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NICOLÒ BUCARlA
SICILIA JUDAICA GUIDA ALLE ANTICHITÀ GIUDAICHE DELLA SICILIA
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FLACCOVIO EDITORE
Ringrazio per la gentile collaborazione le Soprintendenze ai BB. Cc. AA. di Agrigento) Siracusa, Palermo) Trapani e Caltanissetta; i Musei a~'cbeologzà regionali di Agrigento, Siracusa, Messina} Palermo} Lipari e Santa Croce di Camerina; l'Accademia Zelantea di Acireale; la Galleria' regionale della Sicilia; i Musei civici di Catania, Erice e Termini Imerese; la Biblioteca Fardelliana di Trapanz~' sono altresì grato per suggerimenti ed incoraggiamenti a Leonard V.
Rutgers dell'Accademia Reale delle Scienze dei Paesi Bassz~ Ann Kzllebrew deltUniversità ebraica ··di Gerusalemme) Giancarlo Lacerenza dell'Istituto Orientale di Napol~ Cecilia Meir del Museo Eretz Israel di Tel Aviv} Rav ]osepb Sayagb, Rabbino Capo di Lussemburgo). Mariarita Sgarlata della Pontificia Commisszòne di Arcbeologia Sacra} Ispettorato di Siracusa nonché) last but not least} a Giampaolo Sorba e Angela Scandaliato.
Proprietà artlstlca e letteraria riservata all'Editore a norma della Legge 22 aprile 1941, n. 633. È vietata qualsiasi riproduzione totale o parziale, anche a mezzo di fotoriproduzione. Legge 22 maggio 1993, n. 159.
ISBN 88-7804-130-0
© 1996 copyright by S'. F. Flaccovio s.a.s. - Palermo - via Ruggero Settimo, 37 Stampato in Italia - Printed in Italy
«Tutto questo ci è accaduto t/za noi non Ti abbia1120 ditJzenticato» Salmo 44:18
PREFAZIONE
A rnetà del secolo scorso lo Zunz) nella chiusa della sua classica storia degli ebrei di Sicilia) volle affidare ad un nzitico viaggiatore in partenza per risola la risposta alrinterrogativo ((se neltoscurità della terra e dei chiostrz~ di quei ternpi antichz~ esistano ancora più di due libri ebraiCl~ e di un paio di lapidi infrante)). Era dzfatti tanto spessa la cortina di oblio addensatasi sulla vita ebraica siciliana che le giudecche) le sinagoghe) i cinziterz~ gli arredi sacrl~ i librz~ apparten uti ad una delle più antiche co rlZ un ità della diaspora) seJnbravano dissolti nel nulla. Altrettanto poveri per fortuna non apparvero altillustre storico gli arc/Jivi siciliani e spagnoli ed anzi talnzente stracolnzi di scartoffie pubbliche inquisitoriali e notarili riguardanti gli ebrei da consentire già al Di Giovannl~ a nzetà del 700) un priJno disvelaJJzerlto deltenorrne nzole documentale. E" cosz" che grazie alla storiografia siciliana ed ebraico-tedesca tra t otto e il novecento ha luogo una nziracolosa riscoperta sia pure nella ristretta cerchia degli studiosi e daltoblio si trascorre al tlzitò: quello di una Sicilia felix Jnultietnica e tollerante (terra senza crociatl~ laboratorio nornzanno-svevo di diritto ecclesiastico) terra della pax arabo-ebraica) terra della pax fredericiana ebraico-germanica ecc.).
7
Prefazione
Uno straordinario r/ncalzo verrà poi dalla Ghenizah del Cairo - il cinzitero di docuJ'Jzenti ebraici del basso Mediterraneo - ed altre vecchie carte) ancor più inaccessibili e note ai soli specialisti d)0ltre1nare) ci racconteranno nella lingua· degli ebrei siciliani t antico rito isolano) i c01nl1zera: la vita di ogni giorno e persino qualcosa della letteratura. Ma sino a ieri appariva ancora vano cercare tracce visibili e slJrzboli 1nateriali nelle nostre città di Sicilia ed alla stragrande 11zaggioranza di noi siciliani era rimasta ignota persino la pernzanenza 11zillenaria di ebrei neltisola sino alteditto di espulsione del 1492. La domanda dello sbalordito conterraneo era su per gizi questa: davvero la Sicilia fu terra di ebrei e ce ne sono ancora oggi? Il secondo miracol6 è recente. È un ritorno di interesse storiografico e filologico di noi siciliani (basti t ese1npio delt infaticabile opera di 1nonsignor Rocco) 1na anche un 1noltiplicarsi di studi e di iJnpulsi che ci provengono dalla cultura israeliana (si pensi al c01npianto Sennoneta). È anche un tentativo di recupero di identità da parte degli ebrei che vivono in Sicilia - si tratta per la cronaca di sporadici insedia1nenti novecentescbi - e persino da pa,rte di taluni discendenti di antiche fa11ziglie poi convertitesi al cristianesimO per evitare t espulsione. È il 1n01nento propizio per la fondazione a Palenno deltlstituto siciliano di studi ebraici: un)associazione privata senza scopo di lucro rivolta anche alla pronzozione della ricerca storica sultebrais11z o isolano. Dentro il nziracolo t avverarsi della profezia: il nzitico viaggiatore dello Zunz ha ora il volto di David Cassuto con la sua riscoperta dei siti sinagogali e di Nicolò Bucaria con la sua preziosa guida altarcheologia giudaica frutto di rigore scientifico e di ùnpegl'lO quasi eroico fra le l1zille dtfficoltà che pizi del trascorrere dei secoli tinsipienza degli uomini frappone alla conoscenza ed alla valorizzazione delle ricchezze culturali e artistiche della Sicilia. Così anche le pietre ora parlano e si intravvede una l'nappa di
8
Prefazione
cose e luoghi assai originale che si colloca a pieno diritto nel panorarìla mondiale deltarte ebraica della diaspora. . Le pietre senza alcuna enfasi Ofa addirittura gridano e ci richiamano al pericolo gravissùno de ltin curia: il tesoro così amorevolnzente descritto da Nicolò Bucaria corre il rischio infatti di finire distrutto () di rinzanere disperso e praticamente non fruibile) ancora una volta di dissolversi in un oblio questa volta irreversibile. È necessario tintervento delle autorità pubbliche nza anche t apporto volontario dei privati: occorrono restauri inZ1nediati e collocazioni più. sicure e sarebbe quanto nzai opportuna t organizzazio. ne di una Jnostra e persino di un museo. Un segno di attenzione ci giunge daltAssessorato regionale ai beni culturali: è di questi giorni la creazione di un ispettorato onorario ai beni culturali ebraici che nzi è stato affidato con il'compito anche di redigere il catalogo dello sparso patrinzonio. Un altro segno ci giunge dalla sensibilità di Sergio Flaccovio) che continua a riproporci nei suoi palinsesti editoriali t ebraisnzo di Sicilia: la pubblicazione del libro provvidenziale di Nicolò Bucaria rappresenta la pietra miliare di un canznzino assai arduo e mi auguro il più possibile fruttuoso verso il recupero di un segJnento così affascinante della nostra storia qual è indubbiamente quello ebraico. Palernzo 8 tlZaggio 1996
Salvatore Mazzamuto Presidente dell'Istituto siciliano di studi ebraici
9
La ricerca che qui presento sotto forma di guida) cioè di inventario delle cose notevoli ordinato per località} è stata resa possibile da una Fellowship concessalni nelranno accadenlico 1994-95 dalrUniversità canadese di Lethbridge per realizzare un ((Survey of Archaeological Sites and Renzains of the Jewish Presence in Sicily until 1492)). Essa è stata enormenzente agevolata dal mio soggiorno presso queltistituzione} prestigiosa e originale al telnpo stesso) che è il W.F. Albright Institute of Archaeological Research· di Gerusalenzrne} di cui tengo a ringraziare il Direttore} professo?' Si Gitin. Ma la ricerca - inutile dirlo - non sarebbe stata cornpleta senza le nU11zerose verzfiche sul canzpo e i proficui contatti con le istituzioni e le persone che in Sicilia custodiscono e studiano il nostro straordin ario patrinzonio ebraico. Particolannente grato sono a Monsignor Benedetto Rocco} professore el1zerito di Sacre Scritture presso la Facoltà Teologica di Sicilia} che rni ha acconzpagnato in alcune delle l1zie escursioni e ha contribuito in lJZodo signzficativo alla parte epigrafica ebraica} con infornzazioni e suggerimenti sapientz~ frutto di lunghi anni di studio. Non mi illudo di avere ({inventariatd) tutto) anzi spero che nzolto si possa ancora scoprire. Mi auguro solo di essere riuscito a ricordare che accanto a una Sicilia greca} amba o nortnanna è esistita anche una Sicilia giudaica) alla quale dobbianzo molto di pizi di quanto non si pensi COl1zunelnente.
5. Martino delle Scale} 25 Aprile 1996
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ELENCO DELLE ABBREVIAZIONI ASS = Archivio Storico Siciliano ASSir = Archivio Storico Siracusano AION = Annali dell'Istituto Orientale di Napoli ASSO = Archivio Storico per la Sicilia Orientale CII = J.B. Frey, C01pUS Inscriptionum -Iudaicarum, Città del Vaticano, Val. I, 1936; Val. II, 1952. Codice diplomatico = G. e B. Lagumina, C.D. dei Giudei di Sicilz'a, Palenno, 1884-1895 (ris. Palermo 1990). DI GIOVANNI = G. Di Giovanni, L'ebraismo della Sicilia, Palermo, 1748 (ris. Bologna-, 1976). ITALIA JUDAICA V = Atti del V Convegno Internazionale di Studi Gli ebrei in Sicilia sino all'espulsione del 1492 (Palermo, giugno 1992), Roma, 1995. JPOS = Journal of the Palestine OrientaI Society JQR = Jewish Quarterly Revie\v MEFRA = Mélanges Ecole Française de Rome - Antiquités NS = Notizie degli scavi di antichità RAC = Rivista di Archeologia Cristiana RAL = Rendiconti Mor. Acc. Lincei Le notizie riguardanti i manoscritti ebraici sono tratte in gran parte dall'articolo di G. TAMANI, Manoscritti ebraz'ci copiatz' in Sicilia nei secoN XIV-XVI, "Henoch" XV, 1 (1993). Alcune traduzioni hanno richiesto una rielaborazione e possono quindi differire dalla fonte citata.
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INTRODUZIONE
Chi erano gli ebrei siciliani? Narra la leggenda che, dopo aver distrutto il Tempio, il malvagio Tito riempì tre navi di uomini e donne e le abbandonò al mare senza un capitano. Dio mandò una tempesta e le fece naufragare in tre reami: la prinla a Genova, la seconda in Sicilia e la terza in Africa. 1 Così, secondo la leggenda, comincia la storia degli ebrei in Sicilia. Secondo 1'archeologia, invece, il prinlo ebreo siciliano è documentato dalle catacombe di Roma: Amachios da Catania. Vive intorno al III secolo e porta un nome greco che è verosimilmente la traduzione di Shlomo. Nel 1492, quando saranno espulsi, secondo Fernand Braudel erano ormai, mentre per Cecil Roth denotavano, in fondo, molti tratti di una comunità nl0resca. 2 La ricerca archeologica permette di distinguere due divetse
l
A
NEUBAUER,
Tbe ear!y Settlement 01 tbe Jews in SOlltbem Italy, JQR, IV
(1892) p. 618. 2
C. ROTH, Tbe Hist01JI 01 the Jews 01 Italy, Philadelphia, 1946, p. 228.
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Introduzione
fasi dell'insediamento ebraico. La prima va dall'epoca repubblicana e attraversa il tardoantico, che in Sicilia si protrae fino alla conquista araba, cioè al IX secolo. La traccia archeologica più antica è la laminetta magica da Comiso. Vengono poi le catacombe di Siracusa, gli ipogei di Noto, le lucerne con la menorah di Lilibeo, le lapidi funerarie di Sofiana, Catania e Siracusa, la sinagoga ru pestre di Scicli. Questo ebraismo è attestato soprattutto nella Si'cilia orientale, si esprime in greco e intrattiene rapporti diretti con la Palestina e il mondo ellenistico: Yona e Sabbatia, sua moglie, ebrei di Sicilia, si recano in pellegrinaggio a Gerusalemme sul finire dell' epoca bizantina. 3 Grosso modo esso perirà con le invasioni barbariche e la crisi 'demografica del VI secolo. La lettera di papa Gregorio Magno alla badessa di Agrigento, riguardante la conversione di un gruppo di ebrei, ne rappresenta una specie di ultimo atto. Con gli ebrei ellenizzanti spariranno dalla Sicilia anche i samaritani. La seconda fase si apre con l'invasione musulmana. Gli arabi favoriscono l'immigrazione di consistenti gruppi di ebrei dal Nord Africa. Si tratta per lo più di berberi convertitisi all'ebraismo intorno al III-VI secolo, ai quali si aggregheranno più tardi gerbini e andalusi. Questo tipo di ebraismo di stampo magrebino prevarrà in Sicilia fino all'espulsione del 1492. Con esso scomparirà per sempre il mondo dei mercanti cosmopoliti della Ghenizah, che scrive l'arabo con l'alfabeto ebraico, non senza lasciare però tracce cospicue nella toponomastica, nell'onomastica, nel dialetto, nella cucina e nell'artigianato, in breve in tutto ciò che si definisce comunemente l'identità siciliana. Molto più esili sono per contro le tracce archeologiche, talché nel 1906, a conclusione di un brillante studio sulla condizio3
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CII, II. n. 1399.
Introduzione
ne giuridica degli ebrei in Sicilia, Quinto Senigaglia poté scrivere: «niente è rinzasto fuor che un nonze e una pietra». Due ne sono le cause principali. La prima è l'oggettiva difficoltà di conservare un patrimonio edilizio per lo più povero e precario a causa delle leggi che vietavano agli ebrei di erigere o restaurare sinagoghe, e sulla cui applicazione vegliava un apposito funzionario. Si sono salvate dalla rovina dei secoli solo quelle che furono trasformate in chiese, a Agira, Mazara, Salemi, o in abitazioni private come a Caltabellotta. Ma quanto di originale è realmente rimasto? Dei bagni, delle scuole e delle antiche giudecche non sopravvivono che i nomi e il ricordo qua e là per l'isola. La seconda causa è imputabile invece alla volontà deliberata di cancellare il più possibile ogni traccia di ebraismo in tempi di Santa Inquisizione. Quanto ai beni immobili è facile immaginare quale fu il loro destino una volta sottratti ai loro legittimi proprietari: i rotoli della T orah finirono per rilegare atti notarili e gli oggetti rituali rifusi o trasformati. I rimonil1Z di Cammarata sono là a darci un'idea di ciò che è ~ndato irrimediabilmente perduto. Ma quale fu in concreto la vita della Santa Conzunità che vive neltisola di Sicilia, come gli ebrei si denolninavano? Quali le attività, le speranze o le preoccupazioni del popolo che se ne sta solo e che tra le nazioni non si annovera? Il cronista degli Annales oJnniunz tenzp0l'unz, il canonico Pietro Ranzano, che nel 1469 assistette alla sfilata di quattrocento giovani ebrei durante i festeggiamenti per le nozze di Ferdinando d'Aragona e Isabella di Castiglia, li descrive bellissimi e avvenenti nelle loro preziose vesti di seta. Ir: Sicilia, come altrove, la vita del popolo eletto è scandita dal calendario della religione di Mosè. Il bambino nasce ed è circonciso dopo otto giorni. Il verbo circoncidere in siciliano era taciariari, dalla radice giudeo-araba thl'. Talvolta gli fa da padrino un cristiano, come ad Enna. Se è maschio si chiama coi nomi
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Introduzione
della tradizione Muxa, Vita o Brachuni; se femmina porta nomi augurali come Ricca, Bona o Gaudiosa. Nel corso degli ultimi tre secoli tuttavia le forme ebraiche finiranno per prevalere sull~ forme magrebine. Non ha ancora sei anni e impara già la lingua sacra, a far di conto e a leggere la Torah. Se è ricco dispone di un precettore privato, il più delle volte un maestro itinerante venuto dalla Spagna, dal colto Sefarad. Se è povero frequenta la scuola comunitaria finanziata coi lasciti di qualche benefattore, come a Sciacca o Caltabellotta. A tredici anni diviene figlio del precetto, raggiunge cioè la maggiore età religiosa. Legge allora una pericope della Torah dinanzi alla congregazione riunita nella sinagoga. Le sinagoghe siciliane sono modeste e in nulla ~ distinguono dalle case circostanti. Ritualmente si chiamano Bet kneset, ma tutti le indicano arabicamente col nome di 7Jzescbita o 7Jluscbitta, che vuoI dire sede dell'assemblea. Ad eccezione di Palermo e Messina, che erano quasi sicuramente .antiche moschee, sono ubicate in normali abitazioni, talvolta addirittura prese in affitto, come ad Alcamo, o scavate nel tufo, come a Scicli. Divenuto maggiorenne il giovane può contrarre matrilnonio dinanzi al rabbino. Lo scriba compila allora la ketubà in aramaico ed ebraico. Il notaio la trascrive in siciliano. Nel dialetto siciliano sopravviverà l'espressione ((né kitib né kitab per indicare una procedura solenne e lambiccata al tempo stesso. Lo stile è improntato all' allegrezza, come si conviene all'occasione. A Messina Obadyah da Bertinoro rimase incantato dalla sposa che incedeva a cavallo preceduta da un festoso corteo illuminato dalle. fiaccole. «Sii7'JZz' pi 7Jzugleri secundu la ligi di Moyse profeta e Israel popolo eletto». Così recita la fonnula n1atrimoniale degli ebrei di Palermo. L'inventario dotale è meticoloso, i divorzi non sono rari. L'uomo ripudia la moglie, ma anche la moglie può "farsi ripuJJ
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In troduzz'one
diare" per salvare il proprio patrimonio ed attendere liberamente ai propri affari. Quale differenza- di status rispetto alle donne cristiane! Nel 1400 Virdimura esercita la medicina. Ma tante altre partecipano ad operazioni commerciali che non escludono la tratta degli schiavi o la pirateria, come a Trapani; da dove partì 'intorno al 1100, diretta a Genova, la prima lettera di cambio della storia, redatta in arabo. Il rabbino è il dotto della comunità e la sua carica è a vita. Egli presiede alle cerimonie e vigila sull'esatto svolgimento dei riti. Non sempre ha compiuto studi accaden1ici che ne sanzionano il titolo. Solo a Messina i rabbini sono in contatto con i Gheonil1z di Babilonia. I rabbini di Siracusa alla fine del XII secolo rivolgono un quesitO~7a Rabbi Anatoli ben Josef di Alessandria, pregandolo di dare u+ risposta chiara e concisa perché loro non hanno fatto studi elevati. Gli risponderà Maimonide! 4 Affianca il rabbino il Hazan, chiamato in siciliano caseni, che recita l'ufficio e istruisce i bambini. N elle piccole comunità siciliane può anche svolgere le funzioni di Shohet, macellatore rituale, come a Corleone dove esercita « ... tal1z in ecclesia ... qual1z in scannando». L'organizzazione comunitaria è esemplata, grosso modo, su quella delle comunità iberiche, secondo una miscela di teocrazia e democrazia, con numerose varianti da una ah'anza all'altra. In tutte un consiglio di anziani, zekan il1Z, elegge uno o due proti, chiamati via via shaik) najid o mukdal1zil1z. Le loro competenze sono vaste tanto in campo civile quanto in quello religioso e rappresentano la comunità verso 1'esterno. Non sempre le loro decisioni sono riconosciute, essi detengono però nelle loro mani un'arma temibile: il hereln, la scomunica, usata per lo più contro gli evasori fiscali. I
Erilne) que fattl1n conplebit XII Kal(enda.s) Novebrles) diae Ve1'leris) luna; octaba) Merolbaudes iterul1Z et Satornino con Isulibus) quae vixit anJìos XX!II Ctt1n I pace. adiuro vos per victorias qui inlperant) item adiuro vos per honorles patriarcarul1z) ite1n adiuro vos I per lice112 que112 Dominus dedit Iuldeis ni quis aperiat me112oria1n· et 712ilttat corpus alienu112 supra ossa nostra. I si quis autel1z aperiverit) di! fisco argendi pondo I (menorah) dece(1n). (menorah) La lapide fu rinvenuta nel maggio 1928 nei pressi della chiesa di S. Teresa, vicino alle vecchie mura occidentali. La sua importanza archeologica è enorme, tra l'altro perché è la prima lapide sepolcrale conosciuta recante l'acclamazione «Pace su Israele », tre secoli prima di quella del 668 rinvenuta a N arbona. La prima riga è tratta dalla formula finale rispettivamente dei salmi 128 (Pace su Israele) e 72 (A l1Zen) al'nen). Il nome Samohil è una forma latinizzata dell'ebraico Samuel. Questo è l'unico epitaffio ebraico italiano che reca una data, quantunque errata. Il 21 ottobre 383 non era infatti un venerdì bensì un sabato! La luna octaba indica chiaramente l'ottavo mese del calendario ebraico, Heshwan. I patriarchi sono, molto probabilmente, i Patriarchi di Palestina. La lapide fu incisa infatti al lnOInento del loro massimo .. preStIgIo. La comminazione di una pena pecuniaria per chì riutilizzasse la tomba è nota anche da altre iscrizioni fra cui una, forse pagana, da Siracusa.
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Cato 11 ÙZ
D. Noy ha avanzato l'ipotesi che Samuele possa esser'e stato un militare, cosa che spiegherebbe l'uso del latino, della data ron1ana e la formula per victorias, riferita forse alle recenti vittorie contro i Goti o, più in generale, all'imperatore. Interessante anche licet!! per legel1z} che forse anticipa già il dialetto siciliano.
Sala VII l1zuro est (n. inv. 541) Lapide triangolare (30,5 x 19 cm.) (IV-V secolo) evl8a8e l Kt'te Ae I OVTta e'tco(v) I y'.11 ev8a8e Ktlte KaÀÀtlo1t11 e'tco(v) I (l1z~norah) t11' . (nzenorah ) (etrog?) Traduzione: Qui giace Leontia} di tre anni di età. Qui giace Calliope} di 18 anni di età. Iscrizione proveniente dalla Collezione Biscari. Ferrua ritenne che fosse originaria dalla catacomba romana di Monteverde. La formula usata però, ev8a8e Ket'tat, è comune sia a Roma che in Sicilia. Verso la metà del XVIII secolo l'iniziatore della collezione Ignazio Paternò Castello, principe di Biscari, acquistò alcune iscrizioni a Roma e sui mercati antiquari e diede avvio ai primi scavi di Catania nel 1770. Il nome Calliope è stato registrato anche a Beth She' arim nonchè, per una cristiana, a Siracusa. Leontia, che può essere considerato la traduzione greca di Yehudith, è registrato sia in un'iscrizione ebraica che in una cristiana. Il segno a destra della 1'nenorah di destra è stato interpretato in vari modi:· etrog; .anfora, Ipsilon, o shofar. Sala XI Lapide di tnarl1ZO (cm. 55 x 34) (n. inv. 1060) Questa lapide era stata apposta nel 1493 nel Palazzo Senatol'io, in commemorazione del primo anniversario dell' espulsione degli ebrei da Catania.
57
Catania
Lett ura seco ndo P. Nico losi:
+ Rosilio capta Granlata I Iudei pulsis lneldio clarior resurl go: Ferdinando R.(ege) I Cunaq(ue) Regente MIC CCC LXX XXII I La luce rna biza ntina (cm. Il,2) in argil la grigi a con' 1?zenorah à poin tillé, appa rtenu ta alla colle zion e Bisc ari e pubb licat a da G. LIBERTINI (Il J1zuseo Biscan~ Rom a, 1930 , p. 291) , non è mai giun ta inve ce al muse o e risul ta quin di disp ersa. .
Medagliere Sigillo (n. inv. 41) intag liato in una pietr a dura quad rang ola-
re (larg hezz a n1assima 2 cm.) . Al cent ro del quad rato è incis o un pent alfa circo ndat o da lette re che sen1 bran o CAP NQ, ad ogni lato, com incia ndo dall' alto, si legge ADO NAI (tra A e Q), SAD ANE L, SION , BON OI TEO N. Bibliografia
G.
Nuov i docu ment i magici della Sicilia orientale) in RAL VIII (1963) XVII, p. 74, fig. 5, t. VI. MANG ANAR O,
Museo G. Libertinl~ Istituto di Archeologia (Un iv. di Catania) Lapide di lnanno (14 x 14 x 3 cm) (IV- V seco lo)
EtP11VEç7tpE I o~U'tEPOçll \lfaç Tl1V Ev I 10ÀllV.
I yopa oEv
10
I nov, ~l1(O)EV I ~Àa-
Trad uzio ne: Irenaeus presbitero comprò il posto) senza offen-
dere la legge.
E' stata rinve nuta a Cata nia nel 1896 , sul muro di una tomba di Via A. di San Giul iano . In Sicil ia le iscri zioni che regis tra. no l'acq uisto di tomb e sono com uni tra paga ni, crist iani ed ebre i.
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Catania
Il nome Irenaeus è la traduzione greca di Shlomo. Il termine ev'toAll indica oltre che gli ordini, imperiali o divini, i Dieci comandamenti di Mosè. In ambito funerario lo si riscontra però unicamente in iscrizioni ebraiche. Se è corretta attribuzione ebraica, il comandamento riguarda forse qualche disposizione funeraria ebraica, quale il divieto di seppellire entro 50 cubiti dalla città che coincide peraltro con la legge romana delle XII Tavole.
r
Bibliografia D. Noy, Jewùb Inscriptiol1s 01 \Vestern Europe, I, Cambridge, 1993, nn. 144-150.
Lanzinetta plu17zbea da San Giovanni Galenno (V-VI sec.) (dispersa) Sul recto erano incisi con grafia assai corrotta e qualche omissione, i versi 1-3 del Sahno I, nella versione dei settanta (MaKaptOç aVllP oç OSK enopeUC01l K'tÀ) seguiti dall'indicazione avaÀUlC'tOV Kat alno8tOK'ttVovl 1tpOç 1tacrav ~apllaKtaV; sul verso scongiuri, invocazioni e lettere magiche; ambo le facce KapaK'tePlleç e cr~paYt8eç fra le quali, sul recto, il sigillo di SalolTIone, richiamato nel testo del verso «cr~paYtç L,OÀOIlOVOç ». Bibliografia G. LIBERTINI, Laminetta plumbea iscritta da S. Giovanni Galerno, in "Rivista Indo-greco-italica" XI (1927) III-IV, pp. 105-109.
Cattedrale Su una delle porte, all'interno, fu apposta nel 1500 una lapide recante il seguente testo:
«Sub divo Ferdinando rege Castellae et Arago1Zul1z) Granatae epugnatore) et judaeoru1Jz expulsore) anno Donzini MD ad laudenz Dei Divaeque Agathae) Franciscus Detz Prats nuncius Apostolicus) episcopus Catanel1sis) has portas Fieri jussit ».
59
(III. V sec.) o is m . o 0 C 8 a .2 d 5 v. 1 in Oro n. in . [Filatterio 6
60
, ], Siracusa
A., i BB.CC.A a a z n e d n Soprinte
Cittadella Maccari
Bibliografia
:r
NICOLOSI,
Gli ebrei a Catania, Catania, 1988, pp. 71, 144.
CAUCANA (RG) L'abitato noto nell' antichità col nome di Kaukci1'la sorge lungo la costa, non distante da Camarina, intorno al porto dal quale salpò Belisario nel 533, durante alcune operazioni della guerra greco-gotica. Gli edifici riportati alla luce, privi di coordinazione urbanistica, denotano sintomi di abbandoni repentini e una frequentazione che va dal IV al VII sec. e.v. Fra le lucerne fittili recuperate, di tipo africano, ve ne sono alcune con la 1nenorab, oggi al (» Museo arcbeologico di Ragusa. Bibliografia G. DI STEFANO, Appunti per la carta archeologica della regione catJla-
rinense in età romana) in "Kokalos" XXVIII-XXIX (1982-83), pp. 336-337.
CITTADELLA MACCARI (SR) Fondata in epoca in1periale, i reperti rinvenuti non vanno oltre l'epoca di Giustiniano. Da uno dei sepolcri a fossa in riva al mare proviene una lucerna fittile raffigurante due l1zenorab a cinque bracci, rinvenuta insieme a fioccaglie d'oro, oggi al (» Museo Archeologico di Siracusa. ' P. Orsi vi individuò un tipo di costruzione sepolcrale con volta a botte e porta bassissima sormontata da una finestrella. Senza paralleli in Sicilia, J. Ftihrer e V. Schultze l'hanno ritenuto di origine giudaica.
61
Comiso
Bibliografia
J.
V 1907, p. 202. FUHRER -
SCHULTZE,
Die altcbristlz'cben Grabstà'tterz Sizzli'ens, Berlin,
COMISO (RG) Nel quartiere S. Leonardo è stata rinvenuta una laminetta magica in oro, oggi conservata alla (» Soprintelidenza BB. CC.AA. di Siracu~a. È forse il più antico reperto ebraico di Sicilia. Da Comiso proviene anche 1'epigrafe greca, conservata nel «) Museo del Castello Ursino a Catania, con le invocazioni ad Adonail e Eloim. Un' epigrafe simile è stata rinvenuta nella contrada Crucidda; è scritta in greco e fa riferimento ad Adonai e Sabaoth. Si tratta evidentemente di' testi apotropaici, intesi a proteggere i campi dei loro proprietari. Bibliografia
A.
Le comunùà ebraicbe della Sicilia nella documentazione arcbeologica, in «Henoch" III (1981) 2, p. 209. MESSINA,
ENNA Il Di Giovanni ci ricorda di Enna, al tempo Castrogiovanni, uno degli episodi più toccanti della convivenza tra ebrei e cristiani in Sicilia. Nel 1484 un ebreo, Sore Gissare, banchiere, aveva chiesto ad un cristiano di fare da padrino alla circoncisione del figlio. Perciò furono entrambi severamente castigati. Documenti ritrovati all' Archivio di Stato attesterebbero l'ubicazione della giudecca tra le attuali Via Candurra e Via Canalic-chio, sul pendio ad ovest del castello di Lombardia.
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Erice
Bibliografia P. VETRI, Storia di Henna, Palermo,1981, pp. 143, 145.
ERICE (TP) Salendo le pendici del monte, poco prima di giungere in città, la strada attraversa i campI coltivati e le vigne che nel medioevo appartennero agli ebrei. Del quartiere ebraico o rabato sopraVVIvono oggi Via Giudaica e Vicolo Giudaica. Nel 1392 venne violentemente distrutto nel corso di un tumulto ispirato da agitatori antisemiti provenienti dalla Spagna. Ai suoi abitanti fu concessa la scelta· tra la conversione o la morte. Un'importanza capitale per la sua ricostruzione storica assume il registro del notaio della Regia Curia Giovanni Majorana. Compilato tra il 1 0 febbraio 1298 e il 6 settembre 1304, contiene 150 documenti, molti dei quali riguardano gli ebrei. Nessuna traccia è rimasta della sinagoga. Giudecca « Vedeansi non ha gllari le case abitate dai Giudel~ e sultarchitrave della porta del loro atrio si osservava una lapide iscritta) da cui si arg017Zenta che proprio lì o vicinissi1no fossero il Te77zpio e la Peschiera di Apollo)' onde appellavasi il Cortile dei Giudei. Dopo la cacciata dei Giudei da tutti gli Stati di Ferdinando il cattolico Re' della Spagna e delle due Sicilie nel 1492) il casamento fu abitato dai cristianz> però ,ninacciando ruina) nel 1700 fu ristorato sin dalla base. Incontrò ai giorni nostri che) diruto e deserto in 11zassi1Jza parte il quartiere di S. Antonio) quei solidi e vetusti edzfizit~ superstiti a tanto sfacelo) vennero barattatz~ e il c01npratore li scassinò) li diroccò per trafficarne i materiali. Sicchè di presen-
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Erice
te ne l1ziri solo gli ·aval1.zi. La lapide anzidetta si conserva entro la descritta cbiesa parroccbiale di S. Antonio Abate ».
D.V.T. INSIGNE HOC OPIFICIUM CUJIUS OLIM GENTILITAS APOLLINI SACRARAT PISCINAM JUDAEIS INDE SINAGOGA FUIT AC PALATIUM; SED HINC ANNO 1492 REGIS CATHOLICI JUSSU EXULANTES VARIASQ. POSTEA DITIONES EXPERIENTES NUNC ANNO 1700 SUB FAUSTISSIMO DIVI ANTONII OMINE PENE FUNDITUS INSTAURATUR. Della lapide in questione non resta purtroppo alcuna traccia e della chiesa medievale, restaurata goffamente negli anni '60, non rimane a mala pena che la facciata esterna. A. Cordici cita un particolare curioso in n1erito all' architettura delle case degli ebrei. Esse erano ricoperte di lastre di pietra piuttosto che di tegole di coccio a motivo delle molestie dei monelli che lanciavano sassi sui loro tetti. Questo particolare non è del tutto insignificante e rivela anzi che il ricordo degli ebrei era ancora ben vivo ai tempi in cui il Cordici scriveva. Solo che queste sassaiole non erano un innocente trastullo di monelli, bensì una crudele tradizione di origine bizantina seguita in tutta l'Europa medievale, in particolare durante la Settimana Santa. A Taormina nel 1488 fu vietata dal Presidente del Regno. Museo A. Cordici Nell' atrio del museo, al pianterreno del palazzo del Munici-
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Erice
pio, sono esposte una lapide sepolcrale ebraica ed una lapide ibrida con elementi sincretistici. La lapide ebraica, ritenuta in passato fenicia, è invece medievale e proviene certamente dal cimitero ebraico di Fontanella. È scolpita nella pietra locale in modo alquanto rudimentale. Iscrizione ebraica (60 x 35 cm) (n. inv. 739). Lettura di B. Rocco: '1':! n11n') ').f)
1n)
?Nn~
Traduzione di B. Rocco: l,
3.
Giuda) figlio di Rabbi Natan. Il suo riposo sia nelfEden 5119 (=1359)
Tra le peculiarità del testo va segnalato il nesso Alef-Lamed hella terza riga, che rende difficile la lettura, anche laddove si ammette il valore numerico che viene a formarsi: 80\8\1\30 = 119, cui si aggiungono tradizionalmente 5000, per ottenere la data ebraica dalla creazione del mondo.
Iscrizione ibrida (0 44 cm.) (n. inv. 736) Di forma ovoidale, pare provenga dalla chiesetta di S. Ippolito i cui ruderi sorgono a mezz~ costa del n10nte, a circa 2 km. dall'abitato. Apparentemente riguarda l'Annunciazione alla Vergine, solleva tuttavia ancora oggi molti interrogativi quanto al suo reale significato.
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Erice
Lettura di G. Crispi: Eheveesere Ghvevahel chav(a) Jehova' hagia Saday Soter(a) Homousion.' E av(a) o Theos Elohym Eel yon Ey. An(no) Mundi MMMMMC. E1(El) xp. Xp(lcrt.....) l (VÒ1K11ffiVOç) 11. Traduzione: Vivens (vel qui vivit) beatus Ghuevahel (Gabriel) annuntiavit Donzini sanctae OJnnipotenteln Salvatorem consubstantialenz. Ecce expetivit Deus Elohynz Dei jiliz~nzJ Qui est. An(no) Mundi MMMMC. Anno Christi MC. indictionis VIII. Bibliografia G. CRISPI, Opuscoli di lettemlura e di arclJeologia, Palermo, 1838, p. 274.
All'interno del museo, al primo piano, insieme ad altre lucerne di epoca romana custodite in una teca, vi è una lu~erna romano-giudaica (1. 6 cm. x 5) mutila con lnenorah del tipo Hayes II (n. inv.152/II), datata al IV-V secolo e.v. Chiesa di San Giuliano Trasformata nel corso dei secoli, è forse l'unica chiesa al mondo in cui si sia riunita una comunità ebraica per prendere delle decisioni. Avvenne il 7 novembre 1298, allorché la cOlTIunità nominò il fabbro Giuda, suo unico proto, collettore delle imposte (Reg. Maiorana, doc. XLIII).
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Gela
. Bibliografia G. CASTRONOVO, Erice Sacra) Palermo, 1861, pp.117-120. B. Rocco, Due lapidi sepolcrali ebraicbe, in "Sicilia Archeologica" 1 (1968) pp. 34-35. A.Iv!. BISI, Catalogo del materiale arcbeologico del Museo civico A. C01·diCl~ in "Sicilia Archeologica" 8 (1969) numero speciale. A. SPARTI , Il registro del notaio ericino Giovanni Maiorana (1297-1300), Palermo, 1982.
GELA (CL) Museo arcbeologico regionale Epitaffio di Attinis (V sec.?) (n. inv. 9.361) Lapide tufacea di forma rozzamente trapezoidale. Lettura secondo Adamesteanu: (rnenorab) A't'tlV I le; ~P€(cr)~ I 'U't€Po I e;. Traduzione: Attinis il presbitero. L'epigrafe funeraria del presbitero Attinz's fu rinvenuta nel 1954 da D. Adamesteanu durante gli scavi della necropoli orientale di (» Sofiana, sito identificato con l'antica statio di Philosopbiana. Purtroppo non può essere datata con precisione perchè già in antico era stata divelta dalla sua sede originaria e utilizzata come pietra di confine. L. Bonomi riferisce del ritrovamento, nel 1948, di un'altra iscrizione dello stesso pezzo, andata successivamente perduta. Il nome del defunto non ricorre in altre iscrizioni. Solin l'ha interpretato come Atùzius, nome attestato in Italia meridionale. Sono registrati anche i nomi di Attinas e Attinus. Diverse iscrizioni cristiane siciliane riportano nomi in le; dal latino -(I)US. Iscrizione su tufo (IV secolo ?) Lettura secondo Bonomi:
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Lentini
[I] ou8aç I La~a'n I ac;
Traduzione: Giuda Sabatias. La lastra di tufo dallo spessore di 7 -8,5 cm. è stata rinvenuta nel corso dello scavo del complesso termale di Sofiana, in cui era stata riutilizzata nell'ambiente IV come copertura del praefurniuJn. Inizialmente era destinata a coprire una tomba individuale. I caratteri dell'iscrizione sono molto diversi dalla preceden-, te. Mentre pare abbastanza certa la lettura di Iudas) meno cert'a è quella di Sabatias. La lettura alternativa di Sabanas darebbe invece un nome sconosciuto Sla 1n greco che in ebraico. Attualmente risulta dispersa. Bibliografia D. Noy, fewùb Inscriptiolls 01 Western Europe, I, Cambridge, 1993, nn. 157-158. L. BONOMI, Cimiteri paleocristiani di Soliana} in RAC, XL (1964) pp. 169-220. D. ADAMESTEANU, I primi documenti epigralici del retrolerra di Gela, in RAL X (1955) pp. 569-570.
LENTINI (SR) Il terremoto del 1693 non ha lasciato dell'antica giudecca rupestre che tracce bibliografiche. Nella sua Storia della Chiesa in Sicilia del 1880, il Lancia di Brolo localizzava le grotte in cui abitavano i giudei nella località detta le Serre di S. Pietro o della Scalderia) sotto il colle del Tirone. Questa contrada portava ancora nell'800 il nome di Giudecca. Lo stesso dimostrano i documenti degli archivi parrocchiali di S. Alfio e S. Luca nonché del comune, secondo cui gli ebrei erano insediati nella contrada della
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Lentini
Judeca seu de li barberi et Chùninia. Precisamente in questa zona si ebbe nel 1841 un interessante rinvenimento. Così lo descrive Alfio Falcia nel libro dello storico locale S. Pisano Baudo sulla Chiesa di Lentini: «In capo alla strada detta la Corsa dei Barberz~ donzentre alcuni fanciulli trastullavano) aprirono un buco in seno ad un vivo sasso guardante il Nord)· sasso su cui poggiano le basi del tempio sotto il titolo di S. Antonio Abate. Fattosi pùi spazioso questo buco) videsi essere una porta tagliata nel vivo sasso alta pabni sei e larga palnzi due ed once otto siciliani) nel cui frontone osservansi incisi due candelabri di figura sùnili a quelli Ebrei con sette ranzz: e benché alquanto logorz~ si distinguono purtuttavià abbastanza. Ralneggia sulla superficie del sasso una verde patina) prodotta al certo dalt ulnidità e dalla diuturnità del tempo. Questa porta introduce in un sotterraneo ad uso di sepolcro) e forse un sodalizio di un)intera fanziglia) la cui lunghezza non oltrepassa che solo canne tre e palmi quattro) e larga al prùno ingresso palmi sette. Nel centro però si slarga una canna e palmi tre) e nel terlnine (deltinterno) canna una e palmi sette) essendo poi tutta t altezza pal1ni sei ed once otto di Sicilia. Or nel centro di questo vano ergonsi quattro rustici pilastrz: che attaccano il suolo alla volta) tutti neltintiero masso incisi a scarpello cOlne il tetto del Col01nbario. L)imoscapo col sonZ1no scapo di questi quattro pilastri riuniscono in un insieme un sepolcro nel vivo sasso inciso) che rialza da terra paùni quattro) la cui lunghezza è di canna una) palmo uno ed once otto di Sicilia (compreso il contorno del nzasso) e la larghezza di paùni sei ed once quattro di Sicilia)' mentre il vano del sepolcro si slunga palmi sette ed once otto) e si slarga pallni due e mezzo. Questo sepolcro è diviso nella sua lunghezza da un setto di pietra viva) che vi fa indurre avere servito per le due persone principali della famiglia. L)avello in discorso è attorniato da un passet-
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Lentini
to di vivo sasso largo palJni due e Jnezzo) che lo lascia nel centro COJne una tribuna. Nelle pareti deltintiero sotterraneo ed intorno al succitato sepolcro osservansi sei edicole a volta/ e contando dalla destra ad entrare) si vede in primo una celletta al di sopra della prùna edicola) che serviva al certo di posa alle lucerne~ Questa priJna edicola è alta palmi sei. La terza della lunghezza della seconda contiene un altro sepolcro. La quarta situata in fondo del nzasso guardante la porta con tiene altri due sepolcri. Alla sinistra delFentrare osservansi prùnariaJ?zente la quinta edicola lunga palrni sette) contenente un altro sepolcro nzentre fra queste -dtte edicole a sinistra s)intennedia nelFalto una seconda celletta) la quale co/ne quella che abbian20 citato servir dovea di posa di lucerne. Illustri e dotti viaggiatori si esteri che na.zionali Fhanno visitata con amJ?zirazione e contento ». L'ipogeo fu successivamente adattato dal pro'prietario del luogo in abitazione privata. Quanto alla chiesa, da tempo non esiste più e al suo posto c' è ora la Biblioteca civica. Il modello di ipogeo a tegurio che era stato scoperto non era però l'unico della regione. Si tratta anzi di un motivo ricorrente in tutta la regione dell'altipiano acrense che G. Agnello ha descritto molto bene al momento del rinvenimento dell'ipogeo C di Stafenna, in cui sembra potersi registrare la stessa icnografia, ma senza i simboli ebraici. Alla sinagoga medievale di Lentini si riferisce un docunlento del Codice diplomatico dei giudei di Sicilia: il vescovo di Siracusa, col pretesto che le cerimonie vi avevano eccessiva pubblicità, decise di fare murare le finestre della Sinagoga! Bibliografia S. PISANO BAUDO, Storia della Cbiesa e dei martiri di Lentini, Lentini,
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Lipol'l'
1898, (ris. 1984) pp. 50-51.
G.
AGNELLO,
RAC
I monumenti deltagro netino. Gli ipogei di Stafenna,
In
pp. 204-206. CODICE DIPLOMATICO, p. 139, doc. XCIV XXXI (1955)
LIPARI (ME) Secondo un manoscritto della Gbenizah del Cairo pubblicato da N.E. Adler e successivamente da ]. Mann, qui, e non in Italia meridionale, sarebbe stata composta la cronaca ebraica conosciuta col nome di Iosippon. Si tratta della copia medievale di una lettera scritta dal capo di una comunità ebraica italiana a Hasdai Ibn Shaprut, consigliere di corte di Abd-al-Rahman III a Cordova intorno alla n1età del X secolo ed insigne personalità ebraica del suo tempo in Occidente. In tale lettera si descrivono varie vicissitudini di alcune comunità ebraiche in un periodo di persecuzioni, nonché le avventure di Mar San1uel, il servitore di fiducia che Hasdai aveva inviato in Italia. Illnittente della lettera dice di aver raggiunto Mar San1uel ad Amalfi e che questi, fuggendo le persecuzioni, era venuto a trovarsi «1::11':1» cioè a Lipari, nella forma araba Lybr (cfr. M. Amari, Bib. Arabo-sicula, p. 20). Mar Samuel viaggiò per nave da Amalfi a Lipari e vi copiò lo Iosippon in un periodo di nove mesi. Gli eventi descritti più avanti nella lettera, spiegano infatti che Hasdai lo aveva inviato in Italia con lo scopo principale di copiare il libro e di portarne una copia in Andalusia, da dove fu poi diffuso tra le comunità dell'Occidente. Mar Samuel andò a Lipari ovviamente perché sapeva che vi avrebbe trovato una copia del codice, probabilmente a quel tempo l'unica esistente, per cui non si può escludere che esso fosse stato composto, all'inizio dello stesso secolo, proprio a Lipari. Per gli ebrei della Diaspora lo Iosippon fu la principale fonte storica sul periodo del Secondo Tempio. Il libro, che si basava su fonti arabe e bizantine, fu ristampato moltissime volte
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Lipari
e godette di una vastIssIma circolazione InInterrotta dall' inizio del medioevo all' epoca moderna. La ·campagna di scavi condotta da L. Bernabò-Brea tra l'ottobre 1979 e il febbraio 1980 nella propl"ietà Zagami-Saltalamacchia, prima che vi fosse costruita la nuova via di circonvallazione esterna, ha portato alla luce una necropoli di età tardo-imperiale, che si estendeva su un terreno -in lieve pendio. Nel lato Est della necropoli fu scoperta una cisterna rettangolare di m. 4,30 x 2,20 con volta a botte, riadoperata. come· ipogeo funerario mediante l'apertura di un' angusta porta su uno dei lati lunghi verso Est. All'interno erano state disposte quattro tombe, e altre due erano state inserite negli. spazi intermedi. Tutte erano state coperte con tegole o framInenti e lastre litiche di reimpiego, accuratamente chiuse con rivestimenti di calce bianca. Sulla calce che saldava le tegole di copertura delle tombe erano stati incisi grossolanamente due motivi simbolici: una palma, ora dispersa, e una rnenorah. La cisterna-ipogeo veniva a ricadere nell'angolo Sud di un secondo recinto costruito successivamente al suo riutilizzo. Anche questo potrebbe appartenere alla stessa comunità ebraica cui è attribuibile l'ipogeo. L'area era stata infatti utilizzata dagli ebrei prima che si sviluppasse la necropoli cristiana. . Museo archeologico eoliano Lapide sepolcrale con menorah (92 x 56 cm.) (n. inv. 21.513) (IV secolo) Sulla calce di un secondo tegolone si può ancora leggere il seguente testo: [ ... ]C[..]I [..]oro[..] E ~o [.. ] I [ ..... ] Purtroppo la maggior parte dell'iscrizion~ è andata perduta, rendendo impossibile una ricostruzione.
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Marsala
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Bibliografia N. GOLB A ]udaeo-Arabic Court Document of Syracuse; a.d. 1020 In "Journal of Near Eastern Studiesl) XXXII (1973) p. 115. L. BERNABÒ-BREA I:ipogeo funerario ebraico in "Meligunis Lipara" voI. VIt Palermo 1995 Ace. N az. di Sco Lett. e Arti. 1
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MARSALA (TP) Marsala è l'antica Lilibeo, dove visse Porfirio (IV sec.e.v.), il filosofo filoebraico di Tiro allievo di Platino. Qui sposò la vedova di un amico e scrisse verso il 270 a.e.v. il suo trattato in 15 volumi Adversus Cbristianos. Giudecca Nessuna indicazione topografica sopravvive. Il notaio Aldixina localizza la sinagoga vicino la Platea judeoru1?t (oggi piazza Chirco) e quindi all'interno delle mura civiche, dove è oggi la chiesa di S. Giacomo, quale fu trasformata più tardi dal Grignani.. 1
Sinagoga La sinagoga di Marsala fu una delle poche che ebbe l'autorizzazione a essere ampliata, unendola con un'a casa dello stesso cortile in precedenza destinata a nlulino della comunità. Interessante la procedura: «i Proti si presentarono innanzi agli Ufficiali) ai Consiglieri e alle persone tutte) che rappresentando il corpo della città) erano secondo il consueto radunati nella Chiesa l1taggiore di San TOl1tl1taSo [... ] I rappresentanti deltUniversità della terra di Marsala si recarono essi stessl~ personalmente) per vedere se in realtà la sinagoga fosse insufficiente) ed avendo osservato essere vero) quanto avevano esposto i Protl~ concedono loro licenza) consenso e libera facoltà di n/are a nuovo) ingrandendola) la Chinisia che possedevano ».
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7. Lucerna con menorah da Marsala (III-IV sec.); Palermo, Museo archeologico, nego 9979.
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]vIa l'sa la
In città si trovava dunque la giudecca, dirimpetto al convento di S. Domenico, e in città erano anche il mercato (piano del Salvatore), come risulta dall' atto di notar Pietro Xenia nonché l'ospedale e la scuola, come risulta dall'inventario dei beni di Stefano Grignani, stilato da notar Nicolò Bitino il 5 giugno 1497, ove si parla di un teninzento di case chiamate La schola delli Giudici. In piazza della Repubblica, il Duomo secentesco insiste sulle fondan1enta della matrice di San Tommaso di Canterbury in cui gli ebrei erano costretti ad assistere con i rotoli della Torah alla messa celebrata per la festa di Santo Stefano protomartire.
Museo degli arazzi Vi sono esposti gli arazzi fian1minghi che l'arcivescovo Antonio Lombardo, che li aveva ricevuti da Filippo II di Spagna, donò al Duomo nel 1594. Gli otto arazzi, tessuti in seta e lana a Bruxelles, raffigurano con grande sfarzo episodi della Guerra giudaica tratti, molto liberamente, da Tacito e Giuseppe Flavio. 1. Giuseppe Flavio condotto fuori dalla grotta ove si era rifugiato dopo la presa di Giotapata (Chirbet Shefat); 2. Agrippa, re di Tiberiade, chiede a Vespasiano di risparn1iare la città; 3. Vespasiano, acclan1ato imperatore dai suoi soldati, è incoronato; 4. Vespasiàno riceve on1aggi e doni dal governatore di Siria; 5. Giuseppe Flavio liberato per ordine di Vespasiano; 6. Combattin1ento tra Gionata e Prisco; 7. Gesù ben Thebuthi, sacerdote ebreo, consegna a Tito il libro sacro e due candelabri; 8. Tito sacrifica al Dio degli ebrei. Oltre che per la rielaborazione rinascimentale di una storia ebraica, gli arazzi rivestono interesse per la seconda chiave di
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Afarsa!a
lettura, che permette di riconoscere nei personaggi antichi i protagonisti contemporanei delle guerre di religione tra cattolici e protestanti., Cimitero Si trovava fuori le mura, rimpetto al bastione S. Antonio.
Della vita culturale degli ebrei marsalesi nel medioevo ci rimane un solo manoscritto, L)Antidotario (Ha-roqeach) di Mesue il giovane. Fu copiato nel 1489 da un amanuense ignoto per Shabbetay, soprannominato Ezer. (Biblioteca Nazionale di Parigi, ms. Hébreu 1134). N el corso dei saggi di .scavo del settembre-ottobre 1965 nella zona delle fortificazioni puniche di Capo Boeo, in una vasca giacente ad una profondità di 40 cm. è stata rinvenuta, tra gli altri oggetti, «n. 44/65: lucerna in argilla verdognola con evidenti tracce d)uso) frammentata altansa e al beccuccio) decorata da un candelabro ebraico a sette braccia circondato da una banda a dischetti incisi e da una più esterna a trattini verticali ». Esemplari analoghi sono stati rinvenuti nella Cartagine romana e sono stati pubblicati da J. Deneauve. Appartengono tutti alla fine del III e all'inizio del IV secolo. Il luogo del ritrovamento dista solo qualche metro dall'insula degli scavi del 1939-40 della ]. Bovio Marconi, in cui furono ritrovati altri frammenti (inediti) di lucerne in argilla color camoscio e arancione, quasi sicuralnente ricavate dalla stessa matrice (inv. nn. 631 e 632). Nel corso dello scavo del 1966 (saggio XIII e V) è stata rinvenuta un'altra lucerna con tlzenora!J, di un n10dello leggermente diverso, lna pur sempre abbondantemente attestato per lo stesso periodo sia a Cartagine che in Sicilia. (Museo archeologico, Palermo, nego 12139).
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i\1.azara del Vallo
Bibliografia A.1VI. BISI, Lilibeo. Rz'cercbe arcbeologicbe, in NS (1966) p. 338, fig. 31 e p.344.
MAZARA DEL VALLO (TP) È tra le città di Sicilia nominate da Beniamino da T udela. La sua storia compendia quella di tutta la Sicilia medievale, della convivenza tra religioni, lingue e razze diverse ed è esemplificata dai suoi tre più illustri figli: San Vito, l'ilnam al Mazari e il poeta ebreo Angelo Callimaco Monteverdi. N elle sue stradine d'impianto islamico rivive il mondo della Gbenizab, dove peraltro furono ritrovate numerose lettere provenienti da Mazara. Benché gli ebrei siano arrivati a Mazara quasi certamente . ali' epoca della sua massima fioritura, allorché era capitale del ""Vali islamico, il documento più antico che testimonia la loro presenza è un atto giurato del 15 maggio 1273, col quale 21 testimoni, tutti viti prudentes di Trapani, forniscono informazioni dettagliate sulle decime pagate al vescovo di Mazara. Costui così il documento - esercitava la sua giurisdizione pIeno jure sulle giudaiche di Mazara, Salemi, Marsala e Trapani ab inzrl1enzorabili e gli ebrei erano tenuti a fornirgli un certo quantitativo' di pepe per le feste di Natale, Pasqua e del SS. Salvatore. N el XV secolo gli ebrei abitano nel quartiere che da loro prenderà il nOlne di Jureca, e il cui principale asse viario è stato ribattezzato dal consiglio comunale Rua della Giudecca. Le caratteristiche urbanistiche e architettoniche erano del tutto simili a quelle degli altri quartieri. Vicoli poveri e malsani, abitazioni, officine e botteghe raggruppate intorno a un cortile, il più importante dei quali era chiamato il Cortile grande o di la Jureca) a San Michele. Fu distrutto ancora prima dell'ultima guerra. Nella piazzetta del Bagno, lnnzezzu lu vagnu, si trovava proba-
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lvfazam del Vallo
biIrnente il bagno rItuale. La piazza San Michele dei Normanni era invece la Platea della ]ùreca. Le case che vi stavano intorno. erano generalmente a un piano, dagli ingressi bassi e i tetti coperti di tegole d'argilla. In questo quartiere si distingueva la cosiddetta Casa delle Gallerie, d'incerta destinazione, caratterizzata da una torre e da archi a sesto acuto. Sinagoga La sinagoga di Mazara è una delle poche di cui è sopravvissuto qualcosa di più che la memoria. Al momento dell'espulsio- . ne fu venduta dal commissario reginale Cosimo de Aflicto al nobile Simone de Mirabilis. Nel 1496 fu trasfonnata in cenobio degli Eremitani di Sant'Agostino sotto il titolo di Santa Maria del Soccorso. Rimase inalterata fino al 1750, allorché la confraternita della Buona n10rte la demolì per erigervi l'attuale chiesa di Sant'Agostino. Citazioni dell'edificio quattrocentesco sono però ancora visibili tanto all' esterno quanto all'interno. Da una relazione dell'anno 1650 dei padri eremitani di Sant'Agostino sappiamo che «.. . la fabbrica di detta chiesa è quadrata di canne undici con nove cappelle sfondate} la fabbrica è antichissinza essendo stata. per li popoli cristiani moschetta di Mori per quanto dicono Inolti vecchl~ et antichi della città... ». Nel 1767 il can. Francesco Tardìa lesse e trascrisse da una trave un'iscrizione che scambiò erronean1ente per un versetto biblico. Da un più attento esame dell' apografo contenuto nel manoscritto originale conservato presso la Biblioteca comunale di Palermo, mons. B. Rocco ha ricavato il testo della dedica della sinagoga, il cui secondo rigo può essere letto in 4 lnodi diversi: 1. ''V 'J il'V))) 1'»)Jil ilt 2. a lTTn Jl)'V 2. b 1TTn Jl)'V
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lvlazara del Vallo
2.c 2.d
111n TI)'tJ 111il TI)'tJ
Traduzione: 1. Questo edzficio fu fatto b(enedizione e) p(ace) 2.a. Neltanno di ((Hadrak)) (= 1472) 2.b. Nelfanno de ((il suo penetrale)) (= 1458) 2.c. Nelfanno di "corsero trepidantt) (= 1458)'2.d. NelFanno de "la Sua Maestà)) (= 1455) La ricostruzione dell'apografo, tracciato da mano imperita, è oltremodo difficoltosa e dà luogo a tre diverse datazioni della dedica della sinagoga. C. Colafemmina osserva che nella prima riga le iniziali 1'tJ IJ. stanno per \JJ.'tJ 'tJ1nJ., ossia "Questo edificio fu fatto nel mese di Shevat dell'anno ... " (cfr. ((Sefer Yuhasin" X-XI (1994-95) p. 54). All' esterno, nella via Sant'Agostino, una lapide marmorea affissa sotto un arco murato ricorda che
Ad"perpetuanz rei ?1Ze1Jl0rianz usque ab an tiquis tenzporibus annul?z 1492 beic fui! sinagoga bebreoru71z ..1...J.. .J.. I~
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SPQS S AD lvfCMLXXXII La chiesa appartiene oggi alle Suore elisabettiane. Il bagno di servizio della sacrestia è ricavato a ridosso di uno splendido costolone quattrocentesco dell' antica sinagoga, il cui piano di calpestio doveva essere evidentemente di qualche n1etro più basso. Cinzitero Si trovava fuori dalle mura a settentrione, subito dopo Porta
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Mess in C1
Palenno, nelle vi~inanze del loro insediamento primitivo. Il Rizzo Marino segnala il rinvenimento occasionale di tombe ebraiche durante r escavazione di fondan1enta di nuovi edifici. Pare che il luogo fosse adibito allo scuoialnento dei cavalli morti, per cui fu denominato Scurciaturi. Il clima culturale di Mazara ci è reso· manifesto da interessanti rapporti commerciali librari con Napoli, sede di un 'industria libraria ebraica, che a Mazara aveva risonanza nella scuola umanistica di frate Tommaso Schifaldo, la quale riuniva cristiani e neofiti: Cornelio Filone, Gian Giacomo Adria, Callimaco Monteverde. Quest'ultimo fu la figura più illustre tra i neofiti. Umanista e poeta, fu proposto per la corona di alloro degli "Accademici selinuntini". La sua opera più apprezzata fu il De Laudibus Siciliae , poemetto in esametri latini Bibliografia A RIzzo MARINO, Gli ebrei di lvIazara) Atti della Società trapanese di Storia patria, Trapani, 1971. B. Rocco, La dedica eb1'aica quattrocentesca nella sinagoga di Mazara, in Hl-Io Theologos" 2 (1995) pp. 245-251.
MESSINA «Messina) che sorge sulla punta estrenza della Sicilia (. ..) è abitata da circa duecento ebrei. La zona abbonda di ogni ricchezza) di orti e di giardini. Qui si raccolgono per lo piÙ' i pellegrini diretti a Gerusalelnnze) essendo questo il lniglior punto per traghettare». Così la descrive Beniamino da Tudela. Qui gli ebrei combatterono al fianco degli arabi nella difesa della città assediata dai normanni. E' forse la città siciliana che più a lungo lnantenne i contatti con gli ebrei. Nel 1741 Rav Ismaele Hai Sanguinetti, che visitò la città, fu sorpreso dall' esistenza
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Messina
di un ufficiale incaricato di reprimere le ingiustizie commesse verso gli ebrei nel passato. Nel 1853 esisteva ancora una sinagoga Jv!.essina a Istanbul, nel quartiere Balat. Da Messina Rabbi Obadyah da Bertinoro ci ha tramandato una delle immagini più felici dell' ebraismo siciliano, quella del corteo nuziale che così descrive: «Trovandomi a Messina fui presente ad una celebrazione di nozze. Recitate le sette benedizioni fanno uscire la sposa e la conducono a cavallo nella piazza della città/ la c01nitiva va dinanzi a lei a piedl~' lo sposo in l1zezzo agli anziani. Ma essa sola va a cavallo) preceduta da ragaZZ1~ da fanàulll~ da bambini aventi Ù'l l1zano fiaccole ardenti e gridanti dinanZl: a squarciagola) da farl1zi credere che la terra si schiantasse per il loro vociare. Cosi' vanno intorno nel' crocicchi e in tutti i luoghi di convegno dei Giudel> i Cristiani assistono ancor essl' alla festa con piacere e nessuno apre bocca né fa schialnazzo ». Verso il 1280 si stabilì a Messina il mistico spagnolo Abraham Abulafia e vi fondò una scuola di Cabbalà estatica. Su ri- _ chiesta di due eruditi messinesi, rabbi Saadiah ben Isaac Sigilmasi e rabbi Abraham ben Shalom Comti, nonché del suo discepolo rabbi N athan ben Saadiah Haddad, compose i trattati Or haSekhe~ una specie di Apocalisse sui misteri del Tetragral1zl1taton, e Ozar Eden Ganuz, contenente molte note autobiografiche. E fu proprio a Messina che Abulafia annunciò con la massima sicurezza che l'era messianica sarebbe iniziata nel 1290. Grande doveva essere la considerazione di cui godevano i sapienti ebrei lnessinesi ancora nel XV secolo, se furono richiesti di correggere i manoscritti del commento al Pentateuco di Mosheh ben N achman, utilizzati per l'edizione apparsa a Napoli nel 1490 a cura di Josef Gunzenhauser.
Giudecca Il quartiere abitato dagli ebrei, la Giudecca,
SI
trovava lnl-
81
Messina
zialmente fuori dalle mura, n~la zona Paraporto) tra il Duomo e il torrente Portalegni. Nelle prime carte a stampa del XVI secolo è ben visibile, ai margini meridionali del quartiere, un ponte della Giudecca. Il quartiere sarà inglobato "entro le mura urbiche solo nel XVI secolo, come mostra la nota pianta"di Messina stampata a Leida nel 1619.
Sinagoga Era dietro la chiesa di San Filippo Neri. Il Di Giovanni racconta che fu confiscata dalla regina Elisabetta e trasformata in chiesa della Candeloja nel 1347 per punire gli ebrei che avevano croCl/isso un fanciullo cristianQ. Alcuni di essi furono decapitati e le loro teste lasciate esposte con una lapide che diceva: SignuJ1z Perfidorum Iudaeoruln. Dopo il 1492 la lapide fu murata sulla facciata del Duomo, dove ebbe modo di vederla il Di Giovanni. La chiesa invece era già stata demolita. Altra era quindi la sinagoga che Obadyah da Bertinoro visitò nel 1487 e che descrive come segue: «La loro sinagoga ha fonna di esedra) aperta di mezzo e chiusa ai quattro latz:' alFinterno v) è un pozzo d)acque vive ». Una porta medievale era detta della Giudecca.
Biblioteca Painiana (Selnina1'io Arcivescovile) Lapide sepolcrale ebraica (1636) (50 x 22 x 19 cm.). È ornata di uno stemma con leone rampante sormontato da due stelle. Fu acquistata a Roma da mons. A. Paino negli anni '30. Lettura secondo B. Rocco: " 1.
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Messina
Traduzione: 1. Uomo anziano e persona di riguardo) 2. egli (era) il capo) il Signor Abramo 3. Finzz~ la cui nzenzoria è in benedizione. Fu chial1zato verso talto il giorno V (=giovedì) il 12 di Kislew (deltanno) 5396 (-1636 e.v.). ((La sua aninza sia custodita nello scrigno della vita)). Bibliografia B. Rocco, Due lapidi sepolcrali ebraiche, (1968) pp. 36-37.
In
cCSicilia Archeologica" 1
Museo regionale Lapide di nzarmo bianco (51 cm. x 46,5 cm. x 10cm.) (r"450) (n. cqt. 237). Lettura secondo B. Rocco: 1.
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Traduzione: 1. Questo portico e t edzficio furono edzficati con i fondi 2. delteletto Bonavoglia Mosé di sua grazia 3. in onore di suo padre cbe è 4. nel giardino deltEden) il colnzo della sua delizia) 5. il suo 11077ze era Saadiah e si conzpiacque di suo figlio 6. neltanno 5200 dalla creazione del nzondo (=1440) la sua costruzione fu ternzinata. Bibliografia C ROTH, ]ewisb Intellectual Lzle
ZI1
Medieval SiczlYJ in ]QR XLVII,
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Monreale
(1956-57) p. 326. C ROTH, Tbe Messina Synagogue Inscription: or Alas poOr Zunz} in AA.VV., "Scritti sull'ebraismo in memoria di Guido Bedarida", Firenze, 1966, pp. 187-193.
MONREALE (PA) In occasione della ricorrenza del qUinto' centenano dell'espulsione degli ebrei dalla Sicilia, gli alunni della Scuola media statale cc A. Ve_neziano" hanno piantato a San Martino delle Scale un boschetto commemorativo chiamato Boschetto della Memorta.
MOZIA (TP) Mozia, la superba città punica distrutta da Dionisio I di Siracusa nel 397 a.e.v., non ha ancora disvelato i segreti dei suoi traffici con l'oriente semitico.
Museo ].1.5. \Ylhitaker Anello bronzeo (IV-V sec.) (n. inv. 4576) Rinvenuto nel 1909, nel corso di una delle prime campagne di scavi, da Joseph L S. Whitaker nei pressi delle mura urbiche di occidente. A causa delle prinlitive tecniche di scavo dell' epoca non disponiamo di notizie più particolareggiate quanto al contesto archeologico del ritrovamento. L'anello, dal diametro interno di 1,8 cm, è un sigillo anepigrafo lavorato ad intaglio. In ottimo stato di conservazione e ricoperto da una unifonne patina verde, non presenta alcuna impurità, sbavature o altri difetti di fusione. Il castone ovale, cm 1,6 xl,!, è interamente occupato da
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lvIozia
una lnenorah, incisa in senso alto-basso parallelo alla verga. Alla sua sinistra è raffigurato un tulav, lnentre alla sua destra un graffito appena percepibile ad occhio nudo, sembra rappresentare con ogni probabilità uno sho/ar. Un esame tipologico dell'anello permette di riconoscere una forma ellissoidale, prossima ad un esagono e bon1bata verso l'esterno. Tipica del II secolo e.v., essa è attestata anche nei secoli successivi. In Sicilia sono stati rinvenuti migliaia di anelli di bronzo. Secondo Paolo Orsi erano un surrogato degli anelli d'oro per la povera gente. A Cartagine i cristiani portavano anelli, che usavano come sigilli nonostante le proibizioni di Tertulliano e, tra i bolli di piombo ivi rinvenuti, due recano l'impronta di una l1zenorah. Una accompagnata dal nome del proprietario e una anepigrafa. In epoca talmudica l'uso dei sigilli era soggetto a restrizioni per il timore che recassero motivi idolatri. Ciononostante gli ebrei producevano sigilli e amuleti raffiguranti la tJ2enorah e altri simboli distintivi della loro fede. Lo stesso Talmud fa menzione di sigilli utilizzati per scopi magici o apotropaici. Questo non è però il caso dell' anello di Mozia, che è esente da iscrizioni o silnboli di questo genere. Dopo il V secolo questo tipo di manufatti SCOlnpare, forse a causa della crisi che colpisce la toreutica contestualmente alle invasioni barbariche e il conseguente riorientamento dell' oreficeria verso m"odelli non più classici, che si manifesterà in Sicilia tra il V e il IX secolo. Bibliografia N. BUCARlA, Antichi anelli e sigilli giudaici in Sicilia, in "Sicilia Archeologica" 87-88-89 (1995), pp. 129-134.
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Noto
NOTO (SR) La Noto cui si fa qui· riferimento è quella che giace oggi coperta da uno strato di vegetazione in cima al n10nte Alveria e che qualcuno ha già definito la Po?npei siciliana. Qui fu c.opiato l'unico siddur conosciuto della Sicilia medievale. Nei margini sono stati scritti i Salmi. Numerosi fogli sono decorati con tabelle, dentro le quali sono state inserite parole iniziali a caratteri grandi dipinti di rosso, e con girari filifo~mi di vari colori. Il rito è quello della locale comunità, che doveva esprimersi in arabo, come sembrano indicare le glosse che vi figurano. Fu finito di copiare nel 1481 a Noto} neltisola di Sicilia. Oggi si trova alla Biblioteca Palatina di Parma (ms. parmense 1741/de'Rossi 570). Il paesaggio ricorda molto 1'Alta Galilea. Infatti, mentre questa fu teatro della rivolta dei giudei di Giuseppe Flavio, Noto aveva assistito, qualche secolo prilna, alla . controffensiva di Ducezio, re dei Siculi, contro i greci. Le altissime balze che tutto intorno lo circondano sono pressoché ovunque inaccessibili e fanno di questo sperone una vera fortezza naturale. Solo il terremoto ne ebbe ragione. La prima ricognizione archeologica fu compiuta un secolo fa, nel 1894, da Paolo Orsi, che vi ritornò nell' aprile 1896 per una breve campagna di scavi. I risultati furono pubblicati l'anno successivo nella rivista dell'Accademia dei Lincei ((Notizie degli Scavi di Anticbità)}.
Grotte del Carciofo e delle Centobocche. Si trovano sull'istmo che unisce il monte Alveria alle propaggini dell' altipiano acrense, nella proprietà Fiaccavel1to in cui P. Orsi individuò la Necropoli Nord del periodo greco (III-II a.e.v.) e la necropoli giudaica del periodo bizantino. Questa consiste in grotticelle artificiali ricavate dallo sfondamento delle nicchie a forno, che erano state ereditate dal terzo periodo siculo. Costruzioni cimiteriali analoghe si riscontrano a Pantalica ed al-
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10. Noto, la ((Grotta del carciofo" (IV-V sec.); sepolture giudaiche m tombe 51cane.
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Noto
tre località del Val di Noto, fino alla lontana Caltabellotta. Nel IV-V secolo e.v. le tombe sicule del Val di Noto vengono allargate e trasformate in camerette· ipogee con fosse mort·uarie. La raffigurazione della J?zenorah in alcuni di questi sepolcri, che ne garantisce la giudaicità, solleva nel contempo alcune dom~nde sulla consistenza e la qualità dell'insediamento ebraico. Questa facies è infine di grande importanza perché oltre a rivelare la presenza di nuclei ebraici in questo remoto angolo di Sicilia segnala anche che essi seguivano le tradizioni sepolcrali palestinesi del seppellimento in caverne familiari naturali o artificiali. Ed è proprio in Palestina, nell' alta Galilea, a Hevel Tefen, che si incontra lo stesso tipo di tomba ad arcosolio· scavata nella roccia, nello stesso periodo bizantino, con lo stesso tipo di menorah incisa nella roccia, che i contadini del luogo hanno scambiato per un carciofo. Va inoltre osservato che il modulo sepolcrale siculo si saldava a perfezione con la tradizione ebraica della tomba ((scavata in alto nella rupe)) come si vede ~ncora a Gerusalemme nella valle del Cedron e contro cui si scagliò [Isaia] il profeta (22:16). In queste tombe P. Orsi ha trovato anche alcune lucerne con la Jnenorah di incerta origine, ora nel Museo di Siracusa. A causa della facile accessibilità di questo settore delle necropoli, Orsi trovò già ai suoi ten1pi che la grotta delle Cento·bocche era stata trasformata in stalla e che quasi tutte le tOlnbe erano state profanate e saccheggiate in antiquo. La risultanza più notevole delle indagini dell'Orsi fu la mancanza di collegamenti tra il periodo siculo e l'ellenistico e tra quest'ultimo e il cristiano-bizantino, saltando del tutto il periodo rOlnano, in cui pure Noto è bene attestata dalle fonti. In aqni più recenti sono stati scoperti altri ipogei contrassegnati dalla J?len o'rah . . Non è stato possibile accertare un orientamento prevalente
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,.
Noto
nelle sepolture, il loro ingresso è però rivolto a mezzogiorno e presenta ancora i fori per i cardini e la barra di chiusura. Il fatto che non è mai stata trovata una sola lapide funeraria ha indotto P. Orsi a concludere nel senso di un generale analfabetismo della locale comunità ebraica. N on va però dimenticato che proprio in questo settore di necropoli è stata attiva una cava di pietra da costruzione, che ha completato l'opera di devastazione iniziata secoli prima dai "tomb aro I1·" .
Giudecca L'insedialnento medievale ci è tramandato dai documenti della sezione dell' Archivio di Stato di Noto col nome di ]udaica parva. Nello stesso archivio è custodita la protesta in data 1464 dei due Proti della terra di Noto contro il vicevicario che aveva impedito l'ampliamento di circa sei palmi di un pezzo di muro della meschita.
Museo archeologico cOl1zunale N ella prima vetrina si conserva un filatterio inciso su lastra di calcare opistografa (cm. 27,8 x 17 x 0,5) rinvenuto sul monte Alveria nel 1940 e datato V-VI secolo . .Il testo si traduce:
«o
Signore} Michae~ Gabrie~ Urie~ Raphae~ Iaoa ... proteggete la vigna della c!Jiesa di San Zosinzo dal Signore Micchaloazokos Pisites... Conquista} o Cristo; possa Cristo assistere la vigna della chiesa» . L~ seconda facciata continua: «... per i frt,ttl~ la campagna e la vigna} t angelo del Signore} o Gabriel... ti salutiaJno} 111io Gesù Cristo} il frutto} il trib'uto della vigna della chiesa di San Zosimo... Moltiplica} 1720Itiplica. O Signore Gesù Cristo. A17zen».
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Palermo
L'invocazione chiaramente cristiana del talismano lascia cionondimeno trasparire uno sfondo· sincretistico dominato· da quegli stessi ebrei che con le loro arti magiche proteggevano i campi dei cristiani e sui quali si appuntarono all'inizio del IV secqlo gli anatemi del Concilio di Elvira. Bibliografia p. ORSI, Noto vecchio, in NS (1897) pp. 69-90. C. COLAFEMMINA, Ipogei ebraici in Sicilia, in "Italia Judaica" V, pp. 304329:314. . G. SANTOCONO Russo, Il museo archeologico comunale di Noto) Noto, 1985.
PALERMO :Il:I ?N'»l :I\Jl l)n\J:I Traduzione: Nella sua sepoltura (giace il) florido Daniele f(iglio) di l'abbi Saadia) la sua anùna sia custodita nello scrigno della vita. Su di lui il bene e il riposo deltaniJ1za. Il suo sepolcro sia glorioso (oppure: il suo sepolcro sia nella gloria). lato b: l'>:)l:In nJl:INl (:n'~'l) nnOl o):)n ~n\V
Traduzione: L)udì tAsserl2blea e ne gioz'. [fino al] la deciJna generazione vi prenderà parte (Anno 5114 = 1353). E benedirò coloro che ti benediranno.
107-
Palermo
Bibliografia B. Rocco, Non pozzo ma tomba) in ((Sicilia archeologica" 3 (1968) pp. 45-49.
Palazzo Chiara1nonte detto lo Steri La mole rigorosamente tetragona di questo Hosteriutlz baronale non può non richiamare alla mente i profili di altri edifici magrebini o andalusi altrettanto quadrati e chiusi. Rivelatore di questa contiguità culturale è in particolare il soffitto ligneo del Gran Salone: l'unico esempio in Italia di arte 171udejar ispanolnoresca. Tra le scene rappresentate, riveste un interesse particolare per lo studio della cultura ebraica in Sicilia la raffigurazione della Storia di Susanna, attribuita al Maestro del Giudizio di Salomone. I caratteri e i costumi dei personaggi, quale il guardiano assopito, non possono che essere stati tratti dalla strada. Ma, anche i temi aniconici (caule e rosoni vegetali) rivelano profondi contatti con il mondo ebraico, laddove si ispirano, come dimostrano le ricerche più aggiornate, ai decori di una Bibbia ebraica del 1312 (Bibliothèque N ationale di Parigi, Fonds hébr. 21) proveniente da Tripoli, oppure ad un codice ebraico contenente i testi dei profeti con il commento di Rashi (C. 149. Inf. della Biblioteca Ambrosiana, Milano) scritto e miniato a Siviglia nel 1356, in pieno ambiente 1nudejar. Bibliografia F. BOLOGNA, Il soffitto della Sala Magna allo Steri di Palermo, Palermo, 1975.
Cùnitero , L'unica notizia relativa alla sua ubicazione può trarsi dalla ((Pianta geometrica della città di Palernzd) pubblicata dal Marchese di Villabianca nel 1777. Al n. 188 vi sono indicati i {(Sepolcri de) Giudei fuori di Porta di Tennine)), quasi in prossimità del fossato, scavato
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Ragusa
dopo 1'espulsione del 1492. Una lapide sepolcrale, oggi scomparsa, fu murata nella torre di palazzo Pizzuto, in via Bandiera. B. ~occo ne dà la seguente lettura: iTJ)\J? I '>n?N ... ·jl·1·::l·t I Jl~\!J Traduzione: Neltanno / Ricordati di ... (= 1472)) o mio Dio) in bene. Bibliografia B. Rocco, Note su una lapide medievale ebraica di Palermo, in IlS efer Yuhasin" 8 (1992) pp. 41-49.
POLIZZI GENEROSA (PA) .Il primo documento riguardante gli ebrei di Polizzi è una loro petizione del 1393 a re Martino in cui chiedono di essere risarciti di una multa ingiustamente pagata per un delitto di sensualità commesso da uno di loro con una donna cristiana. La petizione fu accolta. Prima dell' espulsione gli ebrei abitavano nell'attuale Via Moschea) tra via Carlo V e via Roma. La sinagoga sarebbe stata invece trasformata in una residenza gentilizia, palazzo La Farina. Nel XV secolo a Polizzi fu copiato per Shemuel ben Shem Tov il trattato teologico Aron ha)edut di Yehudah ben Yosef alI':l figlio delFonorato Rabbi Yitshaq ')'.) 1P~n tanziano':~ la sua aninza (sia) in Eden Lapidi già pubblicate da B. Lagumina, da sinistra verso destra: n. inv. 13309M (=Lag. 12) (cm. 47 x 52) pn~"
Yitshaq
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Siracusa"
Qeres n. inv. 1330SM (=Lag. 11) (cm. 49 x 60) ('P'~ 1=1 C')OP fose! ben (figlio dz) Chaluf ìN\J~\J Titan .~,.) la sua requie (sia) t Eden n. inv. 13306M (=Lag. 9) (cm. 36 x 105) O)'\V 1=1 01Y.)~ 1J.p n1 Questa è la tomba di A17zranz ben Shalo17z n. inv. 13303M (=Lag. 6) frammento mutilo forse d'ogni lato; (cm. 23 x 63) n)J. P)J.~[\JJ (?) figlia di fA17zranz Oatani '»N\JP 01Y.)~
---
n.lnv. 13302M (=Lag.4) (cm. 54 x 41) 1J.p n1 11~J.1 O~O)
ìn~n
Questo sepolcro ... delt onorato Rabbi... Nissùn haCohel1
Bibliografia S. SIMONSOHN, Gli ebrei a Siracusa e il loro cinzitero, in ASSir IX (1963) pp. 8-20.
Catacomba di S. Giovanni N el'annesso Antiquariunz si conserva una lucernetta mutila con J'lzenorah) shofar e lulav in terracotta rossiccia (n. inv. 40.555). Proviene dalla catacomba di Vigna Cassia.
Teatro greco In un'iscrizione proveniente da un sedile dell'Anfiteatro di
132
Siracusa
Siracusa, G. Manganaro vi legge:
[Loc(z) IudJlaeorum e la data al IV secolo. Questa lettura è respinta da R-J.A. Wilson che 1'attribuisce invece, per la forma delle lettere e per analogia con altre iscrizioni, al II secolo. I posti sarebbero appartenuti secondo quest'ultimo agli abitanti di· un villaggio o di un quartiere della città. Bibliografia G. MANGANARO, La Sicilia da Sesto Pompeo a Dioc!ezano, in (( Aufstieg und Niedergang der romischen Welt", II.11.1, Berlin, 1988, p. 60.
Museo archeologico Paolo Orsi Epigrafe Kaibell1. 534 (n. inv. '8745) EVe ] a8E l'TrE [EUo"JE~tOe; npEo"[~U'rJEpoe;, na'Cllp .... Questa iscrizione potrebbe essere integrata con le parole 'Clle; O"uvayroYlle;... A Roma sono stati ritrovati nove titoli di pater synagogae e tre di mater synagogae. Probabilmente erano titoli onorifici. Bibliografia
A.
FERRUAJ
Note e giunte alle iscrizionz' cristiane antic/Je della Sz"cz"fia, C.
del Vaticano, 1989, n. 440.
Epigrafe in pietra calcarea (30 x 23 cm.) (IV-V secolo) (n. in v. 19.651) Etpll va NUJ.l:1 1:1pn nt Questa è la tOl1zba delfonorato figlio di Rabbi 1::>:1 o,,~ Shlol1zò figlio delfonorato Rabbi 'l1>1 '>l') l-,P1>1V Sa)adia) la sua requie sia fEden) giacché è noto 'N'>I che il cielo f ha accettato-1: n. inv. 13299M (=Lag. 1) (1. 150 x h. 75 x 32 cm.) N'>'>1>1V 1'~ 1:1pil nt Questa è la tOJnba di Rabbi Sa)adia ìptn 'lV" '1'::>':1 ìtnn il Hazan) figlio delfonorato Rabbi fosef f anziano -1~k n)~ 'n':1'~')'n'>I') la sua requie (sia) fEdenj la sua anil1za sia avvinta nel vincolo della vita) anno '~pn 5196 (=1436) In basso a sinistra B. Lagumina aveya notato un graffito che. int'erpretò come strumento musicale. Per analogia con gli stilemi delle pietre tombali sefardite) quali si svilupperanno soprattutto nei secCo XVI e XVII fuori dalla penisola iberica) si può pensare anche ad ,una clessidra o ad un bossolo per le elemosine che contraddistingue le tombe dei filantropi se non) più semplice* Le ultime due parole sono rispettivamente in arabo ed aramaico, *i:
cfr, sopra, p, 130,
137
Siracusa
mente, ad una darabukka. n. inv. 13300M (=Lag. 2); (1. 153
36 cm.): Onl:lN l''V l:lpn n1 Questa è la tOlnba' di Rabbi Abl'ahr:zm ').") ìP1n :lpY'> 'l':i:l ìP1n t anziano) figlio deltonorato Rabbi Yakov t anziano':: la sua requie (sia) neltEden 'n':l'~')'n la sua anima sia avvinta nel vùzcolo della vita. X
h. 72
X
n. inv. 13301M (=Lag. 3) (1. 156 x h. _63 x 37 cm.); leggermente danneggiata a sinistra e nel primo rigo: -
Il giorno quarto [della settinza] decinzo del nzese di Tevet [dicelnbre] deltan no lntìN nly)n nl:lp) f~'p'n 5187 (=1427) fu seppellita la giovane Ester 'y':l'rJ ìP1n '>J1:l'V l:) n:l figlia deltonorato Rabbi Shabetai t anziano-:~' il suo riposo (sia) in Eden. n)'V J1:l\J 'Vin, '>l'VY:l 'i o)'>
Risultano disperse le due stele sepolcrali di cui il comm. Cavallari diede comunicazione a B. Lagumina (NS (1889) p. 200):
((della fornza prisnzatica) scolpite in anzbo i due prospettz: la più conservata misurava cnz. 64 l x 50 h) sezione 35 alla base e 15 in cima)). Nelle due facciate erano raffigurati dei lulav. Disperse anche le lapidi già pubblicate: n. 5 (cm. 66 h.
X
160 1.) Leggibili poche lettere del primo
rIgo: ,'V l:lpn n1
Questa è la tonzba di...
n. 7 (cm. 65 h. x 137 1.) con tracce di grandi lettere. ((Sotto
a sinistra resto di un sinzbolo a fornza di tavoletta a tre scolnparti
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Siracusa
(annadio dei volumi della Legge?lJ n. 10 (cm. 36 h. x 68 1.): figlio di Shalol1z.
D1'YJ n]J ...
Bibliografia
B.
Di alcune iscrizioni ebraicbe scoperte nelle demolizioni dez' baluardi siracusani, in NS (1889) pp. 198-201; IDEM, Iscrizioni ebraiche di Siracusa) NS (1893) pp. 54-55. LAGUMINA,
Soprintendenza per i BB. CC.AA. Filatterio da COlnìso) 5 x 8 C112. (III secolo?) (n.inv. 15.280) Laminetta d'oro rinvenuta nel 1876 nel quartiere S. Leonardo a Comiso, e giunta qui dalla collezione Mezio. E' con ogni probabilità il più antico reperto giudaico in Sicilia. Che si tratti di un'iscrizione magica è stato provato dalla presenza di tracce di un astuccio di rame e dal fatto che la laminetta era accartocciata; lettere ebraico-quadrate incise con uno stilo metallico. Lettura di S. Calderone (1955) 1. . ..] '1J 1)'P HJ 2. 'N].YJ J)J' n')Y.:l)J J,n 3. )JNYJ')1 n1p n1p n') 4. t'n1 VY.:lltnV nYJJ 5. N't' DlY.:l1 Ol '1~YJ
6. 7.
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8. 9.
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13. ')n'N 14. . n')
I[N]I
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nY.:l)J1
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Siracusa
Traduzione: 1 Con questo abbianzo fatto· scongiuro ... 2 Possa esser saggia Anztlzia sino alla soglia [di Sheol?] 3 Y AH} speranza} speranza e salvezza 4 nel tumulto che (sez) nelFalto dei cieli e guardando con tlzisericordia 5 t ulnile} alto ed eccelso} sublinze 6 vai errando} da chi ci fa sortilegio rendi incolutlze 7 lei ed i figli. - Sianò lodati 8 i Tt/ atlzyn (= i Genzellz). - Tu che sei e 9 (sez) salvezza nella devastazione} che lO (sei) nelFalto dei cieli e guardando con tlzisericordia il reprobo} Il alto ed eccelso} sublinze vai errando} 12 [da] chi ci fa sortilegio rendi incolunze} libera lei 13 ed i figli. - (El Yah 14 Yah. La lettura è spesso incerta e la traduzione, di conseguenza approssimativa, riguarda solo i passaggi più comprensibili. S. Calderone, ritiene che il copista non ne intendesse il senso. TI nome Anznzia è più volte attestato in Sicilia ed indica probabilmente la persona per la quale. è stato fabbricato l'amuleto. In alternativa potrebbe essere aramaico e significare cc con lui". Bibliografia
S.
Per la storia deltelemento giudaico nella Sicilia Z,71P eriale , in RAL VIII (1955) val. X, fase. 7-10, pp. 489-502. CALDERONE,
Shekel in piolnbo di Bar Kokbah (n. inv. 36.170) o 2,2 cm; spesso 3 mm; peso gr. 4,88. Acquistato per 3O Lit. da P. Orsi insieme ad un lotto di oggetti a Ispica il 16.12.1914, la moneta è un falso fabbricato all'inizio del secolo, in un'epoca di grandi entusiasmi per l'ar-
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14. Siracusa, epitaffio di Rabbi Sa'adia il HazeIn (1436); Museo di Palazzo Bellomo, n. inv. 13229 M.
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Siracusa
cheologia biblica. Un esèmplare simile si trova nel gabinetto dei falsi del Museo Israel di Gerusalemn1e. Verso la fine del XIV secolo Isaac ben Solomon al Alhadib, forse di origine castigliana, inventò a Siracusa un nuovo strumento astronomico, di cui dà una descrizione nel manoscritto conservato ora al British Museum (i1inn ,,::>. '::>nl~N, ms. Or. 2806). Egli compose anche altri trattati di astronomia e un libro sulle misure nella Bibbia. . Nel 1482, circa un secolo dopo, fu copiato a Siracusa, da Shalom Yerushalmi ben Shelomoh ben Saadyah ben Zakaryah ben Yaaqov, un manoscritto miscellaneo di astronomia, oggi nella Biblioteca Vaticana (ms. Vaticano ebraico 379). Nel 1484 Shemuel ben Reuven copiò per Shalom Yerushalmi, r amanuense del manoscritto precedente, il trattato astronomico ((Yesod (olaJn)) di Yitzhaq ben Josef Israeli. Oggi è alla Bodleian Library (ms. Huntington 299). Alla Biblioteca N azionale di Parigi (ms. hébreu 1069) è custodito invece un manoscritto contenente il trattato di astronomia di Immanuel ben Yaaqov Bonfils ((51Jes1J kenafayùn)) , le ((Tavole di opposizione e di cOl1.giunzione)) compilate da Yitzhaq ha-Cohen di Siracusa, un opuscolo sull' astrolabio e ancora il trattato ((Yesod (olanz)) nonché alcune tavole che illustrano le fasi delle eclissi, tutti copiati per uso personale da Avraham benYitzhaq, soprannominato Yosha. Questa fioritura di sperimentazioni e di studi astronomici non può non indurci a concludere nel senso della presenza di una vera e propria tradizione astronomica nella città di Archimede, sulla quale n10lto resta ancora da scoprire. Un altro manoscritto proveniente da Siracusa e conservato alla Biblioteca Vaticana (ms. Vaticano ebraico 91) è il commento di Levi ben Gershom a Proverbi, Daniele, Ezra-Neemia e Cronache. E' stato copiato nel 1489 da Shabbetay ben Zerah 5evanatiel (?) o Sabatanello (?) per Shalom Yerushalmi ben Shelomoh, il committente del manoscritto (('c:[esod (olal1z)). Lo stesso
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SO!ùl11a
amanuense copiò per Israel Atan i ((Tiqquné ha-Zohar JJ (solo le sezioni relative a Bereshit e a Wayyiqra, ma incomplete) e il ((Midrash Rut JJ (incompleto) (ms. Vaticano ebraico 207). Infine, un curioso manoscritto è una Bibbia in lettere ashkenazite appartenuto alla comunità di Siracusa, al margine del quale fu annotata la lettura secondo l'uso siracusano. Anche qui come a Caltabellotta abbiamo l'evidenza di rapporti con la lontan a Germania.
SOFIANA (CL) Il più importante rinvenimento archeologico dell'antica Philosophiana è -senz'altro la lapide funeraria del presbitero Attinis, oggi al Museo archeologico di (» Gela. Ad essa, certamente ebraica, si affianca una seconda scoperta, ancora in situ, presumibilmente ebraica. E' una fornace, venuta alla luce nella campagna di scavi del 1961, .databile intorno alla fine del III secolo. Apparteneva ad un grande impianto termale ed era adibita probabilmente alla lavorazione del vetro, come dimostra il deposito di vasi vitrei rinvenuti nei dintorni. A. Ragona per primo l'ha caratterizzata come ebraica, ponendola in relazione con la lapide sepolcrale. Benché non ancora suffragata da alcuna evidenza archeologica, tale congettura è degna di attenzione. Sappiamo infatti per certo che gli ebrei della tarda antichità furono molto attivi nella lavorazione del vetro, come attestano oltre alle fonti rabbiniche, gli scavi in Israele o nelle catacombe romane di Monteverde, e che portarono quest' arte in tutte le stazioni della loro diaspora. Di un' altra iscrizione scoperta nel 1948 e che secondo L. Bonomi avrebbe dovuto appartenere all'epitaffio di Attinis si sono perse le tracce. Durante lo scavo del complesso tennale fu rinvenuta nell' ambiente IV, riutilizzata quale copertura del praefurniunz, la lastra tombale di Iudas Sabatias, ora dispersa. L'edi-
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Taormina
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ficio è stato datato all'inizio del IV secolo. TI calidal'ium era stato trasformato in chiesa verso la fine del secolo e il resto dei locali destinati ad altri usi. Bibliografia
C.
Comunità ebraz'cbe nella Sicilia imperiale e tardo antica, in ASSO LXXV (1979) I-II, pp. 255-257. A. RAGONA, La maiolica siciliana, Palermo, 1975, pp. 17, 125. L. BONOMI, Cimiteri paleocristiani di So/iana) RAC XL (1964) pp. 169220. GEBBIA,
TAORMINA (ME) E' la patria del canonico Giovanni Di Giovanni, Inquisitore e primo storico dell' ebraismo siciliano. Nel 1748 pubblicò a Palenno ((LJEbraismo della Sicilia. Ricercato ed esposto da Giovanni J Di Giovannt . Il manoscritto è conservato presso la Biblioteca comunale di Palermo. Sulla base della toponomastica si può localizzare 1'antica giudecca nella zona ad ovest della cattedrale. La sinagoga fu distrutta durante un tumulto nel 1455. Rè Alfonso ordin.ò che non fosse ricostruita nei pressi del convento dei Domenicani per non disturbare le preghiere dei religiosi.. Antiquario del Teatro greco Iscrizione su 11zatfone (cm. 20 x 34 x 5) (n. inv. 36). Le lettere, alte cm. 1,7, sono state graffite dopo la cottura. Al centro campeggia una menorah per gli uni e una croce per gli altri. Lettura secondo G. Manganaro "11~epa La~(a)'r1 (nzenorah) layà8r( Traduzione secondo D. Noy: (Il) giorno del Sabato (è) buono (?)
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I
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Termini Imerese
Una terza spiegazione potrebbe però ravvisarsi nel simbolismo gnostico dei sigilli iniziatici di ambiente giudeo-cristiano. Bibliografia D. Noy, Jewish Inscriptio11s 01 Western Europe, I, Cambridge, 1993, n. 143. E. TESTA, Il simbolismo dei giudeo-cristiaiZz~ Gerusalemme, 1981, pp. 74-76.
TERMINI IMERESE (PA) N ella Biblioteca Liciniana si conserva il grande sigillo di Pie. tro II (n. inv. 8). Della sua dimensione, cioè di «un inaSSÙJ20 sigillo regio» dal diametro di quasi 12 cm., doveva essere la rotella di panno rosso che Federico III cl' Aragona aveva imposto agli ebrei all'inizio del suo regno con un'ordinanza del 12 ottobre 1366, in cui stabiliva «quod singuli ]udei et ]udeae} babitatol'es in regno nostro Siciliae} per statutam signi portacionenz et denzonstracionem a cristianis videantur et distinguantur aperte} videlicet nzasculi in superioribus vestibus suis prope pectus et mulieres prope pectus super rindellis sive inantellis} in gubito portare debeant signùm factum cunz panno rubeo ad nzodum subscriptunz: O ». Solo gli ebrei di Palermo godevano del privilegio di portare una rotella rossa della grandezza di un. Carlino o mezzo tarì. Il 2 novembre 1435 re Alfonso stabiliva che la rotella rossa doveva essere «di panno rosso} rotonda ed avente un palmo di diametro} sempre posta in modo da essere inanzfesta} acciocché ciascuno potesse conoscere esser quella una bottega di ebrei ». Giudecca Era posta lungo 1'asse commerciale della cosiddetta Ruga} che si allargava sul retro al piano Barlaci, si apriva alla piazza
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Termini Imerese
del mercato e si estendéva dal Castello, lungo 1'attuale via Garibaldi, fino al quartiere Celtigene. Sinagoga Una prima sinagoga si trovava nel quartiere Celtigene vicino alla chiesa di S. Caterina, trasformata dopo 1'espulsione in Badia. Una seconda fu eretta dietro la Chiesa di S. Antonio, come risulta dalla richiesta di Lazzaro Sacerdoto al viceré nell'Aprile 1492. Sia il cimitero· che i bagni rituali erano invece posti extra moenta. Bibliografia
A.
La giudecca di Termini Imerese nel XV secolo: il divorzio tra Lazzaro Sacerdoto e Perna, Atti dell' Accademia di Scienze, Lettere e Arti di Palermo, 1993-94. S. V. Bozza, Note storiche siciliane del secolo XIV, Palermo, 1882, p. 309. SCANDALIATO,
Museo civico Lapide funeraria in pietra grigia (cm. 17 x 48)8 x 9,8) (n. inv. 144). L'iscrizione è incisa dentro una tabella securiclata. La datazione oscilla tra il II secolo a.e.v., proposta da A. Brugnone e' il I secolo e.v. avanzata da D. Noy. Lettura secondo A. Brugnone: ratE LlltE I IltoÀEl-latE I Lal-lapEU [ XatpE.
Traduzione: Gaius Seius Tolomeo) Sa 17zaritan o) addio. L'iscrizione può essere considerata completa. Non si conoscono i dettagli del suo ritrovamento. il defunto era un cittadino' romano di Samaria, come indicano i tria nonzina. Non è chiaro però se il termine Salnaritano indichi la sua affiliazione religiosa oppure il fatto che si trattava di un colono greco residente in
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Trapani
Samaria. li problema è inoltre complicato dal fatto che i Samaritani della comunità di Delos si consideravano Israeliti. La presenza di Samaritani in Sicilia è documentata fino al medioevo (cfr. Siracusa). li praenonzen Gaius è molto frequente. LlltOç dal nomen latino Seius è attestato in Sicilia da fonti numismatiche e da un'iscrizione di Erice. I1't:OAEJlOtOç è un nome greco macedone, molto comune in epoca tolemaica, mai attestato in Sicilia. La formula finale XOtpE è molto comune in Oriente, ma poco attestata in Sicilia. Bibliografia
, A BRUGNONE, Iscrizioni greche del museo dvico di Terminibnerese) "Kokalos" 20 (1974) pp. 218-264.
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TRAPANI ... in ques(ultima città si trova il corallo) o al-murdjan». (Beniamino da Tudela) Quasi sicuramente Beniamino non mise mai piede a Trapani, ma il corallo gli era noto dai racconti di altri viaggiatori e perché la sua lavorazione era la specialità degli ebrei. Trasformato in olivette per rosari aveva corso in Levante come moneta. Secondo gli Annali gli ebrei arrivarono a Trapani nel 320 e.v. ed andarono via nel 1493. Qui erano, percentualmente, molto più numerosi che nel resto della Sicilia, circa 2000 alla vigilia dell' espulsione. Oltre al corallo erano presenti in tutti i settori vitali: le banche, il commercio, l'agricoltura, la salagione del tonno e le tonnare, nonché la pirateria. E continuarono tutte queste attività anche dopo 1'espulsione, come neofiti. Nel Medievo gli ebrei abitavano nel quartiere S. Margherita e in particolare nella Ruga de 'li Fadaluni.
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Trapani
Palazzo Ciambra o· della Giudecca Raffigurato frequentemente con la didascalia di ((ex sinagoga}), deve la sua fama soprattutto alla bellezza della sua torre a bugne e delle sue linee gotico-plateresche. Edificato nel XVI secolo, le fondamenta e il nucleo risalgono ad una costruzione preesistente. La denominazione popolare di Spedaletto così come la presenza di un pozzo, lasciano supporre che qui sia stata la sina;goga stessa. La strada in cui sorge è stata denomInata nel 1872 Via della Giudecca. Nella Via CaIvano, chiamata nel medioevo Via de} ferrari, si allineavano le botteghe dei fabbri, dei maniscalchi e dei chiavai ebrei. Anche l'importazione di ferro dall'Elba e dalla Spagna era gestita dagli ebrei. Lo stesso si può dire di tutti gli altri rami del commercio marittimo internazionale, in particolare con i paesi del Nord Africa, per i quali,godevano di una vera e propria privativa. Non è infatti un caso che parte da Trapani, redatta in arabo, la prima lettera di cambio conosciuta o che documenti di mercanti ebrei trapanesi siano stati ritrovati nella Ghenizab del Cairo. Nel 1408 un banchiere ebreo trapanese, Samuele Sala, era tanto influente da poter trattare la pace a nome del re Martino con il sultano di Tunisi o far riscattare il vescovo di Siracusa catturato dai saraceni. La Via Tintori, un tempo sull'antico limite di ponente della città medievale, ricorda l'ebreo Nachonus Tinturi e le botteghe dei tintori di tessuti, in maggioranza ebrei, che qui erano stabilite. La chiesa di S. Domenico, sita nel punto più elevato dell'antica Trapani, nel quartiere Casalicchio, dove più densa era la presenza ebraica, deve la sua collocazione nel cuore dell' antica giudecca al fatto che nel 1221 un ebreo, convertito dai domenicani di passaggio in Trapani, donò loro la sinagoga da egli edificata e che doveva trovarsi in corrispondenza dell' attuale civico 27 della Via Carreca. Nel 1288 i Domenicani si trasferi-
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rono nella chiesa odierna, offerta loro da re Giacomo d'Aragona. N ella sua abside, affisso sulla parete destra, in cornu epistolae, si trova il sarcofago di Manfredi, il giovane figlio di Federico III d'Aragona, morto a Trapani nel 1311 per una caduta da cavallo. Oggi si vede un semplice sarcofago in legno sormontato dai simboli della regalità, scettro e corona. Nel Medioevo era ricoperto di una ricca coltre di broccato fregiata di superbi ricami, che gli ebrei di Trapani, per una grazia che avevano ricevuto dal re Federico, si erano obbligati a mantenere perpetuamente a proprie spese. Cùnitero Il cimitero si trovava subito fuori dalle mura, a pochi passi dalla Via Giudecca) accanto alla chiesa di S. Paolo, nel terreno dato in concessione dall'arciprete di S. Pietro. Il terreno fu restituito al momento dell'espulsione e il cimitero fu smantellato nel 1495, durante la costruzione del forte detto 1'I1npossibile. Le lapidi sepolcrali furono richieste dall' arciprete Giovanni Tropiano ~i Giurati, per utilizzarle come pietre di confine. Altre, a quanto pare, furono usate per lastricare le vie cittadine. Un più antico cimitero è segnalato, da qualche storico locale, fuori dalla porta Botteghelle, aperta alla fine del XIII secolo con 1'ampliamento della città verso ovest. In fondo alla Via Torrearsa, già dei Corallari, non lontano dal pittoresco mercato del pesce, era il macello degli ebrei. Nel 1877, durante lo scavo delle fondamenta furono rinvenute due iscrizioni sepolcrali ebraiche. F. Mondello e B. Lagumina le pubblicarono nell'Archivio storico siciliano, come esistenti nella Sala S. Giacomo dell' attuale Biblioteca -Fardelliana. Oggi risultano disperse. Sopravvive tuttavia presso la suddetta biblioteca un loro apografo a cura di G. Polizzi (ms. 33: ({Le iscrizioni pubbliche esistenti in Trapant))
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La prima pare consistesse nel solo nome: o,t' n'l'y') " Moshè Sulam. La seconda, nella lettura di B. Lagumina: '):J1lY.) MOl'dechai 'N1Y.)'l' 'l':! figlio di Rabbi Samuele n.J1:JY.)n cognolninato 1')~1:! Buzaid Bibliografia
F.
MaNDELLo,
Sopra alcune iscrizioni
trapanesz~
in ASS VIII (1883) pp.
109-110. B. LAGUMINA, Iscrizione ebraica di Trapani, in ASS XI (1887) p. 448. E. ASHTOR, The Jews 01 Trapani in the late Middle Ages, in "Studi Medievali" 25 (1984) pp. 1-30.
Un ipogeo ebraico fu scoperto a Trapani negli stessi anni in cui Giuseppe Ferro scriveva la sua Guida per gli stranieri (ivi pago 160). Si trovava sotto la villa del sig. D. Giuseppe Calvino, allorché si aprirono ((alcuni staccati sotterranet) e vi si rinvennero alcune ulucernette di fina argilla) di color rossiccio)). TI dettaglio del colore rossiccio delle lucernette denuncia la loro origine nordafricana. Nel 1965 nell' Archivio di Stato di Trapani furono scoperti 12 frammenti della Torah, alcuni dei quali molto estesi, con due o tre colonne di testo quasi intere, contenenti brani dell' Esodo, del Levitico e dei Nurneri. Buona parte del rotolo è stata recupe:': rata, mancherebbe all'appello solo il Deutoron017u'o. Biblioteca Fardelliana Custodisce un manoscritto del XIV secolo del Sefer Or haSekhel di Abraham Abulafia (ms. 12).
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GLOSSARIO
A/fama: Comunità. Arcosolio: Nicchia sepolcrale sormontata da un arco. Aron: Ricettacolo in muratura o legno per i rotoli della Torah. Ashkenaziti: Ebrei dell'Europa centrale. Av: Luglio-Agosto. Belnah: Podio o tribuna dell'officiante. Catogi: Abitazioni terranee assai umili. Dayan: Giudice. Dienchelele: Giudice generale, dall'ebro Dayan KJlal. Ezrat Nashil1Z: Matroneo. Ghenizah: Sepoltura di testi, per lo più sacti, divenuti inservibili. Particolarmente importante quella del Cairo per la mole di documenti riguardanti la vita ebraica nel Medioevo. Gheonùn: Capi delle Accademie rabbiniche di Babilonia. Ha/tarot: Sezioni dei libri dei Profeti. Hahal1z: Saggio; indica anche il rabbino. Hashkabah: Ufficio dei defunti. Hekal: Presso i Sefarditi lo stesso di Aron. Hekdesh: Fondazione caritatevole. Hoshanah rabbah: Il settimo giorno della festa di Sukkot. Kasher: Conforme alle leggi sulla purezza rituale. Ketubà: Contratto matrilTIoniale. Kiddush: Preghiera di Santificazione all' entrata del Sabato.
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Glossario
Kippur: Giorno dell'espiazione. Kislew: Novembre-Dicembre. Kokhinz: Nicchie sepolcrali scavate nel senso della profondità. Lulav: Palma. Mahzor: Formulario delle preghiere festive. Malsin: Delatore Meghillah: Rotolo pergamenaceo. Menorah: Candelabro a sette bracci. Miqveh: Bagno rituale. Phylakterion: Filatterio; in Sicilia amuleto scritto. Purinz: Commemorazione gioiosa di uno scampato pericolo. Rùnoninz: Puntali decorativi in argento dei rotoli della Torah. Se/arditi: Ebrei originari della Spagna. Selihot: Preghiere in cui si invoca il perdono dei peccati. She1nah: Ascolta (Israele). E' il credo ebraico. Shevat: Gennaio-Febbraio. Sho/ar: Corno rituale. Siddur: Formulario delle preghiere quotidiane. Szkzfe: Corridoi coperti tra i cortili e le strade. Simhat Torah: ((Letizia della Legge)). Commemora la trasmissione della Torah a Mosè. Sukkot: Festa dei Tabernacoli o delle Capanne. Tanunuz: Giugno-Luglio. Tevah: Sinonimo di Benzah. Tevet: Dicembre-Gennaio. Tishri: Settembre-Ottobre. Tzitzit: Frange dello sci~lle da preghiera. Yeshivah: Scuola talmudica. Zohar: ((Libro dello splendore)). Testo fondamentale della Cabbalà.
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INDICE
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Prefazione Elenco delle abbreviazioni Introduzione Acireale (CT) Agira (EN) Agrigento Akrai (SR) Alcamo (TP) Bivona (AG) Caccamo (PA) Calascibetta (EN) Caltabellotta (AG) Caltanissetta Cammarata (AG) Castelbuono (PA) Castiglione (CT) Castronovo (PA) Castroreale (ME) Catania Caucana (RG) Cittadella Maccari (SR) Comiso (RG) Enna (Castrogiovanni) l
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7 12 13 25 28 31 35 37 38 38 38 39 44 44 48 50 51 51 52 61 61 62 62
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Indice
Erice (TP) Gela (CL) Lentini (SR) Lipari (ME) Marsala (TP) Mazara del Vallo (TP) Messina Monreale (PA) Mozia (TP) Noto (SR) Palermo Polizzi Generosa (PA) Ragusa Randazzo (CT) Rosolini (SR) Salemi (TP) San Fratello (ME) San Marco D'Alunzio (ME) Santa Croce di Camerina (RG) Sciacca (AG)· Scicli (RG) Siculiana (AG) Siracusa Sofiana (CL) Taormina (ME) T ermini Imerese (PA) Trapani
Glossario
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Fotocomposizione Publialfa Finito di stampare presso la Tipografia Bonfardino nel mese di ottobre 1996 per conto della Flaccovio Editore
Siciliana
1.
Idrisi, Il libro di Ruggero
2.
G. Bel1afiore, La Zisa di Palernzo
3. V. Agnesi, Breve s"toria dei Nornzanni in Sicilia
4. S.A. Guastella, Le Paritp. e le storie nzorali dei nostri villani 5. L. Natali, La Baronessa di Carini 6. N. Tedesco, Poeti siciliani del No!tJecento 7. F. Maurici, Breve storia degli Arabi in Sicilia 8. G. Pitré - C.F. Wentrup, Granznzatica siciliana 9. G. Tessitore, Ruggero II lO. G. Bel1afiore, Giardini e parchi della Palerrno norrnanna
11. M. Di Leo, Le storie di Giufà
12. G. Bonomo, Schiavi siciliani e pirati barbareschi
13. N. Bucaria, Sicilia ]udaica
..
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I rimonùn di Cammarata, le catacombe di Siracusa, le 1nenorah nel castello di Catania, l'arte nzudejar a Palermo, l'aron di Agira sono alcune delle tracce lasciate dagli ebrei che abitarono la Sicilia tra il II e il XV secolo. Qui misero a coltura i terreni, lavorarono il corallo e i metalli preziosi, tradussero dall' arabo importanti opere scientifiche e inserirono l'isola in 'una trama di scambi culturali ed economici che si estendeva dal Levante allà Spagna e dal N ordafrica all'Inghilterra. A quesfa originale civiltà giudeo-mediterranea mise bruscamente fine l'editto di espulsione del 1492. Cinque secoli dopo il lettore è invitato a ripercorrere le rue delle antiche Giudecche, a visitare i siti archeologici e i musei, e a ricostruire, sul filo di un viaggio appassionato ma rigorosamente documentato, la mappa di un'eredità ebraica ancora viva e pulsante nei luoghi più impensabili. E l'elenco dei monumenti giudaici, che si snoda lungo le pagine di questa Guida così insolita e seducente, non può non sorprendere, soprattutto per la storia che essi raccontano: quella di una regione italiana in cui la presenza ebraica fu un tempo tra le più antiche, capillari e feconde.
Nicolò Bucaria (Trapani, 1957) è socio dell'Associazione Italiana per lo Studio del Giudaismo. Nel 1994-95 è stato Research Fellow presso il WF Albright 01 Archaeological Research di Gerusalemme ed ha partecipato agli scavi di Tel Miqne/Ekron (Israele).
In copertina: I rimonim di Cammarata, XIV-XV secolo; Puntali in argento per i rotoli della Torah (Palma di Maiorca, Museo diocesano).
ISBN 88-7804-130-0
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Il788878 11111041301I L., 18.000