semplice. Per quasi duemila giorni si era affannata in mille modi per poter pagare l'affitto, mangiare e per girare quei filmati che aveva sempre desiderato fare. Adesso, con la sparizione dei soldi che le avevano dato gli amici, aveva dimostrato di non essere nemmeno una buona amica. «Mall...» la chiamò Jack a bassa voce. «Parlami. Che cosa vuoi dire? Che cosa significa casa!» «Kansas» sussurrò lei. Lo sentì irrigidirsi, ma non nel modo che le sarebbe piaciuto. «Non posso più andare avanti così» aggiunse. Poi, cedendo alla sua pressione, si lasciò spingere indietro, ma evitò di guardarlo negli occhi. «Che cosa?» bisbigliò lui. «Non possiedo le doti che servono in questo mondo, Jack. Ho tentato, Dio sa quanto... e ho fallito. È ora che lo ammetta. Che accetti di non essere all'altezza. Sono solo una semplice ragazza di Kansas City, mossa da un'ambizione troppo grande.» «Tu non sei affatto semplice.» Tori Carrington
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Quella frase le strappò un sorriso e finalmente Mallory lo guardò. «Be', a quanto pare sono riuscita a ingannare te. Ma non posso continuare a ingannare me stessa. Non riesco nemmeno a pagare l'affitto. Ho ricevuto l'avviso di sfratto per inadempienza. L'altro giorno, non avendo più i filtri per il caffè, ho adoperato il piede di una calza. Ecco a che punto sono ridotta.» «Ma i tuoi documentari...» Lei guardò il piccolo neo sotto il suo capezzolo destro. Quanto le piaceva mordicchiarlo. Il pensiero che non avrebbe più potuto farlo le procurò una fitta di dolore che divenne lancinante all'idea che qualcun'altra lo avrebbe fatto al suo posto. «I miei documentari non valgono niente» dichiarò. Jack fece uno sforzo per non scrollarla. «Hai vinto dei premi.» «E non riesco a ottenere una sovvenzione per salvarmi la vita.» «Hai un occhio fantastico.» «Che non serve a niente, se nessuno vuole vedere il mio lavoro.» Jack l'allontanò da sé. «Non puoi arrenderti, Mall. Non è da te. Sei sempre stata piena di risorse.» Un singhiozzo le sfuggì dalle labbra. «Adesso non più, Jack. Mi ero concessa cinque anni per diventare una documentarista di successo e non è avvenuto. Forse ho sempre mentito a me stessa. Forse la fallita che sono adesso è la vera Mallory.» Lui la fissò a lungo. «No» disse, scuotendo la testa. «Non ti permetterò di arrenderti.» Mallory si alzò e, pur lacerata dal dolore di lasciarlo in quel modo, cominciò a vestirsi. «Tu non puoi fare niente.» «Mettimi alla prova.» Mallory si voltò e vide che lui era sempre nella stessa posizione di prima e la guardava con sfida. «Che cosa ti proponi di fare? Legarmi dentro il tuo armadio?» «Ti darò i soldi che ti ha rubato Coco.» D'improvviso le piombò addosso una tristezza così profonda che Mallory per poco non cadde in ginocchio. «Non capisci, vero? Non posso accettare dell'altro denaro da te, Layla o Reilly. Non dovevo prendere nemmeno quello che mi avete dato.» «Allora trasferisciti da me.» Il respiro le si bloccò. Oh, no, non era leale. Girandogli le spalle, Tori Carrington
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cominciò a raccogliere i fogli che fino a poco tempo prima erano stati così importanti per lei e che adesso testimoniavano solo il suo fallimento. «Non posso» rispose. Non si era accorta che lui le si era avvicinato e trasalì, sentendosi voltare. «Perché?» Mallory si strinse al petto il fascio di fogli. «Perché non voglio. Non ho nessuna intenzione di vivere alle spalle degli altri come fa mia madre. Di farmi mantenere. Non scelgo gli uomini o gli amici in base alla loro ricchezza o alla facilità di manipolarli.» «Noi siamo tuoi amici.» Jack abbassò la voce. «Io ti sono amico.» Mallory gli rivolse un sorriso triste. «È per questo che non posso approfittarmi di te.» Lui le afferrò le spalle e la scosse così forte da farle cadere i fogli. «Non vuoi approfittarti di Layla, di Reilly o di me? Noi siamo pronti ad aiutarti. Vogliamo aiutarti. Siamo al tuo fianco, nel bene e nel male. Sei stata derubata. E allora? Potrebbe succedere a chiunque di noi. Troveremo una soluzione. Insieme riusciremo a superare questo momento.» Mallory scosse la testa senza riuscire a guardarlo negli occhi. «Non rendermelo più difficile di quanto già non sia, ti prego, Jack. Non... non credo che potrei sopportarlo.» «E io?» sussurrò lui, disperato. «Che cosa pensi che senta, io?» Lo stava uccidendo. Mallory lo comprese dalla sua espressione tormentata. «Non... non posso pensarci adesso» mormorò. «Non ora. Devo...» Poi dovette interrompersi. Il dolore si stava espandendo nel suo petto e le rendeva impossibile respirare. «Non ti ho mai mentito, Jack» bisbigliò con voce rotta. «Non ti ho mai detto che sarei rimasta per sempre. Non ho mai parlato del futuro.» Dove diavolo era finita la Mallory intelligente e pronta?, si chiese con disperazione. Però, a ben pensarci, era stata proprio quella Mallory furba e determinata a cacciarsi in quel pasticcio. Era stata così presa a fare progetti da non accorgersi di quello che stava succedendo. Si era illusa di essere quella che non era. Che non sarebbe mai stata. Aveva creduto che una semplice ragazza di Kansas City potesse diventare una brava documentarista. Aveva ingannato se stessa, pensando di essere più capace di tutti i registi privi di ispirazione e di idee che aveva conosciuto. Adesso Tori Carrington
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cominciava a temere di essere lei quella priva di ispirazione e di idee. Era stata l'astuta Mallory a indurla a ignorare quella verità. Che le aveva riempito la testa di assurde ambizioni, spingendola verso una strada che l'aveva portata alla rovina. Battendo le palpebre, si accorse che Jack si stava infilando i jeans. «Non ti faciliterò le cose, Mall» dichiarò lui con forza. «Non ti permetterò di andartene in questo modo.» Lei cominciò a irritarsi. «Non fare così, Jack. Non voglio farti soffrire ancora di più, ma se mi costringerai, ti strapperò il cuore dal petto e lo butterò alle ortiche.» Raccolse i fogli che le erano caduti, poi andò in cucina e li gettò nell'immondizia. Lui la seguì, però, prima che potesse dire una sola parola, fu investito dalla sua furia. «Accidenti a te! Accidenti a te, Jack! Ti avevo detto di voler mantenere un rapporto superficiale, ma tu non hai voluto ascoltarmi. Hai preteso di dirlo a Layla e a Reilly. Hai voluto trasformare la nostra relazione in un legame profondo.» Un muscolo vibrò sulla mascella di lui. «Io non ho fatto niente. È successo e basta. E se smetterai di dare ascolto a tutte le scemenze che stai dicendo, lo capirai anche tu.» Aveva ragione, ammise Mallory. Da molto tempo si era resa conto che quello che c'era tra loro non era solo sesso. Lo aveva capito, ma aveva preferito ignorarlo. Che genere di persona poteva allacciare una relazione seria senza conoscere le proprie capacità e le proprie intenzioni? Non ci voleva molto per capirlo. Sua madre. E guarda quello che le era successo. Adesso aveva trovato l'ennesima vittima. Oh, pardon, compagno. E soltanto la settimana prima le aveva comunicato che, se tutto fosse andato bene, quell'uomo adorabile e magnifico sarebbe diventato il suo settimo marito. Figuriamoci. «Da quanto tempo ti sei imposta questa regola dei cinque anni?» domandò Jack. «Dal giorno del mio arrivo a Los Angeles.» «E non hai mai detto niente a nessuno. Né a me né a Reilly e nemmeno a Layla.» «No.» Perché dirlo avrebbe significato ammettere di poter fallire e non Tori Carrington
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era mai riuscita a farlo, fino a quel momento. «Andiamo, Jack» mormorò Mallory, posandogli una mano sul petto e desiderando con tutto il cuore di poter lenire la sua sofferenza. «Pensi che avrebbe fatto qualche differenza?» «Sì» rispose lui, stringendole la mano con forza. «Avrebbe fatto una bella differenza, perché non avrei mai consentito a me stesso di innamorarmi di te.»
Capitolo 13 Quella sera, rientrando nel proprio appartamento, Jack ebbe la sensazione di muoversi come un automa. Mallory lo lasciava. Non solo lasciava lui, ma abbandonava Los Angeles. Forse sarebbe riuscito a sopportare che lo lasciasse, ma il pensiero che non vivesse più nella sua stessa città, nello stesso stato, lo faceva impazzire. Aprendo la porta di casa, si stupì non vedendo il vecchio Boomer sdraiato nell'ingresso. Lasciava sempre accesa una luce per lui, ma per quanto guardasse non riusciva a vederlo da nessuna parte. «Boomer?» Niente. L'ansia per il suo vecchio amico si aggiunse all'angoscia che lo attanagliava da ore. Entrato in cucina, accese la lampada centrale e notò subito che la ciotola piena di cibo non era stata toccata. Corse alla portafinestra che dava sul cortile, ma il cane non era nemmeno là. Lo cercò dappertutto, in salotto e in camera da letto, però non riuscì a trovarlo. Boomer sembrava scomparso. Accese la luce nel bagno e il suono di un respiro pesante attirò la sua attenzione. Fermandosi davanti alla doccia, tirò la tenda e lo vide. Boomer giaceva su un fianco e non diede segno di averlo riconosciuto. Non era normale. Non era normale per niente. Boomer aveva sempre evitato il bagno come la peste. Che adesso fosse proprio lì, semisvenuto, indicava che il problema era grave. «Coraggio, vecchio mio. Fatti forza. Andrà tutto bene, vedrai.» Tori Carrington
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Poi lo sollevò da terra e corse alla porta, sperando di avere ragione, che tutto sarebbe andato bene. Ma aveva la sgradevole sensazione che nella sua vita niente sarebbe più stato a posto. La sera successiva Mallory entrò nel suo cucinino e si mise a riempire una scatola con gli oggetti che avrebbe dato a Candy. Ormai era quasi tutto pronto. L'idea di aver vissuto lì tanto a lungo e di poter mettere tutte le sue cose in tre scatoloni di media grandezza la deprimeva. Certo, aveva già dato molta roba a Candy, che a sua volta l'avrebbe passata a uno dei suoi protetti. Il suo ultimo ospite era un ragazzo chiamato Jeremy che aveva vissuto per la strada ed era arrivato in autobus da Milwaukee dieci mesi prima. Forse le sue pentole e le sue padelle gli sarebbero tornate utili quando avesse trovato un posto in cui stare. Il solo oggetto che si sarebbe portata via dalla cucina era la caffettiera. Poteva fare a meno di tutto, ma non della sua caffettiera. Per non pensare a come avrebbe fatto a vivere senza Reilly e Layla. E Jack. La gola le si chiuse. Dio, non aveva mai immaginato che una pena del cuore potesse diventare una tale sofferenza fisica. Talvolta anche respirare le faceva male. La notte precedente, mentre giaceva sveglia a letto, aveva cercato di dirsi che era la fine dei suoi sogni e delle sue ambizioni di carriera a darle la sensazione che la sua esistenza si fosse capovolta. Ma ogni volta rivedeva l'espressione sbigottita di Jack e le sue parole le risuonavano all'orecchio. Jack l'amava. Naturalmente lo aveva capito da molto tempo, anche se non l'aveva mai ammesso nemmeno con se stessa, ma quelle parole, pronunciate subito dopo che gli aveva comunicato che sarebbe partita, l'avevano colpita al cuore. Jack l'amava. E lei se ne stava andando. Però doveva andare via. Perché nessuno riusciva a capirlo? Qualcuno bussò alla porta. Mallory si voltò, poi sollevò la scatola da consegnare a Candy. Tori Carrington
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«Questa è l'ultima» le annunciò, aprendo l'uscio. Ma sul pianerottolo, invece di Candy, c'erano Layla e Reilly. Mallory continuò a cercare Jack con lo sguardo, finché si rese conto che non c'era. «Aspettavi qualcun altro?» domandò Layla, incrociando le braccia sul petto in posa battagliera. Mallory deglutì e posò la scatola per terra. «In verità, sì. Aspettavo Candy.» Reilly borbottò, entrando e chiudendo la porta dietro di sé. Riluttante a voltarsi verso le amiche, Mallory sistemò meglio la scatola. «Sarà bene che la smetti di fingere che quella scatola abbia bisogno delle tue attenzioni e che ci guardi» le ingiunse Reilly. Mallory si raddrizzò e irrigidì le spalle, preparandosi ad affrontare una discussione lunga e penosa. «Di certo non avrai pensato che sarebbe stato tanto facile» affermò Layla, ferma accanto all'uscio. «Non basta una telefonata di cinque minuti per dirmi che domattina prenderai il primo autobus per il Kansas e non tornerai più.» «Dimmi, sinceramente, che cosa ti aspettavi che facessimo? Che ti augurassimo buon viaggio e tanti saluti?» domandò Reilly. «Ebbene... lo speravo» rispose Mallory. Reilly rise e Mallory si accorse che teneva in mano qualcosa. Poi la vide tirare fuori tre bicchieri di plastica, una bottiglia di tequila e posare tutto sul tavolo sgombro del salotto, tavolo che Candy sarebbe venuta a prendere quel mattino insieme al resto dei suoi mobili. Ferma in un angolo, osservò Layla e Reilly preparare quello che sembrava un piccolo ricevimento, aprendo un sacchetto di patatine, un barattolo di sugo, una scatola di burritos acquistati nel suo ristorante messicano preferito, lungo la strada, e in ultimo un vassoio di cornetti alla crema. Poi le due donne disposero le seggiole intorno al tavolo, chiacchierando in modo disinvolto. Mallory si sentì chiudere la gola da un nodo di commozione. Quelle due ragazze le erano diventate molto care. Nonostante le cose che diceva loro, le sue battute taglienti, l'ultima delle quali aveva rischiato di rompere in modo definitivo il rapporto tra Reilly e Ben, le amava. Si poteva dire una cosa simile di un'altra donna? Oh, certo, supponeva che sua madre l'amasse. Una madre doveva amare Tori Carrington
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la propria figlia, giusto? Almeno fino a un certo punto. Ma Mallory non si era mai sentita molto unita a lei, non l'aveva mai capita ed era certa che sua madre non riuscisse a capire lei. Quello che sconcertava sua madre era il fatto che lei non si fosse sposata a diciotto anni e tanto meno che fosse ancora nubile a ventiquattro. Ma Layla e Reilly... Layla e Reilly erano la sua famiglia e lei le amava. Sì, le amava. Se loro soffrivano, soffriva anche lei. Se gioivano, era felice per loro. Perlomeno quasi sempre. In ogni modo era molto più doloroso partire, sapendo che non sarebbe stata mai più a poca distanza da loro. Che non sarebbe più potuta correre al Sugar and Spice a discutere degli ultimi avvenimenti, a spettegolare sui clienti e a chiacchierare. Dopo aver bevuto quattro bicchieri di tequila, Mallory si rese conto che l'alcol, anziché diluire la sua pena, l'aveva ampliata. «... poi Mallory è andata vicino al loro tavolo e ha chiesto: "Come vi sentite sapendo che frequentate lo stesso uomo?".» Reilly si batté una mano sulla coscia e scoppiò a ridere. «Giuro che credevo di morire sul posto.» Mallory cercò di concentrarsi su quello che dicevano. Ah, sì, stavano parlando di due donne che frequentavano con regolarità il Sugar and Spice e che, dopo essere diventate amiche, avevano scoperto che il marito dell'una e l'amante dell'altra erano lo stesso uomo. Sorrise per far capire che le seguiva, ma non ebbe la forza di unirsi alla conversazione. «Dov'è Jack?» domandò in un momento di pausa. Aveva desiderato chiederlo da quando le aveva viste arrivare, però non aveva osato finché l'alcol non aveva cominciato a fare effetto. Lo sguardo che Layla e Reilly si scambiarono le strinse il cuore. «Che c'è?» sbottò, sporgendosi in avanti e rovesciando il bicchiere. «Che cosa è successo?» «Non eravamo sicure che lo sapessi, perciò abbiamo preferito non dire niente...» Mallory afferrò il braccio di Layla. Il cuore le batteva a precipizio. «Che cosa è successo? Ha avuto un incidente? Gli avevo detto di andare piano con quella dannata macchina. Corre sempre come un matto...» Tori Carrington
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«Boomer sta morendo, Mall.» Il cuore le si fermò. Boomer. Il cane di Jack. Il suo migliore amico, a parte loro tre. Quello che lo aveva aiutato durante il difficile periodo in cui aveva smesso di bere. Un cane che lui amava con tutto il cuore. Reilly si schiarì la voce. «Ieri notte lo ha portato dal veterinario. Hanno fatto tutto quello che potevano per tutto il giorno, ma Boomer è vecchio. Ha avuto un blocco renale e poi... sembra che tutto il suo fisico stia cedendo. Non c'è più niente da fare.» Mallory si alzò sulle gambe malferme. «Quale veterinario? Dove? Devo andare da loro.» Layla le afferrò un braccio per impedirle di muoversi. «Mall, Jack ci ha chiesto di non dirtelo.» «Che cosa?» gridò lei, fuori di sé. Reilly annuì. «Layla dice la verità. Jack ci ha chiesto specificatamente di non dirtelo. Ha detto che voleva essere solo con Boomer quando... se ne fosse andato.» «Siete matte?» strillò Mallory. «Non possiamo lasciarlo solo. Quel cane è tutto, per lui.» «Anche tu» affermò Layla con calma. Mallory scrutò le amiche. Che cosa stavano cercando di dirle? «Jack ha detto che non vuole che tu rinunci a partire per Boomer.» «Non mi importa quello che ha detto!» urlò Mallory decisa, dirigendosi alla porta. «Dove pensi di andare?» domandò Reilly. «I taxi non girano da queste parti a quest'ora» aggiunse Layla. Mallory marciò fino al tavolo, prese la borsa di Layla e tirò fuori le sue chiavi. «Ehi! Ehi! Ehi!» gridò la ragazza, cercando di riprenderle. «Non ti lascerò guidare in quelle condizioni.» Mallory le mostrò le chiavi. «Allora guida tu. Ma ti assicuro, Lay, che in un modo o nell'altro andrò nell'ambulatorio di quel veterinario.» Venti minuti dopo arrivarono dal veterinario, però era troppo tardi. Un aiutante disse loro che Jack era andato via una mezz'ora prima. Boomer era morto nel sonno, con il suo padrone accanto. Seduta in macchina, Mallory sentì di non farcela più. Tori Carrington
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Il peso di tutto quello che era successo negli ultimi due giorni la stava schiacciando. Cominciò a piangere e le sembrò di non riuscire più a smettere. Il mattino dopo, Jack si sedette a poca distanza dalla bottiglia di vodka e la fissò con sfida. Spasimava dalla voglia di bere. La sua sete era spaventosa. Allungò una mano, ma la lasciò sospesa a mezz'aria, poi strinse il pugno e la posò sulle gambe. Prima di Boomer non aveva mai avuto un animale domestico. Da piccolo non glielo avevano permesso. I cani erano sporchi e avevano bisogno di cure e di attenzioni costanti, gli aveva risposto sua madre ogni volta che ne aveva chiesto uno, preghiera che aveva ripetuto a ogni Natale fino a tredici anni, quando aveva capito che era meglio smettere. La madre non intendeva pagare una domestica perché pulisse quello che il cane aveva sporcato. Per non pensare a quello che avrebbe fatto ai suoi preziosi tappeti persiani. Jack chiuse gli occhi e si passò una mano sul viso. Il giorno in cui aveva trovato Boomer in un parco aveva pensato che appartenesse a qualcuno. Cucciolo di circa tre mesi e un collare rosso intorno al collo, il cagnolino si era messo a mugolare e lui si era commosso. Dopo aver cercato invano il suo padrone, lo aveva preso in braccio ed era stato ricompensato dalla prima leccata in faccia. Da allora le piccole zampe di Boomer non si erano mai allontanate da lui. La notte precedente aveva tenuto tra le mani quelle zampe e aveva guardato il cane che se ne andava per sempre. Non era giusto. Doveva esserci una legge che imponesse agli animali domestici di vivere quanto il loro padrone. Se quel mattino fatale di dieci anni prima, quando aveva trovato Boomer, qualcuno gli avesse detto che un giorno avrebbe sofferto tanto, lo avrebbe affidato a qualcun altro. Si fermò un attimo e scosse la testa. No. Per dieci anni aveva avuto un compagno allegro e fedele, e anche quando a Boomer era venuta l'artrite, gli era bastato guardarlo per non sentirsi solo. Tori Carrington
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Sospirando, guardò la cuccia di Boomer piena dei suoi giochi. La casa sembrava più vuota, più silenziosa e la solitudine devastante. Verso mezzanotte aveva sentito bussare alla porta. Mallory. Non aveva avuto la forza di aprirle. Era rimasto seduto dov'era in quel momento, con accanto la bottiglia di vodka, e aveva capito di non poter sopportare anche la perdita di Boomer oltre all'abbandono di Mallory. Voltando la testa, guardò l'orologio appeso al muro. Le quattro. A che ora aveva detto Layla che il pullman per il Kansas sarebbe partito? Alle undici? Per un attimo si emozionò, pensando di correre alla stazione dei pullman e impedire così a Mallory di partire. Poi le spalle gli s'incurvarono. Mallory aveva avuto un'espressione così determinata quando gli aveva detto che sarebbe tornata a casa, da fargli capire che nemmeno se si fosse buttato ai suoi piedi sarebbe riuscito a fermarla. Con tutta probabilità lo avrebbe preso a calci e gli sarebbe passata sopra, pur di fare quello che aveva deciso. Era stata proprio quella sua determinazione a permetterle di restare a Los Angeles per cinque anni. Era stata quella tenacia ad attirarlo verso di lei e a renderlo quasi invidioso. Mallory sapeva quello che voleva dalla vita e faceva di tutto per ottenerlo. Dov'era finita la sua ambizione? Era sparita insieme all'assegno che Coco le aveva rubato. L'assegno... Coco. Pensieroso, Jack si massaggiò il collo, poi si alzò di scatto, prese la bottiglia di vodka, la buttò nel cesto dei rifiuti e si precipitò a casa di Mallory alla massima velocità. Dopo aver cercato di prendere sonno a letto, sul divano e perfino su una seggiola, Mallory si era sdraiata sul pavimento del salotto. Era ancora vestita di tutto punto, aveva la bocca impastata e la testa ovattata, ma i suoi occhi erano aperti e il suo cervello continuava a lavorare. Boomer era morto. Jack non l'aveva fatta entrare. Di lì a sei ore circa sarebbe stata sul pullman per il Kansas, forse lo stesso che l'aveva portata in California. Il suo sospiro echeggiò nell'appartamento disadorno. Perché il Padreterno non le mandava un segno che le facesse capire se stava facendo Tori Carrington
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la cosa giusta? Se la sua decisione di fare fagotto e tornare a casa fosse saggia? Forse proprio il fatto che niente fosse riuscito a convincerla a cambiare idea era il segno più importante. Perfino la telefonata che aveva fatto il giorno prima a sua madre per darle la notizia non le era stata d'aiuto. Oh, grazie a Dio!, aveva esclamato sua madre. Temevo che non avresti mai messo la testa a posto. Mallory si grattò le braccia come se quel ricordo le avesse provocato l'allergia. L'entusiasmo di Lucinda la induceva a pensare che essere una senzatetto fosse preferibile. Telefonando a un paio di agenzie di collocamento di Kansas City era perfino riuscita a trovare un posto di annunciatrice in una stazione televisiva e così, invece di fare dei documentari, avrebbe reclamizzato delle macchine usate. Un nuovo sospiro le gonfiò il petto. Ehi, si disse. Si trattava di uno stipendio sicuro. Sarebbe stata meglio che a Los Angeles. Avrebbe rivisto le persone con cui era cresciuta e sarebbe vissuta in una città che conosceva come il palmo della sua mano. Los Angeles con la sua periferia immensa le dava ancora una sensazione di disorientamento. Sarebbe tornata in tempo per ricominciare da dove aveva smesso. Se solo l'idea di quel viaggio l'avesse rallegrata... «Ti abituerai» si disse. Ah, parole sagge. Se le era dette anche cinque anni prima, scendendo dall'autobus che veniva dal Kansas alle undici di sera e trovandosi in una città sconosciuta, spaventosamente grande e piena di possibilità. E si era abituata. Solo che non aveva ottenuto il successo. Né nella carriera né nell'amore e né nella vita privata. Il suo sguardo si posò sul poster in bianco e nero di Jenny Fuller che non aveva ancora staccato dalla parete. Gardenia Rossa aveva nutrito gli stessi suoi dubbi? Aveva avuto la tentazione di recarsi alla stazione dei pullman e di tornare a casa? O la sua strada era stata più facile? Che domanda stupida. Certo che non era stata più facile. Jenny Fuller, alias Gardenia Rossa, era stata brutalmente torturata e uccisa e il suo assassino non era mai stato trovato. Tori Carrington
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Marilyn Monroe aveva detto: Hollywood è un posto dove ti pagano cento dollari per un bacio e cinquanta centesimi per la tua anima. Lo so perché ho declinato molte volte la prima offerta e ho accettato la seconda. E guarda dov'era finita... Mallory respinse dal viso alcune ciocche di capelli e rimase a lungo dov'era. Su Gardenia Rossa erano stati scritti numerosi articoli scandalistici, ma mai dei pezzi che descrivessero la sua vera personalità e quella di migliaia di altre ragazze che venivano in California inseguendo i loro sogni e li vedevano finire nella polvere. D'improvviso Mallory udì un rumore fuori dalla porta e si voltò. Uno dei suoi vicini che finalmente tornava a casa? Probabile. Sorrise tra sé. Perlomeno Layla sarebbe stata contenta. Non doveva più preoccuparsi perché lei abitava in un palazzo pieno di trafficanti di droga e di prostitute. A Kansas City avrebbe abitato vicino alla panetteria di Susie Effin. E, se non altro, Susie non l'avrebbe mai derubata. In ogni modo avrebbe ridato i soldi ai suoi amici, a costo di morire. Oh, loro non glieli avevano chiesti. Layla e Reilly vi avevano accennato soltanto per dire che era un peccato che il fatto di averli perduti la facesse ritornare nel Kansas. Forse la sola cosa buona era che non avrebbe dovuto trascorrere il Natale con sua madre. Layla e Sam, e Reilly e Ben, si sarebbero sposati a Las Vegas con una doppia cerimonia il giorno di Natale, e Layla le aveva anche già dato un biglietto aereo da Kansas City perché potesse essere presente. Scosse la testa. Il Natale a Las Vegas per un doppio matrimonio. Non avrebbe mai pensato che Layla e Reilly fossero capaci di comportarsi in modo tanto anticonvenzionale. Naturalmente sarebbe andata alle nozze, se non altro per rivedere le sue amiche. E Jack. Il cuore prese a batterle tanto forte che lo sentì rimbombare nelle orecchie. Perché Jack non le aveva aperto la porta? Sarebbe rimasta lì, seduta per terra davanti al suo appartamento, se Layla e Reilly non l'avessero portata a casa di peso. Un altro rumore provenne dall'esterno. Mallory cercò di sbirciare attraverso l'apertura delle tende, come aveva fatto la notte in cui aveva sorpreso Coco a gironzolare sul terrazzo. Poi Tori Carrington
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scattò a sedere, quasi spaventata, cercando di vedere qualcosa. Era mai possibile che fosse ancora Coco, tornata per vedere se poteva rubare qualcos'altro? Di colpo comprese la verità: Coco non era andata da lei per bere la tequila, bensì con l'intenzione di derubarla. Furibonda, afferrò l'unica torcia elettrica che possedeva, corse alla porta, la spalancò e sbatté con forza la torcia sulla persona che stava seduta sul pianerottolo. La lampada si ruppe in due pezzi e la persona colpita crollò per terra. Mallory le si avvicinò. Non era Coco. «Jack!» urlò.
Capitolo 14 La sua testa era un involucro pieno di nebbia. Jack cercò di ricordarsi se avesse davvero buttato via la bottiglia di vodka oppure se l'avesse scolata fino all'ultima goccia. L'unica cosa certa era che non si trovava a casa sua. Era seduto per terra davanti all'appartamento di Mallory, circondato da quelli che sembravano dei pezzi di una lampada tascabile rotta. «Oh, mio Dio!» gridò lei. Jack cercò di metterla a fuoco, ma aveva la vista appannata. «Che ci fai qui?» domandò Mallory, gettando da un lato i pezzi della lampada e tastandogli la testa. «Gesù, sulla nuca ti è venuto un bernoccolo grosso come un'arancia.» Jack sollevò una mano e, guidato da lei, sfiorò con cautela il punto in questione. Le sue dita toccarono qualcosa di umido e appiccicoso. Sangue. Deglutì con uno sforzo e chiuse gli occhi disgustato. Lui e il sangue non andavano molto d'accordo. «Andiamo, forza, entra in casa mia» lo sollecitò Mallory, cercando a stento di farlo alzare dal pianerottolo. Ma lui non riuscì a muoversi. Rimase seduto a gambe larghe, immaginando uno di quei cartoni animati in cui si vedeva un personaggio inebetito, intorno alla cui testa ruotavano degli uccellini e delle stelle. Chiunque lo avesse disegnato, doveva aver fatto la sua stessa esperienza. «Aspettavi qualcun altro?» le chiese, allontanandole le mani per impedirle di continuare a tastargli la testa. Tori Carrington
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«Credevo che fosse Coco.» Coco. La mente gli si schiarì di colpo e lui ricordò il motivo per cui era andato fin lì e si era seduto con le spalle contro la porta di Mallory. Decisione felice. Se non si fosse messo in quella posizione, si sarebbe preso la lampada in faccia. Forse sarebbe stato peggio. La botta in testa lo aveva fatto barcollare e poi cadere per terra di schianto, ma se non altro non gli aveva frantumato il naso e ridotto il viso in poltiglia. La porta di Mallory era spalancata e lui batté le palpebre, cercando di metterla a fuoco. Poi si voltò verso di lei. «Ho la netta sensazione che Coco non sia quella che pensiamo» mormorò. «È una ladra.» Mallory gli diede uno strattone e riuscì a rimetterlo in piedi. Mai sottovalutare la forza di una donna, pensò Jack. «No. È molto di più» obiettò lui. Mallory, che lo stava portando dentro a spalla, rischiò di inciampare e lui le sorrise, sentendosi un po' stupido. Ricevere un colpo in testa doveva dare quella sensazione. «Hai ancora le informazioni che hai raccolto nel Nebraska?» «Nebraska? Che cosa c'entra il Nebraska con Coco?» Per evitare che a Mallory venisse un'ernia, Jack si appoggiò alla maniglia della porta. Lei entrò e lo aiutò a fare altrettanto. «Vai a prendere quei documenti, Mall» borbottò Jack. Ai suoi tempi aveva avuto dei mal di testa altrettanto feroci ed era stato anche per quel motivo che aveva smesso di bere. Si chiuse la porta alle spalle e la luce si accese di colpo. A giudicare dal salto che fece Mallory, non era stata lei ad accenderla. Jack alzò lo sguardo e vide una donna che stringeva in mano una pistola. «Coco!» Mallory sbarrò gli occhi. Le sembrava impossibile che cinque minuti prima fosse stata sdraiata per terra, piagnucolando sulla propria vita, poi di aver colpito Jack, pensando che fosse Coco, e che adesso Coco fosse Tori Carrington
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dentro il suo appartamento e le puntasse contro una pistola. L'anziana prostituta, se poi lo era davvero, era in piedi vicino alla cucina, mentre lei era al centro del salotto e Jack si appoggiava contro la porta per reggersi in piedi. Coco lo minacciò con la rivoltella. «Allontanati dall'uscio, Romeo.» La rabbia che Mallory aveva sentito quando aveva afferrato la torcia riemerse più forte di prima. «Hai una bella faccia tosta a farti vedere qui, Coco» sibilò, incrociando le braccia sul petto. «Qual è il problema? I soldi dell'assegno non ti sono bastati? Sei venuta a prenderne degli altri?» La prostituta sorrise, un lampo rosso sul suo viso truccato. «Muoviti» ripeté a Jack. Lui fece un passo, ma, vedendolo vacillare, Mallory si precipitò a sorreggerlo e lo portò verso il divano, dove Jack crollò pesantemente, stringendosi la testa tra le mani. Mallory fece per andare in cucina, ma si trovò faccia a faccia con Coco. «Posso prendere del ghiaccio?» le domandò a denti stretti. Coco le sbarrò il passo. «Andiamo. Dove vuoi che vada? In cucina non ci sono finestre, per cui non si può uscire.» Con suo immenso sollievo, Coco si spostò di lato. Mallory corse ad aprire il frigorifero, però non trovò alcun recipiente in cui mettere il ghiaccio. Imprecando, aprì uno scatolone, prese un piatto e, mentre lo riempiva di cubetti, lanciò uno sguardo al secchio della spazzatura. I documenti riguardanti il caso Gardenia Rossa debordavano e sopra tutti c'era quello contrassegnato Nebraska. Notando che Coco le voltava le spalle, lo tirò fuori, se lo mise sotto il braccio e andò a sedersi accanto a Jack. «Ecco qui» mormorò, premendogli un impacco gelato sulla nuca. Lui sobbalzò, poi si arrese a quella benefica tortura e si tenne stretto l'impacco da solo. Avendo le mani libere, Mallory aprì il documento del Nebraska. «Che stai facendo?» domandò Coco, avanzando di qualche passo. Lei la ignorò e si rivolse a Jack. «È di questo che parlavi?» Lui annuì. «La fotografia.» Mallory frugò tra i fogli con mani tremanti e tirò fuori la foto di Jenny Tori Carrington
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Fuller quando aveva tredici anni e quella del giorno del diploma. «Quella» disse Jack. Mallory la sollevò e lasciò cadere per terra tutto il plico. In quella immagine Jenny stava per compiere diciotto anni ed era in procinto di partire per la California, dove sperava che il suo sogno di diventare un'attrice si realizzasse. Al suo fianco c'era un giovane alto e piacente, non ancora uomo, ma non più ragazzo. «Chi ti ricorda?» domandò Jack. Mallory avvicinò la foto agli occhi. «Che cos'è quella?» Coco avanzò fino a lei e le strappò di mano la fotografia. Mallory la guardò e impallidì. Oh, santo cielo. Dunque era stato quel documento che Coco aveva cercato. Aveva preso l'assegno solo perché lei era stata tanto stupida da lasciarlo tra le carte. Coco osservò la foto, poi la lasciò cadere per terra e sospirò. «Sapevo che ci eri vicina. Adesso sembra che tu ci sia arrivata.» «Tu!» sussurrò Mallory, inorridita. Che stupida era stata! L'assassino era stato accanto a lei fin dall'inizio, eppure non era stata capace di sommare due più due. Come del resto nemmeno la polizia. Ma in quel preciso momento, avendo una pistola puntata contro la tempia, quel pensiero non la consolava. «Ti ho chiesto il tuo vero nome e tu mi hai detto che era Arthur Black. Le stesse iniziali di Arnold Barr» mormorò. Sorridendo, Coco raccolse la fotografia dal pavimento e la infilò dentro la cintura della gonna di lana leggera. «Credi che sarei riuscito a sfuggire alla polizia per venticinque anni, se fossi stupido?» Mallory annuì adagio. «Perché?» domandò, fissando Coco, alias Arnold Barr, negli occhi. «Jenny Fuller era la tua ragazza. Tua madre ha detto che eravate inseparabili. Perché l'hai uccisa?» Jack si protese verso di lei. «Perché era geloso di lei» affermò. «Chiudi il becco! Taci, dannazione!» ringhiò Coco, con l'aria di volerlo colpire in faccia. Il tremito delle mani le si propagò in tutto il corpo e Mallory temette di Tori Carrington
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battere i denti. «Ho ucciso Jenny perché non mi giudicava alla sua altezza. Per lei ero solo un ragazzo con cui passare il tempo in attesa di trasferirsi a Los Angeles. Ma l'ho capito soltanto dopo che se n'è andata.» Mallory osservò l'anziana prostituta che si era messa a camminare avanti e indietro per il salotto e, vedendola allontanarsi, respirò di sollievo. «E così l'hai seguita.» «Puoi giurarlo!» gridò Coco, agitando la pistola. D'improvviso partì un colpo e la pallottola andò a conficcarsi nel divano, a poca distanza dalle gambe di Mallory. Coco parve sconvolta. Mallory si buttò tra le braccia di Jack, stringendosi a lui con forza disperata, sicura di essere ferita da qualche parte. Accertatosi che lo sparo era stato un errore, Jack la rimise al suo posto. «Be', perlomeno adesso sappiamo che è carica.» Mallory si abbracciò le ginocchia, cercando di non tremare. «Stai attenta quando punti quel maledetto arnese.» Coco stava ancora fissando l'arma. «Jenny non ha mai saputo che la pedinavo. Le telefonavo da un bar di fronte al suo appartamento e fingevo di chiamarla da Omaha. La vedevo quando sollevava il ricevitore e mi riempiva di bugie, dicendo che lì era tutto meraviglioso e che aveva grandi speranze per il futuro.» «Speravi che si arrendesse e tornasse a casa da te» commentò Mallory. «Certo che lo speravo! Che cos'altro c'era a Omaha senza di lei? Avevo fatto mille progetti per noi due e niente aveva più senso se lei non rientrava nel quadro.» Lo sguardo di Coco fu attirato dal poster di Gardenia Rossa appeso alla parete. Avvicinandosi al muro, colpì il viso di Jenny con il calcio della pistola. «Poi lei posò per questo cartellone pubblicitario e dovunque guardassi c'era lei. Gardenia Rossa. Non la pagarono molto per questo lavoro, ma la notorietà che le diede...» «Avrebbe potuto bastarle per diventare famosa» terminò Jack. Coco abbassò la pistola lungo il fianco. «Com'è possibile che non ti abbia mai visto?» domandò Mallory. L'anziana prostituta le rivolse un sorriso amaro. «Un tizio in un asilo per i senzatetto mi suggerì di diventare un travestito e io compresi che sarebbe Tori Carrington
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stato un modo perfetto per mascherarmi. Potevo pedinare Jenny senza che lei se ne accorgesse.» «Ma lei ti scoprì» affermò Mallory. Coco guardò la pistola come se fosse sorpresa di averla. «Un giorno mi telefonò a Omaha e mia madre le disse che ero andato in California. Quello stesso giorno mi incontrò per strada. A quei tempi il trucco non era perfetto, ma penso che non avrebbe fatto alcuna differenza. Jenny aveva parlato con mia madre e mi stava cercando» concluse, scrollando le spalle. «Suppongo che non sia stata felice di vederti.» Coco strinse le labbra. «E nemmeno che indossassi uno dei suoi vestiti preferiti. Quando lei non c'era, entravo nel suo appartamento, prendevo i suoi abiti e quando non mi servivano più li rimettevo a posto, in modo che non si accorgesse che erano spariti. Se un giorno non trovava una cosa, la trovava quello dopo.» «Perché hai infierito sul cadavere?» domandò Mallory all'improvviso. Poi rabbrividì. Ricordava di aver letto che a Jenny erano stati tagliati i piedi. Coco allungò una gamba e si guardò il piede che calzava il numero 44. «Ho sempre amato i suoi piedi. Erano così piccoli e delicati.» Jack raddrizzò le spalle e osservò: «A quel punto ti eri già accorto che ti piaceva essere donna, vero, Arnold?». «Non chiamarmi in quel modo!» strillò Coco. «Il mio nome è Coco. Coco Cabana.» «No» sussurrò Mallory. «Non voleva essere una donna. Voleva essere lei.» Poi, prima che potesse battere ciglio, Jack si lanciò a testa bassa contro Coco. Un altro sparo echeggiò nella stanza e la pallottola colpì il divano, di fianco a Mallory. Lei balzò in piedi, afferrò la lampada da tavolo e la sbatté sulla testa platinata di Coco. Coco crollò addosso a Jack ed entrambi finirono per terra. Con la lampada ancora stretta in mano, Mallory guardò a occhi sbarrati l'anziana prostituta priva di sensi, riversa su Jack. «Grazie tante» bofonchiò Jack, respirando a fatica. La lampada le sfuggì dalle dita e cadde per terra con uno schianto. «Non c'è di che» mormorò Mallory, sentendosi sul punto di svenire.
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Sette ore dopo, l'orario previsto per la partenza del pullman era passata. Layla e Reilly erano andate a prendere Mallory per accompagnarla alla stazione, come concordato in precedenza, e Jack, ritto accanto alla biglietteria, aspettava che lei cambiasse il suo biglietto con uno del pullman che sarebbe partito per il Kansas un'ora dopo. La testa gli faceva ancora molto male, Coco Cabana, alias Arnold Barr, era in prigione e Mallory stava ancora partendo. «Sei proprio sicura di volerlo fare?» le domandò Reilly mentre Mallory infilava il biglietto nella tasca posteriore dei jeans. Jack seguì il movimento della sua mano e osservò la curva dei suoi fianchi per quella che probabilmente sarebbe stata l'ultima volta. Almeno fino a Las Vegas. Forse non sarebbe dovuto andare al matrimonio. Layla e Reilly avrebbero capito che era già abbastanza penoso vedere Mallory partire una volta. Lasciarla andare via per la seconda volta, lo avrebbe spedito dritto dentro una bottiglia di vodka. Sfregandosi il mento, lanciò uno sguardo intorno finché Mallory gli si parò di fronte, colmando il suo campo visivo e i suoi sensi. «Mi dispiace...» mormorò, con un sorriso triste. Lui abbassò lo sguardo e annuì. «Sai, per Boomer e... per tutto quanto.» «Dispiace anche a me.» Mallory gli gettò le braccia al collo e gli si strinse contro. Jack sentì un desiderio così lancinante di lei che dovette lottare con se stesso per non sollevarla di peso e portarla a casa. Posandole le mani sui fianchi, chinò la testa e le premette le labbra sul collo. Dio, quanto gli sarebbe mancata! Mallory si staccò da lui, si schiarì la gola e rivolse un sorriso a Layla e a Reilly che li stavano guardando. «Non c'è bisogno che restiate. So che avete tutti delle cose da fare.» Io no, avrebbe voluto dire Jack. Ma non lo fece, perché sapeva che se non fosse andato via si sarebbe reso ridicolo. «Tina ha una lezione tra un'ora, perciò devo ritornare al negozio» disse Reilly, abbracciandola. Tori Carrington
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Layla la imitò. «Io posso rimanere, se ti fa piacere.» Mallory scosse la testa. «No. Renderebbe tutto più difficile» mormorò commossa. Poi si voltò verso Jack ed entrambi rimasero a guardarsi in mezzo al frastuono assordante della stazione. Non sapendo che cos'altro dire, Jack optò per il silenzio. Mallory gli rivolse un cenno di saluto, poi si avviò verso il pullman e lui ebbe la sensazione che qualcuno gli avesse conficcato un pugnale nel petto. Non riusciva quasi più a respirare, le ginocchia minacciavano di cedergli e il cuore gli batteva con tanta forza contro il torace da fargli male. Mallory salì i due scalini, seguita da una donna, poi scomparve all'interno del pullman. Era andata. Incapace di muoversi e di fare qualunque cosa, Jack continuò a fissare il punto in cui lei era stata fino a pochi istanti prima. «Andiamo via» mormorò Layla, prendendolo sottobraccio. Jack si trattenne a stento dal divincolarsi. Se ne sarebbe andato quando fosse stato pronto a farlo e non un minuto prima. D'improvviso Mallory apparve sullo sportello dell'automezzo, si avventò fuori, rischiando così di investire una donna che stava salendo i tre scalini, poi si precipitò verso di lui e gli si buttò tra le braccia con tanto impeto da farlo cadere. «Oddio. Oddio. Oddio» singhiozzò, baciandogli il collo e bagnandogli il viso di lacrime. «Mi mancherai da morire.» A Jack parve di dirle: «Anche a me», ma non ne fu sicuro. L'unica cosa che sapeva era di provare un senso di assoluta completezza ogni volta che la teneva tra le braccia. Chiudendo gli occhi, la strinse tanto forte che temette di soffocarla. «Ti amo, Mall» sussurrò, premendole le labbra sui capelli. «Ti prego, non partire. Resta. Hanno preso Coco. Adesso hai una storia completa a tua disposizione e un'infinità di persone ricche si dichiareranno pronte a sovvenzionare il tuo documentario.» Lei si scostò e gli sorrise senza alcuna gioia. «Sai che non posso farlo» bisbigliò. Jack sapeva che si sarebbe rifiutata di restare. Una volta che aveva deciso di partire, niente avrebbe potuto trattenerla. Ma doveva tentare ancora. Tori Carrington
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«Ti amo» ripeté, baciandole l'orecchio. «Lo so.» Mallory annuì e si sciolse dall'abbraccio. Voltandosi, Jack vide che Layla si asciugava gli occhi e Reilly batteva le palpebre in fretta. Mallory si allontanò da lui, camminando all'indietro, gli occhi lucidi e i denti affondati nel labbro inferiore. Poi gli sorrise con tristezza, si voltò verso il pullman e scomparve.
Capitolo 15 A Kansas City la vita di Mallory procedeva meglio di quanto avesse immaginato. Nel giro di una settimana, non soltanto aveva dimostrato di essere una brava direttrice del reparto pubblicitario di una stazione televisiva, ma le avevano offerto di girare un documentario sulla storia della città, garantendole un completo sostegno economico e libertà di azione assoluta. La cosa strana era che nessuno di quei successi la faceva sentire meglio. In quei giorni aveva scoperto che Los Angeles, Layla, Reilly e Jack erano la sua casa più di quanto lo fosse la sua città natale. Sebbene sua madre le cucinasse i suoi piatti preferiti, sebbene i suoi vecchi amici andassero a trovarla, aveva le braccia piene di graffi per quanto si grattava. Si sentiva prudere dappertutto e non importava che si spalmasse di lozioni calmanti, il tormento non si placava. Psoriasi, aveva detto sua madre. Mallory aveva fatto le corna. La febbre natalizia aveva colpito il Midwest con virulenza. Dovunque guardasse, lei vedeva luci colorate, festoni e tralci di pungitopo. E neve dappertutto. Come aveva fatto a dimenticare il freddo che faceva in dicembre a Kansas City? Guardandosi nello specchio della sua toeletta, fece una smorfia. Era la stessa toeletta davanti alla quale si era seduta da adolescente, domandandosi chi fosse e che cosa volesse fare nella vita. Volgendo intorno lo sguardo, lo posò sul letto a baldacchino con la coperta di pizzo bianco, sugli attestati accademici che sua madre aveva incorniciato e appeso alle pareti rivestite di carta a righe bianche e rosa e sugli animali di peluche che riempivano tutti gli angoli della stanza. Tori Carrington
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In qualunque casa vivesse, chiunque fosse il suo compagno, sua madre allestiva la camera della figlia nello stesso modo, come se aspettasse il suo arrivo da un momento all'altro. Mallory non si sarebbe stupita nemmeno se, tornando a casa, cinquantenne, avesse trovato la camera immutata. Il problema era che sua madre l'aveva ammobiliata come pensava che dovesse essere, senza mai consultarla. Se lo avesse fatto, il materasso sarebbe stato sul pavimento, senza rete e testata, le pareti sarebbero state dipinte di azzurro e nel soffitto ci sarebbero state delle stelline fluorescenti, in modo che spegnendo la luce si avesse l'impressione di dormire all'aperto. Con fare distratto, Mallory si grattò le braccia. Stare in quella stanza le faceva sentire tutta la rabbia che aveva provato da adolescente. «Sei sicura di dover andare a Las Vegas?» le domandò sua madre, apparendo sulla porta che fino a pochi istanti prima era stata chiusa. Mallory si voltò a guardarla. Con tutta probabilità, Lucinda sarebbe morta con addosso un grembiulino vezzoso sopra un abito a righe e un sorriso sulle labbra che non le arrivava mai agli occhi. Incredibile che una persona sposata solo da una settimana non riuscisse a sorridere davvero. Tuttavia, bisognava tenere conto che quello era il suo settimo matrimonio. «Sicurissima.» «Ma è Natale.» Mallory annuì e mise dentro la valigia gli indumenti che aveva preparato sul letto. «Lo so, mamma, ma Layla e Reilly sono le mie migliori amiche.» «E io sono tua madre e sono cinque anni che non passiamo il Natale insieme. Precisamente da quando...» S'interruppe, ma entrambe sapevano come sarebbe finito quel discorso: nello stesso modo in cui finiva ogni volta che avevano una discussione. Quello che sua madre voleva dire era: Da quando te ne sei andata a Los Angeles, inseguendo uno stupido sogno che ti ha portata di nuovo al punto di partenza. «Quando tornerò, mi metterò a cercare un appartamento» annunciò Mallory. «Non c'è fretta. Dovresti aspettare fino a dopo le vacanze.» E quando le vacanze fossero finite, sua madre le avrebbe detto di Tori Carrington
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aspettare la primavera, il Quattro Luglio, l'autunno e prima di rendersene conto si sarebbe ritrovata cinquantenne a dormire nello stesso letto a baldacchino. Un brivido le corse sulla pelle. «Tornerò dopodomani.» «Molto bene» replicò sua madre, facendole capire di non voler discutere. Mallory chiuse la valigia e, passando davanti alla donna, andò nel corridoio. Poi si voltò. «Ci vediamo presto» mormorò. Lucinda annuì. Mallory arrivò alla porta, ma si fermò di colpo. Posò la valigia per terra, l'aprì e tirò fuori il regalo che aveva comprato per sua madre. «Questo è per te» disse. «Ma non devi aprirlo prima di domani.» Lucinda prese il pacchetto incartato e sembrò che non sapesse che cosa dire. Mallory l'abbracciò come non faceva da molto tempo. «Andrà tutto bene, mamma. Davvero. Sto solo passando un brutto periodo, però sono sicura che lo supererò, credimi. Adesso non posso spiegarti.» Cominciava a sospettare che tutte le persone che incontrava in giro, che vedeva recarsi a casa o al lavoro stessero cercando la loro strada in quel labirinto di sogni infranti, speranze deluse e trionfi che era la vita. «Quando tornerò» continuò, sorridendo alla madre, «mi insegnerai a cucinare quel pasticcio di carne che mi piace tanto.» Lucinda annuì e questa volta il sorriso le arrivò agli occhi. «È meglio che tu vada, altrimenti perderai l'aereo.» Mallory assentì, prese la valigia e oltrepassò la porta, sentendosi un po' meglio. A distanza di quattro stati, Jack era seduto davanti al suo computer, lontano dallo scrivere il suo articolo mensile quanto lo era stato il giorno prima. O quello antecedente. Guardò il posto in cui Boomer si sdraiava sempre, ma riportò in fretta lo sguardo sullo schermo. Strano come non ci si rendesse conto dell'importanza di qualcosa finché non lo si perdeva. Da quel giorno tremendo alla stazione dei pullman, Layla e Reilly gli erano state intorno come due chiocce. Considerando che si sarebbero sposate il giorno dopo, aveva pensato che avessero di meglio da fare che portargli dei piatti cucinati in casa, telefonargli tre volte al giorno e riempirlo di cannoli alla crema. Ma era così che si comportavano gli amici, pensò con un debole sorriso. Gli piaceva pensare che, se una cosa simile fosse successa a loro, lui Tori Carrington
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avrebbe fatto lo stesso. Sospirando, premette un pulsante e richiamò sullo schermo un documento intorno al quale continuava a girare. Solo tra noi. Romanzo di Jack Daniels. Fissò quelle righe, due interi capitoli pieni di parole d'amore, e non riuscì a capacitarsi di averle scritte. Ma da quando, impotente, era rimasto immobile a guardare Mallory che saliva su quel maledetto pullman per il Kansas, si era trovato davanti alla scelta tra fissare il soffitto per tutta la notte o sedersi al computer e dare voce alla ridda di pensieri che ruotava nella sua mente confusa. Aveva scelto la seconda possibilità. Naturalmente, ciò non l'aiutava a progredire con il suo articolo. Lo richiamò di nuovo e in quel momento udì suonare il telefono nell'altra stanza. Voltando la testa, guardò la derivazione, poi si alzò e sollevò il ricevitore al quinto squillo. «Grazie a Dio, ti trovo» esordì sua madre. Jack appoggiò le spalle al muro e si strofinò le palpebre. «Ciao, mamma.» «Senti, tuo padre e io abbiamo cambiato idea. Ti ridaremo il tuo stipendio mensile. Sai, nello spirito natalizio e tutto quanto.» Jack strinse le labbra. «Grazie, ma non lo voglio. Sto bene così.» Silenzio. «Non so che cosa ti sia messo in testa, Jack, però devo dirti che non lo trovo divertente.» Lui abbandonò la mano lungo il fianco. «Sai, mamma, ho trent'anni. È da molto tempo che ho tagliato il cordone ombelicale, non credi?» Ci fu di nuovo un momento di silenzio. «Ma che cosa possiamo darti per Natale se non dei soldi?» Lui rifletté un attimo. «Una sciarpa. Una a righe bianche e blu che vada bene con il mio vestito.» Sua madre scoppiò a ridere. «A Los Angeles? Ascolta, tuo padre e io siamo ad Aspen. Perché non prendi un aereo e vieni qui a passare le vacanze? Saremmo felici di averti con noi.» Aspen? «Mi dispiace, ma ho già altri piani» rispose lui. «Voi due non state mai a casa?» Celia sospirò. «Questa è una cosa che non hai mai capito, vero? La casa Tori Carrington
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non ha niente a che vedere con un posto preciso, ma con le persone che stanno con te. Ciò significa che se verrai qui e saremo insieme, Aspen sarà la nostra casa finché rimarrai con noi.» Quelle parole risvegliarono qualcosa nella mente di Jack, che sentì il desiderio di riappendere e scoprire che cosa fosse. Tuttavia conversò per altri cinque minuti con la madre, parlando del tempo che faceva a Los Angeles e ad Aspen e concludendo con gli auguri di buone feste. D'improvviso si sentì meno depresso. Era felice che il rapporto con i suoi genitori funzionasse meglio e, a parte quello, le parole di sua madre lo avevano stimolato. Tornato al computer, cominciò a scrivere il suo articolo mensile. Mallory non aveva mai tenuto molto alle convenzioni, ma la truculenta cappella di Las Vegas che le due amiche avevano scelto per celebrarvi il loro doppio matrimonio le sembrava quantomeno sacrilega. Soprattutto considerando che era il giorno di Natale. Vampiri? Quelle due ragazze erano impazzite? Cominciava a convincersene. Dovevano aver perso la testa da molto tempo e lei non se n'era accorta. Osservò gli addetti alla cappella al centro di Las Vegas. Erano tutti vestiti di rosso e di nero, avevano i visi laccati di bianco e mostravano i canini. Soffocò un brivido e comprese che quegli strani personaggi erano abituati a provocare quella reazione. Con tutta probabilità era proprio quello che volevano. «Non è fantastico?» sussurrò Reilly, aggiustandosi il tradizionale abito bianco e stringendo tra le mani un mazzo di rose color sangue. La cerimonia sarebbe stata officiata dal conte Dracula in persona, seduto dentro una bara rivestita di raso rosso. Mallory cominciò a tremare. «Andrai all'inferno per questo» le assicurò, toccandosi il collo per accertarsi di non essere stata morsicata. Le sue amiche dovevano aver preso un virus che aveva intaccato loro il cervello. Layla le raggiunse in quel momento, facendo frusciare il lungo abito da sposa che la matrigna le aveva fatto comprare. Se non altro, lei sembrava Tori Carrington
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più incerta di Reilly. Quella cappella era stata un compromesso. Layla aveva desiderato che fosse Elvis a sposarle, mentre Reilly aveva optato per Charlie Chaplin. Alla fine avevano scelto Dracula. «Sapete una cosa? Quando tornerete a casa, dovrete andare da un giudice di pace. Essere sposate da tipi come questi... non so, ma non mi sembra valido» osservò Mallory. Reilly rideva tanto da spaccarsi le labbra. «Non è splendido?» Mallory e Layla si scambiarono un'occhiata e si misero a ridere anche loro. Chi avrebbe mai pensato che la garbata, graziosa proprietaria del Sugar and Spice, Reilly Chodowki, di lì a poco Reilly Kane, possedesse un lato così oscuro? «Siete pronte?» domandò loro una donna che sembrava Elvira, l'amante del conte, seni voluminosi compresi. Reilly annuì e Layla parve sul punto di scappare. Poteva trattarsi del nervosismo che prendeva le spose. O forse no. Sei principi e sei principesse appartenenti al regno delle tenebre si disposero intorno alla bara aperta. «Siete pazze» dichiarò Mallory. «Noi siamo pazze?» replicò Layla sottovoce. «È meglio che dai un'occhiata là in fondo, prima di dire chi ha perso il cervello.» Mallory si voltò e smise di respirare. Sam Lovejoy e Ben Kane avevano preso posto in fondo alla cappella, abbigliati in modo consono al luogo, e Jack stava andando verso di lei, splendido in uno smoking fiammante. Da quando era arrivata a Las Vegas la sera prima, non lo aveva ancora visto. Certo, aveva fatto di tutto per evitarlo, poi aveva capito che anche lui cercava di evitarla. Jack le tese le braccia. «Era ora.» Mallory affondò lo sguardo nei suoi occhi magnetici e in quel momento comprese quale fosse l'attrazione invincibile esercitata dai vampiri. Se Jack avesse scoperto i denti, mostrandole i canini, lei gli avrebbe offerto il collo. Qualunque cosa, purché fosse di nuovo suo. Ma lui non era mai stato suo per il semplice motivo che si era rifiutata di prenderlo. «Coraggio, smettila di trattenerti» le sussurrò Layla, spingendola avanti. Mallory barcollò sui tacchi alti e dovette aggrapparsi alla mano di Jack per non cadere. Nel momento in cui lo toccò, sentì il desiderio di piangere. Non era giusto. Non era giusto che lui avesse un aspetto tanto splendido mentre lei si sentiva malissimo. Tori Carrington
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«Stai bene?» le domandò Jack. No. Non sarebbe stata bene mai più. Gli rivolse un cenno di assenso e lui avanzò al suo fianco fino alla bara altare. Poi le sollevò una mano e le premette le labbra sul dorso. Mallory avvertì un fremito familiare. Non aveva mai pensato che il dorso della mano fosse una zona erogena. Le sarebbe piaciuto che lui continuasse a baciarla all'infinito, ma stando uno a Los Angeles e l'altro a Kansas City non sarebbe stato facile. Liberò la mano dalla sua e Jack si spostò accanto agli sposi. Poi cominciò la marcia nuziale. O meglio, un incubo. Che razza di musica era? La colonna sonora di Frankenstein? No, aspetta. Era il tema musicale di qualche film di Vincent Price o quello de Il Fantasma dell'Opera? Mallory non riuscì a stabilirlo, tuttavia si sentì percorrere da nuovi brividi. Due vampiri condussero le spose lungo la navata. Mallory guardò Jack, ma lui stava sorridendo a Layla e a Reilly. La cerimonia ebbe inizio e lei pensò per la seconda volta che quelle coppie avrebbero dovuto farsi sposare di nuovo da un giudice di pace. Se non altro, per assicurarsi che il matrimonio fosse valido. Alla fine del rito, quando il conte disse agli sposi di baciare le loro spose, Ben chinò la testa per mordicchiare il collo di Reilly e Mallory rischiò di scoppiare a ridere. Poi incrociò lo sguardo di Jack e, mentre risentiva nelle orecchie l'eco delle parole sacre appena pronunciate dagli amici, comprese di amare Jack Daniels e che lo avrebbe amato per sempre, dovunque fosse stata.
Capitolo 16 L'articolo principale del mese di gennaio sul LA. Monthly doveva uscire in edicola il trenta dicembre. Quel giorno. Seduto al tavolo della sua cucina, Jack bevve un caffè e si chiese quanto tempo avrebbe dovuto concedere a Mallory prima di andare a Kansas City e presentarsi davanti alla porta di sua madre. Dieci copie del periodico erano sul tavolo, ancora legate. Non le aveva aperte perché sapeva quello che diceva il suo pezzo, parola per parola. Tori Carrington
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Era solo il risultato che quelle parole avrebbero sortito a essergli oscuro. Bevve un sorso di caffè e sbuffò, sentendolo freddo. In quell'ultimo periodo non riusciva a concentrarsi su niente, ma la cosa non lo stupiva, considerando che tutto il suo futuro dipendeva dalla colonna che appariva su quel giornale. Il giorno prima ne aveva spedita una copia a Mallory, all'indirizzo di sua madre a Kansas City, con sopra la scritta: Strettamente privato. Sull'altro angolo del tavolo c'era la scatola contenente una sciarpa di seta bianca e blu. Sorridendo, la prese in mano insieme al biglietto che giaceva sotto. Non ricordava che un regalo dei suoi genitori gli avesse mai fatto tanto piacere. Sì, anche se le parole di sua madre lo avevano colpito, sperava di aver colpito a sua volta anche loro. Invece di ricevere dei doni costosi come trenta cene gratuite nel ristorante di Beverly Hills preferito da sua madre, aveva insistito per avere le fotografie incorniciate di loro tre insieme. Immagini di quei rari e preziosi momenti in cui tre persone che vivevano nella stessa casa, ma le cui strade s'incrociavano così di rado, sembravano unite e felici. Una famiglia. Sua madre lo aveva sempre tormentato perché trovasse una moglie che le desse dei nipotini. Chiunque, ma non Mallory, cioè. Però, se lui avesse potuto fare a modo suo, non solo Mallory sarebbe diventata sua moglie, ma insieme avrebbero fatto quei bambini. E quando fossero andati a trovare i nonni, si sarebbe assicurato che i suoi figli avessero dei pennarelli indelebili, in modo da mettere un po' di colore sugli abiti monocromatici di Celia. Era sicuro che i figli suoi e di Mallory sarebbero stati dei monelli, capaci di fare una cosa simile. Bambini vivaci, spiriti liberi, con i capelli selvaggi della loro madre, gli stessi occhi luminosi e l'intelligenza pronta. Da lui avrebbero preso l'altezza e la lunghezza dei piedi. La sua mente si bloccò. Che cosa andava pensando? Non aveva ancora convinto Mallory a sposarlo e le attribuiva già dei bambini. Sospirando, premette i gomiti sul tavolo e si posò la testa sulle mani. La mancanza di sonno privava la gente di tutto il suo buonsenso. E considerando che lui non aveva quasi mai dormito da quando Mallory era salita su quel maledetto pullman, si meravigliava di riuscire a ragionare ancora. Tori Carrington
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A Las Vegas le cose non erano andate come aveva sperato. Oh, lei lo desiderava ancora. Lo aveva capito quando i loro sguardi si erano incrociati. Lo aveva sentito a livello fisico, ma non aveva avuto la possibilità di appagare quel desiderio. Il tempo che aveva avuto a disposizione si era consumato prima con quella strana cena di addio al celibato. Sam aveva convinto lui e Ben ad andare a vedere uno spettacolo in cui gli uomini si travestivano da donne, l'ultima cosa che gli interessava al mondo dopo la storia squallida di Coco Cabana, cioè Arnold Barr. Alla cena era seguito un matrimonio ancora più strano, popolato da personaggi da incubo, e poi ognuno era andato per la sua strada. In ogni modo era andato a Las Vegas sapendo di dover soffocare il desiderio per lei. Se lui e Mall avessero fatto sesso nella città più peccaminosa del mondo, forse lei non avrebbe preso sul serio il suo articolo. Jack lanciò uno sguardo al suo appartamento ormai mezzo vuoto. Il giorno prima aveva trasportato quasi tutti i mobili in un magazzino e quel giorno vi avrebbe portato gli altri. Tutto quello che aveva potuto impacchettare e di cui non poteva fare a meno, incluso il suo computer portatile, era ammucchiato vicino alla porta. E un biglietto di sola andata per Kansas City era davanti a lui. Kansas City, sto arrivando! Era quello il titolo del suo articolo di gennaio. Sua madre aveva ragione. La famiglia non era un posto, ma una persona. E dovunque fosse Mallory, là era la sua casa. Ma se lei lo avesse rifiutato ancora? Ebbene, avrebbe dovuto fare in modo che ciò non accadesse. D'improvviso udì un rumore fuori dalla porta e gli sembrò che un cane abbaiasse. Il cuore gli si strinse. Boomer avrebbe approvato la sua decisione di andare da Mallory. Avrebbe mosso la coda e lo avrebbe guardato con i suoi grandi occhi acquosi. Qualcuno bussò alla porta. Jack si stupì. L'agente immobiliare sarebbe dovuto arrivare più tardi. Guardando l'orologio, si chiese se avesse capito male. Pensieroso, si alzò e si avviò verso l'ingresso. Quell'appartamento era suo, ma per dimostrare a se stesso e a Mallory che era deciso fino in fondo, invece di affittarlo, lo avrebbe venduto. Quel mattino stesso sarebbe venuto un agente per la valutazione definitiva. Udì abbaiare di nuovo e, stringendo i denti, aprì la porta. «È in Tori Carrington
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anticipo...» Ma invece di trovarsi davanti l'agente immobiliare, vide il volto indimenticabile e bellissimo di Mallory. Jack s'impietrì, temendo che se avesse battuto le ciglia lei sarebbe scomparsa, lasciando qualcun altro al suo posto. Poi lei sorrise e Jack capì che la donna riccioluta, che indossava una maglietta con sopra scritto: So quali arnesi usare per vincere, era la sua Mallory. «Ciao» mormorò lei. Jack si schiarì la voce. «Ciao.» Non riuscendo a muoversi, continuò a fissarla inebetito. Dio, com'era bella. La desiderava con una ferocia che gli toglieva il respiro. Lei guardò in basso. «Io, ecco, ho pensato di portarti il mio regalo di Natale.» Regalo di Natale? «Non potevo portarla a Las Vegas con me. In realtà, non l'avevo ancora, ma...» Jack guardò il cucciolo che teneva in braccio. Un bloodhound così uguale a Boomer che sarebbe potuto essere il suo clone. «Mi ci è voluto un po' di tempo, ma sono riuscita a rintracciare i discendenti di Boomer. Quando era più giovane, lo avevi fatto accoppiare un paio di volte.» Mallory sollevò il cucciolo che era tutto occhi e orecchie pendenti. «Ecco qui. Ti presento la nipote di Boomer.» Jack prese la cagnolina tra le mani e la sollevò in aria, osservandola dalla punta del naso alla coda. Non gli era venuto in mente di prendere un altro cane e l'idea di rintracciare i discendenti di Boomer... Si strinse il cucciolo al petto. Solo Mallory poteva capire quello che gli mancava e darglielo con una scrollata di spalle, come se gli avesse detto dove fosse l'ufficio postale. Solo Mallory riusciva a commuoverlo in quel modo. «Se ti piace, ho pensato che potremmo chiamarla Junior.» Jack parve perplesso. Si poteva chiamare Junior una femmina? Abbassò lo sguardo sulla cagnetta tremante e sorrise. Perché no? Poi ripensò alla frase di Mallory. «Noi?» domandò. Tori Carrington
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Era troppo presto perché avesse letto il L.A. Monthly. I giornali non erano ancora arrivati nelle edicole. E se la notte precedente Mallory non era già più nel Kansas, non poteva aver ricevuto la copia che le aveva spedito con la posta celere. «Non mi inviti a entrare?» domandò lei, passandogli davanti. «È profumo di caffè quello che sento?» Jack scosse la testa, chiuse la porta e sollevò la cagnetta per osservarla con attenzione. La bestiola sbatté la coda e gli leccò il mento. Oh, sì, lui e Junior sarebbero andati d'accordo benissimo. La posò con dolcezza sul vecchio cuscino di Boomer e la guardò girare in tondo un paio di volte prima di accucciarsi con un sospiro beato. «Sembra che si senta già a casa» commentò Mallory sulla porta della cucina, soffiando sul caffè bollente. Poi si guardò intorno. «Dov'è finita tutta la tua roba?» domandò. Ma invece di aspettare la risposta, andò a sbirciare nella camera da letto già vuota. I soli mobili rimasti erano il divano dove Jack aveva dormito quella notte, il tavolo della cucina, alcune tazze, la caffettiera e le cose di Boomer, tutta roba che avrebbe portato più tardi nel magazzino con il furgone di un vicino. Jack guardò il biglietto aereo per il Kansas posato sul tavolo, ci mise sopra una mano e se lo infilò in tasca. Mallory tornò indietro e si fermò dall'altro lato del tavolo. «Non sei molto loquace questa mattina, vero?» domandò, posando un dito sulla pila di giornali. «È il tuo articolo mensile?» Lui annuì e si umettò le labbra. Il cuore gli batteva tanto forte da soffocarlo. «Mallory, perché sei qui?» mormorò. Lei batté le palpebre. «Sono venuta a portarti il tuo regalo di Natale.» «Da Kansas City?» Sorridendo, Mallory slegò la corda che avvolgeva i giornali e prese in mano il primo. «Così pare. Stai andando da qualche parte?» Aprì le pagine della rivista dove c'era sempre il suo pezzo, lesse ad alta voce il titolo e impallidì. «Io, ecco, ho lasciato il mio lavoro.» Jack si massaggiò il mento. «In realtà, ho lasciato tutti e tre i miei lavori.» «Per poter andare nel Kansas?» Mallory sbarrò gli occhi. «Perché vuoi andare nel Kansas? Non conosci nessuno là.» Jack la fissò. «Conosco te.» «Ma io non sto più là.» «Torni qui?» le domandò lui, sconcertato. Tori Carrington
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Sorridendo, Mall si diresse verso la porta e Jack si sentì prendere dal panico. Non poteva lasciarla andare via senza una spiegazione. Che cosa diavolo significava che non stava più nel Kansas? Vedendola aprire la porta, le afferrò un braccio e Mallory gli lanciò uno sguardo stupito. Quella donna non aveva mai capito quanto bisogno avesse di lei? Non si rendeva conto che, senza di lei, lui non valeva niente? Che l'amava da impazzire? «Lasciami andare, Jack.» Lui allargò le dita e Mallory si chinò per prendere qualcosa. La sua valigia. La portò dentro e la posò nell'ingresso. «Spero che non ti dispiaccia ospitarmi» mormorò, lisciandosi la maglietta. «Ma dovremo rimettere a posto tutto l'appartamento.» «Per quanto?» Mallory lo fissò. «Che cosa?» «Ti ho chiesto per quanto. Per quanto tempo pensi di restare? Ti sei posta un limite come la prima volta che sei venuta a Los Angeles?» Mallory arricciò le labbra. «Non lo so. Penso che dipenda da te.» Faceva apposta a rispondere in modo evasivo. Jack sentì il desiderio di scrollarla. «Per quello che mi riguarda, spero che mi lascerai restare per sempre» dichiarò Mallory disinvolta. Jack s'impietrì. Per sempre... Mallory gli si mise di fronte e sollevò gli occhi per guardarlo in faccia. «Sì, per sempre» ripeté. «Non sono sicura che questo implichi il matrimonio. È probabile. Ma non ancora. Quello di Layla e Reilly mi procura ancora degli incubi, tuttavia...» «Taci, Mallory.» Jack le prese il viso tra le mani e la baciò con passione, lasciando che tutto l'amore che nutriva per lei fluisse libero dal suo cuore. «Oh, quanto mi è mancato!» esclamò lei. «Mi è mancato tanto che ho deciso di non poter vivere senza. Carriera fallita o meno, tu mi hai incastrata, Jack Daniels, e io sono stata stupida a pensare di poter stare senza di te.» Jack chiuse gli occhi. Era la risposta che aveva sperato di ottenere con il suo articolo e il fatto che Mallory non avesse avuto bisogno di leggerlo per convincersi aveva un valore immenso, per lui. «Aspetta un momento» borbottò lei, mordendosi le labbra. «Mi hai detto di stare zitta?» Tori Carrington
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«Uh-uh.» Mallory gli diede un morso sul mento. «Dillo ancora.» «Taci, Mall» sussurrò lui. La sentì fremere e andargli più vicino. «Oh, mi piace quando fai il duro.» Un delicato uggiolio richiamò la loro attenzione. Jack abbassò lo sguardo e vide Junior che girava intorno ai loro piedi. Nello stesso momento qualcuno bussò alla porta. Jack baciò Mallory, poi andò ad aprire. «L'appartamento non è più in vendita» annunciò. Quindi chiuse la porta, prese in braccio Mallory e la portò sul divano.
Epilogo Hollywood, Confìdential - quindici mesi dopo Questa è la notte in cui Hollywood indossa la sua veste più bella e mostra il suo volto migliore. La notte degli Oscar. Nella categoria dei documentaristi, penso che ricorderete l'esordiente di cui vi ho parlato già un anno fa, Mallory Woodruff, adesso Mallory Daniels. La grintosa ragazza di Kansas City, che di recente ha sposato il giornalista Jack Daniels del L.A. Monthly, il cui primo romanzo uscirà il mese prossimo, salirà sul palcoscenico per ricevere la famosa statuetta. Credete alle mie parole... Scrutando con stupore la folla che circondava lei e Jack nel teatro, Mallory si grattò un braccio. Jack le diede una piccola gomitata e lei lo guardò e rise. Era nel posto in cui aveva programmato di arrivare e forse stava per ricevere il premio più ambito del mondo. Ma, principalmente, possedeva tutto quello che aveva sempre desiderato senza rendersene conto. Tutto quello che importava davvero. A parte il premio, a parte il documentario, aveva Jack. Voltandosi, osservò la galleria. Lassù, da qualche parte, c'erano Layla e Sam, Reilly e Ben, di certo emozionati come lei. «Tutto bene?» le domandò Jack, mentre Billy Crystal, dall'alto del Tori Carrington
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palcoscenico, pronunciava una battuta che fece ridere l'uditorio. Mallory annuì e gli strinse forte la mano. «Tutto benissimo. Perfetto.» Intendeva dire che quello che sentiva in quel momento era perfetto. Era sposata con l'uomo dei suoi sogni, il suo migliore amico, il suo amante meraviglioso. Vivevano in un bell'appartamento che presto sarebbe stato troppo piccolo e avevano un cane che stava crescendo e diventava sempre più dolce. Tuttavia, da quando aveva ricevuto la nomination per l'Oscar, i ricordi di Gardenia Rossa l'avevano assalita in modo tormentoso. In fondo non era passato molto tempo da quando Jenny Fuller era arrivata a Hollywood per fare carriera. Adesso, venticinque anni dopo, lei aveva seguito le sue orme. La differenza stava nel fatto che Jenny era morta mentre lei era felice, benché l'uomo che aveva tolto la vita a Jenny avesse cercato di toglierla anche a lei. Ora quell'uomo aspettava di essere giudicato per un delitto commesso molti anni prima. Le ci era voluto un po' di tempo per capire che l'incontro con Coco non era stato casuale. Alcune indagini le avevano rivelato che Coco sapeva benissimo chi era lei. Aveva saputo del documentario che stava girando e le si era presentata di proposito, inventando la storia di non avere un posto in cui alloggiare per poterle stare vicino e controllare i suoi progressi. Alla fine, quando si era accorta che lei stava per scoprire la verità... Mallory si premette una mano sullo stomaco. Se quella notte Jack non fosse stato presente... Se Coco le avesse sparato... L'unica cosa buona era che la polizia aveva recuperato i soldi rubati e Mallory aveva potuto restituirli ai suoi amici. «Andiamo via» sussurrò a Jack. «Adesso?» si meravigliò lui. «Stanno per annunciare le categorie...» Lei agitò una mano. «C'è tempo. D'improvviso sento un bisogno urgente di stare sola con mio marito.» Jack sorrise. «Qualunque cosa Mallory desideri...» «La ottiene.» Lui si alzò e la guidò fuori dalla fila di poltrone e lungo il corridoio laterale. Mallory finse di non vedere le occhiate incuriosite della gente e rise quando sbucarono da un'uscita nel buio più totale. Tori Carrington
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Una piccola luce rossa illuminava l'angusto passaggio tra l'esterno e l'entrata nel teatro. Mallory spinse Jack contro il muro e si fermò a riflettere un momento. Nel salone adiacente era raccolta tutta l'aristocrazia hollywodiana ed era probabile che di lì a poco lei avrebbe dovuto mostrarsi con una statuetta in mano per far vedere a tutti chi fosse. In fondo, poteva darsi che la volta seguente le sarebbe toccato bussare a una di quelle porte e, se avesse vinto quel premio, quelle porte si sarebbero aperte di sicuro. In quel momento, però, aveva in mente qualcosa di molto più importante, una notizia che aveva pensato di dare a Jack dopo il premio, ma non riusciva più a trattenersi. «Devo dirti una cosa» sussurrò, accarezzando la giacca del suo smoking. «Ssh» bisbigliò lui. «Stanno annunciando le nomine.» Mallory gli posò il viso sul petto. «Sono incinta.» Lo sentì trattenere il respiro. Nei mesi precedenti avevano parlato spesso della possibilità di avere dei figli, e per quanto il rapporto di Jack con i suoi genitori fosse migliore di quanto fosse mai stato, lui le aveva confessato di aver paura di non saper dare a un bambino tutto l'amore di cui aveva bisogno. Errore che avevano commesso i suoi genitori e che lui non intendeva ripetere. Le aveva detto che voleva almeno tre figli e che sperava di non avere mai tanti soldi da poter assumere una bambinaia. Jack la guardò, chiedendosi se avesse sentito bene. Mallory annuì. «Oggi sono stata dal ginecologo. Tra sette mesi saremo i genitori orgogliosi del nostro Oscar.» Jack la strinse forte e le diede una pioggia di baci sul viso. «O magari Oscarette» sussurrò. Mallory sorrise, sentendosi felice come non era mai stata. Nell'auditorio l'annunciatore disse: «L'Oscar va a...». Mallory prese Jack per mano e lo spinse nella sala, sentendosi vincitrice più di chiunque altro. FINE
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