Claudio Moreschini
I PADRI CAPPADOCI storia, letteratura, teologia
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auaNuova
In copertina: Scuola di Pskov, I santi prescelti. Mosca, Galleria Statale Tret'jakov. © 1990, Foto Scala, Firenze. Grafica di Rossana Quarta
© 2008, Citta Nuova Editrice Via degli Scipioni, 265-00192 Roma
tel. 063216212 . e-mail:
[email protected] ISBN 978-88-311-1630-5 Fmito di stam.pare ~I mese di febbraio 2008 dalla tipografia Cittii Nuova della P.A.M.O.M. Via S. Romano in Gadognana, 2J 00148 Roma. tel. 066H0467 e-mail:
[email protected] I. La Cappadocia cristiana
1. La Cappadocia nei primi secoli dell'Impero romano Le regioni occidentaii e meridionali dell' Asia Minore anorno al Mare Egeo a al Mediterraneo, erano state da molti secoU 'prima dell'era ~ristiana cent~ vivi e splendidi di cultura e di civilizzazione, che st protrassero munutate anche sotto il dominio romano. Sia i ~ominatori s~a i !oro sottomessi potevano godere i vantaggi che denvavano dall uruone tra Ia nuova realta dell' anuninistrazione roman~ e IC: st':"tture tradizionali della cultura greca. Invece nelle regioru perifenche come il Ponto e Ia Cappadocia I'ellenizzazione era stata sempre scarsa; Ia Cappadocia era spesso oggeno di satira peril basso livello della sua civilta. Tuttavia, una volta che Ponto e Cappadocia intorno alia prima meta del I secolo divennero province e quindi furono collegate aile altre province del Mediterraneo, questa inferiorita fu sommersa a poco a poco dal diffondersi della cultura comune dell' Asia romana. La romanizzazione della Cappadocia ci e nota fm dal I sec. a.C. Cesarea, Ia sua cina piu importante, aveva avuto precedentemente un nome barbarico, Mazaca, rna lo muto in "Eusebeia" sono il regno di Archelao e in "Cesarea", appunto, durante il regno di Augusto. Subito dopo che Ia regione fu annessa all'impero e divenne provincia, Ia capitale ebbe un tempio in cui si celebrava il culto imperiale e avevano luogo delle feste in onore dell'imperatore: abbiamo testimonianza di alcune sotto Commodo, Settimio Severo e Gordiano terzo, tra il IT e il ill secolo. Gli stessi nomi di Basilio e di Gregorio, che incontreremo cosl frequentemente nelle pagine che seguono, sono greci: Ba~o ~~: fica "regale" e quindi dov~va es.s~re stato usato d_a una f~ gt~ fortemente grecizzata; panmenn e greco quello di Gregor~o. ( colw che e desto", "colui che vigila"), che sembra essere stato up1co solo della Cappadocia. . La diffusione del cristianesimo in Cappadocta eattestata da alcuni awenimenti relativamente antichi, ma di scarso significato. Se
I Padri <Appadoci
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1. Atn· (2 9-11) edetto che alcuni abitanti della Cappadocia · degl"I aposto1·1 nell e lin' a! miracolo della preeli caz1one ISSistettedi. cuno dei presenti, questa fatto, comunque, non puo vague oas dll .... eli ll !ere come prova dell'inizio e. a cnsuaalmz1z0a0zt)one qu1; ~ regione. La · epistola di Pietro (mtomo attesta es1stenza in C pnmdOCJa·a eli pagani convertiti. Tertulliano, nell'A Scapula (3, 1), ~ ··· . "diM A parlando della persecuzione ~alucrlstlan_a at t:mp1 arc~ udre1 lio 0 Commodo, ci fomisce un tra tesumomanza a propostto e . I'esistenza eli cristiani in quells regione: «Claudio Lucio Erminiano 1in Cappadocia, quando, adiratosi che sua moglie si era accostata alia nostra religione, aveva maltrattato crudelmente i cristiani e solo lui in tutto il palazzo, distrutto dalla peste, bolliva fuori i vermi che lo divoravano, andava gridando: "Non lo sappia nessuno, perche non si rallegrino i cristiani, o non sperino le cristiane!". Infine, riconosciuto il suo errore, poiche servendosi della tottura aveva costretto alcuni ad abbandonare Ia propria convinzione, mori quasi cristiano>> 2. .
1 gtil · .neg ro
E., invece, una prova della diffusione eli una forma eli giudeocristianesimo in Cappadocia il culto del "Dio altissimo", praticato dai cosiddetti lpsistarii o lpsistiani, che prendevano il nome dall' aggettivo Hypsistos, 1'" Altissimo". Si trattava eli una setta giudaica epagana insieme, che fiori tra il200 e il400, soprattutto in Cappadocia, Bitinia e Ponto. Furono Gregorio eli Nazianzo (or. 18, 5) e Gregorio eli Nissa (Con/utazione della professione di fede di Eunomio 38) a ricordame per primi il nome, che tuttavia si trova anche in molte tavolette, iscrizioni e oracoli. Questo culto sembra essere derivato da quello di JHWH Sabaoth, quale era praticato neUe comunita ebraic~e eli ~uei luoghi e da altre vicine. Gli lpsistarii rifiutavano l'idolatna e _nc~n?sc:vano il Dio Pantocratore, a! quale, pero, a differenza det cnstlaru, non attribuivano il titolo di "Padre". Adoravano il ~~co e Ia luce, seguivano alcune pratiche religiose ebraiche (come il nspetto del sabato l • rna rifiutavano !a circoncisione. i
Crit;~tore ~ella Cappadocia verso Ia fine de! II secolo (cf. M. Sordi, Roma e
~ l~p. ~;)pp. 215 e 229: J. Spe~gl, Der riimische Staat unJ die Christen,
p. ,~Tenulliano, Opere apologetiche, tr. di C. Moreschini, Citt8 Nuova, Roma 2006,
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~· ~r~gorio il Taumaturgo e la cnsuamzzazione della Cappadocia Le testimo~an~ sto~che e Ia tradizione cristiana (quest'ultima attestata propno dat Padn Cappadoci) attribuiscono Ia crisrianizzazione della regione a Gregorio il Taumaturgo e alia sua predicazione (~10(213-27~(275). Costui era stato discepolo di Origene e, come ci rifensce Basilio (Lo Spirito Santo 29), era animato dallo stesso spirito degli apostoli e dei profeti; quando arrivo nel Ponto vi trovo solo diciassette cristiani, come ci riferisce Gregorio di Nissa (Encomia di Gregorio t1 Taumaturgo, p. 15, 30'), rna con Ia sua predicazione porto a Dio tutto il popolo di quella regione (pp. 53, 23 -54, 1). I dati storici che lo riguardano si ricavano dalle opere di Basilio e di Gregorio di Nissa (rna essi, come vedremo, sono frammentari e spesso interpolati con notizie poco attendibili), mentre pii.t affidabile e Ia testimonianza di Eusebio di Cesarea, il quale scrive (Storia della Chiesa VI 30) che Origene instillo nd suo discepolo Gregorio il Taumaturgo e nel fratello di quello, Atenodoro, Ia passione per Ia filosofia e li spinse a mutare i loro precedenti interessi con lo studio della verita divina. I due fratdli rimasero cinque anni con Origene a Cesarea di Palestina (ove questi si era stabilito a partire dal231) e fecero tali progressi nella religione cristiana che, sebbene ancor giovani furono considerati meritevoli di avere I'episcopato delle chie· se dd Ponto. AI momento di lasciare il proprio maestro Gregorio scrisse un Encomia di Origene, pronunciato, a quanto sembra, aCesarea di Palestina, rievocandone l'attivitil. pedagogics e sottolineandone I' educazione morale che da lui aveva ricevuto 4 • Alia fine della sua vita Gregorio avrebbe partecipato a! concilio .di Antiochia del 264 ove fu condannato Paolo di Samosata, un erenco che professava ~a dottrina modalista e adozionista insi~e. . • . . . Ma il medesimo Gregorio ci da delle notiZie su di se. ~ st ~ mava originariamente Teodoro ed era nato nd Ponto da geruton pa-
J Citiamo,
qui e in seguito, dalla
ed?ionh eli Fr. ~C:v~~~ ~=t:
moner, Pars II, cd.iderunt Guntcrus Heil, Jo
S::fn~elm M~
Gregorii N~ssmi
mortem Henrici DOrrie voluml~~dre1d:.N: York-Kebenhavn-Kotn 1990, PP· 10pera, volwnen X, tomus , . 57). - h a1 anegirico e stato considerato spurio in tem4 Va tenuto p~sc:n~e, t;ero, c. e ;a~aturgo [?], Encomio di Ongene, Inuodu-pi recenti (d~ M. RizZI, llldi Mrc~ Paoline Editoriale Libri, Milano 2002). z1one, traduztone e note · •
il
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1P.Jri CAppatloci
. «i cosnuni della nostta terra erano quelli. d~'e~o~, ~dice gam ( · nr 48])· questi avevano suffioenn disporubilita eco__, suo • •· una ' buona educaztone. · All'eta' di quattordi · .... . E,t:011UO da rocurargli 0 00~~... p perdette iJ padre e conobbe per Ia prima volta Ia dotIIIIDI Tcouoro ·· ' "" ..rhe . - · che se non sa se per costrtZione o per vo1onta. mna cnsuana, an potevo avere, a quattordio. anru'?» >. Ma, m . qua. , di · dizio capaota .J:uegli Ia avesse appresa- e probabilmente in modo mollunque m . tivo _ si trattava pur sempre di una cosa voluta dalla to approssuna ell' , . . Ia . divina, dato che a qu eta g~unge a ptenezz~ r3g1one P 'd toVY1 enza · IDSISte · · su quest o pamcoIare: comune a tutti gli uomini. Gregono
«Fatto, questa, non rrascurabile: riflettendoci, se non nel passato almena ora, io ritengo un se~o della s~ta e meravigliosa Provvidenza nei. mi~. rigu~di. una tale ClrcostB?za! cosl ben commisurata 81 nuet anm, di modo che le aztom precedenti a quell'epoca, che erano frutto dell'errore, venissero attnbuite alia giovane eta, e il santo Logos non fosse af. fidato invano a un'anima non pienamente matura, rna che, una volta divenuta tale, non restasse priva, se non del Logos divino e puro, almeno del timore che da esso ci deriva, e insieme avessero inizio in me il Logos divino e quello umano, il ptimo soccorrendo con Ia potenza che gli e propria e per me indicibile, il secondo essendo soccorso>> (V, 51-53). Non sappiamo se questo incontro con Ia dottrina cristiana sia stato voluto dalla madre. Comunque, il giovane fu inviato a frequentare una scuola di retorica, che abbandono in giovane eta in seguito ad una vicenda inaspettata. Suo cognato era esperto di diritto ed era stato chiamato dal govematore della Siria, che voleva servirsi dei suoi consigli: bisognava, quindi, che si recasse da lui. Insieme alia moglie, egli prese con se Teodoro e suo fratello, e tutti si recarono a Cesarea a spese pubbliche, con un soldato di scorta; Teodoro, veramente, ~~ intenzione di recarsi a Roma per studiare il diritto, rna Ia sua Vlta,.m quel.?'odo, cambia inaspettatamente: in ogni caso, poteva recars.t non ptu a Roma, ma a Berito, in Fenicia ove esisteva una fio~ ~Ia di diritto. Teodoro accetto I'offe~a del cognate e com~ V18gglO ~ spese pubbliche, come si conveniva ad una persona di ata condizione sociale. Ma certamente non era stata programma· 'TrocluDone diM. Rizzi (Gregorio ll Tawnaturgo (?], Enromio di Origene, cit.).
I. 1.4 CapptJdtx;a critti4ntJ
. ta da Teodoro nemmeno l'occast'one di.mcontrare 0 ngene, il grand I e etterat~ ~ asceta cristiano, che viveva a Cesarea di Palestin come sopra st e deno, e che godeva di una unm' . a, . ensa reputaztone - nod ed nostante Ie persecuztoni anticristiane _ in tutt il anche fuori di In . o mon o pagano, . , ~so. contrato Ongene, Gregorio ne frequento Ia s~ola per ptu di otto anni, e, quando Ia lascio, scrisse quell' Encomio di cut abbuu?o parlato. Ma, soprattutto, era cambiata Ia sua formaztone: ~ra d~venuto Cristiano entusiasta e da allora si dedico alla evangelizzaztone della regione in cui era nato. Inso~a, Gregorio. narra tutti gli avvenimenti della propria vita ~o a! pen?do del soggtomo alla scuola di Origene, dando !oro una mterprer:wone provvidenziale; possiamo quindi ipotizzare che egli fosse mcline a vedere Ia presenza di Dio anche nel resto della sua vita.
3. Gregorio il Taumaturgo nella tradizione agiografica dei Padri Cappadoci Nel N secolo quando su Gregorio scrissero Basilio e Gregorio di Nissa, da un lato si era oramai formata una tradizione agiografica, datI' altro contribul a rafforzarla lo stesso Nisseno, che, scrivendone un encomio in forma di biografia, interpreto i dati storici relativi a lui: da qui il problema di far corrispondere tra di !oro Ia storia e I'encomio. Cosi, tra gli altri fatti, il Nisseno tace il nome del fratello di Gregorio, Atenodoro, e il suo essere stato anch'egli discepolo di Origene, ed infine vescovo del Ponto: forse era stato consacrato vescovo dal fratello, secondo I'abitudine di attribuire le cariche ai membri della propria famiglia, che ancora era viva nella Cappadocia del N secolo. E verosimile che il Nisseno avesse avuto alcune notizie su Gregorio il Taumaturgo e sapesse quanto era stato importante peril cristianesimo di Cappadocia grazie a sua sorella Macrina, o, comunque, aile persone della sua famiglia. Costoro, a !oro volta, le avevano apprese dai racconti dei cristiani delluogo, dai "vecchi" che ricordavano quanto era successo. Quei fatti, pero, risalivano a piii di cento anni prima: un periodo di tempo lunghissimo, nel ~rso d~ quale Ia mentalita tipica dell'agiografia aveva avuto tempt e modi per svilupparsi. . . . Anche Ia nonna di Basilio, di nome Macrma, era stata cnsnana, probabilmente perche era stata educata dai discepoli di Gregorio il Taumaturgo, come ci attesta Basilio (ep. 223, 3):
I Patlri CAppadoci
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" ell dottrine su Dio, che io ricevetti fin da bambino .....,a qu e · dalla M · · da mia madre di beata memona ~ nonna ac~a, to le conservai e le accrebbi entro di ~e. Non le carnbt~ con altre di volta in volta diverse, ~o~ il cr~cere della ~agtone, rna portai a perfezione i princtpt che mt erano statt consegnati da loro». Tra gli excerpta della Phi/ocalia, di .cui.parleremo .Po! (p. 245), vi pane di una letters che Origene mVIo a Gregono il Taumatur:O~f~rse, se scelsero quella.lettera,. Basilio e G~egorio .Nazi~zeno lessero anche il suo Encomto dt Ongene. Quest! legarnt con il Taumaturgo emergono anche da altre due .lettere di Basilio (~pp. 2~4, .2 e 210 3 dd 376), nelle quali egli sottolinea come Ia proprta farntglia dipe~desse da quella tradizione. Pochi mesi prima. Bas~io aveva scritto il trattato Sullo Spirito Santo, nd quale aveva msertto parole di encornio per Gregorio (29, 74), volendo far presente che esisteva una tradizione ininterrotta, di teologia e di pratica di culto, che risaliva fino a lui. All'intemo di questa tradizione di fede ortodossa si colloca il mitacolo dd "credo" di Gregorio il Taumaturgo. Che Ia sua predicazione richiedesse una sua formula di fede -Ia quale formula doveva essere vera, perche proveniente da un santo - era cosa necessaria, in quanto il Ponto era allora tormentato - proprio come ai tempi dd Nisseno, il quale ci riferisce qud "credo" - dagli scismi e dalle eresie: ebbene, Ia formula dd credo g1i fu ispirata da personaggi divini. La scena in cui Gregorio apprende il simbolo di fede e accuratarnente preparata e lungarnente esposta nei dettagli (Encomia di Gregorio, pp. 16, 15 - 17, 22). Una none, mentre egli era nd pieno delle sue riflessioni, gli apparve un vecchio, vestito da vescovo, che nella grazia dd viso e nell' atteggiarnento mostrava i segni di una grande virtu. Gregorio, meravigliatosi, gli chiese chi fosse e per quale motivo fosse venuto. ll vecchio lo tranquillizw con Ia sua voce serena e gli disse che eta venuto per volonta di Dio, perche fosse mostrata a Gregorio Ia ~ fede. si fece coraggio e lo guardo con gioia mista a stu~~; 1altro gli tese Ia mano e g1i indico un' altra persona, in abito femminile. Orarnai Ia stanza era tuna invasa dalla luce, nonostante che f~ non.: fonda, tanto che Gregorio non era in grado di tenere apera gli Egli, quindi, pore solamente ascoltare quello che le due ~ ~cevano conversando tra di !oro, e grazie ai !oro nomi pote captre chi erano: Ia figura in vesti femminili gli rivdO che I'altro per·
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sonaggio era I'apostolo Giovanni, che esorto ad esporre Ia formula della vera fede. Giovanni, a sua volta, disse che ben volentieri avrebbe fatto quel favore alia Madre del Sigoore •, se lo desiderava; e cosl fece. Gregorio immediatamente mise per iscritto Udivino mistero, lo annuncio nella chiesa di Neocesarea del Ponto e lo lascio come ere· ditii (tale ereditii e, appunto, nel racconto del Nisseno, Ia fede sua e dei suoi amici di Cappadocia). Quell'insegoamento era stato un dono di Dio, grazie a! quale fino ai nostri giorni (dice UNisseno) Upopolo eeducato da quei santi personaggi, rimanendo indenne da ogni perversitii eretica. Ecco, dunque, le parole del mistero,
con capitale y18118, cbe era sede ep~copale tenuta d_a Antimo. Que. si8nificava cbe da Tiana e da Annmo sarebbero dipese le sedi deJ. steSSII Cappadocia secunda: cio _avrebbe co~po~to sia una limita. zioneddl'influenza del vescovo di C~a~, ~w v~va sott~tto il con. trollo su rune le citta della nuov8 provmoa s1a un wpovenmento deJ. Ia propria (secondo alcuni studiosi, pero, questo provvedimento di Valente non era dettato d8 motivi religiosi, rna da ragioni di ordine fi. scale, cioe per aumentare il numero dei curiali e q~di il gettito tributario). Pertanto Basilio mise in moto tutta Ia sua influenza presso personaggi importanti a corte, al fine di annullare il decreto imperiale (epp. 74-76); pare cbe tale provvedimento abbia prodotto del mal. contento ancbe tta Ia popolazione. Infine egli ritenne opportuno so· stituite con delle nuove sedi episcopali queUe che avrebbe perduto, affidandole a persone 8 lui devote: Ia sede di Nissa fu data al fratello Gregorio, mentre al Nazianzeno fu destinata una modesta cittadina, S8sim8. «Caratteristica in ogni caso, I'ottica regionale di Basilio, che sempre si mostta indifferente ai grandi problemi che coinvolgono l'Impero, in proporzione inversa al suo interessamento, religioso e politico, neUe questioni loc8li» (Cracco Ruggini). Le lettere di Basilio, nelloro complesso, non sono inviate solamente ai colleghi nell'episcopato (o, prima, nel sacerdozio), rna illu· strano i rappotti tra il vescovo e le autorita cittadine e statali; desti· nate ai rappresentanti del potere centrale, vogliono sollecitare favori 8 vantaggio ora di singoli individui ora di interi gruppi sociali. Esse manifestano I'atteggiamento del vescovo di Cesarea, che vuole operare a difesa della giustizia, onorare i vincoli di amicizia e proteggere chi si trova in difficolta. Basilio richiede un sostegno ai funziona· ri dello Stato, cbe sono incaricati di varie funzioni, le "liturgie", cbe normalmente erano esercitate dai cittadini piu facoltosi. Sono significativi a tale riguardo anche i suoi interventi in favore della arnminiStr~o?e cittadina di Cesarea, i cui membri erano impoveriti e dimi· nwn di numero a causa della generale tendenza dei curiali (cioe dei ci~ piil facoltosi, ai quali spettava il compito dispendioso di am· IDIDlS~ Ia ci~), in quell'epoca, ad evitare una carica per !oro pe· sante e dispendiosa: questa situazione era tipica della societa roman:' ~ei.Basso Impero, e alle richieste, talora egoiste e ottuse, dei cu· riali, di o~ere esenzioni o emolwnenti, aveva cercato di opporsi un penonaggw dotato di un profondo sentimento del dovere verso lo Stato, l'imperatore Giuliano. Basilio, invece, si schiera dalla parte del govemo locale, anche se il suo atteggiamento era pur sempre dovu·
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to alia ric~r~a di una concordia tra govemo dello Stato e govemo locale. 26
I P•dri Cappadoci
da un demone, che essi ritenevano essere lo Spirito Santo, sulloro rifiuto dellavoro manuale e sui sogni profetici. Fozio, vissuto nel IX secolo, e una fonte tarda, ma per noi di fondamentale importanza, in quanto attinge a documenti che non ci sono pervenuri. Nella sua Biblioteca (LIT Ua, 30-31) ~gli ci traman. da il testo del Concilio di Efeso del431 nel quale, pruna degli anatematismi, trovano posto le bestemmie e i compendi delle dottrine messaliane contenute nellibro detto Asceticon. Questo documento, che servi al Concilio di Efeso per condannare gli errori messaliani, eIa fonte delle liste dei loro errori, contenute nel trattato Su co/oro che si accostano alia nostra Chiesa provenendo dalla eresia di Timo· teo di Costanrinopoli, databile al 600 (cf. PG 86, 45-52), e nel ma· nuale Le eresie di Giovanni Damasceno, databile a prima del 749 (Le eresie80, 7, in PG94, 729-732). Nell'ordine proposto da queste liste, troviamo le proposizioni messaliane condannate ad Efeso: Ia presenza del demonio nell' anima; I' affermazione che il battesimo non basta ad espellere il demonio, perche solo Ia preghiera ha que· sta efficacia; l'inabitazione dello Spirito Santo o dello sposo celeste; Ia liberazione dalle passioni, chiamata qualche volta anche apatheia. A questi cinque punri dottrinali, seguono le pratiche o le dichiara· zioni dei messaliani, che sono: visioni e profezie; rifiuto dellavoro e desiderio di dormire; sonno eccessivo e valore profetico dato ai so· gni; indifferenza verso Ia comunione ecclesiale e Ia sua struttura; il negare d'essere messaliani,lo spergiuro,la prevaricazione. Per concludere, il messalianesimo si presents come un movi · men!? erericale che presents non solo pratiche ascetiche, rna anche dottnne condannate dalle autorita ecclesiastiche e incentrate so· stanzialmente su una presenza sensibile e personale dello Spirito Santo. Un ruolo centrale era svolto dalla preghiera, mezzo per ec· cellenza per scacciare il demonio, possedere lo Spirito Santo ed operare Ia salvezza a detrimento del Battesimo e dell'Eucaristia.
II. Vicende storiche
1. La famiglia e Ia formazione giovanile dei Cappadoci Si egia visto nel capitolo precedente quanto sia stata forte nella famiglia eli Basilio,la tradizione cristiana. Due sono le fonti ~tori che che ce ne parlano, ed entrambe assai vicine cronologicamente: I'encomio eli Basilio scritto da Gregorio Nazianzeno dopo Ia sua motte (orazione 43), importante, rna che interprets Basilio, come e logico, secondo le idee proprie eli colui che celebra il defunto; l'altra e Ia Vita di Macrina di Gregorio eli Nissa, utile soprattutto per farci conoscere le persone, le consuetudini e gli avvenimenti. In essa lo scrittore vuole sottolineare il ruolo che Ia sorella ebbe nella formazione cristiana sua e di Basilio: Macrina stessa e il giovane fratel· lo Pietro sarebbero stati educati in una atmosfera eli fede riservata e fervente, mentre Basilio, Gregorio e un altro fratello, Naucrazio, sa· reb hero stati istruiti nelle scuole Iaiche, secondo I'educazione traelizionale. Cosa strana e che Macrina none nemmeno ricordata ne dal fratello Basilio ne dal Nazianzeno •. Recentemente alcuni stueliosi I Per Ia biografia di Basilio ci siamo basati ~opra~tto sugli studi di Rousseau (Ph. Rousseaeu Basil of Caesorea, University of Califom~a, Berkdey~Los Angdes-Londoo 1994) c,ili, (B. Gain., L'Eglise de C.ppadtxeau IV" siede d'apres luom:spondance de Basile' de Cisaree, Orientalia Christiana, Roma 1985) e~(~ Poucher, &sile ~~ Grand et s~n univ.ers d'omis d'apres sa .correspondencedan~~~~':· c!;~~
per Gregono NllZ.Ianzeno su Me ~~c~ (J.(t. Me Gu 'rwood ~:.. York200l)e An Intellectual Biography, St Vladimir s Senunar Press, Cres. ' Cerf p Be di (J Bernardi Saint Gregoire de Nazianze. I.e thiologten el son temps! . Soat.· ris :;;,: tr.· it. di Teol:f;o e Ia, Roma 1997); per Greg~rlo di N1SS8 ~u « 5~ Patristica» 7, Akademie Verlag, Berlogie des oeuvres de Gtig01re de ~'J:.e, m St d. Gregoire tk Nysse «RSR.» 29, 1955, lin, pp. 159-169 e 1..4 chronologie . a.,erm:z: .elks Lebens und tkr'Werhdes Grq.or pp. 346-37~} e di May (G. M~_Dte ':,/bureg;hilosophique dans 14 pmsee de Grtgoi1" ' "1 von Nyssa, m M. Harl (c:d.], e22.26 Sept. 1969, Brill, Ldden, 1971, re de Nysse,, Acres du Coll~ueB~e C~:~regorio di Nissa, Dizio~~t~rio, Citta Nuo-pp. 51-66); 1noltre P. Mara • wgra '.I nella introduzione eli M. Aubineau a
Grego~o N_azt~nz~.
~Z ;;!~!~'ij~~eJ~~~d;ro,:;
va, Roma 2007, pp. 117-129 c quanto Sl egge
I Padri U.ppadoci
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di t rovare una spiegazione alla cosa: a parte Ie interhanna cercato b ch . dire cbe . · di carattere psicologistico, sern ra e Sl possa pretaZI~mdi Nissa era stretto, con Macrina, da rapporti di affetto Gregono · · • alia .• Eo ch non con Basilio; ino1tre, egli era mteressato p!U ptu rte e all . d dell . . lariti del suo carattere che non e V!Cen e a sua VIta (il :;sen'P. · J.· Basilio del Nisseno di cui parlererno a p. 109, ce Io ranegtrrco az conferma) '· di . La famiglia di Basilio era facoltosa e una certa 11nport~a sociale (probabilmente il padre era ap~~enuto alia ~la~se det decurioni di Neocesarea); essa si era stabilita nella proVIncia del Ponto, sui Mar Nero. Durante Ia persecuzione di Massimino Daia, !'ultima prima della pace della Chiesa, i genitori di ~~s~o, insierne a~ _altri cristiani del luogo, si erano prudenternente ntuau nella parte p!U remota e piu selvaggia della regione, soffrendo privazioni e durezze. Come ricaviamo, appunto, dalla Vita di Macrina, il padre, Basilio il Vecchio, aveva sposato Emmelia intomo al320; entrambe le !oro famiglie erano gia cristiane: quella di Emmelia proveniva dalla Cappadocia, mentre quella di Basilio era originaria del Ponto. Emmelia doveva avere ricevuto una certa educazione letteraria, perche, sorvegliando l'educazione di Macrina, cerco di tenerla Iontana dall'influsso immorale dei miti greci, dai poerni e dalle commedie ateniesi (a meno che questo non sia un luogo comune). Emmelia non avrebbe voluto sposarsi, rna i suoi genitori provvidero a trovarle un marito, perche non corresse il rischio di essere rapita da un eventuale pretendente. ll marito morl intomo al340, lasciandola vedova a circa quarant' anni di eti. Emmelia, comunque, non aveva problerni finanziari, e quindi non ebbe nessuna difficolta a dar seguito alla propria inclinazione di non passare a seconde nozze: aveva ereditato il patrimonio del marito ed era ricca grazie aile proprie disponibilita. Amministro, quindi, i beni di farniglia, provvide all'educazione e ai viaggi (ad Atene e in oriente) di Basilio, a! sostentamento dello stesso Basilio e del fratello Naucrazio, quando entrambi, indipendentemente !'uno dall' altro, si ritirarono a condurre vita solitaria nel Pon-
~deN~, Trait/ de Ia uirgjniti, Sources Cb.retiennes 119, Paris 1966; per Am·
eli lcoruo _su K. Holl (AmphtlochJus von 1/eonium in seinem Verhiiltnis zu den ,wsen Kappadover~, Mohr, Tiibingeu Wld Leipzig 1904); per Evagrio Pontico suA. ~umont, Un Pkilosophe au desert. ~agre le Pontique, Vrin, Paris 2004. . . a. M.!re) s·cti,'!'• Gre~~ o/Nawnzm and Gregory of Nyssa on Basil, in E.A. Lt· .._ • • ,,.... PD1rtriiC4 XXXII, Peeters, Leuven 1997. oo.l63-169.
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II. Vicende slorkhe
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to. Insomma, an~ •essa, come Ia madre di Gregorio Nazianzeno, pote~a essere co?"stde~ata una mulier virilis. Mauna sciagura si abbatt~ sulla c~~: il figlio Naucrazio, che aveva scdto, come si e detto, vtta eremtttca, fu ucciso da una bdva feroce. Macrina, a sua volta, era stata pro~es~a sposa ad un giovane della sua eta: non doveva essere stato d!ffici!e trovare un pretendente, data Ia ricchezza ddla sua casa, ma. il fid~zato era mono inaspettatamente e prematuramente. Macnna deCISe, pur essa, di non sposarsi con un altro af. fermando di voler mantener fede a! suo sposo, che era sempllce· '?ente lontano: un proposito, questo, di mantenere Ia verginiti, parucolarmente esaltato pur esso nella Chiesa dell'epoca. Naturalmente, era assolutamente necessario per motivi di convenienza sociale e di sicurezza che Macrina rimanesse a vivere ndla sua casa: "conventi" per donne erano, allora, difficilmente realizzabili, e potevano essere considerati solo delle eccezioni. Macrina, come osserva il van Dam ', svolse, per i suoi fratelli, il ruolo di madre. Basilio, in qud tomo di tempo (cf. piu oltre, pp. 37·38), era tomato da Atene, ma, invece di abitare a Neocesarea con Ia madre, aveva preferito insegnare retorica a Cesarea di Cappadocia, «gonfio di orgoglio per Ia sua bravura», come racconta in seguito Gregorio di Nissa, il quale si trovava allora pure lui a Cesarea per motivi di studio. Emmelia aveva circa cinquant' anni, cosa che, nd mondo antico, indicava Ia vecchiaia: Basilio il Vecchio, suo figlio Basilio e Macrina morirono turti a quell' eta. Emmelia, quindi, anche per insistenza di Macrina, decise di dividere tutto il patrimonio tta i figli ed enttambe si dedicarono ad una vita severa ed ascetica. Dd resto, Emmelia, quando era incinta di Macrina, aveva avuto una visione in sogno, che le rivdo che Ia sua futura figlia si sarebbe chiamata "Tecla" ,Ia vergine che aveva abbandonato il suo fidanzato per seguire I'apostolo Paolo: ecco dunque che Ia vita di Macrina si st~va svolgendo in~pett~ tamente in qud senso, cioe nella conservazt~ne ~ella prop~ ve~· nita dopo Ia motte dd fidanzato. Un santuarto di Tecla, nell Isa~ (ndla attuale Turchia meridionale) fu venerato ~che da Greg~n~ Nazio.nzeno, circa vent'anni dopo (p. 48). Macnna ed Emmelia Sl trasferirono in una tenuta di farniglia sulle montagne dd Ponto, n~n lontano dalla citta di Thora, in un luogo solitario vicino a! fiume Iris, dove era vissuto Naucrazio. Successivamente vi si stabill, conducenl Cf. R vllll Dam, families and Fri