JAMES ELLROY LOS ANGELES STRETTAMENTE RISERVATO (L.A. Confidential, 1990) A Mary Doherty Ellroy Una gloria che ci costa ...
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JAMES ELLROY LOS ANGELES STRETTAMENTE RISERVATO (L.A. Confidential, 1990) A Mary Doherty Ellroy Una gloria che ci costa tutto e non significa nulla Steve Erickson Prologo 21 febbraio 1950 Un motel abbandonato ai piedi delle colline di San Berdoo. Quando Buzz Meeks arrivò, aveva con sé novantaquattromila dollari, nove chili d'eroina pura, un fucile a pompa calibro 12, una 38 special, una 45 automatica e un coltello a serramanico che aveva comprato da un pachuco alla frontiera, un momento prima di accorgersi dell'auto parcheggiata proprio sulla linea di confine: gli scagnozzi di Mickey Cohen in una macchina senza insegne della polizia di Los Angeles, e lì accanto in piedi un paio di poliziotti di Tijuana, pronti ad alleggerirgli le tasche e a scaraventarlo nel fiume San Ysidro. Stava scappando da una settimana. Aveva speso cinquantaseimila dollari per restare vivo: auto e rifugi sicuri da quattro-cinquemila a notte. Erano tariffe ad alto rischio: i padroni di casa sapevano che Mickey C. gli stava alle costole perché gli aveva soffiato una quantità di roba durante un summit del racket per il controllo del giro, oltre ad avergli fregato la donna, e che la polizia di Los Angeles lo cercava perché aveva ucciso uno dei loro. Il contratto di Cohen bloccava qualsiasi possibilità di sbarazzarsi subito dell'eroina: nessuno l'avrebbe comprata, per paura di rappresaglie. Tutto quello che aveva potuto fare era stato dividere il rischio con i figli di Doc Engleking. Doc avrebbe pensato a imboscare la roba per venderla dopo e si sarebbe preso la sua percentuale. Doc conosceva Mickey ed era abbastanza intelligente da averne paura. I fratelli, per quindicimila dollari, lo avevano mandato all'El Serrano motel e stavano organizzando la sua fuga. Quella sera, al tramonto, due trafficanti di mano d'opera clandestina lo avrebbero portato in auto in un qualche campo di fagioli, per spedirlo in Guatemala con un volo di contrabbandieri. Aveva una garanzia di dieci
chili di eroina pura nelle sue tasche, sempre che si potesse fidare dei ragazzi di Doc e che i ragazzi di Doc si potessero fidare dei trafficanti. Meeks nascose l'auto in un boschetto di pini, prese la valigia e si guardò intorno. Il motel aveva una pianta a ferro di cavallo. Una dozzina di camere, a ridosso del pendio della collina. Nessuna via d'accesso dal retro. Il ghiaietto del cortile era cosparso di pezzi di legno, cartacce e bottiglie di vino vuote. Se qualcuno si fosse avvicinato a piedi, i passi avrebbero fatto rumore. Le ruote di un'auto avrebbero fatto scricchiolare il legno e il vetro. C'era una sola via d'accesso, la strada da cui era venuto lui. Per poterlo mettere sotto tiro dal retro, avrebbero dovuto aprirsi un sentiero nella boscaglia fitta. Potevano essere già lì ad aspettarlo nelle camere. Meeks prese il fucile e cominciò ad aprire le porte a calci, una dopo l'altra. Una, due, tre, quattro... ragnatele, topi, cessi rotti, avanzi di cibo, giornali in spagnolo. I trafficanti probabilmente usavano quel posto per tenerci parcheggiati i messicani prima di portarli a lavorare come negri su nelle fattorie della contea di Kern. Cinque, sei, sette... tombola: un gruppo di messicani, due o tre famiglie, accovacciati sui materassi, sobbalzarono alla vista di un bianco con un fucile. "Calma, calma" aveva detto, tanto per tenerli buoni. Le ultime camere erano vuote. Meeks prese la borsa e la lasciò cadere davanti alla porta della numero dodici: posizione centrale, vista sul cortile, un materasso che perdeva l'imbottitura. Non male per la sua ultima notte in America. Un calendario con delle donnine alla parete. Andò a cercare il mese di aprile e cercò il giorno del suo compleanno. Era di martedì. La ragazza aveva dei brutti denti, non era un granché e gli ricordava Audrey: ex spogliarellista, ex ragazza di Mickey. Per lei aveva ucciso un poliziotto e aveva fatto irruzione a mano armata nel posto dove Cohen e Dragna combinavano il loro grosso affare di droga. Fece scorrere la pagine fino a dicembre e si chiese che probabilità aveva di restare vivo per tutto l'anno. Provò un fitta di paura. Sentì che gli si contraeva lo stomaco e una vena sulla fronte si metteva a pulsare. Era coperto di sudore. Andava sempre peggio. Era troppo nervoso. Sistemò il suo arsenale su una mensola vicino alla finestra e si riempì le tasche di munizioni: cartucce per la 38, caricatori di riserva per l'automatica. Si infilò il coltello alla cintura, coprì la finestra sul retro con il materasso, ruppe il vetro di quella da-
vanti per far entrare l'aria. Un filo di brezza gli asciugò il sudore da dosso: per un po' restò a guardare i ragazzini messicani che giocavano con una palla da baseball. Non aveva nulla da fare. Fuori, i clandestini cominciavano a radunarsi: si indicavano l'un l'altro l'altezza del sole come se da quella calcolassero l'ora, in attesa ansiosa del camion e di un lavoro da bestie per tre pasti al giorno e una branda. Il tramonto. All'improvviso i messicani si misero a mormorare; Meeks vide due bianchi, un grassone e uno pelle e ossa, entrare nel cortile. Fecero un gesto di saluto con la mano e gli uomini lo ricambiarono. Non avevano l'aria di poliziotti o di sgherri di Cohen. Meeks si fece avanti di un passo, tenendo il suo calibro 10 dietro la schiena. I due gli fecero un cenno. Grandi sorrisi, nessuna minaccia. Meeks controllò la strada: c'era una berlina verde parcheggiata di traverso, che nascondeva qualcosa di blu, troppo chiaro per essere uno squarcio del cielo attraverso gli abeti. Vide un riflesso di vernice metallizzata ed ebbe un lampo: Bakersfield, i due tipi che avevano bisogno di un po' di tempo per trovare i soldi; era quel coupé grigio azzurro che aveva cercato di sbatterlo fuori strada un minuto dopo. Meeks sorrise: un sorriso amichevole, nessuna minaccia. Un dito sul grilletto; ah, ecco chi era il tipo magro. Mal Lunceford, un bullo in divisa della stazione di Hollywood, uno che cercava sempre di impressionare le cameriere al drive in di Scrivener gonfiando il torace per far notare le sue medaglie di tiratore scelto. Il grassone, che era il più vicino, disse: «L'aereo ci sta aspettando.» Meeks fece roteare il fucile e lasciò partire una raffica a ventaglio. Quello grasso si beccò la scarica in pieno e cadde, coprendo Lunceford e spingendolo indietro. I messicani si sparpagliarono in fretta da tutte le parti. Meeks corse dentro, sentì rompersi il vetro della finestra posteriore e sparò nel materasso. Facile: erano in due. I due caddero a terra. Sangue e pezzi di vetro piovvero sugli altri tre, che si muovevano strisciando lungo la parete. Meeks fece un balzo, si buttò a terra e fece fuoco verso le tre paia di gambe che avanzavano insieme; tastò il terreno con la mano libera e afferrò un revolver dalla cintura di un morto. Dal cortile rumori di passi che correvano sulla ghiaia. Meeks impugnò l'arma e si accostò incespicando alla parete. Si chinò sui cadaveri sentendo il sapore del sangue. Per entrambi un colpo a bruciapelo alla testa. Dei tonfi nella stanza. Aveva due fucili a portata di mano. Meeks gridò:
«L'abbiamo beccato!» Sentì un mormorio di risposta, vide delle braccia e delle gambe uscire dalla finestra. Afferrò la più vicina delle armi e lasciò partire una scarica. Erano in trappola. Pezzi di intonaco che schizzavano via, il legno secco che prendeva fuoco. Scavalcò i corpi, tornò nella stanza. La porta principale era aperta; le sue pistole erano ancora sulla mensola. Un rumore strano: qualcuno che prendeva la mira da dietro il materasso. Si lasciò cadere sul pavimento e sferrò un calcio, mancando il bersaglio. L'uomo gli tirò un colpo da vicino. Meeks impugnò il coltello, balzò in avanti facendo vibrare la lama: il collo, la faccia, l'altro che gridava, uno sparo, giù di nuovo, a grandi fendenti. Meeks gli tagliò la gola, lo scavalcò, chiuse la porta con una pedata, afferrò le pistole e infine respirò. Il fuoco si stava diffondendo in fretta: odore di carne bruciata, di resina. Unica possibilità di fuga la porta sul davanti. In quanti sarebbero stati ad aspettarlo con il dito sul grilletto? Spari. Sparavano dal cortile: pallottole di grosso calibro, che strappavano via pezzi interi di muro. Meeks fu colpito alla gamba e poi alla schiena, di striscio. Cadde a terra. Gli spari continuavano. La porta venne giù. Adesso era esposto al fuoco da tutte e due le parti. Silenzio. Si lasciò cadere a corpo morto, nascondendo le pistole sotto di sé. Secondi interminabili. Quattro uomini armati di fucile. Bisbigli. «È andato... Meglio stare attenti... È un dannato bastardo dell'Oklahoma.» Eccoli sulla porta. Mal Lunceford non era con loro. Passi. Lo presero a calci nei fianchi affannosamente, sogghignando. Qualcuno infilò un piede sotto il suo corpo. Una voce: «Brutto ciccione fottuto.» Meeks diede uno strattone improvviso. L'uomo barcollò all'indietro. Meeks sventagliò un'altra raffica, da vicino. Ogni corpo un bersaglio: andarono giù tutti e quattro. Poi diede un'occhiata da sotto in su: il cortile, Mal Lunceford che tagliava la corda. E da dietro una voce: «Hello, ragazzo.» Dudley Smith avanzò tra le fiamme, con addosso una tunica protettiva dei vigili del fuoco. Meeks lo vide prendere la sua valigia, roba da novantaquattro pezzi da mille. «Dud, sei venuto preparato» disse. «Proprio come i boy-scout, ragazzo. Il tuo ultimo desiderio?» Un suicidio: rapinare una consegna di droga con Dudley S. che faceva da cane da guardia. Meeks puntò la pistola. Smith sparò per primo. Meeks
morì pensando che l'El Serrano motel era proprio come Alamo. Parte prima Natale di sangue 1 Bud White, in un'auto senza insegna della polizia guardava il "1951" che lampeggiava in cima all'albero di Natale del municipio. Il sedile posteriore era carico di bottiglie per il party della stazione: era tutto il giorno che faceva il giro dei negozi, eludendo gli ordini di Parker. Tutti gli uomini sposati avevano liberi il 24 e il giorno di Natale, tutti gli incarichi di routine toccavano agli scapoli e la squadra investigativa della centrale era distaccata in blocco per rastrellare vagabondi e barboni. Il capo non voleva che venissero a rovinare la festa di beneficenza all'aperto che il sindaco Bowron offriva a favore dei bambini bisognosi sbafandosi tutti i rinfreschi. Il Natale precedente un negro tutto matto l'aveva tirato fuori, aveva pisciato in una brocca di limonata destinata ai poveri orfanelli e aveva gridato alla signora Bowron: "Dài, tiramelo, puttana". William Parker aveva inaugurato il suo primo Natale di capo del dipartimento di polizia di Los Angeles accompagnando d'urgenza la moglie del sindaco al pronto soccorso per farle somministrare un sedativo. Adesso, a un anno di distanza, era lui a pagarne le conseguenze. Il fatto di avere tutte quelle bottiglie ben impacchettate sul sedile posteriore gli dava una vaga sensazione alla spina dorsale: Ed Exley, l'ufficiale di turno, era un tipo rigido, pieno di pregiudizi sul fatto che un centinaio di agenti si mettessero a sbevazzare in sala riunione. E Johnny Stompanato era in ritardo di venti minuti. Bud mise in funzione la ricetrasmittente. Il solito sottofondo: furti nei negozi, una rapina in una rivendita di alcolici a Chinatown. La portiera si aprì e Johnny Stompanato scivolò dentro. Bud accese la luce intermittente. Stompanato disse: «Auguri. E dov'è Stensland? Ho roba per tutti e due.» Bud gli diede un'occhiata. La guardia del corpo di Mickey Cohen era senza lavoro da un mese: Mickey era stato incastrato con una storia di tasse e stava scontando una condanna federale, da tre a sette anni a McNeil Island. Johnny Stomp aveva ricominciato a farsi la manicure da solo e a stirarsi i pantaloni in casa. «Il sergente Stensland. È occupato a rastrellare
barboni e la cifra è la stessa comunque.» «Peccato. Mi piace lo stile di Dick, lo sai.» Furbo, Johnny: un bel guappo con i riccioli imbrillantinati. Bud si accorse che era nervoso e gli diede un colpetto alla bocca dello stomaco. «Tira fuori.» «Dick è molto più versato nelle amenità sociali, agente White.» «Sei qui perché hai un debole per me o vuoi solo chiacchierare?» «Ho un debole per Lana Turner. E lei ha un debole per quelli che picchiano la moglie, agente. Ho sentito dire anche che non le dispiacciono le signore, e non è troppo schizzinoso sul loro aspetto.» Buck fece crocchiare le nocche. «E tu scopi per vivere e Mickey, con tutto quello che dà in beneficenza, resta uno spacciatore e un ruffiano. Per cui, se mi è capitato qualche esposto per brutalità contro la gente che picchia la moglie, a te non deve interessare. Capito, stronzo?» Stompanato sorrise, nervoso. Bud guardò fuori del finestrino. Un Babbo Natale dell'Esercito della salvezza stava estraendo furtivamente qualche moneta dal suo salvadanaio, con gli occhi fissi sulla vetrina della bottiglieria sull'altro marciapiede. Stomp disse: «Senta, lei vuole delle informazioni e io ho bisogno di soldi. Mickey e Davey Goldman sono dentro, Mo Jahelka manda avanti la baracca mentre loro sono via. Mo bada al centesimo e non ha lavoro per me. Jack Whalen non mi prenderebbe neanche morto e da Mickey non ho ricevuto nessuna maledetta busta.» «Niente busta? Mickey è in fondi. Ho sentito dire che ha riavuto la roba che gli avevano fregato quella volta, durante il vertice con Jack D.» Stompanato scosse la testa. «Sbagliato. Mickey ha beccato quello che ha fatto il colpo, ma la roba è sparita e il tipo se n'era portato via centocinquantamila tondi tondi. Per cui, agente White, io ho bisogno di soldi. E se il fondo spese per le informazioni non è proprio a secco, posso passarle qualcosa di buono.» «Fai il bravo, Johnny. Cerca di essere un uomo bianco, come me e come Stensland.» Stomp ridacchiò, ma gli riuscì male. «Un topo d'appartamento per un venti, uno che ruba nei negozi e picchia la moglie per un trenta. Le conviene prendere questo: è espresso. L'ho visto che stava per fare un salto da Ohrbach's.» Buck prese un foglio da venti e uno da dieci. Stompanato glieli tolse in fretta di mano. «Ralphie Kinnard. È biondo, grasso, sui quaranta. Giubbotto scamosciato e pantaloni grigi. Mi hanno detto che quando perdeva a po-
ker aveva l'abitudine di picchiare la moglie per costringerla a battere.» Bud prese nota. Stompanato disse: «Buon Natale, uomo bianco.» Bud lo afferrò per la cravatta e tirò. Stomp sbatté la fronte contro il cruscotto. «Felice anno nuovo, pezzente.» Ohrbach's era pieno di gente. I clienti si accalcavano alle casse e al reparto abbigliamento. Bud si fece strada a gomitate fino al terzo piano: gioielleria e liquori, pascolo privilegiato per i taccheggiatori. Banchi carichi di orologi: file sterminate alle casse. Bud, stretto in una calca di casalinghe e ragazzini, cercava un maschio biondo. Poi, un lampo: un tipo biondiccio in giubbotto scamosciato che s'infilava nella toilette degli uomini. Bud lo segui lì dentro. Due uomini anziani in piedi davanti agli orinatoi, un paio di pantaloni grigi che toccavano il pavimento in uno dei box. Si accucciò a terra e diede una sbirciatina. Tombola: un paio di mani che accarezzavano della gioielleria. I due veterani si tirarono su la lampo e uscirono. Bud andò a bussare alla porta del cesso. «Forza, esci. C'è Babbo Natale che aspetta.» La porta si aprì di colpo. Da dentro gli arrivò un pugno in faccia. Bud fu colpito in pieno, urtò un lavandino, cadde a terra, mentre Kinnard se la filava. Si alzò e gli corse dietro. Oltre la porta: una quantità di clienti che lo bloccavano, Kinnard che spariva da un'uscita di sicurezza. Lo inseguì giù per la scala antincendio. Tutto tranquillo: nessuna auto di pattuglia, niente Ralphie. Andò alla macchina e fece una chiamata radio. «4A31 a centralino, richiesta d'informazioni.» Un crepitio. Poi: «Ricevuto, 4A31.» «Ultimo indirizzo conosciuto. Maschio, bianco, cognome Kinnard, nome Ralph K-I-N-N-A-R-D. In fretta, eh?» Il centralinista disse ricevuto; Bud si mise a sferrare pugni nell'aria: bam-bam-bam-bam-bam. Poi la ricetrasmittente crepitò ancora. «4A31, mi senti?» «4A31, in ascolto.» «Positivo su Kinnard, Ralph Thomas, maschio, bianco, data di...» «Solo il fottuto indirizzo, ho detto.» Il centralinista gli fece una pernacchia. «Mettila nella calza sul camino, stronzo. L'indirizzo è Evergreen 1486 e spero che...»
Bud uscì di corsa dalla cabina e si diresse a est, verso City Terrace. Ottanta all'ora, giù col clacson, Evergreen in dieci minuti. Passò come un lampo davanti agli isolati dei 1200 e dei 1300: solo ai 1400, prefabbricati per i reduci di guerra, rallentò. Parcheggiò e scese davanti al 1486, un edificio intonacato, con un Babbo Natale al neon sul tetto. Le luci accese in casa, una Ford anteguerra nel vialetto. Attraverso una finestra a vetri si vedeva Ralph Kinnard che malmenava una donna in accappatoio. La donna era grassoccia, sui trentacinque. Fece un passo indietro e l'accappatoio le si aprì davanti. Aveva il petto tutto lividi e le costole segnate. Bud tornò all'auto per prendere le manette. Vide lampeggiare la luce alla radio e rispose. «4A31, in ascolto.» «Bene, 4A31. Richiesta d'intervento. Aggressione e tentato omicidio; all'esterno di un locale, Riverside 1990; vittime: due agenti di pattuglia; sei sospetti in fuga. Identificati dalle targhe delle auto: altre unità in allerta.» Bud sentì un formicolìo. «I nostri stanno male?» «Questa è una richiesta d'intervento. Portarsi in Avenue 53, numero 5314, Lincoln Heights. Fermare Dinardo, D-I-N-A-R-D-O, Sanchez, 21 anni, maschio, messicano.» «Ricevuto. Manda una macchina a Evergreen 1486. Un sospetto da prendere in custodia: maschio, bianco. Io non ci sarò, ma lo vedranno lo stesso. Digli che passo poi io a fare il rapporto.» «Alla stazione di Hollenbeck?» Bud assentì e prese le manette. Di nuovo alla casa: c'era una cassetta delle valvole esterna. Giù gli interruttori, via le luci. La slitta di Babbo Natale restava accesa: Bud afferrò un filo elettrico che pendeva e diede un bello strattone. Il neon venne giù di schianto: un'esplosione di renne. Kinnard uscì di corsa. Inciampò su una renna; Bud gli mise le manette ai polsi e gli premette la faccia per terra. Ralphie strillò e inghiottì una boccata di ghiaia. Bud fece il numero che faceva sempre con quelli che picchiavano la moglie: «Senti: tu esci tra un anno e mezzo e io so quando. Mi faccio dire chi è il tuo responsabile per la libertà vigilata, mi metto d'accordo con lui e vengo a farti un salutino. Tu la tocchi un'altra volta, io lo so subito e ti faccio arrestare per molestie a minori. Sai cosa fanno a chi dà noia ai bambini su a Quentin, eh? Non ci credi?» Le luci si accesero: la moglie di Kinnard aveva rialzato l'interruttore. «Posso andare da mia madre?» gli chiese. Bud controllò le tasche di Ralphie. Le chiavi, un rotolo di banconote.
«Prenda la macchina. D'accordo, allora?» Kinnard sputò un paio di denti. Sua moglie prese le chiavi e un biglietto da dieci dal rotolo. Bud disse: «Buon Natale, eh?» La signora gli soffiò un bacio e fece retromarcia, passando con le ruote sulle renne e la slitta. Avenue 53, codice 2, niente sirena. Era appena arrivata una bianca e nera. Ne scesero due in divisa e Dick Stensland. Bud diede un colpetto di clacson. «Chi c'è e dove, socio?» Stensland gli indicò una villetta scalcinata. «Uno che ha tagliato la corda. Forse più di uno. Probabilmente erano quattro ispanici e due bianchi: sono stati loro ad aggredire i nostri. Brownell e Helenowski. Brownell ha un'emorragia cerebrale e Helenowski forse perde un occhio.» «Un mucchio di forse.» L'alito di Stens puzzava: gin e collutorio. «Vuoi stare a sottilizzare?» Bud scese dall'auto. «Figuriamoci. Quanti ce ne sono già dentro?» «Zero. Ci tocca il primo arresto.» «Allora di' ai blu di starsene fuori.» Stens scosse il capo. «Sono amici di Brownell. Vogliono la loro parte.» «No, è roba nostra. Li registriamo, facciamo la denuncia e andiamo al party appena smontiamo. Ho tre casse: Walker etichetta nera. Jim Bean e Cutty.» «C'è Exley di turno. È un pignolo e puoi giurare che non approva che si beva in servizio.» «Sì, e il comandante effettivo è Frieling, che è un ubriacone fottuto come te. Non pensare a Exley. E ho un rapporto da scrivere, prima, per cui andiamo.» Stens rise. «Aggressione aggravata a una donna? Cos'è, il solito seicentoventitré comma uno del codice penale della California? Io sarò un ubriacone, magari, ma tu sei un fottuto benefattore.» «Sì, e tu sei mio superiore di grado. Allora?» Stens gli strizzò l'occhio. Bud gli si mise a fianco. Arrivarono alla veranda, pistola in pugno. Le tende alle finestre erano tirate. Bud sentì una pubblicità alla radio: il gatto Felix e la Chevrolet. Dick diede un calcio alla porta. Degli strilli. Un uomo e una donna, messicani. Stens puntò la pistola, ma Bud lo bloccò. Un corridoio, Bud avanti, Stens dietro, ansimando e picchiando grandi colpi nei mobili. La cucina: i due ispanici intrappolati nel
vano di una finestra. Si voltarono e alzarono le mani. Un teppista pachuco e una bella ragazza: era incinta, forse al sesto mese. Il ragazzo si appoggiò al muro per farsi perquisire: un atteggiamento da professionista. Bud gli frugò in tasca: un documento d'identità a nome Dinardo Sanchez, pochi spiccioli. La ragazza si mise a frignare. Fuori cominciavano a sentirsi le sirene in arrivo. Bud girò attorno a Sanchez e gli sferrò un calcio nelle palle. «È per i nostri, Pancho. E te la cavi con poco.» Stens si volse verso la ragazza. Bud disse: «Fila, tesoro. Prima che il mio amico decida di controllare la tua carta verde.» «La carta verde» balbettò lei. «Madre mia! Madre mia!» Stens la spinse verso la porta. Sanchez gemette. Bud vide un gruppo di blu arrivare di gran carriera lungo il vialetto. «Lasciamo che siano loro a portar dentro Pancho.» Stens trattenne il fiato. «Diamolo all'amico di Brownell.» Entrarono due blu massicci. Bud passò le consegne. «Mettetegli le manette e registratelo. Aggressione e resistenza all'arresto.» I due si portarono via Sanchez. Stens disse: «Tu e le tue donne. E adesso a chi tocca? Cani e bambini?» La moglie di Ralphie... tutta lividi per Natale. «Ci devo pensare. Forza, portiamo la roba da bere. Se fai il bravo ti lascio una bottiglia tutta per te.» 2 Preston Exley scoprì il grande plastico tra gli "Oh!" e gli "Ah!" dei suoi ospiti. Un consigliere municipale cominciò ad applaudire e schizzò un po' di eggnog su una signora della buona società. Ed Exley pensò che quella non era proprio la tipica vigilia di Natale da poliziotto. Diede un'occhiata all'orologio: quasi le nove. Doveva essere alla stazione entro mezzanotte. Preston Exley puntava il dito verso il modellino. Occupava metà dello studio: un parco di divertimenti pieno di montagne di cartapesta, navi spaziali, città del vecchio West. Al cancello, i personaggi dei cartoni animati che apparivano in Dream-a-Dream Hour: Moochie Mouse, il topo; Scooter Squirrel, lo scoiattolo; Danny Duck, il papero; insomma, tutta la banda di Raymond Dieterling con una colonna sonora da cartone animato. «Signore e signori, vi presento Dream-a-Dreamland. La realizzerà la Exley Construction a Pomona, California, e sarà inaugurata nell'aprile del
'53. Sarà il parco dei divertimenti più sofisticato della storia, un universo completo, in cui i bambini di tutte le età potranno godere il messaggio di allegria e di buona volontà che è il marchio di fabbrica di Raymond Dieterling, il padre dell'animazione moderna. Dream-a-Dreamland presenterà tutti i personaggi di Dieterling che tanto amate e sarà un vero paradiso per i giovani e per chi è giovane di cuore.» Ed guardava suo padre. Cinquantasette anni, ma ne dimostrava quarantacinque. Un poliziotto discendente di una lunga serie di poliziotti, che teneva banco in un palazzo di Hancock Park, con i politici che rinunciavano alle loro feste della vigilia quando lui faceva schioccare le dita. Gli ospiti applaudirono. Preston indicò una montagna incappucciata di neve. «"Il Mondo di Paul", signore e signori. Una riproduzione esatta in scala di un'area montuosa della Sierra Nevada. Conterrà un toboga mozzafiato e uno chalet di montagna in cui Moochie, Scooter e Danny intratterranno con la loro allegria tutta la famiglia. E chi è il Paul del "Mondo di Paul"? Paul era il figlio di Raymond Dieterling, morto tragicamente quando era ancora adolescente nel 1936: fu travolto da una valanga mentre era a un campeggio, su una montagna molto simile a questa. Da una tragedia, così, sboccia un'affermazione d'innocenza. E, signore e signori, ogni centesimo speso al "Mondo di Paul" sarà devoluto alla Fondazione per la ricerca sulla poliomielite.» Grandi applausi. Preston fece un cenno a Timmy Valburn, l'attore che faceva Moochie Mouse in Dream-a-Dream Hour, che come sempre sgranocchiava un pezzo di formaggio con i suoi dentoni. Valburn diede una gomitata di complicità all'uomo che gli stava dietro; l'uomo gliela restituì. Art De Spain intercettò lo sguardo di Ed. Valburn cominciò un numero di Moochie. Ed guidò De Spain in corridoio. «È una dannata sorpresa, Art.» «Dieterling sta per annunciarla nella Dream Hour. Tuo padre non te l'aveva detto?» «No. Non sapevo neanche che conoscesse Dieterling. Lo ha conosciuto durante il caso Atherton? Wee Willie Wennerholm non era uno dei divi bambini di Dieterling?» De Spain sorrise. «Allora ero un umile collaboratore di tuo padre, e non credo che i due grand'uomini si siano mai incrociati. Preston ha il dono di conoscere la gente, tutto qui. A proposito, hai notato l'uomo topo e il suo amichetto?» Ed annuì. «Chi è?»
Risate dallo studio. De Spain accompagnò Ed sulla porta. «È Billy Dieterling, il figlio di Ray. È uno dei cameraman di Badge of Honor. Il programma che ogni settimana incensa l'opera del nostro amato dipartimento di polizia agli occhi di milioni di telespettatori. Probabilmente Timmy se lo spalma di formaggio prima di metterglielo dentro.» Ed rise. «Art, mi fai pisciare.» De Spain si lasciò cadere su una sedia. «Eddie, da ex poliziotto a poliziotto: anche se dici mi "fai pisciare" hai sempre l'aspetto di un professore di college. Anzi, non sei neanche esattamente un Eddie, sei un Edmund.» Ed si mise a posto gli occhiali. «Vedo in arrivo i soliti consigli da vecchio zio. Non muoverti dalla volante perché Parker è diventato capo in quel modo. Muovi bene i tuoi passi, visto che hai una presenza da comando.» «Non hai il minimo senso dell'umorismo. E non potresti sbarazzarti di quelle lenti? Strizza gli occhi, fai qualcosa! Tranne Thad Green, non mi viene in mente nessuno all'ufficio che porti gli occhiali.» «Dio, ti manca il dipartimento. Credo che se potessi rinunciare alla Exley Construction e ai relativi cinquantamila all'anno torneresti a fare anche la matricola nella polizia.» De Spain accese un sigaro. «Solo se tuo padre venisse con me.» «Solo così?» «Solo così. Sono stato il vice dell'ispettore Preston e so di essere il numero due. Non desidero altro che restare sempre con lui.» «Se tu non ti intendessi di legname, la Exley Construction non esisterebbe.» «Grazie. E butta via quegli occhiali.» Ed prese una fotografia in cornice: suo fratello Thomas in uniforme, il giorno prima della sua morte. «Se tu fossi un agente al primo incarico, ti metterei sotto accusa per insubordinazione.» «Lo faresti, sì. Come ti sei piazzato agli esami da tenente?» «Primo su ventitré. Ero il più giovane candidato degli ultimi otto anni, con il minor periodo di servizio da sergente e il minor periodo nel dipartimento in assoluto.» «E vuoi entrare nell'Ufficio investigativo.» Ed rimise la foto a posto. «Sì.» «Allora, primo: devi aspettare almeno un anno prima che ti si presenti un'opportunità; secondo: devi metterti in testa che probabilmente sarà un posto alla volante; quindi, devi capire che per farti trasferire all'ufficio ti ci
vorranno degli anni e un mucchio di gente a cui leccare il culo. Adesso hai ventinove anni, no?» «Sì.» «Allora sarai sergente a trenta o a trentuno. I gradi, così giovane, creano solo inimicizie. Ed, non scherziamo. Tu non sei uno di quelli. Non sei un duro. Non sei un tipo da Investigativo. E Parker ha stabilito un precedente per cui anche gli ufficiali della volante possono fare tutta la carriera fino in fondo. Pensaci.» Ed disse: «Art, io voglio occuparmi dei casi. Ho delle conoscenze e ho ottenuto la menzione speciale, che per qualcuno serve a farsi la fama da duro. E avrò un incarico all'Investigativo.» De Spain si tolse un po' di cenere dalla fascia da sera che portava in vita. «Posso parlare francamente, Sunny Jim?» Di nuovo la nota affettuosa. «Certo.» «Bene... Tu sei in gamba, e col tempo puoi diventare davvero molto in gamba. E non dubito neanche un istante dei tuoi istinti omicidi. Però tuo padre era un uomo spietato, ma simpatico, e tu no, per cui...» Ed strinse i pugni. «Per cui, zio Arthur? Da poliziotto che ha lasciato il dipartimento per i soldi a poliziotto che non lo farebbe mai... qual è il tuo consiglio?» De Spain fece una smorfia. «Allora devi metterti a fare l'intrigante e leccare le persone giuste. Devi baciare il culo di William H. Parker e pregare di essere al posto giusto nel momento giusto.» «Come te e papà?» «Touché, Sunny Jim.» Ed si guardò l'uniforme. Era tagliata su misura e gli stava a pennello. Pieghe perfette, i gradi di sergente: una striscia singola. «Presto avrai le barrette d'oro, Eddie» disse De Spain. «E la spighetta sul berretto. E io non ti romperei le scatole se non avessi a cuore la cosa.» «Lo so.» «E poi sei un dannato eroe di guerra.» Ed cambiò argomento. «È Natale. Stai pensando a Thomas.» «Continuo a pensare che avrei potuto dirgli qualcosa. Non aveva neanche la fondina aperta.» «Un ladro di borsette con una pistola? Non poteva saperlo.» De Spain spense il sigaro. «Thomas aveva un dono naturale e io ho sempre pensato che fosse lui a dover dire le cose a me. Per questo ho la tendenza a farti sempre la predica.»
«È morto da dodici anni e come poliziotto lo sotterrerò.» «Cercherò di dimenticare che hai detto una cosa del genere.» «No, ricordatelo. Ricordatelo bene quando sarò all'Investigativo. E adesso, quando mio padre farà un brindisi alla memoria di Thomas e della mamma, non cominciare a piagnucolare. Lo mette di cattivo umore per giorni interi.» De Spain si alzò in piedi arrossendo. Preston Exley avanzava verso di loro con una bottiglia e dei bicchieri. Ed disse: «Buon Natale, papà. E congratulazioni.» Preston versò da bere. «Grazie. La Exley Construction rovinerà la Arroyo Seco Freeway con una reggia per quel santo roditore, e io non toccherò più un pezzo di formaggio in vita mia. Un brindisi, signori. Al riposo eterno di mio figlio Thomas e di mia moglie Marguerite, e a noi tre.» Bevvero. De Spain riempì di nuovo i bicchieri. Ed propose il brindisi favorito di suo padre. «Alla soluzione dei crimini che richiedono una giustizia assoluta.» I tre bevvero di nuovo. Ed disse: «Papà non sapevo che conoscessi Raymond Dieterling.» Preston sorrise. «Lo conosco, nel campo degli affari, da anni. Art e io abbiamo tenuto segreto il contratto su sua richiesta: vuole darne l'annuncio lui, alla televisione, in quel suo stupido programma per bambini.» «Lo hai conosciuto durante il caso Atherton?» «No, e certo allora non mi occupavo di costruzioni. Arthur, tu non hai nessun brindisi da proporre?» De Spain riempì i bicchieri a metà. «A un incarico all'Investigativo per il nostro futuro tenente.» Risate, applausi. Preston disse: «Joan Morrow stava informandosi sulla tua vita amorosa, Edmund. Credo che sia disponibile.» «Te la vedi una upper come Joan Morrow nel ruolo di moglie di un poliziotto?» «No, ma potrei vederla sposata a un pezzo grosso della polizia.» «Direttore dell'Ufficio investigativo?» «No, pensavo piuttosto a qualcosa come capo della divisione volante.» «Papà, Thomas stava per diventare il tuo capo investigatore ma è morto. Non negarmi la mia opportunità. Non costringermi a vivere un tuo vecchio sogno.» Preston fissò il figlio. «D'accordo, e approvo la tua franchezza. Confesso che era un mio vecchio sogno. Ma la verità è che non penso che tu abbia
quell'occhio per cogliere gli errori umani che fa un buon investigatore.» Suo fratello: un cervello matematico che andava pazzo per le belle ragazze. «E Thomas invece sì?» «Sì.» «Papà, io avrei freddato quel ladro di borsette nell'istante in cui si metteva la mano in tasca.» De Spain disse: «Dannazione.» Preston gli fece segno di stare zitto. «Va bene. Edmund, qualche domanda prima di tornare ai miei ospiti. Saresti disposto a fabbricare delle prove contro un sospetto della cui colpevolezza sei certo per ottenere un'incriminazione?» «Dovrei...» «Rispondi sì o no.» «Io... no.» «Saresti disposto a sparare alla schiena a due banditi pericolosi per non dar loro la possibilità di tornare liberi approfittando dell'inefficienza delle leggi?» «Io...» «Sì o no, Edmund.» «No.» «E saresti disposto a estorcere una confessione con la violenza a un sospetto che sai colpevole?» «No.» «Saresti disposto a manipolare le prove sul luogo del delitto per rafforzare un'ipotesi dell'accusa?» «No.» Preston sospirò. «E allora, per amor di Dio, attieniti agli incarichi in cui non devi fare di queste scelte. Utilizza l'intelligenza che Dio t'ha dato.» Ed guardò la propria uniforme. «Utilizzerò la mia intelligenza come investigatore.» Preston sorrise. «Investigatore o no, hai delle doti di perseveranza che Thomas non aveva. Avrai successo, mio eroe di guerra.» Suonò il telefono. De Spain prese la cornetta. Ed pensò alla possibilità di manipolare le trincee giapponesi e non riuscì a sostenere lo sguardo di Preston. De Spain disse: «È il tenente Frieling della stazione. Le celle sono già piene e due agenti sono stati aggrediti all'inizio della serata. Due sospetti li hanno già presi, quattro ancora a piede libero. Ha detto che devi sbrigarti.» Ed si volse a cercare suo padre. Preston era già in mezzo al salone, a
scambiare battute con il sindaco Bowron, che portava un cappelluccio da Moochie Mouse. 3 Ritagli sul tabellone alla parete: CROCIATO ANTIDROGA FERITO IN UNA SPARATORIA. L'ATTORE MITCHUM FERMATO PER DROGA IN UNA RETATA. Sulla scrivania, articoli di Hush-Hush in evidenza: TREMA IL MONDO DELLA DROGA, ARRIVA IL POLIZIOTTO GIUSTIZIERE. ATTORI D'ACCORDO: IL SUCCESSO DI Badge of Honor È MERITO DEL CONSULENTE TECNICO. L'ultimo articolo era corredato da una foto: il sergente Jack Vincennes insieme al divo della trasmissione, Brett Chase. Il pezzo non riportava un'informazione che pure non doveva mancare nell'archivio privato del giornale: Brett Chase era un noto pedofilo, aveva alle spalle tre denunce per sodomia messe a tacere. Jack Vincennes si guardò in giro nell'ufficio della Narcotici. Tutto buio e deserto: solo la luce nel suo bugigattolo. Mancavano dieci minuti a mezzanotte: aveva promesso a Dudley Smith di battere a macchina un rapporto sulla criminalità organizzata per la divisione informazioni generali e aveva promesso al tenente Frieling una cassa di superalcolici per il party della stazione. Hudgens, di Hush-Hush, doveva arrivare con del rum, ma non s'era ancora fatto vivo. Mettere in bella copia il rapporto per Dudley era un favore che gli avevano chiesto perché faceva cento battute al minuto: gli sarebbe stato ricambiato il giorno dopo. Colazione al Pacific Dining Car, con Dud e Ellis Loew, lavoro in vista, una collaborazione proficua con l'ufficio del procuratore distrettuale. Si accese una sigaretta, e lesse. Il rapporto. Undici pagine, molto ufficiali, molto Dudley. Argomento: la attività gangsteristica di L.A., dopo l'arresto di Mickey Cohen. Jack gli diede un'occhiata e comincio a scrivere. Cohen era ospite del carcere federale di McNeil Island. Da tre a sette anni, evasione della tassa sul reddito. Come pure Davey Goldman, il suo tesoriere, da tre a sette, con sei imputazioni federali per frode fiscale. Smith prevedeva possibili screzi tra Morris Jahelka, il sostituto di Mickey, e Jack "Enforcer" Whalen. Una volta messo da parte Jack Dragna, che controllava la mafia, erano loro i candidati naturali al controllo dei racket del prestito a strozzo, delle scommesse clandestine e della prostituzione. Secondo Smith, Jahelka era troppo incapace per richiedere dei controlli particolari da parte della polizia; Johnny Stompanato e Abe Teitlebaum, i
due scagnozzi di Cohen, sembravano tornati alla vita civile e Lee Vachss, il tiratore scelto che Cohen impiegava più spesso, s'era dato alla religione: trafficava in farmaci brevettati che garantivano un'esperienza di tipo mistico. Jack continuò a battere. Dud si sbagliava. Johnny Stomp e Kikey Teitlebaum erano due mele marce: non potevano ritornare tanto facilmente sulla retta via. Inserì nella macchina un foglio bianco. Un nuovo argomento. L'incontro di tregua tra Cohen e Dragna del febbraio '50: dodici chili e mezzo d'eroina e almeno centocinquantamila dollari volatilizzati. Jack aveva sentito delle chiacchiere in giro: un ex poliziotto, un certo Buzz Meeks, aveva fatto irruzione durante la riunione, aveva tagliato la corda con la roba ed era stato fatto fuori dalle parti di San Bernardino. Lo avevano ammazzato gli sgherri di Cohen, in collaborazione con qualche agente corrotto di L.A. Mickey aveva firmato la sua condanna a morte: Meeks lo aveva fregato a dovere e per di più gli scopava la donna. La roba, a quanto sembrava, era sparita. La teoria di Dudley: Meeks aveva imboscato droga e quattrini da qualche parte ed era stato eliminato in seguito da "persona o persone sconosciute", presumibilmente ragazzi di Cohen. Jack sorrise: se il dipartimento aveva a che fare con l'uccisione di Meeks, Dud non ne avrebbe fatto certamente cenno, neanche in un rapporto interno. Quindi, le conclusioni: con Mickey C. fuori dai piedi, la criminalità organizzata era in fase di stanca. Il dipartimento doveva star attento a eventuali facce nuove interessate ai racket di Cohen; la prostituzione prosperava oltre i confini della contea, tollerata dal dipartimento dello sceriffo. Jack batté la firma in calce all'ultima pagina: "Con osservanza, tenente D.L. Smith". Il telefono. «Narcotici. Vincennes.» «Sono io. Hai fame?» Jack represse una fitta di rabbia. «Sid, sei in ritardo. Il party è già cominciato.» «Ho qualcosa di meglio che roba da bere. Soldoni.» «Dimmi.» «Senti questa: Tammy Reynolds, una delle protagoniste di Hope's Harvest. Un tipo che conosco le ha venduto un po' di erba: incriminazione garantita. È andata a spassarsela al 2245 di Maravilla, Hollywood Hills. Tu la becchi, io faccio il servizio sul prossimo numero. Visto che è Natale, passo parola a Morty Bendish, del Mirror, così finisci anche sui quotidiani. Più
cinquanta in contanti e una buona razione del tuo rum. Sono o non sono il tuo fottuto Babbo Natale?» «Foto?» «A mucchi. Mettiti la giacca blu, s'intona col colore dei tuoi occhi.» «Cento, Sid. Mi servono due uomini di pattuglia, a venti l'uno, e un deca per il tipo di guardia alla stazione di Hollywood. E pensi tu alle luci.» «Jack, è Natale!» «No, è detenzione di sostanze stupefacenti.» «Merda. Mezz'ora?» «Venticinque minuti.» «Ci sarò, ma è una fottuta estorsione.» Jack riappese e segnò una X sul calendario. Un altro giorno senza bere e senza droga: quattro anni e due mesi di fila. Il palcoscenico era pronto: Maravilla transennato, due in divisa accanto alla Packard di Sid Hudgens, la loro bianca e nera sul marciapiede. La via era buia e silenziosa: Sid aveva fatto installare un riflettore. C'era una bella vista del Boulevard, compreso il Grauman's Chinese: l'ideale per una foto d'effetto. Parcheggiò e si avvicinò a piedi. Sid gli venne incontro con il contante. «È dentro al buio, che si fa sotto l'albero di Natale. La porta sembra carta velina.» Jack tirò fuori la 38. «Di' ai ragazzi di caricare le bottiglie nella mia macchina. Vuoi il Grauman's sullo sfondo?» «Bella idea, Jackie. Sei sempre il migliore.» Jack lo squadrò: un tipo ossuto come uno spaventapasseri, età imprecisata fra i trentacinque e i cinquanta. Sapeva tutto quello che c'era da sapere su ogni possibile convenzione nascosta. O era al corrente di quel 24 ottobre del '47 o non lo era: se lo era, il loro accordo sarebbe durato una vita. «Sid, quando la porto fuori, non voglio quel maledetto riflesso sugli occhi. Dillo al tuo fotografo.» «Contaci.» «Bene. Adesso conta da venti in giù.» Hudgens cominciò a contare; Jack fece un passo e diede un calcio alla porta. Il riflettore si accese illuminando un soggiorno: un albero di Natale, due figure seminude abbracciate. Jack gridò «Polizia!» e i due passerotti si bloccarono di colpo. Il faro illuminò in pieno un grosso involucro d'erba sul divano. La ragazza cominciò a gridare. L'uomo stese la mano per prendere i pan-
taloni. Jack gli mise un piede sullo stomaco: «Le mani, lentamente.» Il ragazzo avvicinò i polsi e Jack lo ammanettò. Gli agenti si precipitarono dentro per raccogliere le prove. A Jack venne in mente un uomo: Rock Rockwell, un ingenuo della RKO. La ragazza cercò di scappare; Jack la bloccò. Spinse i due davanti a sé, fuori dalla porta, giù per gli scalini. Hudgens strillò: «Il Grauman's, finché c'è luce!» Jack si immaginò la foto: due bei giovani seminudi, sullo sfondo del Boulevard. I flash lampeggiarono e Hudgens gridò: «Basta, chiudiamo!» Gli agenti presero in consegna Rockwell e la ragazza e li trascinarono gementi verso la macchina. Aprirono le portiere di colpo, facendo accendere le luci. Jack tornò in casa. Una nuvola di fumo: quattro anni dopo, era ancora un odore piacevole. Hudgens stava spalancando i cassetti, estraendone vibratori e preservativi. Jack andò al telefono e controllò l'agenda in cerca di nomi di spacciatori: nebbia. Ne uscì un biglietto colorato: Fleur-de-Lys. 24 ore su 24. Tutto quello che desiderate. Sid cominciò a bofonchiare qualcosa. Jack posò il biglietto. «Sentiamo che effetto fa.» Hudgens si schiarì la gola. «È la mattina di Natale nella Città degli Angeli e mentre i cittadini onesti dormono il sonno del giusto, i drogati vanno in cerca di marijuana, l'erba che ha le radici all'Inferno. Tammy Reynolds e Rock Rockwell, due divi del cinema con un piede nell'Ade, stanno assaporando il piacere proibito nella lussuosa dimora di Tammy, a Hollywood. Non sanno di giocare con il fuoco senza i guanti d'amianto e non sanno neanche che sta per arrivare un uomo capace di spegnere quella fiamma: l'insonne, l'instancabile Big V; Jack Vincennes, il più celebre persecutore del crimine, nemico implacabile di spacciatori e tossici. In seguito a informazioni ricevute, il sergente Vincennes bla bla bla. Ti piace Jackie?» «Ah, molto molto fine!» «No. Ma sono novecentomila e passa di tiratura. Ci metterò che hai divorziato due volte perché le tue mogli non potevano sopportare tanto zelo e che il nome l'hai preso dall'orfanotrofio di Vincennes, Indiana. Ecco a voi... Biiig Viiii!» Alla Narco lo chiamano Bidone Jack, per quella volta che aveva preso a
pugni Charlie Parker e l'aveva scaraventato in un bidone della spazzatura fuori dal Klub Zamboanga. «Dovresti battere un po' la grancassa sulla storia di Badge of Honor. Come io e Miller Stanton siamo uguali come gocce d'acqua; come ho insegnato a Brett Chase a fare il poliziotto; come che sono il re dei consulenti televisivi e roba del genere.» Hudgens rise. «A Brett piacciono ancora impuberi?» «I neri sanno ballare?» «Solo a sud di Jefferson Boulevard. Grazie per la storia, Jack.» «Certo.» «Davvero. È sempre un piacere rivederti.» "Proprio un piacere, scarafaggio fottuto, e adesso mi strizzerai l'occhio, perché sai di potermi incastrare quando vuoi, con quello stronzo moralista di William H. Parker. È dal '48 che va avanti questa storia di arresti a pagamento, e probabilmente hai tutta la documentazione da parte, ben sistemata in modo di uscirne pulito e gettare tutta la responsabilità su di me." Hudgens gli strizzò l'occhio. Jack si chiese se avesse già messo tutto nero su bianco. 4 Il party era in pieno svolgimento, la sala riunioni era piena di gente. C'era da bere per tutti: scotch, bourbon, una cassa di rum che aveva portato Jack Bidone Vincennes. La miscela di Dick Stensland era nel refrigeratore dell'acqua: zabaione all'Old Crow. Un giradischi suonava delle ballate piuttosto spinte: Babbo Natale e le sue renne che scopavano e succhiavano da matti. C'era un grande affollamento: agenti in divisa del turno di notte e la squadra della centrale, tutti assetati dopo la caccia al vagabondo. Bud guardava i colleghi. Fred Turentine faceva il tiro al bersaglio con le freccette sulle foto dei ricercati; Mike Krugman e Walt Dukeshearer giocavano a "Chi è questo negro", cioè a identificare a prima vista i malviventi di colore dalle foto segnaletiche, un quarto di dollaro al colpo; Jack Vincennes beveva acqua brillante; il tenente Frieling era alla sua scrivania, completamente partito. Ed Exley aveva cercato di calmare gli uomini, aveva rinunciato e s'era sistemato vicino alle celle: stava registrando i fermati e compilando i verbali d'arresto. Praticamente tutti erano ubriachi o si davano da fare per diventarlo. Quasi tutti stavano parlando di Helenowski e Brownell, degli aggressori già fermati, di quelli ancora a piede libero.
Bud era in piedi accanto alla finestra. Aveva sentito parecchie voci distorte: Brownie Brownell aveva le labbra spaccate fino al naso; uno dei mangiafagioli aveva staccato l'orecchio sinistro di Helenowski con un morso. Dick Stens aveva preso un fucile ed era partito in caccia di ispanici. A questa credeva: aveva visto Dick dirigersi verso il parcheggio con un Ithaca a pompa. Il rumore stava diventando insopportabile. Bud uscì nel parcheggio e si appoggiò a un'auto. Cominciò a cadere una pioggia sottile. Poi sentì la porta delle celle che sbatteva: Dick Stens che spingeva dentro due uomini. Un grido: Bud calcolò che probabilità aveva Stens di completare i vent'anni di servizio. Con lui che montava di guardia, alla pari; senza di lui, due a uno contro. Dalla sala riunioni si sentiva la voce tenorile di Frank Doherty, in uno straziante "Silver Bells". Bud si allontanò per non sentire la musica: lo faceva pensare a sua madre. Accese una sigaretta e si mise lo stesso a pensare a lei. Era stato testimone oculare della sua morte: a sedici anni, senza poter intervenire. Il vecchio era tornato a casa e doveva aver creduto alle minacce del figlio: se tocchi ancora la mamma ti ammazzo. Ammanettato mani e piedi al letto, sveglio, l'aveva visto picchiare a morte sua madre con un ferro da stiro. Aveva urlato fino a inaridirsi la gola. Era restato ammanettato nella camera con il cadavere: una settimana, senz'acqua, in delirio, mentre il corpo di sua madre andava in putrefazione. Lo aveva trovato un funzionario della vigilanza scolastica. I poliziotti avevano trovato il vecchio. La difesa al processo s'era basata sull'infermità mentale; poi si era giunti a un accordo su omicidio non premeditato. Ergastolo: il vecchio era uscito in libertà vigilata dopo dodici anni. Suo figlio, l'agente Wendell White, della polizia di Los Angeles, aveva deciso di ucciderlo. Ma il vecchio era sparito. Aveva eluso la libertà vigilata. Battere i posti che frequentava di solito a L.A. non era servito a niente. Bud aveva continuato a cercare, aveva continuato ad accorrere a ogni grido di donna. Aveva continuato a indagare, ma erano solo falsi allarmi. Una volta aveva abbattuto a calci una porta e aveva trovato una donna che s'era bruciata una mano. Un'altra volta aveva interrotto un marito e una moglie che facevano l'amore. Il vecchio era sparito. Era entrato nell'Ufficio investigativo, aveva fatto coppia con Dick Stens. Dick gli aveva insegnato i trucchi del mestiere, gli aveva tirato fuori la sua
storia e gli aveva detto di cercare le occasioni per mettersi in pari. Suo padre non l'avrebbe trovato mai, ma se provava a malmenare un po' quelli che picchiavano la moglie, avrebbe potuto calmare i suoi incubi. Bud aveva avuto una prima occasione: una lite in famiglia, una vittima ridotta da anni a un sacco da botte, un fermato che era un perdente nato. Mentre lo portava dentro aveva fatto una deviazione e gli aveva chiesto se voleva, tanto per cambiare, provare a prendere a pugni un uomo. Niente manette e accusa annullata, se vinceva. Il tipo aveva accettato: Bud gli aveva rotto l'osso del naso e quello della mascella e gli aveva fatto scoppiare la milza con un calcio nel basso ventre. Dick aveva ragione: gli incubi erano cessati. La sua reputazione di uomo più duro della polizia di Los Angeles era cresciuta. Aveva continuato. Telefonate intimidatorie se i bastardi venivano assolti; benvenuto a casa a suon di botte quando finivano di scontare la pena o uscivano sulla parola. Si era imposto di non accettare nessuna offerta dettata dalla gratitudine e si cercava le sue donne altrove. Teneva una lista delle scadenze delle condanne e delle libertà vigilate e mandava delle cartoline ai bastardi alla colonia penale. Aveva ricevuto parecchie accuse di brutalità, ma aveva tenuto duro. Grazie a Dick Stens, era diventato un buon detective; ora faceva da balia al suo maestro, gli impediva di ubriacarsi del tutto in servizio, lo tratteneva quando si sentiva troppo portato a sferrare calci in giro. Aveva imparato a tenersi sotto controllo; Stens aveva preso delle cattive abitudini: scroccava nei bar, lasciava che i rapinatori se la filassero in cambio di qualche informazione. La musica, all'interno, era stonata. Anzi, c'era qualcosa di sbagliato: non era una vera musica. Bud sentì dei rumori, delle grida dalla parte delle celle. Il rumore aumentò. Bud colse un movimento improvviso: gente che correva dalla sala riunioni verso il blocco delle celle. Un lampo: Stens fuori di testa, degli ubriachi, un tumulto, sistemiamo quelli che aggrediscono i poliziotti. Si mise a correre e spalancò la porta di colpo. Il corridoio era affollato, le porte delle celle aperte. Exley gridava di fare ordine, correva da una parte all'altra senza combinare nulla. Bud trovò la lista dei detenuti; c'era un segno accanto a sei nomi: Sanchez Dinardo, Carbijal Juan, Garcia Ezikiel, Chasco Reyes, Rice Dennis, Valupeyk Clinton. Tutti i sei aggressori fermati. Gli ubriachi nella gabbia incitavano gli uomini a gran voce.
Stens indicò la cella numero quattro, agitando un tirapugni d'ottone. Willie Tristano bloccò Exley contro il muro; Crum Crumley gli prese le chiavi. I poliziotti si affollavano di cella in cella. Elmer Lentz, coperto di sangue, tutto un sogghigno. Jack Vincennes, vicino all'ufficio del comandante; il tenente Frieling che russava alla scrivania. Bud si precipitò in mezzo a quella confusione. Si fece largo a gomitate; gli uomini videro chi era e lo lasciarono passare. Stens era nella numero tre: ci entrò anche lui. Dick stava lavorandosi un pachuco pelle e ossa: colpi sui denti, testa sanguinante, il prigioniero in ginocchio. Bud cercò di fermarlo; il messicano sputò una boccata di sangue: «Ehi, Mister White. Io co... conosco, puto. Hai picchiato il mio amico Caldo perché lui aveva picchiato quella stronza di sua moglie. Una gran puttana, pendejo. Non hai un po' di fottuto cervello?» Bud lasciò andare Stens. Il messicano gli fece il segno con il dito medio della destra sollevato. Bud lo scaraventò a terra con un calcio e lo sollevò tenendolo per il collo. Imprecazioni e insulti. Bud gli fece sbattere la testa sul pavimento; intanto entrava qualcuno vestito di blu. La voce da ragazzo ricco di Ed Exley: «Fermo, agente. È un ordine.» Il messicano gli diede un calcio nelle palle, un colpo da mozzare il fiato. Bud si appoggiò alle sbarre, il ragazzo si precipitò fuori dalla cella, finendo diritto contro Vincennes. Bidone fece la faccia sconvolta: del sangue sul suo blazer di cashmere. Abbatté il fuggitivo con un destro-sinistro; Exley uscì di corsa dal blocco delle celle. Grida, strilli, colpi: più forte di mille sirene codice tre. Stens che faceva fuori mezza bottiglia di gin. Bud vide tutti i presenti relegati per l'eternità di pattuglia nel ghetto. Alandosi sulla punta dei piedi, colse il raro spettacolo di Exley che vuotava bottiglie nello stanzino. Voci: dài, forza, Grande Bud. Delle facce: sconvolte, disfatte. Exley che continuava a vuotare bottiglie, lui, il Testimone, l'Astemio. Bud si precipitò di corsa lungo il corridoio e lo chiuse dentro. 5 Chiuso in un locale di due metri e mezzo per tre. Niente finestre, niente telefono, niente interfono. Degli scaffali pieni di formulari; scope e strofinacci, un lavandino ingorgato pieno di vodka e di gin. La porta era rinforzata in acciaio; il miscuglio di alcolici sapeva di vomito. Dei colpi e delle
grida rimbombavano attraverso l'apertura di un aeratore. Ed si mise a battere sulla porta: nessun risultato. Gridò nell'aeratore: aria calda sul viso e basta. Si vide sequestrato e bloccato, con quelli dell'ufficio convinti che non avesse saputo intervenire. Si chiese che cosa avrebbe fatto suo padre. Il tempo passava. Il frastuono che veniva dalle celle s'interruppe, riprese, s'interruppe di nuovo. Picchiò ancora sulla porta: niente. Cominciava a far caldo: l'aria era satura di vapori alcolici. Aveva l'impressione di essere a Guadalcanal, quando si nascondeva dai giapponesi, sotto un ammasso di corpi. La sua uniforme era fradicia di sudore. Se avesse sparato nella serratura, il proiettile avrebbe potuto colpirlo di rimbalzo. Il pestaggio avrebbe avuto conseguenze inevitabili: inchiesta degli affari interni, richieste di danni, il Gran giurì. Le solite accuse di brutalità; fior di carriere nel cesso. Il sergente Edmund J. Exley nei guai fino al collo per non essere riuscito a mantenere l'ordine. Ed prese una decisione: avrebbe usato il cervello. Cominciò a scrivere sul retro di un modulo ufficiale. Versione numero uno: la verità. Correva voce che John Helenowski avesse perso un occhio. L'aveva diffusa il sergente Richard Stensland, che aveva portato dentro Rice Dennis e Valupeyk Clinton. La situazione era precipitata di colpo. Il tenente Frieling, comandante di turno, era addormentato, incapace d'intendere e di volere per aver bevuto in servizio, in violazione della norma interdipartimentale 4319. Il sergente E. J. Exley, comandante facente funzione, aveva scoperto che le chiavi non si trovavano più nel suo ufficio. Gli uomini che partecipavano al party di Natale erano corsi in massa alle camere di sicurezza. Le celle in cui erano detenuti i sospetti d'aggressione erano state aperte con le chiavi precedentemente asportate. Il sergente Exley aveva cercato di richiuderle, ma il pestaggio era già cominciato e il sergente Willis Tristano lo aveva bloccato contro il muro, mentre il sergente Walter Crumley gli sottraeva le chiavi di riserva. Il sergente Exley non aveva ritenuto opportuno usare la forza per farsi restituire le chiavi in questione. Stensland che sembrava impazzito, agenti che picchiavano detenuti inermi. Bud White che infieriva su un detenuto che si contorceva, stringendogli il collo. Il sergente Exley che gli ordinava di smettere; l'agente White che ignorava l'ordine; il sergente Exley che aveva provato sollievo quando il detenuto s'era liberato da sé, eliminando la necessità di un ulteriore confronto.
Ed fece una smorfia e continuò a scrivere: 25 gennaio 1951, l'assalto alla prigione della centrale nei dettagli. Probabile deferimento al Gran giurì, un'inchiesta interdipartimentale, il prestigio del capo Parker rovinato. Un altro foglio. Una considerazione: i soli testimoni erano i detenuti per lo più ubriachi, e praticamente tutti gli agenti avevano bevuto forte. Erano loro a essere compromessi: lui era sobrio, nessuno poteva rimproverargli niente. Anzi, aveva tentato, sia pure senza esito, di mettere la situazione sotto controllo. Ora aveva bisogno d'una via d'uscita dignitosa; il dipartimento aveva bisogno di salvare la faccia; i capoccia sarebbero stati grati a chi aveva cercato di eliminare lo scandalo prima ancora che scoppiasse, che l'aveva previsto e aveva disposto in merito. Cominciò a elaborare la versione numero due. Qualche leggera modifica rispetto alla numero uno, quanto bastava per limitare la responsabilità a pochi agenti: Stensland, Johnny Brownell, Bud White e qualche altro fra quelli che avevano maturato il diritto alla pensione o quasi. Krugman, Tucker, Heineke, Huff, Disbrowe, Doherty: vecchi pesci da gettare nella rete della Procura, se proprio avessero sentito il bisogno di incriminare qualcuno. Un'interpretazione personale, che concordava con quanto potevano aver visto gli ubriachi della gabbia: i fermati avevano cercato di evadere e di liberare gli altri detenuti. Una piccola distorsione dei fatti, una distorsione che gli altri testimoni non avrebbero potuto negare. Mise la sua firma e restò in attesa di una versione tre. Ci volle del tempo. Delle voci che esortavano Stens a "svegliarsi" e a venire a vedere se si poteva "combinare qualcosa"; White che si allontanava borbottando su quel casino; Krugman e Tucker che gridavano degli insulti; qualche debole piagnucolio per tutta risposta. Nessun ulteriore segno di vita da parte di White o di Johnny Brownell; Lentz, Huff e Doherty che andavano su e giù per il corridoio. Gemiti, invocazioni ripetute di "Madre mia". Le sei e quattordici del mattino. Ed scrisse la versione numero tre: niente piagnucolii, niente madre mia, ma gli aggressori che sobillavano gli altri detenuti. Si chiese come suo padre avrebbero giudicato quei reati: dei colleghi aggrediti, gli aggressori malmenati. Quale dei due esigeva una giustizia assoluta? Il frastuono dell'aeratore diminuì un poco. Ed cercò di dormire, senza riuscirci. Sentì una chiave girare nella serratura. Il tenente Frieling: pallido, tremante. Ed lo spinse da un lato e si precipitò giù per il corridoio.
Sei celle spalancate: le pareti schizzate di sangue. Juan Carbijal sul lettino, una camicia sotto alla testa, fradicia di sangue. Clinton Valupeyk che si ripuliva il sangue dalla faccia con l'acqua del cesso. Reyes Chasco tutto una contusione; Dennis Rice che cercava di piegare le dita: blu, gonfie, spezzate. Ezikiel Garcia e Dinardo Sanchez riversi l'uno accanto all'altro vicino alla gabbia degli ubriachi. Ed andò a chiamare le ambulanze. Le parole camere di sicurezza e centrale gli procurarono quasi un conato di vomito. 6 Dudley Smith disse: «Ma tu non mangi, ragazzo. Ti è bastato far tardi una sera con i colleghi per perdere l'appetito?» Jack diede un'occhiata al piatto: bistecca, patate arrosto, asparagi. «Ordino sempre in grande, quando è a carico della Procura. Dov'è Loew? Voglio sapere che cos'ha in mente.» Smith rise. Jack indugiò con lo sguardo sul suo vestito: era di taglio piuttosto ampio, un buon travestimento del tipo: "Fatemi sembrare un irlandese operetta e nascondetemi la 45 automatica, il pugno di ferro, lo sfollagente". «Che cosa vuole Loew?» Dudley diede un'occhiata all'orologio. «D'accordo, trenta minuti di piacevole conversazione sono un sufficiente preludio per un pranzo d'affari a Natale. Ragazzo, quello che vuole Ellis è diventare procuratore capo della nostra bella città, e, in seguito, governatore della California. È sostituto procuratore da otto anni, s'è presentato per la carica nel '48 e ha perso, adesso ci sarà un'elezione anticipata nel marzo del '53 e lui pensa di potercela fare. È un vigoroso persecutore del mondo del crimine, un grande amico del dipartimento e nonostante le sue ascendenze giudaiche a me è simpatico: credo che sarà un ottimo procuratore. E tu, ragazzo, puoi contribuire a farlo eleggere. E farti un amico molto utile.» Il messicano che aveva steso: tutta la faccenda poteva saltar fuori da un momento all'altro. «Forse mi servirà davvero un favore, molto presto.» «Sarà lieto di provvedere, ragazzo.» «Ha bisogno di un portaborse?» «Portaborse è un modo di dire che personalmente trovo offensivo. Amicizia reciproca è un termine molto più adeguato, in particolare considerando gli ottimi agganci di cui disponi. Di fatto, alla base della richiesta di Mr. Loew c'è un problema di denaro, come avrei dovuto dirti subito in a-
pertura.» Jack spinse il piatto da parte. «Loew vuole che munga quelli di Badge of Honor. Contributi per la sua campagna.» «Sì, e vuole che quel foglio scandalistico, Hush-Hush, non gli stia sempre alle costole. E dal momento che la parola d'ordine è reciprocità, può garantire, in cambio, dei favori specifici.» «Cioè?» Smith accese una sigaretta. «Max Peltz, il produttore dello show, è nei guai con il fisco da anni e Loew farà in modo che non debba più presentarsi in udienza. Brett Chase, che avete scelto così brillantemente per la parte di un poliziotto, è un pederasta degenerato, e Loew eviterà di dargli delle grane. Inoltre metterà l'archivio della Procura a disposizione degli sceneggiatori del programma. Quanto a te, riceverai la tua ricompensa: il sergente Bob Gallaudet, capo degli agenti della Procura, sta frequentando la facoltà di legge, con buoni risultati, e passerà pubblico accusatore subito dopo la laurea. Potrai prendere il suo posto, con il grado di tenente. Che ne dici, ragazzo?» Jack pescò una sigaretta dal pacchetto di Dudley. «Capo, sai che non avrei mai lasciato la Narco, e che accetterò senz'altro. Immagino che a questo punto Loew farà una rapida comparsa, mi ringrazierà e non si fermerà nemmeno per il dessert. Va bene, accetto.» Dudley gli strizzò l'occhio; Ellis Loew si insinuò nel séparé. «Signori, scusate il ritardo.» Jack disse: «Ci sto.» «Come? Il tenente Smith le ha spiegato tutta la situazione?» «Certi ragazzi non hanno bisogno di spiegazioni troppo dettagliate» disse Smith. Loew accarezzò con le dita la sua catena Phi Beta. «Allora grazie, sergente. E se posso esserle utile in qualcosa, in qualsiasi cosa, non esiti a rivolgersi a me.» «Lo farò. Resta per il dessert, Mr. Loew?» «Mi piacerebbe, ma ho delle deposizioni che aspettano. Non mancherà l'occasione, ne sono sicuro.» «Ogni volta che lo desidera, Mr. Loew.» Loew depose un venti sul tavolo. «Grazie di nuovo. Ci sentiamo presto, tenente. E, signori... buon Natale.» Jack fece un segno d'assenso. Loew si allontanò. Dudley disse: «C'è un'altra cosa, ragazzo.»
«Altro lavoro?» «In un certo senso. Ti occupi tu del servizio d'ordine al party natalizio di Welton Morrow, quest'anno?» Il suo incarico annuale: un biglietto da cento, solo per farsi vedere. «Sì, stasera. Loew vuole un invito?» «Non proprio. Una volta hai fatto un grosso favore a Mr. Morrow, vero?» Ottobre 1947. Fin troppo grosso. «Infatti.» «E sei ancora in rapporti amichevoli con i Morrow?» «Un rapporto di convenienza, però sì, certo. Perché?» Dudley ridacchiò. «Ragazzo, Ellis Loew vuole una moglie. Possibilmente non ebrea e con una certa posizione sociale. Ha visto Joan Morrow a varie cerimonie municipali e gli è piaciuta. Che ne dici di fare la parte di Cupido e chiedere alla bella Joan che cosa ne pensa?» «Dud, mi stai chiedendo di combinare al futuro procuratore capo di L.A. un fottuto appuntamento?» «Be', in effetti sì. Pensi che miss Morrow sarà interessata?» «Val la pena di tentare. È ambiziosa, sul piano sociale, e ha sempre voluto fare un buon matrimonio. Non so se c'è qualcuno in vista, però.» «Certo, ragazzo, questo è il problema. Ma sei disposto a entrare in argomento, comunque?» «Sicuro.» «Dopo non sarà più affar nostro. E a proposito: è stato davvero un grosso casino quello alla stazione, ieri sera?» Ecco che ci arrivava. «Proprio grosso.» «Pensi che scoppierà?» «Non so. Come stanno Brownell e Helenowski? Sono molto malconci?» «Contusioni superficiali, ragazzo. Direi che con la rappresaglia si è esagerato un po'. Tu sei coinvolto?» «Ho preso una botta, l'ho restituita e sono andato via. Loew ha paura di occuparsi della faccenda?» «Solo di perdere degli amici, se lo fa.» «Be', oggi si è fatto un amico. Digli di non farsi problemi.» Jack arrivò a casa sua e s'addormentò sul divano. Dormì tutto il pomeriggio e si svegliò che il Mirror era già arrivato. A pagina quattro: SORPRESA NATALIZIA PER GLI INTERPRETI DI Hope's Harvest. Niente foto, ma Morty Bendish ricamava sul tema Big V. L'espressione
"uno dei suoi molti informatori" faceva pensare che lui avesse una rete di collaboratori, pagati a sue spese: tutti sapevano che Big V finanziava la crociata antidroga con il suo stipendio. Jack ritagliò l'articolo e sfogliò le altre pagine in cerca di notizie su Helenowski, Brownell e gli aggressori di poliziotti. Niente. Prevedibile: due agenti con contusioni di poco conto erano poca roba e i teppisti non avevano ancora potuto rivolgersi a un avvocato. Jack tirò fuori il suo libro mastro. Ogni pagina era divisa in tre colonne: data, estremi del versamento, importo. Gli importi variavano da cento a duemila; i pagamenti erano effettuati a favore di Donald e Marsha Scoggins di Cedar Rapids, Iowa. In calce alla terza colonna c'era il totale corrente: 32.350 dollari. Jack prese il suo libretto bancario, controllò il saldo e decise che il prossimo versamento sarebbe stato di cinquecento netti. Cinque centoni per Natale. Soldi facili, finché zio Jack non tirava le cuoia... e non sarebbero mai stati abbastanza. Controllava la situazione ogni Natale: era cominciato tutto con i Morrow: li vedeva a Natale. E poi lui era orfano, per colpa sua lo erano anche i ragazzi Scoggins e quello di Natale notoriamente è un periodo di merda per gli orfani. Si costrinse a ripercorrere mentalmente la storia. Fine settembre, 1947. Il vecchio capo Worton lo aveva convocato. La figlia di Welton Morrow, Karen, frequentava un gruppo di compagni di scuola che avevano voluto provare la droga. La roba l'avevano avuta da un sassofonista che si chiamava Les Weiskopf. Morrow era un avvocato molto ricco, contribuiva generosamente ai vari fondi della polizia e voleva che Weiskopf fosse tolto di mezzo senza troppo chiasso. Jack conosceva il tipo: vendeva roba, aveva una testa afro e gli piacevano le fighette giovani. Worton aveva aggiunto che l'incarico comportava la promozione a sergente. Aveva trovato Weiskopf a letto con una rossa di quindici anni. La ragazza era scappata: Jack aveva colpito Weiskopf con la canna della pistola, aveva perquisito l'appartamento, aveva trovato un contenitore pieno di marijuana, pillole di benzedrina e pasticche varie. S'era tenuto la roba, con l'idea di rivenderla a Mickey Cohen. Welton Morrow gli aveva offerto l'incarico di addetto alla sicurezza; Jack aveva accettato; Karen era stata mandata di corsa in collegio. La promozione era arrivata; Mickey C. non s'era
mostrato interessato alla merce: trattava solo eroina, lui. Jack s'era tenuto il tutto e ogni tanto pescava una pastiglia per tenersi sveglio durante i turni di notte. Linda, la sua seconda moglie, era scappata con uno dei suoi informatori: un trombonista che arrotondava lo stipendio con l'erba. Jack aveva cominciato a darci dentro davvero, mescolando scotch, benzedrina e pastiglie varie e tartassando almeno metà dell'elenco dei vincitori del referendum di Downbeat: era diventato il nemico pubblico numero uno del mondo del jazz. Poi era arrivato il 24 ottobre 1947. Era nella sua macchina, a presidiare il parcheggio del Rendezvous, a Malibu: teneva d'occhio due spacciatori in una berlina Packard. Era quasi mezzanotte: aveva bevuto scotch, s'era fatto una canna per via, le pasticche che buttava giù non andavano troppo d'accordo con l'alcool. Aveva ricevuto un'informazione su una consegna a mezzanotte: i due spacciatori e un nero magro, alto più di due metri, una specie di mostro. Il tipo s'era fatto vivo alle dodici e un quarto: s'era accostato alla Packard e aveva intascato un pacchetto. Jack s'era fatto sentire mentre scendeva dall'auto; il mostro s'era messo a correre; gli spacciatori erano scesi con le pistole spianate. Jack aveva avuto un momento di esitazione, poi aveva estratto la sua arma; il nero s'era girato e aveva fatto fuoco; lui aveva visto due figure avvicinarsi, aveva pensato che fossero due soci del nero e aveva sparato una raffica. I due erano andati giù: gli spacciatori s'erano messi a sparare a lui e al cliente, che s'era abbattuto su una Studebaker del '46. Jack era finito a terra anche lui, recitando il rosario. L'avevano beccato: un colpo alla spalla, uno alle gambe. S'era trascinato strisciando sotto a un'auto; aveva sentito un gran stridore di gomme e un mucchio di gente che gridava. Era arrivata un'ambulanza; un'agente donna del dipartimento dello sceriffo l'aveva caricato sulla barella. Sirene, un letto d'ospedale, l'agente e un dottore che parlavano di tracce di droga nel prelievo di sangue. Un lungo sonno sotto sedativi. Un giornale sul letto: TRE MORTI NELLA SPARATORIA DI MALIBU: SOPRAVVIVE L'EROICO POLIZIOTTO. Gli spacciatori se l'erano filata e s'erano beccati tutta la colpa. Il nero era morto sul colpo. Le due figure non erano suoi compari. Erano il signor Harold J. Scoggins e signora, turisti di Cedar Rapids, Iowa, padre e madre felici di Donald, di diciassette anni, e Marsha di sedici. Il dottore continuava a guardarlo in modo strano; poi era saltato fuori che l'agente era Dot Rothstein, cugina di Kikey Teitlebaum, noto collega del leggendario Dudley Smith.
I ragazzi lo avevano salvato. Aveva passato una settimana sudando di paura al'ospedale. Thad Green e il capo Worton erano venuti a fargli visita; i ragazzi della Narco anche. Dudley Smith gli aveva offerto la sua protezione: lui si chiedeva che cosa sapesse, esattamente. Sid Hudgens, la firma più nota di Hush-Hush, era venuto a fargli un'offerta: arrestare drogati famosi, con gli uomini del giornale presenti all'arresto: in separata sede, un contributo finanziario adeguato. Aveva accettato, chiedendosi che cosa sapesse esattamente Hudgens. Gli orfani non avevano chiesto l'autopsia: la famiglia apparteneva agli Avventisti del settimo giorno e le autopsie erano peccato mortale. E visto che il coroner della contea sapeva fin troppo bene chi aveva sparato, i corpi di Mr. e Mrs. Harold J. Scoggins erano stati rispediti nello Iowa per essere cremati. Il sergente Jack Vincennes ne era uscito con tutti gli onori. Le ferite s'erano cicatrizzate. Aveva smesso di bere. Aveva smesso d'impasticcarsi e aveva buttato via la roba. Segnava sul calendario ogni giorno d'astinenza, rispettava l'impegno con Sid Hudgens, era diventato una specie di celebrità locale. Aveva fatto qualche favore a Dudley Smith. Ma gli Scoggins tornavano in tutti i suoi incubi. Supponeva che un po' d'alcool e un po' di roba lo avrebbero aiutato a calmarsi, ma sarebbero anche stati la sua fine. Sid gli aveva fatto ottenere la consulenza tecnica per Badge of Honor, che allora era solo un programma radiofonico. Avevano cominciato a correre i soldi, ma spenderli in donne e vestiti non era poi una gran soddisfazione. I bar e gli spacciatori rappresentavano sempre una tentazione spaventosa. Terrorizzare i drogati lo aiutava un po', ma non abbastanza. Allora aveva deciso di sovvenzionare i ragazzi. Il primo assegno era stato di duecento dollari: aveva accluso una lettera firmata "Un amico", con un riferimento alla tragedia. Una settimana dopo aveva telefonato alla banca: l'assegno era stato incassato. Da allora, finanziava in quel modo la propria tranquillità di coscienza: se Hudgens non aveva messo nero su bianco, tutta la storia del 24 ottobre 1947 ormai era a posto. Si vestì per il party. La giacca blu era del London Shop: l'aveva comperata con quello che gli aveva dato Sid quando aveva arrestato Bob Mitchum. I mocassini e i calzoni di flanella erano il frutto di un servizio rivelazione di Hush-Hush sui legami tra l'ambiente dei musicisti jazz e la Cospirazione Comunista: aveva avuto un po' d'informazioni politiche da un
contrabbassista che aveva pizzicato perché aveva segni d'ago sul braccio. Finì di vestirsi, si spruzzò di Lucky Tiger e prese la via di Beverly Hills. Un ricevimento all'aperto: il tendone copriva almeno un acro di giardino. Le automobili dei ragazzi nel parcheggio; un buffet che offriva arrosto, prosciutto affumicato, tacchino. Camerieri con grandi vassoi di antipasti; un enorme albero di Natale splendente, all'aperto. Gli ospiti con i piatti di carta in mano, il prato illuminato da torce a gas. Jack arrivò puntuale e si fece strada tra i presenti. Welton Morrow lo presentò al primo gruppo di invitati: giudici dell'Alta corte. Jack raccontò i suoi aneddoti: Charlie Parker che cercava di levarselo di torno offrendogli un'enorme puttana gialla; come aveva risolto il caso Shapiro: un culo tirapiedi di Mickey Cohen che spacciava amil-nitrato ai travestiti che intrattenevano il pubblico in un locale gay. Poi, Big V alla riscossa: Jack Vincennes che arrestava praticamente da solo un gruppo di bravacci particolarmente minacciosi a un provino per una controfigura di Rita Hayworth. Una salva d'applausi, Jack fece un inchino, vide Joan Morrow vicino all'albero: sola, forse un po' annoiata. Le si avvicinò. Joan disse: «Buone feste, Jack.» Graziosa, ben messa, sui trentuno, trentadue. Niente lavoro e niente marito: aveva quasi sempre un'aria imbronciata. «Ciao, Joan.» «Ciao a te. Ho visto il tuo nome sul giornale, stamattina. Quei tali che hai arrestato.» «Roba da poco.» Joan rise. «Così modesto. Cosa gli succede, adesso? A Rock..., come si chiama, e alla ragazza, dico.» «Novanta giorni per lei. A Rockwell forse un anno di galera. Dovrebbero rivolgersi a tuo padre: li tirerebbe fuori.» «A te in fondo non interessa, no?» «Spero che giungano a un accordo con l'accusa e mi risparmino un giorno in tribunale. E spero che stiano un po' dentro e imparino la lezione.» «Una volta ho fumato marijuana, al college. Mi ha messo addosso una gran fame. Ho mangiato un'intera scatola di biscotti e mi sono sentita male. Non mi avresti arrestato, vero?» «No, sei troppo carina.» «Mi annoio tanto che ho quasi voglia di riprovare, ti assicuro.» Buttando là il discorso. «Come va la tua vita amorosa, Joanie?» «Non va. Non conosci un poliziotto che si chiama Edmund Exley? È al-
to e porta un paio d'occhiali davvero carini. È figlio di Preston Exley.» Eddie il pignolo: l'eroe di guerra con una scopa nel sedere. «So chi è, ma non lo conosco.» «Non è carino? L'ho visto a casa di suo padre l'altra sera.» «I poliziotti giovani e ricchi sono difficili da beccare. Io invece conosco un tipo che s'interessa a te.» «Davvero? Chi?» «Uno che si chiama Ellis Loew. È sostituto procuratore distrettuale.» Joan sorrise e fece una smorfietta. «L'ho sentito a un discorso al Rotary, una volta. Non è ebreo?» «Sì, ma non si vede. È repubblicano e farà carriera.» «È simpatico?» «Un tesoro.» Joan diede una scossa all'albero, facendo cadere dei finti fiocchi di neve. «Be', digli di darmi un colpo di telefono. Digli che per un po' sono impegnata, ma può mettersi in lista d'attesa.» «Grazie, Joanie.» «Grazie a te, Big V. Ah, credo che papà mi faccia segno. Ciao, Jackie.» Joan scivolò via; Jack si preparò a raccontare qualche altra storiella: magari una versione annacquata dell'affare Mitchum. Una voce morbida: «Mr. Vincennes. Salve.» Jack si voltò. Karen Morrow in un vestito da cocktail verde, qualche goccia di pioggia sulle spalle. L'ultima volta che l'aveva vista era una ragazzina troppo alta e goffa, costretta a dire grazie a un agente che le aveva tolto dai piedi uno spacciatore. Quattro anni dopo era sempre alta, ma la ragazzina s'era fatta donna. «Karen, quasi non ti riconoscevo.» Karen sorrise. Jack proseguì: «Ti direi che sei bellissima, ma lo avrai già sentito dire.» «Non da lei.» «Com'era il college?» «È una storia lunga e non la posso raccontare mentre sto morendo di freddo. L'avevo detto ai miei di tenere il party in casa: l'Inghilterra non mi ha vaccinata contro il gelo. Ma mi sono preparata un discorso. Vuole aiutarmi a dar da mangiare ai gatti del vicino?» «Sono qui per lavoro.» «Parlare con mia sorella è lavoro?» «Uno che conosco ha un debole per lei.» «Poveretto... No, povera Joanie... cazzo, non sta andando come avevo
pensato.» «Merda, andiamo a dar da mangiare a questi gatti, allora.» Karen sorrise e gli fece strada, incespicando un po' con i tacchi alti sull'erba. Un lampo, un tuono, la pioggia. Karen si tolse le scarpe scalciando e proseguì a piedi nudi di corsa. Jack la seguì fino al portico della casa accanto, tutto bagnato. Stava quasi per mettersi a ridere. Karen aprì la porta. In anticamera c'era la luce accesa: Jack la guardò. Rabbrividiva e aveva la pelle d'oca. Lei si scosse l'acqua dai capelli. «I gatti sono al piano di sopra.» Lui si tolse la giacca. «No, prima voglio sentire il tuo discorso.» «Sono sicura che sa già che cos'è. Sono sicura che un mucchio di gente l'ha ringraziata.» «Tu no.» Karen rabbrividì. «Cazzo. Mi spiace, ma non sta andando come avevo pensato.» Jack le mise la giacca sulle spalle. «Ricevevi i giornali di L. A. in Inghilterra?» «Sì.» «E hai letto di me?» «Sì. Lei...» «Karen, certe volte esagerano. Costruiscono dei castelli di carta.» «Sta dicendo che le cose che ho letto sono false?» «Non proprio... no, non sono false.» Karen si voltò. «Bene. Sapevo che erano vere, per cui ecco il mio discorso, e non mi guardi perché sono in imbarazzo. Uno: mi ha fatto smettere di prendere le pasticche. Due: ha convinto mio padre a mandarmi all'estero, dove ho avuto un'educazione dannatamente buona e ho incontrato della gente simpatica. Tre: ha arrestato quel terribile uomo che mi vendeva la roba.» Jack la toccò; Karen si ritrasse di scatto. «No, mi lasci parlare. Quattro: quello che non avrei detto a nessuno è che Les Weiskopf dava le pasticche gratis alle ragazze se andavano a letto con lui. Mio padre mi teneva all'asciutto e presto o tardi avrei finito per farlo. Per cui, ecco, lei ha salvato anche la mia dannata virtù.» Jack rise. «Sono il tuo dannato eroe?» «Sì, e io ho ventidue anni e non sono più il tipo della cotta da scolaretta.» «Bene. Mi piacerebbe invitarti fuori a cena, una volta o l'altra.»
Karen piroettò su se stessa. Aveva il trucco in disordine e s'era mangiato via quasi tutto il rossetto. «Sì. Mamma e papà avranno un attacco alle coronarie, ma sì, d'accordo.» Jack disse: «È la prima cazzata che faccio da anni.» 7 Un mese di merda. Bud strappò il foglio del gennaio 1952 dal calendario. Contò gli arresti eseguiti. Dal primo all'undici, zero: era stato impegnato a presidiare un posto dove giravano un film. Parker voleva un tipo muscoloso che tenesse a bada i cacciatori di autografi. Il 14 quelli che avevano picchiato i suoi colleghi erano stati assolti dall'accusa di aggressione; Helenowski e Brownell se l'erano vista brutta: la difesa aveva presentato le cose come se fossero stati loro a cominciare. Minacce di richiesta di danni. Un appunto a quella data: "Contattare avvocato?". Poi 16,19 e 22 gennaio: tre mariti violenti rilasciati in libertà vigilata; l'occasione gradita per altrettante visite a domicilio. Dal 23 al 25 gennaio: in appostamento per un giro d'effrazioni, lui e Stens, su informazioni fornite da Johnny Stomp, che sembrava sapere tutto. A quanto dicevano, prima si occupava di ricatti: adesso l'attività delle gang era a un punto morto e Stomp doveva fare quel che poteva per restare in attivo. Mo Jahelka, che badava agli interessi di Mickey C., probabilmente aveva paura di farsi vedere con troppi gorilla in giro. Sette arresti in tutto: bene per la sua quota, ma i giornali continuavano a strillare sulla faccenda della stazione, parlavano di "Natale di sangue" e gli era giunta voce che l'ufficio del procuratore s'era già messo in contatto con Parker, che agli affari interni stavano per mettersi a interrogare tutti i presenti al party natalizio e che il tribunale della contea non vedeva l'ora di mettere qualcuno in stato d'accusa. Altre annotazioni: "Parlare a Dick". "Un avvocato?" "Quando l'avvocato?" L'ultima settimana, una nota umoristica. Dick fuori servizio, a disintossicarsi in una clinica di Palms; il capo del personale credeva che fosse andato nel Nebraska per il funerale del padre, i ragazzi avevano fatto una colletta per mandare dei fiori a una cappella che non esisteva nemmeno. Due arresti il 29: due violazioni alla libertà vigilata. Li aveva beccati grazie a un'altra soffiata di Stomp, ma aveva dovuto metterli fuori combattimento e trasferirli dalla giurisdizione della contea a quella metropolitana, in modo che gli uomini dello sceriffo non potessero rivendicare l'arresto.
Il 31: un doppio gioco con Chick Nadel, un barista al Moonglow Lounge che smerciava elettrodomestici rubati. Un'incursione a sorpresa: lo aveva beccato con un deposito di radio che scottavano. Lui aveva fatto i nomi di quelli che avevano portato via il camion, ma erano a San Diego e non c'era modo di farlo passare per un successo della polizia di Los Angeles. Per cui aveva incastrato Chick: detenzione di beni rubati, con un precedente. Un mese, dieci arresti: se non altro, un numero in doppia cifra. Una vera merda. Meglio passare direttamente a febbraio. Di nuovo in uniforme, sei giorni a dirigere il traffico. Era un'idea di Parker: gli uomini dell'Investigativa dovevano fare un turno di pattuglia per una settimana all'anno. In ordine alfabetico: a lui, con la W, era toccato l'ultimo. L'uccello che arriva ultimo non trova il suo verme... era piovuto per tutti i sei giorni. In umido sul lavoro, a secco con le donne. Bud sfogliò la sua agendina. Lorene del Silver Star, Jane dello Zimba Room, Nancy dell'Orbit Lounge: i suoi numeri d'emergenza. Erano tutte dello stesso tipo: signore fra i trentacinque e i quaranta, affamate, che manifestavano sempre la loro gratitudine a uno più giovane di loro che le trattava con gentilezza e per una volta le illudeva che gli uomini non fossero tutti degli stronzi. Lorene era pesantuccia: le molle del materasso toccavano sempre terra. Jane suonava dischi d'opera per creare l'atmosfera e a lui sembravano miagolii di gatti in amore. Nancy beveva forte: andava bene per i giri nei bar. Ma era il tipo che si stancava presto, e faceva presto a mandare tutto al diavolo. «White, guarda questo.» Bud alzò gli occhi. Elmer Lentz gli mostrava la prima pagina dell'Herald. Il titolo: "LA BRUTALITÀ POLIZIESCA IN TRIBUNALE". Il sommario: "Il tribunale pronto a esaminare le prove - Parker auspica la piena collaborazione del dipartimento". Lentz disse: «Potrebbe essere un guaio.» Bud disse: «Proprio così, Sherlock.» 8 Preston Exley finì di leggere. «Edmund, tutte e tre le versioni sono brillanti, ma avresti dovuto andare da Parker subito. Adesso, con tutta la pubblicità che c'è stata, questo tuo farti avanti ora sa un po' di panico. Sai che
cosa significa essere un informatore? Ed si mise a posto gli occhiali.» Sì. «Sei pronto a affrontare il disprezzo dei colleghi?» «Sì, e anche a accettare qualsiasi manifestazione di gratitudine che Parker vorrà esprimermi.» Preston sfogliò il rapporto. «Interessante. L'idea di attribuire la maggior parte della responsabilità agli uomini che hanno già maturato la pensione è quella che può risolvere la situazione. E questo agente White sembra abbastanza spaventoso.» Ed si sentì rabbrividire. «Lo è. Devo deporre agli affari interni domani e l'idea di riferire di come ha trattato quel messicano non mi piace per niente.» «Hai paura di qualche vendetta?» «No, non proprio.» «Non ignorare le tue paure, Edmund. È un segno di debolezza. White e il suo socio, Stensland, hanno agito con deplorevole disattenzione per le norme dipartimentali e sono in tutta evidenza due tipi violenti. Sei disposto a testimoniare?» «Sì.» «Non faranno complimenti.» «Lo so, papà.» «Sottolineeranno la tua incapacità di mantenere l'ordine e il fatto che hai permesso a quegli agenti di prenderti le chiavi.» Ed arrossì. «La situazione era caotica e venire alle mani con quegli uomini avrebbe aumentato il caos.» «Non alzare la voce e non ti giustificare. Non con me, né con quelli degli affari interni. Ti fa sembrare un...» Stava per venirgli la voce stridula. «Non dire debole, papà. E non fare nessun paragone con Thomas. E non credere che non sia in grado di tenere la situazione sotto controllo.» Preston alzò la cornetta del telefono. «So che sei capace di badare a te stesso. Ma sei capace di garantirti la gratitudine di Parker prima che lui la manifesti?» «Papà, una volta hai detto che Thomas aveva ereditato le tue doti e io avevo ereditato il tuo opportunismo. Questo non ti dice niente?» Preston sorrise e compose un numero. «Bill? Hello, è Preston Exley che parla... Sì, bene, grazie... No, non ti chiamerei sulla linea privata, per questo... No, Bill, è una cosa che riguarda mio figlio Edmund. Era di servizio alla centrale la vigilia di Natale e ha delle informazioni che possono inte-
ressarti... Sì, stasera? Certo, ci sarà. Sì, e salutami Helen. Sì, Bill, a presto.» Ed sentì un tonfo al cuore. Preston disse: «Hai un appuntamento con il capo Parker al Pacific Dining Car stasera alle otto. Si farà dare una saletta privata in cui potrete parlare.» «Quale versione devo fargli vedere?» Preston gli restituì il fascio di carte. «Opportunità come questa non si presentano tanto spesso. Io ho avuto il caso Atherton, tu un piccolo assaggio, a Guadalcanal. Leggi l'albo dei ritagli di famiglia e ricordati di quei precedenti.» «Sì, ma quale versione?» «Lo capirai tu. E goditi la cena al Dining Car. L'invito è un buon segno e a Bill non piacciono quelli che a tavola fanno gli schizzinosi.» Ed tornò al suo appartamento, lesse, ricordò. I ritagli erano disposti in ordine cronologico e quello che i giornali non avevano pubblicato era impresso nella sua memoria. 1934. Il caso Atherton. Corpi di bambini: messicani, neri, orientali. Tre maschi, due femmine. Smembrati. I tronchi erano stati rinvenuti in varie discariche dell'area metropolitana. Le membra erano state recise, gli organi interni rimossi. La stampa aveva soprannominato l'assassino "Dottor Frankenstein". L'ispettore Preston Exley aveva condotto le indagini. Exley considera appropriata la definizione dei giornali. Su tutte e cinque le scene del crimine sono stati trovati frammenti di corda da racchetta da tennis; la terza vittima presenta segni come di un rammendo all'ascella. Conclude che il mostro vuole ricostruire un bambino con ago, filo e coltello; si mette a cercare tra i devianti, i maniaci con dei precedenti. Si chiede come farà l'assassino per il viso. Lo scoprirà una settimana più tardi. Wee Willie Wennerholm, divo bambino della scuderia di Raymond Dieterling, viene rapito da una scuola dello studio. Il giorno dopo si trova il suo corpo sui binari della ferrovia di Glendale. Decapitato. Poi, una pista. Gli amministratori della clinica psichiatrica di stato di Glenhaven segnalano alla polizia che Loren Atherton, internato per molestie a minori e affetto da fissazione vampiresca, è uscito in libertà vigilata e non si è più presentato al funzionario incaricato. Exley rintraccia Atherton nei bassifondi: lavora presso una banca del sangue, come lavabottiglie. La sorveglianza rivela che ha l'abitudine di ru-
bare del sangue, mescolarlo con vino a poco prezzo e berselo. Gli agenti lo arrestano in un cinema del centro, mentre si masturba durante la proiezione di un horror. Exley fa una perquisizione nella sua camera d'albergo e trova le chiavi di un garage abbandonato. Ci va... e trova l'inferno. Un bambino prototipo nel ghiaccio secco. Braccia di maschio nero, gambe di maschio messicano, un torso di maschio cinese con genitali femminili applicati e la testa di Wee Willie Wennerholm. Attaccate alla schiena, ali d'uccello. Tutt'attorno, frammenti di oggetti vari: bobine di film dell'orrore, racchette da tennis sfasciate, diagrammi per la creazione di un bambino-uccello. Foto di bambini in varie fasi di smembramento; un ripostiglio-camera oscura con il materiale per sviluppare le pellicole. L'inferno. Atherton aveva confessato, era stato processato, condannato e impiccato a San Quentin. Preston Exley aveva conservato delle copie delle foto delle vittime: le mostrava ai suoi figli poliziotti, per far capire loro quanto fossero brutali i delitti che richiedevano una giustizia assoluta. Ed fece scorrere qualche pagina: il necrologio di sua madre, la morte di Thomas. A parte i trionfi di suo padre, gli Exley finivano sul giornale soltanto quando ne moriva uno. Lui aveva avuto una citazione sull'Examiner. un articolo su come i figli di alcune celebrità combattevano la seconda guerra mondiale. Come nel caso del "Natale di sangue", esisteva più di una versione. L'Examiner pubblicava quella che gli aveva fatto avere la croce di servizio distinto: il caporale Ed Exley, solo superstite di un plotone spazzato via in un combattimento corpo a corpo, aveva espugnato tre trincee presidiate dalla fanteria giapponese, ventinove morti in tutto. Se ci fosse stato un ufficiale presente per testimoniare l'impresa, avrebbe avuto senz'altro la medaglia d'onore del Congresso. Versione numero due: Ed Exley non si lascia sfuggire l'occasione di farsi mandare in ricognizione, mentre è imminente una carica giapponese alla baionetta; si imbosca per un po' e quando torna trova il suo plotone distrutto e una pattuglia nemica in arrivo. Si nasconde sotto i corpi del sergente Peters e del soldato Wasnicki, li sente sussultare quando i giapponesi infieriscono sui cadaveri; pianta i denti nel polso di Wasnicki, mastica il cinturino del suo orologio. Aspetta il buio gemendo, coperto dai cadaveri, respirando attraverso uno spiraglio tra un corpo e l'altro. Poi una fuga impazzita verso il quartier generale del battaglione... interrotta alla vista di un'altra scena di morte. Un piccolo altare scintoista sotto una rete mimetica in una radura. Su
delle brande, corpi di giapponesi, verdastri, emaciati. Ognuno ha il torace aperto fino al mento; accanto, in bell'ordine, spade finemente intarsiate incrostate di sangue. Un suicidio collettivo: soldati troppo orgogliosi per rischiare la cattura o morire di malaria. Dietro al tempietto, tra trincee scavate nel terreno; lì accanto, delle armi: fucili e pistole arrugginiti sotto le piogge violente. Un lanciafiamme avvolto in un telo mimetico: in perfetto ordine di funzionamento. L'aveva preso in mano, con una sola idea in mente: non sarebbe sopravvissuto a Guadalcanal. L'avrebbero assegnato a un nuovo plotone; il fatto che s'era imboscato con la scusa della ricognizione sarebbe saltato fuori. Non poteva chiedere un incarico al quartier generale: suo padre l'avrebbe considerato un atto di codardia. Era condannato a vivere nel disprezzo, mentre certi suoi colleghi poliziotti, che erano stati feriti in azione, avevano avuto delle medaglie... L'idea di medaglia si era associata a quella di giri di propaganda. Poi gli era venuta in mente l'idea della ricostruzione della scena del delitto. Aveva visto subito l'opportunità. Aveva trovato una mitragliatrice giapponese. Aveva trascinato i corpi dei suicidi nelle trincee, sistemando quelle armi inutili nelle loro mani, disponendoli in modo che fronteggiassero un sentiero che sboccava nella radura. Aveva portato lì la mitragliatrice, l'aveva puntata contro lo sbocco, con tre tamburi nel caricatore. Aveva preso il lanciafiamme e aveva bruciato i corpi e il tempio e tutto ciò che sarebbe potuto servire per una ricostruzione dei fatti. Poi, mentre camminava verso il quartier generale, aveva messo insieme la sua storia. Le pattuglie avevano confermato la sua versione: il prode Ed Exley, con le armi sottratte al nemico, aveva arrostito ventinove piccoli bastardi. La croce di servizio distinto: la seconda decorazione che il paese poteva concedere. Un giro di propaganda per la vendita di buoni del prestito di guerra, un benvenuto da eroe, un ritorno trionfale alla polizia. Una specie di riluttante rispetto da parte di Preston Exley. "Leggi l'albo dei ritagli di famiglia. Ricorda quei precedenti." Ed posò il volume. Non sapeva ancora bene come se la sarebbe cavata col "Natale di sangue", ma aveva capito che cosa voleva dire suo padre. Le occasioni fanno in fretta a sfuggire, e poi bisogna pagare. "Lo so, papà. Lo so da quando ho preso in mano quel lanciafiamme." 9
«Anche se finisce tutto in tribunale, rischi tu non ne corri. E io e il procuratore ci stiamo dando da fare perché non ci finisca.» Jack aveva parecchi favori a suo credito. Sedici fogli da mille per il fondo elettorale di Loew. Miller Stanton l'aveva aiutato a mungere quelli di Badge of Honor. A Brett Chase aveva provveduto lui di persona: una piccola, sobria minaccia, l'accenno a come Hush-Hush avrebbe potuto rendere note le sue inclinazioni sessuali. Quanto a Max Peltz, aveva contribuito generosamente, e Loew gli aveva annullato una convocazione per frode fiscale. In più, lui aveva brillantemente assolto il suo compito di Cupido: proprio quella sera il suo uomo usciva con la sempre imbronciata Joan Morrow. «Ellis, non voglio nemmeno dover testimoniare. Devo presentarmi a quelli degli affari interni domani, e finirà senz'altro al tribunale. Per cui, datti da fare.» Loew giocherellava col suo braccialetto Phi Beta. «Jack, un detenuto ti ha aggredito e tu hai reagito. Sei pulito. Inoltre sei una specie di personaggio e le deposizioni preliminari che gli avvocati dei querelanti ci hanno trasmesso attestano che quattro delle vittime ti hanno riconosciuto. Devi testimoniare, Jack. Ma non corri rischi.» «Pensavo che dipendesse solo da te. Ma se mi chiedi di fare la spia sui miei colleghi, dirò che m'è venuta una fottuta amnesia. Capito, avvocato?» Loew si sporse al di sopra della scrivania. «Non è il caso di litigare: andiamo troppo d'accordo, noi due. Gli unici che devono preoccuparsi sono l'agente Wendell White e il sergente Richard Stensland, non tu. Oltretutto, mi ha detto un uccellino che nella tua vita c'è una nuova signora.» «Vuoi dire che te l'ha detto Joan Morrow.» «Sì, e francamente tanto lei quanto i genitori disapprovano. Hai quindici anni di più della ragazza e una carriera un po'... accidentata.» Caddy, maestro di sci... un bambino cresciuto in un orfanotrofio che sapeva rendersi utile ai ricchi. «Joanie ti ha dato qualche dettaglio?» «Solo che la ragazza ha una cotta per te e che crede a quello che dicono quegli articoli. Ho garantito a Joan che sono verissimi. Karen ha anche detto a Joan che per ora ti sei comportato da gentiluomo, il che è un po' difficile da credere.» «Solo fino a stasera, spero. Dopo il nostro piccolo appuntamento a quattro, e il party finale di Badge of Honor, conto su un interludio intimo, da qualche parte.»
Loew tormentava il suo braccialetto «Jack, Joan diceva per dire o ha davvero tanti uomini attorno?» Jack rigirò il coltello nella piaga. «È molto popolare, ma tutti quegli attori del cinema sono solo un bluff. Non badarci.» «Attori del cinema?» «Un bluff, Ellis. Carini, ma tutta apparenza.» «Jack, voglio ringraziarti perché vieni anche tu stasera. Sono sicuro che tu e Karen aiuterete molto a rompere il ghiaccio.» «Allora, diamoci dentro.» Da Don the Beachcomber, le ragazze aspettavano in un séparé. Jack fece le presentazioni: «Ellis Loew, Karen Morrow e Joan Morrow. Karen, non fanno una bella coppia?» Karen disse «Hello» senza neanche porgere la mano. In sei appuntamenti non era andata oltre un casto bacio della buona notte. Loew sedette accanto a Joan, che cominciò a ispezionarlo, probabilmente in cerca di indizi somatici di ebraicità. «Ellis e io ormai siamo amiconi, per telefono. Vero?» «Proprio così.» Loew sfoggiava la sua voce da tribunale. Joan finì il suo bicchiere. «Come mai vi conoscete? La polizia lavora sempre a stretto contatto con la Procura?» Jack si sforzò di non ridere. «Io sono solo il portaborse di questo piccolo ebreo. Seguiamo i casi insieme. Io trovo le prove, Ellis mette sotto accusa i cattivi.» Comparve un cameriere. Joan ordinò un Islander Punch; Jack chiese del caffè; Loew disse: «Martini, Beefeater;» Karen mise una mano sul proprio bicchiere. «Allora questa faccenda del "Natale di sangue" complicherà i rapporti tra la polizia e l'ufficio di Mr. Loew?» Loew intervenne in fretta. "No, perché tutto il dipartimento di polizia vuole che i responsabili siano puniti con la massima severità. Vero Jack?" «Certo. Cose come questa si ritorcono su tutti i poliziotti.» Arrivarono gli aperitivi. Joan inghiottì il suo in tre sorsi. «Tu c'eri, vero, Jack? Papà ha detto che vai sempre a quel party, almeno da quando la tua seconda moglie ti ha lasciato.» Karen: «Joanie!» Jack disse: «C'ero.» «Ti sei fatto malmenare in nome della giustizia?» «Non era necessario.»
«Vuoi dire che tutti quei titoloni non erano veri?» «Joanie, sta' zitta. Hai bevuto.» Loew si toccò la cravatta. Karen mise la mano su un portacenere. Joan finì quel che avanzava del suo aperitivo. «Gli astemi sono sempre così giudiziosi. Hai cominciato a andare alla festa quando ti ha lasciato la tua prima moglie, vero, sergente?» Karen afferrò il portacenere. «Maledetta puttana.» Joan rise. «Se vuoi proprio un poliziotto come tuo eroe, conosco un certo Exley che almeno ha rischiato la vita per il suo paese. Te lo assicuro: Jack è simpatico, ma non vedi cos'è?» Karen scagliò il portacenere: l'oggetto colpì il muro, poi, di rimbalzo, il labbro di Ellis Loew. Loew nascose il viso dietro un menù; Joanie lo fissò con aria maligna. Jack accompagnò Karen fuori del ristorante. Per tutto il percorso fino alla Variety International Pictures, Karen non smise d'insultare Joanie. Jack parcheggiò vicino al set di Badge of Honor. Da dentro arrivava musica country. Karen sospirò: «I miei si abitueranno all'idea.» Jack accese la luce interna. La ragazza aveva dei capelli castano scuri a onde, le lentiggini, un accenno di denti sporgenti. «Che idea?» «Be'... che noi due ci vediamo.» «Non facciamo molti progressi...» «È colpa mia, in parte. Tu mi racconti quelle splendide storie ma subito dopo t'interrompi... E io continuo a chiedermi a che cosa stai pensando e mi convinco che ci sono tante cose che non mi puoi dire. Allora penso che mi consideri troppo giovane e così...» Jack aprì la porta. «Continua a chiamarmi e non sarai più troppo giovane. E raccontami qualche storia tua, perché le mie ogni tanto mi stancano.» «Affare fatto. Dopo il party, le mie storie?» «Affare fatto. A proposito, che ne dici di tua sorella e Ellis Loew?» Karen non batté ciglio. «Oh, lo sposerà. Mamma e papà lasceranno correre il fatto che è ebreo perché è ambizioso e repubblicano. Sopporterà le scene di Joanie in pubblico e la picchiere in privato. I loro bambini saranno un disastro.» Jack rise. «Balliamo. E non lasciarti impressionare dai divi o penseranno che sei una provinciale.» Entrarono tenendosi a braccetto. Era una delle feste d'addio più grosse che Jack avesse visto.
Spade Cooley e i suoi ragazzi sul podio. Spade al microfono con Burt Arthur "Deuce" Perkins al basso. Lo chiamavano Deuce perché s'era fatto due anni: atti contro natura con cani. Spade fumava oppio; Deuce si faceva di ero: da un momento all'altro potevano essere tutti e due facile bersaglio di un servizio su Hush-Hush. Max Peltz dava dei grandi gesti di benvenuto agli operatori; accanto a lui c'era Brett Chase, che parlava con Billy Dieterling, il cameraman in capo. Billy non perdeva d'occhio il suo bello, Timmy Valburn, il Moochie Mouse di Dream-a-Dream Hour. Appoggiati alla parete di fondo c'erano dei tavoli carichi di bottiglie e di cibi freddi. Vicino alle provviste c'era Kikey Teitlebaum: probabilmente Peltz aveva ordinato tutto al suo negozio. Kikey stava parlando con Johnny Stompanato: due ex di Mickey Cohen a conciliabolo. Attori, attrezzisti e operatori mangiavano, bevevano e ballavano. Jack accompagnò Karen in pista: qualche volteggio su una serie di ritmi veloci, poi guancia a guancia, quando Spade passò ai lenti. Karen teneva gli occhi chiusi; Jack ben aperti: meglio non farsi vedere troppo preso. Un colpetto sulla spalla. Miller Stanton chiedeva la dama. Karen aprì gli occhi e restò a bocca aperta: un divo della Tv che la invitava a ballare. Jack fece un mezzo inchino: «Karen Morrow, Miller Stanton.» Karen strillò, al di sopra della musica: «Salve. Ho visto tutti i vecchi film di Raymond Dieterling con lei. Era grande!» Stanton la prese per mano in modo molto formale. «Ero un bamboccio. Jack, va' un momento da Max. Vuole parlarti.» Jack si portò sul retro del set: tranquillo, musica a basso volume. Max Peltz gli porse due buste. «Il tuo extra stagionale e un contributo per Mr. Loew. Da parte di Spade Cooley.» La busta per Loew era piuttosto gonfia. «Cosa vuole, Cooley?» «Una specie di assicurazione, credo. Che non interferiate sulle sue abitudini.» Jack accese una sigaretta. «Spade non m'interessa.» «Non è abbastanza famoso?» «Sta buono, Max.» Peltz gli si fece vicino. «Jack, cerca di star buono tu, perché ti stai facendo una brutta fama nell'ambiente. La gente comincia a dire che stai esagerando, che non stai al gioco. Hai spremuto Brett per conto di Loew e va be': Brett è un maledetto finocchio, se l'è voluta. Ma non puoi sputare nel piatto in cui mangi: in fondo, qui tra noi, un tipo su due si fa una fuma-
tina ogni tanto. Ricomincia a prendertela con i neri: quelli del jazz fanno sempre notizia.» Jack diede un'occhiata al set. Brett Chase era con Billy Dieterling e Timmy Valburn: una vera e propria assemblea di culi. Kikey T. e Johnny Stomp continuavano a chiacchierare: Deuce Perkins e Lee Vachss li stavano raggiungendo. Peltz disse: «Sul serio, Jack. Stai attento.» Jack indicò i due duri. «Max, stare attento è il mio mestiere. Vedi quei tipi laggiù?» «Certo. Cosa c'en...» «Max, quella, in termini tecnici, si chiama riunione di noti pregiudicati. Perkins è stato dentro perché è uno scopacani e per di più ha fatto da autista in un bel numero di rapine. Abe Teitlebaum è in libertà vigilata. Il tipo alto coi baffi è Lee Vachss: ha fatto fuori almeno una dozzina di persone per conto di Cohen. Il guappo di bell'aspetto è Johnny Stompanato: non credo che abbia compiuto i trent'anni, ma ha una fedina lunga come il tuo braccio. Il dipartimento di polizia di Los Angeles mi ha conferito la facoltà di fermare quei succhiacazzi anche in base a un sospetto generico: anzi, non facendolo, manco a un preciso dovere. E non lo faccio proprio perché "sto attento".» Peltz agitò il suo sigaro. «Be', continua così. E vacci molto piano con queste storie di noti pregiudicati e stai attento: Miller sta puntando la tua preda. Gesù, ti piacciono giovani, eh?» Voci che correvano: a Max piacevano le ragazzine che andavano ancora a scuola. «Meno giovani che a te.» «Ah! Vattene, fottuto imbroglione. La tua ragazza ti sta cercando.» Karen accanto a un poster sulla parete: Brett Chase nei panni del tenente Vance Vincent. Jack la raggiunse; gli occhi di lei s'illuminarono. «Dio, che bello! Dimmi chi sono tutti.» Musica a pieno volume: Cooley al microfono, Deuce Perkins che lo accompagnava al basso. Jack accompagnò Karen fino a un angolo ingombro di riflettori. Un rifugio perfetto: tranquillo e con la visione completa di tutta la banda. Jack indicò i presenti. «Brett Chase, sai già chi è. Non balla perché gli piacciono i maschietti. Il tipo anziano con il sigaro è Max Peltz. È il produttore e ha anche fatto la regia di quasi tutti gli episodi. Hai già ballato con Miller, per cui lo conosci. I due in maglietta sono Augie Luger e Hank Kraft: sono attrezzisti. La ragazza con il bloc-notes è Penny Fulweider. Non potrebbe smettere di lavorare neanche se lo volesse: fa la supervisione
della sceneggiatura. E hai presente le scenografie, sai quelle che hanno quell'impronta modernista? Be', le disegna quel biondino dall'altra parte del palco, David Martens. Certe volte può darti l'impressione d'essere ubriaco, ma non è vero: soffre di una forma rara di epilessia e deve prendere dei farmaci. Ho sentito dire che è cominciato tutto quando ha avuto un incidente e ha battuto la testa. Ha delle cicatrici sul collo: forse è per questo. Accanto a lui c'è Phil Shenkel, assistente regista, e subito dopo Jerry Marsalas, che è l'infermiere che bada a Martens. Terry Riegert, l'attore che fa il capitano Jeffries, è quello che balla con la rossa alta. I tipi vicino al refrigeratore sono Billy Dieterling, Chuck Maxwell e Dick Harwell, i cameraman. Gli altri sono invitati.» Karen lo guardò fisso. «È il tuo ambiente, la gente che ami. E tu badi a loro.» «No, mi sono solo simpatici. E Miller è un buon amico.» «Jack, non mi prendere in giro.» «Karen, questa è Hollywood. E il novanta per cento di Hollywood è solo messinscena.» «Non rompere. Sto partendo in quarta, non cercare di reprimermi.» Una provocazione in piena regola. Jack l'abbracciò; lei rispose al suo bacio. Si strinsero con avidità, poi si staccarono contemporaneamente. Jack provò come un senso di vertigine. Karen indugiò su di lui con le mani. «I miei vicini sono ancora via. Potremmo andare a dar da mangiare ai gatti.» «Sì... certo.» «Mi porti un brandy, prima di andare?» Jack si accostò al tavolo del buffet. Deuce Perkins gli disse: «Bella roba, Vincennes. Abbiamo gli stessi gusti.» Un brutto tipo magro, con una camicia da cow-boy nera a righe rosa. Gli stivali lo facevano arrivare quasi a due metri. Due mani enormi. «Perkins, la tua roba puzza di idrante antincendio.» «Spade potrebbe non gradire che mi parli così. Non con quella busta che hai in tasca.» Lee Vachss e Abe Teitlebaum li stavano osservando. «Non una parola di più, Perkins.» Deuce si mise in bocca uno stuzzicadenti e cominciò a masticarlo. «La tua puttanella, là; sa che ti sei fatto i gradi malmenando i neri?» Jack gli indicò la parete. «Rimboccati le maniche, gambe divaricate.» Perkins sputò lo stecchino. «Non sarai così pazzo.»
Johnny Stomp, Vachss, Teitlebaum: tutti a portata d'orecchio. Jack disse: «Faccia al muro, stronzo!» Perkins si piegò al di sopra del tavolo, appoggiando le mani sul muro. Jack gli arrotolò le maniche, segni freschi, e gli vuotò le tasche: una siringa. Attorno, si stava formando un gruppo. Jack fece tutta la scena. «I buchi e questo affare bastano per tre anni in un penitenziario di stato. Dimmi chi ti ha venduto la siringa e te la cavi.» Deuce puzzava di sudore. «Sputa fuori, qui di fronte ai tuoi soci, e puoi andare.» Perkins si leccò le labbra: «Barney Stinson. Di solito è al Queen of Angels.» Jack gli diede un calcio alle gambe. Perkins piombò a capofitto sui cibi freddi; il tavolo si sfasciò sotto il suo peso. Tutti i presenti si lasciarono sfuggire un gran respiro. Jack si avviò all'uscita, con la gente che gli cedeva il passo. Karen era accanto all'auto e rabbrividiva. «Dovevi proprio farlo?» Il sudore gli macchiava la camicia pulita. «Sì, dovevo.» «Vorrei non aver visto.» «Anch'io.» «Immagino che una cosa sia leggere storie del genere, un'altra vederle. Non potresti cercare di...» Jack la prese sottobraccio. «Terrò tutto questo separato da te.» «Ma continuerai a raccontarmi le tue storie?» «No... sì, certo.» «Mi piacerebbe poter ricominciare la serata da capo.» «Anche a me. Senti, vuoi mangiare qualcosa?» «No. Tu vuoi ancora vedere i gatti?» I gatti erano tre: tipi amichevoli, che cercavano di salire sul letto mentre loro facevano l'amore. Karen chiamava quello grigio Marciapiede, il soriano Tigre e quello magro Ellis Loew. Jack si rassegnò alla compagnia: facevano ridacchiare Karen e ogni risatina contribuiva a far dimenticare Deuce Perkins. Fecero l'amore, parlarono, giocarono con i gatti; Karen provò a fumare una sigaretta e per poco non soffocò. Implorava delle altre storie: Jack attinse al repertorio dell'agente Wendell White ed elaborò qualche versione emendata dei suoi casi personali: pochissima violenza, una preoccupazione quasi paterna, il generoso, sensibile Big V che proteg-
ge i giovani dall'insidia della droga. All'inizio, mentire gli era difficile, ma il calore di Karen glielo rese sempre più facile. Verso l'alba, la ragazza si addormentò. Lui restò sveglio: i gatti lo facevano impazzire. Voleva che lei si svegliasse per raccontarle delle altre storie, ma cominciava a sentirsi un po' preoccupato: aveva paura di non ricordarsi più le parti che aveva inventato, di farsi cogliere in contraddizione, rovinando tutto. Il corpo addormentato di Karen era sempre più caldo: le si strinse contro e mentre cercava di mettere le sue storie a posto, s'addormentò. 10 Un corridoio di dodici metri, con due file di panche alle pareti. Erano scrostate, polverose: appena recuperate da qualche deposito. Degli uomini seduti, in borghese e in uniforme, per lo più occupati a leggere giornali con dei titoloni sul "Natale di sangue". Bud pensò a lui e Stens in prima pagina: incastrati dagli ispanici e dai loro avvocati. Era stato convocato alle quattro del mattino: pura tattica terroristica degli affari interni. Dall'altra parte dell'atrio c'era Dick: tornato dalla clinica, subito scaraventato in quel casino. Sei interrogatori a testa: nessuno dei due aveva detto niente. E quella sera era proprio una rimpatriata natalizia: c'erano tutti, tranne Ed Exley. Passava il tempo e la gente si alternava sulle panche: la stanza degli interrogatori si stava scaldando. Elmer Lentz fece scoppiare la bomba: la radio aveva detto che il tribunale aveva disposto un confronto. Tutti gli agenti in forza alla centrale il 25 dicembre vi si dovevano sottoporre il giorno dopo. I detenuti sarebbero stati presenti per identificare i responsabili delle violenze. La porta dell'ufficio del capo Parker si aprì; Thad Green si affacciò sulla porta. «Agente White, prego.» Bud si fece avanti. Green gli fece segno d'entrare. Un locale angusto: la scrivania di Parker, delle sedie, pareti nude: solo uno specchio con una sfumatura grigiastra, forse era uno di quelli attraverso cui dall'altra parte si poteva guardare. Il capo era alla sua scrivania. In uniforme, con quattro stelle dorate sulle spalline. Sulla sedia di mezzo, Dudley Smith; Green si risedette su quella di fianco a Parker. Bud si sistemò sulla sua, sotto gli occhi di tutti e tre gli altri. Parker disse: «Agente, lei conosce il vice capo Green e, ne sono certo, il tenente Smith. Il tenente mi assiste in qualità di consulente nel corso dell'inchiesta che stiamo affrontando.» Green accese una sigaretta: «Agente, le viene offerta un'ultima op-
portunità di cooperare. Lei è stato ripetutamente interrogato dagli affari interni e ha ripetutamente negato qualsiasi collaborazione. Di norma, dovrebbe essere sospeso dal servizio. Ma lei è un bravo detective e io e il capo Parker siamo convinti che il suo comportamento al party abbia qualche parziale attenuante. Dopo tutto, era stato provocato. Non ha agito con la violenza ingiustificata della maggior parte degli uomini messi sotto accusa.» Bud cominciò a dire qualcosa; Smith lo interruppe. «Ragazzo, sono sicuro di poter parlare anche a nome del capo Parker, per cui mi prenderò la libertà di non usare circonlocuzioni. È una maledetta scalogna che i sei teppisti che hanno aggredito i nostri colleghi non siano stati freddati sul posto, e quanto al trattamento che gli è toccato, lo trovo fin troppo mite. Ma, detto tra di noi, degli agenti di polizia che non sanno controllare i propri impulsi non dovrebbero fare gli agenti di polizia e le violenze perpetrate dagli uomini qui fuori hanno esposto il dipartimento al disprezzo e al ridicolo. E questo non è tollerabile. Qualche testa deve cadere. Ci servono degli agenti disposti a cooperare, offrendo la loro testimonianza per controbilanciare i danni prodotti all'immagine del dipartimento, un'immagine che sotto la guida del capo Parker era molto migliorata. Abbiamo già un poliziotto importante come testimone e il sostituto procuratore distrettuale Ellis Loew è ben fermo nell'intenzione di non portare avanti l'accusa contro gli uomini del dipartimento, anche se il tribunale dovesse emettere dei mandati. Che ne dici, ragazzo, vuoi testimoniare? Per il dipartimento, non per l'accusa.» Bud guardò lo specchio: era certo che fosse trasparente: dall'altra parte ci dovevano essere gli sbirri della Procura che annotavano tutto. «No, signore, non lo farò.» Parker diede un'occhiata a un foglio. «Agente, lei ha preso un uomo per il collo e ha cercato di rompergli la testa sul pavimento. Non suona affatto bene: anche se era stato provocato, è un atto più grave della maggior parte di quelli compiuti sui detenuti. Il che, certamente, non le giova. D'altro canto, mentre lasciava la zona delle camere di sicurezza è stato sentito mormorare: "È una maledetta disgrazia", il che va a suo favore. Ora, non vede che il fatto di figurare come testimone volontario potrebbe riequilibrare gli svantaggi causati da una manifestazione di forza tanto... deplorevole?» Un'intuizione: è Exley il loro uomo; è lui che mi ha sentito, chiuso nello stanzino. «No, signore, non testimonierò.» Parker arrossì dalla rabbia. Smith disse: «Ragazzo, parliamoci con fran-
chezza. Personalmente apprezzo la tua riluttanza a tradire dei colleghi e sono convinto che alla base ci sia il senso di lealtà che provi verso il tuo socio. È una cosa, questa, che ammiro particolarmente e il capo Parker mi ha autorizzato a proporti un accordo. Se testimonierai sulle azioni di Dick Stensland e se il tribunale emetterà un mandato a suo carico, Stensland, se condannato, non sconterà la pena in carcere. Abbiamo la parola di Loew. Sarà espulso dal dipartimento, senza diritto alla pensione, ma la pensione gli verrà pagata indirettamente, attraverso il Fondo vedove e orfani. Ragazzo, ci stai?» Bud fissava lo specchio. «No signore, non testimonierò.» Thad Green gli indicò la porta. «Si presenti alla sede del tribunale, divisione 43, domattina alle nove. Sia pronto a sostenere un confronto e a essere chiamato a testimoniare. Se rifiuterà, riceverà un'intimazione e sarà sospeso dal servizio in attesa della conclusione del procedimento. Vada pure, White.» Dudley Smith sorrise lievemente. Bud levò il dito medio in direzione dello specchio. 11 Lo specchio trasparente era sporco e rigato: non era facile interpretare le varie espressioni. Thad Green era impenetrabile; Parker, al contrario, un libro aperto: s'era fatto paonazzo. Dudley Smith, con il suo fraseggio ricercato e quell'accento irlandese, era troppo studiato perché si potessero azzardare delle deduzioni. Per Bud White, invece, era stato facile, fin troppo facile: il capo aveva citato "È una dannata disgrazia" ed era come se gli si fosse accesa la lampadina in testa. Ed Exley: è lui la spia. Il saluto col dito teso era stato solo una minacciosa conferma. Ed tambureggiò sull'altoparlante: ne venne un crepitio di scariche elettriche. Lo stanzino era caldo, ma non soffocante come quello alle camere di sicurezza della centrale. Ripensò alle due settimane che aveva appena trascorso. Con Parker aveva giocato subito a carte scoperte: gli aveva sottoposto tutte e tre le disposizioni, dichiarandosi disposto a comparire come testimone chiave per il dipartimento. Parker aveva affermato che il modo in cui aveva presentato la situazione era davvero brillante: il marchio del poliziotto esemplare. Aveva passato la meno compromettente delle tre versioni a Ellis Loew e al suo investigatore preferito, Bob Gallaudet, un giovane
laureato in legge. Le responsabilità erano ripartite tra il sergente Richard Stensland e l'agente Wendell White, in misura superiore a quanto entrambi avrebbero meritato, nonché, in misura molto inferiore al dovuto, su tre agenti giunti ormai al limite della pensione. La ricompensa del capo al suo testimone modello era stata la promessa di un trasferimento a una squadra investigativa, una promozione decisiva. Con l'esame già superato, entro un anno sarebbe stato il tenente investigatore E. J. Exley. Green uscì dall'ufficio; entrarono Ellis Loew e Gallaudet. Loew e Parker confabularono un po'; Gallaudet aprì la porta. «Sergente Vincennes, prego.» Una scarica dall'altoparlante. Bidone Jack: inappuntabile in un gessato a righe. Niente saluti né complimenti: sedette al suo posto tenendo d'occhio l'orologio. Uno sguardo tra lui e Loew. Parker guardava il nuovo pesce nella sua rete con un'espressione eloquentissima: puro disgusto. Gallaudet se ne stava in piedi accanto alla porta, fumando. Parlò Loew. «Sergente, veniamo al punto. Lei è stato molto disponibile con quelli degli affari interni, il che va a suo credito. Ma ben nove testimoni l'hanno identificata per colui che ha colpito Juan Carbijal, e cinque detenuti del gabbione l'hanno vista portare dentro una cassa di rum. Vede, la sua notorietà la precede. Anche gli ubriaconi leggono i rotocalchi.» Intervenne Smith. «Ragazzo, abbiamo bisogno della tua notorietà. Abbiamo un testimone chiave che spiegherà al tribunale che hai picchiato Carbijal soltanto dopo essere stato aggredito, e visto che probabilmente è la verità, le ulteriori testimonianze dei detenuti ti renderanno giustizia. Ma abbiamo bisogno che tu ammetta di aver portato in centrale il rum con cui gli uomini si sono ubriacati. Se ammetti questa infrazione, te la cavi con una sanzione disciplinare. Mr. Loew garantisce che non darà seguito all'accusa, se dovesse insorgerne una.» Bidone continuava a star zitto. Ed capiva cosa stava pensando: la maggior parte degli alcolici l'aveva portata Bud White, e lui aveva paura di riferirlo. Parker disse: «Ci sarà un grosso rimescolamento di carte del dipartimento. Testimoni e le toccherà soltanto un'imputazione disciplinare minore, senza sospensione e senza perdita del grado. Le garantisco una punizione puramente nominale: un trasferimento alla Buoncostume per un annetto, più o meno.» Vincennes a Loew: «Ellis, ho qualcos'altro da scambiare con te, per questo? Sai che cosa significa per me stare alla Narco.» Loew si raggrinzì tutto. «No» disse Parker «non c'è niente da fare. Anzi,
c'è di più. Deve sottoporsi al confronto, domani, e vogliamo che testimoni contro l'agente Krugman, il sergente Tucker e l'agente Pratt. Tutti e tre hanno già maturato il diritto alla pensione. Il nostro testimone chiave riferirà su tutto il resto e lei potrà ignorare le domande relative agli altri uomini. Francamente, dobbiamo abbandonare qualcuno dei nostri in pasto pubblico.» Dudley Smith: «Non credo che tu abbia mai fatto una stupidaggine, ragazzo. Non cominciare adesso.» Bidone Jack: «D'accordo.» Gran sorrisi. Gallaudet disse: «Esamineremo insieme la sua testimonianza, sergente. Lunch al Dining Car, sul conto di Mr. Loew.» Vincennes si alzò: Loew lo accompagnò all'uscio. Un mormorio all'altoparlante: «...ho detto a Cooley che non l'avresti fatto più.» E poi: «D'accordo, capo.» Parker fece un lieve cenno verso lo specchio. Ed entrò nell'ufficio e si sedette sulla sedia degli imputati. Smith disse: «Ragazzo, sei davvero l'uomo del giorno.» Parker sorrise. «Ed, ti ho messo lì a guardare perché il modo con cui hai sistemato la situazione è stato davvero astuto. Qualche altra idea, prima di testimoniare?» «Signore, sono nel giusto se suppongo che qualsiasi imputazione possa essere sollevata dal tribunale verrà accantonata o lasciata cadere nella fase giudiziaria successiva, affidata a Mr. Loew?» Loew che faceva una smorfia. Aveva colpito un punto sensibile, come suo padre gli aveva detto che sarebbe successo. «Allora, signore, sono nel giusto?» Loew parlò con condiscendenza. «Sergente, ha frequentato la facoltà di giurisprudenza?» «No, signore.» «Allora è stato suo padre a fornirle qualche insegnamento prezioso.» Fermezza nella voce. «No, signore.» Smith disse: «Ragazzo, diamo pure per scontato che tu abbia ragione. Ammettiamo che stiamo prodigando i nostri sforzi per un fine che tutti i leali poliziotti senza dubbio si augurano: che nessun collega venga posto pubblicamente sotto processo. A questo punto, che cosa consigli?» Il discorso lo aveva imparato a memoria: alla lettera. «Il pubblico vorrà qualcosa di più che una messa in stato d'accusa formale, l'applicazione di tattiche dilatorie e un insabbiamento finale. I provvedimenti disciplinari, le sospensioni e un grosso rimescolamento di carte con molti trasferimenti in
sé non basteranno. Lei ha detto all'agente White che dovranno cadere delle teste. Sono d'accordo, e per il prestigio del capo e quello del dipartimento credo che ci servano delle denunce penali e delle condanne a pene detentive.» «Ragazzo, sono sbalordito dal gusto con cui l'hai detto.» Ed guardò Parker. «Signore, lei ha assunto il comando dopo Horrall e Worton. La sua reputazione è esemplare e quella del dipartimento è molto migliorata. Adesso non può fare in modo che questa situazione cambi.» Loew disse: «Forza, Exley. Esattamente che cosa pensa che dobbiamo fare, il nostro giovane agente informatore?» Ed, gli occhi fissi su Parker: «Lasciar cadere le accuse contro gli uomini che hanno più di vent'anni di servizio. Dare pubblicità alla ristrutturazione, sottolineando il numero dei procedimenti disciplinari e delle sospensioni. Incriminare Johnny Brownell, raccomandandogli di dichiararsi colpevole e accettare una sentenza con la condizionale: suo fratello era uno degli agenti aggrediti. Incriminare, processare e condannare Dick Stensland e Bud White. Stensland è un ubriacone violento, White per poco non ha ucciso un uomo e ha introdotto in centrale molti più alcolici di Vincennes. Fare in modo che finiscano tutti e due in galera. Espellerli dalla polizia. Darli in pasto a quei maledetti avvoltoi. Proteggere se stesso, proteggere il dipartimento.» Silenzio, tensione. Smith parlò per primo. «Signori, penso che il consiglio del nostro giovane sergente sia esageratamente sconsiderato. Stensland ha i suoi gravi difetti, ma Wendell White è un ottimo agente.» «Signore, White è solo un maniaco omicida.» Smith cominciò a parlare; Parker alzò la mano per interromperlo. «Credo che il consiglio di Ed meriti di essere preso in considerazione. Domani, al tribunale. Mettiti tutto elegante, e stendili.» Ed disse: «Sì, signore.» Si sforzava di non urlare la sua gioia al soffitto. 12 I riflettori, le righe sul muro per indicare l'altezza. Jack all'1.75; Frank Doherty, Dick Stens e John Brownell al reparto bassotti; Wilbert Huff e Bud White che sfioravano i due metri. Dall'altra parte del vetro, i teppisti delle camere di sicurezza della Centrale, insieme ad agenti della Procura che prendevano nota dei nomi. Un altoparlante gracchiò: «Profilo sinistro.» Sei uomini si girarono.
«Profilo destro. Faccia alla parete. Basta così, signori.» Un silenzio, poi: «Quattordici identificazioni positive a testa per Doherty, Stensland, Vincennes, White e Brownell; quattro per Huff. Oh, merda, era ancora acceso!» Stens ebbe uno scatto di rabbia. Frank Doherty disse: «Vaffanculo, succhiacazzi.» White restò immobile senza dire niente, come se fosse già in galera, a proteggere Stensland dai neri. Poi l'altoparlante: «Il sergente Vincennes alla stanza 114; l'agente White a rapporto nell'ufficio del capo Green. Gli altri, in libertà.» 114: era la camera dei testimoni del tribunale. Jack percorse i corridoi verso il luogo indicatogli. Un mucchio di gente: i querelanti del "Natale di sangue", Ed Exley in un vestito troppo nuovo, con dei fili che pendevano dalle maniche. I ragazzi del Natale ringhiarono; Jack si appartò con Exley. «Sei tu il testimone chiave?» «Esatto.» «Avrei dovuto capirlo. Che cosa ti dà Parker in cambio?» «In cambio?» «Sì, Exley. In cambio. La mazzetta, la ricompensa. Pensi che io testimoni gratis?» Exley giocherellava con i suoi occhiali. «Faccio solo il mio dovere.» Jack rise. «Tu hai un obiettivo, bel giovane. Lo fai per qualcosa, sei sicuro di non doverti più mescolare agli altri poveri bastardi di poliziotti, che in futuro odieranno tutti quella tua faccia fottuta di spia. In questa faccenda ci lasceranno le penne anche dei ragazzi dell'Investigativo, e dovrai lavorare con i loro amici.» Exley si ritrasse; Jack rise. «Ma è una bella mazzetta, lo ammetto.» «Sei tu l'esperto di mazzette. Io no.» «Sarai presto mio superiore, per cui devo essere gentile. Sai che la nuova ragazza di Ellis Loew ha un debole per te?» Un impiegato chiamò: «Edmund J. Exley, in aula.» Jack gli strizzò l'occhio. «Va'. E togli quei fili dalla giacca o sembrerai uno che viene dalla campagna.» Exley s'incamminò lungo il corridoio, lisciandosi la manica e tirando via i fili. Per ammazzare il tempo, Jack si mise a pensare a Karen. Erano passati dieci giorni dalla festa e tutto era andato benissimo. Sì, aveva dovuto scusarsi con Spade Cooley; Welton Morrow era un po' seccato con lui per la faccenda di Karen, ma aver presentato Joanie a Ellis Loew lo rimetteva
quasi alla pari. Andare sempre in albergo era fastidioso, ma Karen viveva con i suoi e casa sua era un buco: stava trascurando i versamenti ai ragazzi Scoggins per potersi permettere le camere all'Ambassador. Karen adorava il sapore illecito della loro storia; lui adorava quella sua adorazione. Tutto bene, in definitiva. Ma Sid Hudgens non s'era fatto più sentire e L. A. era a secco di eroina: niente più buone occasioni per la Narcotici. La prospettiva di un anno alla Buoncostume era un po' come quella della camera a gas. Si sentiva come un pugile pronto a entrare in azione. I tipi della festa di Natale continuavano a fissarlo; il teppista che aveva colpito aveva il naso bendato e steccato: probabilmente era una medicazione fasulla che qualche avvocato ebreo gli aveva detto di mettersi. La porta dell'aula del tribunale era socchiusa: Jack si avvicinò e diede un'occhiata. Sei giurati a un tavolo di fronte al podio del teste. Ellis Loew che faceva le domande. Ed Exley alla sbarra. Non giocherellava più con gli occhiali; non esitava e non bofonchiava. La sua voce era un'ottava più giù del normale e non s'incrinava. Scarno, con i lineamenti affilati, non era un tipo da poliziotto, ma aveva una sua autorevolezza. E un senso del tempo perfetto. Quanto alle domande di Loew, erano ben calibrate. Exley evidentemente le conosceva in anticipo, ma sembrava lo stesso sorpreso. Chiunque l'avesse istruito aveva fatto un lavoro fottutamente buono. Jack restò a sentire, rendendosi conto che Exley ce l'avrebbe fatta: era un eroe di guerra, lui, non una ragazzina in uno stanzone pieno di omacci cattivi. Loew insisteva su questo concetto; le risposte erano quelle giuste: Exley era stato soverchiato dal numero; gli avevano preso le chiavi; l'avevano chiuso in uno stanzino, e questo era tutto. Era uno che sapeva quel che si poteva fare e quello che non si poteva. Conosceva la futilità degli eroismi inutili. Exley recitava: nessun addebito a Brownell, Huff, Doherty. Tutto il male possibile su Dick Stensland; neanche un battito di ciglia nel denunciare Bud White. Era tutto predisposto: quando se ne accorse, Jack si lasciò sfuggire un sorriso. Krugman, Pratt e Tucker, con la loro brava pensione assicurata, erano stati lasciati da parte, per la sua testimonianza. Stensland e White erano in partenza per l'incriminazione. Che fottuta messinscena! Loew fece una ricapitolazione finale. Exley la confermò: una bella aggiustatina alla giustizia. Loew congedò il teste; i giurati per poco non andavano in estasi. Exley scese dal podio zoppicando un poco: probabilmente gli si erano intorpidite le gambe.
Jack lo incontrò fuori. «Sei stato bravo. A Parker piacerà molto.» Exley si stava stirando le gambe. «Pensi che leggerà il verbale?» «Lo riceverà entro dieci minuti e Bud White cercherà di farti un culo così per tutto il resto della tua vita. Dopo il confronto è stato convocato da Thad Green e puoi star sicuro che Green l'ha sospeso. Prega Iddio che accetti un accordo e resti nel dipartimento: se lo buttano fuori sarà un civile che non ti farà troppo piacere avere alle costole.» «È per questo che non hai detto a Loew che è stato lui a portar dentro quasi tutti gli alcolici?» Un impiegato: «Jack Vincennes, tra cinque minuti.» Jack sentì una fitta di panico. «Io vado a fare la spia su tre veterani che la settimana prossima saranno a pescare tranquilli nell'Oregon. A tuo confronto, sono pulito. E più furbo.» «Facciamo tutti e due la cosa giusta. Solo che tu te ne vergogni e questo non è furbo.» Jack vide Ellis Loew arrivare lungo il corridoio con Karen. Il procuratore gli si fece vicino. «Avevo detto a Joan che avresti testimoniato oggi e lei l'ha detto a Karen. Mi spiace: gliel'avevo detto in confidenza. Mi spiace, Jack. Le ho spiegato che non può entrare in aula, che al massimo può ascoltare attraverso l'altoparlante nel mio ufficio. Mi spiace davvero, Jack.» «Piccolo ebreuccio: sai come garantirti una testimonianza.» 13 Bud cercava di far durare a lungo il suo bicchiere. Il frastuono del juke-box era insopportabile. Gli era toccato il posto peggiore del bar: un divanetto proprio vicino al grammofono a gettoni. Le sue vecchie ferite di quando giocava a football gli facevano male; la rabbia che provava verso Exley, anche. Niente distintivo; niente pistola; la messa in stato d'accusa stava facendo il suo corso. Quella rossa sulla quarantina sembrava la cosa migliore che avesse mai visto. Lei gli sorrise. Il colore aveva tutta l'aria di non essere naturale, ma almeno la donna aveva una faccia gentile. Sorrise anche lui. «È un old fashioned, quello?» «Sì. Io mi chiamo Angela.» «Io Bud.» «Nessuno si chiama Bud, di suo.» «Quando ci si trova con un nome come Wendell, si cerca un altro no-
me.» Angela rise. «Che cosa fai, Bud?» «Be', sono tra un lavoro e l'altro, diciamo.» «Oh. E che cos'hai fatto?» Ti hanno sospeso! Non rovinare tutto, cretino! «Non ho voluto giocare a palla con il mio capo. Angela, che ne dire...» «Vuoi dire che hai avuto delle noie sindacali o qualcosa del genere? Io sono della Federazione insegnanti e il mio ex marito era delegato per i Teamster. È quello che...» Bud sentì una mano sulla spalla. «Ragazzo, permetti una parola?» Dudley Smith. Gli affari interni gli avevano messo qualcuno alle costole. «Affari, tenente?» «Certo. Da' la buonanotte alla tua nuova amica e vieni con me a quel tavolino là in fondo. Ho detto al barista di abbassare la musica: dobbiamo parlare.» Il frastuono si calmò di colpo. Smith si allontanò. Un marinaio aveva già attaccato bottone con Angela. Bud si diresse verso il retro. Una scenetta tranquilla: Smith, due sedie, un tavolino, un giornale che ne copriva il piano, una specie di protuberanza sotto il giornale. Bud sedette: «Quelli degli affari interni mi fanno seguire?» «Sì, come altri presunti colpevoli. È stata un'idea del tuo amico Exley. Quel ragazzo ha una certa influenza sul capo Parker e gli ha suggerito che tu e Stensland avreste potuto commettere degli atti inconsulti. Exley ti ha sputtanato, ragazzo, ha sputtanato te e parecchie altre degne persone, dal banco dei testimoni. Ho letto il verbale. La sua deposizione è stato un autentico tradimento, un deplorevole affronto a tutti i poliziotti degni di questo nome.» Stens. Nascosto in chissà quale bettola. «Quel giornale non dice che ci hanno messi in stato d'accusa?» «Non essere precipitoso, ragazzo. Io ho usato la mia parte d'influenza sul capo per cercare di tirarti fuori: sei con un amico.» «Tenente, che cosa vuole?» Smith disse: «Chiamami Dudley.» «Cosa vuoi, Dudley?» Ah, ah, ah! Una bella risata tenorile. «Ragazzo, tu mi interessi. Ammiro molto il tuo rifiuto di testimoniare e la lealtà che hai dimostrato verso il tuo socio... per quanto fosse mal riposta. E ti ammiro come poliziotto, particolarmente per come non rifiuti la violenza, quando lo richiedono le esigenze
della professione. Mi ha colpito parecchio anche la tua tecnica di punizione di quelli che picchiano la moglie. Tu li odi proprio, vero, ragazzo?» Grandi parole e la testa che gli girava. «Sì, li odio.» «E non senza ragione, a giudicare da quanto so dei tuoi precedenti e della tua storia. Odi qualcun altro con tanta intensità?» Strinse i pugni al punto da sentire male alle dita. «Exley. Quel fottuto di Exley. E anche Bidone Jack, suppongo. Dick Stens si sta facendo venire la cirrosi per quelle due spie.» Smith scosse il capo. «Vincennes no, ragazzo. Lui è stato mandato avanti dal dipartimento: ne avevamo bisogno per dare qualcuno in pasto alla Procura. Ha denunciato soltanto dei tipi che avevano già fatto i vent'anni e s'è assunto la responsabilità d'aver portato dentro la roba da bere. No, ragazzo. Jack non merita il tuo odio.» Bud si sporse al di sopra del tavolo. «Dudley, che cosa vuoi?» «Voglio che ti eviti la messa in stato d'accusa e ritorni in servizio e so come puoi fare per riuscirci.» Bud guardò il giornale. «Come?» «Lavorando per me.» «A fare cosa?» «No, qualche altra domanda, prima. Ragazzo, tu riconosci certamente il bisogno di restringere l'area del crimine, di tenerla confinata a sud della Jefferson?» «Certo.» «Ma non pensi che a certi... elementi criminali organizzati si dovrebbe permettere per lo meno di esistere, per svolgere quelle ineliminabili attività che, per quanto illegali, in realtà non fanno male a nessuno?» «Certo, maledizione. Sono le regole del gioco, in un certo senso. Ma che cosa c'en...» Smith scostò il giornale. Il metallo di un distintivo e di una 38 special. Bud sentì che gli si rizzavano i capelli. «Avevo sentito dire che eri in gamba. Hai messo le cose a posto con Green?» «Sì, ragazzo, le ho messe a posto... con Parker. Mi sono rivolto a quella parte del suo raziocinio che Exley non ha ancora offuscato. Ha detto che se il tribunale non ti incriminava, il tuo rifiuto di testimoniare non sarebbe stato punito. Ora prendi le tue cose, prima che il proprietario chiami la polizia.» La pistola e il distintivo che luccicavano. Bud li afferrò. «Ma non c'era una maledetta imputazione a mio carico?»
Ah, ah, ah!: beffardo. «Ragazzo, il capo sapeva di farmi una promessa con un grosso se. Ma sono contento che tu non abbia ancora letto il Four Star Herald.» Bud disse: «Che cosa...» «Non ancora, ragazzo.» «E Dick?» «È fottuto, ragazzo. E non protestare, perché non c'è proprio niente da fare. È stato messo in stato d'accusa, lo incrimineranno e finirà sotto processo. È il capro espiatorio del dipartimento, per ordine di Parker. Ed è stato Exley a convincere il capo a darlo in pasto ai lupi, naturalmente. Un'imputazione penale e la condanna a una pena detentiva.» Un senso di caldo soffocante. Bud si allentò il nodo della cravatta e chiuse gli occhi. «Ragazzo, ci penserò io a far trovare a Dick una cuccia comoda, su in collegio. Conosco una funzionaria, lì dentro, che può sistemare queste cose. Quando uscirà gli garantirò io il modo di vendicarsi su Exley.» Bud aprì gli occhi: Smith aveva spiegato la sua copia dell'Herald. Titolo principale: INCRIMINATI I POLIZIOTTI DEL "NATALE DI SANGUE". Sotto, una colonnina, incorniciata. Tre imputazioni per il sergente Richard Stensland; messa in stato d'accusa per tre agenti anziani, Lentz, Brownell e Huff, con due imputazioni a testa. Poi sottolineato: L'agente Wendell White, trentatré anni, non è stato messo sotto accusa, anche se numerose fonti all'interno della Procura davano per imminente un'imputazione di aggressione aggravata. Il portavoce del tribunale ha fatto notare come quattro vittime degli atti di violenza abbiano ritrattato le precedenti testimonianze, secondo cui l'agente White avrebbe tentato di strangolare Juan Carbijal, di diciannove anni. Le ritrattazioni contraddicono direttamente la testimonianza del sergente Edmund J. Exley, della polizia di Los Angeles, che ha dichiarato sotto giuramento come White abbia, in effetti, aggredito con violenza Carbijal. La testimonianza del sergente Exley non è stata considerata infirmata nel suo complesso, visto che ha determinato la probabile incriminazione di altri agen-
ti. Comunque, per quanto i membri del tribunale possano aver dubitato della credibilità delle ritrattazioni, le hanno considerate sufficienti per non emettere un'imputazione a carico dell'agente White. Il sostituto procuratore Ellis Loew ha dichiarato: "S'è verificato qualcosa di poco chiaro, ma non so cosa. Quattro ritrattazioni hanno un peso maggiore di una singola testimonianza, anche di quelle di un testimone altamente attendibile come il sergente Exley, che è un eroe di guerra decorato". Le parole stampate gli ballavano davanti agli occhi. «Perché? Perché hai fatto questo per me? E come hai fatto?» Smith ripiegò il giornale. «Ragazzo, ho bisogno di te per un nuovo incarico su cui Parker mi ha appena dato via libera. Si tratta di un servizio di prevenzione... diciamo una piccola squadra aggregata alla Omicidi. La chiameremo "reparto sorveglianza": un nome innocuo per un incarico per cui pochissimi sono tagliati; ma per te è l'ideale. È un lavoro in cui si devono mostrare i muscoli e usare le pistole, ma con pochissime domande a cui rispondere. Ragazzo, hai afferrato il concetto?» «In technicolor.» «Quando Parker annuncerà la ristrutturazione, sarai trasferito dalla centrale. Vuoi lavorare per me?» «Sarei pazzo a non volerlo. Perché, Dudley?» «Perché cosa, ragazzo?» «Hai pugnalato alla schiena Ellis Loew per tirarmi fuori mentre tutti all'Investigativo sanno che tu e lui siete amici. Perché?» «Perché mi piace il tuo stile, ragazzo. Ti basta come risposta?» «Immagino che mi debba bastare. Adesso sentiamo il come.» «Come cosa?» «Come hai fatto a far ritrattare gli ispanici.» Smith gettò sul tavolo il suo tirapugni. Era ancora sporco di sangue. Calendario 1952 Estratto dal Mirror-News di Los Angeles, 19 marzo LO SCANDALO DELLE VIOLENZA IN CAMERA DI SICUREZZA: LA POLIZIA LAVA I PANNI SPORCHI
PRIMA DEL PROCESSO AI PRINCIPALI IMPUTATI William H. Parker, capo del dipartimento di polizia di Los Angeles, ha dichiarato che intende fare giustizia, costi quello che costi, nella brutta storia di accuse di abuso di autorità e relative richieste di risarcimento ormai nota a tutti come lo scandalo del "Natale di sangue". Sette agenti sono stati incriminati per aggressione in seguito al loro comportamento nelle camere di sicurezza della centrale la mattina del Natale dello scorso anno. Essi sono: Sergente Ward Tucker: aggressione di secondo grado. Agente Michael Krugman: aggressione di secondo grado e lesioni semplici. Sergente Henry Pratt: aggressione di secondo grado. Sergente Elmer Lentz: aggressione di primo grado e lesioni semplici. Agente Wilbert Huff: aggressione di primo grado e lesioni semplici. Agente John Brownell: aggressione di primo grado e aggressione aggravata. Sergente Richard Stensland: aggressione di primo grado, aggressione aggravata, lesioni gravi, mutilazione permanente. Parker non ha fatto commenti sulle condanne che incombono sui poliziotti incriminati o sul possibile esito delle cause civili intentate dalle vittime degli atti di violenza, Dinardo Sanchez, Juan Carbijal, Dennis Rice, Ezikiel Garcia, Clinton Valupeyk e Reyes Chasco, contro i singoli agenti e contro il dipartimento di polizia metropolitana di Los Angeles. Ha annunciato che i seguenti altri agenti saranno deferiti a una commissione interdipartimentale d'inchiesta e, ove venga accertata la loro responsabilità, severamente puniti all'interno del dipartimento: Sergente Walter Crumley, sergente Walter Dukeshearer, sergente Francis Doherty, agente Charles Heinz, agente Joseph Hernandez, sergente Willis Tristano, agente Frederick Turentine, tenente James Frieling, agente Wendell White, agente John Heineke e sergente Jack Vincennes. Parker ha concluso la sua conferenza stampa elegiando il comportamento del sergente Edmund J. Exley, l'agente della divisione centrale che ha prestato testimonianza davanti al tribunale. "C'è voluto molto coraggio per fare quello che ha fatto Ed Exley" ha dichiarato il capo. "A lui va tutta la mia ammirazione." Estratto dall'Examiner di Los Angeles, 11 aprile
CADONO LE ACCUSE CONTRO CINQUE DEGLI IMPUTATI DEL NATALE DI SANGUE PARKER COMUNICA I RISULTATI DELL'INCHIESTA DELLA COMMISSIONE DISCIPLINARE L'ufficio della Procura ha comunicato oggi che cinque imputati al processo relativo allo scandalo nato dagli atti di abuso di autorità e violenza del "Natale di sangue" dello scorso anno non compariranno in tribunale. L'agente Michael Krugman, l'agente Henry Pratt e il sergente Ward Tucker, già costretti a dimettersi dal dipartimento di polizia in seguito all'incriminazione, hanno visto cadere l'accusa di maltrattamenti e lesioni per il venir meno delle testimonianze a loro carico. Il sostituto procuratore Ellis Loew, a cui è affidato il processo, ha spiegato che numerosi testimoni minori, detenuti lo scorso Natale nelle camere di sicurezza della centrale, non sono più reperibili. Sempre a questo proposito, il capo della polizia William H. Parker ha comunicato i risultati della sua massiccia "operazione di pulizia" tra il personale in servizio. I seguenti agenti, incriminati o non incriminati, sono stati giudicati responsabili di varie infrazioni interdipartimentali in seguito al loro comportamento la mattina del Natale scorso: Sergente Walter Crumley: sei mesi si sospensione senza assegni, trasferito alla divisione Hollenbeck. Sergente Walter Dukeshearer: sei mesi di sospensione senza assegni, trasferito alla divisione di Norton Street. Agente Charles Heinz: sei mesi di sospensione senza assegni, trasferito al distaccamento antivagabondaggio del Southside. Sergente Wilbert Huff: nove mesi di sospensione senza assegni, trasferito alla divisione Wilshire. Sergente Willis Tristano: tre mesi di sospensione senza assegni, trasferito alla divisione di Newton Street. Agente Frederick Turentine: tre mesi di sospensione senza assegni, trasferito alla divisione di East Valley. Tenente James Frieling: sei mesi di sospensione senza assegni, trasferito all'ufficio dell'accademia di polizia. Agente John Heineke: quattro mesi di sospensione senza assegni, trasferito alla divisione di Venice. Sergente Elmer Lentz: nove mesi di sospensione senza assegni, trasferito alla divisione di Hollywood.
Agente Wendell White: senza sospensione, trasferito al reparto sorveglianza aggregato alla Omicidi. Sergente Jack Vincennes: senza sospensione, trasferito alla Buoncostume. Estratto dal Times di Los Angeles, 3 maggio IMPUTATO DELLO SCANDALO DELLA POLIZIA CONDANNATO CON LA CONDIZIONALE L'agente John Brownell, 38 anni, il primo funzionario della polizia di Los Angeles a dover affrontare un processo per i fatti del "Natale di sangue", s'è dichiarato colpevole alla prima udienza e ha chiesto al giudice Arthur J. Fitzhugh di esprimere subito la sentenza nella causa per aggressione di primo grado e di aggressione aggravata che lo riguardava. Brownell è il fratello maggiore dell'agente di pattuglia Frank D. Brownell, uno dei due poliziotti picchiati da sei giovani in una rissa davanti a un bar la scorsa vigilia di Natale. Il giudice Fitzhugh, tenuto conto del fatto che l'agente Brownell era in uno stato di tensione emotiva per l'aggressione al fratello e che lo stesso è già stato espulso senza pensione dal dipartimento di polizia di Los Angeles, ha preso in considerazione il rapporto dell'ufficio riabilitazione della contea, che raccomandava una sanzione formale e la sospensione dell'esecuzione della stessa. Ha quindi condannato Brownell a un anno di reclusione nel carcere della contea, pena sospesa con la condizionale, e lo ha affidato alla custodia del responsabile dell'ufficio riabilitazione della contea. Estratto dall'Examiner di Los Angeles, 29 maggio STENSLAND CONDANNATO IN PRIGIONE AGENTE DELLA POLIZIA DI LOS ANGELES ...la giuria, composta da otto uomini e quattro donne, ha giudicato Stensland colpevole di quattro imputazioni: aggressione di primo grado, aggressione aggravata, lesioni gravi e mutilazione permanente, in seguito al comportamento dell'ex agente investigativo, che ha infierito sui detenuti nelle camere di sicurezza della centrale, nel corso della notte del "Natale di sangue" dello scorso anno. In una sferzante testimonianza, il sergente E.J. Exley del dipartimento di polizia cittadino ha descritto la "selvaggia violenza esercitata su uomini inermi". L'avvocato di Stensland, Jacob Keller-
man, ha messo in dubbio la credibilità di Exley, facendo notare come egli fosse rinchiuso in un ripostiglio per la maggior parte della mattinata in cui si sono svolti i fatti. In conclusione, però, i giurati hanno creduto a Exley e Kellerman, citando il caso dell'imputato John Brownell, condannato su analoghe imputazioni con la sospensione condizionale della pena, ha chiesto al giudice Fitzhugh di usare clemenza verso il suo cliente. Il giudice non ha ritenuto di dover accettare la raccomandazione. Ha quindi condannato Stensland, che è già stato espulso dal dipartimento, a un anno nel carcere della contea e lo ha affidato alla custodia degli uomini dello sceriffo perché venisse scortato alla colonia penale di Wayside. Mentre veniva condotto via, Stensland ha gridato oscenità contro il sergente Exley. Non è stato possibile raggiungere quest'ultimo per un commento. Servizio speciale del Cavalcade Weekend Magazine Mirror di Los Angeles, 3 luglio DA DUE GENERAZIONI GLI EXLEY AL SERVIZIO DEL PAESE Ciò che colpisce a prima vista in Preston Exley e in suo figlio Edmund è il fatto che essi non parlino come poliziotti, anche se Preston ha prestato servizio nel dipartimento di polizia metropolitana di Los Angeles per quattordici anni e Ed vi è entrato nel 1943, poco prima di essere richiamato sotto le armi e meritarsi la croce di servizio distinto nel teatro d'operazioni del Pacifico. Di fatto, prima che il clan degli Exley emigrasse in America, aveva dato generazioni d'investigatori a Scotland Yard. La vocazione a difendere la legge è innata in famiglia, ma lo è ancora di più il desiderio di progredire e migliorare continuamente. Primo esempio: Preston Exley si è laureato in ingegneria all'Università della California meridionale, studiando di notte e compiendo il suo pericoloso lavoro di pattuglia durante il giorno. Secondo esempio: Thomas Exley, figlio primogenito di Preston, ha ottenuto la votazione più alta della storia dell'accademia di polizia di Los Angeles. Una lapide commemorativa lo ricorda nella sede dell'accademia. Thomas è morto tragicamente, ucciso nell'adempimento del suo dovere, poco dopo essersi diplomato. Un esempio ulteriore: la seconda votazione è quella di Edmund Exley, che si è anche laureato summa cum laude all'Università della California di Los Angeles, a diciannove anni, nel 1941. Insomma, lo dimostrano due
generazioni: gli Exley non parlano come poliziotti perché non sono esattamente dei tipici piedipiatti. Entrambi hanno goduto recentemente dell'attenzione della stampa. Preston, che ha cinquantotto anni, si è associato con Raymond Dieterling, il noto autore di cartoni animati e produttore cinematografico, spesso ospite dei più noti spettacoli televisivi, per realizzare Dream-a-Dreamland, il monumentale parco dei divertimenti la cui costruzione ha avuto inizio sei mesi fa ed è destinata a essere completata, secondo i programmi, a fine aprile del prossimo anno. Exley senior ha debuttato nel campo dell'edilizia dopo essersi dimesso dalla polizia nel 1936, insieme al suo principale collaboratore, il tenente Arthur De Spain. Nella sua spaziosa dimora di Hancock Park, Preston Exley si è intrattenuto con Dick St. Germain, corrispondente del Mirror. "Io avevo una laurea in ingegneria e Art si intendeva di legname" dice. Abbiamo messo assieme i nostri risparmi e abbiamo chiesto dei finanziamenti a certi operatori indipendenti disposti a correre un rischio. Così, abbiamo costituito la Exley Construction: prima abbiamo realizzato delle case a buon mercato, poi altre più impegnative, poi dei palazzi d'uffici, poi la Arroyo Seco Freeway. Abbiamo avuto un successo che non mi sarei mai aspettato. E adesso Dream-a-Dreamland, i sogni più belli di persone realizzati su una superficie di duecento acri. In un certo senso, è un obiettivo difficile da eguagliare." Exley sorride. "Rau Dieterling è un visionario" aggiunge. "Dream-aDreamland darà alla gente l'opportunità di vivere nei tanti mondi che lui ha creato con il cinema e con i cartoni animati. La montagna che ha voluto chiamare 'Il Mondo di Paul' ne è un esempio perfetto. Paul Dieterling, il figlio di Ray, è morto tragicamente, travolto da una valanga, verso la metà degli anni Trenta. Ora esisterà una montanga per rappresentare una testimonianza della sua vita, una montagna che darà gioia alla gente, e non dimentichiamo che una percentuale sugli incassi toccherà alle attività caritatevoli per l'infanzia. Anche questo è un obiettivo difficile da eguagliare." "Ma lei, cercherà di eguagliarlo?" Exley sorride di nuovo. "Ho una proposta da sottoporre al consiglio della contea di Los Angeles e all'Assemblea legislativa dello Stato, la settimana prossima" dice. "Riguarda la creazione di un sistema autostradale in grande scala per la California meridionale, e la realizzazione di una serie di superstrade per i collegamenti cittadini verso sud. Francamente, è un lavoro che voglio fare, e la proposta che ho fatto alla contea dovrebbe essere con-
siderata interessante." "E poi?" Exley sorride e sospira. "E poi ci sono tutti quegli uomini politici che mi tormentano" dice. "Pensano che io sia l'uomo adatto per fare il sindaco, il governatore, il senatore o chissà che altro, anche se io continuo a dire loro che Fletcher Bowron, Dick Nixon e Earl Warren sono miei amici personali." "Esclude un impegno nella politica, allora?" "Non escludo niente" risponde. "Porre preclusioni è contrario alla mia natura." Come hanno scoperto i nostri reporter, suo figlio Edmund, attualmente sergente investigativo della divisione di Hollywood della polizia cittadina, la pensa allo stesso modo. Giunto recentemente all'onore delle cronache per aver testimoniato nel processo relativo ai fatti dello scandalo del "Natale di sangue", Ed Exley ha grandi prospettive di fronte a sé, anche se intende dedicarsi esclusivamente alla carriera nella polizia. Parlando con il nostro corrispondente nella villa di famiglia, sul lago Arrowhead, Exley junior dice: "Non voglio altro che essere un buon investigatore, e occuparmi di casi importanti. Mio padre ha avuto il caso Atherton (ndr: si riferisce all'assassino che nel 1934 confessò l'uccisione di sei bambini, tra cui il piccolo divo Wee Willie Wennerholm) e vorrei vedermi affidare solo casi del genere. Essere al posto giusto nel momento giusto è importante, e io sento profondamente il bisogno di risolvere i problemi e portare ordine là dove regna il caos. Credo che sia questa la spinta giusta che un investigatore deve sentire". Exley, certamente, era al posto giusto al momento giusto nell'autunno del 1943, quando, unico superstite di un attacco alla baionetta contro il suo plotone, ha espugnato da solo tre trincee presidiate dalla fanteria giapponese. Era al posto giusto nel momento giusto per gli interessi della giustizia quando ha coraggiosamente testimoniato contro i colleghi coinvolti in un grosso scandalo per gravi accuse di violenze. Dei due episodi, Exley dice: "Rappresentano il passato: io adesso penso solo al futuro. Mi sto facendo una solida esperienza lavorando alla squadra investigativa di Hollywood, e passo delle serate intere con mio padre e Art De Spain a sostenere finti interrogatori, per perfezionare la mia tecnica. Mio padre vuole il mondo intero, io voglio solo quanto questo dipartimento di polizia mi può offrire". Preston Exley e Ed Exley hanno perso il figlio e fratello Thomas, e la moglie e madre Marguerite (nata Tibbetts), la matriarca del clan, che è
morta di cancro sei anni fa. Sentono questa perdita nella loro vita di tutti i giorni? "Oh Dio, sì, tutti i giorni" dice Preston. "Sono entrambi insostituibili." Sull'argomento, Edmund è più riflessivo. "Thomas era Thomas" dice. "Avevo diciassette anni quando è morto e non credo di averlo conosciuto davvero bene. Mia madre era un'altra cosa. La ricordo bene: era gentile, forte, coraggiosa, e attorno a lei c'era un non so che di triste. Sento molto la sua mancanza e credo che la donna che sposerò dovrà essere come lei, forse solo un po' meno austera." Due generazioni per il profilo di questa settimana: due uomini che raggiungono la meta che si prefiggono e contemporaneamente servono il loro paese. Titolo del Times di Los Angeles, 9 luglio LOEW ANNUNCIA LA SUA CANDIDATURA ALLA CARICA DI PROCURATORE DISTRETTUALE Titolo dell'Herald Express di Los Angeles pagina mondana - 12 settembre: DIVI DI HOLLYWOOD E PRINCIPI DEL FORO ALLE NOZZE LOEW - MORROW Estratto dal Times di Los Angeles, 7 novembre MCPHERSON E LOEW CANDIDATI ALL'ELEZIONE A PROCURATORE DISTRETTUALE: SI AFFRONTERANNO ALLE ELEZIONI DI PRIMAVERA William McPherson, che aspira a essere eletto per la quarta volta alla carica di procuratore distrettuale della citta di Los Angeles, dovrà affrontare il brillante sostituto Ellis Loew nelle elezioni generali del prossimo marzo: i due colleghi sono risultati in testa con ampio margine su un campo di otto candidati. McPherson, 56 anni, ha avuto il 38% dei voti; Loew 41, il 36%. Il loro rivale meglio piazzato è stato Donald Champman, ex commissario cittadino ai parchi e giardini, con il 14%. Gli altri cinque candidati, tutti considerati degli outsider con scarse probabilità di vittoria, si sono divisi il restante 12% dei voti. McPherson, in una conferenza stampa, s'è augurato che la campagna e-
lettorale si svolga correttamente, facendo notare di essere prima di tutto un pubblico funzionario in carica e solo in seconda istanza un candidato politico. Loew, che ci ha ricevuto a casa con la moglie Joan, ha dichiarato di condividere questi sentimenti, si è detto sicuro della vittoria alle elezioni del prossimo marzo e ha ringraziato gli elettori in genere e la comunità giudiziaria per l'appoggio dimostratogli. 1953 DIPARTIMENTO DI POLIZIA DI LOS ANGELES: RAPPORTO ANNUALE DI SERVIZIO CONSEGNATO IN DATA 3 GENNAIO 1953 DAL TENENTE DUDLEY SMITH RISERVATO COPIE ALLE DIVISIONI AMMINISTRATIVA E DEL PERSONALE 2 gennaio 1953 RAPPORTO ANNUALE DI SERVIZIO PERIODO: 4 marzo 1952 / 31 dicembre 1952 OGGETTO: White, Wendell A., Matr. 916 GRADO: agente investigativo (parm. 4) DIVISIONE: ufficio investigativo (reparto sorveglianza aggregato alla squadra Omicidi) UFFICIALE RESPONSABILE: ten. Dudley Smith, matr. 410 Signori. Questo memorandum funge contemporaneamente da rapporto di servizio sull'agente White e da aggiornamento sui primi nove mesi d'attività del reparto sorveglianza. Dei sedici uomini che lavorano al reparto, considero White l'agente migliore. A tutt'oggi si è dimostrato sempre scrupoloso e si è sottoposto senza proteste a lunghi turni di servizio. Non risultano assenze o ritardi, anche se gli è spesso capitato di dover lavorare due settimane di seguito per diciotto ore al giorno. White è stato trasferito alla sorveglianza in seguito alle sfortunate circostanze dello scandalo del Natale dell'anno scorso e il vicecapo Green, riferendosi alle quattro accuse di abuso di forza depositate contro di lui, aveva espresso le proprie riserve in merito (temendo, in particolare, che la
supposta propensione di White alla violenza e la natura potenzialmente violenta dell'incarico avrebbero costituito una combinazione disastrosa). I suoi timori non si sono avverati e personalmente non ho esitazione ad assegnare all'agente White la valutazione di "A" in tutte le categorie. Egli ha spesso dimostrato spettacolari doti di coraggio e determinazione: a titolo d'esempio vorrei citare alcuni episodi in cui il suo impegno è andato ben oltre quanto richiesto dal dovere. 1. 8 maggio 1952. Nel corso di una rapina a un negozio di alcolici, l'agente White (che è affetto dai postumi di vecchi incidenti sportivi) ha inseguito per mezzo miglio un sospetto armato in fuga. L'uomo ha fatto ripetutamente fuoco contro di lui, ma l'agente non ha risposto per timore di colpire civili innocenti. Poi il fuggitivo ha preso una donna in ostaggio, puntandole una pistola alla testa, costringendo gli agenti, che s'erano uniti all'agente White, a fermarsi. L'agente White, mentre i colleghi cercavano di calmare il sospetto, si è portato in una via laterale e al rifiuto di liberare l'ostaggio ha fatto fuoco, freddando l'uomo appena in tempo. La donna è rimasta incolume. 2. Numerosi esempi. Una delle funzioni chiave del reparto sorveglianza è quella di contattare i detenuti in libertà vigilata al loro arrivo a Los Angeles e convincerli della inopportunità di commettere crimini violenti nella nostra città. Questo incarico richiede una notevole presenza fisica e l'agente White, per dirlo con franchezza, ha svolto un ruolo fondamentale nell'impressionare parecchi criminali incalliti, riducendoli a docili exdetenuti. Ha passato molto del suo tempo libero fuori servizio a pedinare ex-detenuti noti per le loro tendenze violente e gli va interamente accreditato l'arresto di Johnny "Big Dog" Cassese, già condannato due volte per violenza carnale e rapina a mano armata. Il 20 luglio 1952, White, mentre provvedeva alla sorveglianza di Cassese, che si trovava in un locale pubblico, lo coglieva in flagrante nel tentativo di indurre una minorenne alla prostituzione: in seguito al tentativo dell'ex-detenuto di far resistenza all'arresto, era costretto a ricorrere a mezzi coercitivi. In seguito, insieme a due altri colleghi della sorveglianza (sergente Michael Breuning e agente R.J. Carlisle), sottoponeva a interrogatorio il fermato in merito alle sue attività dopo il rilascio. Cassese confessava di aver violentato e assassinato tre donne (cfr. rapporto di arresto della squadra Omicidi n. 168-A, del 22 luglio 1952). Cassese è stato poi processato, condannato e giustiziato a San
Quentin. 3. 18 ottobre 1952. L'agente White, mentre provvedeva alla sorveglianza dell'ex-detenuto in libertà vigilata Percy Haskins, lo osservava confabulare con noti elementi criminali: Robert Mackey e Karl Carter Goff. Tutti costoro avevano cospicui precedenti per rapina a mano armata, per cui White formulava l'ipotesi che intendessero perpetrare un crimine e si comportava di conseguenza. Seguiva non visto Haskins, Mackey e Goff fino a un supermercato in S. Berendo 1683. I tre tentavano di rapinare l'esercizio e White li dichiarava in arresto. Al loro rifiuto di consegnare le armi, faceva fuoco, uccidendo Goff e infliggendo a Mackey numerose ferite. Haskins si arrendeva. Mackey, in seguito, è morto per le ferite ricevute e Haskins è stato riconosciuto colpevole recidivo di rapina a mano armata e condannato all'ergastolo. In definitiva, l'agente White si è comportato in modo esemplare e ha contribuito in larga misura al notevole successo del primo anno d'attività del reparto sorveglianza. Personalmente, sarò restituito al mio normale incarico alla Omicidi il prossimo 15 marzo e sarei lieto se venisse assegnato alla mia squadra come agente investigativo a pieno titolo. A mio avviso, ha tutte le caretteristiche di un buon investigatore. Con osservanza, Dudley L. Smith, Matr. 410, tenente, divisione Omicidi DIPARTIMENTO DI POLIZIA DI LOS ANGELES: RAPPORTO ANNUALE DI SERVIZIO CONSEGNATO IN DATA 6 GENNAIO 1953 DAL CAPITANO RUSSELL MILLARD RISERVATO COPIE ALLA DIVISIONE AMMINISTRATIVA E DEL PERSONALE 6 gennaio 1953 RAPPORTO ANNUALE DI SERVIZIO PERIODO: 13 aprile 1952 / 31 dicembre 1952
OGGETTO: Vincennes, Jack, matr. 2302 GRADO: sergente investigativo (parm. 5) DIVISIONE: ufficio investigativo (squadra Buoncostume) UFFICIALE RESPONSABILE: cap. Russell Millard, Matr. 5009 Signori, una valutazione generale di "D+" per il sergente Vincennes, con qualche commento. A. Essendo astemio, il sergente Vincennes è adattissimo alle operazioni riguardanti violazioni alle norme sullo spaccio di alcolici. B. Vincennes ha la tendenza ad andare oltre ai limiti del suo incarico per quanto riguarda i narcotici: insiste per eseguire arresti per detenzione quando si rinvengono droghe sulla scena di crimini di pertinenza della Buoncostume. C. I miei timori che Vincennes potesse trascurare i suoi doveri alla squadra per prestare assistenza al mentore nell'ufficio ten. Dudley Smith non si sono avverati. Ciò va a suo credito. D. Nei suoi confronti non esiste un particolare risentimento per il fatto che ha prestato testimonianza sulla faccenda delle aggressioni di Natale, perché ha perso il suo incarico, largamente pubblicizzato, alla Narcotici e nessuno degli agenti su cui ha fornito specifiche informazioni ha subito conseguenze penali. E. Vincennes mi assilla continuamente per essere ritrasferito alla Narcotici. Non darò il mio benestare fin quando non si sarà accreditato di un caso importante alla Buoncostume secondo la prassi da tempo vigente nella squadra. Vincennes ha fatto esercitare delle pressioni in merito su di me dal sostituto procuratore Ellis Loew e io ha rifiutato. Continuerò a rifiutare anche nel caso che Loew venga eletto procuratore distrettuale. F. Corre voce che Vincennes fornisca informazioni riservate interdipartimentali al foglio scandalistico Hush-Hush. L'ho diffidato dal farlo: una sola parola e avrò la tua testa. G. In conclusione, Vincennes si è rivelato un agente della Buoncostume abbastanza adeguato. L'assiduità sul lavoro è buona, i rapporti ben scritti (e, sospetto, un po' gonfiati). È troppo conosciuto per infiltrarsi nell'ambiente degli allibratori; è idoneo all'attività antiprostituzione. Probabilmente la squadra darà inizio nelle prossime settimane a una grossa operazione contro la pornografia e Vincennes avrà occasione di dimostrare le proprie
capacità (e guadagnarsi i titoli per il trasferimento). Confermerò la valutazione generale di "D+". Con osservanza, Russell A. Millard, Matr. 5009, Ufficiale comandante, squadra Buoncostume DIPARTIMENTO DI POLIZIA DI LOS ANGELES: RAPPORTO ANNUALE DI SERVIZIO CONSEGNATO IN DATA 11 GENNAIO 1953 DAL TENENTE ARNOLD REDDIN, COMANDANTE SQUADRA INVESTIGATIVA, DIVISIONE DI HOLLYWOOD RISERVATO COPIE ALLE DIVISIONI AMMINISTRATIVA E DEL PERSONALE 11 gennaio 1953 rapporto annuale di servizio PERIODO: 19 marzo 1956 / 31 dicembre 1952 OGGETTO: Exley, Edmund J., Matr. 1104 GRADO: sergente investigativo (parm. 5) DIVISIONE: investigativa (squadra di Hollywood) UFFICIALE RESPONSABILE: ten. Arnold D. Reddin, Matr. 556 Signori, a proposito del sergente Exley: L'agente è evidentemente dotato per svolgere le indagini. È meticoloso, intelligente, sembra non avere una vita personale e lavora senza limiti d'orario. Ha solo trent'anni e in nove mesi d'incarico ha realizzato un brillante curriculum di arresti eseguiti, con una percentuale del 95% di condanne sui casi risolti (per lo più delitti contro la proprietà). I suoi rapporti sono accurati e concisi. Exley lavora meglio in proprio che in collaborazione con altri, per cui gli ho permesso di interrogare i fermati da solo. Si è rivelato di un'abilità senza pari negli interrogatori e ha ottenuto quelle che a mio avviso sono confessioni miracolose (senza ricorrere alla forza fisica). Niente da eccepire:
la valutazione generale che gli assegno è un solido "A". Purtroppo, il sergente è largamente inviso ai colleghi, per aver fornito informazioni sui noti incidenti natalizi: lo si disprezza per aver ottenuto in cambio l'incarico all'ufficio (sembra di dominio comune la nozione che il trasferimento sia stato una ricompensa per la delazione). Inoltre, Exley non è propenso all'uso della forza sui sospetti e la maggior parte degli uomini lo considera un codardo. Exley ha passato l'esame di tenente con dei voti molto alti e presto probabilmente si renderà libero un posto di comando per lui. Personalmente lo considero troppo giovane e troppo inesperto per il ruolo di tenente investigativo e ritengo che una simile promozione susciterebbe molto risentimento. Sarebbe un ufficiale comandante davvero poco popolare. Con osservanza, Ten. Arnold Reddin, Matr. 556 Estratto del Daily News di Los Angeles, 9 febbraio È UFFICIALE: A EXLEY, IL RE DELLE COSTRUZIONI, L'APPALTO DEI COLLEGAMENTI AUTOSTRADALI CON IL SUD Oggi, la commissione autostrade delle Tre Contee ha annunciato che a Preston Exley, ex strillone di giornali a San Francisco, ex poliziotto di Los Angeles, è stata affidata la costruzione del sistema di superstrade che unirà Hollywood al centro di Los Angeles, il centro a San Pedro, Pomona e San Bernardino e la South Bay alla San Fernando Valley. I particolari saranno comunicati in seguito, ha dichiarato per telefono Exley al News, che terrà domani una conferenza stampa televisiva a cui saranno presenti anche i rappresentanti del corpo legislativo dello Stato e della commissione. Hush-Hush, febbraio 1953 È IN COMPAGNIA DI UNA BELLA NEGRETTA CHE IL P.D. DI L.A. SI RILASSA DALLE FATICHE DELLA CAMPAGNA ELETTORALE di Sydney Hudgens
A Bill McPherson, procuratore distrettuale di Los Angeles, piacciono con le gambe lunghe, ben tornite, tanto vivaci e molto, molto abbronzate! Dalla Sugar Hill di Harlem alla Darktown di L.A., questo signore di cinquantasette anni, sposato e padre di due figlie adolescenti, è noto come uno spendaccione, uno a cui non dispiace spargere ai quattro venti i bei verdoni che ha messo da parte in una lunga carriera, nei localini neri dove le bibite sono abbondanti, il jazz è freddo, il fumo che ristagna per aria sa di spinelli e i rapporti interrazziali fioriscono al ritmo tribale e pulsante di un malinconico sax tenore. Avete capito, furboni? McPherson, che è impegnato nella campagna per la rielezione, e deve difendere la sua carica politica con le unghie e coi denti contro Ellis Loew, l'asso dei persecutori del crimine, ha bisogno di rilassarsi. Che cosa fa? Va a giocare a biliardo al serissimo Jonathan Club? No di certo. Porta la famiglia da Mike Lyman o al Pacific Dining Car? No. E dove va, allora? Ma in giro per i locali di Darktown, è ovvio. C'è un gran movimento a sud della Jefferson, ragazzi. È tutto un altro mondo. Basta farsi ondulare i capelli, infilarsi in un lucidissimo completo rosso porpora e via, in viaggio. Il procuratore McPherson fa appunto così, tutti i giovedì sera. I fatti, innanzitutto. Marion McPherson, sofferente e negletta "donna di casa" del nostro Darktown Bill, crede che il detto Billy passi i giovedì sera ad ammirare i pesi gallo messicani che se le danno di santa ragione all'Olimpyc Auditorium. Sbagliato: quel birichino il giovedì è tutto per l'amour, non per la violenza fisica. Fatto numero uno: Bill McPherson è un assiduo frequentatore della Casbah di Minnie Roberts, un locale di colore non proprio per bene, ma senz'altro il più lussuoso dei quartieri meridionali. Chiamatela pure un'insinuazione, furboni, ma abbiamo sentito dire che gli piace particolarmente farsi fare il bagnoschiuma da due cospicue signorine di origine congolese. Fatto numero due: McPherson è stato notato alla Tommy Turcker's Playroom mentre ascoltava Charlie "Bird" Parker, noto drogato, ed era visibilmente all'ottavo cielo, altro che al settimo, grazie al potente Plantation Punch della Playroom. La sua accompagnatrice di quella sera era Lynette Brown, diciotto anni, una bruna delizia che alla sua età ha già sulle spalle due arresti per detenzione di marijuana. Lynette ha dichiarato a un giornalista di Hush-Hush in missione segreta: «A Billy piace il nero. Dice che una volta assaggiato il nero, non si deve più tornare indietro. S'intende di
jazz e preferisce i lenti. È davvero sposato? Ed è davvero il procuratore distrettuale?» Certo che lo è, carina! Ma fino a quando? Ci sono parecchi giovedì tra oggi e il giorno delle elezioni e riuscirà Bad Be-bop Billy a tenere sotto controllo i suoi desideri più... oscuri fino ad allora? Ricordatevelo bene, cari lettori. Siete sempre i primi a sapere le cose: di prima mano, garantite al cento per cento e in via molto, ma molto confidenziale. Estratto dall'Herald Express di Los Angeles, 1 marzo LIBERO TRA POCHI GIORNI IL POLIZIOTTO DEL NATALE DI SANGUE Il prossimo 2 aprile, Richard Alex Stensland lascerà la colonia penale di Wayside dopo aver scontato interamente la pena. Condannato lo scorso anno per quattro imputazioni di aggressione relative agli episodi del "Natale di sangue" del 1951, è adesso un ex poliziotto dall'incerto futuro. L'ex collega di Stensland, agente Wendell White, ha dichiarato all'Herald quanto segue: "Quella... faccenda del Natale ha colpito a caso. C'ero anch'io e avrei potuto benissimo andarci di mezzo. È toccata a Dick. È stato lui a fare di me un buon poliziotto. Gliene sono grato e sono anche... fuori di me per quello che gli è capitato. Personalmente mi considero ancora amico di Dick e sono certo che ha ancora molti altri amici nel dipartimento". Anche tra la popolazione civile, evidentemente. Stensland ha dichiarato a un nostro reporter che dopo il rilascio andrà a lavorare per Abraham Teitlebaum, proprietario dell'Abe's Noshery, un noto negozio di gastronomia di West Los Angeles. Quando gli è stato chiesto se porta del rancore a qualcuno per averlo fatto finire in galera, Stensland ha risposto: "Solo a una persona. Ma rispetto troppo la legge per fare qualcosa in proposito". Daily News di Los Angeles, 6 marzo UNO SCANDALO SCONVOLGE OGNI PREVISIONE ALLE ELEZIONI ALLA CARICA DI P.D. Sembra dovesse risolversi in un confronto diretto: il procuratore distrettuale in carica William McPherson contro il sostituto procuratore Ellis Loew. In palio, la direzione per i prossimi quattro anni della lotta contro il
crimine nella nostra città. Entrambi i candidati avevano condotto la propria campagna sui programmi: come sfruttare al meglio la quota del bilancio municipale destinata all'attività giudiziaria. Entrambi, ovviamente, avevano dichiarato che avrebbero lottato contro la malavita con la massima energia. Gli ambienti giudiziari, nel complesso, consideravano McPherson un po' morbido e troppo garantista e avevano spostato il loro appoggio su Loew. Le organizzazioni sindacali sostenevano invece il titolare. McPherson aveva sottolineato i successi conseguiti e dato risalto alla sua personalità esuberante: Loew s'era atteggiato a giovane crociato tutto energia e risolutezza, senza riuscire però troppo convincente: a molti era sembrato teatrale e avido di voti. È stata comunque una lotta tra gentiluomini, fino all'arrivo in edicola del numero febbraio di Hush-Hush. La gente, in genere, prende Hush-Hush e gli altri fogli scandalistici con beneficio d'inventario, ma era tempo di elezioni. Un articolo asseriva che il P.D. McPherson, che è felicemente sposato da ventisei anni, era solito intrattenersi con giovani donne di colore. Il procuratore ha ignorato l'articolo, che era illustrato con una sua foto in compagnia di una ragazza nera, scattata in un night club. La signora McPherson no: ha chiesto il divorzio. Ellis Loew non ha fatto mai cenno alla questione, ma McPherson cominciava a perdere terreno nei sondaggi. Poi, tre giorni prima del voto, gli agenti dello sceriffo compivano un'irruzione al Lilac View Motel, sulla Strip di Sunset Boulevard, su segnalazione di un informatore anonimo, che aveva comunicato per telefono che nella camera n. 9 era in corso un'attività illegale. Gli occupanti della camera risultavano essere il procuratore McPherson e una prostituta nera di quattordici anni. Gli agenti arrestavano McPherson sotto l'imputazione di violenza carnale presunta e raccoglievano la deposizione di Marvell Wilkins, minorenne, già arrestata due volte per adescamento. La ragazza dichiarava che McPherson l'aveva raccolta in South Western Avenue, le aveva offerto venti dollari per un'ora del suo tempo e l'aveva accompagnata in auto al Lilac View. McPherson sosteneva d'essere stato colpito da amnesia: ricordava d'aver bevuto parecchi Martini nel corso di una cena con i suoi sostenitori al ristorante Pacific Dining Car e d'essere poi salito sulla propria auto. Dopo di che non ricordava più niente. Il resto è storia: giornalisti e fotografi sono arrivati al Lilac View Motel poco dopo gli uomini dello sceriffo, McPherson è finito sulla prima pagina dei giornali e martedì Ellis Loew è stato eletto procuratore distrettuale della città con una valanga di voti.
Evidentemente c'è qualcosa di marcio. La stampa scandalistica non dovrebbe poter esercitare tanta influenza sulle competizioni elettorali, anche se noi del Daily News, sostenitori dichiarati di McPherson, non intendiamo affatto mettere in dubbio il suo diritto a render pubblico tutto il marcio che desidera. Abbiamo cercato di metterci in contatto con Marvell Wilkins, ma la ragazza, una volta messa in libertà, sembra essersi volatilizzata. Senza accusare nessuno, il Daily News chiede al procuratore eletto Loew di aprire subito sull'episodio un'indagine, non foss'altro che per assumere il nuovo ufficio senza il peso di nessun'ombra di sospetto che possa essergli di pregiudizio. Parte seconda Massacro al Nite Owl 14 Tutta la sala agenti solo per lui. Al piano di sotto c'era una festa d'addio per qualcuno che andava in pensione: non l'avevano invitato. C'era il riassunto settimanale da leggere, riassumere e affiggere all'albo: non ci aveva pensato nessuno, sapevano che lo faceva meglio lui. I giornali non parlavano d'altro che dell'inaugurazione di Dream-a-Dreamland; i colleghi non la smettevano di fargli il verso di Moochie Mouse: che noia. Alla festa suonava Spade Cooley; nell'atrio aveva visto quel pervertito di Deuce Perkins. Mezzanotte: dormire era fuori questione. Ed continuava a leggere e a battere a macchina. 9/4/53: un ladro travestito aveva visitato quattro negozi sull'Hollywood Boulevard: due commessi fuori combattimento con una mossa di judo. 10/4/53: una maschera del Grauman's Chinese pugnalata a morte da due bianchi: gli aveva detto di spegnere le sigarette. Nessun arresto, finora; il tenente Reddin aveva detto che lui non aveva abbastanza esperienza per un omicidio e non gli aveva dato il caso. 11/4/53: una quantità di rapporti: nelle ultime settimane un gruppo di ragazzi neri con una macchina erano stati visti più volte esplodere a vuoto dei colpi d'arma da fuoco sulle colline del Griffith Park. Non ancora identificati; l'auto era una Mercury coupé rosso scuro modello, '48-50. 11/4-13/4/53: cinque effrazioni a scopo di furto, di giorno, in case private a nord del Boulevard, asportata gioielleria. Il caso non era stato ancora assegnato; Ed prese nota: farselo dare, in un modo o nell'altro; prendere le impronte prima che le vie d'accesso fossero de-
finitivamente pasticciate. Era il 14, poteva ancora farcela. Ecco, finito. La sala agenti vuota non gli dispiaceva: nessuno che l'odiasse, un grande spazio pieno di scrivanie e di schedari. I formulari ufficiali alle pareti: moduli in bianco da riempire quando si eseguiva un arresto o si faceva confessare qualcuno. Le confessioni potevano essere insignificanti, niente più che un'ammissione di colpa. Ma se si lavorava il sospetto al punto giusto, con la giusta combinazione di blandizie e minacce, allora lui poteva dirti delle cosette che nell'insieme rafforzavano il caso, che ti fornivano quel tanto d'informazioni grazie a cui incastrare il sospetto successivo. Art De Spain e suo padre gli avevano insegnato come far scoccare quelle scintille. Avevano degli interi scatoloni di vecchie trascrizioni stenografiche: rapinatori, violentatori, delinquenti di tutte le risme che a loro avevano confessato. Art non era del tutto alieno all'uso della violenza, ma ricorreva più alle minacce che all'atto in sé; Preston Exley non colpiva quasi mai: per lui, picchiare significava che il criminale aveva sconfitto il poliziotto, creando una situazione di disordine. Gli leggevano le risposte in forma abbreviata e gli facevano indovinare le domande; gli davano, insomma, una prima passata d'esperienza criminale, una base sulla quale costruire. Gli insegnavano che tutti gli uomini hanno delle debolezze che riescono ad accettare, perché gli altri le conoscono e le accettano, e altre che invece rappresentano la loro vergogna segreta, qualcosa da nascondere a tutti tranne che a un confessore davvero esperto. Rafforzavano una tendenza che in lui era già innata: quella di puntare direttamente alla giugulare della debolezza, di non azzannare altro che lì. Aveva raggiunto dei risultati talmente brillanti che certe volte non poteva sopportare la vista di se stesso allo specchio. Quelle sessioni duravano fino a tardi: erano due vedovi e un giovanotto senza una donna. Art era affascinato dai casi d'omicidio multiplo: aveva fatto ripercorrere più volte a suo padre il caso Loren Atherton: momenti d'orrore, testimonianze dirette. Preston gli aveva sottoposto parecchie teorie psicologiche, con riluttanza; in fondo, avrebbe voluto che il suo caso glorioso restasse sigillato, intatto, nella sua memoria. I vecchi casi di Art erano stati passati al vaglio con cura, e lui aveva raccolto il frutto dello sforzo di tre menti affilate: una pioggia di confessioni, il 95% di condanne. Ma fino a quel momento la sua ansia di conoscere davvero il crimine non era stata saziata: non aveva neanche avuto un oggetto su cui misurarsi. Ed scese a pianterreno e uscì nel parcheggio: cominciava a avere sonno. Un "quack, quack" alle sue spalle; delle mani che lo afferravano e lo face-
vano girare su se stesso. Un uomo con una maschera da carnevale: Danny Duck. Un pugno gli fece saltare gli occhiali; un colpo alla milza lo abbatté a terra. Sentì che lo stavano prendendo a calci nelle costole. Si rattrappì su se stesso; ricevette un paio di calci in faccia. Poi, il lampo di un flash. Due uomini che se ne andavano, uno ridendo, l'altro facendo "quack quack". Due identificazioni facili facili: i ragli di Dick Stensland, l'andatura da atleta zoppicante di Bud White. Ed sputò per terra una boccata di sangue e giurò che gliel'avrebbe fatta pagare. 15 Russ Millard si rivolgeva alla squadra numero 4. Argomento: la pornografia. «Pubblicazioni zeppe di fotografie oscene, signori. Ne abbiamo trovata una quantità, sulle scene di altri crimini di cui ci siamo occupati: narcotici, gioco d'azzardo, prostituzione. Normalmente, è roba fatta in Messico, fuori della nostra giurisdizione. Normalmente è un'attività collaterale tipica della malavita organizzata: le grandi bande hanno i soldi per la produzione e la stampa e i contatti giusti per organizzare la distribuzione. Ma Jack Dragna è stato espulso dal paese, Mickey Cohen è in prigione, e comunque mi sembra troppo puritano per la faccenda, e Mo Jahelka da solo non è in grado di combinare nulla. Le foto per uomini soli non sono nello stile di Jack Whalen, che in sostanza è un giocatore che vuole metter le mani su un grosso locale a Vegas. E la roba che è saltata fuori è troppo di buona qualità per le solite tipografie clandestine di L.A.: la squadra di Newton Street ha fatto il giro completo e sono pulite; non hanno gli impianti per buttar fuori prodotti di questo livello. Ciò non toglie che gli sfondi delle foto fanno pensare a roba fatta in città: da certe finestre si vede qualcosa di simile alle Hollywood Hills e l'arredamento, in parecchi casi, è quello tipico degli appartamenti economici qui di Los Angeles. Per cui, il nostro compito è quello di risalire alla fonte di queste schifezze e arrestare chi ha posato per le foto e chi ha realizzato e distribuito le pubblicazioni.» Jack grugnì: il grande colpo delle riviste oscene del 1953. Gli altri uomini sembravano ansiosi di prender visione del materiale: forse per dare qualche idea alle loro mogli. Millard aprì un flacone di digitale. «I ragazzi di Newton Street hanno già interrogato i fermati della retata. Hanno negato tutti di aver visto questa roba. Nessuno sa dove è stata stampata. Abbiamo
fatto girare le foto in tutte le squadre e all'Investigativa, e quanto a identificazioni dei soggetti, finora zero. Per cui, signori, pensateci voi.» Henderson e Kifka alzarono la mano. Stathis sembrava sprizzare buona volontà. Millard fece passare i fascicoli in giro. «Vincennes, c'è qualche altro posto dove vorrebbe essere?» «Sì, capitano. La Narcotici.» «Oh. Qualche altro?» «Forse a occuparmi delle puttane, con la squadra due.» «Faccia un caso importante, sergente. Sarei contento anch'io di non averla più qua.» Oh, ah, ollallà; tre agenti che facevano di no con il capo. Jack prese in mano le riviste. Sette fascicoli, carta patinata di buona qualità, copertine nere. Sedici pagine ciascuna: fotografie a colori e in bianco e nero. Due riviste erano stracciate in due pezzi; immagini esplicite di uomini e donne, uomini e uomini, ragazze e ragazze. Qualche primo piano: rapporti normali, omosessuali, aggeggi vari. L'insegna di Hollywood in lontananza fuori dalle finestre. In genere i coiti avevano luogo su normali divani letto, in ambienti abbastanza comuni: le solite pareti intonacate, su un tavolo uno di quegli scaldavivande elettrici presenti in tutti gli appartamenti ammobiliati di Los Angeles. Tutto abbastanza comune, ma i modelli non erano i soliti drogati con gli occhi lucidi, ma giovani di bell'aspetto, ben messi, nudi e in costume: gonne elisabettiane, kimono giapponesi: Jack sfogliò una delle riviste strappate in due. Tombola, ecco una faccia che conosceva: Bobby Inge, prostituto maschio, uno che una volta aveva arrestato per detenzione di marijuana, che inculava un tipo con un corsetto di stecche di balena. «Qualche faccia familiare, Vincennes?» Forse era la volta buona. «Niente, capitano. Ma, mi dica, questi affari da dove saltano fuori?» «Sono stati trovati in un bidone della spazzatura dietro una casa d'appartamenti ammobiliati di Beverly Hills. La gerente, una donna anziana, una certa Loretta Downey, ha chiamato la polizia di Beverly Hills, che ha chiamato noi.» «Ha l'indirizzo?» Millard consultò un verbale. «Charleville 9849. Perché?» «Pensavo solo che avrei potuto occuparmi io di questo aspetto. Ho dei buoni contatti a Beverly Hills.» «Be', in fondo la chiamano Bidone... D'accordo, vada a Beverly Hills.
Henderson, tu e Kifka localizzate i tipi arrestati nelle occasioni in cui abbiamo trovato la roba e cercate di farvi dire, una buona volta, dove l'hanno presa. Tra un minuto vi farò avere le veline dei verbali. Spiegategli che se parlano non ci saranno accuse di nessun genere. Stathis, prendi queste schifezze e fa' il giro delle agenzie di costumi a nolo: vedi se puoi controllare i loro cataloghi, scopri chi ha affittato i costumi che gli... interpreti indossano. Proviamo in questo modo, prima: se dobbiamo far passare tutte le segnaletiche perdiamo una settimana. In libertà, signori. Muoversi, Vincennes. E non sbagli strada: questa è la Buoncostume, non la Narcotici.» Jack se ne andò in fretta. L'archivio, la pratica di Bobby Inge, il suo punto di partenza. Programma: andare a Beverly Hills, parlare con la vecchia, vedere che cosa riusciva a scoprire e mettere insieme una pista che lo avrebbe condotto a quello che sapeva di già, cioè che Bobby Inge era colpevole di complicità nella diffusione di materiale osceno: un reato grave. Bobby avrebbe denunciato senz'altro gli altri divi dello spettacolo e i tipi che avevano scattato le foto: un caso importante risolto, via libera al trasferimento. Era una giornata fredda, ventosa: Jack prese l'Olympic verso ovest. Accese la radio: un notiziario parlava dei tagli proposti da Ellis Loew al bilancio della Procura. Quando sentì la voce di Ellis, cominciò a girare la manopola della sintonia. Basta pensare a Bill McPherson. Trovò un'allegra musichetta di Broadway, ma continuò a pensarci lo stesso. L'idea di Hush-Hush era stata sua: a McPherson piacevano le ragazzine di colore, a Sid Hudgens piaceva occuparsi di queste cose. Ellis Loew era stato informato e aveva dato la sua approvazione, considerandolo un altro favore a credito. La moglie di McPherson aveva chiesto il divorzio. A Loew bastava così: era passato in testa nei sondaggi. Dudley Smith invece aveva deciso che bisognava fare qualcosa di più decisivo e aveva organizzato la montatura. Era stato facile. Dot Rothstein conosceva una ragazza di colore che si trovava al riformatorio: adescamento. Ogni volta che la ragazza finiva dentro, ci combinava qualcosa. L'aveva fatta uscire: Dud e il più fidato dei suoi scagnozzi, Mike Breuning, avevano provveduto a fissare una camera al Lilac View Motel, il più noto scopatoio di tutta la Strip, in zona della contea, dove il procuratore sarebbe stato soltanto un tizio qualsiasi in più con i pantaloni abbassati. McPherson era andato a cena al Dining Car; Dudley aveva man-
dato Marvell Wilkins, quattordici anni, nera, molto provocante, ad aspettarlo fuori. Breuning aveva preavvertito la stazione di West Hollywood e la stampa. Lui, Big V, aveva fatto scivolare qualche goccia d'idrato di cloralio nell'ultimo Martini di McPherson. Mr. P.D. aveva lasciato il ristorante in stato di netta confusione; aveva guidato la sua Cadillac per poco meno di un miglio, poi s'era accostato al marciapiede verso l'incrocio tra Wilshire e Alvarado ed era partito per il mondo dei sogni. Breuning gli era alle costole con la sua esca: Marvell, in un vestito da cocktail. Aveva preso il volante della Caddy, e aveva scortato Bad Bill e la ragazza al luogo del loro incontro segreto. Il resto era cronaca. A Ellis Loew non avevano detto niente: lui credeva soltanto d'aver avuto fortuna. Dot aveva spedito Marvell a Tijuana, tutte le spese a carico del bilancio del carcere femminile. McPherson aveva perso la moglie e il posto; l'accusa a suo carico non aveva avuto seguito, perché Marvell era irreperibile. Qualcosa scattò all'improvviso nella mente di Big V. Un altro schifoso favore di troppo. Ottobre '47, Dot Rothstein nell'ambulanza: lei sapeva, Dudley probabilmente sapeva anche lui. Se loro sapevano, doveva condurre il gioco in modo che il resto del mondo non sapesse. Che non lo sapesse Karen. Era il suo eroe da più di un anno: in qualche modo, era successo davvero. Aveva smesso di mandar soldi ai ragazzi Scoggins, considerando chiuso il suo debito a quota quarantamila. Gli serviva il contante per fare la corte a Karen: non poteva portarla al Malibu Rendezvous. Joan Morrow Loew continuava a essergli ostile; Welton e la vecchia signora l'avevano accettato con riluttanza e Karen lo amava tanto da fargli quasi male. Lavorare alla Buoncostume era uno schifo: ogni volta che ne aveva modo, si esibiva ancora in azioni antidroga. Ma Sid Hudgens non gli telefonava più così spesso: non era più un agente della Narco. Dopo la storia di McPherson, ne era quasi contento: non sapeva se ce l'avrebbe fatta ancora una volta. Karen continuava a mentire a se stessa: le sue bugie contribuivano a tenere in piedi la sua figura d'eroe. Cancellava dalla sua mente i soldi che aveva in un conto fiduciario, il papà che pagava per tutto, l'università. Era solo un gioco: lui aveva trentotto anni, lei ventitré; lo avrebbe capito presto. Lei avrebbe voluto sposarlo, ma lui aveva resistito: con Ellis Loew come cognato sarebbe stato condannato a fargli da portaborse fino alla morte. E sapeva perché agli occhi di lei continuava a essere un eroe: Karen era l'esempio perfetto di quel pubblico che aveva sempre cercato d'impres-
sionare. Sapeva che cosa lei avrebbe accettato e cosa no. L'amore di lei l'aveva costretto a perfezionare a tal punto la sua interpretazione, che ormai non doveva far altro che essere naturale... e tenere nascosti certi particolari. Un ingorgo del traffico. Jack svoltò a nord sulla Doheny, poi a ovest in Charleville. Il 9849, due piani in stile Tudor, a un isolato dal Wilshire. Jack parcheggiò in seconda fila e controllò le cassette delle lettere. Erano sei. Loretta Downey e cinque altri nomi. Li trascrisse, andò a piedi fino al Wilshire, trovò una cabina del telefono. Chiamò l'archivio del tribunale e comunicò le informazioni: due brevi attese. Niente a carico degli inquilini, solo un rapporto della stradale: Christine Bergeron, la Miss della cassetta delle lettere, quattro multe per guida pericolosa, niente sospensione della patente. Jack si fece dare i particolari dall'impiegato: la donna aveva trentasette anni e la sua occupazione era indicata come attrice e cameriera. Fino al luglio '52 aveva lavorato allo Stan's drive in, a Hollywood. Una deduzione immediata. Le cameriere di drive in di solito non abitano a Beverly Hills, forse Christine Bergeron si dedicava a qualche altra prestazione per incrementare le entrate. Jack tornò al 9849 e bussò alla porta con scritto "Direzione". Una vecchia signora. «Sì, giovanotto?» Jack mostrò il distintivo. «Polizia di Los Angeles, signora. A proposito di quelle pubblicazioni che ha trovato.» La vecchia lo guardò stringendo gli occhi, attraverso due lenti spesse come fondi di bottiglia. «Mio marito si sarebbe fatto giustizia da sé. Il povero Harold non sopportava le oscenità.» «Ha trovato lei quelle riviste, signora Downey?» «No, giovanotto. La mia donna. È stata lei a strapparle e a gettarle tra la spazzatura, dove le ho trovate io. Ho parlato a Eula e ho chiamato la polizia di Beverly Hills.» «E Eula dove le aveva trovate?» «Be' non so se dovrei...» Un cambio d'argomento improvviso. «Mi parli di Christine Bergeron.» «Ah, quella donna! E quel ragazzo... Non so chi è peggio, dei due.» «È un'inquilina difficile, signora?» «Intrattiene uomini a qualsiasi ora. Schettina sul pavimento con quel suo costumino da cameriera, Ha un figlio poco di buono, che non va mai a scuola. Diciassette anni e s'è fatto sorprendere dalla vigilanza a bighellona-
re nei bar.» Jack tirò fuori una segnaletica di Bobby Inge; la vecchia la accostò agli occhiali. «Sì, è uno di quei poco di buono degli amici di Daryl, l'ho visto qui in giro una dozzina di volte. Chi è?» «Signora, la sua Eula ha trovato quelle pubblicazioni oscene nell'appartamento della Bergeron?» «Be'...» «Signora, Christine Bergeron e il ragazzo sono a casa, in questo momento?» «No, li ho sentiti andar via un paio d'ore fa. Ho buone orecchie, per compensare i miei poveri occhi.» «Signora, se mi permette d'entrare nell'appartamento e ci trovo delle altre pubblicazioni oscene, potrebbe aver diritto a una ricompensa.» «Be'...» «Ha le chiavi, signora?» «Naturale che le ho. Sono la direttrice... Bene, le lascerò dare un'occhiata, se mi promette di non toccare niente e mi assicura che non dovrò pagare le tasse sulla ricompensa.» Jack riprese la foto. «Come vuole, signora.» La vecchia salì al piano superiore. Jack le si mise alle costole; lei aprì la porta del terzo appartamento. «Cinque minuti, giovanotto. E non rovini la mobilia: lo stabile appartiene a mio cognato.» Jack entrò nell'appartamento. Un piccolo soggiorno, un pavimento tutto rigato, probabilmente segni di pattini a rotelle. Mobili di qualità, ma consunti e maltenuti. Pareti nude, niente televisore, due fotografie in una cornice su un tavolo appoggiato alla parete: sembravano inquadrature pubblicitarie. Jack andò a controllarle; la vecchia signora Downey gli era sempre alle costole. Una cornice di peltro battuto, due belle facce. Una donna attraente: capelli chiari alla pagetto, occhi falsamente vivaci. Un bel ragazzo che le somigliava molto: biondo, grandi occhi stupidi. «Questi sono Christine e suo figlio?» «Sì. È una bella coppia, devo ammettere. Giovanotto, la ricompensa di cui ha parlato a quanto assomma?» Jack la ignorò e passò in camera da letto: perquisì i cassetti, il ripostiglio, guardò sotto il materasso. Niente materiale porno, niente droga, niente di niente: l'unica cosa che valeva la pena di guardare erano i completi di intimo.
«Giovanotto, i suoi cinque minuti sono finiti. E voglio la garanzia scritta che riceverò quella ricompensa.» Jack si girò sorridente. «Gliela farò avere per posta. E mi servono ancora due o tre minuti per controllare l'agenda del telefono.» «No! Potrebbero tornare da un momento all'altro. Deve andarsene subito.» «Un minuto solo, signora.» «No, no, no! Vada via immediatamente.» Jack si diresse verso la porta. La vecchia disse: «Mi ricorda quel poliziotto in quel programma televisivo così popolare...» «Gli ho insegnato io tutto quello che sa.» Il suo schema avrebbe funzionato. Ne era sicuro. Bob Inge avrebbe fatto i nomi, per non finire dentro. Bastava un'accusa qualsiasi, magari quella di comportamento immorale con il giovane Bergeron. Il ragazzo era minorenne e Bobby era un invertito notorio, con una lista di precedenti per adescamento che non finiva più. Risultato: confessioni, arresti, un mucchio di lavoro per Millard. "Big V distrugge alla grande il racket delle riviste oscene e ritorna in trionfo alla Narco." Su a Hollywood, un'occhiata allo Stan's drive in. Christine Bergeron che volteggiava sugli schettini con il suo vassoio. Una faccia imbronciata, provocante: un'aria abbastanza da puttana, giusto il tipo capace di farsi fotografare con un uccello in bocca. Jack parcheggiò e si lesse il fascicolo di Bobby Inge. Due mandati pendenti del tribunale: violazione al codice della strada, mancata presentazione all'ufficio di vigilanza. Ultimo indirizzo conosciuto: North Hamel 142. West Hollywood, in piena finocchiopoli. Tre noti locali omo a portata di mano: il Leo's Hideway, il Knight in Armor, il B.J.'s Rumpus Room, tutti sul Santa Monica Boulevard, lì a due passi. Jack prese la via di Hamel Drive, con le manette pronte all'uso. Un gruppo di bungalow sulla Strip: giurisdizione della contea. Una cassetta delle lettere: "Inge - n. 8". Jack trovò l'appartamento, bussò, non rispose nessuno. «Ehi, Bobby, tesoro» in falsetto: niente. Una porta chiusa, le tende tirate. Tutto fin troppo tranquillo. Jack tornò all'auto e si diresse a sud. I bar degli invertiti. Inge aveva la sua zona d'operazioni a due passi da casa. Il Leo's Hideway era chiuso fino alle quattro; il Knight in Armor era vuoto. Il barista gorgheggiò un "Bobby chi?" come se non sapesse davvero
di chi si trattava. Jack passò al B.J.'s Rumpus Room. Dentro era tutto moquettato: le pareti, il soffitto, il séparé, il palchetto per l'orchestra. I soliti finocchi al bar, il barista che aveva già fiutato un poliziotto. Jack si accostò e posò le segnaletiche sul banco. Il barman le prese in mano. «Si chiama Bobby qualcosa. Viene piuttosto spesso.» «Quanto spesso?» «Oh, parecchie volte la settimana.» «Di pomeriggio o di sera?» «Sempre.» «Quand'è stato qui l'ultima volta?» «Ieri. In effetti, era più o meno a quest'ora. Lei è...» «Vado ad aspettarlo in uno di quei séparé. Se si fa vedere non gli dica niente. Capito?» «Sì. Ma guardi, mi ha già fatto scappare tutti i clienti.» «Lo detragga dalle tasse.» Il barista ridacchiò. Jack si diresse verso una nicchia accanto al podio. Un buon punto d'osservazione: la porta davanti, quella di dietro, il bar. E al buio, nascosto. Si mise a osservare. I soliti riti di corteggiamento dei culi. Occhiatine, tête-à-tête, poi via dalla porta. Uno specchio sul bar per sbirciarsi l'un l'altro prima di attaccare bottone. Due ore, mezzo pacchetto di sigarette, niente Bobby Inge. Gli brontolava lo stomaco e aveva la gola secca. Le bottiglie sul bar gli sorridevano. Una noia da morire: alle quattro sarebbe passato al Leo's Hideway. Alle 3 e 53 Bobby Inge. Si sedette al banco; il barista gli versò da bere. Jack si avvicinò. Il barista era nervoso: gli tremavano le mani, non gli toglieva gli occhi di dosso. Inge girò su se stesso. Jack disse: «Polizia. Le mani sulla testa.» Inge gli gettò in faccia il contenuto del bicchiere. Il sapore dello scotch;!o scotch che gli bruciava gli occhi. Barcollò, mezzo accecato, inciampò e finì lungo disteso per terra. Cercò di annullare il sapore tossendo, si rialzò, rimise a fuoco la vista. Bobby Inge se n'era già andato. Corse fuori. Niente Bobby sul marciapiede, una berlina che partiva sgommando. La sua macchina era due isolati più in là. Non riusciva nemmeno a sopportare l'odore dell'alcool. Attraversò la strada, diretto verso un distributore di benzina. Andò alla
toilette, gettò la giacca in un bidone dei rifiuti. Si lavò la faccia, insaponò la camicia, cercò di liberarsi in qualche modo dal gusto opprimente dello scotch. Niente. Ingollò l'acqua saponosa che ristagnava nel lavandino e si abbandonò ai conati di vomito. Finalmente in gamba: il cuore che batteva normalmente, le gambe ferme. Si tolse la fondina, l'avvolse in un asciugamano di carta, tornò alla macchina. Vide una cabina del telefono e compose il numero d'istinto. Sid Hudgens rispose. «Hush-Hush. Tutto di prima mano, garantito e confidenziale.» «Sid, sono Vincennes.» «Jackie, sei tornato alla Narco? Ho bisogno di materiale.» «No. Ho una cosa in ballo con la Buoncostume.» «Qualcosa di buono? C'entra qualche celebrità?» «Non so ancora, ma nel caso è tutta tua.» «Mi sembra che ansimi un po', Jackie. Che ti piglia?» Jack tossì: bolle di sapone. «Sid, sto occupandomi di riviste porno. Sai, roba illustrata. Gente che scopa, ma non i soliti tipi sbattuti. È roba ben fatta: m'è venuto in mente che forse ne hai sentito parlare in giro.» «No, niente.» Una risposta troppo rapida, così, senza neanche una battuta. «E di uno che batte, un certo Bobby Inge, o una che si chiama Christine Bergeron, che cosa ne sai? Lei lavora in un drive in, forse fa qualcosa per arrotondare.» «Mai sentiti nominare, Jackie.» «Cazzo. Sid, e sui distributori di materiale porno in genere sai qualcosa?» «Jack, so solo che è un giro segreto su cui non so proprio niente. E sui segreti in genere, vedi, il fatto è che tutti hanno i loro. Anche tu. Jack, ci sentiamo un'altra volta. Telefona, quando hai del lavoro.» Aveva attaccato. Tutti hanno i loro segreti. Anche tu. Se Sid era sempre Sid, la battuta finale era un avvertimento. Quel fottuto giornalista sapeva qualcosa? Jack si diresse allo Stan's drive in, con i finestrini aperti per far passare la puzza di sapone. Nessuna traccia di Christine Bergeron. Di nuovo fino a Charleville 9849. Suonò il campanello dell'appartamento di lei: nessuna risposta, la porta soltanto accostata, una spinta. Una scia d'indumenti sul pavimento del soggiorno. La fotografia in-
corniciata non c'era più. Passò in camera da letto, un po' preoccupato. La sua pistola era in macchina. Armadi e cassetti erano vuoti. Il letto disfatto. In bagno. Pasta dentifricia e Kotex nella doccia. I frammenti di una mensolina di vetro nel lavandino. Se l'era filata, da un momento all'altro. Di nuovo a West Hollywood, in fretta. La porta di Bobby Inge cedette facilmente; Jack entrò con la pistola spianata. Altro appartamento vuoto: un lavoro un po' più accurato. Un soggiorno perfettamente in ordine, il bagno, cassetti vuoti e rovesciati in camera da letto. La pattumiera in cucina era vuota, con un sacchetto di carta nuovo. Jack perquisì tutto: soggiorno, camera, bagno, cucina; guardò sotto i cassetti, rivoltò i tappeti, ispezionò il serbatoio dello sciacquone. Poi ebbe un'illuminazione: i bidoni dell'immondizia, pieni, allineati sui due lati della strada. O lì o niente. Era passata più o meno un'ora e venti minuti da quando s'era lasciato scappare Inge: il bastardo probabilmente non era tornato subito a casa. Doveva essere andato per un certo tempo su e giù per la via, poi aveva parcheggiato l'auto nel vicolo laterale e aveva arrischiato il trasloco. Doveva aver capito che lui lo cercava per i due vecchi mandati o per le foto porno: sapeva che la situazione si stava scaldando e non poteva farsi trovare con del materiale osceno in casa. Non avrebbe neanche corso il rischio di caricarlo in macchina: le probabilità di una perquisizione erano troppo forti. Lo scarico o i bidoni delle immondizie. Chissà, forse Bidone Jack aveva un'altra possibilità d'identificare qualcuno. Traversò la strada e si mise a rovesciare bidoni, tra le risatine dei bambini che lo stavano a guardare. Uno, due, tre, quattro, cinque: ancora due prima dell'angolo. L'ultimo era senza coperchio: ne sporgevano dei fascicoli di carta patinata nera. Eccole lì. Tre riviste porno proprio in cima. Le afferrò, tornò all'auto, cominciò a sfogliarle, mentre i ragazzini gli facevano delle smorfie dal finestrino. Gli stessi sfondi di Hollywood, Bobby Inge con vari ragazzi e ragazze, delle belle sconosciute che scopavano. Verso la metà della terza rivista, cominciava a far caldo davvero.
Un'orgia, un'ammucchiata. Invertiti in catena. Una dozzina di persone congiunte l'una all'altra su un pavimento con un tappeto folto, una specie di trapunta. Corpi smembrati, braccia e gambe che grondavano un liquido rosso. Guardò meglio: era inchiostro tipografico. Le foto erano ritoccate: dei montaggi, il finto sangue colava in piccole volute artistiche. Jack cercò d'identificare qualcuno, ma tanta oscena perfezione lo distraeva: erano soltanto corpi nudi grondanti inchiostro, nessun volto riconoscibile, fino all'ultima pagina. Christine Bergeron e suo figlio che scopavano in piedi, con gli schettini, su un pavimento tutto rigato. 16 Una fotografia, infilata nella sua cassetta delle lettere: il sergente Ed Exley sanguinante e con l'aria terrorizzata. Sul retro non c'era scritto niente: non ce n'era bisogno. Stensland e White avevano il negativo. Era la loro assicurazione. Ed, solo, in sala agenti, alle sei del mattino. I punti sul mento gli tiravano; con i denti che aveva perso, non aveva potuto mangiare nulla. Erano passate più di trenta ore: gli tremavano ancora le mani. Doveva fargliela pagare. Non aveva detto niente a suo padre. Non poteva rischiare l'ignominia di rivolgersi a Parker o agli affari interni. Vendicarsi su Bud White non sarebbe stato facile: era il cocco di Dudley Smith, che gli aveva appena fatto avere un posto regolare alla Omicidi e se lo stava allevando per farne il suo braccio destro. Stensland era più vulnerabile: era in libertà vigilata, lavorava per Abe Teitlebaum, un ex di Mickey Cohen. Un ubriacone che poteva tornare dentro da un momento all'altro. Aveva già fatto i suoi passi. Aveva comprato due uomini dello sceriffo: un buco nel fondo fiduciario che gli aveva lasciato sua madre. Due agenti a turno alle costole di Dick Stens, pronti a fregarlo alla prima infrazione alle norme della libertà vigilata. Doveva fargliela pagare. Ed stava aggiornando le sue pratiche. Gli borbottava lo stomaco: mancanza di cibo. Il peso della fondina gli tirava giù i pantaloni allentati. All'improvviso, un gracchiare alla radio: una voce rotta, eccitata. «Chiamata per la squadra Omicidi. Nite Owl Coffee Shop, Cherokee uno-otto-due-quattro! Omicidio multiplo. Pattuglie allertate. Codice tre.»
Ed scattò in piedi. Nessun altro investigatore in sede: era sua. Automobili di pattuglia all'incrocio tra Hollywood e Cherokee; agenti in divisa a transennare la scena del delitto. Nessun investigatore in borghese in vista: la prima mossa era tutta sua. Ed accostò al marciapiede e spense la sirena. Un agente di pattuglia arrivò di corsa. «Un mucchio di morti, almeno tre donne. Li ho trovati io: m'ero fermato per farmi un caffè e sulla porta c'era quel cartello assurdo: CHIUSO PER MALATTIA. Il Nite Owl non chiude mai. Era buio, dentro: ho capito subito che qualcosa non funzionava. Exley, non era una chiamata per lei: è roba per la centrale e...» Ed lo spinse da parte e si accostò alla porta. Era aperta, con il cartello attaccato. Entrò, badando a mandare i particolari a memoria. Un locale lungo, rettangolare. Sulla destra una fila di tavolini, con quattro sedie ciascuno. La parete era ricoperta da carta da parati: gufi ammiccanti, appollaiati su dei cartelli stradali. Un pavimento di linoleum a scacchi; sulla sinistra un banco con una dozzina di sgabelli. Dietro al banco, un nastro trasportatore per il servizio. La cucina era sul retro, preceduta dalla postazione del cuoco: le piastre, la friggitrice, una serie di spatole appese ai ganci, la mensola per i piatti. Sulla sinistra, sul davanti, il registratore di cassa. Era aperto, vuoto: una manciata di monetine sparse sul pavimento. Tre tavoli in disordine: cibo sparso dappertutto, portatovaglioli rovesciati, piatti rotti per terra. Tracce evidenti di qualcosa trascinato verso la cucina; una scarpa con il tacco alto vicino a una sedia rovesciata. Ed raggiunse la cucina. Un quantità di cibo mezzo cotto, piatti rotti, padelle appese al muro. Una cassaforte sotto il banco del cuoco: aperta anche quella, monetine sparse tutt'attorno. Altri segni sul pavimento, che s'incrociavano e si sovrapponevano ai precedenti: tracce scure di tacchi di scarpa, che finivano davanti alla porta di una specie di sgabuzzino dispensa. La porta era socchiusa e dallo stanzino usciva un odore acre di polvere: non c'era aria fresca che lo potesse attenuare. Ed aprì. Corpi: parecchi corpi impregnati di sangue l'uno sull'altro sul pavimento. Schizzi di sangue e di materia cerebrale, buchi di pallottole sulle pareti. Due spanne di sangue in un canaletto laterale di scolo. Nel sangue, dozzine di bossoli esplosi. Ragazzi neri con una Mercury coupé rosso scuro visti più volte esplodere colpi d'arma da fuoco a Griffith Park.
Ed ebbe un conato di vomito e cercò di contare i corpi. Nessun volto distinguibile. Forse cinque persone, ammazzate per il registratore di cassa e la cassaforte e quello che contenevano... «Santa merda fottuta!» Un tipo da novellino: pallido, quasi verde. Ed chiese: «Quanti uomini ci sono, fuori?» «N... non lo so. Tanti.» «Non sentirti male, adesso: riuniscili tutti. Facciamo subito un porta a porta. Dobbiamo scoprire se s'è visto in giro un certo tipo di macchina, stanotte.» «Sss... signore, c'è un uomo dell'ufficio che la vuole.» Ed uscì in strada. Albeggiava: la luce del nuovo giorno su una scena da incubo. Gli uomini delle pattuglie sbarravano il passo ai reporter; c'erano curiosi da tutte le parti. Clacson che suonavano, rombi di motociclette, le ambulanze che non riuscivano ad avvicinarsi per la ressa. Ed cercò con gli occhi un pezzo grosso. Scese dal marciapiede e si avvicinò a un'auto dall'aria ufficiale. I flash dei fotografi lo illuminarono ripetutamente; si girò per nascondere le contusioni. Poi sentì la presa di due mani robuste: «Torna a casa, ragazzo. Il comando qui ce l'ho io.» 17 La prima riunione plenaria dell'Investigativa a memoria d'uomo. Tutti gli investigatori con base in centro città a rapporto. La saletta delle riunioni del capo era zeppa di gente. Thad Green, Dudley Smith vicino a un microfono; gli uomini di fronte a loro, scalpitanti, impazienti di andare. Bud cercò Ed Exley: era l'occasione di dare un'occhiatina alle sue ferite. Non c'era. Si diceva in giro che la chiamata dal Nite Owl l'aveva presa lui. Smith afferrò il microfono. «Ragazzi, sapete già tutti perché siamo qui. A parte le esagerazioni sul massacro, si tratta di un reato odioso e feroce, che esige provvedimenti rapidi ed energici. Sono la stampa e l'opinione pubblica a volerli e noi glieli forniremo. Abbiamo già una pista molto promettente.» «I morti in quella dispensa erano sei: tre uomini e tre donne. Ho parlato con il proprietario del Nite Owl e tre dei morti probabilmente sono Patty Chesimard e Donna DeLuca, femmine, bianche, rispettivamente cameriera
dell'ultimo turno di notte e cassiera, e Gilbert Escobar, messicano, maschio, cuoco e lavapiatti. Gli altri tre, due uomini e una donna, erano quasi sicuramente dei clienti. Il registratore di cassa e la cassaforte erano vuoti, le tasche e le borsette delle vittime idem, il che indica la rapina come ovvio movente. La Scientifica sta facendo i suoi rilievi: per ora hanno trovato soltanto delle tracce di guanti di gomma sul registratore di cassa e sulla maniglia della porta della dispensa. Non è stata ancora stabilita l'ora della morte, ma lo scarso numero di clienti e un altro indizio di cui disponiamo fanno pensare, più o meno, alle tre del mattino. Abbiamo recuperato nella dispensa un totale di quarantacinque bossoli. Remington calibro dodici, il che sembra indicare un totale di tre uomini armati di fucili a pompa a cinque colpi, ciascuno dei quali ha ricaricato tre volte. Non sto a dirvi quanto gratuiti siano stati almeno quaranta di questi colpi, ragazzi. Abbiamo a che fare con dei mostri, delle belve infuriate e assetate di sangue.» Bud si guardò intorno. Ancora nessuna traccia di Exley, un centinaio di uomini che prendevano appunti. Jack Vincennes in un angolo, senza taccuino in mano. Thad Green prese a sua volta la parola. «Non ci sono tracce di sangue che portano all'esterno. Speravamo di trovare qualche impronta di scarpe, tanto per poter eliminare qualcuno, ma finora non ce ne sono e Ray Pinker, della scientifica, dice che per esaurire i rilievi ci vorranno almeno altre quarantott'ore. Il coroner dice che sarà molto difficile identificare le vittime dalle impronte digitali, per via delle condizioni dei corpi. Ma abbiamo una traccia molto importante. «La divisione di Hollywood ha fatto quattro rapporti in proposito, per cui aprite bene le orecchie. Nelle due settimane scorse è stato notato un gruppo di giovani neri in una macchina: esplodevano colpi d'arma da fuoco per aria a Griffith Park. Erano in tre e le armi erano dei fucili a pompa. Non sono stati arrestati, ma un testimone oculare assicura che la macchina era una Mercury coupé, modello dal '48 al '50, color rosso scuro. E appena un'ora fa gli uomini del tenente Smith, facendo un porta a porta, hanno trovato un testimone: un giornalaio che ha visto appunto una Mercury rosso scuro coupé, modello di quegli anni, parcheggiata dall'altro lato della strada davanti al Nite Owl, verso le tre del mattino.» La stanza si riempì di un brusio di commenti ad alta voce. Green fece segno di tacere. «C'è di più, state a sentire. Non ci sono Mercury rosso scuro di quel tipo sull'elenco delle vetture rubate, per cui è molto improbabile che si tratti di un'auto che scotta. La motorizzazione ci ha fornito l'elenco delle Mercury registrate dal '48 al '50 in tutto lo stato. Su quei modelli, il
rosso scuro era un colore nuovo e in effetti il modello era tra quelli preferiti dai neri. Nello stato della California ci sono più di milleseicento registrazioni con proprietari di colore; nella California meridionale quelle intestate a un proprietario bianco sono pochissime. Nella contea di Los Angeles gli intestatari neri sono centocinquantasei; voi siete quasi un centinaio. Abbiamo preparato una lista, completa degli indirizzi di casa e del posto di lavoro. La squadra di Hollywood sta facendo un controllo incrociato per trovare eventuali precedenti. Voglio cinquanta gruppi di due, con un elenco di tre persone da controllare ciascuno. Stiamo per installare una linea speciale alla stazione di Hollywood, per cui se vi servono informazioni su vecchi indirizzi potete chiamare lì. Se trovate dei sospetti, portateli direttamente in centrale. Abbiamo pronta una serie di celle per gli interrogatori e un uomo pronto a condurli. Tra un secondo il tenente Smith vi passerà le singole assegnazioni. Il capo Parker desidera dirvi poche parole. C'è qualche domanda, prima?» Qualcuno gridò: «Signore, chi condurrà gli interrogatori?» «Il sergente Ed Exley, della divisione di Hollywood.» Proteste, zittii. Parker prese il microfono. «Basta così, signori. Una sola cosa: andate e prendeteli. Usate tutta la forza necessaria.» Bud sorrise. Il vero messaggio era: fate secchi quei neri, e senza tante storie. 18 La lista di Jack. George Yelburton, nero, maschio, South Beach 9781; Leonard Timothy Bidwell, nero, maschio, South Duquesne 10061; Dale William Pritchford, nero, maschio, South Normandie 8211. Il suo collega provvisorio: sergente Cai Denton, squadra antitruffa, ex guardia armata al penitenziario di stato del Texas. Con l'auto di Denton giù a Darktown, la radio accesa a basso volume: musica jazz e notiziari che non parlavano d'altro che del "Massacro del Nite Owl". Denton continuava a parlare: Leonard Bidwell era stato un buon peso medio; l'aveva visto lui arrivare alle dieci riprese con Kid Gavilan: era un tipo duro. Jack rimuginava sul suo biglietto di ritorno alla Narco: Bobby Inge e Christine Bergeron erano spariti, gli altri ragazzi della squadra non avevano trovato niente. Le foto dell'orgia: splendide, in un certo senso.
La sua pista privata era andata al diavolo perché dei neri fuori di testa avevano ucciso sei persone per un paio di centinaia di dollari. Poteva sentire ancora il gusto dell'acool in bocca e la voce di Sid Hudgens che diceva: "Tutti hanno i loro segreti". Prima avevano fatto il giro degli informatori: i suoi, quelli di Denton. Rivendite di giornali, sale da biliardo, saloni da parrucchiere, chiese: li avevano interrogati, malmenati, presi a schiaffi. Le solite storie del ghetto: nessuno sapeva niente di automobili rosso scuro o di sparatorie. Qualche voce vaga, la solita gentaglia che sapeva di vinaccio e di tonico per capelli. Dopo quattro ore, neanche un nome. Meglio passare alla lista. Beach 9781: una catapecchia ricoperta di carta catramata, una Merc rossa del '48 sul prato. L'auto era senza ruote, un asse tutto arrugginito sprofondato nell'erba. Denton si accostò al marciapiede. «Forse è il loro alibi. Hanno incasinato la macchina dopo essersi fatto il Nite Owl, così noi crediamo che non potevano usarla.» Jack puntò il dito. «C'è dell'erba attorno alle guarnizioni dei freni. Nessuno è andato a Hollywood con questa macchina, l'altra sera.» «Credi?» «Credo.» «Sei sicuro?» «Sì, sono sicuro.» Denton si diresse a tutta velocità all'indirizzo di South Duquesne: un'altra baracca incatramata. Una Mercury del colore giusto nel vialetto: una tipica auto da neri, con una copertura sul radiatore, degli schizzi di fango dappertutto e una placca con scritto "Purple Pagans" sul cofano. Sulla parete del portico era fissato un pesante sacco da allenamento. Jack disse: «Eccoti il tuo peso medio.» Denton sorrise. Jack andò a suonare il campanello. Il latrato di un cane, da dentro: un autentico mostro. Denton restò da parte, nel vicolo, un occhio alla porta. Venne ad aprire un nero: un tipo massiccio, che teneva al guinzaglio un mastino. Il cane ringhiava. L'uomo disse: «È perché non ho pagato gli alimenti? Che cazzo c'entra la polizia?» «Lei è Leonard Timothy Bidwell?» «Giusto.» «E quell'auto nel vialetto è sua?» «Giusto. E se siete qui perché non ho pagato, state abbaiando sotto l'albero sbagliato. La mia piccola si è pagata anche troppo da sola, con la mia
borsa di quando ho perso con Johnny Saxton.» Jack indicò il cane. «Riportalo dentro, chiudi la porta e metti le mani sul muro.» Bidwell obbedì, molto lentamente. Jack lo perquisì in fretta e gli girò attorno. Denton si avvicinò. «Ragazzo, ti piacciono i calibro 12?» Bidwell scosse la testa: «Cosa?» Jack provò a cambiare argomento all'improvviso: «Dov'eri ieri notte alle tre?» «Proprio qui, a cuccia.» «Da solo? Se hai rimorchiato, hai avuto culo. Dimmi che sei stato così fortunato, prima che il mio socio s'innervosisca.» «Ho la custodia dei bambini per questa settimana. Erano con me.» «Sono qui, adesso?» «Dormono.» Denton gli spinse la canna della pistola nelle costole. «Ragazzo, sai cos'è successo ieri notte? Un casino che non finisce più, e non scherzo. Tu hai un fucile, ragazzo?» «Uomo, non mi serve nessun fottuto fucile.» Denton spinse più forte. «Ragazzo, non usare parolacce con me. Ora dimmi, prima che andiamo a svegliare i ragazzini, a chi hai prestato quell'auto ieri notte?» «Uomo, non la presto mai a nessuno.» «Allora, a chi hai prestato il tuo calibro 12? Ragazzo, questo me lo devi proprio dire.» «Uomo, ho già detto che non ho mai avuto un fucile.» Jack s'intromise. «Dimmi dei Purple Pagans. Sono tipi a cui piacciono le auto di quel colore?» «Uomo, è soltanto il nome del nostro club. Io ho una macchina rossa e qualche mio amico anche. Uomo, cos'è successo?» Jack tirò fuori la lista della motorizzazione, con tutti i nomi dei proprietari di Merc. «Leonard, hai letto i giornali, stamattina?» «No. Uomo, cosa...» «Ssst. Hai ascoltato la radio o guardato la tv?» «Non ho né l'una né l'altra. Cos'è tutta questa...» «Ssst. Leonard, stiamo cercando tre tipi di colore che si divertono a sparare e una Merc come la tua, del '48 o del '49 o del '50. So che tu non faresti mai del male a nessuno. Ti ho visto contro Gavilan e mi piace il tuo stile. Noi cerchiamo dei tipi davvero cattivi. Dei tipi con un'auto come la tua, che magari fanno parte del tuo club.»
Bidwell alzò le spalle. «Perché dovrei aiutarvi?» «Perché se non ci aiuti lascerò fare al mio socio.» «Già, e poi mi trovo registrato come uno schifoso informatore.» «Nessuna registrazione. E non devi dire proprio niente. Leggi questa lista e indica i nomi, tutto qui. Ecco, leggi.» Bidwell scosse il capo. «È brutta gente, per cui ve lo dico. Sugar Ray Coates ha un coupé del '49, una bella macchina. Va in giro con due amici, Leroy e Tyrone. Gli piace portarsi dietro il fucile: dice che si diverte a sparare ai cani. Ha cercato d'entrare nel mio club, ma non lo abbiamo preso, perché è un vero stronzo.» Jack controllò la lista. Tombola: «Coates Raymond, South Central 9611, camera 114.» Denton aveva tirato fuori il suo foglio. «È a due minuti da qui. Se ci sbrighiamo, arriviamo per primi.» La battuta dell'eroe: «Forza, allora.» Il Tevere Hotel: una balconata a L sopra una lavanderia. Denton si fermò nel parcheggio; Jack vide una scala che portava su: un piano solo, una porta spalancata. Su per le scale, dentro all'albergo. Un breve corridoio, una fila di porte malmesse. Jack tirò fuori la pistola; Denton ne spianò due: una 38 e un'automatica che portava alla caviglia. Contarono i numeri sulle porte: ecco il 114. Denton si tirò indietro; Jack si tirò indietro; sferrarono un calcio alla porta nello stesso istante. La porta andò giù di colpo: un ragazzo nero stava saltando giù dal letto. Il ragazzo alzò le mani. Denton sorrise, prese la mira. Jack lo bloccò: due spari, di riflesso, verso il soffitto. Corse dentro; il ragazzo cercò di scappare; Jack lo afferrò: due botte in faccia con il calcio della pistola. Nessuna ulteriore resistenza: Denton gli ammanettò i polsi dietro la schiena. Jack s'infilò il tirapugni: «Leroy, Tyrone. Dove?» Il ragazzo sputò sangue e un paio di denti. «Uno-due-uno» riuscì a dire. Denton lo tirò su per i capelli; Jack disse: «Guai a te se lo ammazzi.» Denton lo prese a schiaffi in piena faccia; le grida del nero rimbombarono per il corridoio. Jack uscì, fece di corsa il corridoio, girò l'angolo della L e si trovò di fronte al 121. Una porta chiusa. Troppo casino, in giro: impossibile cercare di sentire qualcosa. Sferrò un altro calcio, il legno andò a pezzi, la porta si aprì di colpo. Due tipi di colore: uno addormentato su una branda, l'altro che russava su un materasso appoggiato per terra.
Jack entrò. Si sentiva l'urlo delle sirene in arrivo. Il ragazzo sul materasso cominciava ad agitarsi: Jack diede una manganellata per farlo star quieto e diede un colpetto anche all'altro, prima che potesse muoversi. Il suono delle sirene si spense di colpo. Jack vide una scatola sul cassettone. Cartucce. Remington calibro dodici, doppio zero. Una scatola da cinquanta, quasi vuota. 19 Ed scorse in fretta il rapporto di Jack Vincennes. Thad Green lo osservava, mentre il telefono suonava a ripetizione. Solido, conciso: Bidone sapeva come scrivere un buon rapporto in fretta. Tre maschi neri in custodia: Raymond "Sugar Ray" Coates, Leroy Fontaine, Tyrone Jones. Medicati per le ferite ricevute mentre facevano resistenza all'arresto; individuati su segnalazione di un altro nero, che aveva descritto Coates come uno che portava abitualmente un fucile e si divertiva a sparare ai cani. Coates era sull'elenco della motorizzazione; l'informatore aveva riferito che si accompagnava spesso a altri due individui, Tyrone e Leroy, anch'essi domiciliati al Tevere Hotel. Quando i tre erano stati arrestati indossavano solo biancheria intima. Vincennes li aveva consegnati agli agenti della volante accorsi agli spari e aveva perquisito le due stanze in cerca di prove. Aveva trovato una confezione da cinquanta di Remington 12 doppio zero, con più di quaranta cartucce mancanti, ma niente fucili, niente guanti di gomma, niente vestiti macchiati di sangue, nessuna quantità insolita di monete o banconote, nessun'altra arma. Gli unici vestiti nelle camere: magliette sporche, calzoncini, altri capi stirati e ancora avvolti nel cellophane della lavanderia. Vincennes aveva controllato l'inceneritore sul retro: era in funzione; il direttore gli aveva detto che aveva visto Sugar Coates buttarci dentro una bracciata d'indumenti più o meno verso le sette del mattino. Vincennes aggiungeva che Jones e Fontaine sembravano in stato di ubriachezza o sotto l'influenza di droghe: avevano continuato a dormire nonostante i colpi d'arma da fuoco e il baccano provocato da Coates che faceva resistenza all'arresto. Vincennes aveva detto agli uomini delle ultime volanti arrivate sul posto di cercare l'auto di Coates: non era nel parcheggio, né da qualche parte lì attorno nel raggio di tre isolati. Era stata diffusa una segnalazione in merito. Vincennes faceva notare che le mani di tutti e tre i sospetti sapevano di profumo: un test alla paraffina non sarebbe stato probante.
Ed appoggiò il rapporto sulla scrivania. «Strano che non li abbia uccisi.» Il telefono suonava: Green lo lasciò suonare. «Troppi titoloni, se lo avesse fatto: lui ha una storia con la cognata di Ellis Loew. E se quei pezzenti si sono messi il profumo sulle mani per fregare il test alla paraffina dobbiamo ringraziare proprio Jack: è stato lui a passare questa interessante informazione a Badge of Honor. Ed, sei pronto?» Una contrazione improvvisa allo stomaco. «Sì, signore.» «Il capo voleva che Dudley Smith lavorasse con te, ma gli ho detto di lasciar perdere. Per bravo che sia, con i neri non ci sa fare.» «Signore, so quanto la cosa sia importante.» Green accese una sigaretta. «Ed, voglio tre confessioni. Quindici dei bossoli che abbiamo trovato al Nite Owl avevano le solcature giuste, per cui, se troviamo le armi, abbiamo risolto il caso. Voglio sapere dove le hanno nascoste, dove hanno nascosto l'auto, e voglio una confessione prima che vadano in giudizio. Ci restano settantuno ore prima di doverli mandare davanti al giudice. Voglio che siano sistemati prima. Senza nessuna complicazione.» Un particolare. «Qualche precedente, sui ragazzi?» «Furto d'auto e guida pericolosa, per tutti e tre. Atti osceni e molestie per Coates e Fontaine: roba da guardoni. E non sono ragazzi: Coates ha ventidue anni, gli altri venti. È un caso da camera a gas, puro e semplice.» «C'è qualcosa di nuovo sul versante di Griffith Park? Bossoli da confrontare, testimoni che li hanno visti con i fucili?» «I proiettili potrebbero essere una buona prova sussidiaria, se li troviamo e se quelli non confessano. Il ranger che ha ricevuto le denunce verrà a vedere se riesce a fare un'identificazione. Ed, Arnie Reddin dice che per gli interrogatori sei il migliore che ha mai visto, ma non hai mai lavorato a un caso del...» Ed si alzò in piedi. «Ce la farò.» «Figliolo, se ce la fai un giorno avrai il mio posto.» Ed sorrise: i denti spezzati gli facevano male. Green chiese: «Che cosa ti è successo?» «Sono inciampato mentre correvo dietro a un taccheggiatore. Signore, chi ha parlato con i sospetti, finora?» «Soltanto il medico che li ha rattoppati. Dudley voleva che Bud White facesse il primo tentativo, ma...» «Signore, non credo...» «Non m'interrompere, stavo per dirlo anch'io. A me servono delle con-
fessioni spontanee, White è fuori questione. Va' tu per primo, con tutti e tre. Ci sarà un gruppo ad ascoltare all'altoparlante esterno e un registratore in funzione. I tre sono in stanzette separate: se vuoi metterli uno contro l'altro, sai che bottoni premere.» Ed disse: «Li farò parlare io.» La scena: un corridoio vicino al recinto della Omicidi. Tre cubicoli già sistemati: uno specchio trasparente sul davanti, collegati in audio fra loro: un giro d'interruttore e i sospetti potevano ascoltare in diretta i loro complici che gli facevano la spia. Le stanze: quadrate, tre metri per tre, un tavolo fissato al muro, due sedie fissate al pavimento. Fuori, attaccati alla porta, i fogli con i precedenti: Ed mandò a mente date, luoghi, nomi. Un respiro a fondo per vincere la paura del palcoscenico, poi via nella numero 1. Sugar Ray Coates, ammanettato a una sedia, vestito con un'uniforme di tela blu della contea. Alto, snello, sembrava un mulatto. Un occhio pesto, le labbra gonfie e spaccate. Il naso era praticamente spappolato: c'erano dei punti su tutte e due le narici. Ed disse: «A quanto pare le abbiamo prese tutti e due.» Coates lo sbirciò nervoso, con un occhio solo. Ed gli tolse le manette e gettò sul tavolo un pacchetto di sigarette e una bustina di fiammiferi. Coates provò a flettere i polsi. Ed sorrise: «Ti chiamano Sugar Ray per via di Ray Robinson?» Nessuna risposta. Ed sedette sull'altra sedia. «Dicono che Robinson riesca a fare una quadrupla in un secondo. Io non ci credo.» Coates cercò di sollevare le braccia in alto. Ricaddero a corpo morto, inerti. Ed aprì il pacchetto. «Lo so, bloccano la circolazione. Tu hai ventidue anni, vero, Ray?» Coates: «Dimmi quello che vuoi e smettiamola.» Una voce molto roca. Ed gli guardò la gola: piena di ecchimosi, segni di dita. «Uno degli agenti ti ha preso per il collo, eh?» Nessuna risposta. Ed chiese: «Il sergente Vincennes? Il tipo tutto elegante?» Silenzio. «Lui no, eh? È stato Denton? Quello grasso, con l'accento del Texas, che sembra Spade Cooley alla Tv?» L'occhio sano di Coates ebbe un tremito. Ed disse: «Sì, ti compatisco...
quel Denton è uno da brividi. Vedi la mia faccia? Ho avuto una piccola scazzottatura proprio con lui.» Niente. «Al diavolo Denton. Sugar Ray, tra tutti e due sembriamo Robinson e LaMotta dopo l'ultimo incontro.» Ancora niente. «Così, hai ventidue anni.» «Uomo, perché me lo chiedi?» Ed si strinse nelle spalle. «Tanto per chiarire. Leroy e Tyrone hanno vent'anni, per cui non li possono condannare al gas. Ray, questo colpo avresti dovuto farlo due anni fa. Ti beccavi l'ergastolo, facevi due anni in un piccolo e grazioso riformatorio, ti trasferivano a Folton da grande. Ti mettevi a fare la sorellina e trovavi uno di questi detenuti importanti che ti proteggeva.» Il "sorellina" fece effetto: le mani di Coates sussultarono. Sugar Ray prese una sigaretta, l'accese, tossì. «Non ho niente a che fare con le sorelline, io.» Ed sorrise. «Lo so, figliolo.» «Non sono tuo figlio, bianco fottuto. Sorellina sarai tu.» Ed rise. «Sai come va il gioco, devo dire. Sei già stato dentro, sai che io sono lo sbirro simpatico, quello che vuol farti parlare. Quel Tyrone fottuto. Per poco, non gli davo retta. Come ho fatto a credere a una cosa del...» «A cosa, uomo? A credere cosa?» «Niente, Ray. Cambiamo argomento. Cos'hai fatto dei fucili?» Coates si fregò il collo, con le mani che tremavano. «Quali fucili?» Ed gli si fece vicino. «Quelli a pompa. Quelli con cui sparavi al Griffith Park, insieme ai tuoi soci.» «Non so niente di fucili.» «Ah sì? Leroy e Tyrone avevano una scatola di cartucce in camera.» «Cazzi loro.» Ed scosse il capo. «Quel Tyrone, che stronzo. Sei stato con lui al riformatorio, su a Casitas, vero?» Un'alzata di spalle. «E allora?» «Niente, Ray. Stavo soltanto pensando a voce alta.» «Senti, perché continui a parlare di Tyrone? Chi se ne frega di Tyrone?» Ed mise la mano sotto il tavolo, trovò l'interruttore che apriva il collegamento audio con la numero 3. «Sugar, Tyrone mi ha detto che facevi la sorellina, su a Casitas. Non ce la facevi a resistere, così ti sei trovato un
bel ragazzone bianco che badasse a te. Ha detto che ti chiamavano Sugar perché eri così dolce, quando lo davi via...» Coates diede un pugno sul tavolo. Ed premette il pulsante. «Allora che cos'hai da dire, Sugar?» «Ero io che facevo quello che volevo. Era Tyrone che lo dava via. Uomo, ero il ras del mio fottuto dormitorio, io. È Tyrone, la sorellina. Lo dà via per due caramelle. A lui piace!» Ed chiuse l'interruttore. «Ray, cambiamo argomento. Perché pensi che vi abbiamo arrestato, te e i tuoi amici?» Coates accarezzava il pacchetto delle sigarette. «Una falsa accusa, magari per aver sparato entro i confini della città; qualche puttanata così. Cosa dice Tyrone, di questo?» «Ray, Tyrone dice un mucchio di cose, ma stiamo all'essenziale, eh? Dov'eri alle tre di questa mattina?» Coates accese una sigaretta con il mozzicone della precedente. «Nella mia camera. A letto.» «Eri fatto? Tyrone e Leroy dovevano esserlo, non si sono svegliati mentre ti arrestavano. Bei soci, quelli. Tyrone dice che sei un culo, e lui e Leroy se la dormono mentre due poliziotti di merda te le danno di santa ragione. Eri fatto, Ray? Non riuscivi a sopportare l'idea di quello che avevi combinato, per cui hai preso una dose e...» «Niente ho preso. Cosa vuoi dire? Sono Tyrone e Leroy che s'impasticcano sempre, io no.» Ed premette i pulsanti della 2 e della 3. «Ray, eri tu che proteggevi Tyrone e Leroy, su a Casitas, vero?» Ed soffiò una sbuffata di fumo, con un gran colpo di tosse. «Puoi giurarlo che ero io. Tyrone lo dava via e Leroy aveva tanta paura che per poco non si buttava dal tetto. Sono due stupidi neri, hanno meno buon senso di una cagna in calore.» Di nuovo su gli interruttori. «Ray, mi dicono che ti piace sparare ai cani.» Un'alzata di spalle. «I cani non hanno ragione di vivere.» «Ah sì? E sulla gente la pensi allo stesso modo?» «Uomo, cosa stai dicendo?» Giù gli interruttori. «Be', devi pensarla così su Tyrone e Leroy.» «Merda, Tyrone e Leroy sono quasi troppo stupidi per vivere.» Su gli interruttori. «Ray, dove sono i fucili con cui sparavate al Griffith Park?»
«Sono... Mai visto un fucile.» «Dov'è la tua Mercury coupé del '49?» «L'ho lasc... È al sicuro.» «Ragiona, Ray. Una ciliegina rossa come quella? Dov'è? Una macchina così io me la terrei sotto chiave.» «Ho detto che è al sicuro.» Ed diede una doppia manata sul tavolo: tutti e due i palmi giù piatti. «L'hai venduta? Abbandonata? È un mezzo di trasporto sul luogo del crimine. Ray, non credi che...» «Non ho commesso nessun crimine.» «Balle. Dov'è l'auto?» «Non te lo dico.» «Dove sono i fucili?» «Non te... Non lo so.» «Dov'è l'auto?» «Non te lo dico!» Ed si mise a tamburellare sul tavolo. «Ma perché, Ray? Ci sono i fucili e i guanti di gomma, nel baule? Ci sono dei portafogli e delle borsette e tutti i sedili sono inzuppati di sangue? Stammi a sentire, stupido figlio di puttana. Sto cercando di non farti finire nella camera a gas, come non ci finiranno i tuoi soci: loro non hanno l'età giusta, ma tu sì e qualcuno lo dobbiamo sistemare per ques...» «Non so di che cosa stai parlando.» Ed sospirò. «Ray, cambiamo argomento.» Coates accese un'altra sigaretta. «Non mi piacciono i tuoi argomenti.» «Ray, perché stavi bruciando dei vestiti alle sette di mattina?» Coates era tutto un tremito. «Cosa?» «Sta' a sentire. Tu, Leroy e Tyrone siete stati arrestati questa mattina. Nessuno di voi aveva la roba che indossavate stanotte. Ti hanno visto che bruciavi una pila di vestiti alle sette. Aggiungi che hai nascosto l'auto con cui eri andato in giro con Tyrone e Leroy. Ray, qui tira una brutta aria, ma se mi dài qualcosa da passare al P.D., almeno avrò qualcosa in mano e potrò dirgli che Ray non è un delinquente come quelle sorelline dei suoi soci. Ma qualcosa devi darmelo.» «Che cosa? Non c'entro con questa faccenda che mi vuoi...» Ed abbassò i pulsanti della 2 e della 3. «Be', hai detto delle gran brutte cose su Leroy e Tyrone e ci hai fatto capire che sono due drogati. Proviamo questa: dove prendono la roba?»
Coates fissava il pavimento. Ed disse: «Non ci piacciono gli spacciatori. E tu conosci già Jack Vincennes, Big V.» «Stronzo bastardo fottuto!» Ed rise. «Sì, Jack è un po' fuori squadra. Per me, se uno vuole rovinarsi con la droga, si accomodi. Siamo un paese libero. Ma Jack è culo e camicia con il nuovo P.D. e tra tutti e due ce l'hanno con gli spacciatori. Ray, dammene uno da passare al procuratore.» Coates gli fece cenno di avvicinarsi. Ed lasciò su gli interruttori e si chinò verso di lui. Sugar Ray mormorò: «Roland Navarette, sta a Bunker Hill. Nasconde i ricercati e vende pasticche e non te lo dico per quel fottuto procuratore, ma perché Tyrone non ha tenuto chiusa quella fottuta bocca di merda.» Giù gli interruttori. «Va bene, Ray. Mi hai detto che Roland Navarette vende roba a Leroy e Tyrone, per cui stiamo facendo qualche progresso. E tu hai una paura fottuta perché sai che è un'accusa da camera a gas e non mi hai nemmeno chiesto di che cosa si tratta. Ray, hai già un bel segno di colpevolezza sul collo.» Coates fece crocchiare le nocche; il suo occhio funzionante fissava Ed con ferocia. Ed spense l'audio. «Ray, cambiamo argomento?» «Che ne dici del baseball, rottinculo?» «No, parliamo di fiche. Hai rimorchiato, stanotte, o ti sei messo tutto quel profumo per fregare il test alla paraffina?» Una mezza convulsione. «Dov'eri alle tre del mattino?» Nessuna risposta. Un altro tremito. «Nervoso, Sugar Ray? Profumo? Donne? Anche un pezzo di merda come te deve aver qualche donna che gli interessa. Hai una madre? Delle sorelle?» «Uomo, non tirare in ballo mia madre.» «Ray, se non ti conoscessi direi che stai proteggendo la virtù di qualche bella bambina. Eravate insieme a scopare da qualche parte, lei è il tuo alibi. Ma Tyrone e Leroy hanno lo stesso profumo addosso e io non credo a una scopata di gruppo. Scommetto che sapevate questa storia del test alla paraffina: l'avevate imparata in collegio, e spero che abbia almeno il senso della decenza di vergognarti d'aver ucciso tre donne che non c'entravano niente.» «Io non ho ucciso nessuno!» Ed gli mostrò una copia dell'Herald del mattino. «Patty Chesimard,
Donna DeLuca e una non identificata. Leggi un po' qui, mentre io tiro il fiato un momento. Quando torno, devi decidere se dirmi tutto e fare un accordo per salvare la pelle... forse.» Coates era tutto un tremito: l'uniforme inzuppata di sudore. Ed gli gettò il giornale in faccia e uscì. Thad Green nel corridoio. Dudley Smith, Bud White ai posti d'ascolto. Green disse: «Abbiamo un'identificazione oculare del ranger: sono proprio loro, quelli del Griffith Park. E tu sei stato grande.» Ed sentiva il suo stesso sudore. «Signore, quell'accenno alle donne gli ha fatto effetto, ne sono sicuro.» «Anch'io. Vai avanti.» «Sono saltati fuori i fucili o l'auto?» «No. La squadra della Settantasettesima sta controllando i parenti e le conoscenze note. Li troveremo.» «Adesso voglio provare con Jones. Può fare una cosa per me?» «Dimmi.» «Preparatemi Fontaine. Toglietegli le manette e dategli da leggere i giornali.» Green additò lo specchio della 3. «Cederà subito, quello. Bastardo piagnucoloso...» Tyrone Jones. Fradicio, una pozza di piscio sul pavimento vicino alla sedia. Ed distolse lo sguardo. «Signore, chieda al tenente Smith di leggergli il giornale al microfono, lentamente e con chiarezza, specialmente dove si parla dell'auto vista fuori del Nite Owl. Voglio che sia sotto pressione a dovere.» Green disse: «Senz'altro.» Ed si concentrò su Tyrone Jones: pelle scura, piuttosto grasso, una faccia flaccida, butterata. Stava bofonchiando qualcosa e tremava tutto, trattenuto dalle manette. Un fischio. Dudley Smith che parlava al microfono: le labbra che si muovevano senza che si udisse niente. Ed continuava a fissare Jones. Il nero si mise a contorcersi, a inarcarsi, come in uno spezzone di documentario che aveva visto all'Accademia: una volta che la sedia elettrica s'era guastata, c'era voluta una dozzina di scariche prima che il condannato arrostisse. Un fischio acuto: Jones che stramazzava in avanti, il mento in giù, le gambe divaricate. Ed entrò nel cubicolo. «Tyrone, Ray Coates ti ha fatto la spia. Ha detto che quella del Nite Owl è stata una tua idea: ti è venuta mentre eravate al Griffith Park. Tyrone, dammi retta, raccontami tutto. Io credo che sia stata
un'idea di Ray. È stato lui a fartelo fare. Dimmi dove sono l'auto e i fucili e credo che riusciremo a salvarti la pelle.» Nessuna risposta. «Tyrone, è una faccenda da camera a gas. Se non parli adesso, tra sei mesi sarai morto.» Nessuna risposta. Tyrone Jones sempre a testa bassa. «Figliolo, tutto quello che devi fare è dirmi dove sono i fucili e dove Sugar ha nascosto l'auto.» Nessuna risposta. «Figliolo, è roba di un minuto. Tu me lo dici e io ti faccio trasferire in una cella isolata. Sugar non ti potrà toccare. Leroy non ti potrà toccare. Il procuratore ti riconoscerà l'attenuante della collaborazione con la giustizia. Non finirai nella camera a gas.» Nessuna risposta. «Figliolo, sono morte sei persone; qualcuno la deve pagare. Puoi essere tu o può essere Ray.» Nessuna risposta. «Tyrone, lui ha detto che sei una checca... Ti ha chiamato sorellina e ha detto che dài via il culo. Ha detto che...» «Io non ho ucciso nessuno!» Una voce stranamente potente. Ed per poco non fece un salto all'indietro. «Figliolo, abbiamo dei testimoni. Abbiamo delle prove. Coates sta confessando in questo momento. Sta dicendo che sei stato tu a organizzare tutto. Figliolo, pensa a te stesso. I fucili, l'auto. Dimmi dove sono.» «Io non ho ucciso nessuno.» «Ssst. Tyrone, sai cos'ha detto Ray Coates su di te?» Jones alzò la testa. «So che è un bugiardo.» «Lo penso anch'io. Non credo che tu sia una checca. Credo che sia lui il culo, perché odia le donne. Credo che ammazzare quelle donne gli sia piaciuto. Tu invece ti sei sentito male perché...» «Non abbiamo ucciso delle donne!» «Tyrone, dov'eri stanotte alle tre?» Nessuna risposta. «Tyrone, dove ha nascosto la macchina, Ray?» Nessuna risposta. «Tyrone, perché avete nascosto i fucili con cui sparavate nel parco? Abbiamo un testimone che vi ha identificati.» Nessuna risposta. Jones scuoteva la testa: gli occhi sbarrati, le guance ri-
gate di lacrime. «Figliolo, perché Ray ha bruciato i vestiti che avevate addosso stanotte?» Adesso Tyrone gemeva, come un animale. «Erano sporchi di sangue, no? Avete ucciso sei persone, accidenti... eravate fradici di sangue. È stato Ray a fare le pulizie, ha messo tutto a posto lui, era lui che aveva i fucili, è lui il capo, è lui che comanda da quando voi ve lo facevate mettere dentro a Casitas. Parla, maledetto idiota!» «Non abbiamo ucciso nessuno! Non sono una checca fottuta, io.» Ed si mise a girare attorno al tavolo, parlando lentamente e muovendosi in fretta. «Ti dico quello che penso io. Per me, Sugar Ray è il capo, Leroy è un cretino qualsiasi e tu sei il ragazzino grasso che Ray si diverte a prendere in giro. Avete fatto tutti il collegio insieme, tu e Sugar Ray vi siete fatti incastrare per molestie. Facevate i guardoni: a lui piaceva guardare le ragazze, a te i ragazzi. A tutti e due piace guardare i bianchi: sono il frutto proibito dell'uomo di colore. Avevate i vostri calibro 12, la vostra bella Merc del '49, qualche pastiglietta comperata da Roland Navarette. Eravate su a Hollywood, un posto da bianchi. Sugar ti prendeva in giro perché sei un culo, tu hai cominciato a rispondere che l'avevi fatto solo perché non c'erano ragazze in giro. Sugar ti dice che sì, figuriamoci, e cominciate a guardarvi attorno. Siete tutti tesi, siete su di giri per la roba, è tardi, non c'è niente da guardare, tutti quei bianchi così carini hanno le tende abbassate. Arrivate dalle parti del Nite Owl, ci sono degli altri bianchi carini dentro... qualcosa si potrà fare, maledizione. Povero Tyrone: è lui, la sorellina grassa, che prende il comando. Porta dentro i suoi ragazzi. Ci sono sei persone, tre donne. Le spingete nello stanzino, sfasciate il registratore di cassa, costringete il cuoco ad aprire la cassaforte. Prendete borsette e portafogli, vi mettete un po' di profumo sul palmo della mano. Poi Sugar dice: "Qui ci sono le ragazze, sorella. Facci vedere che non sei un culo". Tu non puoi e allora cominci a sparare e tutti cominciano a sparare e a te piace perché finalmente non sei più un povero piccolo nero grasso e culo e...» «No! No! No! No! No! No! No!» «Sì. Dove sono i fucili? Confessa, cazzo, tira fuori le prove o finisci diritto nella camera a gas.» «No! Non ho ucciso nessuno!» Ed diede un colpo sul tavolo. «Perché avete imboscato la macchina?» Jones agitò la testa, schizzando gocce di sudore. «Perché avete bruciato i vestiti?»
Nessuna risposta. «Sugar e Leroy hanno violentato le donne, prima?» «No!» «Oh! Vuoi dire che l'avete fatto tutti e tre?» «Non abbiamo ucciso nessuno. Non eravamo neanche lì.» «Dove eravate?» Nessuna risposta. «Tyrone, dov'eravate ieri notte?» Jones singhiozzò. Ed lo afferrò per le spalle, a due mani. «Figliolo, sai che cosa ti succederà se non parli. Per amor di Dio, dài, ammettilo.» «Non abbiamo ucciso nessuno. Né io né gli altri. Non eravamo neanche lì.» «Sì che l'avete fatto, figliolo!» «No!» «L'avete fatto, figliolo. Dimmelo.» «Non siamo stati noi!» «Piano, adesso. Dimmelo... lentamente, in modo chiaro.» Jones cominciò a balbettare. Ed si inginocchiò di fianco alla sedia, ascoltando. «Dio... volevo soltanto provare una volta» riuscì a percepire. «Non volevo farle del male che poi dovevamo morire.» Poi: «Non è giusto punirci per una cosa che non... forse sta bene, forse non muore così non muoriamo noi perché non sono un culo.» Sentì un brivido, come una scossa elettrica. Non erano stati loro, Cristo! Jones era caduto in una specie di trance: Gesù, Gesù, Gesù, Santo Dio. Ed passò alla numero 2. Sudore, fumo di sigaretta. Leroy Fontaine, grosso, scuro, con i capelli stirati, i piedi sul tavolo. Ed disse: «Cerca di essere più furbo dei tuoi amici. Anche se l'avete uccisa, è sempre meglio che sei persone.» Fontaine si toccò il naso: era bendato e incerottato, gli copriva quasi metà faccia. «Questo giornale è tutta una merda.» Ed chiuse la porta, nervoso. «Leroy, dammi retta, è tanto di guadagnato se eravate con lei all'ora stimata della morte che ha detto il coroner.» Nessuna risposta. «Era una puttana?» Nessuna risposta. «L'avete ammazzata?» Nessuna risposta.
«Volevate far assaggiare la fica a Tyrone, ma le cose vi sono scappate di mano. Vero?» Nessuna risposta. «Leroy, se è morta e se era una ragazza di colore, potete cavarvela. Anche se era bianca, almeno avete una possibilità. Ricordati, possiamo sistemarvi per il Nite Owl e possiamo provare l'accusa. Se non mi convinci che stavate facendo qualcosa d'altro da qualche altra parte, vi incastriamo per quello che c'è sui giornali.» Nessuna risposta. Fontaine si puliva le unghie con un fiammifero. Una bella bugia. «Se l'avete rapita ed è ancora viva, non è una violazione della legge Lindbergh. Non è un caso da pena capitale.» Nessuna risposta. «Leroy, dove sono l'auto e i fucili?» Nessuna risposta. «Leroy, è ancora viva?» Fontaine sorrise. Ed ebbe un senso di gelo alla spina dorsale. «Se è ancora viva è il vostro alibi. Non voglio prenderti in giro: può essere un gran brutto casino. Rapimento, violenza, atti osceni. Ma se vi autoeliminate da questa storia del Nite Owl ci fate un grosso favore e il procuratore ve ne sarà grato. Forza, Leroy. È per te che devi farlo.» Nessuna risposta. «Leroy, pensa a come si mette, nei due casi. Io credo che abbiate rapito una ragazza, a mano armata. Lei ha perso sangue, per cui avete nascosto l'auto. Vi ha sporcato di sangue i vestiti, per cui avete bruciato i vestiti. Avete addosso il suo profumo. Se non avete fatto voi il casino al Nite Owl, non capisco perché avete nascosto i fucili; forse pensavate che li poteva identificare. Figliolo, se è viva è l'unica possibilità che vi resta.» Fontaine disse: «Penso che sia viva.» Ed si mise a sedere: «Pensi?» «Sì, penso.» «Chi è? Dov'è?» Nessuna risposta. «È di colore?» «Messicana.» «Come si chiama?» «Non lo so. Una puttanella, tipo liceo.» «Dove l'avete tirata su?» «Non so. A est, da qualche parte.»
«Dove l'avete violentata?» «Non so... un vecchio edificio, chissà dove, su a Dunkirk.» «Dove sono l'auto e i fucili?» «Non so. Sugar se n'è occupato lui.» «Se non l'avete uccisa, perché Coates ha nascosto i fucili?» Nessuna risposta. Ed diede un pugno sul tavolo. «E dimmelo, maledizione!» Fontaine diede un pugno sul tavolo anche lui, più forte. «Sugar l'ha colpita con il calcio. Ha paura che siano una prova.» Ed chiuse gli occhi. «E adesso dov'è?» Nessuna risposta. «L'avete lasciata in quell'edificio?» Nessuna risposta. Occhi aperti. «L'avete lasciata da qualche altra parte?» Nessuna risposta. Un'intuizione. Nessuno di loro aveva dei soldi con sé: anche quelli dovevano essere una prova, li avevano nascosti quando Sugar aveva bruciato i vestiti... «Leroy, l'avete venduta a qualcuno? Avete portato qualcuno in quel posto su a Dunkirk?» «L'abbiamo... l'abbiamo portata un po' in giro.» «Dove? A casa di amici vostri?» «Giusto.» «Su a Hollywood?» «Non siamo stati noi a sparare su quella gente.» «Provalo, Leroy, dov'eravate alle tre del mattino?» «Uomo, non posso dirlo.» Ed diede una manata sul tavolo. «E allora sei fottuto per il Nite Owl.» «Non siamo stati noi!» «A chi avete venduto la ragazza?» Nessuna risposta. «Dov'è adesso?» Nessuna risposta. «Hai paura di una rappresaglia, eh? Avete lasciato la ragazza a casa di qualcuno, eh? Leroy, dove l'avete lasciata? Chi avete lasciato con lei? Lei è la vostra sola speranza di non finire in quella fottuta camera a gas.» «Uomo, non posso dirlo. Sugar... lui è capace di ammazzarmi.» «Leroy, dov'è?» Nessuna risposta.
«Leroy, avrai la collaborazione con la giustizia, uscirai parecchi anni prima di Sugar e Tyrone.» Nessuna risposta. «Figliolo, devi dirmelo. Sono l'unico amico che ti resta.» Nessuna risposta. «Leroy, hai paura del tipo a cui hai lasciato la ragazza?» Nessuna risposta. «Figliolo, la camera a gas è senz'altro peggio. Dimmi dov'è la ragazza!» La porta si aprì di colpo. Bud White si fece avanti, spinse Fontaine contro il muro. Ed si bloccò, immobile. White tirò fuori la sua 38, la aprì, fece girare il tamburo, fece cadere delle cartucce per terra. Fontaine fu scosso da un tremito. Ed continuava a non potersi muovere. White rimise a posto il tamburo, richiuse la pistola, mise la canna in bocca a Fontaine. «Uno su sei. Dov'è la ragazza?» Fontaine masticò l'acciaio. White premette il grilletto due volte: due clic, due colpi a vuoto. Fontaine scivolò lungo la parete; White tirò indietro la pistola e lo sollevò per i capelli. «Dov'è la ragazza?» Ed era sempre bloccato. White tirò il grilletto. Un altro piccolo clic. Fontaine, con gli occhi fuori della testa, balbettò: «S... Sylvester F... Fitch, alla uno-zero-nove e Avalon, una casa d'angolo grigia... per favore non mi faccia del ma...» White uscì di corsa. Fontaine svenne. Rumori nel corridoio: un litigio. Ed cercò di alzarsi, ma non riusciva a mettersi in piedi. 20 Quattro auto: due bianconere, due senza insegna. L'urlo delle sirene arrivava a un chilometro di distanza. Obiettivo: la casa d'angolo grigia. Dudley Smith guidava l'auto di testa; Bud teneva in mano un fucile, e ricaricava la sua pistola. Le quattro auto arrivarono sul luogo contemporaneamente: le bianconere parcheggiarono nel vicolo laterale. Mike Breuning e Dick Carlisle sistemarono le loro sulla via principale, in modo da tenere sotto mira la porta della casa grigia. Bud disse: «È mio, capo.» Dudley gli strizzò l'occhio. «Grande, ragazzo.» Bud si portò sul retro: percorse tutto il vicolo, saltò oltre l'inferriata. Sulla veranda posteriore: una porta di rete metallica, tenuta ferma da un gan-
cio. Sollevò la levetta con il suo coltello da tasca, entrò in punta di piedi. Buio; sagome indistinte, una lavatrice, una porta a persiana, un po' di luce che filtrava tra i listelli. Bud provò a spingere la porta: non era chiusa a chiave, si aprì facilmente. Un corridoio, luce da due stanze laterali. Un tappeto su cui camminare; della musica, per coprire il suono dei suoi passi. Arrivò in punta di piedi alla prima camera, sbirciò dentro. Una donna nuda distesa a gambe larghe su un materasso: era legata con delle cravatte, ne aveva una in bocca. Bud aprì di colpo la porta dell'altra stanza. Un mulatto grasso seduto a un tavolo. Nudo, si stava ingozzando di Kellog's Rice Krispies. Il tipo lasciò cadere il cucchiaio e alzò le mani: «Nossignore, v... va t... tutto bene.» Bud gli sparò in faccia, poi tirò fuori un'altra pistola. Bang, bang, bang, dal punto dove stava il nero. Il tipo era caduto a terra stecchito, con il sangue che usciva dalla ferita. Bud gli mise in mano la seconda pistola. Sentì la porta davanti che si sfasciava. Fece piovere i Rice Krispies sul corpo e chiamò un'ambulanza. 21 Jack guardava Karen dormire. Avevano litigato. Era stata colpa della foto sui giornali: Big V e Cal Denton che portavano dentro tre teppisti di colore, i sospetti del "delitto del secolo" di Los Angeles. Denton trascinava Fontaine per i capelli; Big V teneva gli altri due per il collo. Karen aveva detto che gli ricordavano gli Scottsboro Boys. Jack aveva detto che lui aveva salvato la vita a quei dannati, ma adesso sapeva che avevano violentato in gruppo la ragazza messicana e gli spiaceva di non aver lasciato che Denton li facesse fuori sul posto. Da quel momento in poi, le cose erano andate di male in peggio. Karen dormiva rannicchiata lontano da lui, tutta avvolta nel lenzuolo, come se avesse paura di lasciarsi toccare. Jack la guardava mentre si vestiva e ripensava ai due giorni appena passati. Era fuori dal caso del Nite Owl, di nuovo alla Buoncostume. L'interrogatorio di Ed Exley aveva scagionato i neri, almeno in via d'ipotesi, finché non fosse stata acquisita la testimonianza della donna che avevano violentato. Bud White s'era messo a giocare alla roulette russa e i tre s'erano chiusi a ostrica. Per ora, non c'era modo di sapere se avevano avuto il tem-
po di lasciare la donna e andare in auto al Nite Owl, per poi tornare a Darktown e violentarla. Forse Coates o Fontaine avevano lasciato Jones a fare la guardia e avevano fatto il colpo con degli altri. I fucili non erano saltati fuori; la Merc rossa di Coates non s'era più vista. All'albergo non s'era trovata la refurtiva del ristorante, i vestiti nell'inceneritore erano troppo consumati per poter fare un'analisi del tessuto. Il profumo sul palmo della mano di tutti e tre aveva confuso l'esito di un test alla paraffina tardivo. Sull'Investigativa erano in corso grosse pressioni: chiudere il maledetto caso in fretta. Il coroner stava cercando di identificare le vittime ancora senza nome, lavorando sulle impronte dentali e confrontando i dati fisici con quelli delle persone scomparse. L'identità del cuoco, della cameriera e della cassiera era stata confermata: sui clienti niente. L'autopsia non aveva rivelato traccia di abuso sessuale sulle donne. Forse non erano stati Coates, Jones e Fontaine a premere il grilletto. Del caso s'occupava Dudley Smith: i suoi uomini stavano tartassando sistematicamente i sospetti di rapina, i tipi violenti in libertà vigilata, tutti i teppisti di L.A. con un precedente qualsiasi per porto d'arma da fuoco. Il giornalaio che aveva visto la Mercury rosso scuro parcheggiata dall'altra parte della strada adesso diceva che forse era una Ford o una Chevy. Il controllo delle registrazioni delle Ford e delle Chevy era in corso. E il ranger del parco, quello che aveva identificato i tre neri, adesso diceva di non essere più tanto sicuro. Ed Exley aveva detto a Parker e a Green che la Merc rossa poteva anche essere stata piazzata per incastrare proprio quei tre. Dudley non ci credeva: per lui poteva essere solo una coincidenza. Insomma, un caso sicuro si stava disperdendo in un mare di merda di possibilità. La stampa aveva trattato la faccenda con il massimo risalto. Sid Hudgens aveva telefonato a Jack: niente sulle foto porno; nessuna allusione del tipo "Abbiamo tutti i nostri segreti". Voleva una versione "eroica" dell'arresto, per cinquanta a pronta cassa. Aveva riappeso subito. Il Nite Owl gli aveva fatto perdere un giorno di indagini sulle riviste oscene. Aveva controllato gli altri rapporti della squadra: neanche una traccia, nessuno dei suoi colleghi aveva trovato niente. Personalmente aveva fatto un rapporto fasullo: non una parola su Christine Bergeron e Bobby Inge; niente sulle altre fotografie che aveva trovato. Niente neanche sui suoi sogni perversi: la sua dolce Karen in mezzo a un'orgia. Jack la baciò sulla nuca, sperando che si svegliasse e gli sorridesse. Niente da fare.
Prima di tutto, controllo porta a porta. Charleville Drive, tante domande, risposte zero. Nessuno degli inquilini della casa di Christine Bergeron aveva sentito la donna e il figlio andare via; nessuno sapeva niente sugli uomini che lei intratteneva. Lo stesso per quelli delle case vicine. Jack aveva chiamato la High School di Beverly Hills e aveva appreso che Daryl Bergeron era un assenteista cronico, che non si faceva vedere da una settimana; il vicepreside aveva detto che il ragazzo se ne stava per conto suo e non causava incidenti: in realtà, non era mai a scuola per poterlo fare. Jack non gli aveva detto che, comunque, doveva essere troppo stanco; scopare la propria madre su pattini a rotelle stanca molto i ragazzi. Il controllo successivo: lo Stan's drive in. Al telefono il direttore gli aveva detto che Chris Bergeron s'era dileguata tre giorni prima, un secondo dopo aver ricevuto una telefonata. No, non sapeva chi avesse chiamato. Sì, avrebbe avvertito il sergente Vincennes se la donna si fosse fatta vedere. No, Chris non fraternizzava indebitamente con i clienti e non riceveva visite sul lavoro. Via a West Hollywood. Il posto dove stava Bobby Inge: coinquilini e vicini di casa vari. Bobby pagava puntualmente l'affitto, badava ai fatti suoi, nessuno l'aveva visto andar via. Il mezzo travestito della porta accanto gli aveva detto che "andava in giro": non vedeva nessuno in particolare. Jack aveva lasciato cadere "foto porno", "Chris Bergeron", "quel ragazzino di Daryl", l'invertito lo aveva guardato con aria ebete. La pista di West Hollywood era chiusa: dopo l'episodio al B.J.'s Rumpus Room, Bobby non si sarebbe fatto certo beccare nella zona dei bar gay. Jack aveva ordinato un hamburger e aveva controllato la scheda di Bobby: nessuna conoscenza notoria. Poi aveva consultato il suo archivio porno privato. Era difficile concentrarsi: le contraddizioni nelle foto continuavano a distrarlo. Bei modelli, sfondi schifosi. Splendidi costumi, che facevano la loro figura, e sordidi atti omosessuali. Foto di gruppo artefatte, sangue dipinto con l'inchiostro, corpi congiunti a catena su una trapunta. Bisognava concentrarsi per vedere davvero le forme femminili tanto esplicitamente esibite: tutta quella ostentazione grottesca di organi suscitava uno strano desiderio di semplici corpi nudi. Era pornografia, certo, qualcosa per far soldi. Ma nel processo di produzione, in una qualche fase, doveva esser coinvol-
to un artista. Riflessioni. Jack si fermò a un grande magazzino e comperò un paio di forbici, nastro adesivo, un album da disegno. Si mise al lavoro, in macchina: tagliò via dalla foto le facce, le incollò sui fogli, uomini e donne separatamente, tutte le pose dello stesso soggetto insieme, per rendere l'identificazione più facile. Poi via in centro, all'ufficio, per un controllo incrociato: i soggetti delle foto porno, le segnaletiche dei bianchi in archivio. Quattro ore di confronto. Identificazioni zero. In fretta alla stazione di Hollywood, le segnaletiche della Buoncostume (lì le tenevano separate), identificazioni sempre zero. La sottostazione di West Hollywood della circoscrizione dello sceriffo: ancora una volta zero. Le quattro e mezzo del pomeriggio: Jack capiva che le sue possibilità s'esaurivano in fretta. Un'altra idea: controllare Bobby Inge alla motorizzazione; ricontrollare Chris Bergeron; un'indagine d'archivio completa. Un'altra chiamata al casellario: forse c'era qualche aggiornamento sulla pratica Inge. Trovò una cabina telefonica, cominciò a fare numeri. Alla motorizzazione, Bobby era pulito: nessuna citazione, niente presentazioni in aula. Il fascicolo completo della Bergeron. Le date delle varie violazioni al codice stradale, i nomi di quelli che le avevano fatto da garanti. L'unico aggiornamento alla pratica di Inge: una cauzione, un anno prima. Un nome che aveva già incontrato da poco. Accusa di prostituzione: cauzione pagata da Sharon Kostenza, North Havenhurst 1649, West Hollywood. La stessa donna che risultava aver pagato una multa alla Bergeron per guida pericolosa. Jack chiamò di nuovo il casellario penale. Controllò Sharon Kostenza e il suo recapito: nessun carico pendente in California. Chiese all'impiegato di controllare tutti i quarantotto stati: ci vollero dieci minuti buoni. «Mi spiace, sergente. Niente su questo nome.» Di nuovo alla motorizzazione. Strano: nessuno a nome Sharon Kostenza era mai stato titolare di una patente di guida nello stato della California. Jack salì in auto e si spinse fine a North Havenhurst: il numero 1649 non esisteva. Deduzione: Bobby Inge si prostituiva, la Kostenza gli aveva pagato una cauzione, chi si prostituisce usa falsi nomi e posa per le foto porno. Sulla North Havenhurst c'erano isolati interi di case squillo. Cominciò a suonare campanelli.
Una dozzina di rapide interviste: fece in fretta a localizzare gli scopatoi più vicini. Uno al 1611, l'altro al 1564. Le sei e dieci. Il 1611 era aperto: il principale non sapeva niente di Sharon Kostenza, di Bobby Inge, dei due Bergeron. Quanto alle facce ritagliate dalle foto porno, idem. Le ragazze che lavoravano in loco confermarono. La madame del 1564 era disposta a collaborare, ma tanto per lei quanto per le sue puttane nomi e facce non significavano niente. Un altro hamburger, di nuovo alla sottostazione di West Hollywood. Un rapido controllo degli omonimi: un altro vicolo cieco. Le sette e venti. Nessun altro nome da controllare. Jack andò in auto a North Hamel e parcheggiò in modo da poter sorvegliare la porta di Bobby Inge. Un occhio sul cortile. Niente passanti. Poco traffico: la Strip non si sarebbe svegliata che tra qualche ora. Aspettò, fumando, con le immagini delle foto che gli turbinavano in testa. Alle nove meno un quarto una decappottabile: passava lentamente accanto al marciapiede, senza fermarsi. Venti minuti dopo, di nuovo. Jack cercò di leggere i numeri della targa: niente, troppo buio. Un'intuizione: sta controllando se c'è luce alle finestre. Se sono quelle di Bobby, le ha trovate. Entrò in cortile, guardando se c'era qualcuno in giro. Nessuno. Bastò la dentellatura delle manette per aprire la porta: era legno sottile. Cercò a tastoni un interruttore e accese la luce. Lo stesso soggiorno ordinato: l'appartamento era esattamente come l'altra volta. Jack si sedette accanto alla porta e aspettò. Quindici minuti. Trenta minuti, un'ora. Una gran noia. Poi qualcuno che bussava alla persiana davanti. Jack si abbassò, accanto alla porta. Parlò in un falsetto simulato: «È aperto.» Un bel ragazzo scivolò furtivamente in casa. Jack disse: «Cazzo!» Timmy Valburn, altrimenti noto come Moochie Mouse: il bello di Billy Dieterling. «Timmy, che cazzo ci fai, qui?» Valburn gli si avvicinò dondolando i fianchi, senza mostrare paura. «Sono un amico di Bobby. Non usa narcotici, se sei qui per questo. E comunque non è un po' fuori dalla tua giurisdizione?»
Jack chiuse la porta. «Christine Bergeron, Daryl Bergeron, Sharon Kostenza. Sono amici tuoi?» «Mai sentiti. Jack, cosa c'è?» «Parla, ragazzo. Sono ore che cerchi di trovare l'energia per entrare. Cominciamo con dov'è Bobby?» «Non lo so. Se avessi saputo che non c'era non sarei qui...» «Hai a che fare con Bobby? Un affare in corso?» «È solo un amico.» «Billy sa di te e Bobby?» «Jack, stai diventando volgare. Bobby è un amico. Non credo che Billy lo sappia, ma siamo solo amici.» Jack prese il taccuino. «Allora, sono sicuro che avrete degli amici in comune.» «No. Metti pure via quella roba: non conosco gli amici di Bobby.» «D'accordo, allora dove l'hai conosciuto?» «In un bar.» «Che bar?» «Il Leo's Hideway.» «Lo sa, Billy, che te ne vai in giro per bar quando non stai con lui?» «Jack, non essere indiscreto. Non sono un criminale di quelli che tu puoi prendere a schiaffi quando vuoi. Sono un cittadino che può anche denunciarti per violazione di domicilio.» Meglio cambiare argomento. «Parliamo di pornografia. Sai, riviste fotografiche, etero e omo. Ti interessano, Timmy?» L'ombra di un battito di ciglia, forse: un minimo indizio. «Vi servono per eccitarvi, magari? Tu e Billy vi portate quella bella roba a letto con voi?» Niente. «Non essere volgare, Jack. Non è il tuo stile, ma cerca di fare il bravo. Ricordati che cosa sono per Billy e che cos'è Billy per il programma che ti dà quella celebrità che ti piace tanto. Ricordati chi conosce Billy.» Jack si mosse molto lentamente: mise le riviste e i fogli su cui aveva incollato le facce su una sedia; accese una lampada per illuminarle. «Guarda queste foto. Se riconosci qualcuno, dimmelo. Non mi serve altro.» Valburn alzò gli occhi al cielo, poi guardò. Prima i fogli con le facce, con un'espressione perplessa, curiosa. Poi le pubblicazioni: con nonchalance, da bravo invertito sofisticato. Jack lo fissava da vicino, dritto negli occhi. Le foto dell'orgia per ultime. Timmy vide il sangue dipinto e continuò a guardare; Jack vide che gli pulsava una vena del collo.
Valburn si strinse nelle spalle. «No, mi dispiace.» Una battuta ben detta, da attore consumato. «Non hai riconosciuto nessuno?» «No.» «Ma Bobby sì, naturalmente.» «Naturalmente: lo conosco.» «E nessun altro?» «Nessun altro, Jack. Davvero.» «Nessuna faccia familiare? Magari qualcuno che hai notato in uno dei bar che il tuo bello frequenta?» «Il mio bello? Jack, non sei stato a Hollywood abbastanza a lungo da saper dire pane al pane e non fare tante storie?» Lasciamo perdere. «Timmy, tu non mi dici quello che pensi. Forse è da troppo tempo che fai Moochie Mouse.» «E che cosa dovrei pensare? Sono un attore, dammi la battuta.» «Non sono tanto i tuoi pensieri, che m'interessano; le tue reazioni, piuttosto. Non hai battuto ciglio di fronte a una delle cose più strane che mi sia capitato di vedere in quindici anni che faccio il poliziotto. Fotografie di una dozzina di persone che scopano e lo prendono in bocca, con queste artistiche scene di finto sangue. Per te è roba di tutti i giorni?» Un'elegante alzata di spalle. «Jack, io sono très Hollywood. Mi vesto da roditore per divertire i bambini. In questa città non c'è niente che mi sorprende.» «Non sono sicuro di crederti.» «Ti sto dicendo la verità. Non conosco nessuno che figuri in queste foto e non ha mai visto queste riviste, prima d'ora.» «I tipi come te conoscono della gente che conosce dell'altra gente. Tu conosci Bobby Inge, e in queste foto lui c'è. Vorrei vedere il tuo libriccino nero.» Timmy disse: «No.» Jack disse: «Sì, altrimenti passo a Hush-Hush qualche bella soffiata di te, Billy Dieterling e compagnia bella. Badge of Honor, Dream-a-Dream Hour e una quantità di culi. Che ne dici di questa?» Tommy sorrise. «Max Peltz ti licenzierebbe. Ti ha detto di stare attento. E tu stai attento.» «Lo porti con te, il libriccino?» «No. Jack, ricordati di chi è figlio Billy. Pensa a tutti i soldi che potrai fare quando andrai in pensione.»
Adesso era proprio arrabbiato; vedeva rosso, quasi. «Dammi il tuo portafogli. In fretta, o perdo il controllo e ti sbatto al muro.» Valburn si strinse nelle spalle e tirò fuori un portafogli. Conteneva quello che Jack voleva: biglietti da visita, nomi e numeri su pezzetti di carta. «Lo voglio indietro.» Jack gli restituì il portafogli vuoto. «Certo, Timmy.» «Un giorno ti caccerai davvero in qualche grosso casino, Jack. Lo sai?» «Già fatto, e ci ho guadagnato. Pensaci, se decidi di farmi la spia con Max.» Valburn uscì, con eleganza. Erano tutti nomi di tizi rastrellati nei bar: nomi propri, senza cognome, numeri di telefono, un cartoncino stampato aveva un'aria familiare: Fleur-de-Lys Ventiquattro ore su ventiquattro. Tutto quello che desiderate HO-01239. Sul retro non c'era scritto niente. Jack si spremette il cervello, ma non riuscì a ricordare il collegamento. Un nuovo piano: telefonare a tutti i numeri, fingere d'essere Bobby, lasciar cadere qualche accenno alle riviste porno, vedere se qualcuno abboccava. Non muoversi dall'appartamento, vedere chi chiamava o si faceva vedere. Una cosa lunga. Jack chiamò Ted, DU-6831, occupato; Geoff, CR-9640, Ciao, sono Bobby Inge, niente; Bing, Ax-6005, nessuna risposta; ancora Ted, Bobby chi? Mi spiace, non credo di...; Jim, Nat, Otto, nessuna risposta; non poteva chiamare il numero sul cartoncino così come niente. L'ultima possibilità: il numero riservato alla polizia alla Pacific Coast Bell. Drin drin. «Pronto. Parla miss Sutherland.» «Sergente Vincennes, polizia di Los Angeles. Mi servono nome e indirizzo relativi a un numero di telefono.» «Non ha un elenco numerico, sergente?» «Sono in una cabina. Il numero è Hollywood 01239.» «Benissimo. Resti in linea, prego.» Restò in linea. Di nuovo la donna: «Non esiste un numero del genere. La Bell ha cominciato da poco a assegnare numeri con cinque cifre e questo non c'è ancora. Francamente, chissà quando ci sarà mai: il cambio va avanti tanto a rilento...»
«Ne è sicura?» «Certo che sono sicura.» Jack riappese. La deduzione più ovvia era che fosse un numero clandestino. Gli allibratori lo facevano spesso: corrompevano qualcuno alla Bell, si facevano dare la linea senza che il numero risultasse ufficialmente assegnato. Servizio telefonico gratis, nessuna possibilità che la polizia mettesse la linea sotto controllo, nessun problema con le chiamate in arrivo. Un'altra telefonata ovvia: la linea della polizia alla motorizzazione. «Sì? Chi parla?» «Sergente Vincennes, polizia di Los Angeles. Mi serve solo un indirizzo, V-A-L-B-U-R-N Timothy, maschio, bianco, dai venticinque ai trent'anni. Credo che stia dalle parti di Wilshire.» «Controllo. Attenda, prego.» Jack aspettò. L'impiegato riprese la linea. «E Wilshire è, South Lucerne 432. Ehi, Valburn non è quello che fa il topo nel programma di Dieterling?» «Proprio lui.» «Be'... uhm... e per cosa lo sta cercando?» «Detenzione illegale di formaggi.» Chez Mouse: una villa in stile vecchia provincia francese, con qualche aggiunta da denaro fresco: riflettori esterni, siepi sagomate con il profilo di Moochie e degli altri personaggi di Dieterling. Due auto nel viale: la Hamley decappottabile, la Packard Caribbean di Billy Dieterling. Una presenza fissa nel parcheggio di Badge of Honor. Jack si guardò intorno, inquieto. Gli invertiti erano troppo ben ammanicati per farsi impressionare. La sua indagine era in un vicolo cieco. "Tutto quello che desiderate" era una specie di vicolo cieco laterale. Però poteva sempre prendere di petto Timmy e Billy, metterli sotto pressione, lavorarsi i loro contatti: gente che conosceva altra gente che conosceva Bobby Inge, che sapeva chi scattava e stampava le foto porno. Teneva la radio accesa, a basso volume: un programma di canzoni sentimentali lo aiutava a riordinare le idee. Voleva scoprire chi faceva quelle schifezze perché una parte di lui si chiedeva come qualcosa potesse essere contemporaneamente tanto brutta e tanto bella e un'altra parte, semplicemente, ci impazziva. Si sentiva inquieto, ansioso d'agire. Una voce roca di soprano lo spinse a
uscire dall'auto. Su per il vialetto, strizzando gli occhi alla luce dei riflettori. Le finestre: chiuse, senza tende. Guardò dentro. Moochie Mouse dappertutto, niente Timmy né Billy. All'ultima finestra, eccoli qui: i due passerotti impegnati in una specie di battibecco nervoso. Un orecchio sul vetro: solo dei suoni confusi. Poi, lo sbattere della portiera di un'auto; un tintinnio di campanelli alla porta. Un'occhiata: Billy che si dirigeva alla porta principale. Jack continuò a guardare. Timmy andava su e giù con le mani sui fianchi. Billy tornò con un tipo muscoloso. Il tipo evidentemente era lì per una consegna: delle bottigliette di pillole, una busta trasparente piena d'erba. Jack partì di corsa verso la strada. Una Buick berlina accanto al marciapiede. Fango sulle targhe, davanti e di dietro. Le portiere erano chiuse: o un calcio nei vetri o a casa a digiuno. Jack sferrò un calcio al finestrino dalla parte del guidatore. Tra i frammenti di vetro, sul sedile, il suo bottino: un grosso sacchetto di carta scura. Lo afferrò e corse alla sua auto. La porta della casa di Valburn si aprì. Jack partì sgommando, a est sulla Quinta, con una serie di zig zag sulla Western, fino a un grande parcheggio illuminato. Strappò la carta del sacchetto. Assenzio: un liquido verde viscoso, ottanta gradi, secondo l'etichetta. Hashish. Riviste patinate in bianco e nero: fotografie di donne mascherate che si facevano dei cavalli. "Tutto quello che desiderate." 22 Parker stava parlando. «Ed, l'altro giorno sei stato molto brillante. Personalmente, disapprovo l'intrusione dell'agente White, ma non posso lamentarmi dei risultati. Ho bisogno di uomini intelligenti come te, e di uomini... concreti come Bud. E voglio che lavoriate tutti e due al caso del Nite Owl.» «Signore, non credo proprio di poter lavorare con White.» «Non ce ne sarà bisogno. È Dudley Smith che dirige le indagini: White farà rapporto direttamente a lui. Con White lavoraranno altri due uomini, Mike Breuning e Dick Carlisle: in qualsiasi modo vorrà muoversi Dudley,
è coperto. Poi c'è dentro la squadra di Hollywood, che farà rapporto al tenente Reddin che riferirà a Dudley. Abbiamo nominato i responsabili dei vari collegamenti interni, e tutti gli uomini dell'Investigativa stanno mettendo sotto pressione i loro informatori. Il capo Green ha detto che Russ Millard vuol farsi distaccare dalla Buoncostume per dirigere lo spettacolo con Dud: è una possibilità anche questa. Il che significa ventiquattro investigatori a tempo pieno.» «E io, specificamente, che cosa devo fare?» Parker indicò uno schema su un cavalletto. «Uno: non abbiamo ancora trovato i fucili o l'auto di Coates, e fino a quando la ragazza che hanno violentato non li scagiona con un alibi, dobbiamo partire dal presupposto che siano ancora loro i nostri sospetti principali. Dopo la scenetta di White hanno chiuso la bocca e li abbiamo incriminati per rapimento e violenza carnale. Io credo che...» «Signore, sarei lieto di fare un altro tentativo con loro.» «Lasciami finire. Due: non abbiamo ancora un'identificazione delle altre tre vittime. Doc Layman ci sta dando dentro da matti e riceviamo quattrocento telefonate al giorno da gente preoccupata per qualche parente scomparso. C'è una qualche probabilità che sia qualcosa di più di un omicidio a scopo di rapina, e se ci sarà una qualche conferma, vorrei che di questo aspetto ti occupassi tu. Per ora, fai da collegamento tra la scientifica, l'ufficio del procuratore e i vari responsabili interni. Voglio che prenda in esame tutti rapporti quotidiani, li metta a confronto e li discuta, se è il caso, personalmente con me. Voglio un riassunto scritto quotidiano, copie per il capo Green e per me.» Ed cercò di non sorridere: i punti sul mento aiutavano. «Signore, posso dire due o tre cose, prima di procedere?» Parker si appoggiò all'indietro sulla sedia. «Certamente.» Ed cominciò a contare sulle dita. «Primo, perché non cerchiamo dei bossoli confrontabili a Griffith Park? Secondo: se la ragazza scagiona i sospetti in base all'elemento tempo, che cosa ci faceva la macchina rosso scuro davanti al Nite Owl? Terzo: che probabilità abbiamo di trovare l'auto e i fucili? Quarto: i sospetti hanno detto d'aver portato la ragazza in un edificio su a Dunkirk, prima. Che prove abbiamo trovato, laggiù?» «Sì, giusto. Ma, uno: trovare i bossoli da confrontare non è tanto facile. Se erano armi a caricamento posteriore, possono essere stati espulsi all'interno dell'auto e quanto al posto preciso in cui sono avvenute le sparatorie, le denunce erano vaghe; Griffith Park è una zona collinare, ci sono state
piogge e smottamenti nelle ultime due settimane e quel ranger s'è mostrato piuttosto incerto nell'identificare i tre in custodia. Due: il giornalaio che ha identificato l'auto davanti al Nite Owl adesso dice che forse era una Ford o una Chevy, per cui le prospettive di un'identificazione con le registrazioni non sono per nulla tranquille. Se intendi dire che possono averla piazzata là apposta per sviarci, a me sembra impossibile: chi poteva sapere che l'avremmo notata? Tre: la squadra della Settantasettesima sta passando al setaccio tutto il maledetto Southside per trovare l'auto e i fucili, interrogando le vecchie conoscenze e tutto il resto. E, quattro: in quell'edificio su a Dunkirk abbiamo trovato un materasso con delle tracce di sangue e di liquido seminale.» Ed disse: «Dipende tutto dalla ragazza, allora.» Parker prese un rapporto dalla scrivania. «Inez Soto, ventidue anni. Studentessa di college. È al Queen of Angels: è stata sotto sedativi fino a stamattina.» «Qualcuno le ha già parlato?» «Bud White l'ha accompagnata all'ospedale. Nelle ultime trentasei ore, non le ha parlato nessuno. Non ti invidio l'incarico.» «Posso farlo da solo, signore?» «No, Ellis Loew è fermamente deciso a incriminare quei ragazzi per la legge Lindbergh, rapimento e violenza. Li vuole mandare alla camera a gas per questo, o per il Nite Owl, o per tutti e due. E vuole che siano presenti un investigatore della Procura e una donna poliziotto. Hai un appuntamento con Bob Gallaudet e con una funzionaria della circoscrizione dello sceriffo, addetta alla prigione, al Queen of Angels tra un'ora. Inutile che ti dica che da quello che ti dirà miss Soto dipende il corso futuro dell'indagine.» Ed si alzò in piedi. Parker gli chiese: «Detto tra di noi, credi che siano stati i neri?» «Signore, non ne sono sicuro.» «Tu li hai scagionati, anche se in via provvisoria. Pensavi che non avrei gradito la cosa?» «Signore, sia io sia lei vogliamo una giustizia assoluta. E le sono troppo simpatico, comunque.» Parker sorrise. «Edmund, non stare lì a rimuginare su quello che ha fatto White l'altro ieri. Tu vali una dozzina di tipi come lui. Ha ucciso tre persone, in servizio: niente, a paragone di quello che hai fatto tu in guerra. Ricordatelo.»
Gallaudet l'aspettava fuori dalla camera della ragazza. Il corridoio sapeva di disinfettante. Un odore familiare: sua madre era morta un piano più in giù. «Hello, sergente.» «Chiamami Bob. E a proposito, Ellis Loew ti manda i suoi ringraziamenti. Aveva paura che i sospetti fossero stati picchiati a sangue, il che lo avrebbe lasciato senza argomenti per l'incriminazione.» Ed rise. «Ma forse per il Nite Owl li ho scagionati.» «Non me ne importa niente, neanche a Loew. La legge Lindbergh, con la violenza carnale, comporta la pena di morte. Loew li vuole sotto terra e io anche e anche tu, quando avrai sentito la ragazza. Per cui, ecco la domanda da settantaquattro dollari: sono stati loro?» Ed scosse il capo. «A giudicare dalle loro reazioni, direi di no. Ma Fontaine ha detto che hanno portato la ragazza in giro: ha avuto una strana reazione all'espressione "venduta". Forse può essere stato Sugar Ray con qualcuno raccolto da qualche parte, forse due dei tipi a cui l'hanno offerta. Nessuno dei tre aveva soldi addosso quando li abbiamo presi e in un caso o nell'altro, "Nite Owl o stupro di gruppo", i soldi devono essere nascosti da qualche parte, inzuppati di sangue, come quei vestiti che Coates ha bruciato.» Gallaudet fischiò. «Così, ci serve la parola della ragazza sull'elemento tempo e l'identificazione degli altri che l'hanno violentata.» «Giusto. E quelli non vogliono più parlare e Bud White ha ucciso l'unico testimone che avrebbe potuto aiutarci.» «Quel White è un osso duro, eh? Non avere quell'aria confusa: aver paura di uno come lui è un segno di buon senso. Forza, andiamo a parlare alla ragazza.» Entrarono nella camera. Il letto era presidiato da una matrona: alta, grassa, i capelli cortissimi e imbrillantinati, pettinati all'indietro. Gallaudet disse: «Ed Exley, Dot Rothstein.» La donna fece un cenno e si spostò di lato. Inez Soto. Occhi neri, una faccia tutta tagli e contusioni. I capelli neri rasati sulla fronte, una quantità di punti di sutura. Tubicini di flebo nel braccio, altre flebo che sparivano sotto le lenzuola. Le nocche era rotte e le unghie spezzate: aveva lottato. Ed rivide sua madre: calva, trenta chili di peso, in un polmone d'acciaio. Gallaudet disse: «Miss Soto, questo è il sergente Exley.» Ed si sporse verso il letto. «Mi spiace di non averle potuto dare più tem-
po per riprendersi e spero di fare più in fretta possibile.» Inez Soto lo fissava: occhi neri, iniettati di sangue. «Non voglio guardare altre foto.» Gallaudet: «Miss Soto ha identificato Coates, Fontaine e Jones dalle segnaletiche. Le ho detto che forse dovrà esaminarne ancora per identificare gli altri responsabili.» Ed scosse la testa. «Non sarà necessario, per ora. Al momento, miss Soto, ho bisogno che lei metta insieme una cronologia degli eventi di due notti fa. Non abbiamo fretta e per ora non ci interessano i dettagli. Quando sarà più in forze, potremo tornarci su. Prenda il suo tempo e parta pure dal momento in cui quei tre uomini l'hanno sequestrata.» Inez si mise a sedere appoggiandosi ai cuscini. «Non erano uomini.» Ed si afferrò alla testata del letto. «Lo so. E saranno puniti per quello che le hanno fatto. Ma, prima, dobbiamo eliminarli, o confermarli, come sospetti di un altro delitto.» «Li voglio morti! Ho sentito la radio. Li voglio morti, per questo.» «Non possiamo, perché allora gli altri che le hanno fatto del male se la caverebbero. Dobbiamo agire correttamente.» Un sussurro roco. «Correttamente significa che sei persone sono più importanti di una ragazza messicana di Boyle Heights? Quegli animali mi hanno violentata, mi hanno costretta a prenderglielo in bocca. E i miei pensano che me la sono voluta, perché non ho voluto sposare uno stupido cholo quando avevo sedici anni. Non dirò proprio niente, cabrón!» Gallaudet: «Miss Soto, il sergente Exley le ha salvato la vita.» «Mi ha rovinato la vita. L'agente White mi ha detto che è stato lui a scagionare i negritos dall'accusa di omicidio. L'agente White sì che è un eroe: ha ucciso lui quel bastardo che me l'ha messo nel culo.» Inez cominciò a singhiozzare. Gallaudet fece segno di smettere. Ed uscì dalla stanza e andò al negozio dei regali: gli era familiare, era il luogo della sua veglia funebre. Fiori per la 875: grandi mazzi colorati, ogni giorno. 23 Quando Bud arrivò in ufficio, sul presto, trovò un memo sulla scrivania. 19-4-53 Ragazzo, so che il lavoro d'ufficio non è il tuo forte, ma ho bisogno che
tu mi faccia un paio di controlli al casellario (il dott. Layman ha identificato le tre vittime tra i clienti). Usa la procedura standard che ti ho insegnato e non dimenticarti di controllare il bollettino n. 11 affisso in bacheca in sala agenti: contiene tutti gli aggiornamenti del caso e specifica gli incarichi assegnati agli altri agenti investigativi, il che potrà evitarti di fare del lavoro non necessario e comunque al di fuori delle tue spettanze. 1. Susan Nancy Lefferts, bianca, femmina, nata il 29 gennaio 1922, nessun precedente. Originaria di San Bernardino, da poco a Los Angeles. Lavorava come commessa al Bullock's Wilshire (il controllo di familiari e conoscenti è stato assegnato al serg. Exley). 2. Delbert Melvin Cathcart, detto "Duke", bianco, maschio, nato il 14 novembre 1914. Due condanne per violenza carnale, tre anni scontati a San Quentin. Tre arresti per favoreggiamento della prostituzione, niente condanne (l'identificazione è sicurissima: si basa sui timbri della lavanderia e il controllo incrociato dei dati fisici registrati in prigione). Attività e luogo di lavoro ignoti, ultimo indirizzo conosciuto Vendome 9819, Silverlake. 3. Malcolm Robert Lunceford, detto "Mal", bianco, maschio, nato il 2 giugno 1912. Nessun indirizzo conosciuto, lavorava come guardia giurata all'agenzia Mighty Man, North Cahuenga 1680. Ex agente del dipartimento di polizia di Los Angeles (volante), alla divisione Hollywood per quasi tutti gli undici anni della sua carriera. Licenziato per incompetenza, giugno 1950. Si sa che frequentava abitualmente il Nite Owl sul tardi. Ho controllato la sua pratica personale e ne ho tratto la conclusione che fosse un agente deplorevole ("D" in tutti i rapporti riservati). Tu controlla tutti gli incartamenti che lo riguardano alia stazione di Hollywood (Breuning e Carlisle saranno lì a darti una mano). In definitiva: sono ancora convinto che i nostri uomini siano i neri, ma i precedenti penali di Cathcart e il fatto che Lunceford fosse un ex poliziotto implicano la necessità di svolgere dei controlli più accurati dell'ordinario. Desidero che tu funga da mio aiutante diretto in questo caso, che rappresenta un eccellente battesimo del fuoco per il tuo debutto alla Omicidi. Ci vediamo stasera (alle 9.30) al Pacific Dining Car. Discuteremo della situazione nel dettaglio.
D.S. Bud andò a vedere in bacheca. Sul Nite Owl c'era parecchia roba: controlli in loco, rapporti delle autopsie, relazioni. Trovò il bollettino n. 11 e lo scorse in fretta. Sei impiegati del casellario erano stati distaccati a controllare i precedenti e le registrazioni della motorizzazione: la squadra della Settantasettesima batteva il ghetto in cerca dei fucili e della Mercury di Ray Coates. Breuning e Carlisle avevano dato una ripassata completa ai maniaci delle armi da fuoco; l'area del Nite Owl era stata controllata porta a porta nove volte, senza trovare un solo testimone oculare in più. I neri rifiutavano di parlare con gli uomini della polizia, con gli investigatori della Procura, con lo stesso Ellis Loew. Inez Soto rifiutava di collaborare nella definizione dell'elemento tempo; Ed Exley aveva fallito il suo interrogatorio; diceva che bisognava trattarla con i guanti. Fuori bacheca: il fascicolo personale di Malcolm Lunceford. Un disastro: Lunceford era un profittatore, nonché genericamente incompetente. Numero degli arresti effettuati, irrisorio. Citato tre volte per assenza ingiustificata dal servizio. Era stata disposta in merito un'indagine interdipartimentale: avevano risposto quattro agenti che avevano lavorato con lui. Era risultato un poliziotto disonesto e inaffidabile: beveva in servizio, ricattava le prostitute per scopare gratis, aveva cercato di esercitare pressioni sui negozianti di Hollywood per imporre un servizio di protezione personale, che significava lasciarlo dormire nei loro locali quando era chiuso fuori casa per non aver pagato l'affitto. Una protesta di troppo lo aveva fatto licenziare nel giugno 1950. Tutti gli agenti che avevano risposto sostenevano che probabilmente non era una vittima predestinata del massacro del Nite Owl: da poliziotto frequentava abitualmente i coffee shop aperti tutta la notte, in genere senza pagare. Probabilmente era al Nite Owl alle tre del mattino perché non aveva altro posto dove andare e il locale era caldo e accogliente. Bud prese l'auto e si diresse alla stazione di Hollywood: continuava a pensare a Inez, a Dudley, a Dick Stens. La ragazza aveva del fegato: aveva cercato di gettarsi sul corpo di Sylvester Fitch, sulla barella dell'obitorio, gridando: "Sono morta, li voglio morti anche loro!". Lui l'aveva accompagnata in fretta all'ambulanza, aveva preso della morfina e una siringa e mentre nessuno guardava le aveva fatto un'iniezione. In teoria, il peggio era passato. In realtà, doveva ancora arrivare.
Exley l'avrebbe interrogata, le avrebbe fatto sputare i particolari, l'avrebbe costretta a passare in rassegna le foto dei maniaci sessuali, finché non fosse crollata. Ellis Loew voleva un caso clamoroso e sicuro, e questo significava confronti e interrogatori in aula. Inez Soto era soltanto la classica testimone da prima pagina per il più ambizioso procuratore distrettuale che fosse mai esistito. Lui non poteva far altro che andarla a trovare in ospedale, dirle "ciao" e cercare di consolarla per le botte. Una donna coraggiosa, oggetto dell'interesse di un fottuto codardo. Dopo Inez, Stens. Una buona vendetta. Maschere da Danny Duck e giù botte. La foto era una concreta assicurazione; a Dick il sapore del sangue aveva fatto fin troppo bene, l'aveva ringalluzzito. Era andato a lavorare al negozio di gastronomia di Kikey T., un noto posto di malavitosi, che era come cercarsi una revoca della libertà vigilata. E continuava a dormire in macchina, a bere e a giocare. La galera non gli aveva insegnato davvero un cazzo. Bud tagliò a nord su per la Vine: il sole si rifletteva già sul parabrezza. Si toccò la cravatta: era decorata con un motivo di scudetti della polizia di Los Angeles e di numeri due. Due era il numero degli uomini che aveva ucciso: adesso avrebbe dovuto farsene fare delle nuove, con il numero tre, per Sylvester Fitch. Era stata un'idea di Dudley: esprit de corps alla sorveglianza. Un'idea brillante: le donne ne andavano matte. Faceva impressione. E Dudley era un tipo che faceva impressione. Sempre. A Dudley doveva più di quanto dovesse a Dick Stens. Gli aveva tolto di dosso il "Natale di sangue", lo aveva fatto arrivare fino alla Omicidi. Ma quando Dudley Smith ti voleva con sé, poi eri tutto suo, una volta per tutte, ed era intelligente, più intelligente di chiunque altro, che non potevi mai capire del tutto neanche che cosa voleva da te o in che modo ti stava usando: con quel suo modo strano di parlare, era facile confondersi. Non che importasse molto, ma era una cosa che si sentiva: faceva un po' paura vedere come Mike Breuning e Dick Carlisle gli fossero devoti anima e corpo. Dud poteva farti fare tutto quello che voleva, poteva comandarti a bacchetta, farti muovere come un burattino, senza darti mai l'impressione di farlo. Una cosa, certo, te la faceva capire: ti conosceva meglio lui di te stesso. Impossibile parcheggiare lungo la strada: era tutto occupato. Bud sistemò l'auto tre isolati più in là e tornò a piedi alla stazione, in sala agenti. Exley non c'era; tutte le scrivanie erano occupate: una quantità di persone che parlavano al telefono e prendevano appunti. Un tabellone gigante tutto sul Nite Owl, carte per almeno quindici centimetri di spessore. Due donne
a un tavolo, con un centralino telefonico: un cartello con scritto "Informazioni motorizzazione/casellario". Bud si avvicinò, parlando ad alta voce per sovrastare il frastuono: «Sono qui per il controllo su Cathcart. Mi serve tutto quello che potete trovare: vecchie conoscenze, luoghi di lavoro eccetera. Quel tipo è stato condannato due volte per strupro: voglio i dati delle vittime, con l'indirizzo aggiornato. È stato denunciato tre volte per sfruttamento, nessuna condanna: controllate alle squadre locali della Buoncostume, città e contea, se c'è una pratica su di lui. Se c'è, voglio il nome delle ragazze che mandava a battere. Una volta trovato nome e data di nascita, controllate al casellario, alla motorizzazione, agli uffici libertà vigilata della città e della contea, al carcere femminile. Tutti i particolari. Capito?» Le ragazze si misero al centralino. Bud andò a controllare il tabellone: i rapporti relativi alla vittima Lunceford. Un solo aggiornamento: un agente della squadra di Hollywood aveva parlato con il capo di Lunceford alla Mighty Man. Fatti: Lunceford frequentava il Nite Owl praticamente tutte le notti, dopo essere smontato dal suo turno dalle sei alle due al Pickwick Bookstore Building. Lunceford era il tipo classico della guardia di sicurezza alcolista, senza l'autorizzazione a portare armi. Non aveva nemici conosciuti, né amici conosciuti, né amicizie femminili conosciute. Non frequentava i colleghi della Mighty Man, viveva in una ex tenda militare dietro all'Hollywood Bowl. La tenda era stata controllata e inventariata: un sacco a pelo, quattro uniformi dell'agenzia, sei bottiglie di Old Monterey bianco. Adiós, pezzo di merda: eri al posto sbagliato nel momento sbagliato. Bud controllò la lista degli arresti di Lunceford: diciannove imputazioni minori in undici anni; si poteva escludere la vendetta, e comunque uccidere sei persone per colpirne una non era un'idea convincente. Exley continuava a non farsi vedere, Breuning e Carlisle anche. Bud ricordò la nota di Dudley: controllare tutte le pratiche su Lunceford all'archivio della stazione. Un'idea: i rapporti delle prime indagini in loco, archiviati sotto il cognome dell'agente. Andò nel locale dell'archivio e cercò il cassetto della L. Neanche una pratica sotto "Lunceford, agente Malcolm". Un'ora per controllare dall'A alla Z, nel caso ci fosse una cartella fuori posto: niente. Strano: forse il vecchio ubriacone non compilava affatto rapporti. Quasi mezzogiorno: tra poco avrebbe fatto una scappata. Un sandwich, un'occhiata a Dick. Finalmente Carlisle e Breuning s'erano fatti vivi: erano lì che bevevano caffè, senza fare niente di particolare. Bud trovò un telefo-
no libero e cominciò a chiamare i suoi informatori. Snake Tucker non sapeva un tubo. Fats Rice e Johnny Stomp, come sopra. Jerry Katzenbach gli disse che erano stati i Ronsenberg: avevano ordinato la strage direttamente dalla cella della morte. Intanto gli si era avvicinata una delle ragazze del centralino. Gli tese un mezzo foglio. «Non c'è molto. Niente sulle vecchie conoscenze, pochissimi dati extra sulle denunce per stupro. Sulle parti lese non ho trovato un granché: solo che avevano quattordici anni, erano bionde e lavoravano alla Lockeed durante la guerra. Probabilmente erano delle temporanee. Alla Buoncostume centrale dello sceriffo hanno una pratica su Cathcart, con il nome di nove donne sospette di prostituzione. Ho controllato: due sono morte di sifilide, tre erano minorenni e hanno avuto la non perseguibilità purché lasciassero lo stato. Su due non ho trovato niente. I due nomi che restano sono qua. Serve a qualcosa?» Bud fece un cenno di saluto a distanza a Breuning e Carlisle. «Sì, certo. Grazie.» L'impiegata si allontanò. Bud diede un'occhiata al mezzo foglio: due nome sottolineati. Jane Royko, detta "Feather", e Cynthia Benavides, meglio nota come "Sinful Cindy". Ultimi domicili conosciuti, luoghi normalmente frequentati. Due indirizzi in Poinsettia e Yucca, dei nomi di bar. I due uomini di Dudley lo raggiunsero. Bud disse: «Questi due nomi. Cercate di rintracciarmele, okay?» Carlisle disse: «Tutta questa merda di controlli non serve a niente. Sono stati i neri.» Breuning prese il foglio. «Se Dudley dice di farlo, facciamolo.» Bud diede un'occhiata alle loro cravatte. Cinque morti in tutto. Breuning era grasso, Carlisle inagrissimo, ma sembravano lo stesso gemelli. «D'accordo. Fatelo, allora.» L'Abe's Noshery. Parcheggio niente: un giro attorno all'isolato. La Chevy di Dick era sul retro, con delle bottiglie vuote sul sedile. Violazione numero uno alle norme sulla libertà vigilata. Bud trovò un posto, scese dalla macchina e andò a dare un'occhiata dalla finestra. Stens tracannava Manischewitz e faceva casino con un gruppo di ex detenuti: Lee Vachss, Deuce Perkins, Johnny Stomp. Un tipo da poliziotto mangiava al banco: un boccone, un'occhiata a quell'assemblea di vecchi criminali, un altro boccone, con regolarità. Meglio tornare alla stazione, seccato per aver ricominciato a fare da balia.
Lo stavano aspettando: Breuning e due tipi di puttane che se la ridevano tutte allegre in una stanzetta degli interrogatori. Bud picchiettò sul vetro e Breuning gli apri la porta. «Chi sono?» «La bionda è Feather Royko... Ehi, la sai quella sull'elefante in calore?» «Cosa gli hai detto?» «Solo che era un controllo di routine su Duke Cathcart. Avevano letto il giornale, non si sono sorprese. Ma... Bud, sono stati i neri. Erano usciti di testa per quella troia messicana. Dudley insiste tanto solo perché Parker vuole battere la grancassa e dà retta a quello stronzo di Exley con tutte le sue...» Gli piantò una mano sul petto. «Inez Soto non è una troia e forse non sono stati i neri. Per cui, cercate di fare un po' di lavoro da poliziotti, tu e Carlisle.» Un mezzo inchino ironico. Breuning se ne andò lisciandosi la camicia. Bud entrò nella stanzetta. Le puttane non erano niente di speciale: una bionda ossigenata, una rossa all'henné, troppo trucco e troppo marciapiede alle spalle. Bud disse: «Così, stamattina avete letto i giornali.» Father Royko disse: «Sì. Povero Dukey.» «Non mi sembra che siate proprio in lutto stretto.» «Dukey era Dukey. Tirato coi soldi, ma non ti picchiava mai. Gli piacevano da matti i chiliburger, e al Nite Owl li fanno buoni. Un chilburger di troppo e addio Dukey. Riposa in pace.» «Allora, voi ragazze credete che sia stata una rapina, come c'è sui giornali?» Cindy Benavides assentì. Feather disse: «Certo. È stata una rapina, no? Voglio dire: voi non ci credete?» «Probabilmente. E di nemici Duke ne aveva?» «No. Dukey era Dukey.» «Quante altre ragazze mandava in giro?» «Solo noi. Siamo i miseri resti della scuderia del povero Dukey.» «Ho sentito dire che una volta ne aveva nove. Che cosa è successo? La concorrenza?» «Mister, Dukey era uno che si faceva delle idee. Personalmente gli piacevano giovani e gli piaceva mandare in giro delle ragazze giovani. E le giovani si stancano e se ne vanno, se i loro uomini non fanno i cattivi. E Dukey poteva fare il cattivo con gli uomini, forse, ma con le donne mai.
Addio Dukey, riposa in pace.» «Allora doveva avere qualcosa d'altro in ballo. Due ragazze da sole non potevano bastare a coprirlo.» Feather si tolse un pezzetto di smalto da un'unghia. «Dukey aveva una specie di progetto in testa. Aveva sempre dei progetti in testa, capisci? Era uno che si faceva delle idee. E i progetti bastavano a farlo stare allegro, come se quei quattro soldi che mettevamo insieme io e Cindy non fossero così pochi.» «Vi ha spiegato i particolari?» Cindy aveva tirato fuori il rossetto e si stava dando una ripassata. «Cindy, a te ha detto niente?» «No.» Un'esitazione minima. «Niente su dei nemici?» «No.» «E quanto alle amiche? Aveva delle ragazzine attorno, ultimamente?» Cindy prese un fazzoletto e si asciugò gli occhi. «N... no.» «Feather, tu sei d'accordo.» «Sì. Dukey non filava nessuno. Possiamo andare adesso? Voglio dire...» «Andate pure. C'è un parcheggio di taxi appena un po' più su, lungo il viale.» Le ragazze uscirono in fretta. Bud le lasciò andare, aspettò un momento e corse alla sua auto. Su per il Sunset, di fronte al parcheggio dei taxi: due minuti d'attesa. Cindy e Feather erano già in vista. Due taxi, due direzioni diverse. Cindy, come previsto, verso nord e sulla Wilcox: probabilmente andava in casa, Yucca 5814. Bud prese una scorciatoia. Appena in tempo: il taxi stava già arrivando. Cindy scese, salì su una DeSoto verde e partì in direzione ovest. Bud contò fino a dieci e le si mise dietro. Su fino a Highland, il Cahuenga Pass verso la Valley, poi a ovest per il Ventura Boulevard. Bud si fece un po' più sotto: Cindy stava nella corsia centrale e andava in fretta. Svoltò all'ultimo minuto verso il piazzale di un motel: una fila di camere attorno a una piscina d'acqua sporca. Bud frenò, fece una curva a U, stette a guardare. Cindy andò a bussare a una porta sulla sinistra. Le venne a aprire una bionda sui quindici anni. Una ragazzina del tipo di quelle per cui Duke Cathcart s'era messo nei guai. Sorveglianza a vista. Cindy uscì dieci minuti dopo, in fretta. Una curva a U, di nuovo a tutta
velocità verso Hollywood. Bud andò a bussare alla porta della ragazza. Gli venne ad aprire con le lacrime agli occhi. Una radio stava blaterando del massacro del Nite Owl e del delitto del secolo. La ragazza lo studiò un momento. «Sei la polizia, tu?» Bud fece cenno di sì. «Piccola, quanti anni hai?» Non lo fissava più. Lo sguardo le si era fatto confuso. «Piccola, come ti chiami?» «Kathy Janeway. Con la k.» Bud chiuse la porta. «E quanti anni hai?» «Quattordici. Ma perché voi uomini me lo chiedete sempre?» Un accento di campagna. «Da dove vieni?» «Dal North Dakota. Ma se mi rimandate indietro, non serve. Scappo di nuovo e basta.» «Perché?» «Te lo devo far vedere in Vistavision? Duke mi ha detto che a un mucchio di tipi piace.» «Non metterla giù così dura, capito? Io sono dalla tua parte.» «Che ridere.» Bud si guardò in giro. Panda di pezza, riviste cinematografiche, biancheria da scolaretta sul cassettone. Niente vestiti da battona, né attrezzatura da drogati in vista. «Duke era gentile con te?» «Non mi costringeva a farlo, se è questo che vuoi sapere.» «Vuoi dire che lo facevi solo con lui?» «No, voglio dire che era mio padre a farlo con me e quell'altro tipo voleva che andassi in giro a farlo; ma Duke mi ha portato via da lui.» Intrighi di protettori. «Come si chiama, quell'altro tipo?» «No. Non te lo voglio dire e non puoi costringermi. E poi l'ho dimenticato.» «Quale delle tre risposte, piccola?» «Non ti dirò niente.» «Brava, brava. Allora, Duke era gentile con te?» «Non dirmi di fare la brava. Duke era un tesorone e voleva soltanto dormire nel mio stesso letto e giocare a carte. Che c'è di male?» «Tesoro...» «Mio papà era peggio. Mio zio Arthur era molto peggio.» «Zitta, adesso.» «Non mi puoi costringere.»
Bud le prese le mani. «Cosa voleva Cindy?» Kathy lo spinse via. «Mi ha detto che Duke era morto, e questo lo sapeva qualsiasi cretino con una radio. Mi ha detto che Duke le aveva raccomandato che se gli succedeva qualcosa doveva badare a me e mi ha dato dieci dollari. Ha detto che la polizia era andata a romperle le scatole. Io le ho risposto che dieci dollari non sono niente e lei s'è offesa e m'ha gridato un po' di parolacce. E tu come fai a sapere che Cindy è venuta qui?» «Lascia perdere.» «Qui costa nove dollari alla settimana e...» «Ti darò qualche soldo in più se...» «Duke non è mai stato così taccagno con me.» «Kathy, adesso sta' zitta e lascia che ti faccia qualche domanda e forse troveremo i tipi che hanno ammazzato Duke. D'accordo?» Un singhiozzo da bambina. «Okay, va bene, chiedi pure.» «Cindy ha detto che Duke le aveva chiesto di badare a te, se gli fosse capitato qualcosa. Vuol dire che pensava che qualcosa poteva capitargli, secondo te?» «Non lo so. Forse.» «Perché forse?» «Forse perché da un po' di tempo Duke era nervoso.» «Nervoso perché?» «Non lo so.» «Gliel'hai mai chiesto?» «Ha detto solo: niente di speciale; affari.» Feather aveva detto che Cathcart aveva qualche progetto in testa. «Kathy, Duke stava per lanciarsi in qualcosa di nuovo?» «Non lo so. Duke diceva che con le ragazze non si parla di affari. E io so che non mi può aver lasciato soltanto dieci schifosi dollari.» Bud le diede un biglietto con il numero dell'ufficio. «Questo è il mio numero, sul lavoro. Mi chiami, eh?» Kathy prese un panda dal letto. «Duke era sempre così pasticcione e incasinato, ma a me non importava. Aveva un sorriso carino e quella cicatrice sul petto, e poi non gridava mai, con me. Papà e zio Arthur gridavano sempre, prima, e Duke invece non lo faceva mai. Non era una cosa carina da parte sua?» Bud la lasciò con una stretta di mano. Non era neanche arrivato alla strada che la sentì singhiozzare.
Di nuovo in auto: un po' di riflessione su come si stava mettendo il caso. Niente da eccepire: la storia del nuovo progetto di Duke e quella con l'ex protettore della biondina erano solo delle possibilità, e deboli. Al novantanove per cento, erano stati i chiliburger del Nite Owl a firmare la sua condanna a morte. Un ruffiano condannato per stupro e un ex poliziotto corrotto come vittime facevano una combinazione un po' strana, ma non stranissima per l'Hollywood Boulevard alle tre del mattino. Probabilmente, anche questo sarebbe risultato uno dei soliti incarichi di routine che svolgeva per Dudley. Sì, forse Cindy c'entrava per qualcosa di più dei contanti che s'era tenuta. Lui poteva farle sputare i soldi, raccogliere qualche informazione sul protettore, poi darci un taglio con Cathcart e chiedere a Dudley di rimandarlo a Darktown. Semplice, ma Cindy chissà dov'era e Kathy l'aveva intrigato. Si sentiva il suo salvatore, ma non sapeva che fare. Poi, all'improvviso capì che dal bollettino mancava qualcosa: nessuno aveva controllato l'appartamento di Cathcart. Forse Duke ci teneva l'elenco delle sue puttane, con il conto dei soldi che gli passavano; forse c'era qualche indizio sul suo grande progetto e sull'identità del ruffiano da cui aveva rilevato Kathy. Comunque, era un modo come un altro per passare il tempo. Bud si diresse verso Cahuenga. Notò una berlina rossa che gli stava dietro: gli sembrava d'averla già vista al motel. Accelerò, fece un giro attorno alla casa di Cindy: la via di Silverlake, tenendo d'occhio lo specchietto. Non lo seguiva nessuno: era solo la sua immaginazione. Vendome 9819 sembrava intatto: un appartamento sopra un garage, sul retro di una villetta intonacata. Niente reporter, niente transenne della polizia, niente locali in giro a prendere il sole. Bud aprì la porta con una semplice spinta. Era un tipico alloggio da scapolo: soggiorno-camera da letto, bagno, cucinino. Accese la luce per una rapida ricognizione, come Dudley gli aveva insegnato. Un letto pieghevole aperto. Alle pareti, stampe da poco prezzo, con dei paesaggi marini. Una cassettiera, un ripostiglio. Le porte della stanza da bagno e della cucina erano aperte: tutto pulito e a posto. L'appartamento sembrava in perfetto ordine, cosa che contrastava abbastanza con il "pasticcione e incasinato" di cui parlava Kathy. I dettagli, adesso, sempre come ripeteva Dudley. Un telefono su un mobile: controllare i cassetti. Delle matite, agenda niente, nessun elenco di puttane. Parecchi volumi delle pagine gialle: contea di L.A., di Riverside,
di San Bernardino, di Ventura. Le orecchie alle pagine, il dorso sforzato. Ad apertura, si capiva che era stata consultata spesso la voce "stamperie". Un collegamento: un'altra delle vittime, Susan Lefferts, era di San Berdoo. Probabilmente non significava nulla. Bud continuò a guardare. Stanza da bagno e cucina erano immacolate; nella cassettiera c'erano soltanto delle camicie ben piegate. Il tappeto era pulito, tranne che un po' agli angoli. Poi, finalmente, ebbe l'idea: quell'appartamento era stato controllato e rimesso in ordine da qualcun altro. Forse era stato perquisito da un professionista. Aprì la porta del ripostiglio. Una gran confusione di giacche e pantaloni appesi malamente. O Cathcart aveva un guardaroba ordinato e qualcuno ci aveva frugato dentro, oppure questo era l'autentico Duke, il "pasticcione incasinato" della biondina, e il tipo che aveva fatto la perquisizione non s'era preoccupato dei vestiti. Bud controllò ogni singolo capo, in tutte le tasche; fazzoletti, qualche spicciolo, niente di interessante. Un'altra idea: poteva fare un test per identificare chi aveva fatto il controllo. Andò all'auto, prese la sua valigetta con l'attrezzatura per raccogliere le prove, si mise al lavoro con la polverina per le impronte digitali. La cassettiera: un posto classico per le impronte latenti. Guarda guarda: tracce di spazzolino. Un professionista aveva già cercato le impronte per conto proprio. Bud prese la sua roba e uscì, pensando furiosamente. Una guerra tra protettori no, non sembrava probabile. Duke aveva in scuderia soltanto due tipe malconce e gli mancava il coraggio di far battere una ninfetta di quattordici anni. Come protettore era un disastro. Cercò di farsi venire in mente un possibile collegamento tra la perquisizione e il Nite Owl, ma non ingranava proprio: i sospetti restavano sempre i neri. Per cui doveva essere il nuovo progetto di Cathcart. Ne aveva parlato Feather Royko, che quindi ne usciva pulita. Sinful Cindy no. Toccava a lei, adesso: oltretutto, doveva dei soldi a Kathy. Era quasi sera. Bud andò all'appartamento di Cindy: la DeSoto verde era al suo posto. Da una finestra mezzo rotta si sentivano dei gemiti. Si appoggiò al davanzale e saltò dentro. Un corridoio buio, pant pant pant da dietro una porta. Bud aprì e guardò dentro. Cindy e un grassone in calzini: il letto era sul punto di cedere. I pantaloni del tizio erano appesi alla maniglia. Bud ne pescò il portafoglio, lo vuotò, fischiò. Cindy gridò. Il trippone continuò a stantuffare. Bud gridò: «Stronzo, co-
sa stai facendo con la mia donna!» La scena si animò in fretta. Il grassone corse via con l'uccello in mano; Cindy si infilò a tuffo sotto le lenzuola. Bud vide una borsetta, la prese e intascò i soldi. Cindy gridò ancora, un po' incerta. Bud diede un calcio al letto. «I nemici di Duke. Parla e non ti porto dentro.» Cindy nascose la faccia. «Non... so... niente.» «Col cazzo. Proviamo questa: qualcuno ha ripassato l'appartamento di Duke. Dammi un'idea.» «Non so...» «Ultima occasione. Alla stazione non hai detto tutto. Feather ne è uscita pulita. Tu sei stata al motel di Kathy Janeway e l'hai condita con un deca. Che cos'altro ti sei tenuta per te?» «Guarda...» «Forza.» «Forza cosa?» «Quello che sai sul progetto di Duke e i suoi nemici. E chi era il vecchio protettore di Kathy.» «Non so chi era a proteggerla.» «Allora le altre due cose.» Cindy si asciugò la faccia: il rossetto e il trucco erano impiastricciati. «Tutto quello che so è che c'era questo tipo che andava in giro per i bar a parlare con le ragazze, e si comportava proprio come Duke. Sai, le stesse battute, tutto il numero di Dukey. Mi hanno detto che cercava di far fare alle ragazze le squillo per lui. Non ha parlato con me, e neanche con Feather: è roba che ho sentito di seconda mano, un paio di settimane fa.» Clic. "Questo tipo" poteva essere quello che aveva perquisito l'appartamento. Quello che aveva frugato tra i vestiti. «Vai avanti.» «È tutto qui, come me l'hanno raccontato.» «Che aspetto aveva, il tipo?» «Non lo so.» «Chi te ne ha parlato?» «Non so nemmeno questo: erano solo delle ragazze che chiacchieravano al tavolino vicino, in quel dannato bar.» «D'accordo, va bene così. Il progetto di Duke. Forza.» «Mister, era un'altra delle sue idee campate in aria.» «Allora perché non me l'hai detto prima?» «Conosci il proverbio? Non parlar male dei morti.»
«Sì. E lo sai, tu, cosa fanno alle ragazze al carcere femminile?» Cindy sospirò. «Idea campata in aria numero seimila: traffico di foto porno. Non fa ridere? Dukey diceva che si sarebbe messo a vendere certe foto strane. È tutto quello che so, ne avremo parlato non più di venti secondi e lui non ha detto altro. Non gli ho dato importanza, perché so riconoscere un'idea sballata quando ne vedo una. E adesso, te ne vuoi andare?» Delle chiacchiere all'ufficio: la Buoncostume aveva montato un'operazione sulla pornografia. «Che genere di foto?» «Mister, ti ho detto che non lo so: ne avremo parlato per due secondi al massimo.» «Darai a Kathy quello che Duke ti ha lasciato?» «Certo, buon samaritano, certo. Un deca alla volta, però. Se le do tutto subito, se lo va a spendere in riviste.» «Mi rifarò vivo.» «Non vedo l'ora.» Bud salì in auto e andò in cerca di una buca delle lettere. Spedì i soldi per espresso: Kathy Janeway, Orchid View Motel, un mucchio di francobolli e un biglietto amichevole. Più di quattrocento: una piccola fortuna, per una ragazzina. Le sette. Doveva far passare il tempo prima dell'appuntamento con Dudley. L'ufficio andava benissimo: la Buoncostume, la bacheca con gli ordini di servizio. Delle foto porno s'occupava la squadra 4: Kifka, Henderson, Vincennes, Stathis. Tutti e quattro cercavano chi diffondeva pubblicazioni oscene, tutti e quattro non avevano trovato niente. In giro non c'era nessuno; poteva controllare il mattino dopo. Andò alla Omicidi e chiamò la Abe's Noshery. Rispose Stens. «Abe's.» «Dick, sono io.» «Oh. Sta facendo un controllo, agente?» «Dài, Dick.» «No, sul serio. Sei un uomo di Dudley, adesso. Forse a Dud non piacciono i tipi a cui faccio i panini. O magari vuole delle informazioni e pensa che con te parlerò.» «Hai bevuto, socio?» «Bevo kosher, adesso. Dillo a Exley. Digli che Danny Duck vuole ballare con lui. Digli che ho letto del suo vecchio e di quella Dream-aDreamland del cazzo. Digli che magari vengo all'inaugurazione. Danny Duck ha il piacere d'invitare il sergente Ed succhiacazzi Exley a un altro
giro di ballo del cazzo.» «Dick, sei fuori strada.» «Col cazzo che lo sono. Un altro giro. Danny Duck gli farà volar via quegli occhiali del cazzo e...» «Dick, dannazione!» «Ehi, vaffanculo! Leggo i giornali, io. Ho visto chi sono quelli che stanno dietro al Nite Owl, io. Tu, Dudley S., Exley, gli altri sgherri di Dudley. Sei culo e camicia con quel rottinculo che mi ha fatto espellere, segui lo stesso caso del cazzo, così se...» Bud gettò il telefono dalla finestra. Scese al parcheggio prendendo a calci tutto quello che trovava. Poi ebbe la Grande Idea. Avrebbe potuto rimetterci le penne, per il "Natale di sangue". Dudley l'aveva salvato. Fare di Exley l'eroe del Nite Owl era lo stesso che rimandare Inez Soto direttamente all'inferno. C'erano delle incongruenze sul versante di Cathcart. Il caso poteva allargarsi: forse era qualcosa di più di una rapina a opera di un gruppo di psicotici. Poteva risolverlo lui, poteva fregare Exley, trovare un modo di aiutare Stens. Il che significava: Non passare nessuna informazione alla Buoncostume. Nascondere a Dudley delle prove. Cercare di fare l'investigatore - non lo spaccateste - con le sue sole forze. Cercò di caricarsi ripetendosi continuamente una frase: Non puoi fare da solo. Non puoi fare da solo. Non puoi fare da solo. Aveva paura. Di Dudley. Stava per tagliare la strada dell'unico uomo al mondo più pericoloso di lui. 24 Ray Pinker faceva da guida a Ed attraverso il Nite Owl, per la ricostruzione del delitto. «Bim, bam, scommetto che è andata così. Primo: i tre entrano e spianano i fucili. Uno si occupa della ragazza alla cassa, del tipo in cucina e della cameriera. Per prima cosa, dà un colpo a Donna DeLuca con il calcio del
fucile. Lei è in piedi accanto al registratore, abbiamo trovato un pezzo di cuoio capelluto sul pavimento, qui. Donna gli consegna i soldi, anche quelli che ha nella borsetta, lui la spinge verso la dispensa insieme a Patty Chesimard. Per via raccatta anche Gilbert Escobar in cucina. Gilbert resiste... noti i segni sul pavimento, le pentole e le padelle cadute per terra. Un colpo in testa: bim, bam, quella piccola pozza di sangue segnata col gesso. La cassaforte è sotto il bancone del cuoco, uno dei tre impiegati la apre... noti le monete cadute per terra. Bim, bam, Gilbert cerca di resistere ancora, un altro colpo con il calcio dell'arma: abbiamo trovato tre denti d'oro, là; li abbiamo confrontati ed erano proprio suoi. I segni per terra cominciano qui: il vecchio Gil non fa più resistenza. Bim, bam, il sospetto numero uno sistema in dispensa le vittime numero uno, due e tre.» Tornarono nel locale del ristorante: era ancora sigillato, tre notti dopo il delitto. C'erano degli individui con gli occhi sbarrati che guardavano attraverso le vetrine da fuori. Pinker continuava a parlare. «Intanto, i killer numero due e tre radunano le vittime quattro cinque e sei. I segni sul pavimento e i piatti rovesciati parlano da soli. Forse non riesce a vederlo, perché il linoleum è scuro, ma c'è del sangue sotto i primi due tavoli: Cathcart e Lunceford seduti separatamente, due botte con il calcio. Sappiamo la loro posizione esatta grazie al gruppo sanguigno. Cathcart al numero due, Lunceford all'uno. Ora...» Ed lo interruppe: «Avete preso le impronte dai piatti, per sicurezza?» Pinker annuì. «Macchie e segni confusi, due discrete latenti sui piatti sotto il tavolo di Lunceford. Lo abbiamo identificato da quelle, confrontandole con le impronte prese all'arruolamento. Cathcart e Susan Lefferts avevano le mani tutte spiaccicate: nessuna possibilità di confronto. E i loro piatti comunque erano ridotti in frammenti. Abbiamo individuato Cathcart attraverso un confronto dentistico parziale e di dati antropometrici dell'archivio carcerario. La Lefferts con un confronto dentistico totale. Ora, la vede quella scarpa sul pavimento?» «Sì.» «Be', a giudicare sull'angolazione, dà l'idea che la Lefferts si sia... come dire... sì, allungata per raggiungere Cathcart, anche se sedevano a tavoli diversi. Un caso di panico cieco: ovviamente non lo conosceva. Deve aver cominciato a gridare: uno dei killer ha preso una manciata di tovaglioli da quel contenitore lì e glieli ha ficcati in bocca. Doc Lauyman le ha trovato una palla di carta in gola, durante l'autopsia: pensa che l'abbia inghiottita e sia soffocata quando hanno cominciato a sparare. Bim, bam, Cathcart e la
Lefferts vengono trascinati nella dispensa. Lunceford ci va con i suoi piedi: il povero bastardo probabilmente pensa che sia solo una rapina. Nella dispensa, portano via a tutti portafogli e borsette: abbiamo trovato un pezzo della patente di Gilbert Escobar che galleggiava nel sangue proprio dietro alla porta, insieme con sei palline di cotone cerate. Prima di sparare, s'erano preoccupati delle proprie orecchie.» Quest'ultimo particolare non quadrava: i neri erano troppo impulsivi. «Non mi sembra che fossero abbastanza freddi per fare tutto loro.» Pinker si strinse nelle spalle. «Ha funzionato. Sta pensando che uno o più dei clienti potevano conoscere uno o più degli uccisori?» «Lo so, è improbabile.» «Vuole vedere la dispensa? È l'ultima occasione: abbiamo promesso al proprietario di ridargli i locali.» «L'ho già ispezionata l'altra sera.» «Ho visto le foto. Gesù, non si poteva neanche dire se fossero esseri umani. Si sta occupando della Lefferts, no?» Ed guardò fuori della finestra. Una bella ragazza gli fece un cenno di saluto. Capelli neri, latina: sembrava Inez Soto. «Giusto.» «E...» «E ho passato tutto un giorno a San Bernardino senza combinare niente. La donna viveva con la madre, che era mezzo intontita dai calmanti e non mi ha voluto parlare. Ho parlato con qualche conoscenza, e mi hanno detto che soffriva d'insonnia cronica. Era una di quelle che stanno su ad ascoltare la radio tutta la notte. Non aveva fidanzati, che si sapesse, e neanche nemici. Ho controllato il suo appartamento a L.A.: era esattamente quello che uno s'aspetterebbe da una commessa di negozio di trentuno anni. Uno di quelli con cui ho parlato a San Berdoo mi ha detto che era un tipo abbastanza facile. Un altro che ogni tanto faceva la danza del ventre in un ristorante greco, così per ridere. Niente di sospetto.» «Si ritorna sempre ai neri.» «Sì, in effetti.» «E l'auto e le armi?» «Niente. Stanno passando in rassegna bidoni delle immondizie e tombini in cerca dei portafogli e delle borsette. E io ho in mente una mossa che potrebbe farci risparmiare un bel po' di tempo.» Pinker sorrise. «Cercare i bossoli esplosi al Griffith Park?» Ed si voltò verso la finestra. La donna che somigliava a Inez Soto se n'era andata. «Se troviamo quei bossoli, allora o sono i neri che abbiamo in
custodia o sono altri tre.» «Sergente, è una scommessa azzardata.» «Lo so, ma voglio provarci.» Pinker guardò l'ora. «Sono le dieci e mezzo, adesso. Potrei cercare i rapporti su quelle sparatorie, per stabilire il luogo con qualche approssimazione e aspettarla con una squadra di zappatori domani sul presto, all'alba. Diciamo il parcheggio dell'osservatorio?» «Ci sarò.» «Devo chiedere l'autorizzazione al tenente Smith.» «Faccia tutto in base alla mia richiesta verbale, le spiace? In questa storia, dipendo direttamente da Parker.» «Al parco allora, all'alba. Si metta un vestito vecchio, ci sarà da sporcarsi.» Ed andò a mangiare in un ristorante cinese ad Alvaredo. Sapeva perché era finito da quelle parti. Il Queen of Angels era lì vicino, Inez Soto forse era sveglia. Aveva telefonato all'ospedale: si stava rimettendo in fretta, i suoi familiari non s'erano fatti vivi, aveva chiamato una sorella e aveva detto che mamma e papà davano la colpa a lei: vestiti provocanti, maniere troppo disinvolte. Aveva pianto perché voleva i suoi animali di pezza: lui gliene aveva fatto mandare un assortimento dal negozio dell'ospedale. Erano regali per tacitare la propria coscienza: lei gli serviva come testimone chiave nel suo primo caso di omicidio. E voleva anche piacerle, voleva che si rimangiasse quelle parole: "L'agente White sì che è un eroe". Indugiava su un'ultima tazza di tè. S'era fatto ricucire, era andato dal dentista: le sue ferite stavano guarendo, non gli facevano più male. L'immagine di Inez si confondeva con quella di sua madre. Aveva ricevuto un rapporto: Dick Stens s'intratteneva con noti pregiudicati per rapina a mano armata, scommetteva dagli allibratori, riscuoteva il salario in contanti e frequentava i bordelli. Una volta che i suoi uomini l'avessero incastrato, sarebbe andato all'ufficio libertà vigilata per organizzare un arresto. Tutto ciò non contava più niente di fronte a "L'agente White sì che è un eroe" e all'odio appassionato di Inez Soto. Ed pagò il conto e si diresse al Queen of Angels. Bud White stava uscendo. S'incontrarono vicino all'ascensore. White parlò per primo. «Non puoi smettere per un momento di pensare alla tua carriera? Lasciala dormire.»
«Che cosa fai qui?» «Non sto cercando di pompare una teste. Lasciala in pace, avrai la tua occasione.» «È solo una visita.» «Exley, lei non ti vede neanche. Non puoi comprarla con un orsacchiotto.» «Tu non vuoi che il caso sia risolto? O sei soltanto frustrato perché non c'è nessuno da ammazzare?» «Belle parole: davvero una spia molto perbene.» «Sei venuto per scopare?» «In altre circostanze, te la ricaccerei in gola.» «Presto o tardi vi sistemerò, tu e Stensland.» «Vedremo come va. Eroe di guerra, eh? Quei giapponesi devono averti strisciato davanti.» Ed sentì come una contrazione. White gli strizzò l'occhio. Fu scosso dai tremiti per tutto il percorso fino alla camera di lei. Diede un'occhiata, prima di bussare. Inez era sveglia: leggeva una rivista. Sul pavimento erano sparsi degli animali di pezza, sul letto un cuscino per i piedi a forma di scoiattolo: Scooter Squirrel. Inez lo vide e disse: «No.» Le contusioni erano meno marcate: si ricominciavano a notare i suoi lineamenti forti. «No cosa, miss Soto?» «Non discuterò con lei di quello che è successo.» «Nemmeno poche domande?» «No.» Ed prese una sedia. «Non mi sembra sorpresa di vedermi a quest'ora.» «No, infatti. Lei è il tipo scaltro.» Indicò gli animali di pezza. «Glieli rimborsa la Procura, questi?» «No, sono di tasca mia. Ellis Loew le ha fatto visita?» «Sì: gli ho detto di no. Gli ho detto che quei putos di negritos mi hanno portata in giro, si sono fatti dare dei soldi da altri putos e mi hanno lasciato con il negrito puto che l'agente White ha ucciso. Gli ho detto che non posso, non desidero e non intendo ricordare altri particolari, che lui può dire quello che vuole e che questa è davvero la mia ultima parola.» Ed disse: «Signorina Soto, sono venuto soltanto a salutarla.» Lei gli rise in faccia. «Vuole sapere il resto della storia? Un'ora dopo mi ha telefonato mio fratello Juan per dirmi che non posso tornare a casa: ho
disonorato la famiglia. Poi mi telefona quel puto di Mr. Loew e mi dice che se collaboro mi può sistemare in un albergo. Poi il negozio mi manda questi putos di animali di pezza e mi informa che sono un omaggio del simpatico poliziotto con gli occhiali. Sono stata al college, io, pendejo. Non crede che sia in grado di stabilire la consequenzialità degli eventi?» Ed indicò Scooter Squirrel. «Questo non l'ha gettato via.» «È speciale.» «Le piacciono i personaggi di Dieterling?» «E allora?» «Solo per chiedere. E nella sua catena di consequenzialità, dove mette Bud White?» Inez stava appallottolando il cuscino. «Ha ucciso un uomo. Per me.» «Lo ha ucciso per se stesso.» «E quel puto di animale è morto lo stesso. L'agente White è passato solo per un saluto. Mi ha messo in guardia su di lei e su Mr. Loew. Mi ha detto che dovrei cooperare, ma che lui non vuole insistere sull'argomento. La odia, uomo scaltro. Glielo assicuro.» «È una ragazza intelligente, Inez.» «Stava per aggiungere "per una messicana", lo so.» «No, si sbaglia. È intelligente e basta. E si sente sola, altrimenti mi avrebbe mandato via.» Inez buttò per terra la sua rivista. «E allora?» Ed la raccolse. C'erano delle pagine con un'orecchia: un articolo su Dream-a-Dreamland. «Raccomanderò che le sia concesso tutto il tempo che le occorre per riprendersi e che, quando questo pasticcio finirà in tribunale, le sia permesso di testimoniare mediante una deposizione scritta. Se otteniamo abbastanza elementi decisivi sul Nite Owl da altre fonti, forse non dovrà testimoniare affatto. E non tornerò più, se lei non lo desidera.» Lo guardò a occhi sbarrati. «Continuo a non avere un posto in cui andare.» «Ha letto quell'articolo sull'inaugurazione di Dream-a-Dreamland?» «Sì.» «Ha notato il nome Preston Exley?» «Sì.» «È mio padre.» «E allora? So che è un ragazzo ricco, che può sbattere via i soldi in animali di pezza. E allora? Io dove vado?»
Ed appoggiò una mano sulla testiera del letto. «Non la toccherò e la porterò all'inaugurazione di Dream-a-Dreamland.» Inez si toccò la testa. «E i miei capelli?» «Le comprerò un bel berrettino.» Inez si mise a piangere e abbracciò Scooter Squirrel. Ed era arrivato all'appuntamento con la squadra zappatori, all'alba, ancora intonito dai sogni: Inez, altre donne... Ray Pinker aveva portato torce elettriche, pale, metal detector. Aveva fatto diramare un appello dalla divisione comunicazioni: ai testimoni delle sparatorie del Griffith Park si chiedeva di venire sul posto per contribuire all'identificazione dei responsabili. I luoghi dove le sparatorie avevano avuto luogo erano stati identificati sulla pianta: erano tutti terreni ripidi, collinosi, coperti di cespugli. Gli uomini si erano messi a scavare, a strappare radici, a saggiare il terreno con degli aggeggi che facevano tic tic tic: avevano trovato delle monete, delle lattine vuote, una rivoltella calibro 32. Erano passate ore, il sole stava calando. Ed aveva lavorato duro, respirando la polvere, rischiando un colpo di sole. I suoi sogni continuavano a tornare: una serie di giri viziosi che lo riportavano a Inez. Anne, quella del ballo della Marlborough School. L'avevano fatto in una Dodge del '38, lui continuava a picchiare con le gambe nella portiera. Penny: erano insieme alla classe di biologia, all'università. Punch al rum nella sede della fraternità, sveltina nel cortile sul retro. Una girandola di donnine patriottiche durante il tour degli eroi di guerra, una storia di una sola notte con una donna più vecchia di lui: lavorava al reparto comunicazioni della centrale. Non riusciva a ricordare neanche che faccia avessero. Ci provava e continuava a vedere Inez: una Inez senza ferite, senza il camiciotto dell'ospedale. Gli girava la testa, il caldo gli faceva girare la testa, era sporco, era esausto, ma si sentiva bene. Erano passate delle altre ore: non era più in grado di pensare alle donne o a qualsiasi altra cosa. Ancora più tardi: grida a distanza, una mano sulla spalla. Ray Pinker, con in mano due bossoli da fucile e la fotografia delle striature sulla superficie di un altro bossolo. Corrispondevano perfettamente: i segni sul bossolo erano identici. 25 Erano già passati due giorni dalla scoperta del Fleur-de-Lys e non sape-
va ancora da dove cominciare. Due giorni, un solo sospetto: Lamar Hinton, ventisei anni, arrestato per aggressione a mano armata, condannato, s'era fatto due anni a Chino, era in libertà vigilata dal marzo del '51. Impiego attuale: installatore telefonico alla P.C. Bells. Il funzionario della libertà vigilata che seguiva il suo caso sospettava che arrotondasse le entrate installando qualche linea clandestina per gli allibratori. Un controllo sulle segnaletiche: Hinton era proprio il tipo muscoloso che s'era presentato a casa di Timmy Valburn. Due giorni, ed era sempre allo stesso punto morto. Risolvere un caso importante lo avrebbe fatto tornare subito alla Narco, risolvere questo caso voleva dire coinvolgere come testimoni materiali Valburn e Billy Dieterling, due omosessuali importanti, con un mucchio di conoscenze, che avrebbero potuto far finire nel cesso la sua "carriera cinematografica". Due giorni di controlli d'ufficio, alla ricerca di ogni possibile approccio diverso. Aveva controllato tutti i rapporti collaterali, aveva parlato con tutti i fermati: nessuno sapeva niente, nessuno ammetteva d'aver comprato il materiale da qualche parte. Il primo giorno l'aveva praticamente buttato: alla Buoncostume non c'era niente di utile; Stathis, Henderson e Kifka non avevano fatto alcun progresso; Millard pensava solo a farsi distaccare al caso Nite Owl e nulla gli interessava meno della pornografia. Due giorni. Verso la metà del secondo, aveva fatto centro. Il numero falso, il tipo muscoloso. Niente Fleur-de Lys sull'elenco. S'era spremuto il cervello, per ricordarsi di quando aveva visto un altro biglietto del genere. Tilt. La vigilia di Natale del '51, subito prima del "Natale di sangue". Sid Hudgens gli aveva segnalato due che spinellavano: lui aveva fatto la sua brava irruzione e in quell'appartamento aveva trovato il biglietto. Allora non gli aveva detto proprio niente. La frase minacciosa di Sid: "Tutti abbiamo i nostri segreti, Jack". Era andato avanti lo stesso, seguendo quella strana spinta interiore: voleva sapere chi aveva scattato quelle foto, e perché. Era andato all'ufficio personale della P.C. Bell, aveva controllato tutte le schede, una per una, finché non era cascato su Lamar Hinton. Tilt, tilt, tilt, tilt. Jack si guardò attorno. Tutti, in sala agenti, parlavano del Nite Owl, del Nite Owl, del Nite Owl, e Big V era lì che si occupava di roba per farsi le seghe. Quelle foto.
Un senso di vertigine. Era ora di muoversi. La zona di Hinton: da Gower a La Brea, da Franklin all'Hollywood Reservoir. Le installazioni che doveva fare quella mattina: Creston Drive, North Ivar. Jack trovò Creston sulla carta stradale: le Hollywood Hills, una strada senza uscita in salita. Si portò sul posto e vide il camioncino dei telefoni, parcheggiato di fianco a uno pseudocastello francese. Lamar Hinton era appollaiato su un palo dall'altra parte della strada: alla luce del giorno sembrava enorme. Jack parcheggiò e andò a controllare il camioncino: il portellone era aperto. Strumenti vari, guide del telefono, qualche album di Spade Cooley: nessun sacchetto di carta scura dall'aria sospetta. Hinton gli lanciò un'occhiata perplessa: Jack gli mostrò il distintivo. Hinton scese dal palo: due metri buoni, biondo, muscoli su muscoli. «È dell'ufficio di libertà vigilata?» «Dipartimento di polizia di Los Angeles.» «Allora non è per la mia condizionale?» «No, è per evitarti una revoca, se mi dài una mano.» «Che cosa...» «Il funzionario che segue il tuo caso non è troppo contento di questo tuo lavoro, Lamar. Ha paura che ti metta a installare linee fasulle.» Hinton tese tutti i suoi muscoli: collo, braccia, torace. Jack disse: «Fleurde-Lys. "Tutto quello che desiderate." Tu non desideri una revoca della libertà vigilata, quindi tu parli. Tu non parli, torni a Chino.» Un'ultima flessione dei muscoli. «Sei tu che mi hai scassinato l'auto.» «Un autentico Einstein. Allora, ti sei deciso?» Hinton fece un passo in avanti. Jack mise la mano sulla pistola. «Fleurde-Lys. Chi lo dirige, come funziona, cosa fornite. Dieterling e Valburn. Tutti i particolari e tra cinque minuti me ne vado e non mi vedi più.» Tuttomuscoli ci pensò su per un po': la sua maglietta si gonfiava e pulsava. Jack tirò fuori una foto: una scopata di gruppo. «Associazione per delinquere allo scopo di diffondere materiale pornografico, detenzione e vendita illegale di narcotici. C'è abbastanza per rimandarti a Chino fino al millenovecentosettantaecazzo. Allora, questo pattume lo consegnavi per conto del Fleur-de-Lys?» Hinton fece cenno di sì col capo. «S... sì.» «Bravo ragazzo. Ora, chi è che lo fa?»
«N... non lo so. Davvero, non 1... lo so.» «Il nome di quelli che si sono fatti fotografare?» «Billy Dieterling e Timmy Valburn.» «Forza.» «S... solo clienti. Sono due culi, sa, gli piacciono queste cose.» «Vai benissimo. Adesso, la domanda chiave. Chi?» «Agente per favore, non...» Jack prese la sua 38, alzò il cane. «Ti piace tanto l'idea di prendere il primo treno per Chino?» «N... no.» «Allora rispondi.» Hinton si voltò e strinse il palo con le mani. «P... Pierce Patchett. È lui che dirige tutto. È... è una specie di uomo d'affari, affari legali.» «Descrizione, telefono, indirizzo.» «Deve avere cinquant'anni e qualcosa. P... penso che stia a B... Brenwood e non ho il n... numero di telefono perché mi pagano per p... posta.» «Altri particolari! Coraggio.» «Ha... ha un giro di ragazze che somigliano a dive del cinema. È r... ricco. U... una volta l'ho conosciuto.» «Chi ti ha presentato?» «Un... un tipo, un certo Ch... Chester che frequentavo a M... M... Muscle Beach.» «Chester e poi?» «Non lo so.» Hinton era abbastanza sconvolto. Ancora un po' e sarebbe crollato del tutto. «Cos'altro tratta, questo Patchett?» «R... ragazzi e r... ragazze, a mucchi.» «E il Fleur-de-Lys?» «T... tutto quello che d... desiderate.» «Conosco lo slogan. Che cosa, di specifico?» Più seccato che spaventato. «Ragazzi, ragazze, alcool, droga, pubblicazioni, roba sadomaso.» «Una facile, adesso. Chi altro fa le consegne?» «Io e Chester. Lui lavora di giorno. A me non piace...» «L'indirizzo di Chester?» «Non lo so.» «Una facile. Tanta bella gente, con tanti soldi, si serve del Fleur-de-Lys, giusto?»
«G... giusto.» I dischi sul camioncino. «Spade Cooley? È un cliente?» «N... no. Ho solo i dischi gratis perché conosco questo tipo, Burt Perkins...» «Ti piacerebbe conoscerlo, eh? Altri nomi di clienti su.» Hinton si abbrancò al palo. Jack ebbe un lampo: se il bestione gli si rivoltava contro, non sarebbero bastati sei colpi della 38. «Lavori, stasera?» «S... sì.» «L'indirizzo.» «No... per favore.» Jack gli frugò nelle tasche. Il portafogli, degli spiccioli, una chiave attaccata a una catenina. Prese la chiave. Hinton cominciò a sbattere la testa contro il palo: Bam bam bam. Il palo era tutto macchiato di sangue. «L'indirizzo e me ne vado.» Bam bam bam: anche la fronte del bestione era insanguinata. «Cheramoya 5261B.» Jack lasciò cadere tutto a terra. «Non farti vedere laggiù stanotte. Telefona al tuo funzionario della libertà vigilata e spiegagli che mi hai aiutato, digli che ti vuoi fare arrestare per violazione alle norme, fatti mettere da qualche parte. Per questa faccenda non avrai guai: se arriverò fino a Patchett dirò che è stato uno dei modelli a fare la spia. E se in quel posto non trovo niente, finisci a Chino sicuro come il cazzo.» «M... ma mi aveva detto...» Jack corse all'auto e partì a tutto gas. Hinton stava cercando di strappare il palo a mani nude. Pierce Patchett, cinquant'anni e rotti, "una specie di uomo d'affari". Jack trovò una cabina, chiamò il casellario, la motorizzazione. Eccolo: Pierce Morehouse Patchett, nato il 30 giugno 1902, Grosse Point, Michigan. Nessun precedente. Gretna Green 1184, Brentwood. Dal 1931, tre contravvenzioni di scarsa importanza. Non un granché. Adesso, Sid Hudgens: chi se ne fregava delle sue allusioni. Occupato, uno squillo a Morty Bendish al Mirror. «Cronaca. Bendish.» «Morty, sono Jack Vincennes.» «Big V. Jack, quando torni alla Narco? Mi serve qualche bella storia di droga.» Morty voleva fare il suo numero. «Appena riesco a tener lontano Russ
Millard dai miei casi e riesco a fare un caso per lui. E tu puoi darmi una mano.» «Sono tutt'orecchi.» «Pierce Patchett. Ti dice qualcosa?» Bendish fischiò. «Cosa c'è su di lui?» «Non te lo posso dire, per ora. Ma se va come deve andare, hai l'esclusiva.» «A me prima che a Sid?» «Sì. Sono io tutt'orecchi, adesso.» Un altro fischio. «Non c'è molto, ma quel che c'è non è male. Patchett è un tipo grosso. Di bell'aspetto, sui cinquanta, ma ne dimostra trentotto. Sarà a Los Angeles da venticinque anni. È un esperto di judo o jujitsu, si occupa di chimica, o ha studiato chimica all'università qualcosa del genere. Ha una barca di quattrini. Mi hanno detto che presta soldi al trenta per cento a certi speculatori: l'interesse, più una fetta dell'affare. Ha finanziato un mucchio di film, sottobanco. Interessante, eh? E senti questa: sembra che ogni tanto, a periodi, gli piaccia fiutare eroina. Dicono che si fa disintossicare alla clinica di Terry Lux. Nel complesso, è quello che potresti chiamare un tipo importante che sta tra le quinte.» Terry Lux, specialista in plastica facciale per i divi. Era una specie di boss ospedaliero: casi di etilismo, disintossicazioni, aborti. I poliziotti guardavano da un'altra parte. Terry curava gratis i pezzi grossi della politica cittadina. «Morty, tutto qui?» «Non ti basta? Guarda, quello che non so io dovrebbe saperlo Sid. Ma ricordati dell'esclusiva.» Jack riappese e chiamò Sid Hudgens. Rispose lui: «Hush-Hush. Confidenziale e garantito.» «Vincennes.» «Jackie! Hai qualche bella esclusiva sul Nite Owl per il vecchio Sid?» «No, ma terrò un orecchio a terra.» «Notizie dalla Narco, allora? Voglio fare un numero unico tutto sui tossici: jazzisti neri, divi del cinema, magari con qualche aggancio coi comunisti: questa storia dei Rosenberg ha messo il fuoco al culo di tutti. Ti piace l'idea?» «Carina. Sid, hai mai sentito parlare di un certo Pierce Patchett?» Silenzio: interi secondi di silenzio quasi palpabile. Poi Sid, con un tono troppo alla Sid: «Jackie, tutto quel che so è che è molto ricco e che dal mio punto di vista è quasi buio totale. Non è un culo, non è rosso, non conosce
nessuno su cui fare delle rivelazioni. Dove hai sentito il suo nome?» Lo prendeva in giro. Ma poteva fare un tentativo: «Me l'ha detto uno che smercia foto porno.» Silenzio: dei crepitii elettrici sulla linea, un respiro, forte. «Jack, la pornografia è una cosa da morti di fame, buona solo per i falliti che non riescono a scopare. Lascia perdere e fatti vivo quando hai qualcosa.» Fine della telefonata. Bam: una porta sbattuta in faccia, fuori di qui prego, un limite che non bisognava oltrepassare. Jack salì in auto e si diresse verso l'ufficio. Su quella porta c'era scritto MALIBU RENDEZVOUS. Alla Buoncostume non c'era nessuno: soltanto Millard e Thad Green che confabulavano vicino al guardaroba. Jack andò a controllare la bacheca (niente di nuovo) e senza farsi notare si avvicinò al magazzino. Non era chiuso a chiave. Nessun problema. Un bisbigliare sommesso: gli alti papaveri parlavano del Nite Owl. «Russ, so che ci tieni. Ma Parker vuole Dudley.» «È troppo impetuoso con i neri, capo. Lo sappiamo tutti e due.» «Mi chiami capo soltanto quando vuoi qualcosa, capitano.» Millard rise. «Thad, gli zappatori hanno trovato dei bossoli confrontabili nel Griffith Park e ho sentito dire che gli altri hanno recuperato le borsette e i portafogli. È vero?» «Sì, un'ora fa, in un tombino. Una quantità di sangue raggrumato, niente impronte. La scientifica ha fatto il confronto con il sangue delle vittime. Sono stati i neri, Russ: ne sono sicuro.» «Non credo che siano stati quelli che abbiamo preso. Te li vedi che lasciano la scena di uno stupro nel Southside, portano la ragazza in giro per farla violentare dagli amici e poi si fanno tutta quella strada fino a Hollywood per piazzare il colpo al Nite Owl? E due su tre, per di più, sotto barbiturici?» «È un po' tirata, lo ammetto. Dobbiamo identificare gli altri stupratori e far parlare Inez Soto. Finora si è rifiutata. Ma se ne sta occupando Ed Exley, e lui è in gamba.» «Thad, mi metterò da parte. Sono capitano e Dudley è tenente. Ma sono disposto a dividere il comando, alla pari.» «Mi preoccupa un po' il tuo cuore.» «Un attacco cinque anni fa non vuol dire che sia un invalido.» Green rise. «Ne parlerò con Parker. Cristo, tu e Dudley. Che coppia!» Jack trovò quello che cercava: un registratore applicabile al telefono, con
microfono incorporato e auricolari. Uscì in fretta da una porta laterale. Non l'aveva visto nessuno. Era sera. Cheramoya Avenue: Hollywood, un isolato oltre Franklin. Il 5261 era un edificio Tudor di quattro appartamenti: due al piano di sopra, due di sotto. Tutte le luci spente: probabilmente era troppo tardi per beccare Chester, quello del turno di giorno. Campanello del B: nessuna risposta. Un orecchio alla porta: nessun suono da dentro. Entrò con la chiave. Tutto bene. Bastava un'occhiata per capire che Hinton era stato ai patti: non aveva portato via niente. Il sogno di tutti i fottuti perversi: scaffali e scaffali dal pavimento al soffitto, carichi di roba. Marijuana: foglie, fiori. Pillole: barbiturici, bombe, benzedrina, stelline. Flaconi etichettati: laudano, codeina e chissà quali altre miscele con un nome di fantasia, Dreamscope, Hollywood Sunrise, Martian Moonglow. Assenzio, alcool puro, confezioni da uno, due, quattro litri. Etere, ormoni, buste di cocaina, eroina. Scatole rotonde di latta per pellicole cinematografiche, qualche titolo: Mr. Uccello grosso, Amore anale, Gang bang, Stupro al liceo, Il club dello stupro, La bocca della vergine, Amore caldo e nero, Stanotte sarò tua, Il buchino di Susie, Giovanotti in amore, Ficcaglielo in basso, Gesù incula il Papa, Il paradiso dei succhioni, Rex Rottweiler cane tuttofare. Vecchi albi fotografici: roba di Tijuana, donne con l'uccello in bocca, ragazzi con l'uccello in bocca, primi piani di scopate e inculate varie. Poi, uno spazio polveroso, degli scaffali vuoti: era lì che prima c'erano le riviste porno, le sue riviste? Era stato Lamar a portarle via? Ma perché? Quel che restava bastava ampiamente per farsi mandare in galera fino al 2000. Dalle istantanee sembravano prese all'insaputa dell'interessato: divi e dive del cinema nudi, Lupe Velez, Gary Cooper, Johnny Weissmüller, Carole Landis, Clark Gable, Tallulah Bankhead che leccava una fica, dei cadaveri disposti a 69 su un bancone d'obitorio. Una foto a colori: Joan Crawford che scopava con un samoano superdotato, un tipo abbastanza celebre, lo chiamavano "O.K. Freddy". Affari di cuoio, collari per cani, fruste, cateteri, clisteri, scarpe di lucertola nera con venti centimetri di tacco a spillo, un manichino femminile avvolto in un telo: fianchi di plastica, labbra di gomma, pelo pubico applicato, la fica fatta con un pezzo di tubo per innaffiare. Jack andò in bagno a pisciare. Si vide riflesso in uno specchio: una faccia vecchia, strana. Si mise al lavoro: applicò il registratore al telefono, cominciò a sfogliare le vecchie pubblicazioni porno.
Roba da poco probabilmente prodotta in Messico. Pettinature ispaniche, drogati pelle e ossa. Un senso di vertigine: gli sembrava che tutto gli girasse attorno, come se si fosse fatto di qualcosa. Tutta la droga sugli scaffali lo faceva impazzire; il volto di Karen si sovrapponeva a quelli delle fotografie. Cominciò a camminare su e giù, sentì che i passi rimbombavano come sul vuoto, sollevò il tappeto. Un nascondiglio: una botola, delle scale che portavano verso un'oscurità vuota. Suonò il telefono. Jack attivò il registratore e alzò la cornetta. «Pronto? Tutto quello che desiderate.» Cercava d'imitare la voce di Lamar Hinton. Clic, avevano riappeso: non doveva usare lo slogan. Mezz'ora, un'altra telefonata. «Pronto, Lamar» in tono casuale. Una pausa, clic. Una sigaretta dopo l'altra, cominciava a bruciargli la gola. Il telefono. Provò a bofonchiare. «Eh?» «Pronto, sono Seth, a Bel Air. Te la senti di fare un salto con una cosa?» «Certo.» «Facciamo una boccia d'assenzio. Vieni subito e ti faccio un bel regalo.» «Uhm... ridammi l'indirizzo, ti spiace?» «Come si può dimenticare un posto come il mio? Roscomere 941, e fa' in fretta.» Jack riappese. Un altro squillo. «Sì?» «Lamar, di' a Pierce che ho bisogno di... Lamar, sei tu, boychik?» Sid Hudgens! Lamar... con la voce che gli tremava. «Ah, sì... Chi è?» Clic. Jack premette il pulsante di "Replay". Risentì la voce di Hudgens, non si era ancora reso conto del tutto. Sid conosceva Patchett. Sid conosceva Lamar. Sid sapeva del racket del Fleur-de-Lys. Il telefono suonò di nuovo. Jack lo ignorò. Era ora di filare: staccare il registratore, ripulire il telefono, ripulire tutta la roba che aveva toccato. Uscì con un senso di nausea nello stomaco: l'aria della notte lo calmò un poco. Un'auto stava arrivando a tutta velocità. Qualcuno cominciò a sparare dal finestrino anteriore. Due colpi si piantarono nella porta.
Jack si gettò a terra, fece fuoco, l'auto proseguì, a fari spenti. Figurarsi: due colpi erano finiti in un albero, un gran schizzare dappertutto di schegge di legno. Altri tre no, l'auto se ne andava. Delle porte che si aprivano: testimoni in arrivo. Jack corse alla sua macchina. Partì slittando e non accese i fari finché non fu a Franklin, in mezzo al traffico. Nessuna traccia dell'auto da cui erano partiti gli spari: al buio, a fari spenti, tutte le macchine attorno gli sembravano uguali, lucide, strane. Si diresse a ovest, verso Bel Air. Roscomere Road: una via tutta curve, in salita, grandi case con delle palme davanti. Jack trovò il 941 e parcheggiò vicino all'ingresso. Un viale circolare faceva il giro di un edificio spagnoleggiante: un solo piano, tetto piatto d'ardesia. Una fila di auto: una Jag, una Packard, due Caddy, una Rolls. Jack uscì: nessuno gli saltò addosso. Si chinò e annotò i numeri delle targhe. Cinque auto: roba di classe, senza i sacchetti delle consegne del Fleurde-Lys sul sedile. La casa: finestre illuminate, tendaggi di seta. Jack si avvicinò e guardò dentro. Capì che non avrebbe mai dimenticato le donne. Una che sembrava Rita Hayworth in Gilda. Una quasi Ava Gardner, con un vestito verde smeraldo. Una Betty Grable in costume da bagno di lamé d'oro e calze a rete. Tra di loro, come uno sfondo indistinto, degli uomini in smoking. Non riusciva a staccare gli occhi dalle donne. Una rassomiglianza incredibile. Hinton su Patchett: "Ha un giro di ragazze che somigliano a dive del cinema". Somigliare non era la parola giusta: quelle donne erano state scelte, allevate, truccate e addobbate da un esperto. Strabiliante. Una Veronica Lake si muoveva nella luce. Il viso non era somigliantissimo, ma emanava proprio quel tipo di grazia felina. Gli uomini dello sfondo si accalcavano attorno a lei. Jack schiacciò il viso sul vetro. Prima il senso di vertigine delle foto; poi le donne in carne e ossa. Sid, quella porta che sbatteva, quella battuta. Mentre tornava a casa gli girava la testa, sentiva come un senso di vuoto, un ronzio... Sulla sua porta c'era un cartoncino di Hush-Hush. Sul retro, scritto a penna: "Malibu Rendezvous". Vedeva già i titoli: CROCIATO ANTIDROGA DROGATO SPARA A DUE CITTADINI INNOCENTI
IL POLIZIOTTO DELLE CELEBRITÀ SOTTO PROCESSO PER OMICIDIO CAMERA A GAS PER L'EX BIG V - L'ADDIO DELLA RICCA E GIOVANE FIDANZATA NELLA CELLA DELLA MORTE 26 Entrarono tenendosi a braccetto. Inez s'era messa il suo vestito migliore e portava una veletta per nascondere le contusioni. Ed ostentava il distintivo: lo faceva passare davanti ai giornalisti. Gli addetti mettevano i primi ospiti in coda. Dream-a-Dreamland era aperto e in piena attività. Inez era impressionata: da dietro la sua veletta respirava con un po' d'affanno. Ed si guardava in giro: ogni minimo particolare lo faceva pensare a suo padre. Una passeggiata centrale: il corso di una cittadina americana anni Venti. Distributori di soda, nickelodeons, comparse che animavano la scena: il poliziotto che faceva il suo giro, lo strillone dei giornali che faceva ballonzolare una mela, le ballerine di charleston. Il Rio delle Amazzoni, coccodrilli meccanici, le barche che ti portavano nella giungla. Grandi montagne incappucciate di neve; venditori che offrivano berrettini con le orecchie da topo. La monorotaia di Moochie Mouse; isole tropicali; chilometri e chilometri di magia. Presero la monorotaia: la prima carrozza, il viaggio inaugurale, ad alta velocità, su, giù. Inez si teneva ferma, ridacchiando. L'otto volante del "Mondo di Paul", uno spuntino a base di hot-dog, zucchero filato, palline di formaggio di Moochie Mouse. Poi, l'"Idillio nel Deserto", la "Casetta di Danny", la mostra sulle esplorazioni spaziali. Inez cominciava a stancarsi, era come sazia per la troppa eccitazione. Ed sbadigliava: anche quella notte aveva fatto tardi. Era arrivata una chiamata alla stazione: c'era stata una sparatoria sulla Cheramoya, i responsabili si erano dileguati. Aveva dovuto recarsi sul posto: una casa d'appartamenti, gli spari erano stati evidentemente diretti verso una delle porte del pianoterra. Strano: bossoli da 38 e da 45, un soggiorno tutto scaffalature, vuote, tranne un paio di attrezzi sadomaso. Niente telefono. Non avevano potuto rintracciare il proprietario; il responsabile aveva dichiarato che lui veniva pagato per posta, con un assegno circolare: aveva un appartamento gratis e cento dollari al mese, per cui era soddisfattissimo e non faceva domande. Non sapeva neanche il nome degli inquili-
ni. Le condizioni dell'appartamento facevano pensare a uno sgombero in fretta e furia, ma nessuno aveva visto niente. Quattro ore per scrivere il rapporto: quattro ore rubate al Nite Owl. La mostra era una noia: una goffa concessione alle esigenze della cultura. Inez fece un salto alla toilette; lui uscì all'aperto. Sulla passeggiata, Timmy Valburn stava facendo da cicerone a un gruppo di VIP in visita. Ed notò i titoli di prima pagina dell'Herald: Dream-aDreamland e il Nite Owl, come se il resto non esistesse. Aveva cercato di reinterrogare Coates, Jones e Fontaine: non gli avevano detto una parola. Parecchi testimoni s'erano presentati in risposta all'appello che riguardava gli sparatori nel parco e non avevano identificato i tre detenuti: avevano detto di non essere sicuri. Il controllo delle auto era stato esteso alle Ford e alle Chevy dal '48 al '50: per il momento nessun risultato. Erano in corso le grandi manovre per la direzione del caso: il capo Parker appoggiava Dudley Smith, Thad Green spingeva Russ Millard. Niente fucili, nessun traccia della Merc di Sugar Ray. I portafogli e le borsette delle vittime erano stati ritrovati in un tombino a poca distanza dal Tevere Hotel, il che, sommato al rinvenimento dei bossoli nel Griffith Park, spiegava perché Ellis Loew facesse tante pressioni su Parker perché a sua volta facesse pressione su Exley: "Finora è tutto circostanziale e basta, per cui di' al tuo Exley di lavorarsi la ragazza, una buona volta. Sembra che siano in buoni rapporti, adesso, deve persuaderla a farsi interrogare sotto pentothal, ci serve qualche particolare d'effetto sul sequestro e lo stupro e dobbiamo sistemare i tempi del Nite Owl una volta per tutte". Inez venne a sederglisi accanto. Di fronte a loro, un gran panorama: il Rio delle Amazzoni, montagne di plastica. Ed chiese: «Tutto bene? Vuoi che torniamo?» «Vorrei una sigaretta, e non fumo nemmeno.» «Allora non cominciare. Inez...» «Sì, verrò a stare nella tua villetta.» Ed sorrise. «Quando hai deciso?» Lei si sistemò la veletta. «Ho visto un giornale, alla toilette. Ellis Loew non faceva che parlare di me. Aveva un'aria soddisfatta, per cui penso che farò meglio a tenermi un po' alla larga... Sai, non ti ho ancora ringraziato per il cappellino.» «Non ce n'è bisogno.» «Sì che ce n'è. Ho una certa tendenza a trattar male gli anglos che sono gentili con me.»
«Se aspetti una battuta finale, non ne ho.» «Sì che ne hai una. E tanto per la precisione, non ti dirò niente, non guarderò nessuna fotografia e non testimonierò.» «Inez, ho raccomandato ufficialmente che per ora ti lascino in pace.» «Eccola la battuta finale: "è per ora". L'altra battuta finale è che ti occupi di me perché ai miei tempi ero un po' meglio di adesso e nessun uomo messicano vorrebbe una ragazza messicana che è stata violentata da una banda di neritos putos... Non che gli uomini messicani mi interessino, comunque. Sai che cosa mi fa paura, Exley?» «Ed, per piacere.» Inez alzò gli occhi al cielo. «Ho uno spaventoso fratello che si chiama Eduardo, per cui preferisco chiamarti Exley. Sai che cosa mi fa davvero paura? Quel che mi fa paura è che oggi mi sento bene, perché questo posto è come un sogno magnifico, ma so benissimo che tornerò a stare davvero male, perché quello che mi è successo è stato cento volte più reale. Capisci?» «Capisco. Per ora, comunque, devi fidarti di me.» «Non mi fido di te, Exley. Né per ora, né per il futuro... forse.» «Sono il solo di cui ti possa fidare.» Inez si tirò giù la veletta. «Non mi fido di te perché non li odi per quello che mi hanno fatto. Forse credi di farlo, ma contemporaneamente pensi alla carriera. L'agente White li odia davvero. Ha ucciso un uomo che mi aveva fatto del male. E non è intelligente come te: per cui, forse, posso fidarmi di lui.» Ed tese una mano; Inez si scostò. «Li voglio morti. Absolutamente muertos. Comprende?» «Io comprende. E tu comprende che il tuo prezioso agente White è un maledetto bruto?» «Solo se tu comprende che sei geloso di lui. Guarda...» Ray Dieterling, suo padre. Ed si alzò in piedi; Inez si alzò, con gli occhi luccicanti. Preston disse: «Raymond Dieterling, mio figlio Edmund. Edmund, vuoi presentare la signorina?» Inez, a Dieterling: «Signore, è davvero un piacere conoscerla. Sono... oh, sono solo una sua grande ammiratrice.» Dieterling le prese la mano. «Grazie, cara. E il suo nome?» «Inez Soto. Ho visto... oh, sono solo un'ammiratrice.» Dieterling fece un sorriso triste: la storia della ragazza era in prima pagina su tutti i giornali. Poi si rivolse a Ed. «Sergente, è un piacere.»
Una stretta di mano vigorosa. «Signore, è un onore. E congratulazioni.» «Grazie. Le condivido con suo padre. Preston, tuo figlio ha occhio per le signore, eh?» Preston rise. «Signorina, Edmund non ha mai dimostrato tanto buon gusto.» Porse a Ed un foglio. «Un agente dello sceriffo ha chiamato a casa per te. Ho preso io il messaggio.» Ed prese il foglio. Inez arrossì sotto la veletta. Dieterling sorrise. «Le piace Dream-a-Dreamland?» «Sì, certo. Dio, sì.» «Ne sono lieto. Voglio dirle che ci sarà sempre un buon lavoro per lei, qui, se solo lo desidera. Non ha che dire una parola.» «Grazie. Oh... grazie signore...» Inez quasi barcollava. Ed la sorresse, mentre dava un'occhiata al messaggio. "Stensland è ubriaco alla Raincheck Room. W. Gage 3871. Frequentazione di noti pregiudicati, violazione delle norme. Passata parola. L'aspetto, Keefer". I due soci si allontanarono con un inchino. Inez li salutò con la mano. Ed disse: «Ti accompagno, ma ho una cosa da fare, prima.» Tornarono a Los Angeles, con la radio che andava e Inez che batteva il tempo sul cruscotto. Ed pregustava la scena: Stensland sistemato una volta per tutte, qualche battuta pungente. In un'ora arrivarono alla Raincheck Room. Parcheggiarono dietro un'auto senza insegne dello sceriffo. «Ci vorranno solo pochi minuti. Aspettami qui, va bene?» Inez annuì. Dal bar uscì Pat Keefer. Ed scese dall'auto e fischiò. Keefer si avvicinò, Ed lo allontanò discretamente da Inez. «È ancora lì?» «Sì, ubriaco fatto. Ancora un po' e non l'aspettavo più.» Un vicolo buio, di fianco al locale. «Dov'è l'uomo della libertà vigilata?» «Mi ha detto di prenderlo io, questa è giurisdizione della contea. I suoi amichetti se ne sono andati, c'è solo lui.» Ed indicò il vicolo. «Portalo fuori con le manette.» Keefer entrò. Ed aspettò fuori della porta laterale. Delle grida, un tramestio. Dick Stens spinto fuori di forza: scarmigliato, sudato. Keefer gli spinse la testa all'indietro; Ed lo colpì, in alto, in basso, ripetutamente, finché non cominciarono a dolergli le braccia. Stens cadde a terra, in preda ai conati di vomito. Ed lo prese a calci in faccia, poi si allontanò barcollando. Inez, sul marciapiede. La sua sola battuta: «È l'agente White il bruto?» 27
Bud preparò il caffè per la donna. Doveva mandarla via in fretta, e andare a vedere Stens in guardina. Carolyn qualcosa, all'Orbit Lounge non sembrava affatto male: adesso, la luce del mattino la invecchiava almeno di dieci anni. L'aveva raccattata d'impulso: aveva appena saputo di Dick, e se non si trovava una donna avrebbe finito con l'andare a casa di Exley e ammazzarlo. A letto non era andata male, ma per trovare un po' d'entusiasmo aveva dovuto mettersi a pensare a Inez, e la cosa l'aveva immalinconito: le probabilità che Inez lo facesse per amore erano sui sei miliardi a uno. Aveva smesso di pensare a lei e il resto della notte era stato tutto chiacchiere futili e brandy. Carolyn disse: «Credo di dover andare.» «Mi farò vivo.» Squillò il campanello. Bud accompagnò Carolyn fuori. Sulla porta Dudley Smith e un agente di West Valley, un certo Joe DiCenzo. Dudley sorrise: DiCenzo fece un cenno. Carolyn sgusciò via: sapeva che loro sapevano com'era la situazione. Bud diede un'occhiata al soggiorno: il letto pieghevole sfatto, una bottiglia, due bicchieri. DiCenzo indicò il letto. «Ha un alibi. E comunque non ho mai creduto che fosse stato lui.» Bud chiuse la porta. «Stato lui a far cosa? Capo, cos'è questa storia?» Dudley sospirò. «Ragazzo, temo d'essere latore di cattive notizie. Questa notte una ragazzina, una certa Kathy Janeway, è stata trovata nella sua camera di motel, violentata e picchiata a morte. In borsetta aveva un tuo biglietto da visita. È stato il sergente DiCenzo a rispondere alla chiamata: sapeva che tu sei mio amico e mi ha telefonato. Sono stato personalmente sulla scena del delitto, ho trovato una busta indirizzata a miss Janeway e ho riconosciuto immediatamente la tua alquanto incerta grafia. Sii conciso, ragazzo: il sergente DiCenzo sta conducendo le indagini e vuole eliminarti dal novero dei sospetti.» L'immagine della piccola Kathy che singhiozzava. Bud cercò di non lasciarsi invischiare dalle sue stesse bugie. «Stavo occupandomi del giro di Cathcart e una puttana che lavorava per lui mi ha detto che Janeway era il suo ultimo acquisto, ma lui non l'aveva ancora mandata in giro. Le ho parlato, ma non sapeva niente che valesse la pena di riferire. Mi ha detto che la puttana aveva certi soldi che Cathcart aveva lasciato per lei, ma non voleva sganciare. Io l'ho spremuta e ho mandato il denaro alla ragazza.»
DiCenzo scosse la testa. «Spremi le puttane di solito?» Dudley sospirò. «Bud nutre una specie di sentimentale debolezza per le signore, e tenendo conto di questo suo vizietto, quel che ci ha raccontato mi sembra plausibile. Ragazzo, chi è l'adescatrice cui hai fatto cenno?» «Cinthia Benavides, detta Sinful Cindy.» «Ragazzo, non hai citato il suo nome in nessuno dei rapporti che hai sottoscritto. Rapporti che, mi sia lecito aggiungere, erano alquanto miseri.» Le sue bugie: non aveva fatto cenno alla pista delle foto porno, al fatto che l'appartamento di Cathcart fosse stato perquisito, al protettore che aveva ceduto Kathy a Duke. «Non credevo che fosse importante.» «E cos'hai fatto esattamente da quando ci siamo trovati a cena, cioè da quando avresti dovuto riferire su miss Janeway e miss Benavides?» «Sto ancora controllando le conoscenze di Lunceford e Cathcart.» «Ragazzo, le conoscenze di Lunceford sono estranee a questa indagine. Hai scoperto qualcosa d'altro su Cathcart?» «No.» Dudley a DiCenzo: «Ragazzo, sei convinto che Bud non è il tuo uomo?» DiCenzo tirò fuori un sigaro di tasca. «Sono convinto. Sono anche convinto che non è l'uomo più furbo del mondo. White, dammi una mano. Chi pensi che sia stato a sistemare la ragazza?» La berlina rossa. Il motel, Cahuenga. «Non lo so.» «Una risposta succinta, Joe, lasciami solo per qualche minuto con il mio amico, ti spiace?» DiCenzo accese il sigaro e uscì. Dudley si appoggiò alla porta. «Ragazzo, non puoi metterti a estorcere denaro alle prostitute per offrirlo come indennizzo a minorenni di dubbi costumi. Comprendo il tuo attaccamento sentimentale al sesso debole, e so che è una componente essenziale della tua figura di poliziotto, ma un eccesso del genere non lo posso accettare; da questo momento farai meglio a non occuparti più dei controlli su Cathcart e Lunceford e tornare sul versante Darktown del caso. Ora, io e il capo Parker siamo sempre convinti che i tre neri che abbiamo in custodia siano effettivamente colpevoli. Se no, si tratta comunque di un'altra gang di colore. Non abbiamo ancora le armi del delitto, né alcuna notizia sull'auto di Coates, ed Ellis Loew vuole delle altre prove, prima di andare di fronte al tribunale. La nostra bella miss Soto non vuole parlare e temo che dovremo fare qualche pressione perché si sottoponga a una seduta sotto pentothal. Il tuo compito sarà quello di controllare l'archivio e interrogare i neri pregiudicati per crimini sessuali di cui siamo a conoscenza. Dobbiamo
trovare gli uomini a cui i nostri tre hanno offerto miss Soto e mi sembra che l'incarico faccia proprio per te. Sei d'accordo?» Grandi parole: un altro lavoro di muscoli. «Certo, Dud.» Smith aprì la porta. «Ho cercato d'addolcire la reprimenda con tutto il mio affetto, ragazzo. Lo capisci?» «Certo, capo.» «Grande. Non credere che non pensi al tuo futuro, ragazzo. Il capo Parker ha da poco approvato il progetto di un'altra misura di prevenzione, e vi ho già coinvolto Dick Carlisle e Mike Breuning. Una volta sbrigata questa faccenda del Nite Owl, ti chiederò di unirti a noi.» «Sembra una buona idea, capo.» «E senti, ragazzo: sono certo che sai che Dick Stensland è stato arrestato e che Ed Exley ci ha avuto parte. Niente rappresaglie, capito?» La berlina rossa. Diciamo, una possibilità. La perquisizione dell'appartamento di Cathcart e dei suoi vestiti: incomprensibile. Sinful Cindy e il "sogno a occhi aperti" di Duke: passare al traffico di foto porno. Feather Royko: aveva detto che Duke era ossessionato da qualche nuovo progetto. Il tipo che faceva il numero di Duke e cercava di reclutare ragazze nei bar. Aveva controllato alla Buoncostume sulla loro operazione antiporno, zero assoluto. Jack Bidone V, l'asso dei compilatori di rapporti, aveva chiesto d'essere distaccato al caso Nite Owl: aveva detto che non c'era niente da fare. L'ultimo sommario di Russ Millard come ufficiale responsabile: niente di particolare, in pratica aveva deciso di rinunciare. Aveva mentito a Dudley, e continuava a mentire. Se avesse segnalato la piccola Kathy alla minorenni, adesso sarebbe stata ancora viva a leggere le sue riviste di cinema da qualche parte. Il protettore che l'aveva ceduta a Duke: "Voleva che andassi in giro". Exley Exley Exley Exley Exley Exley Exley... La scheda di Sinful Cindy: l'indirizzo di quattro noti bar di puttane che la ragazza frequentava abitualmente. Al suo appartamento era già passato: niente. Da Al, al Moonmist Lounge, alla Firefly Room e al Cinnabar del Roosevelt: niente. Un pettegolezzo che aveva sentito alla Buoncostume: le puttane si trovano spesso al Tiny Taylor's drive in: le cameriere procuravano i clienti. Da Tiny: ecco la DeSoto verde, infatti, con un vassoio fuori
della portiera. Bud parcheggiò di fianco. Cindy lo vide, tolse il vassoio e chiuse il finestrino. Uam: la DeSoto stava già facendo retromarcia. Bud balzò fuori, aprì il cofano, staccò un filo. L'auto si bloccò. Cindy abbassò il vetro. «Hai rubato i miei soldi e mi hai rovinato la colazione.» Bud le buttò in grembo un biglietto da cinque. «La colazione la pago io.» «Ah, davvero generoso! Uno spendaccione.» «Kathy Janeway è stata violentata e picchiata a morte. Il nome del suo ex-protettore, i clienti.» Cindy appoggiò la fronte al volante. Il clacson suonò: si tirò su tutta pallida, ma senza una lacrima. «Dwight Gilette. È una specie di nero che si fa passare per bianco. Dei clienti non so niente.» «Gilette ha un'auto rossa?» «Non lo so.» «Hai l'indirizzo?» «So che sta in una nuova zona di villette, a Eagle Rock. È per soli bianchi: per questo fa finta. Ma non l'ha uccisa lui.» «Perché?» «È una checca. Ci tiene alle sue mani e non toccherebbe mai una donna.» «Qualcos'altro?» «Porta un coltello. Le ragazze lo chiamano "Blue Blade" per via del cognome.» «Non mi sembri sorpresa che Kathy sia finita così.» Cindy si toccò gli occhi, asciutti. «Era nata per finire così. Dukey l'aveva un po' ammorbidita, e non odiava più gli uomini. Ancora due o tre anni e avrebbe imparato. Cazzo, avrei dovuto trattarla meglio.» «Sì, anch'io.» Eagle Rock, un rapido controllo al casellario. Dwight Gilette, detto "Blade" o anche "Blue Blade", Hibiscus 3245, Eagle's Aerie Housing Development. Sei arresti per sfruttamento, nessuna condanna, indicato come maschio bianco: se era un nero che si faceva passare per bianco, aveva dello stile. Bud trovò il sobborgo e la via: una serie di cubi intonacati, una vista su Los Angeles sotto la nebbia. Il 3245: pareti color pesca, fenicotteri di metallo sul prato, una berlina
blu nel vialetto. Bud s'avvicinò e premette il pulsante. Sentì un tintinnio di campanellini. Venne ad aprire un tipo mulatto chiarissimo. Sui trent'anni, basso, grassoccio, pantaloni e camicia di seta con colletto. «Ho sentito la radio e ho pensato che vi sareste fatti vedere. Sembra che sia successo a mezzanotte: ho un alibi. Sta a un isolato da qui: posso farlo venire anche subito. Ma voi, di solito, non viaggiate a due per volta?» «Finito?» «No. Il mio alibi è il mio avvocato. Sta pure lui a un isolato da qui ed è un pezzo grosso dell'Unione americana delle libertà civili.» Bud lo spinse all'interno fischiettando. Il paradiso dell'omosessuale: tappeti spessi e folti, statue di dèi greci, nudi maschili alle pareti, velluti. «Carino.» Gilette indicò il telefono. «Due secondi, altrimenti chiamo il mio avvocato.» Niente preamboli. «Duke Cathcart. Gli hai ceduto Kathy, giusto?» «Kathy era un tipo ostinato, Duke mi ha fatto un'offerta. Poi Duke è morto in quell'orribile faccenda del Nite Owl, e non venitemi a dire che sono sospettato per questo.» Niente. «Ho sentito dire che Duke smerciava roba porno. Sai niente?» «Il porno è così déclassé: la risposta è no.» Sempre niente. «Qualche informazione su Duke in generale. Che cosa sai dirmi?» Gilette aveva un'aria insolente. «Ho sentito dire che c'era un tipo che andava in giro a informarsi su Duke, e che si faceva passare per lui. Magari cercava di portargli via la scuderia... non che gli fosse restata una gran scuderia, a quel che ne so. Ora, mi vuol lasciare in pace, prima che chiami il mio amico?» Il telefono: Gilette andò in cucina, a rispondere da un altro apparecchio. Bud lo seguì lentamente. Bella roba: frigorifero, fornelli elettrici in piena attività: delle uova, un bricco d'acqua che bolliva, una pentola. Gilette mandò un bacio per telefono e riappese. «Ancora qui?» «Un bel posticino, Dwight. Gli affari devono andare bene.» «Gli affari vanno benissimo, grazie.» «Splendido. Devo controllare i vecchi clienti di Kathy, per cui sputa pure il tuo elenco.» Gilette premette un interruttore accanto al lavello. Si sentì il suono di un motore che s'avviava; il mulatto spinse degli avanzi giù per la discarica.
Bud spense l'interruttore. «L'elenco!» «No, nein, nyet, mai.» Bud lo afferrò all'altezza dello stomaco. Gilette si divincolò, prese un coltello, menò un fendente. Bud si spostò di lato e gli sferrò un calcio alle palle. Gilette si piegò in due. Bud azionò il trituratore dei rifiuti. Il motore ricominciò a girare. Bud spinse nell'imboccatura della discarica la mano che stringeva il coltello. Scriiik: sangue, frammenti d'osso. Bud tirò fuori la mano, senza dita: uno scriiik, cinquanta volte più forte. Il moncherino, prima sul fornello acceso, poi nel contenitore del ghiaccio. «L'elenco! Voglio quell'elenco fottuto!» con quello scriiik sempre più forte in sottofondo. Gilette, con gli occhi al cielo: «Il cassetto... vicino al televisore... un'ambulanza.» Bud lo lasciò andare, corse in soggiorno. I cassetti erano vuoti: di corsa indietro in cucina. Gilette era sul pavimento, stava masticando della carta. Una stretta alla gola: Gilette sputò un foglio mezzo masticato. Bud lo afferrò e corse fuori: il puzzo di carne bruciata stava per farlo vomitare. Spiegò il foglio: nomi e numeri di telefono, tutti andati. Due leggibili: Lynn Bracken, Pierce Patchett. 28 Jack era alla scrivania e contava le sue bugie. Sul lavoro, tutta una serie di rapporti negativi; il fatto che anche gli altri ragazzi della squadra non avessero combinato niente era una bella fortuna: Millard era intenzionato a lasciare perdere tutto. Anche le assenze dal lavoro valevano come bugie: aveva passato un'intera giornata a cercare i nomi corrispondenti alle automobili di Bel Air. Ne aveva individuati quattro interessanti. Poca fortuna, invece, a un'agenzia di modelle specializzata in ragazze che somigliavano a dive del cinema: nessuna era lontanamente paragonabile alle bellezze che aveva visto. A parte i nomi, una giornata sprecata: Sid Hudgens l'aveva cacciato in un vicolo cieco. In realtà, voleva soltanto rivedere quella donna: una bugia in più per Karen. Aveva passato la mattina da lei, sulla spiaggia. Karen voleva fare l'amore, lui aveva trovato delle scuse: era sconvolto, aveva chiesto d'essere distaccato al Nite Owl perché bisognava fare giustizia. Karen aveva cercato di spogliarlo: aveva inventato una contusione alla schiena. Non le aveva detto che non era più interessato alla cosa perché quel che voleva era sol-
tanto usarla, metterla con delle altre donne, ricreare la scena della rivista porno. La bugia più grossa di tutte: non le aveva detto di essersi cacciato in una situazione di merda da cui non era facile tirarsi fuori, che aveva tentato una mossa che poteva spedirlo diritto nella camera a gas, che il suo biglietto di ritorno alla Narco si era trasformato in un "adiós, miei cari", perché lei avrebbe sommato alle altre bugie il 24 ottobre 1947 e la figura del simpatico Big V che aveva così accuratamente costruito si sarebbe dileguata per sempre. Non le aveva detto di essere sull'orlo del panico. Lei non lo aveva capito: l'apparenza reggeva ancora. Qualche altro particolare reggeva ancora: una serie di piccoli colpi di fortuna. Sid non s'era fatto vivo. Hush-Hush di quel mese era arrivato puntuale: nessun messaggio, qualche pettegolezzo su Max Peltz e le minorenni: niente di terribile. Aveva controllato il rapporto sulla sparatoria del Fleurde-Lys: era stato proprio il brillante Ed Exley a prendere la chiamata. Non aveva capito niente: nessuna traccia degli inquilini, l'appartamento era stato ripulito: restavano solo un paio di ammennicoli sadomaso. Tutta l'altra merda era finita chissà in che buco. Probabilmente la sparatoria era stata un'idea personale di Lamar Hinton. Big V ormai era fuori dal caso: aveva una nuova missione. Sid Hudgens conosceva Pierce Patchett e sapeva del Fleur-de-Lys: Sid Hudgens sapeva del Malibu Rendezvous. Sid aveva un archivio privato, da qualche parte. Big V non doveva far altro che trovare la pratica che lo riguardava e distruggerla. Jack controllò la lista dei nomi, confrontandoli con le foto della motorizzazione. Seth David Krugliak, il proprietario della casa di Bel Air: grasso, untuoso, avvocato, nel giro del cinema. Pierce Morehouse Patchett, il principale del Fleur-de-Lys: la bonarietà in persona. Charles Walker Champlain, finanziere: calvo, con un pizzetto. Lynn Margaret Bracken, ventinove anni: Veronica Lake. Nessun precedente penale. «Hello, ragazzo.» Jack ruotò su se stesso. «Dud, come va? Che cosa ti porta alla Buoncostume?» «Un abboccamento con Russ Millard: adesso è mio collega per il Nite Owl. E a proposito, ho sentito che ti ci vuoi mettere anche tu.»
«Giusto. Puoi darmi una spinta?» Smith gli passò una fotocopia. «Già fatto, ragazzo. Sei stato adibito alla ricerca dell'auto di Coates. Bisogna controllare tutti i garage in quest'area, con o senza il permesso del proprietario. Comincia pure subito.» Una pianta del Southside di L. A. «Ragazzo, ho bisogno di un favore personale.» «Dimmi.» «Voglio che tu mi segua Bud White. Si è lasciato coinvolgere personalmente nella malaugurata uccisione di una giovanissima prostituta, e io devo poter contare su di lui. Puoi tenerlo d'occhio di notte, visto che ci sai fare in queste cose?» Il solito Bud, con un debole per i cani randagi. «Certo, Dud. Dov'è che lavora, adesso?» «Alla stazione della Settantasettesima. Ha l'incarico di controllare i neri con precedenti sessuali. Ha il turno di giorno, lo puoi trovare lì all'inizio e alla fine.» «Dud, tu mi salvi la vita.» «Ti servono altri particolari, ragazzo?» «No.» 29 Memo: "Da: capo Parker. A: vicecapo Green, cap. R Millard, ten. D. Smith, serg. E. Exley. Riunione: ufficio del capo, 23 aprile 1953, ore 4 P.M. O.d.g.: Interrogatorio della testimone Inez Soto." La nota di suo padre: "È bellissima e Ray Dieterling ne è stato molto colpito. Ma è una testimone materiale ed è messicana: ti consiglio di non legarti troppo a lei. E, in nessuna circostanza, devi coabitare. La convivenza è contro le regole del dipartimento e un rapporto con una messicana potrebbe danneggiare seriamente la tua carriera". Parker aveva messo subito le carte in tavola. «Ed, il Nite Owl si sta restringendo ai neri che abbiamo in custodia o a qualche altra gang di colore. Ora, corre voce che tu sia piuttosto vicino alla ragazza Soto. Il tenente Smith e io giudichiamo imperativo che lei accetti di essere interrogata per
chiarire i tempi dell'accaduto e identificare gli altri che hanno abusato di lei.» Secondo noi, il pentothal è il mezzo più rapido per ottenere dei risultati. Vogliamo che tu convinca miss Soto a cooperare. Probabilmente si fida di te, per cui avrai credibilità. Inez dopo Stensland: sconvolta, riluttante ad andare ad Arrowhead. «Signore, tutte le prove che abbiamo finora sono solo circostanziali. Ritengo che dovremmo trovare degli ulteriori elementi prima di rivolgerci a miss Soto: vorrei interrogare di nuovo Coates, Jones e Fontaine.» Smith aveva riso. «Ragazzo, si sono rifiutati di parlare con te l'altro giorno e adesso hanno un avvocato garantista che gli consiglia di non aprire più bocca. Ellis Loew vuole andare davanti al tribunale, Nite Owl e legge Lindbergh, e tu puoi facilitare la cosa. Finora abbiamo trattato la Soto coi guanti e non abbiamo combinato niente. È ora di cambiare musica.» Russ Millard: «Tenente, io sono d'accordo con il sergente Exley. Se continuiamo a setacciare il Southside, fineremo per trovare dei testimoni dello stupro, l'auto di Coates e le armi del delitto. Il mio istinto mi dice che la ricostruzione della ragazza sarebbe comunque troppo confusa per servire a qualcosa, e se la costringiamo a ricordare, rischiamo di sconvolgerla più di quanto non sia già, e definitivamente. Ve lo figurate Ellis Loew che la esibisce davanti al tribunale? Non è una scena piacevole.» Smith aveva riso, proprio in faccia a Millard. «Capitano, lei si è dato tanto da fare per condividere questo comando, e adesso dimostra una sensibilità da ragazzina. Stiamo occupandoci di un brutale omicidio multiplo, che richiede provvedimenti rapidi e decisi; non siamo alla festa di un'associazione. E quanto a Ellis Loew, è un avvocato brillante e un uomo sensibile: sono sicuro che tratterà miss Soto con ogni possibile considerazione.» Millard aveva inghiottito la pillola, buttandola giù con un sorso d'acqua. «Ellis Loew è un buffone che bada solo ai titoli di prima pagina, non un poliziotto, e non dovrebbe essere lui a dirigere questa indagine.» «Capitano, questo suo commento è quasi sedizioso, in quanto...» Parker aveva alzato una mano. «Basta così, signori. Thad, vuoi accompagnare giù il capitano Millard e il tenente Smith e offrir loro un caffè, mentre io parlo con il sergente?» Green aveva scortato i due fuori. Parker aveva indicato una pila di giornali. «La stampa e il pubblico vogliono giustizia. Faremo una gran brutta figura, se non combiniamo qualcosa in fretta.» «Lo so, signore.»
«Ti preoccupi per la ragazza?» «Sì.» «Sai che presto o tardi dovrà decidersi a cooperare?» «Non la sottovaluti, signore. È d'acciaio, dentro.» Parker aveva sorriso. «Allora vediamo come te la cavi con l'acciaio. Convincila a cooperare e se troviamo abbastanza elementi da convincere Ellis Loew di avere un caso sicuro per il tribunale, ti faccio saltare tutta la lista d'attesa per la promozione. Sarai tenente subito.» «È un ordine?» «Arnie Reddin va in pensione il mese prossimo. Ti darò l'Investigativa di Hollywood.» Ed aveva sentito un formicolio lungo la spina dorsale. «Ed, hai trentuno anni. Tuo padre non è diventato tenente che a trentatré.» «Lo farò.» 30 Squadra maniaci: Cleotis Johnson, pregiudicato per offesa alla morale, pastore della Chiesa metodista episcopale di Sion di New Bethel, aveva un alibi per la notte in cui Inez Soto era stata rapita: era rinchiuso nella gabbia degli ubriachi della Settantasettesima. David Walter Bush, pregiudicato per offesa alla morale, aveva un alibi convalidato da una mezza dozzina di testimoni: erano stati tutti impegnati in una maratona notturna di dadi nella saletta della Chiesa metodista episcopale di Sion di New Bethel. Fleming Peter Hanley, pregiudicato per offesa alla morale, aveva passato la notte al pronto soccorso: una regina della notte gli aveva morsicato l'uccello e un'intera équipe medica aveva dovuto darsi da fare per salvarglielo, così da dargli la possibilità di accumulare qualche altra condanna per sodomia e lesioni colpose. Squadra maniaci: una telefonata all'ospedale di Eagle Rock. Dwight Gilette era ricoverato lì. Meglio così: non avrebbe avuto la morte dell'invertito sul gobbo. Altri quattro alibi: una scappata alla prigione del palazzo di giustizia. Stens era messo male, un secondino doveva avergli somministrato qualche intruglio fatto in casa. Un delirio continuo: Ed Exley, Danny Duck che lo metteva in culo a Ellis Loew.
A casa, una doccia, poi un paio di controlli alla motorizzazione: Pierce Patchett, Lynn Bracken. Due telefonate: un amico che stava agli affari interni, la stazione della West Valley. Notizie discrete: Gilette non l'aveva denunciato, tre uomini stavano lavorando al caso di Kathy. Un'altra doccia: sentiva su di sé la puzza di tutta la giornata. Bud prese l'auto e andò a Brentwood. Programma: spremere Pierce Morehouse Patchett, nessun precedente (strano, per uno che figurava sull'elenco di un protettore). Gretna Green 1184, un mezzo palazzo in stile spagnolo, tutto rosa, tegole e piastrelle. Parcheggiò e scese dall'auto. Una luce si accese nel portico. Mise a fuoco un tipo seduto su una sedia. I lineamenti corrispondevano a quelli di Patchett, ma sembrava molto più giovane di quanto denunciasse la data di nascita. «Lei è un agente di polizia?» Aveva le manette appese bene in vista alla cintura. «Sì. Lei è Pierce Patchett?» «Sì. Sta raccogliendo offerte per un'iniziativa benefica della polizia? L'ultima volta mi avete telefonato in ufficio.» Occhi a spillo: forse era sotto l'effetto di qualche droga. Muscoli da culturista, camicia attillata per metterli in mostra. Una voce tranquilla: era come se per lui fosse normalissimo sedere al buio aspettando che si facesse vivo un poliziotto. «Sono un investigatore della Omicidi.» «Oh. Chi è stato ucciso e perché pensa che possa esserle utile?» «Una ragazza che si chiamava Kathy Jenaway.» «Questa è solo mezza risposta...» «Agente White.» «Mr. White, allora. Ripeto: perché pensa che possa esserle utile?» Bud prese una sedia. «Conosceva Kathy Janeway?» «No. Ha detto di conoscermi, forse?» «No. Dov'era la notte scorsa a mezzanotte?» «Ero qui: davo una festa. Se ce ne sarà bisogno, ma spero proprio di no, posso farle avere una lista degli ospiti. Perché...» Bud tagliò corto. «Delbert Duke Cathcart.» Patchett sospirò. «Non conosco neanche lui, Mr. White.» «Dwight Gilette, Lynn Bracken.» Un ampio sorriso. «Sì, conosco queste persone.» «Sì? Allora, vada avanti.» «Mi permetta d'interromperla. È stato uno di loro a fare il mio nome?»
«Ho malmenato un po' Gilette per farmi dare l'elenco delle sue puttane. Lui ha cercato d'inghiottire la pagina su cui c'era il suo nome e quello di questa Bracken. Patchett, perché un protettore di merda qualsiasi dovrebbe avere il suo numero di telefono?» Patchett si sporse in avanti. «Lei si occupa anche di eventuali attività illegali estranee alla morte della Janeway?» «No.» «Allora non dovrebbe sentirsi obbligato a riferire in merito.» Lo stronzo aveva dello stile. «Questo è vero.» «Allora mi ascolti con attenzione, perché lo dirò solo una volta e, nel caso mi venisse contestato, negherò tutto. Io dirigo un giro di prostitute. Lynn Bracken è una di loro. Me la sono fatta cedere da Gilette qualche anno fa, e se Gilette ha cercato di far sparire il mio nome, lo ha fatto perché sa che odio e temo la polizia e ha pensato, giustamente, che lo avrei schiacciato come un verme se avessi supposto che era stato lui a sguinzagliarmela addosso. Ora, io tratto le mie ragazze molto bene. Ho anch'io delle figlie adulte e ne ho persa una ancora in culla. Non sopporto l'idea che delle donne vengano maltrattate. Inoltre, francamente, ho molto denaro, quanto mi permette d'indulgere ai miei capricci. Questa Kathy Janeway è stata assassinata in modo brutale?» Picchiata a morte, tracce di sperma in bocca, nel retto, nella vagina. «Sì. Molto brutale.» «Allora trovi chi l'ha uccisa, Mr. White. Se ci riesce, le farò avere una ricompensa cospicua. Se la cosa è contro le sue convinzioni morali, potrà sempre devolverla a un'iniziativa benefica.» «Grazie, ma niente ricompensa.» «È contro il suo codice?» «Non ne ho. Mi dica di Lynn Bracken. Batte?» «No, è una squillo. Gilette la sprecava con clienti di basso livello. Io sono molto selettivo quanto alla clientela delle mie ragazze.» «Così l'ha comprata da Gilette.» «Esatto.» «Perché?» Patchett sorrise. «Lynn assomigliava molto all'attrice Veronica Lake e io avevo bisogno di lei per il mio piccolo studio.» «Che piccolo studio?» Patchett scosse la testa. «No. Ammiro il suo stile diretto e capisco che si sta comportando al suo meglio, ma non le dirò altro. Ho collaborato, però
ora se insiste mi rivolgerò al mio avvocato. Per finire, le interessa l'indirizzo di Lynn Bracken? Dubito che sappia qualcosa sulla povera Janeway, ma se lo desidera le darò un colpo di telefono per dirle di collaborare.» Bud indicò la casa. «Ho già l'indirizzo. Lei si è fatto questa casa con un giro di squillo?» «Sono un finanziere. Sono laureato in chimica, ho fatto il farmacista per molti anni e ho investito oculatamente i miei guadagni. Il termine che mi si addice meglio è imprenditore, suppongo. E non cerchi di farmi impressione con il gergo criminale, Mr. White. Non mi faccia rimpiangere d'essere stato franco con lei.» Bud lo guardò. Due a uno che era sincero: un tipo che pensava che con i poliziotti, qualche volta, la franchezza poteva funzionare. «Okay, solo una cosa, allora, poi basta.» «Prego.» Fuori il taccuino. «Ha detto che Gilette faceva da ruffiano a Lynn Bracken, giusto?» «Non approvo il termine, ma sì, è vero.» «Okay. Qualcun'altra delle sue ragazze viene dalla strada, o aveva comunque un protettore?» «No. Sono tutte o modelle o ragazze che ho salvato dalle delusioni di Hollywood.» Cambio d'argomento. «Lei non è un gran lettore di giornali, è vero?» «Giusto. Cerco d'evitare le notizie spiacevoli.» «Ma ha sentito parlare del massacro del Nite Owl.» «Sì: non vivo in una caverna.» «Questo Duke Cathcart era una delle vittime. Era un protettore e negli ultimi tempi un tipo andava in giro a far domande su di lui e a cercare delle ragazze che facessero le squillo per lui. Ora, Gilette in precedenza era stato il protettore di Kathy Janeway, e lei lo conosce. Pensavo che forse ha delle altre conoscenze d'affari che mi potrebbero dare qualche idea su di lui.» Patchett incrociò le gambe e si stiracchiò. «Lei pensa forse che questo tipo potrebbe aver ucciso Kathy Janeway?» «No, non lo penso.» «Oppure che sia dietro alla storia del Nite Owl? Credevo che i sospetti fossero caduti su dei giovani neri. Su quale reato sta indagando, Mr. White?» Bud strinse la sedia, strappando il tessuto. Patchett alzò le mani, con i palmi in avanti. «La risposta alle due domande è no, Mr. White. Dwight
Gilette è l'unico individuo della sua risma con cui abbia avuto a che fare. La prostituzione a basso livello non rientra nel mio campo d'interessi.» «E la violazione di domicilio?» «Violazione di domicilio?» «L'appartamento di Cathcart è stato perquisito e le pareti ripulite.» Patchett si strinse nelle spalle. «Mr. White, per me lei parla sanscrito. Semplicemente non so di che cosa stia parlando.» «Davvero? E allora di pornografia sa qualcosa? Lei conosce Gilette, ha rilevato Lynn Bracken da lui. Gilette aveva venduto Kathy Janeway a Cathcart e sembra che Cathcart stesse per mettersi in affari nel porno.» "Pornografia" aveva fatto scattare qualcosa: lo si capiva da un fremito impercettibile delle ciglia. «Le suggerisce un'idea?» Patchett prese un bicchiere e vi rimescolò dei cubetti di ghiaccio. «No, e le sue domande ci portano sempre più lontano. Ho apprezzato l'originalità del suo approccio e quindi l'ho tollerata. Ma la mia pazienza ha un limite e comicio a pensare che le motivazioni della sua presenza qui siano piuttosto confuse.» Bud si alzò, irritato. Non sapeva proprio come trattare quell'uomo. Patchett gli chiese: «In una delle questioni che sta seguendo è coinvolto a livello personale, vero?» «Sì.» «Se è quella che riguarda la ragazza Janeway, intendevo davvero quello che le ho detto prima. Posso anche indurre delle donne ad attività illecite, ma sono molto ben retribuite, le tratto con tutti i riguardi e mi accerto che abbiano a che fare con uomini che dimostrino loro il dovuto rispetto. Buona notte, Mr. White.» Qualcosa da pensare, mentre guidava. Come aveva fatto Patchett a capire così in fretta che tipo era? E la sua piccola soppressione di prove avrebbe potuto ritorcerglisi contro? Dudley sospettava già: sapeva che avrebbe fatto qualsiasi cosa per nuocere a Exley. Lynn Bracken abitava a Nottingham, fuori Los Feliz. Aveva trovato subito l'indirizzo. Una casa a tre piani di stile moderno. Delle luci colorate filtravano dalle finestre: un'occhiata, prima di suonare il campanello. Rosso, blu, giallo: due figure ritagliate dai raggi di luce. Bud si trovò a guardare un suo personale spettacolo per adulti. Una copia perfetta di Veronica Lake, nuda, in punta di piedi: snella, con
un seno pieno. Capelli biondi: un'impeccabile pettinatura alla paggio. Un uomo che si muoveva dentro di lei, teso, chino per aderire al corpo di lei. Bud continuava a guardare. I rumori del traffico erano come svaniti. Cercava di non guardare l'uomo: studiava la donna minuziosamente, ogni centimetro del suo corpo in ogni sfumatura di luce. Poi salì in macchina e tornò a casa come in trance. Vedeva solo lei. Inez Soto lo aspettava fuori della porta. Bud le si avvicinò. Lei disse: «Ero a casa di Exley, su al lago Arrowhead. Aveva detto che non mi avrebbe chiesto niente, poi si è scoperto che voleva che prendessi una droga per ricordare tutto quanto. Gli ho detto di no. Lo sapevi che sei l'unico Wendell White sulla guida del telefono?» Bud le raddrizzò il cappellino, rimboccando sotto la falda un pezzetto di velo. «Come hai fatto ad arrivare fin qui?» «Ho preso un taxi. Un centinaio di dollari di Exley: almeno è servito a qualcosa. Agente White, non voglio ricordare.» «Tesoro, lo fai già. Forza, ti troverò un posto dove stare.» «Io voglio stare con te.» «Ho solo un letto pieghevole.» «Per me va bene. Immagino che debba sempre esserci una prima volta.» «Prenditela calma, e trovati un bravo ragazzo.» Inez si raddrizzò. «Cominciavo a fidarmi di lui.» Bud aprì la porta. La prima cosa che vide fu il letto: era ancora disfatto da Carolyn, o come diavolo si chiamava. Inez ci si lasciò cadere sopra: un secondo dopo dormiva. Bud le rimboccò le coperte, si sdraiò in corridoio per terra, con il cappotto per cuscino. Il sonno si faceva aspettare: continuava a rivivere quella strana giornata. Si addormentò con l'immagine di Lynn Bracken negli occhi. Verso l'alba si svegliò e trovò Inez rannicchiata accanto a lui. La lasciò stare lì. 31 Sapeva di stare sognando, ma non riusciva a svegliarsi. Continuava a rivivere la stessa scena. Inez, alla villa. "Codardo." "Opportunista." "Vuoi sfruttarmi per fare carriera." La sua battuta finale, sulla porta: "L'agente White è dieci volte meglio di te, anche se ha metà del tuo cervello e non ha un paparino importante". L'aveva lasciata andare e poi era andato a cercarla a Los Angeles,
all'indirizzo dei Soto. Tre fratelli pachucos l'avevano minacciato; il vecchio Soto aveva pronunciato la battuta finale: "Non è più mia figlia". Suonò il telefono. Ed rotolò nel letto e prese la cornetta. «Exley.» «Sono Bob Gallaudet. Fammi le tue congratulazioni.» Ed respinse il ricordo del sogno. «Perché?» «Ho passato l'esame di stato, diventando, contemporaneamente, avvocato e investigatore presso l'ufficio del procuratore. Non ti fa impressione?» «Congratulazioni, ma non avrai chiamato alle otto solo per questo?» «Giusto, per cui sta a sentire. Ieri sera un avvocato, un certo Jake Kellerman, ha chiamato Ellis Loew. Difende due testimoni, due fratelli, che dicono di poter stabilire un collegamento significativo tra Duke Cathcart e Mickey Cohen. Dicono di poter far luce sul Nite Owl. Ci sono dei mandati di comparizione, qui a L.A., su di loro, per spaccio di benzedrina: Ellis è disposto a garantirgli l'immunità, più quella per le eventuali complicità che potrebbero saltar fuori dal Nite Owl. C'è una riunione al Mirimar Hotel tra un'ora: Kellerman, i fratelli, tu, io, Loew e Russ Millard. Dudley S. no: ordini di Thad Green. Dice che per questa storia va meglio Millard.» Ed buttò giù le gambe dal letto. «E chi sono questi fratelli?» «Peter e Baxter Engleking. Mai sentiti?» «No. È un interrogatorio?» Gallaudet rise. «Ti piacerebbe. No, Kellerman legge una dichiarazione che ha preparato, noi decidiamo con Loew se permettergli di collaborare con la giustizia e ricominciare tutto da lì. Ti racconto tutto tra quarantacinque minuti al parcheggio del Mirimar.» «Ci sarò.» Quarantacinque minuti spaccati. Gallaudet gli venne incontro nell'atrio: niente strette di mano, subito al dunque. «Vuoi sapere cosa abbiamo?» «Forza.» Parlarono camminando. «Ci stanno aspettando, compresa una stenografa, e quello che abbiamo sono Peter e Baxter Engleking, trentasei e trantadue anni, di San Bernardino... credo che li si possa definire semicriminali. Sono stati tutti e due in riformatorio all'inizio dei '40 per spaccio di marijuana e, a parte i mandati di comparizione, dopo sono stati puliti. Hanno una tipografia assolutamente regolare, su a Berdoo, e sono, come dire, due geni del fai da te. Il loro defunto padre era davvero un bel tipo. Senti questa: insegnava al college ed è stato una specie di pioniere dell'industria farmaceutica. Ha sviluppato dei prodotti antipsicotici molto
prima degli altri. Notevole, no? Adesso sta' a sentire: il vecchio, che ci ha lasciato nell'estate del '50, preparava certi composti: droga, insomma, per le vecchie gang. Mickey C. era il suo protettore, ai bei tempi, quando faceva la guardia del corpo.» «Mica male. Ma pensi davvero a Cohen per il Nite Owl? Tanto per cominciare, è in galera.» «Exley, secondo me sono stati quei neri in custodia. I gangster non uccidono mai dei cittadini innocenti. Ma, francamente, a Loew l'idea di un approccio gangsteristico piace parecchio. Forza, ci aspettano.» Appartamento 309, riunione in un salottino. Un tavolo, da una parte Loew e Millard, dall'altra tre persone: un avvocato di mezza età, due tipi che, nel complesso, sembravano quasi gemelli, stempiati, con gli occhi a palla e i denti malconci. Una stenografa accanto alla porta della camera da letto, con la sua macchinetta pronta ad entrare in azione. Gallaudet portò altre due sedie. Ed fece un cenno di saluto collettivo e sedette accanto a Millard. L'avvocato sfogliò delle carte, i fratelli accesero delle sigarette. Loew disse: «Per la registrazione ufficiale, sono le 8,35 antimeridiane, 24 aprile 1953. Presenti: io, Ellis Loew, procuratore distrettuale per la città di Los Angeles, il sergente Bob Gallaudet, dell'ufficio della procura distrettuale, il capitano Russ Millard e il sergente Ed Exley del dipartimento di polizia di Los Angeles. Jacob Kellerman rappresenta Peter e Baxter Engleking, potenziali testimoni d'accusa a proposito dell'omicidio multiplo perpetrato al Nite Owl Coffee Shop il 14 aprile di quest'anno. Mr. Kellerman leggerà una dichiarazione resagli dai suoi clienti, quindi avrà inizio il resoconto stenografico. A titolo di riconoscimento della loro volontaria collaborazione, l'ufficio della Procura lascerà cadere il mandato d'accusa numero 16114 in data 8 giugno 1951 contro Peter e Baxter Engleking. Nel caso che dalle loro dichiarazioni dovesse conseguire l'arresto degli autori dell'omicidio multiplo summenzionato, a Peter e Baxter Engleking sarà garantita l'immunità da ogni relativa imputazione, inclusa ogni accusa di complicità e qualsiasi altro illecito collaterale e accessorio. Mr. Kellerman, i suoi clienti comprendono quanto detto?» «Sì, Mr. Loew» «Sono consapevoli del fatto che dopo la lettura della dichiarazione potranno essere richiesti di sottoporsi a interrogatorio?» «Sì, Mr. Loew.» «Legga la dichiarazione, avvocato.» Kellerman si mise un paio di occhiali bifocali. «Vi prego di tener pre-
sente che ho eliminato le espressioni più pittoresche di Peter e Baxter e ho ripulito il loro linguaggio e la loro sintassi.» Loew diede uno strattone verso il basso al panciotto. «Siamo in grado di rendercene conto. Prego, continui.» Kellerman lesse: «Noi, Peter e Baxter Engleking, giuriamo che questa dichiarazione è interamente vera. Verso la fine di marzo di quest'anno, circa tre settimane prima dell'omicidio del Nite Owl, siamo stati avvicinati da una persona, presso la sede della nostra impresa commerciale, lo Speedy King Printshop di San Bernardino. La persona in questione era un certo Delbert "Duke" Cathcart, che ha dichiarato di aver avuto i nostri nomi da un individuo che non ha nominato, il quale ci aveva conosciuto al riformatorio. L'individuo lo aveva informato del fatto che avevamo una tipografia con un dispositivo di stampa offset ad alta velocità da noi stessi disegnato, il che era vero. Aveva anche detto a Cathcart che non eravamo contrari, aperte le virgolette, a fare un po' di soldi alla svelta, chiuse le virgolette, il che era parimenti vero.» Risatine. Ed scrisse: "Susan Lefferts, vitt., di San Berdoo... coincidenza?". Loew disse: «Continui, Kellerman. Siamo capaci di ridere e pensare allo stesso tempo.» Kellerman: «Cathcart ci mostrò delle fotografie di persone impegnate in esplicite attività sessuali, molte delle quali di natura omosessuale. Alcune di esse erano rielaborate in senso, aperte le virgolette, artistico, chiuse le virgolette, cioè con soggetti che vestivano colorati e motivi grafici in inchiostro rosso sovrapposti alle immagini. Cathcart ci disse di aver sentito che potevamo produrre dei fascicoli tipo rivista di alta qualità in tempi molto brevi, e noi confermammo. Cathcart ci disse anche che una certa quantità di pubblicazioni del genere era stata già realizzata utilizzando il materiale fotografico osceno e ci specificò il costo relativo. Sapevamo di poter produrre il materiale per un ottavo di quella cifra.» Ed passò a Millard una nota: "La Buoncostume non sta occupandosi di una storia di riviste porno?". I fratelli cercarono di sbirciare; Loew e Gallaudet bisbigliarono qualcosa. Millard gli passò una nota in risposta: "Sì, quattro uomini al lavoro, nessun risultato. Una pista fredda, nessuna traccia di quelli che hanno prodotto le riviste (ci sono postumi strani, come nella dichiarazione). Abbiamo deciso di rinunciare. Nessun rapporto finora inoltrato accenna a connessioni tra Cathcart e la pornografia". Kellerman bevve un sorso d'acqua. «Cathcart poi ci disse che sapeva che il nostro defunto padre, Franz "Doc" Engleking, era amico di Meyer Harris
"Mickey" Cohen, un gangster di Los Angeles attualmente detenuto nel penitenziario di McNeil Island. Gli confermammo che era vero. Cathcart allora ci fece la sua proposta: disse che la distribuzione dei volumi pornografici sarebbe dovuta essere, aperte le virgolette, molto riservata, chiuse le virgolette, perché gli, aperte le virgolette, strani tipi, chiuse le virgolette, che avevano scattato le foto ed eseguito i montaggi sembravano avere un mucchio di cose da nascondere. Non specificò ulteriormente il concetto. Disse che aveva accesso a una rete di, aperte le virgolette, ricchi pervertiti, chiuse le virgolette, e ci propose di realizzare anche delle fotografie, aperte le virgolette, regolari, scopate e cazzi in bocca, chiuse le virgolette, da distribuire in quantità. Cathcart sosteneva di aver accesso a un, aperte le virgolette, indirizzario, chiuse le virgolette, di, aperte le virgolette, drogati e puttane, chiuse le virgolette, che potevano posare per le foto e di conoscere anche delle, aperte le virgolette, squillo di classe, chiuse le virgolette, che avrebbero potuto posare per divertimento se, aperte le virgolette, quel riccone un po' strambo che le pagava, chiuse le virgolette, fosse stato d'accordo. Comunque Cathcart non fornì alcuna precisazione relativa a questi suoi contatti, né fece alcuna menzione specifica di nomi o indirizzi.» Kellerman voltò pagina. «Cathcart ci disse che lui avrebbe fatto da procacciatore, talent scout e intermediario. Noi avremmo dovuto realizzare materialmente le pubblicazioni. Avremmo anche dovuto far visita a Mickey Cohen, a McNeil Island, e chiedergli i fondi per avviare l'affare. Dovevamo anche chiedere il suo consiglio a proposito del sistema di distribuzione. Come compenso per quanto sopra a Cohen sarebbe stata riconosciuta, aperte le virgolette, una percentuale, chiuse le virgolette, sugli introiti.» Ed passò un altro biglietto: "Niente nomi: troppo comodo". Millard gli bisbigliò: «E il Nite Owl non è nello stile di Mickey.» Bax Engleking ridacchiava; Pete si puliva un orecchio con una matita. Kellerman ricominciò a leggere: «Abbiamo fatto visita a Mickey Cohen nella sua cella a McNeil, più o meno due settimane prima del fatto del Nite Owl. Gli abbiamo sottoposto l'idea. Lui si è rifiutato di collaborare e si è particolarmente irritato nell'apprendere che il progetto era stato concepito da Duke Cathcart, cui si è riferito come, aperte le virgolette, quel pezzo di merda di vecchio stupratore, chiuse le virgolette. Concludendo, è nostra convinzione che il massacro del Nite Owl sia stato perpetrato da sicari assoldati da Mickey Cohen, e che il bersaglio designato, fra le sei vittime, fosse Duke Cathcart, in quanto oggetto dell'odio di Cohen. Un'altra possibilità è che Cohen abbia parlato del progetto di Cathcart nel cortile del car-
cere durante l'aria e che ne sia giunta in tal modo notizia al rivale di Cohen, Jack "The Enforcer" Whalen, che, sempre interessato alla possibilità di inserirsi in nuovi racket, ha fatto assassinare Cathcart e cinque innocenti come copertura. Temiamo che, se l'omicidio è conseguenza di un intrigo per il controllo del giro della pornografia, noi stessi possiamo correre dei rischi personali. Attestiamo sotto giuramento che la presente deposizione è veritiera e non è stata resa in seguito a pressioni fisiche o mentali.» I fratelli applaudirono. Kellerman disse: «I miei clienti saranno lieti di rispondere alle sue domande.» Loew indicò la camera da letto. «Mi lasci parlare prima con i miei colleghi.» I tre uscirono. Loew chiuse la porta. «Conclusioni. Comincia tu, Bob.» Gallaudet accese una sigaretta. «Mickey Cohen, con tutti i suoi difetti, non fa ammazzare la gente a casaccio e a Jack Whalen interessa solo il racket del gioco d'azzardo. Secondo me, quei due sono sinceri, ma tutto quello che sappiamo di Cathcart ce lo dipinge come un fallito piuttosto patetico, che non avrebbe mai potuto tenere in piedi un grosso giro. Direi che, al massimo, è una faccenda collaterale. Continuo a pensare che siano stati i neri.» «D'accordo. Capitano, la sua opinione.» Millard disse: «C'è una possibilità che mi sembra interessante, con un paio di grosse riserve. Forse Cohen ha parlato di questa faccenda durante l'ora d'aria a McNeil, la notizia è filtrata all'esterno e qualcuno è partito da lì. Ma se il massacro fosse collegato a questa storia della pornografia gli Engleking sarebbero stati fatti fuori a loro volta o qualcun altro li avrebbe già ricontattati. È da due settimane che sto conducendo un'operazione alla Buoncostume su queste riviste porno e la mia squadra non ha trovato niente e ha sbattuto il naso contro un muro dopo l'altro. Penso che Ed e Bob dovrebbero parlare con Whalen e poi volare a McNeil e parlare a Mickey. Io interrogherò quei due poveracci della camera accanto e poi ne parlerò ai miei uomini. Ho letto tutti i rapporti compilati da tutti quelli che si occupano del Nite Owl e non c'è un solo accenno alla pornografia. Personalmente, credo che abbia ragione Bob: è una faccenda collaterale.» «Anch'io. Bob, tu e Exley andrete a parlare con Cohen e Whalen. Capitano, sono competenti gli uomini che curano la sua inchiesta?» Millard sorrise. «Tre uomini competenti e Jack "Bidone" Vincennes. Senza offesa, Ellis. So che frequenta sua cognata.» Loew arrossì. «Exley, ha qualcosa da aggiungere?»
«Bob e il capitano mi hanno preceduto, ma vorrei sottolineare due particolari. Uno: Susan Lefferts era di San Bernardino. Due: se non sono stati i neri in custodia o un'altra gang di colore, allora l'auto davanti al Nite Owl è stata messa lì apposta e abbiamo a che fare con uno schema molto complicato.» «Sono convinto che abbiamo già i nostri killer. A proposito, sta facendo progressi con la piccola Soto?» «Ci sto lavorando.» «Ci dia dentro. L'importante è vincere, non partecipare. Forza, signori, al lavoro.» Ed tornò a casa: doveva cambiarsi, per andare a McNeil. Trovò un biglietto sulla porta: Exley, sono ancora convinta che tu sia tutto quello che ti ho detto che sei, ma ho telefonato a casa, ho parlato con mia sorella e lei ha detto che eri andato lì e che eri evidentemente preoccupato per me, per cui mi sono un po' calmata. Sei stato gentile con me (quando non avevi secondi fini o non eri occupato a picchiare qualcuno) e forse anch'io sono un'opportunista, perché mi servo di te come scudo finché non starò meglio e non potrò accettare l'offerta di Mr. Dieterling, per cui non devo proprio essere io a scagliare la prima pietra. Questo è il massimo delle scuse che posso chiederti e continuerò a rifiutarmi di collaborare. Capito? Credi che Mr. Dieterling parlasse sul serio a proposito di un impiego a Dream-a-Dreamland? Oggi vado a fare qualche spesa con il resto dei soldi che mi hai dato. Se ho qualcosa da fare, ci penso meno. Tornerò stasera. Lascia la luce accesa. Inez Ed si cambiò e attaccò la chiave di scorta alla porta con nastro adesivo. Lasciò la luce accesa. 32 Jack era al volante della sua auto, in attesa di cominciare il pedinamento di Bud White. Gli tremavano le mani, aveva tutti i vestiti sporchi: aveva passato il turno a sfondare una porta di garage dopo l'altra, con dei com-
mandos di neri esaltati che facevano del loro meglio per impedire il lavoro della squadra: una specie di mordi e fuggi sui tetti. La Merc di Coates era sempre irreperibile; lui era ancora sconvolto per la bomba che Millard aveva fatto scoppiare. Per fortuna gli aveva parlato per telefono, altrimenti se la sarebbe fatta addosso. «Vincennes, due testimoni hanno contattato Ellis Loew. Dicono che Duke Cathcart aveva una specie di schema non realizzato, per spacciare la roba di cui ci stiamo occupando noi. Secondo me, con il Nite Owl non c'entra niente, ma lei ha combinato qualcosa?» Aveva detto "no", poi aveva chiesto se gli altri ragazzi a loro volta avevano scoperto qualcosa. Millard gli aveva detto di no. Non gli aveva detto che tutti i suoi rapporti erano fasulli. Che non gliene fregava assolutamente niente se il traffico di pornografia e il massacro del Nite Owl erano connessi che più di così non si poteva. Non gli aveva detto che non sarebbe stato tranquillo finché non avesse avuto per le mani l'archivio di Sid Hudgens e i neri non avessero succhiato la loro dose di gas, colpevoli o no. Non perdeva d'occhio la porta posteriore della stazione. Gli agenti in divisa continuavano a spintonare all'interno qualche maniaco sessuale. White era lì dentro: al lavoro con un tubo di gomma. La notte scorsa gli era scappato: a Dudley la cosa non era affatto piaciuta. Oggi gli sarebbe stato molto più vicino. Poi avrebbe fatto un salto da Hudgens e avrebbe eliminato qualsiasi possibile riferimento al Malibu Rendezvous. Ecco, White stava uscendo. La luce era buona: Jack vide che aveva la camicia macchiata di sangue. Accese il motore e si mise in attesa. 33 Niente più raggi colorati: una normale luce bianca, che filtrava da dietro le tende. Bud premette il pulsante del campanello. Si aprì la porta. Sulla soglia, Lynn Bracken, illuminata da dietro. «Sì? È lei il poliziotto di cui mi ha parlato Pierce?» «Esatto. Patchett le ha spiegato perché volevo vederla?» Gli tenne aperta la porta. «Ha detto che non lo sapeva esattamente neanche lei e che comunque dovevo essere assolutamente sincera e collaborare.» «Lei fa tutto quello che le dice?» «Sì.»
Bud entrò in casa. Lynn disse: «I quadri sono autentici e io sono davvero una prostituta. Non ho mai sentito nominare quella Kathy e quanto a Dwight Gilette, lui non userebbe mai violenza a una donna. Di Duke Cathcart ho sentito dire, in sostanza, che era un fallito, troppo debole con le sue ragazze. E questo è tutto.» «Ha finito?» «No. Non so niente sulle altre ragazze di Dwight e del Nite Owl. So solo quello che hanno pubblicato i giornali. Soddisfatto?» Bud per poco non si mise a ridere. «Lei e Patchett di qualcosa avete parlato, dopotutto. Le ha telefonato ieri sera?» «No. Stamattina. Perché?» «Non importa.» «Agente White, vero?» «Bud.» Lynn rise. «Bud, allora credi a quello che ti abbiamo detto io e Pierce?» «Sì, abbastanza.» «E sai perché abbiamo deciso di assecondarti?» «Se usi sempre parole del genere, mi farai impazzire.» «Ok. Lo sai allora?» «Sì, lo so. Patchett ha un giro di puttane, e probabilmente qualche altro affaruccio del genere. Voi non volete che lo riferisca nei miei rapporti.» «Esatto. Abbiamo dei buoni motivi personali per collaborare.» «Vuole un consiglio, signorina Bracken?» «Lynn.» «Signorina Bracken, eccole il mio consiglio. Continui a collaborare e non cerchi di corrompermi o di minacciarmi o che cazzo d'altro ha in testa, oppure lei e Patchett vi troverete nella merda fino alle orecchie.» Lynn sorrise. Bud riconobbe l'espressione: Veronica Lake, in qualche filmaccio che aveva visto. Alan Ladd torna a casa dalla guerra e trova quella puttana di sua moglie morta ammazzata. «Vuoi qualcosa da bere, Bud?» «Sì, scotch liscio.» Lynn andò in cucina; ne tornò con due bicchierini in mano. «Qualche novità sulla morte della ragazza?» Bud inghiottì il suo whisky in un sorso. «Se ne stanno occupando tre uomini. È un delitto a sfondo sessuale: fermeranno e interrogheranno i soliti pervertiti. Terranno il caso aperto per un po', diciamo un paio di settimane. Poi lo lasceranno cadere.»
«Ma tu non vuoi lasciarlo cadere.» «Forse sì, forse no.» «Perché ti coinvolge tanto?» «Una vecchia storia» «Qualcosa di personale?» «Sì.» Lynn sorseggiò il suo bicchierino. «Tanto per chiedere. E del Nite Owl che mi dici?» «Sembra che siano stati quei ne... quei tipi di colore che abbiamo arrestato. È un casino, proprio un affare complicato del cazzo.» «Dici spesso "cazzo".» «Tu il cazzo lo prendi per mestiere.» «C'è del sangue sulla tua camicia. Fa anche questo parte del tuo lavoro?» «Sì.» «Ti piace?» «Quando se lo meritano.» «Vuoi dire gli uomini che fanno del male alle donne?» «Sei una ragazza intelligente.» «Oggi se lo meritavano?» «No.» «Ma lo hai fatto lo stesso.» «Sì, come tu oggi ti sei fatta chiavare da una dozzina di tipi.» Lynn rise. «Soltanto da due, in effetti. In confidenza, hai picchiato Dwight Gilette?» «In confidenza, gli ho ficcato una mano in un trituratore di rifiuti.» Nessun segno di sorpresa: solo una seconda occhiata. «Ti è piaciuto?» «Be'... no.» Lynn tossì. «Sono proprio una pessima ospite. Vuoi sederti?» Bud prese posto sul sofà. Lynn si sedette a una certa distanza. «Gli investigatori della Omicidi sono davvero speciali. Sei il primo uomo che incontro da cinque anni che dopo un minuto non mi dice che sono Veronica Lake.» «Sei molto meglio di Veronica Lake.» Lynn accese una sigaretta. «Grazie, non riferirò alla tua ragazza che lo hai detto.» «Come sai che ho una ragazza?» «La tua giacca è un disastro, ma sa di profumo.» «Ti sbagli. È stata solo una cosa così, una volta tanto.»
«Che...» «Sì, cazzo, una cosa che mi capita di rado. Continua a collaborare. Dimmi di Pierce Patchett e di questo suo giro.» «In via conf...» «Sì, in via confidenziale.» Lynn tirò una boccata e bevve un sorso di scotch. «Be', a parte quello che ha fatto per me, Pierce è una specie di uomo del Rinascimento. È un esperto di chimica, conosce lo judo, si prende molta cura del proprio corpo. Gli piace avere attorno a sé belle donne che lo ammirano. Il suo matrimonio è fallito, gli è morta una figlia da piccola. È molto onesto con noi ragazze, e ci fa frequentare soltanto uomini ricchi e beneducati. Diciamo che è un po' preso dalla sua parte di salvatore. Pierce ama le belle donne, gli piace dirigere la loro vita e gli piace guadagnarci sopra, ma è capace anche di affetto sincero. Quando l'ho conosciuto, la prima volta, gli ho detto per caso che la mia sorellina era stata uccisa da un pirata della strada. Ha pianto. È un affarista senza scrupoli e... sì, ha un giro di squillo. Ma è un uomo buono.» Sembrava corrispondere tutto. «Che cosa d'altro ha in ballo?» «Niente d'illegale. Si occupa di affari, di cinema. Dà dei consigli alle ragazze sui loro investimenti.» «Pornografia?» «Mio Dio, non Pierce. Gli piace farlo, non guardare delle foto.» «O venderle?» «O venderle.» Fin troppo liscio, come se bisognasse fare sparire qualsiasi possibile legame tra Patchett e le fotografie porno. «Comincio a pensare che non me la conti giusta. Ci deve ben essere qualcosa che non va. Proteggere delle ragazze è una cosa, ma tu, cazzo, descrivi questo tipo come se fosse una specie di santo. Cominciamo con il suo "piccolo studio".» Lynn spense la sigaretta. «E se io non ne volessi parlare?» «E se io decidessi di passarvi tutti e due alla Buoncostume?» Lynn scosse la testa. «Pierce crede che tu abbia una qualche vendetta privata in mente, e che sia nel tuo stesso interesse eliminarlo come sospetto dal caso di cui ti stai occupando, quale che sia, senza tirarlo in mezzo. È sicuro che non lo denuncerai: dice che sarebbe stupido farlo, da parte tua.» «Stupido, è il mio secondo nome. Che cosa d'altro pensa, Patchett?» «Aspetta che tu cominci a parlare di soldi.» «Io non faccio estorsioni.»
«Allora, perché...» «Cazzo, forse perché sono solo curioso.» «D'accordo. Sai chi è Terry Lux?» «Certo. Ha una specie di clinica per intossicati a Malibu. Marcio fino al midollo.» «Esatto, tutt'e due le cose. Si occupa anche di chirurgia estetica.» «Ha fatto una plastica a Patchett, vero? Nessuno può sembrare così giovane, alla sua età.» «Non ne so niente. Quello che Terry Lux fa davvero è intervenire sulle ragazze, per il piccolo studio di Pierce. Ci sono una Ava, una Kate, una Rita, una Betty. Cioè una Gardner, una Hepburn, una Hayworth e una Grable. Pierce trova delle ragazze che somiglino un po' a delle dive del cinema, Terry gli fa la plastica e le rende del tutto identiche. Sono le concubine di Pierce. Vanno a letto con lui e con pochissimi clienti selezionati: uomini che possono aiutarlo a occuparsi contemporaneamente di cinema e di affari. È una perversione? Forse. Ma Pierce trattiene solo una percentuale dei guadagni delle ragazze e per di più l'investe per loro. A trent'anni le fa smettere, senza eccezioni. Non permette loro di usare narcotici, non le sevizia e io gli devo molto. La tua mentalità di poliziotto afferra queste contraddizioni?» Bud disse: «Gesù Cristo fottuto!» «No, White. Pierce Morehouse Patchett.» «Lux ha operato anche te per farti somigliare a Veronica Lake?» Lynn si toccò i capelli. «No. Mi sono rifiutata. Patchett mi ha amato per questo. In realtà sono bruna: tutto il resto è autentico.» «E quanti anni hai?» «Trenta il mese prossimo: aprirò una boutique. Vedi come il tempo cambia le cose? Se mi avessi incontrata tra un mese, non sarei stata più una puttana. Sarei stata una bruna qualsiasi, neanche tanto somigliante a Veronica Lake.» «Gesù Cristo.» «No, Lynn Margaret Bracken.» Troppo in fretta, quasi con precipitazione. «Senti, ti voglio rivedere.» «Mi stai chiedendo un appuntamento?» «Sì, non posso permettermi le tariffe di Patchett.» «Potresti aspettare un mese.» «No, non posso.» «Allora non si parla più di lavoro. Non voglio essere la persona sospetta
di nessun poliziotto.» Bud fece un segno per aria. Patchett era fuori: dall'uccisione di Kathy e dal Nite Owl. «Affare fatto.» 34 La cella di Mickey Cohen. Gallaudet rise: un letto con la sovraccoperta di velluto, scaffali imbottiti di velluto, un'imbottitura di velluto persino sul sedile del cesso. Veniva dell'aria calda da una ventola nella parete: nello stato di Washington, in aprile, faceva ancora freddo. Ed era stanco: avevano parlato a Jack Whalen, avevano deciso che lui non c'entrava e s'erano fatti un volo di milleottocento chilometri. Era l'una del mattino: due poliziotti costretti a stare lì ad aspettare i comodi di un gangster psicopatico che tirava tardi giocando a carte. Gallaudet accarezzava il bulldog di Cohen, Mickey Cohen Junior, elegantissimo nel suo cappottino di velluto. Ed consultava gli appunti che aveva preso durante l'interrogatorio di Whalen. Whalen aveva divagato: in realtà, non erano riusciti a farlo tacere. Aveva riso della teoria degli Engleking e s'era dilungato sulla situazione del crimine organizzato a Los Angeles. L'attività gangsteristica in città, dopo che Mickey era finito in galera, era in una fase di stasi. Il punto di vista dall'interno: il gruppo di Mickey era praticamente sul lastrico, s'erano mangiati tutti i soldi che avevano in Svizzera, avevano bisogno di contanti per ricominciare. Morris Jahelka, il vice di Cohen, aveva avuto la reggenza, ma aveva subito sbagliato tutti gli investimenti e al momento non aveva neanche di che pagare i suoi uomini. Whalen aveva detto che a lui le cose andavano benissimo, e aveva esposto la sua personale teoria su Cohen. Secondo lui, stava appaltando le sue varie attività, gioco d'azzardo, strozzinaggio, droga, prostituzione, a piccoli lotti, scegliendo con cura le persone con cui trattare. Una volta tornato in libertà, avrebbe riunificato il tutto, e una volta messe le mani sui soldi che gli affidatari avevano investito per lui avrebbe ricominciato tutto daccapo. Whalen basava questa teoria su un certo numero d'indizi: Lee Vachss, l'ex killer di Cohen, sembrava essersi totalmente messo fuori dal giro. Johnny Stompanato e Abe Teitlebaum, due mele marce che non avrebbero potuto tornare oneste, idem. Era logico supporre che fossero ancora in attività tutti e tre, magari per salvaguardare gli interessi di Cohen. Il capo Parker, per paura che il vuoto di
potere facesse gola alla mafia, si limitava a tenere alla larga i ragazzi dell'hinterland. Dudley Smith e due dei suoi guardaspalle avevano aperto bottega in un motel di Gardena: picchiavano a morte, o quasi, i duri di passaggio, gli sequestravano i soldi, da devolversi a fin di bene, e li rimettevano sull'autobus, sul treno o sull'aereo, rispedendoli al mittente. Tutto molto riservato. Conclusione. Lui, Whalen, poteva svolgere la sua attività perché qualcuno doveva ben fornire il servizio del gioco d'azzardo, altrimenti un branco di indipendenti incontrollabili avrebbero fatto un casino terribile. Il termine che spiegava tutto era "contenimento", uno dei preferiti da Dudley S. La polizia sapeva che lui sparava soltanto se sparavano a lui: lui conosceva le regole. L'idea che lui, o Mickey, facessero fuori sei persone per una storia di libri porno era una pura cazzata. Eppure, era vero che le cose erano un po' troppo tranquille. Doveva esserci qualcosa in preparazione. Mickey Cohen Junior manifestò il suo giubilo; Ed alzò gli occhi. Mickey Cohen entrò, con in mano una scatola di biscotti per cani. Disse: «Non ho mai ucciso nessuno che non meritasse d'essere ucciso, secondo gli standard correnti del nostro modo di vivere. Non ho mai distribuito materiale osceno da utilizzare a fini di masturbazione: ho accettato di parlare con Peter e Bax Engleking solo perché ero affezionato a loro padre, possa Dio dare pace all'anima sua, anche se era un fottuto crucco. Non uccido spettatori innocenti, perché è mitzvah, un comandamento, e io rispetto i Dieci Comandamenti, quando il lavoro me lo permette. Il guardiano Hopkins mi ha detto perché siete venuti e io vi ho fatto aspettare perché dovete essere due completi imbecilli per sospettarmi di questo delitto brutale e vizioso, che è evidentemente opera di stupidi neri. Ma visto che siete simpatici a Mickey Junior, vi concederò cinque minuti del mio tempo. Vieni da papà, bubeleh.» Gallaudet gemette. Cohen si inginocchiò sul pavimento, con un biscotto in bocca. Il cane corse verso di lui, prese il biscotto, lo baciò. Mickey diede alla bestia un colpetto sul naso; il cane guaì e si mise a pisciare. Ed vide un uomo nel corridoio: Davey Goldman, il contabile di Mickey, a McNeil per la stessa storia di tasse. Goldman si allontanò senza parlare. Gallaudet disse: «Mickey, i fratelli Engleking hanno detto che ti sei infuriato a morte quando ti hanno riferito che l'idea era di Duke Cathcart.» Cohen sputò delle briciole di biscotto. «Conoscete l'antica espressione
"fuori della grazia di Dio"?» «Sì, ma cosa ci dici degli altri nomi? Hanno fatto degli altri nomi, oltre a quello di Cathcart?» «No, e Cathcart io non l'ho mai conosciuto. So che è stato condannato per stupro e in base a questo lo giudico. La Bibbia dice: "Non giudicate e non sarete giudicati", ma io voglio essere giudicato e perciò dico: "Giudica pure, Mickster".» «Hai dato qualche consiglio ai fratelli su come organizzare la distribuzione?» «No, me ne siano testimoni Dio e il mio amato Mickey Junior. No!» Gallaudet: «Mickey, questa è la domanda chiave. Hai parlato della faccenda nell'ora d'aria? A chi altro hai detto qualcosa?» «Non ho detto niente a nessuno. Ho persino mandato via Davey quando quei meshugeneh, quei pazzi fratelli, sono venuti a cercarmi. Davey è per me come il mio stesso orecchio: ecco quanto rispetto la virtù della fratellanza.» Gallaudet disse: «Mickey, ho chiamato Russ Millard mentre tu parlavi con il guardiano. Ha detto che ha controllato con i suoi ragazzi alla Buoncostume sulla faccenda della pornografia e che loro non hanno scoperto niente. Nessun accenno a Cathcart, nessun'altra traccia. Russ ha controllato tutti i rapporti sul Nite Owl e neanche lì c'era niente. Bud White ha controllato i precedenti di Cathcart e non ha trovato niente neanche lui. Ed, il fatto che Susie Lefferts fosse di San Bardoo è solo una coincidenza. Cathcart non sarebbe stato in grado di dirigere un traffico di riviste porno nemmeno se ci avesse provato. Tutta questa storia è solo un'idea dei due Engleking per togliersi di dosso un paio di vecchi mandati.» Ed annuì. Mickey Cohen Senior cullava tra le sue braccia Mickey Cohen Junior. «Padri e figli sono materia di meditazione, non è vero? Io e il mio rampollo canino, il vecchio Doc Franz e i suoi due miserabili figlioli dai denti marci. Franz era un genio della chimica, ha fatto grandi cose per alleviare le pene dei disturbati mentali. Quella volta che mi hanno rubato tutto un carico di ero ho pensato a lui: se avessi avuto il suo cervello, e non il mio poetico genio, avrei potuto ricreare da solo la polvere bianca da smerciare. Tornate a casa, boychicks. Non saranno i libri porno a risolvere il vostro omicidio. Sono stati i neri, i maledetti, fottutissimi shvartzes.» 35
Bottiglie: whisky, gin, brandy. Insegne che lampeggiavano: Schlitz, Pabst Nastro Azzurro. Dei marinai che ingollavano birra ghiacciata; persone allegre che si facevano un bicchiere dopo l'altro. L'appartamento di Hudgens era solo a un isolato di distanza: un sorso gli avrebbe dato quel po' di energia di cui aveva bisogno. Lo sapeva già prima di cominciare a pedinare Bud White: adesso ne aveva bisogno mille volte di più. Il barman strillò: «Ultime ordinazioni, si chiude.» Jack finì la sua acqua tonica e appoggiò il mento sul bicchiere. Ripensava, per l'ennesima volta, alla giornata che aveva passato. Millard gli comunica che Duke Cathcart era coinvolto in qualche progetto per distribuire le sue foto. Bud White fa visita a Lynn Bracken, una delle sosia-puttane. Sta due ore da lei; la ragazza lo accompagna alla porta. Lui segue White fino a casa sua e comincia a mettere insieme due più due. White conosce la Bracken; la Bracken conosce Pierce Patchett; Patchett conosce Hudgens. Sid sa del Malibu Rendezvous; Dudley Smith, con ogni probabilità, anche. Il motivo che Dud gli ha dato per la sua decisione di far pedinare White: White è uscito di testa in seguito all'uccisione di un'altra puttana. Le insegne pulsanti della birra: mostri al neon. Aveva il tirapugni in macchina, Sid poteva spaventarsi e decidere di lasciar perdere... Si decise. La casa di Sid, tutte le luci spente, la Packard di Sid accanto al marciapiede. La porta: bussò forte con il tirapugni. Trenta secondi: niente. Provò a girare la maniglia, non cedeva, poi diede una spallata. La porta si aprì di colpo. Quell'odore. Si mosse con tutta la prudenza del caso: un fazzoletto in mano, pistola spianata. Tastò la parete con il gomito: ecco l'interruttore, così non avrebbe lasciato impronte. Accese la luce. Sid Hudgens sul pavimento. Il tappeto era tutto inzuppato di qualcosa di scuro; per terra una grande pozza di sangue. Le gambe e le braccia erano state amputate e disposte in un angolo innaturale rispetto al torso. Un grande squarcio dall'inguine alla gola: si vedeva il bianco delle ossa tra il rosso. Dietro di lui, una fila di mobiletti schedario: delle cartellette ammucchiate in un punto dove il tappeto era asciutto. Jack si morsicò le mani per non gridare. Non c'erano tracce di sangue che portassero all'ingresso: l'assassino do-
veva essere uscito dalla porta sul retro. Hudgens era nudo, tutto incrostato di rosso brunastro. Le membra erano separate dal corpo, c'era del sangue rappreso sulle amputazioni, sangue che faceva dei rivoletti, come quelle fotografie ritoccate a inchiostro... Si fece coraggio. Dietro alla casa, nel vialetto. La porta posteriore era socchiusa: ne filtrava un po' di luce. All'interno, un pavimento immacolato: niente impronte insanguinate, le tracce erano state cancellate anche da lì. Entrò, trovò dei sacchetti della spesa sotto il lavandino. Tornò a passi tremanti in soggiorno. Cominciò a vuotare gli schedari: cartellette, cartellette, cartellette; uno, due, tre, quattro, cinque sacchetti; due tragitti fino alla sua auto. Una tranquilla via di Los Angeles; alle due e venti di notte. Si calmò un poco. C'era almeno un miliardo di persone con un movente. Nessuno sapeva che lui aveva visto le fotografie ritoccate. Le mutilazioni sarebbero state considerate una delle solite faccende da psicopatici. Doveva trovare la sua cartella. Spense le luci, scassinò la porta principale con le manette: pensassero pure che era stato un ladro. Salì in macchina e partì, senza sapere dove andare. Non poteva guidare. Trovò un motel, uno scannatoio qualsiasi: l'Oscar's Sleepytime Lodge. Pagò una settimana in anticipo, portò dentro in fretta i suoi sacchetti, fece una doccia e si rimise i vestiti sporchi. Un vero posto da scarafaggi: insetti, unto sul muro dietro il letto. Sentì il suo stesso odore: sudore e sporcizia. Chiuse la porta e cominciò a frugare tra la spazzatura. Materiale che si riferiva a precedenti servizi di Hush-Hush, ritagli, vecchie documenti della polizia illecitamente detenuti. Argomenti: Montgomery Clift, l'uomo con l'uccello più piccolo di tutta Hollywood; Errol Flynn, spia nazista. Un servizio di scottante attualità: Flynn e uno scrittore omosessuale, un certo Truman Capote. Comunisti, simpatizzanti comunisti. Celebrità assortite che scopavano con dei neri, da Joan Crawford all'ex procuratore McPherson. Drogati in quantità: palate di merda su Charlie Parker, Anita O'Day, Art Pepper, Tom Neal, Barbara Payton, Gail Russell. Articoli già pronti: "Un filo diretto tra la Mafia e il Vaticano!!!", "Rock Hudson è davvero una Rockette?", "Fumatori, attenti: occhio all'erba di Hollywood". Interi fascicoli completi: roba un po' troppo addomesticata per essere l'archivio segreto di Hudgens. Comunisti, omosessuali, lesbiche, drogati, satiri, ninfomani, misogini, politici venduti...
Niente sul sergente Jack Vincennes. Niente su Badge of Honor, che notoriamente era una delle fissazioni di Hudgens. Sapeva benissimo che aveva del materiale su Brett Chase. Strano. Ancora più strano: Hush-Hush aveva pubblicato un servizio su Max Peltz e su di lui lì non c'era niente. Niente su Pierce Patchett, su Lynn Bracken, su Lamar Hinton, sul Fleurde-Lys. Jack misurò con gli occhi il volume delle cartellette. Erano parecchie: se l'assassino aveva ucciso per quelle, non poteva essersene portate via tante. Quelle che c'erano dovevano aver riempito completamente gli armadietti. Alibi. Jack ritirò il materiale nell'armadio. Appese il cartello. "Non disturbare" e tornò al suo appartamento. Le cinque e dieci di mattina. Due messaggi sotto il battente della porta. "Jack, ricordati il nostro appuntamento giovedì". "Jack tesoro: sei in ibernazione? XXXX - K." Entrò, prese il telefono, fece l'888. «Polizia. Emergenze.» Una voce da dritto. «Uomo, devo riferire di uno che s'è fatto accoppare. Se non ti va, attacco.» «Signore, posso...» «Sì, Se non ti...» «Qual è il suo indirizzo, signore?» «Non abito da nessuna parte, ma stavo per entrare in questa casa, e ho visto il corpo.» «Signore...» «South Alexandria 421, capito?» «Signore, dove...» Jack riappese, si spogliò, si sdraiò sul letto. Venti minuti perché i blu arrivassero in loco, dieci per identificare Hudgens. Danno un'occhiata in giro, capiscono che è un caso che scotta, chiamano la Omicidi. Il tipo che risponde capisce che bisogna chiamare un capoccia e tira giù dal letto un pezzo grosso, Thad Green, Russ Millard, Dudley S.: tutti per prima cosa pensano a Big V. Gli avrebbero telefonato entro un'ora. Jack se ne stava sdraiato, sudando tra le lenzuola pulite, Driiiiiin. Due minuti alle sette. «Vincennes, è Russ Millard che parla.»
«Sì, Cap. Che ora è? Che succ...» «Lasci perdere. Sa dove abita Sid Hudgens?» «Sì, da qualche parte vicino al Chapman Park. Cap, che...» «South Alexandria 421. Subito, Vincennes.» Una doccia, la barba, un cambio d'abito. Non sudava più. In quaranta minuti era già sulla scena del delitto. Una quantità fottuta di poliziotti sul prato di Sid. Gli uomini dell'obitorio con in mano dei sacchi di plastica: sangue, pezzi di cadavere. Jack parcheggiò sul prato. Un infermiere spinse fuori una barella su ruote: un grumo di lenzuola tutte insanguinate. Russ Millard sulla porta; due nuovi, Don Kleckner e Duane Fisk, nel vialetto. Gli uomini della volante tenevano a distanza i curiosi; i giornalisti si accalcavano sul marciapiede. Jack si avvicinò a Millard. «Hudgens?» Un tono abbastanza disinvolto, da professionista. «Sì, il suo amichetto. Un po' sciupato, ho paura. Ha telefonato un ladro. Stava per farsi la casa, poi ha visto il corpo. Segni di scasso sulla porta: credibile, nel complesso. Non guardi dentro, se ha già mangiato.» Jack guardò. Il sangue era secco, c'erano dei profili tracciati col nastro adesivo bianco sul pavimento: le braccia, le gambe, il dorso. Millard disse: «Qualcuno lo odiava. Vede quei cassetti? Probabilmente l'assassino voleva il suo archivio. Ho detto a Kleckner di chiamare il direttore di Hush-Hush. Andrà ad aprire l'ufficio e ci farà avere le copie del materiale su cui Hudgens stava lavorando.» Il vecchio Russ voleva un commento. Jack si fece il segno della croce: era la prima volta dall'orfanotrofio. Chissà come cazzo gli era venuto in mente. «Vincennes, lei era suo amico. Che ne pensa?» «Penso che fosse un pezzo di merda. Lo odiavano tutti. Si potrebbe sospettare di più o meno tutti gli abitanti di Los Angeles.» «Calma, adesso, calma. So benissimo che lei passava delle informazioni a Hudgens. So che eravate in affari insieme. Se non risolviamo la cosa subito, dovrò chiederle una deposizione.» Duane Fisk che parlava a ruota libera con Morty Bendish: un bello scoop pronto per il Mirror. Jack disse: «Mi terrò alla larga. Non vorrei che la mia partecipazione potesse impedire lo svolgersi di un'indagine ufficiale.» «Il suo senso del dovere è ammirevole. Adesso parliamo di Hudgens. Ragazze, ragazzi... cosa gli piaceva?»
Jack accese una sigaretta. «Gli piaceva la spazzatura. Era un maledetto degenerato. Forse si eccitava a guardare la sua stessa merda. Non lo so.» Don Kleckner si avvicinò con una copia di Hush-Hush spalancata. "Al ras della TV piace guardare - e non solo quello!!! - E soprattutto le ragazzine!!!" «Capitano, l'ho comprato all'edicola all'angolo. E il direttore mi ha detto che quella di Badge of Honor era una fissazione, per Hudgens.» «Bene. Don, comincia il controllo porta a porta. Vincennes, venga qui.» Sul prato. Millard disse: «Continua a tornare in ballo della gente che lei conosce.» «Faccio il poliziotto e sto a Hollywood. Conosco un mucchio di gente: so che a Max Peltz piace la merce giovane. E allora? Ha sessant'anni e non è un assassino.» «Di questo parleremo nel pomeriggio. Lei sta lavorando per il Nite Owl, vero? Alla ricerca dell'auto di Coates?» «Sì.» «Allora torni al lavoro e si presenti in ufficio alle due. Chiederò a un paio di personaggi chiave di Badge of Honor di venire per rispondere a qualche domanda amichevole. Lei può servire a facilitare le cose.» Billy Dieterling, Timmy Valburn: tutta "gente che conosceva". «Certo. Ci sarò.» Morty Bendish, di corsa. «Jackie, questo significa che adesso avrò io tutte le tue esclusive?» Sfondare una porta di garage dopo l'altra, farsi prendere a pesci in faccia da una quantità di neri schifosi, e il suo vero lavoro era al motel. Stava dirigendosi verso il ghetto quando gli venne l'idea. Tagliò verso est, parcheggiò davanti al Royal Flush. La Buick di Claude Dineen era lì ferma: lui probabilmente sì stava facendo nel cesso. Jack entrò. Silenzio: Big V voleva dire guai. Il barman gli versò un doppio Old Forester; Jack lo buttò giù. Era la fine di cinque anni d'astinenza. L'alcool gli diede energia. Sferrò un calcio alla porta della toilette. Claude Dineen si stava bucando. Jack lo buttò per terra con una pedata e gli strappò l'ago dal braccio. Una rapida perquisizione, nessuna resistenza, Claude era completamente partito. Tombola: una confezione di pasticche di benzedrina. Ne inghottì una manciata, gettò la siringa nel cesso. Disse: «Torno subito.» Arrivò al motel in piena forma, pronto a prendere in mano la situazione.
Secondo controllo delle cartellette di Sid. Niente di nuovo. Un'intuizione: Hudgens non teneva materiale segreto a casa. Se l'assassino l'aveva ammazzato perché cercava un fascicolo in particolare, prima l'aveva torturato per farsi dire dov'era. Comunque non poteva essersi portato via un granché: nello schedario non ci stavano molte più cartelle di quelle che aveva preso lui. La sua era ancora chissà dove: se l'aveva presa l'assassino, poteva tenersela, o buttarla via. Ancora. C'era un collegamento tra Hudgens e Patchett, era rappresentato dalla pornografia e dal racket del vizio. Meglio lasciar perdere il collegamento Cathcart-Nite Owl: Millard ed Exley non ci credevano. Whalen e Mickey C. avevano negato tutto, Cathcart non aveva neanche cominciato il suo traffico porno. Secondo Millard i fratelli Engleking non sapevano chi aveva scattato le foto; Cathcart doveva aver messo le mani su un paio di riviste ed essersi inventato un qualche suo progetto pazzesco. Meglio lasciar perdere tutto. Quello che gli restava era: Bobby Inge, Christine e Daryl Bergeron: andati. Lamar Hinton, quello che probabilmente gli aveva sparato al magazzino del Fleur-de-Lys: senza dubbio se n'era andato anche lui. Timmy Valburn, che era cliente del Fleur-de-Lys: s'era fatto beccare, era in rapporti con Billy Dieterling, che faceva il cameraman a Badge of Honor, sarebbe stato senz'altro presente all'interrogatorio amichevole di Millard. Calma. Magari Timmy aveva raccontato tutto a Billy, Billy era presente quando lui aveva forzato l'auto di Hinton. Ancora calma: i due culi avevano troppo da perdere se avessero ammesso di aver qualche rapporto con il Fleur-de-Lys, di cui Russ Millard ignorava persino l'esistenza... Una sigaretta dopo l'altra. Doveva cercare di riflettere. Le mutilazioni del corpo di Hudgens corrispondevano a quelle delle foto ritoccate sulle riviste porno che aveva trovato fuori dell'appartamento di Bobby Inge. Nessun altro poliziotto aveva visto quelle riviste. Millard aveva visto il corpo, ma per lui si trattava di amputazioni e basta. Hudgens gli aveva detto di tenersi alla larga dal Fleur-de-Lys. Lynn Bracken era una delle puttane di Patchett: forse conosceva Sid. Un'altra idea improvvisa. Dudley Smith gli aveva detto di pedinare Bud White. La sua spiegazione: White era andato fuori squadra dopo l'assassinio di una puttana. La Bracken era una puttana, Patchett un protettore. Ma Dudley non aveva riferito di nessuna possibile connessione tra Nite Owl e pornografia. Probabilmente non sapeva un cazzo di Patchett, della Bracken, delle riviste porno, del Fleur-de-Lys. La storia dei fratelli Engleking
e di Cathcart non c'entrava niente, tutta la faccenda foto porno - Patchett Bracken - Fleur-de-Lys - Hudgens non compariva da nessuna parte in tutta la massa di rapporti interdivisionali che riguardavano il Nite Owl. La benzedrina lo tirava davvero su, stava ragionando da vero poliziotto. Le undici e venti: c'era ancora un mucchio di tempo prima della convocazione. Le piste in sostanza erano due: Pierce Patchett, Lynn Bracken. La Bracken era la più vicina. Jack arrivò a casa di lei e parcheggiò dietro al sua macchina. Le avrebbe dato un'ora di tempo. Grazie alla droga, il tempo passava che era un piacere. La porta della Bracken era sempre chiusa. Le dodici e trentatré: un ragazzino buttò un giornale davanti alla porta. Se Morty Bendish s'era già sbrigato a scrivere il suo articolo e se il giornale era il Mirror... La porta si aprì. Lynn Bracken raccolse il giornale e richiuse. Il ragazzino si allontanò, i sacchi con il titolo dei giornali che distribuiva bene in evidenza. Mirror-News di Los Angeles. Forza, Morty. Bang! La Bracken sbatté la porta e corse all'auto. Imballò il motore, poi partì a tutta velocità verso ovest, su Los Feliz. Jack le diede due secondi di vantaggio e la seguì. Da ovest a sud: da Los Feliz sul Western, dal Western sul Sunset, poi giù diritto per il Sunset, venti chilometri all'ora oltre il limite di velocità. Con ogni probabilità stava correndo da Patchett, in preda al panico. Non voleva usare il telefono. Jack la superò, prese una scorciatoia, arrivò all'1184 di Gretna Green bruciando le gomme. Un palazzo in stile spagnolo, un prato gigantesco... Lynn Bracken non si era ancora fatta vedere. Un tuffo al cuore: non ricordava più gli effetti della benzedrina. Parcheggiò, controllò la casa: nessuno in giro. Arrivò alla porta e voltò l'angolo della casa, in cerca di una finestra. Tutto chiuso. Dietro la casa c'era un giardiniere al lavoro: non poteva fare tutto il giro senza farsi vedere. Il rumore di una portiera che sbatteva; Jack corse a una finestra sul davanti: era chiusa, ma c'era una fessura tra le tende, poteva dare un'occhiata. Sentì suonare il campanello. Jack sbirciò dentro. Patchett andò a aprire, Lynn Bracken gli porse il giornale... un duetto di panico purissimo. Non poteva sentire quello che si dicevano, ma evidentemente erano molto spaventati. Jack mise un orecchio sul vetro: avvertiva solo i battiti del proprio
cuore. Ma non era necessario sentire le parole: era ovvio che i due apprendevano solo in quel momento che Sid era morto. Sembravano terrorizzati, quindi non l'avevano ucciso loro. Patchett e la Bracken passarono in un'altra stanza. Le tende erano tirate, non era più possibile spiarli. Jack tornò alla sua auto di corsa. Arrivò all'ufficio con dieci minuti di ritardo. Il recinto della Omicidi era affollato da quelli di Badge of Honor: Brett Chase, Miller Stanton, David Mertens, lo scenografo, Jerry Marsalas, il suo infermiere, erano seduti su una lunga panca, uno vicino all'altro. In piedi: Billy Dieterling, gli altri cameramen una mezza dozzina di tipi con la cartella, sicuramente avvocati. Nel complesso sembravano nervosi. Duane Fisk e Don Kleckner si muovevano fra di loro con dei blocchi per appunti. Niente Max Peltz, niente Russ Millard. Billy D. gli strizzò l'occhio; gli altri lo salutarono con la mano. Kleckner gli disse: «Ellis Loew ti vuole vedere. Cabina numero sei.» Jack si avviò. Loew stava guardando attraverso uno specchio trasparente: al di là del vetro c'era uno degli stanzini della macchina della verità. Millard stava interrogando Peltz, Ray Pinker era alla macchina. Loew si accorse di lui. «Preferirei che Max non dovesse sottoporsi a questo. Puoi fare qualcosa?» Proteggere sempre chi contribuisce al tuo fondo elettorale. «Ellis, con Millard non posso far proprio niente. Se l'avvocato di Max gli ha consigliato di accettare, dovrà farlo.» «Dudley può sistemare la cosa?» «Neanche Dudley può far niente con Millard. Millard è il tipo osservante. E prima che tu me lo chieda, non so chi ha ucciso Sid e non me ne frega niente. Max ha un alibi?» «Sì, ma preferirebbe non usarlo.» «Quanti anni ha?» «Pochini. Credi che...» «Sì, Russ lo incriminerebbe subito.» «Mio Dio, tutto per quella merda di Hudgens.» Jack rise: «Avvocato, una delle sue palate di fango ti ha fatto eleggere.» «Sì, la politica ci costringe a sceglierci degli strani compagni di letto, ma non credo che ne sentirò la mancanza. Comunque, finora zero. Ho parlato con quegli avvocati, lì fuori, e tutti mi hanno assicurato che i loro clienti hanno fior di alibi. Faranno le loro dichiarazioni, li elimineremo, gli altri di Badge of Honor avranno un alibi anche loro e ci resterà soltanto tutto il re-
sto di Hollywood.» Un'apertura. «Ellis, vuoi un consiglio?» «Forza, butta fuori pure il tuo cinico punto di vista.» «Lascia perdere. Dacci dentro con il Nite Owl, è quello che interessa all'opinione pubblica. Hudgens era un pezzo di merda, l'inchiesta sarà un gran frugare nella merda e non troveremo mai chi è stato. Lascia perdere.» Si aprì la porta. Duane Fisk fece un gesto con i due pollici in giù. «Niente da fare, Mr. Loew. Hanno tutti degli alibi, e sembrano buoni. Il coroner dice che la morte è avvenuta tra mezzanotte e l'una e questi tipi erano tutti in bella vista da qualche altra parte. Cercheremo delle conferme, ma per me è una perdita di tempo.» Loew fece un cenno d'assenso. Fisk uscì. Jack disse: «Lascia perdere.» Loew sorrise. «E il tuo alibi qual è? Eri a letto con mia cognata?» «Ero a letto da solo.» «Non mi stupisce... Karen dice che da un po' sei di cattivo umore e non ti fai vedere. Mi sembri teso, Jack. Hai paura che si sappia in giro dei tuoi affarucci con Hudgens?» «Millard vuole una deposizione. Gliene farò avere una. Tu pensi davvero che io fossi intimo con Sid?» «Naturalmente. Come lo eravamo io, Dudley Smith e altri noti bravi ragazzi. Hai ragione su Hudgens, Jack. Lo farò presente a Bill Parker.» Uno sbadiglio. La benzedrina cominciava a non fare più effetto. «È un casino, e tu non vuoi occupartene.» «Sì, visto che la vittima ha facilitato la mia elezione e magari ha lasciato scritto da qualche parte che tu gli hai passato parola a proposito delle oscure cupidigie di Mr. McPherson. Jack...» «Sì, ci starò attento e se salta fuori il tuo nome su un pezzo di carta lo distruggerò subito.» «Bravo ragazzo. E se...» «Sì, c'è qualcosa che puoi fare. Tieni d'occhio tutti i rapporti. Sid aveva una specie di archivio segreto, e se il tuo nome esiste da qualche parte, è lì. Appena ho un indizio su dove si trova, mi precipito con un cerino.» Loew, pallido: «D'accordo. Parlerò a Parker questo pomeriggio.» Ray Pinker tambureggiò sullo specchio e appoggiò un grafico sul vetro: una doppia linea, senza grandi impennate. Disse, al microfono: «Non colpevole, ma non ha ceduto sull'alibi. Era forse en flagrante?» Loew sorrise. Russ Millard, sempre al microfono: «Al lavoro, Vincennes. Deve fare un controllo porta a porta per il Nite Owl, se ricorda. Il suo
prezioso show televisivo non ha funzionato, per ora, e voglio una dichiarazione scritta sui suoi rapporti con Hudgens. Entro le otto, domani.» Il richiamo del ghetto. A sud della Settantasettesima, Jack inghiottì un'altra manciata di pasticche e prese la sua cartina. Il sergente al banco gli disse che i neri cominciavano a innervosirsi. C'erano degli agitatori in giro che gli avevano messo il fuoco al culo, i lanci di ortaggi e spazzatura aumentavano, gli uomini che controllavano i garage adesso andavano in giro in gruppi di tre: un investigatore, due della volante, una squadra per ogni lato della strada. Avrebbe trovato i suoi all'incrocio della Centosedicesima e Wills: era da mezzogiorno che lavoravano con un uomo in meno. La benzedrina faceva effetto: Jack partì come un razzo. Andò alla Centosedicesima: una fila di edifici squallidi di blocchi di granulato, fogli di carta scura alle finestre. Dei vicoli luridi, come scorta una squadra di ragazzini in bicicletta con pacchi di ortaggi pronti all'uso. Gli agenti erano già al lavoro: due in divisa sulla sinistra, due in divisa e uno in borghese sulla destra. Erano armati: cesoie, carabine. Jack parcheggiò e si unì a due sulla sinistra. Un lavoro di purissima merda. Bussare alla porta, chiedere il permesso di controllare il garage. Tre quarti degli inquilini facevano finta di non essere in casa: via subito al garage, tagliare il lucchetto, aprire la porta. La squadra sulla destra non chiedeva nemmeno: andavano direttamente giù con le cesoie, non perdevano tempo, minacciavano i ragazzini in bicicletta con le armi. I ragazzini sulla sinistra cercavano di avere un'aria cattiva: uno gli tirò contro un pomodoro. Gli agenti in divisa fecero fuoco mirando in altro, colpendo una piccionaia e sbocconcellando le foglie di una palma. Un garage polveroso via l'altro: neanche l'ombra di una Mercury del '49 targata DG114. Il tramonto, un isolato di case abbandonate: finestre rotte, prati incolti. Jack cominciava a star male: gli dolevano i denti, provava delle fitte al torace. Poi sentì delle grida dall'altra parte delle strada; quelli della squadra sulla destra stavano sparacchiando. Diede un'occhiata ai suoi colleghi: poi corsero lì anche loro. Il Santo Graal in un garage infestato dai topi: una Mercury rosso scuro del '49, una tipica auto da neri, targa della California, numero DG114, registrata a nome di Raymond "Sugar Ray" Coates. Due di quelli della volante tirarono fuori le fiaschette.
Un paio di ragazzini cominciarono a bofonchiare qualcosa: una gran bella verniciatura. C'era un gatto bianco nel vicolo. Gli agenti della squadra di sinistra esplosero in una specie di danza della pioggia. Jack guardò da un finestrino laterale. Tre fucili a pompa sul pavimento tra un sedile e l'altro: roba grossa, probabilmente calibro 12. Degli strilli: assordanti. Delle pacche sulla schiena: così forti da spaccare le ossa. I ragazzini strillavano anche loro; un agente faceva girare la sua fiaschetta. Jack inghiottì un gran sorso, scaricò la pistola contro un lampione, lo beccò con l'ultimo colpo. Grida, strilli: Jack si mise a giocare con i ragazzini a estrarre la pistola in fretta. Gli venne in mente Sid Hudgens, inghiottì un'altra sorsata e scacciò il pensiero. 36 Una saletta privata al Pacific Dining Car. Dudley Smith, Ellis Loew, Bud all'altro capo del tavolo. Aveva le vesciche alle mani, dopo tre giorni di lavoro con il tubo di gomma. In testa era tutto un turbinare di facce di maniaci sessuali. Dudley disse: «Ragazzo, abbiamo scovato l'auto e le armi un'ora fa. Niente impronte, ma le solcature corrispondono perfettamente ai bossoli esplosi che abbiamo raccolto al Nite Owl. Abbiamo trovato le borsette e i portafogli delle vittime in un tombino vicino al Tevere Hotel, il che significa che il caso è assolutamente a prova di bomba. Ma io e Mr. Loew vogliamo il servizio completo. Vogliamo delle confessioni.» Bud spinse da parte il suo piatto. Si ricascava sempre sui neri: fine del suo tentativo di fregare Exley. «Così, adesso rimettete il ragazzo brillante al lavoro sui neri.» Loew scosse la testa. «No, Exley è troppo morbido. Voglio che li interroghiate lei e Dudley, alla prigione, domani mattina. Ray Coates è stato in infermeria per un'infezione all'orecchio, ma lo rimettono con gli altri domani mattina presto. Presentatevi lì, freschi e scattanti, diciamo alle sette.» «E Carlisle e Breuning?» Dudley rise. «Ragazzo, la tua presenza è molto più impressionante. Questo incarico sembra fatto apposta per te, come un altro lavoretto che ho appena avviato. Uno che ti interesserà, vedrai.» Loew disse: «Agente, finora il caso è stato di Ed Exley, ma ora ne può
condividere la gloria anche lei. E le posso promettere un favore, in cambio.» «Sì?» «Sì. Dick Stensland è stato denunciato per un certo numero di violazioni alle norme sulla libertà vigilata. Lei mi faccia questo favore e io lascerò cadere le denunce e lo manderò davanti a un giudice comprensivo. Non avrà più di sessanta giorni.» Bud si alzò. «Affare fatto, Mr. Loew. E grazie per la cena.» Dudley era raggiante. «Alle sette, allora, ragazzo. E come mai te ne vai così in fretta? Hai un appuntamento importante?» «Sì. Veronica Lake.» Venne ad aprire la porta "più Veronica che mai": un vestito a lustrini, una ciocca bionda che le ricadeva sull'occhio. «Se mi avessi telefonato, prima, non avrei questo aspetto ridicolo.» Sembrava nervosa. La tintura sui capelli era piuttosto malfatta e stava già andandosene: tutte le radici erano scure. «Un appuntamento noioso?» «Un banchiere che Pierce si vuole ingraziare.» «Sei riuscita a fingere bene?» «Era così assorbito da se stesso che non ho dovuto neanche fingere.» Bud rise. «Appena arriverai ai trenta, lo farai solo se ti piace.» Lynn rise, ma era ancora nervosa: poteva toccarlo per prima, solo per avere qualcosa da fare con le mani. «Se gli uomini non cercassero di essere tutti degli Alan Ladd, potrebbero avere la vera Lynn Margaret.» «Vale la pena di aspettare?» «Sai benissimo che sì, e adesso ti stai chiedendo se Pierce mi ha detto d'essere gentile con te.» Non riuscì a trovare una replica. Lynn lo prese per un braccio. «Mi fa piacere che ci abbia ripensato e mi piaci. E se aspetti un momento in camera mia, mi levo subito di dosso Veronica e quel banchiere.» Quando tornò era nuda, con i capelli bruni ancora umidi. Bud si costrinse ad andarci piano, a prendere tempo con i baci, come se lei fosse una donna sola che lui voleva amare e basta. Lynn gli rispondeva altrettanto dolcemente, con i suoi baci e le sue carezze. Bud continuava a pensare che stesse fingendo e si scatenò, per metterla alla prova, per scoprire se era vero o no.
Lynn gemette, gli prese le mani e se le appoggiò sul seno, si mosse a tempo sotto le sue dita. Bud si lasciò portare dal ritmo di lei, fu felice quando lei cominciò a respirare forte, a rispondere a ogni sua minima sollecitazione. Era vera, così vera che si dimenticò di se stesso. Sentì qualcosa come "Vieni dentro di me, per favore, vieni"; si distese sul letto, entrò in lei, tenendole sempre le mani sul seno, come gli aveva insegnato. Dentro di lei: si lasciò andare finché le sue gambe non cominciarono ad agitarsi e i suoi fianchi non spinsero verso l'alto. Infine, si trovò con la guancia contro i suoi capelli bagnati, strettamente abbracciati l'uno all'altra. Si riposarono, parlarono. Lynn gli raccontò la storia della sua vita: un diario di almeno mille pagine, fino ai tempi in cui andava a scuola a Bisbee, nell'Arizona. Bud le parlò del Nite Owl, del lavoro brutale che aveva fatto quel mattino, botte selvagge a uomini inermi, una cosa che non riusciva più a sopportare. Lo sguardo di Lynn gli diceva "E allora smetti" e lui non sapeva che cosa rispondere, per cui si parlò di Dudley, della ragazza violentata che s'era infatuata di lui, su come aveva sperato che la faccenda del Nite Owl prendesse un'altra piega, in modo da poterlo usare per fregare quel tipo che odiava. Lei gli rispose con dolcezza. Bud le disse che per il momento pensava di lasciar andare la faccenda di Kathy: per lui era troppo facile perdere la testa in un affare del genere, gli poteva capitare d'impazzire, come gli era successo con Dwight Gilette. Lynn gli disse di parlarle della sua famiglia. Rispose: «Non ne ho.» Poi le disse delle sue iniziative illegali: di Cathcart, della perquisizione che aveva fatto al suo appartamento, della sua "idea campata in aria" di avviare un traffico di fotografie pornografiche, delle pagine gialle di San Berdoo che si aprivano sull'elenco delle tipografie, il che sembrava corrispondere con la confessione dei fratelli Engleking, ma alla fine non corrispondeva più e si finiva per tornare ai teppisti di colore che tenevano al fresco. Capiva che lei capiva il succo di tutta la faccenda: si sentiva frustrato perché non si era dimostrato intelligente come gli altri, perché in realtà non era un vero e proprio investigatore della Omicidi: era solo un tipo che avevano preso per spaventare a morte degli altri tipi. Dopo un po', smisero di parlare: Bud si sentiva inquieto, irritato con se stesso per aver parlato troppo e troppo in fretta. Lynn sembrò rendersene conto: si chinò su di lui e lo fece impazzire con la sua bocca. Bud le accarezzava i capelli ancora umidi, felice perché con lui non doveva fingere. 37
Tutto chiaro. Gli oggetti di proprietà delle vittime rinvenuti vicino al Tevere Hotel. Il ritrovamento della Mercury di Coates e delle armi. I controlli effettuati dalla scientifica sul fucile che aveva sparato i bossoli con le caratteristiche striature. Nessun tribunale al mondo avrebbe esitato a incriminarli per omicidio aggravato di primo grado. Il caso era risolto. Ed era al tavolo di cucina a scrivere il suo rapporto. Il suo ultimo resoconto sommario per Parker. Inez era in camera da letto: era la sua camera, adesso. Lui non aveva avuto il coraggio di dire: "Fammi dormire con te, vediamo come va a finire". Lei aveva qualcosa in testa: passava il tempo a leggere dei libri su Raymond Dieterling, per farsi venire il coraggio di chiedergli un impiego. La notizia del ritrovamento delle armi non l'aveva scossa più di tanto, anche se voleva dire che non avrebbe più dovuto testimoniare. Tutto chiaro: le ferite esterne ormai erano guarite, il dolore fisico non fungeva più da distrazione. Continuava a rivivere quei momenti. Squillò il telefono. Ed alzò la cornetta. Sentì un altro clic: Inez s'era messa in ascolto sull'altro apparecchio in camera da letto. «Pronto?» «Sono Russ Millard, Ed.» «Capitano, come sta?» «Mi chiamano tutti Russ, dal grado di sergente in su.» «Russ, hai sentito dell'auto e dei fucili? La storia del Nite Owl.» «Non esattamente: ti ho chiamato per questo. Ho parlato con un tenente delle circoscrizione dello sceriffo, uno che conosco, che sta alla prigione. Mi ha detto che gli è giunta una voce. Dudley Smith si porterà Bud White, per cercare di estorcere una confessione ai nostri ragazzi. Domani mattina, sul presto. Li ho già fatti trasferire in un altro reparto, dove non potranno trovarli.» «Gesù Cristo.» «Il salvatore, appunto. Figliolo, ho un'idea. Andiamo lì domattina presto noi, li mettiamo di fronte alle nuove prove e cerchiamo di ottenere una confessione regolare. Tu fai il cattivo, io il salvatore.» Ed si mise a posto gli occhiali. «A che ora?» «Diciamo alle sette.» «D'accordo.» «Figliolo, sai che questo vuol dire farsi nemico di Dudley?» Sentì lo scatto dell'altro telefono che veniva riattaccato in camera da letto. «Così sia, Russ. Ci vediamo domani.»
«Dormi bene, figliolo. Ti voglio in forma.» Ed riappese. Inez era sulla porta, con addosso la sua vestaglia: sembrava enorme, su di lei. «Non puoi farmi questo.» «Non dovresti ascoltare di nascosto.» «Aspettavo una telefonata da mia sorella. Ed, non puoi farlo.» «Li volevi nella camera a gas ed è lì che finiranno. Non volevi testimoniare e non credo proprio che dovrai farlo più.» «Voglio che gli facciano del male. Voglio che soffrano.» «No. È sbagliato. Questo è un caso che richiede giustizia assoluta.» Lei rise. «La giustizia assoluta a te si addice più o meno come a me sta bene la tua vestaglia, pendejo.» «Hai avuto quello che volevi, Inez. Cerca di rendertene conto e di vivere ancora la tua vita.» «Che vita? Con te? Non mi sposerai mai, sei così ossequioso con me che mi fai quasi urlare. E poi ogni volta che mi sono quasi convinta che sei un tipo abbastanza a posto fai qualcosa che mi fa dire: "Madre mia come posso esser così scema?". E adesso mi rifiuti questo? Questa piccola cosa?» Ed le mostrò il suo rapporto. «A questo caso hanno lavorato dozzine di uomini. Quegli animali saranno morti prima di Natale. Todos, Inez. Absolutamente. Non ti basta?» Lei rise, più forte. «Sì, bella morte. Dieci secondi ed è finita. Mi hanno picchiato per dieci ore, loro, e mi hanno scopato, e hanno ficcato di tutto dentro me. No, non mi basta.» Ed si alzò in piedi. «Preferisci che Bud White comprometta tutto il caso? Probabilmente è stata un'idea di Ellis Loew, Inez. Lui vuole un caso a prova di bomba da presentare al tribunale, vuole un processo di almeno due giorni, con lui sotto i riflettori per metà del tempo. E per questo è disposto a correre il rischio di compromettere i risultati che abbiamo già raggiunto. Cerca di essere logica: ammettilo.» «No, sei tu che devi ammettere come stanno le cose. I negritos sono già morti, perché così vanno le cose. Io sono solo una testimone di cui nessuno ha più bisogno: forse domani l'agente White farà un po' di giustizia per me.» Ed strinse i pugni. «White è un poliziotto violento, un viscido figlio di puttana fissato con le donne.» «No, è solo uno che dice pane al pane e non si guarda attorno sei volte prima di traversare la strada.» «È uno stronzo. Mierda.»
«Allora è la mierda che fa per me. Exley, io ti conosco. Non ti importa affatto della giustizia, tu pensi solo a te stesso. Domani vuoi andare là soprattutto per fare del male all'agente White, e questo solo perché capisci che lui sa cosa sei. Ti comporti come se mi amassi, ma mi offri soltanto i tuoi soldi e le tue conoscenze, cioè delle cose che hai in quantità e di cui non sentirai certo la mancanza. Non vuoi correre rischi per me, e invece l'agente White rischia la sua estupida vita e non sta a pensare le conseguenze, e quando io starò meglio tu mi vorrai scopare e deciderai di sistemarmi da qualche parte dove non ci sarà pericolo di farsi vedere in pubblico in mia compagnia: una cosa che mi fa vomitare, e io amo quell'estupido dell'agente White, se non altro perché ha abbastanza buonsenso di capire che tipo sei.» Ed le si avvicinò. «E che tipo sono?» «Solo un codardo qualsiasi.» Ed alzò il pugno, poi, quando lei si ritrasse, si ritrasse anche lui. Inez si tolse la sua vestaglia. Ed la guardò e distolse lo sguardo, guardò verso il muro, verso le sue medaglie al valore in cornice: le afferrò e le scaraventò dall'altra parte della stanza. Non bastava. Fece un passo indietro, mirò alla finestra, ma colpì soltanto i tendaggi imbottiti. 38 Jack si svegliò con in mente una tempesta di immagini porno. Kathy nelle foto dell'orgia: faceva l'amore con Veronica Lake. Sangue: le fotografie oscene e le fotografie del coroner, immagini di donne bellissime mutilate o insanguinate. La prima cosa reale che vide fu all'alba; poi, l'automobile di Bud White parcheggiata di fianco a quella di Lynn Bracken. Aveva le labbra secche, gli facevano male i muscoli in tutto il corpo. Inghiottì le rimanenti pastiglie di benzedrina, cercando di ricordare i suoi ultimi pensieri prima dell'oblio. Nell'archivio di Hudgens non c'era niente. I suoi unici punti di partenza erano sempre Patchett e la Bracken. Patchett aveva del personale domestico fisso in casa; la Bracken viveva da sola: l'avrebbe affrontata appena White avesse lasciato il suo letto. Jack cercò in fretta di mettere insieme mentalmente un rapporto sul suo pedinamento: qualcosa per tenere Dudley tranquillo. Sentì sbattere una porta: un colpo che sembrava uno sparo. Bud White stava avvicinandosi
all'auto. Jack si abbassò sul sedile. L'auto partì. Dopo pochi secondi, un altro sbattere di porta, anch'esso forte come un colpo di pistola. Una rapida occhiata: una Lynn Bracken con i capelli bruni era uscita di casa. La ragazza salì in macchina e partì verso Los Feliz, verso est. Jack la seguì: sulla corsia di destra, un po' indietro. Il traffico di prima mattina era scarso: evidentemente Lynn era troppo distratta per accorgersi di lui. A est, fino a Glendale. A nord sulla Brand, una fermata improvvisa di fronte a una banca. Jack proseguì oltre l'incrocio, fino a un punto da cui tener d'occhio la situazione; ecco, un negozio di alimentari sull'angolo, una quantità di cartoni di latte accatastati vicino alla porta. Ci si accucciò dietro e guardò lungo il marciapiede. Lynn B. stava parlando con un tizio; un piccoletto dall'aria nervosa. Costui aprì la porta della banca e la fece entrare. C'erano una Ford e una Dodge parcheggiate un poco più in là, ma non c'era modo di prendere i numeri di targa. Dalla banca uscì Lamar Hinton, portando degli scatoloni. L'archivio. Doveva essere l'archivio. La Bracken e il tipo della banca, carichi anche loro di scatoloni: un breve tragitto alla Dodge e alla Packard di Lynn. Poi il tipo chiuse la banca, salì sulla Ford e svoltò a U verso sud; Hinton e la Bracken si avviarono insieme, ciascuno sulla propria automobile, verso nord. I secondi passavano. Jack contò fino a dieci e partì all'inseguimento. Li raggiunse dopo un paio di chilometri; si accostò, li seguì per un poco, si fece distanziare di nuovo. Il centro di Glendale, poi a nord, su per le colline. Il traffico si era fatto scarso: Jack trovò un punto da cui sorvegliare tutta la strada che si snodava verso nord. Si fermò e stette a guardare le due auto che continuavano a salire, superavano un dosso, sparivano alla sua vista. Si rimise in moto e seguì la strada fino a un'area da campeggio: tavoli per il picnic, attrezzature per cucinare all'aperto. Due auto dietro una fila di pini; la Bracken e Hinton che scaricavano le scatole: il forzuto faceva dondolare una latta di benzina tenendola con un dito. Jack nascose la sua auto e si acquattò dietro una macchia di pini. La Bracken e Hinton stavano rovesciando fascicoli e fascicoli in un pozzetto da barbecue. A un certo punto gli voltarono la schiena e si allontanarono: Jack si avvicinò di corsa, si accucciò di nuovo. Eccoli ancora. Un altro carico. La Bracken aveva in mano un accendino, Hinton aveva le braccia occupate. Jack scattò in piedi, lo prese a calci, lo
colpì con la canna della pistola: prima le palle; poi di sinistro, di destro, di sinistro sul viso. Hinton piombò a terra lasciando cadere carte dappertutto; Jack gli spezzò le braccia: le ginocchia sui gomiti, uno strattone ai polsi. Hinton si fece pallidissimo. La Bracken aveva preso la latta di benzina e aveva in mano un accendino. Jack si raddrizzò davanti al pozzetto, la 38 con il cane alzato. Scacco matto. Lynn aveva sempre in mano la latta di benzina, aperta: si vedevano uscirne i vapori. Flic: una fiammella guizzò dall'accendino. Jack abbassò la pistola, gliela puntò proprio in faccia. Un altro scacco matto. Hinton cercava di muoversi. La pistola nella mano di Jack cominciò a tremare. «Sid Hudgens, Patchett e il Fleur-de-Lys. O me o Bud White, e io sono un uomo ragionevole.» Lynn spense la fiamma e posò la latta. «E Lamar?» Hinton: agitava le gambe, sputava sangue. Jack abbassò la pistola. «Sopravviverà. E l'altro giorno mi ha sparato: siamo pari.» «Non le ha sparato. Pierce... So che non l'ha fatto.» «E chi è stato allora?» «Non lo so. Davvero. E io e Pierce non sappiamo chi ha ucciso Hudgens. Lo abbiamo saputo soltanto ieri, dai giornali.» Il pozzetto. I fascicoli pronti per essere bruciati. «È l'archivio privato di Hudgens, vero?» «Sì.» «Prosegua.» «No, parliamo del suo prezzo. Lamar ha riferito di lei a Pierce e Pierce ha capito che lei è quel poliziotto di cui si parla sempre nei giornali scandalistici. Come ha detto prima, è un uomo ragionevole. Quanto vuole?» «Quello che voglio c'entra con quei fascicoli.» «E che...» «So di lei e delle altre ragazze di Patchett. So tutto del Fleur-de-Lys e della merda che Patchett mette in giro, pubblicazioni pornografiche comprese.» Nessuna reazione. La donna ostentava una faccia impassibile. «Qualcuna delle vostre riviste oscene ha delle foto ritoccate a inchiostro. Inchiostro rosso, come il sangue. Io ho visto delle fotografie del corpo di Hudgens. È stato smembrato proprio come in quelle foto.»
Una faccia sempre più impassibile. «Per cui, adesso vorrà chiedermi dei rapporti tra Pierce e Hudgens.» «Sì, e chi è stato a truccare le foto.» Lynn scosse il capo. «Non so chi ha prodotto quelle riviste, e non lo sa neanche Pierce. Le ha comprate in blocco da un ricco messicano.» «Non ci credo.» «Non me ne importa niente. Vuole anche dei soldi?» «No, e scommetto che è stato chi ha fatto quelle foto a uccidere Hudgens.» «O, forse è stato soltanto uno che si era eccitato guardandole. Le interessa tanto, in un caso o nell'altro? Chissà perché... scommetto che Hudgens sapeva qualcosa su di lei, e che è questo che sta dietro a tutto.» «Intelligente. E io scommetto che Patchett e Hudgens insieme non giocavano a golfo...» Lynn lo interruppe. «Pierce e Sid avevano un progetto in comune. Non le dirò altro.» Estorsione: non poteva essere altro. «E questi fascicoli servivano a quel progetto?» «No comment. Io non li ho letti, per cui fermiamoci qui e stiamo attenti a non far male a nessuno.» «Allora mi dica che cosa è successo alla banca.» Lynn guardò Hinton che si dibatteva per terra. «Pierce sapeva che Sid teneva i suoi fascicoli riservati nelle cassette di sicurezza di quella banca. Quando abbiamo saputo che l'avevano ucciso, Pierce ha pensato che la polizia le avrebbe trovate. Vede, Sid aveva del materiale su certe attività di Pierce, delle attività che i poliziotti non avrebbero approvato. Pierce ha corrotto il direttore perché ci consegnasse i fascicoli: tutto qui.» Jack sentiva l'odore della carta e della carbonella. «Lei e Bud White.» Lynn strinse i pungi e li appoggiò ai fianchi. «Lui non ha niente a che fare con tutto questo.» «Me ne parli lo stesso.» «Perché?» «Per evitare che vi faccia diventare l'argomento dell'anno.» Un sorriso improvviso: per poco Jack non glielo ricambiò. Lynn disse: «Stiamo per giungere a un accordo, vero? Una tregua.» «Sì, un patto di non aggressione.» «Allora, mettiamoci anche questo. Bud è giunto a Pierce indagando sull'omicidio di una ragazza, una certa Kathy Janeway. Aveva avuto il nome
di Pierce, e il mio, da un tale che la conosceva. Naturalmente non l'avevamo uccisa noi, e Pierce non voleva avere un poliziotto tra i piedi. Mi ha detto di essere gentile con Bud... e adesso lui comincia a piacermi. E non voglio che gli dica niente di tutto questo. Per favore.» Riusciva persino a supplicare con classe. «D'accordo e lei può dire a Patchett che il procuratore è convinto che l'omicidio di Hudgens sia un caso senza sbocco. Finirà tutto nella pattumiera e se io trovo quello che stavo cercando tra quelle carte, oggi non è successo niente.» Lynn sorrise e questa volta sorrise anche lui. «Vado a vedere come sta Hinton.» Si accostò all'uomo per terra. Jack cominciò a scorrere le cartellette: avevano un'etichetta con il nome. T, V, ecco: "Vincennes, J.". Dichiarazioni di testimoni oculari: probi cittadini che quella sera erano sulla spiaggia. Brava gente che l'aveva visto sparare al signore e alla signora Harold J. Scoggins; brava gente che l'aveva raccontato a Sid per danaro; brava gente che non l'aveva detto alle "autorità" per paura. I risultati dell'esame del sangue che Sid aveva fatto sparire corrompendo il dottore: Big V pieno fino al collo di marijuana, benzedrina e alcool. Le cose che aveva detto lui, sotto l'effetto della droga, nell'ambulanza: una confessione completa. Conclusioni: Big V aveva fatto secchi due cittadini innocenti fuori del Malibu Rendezvous. «Ho caricato Lamar sulla mia macchina: lo porterò all'ospedale.» Jack si voltò «È troppo bello per essere vero. Patchett ha le copie, giusto?» Ancora quel sorriso. «Sì, per il suo affare con Hudgens. Sid gli ha dato una copia di tutti i fascicoli, tranne quelli che riguardavano Pierce direttamente. Pierce li aveva voluti come garanzia. Sono sicura che non si fidava di Sid e visto che qui ci sono tutti i fascicoli di Hudgens, sono sicura che ci sono anche quelli di Pierce.» «Sì, e voi avete una copia del mio.» «Sì, Mr. Vincennes. L'abbiamo.» Jack cercò di imitare quel sorriso. «Tutto quello che so su di lei, su Patchett, sui suoi traffici e su Sid Hudgens finirà in una deposizione giurata. Ne farò parecchie copie, che depositerò in cassette di sicurezza diverse. Se dovesse capitarmi qualcosa, a me o ai miei, arriveranno alla polizia, alla procura e al Mirror.» «Pari e patta, allora. Vuole accendere lei il fiammifero?» Jack s'inchinò. Lynn inzuppò i fascicoli di benzina, poi accese il fuoco.
La carta s'appallottolò scoppiettando. Jack restò a guardare finché non cominciarono a dolergli gli occhi. «Vada a casa a dormire, sergente. Ha un aspetto terribile.» Non a casa. Da Karen. Mentre guidava l'auto verso casa di lei, si sentiva confuso, eccitato. Cominciava a rendersi conto che era finita. Una brutta storia sistemata. Malamente, ma sistemata: era libero. L'idea gli venne come gli era venuta quella di spremere Dineen. Non pronunciò le parole, non le provò in anticipo. Accese la radio, per non correre il rischio di cambiare idea. La voce seria di un annunciatore: «...e i quartieri sud di Los Angeles sono adesso il terreno della più grande caccia all'uomo della storia della California. Ripetiamo, un'ora e mezzo fa, subito dopo l'alba, Raymond Coates, Tyrone Jones e Leroy Fontaine, acccusati di essere i responsabili del massacro del Nite Owl, sono evasi dal carcere del palazzo di giustizia, nel centro di Los Angeles. I tre erano stati trasferiti in una stazione di minima sicurezza in attesa d'interrogatorio e sono evasi annodando le lenzuola e calandosi da una finestra al secondo piano. Ecco il commento, registrato immediatamente dopo il fatto, del capitano Russell Millard del dipartimento di polizia di Los Angeles, corresponsabile dell'inchiesta del Nite Owl.» «"Mi... mi assumo la piena responsabilità per questo incidente. Sono stato io a ordinare che i tre sospetti fossero trasferiti in una sezione a minima sicurezza. Fa... si farà ogni sforzo per ricatturare gli evasi con la dovuta sollecitudine... Io..."» Jack spense la radio. E con questo, fine della carriera del pio Russ Millard. Chiamata generale: gli uomini effettivi di tutto l'ufficio dovevano essere stati scaraventati giù dal letto per prendere parte alla caccia. Sbadigliò per tutto il resto del percorso fino alla casa di Karen. Quando suonò il campanello, vedeva doppio. Karen venne ad aprire. «Tesoro, dove sei stato?» Jack le prese una ciocca di capelli e l'arricciò tra le dita. «Vuoi sposarmi?» Karen disse: «Sì.» 39 Ed si fermò un attimo all'angolo tra la Prima e Olive. Aveva preso la carabina di suo padre. Un'altra intuizione.
Sugar Ray Coates. «Roland Navarette sta a Bunker Hill. Nasconde i ricercati.» Una riflessione sottovoce, appena un bisbiglio. I microfoni non l'avevano raccolta, probabilmente non se ne ricordava neanche Coates. L'archivio, il fascicolo di Navarette, l'indirizzo: una casa d'appartamenti verso la metà di Olive, circa un chilometro dalla prigione. Erano evasi all'alba: non potevano pensare di raggiungere Darktown senza farsi notare. Probabilmente erano armati. Aveva paura. Come a Guadalcanal nel '43. Era fuori legge: non aveva riferito a nessuno della sua idea. Ed arrivò a metà dell'isolato. Una casa vittoriana di legno: quattro piani, la vernice si stava scrostando. Salì di corsa i gradini sul davanti, controllò le cassette delle lettere: R. Navarette, 408. In casa: il fucile nascosto sotto il soprabito. Un lungo corridoio, un ascensore con le porte di vetro, le scale. Su per le scale: non riusciva a sentire i suoi stessi passi. Il quarto piano: nessuno in vista. Il 408, via il soprabito. Aveva il pianto di Inez nelle orecchie. Diede un calcio alla porta. Quattro uomini che mangiavano sandwich. Jones e Navarette a un tavolo. Fontaine per terra. Sugar Coates vicino alla finestra: si stava pulendo i denti con uno stecchino. Una voce strozzata, roca: «Siete in arresto.» Jones alzò le mani. Navarette alzò le mani. Fontaine incrociò le mani dietro la nuca. Sugar Ray disse: «Il gatto ti ha mangiato quella dannata lingua, sorellina?» Ed fece fuoco: una volta, due: Coates si piegò sulle ginocchia. Ricaricò, si appoggiò allo stipite, prese la mira. Fontaine e Navarette si alzarono in piedi urlando. Ed premette il grilletto, li falciò con una raffica. Ricaricò ancora, un'altra raffica. A vuoto: era venuta giù mezza parete. Sangue. Sangue dappertutto. Ed si sentì vacillare. Si passò una mano sugli occhi. Vide Jones che correva verso l'ascensore. Gli corse dietro: scivolò, inciampò, si rimise in piedi. Jones stava premendo disperatamente i pulsanti, pregava a gran voce, la faccia a un centimetro dal vetro: «Gesù, Gesù, ti prego.» Ed puntò il fucile e fece fuoco a bruciapelo due volte. Gli portò via la testa in un'esplosione di frammenti di vetro. Si sentiva ben saldo sulle gambe, adesso. Tutt'attorno, una quantità di fottuti civili che non la smettevano di gridare. Scese le scale di corsa, si trovò in mezzo a una folla di persone: agenti in divisa, uomini in borghese. Manate sulle spalle, voci che gridavano il suo
nome. Qualcuno che gli diceva qualcosa: «Millard è morto. Un infarto in ufficio.» 40 Pioggia sul funerale. La cerimonia conclusiva al cimitero: un discorso di Dudley Smith, la benedizione di un sacerdote. Erano presenti tutti gli uomini dell'ufficio: ordine di Thad Green. Parker aveva convocato la stampa: era prevista una breve cerimonia, subito dopo le esequie di Russ Millard. Bud guardava Ed Exley che confortava la vedova, stando ben attento a mettersi di profilo per i fotografi. Una settimana di fotografie e di titoloni: Ed Exley, IL PIÙ GRANDE EROE DI LOS ANGELES, l'impavido combattente della seconda guerra mondiale, colui che aveva abbattuto i massacratori del Nite Owl e il loro complice. Ellis Loew aveva detto alla stampa che i tre, prima di evadere, avevano confessato. Nessuno aveva menzionato il fatto che i neri erano disarmati. Ed Exley era sistemato una volta per tutte. Il discorso del prete andava a tutto vapore. La vedova aveva cominciato a piagnucolare: Exley le aveva appoggiato una mano sulla spalla. Bud si allontanò. Un lampeggiare di flash. Continuava a piovere. Bud si rifugiò nella cappella. Tutto pronto per il ricevimento del capo: un leggio, delle sedie, un tavolo carico di sandwich. Altri lampi. Bud guardò dalla finestra: la bara scendeva sottoterra. Cenere alle fottute ceneri. Stens s'era beccato sei mesi. In giro si chiacchierava parecchio su Exley e Inez: ammazza quattro neri e si fa subito la ragazzina. Stavano arrivando i dolenti. Ellis Loew scivolò, cadde per terra battendo le chiappe. Bud si concentrò sulle cose che funzionavano: Lynn, il fatto che della faccenda di Kathy si occupassero quelli della West Valley. Meglio lasciar perdere tutta l'altra merda, per il momento. Tutti nella cappella: via gli impermeabili e gli ombrelli, di corsa alle sedie, per non restare in piedi. Parker e Exley presero posizione accanto al leggio. Bud si sistemò verso il fondo. Giornalisti, taccuini. In prima fila, Loew, la vedova Millard, Preston Exley: novità importanti in vista, per Dream-a-Dreamland. Parker prese il microfono. «Questa è un'occasione triste, un'occasione di lutto. Piangiamo un uomo buono e generoso, un poliziotto ligio al dovere. Lo rimpiangeremo sempre. La morte del capitano Russell A. Millard è una
grave perdita per sua moglie, per la sua famiglia, per tutti noi. Non sarà facile da sopportare. Ma ce la faremo, comunque. C'è una citazione che mi viene in mente, non ricordo più da dove viene: "Se non fosse stato per Dio, come avrei potuto essere capitano?". È Dio che ci aiuterà a superare la sua mancanza e il nostro lutto. Quel Dio che ha fatto sì che Russ Millard fosse un capitano. Il suo capitano.» Parker prese un astuccio di velluto. «Ma nonostante il nostro dolore, la vita continua. La scomparsa di uno splendido poliziotto coincide con l'affermazione di un altro. Edmund J. Exley, sergente investigatore, ha conseguito splendidi risultati nei dieci anni che ha passato nel dipartimento di polizia di Los Angeles, tre dei quali dedicati al servizio dell'Esercito degli Stati Uniti. Ed Exley ha avuto la croce di servizio distinto per il suo eroismo nel teatro di guerra del Pacifico, e la settimana scorsa ha dimostrato un'audacia spettacolare nel compimento del dovere. È un onore per me insignirlo della più alta onorificenza che il dipartimento di polizia può concedere: la nostra medaglia al valore.» Ed fece un passo avanti. Park aprì l'astuccio, ne estrasse un medaglione dorato attaccato a un nastro di satin azzurro e glielo passò attorno al collo. Gli uomini agitarono le mani: Exley aveva le lacrime agli occhi. I flash dei fotografi lampeggiarono, i giornalisti facevano andare la penna, niente applausi. Parker diede un colpetto al microfono. «La medaglia al valore è un'altissima espressione di stima, ma non ha applicazioni pratiche nella vita di tutti i giorni. Implicazioni spirituali a parte, non gratifica chi la riceve come la sfida rappresentata dal sano duro lavoro nella polizia. Oggi, io intendo avvalermi di una prerogativa di cui si fa uso molto raramente, e ricompensare Ed Exley con altro lavoro. Lo promuovo qui direttamente al grado di capitano, assegnandogli l'incarico di comandante di divisione a disposizione del dipartimento di polizia di Los Angeles, l'incarico precedentemente ricoperto dal nostro caro collega Russ Millard.» Preston Exley si alzò in piedi. I civili si alzarono in piedi. Gli uomini dell'ufficio aspettarono l'ordine: Thad Green fece segno con i due pollici. Applausi sparsi, non troppo convinti. Ed Exley era rigido come la canna di un fucile; Bud restò appoggiato all'indietro sulla sua sedia. Prese la pistola, la baciò, fece finta di soffiare via il fumo dalla canna. 41
Un matrimonio di gala, con tanto di ricevimento all'aperto e servizio religioso presbiteriano. Il vecchio Morrow aveva dato gli ordini e pagava i conti: 19 giugno 1953. Big V stringeva il nodo. Miller Stanton, testimone dello sposo. Joanie Morrow, fradicia di punch allo champagne, madrina d'onore. Dudley Smith era stato l'anima della festa: aveva raccontato le sue storielle e cantato le sue canzoni gaeliche. Parker e Green erano venuti, su richiesta di Loew; il giovane capitano Ed Exley aveva fatto la sua comparsa. Tutti gli altri invitati erano conoscenze dei Morrow e bastavano per affollare l'enorme giardino del vecchio Welton. Le promesse nuziali. Si augurava di chiudere con la vita di prima, di aver saldato per sempre i vecchi debiti, di poter voltare pagina. La deposizione che rappresentava la sua polizza d'assicurazione era al sicuro in quattordici diverse cassette di sicurezza. Ma aveva ancora paura, doveva farsi forza anche sull'altare. Parker aveva lasciato cadere le indagini sulla morte di Hudgens. La Bracken e Patchett non potevano più fargli niente. Dudley gli aveva detto di lasciar perdere il pedinamento di White e s'era bevuto il rapporto fasullo: niente su Lynn, Bud che di notte faceva il giro dei bar. Aveva tenuto d'occhio l'appartamento della ragazza per un paio di giorni: sembrava che avesse una buona storia con Bud, che era un tipo facile da abbindolare. Come lui. Il celebrante pronunciò la formula. Entrambi la ripeterono. Jack baciò la moglie. Abbracci, manate sulle spalle; i benauguranti li allontanarono l'uno dall'altra. Parker riuscì a metter insieme qualche parola gentile; Ed Exley era in mezzo alla folla; nessuna traccia della sua ragazza messicana. Adesso lo chiamavano "Ed carabina" oppure "Eddie grilletto facile". "Il più grande eroe di Los Angeles" sorrideva per un qualsiasi portaborse che si stava sposando. Jack trovò un posto vicino alla casetta della piscina: una piccola elevazione, da cui si godeva una buona vista d'insieme. Tra tutti, quelli che spiccavano erano Karen ed Exley. Bisognava dargli credito: aveva colto l'opportunità, aveva fatto fare una gran figura al dipartimento. Lui non avrebbe avuto lo stomaco necessario... o la rabbia. Exley. White. Lui. Jack contava i segreti. I suoi segreti, l'esperienza che aveva vissuto, quando la pornografia s'era confusa con la morte di un fomentatore di scandali e aveva sfiorato il massacro del Nite Owl. Pensava a Bud White e
a Ed Exley. Allora, nel giorno delle sue nozze, pregò: pregò che il Nite Owl fosse morto e sepolto per sempre, pregò per una via sicura di scampo per tutti gli uomini, spietati o innamorati. Calendario 1954 Estratto dall'Herald Express di Los Angeles, 16 giugno EX POLIZIOTTO ARRESTATO PER UNA SERIE DI OMICIDI E RAPINE Richard Alex Stensland, 40 anni, ex investigatore della polizia di Los Angeles, già coinvolto nel 1951 nello scandalo del "Natale di sangue" è stato arrestato questa mattina all'alba e accusato di sei rapine a mano armata e due omicidi di primo grado. Con lui sono stati arrestati Dennis "Donnola" Burns, 43 anni, e Lester John Miciak, 37. Questi ultimi sono stati a loro volta accusati di quattro rapine a mano armata e due omicidi di primo grado. L'arresto è stato effettuato dagli uomini agli ordini del capitano Edmund J. Exley, comandante di divisione a disposizione del dipartimento di polizia di Los Angeles, attualmente distaccato al comando della divisione rapine della polizia. Con lui hanno preso parte all'azione il sergente Duane Fisk e il sergente Donald Kleckner. Exley, la cui testimonianza al processo seguito allo scandalo del "Natale di sangue" aveva contribuito a far condannare Stensland nel 1952, ha dichiarato ai reporter: "Le fotografie dei tre uomini erano state identificate da numerosi testimoni oculari. La polizia ritiene di avere le prove del fatto che essi sono i responsabili delle rapine compiute in sei rivendite di alcolici nel centro di Los Angeles, compresa quella effettuata al Sol's Liquor, a Silverlake, il 9 giugno. Durante quest'ultima aggressione, il proprietario del negozio e suo figlio sono stati colpiti a morte. Le testimonianze oculari collocano Stensland e Burns sulla scena. L'interrogatorio intensivo dei sospetti avrà inizio al più presto: ci aspettiamo di far luce su altri casi finora irrisolti di rapina a mano armata". Stensland, Burns e Miciak non hanno fatto resistenza. Sono stati condotti al carcere del palazzo di giustizia, dove Stensland ha cercato di ag-
gredire il capitano Exley. Titolo del Mirror-News di Los Angeles, 21 giugno STENSLAND CONFESSA: IL REGNO DEL TERRORE A MANO ARMATA Titolo: Herald-Express di Los Angeles, 23 settembre CONDANNATI GLI ASSASSINI DEL NEGOZIO DI LIQUORI: PENA DI MORTE PER L'EX POLIZIOTTO Estratto dal Times di Los Angeles, 11 novembre STENSLAND GIUSTIZIATO PER L'OMICIDIO DEL NEGOZIO DI LIQUORI. L'ASSASSINO ERA UN EX POLIZIOTTO Alle 10.03, ieri mattina, Richard Stensland, 40 anni, ex agente della polizia di Los Angeles, è morto nella camera a gas del penitenziario di San Quentin per l'uccisione, avvenuta il 9 giugno, di Solomon e David Abramowitz. Il fatto di sangue aveva avuto luogo nel corso di una rapina a un negozio di liquori. Stensland era stato giudicato colpevole e condannato il 22 settembre scorso e s'era rifiutato di presentare appello. L'esecuzione s'è svolta regolarmente, anche se Stensland appariva in stato d'intossicazione alcolica. Presenti, oltre alla stampa e ai funzionari della prigione, erano due investigatori della polizia di Los Angeles: il capitano Edmund J. Exley, principale responsabile dell'arresto di Stensland, e l'agente Wendell White, ex compagno di pattuglia del poliziotto condannato. L'agente White aveva fatto visita a Stensland nella sua cella nel braccio della morte e aveva passato la notte con lui. L'assistente guardiano B.D. Terwilliger ha negato che l'agente White abbia fornito bevande alcoliche a Stensland e che abbia assistito all'esecuzione in stato di ubriachezza egli stesso. Stensland ha insultato il cappellano del carcere, che era presente, e le sue ultime parole sono state oscenità all'indirizzo del capitano Exley. 1955 Hush-Hush, maggio 1955 CHI HA UCCISO SID HUDGENS?
La giustizia, nella Città degli Angeli Caduti, ci ricorda una battuta di quel sensazionale spettacolo color seppia, Porgy and Bess. Lì si parlava di "un uomo di altri tempi" e anche la giustizia, a quanto pare, "è una cosa d'altri tempi". Così, per esempio, se uno è ben noto sovvenzionatore del fondo elettorale del diabolico procuratore Ellis Loew e si fa ammazzare, in guardia, assassino! Il capo della polizia di Los Angeles, William H. Parker, non risparmierà alcuno sforzo né lesinerà sulle spese pur di scoprire il colpevole e imbarcarlo sul treno della notte per il Grande Adiós. Ma se uno, invece, è un giornalista disinteressato che lavora per questa rivista e viene ridotto a spezzatino per cani nel suo stesso soggiorno, allora calma, assassino, stai pure tranquillo. Il capo Parker e la sua squadra di moralisti misantropi e mongoloidi se ne laveranno le mani (quelle mani consunte a forza di prendere mance) e si metteranno a fischiettare "La giustizia è una cosa d'altri tempi", mentre l'assassino a sua volta fischietterà un motivetto allegro. Sono passati due anni da quando Sid Hudgens è stato brutalmente massacrato in casa sua, vicino al Chapman Park. Due anni fa la polizia era troppo occupata, aveva per le mani (in quelle sue mani appiccicaticce e corrotte) l'infame caso d'omicidio del Nite Owl, che fu risolto quando uno dei suoi esponenti decise di prendere la giustizia nelle sue (ambiziose e opportunistiche) mani e spedì a colpi di fucile i killer al Grand Au Revoir. L'assassinio di Sid Hudgens fu assegnato a due ossequienti pseudoinvestigatori con un totale di zero casi risolti zero fra tutti e due. Costoro, naturalmente, non trovarono l'assassino, o gli assassini, ma passarono la maggior parte del loro tempo nella nostra redazione, cercando indizi nei numeri arretrati, ingozzandosi di krapfen e caffè e lanciando sguardi amorosi alle graziose assistenti di redazione che affollano i locali di HushHush, perché noi notoriamente sappiamo dove sono seppelliti i cadaveri... Noi di Hush-Hush sappiamo tastare il polso della Città degli Angeli Caduti e abbiamo indagato in proprio sulla morte del vecchio Sid. Qualcosa, chissà dove, l'abbiamo trovato e ora ci permettiamo di sottoporre al dipartimento di polizia di Los Angeles le seguenti domande. a) l'appartamento di Sid è stato saccheggiato. Cos'è successo dei fascicoli ultra-riservati, ultra-segreti e ultra-confidenziali che Sid, come era noto, teneva in casa: delle rivelazioni troppo scottanti perché persino noi le pubblicassimo? b) perché Ellis Loew, eletto soprattutto grazie alle rivelazioni di HushHush sui peccatucci del suo oppositore in carica, non ci ha ricambiato il
favore e invece ha usato tutti i suoi poteri legali per fare pressione sulla polizia perché l'inchiesta sull'uccisione di Sid venisse insabbiata? c) il poliziotto delle celebrità, Jack Vincennes, il ben noto persecutore del mondo della droga, era amico personale di Sid, e responsabile di molte delle sue appassionate denunce della minaccia dei narcotici. Perché mai Jack (che si sa legato a Ellis Loew: noi non pronunciamo la parola portaborse, ma ci sentiamo liberi di pensarla) non ha fatto nessuna indagine per conto suo, in nome della sua amicizia per Sid? Sono, per ora, tutte domande senza risposta, a meno che non siate voi, il pubblico che legge i giornali, a farvi sentire. Vi terremo aggiornati nei prossimi numeri, e ricordate, cari lettori, che siete sempre voi i primi a saperlo: di prima mano, garantito al cento per cento, e in via molto, ma molto confidenziale. Hush-Hush, dicembre 1955 AMANTI DELLA GIUSTIZIA: ATTENTI ALLA COPPIA LOEW-VINCENNES!!! Siamo stati fin troppo pazienti, cari lettori. Nel numero dello scorso marzo ricordavamo il secondo anniversario del brutale assassinio dell'asso dei giornalisti di Hush-Hush, Sid Hudgens. Deploravano il fatto che l'omicidio fosse restato irrisolto, esortavamo gentilmente a darsi da fare il procuratore distrettuale Ellis Loew e suo cognato, il sergente Jack Vincennes della polizia di Los Angeles, e facevamo un paio di domande pertinenti che non hanno avuto risposta alcuna. Sono passati sette mesi senza che giustizia sia stata fatta, ed ecco qualche altra domanda: a) dove sono finiti i fascicoli segreti, quei fascicoli ultra-compromettenti e ultrasensazionali, che contenevano del materiale troppo scottante perché persino Hush-Hush potesse maneggiarlo? b) il procuratore ha forse archiviato l'inchiesta sulla morte di Hudgens perché il vecchio Sid, sempre al servizio della verità, aveva da poco denunciato la predilezione per le minorenni del regista e produttore di Badge of Honor, Max Peltz, e Peltz ha contribuito (con una somma di cinque cifre!!!) al fondo per la campagna elettorale di Loew nel '53? c) Loew ha ignorato i nostri appelli alla giustizia perché è troppo occupato ad organizzare la campagna per la sua rielezione nella primavera del '57? E forse Jack "portaborse" Vincennes sta di nuovo apprestandosi a spremere la comunità hollywoodiana in cerca di contributi per il cognato e
non ha quindi il tempo per indagare sulla morte di Sid? Ancora una cosa sull'ex Big V: Vincennes, il nemico numero uno della droga, non beve forse un po' troppo? E come vanno le cose con la ricca e giovane moglie, che lo ha persuaso a rinunciare al suo amato incarico alla Narcotici, ma ora non gradisce troppo che lui svolga un incarico altamente pericoloso presso il reparto sorveglianza???? Vi abbiamo dato qualcosa da pensare, cari lettori, e abbiamo al contempo formulato una gentile richiesta perché sia fatta, in ritardo, giustizia. La campagna per la giustizia a Sid Hudgens non è finita. Ricordate, cari lettori: siete sempre voi i primi a saperlo, di prima mano, garantito al cento per cento e in via molto, ma molto confidenziale. 1956 Hush-Hush ottobre 1956 Servizio speciale: "Osservatorio sulla malavita" GANGSTER IN CRISI, IN ATTESA DELLA PROSSIMA SCARCERAZIONE DI COHEN: AVREMO L'ABBONDANZA DOPO LA PENURIA CON IL RITORNO DI MICKSTER? Voi, cari lettori, probabilmente non l'avete notato, perché siete tutti cittadini rispettosi della legge e vi basate solo su Hush-Hush per tenervi informati sul lato oscuro e sensazionale dell'esistenza. Il nostro giornale è stato accusato di cinismo, ma è assolutamente sincero nel suo desiderio di tenervi al corrente dei pericoli del crimine, organizzato o no, ed è questo il motivo per cui vi offriamo periodicamente come servizio speciale questo "Osservatorio sulla malavita". Questo mese vi proponiamo una succulenta sintesi panoramica sull'attività criminale delle bande gangsteristiche, o sulla sua assenza, concentrandoci particolarmente sulla figura dell'attualmente incarcerato Meyer Harris Cohen, 43 anni, meglio noto come Mickster il misantropo, l'unico, inimitabile Mickey C. Mick è in ferie al penitenziario federale di McNeil Island dal novembre 1951, e dovrebbe uscire in libertà provvisoria l'anno prossimo, certamente prima della fine del '57. Voi tutti conoscete Mickey di fama: è il piccolo elegante gentiluomo che ha controllato tutti i racket di Los Angeles dal '45
circa al '51, finché lo Zio Sam non lo ha incastrato per evasione fiscale. È un personaggio da prima pagina, un pezzo grosso, insomma, un vero uomo. E se ne sta su a McNeil, a gelarsi le chiappe in una cella a detta di tutti sontuosa, con il fido bulldog, Mickey Cohen Junior, che gli scalda i piedini e il suo amministratore, Davey Goldman, anche lui condannato per evasione fiscale, che scalda una cella dall'altra parte del corridoio. L'attività gangsteristica di Los Angeles sta, come dire, godendo?, sopportando?, uno strano periodo di calma, da quando Mickey ha messo in valigia i suoi pigiami, prima di partire per il Pluget Sound, e noi di Hush-Hush, grazie alle informazioni forniteci dalle nostre fonti segretissime, abbiamo una teoria su quello che bolle in pentola. State ben attenti, cari lettori: è tutta roba di prima mano, garantita al cento per cento, e molto, ma molto confidenziale. Novembre 1951: adiós Mickey, mi raccomando lo spazzolino da denti e non dimenticarti di scrivere a casa. Prima di prendere il McNeil Island Express, Mickster informa il suo numero due, Morris Jahelka, che lui (Mo) resterà il boss titolare dell'impero Cohen, impero che Mickey ha peraltro provveduto a frazionare, mediante una serie di prestiti a lunga scadenza ai vari legittimi uomini d'affari non criminali, gente di cui lui si fida, in modo che il tutto sia tranquillamente amministrabile dall'esterno su un piede, diciamo, di tranquillità. Mickey può essere un perverso e un buffone, ma non c'è dubbio: ha una testa che funziona su quelle spalle da scimmia. Ci avete seguito, fin qui, cari lettori? Bene. Adesso dovete stare ancora più attenti. Mickey languisce nella sua cella, fa la vita da carcerato e il tempo passa. Naturalmente riscuote gli interessi dei suoi investimenti e li deposita dritti dritti sul suo conto in Svizzera. Quando gli daranno la libertà condizionata, si farà restituire il tutto e l'impero Cohen sarà di nuovo a sua disposizione. Ricostruirà il suo regno del male e torneranno i giorni felici. Il potere dell'onnipresente Mickey è tale che per parecchi anni nessun rompiscatole ha cercato di turbare la tranquilla ibernazione dei suoi racket. Jack "The Enforcer" Whalen, il noto ras del gioco d'azzardo, è al corrente in un modo o nell'altro dell'intenzione di Mickey di lasciar dormire il can che dorme finché lui se ne sta al fresco e la polizia, grata e commossa, fa girare i pollici, senza gangster tra i piedi. Whalen si guarda bene d'attaccare l'impero Cohen, per quanto indifeso esso sia; si limita a costruire un'organizzazione concorrenziale, che si occupa esclusivamente di gioco d'azzardo, senza dover temere rappresaglia alcuna. Frattanto, che cos'è successo dei principali sgherri di Mickster? Be',
quello stupidone di Mo Jahelka continua a tenere in triplice copia i libri mastri per conto dei fiduciari del capo, bravo con le cifre com'è. Davey Goldman, in ceppi insieme al principale, porta a spasso Mike Cohen Junior nel cortile di McNeil Island. Abe Teitlebaum, il capo picchiatore di Cohen, è proprietario di un negozio di prelibatezze gastronomiche la cui specialità sono certi sandwich untuosi che prendono nome dai vecchi comici del Borscht Belt. Lee Vachss, Mr. Scalpello da Ghiaccio nell'Orecchio, vende specialità medicinali. Quello che noi preferiamo tra i misantropi di Mickey, Johnny Stompanato, noto talvolta con il nome di Oscar, per via dei suoi attribuiti da primo premio, continua a soffrire di una forma grave di scalmane per Lana Turner e probabilmente è tornato alle sue attività preCohen: ricatto ed estorsione. Allora, dando per scontato che Whalen e Mickey non si scontreranno, dopo il rilascio di Cohen, tutto sembra andare nel migliore dei modi, vero? Pace e amicizia per i gangster di buona volontà? Forse no. Primo. Agosto 1954: John Fisher Diskant. supposto fiduciario di Cohen, viene ucciso a colpi di pistola fuori di un motel di Culver City. Nessun sospetto, nessun arresto. Situazione attuale: il caso è tra quelli ancora aperti della polizia di Culver City. Secondo. Maggio 1955: due supposti dirigenti del ramo prostituzione dell'impero Cohen, entrambi fiduciari del capo, vengono fatti fuori davanti alla Torch Song Tavern di Riverside. Nessun sospetto, nessun arresto. Situazione attuale: lo sceriffo della contea di Riverside comunica che il caso è stato chiuso per mancanza di prove. Terzo. Giugno 1956: Walker Ted Turow, noto spacciatore, che ha da poco espresso il desiderio di smerciare ero su larga scala e mettersi davvero in affari, viene trovato morto per ferite d'arma da fuoco nel suo appartamento di San Pedro. Sì, bravi, proprio così: nessun sospetto, nessun arresto. Situazione attuale presso la divisione portuale della polizia di Los Angeles: il caso è aperto, nessuno ha il fiato particolarmente sospeso. Adesso attenti, ragazzi. Tutti e quattro questi membri della malavita (o aspiranti tali) sono stati uccisi da gruppi di tre killer. Sui rispettivi casi praticamente non si è svolta nessuna indagine, perché i corpi di polizia responsabili consideravano le vittime delle semplici nullità, che non meritavano lo sforzo di fare giustizia. Vorremmo poter dire che le analisi balistiche hanno rivelato che per tutte e tre le sparatorie sono state impiegate le stesse armi, ma ciò non è stato, anche se in tutti e tre i casi gli assassini si
sono serviti di pistole con il silenziatore. E noi di Hush-Hush sappiamo che non è stata intrapresa nessuna azione congiunta tra le varie polizie per catturare i killer. In effetti, siamo noi di Hush-Hush i primi a stabilire un collegamento, almeno teorico, fra i tre delitti. Tsk, tsk. Comunque sappiamo benissimo che Jack Whalen e i suoi principali collaboratori hanno degli alibi a prova di bomba atomica per l'ora dei delitti e che Mickey C. e Davey G. sono stati interrogati e non hanno la minima idea di chi siano i cattivi. Interessante, vero, cari lettori? Per ora, nessuno s'è mosso apertamente per turbare la pacifica siesta dell'impero Cohen, ma ci è giunta notizia che il vice di Mickey, Morris Jahelka, ha fatto i bagagli e si è trasferito in Florida, povero stupidone spaventato... E tra poco Mickster avrà la libertà condizionata. Che cosa succederà, allora? Ricordatelo, cari lettori, voi siete sempre i primi a saperlo. Di prima mano, garantito al cento per cento, e in via molto, ma molto confidenziale. 1957 DIPARTIMENTO DI POLIZIA DI LOS ANGELES RAPPORTO RISERVATO Divisione affari interni, 10 febbraio 1957 FUNZIONARIO INCARICATO: serg. D.W. Fisk, matr. 6129, D.A.I. SU RICHIESTA DI: vicecapo Thad Green, responsabile ufficio investigativo OGGETTO: White, Wendell A., divisione Omicidi Signore, quando è stata disposta la presente indagine, mi è stato fatto notare come la circostanza che l'agente White avesse superato gli esami da sergente con un punteggio piuttosto alto, dopo due tentativi precedentemente falliti e nove anni di servizio presso l'ufficio, la lasciasse personalmente perplesso, specialmente alla luce della recente promozione a capitano di Dudley Smith. Ho compiuto un'indagine accurata sul conto dell'agente White e sono giunto ad alcune conclusioni abbastanza contraddittorie, che penso la potrebbero interessare. Dal momento che il ruolino degli arresti compiuti e il fascicolo dell'agente White sono già a sua disposizione, mi limiterò alle conclusioni di cui sopra. 1. White, che non è sposato e non ha parenti stretti, intrattiene da pa-
recchi anni una relazione, con incontri sporadici, con tale Lynn Margaret Bracken, 33 anni. La donna, che è proprietaria della boutique Veronica's Dress Shop di Santa Monica, gode fama (non confermata dalle risultanze di polizia) di essere un'ex prostituta. 2. White, che è stato introdotto nella Omicidi dal ten. Smith nel 1952, non si è rivelato il risolutore di casi difficili che il suo superiore dava per scontato che potesse diventare. Il suo lavoro con il ten. Smith nel reparto sorveglianza nel 1952/53 è, naturalmente, leggendario, e ha comportato l'uccisione di due uomini nell'adempimento del dovere. Tuttavia, White, da quando (aprile 1953) ha abbattuto un sospetto collaterale del caso Nite Owl, Sylvester Fitch, ha prestato servizio con il ten. cap. Smith senza distinguersi particolarmente. Da notare un particolare sorprendente: contro di lui non si sono avuti più esposti per violenza in servizio (cfr. il fascicolo personale di White dal '48 al '51, dove sono registrati precedenti esposti del genere, rimasti tutti senza esito). È noto che in quegli anni, fino alla primavera del '53, White era solito far visita a ex-detenuti, condannati per violenze e percosse alla moglie e successivamente posti in libertà provvisoria, per sottoporli a intimidazioni fisiche e/o verbali. Risulta evidente che simili iniziative illegali non hanno più avuto luogo da almeno quattro anni. White resta un uomo dal carattere impulsivo (come lei sa, è incorso in una censura per avere sfasciato a pugni le finestre in sala agenti alla Omicidi quando ha saputo che il serg. R.A. Stensland era stato condannato a morte), ma è anche noto che più volte ha fatto in modo di non lavorare con la squadra gangster del ten. cap. Smith, a rischio di deteriorare i rapporti con Smith, il suo protettore all'ufficio. Riferendosi alla natura violenta dell'incarico, sembra che White abbia detto: "Non ho più lo stomaco per queste cose". Il dato non è privo d'interesse, considerando la sua reputazione e i suoi precedenti. 3. Nella primavera del 1956, White ha chiesto di usufruire di nove mesi di ferie e congedi per malattia arretrati, quando il cap. E.J. Exley ha avuto in via provvisoria il comando come facente funzione della Omicidi (tra i due esiste un ben noto rancore, risalente allo scandalo del Natale 1951). Durante questo periodo, White (le cui votazioni all'Accademia indicano una intelligenza non superiore alla media e un livello d'acculturamento piuttosto inferiore) ha frequentato i corsi di criminologia e di medicina legale alla USC e ha frequentato e superato, a proprie spese, il seminario di Procedure dell'indagine criminale organizzato dall'FBI a Quantico, Virginia. White era stato respinto due volte all'esame di sergente prima di dedi-
carsi a questi studi, e al terzo tentativo ha superato la prova con il punteggio di 89. Dovrebbe essere promosso al nuovo grado entro l'anno corrente. 4. Nel novembre 1954, R.A. Stensland è stato giustiziato a San Quentin. White aveva chiesto e ottenuto il permesso di assistere all'esecuzione. Aveva trascorso la notte precedente nel braccio della morte, ubriacandosi con Stensland (a quanto mi è stato riferito, l'assistente guardiano ha chiuso un occhio su questa infrazione del regolamento carcerario in considerazione dello status di ex poliziotto di Stensland). Anche il cap. Exley ha assistito all'esecuzione, ed è noto che lui e White hanno avuto un alterco prima o dopo l'evento. Ho riservato il particolare più interessante per ultimo. Interessante, in quanto mostra come White non abbia mai smesso, anzi forse il contrario, di interessarsi ai casi di violenza e ora di omicidio in cui le vittime siano delle donne. Come a dire che White ha dimostrato un'insolita curiosità in certo numero di casi irrisolti d'omicidio ai danni di prostitute, casi che ritiene collegati tra loro. I delitti hanno avuto luogo in California e in varie parti dell'Ovest negli ultimi anni. I nomi delle vittime, nonché le date e le località della loro morte, sono i seguenti: Jane Mildred Hansher, 8 marzo 1951, San Diego; Kathy Janeway, 19 aprile 1953, Los Angeles; Sharon Susan Palwick, 29 agosto 1953, Bakersfield, Calif. Sally DeWayne 2, novembre 1955, Needles, Ariz; Chrissie Virginia Renfro, 16 luglio 1956, San Francisco. White ha dichiarato ad altri agenti della Omicidi di ritenere che certe analogie facciano pensare a un unico responsabile e s'è recato, a proprie spese, nelle città in cui hanno avuto luogo i delitti dell'elenco di cui sopra. Naturalmente, gli investigatori con cui White ha parlato non hanno apprezzato la sua intrusione e hanno mostrato una certa riluttanza nel dividere le informazioni in loro possesso con lui. Non risulta che egli abbia fatto particolari progressi verso la soluzione di qualcuno dei casi citati. Il ten. J.S. DiCenzo, comandante della squadra della stazione delia West Valley, ha dichiarato di ritenere che questa fissazione di White per gli omicidi di prostitute risalga all'epoca del caso Nite Owl, quando White stesso si lasciò coinvolgere emotivamente nell'omicidio di una giovanissima prostituta (Kathy Janeway) che aveva in precedenza conosciuto. Nel complesso, un'indagine sorprendente. Personalmente, ammiro l'i-
niziativa e l'insistenza di White nel perseguire la promozione a sergente e la sua (per quanto ostinata) tenacia riguardo gli omicidi delle prostitute. La lista completa degli interrogatori che ho effettuato è acclusa in un memo a parte. Con osservanza, Serg. D.W. Fisk, matr. 6129, D.A.I. DIPARTIMENTO DI POLIZIA DI LOS ANGELES RAPPORTO RISERVATO Divisione affari interni, 11 marzo 1957 FUNZIONARIO INCARICATO: serg. Donald Kleckner, matr. 688, D.A.I. SU RICHIESTA DI: William H. Parker, capo della polizia. OGGETTO: Vincennes, serg. John, reparto sorveglianza. Signore, ero stato incaricato di studiare, in considerazione del sempre più scarso rendimento del serg. Vincennes, l'opportunità di offrirgli la possibilità di avvalersi del pensionamento anticipato per esaurimento nervoso prima del compimento dei vent'anni di servizio nella polizia di Los Angeles, che avrà luogo nel maggio 1958. Ritengo che la misura al momento sia sconsigliabile. È certo che Vincennes è un alcolizzato cronico; è anche certo che la cosa gli è costata la collaborazione con Badge of Honor, con grave nocumento per il dipartimento di polizia dal punto di vista dell'immagine. È altrettanto certo che a 42 anni egli è troppo vecchio per un incarico ad alto rischio come quello al reparto sorveglianza. Ma per quanto riguarda l'evidente deterioramento delle sue prestazioni, esso deriva soprattutto dal fatto che Vincennes, nel suo periodo di massimo rendimento, alla Narcotici, era un poliziotto particolarmente intraprendente e motivato. Dalle mie indagini ho concluso che non beve mai in servizio e che il suo peggioramento va visto soprattutto in termini di intorpidimento e di lentezza di riflessi. Di conseguenza, se Vincennes dovesse rifiutare una proposta di dimissioni anticipate, ritengo che la commissione pensioni lo appoggerebbe. Signore, non mi è ignoto il fatto che lei considera la presenza di Vincennes come una macchia per la polizia. Concordo con lei in merito, ma personalmente non sottovaluterei l'importanza delle sue relazioni con il procuratore distrettuale Loew. Il dipartimento ha bisogno dell'appoggio di Loew, come potrà confermare il suo nuovo aiutante in capo, cap. Smith.
Vincennes continua a sollecitare contributi finanziari e a svolgere incarichi particolari per Loew, e se Loew, come è molto probabile, sarà rieletto la settimana prossima, è molto probabile che, nel caso che lei voglia esercitare qualche pressione per estromettere Vincennes dal dipartimento, egli interceda a suo favore. La mia raccomandazione è la seguente: mantenere Vincennes nella sorveglianza fino al marzo '58, data in cui è previsto un avvicendamento con un nuovo comandante e i relativi collaboratori e assegnarlo quindi a un incarico subordinato nella volante fino alla data del suo pensionamento, il 15 maggio 1958. Entro tale termine, Vincennes, umiliato dalla retrocessione al servizio in uniforme, potrà essere persuaso e lasciare il dipartimento con la necessaria sollecitudine. Con osservanza, Donald J. Kleckner, D.A.I. Titolo del Times di Los Angeles, 15 marzo LOEW RIELETTO A VALANGA: PROSSIMO OBIETTIVO IL GOVERNATORATO? Estratto dal Times di Los Angeles, 8 luglio MICKEY COHEN AGGREDITO E FERITO NEL CORTILE DELLA PRIGIONE La direzione del penitenziario federale di McNeil Island ha comunicato che ieri i gangster Meyer Harris "Mickey" Cohen e David "Davey" Goldman sono stati feriti nel corso di un'aggressione nel cortile del carcere, in pieno giorno. Cohen e Goldman, di entrambi i quali è prevista la scarcerazione in libertà provvisoria per il prossimo settembre, assistevano a una partita di softball nel cortile della prigione quando tre aggressori incappucciati, brandendo dei pezzi di tubo e delle armi da taglio improprie, si sono scagliati contro di loro. Goldman è stato colpito due volte a una spalla e gravemente percosso al capo; Cohen ha riportato leggere ferite d'arma da taglio. I medici della prigione hanno dichiarato che le condizioni di Goldman sono gravi e che è possibile che egli abbia sofferto di lesioni cerebrali irreparabili. Gli aggressori si sono dileguati e al momento è in corso un'indagine approfondita per la loro identificazione. Il direttore di McNeil, R.J. Wolf, ha dichiarato: "Supponiamo che si sia trattato di ciò che di solito si definisce l'esecuzione di una condanna, ordinata dall'esterno del carcere. Sarà compiuto ogni sforzo per chiarire l'episodio".
Hush-Hush ottobre 1957 MICKEY COHEN TORNA IN CITTÀ!!! RITORNANO I BRUTTI TEMPI ANDATI??? Era il gangster più pittoresco che la Città degli Angeli Caduti avesse mai visto e assistere alle sue esibizioni al Mocambo o al Troc era come guardare Stradivari trasformare un tronco d'albero in un violino. Si esibiva nelle scenette di varietà scritte per lui da un esperto di gag come Davey Goldman, passava pingui bustarelle ai portaborse del dipartimento dello sceriffo e faceva quattro salti, per così dire, con Audrey Anders o qualsiasi altra graziosa figliola si trovasse ad ancheggiare nei paraggi. Gli occhi di tutti erano fissi sul suo tavolo e le signore lanciavano degli sguardi furtivi alla sua guardia del corpo, Johnny Stompanato, chiedendosi: "Ma l'ha davvero così grosso?". Sicofanti, tirapiedi, adulatori, esibizionisti e accattoni vari erano sempre al suo fianco, nella frenetica attesa di una battuta, di una manata sulla spalla, di un piccolo contributo. Il Mick aveva una debolezza per i bambini paralitici, i cani smarriti, l'Esercito della salvezza e la fratellanza ebraica. Il Mick dirigeva anche tutte le attività connesse con il gioco d'azzardo, l'usura, le corse, la prostituzione e la droga e faceva uccidere in media una dozzina di persone all'anno. Nessuno è perfetto, vero, ragazzi? Voi, quando vi tagliate le unghie, lasciate cadere i ritagli sul pavimento del bagno; il buon Mickey ogni tanto mette qualcuno sul treno della notte, destinazione obitorio. Adesso attenti, ragazzi: sapete certo che qualcuno ha cercato di uccidere il nostro Mickey!!! Come, un brav'uomo come lui? Nooo!!! Ma sì, ingenuoni: quel che è fatto può essere reso. Il guaio è che il Mick ha dimostrato d'avere più vite del proverbiale felino, e ha continuato a scansare bombe, pallottole e candelotti di dinamite, mentre attorno a lui gli astanti cadevano come birilli: è sopravvissuto a sei anni di penitenziario di McNeil Island, compreso un recente attacco a base di coltelli e pezzi di tubo, e adesso eccolo qui di nuovo. In guardia, Sy Devore: Mickster avrà presto bisogno di una mezza dozzina di completi su misura in pura pelle-di-pescecane. Allegre, venditrici di sigarette al Trocadero e al Mocambo, ritornano i biglietti da cento per mancia. Mickey e i suoi fidi presto scenderanno lungo la Strip e, ve lo assicuriamo in via molto, ma molto confidenziale, sì, signore, Johnny Stompanato l'ha davvero grosso così, ma ha occhi solo per Lana Turner, e anzi corre voce che lui e Lana recentemente abbiano fatto qual-
cosa di più che piedino... Ma torniamo a Mickey C. Gli avidi lettori di Hush-Hush ricorderanno il nostro servizio speciale "Osservatorio sulla malavita" dell'ottobre '56, in cui facevamo il punto sulla tregua gangsteristica che regnava in città da quando il Mick era finito al fresco. Sì, certo, s'è verificato qualche caso di morte accidentale tuttora irrisolto e, poi, che dire di quell'aggressione a suon di tubi e coltelli che ha ferito Mickey e ha ridotto il povero Davey Goldman allo stato di un vegetale? Be'..., nessuno ha mai identificato i detenuti incappucciati che hanno cercato di spedire in ghiacciaia Mickey e il suo uomo... Consideratelo un avvertimento, bambini, Mickey è un vero uomo, un elemento del folclore locale all'ennesima potenza, è il meraviglioso, benefico, malefico Mickster. Non è facile farlo fuori, e ad andarci di mezzo al suo posto sono sempre gli spettatori innocenti. Ora Mickey è tornato: forse la sua vecchia gang si sta ricostituendo. Dateci retta, ragazzi: quando decidete di fare un giro per gli stuzzicanti locali della Strip, mettetevi un giubbotto a prova di pallottole, nel caso che Meyer Harris Cohen sia seduto al tavolo vicino al vostro. Estratto dall'Herald-Express di Los Angeles 10 novembre IL GANGSTER COHEN INCOLUME DOPO UN ATTENTATO Una bomba è esplosa questa mattina all'alba in casa del gangster Mickey Cohen, attualmente in libertà provvisoria. Cohen e sua moglie Lavonne non sono stati feriti, ma la bomba ha distrutto il locale-guardaroba in cui erano custoditi trecento dei completi su misura del celebre gangster. Il bulldog di Cohen, che dormiva nelle vicinanze, è stato medicato all'ospedale veterinario del Westside per leggere ustioni alla coda e quindi dimesso. Non è stato possibile raggiungere Cohen per ottenere una sua dichiarazione. Lettera riservata annessa al rapporto d'indagini svolte extra dipartimento obbligatorio per tutti i candidati al comando della divisione affari interni della polizia di Los Angeles, svolto su richiesta del capo William H. Parker. 29 novembre 1957 Caro Bill,
Dio mio, eravamo sergenti insieme! Mi sembra un milione d'anni fa. Comunque avevi ragione: ho gradito molto l'opportunità di rimettermi per un po' l'armatura e di giocare ancora una volta all'investigatore. Mi sono sentito vagamente a disagio a svolgere delle indagini all'insaputa di Ed e di Preston, ma anche in questo avevi ragione tu: innanzitutto per quanto riguarda il principio di far svolgere un'indagine esterna su ogni candidato alla direzione degli affari interni, e in secondo luogo nello scegliere un ex poliziotto predisposto a simpatizzare per Ed Exley per interrogare i suoi colleghi. Sono veramente lieto di dichiarare che, indagini di routine a parte (se ne stanno occupando quelli della Procura, vero?), non ha da riferire altro che elementi positivi. Ho parlato con parecchi uomini dell'ufficio investigativo e con parecchi agenti in uniforme. Nel complesso, regna un notevole consenso su un dato: Ed Exley gode di molto rispetto. Qualche agente pensa che il massacro degli uomini sospettati del Nite Owl sia stato un gesto avventato, i più lo considerano una manifestazione di audacia e solo in pochi lo giudicano un intenzionale tentativo di mettersi in mostra. Comunque, a mio avviso, la figura di Ed Exley ormai viene comunemente associata soprattutto a questo episodio, il che ha eclissato i risentimenti a suo tempo suscitati dal suo comportamento nell'affare del "Natale di sangue". Il suo passaggio dal grado di sergente direttamente a quello di capitano ha causato parecchio malumore, ma in genere si pensa che il giovane, come comandante di divisione a disposizione, abbia dato buona prova di sé. In meno di cinque anni ha diretto sette divisioni, ha stabilito molti contatti importanti e si è guadagnato il generale rispetto degli uomini ai suoi ordini. La tua preoccupazione di fondo, quella, cioè, che il fatto che Exley non sia, per natura, uno del gruppo, possa provocare del risentimento quando si diffonderà la voce del suo passaggio alla direzione degli affari interni a tutt'oggi mi sembra infondata. Si sa già che probabilmente assumerà il comando ai primi del 1958, e si dà tacitamente per scontato che adempirà all'incarico con la consueta energia. Personalmente, credo che la sua reputazione di integrità e di intelligenza avrà l'effetto di mantenere sulla retta via molti poliziotti potenzialmente devianti. È anche risaputo che Ed ha superato gli esami da ispettore ed è primo sulla lista di promozione. Qui va registrata qualche nota di dissenso. In genere si prevede che Thad Green andrà in pensione tra pochi anni e che Ed potrebbe essere scelto per sostituirlo come responsabile dell'ufficio inve-
stigativo. La grande maggioranza degli uomini con cui ho parlato ha espresso il parere che il cap. Dudley Smith, che è più vecchio, ha molta più esperienza e ha un'immagine di leader molto più forte, meriterebbe l'incarico. Qualche osservazione personale per completare il tuo rapporto esterno. 1. I rapporti di Ed con Inez Soto sono di natura intima, ma so che il ragazzo non violerebbe mai le regole del dipartimento avviando una coabitazione. Inez, tra parentesi, è una gran donna. È una buona amica di Preston, Ray Dieterling e mia personale, e il suo lavoro di addetta alle pubbliche relazioni a Dream-a-Dreamland è particolarmente brillante. Per cui, che cosa importa se è messicana? 2. Ho parlato di Ed con il serg. Fisk e il serg. Kleckner: entrambi sono stati con lui alla sezione rapine, sono dei tipi brillanti e coscienziosi come lui e sono stati entusiasti all'idea che il loro eroe stia per diventare il loro ufficiale comandante. 3. Come ex poliziotto, e come uno che conosce Ed Exley fin da quando ero bambino, non ho paura di dichiararlo per iscritto: il ragazzo è abile come suo padre e sono disposto a scommettere che, se fai il calcolo, scoprirai che nessun altro funzionario del dipartimento di polizia di Los Angeles ha mai risolto più casi di lui. Sono anche disposto a scommettere che sa già di questo tuo piccolo intrigo affettuoso: tutti i bravi poliziotti hanno una loro rete di spionaggio privata. In conclusione, ho un favore da chiederti. Sto scrivendo un libro di ricordi sui miei anni al dipartimento. Potrei avere in prestito i fascicoli del caso Loren Atherton? E senza che Preston o Ed lo sappiano, per favore: non voglio che pensino che nei miei ultimi anni mi sono montato la testa. Spero che questo piccolo supplemento d'indagini ti sia utile. I miei più cari saluti a Helen e grazie ancora per l'opportunità che mi hai offerto di fare il poliziotto un'ultima volta. Con sincero affetto, Art De Spain. DIPARTIMENTO DI POLIZIA DI LOS ANGELES BOLLETTINO TRASFERIMENTI 1. Agente Wendell A. White, dalla divisione Omicidi alla squadra investigativa della stazione di Hollywood (con il grado di sergente), effettivo dal 2 gennaio 1958. 2. Serg. John Vincennes, dal reparto sorveglianza al servizio vo-
lante della divisione Wilshire, effettivo a partire dall'assegnazione di un sostituto, non oltre il 15 marzo 1958. 3. Cap. Edmund J. Exley a incarico permanente: comandante della divisione affari interni, effettivo dal 2 gennaio 1958. Parte terza Affari interni 42 Il Dining Car soffriva di mal di testa da postcapodanno: festoni di carta tutti gualciti, insegne con la cifra "1958" che perdevano i lustrini. Ed sedette al suo posto preferito: una buona vista su tutto il locale, uno specchio in cui riflettere la propria immagine. Prese nota dell'ora: le tre e ventiquattro pomeridiane del due gennaio 1958. Bob Gallaudet si sarebbe fatto vivo un po' più tardi, tanto per sottolineare l'occasione. Tra un'ora, la cerimonia: il capitano E.J. Exley assume un incarico permanente, il comando della divisione affari interni. Gallaudet gli avrebbe portato i risultati dell'indagine esterna: l'ufficio del procuratore aveva passato la sua vita privata alla lente d'ingrandimento. Sarebbero stati certamente dei risultati positivi: la sua vita personale era irreprensibile. L'uccisione degli uomini del Nite Owl aveva fatto dimenticare la delazione del "Natale di sangue". Lo sapeva da anni. Ed beveva caffè, gli occhi fissi allo specchio. Pensava che avrebbe avuto trentasei anni il mese successivo, ma ne dimostrava quarantacinque. I capelli biondi s'erano ingrigiti; la fronte era solcata da rughe. Inez diceva che i suoi occhi erano sempre più piccoli e freddi: la montatura d'acciaio degli occhiali gli dava un'aria severa. Lui rispondeva che era meglio severa che debole: i capitani troppo giovani avevano bisogno di un po' d'aiuto. Lei aveva riso: succedeva qualche anno prima, quando ridevano ancora. Ripensò a quando era avvenuta quella conversazione: era stato verso la fine del '54. Inez era in vena di analisi: "Sei un individuo morboso. Hai voluto vedere quell'uomo morire, quello Stensland". Un anno e mezzo dopo il Nite Owl: erano passati quattro anni e nove mesi. Un'occhiata allo specchio, un pensiero a quello che gli erano costati quegli anni... e a quello che c'era stato con Inez. Il fatto di aver ucciso quei ragazzi aveva fatto uscire di scena Bud White: quattro morti contavano più di uno. In quei primi mesi, lei era stata tutta
sua: lui aveva dimostrato di essere come lei lo voleva. Le aveva comprato una casa a un isolato di distanza; a lei piaceva il suo modo gentile di fare l'amore. Aveva accettato l'offerta di Ray Dieterling. Dieterling s'era innamorato di Inez e della sua storia. Era una bella ragazza, la vittima di una violenza terribile, abbandonata dalla famiglia. La sua storia faceva il paio con quella delle sue disgrazie personali: un divorzio, la perdita della seconda moglie, un figlio morto travolto da una valanga, un altro figlio omosessuale. Ray e Inez erano diventati come padre e figlia: colleghi, intimi amici. Preston Exley e Art DeSpain condividevano la sua devozione: avevano costituito un gruppo di uomini duri con una donna che suscitava la loro gratitudine perché dava loro l'opportunità di sentirsi gentili. Inez aveva trovato altri amici in quella specie di mondo fantastico: dopo i padri fondatori, la seconda generazione. Billy Dieterling, Timmy Valburn. Tra loro era sempre tutto un chiacchericcio continuo, si scambiavano gli ultimi pettegolezzi su Hollywood, prendevano in giro le debolezze dei maschi. La parola "uomini" strappava loro delle risatine convulse. Si divertivano pazzamente alle spalle dei poliziotti e recitavano i loro numeri in una casa acquistata dal capitano Ed Exley. Tutto lo riportava a Inez. Dopo la sparatoria, Ed aveva avuto degli incubi: e se fossero stati innocenti? Aveva premuto il grilletto spinto da una specie di furia impotente; quella conclusione drammatica era stata così positiva per il dipartimento che certi piccoli particolari insignificanti, come i termini "disarmati" e "non pericolosi", non lo avevano neanche sfiorato. Inez aveva calmato le sue paure con un'affermazione: i violentatori l'avevano portata a casa di Sylvester Fitch in piena notte e l'avevano lasciata lì: il che gli dava tutto il tempo per arrivare al Nite Owl. Non ne aveva mai parlato con la polizia perché non voleva ricordare le cose particolarmente disgustose che Fitch le aveva fatto. Ne era stato sollevato: dei morti colpevoli ammantavano di giustizia la sua rabbia. Inez. Era passato del tempo, la passione s'era attenuata. Il dolore di lei e l'eroismo di lui non potevano sostenerli per sempre. Inez sapeva che lui non l'avrebbe mai sposata, un poliziotto d'alto rango con una messicana: sarebbe stato un suicidio, la fine della sua carriera. Lui s'era attaccato al suo amore; Inez s'era fatta lontana: un'amante occasionale, in pratica. Erano due persone segnate da eventi straordinari, con delle grandi presenze incombenti: i morti del Nite Owl, Bud White.
La faccia di White nella camera verde: odio puro, mentre Dick Stensland succhiava il gas. Uno sguardo a Dicky Stens che moriva, uno verso di lui. Non erano state necessarie parole. Aveva chiesto un congedo per non dover lavorare con lui quando gli era toccato il turno alla Omicidi. Ed aveva superato suo fratello: era diventato quasi come suo padre. Il numero di casi importanti che aveva risolto era stupefacente; a maggio sarebbe stato ispettore. Entro pochi anni avrebbe dovuto competere con Dudley Smith per la direzione dell'ufficio investigativo. Smith gli era sempre stato alla larga, con una specie di mescolanza di prudente rispetto e disprezzo, ed era l'uomo più temuto di tutta la polizia di Los Angeles. Chissà se sapeva che il suo rivale aveva paura soltanto di una cosa: la vendetta di un poliziotto brutale che non aveva abbastanza cervello per immaginare le cose. Il bar si stava riempiendo: personale della Procura, qualche donna. L'ultimo periodo con Inez era stato proprio brutto: lei si limitava a rendere un servizio all'uomo che pagava il mutuo della casa. Ed sorrise a una donna alta: lei si girò da un'altra parte. «Congratulazioni, capitano. Pulito come un boy scout.» Gallaudet sedette accanto a lui. Sembrava teso, nervoso. «Allora, perché hai questa faccia? Forza, Bob: siamo soci.» «Tu sei pulito, ma abbiamo messo sotto sorveglianza anche Inez, per due settimane. Sai, la solita routine... Ed, cazzo, lei va a letto con Bud White.» La cerimonia: una macchia indistinta davanti agli occhi. Parker aveva fatto un discorso: i poliziotti erano soggetti alle stesse tentazioni dei civili, ma dovevano tenere sotto controllo molto più stretto i loro istinti peggiori, per servire da esempio morale in una società sempre più funestata dalla invadente influenza del comunismo, del crimine, delle tendenze di sinistra e della turpitudine morale in genere. Solo un individuo dai principi particolarmente rigidi poteva comandare la divisione il cui compito era quello di garantire la moralità della polizia e il capitano Edmund J. Exley, eroe di guerra ed eroe del massacro del Nite Owl, era appunto quell'individuo. Aveva fatto un discorso anche lui: dell'altra sbobba sulla morale. Duane Fisk e Don Kleckner gli avevano augurato ogni bene, gli aveva letto il pensiero, al di là di tutte le chiacchiere: volevano il posto di suoi assistenti in capo. Dudley Smith gli aveva strizzato l'occhio. Facile: sarò io il prossimo responsabile dell'ufficio investigativo, non tu. Ci aveva messo un'eternità a scusarsi per doversene andare così presto: era arrivato a casa di lei
sempre con quella macchia scura attorno a sé. Le sei. Inez rientrava alle sette. Era entrato, aveva aspettato con le luci spente. Il tempo era passato lentamente. Ed continuava a guardare la lancetta dell'orologio. Le sei e cinquanta... una chiave nella serratura. «Exley, che fai, giochi a nascondino? Ho visto la tua macchina, fuori...» «Non accendere la luce. Non voglio vedere la tua faccia.» Dei rumori: un tintinnio di chiavi, una borsetta che cadeva sul pavimento. «E non voglio vedere tutte quelle schifezze di Dream-a-Dreamland che hai appeso ai muri.» «Vuoi dire ai muri della casa che tu hai pagato?» «L'hai detto tu, non io.» Un rumore: Inez che si appoggiava alla porta. «Chi te l'ha detto?» «Non importa.» «E adesso vuoi rovinare tutto, per questo?» «Lui? Non c'è modo in cui potrei farlo senza sembrare ancora più ridicolo di quello che sono. E puoi anche fare il suo nome.» Nessuna risposta. «Lo hai aiutato tu agli esami di sergente? Da solo non aveva abbastanza cervello per farcela.» Nessuna risposta. «Da quando? Quante scopate alle mie spalle?» Nessuna risposta. «Da quando, puta?» Inez sospirò. «Forse quattro anni. Ogni tanto, quando uno di noi aveva bisogno di un amico.» «Vuoi dire quando non avevi bisogno di me?» «Voglio dire quando non ce la facevo più ad essere trattata solo come la vittima di uno stupro. Quando avevo paura di quello che eri capace di fare per impressionarmi.» Ed disse: «Io ti ho tolta da Boyle Heights e ti ho dato una nuova vita.» Inez disse: «Exley, cominciavi a farmi paura. Volevo solo sentirmi una ragazza che vedeva un ragazzo e Bud mi ha dato proprio questo.» «Non pronunciare il suo nome in questa casa.» «Vuoi dire a casa tua?» «Io ti ho dato una vita decente. Senza di me staresti impastando tortillas su una pietra.» «Querido, riesci a essere davvero sgradevole.»
«Quante altre bugie, Inez? Quante altre bugie, oltre a lui?» «Exley, piantiamola qui.» «No. Fammi un riassunto.» Nessuna risposta. «Quanti altri uomini? Quante altre bugie?» Nessuna risposta. «Dimmelo. Nessuna risposta.» «Puttana fottuta, dopo tutto quello che ho fatto per te. Dimmelo.» Nessuna risposta. «Ti ho fatto fare amicizia con mio padre. Preston Exley è tuo amico perché ci sono io. Da quanti altri uomini ti sei fatta fottere alle mie spalle? Quante altre bugie, dopo quello che ho fatto per te?» Inez, con un filo di voce: «Non lo vuoi sapere davvero.» «Sì che lo voglio, puttana fottuta.» Inez chiuse la porta. «È l'unica bugia che conta, ed è tutta per te. Non lo sa neanche Bud: spero che ti faccia sentire speciale.» Ed si alzò in piedi. «Le bugie non mi fanno paura.» Inez rise: «Tu hai paura di tutto.» Nessuna risposta. Inez, calma: «I negritos che mi hanno violentata non potevano aver ucciso la gente del Nite Owl, perché sono stati con me tutta la notte. Li ho sempre avuti sott'occhio. Ho mentito perché non volevo che tu ti sentissi male per aver ucciso quattro uomini per me. E tu vuoi sapere cos'è la grossa bugia? Tu e la tua preziosa giustizia assoluta.» Ed spinse la porta, con le mani premute sulle orecchie per non sentire il rimbombo. Fuori era buio, freddo. Vide Dick Stens cadere, morto. 43 Bud diede un'occhiata al nuovo distintivo, con "sergente" al posto di "agente di polizia". Mise i piedi sulla scrivania e diede addio alla Omicidi. Il suo box era un disastro: cinque anni di cartacce. Dudley aveva detto che il trasferimento a Hollywood era soltanto temporaneo: i capoccia c'erano rimasti male per la sua promozione a sergente, Thad Green ce l'aveva con lui per quello scherzetto dei pugni nella finestra. Aveva appena saputo che Dick Stens sarebbe finito nella camera verde, giù un gancio di destro e uno di sinistro nei vetri. Un buon affare: non era mai diventato un vero investigatore, capace di risolvere i casi, perché gli unici casi che gli interes-
savano erano già chiusi, o casi di merda. Adesso, il trasferimento. Lasciare il OG voleva dire non poter più controllare per primo i rapporti sui corpi rinvenuti: era stato un buon metodo per tenersi aggiornato sulla faccenda di Kathy Janeway e sulla serie di omicidi di prostitute che secondo lui vi erano collegati. Roba da portare via: La nuova targhetta con il suo nome: "Sergente Wendell White". Una fotografia di Lynn: capelli bruni, basta con Veronica Lake. Una foto della squadra gangster: lui e Dud al Victory Motel. Qualche ammenicolo della squadra gangster: un tirapugni d'ottone, uno sfollagente appesantito di biglie d'acciaio. Poteva lasciarli dov'erano. Roba da tenere chiusa a chiave. I diplomi dell'FBI e dell'università. L'eredità di Dick Stensland: sei biglietti da mille, il ricavo delle sue rapine. Le sue ultime parole: un biglietto che gli aveva passato una guardia. Socio, Mi spiace per tutte le puttanate che ho fatto. Mi spiace soprattutto per quelli che quando facevo il poliziotto ho trattato male solo perché mi erano finiti tra i piedi quando ero incazzato e per quei ragazzi del Natale e per l'uomo del negozio di liquori e suo figlio. È troppo tardi per rimediare. Così, tutto quello che posso fare è dire che mi dispiace, anche se non vuol dire niente. Cercherò di accettare la punizione da uomo. Continuo a pensare che al mio posto potresti esserci tu, che è stata tutta fortuna e so che forse l'hai pensato anche tu. I tipi come te e come me dovrebbero stare più attenti a quello che fanno. Io me la sono voluta e pace, ma Exley ha continuato a menarla, anche quando non ce n'era bisogno, e se posso chiederti un'ultima cosa è di dargli quello che si merita ma di stare attento a non fare qualche cazzata come avrei fatto io. Usa il cervello e i soldi che sai dove trovare e dagli un bel calcio in culo, di quelli buoni, da parte del sergente Dick Stens. Buona fortuna, socio. Non riesco a credere che quando leggerai questo io sarò morto. Dick. Chiusi a doppia mandata nel cassetto più in basso: il suo fascicolo sulla morte di Kathy e gli altri omicidi delle puttane; il suo fascicolo privato sul
Nite Owl; due lavoretti a regola d'arte, come aveva imparato al corso. Due casi che dimostravano che lui era un vero investigatore. Il modo di accontentare Dick castigando Ed Exley. Li tirò fuori e li scorse. Semplicissimo, in definitiva. Il caso Janeway. Quando le cose con Lynn avevano cominciato a mettersi male, aveva cercato qualcosa per tirarsi su. Andare in giro in cerca di donne nei bar non funzionava più; la sua storia un po' sì e un po' no con Inez nemmeno. Aveva fallito due volte l'esame di sergente, s'era pagato i corsi con i soldi di Dick e aveva lavorato part time alla squadra gangster: andava all'arrivo di aeroplani, treni e autobus, prelevava gli aspiranti malavitosi, li portava al Victory Motel, li pestava a dovere e li riaccompagnava ai rispettivi autobus, treni e aeroplani. Dud lo chiamava "contenimento"; per lui era solo una cosa che non si poteva più fare se ci si voleva continuare a guardare allo specchio. Alla Omicidi non gli toccavano mai dei casi decenti: Thad Green glieli toglieva tutti e li passava ad altri uomini. I corsi gli avevano insegnato delle cosette interessanti in tema di raccolta degli indizi, di psicologia criminale e di procedura. Aveva deciso di applicare quello che aveva imparato a un vecchio caso che continuava a intrigarlo: la storia di Kathy Janeway. Aveva letto il fascicolo di Joe DiCenzo: nessun indizio, nessun sospetto, archiviato come delitto sessuale a opera d'ignoti. Aveva letto la ricostruzione del delitto come risultava dall'autopsia: Kathy era stata picchiata a morte, a pugni in faccia, da un uomo che portava anelli su tutte e due le mani. Tracce di sperma, gruppo sanguigno B+, in bocca, nel retto, nella vagina. Tre eiaculazioni: il bastardo se l'era goduta. Aveva avuto un'intuizione, rafforzata da certe storie che aveva sentito raccontare: un maniaco sessuale di questo tipo non ammazza una volta soltanto passando poi il resto della vita a far girare i pollici. Aveva cominciato a frugare tra le carte: una cosa che prima aveva sempre odiato. Nessun caso analogo insoluto nell'archivio della polizia e nel dipartimento dello sceriffo: la ricerca gli aveva preso sei mesi. Aveva trovato il modo di fare un controllo presso le altre agenzie della zona: sempre coi soldi di Stens. Contea di Orange, zero; contea di San Bernardino, idem; altri quattro mesi e, ecco qui, una corrispondenza nell'archivio della polizia di San Diego: Jane Mildred Hamsher, 19 anni, prostituta, morta l'8 marzo 1951, gli stessi segni, la stessa tripla violenza: nessun sospetto, nessun in-
dizio, caso chiuso. Aveva passato in rassegna tutte le schede sul modus operandi della polizia di Los Angeles e di quella di San Diego: non aveva concluso niente. Si era ricordato che Dudley gli aveva raccomandato di tenersi alla larga dal caso Janeway: lo aveva preso in giro perché lui impazziva all'idea di uno che picchiava le donne. Aveva continuato lo stesso: aveva trovato quello che cercava in un telex diffuso in tre stati: Sharon Susan Palwick, 20 anni, prostituta, morta il 29 agosto 1953, Bakersfield, California. Le stesse caratteristiche: nessun sospetto, nessun indizio, caso chiuso. Dud non aveva mai fatto cenno a quel telex... se pure sapeva della sua esistenza. Era andato a San Diego e a Bakersfield: aveva letto i fascicoli e aveva perseguitato gli investigatori che si erano occupati dei due casi. A loro la cosa non interessava affatto e l'avevano mandato a farsi fottere. Aveva cercato di definire tempo e luogo: chi si trovava in quelle città alla data del crimine. Aveva controllato vecchi elenchi di passeggeri delle ferrovie, delle linee aeree, degli autobus: non aveva trovato nessun nome ripetuto. Aveva fatto diffondere via telex in tre stati una richiesta d'informazioni sulle indagini, chiedendo di informarlo se si fosse ripetuto da qualche parte. Niente. Con gli anni, aveva trovato altri tre nomi, sempre controllando l'elenco dei cadaveri rinvenuti: Sally DeWayne, 17 anni, prostituta, Needles, Arizona, 2 novembre 1955; Chrissie Virginia Renfro, 21 anni, prostituta, San Francisco, 16 luglio 1956; Maria Valdo, 20 anni, prostituta, Seattle, appena due mesi prima: 28 novembre 1957. Le relative segnalazioni gli erano arrivate più tardi: anche qui, risultati delle indagini zero. Aveva tentato tutti gli approcci, tutte le tecniche che gli avevano insegnato: niente. Kathy Janeway e altre quattro prostitute erano state violentate e picchiate a morte e l'unico a cui la cosa interessava era lui. Un fascicolo spesso 116 pagine senza arrivare da nessuna parte. Se lo sarebbe portato alla squadra di Hollywood. Era il suo caso: un caso bloccato, per il momento. E poi c'era il suo caso importante, pagine e pagine su cui continuava a fare controlli. Era quello di Dick Stens: una serie di chiodi per la bara di Ed Exley. Gli veniva la pelle d'oca solo vedendo quelle parole. Il caso Nite Owl. Quando aveva cominciato a occuparsi del caso Janeway aveva ripensato a come ci si era trovato dentro: il collegamento tra Duke Cathcart e la pornografia, una vera e propria soppressione di prove, tanto per fottere Exley. Allora, le cose s'erano mosse in fretta, contro di lui: non era stato capace di
seguire la sua pista, i neri erano scappati, Exley li aveva stesi, il caso Nite Owl era stato chiuso e tutti quei particolari un po' strani erano stati dimenticati. Erano passati degli anni: lui aveva ricominciato a occuparsi della morte di Kathy, aveva scoperto tutta una serie di altri omicidi collegati. E la piccola Kathy gli aveva fatto venire in mente il Nite Owl, il Nite Owl, il Nite Owl... S'era messo a lavorare di cervello. Torniamo al '53. Dwight Gilette e Cindy Benavides, conoscenze di Kathy Janeway, gli avevano detto che un tizio che si comportava come Duke Cathcart sembrava volersi introdurre nel giro di Duke. Ma che "giro"? Duke aveva soltanto due battone in scuderia, ma aveva parlato di mettersi nel traffico del materiale porno. Sembrava un sogno a occhi aperti se ne intendeva, ma aveva avuto una conferma quando i fratelli Engleking s'erano fatti avanti a raccontare la loro strana storia su Cathcart che gli aveva proposto un affare: loro avrebbero dovuto stampare le riviste porno e chiedere un finanziamento a Mickey Cohen. In sostanza: Lui era stato nell'appartamento di Duke dopo il fatto di Nite Owl. Era stato frugato da cima a fondo e ripulito da tutte le impronte. Anche i vestiti di Duke erano stati perquisiti a uno a uno. Si capiva che le pagine gialle di San Bernardino erano state consultate spesso, specialmente ala voce "tipografie". Pete e Bax Engleking possedevano una tipografia a San Berdoo. Susan Nancy Lefferts, una delle vittime del Nite Owl, era di San Berdoo. Il rapporto del coroner. Il patologo che aveva fatto l'autopsia aveva identificato il corpo di Cathcart in base a due elementi: i frammenti di protesi confrontati con le schede dentali della prigione e il monogramma "D.C." sulla giacca sportiva che la vittima indossava. I frammenti rimandavano al solito lavoro dentistico standard delle prigioni della California: chiunque avesse passato un po' di tempo in un carcere dello stato poteva avere della roba come quella in bocca. Le sue scoperte personali. Kathy Janeway aveva parlato di una cicatrice "carina" sul torace di Duke. Nel rapporto dell'autopsia non si faceva alcun accenno a quella cicatrice, e il torace di Cathcart non era stato distrutto dalle pallottole. L'elemento definitivo: il corpo del Nite Owl misurava esattamente 172,7 centimetri; le misurazioni antropometriche della prigione davano per Cathcart un'altezza di 177,4.
Conclusioni: Al Nite Owl era stato ucciso un ignoto che faceva la parte di Cathcart. Il che portava alla pornografia. Cindy Benavides aveva detto che Duke aveva in progetto di lanciarsi nel ramo. La Buoncostume all'epoca aveva un'indagine in corso. Lui aveva letto tutti i rapporti della squadra 4: nessuno aveva trovato un bel niente, poi Russ Millard era morto e la faccenda era caduta. I fratelli Engleking avevano raccontato la loro storia sulla proposta di Duke Cathcart, avevano effettivamente fatto visita a Mickey Cohen in prigione, ma lui s'era rifiutato di finanziare l'affare. Loro pensavano che Cohen avesse ordinato il massacro al Nite Owl perché aveva degli scrupoli moralistici, che era un'idea ridicola, ma se, in qualche modo, Mick fosse stato davvero coinvolto con il Nite Owl? Exley aveva dichiarato in un suo rapporto d'aver discusso della teoria con Bob Gallaudet, ma poi i neri erano scappati e il Nite Owl gli era restato applicato sul gobbo una volta per tutte. Il che portava alla "sua" teoria. Cohen poteva aver parlato del progetto Cathcart-Engleking con qualche delinquente in prigione, o poteva averlo fatto il suo uomo, Davey Goldman. Il tipo poteva benissimo essere stato scarcerato, poteva aver finto di voler fregare a Duke la scuderia soltanto per raccogliere un po' di materiale utile per impersonare Duke, poteva aver ammazzato lui Duke, avergli rubato i vestiti ed essere finito al Nite Owl per caso, perché Duke frequentava il posto, o, più probabilmente, in seguito a qualche appuntamento finito male: gli assassini se n'erano andati, erano tornati con i fucili, avevano fatto fuori quello che sembrava Cathcart e cinque presenti che non c'entravano niente, per farla sembrare una rapina. Le cose che non quadravano con la teoria. Aveva controllato i registri di McNeil: nel periodo che andava dall'incontro dei fratelli Engleking con Cohen e il Nite Owl erano usciti soltanto dei neri, dei latini e dei bianchi troppo grossi o troppo piccoli per farsi passare per Cathcart. Ma Cohen poteva aver parlato a qualcuno della proposta Cathcart, qualche voce poteva esser filtrata al di fuori, il travestimento poteva essere stata un'idea di qualcuno che l'aveva saputo di terza o quarta fottutissima mano. Teorie su teorie. Teorie che provavano che lui aveva il cervello per fare l'investigatore. Allora: ammettiamo che il Nite Owl fosse collegato alla faccenda della pornografia. Questo voleva dire che i neri non c'entravano, che i veri as-
sassini avevano seminato i fucili nell'auto di Coates, il che poteva significare che la Mercury rosso scuro vista fuori del Nite Owl era una coincidenza. Ma gli assassini non potevano sapere che tre neri s'erano fatti notare mentre sparavano in aria nel Griffith Park e sarebbero stati i primi sospettati. Pure, in qualche modo gli assassini avevano trovato l'auto di Coates prima della polizia e avevano mollato i fucili, dopo aver ripulito le impronte. La cosa si poteva spiegare in una mezza dozzina di modi. 1. Coates, in galera, poteva aver detto al suo avvocato dov'era nascosta l'auto; gli assassini, o un loro uomo di paglia, potevano essersi fatti dare l'informazione da lui, o forse lo avevano costretto a far parlare Coates. 2. i neri potevano aver cantato con qualcuno degli altri detenuti: magari uno che s'era fatto mettere dentro apposta ed era d'accordo con i killer. 3. la sua teoria preferita, perché era la più semplice: i killer erano stati più furbi della polizia, avevano trovato il garage per conto proprio, magari perché avevano cominciato controllando subito i garage delle case abbandonate, mentre la polizia andava avanti strada per strada. Oppure i neri avevano parlato con altri detenuti che erano usciti e gli assassini si erano rivolti a loro; oppure, poco probabile, era stato un poliziotto a informarli di come stavano andando le ricerche. Impossibile controllare tutto: la prigione del palazzo di giustizia aveva distrutto i fascicoli dal '35 al '55 per ragioni di spazio. Oppure erano stati davvero i neri. Oppure da qualche parte c'era un altro gruppo di negretti che se n'erano andati in giro, sparacchiando per aria al Griffith Park e ammazzando sei persone al Nite Owl. Nessuno aveva trovato la loro Mercury (o la Chevy o la Ford o quello che era) del 1948/50, perché la verniciatura rosso scuro era un lavoro fatto in casa e non risultava da nessun elenco della motorizzazione. Un lavoro di cervello da parte di uno che non aveva mai pensato di avere un cervello e che non credeva che fosse stata una banda di neri a fare tutto quel casino. I fratelli Engleking avevano venduto la loro tipografia verso la metà del '54, poi erano spariti dalla faccia della terra. Due anni prima, aveva fatto diramare un ordine di ricerca: niente. Niente neanche nel bollettino dei corpi rinvenuti in tutto lo stato: i fratelli erano spariti, neanche un corpo che potesse essere quello del vero Duke Cathcart. Poi... sei mesi prima, mentre andava a San Berdoo, aveva trovato qualcosa che scottava. Aveva trovato un cittadino di San Berdoo che aveva visto Susan Lefferts
in compagnia di un uomo che corrispondeva alla descrizione di Duke Cathcart, due settimane prima del massacro. Gli aveva fatto vedere un paio di segnaletiche e il tipo aveva detto: "Somiglia, ma senza sigaro". Secondo i rilevamenti compiuti al Nite Owl, Susan Nancy s'era allungata per toccare l'uomo seduto al tavolo accanto: Duke Cathcart, o meglio l'impostore, che si supponeva non conoscesse. Perché erano seduti a tavoli diversi? Aveva cercato di parlare con la madre di Sue Lefferts: sperava di arrivare al suo amico attraverso di lei. Lei s'era rifiutata di parlargli. Perché? Bud impacchettò tutto: i suoi ricordi, cinque chili abbondanti di carta. Tutto bloccato, per ora: nessun'altra puttana ammazzata, niente sul Nite Owl, almeno finché non fosse riuscito a affrontare Mickey Cohen. Via all'ascensore: adiós, Omicidi. Ed Exley gli passò accanto con gli occhi sbarrati. "Sa di me e Inez" pensò. 44 Luogo dell'appostamento: Hank's Ranch Market, tra la cinquantaduesima e Central. Un'insegna sulla porta: "Si cambiano assegni della previdenza sociale". Il 3 gennaio, giorno di pagamenti, gli assistiti giocavano a dadi sul marciapiede. La squadra 5 della sorveglianza aveva avuto una soffiata: una ragazza non meglio identificata aveva detto che il suo fidanzato e un amico volevano farsi il negozio; era incazzata perché il tipo scopava sua sorella. Jack stava nella prima auto, a tener d'occhio la porta; il sergente John Petievich era parcheggiato sulla cinquantaduesima, con un'aria torva e minacciosa, come se volesse uccidere qualcuno da un momento all'altro. Il lunch: fritos e vodka liscia. Jack sbadigliò, si stiracchiò e cominciò a calcolare le probabilità. Aragon contro Pimentel, chissà cosa voleva Ellis Loew. Doveva vederlo a una specie di ricevimento politico, in serata. La vodka gli bruciava lo stomaco: aveva un maledetto bisogno di pisciare. Un colpetto di clacson: il segnale. Petievich gli indicò il marciapiede. Due bianchi erano entrati nel negozio. Jack attraversò la via. Petievich si avvicinò. Si femarono all'uscio a guardare. I rapinatori erano al banco principale e davano la schiena alla porta. Pistole spianate, l'altra mano piena di soldi. Niente clienti, né proprietario. Una sbirciata lungo il corridoio tra i ban-
chi: del sangue, frammenti di materia cerebrale sui muri. Un silenziatore. Un uomo alla porta sul retro. Jack sparò ai rapinatori nella schiena. Petievich gridò Dei passi alla porta posteriore. Jack fece fuoco alla cieca, poi partì di corsa. Bottiglie che andavano a pezzi sopra la sua testa. Altri colpi alla cieca, con il silenziatore, come dei tonfi attutiti. In fondo al corridoio, due ubriaconi morti per terra, una porta che si chiudeva. Petievich fece fuoco, fece saltare la porta: un uomo che traversava il vicolo di corsa. Jack scaricò la pistola: l'uomo scavalcò con un salto uno steccato. Delle grida dal marciapiede: i giocatori di dadi si divertivano. Jack ricaricò, saltò oltre lo steccato. Si trovò in un cortile. Un dobermann gli saltò addosso ringhiando e digrignandogli i denti in faccia: Jack gli sparò a bruciapelo. Il cane vomitò sangue: Jack sentì altri spari, vide lo steccato andare in pezzi. Due agenti arrivarono di corsa. Jack lasciò cadere la pistola: loro spararono lo stesso, di lato, facendo volare delle altre assi dalla staccionata. Jack alzò le mani: «Polizia! Sono un poliziotto!» Si fecero avanti lentamente e gli frugarono in tasca: delle belle guanciotte rosee: due novellini. Il più alto trovò i suoi documenti. «Ehi, Vincennes. Una volta era uno che contava, no?» Jack lo colpì: una ginocchiata nelle palle. Il ragazzo andò giù lungo disteso: l'altro fece una faccia strana. Jack se ne andò, cercando un posto dove bere qualcosa. Trovò un bar, ordinò una serie di drink. I primi due servirono a calmare il tremore che l'aveva preso. Altri due gli fecero venir voglia di fare un brindisi. "Agli uomini che ho appena ucciso: mi spiace. Sono davvero più bravo a sparare ai civili disarmati. Stanno facendo delle pressioni perché mi dimetta: avevo pensato di beccare sul fatto due tipi davvero cattivi, prima d'arrivare ai vent'anni. "A mia moglie: pensavi d'aver sposato un eroe, ma sei cresciuta e hai capito che non era vero. Ora vuoi andare all'università e diventare avvocato come papà e Ellis. Nessun problema di soldi: papà ha comprato la casa, papà pensa a tutto, papà pagherà la retta. Quando leggerai sui giornali che tuo marito ha steso due pericolosi rapinatori, penserai che sono le prime tacche sulla sua pistola. Sbagliato: nel '47 Jack Vincennes, il crociato dell'antidroga, ha fatto fuori due cittadini innocenti: il suo grande segreto, quello che quasi quasi vuol raccontare a tutti, tanto per dare un po' di brio al suo matrimonio."
Jack ne mandò giù altri tre. Finì col pensare alle cose che finiva sempre per pensare quando si trovava con una certa quantità di merda nel sistema sanguigno: al '53 e alle fotografie porno. Si sentiva al sicuro dai pericoli di ricatto: aveva le deposizioni come polizza d'assicurazione, l'omicidio di Hudgens era stato insabbiato: HushHush aveva provato a ritirarlo in ballo, ma senza risultati. Patchett e la Bracken non s'erano più fatti vedere: avevano le copie del fascicolo di Sid su Big V, ma tenevano fede alla loro parte dell'accordo. Aveva sentito dire che Lynn e Bud White si frequentavano ancora. La puttana era furba e Patchett aveva buona memoria. Cattive notizie per lui, da quella brutta primavera di sangue. Ciò che lo faceva impazzire era la pornografia. Teneva le riviste in una cassetta di sicurezza. Sapeva che erano lì, sapeva che lo eccitavano: sapeva che era una cosa che poteva rovinare il suo matrimonio. S'era buttato nel matrimonio, per costruire attorno a sé un muro che lo riparasse. Una serie di giorni senza bere l'avevano aiutato; il matrimonio l'aveva aiutato. Ma nulla di quanto aveva fatto era servito a cambiare le cose: Karen aveva capito chi era. Lei lo aveva visto malmenare Deuce Perkins; lui aveva detto "brutto negraccio schifoso" di fronte ai suoi genitori. Lei aveva capito che le sue prodezze sui giornali erano tutte bugie. Lo aveva visto ubriaco, fuori combattimento. Jack odiava gli amici di lei. L'unico amico che gli restava, Miller Stanton, non si faceva più vedere da quando aveva mandato al diavolo Badge of Honor. Si era stancato di Karen, era andato a cercare le sue foto porno, lo avevano fatto impazzire di nuovo. Aveva ancora cercato d'identificare i modelli: niente di fatto. Era andato a Tijuana, aveva comperato altri libri sconci: niente. Aveva continuato a cercare Christine Bergeron: non era riuscito a trovarla. Aveva diramato dei telex di ricerca, non erano serviti a niente. Non c'era modo di avere l'articolo originale e aveva deciso di falsificarlo. Aveva pagato delle puttane, aveva intimidito delle squillo. Le aveva costrette a truccarsi in modo di somigliare alle ragazze delle sue foto. Le aveva disposte a tre o quattro per volta, catene di corpi su una trapunta. S'era occupato dei costumi, della coreografia. Aveva riprodotto quelle foto, aveva scattato delle nuove foto; s'era un po' ripreso. Ogni tanto pensava alla fotografia dell'orgia e aveva un brivido di paura. Sembravano proprio le mutilazioni di un maniaco. Le donne in carne e ossa non lo eccitavano come le fotografie; la paura gli impediva di andare al Fleur-de-Lys, direttamente alla fonte.
Un ultimo goccio: adieu, cattivi pensieri. Jack si rimise in ordine e tornò alla sua macchina. Niente più coprimozzi, i tergicristalli rotti. Transenne della polizia attorno all'Hank's Ranch Market; due bianche e nere nel parcheggio. Nessuna nota di reprimenda sul parabrezza; probabilmente i vandali se l'erano portata via. Arrivò alla festa a tutta velocità: Ellis Loew, un appartamento d'albergo pieno di pezzi grossi repubblicani. Donne in abito da cocktail, uomini in abito scuro. Big V: pantaloni di tela, una camicia sportiva macchiata di sangue di cane. Jack fece un cenno a un cameriere e afferrò un Martini dal vassoio. Gli cadde lo sguardo sulle fotografie incorniciate alle pareti. Una carriera politica. L'Harvard Law Review, le elezioni del '53, una balla gigante: Loew che raccontava alla stampa che i killer del Nite Owl avevano confessato prima di evadere. Jack rise, rovesciò un po' di gin, quasi si strozzò con l'oliva. Una voce alle sue spalle: «Una volta ti vestivi un po' meglio.» Jack si voltò: «Una volta ero uno che contava.» «Hai una giustificazione, per esserti conciato in questo modo?» «Sì. Oggi ho ucciso due uomini.» «Capisco. Qualcos'altro?» «Sì, gli ho sparato alla schiena, poi ho ammazzato un cane e me ne sono andato prima che arrivassero i miei superiori. E infine una comunicazione ufficiale: ho bevuto. Ellis, è roba vecchia, lasciamo perdere. Chi vuoi che munga per te, adesso?» «Jack, abbassa la voce.» «Cosa c'è in vista, capo? Il Senato o il palazzo del governatore?» «Jack, non è il momento di parlare di questo.» «Sì che lo è. Di' la verità: stai ingranando la marcia per le elezioni del '60?» Loew, con un'aria da cospiratore, annuì. «D'accordo, è il Senato. Dovevo chiederti un paio di favori, ma viste le tue condizioni, non è il caso. Ne riparleremo quando sarai in una forma migliore.» Avevano un pubblico, adesso: tutti i presenti. «Forza, non vedo l'ora di portare la borsa per te. Chi devo mungere, per primo?» «Sergente, abbassi la voce.» A voce alta, allora. «Succhiacazzi! Mi fai cagare. Ho incastrato io Bill McPherson per te: l'ho messo a nanna e gli ho infilato nel letto quella ra-
gazza di colore. Ho il diritto di sapere chi cazzo vuoi che io sprema per te.» Loew, in un mormorio minaccioso: «Vincennes, con te ho chiuso.» Jack gli sbatté il suo gin in faccia. «Cazzo, spero proprio di sì.» 45 «...e noi siamo qualcosa di più di quei modelli di comportamento morale di cui parlava il capo Parker l'altro giorno. Siamo la linea di divisione tra un antiquato concetto di polizia e uno nuovo, tra il vecchio sistema delle protezioni clientelari e del rispetto per la legge imposto con l'intimidazione e una nuova realtà che sta emergendo: un corpo di polizia d'élite, capace di affermare imparzialmente la propria autorità in nome di un'idea rigorosa di giustizia senza lasciarsi influenzare da nessuno, capace di punire con fermezza i suoi stessi esponenti, nel caso che si dimostrino inadeguati all'alto livello morale che un corpo d'élite richiede ai suoi membri. E, infine, noi siamo i protettori dell'immagine pubblica del dipartimento di polizia di Los Angeles. Tenetelo a mente, quando dovrete leggere degli esposti contro i vostri colleghi e sarete tentati di lasciar perdere. Tenetelo a mente, quando vi incaricherò di indagare su un uomo con cui un volta lavoravate e che vi era simpatico. Tenete a mente che il vostro obiettivo è la giustizia, una giustizia severa, assoluta, costi quello che costi.» Ed fece una pausa e guardò i suoi uomini: ventidue sergenti, due tenenti. «Passiamo ai particolari pratici, signori. Sotto il mio predecessore, il tenente Phillips e il tenente Stinson avevano la supervisione autonoma delle indagini sul campo. A partire da questo momento, assumo io il comando effettivo sul campo, mentre il tenente Phillips e il tenente Stinson fungeranno da ufficiali esecutivi, su base alternata. Tutti gli esposti e le richieste d'informazioni in arrivo dovranno passare prima di tutto dal mio ufficio. Leggerò il materiale e assegnerò gli incarichi di conseguenza. Il sergente Kleckner e il sergente Fisk fungeranno da miei assistenti personali: si presenteranno a rapporto tutte le mattine alle sette e mezzo. Tenente Stinson e tenente Phillips, per favore, a rapporto tra un'ora per il passaggio delle consegne sulle indagini in corso. Signori, potete andare.» La riunione si disperse in silenzio; la stanza delle riunioni si vuotò del tutto. Ed ripeté il suo discorso, sottolineandone le frasi più importanti. Mentre pronunciava le parole "giustizia assoluta" ebbe l'impressione di sentire la voce di Inez Soto.
Vuotare i portacenere, raddrizzare le sedie, pulire la bacheca. Srotolare le bandiere accanto al leggio, per vedere se c'era della polvere. Ancora il discorso; la voce di suo padre. "Inadeguati all'alto livello morale che un corpo d'élite richiede ai suoi membri." Due giorni prima, quel discorso sarebbe stato la pura verità. Quello che gli aveva detto Inez Soto ne faceva una menzogna. Le bandiere avevano delle frange d'oro. Il suo era un opportunismo placcato in oro: aveva ucciso quegli uomini in preda a un attacco di rabbia tipico di un uomo debole. In quanto assassini del Nite Owl, quei morti davano alla sua rabbia un significato: una giustizia assoluta perseguita con audacia e coraggio. In realtà, ne aveva forzato il significato, per adattarlo a quello che la gente diceva di lui: che era un eroe, che sarebbe arrivato al vertice e ancora più in là. Era la vendetta di Bud White, la vendetta di un uomo troppo stupido persino per rendersene conto. Una banale faccenda di corna, poche parole da parte di una donna avevano fatto di lui un bugiardo ad alto livello, costretto a cercare disperatamente un modo per dare realtà alla sua gloria posticcia. Entrò nel suo ufficio: pulito, ordinato, ogni cosa al suo posto. C'era una pila di esposti sulla scrivania: sedette e si mise al lavoro. Jack Vincennes era nei guai fino al collo. 3 gennaio 1958: nel corso di un appostamento della sorveglianza, Vincennes aveva fatto fuoco uccidendo due rapinatori armati, banditi che a loro volta avevano ucciso tre persone in un negozio del Southside. Vincennes aveva inseguito un terzo rapinatore armato, lo aveva perso ed era stato accostato da due agenti di pattuglia, che non sapevano che fosse un funzionario di polizia. Gli agenti avevano sparato contro di lui, convinti che si trattasse di uno dei rapinatori. Vincennes aveva gettato la pistola e s'era lasciato perquisire, poi aveva aggredito uno degli agenti e aveva lasciato la scena del delitto senza aspettare la Omicidi e il coroner. Il fuggitivo non era stato arrestato. Vincennes, in seguito, s'era presentato a un ricevimento in onore del P.D. Ellis Loew, suo cognato. In stato di apparente ubriachezza aveva insultato Loew e gli aveva gettato in faccia il contenuto di un bicchiere, in presenza di tutti gli ospiti. Ed scorse in fretta il fascicolo personale di Vincennes. Avrebbe raggiunto la data del pensionamento nel maggio '58: arrivederci, Bidone Jack, hai chiuso. Una quantità di rapporti di quando era alla Narcotici: precisissimi nei dettagli, accurati fino al punto di sembrare gonfiati. Leggendo tra
le righe: Vincennes aveva un debole per le violazioni minori, specialmente se coinvolgevano celebrità di Hollywood e musicisti di jazz, il che dava fondamento a una vecchia voce: era lui a chiamare quelli di Hush-Hush perché fossero presenti alle sue azioni spettacolari. Era stato trasferito alla Buoncostume in seguito alla ristrutturazione dopo il "Natale di sangue". Altri rapporti: gioco d'azzardo, vendita abusiva di alcolici, nessuno zelo particolare... ma sempre molto gonfiati. Era stato alla Buoncostume fino alla primavera del '53: all'epoca la divisione era al comando di Russ Millard ed era in ballo un'inchiesta sulla pornografia, più o meno all'epoca di quella del Nite Owl. Una grossa anomalia: incaricato di risalire all'origine del materiale rinvenuto, Vincennes s'era limitato a riferire ripetutamente di non aver trovato nessun elemento utile, aveva fatto rilevare come anche gli altri uomini assegnati all'inchiesta non avessero trovato niente e aveva consigliato, due volte, di lasciar perdere tutta l'indagine. Un comportamento antitetico rispetto a quello consueto. C'era stato un contatto tra pornografia e Nite Owl. Ed si sforzò di ricordare. I fratelli Engleking, Duke Cathcart, Mickey Cohen. Poi tutti avevano deciso che con il Nite Owl la pornografia non c'entrava: tre neri morti, il caso era chiuso. Ed rilesse il fascicolo. Anni e anni di rapporti gonfiati, un solo incarico affrontato in modo singolarmente reticente. Nel luglio del '53, Vincennes era tornato alla Narcotici e ai vecchi metodi, che non aveva più abbandonato fino a quel momento, neanche alla sorveglianza. Un'anomalia in un periodo importante. In coincidenza con il Nite Owl. La primavera del '53. Un'altra coincidenza: Sid Hudgens era stato ammazzato proprio allora. Un caso insoluto. Ed premette il pulsante dell'interfono. «Sì, capitano?» «Susan, guarda chi, oltre al sergente Vincennes, era assegnato alla quarta squadra della Buoncostume nell'aprile del '53. Poi cerca di scoprire che fine hanno fatto.» Ci volle una mezz'ora. Sergente George Henderson, agente Thomas Kifka: in pensione. Sergente Lewis Stathis, in forza all'antitruffe. Ed chiamò l'ufficiale comandante: Stathis si presentò dieci minuti più tardi. Un uomo corpulento, sciupato. Nervoso: una convocazione inaspettata
agli affari interni innervosiva tutti. Ed gli indicò una sedia. Stathis disse: «Signore, è per...» «Sergente, è una cosa che non ha nulla a che fare con lei. Riguarda un investigatore con cui ha lavorato alla Buoncostume.» «Capitano, c'ero parecchi anni fa.» «Lo so, dalla fine del '51 all'estate del '53. Ha avuto il trasferimento appena prima che subentrassi io come comandante a disposizione. Sergente, era in stretti rapporti di collaborazione con Jack Vincennes?» Stathis sorrise. Ed gli chiese: «Perché sta sogghignando? Perché, lo dica.» «Be', ho letto sul giornale che Vincennes ha sistemato quei due rapinatori e in ufficio dicono che è uscito di scena. È un'infrazione grossa. .. sorridevo perché avevo proprio pensato che fosse lui il tipo che la interessava.» «Capisco. E lavorava in stretta collaborazione con lui?» Stathis scosse il capo. «Jack preferiva lavorare per conto suo. Sa, ciascuno ha il ritmo adatto. Certe volte lavoravamo allo stesso incarico, tutto qui.» «La vostra squadra s'è occupata di un'indagine sulla pornografia nella primavera del '53: ricorda?» «Sì, una perdita di tempo colossale. Una storia di riviste sconce...» «Lei, all'epoca, ha riferito di non aver trovato nessun indizio.» «Sì e neanche Bidone, o gli altri ragazzi. Poi Russ Millard si fece cooptare nella faccenda del Nite Owl e quella storia fu lasciata cadere.» «Ricorda se Vincennes si sia comportato stranamente a quell'epoca?» «Mi pare di no. Ricordo che si faceva vedere a orari strani e che lui e Russ Millard non avevano simpatia l'uno per l'altro. Come ho detto, Vincennes era un tipo solitario. Non legava con gli altri ragazzi delle squadra.» «Ricorda per caso se Millard ha fatto qualche domanda specifica agli uomini della squadra, perché erano saltati fuori due tipografi con certe informazioni in materia di pornografia?» Stathis annuì. «Sì, qualcosa che aveva a che fare con il Nite Owl e che poi non ha funzionato. Avevamo detto tutti al vecchio Russ che su quelle riviste non avremmo combinato niente, qualsiasi cosa avessimo fatto.» Una supposizione corretta. «Sergente, a quel tempo il dipartimento aveva una specie di febbre per il Nite Owl. Ricorda come reagiva Vincennes? Qualsiasi particolare un po' fuori dall'ordinario.»
«Signore, posso essere franco?» «Naturalmente.» «Be', allora le dirò che non pensavo troppo bene di Vincennes come poliziotto. Comunque, ricordo che era piuttosto nervoso, all'epoca dell'inchiesta su quei giornali sconci. Quanto al Nite Owl, direi soprattutto che l'annoiava. Era coinvolto nell'arresto di quei tipi di colore, era presente quando hanno trovato l'auto e i fucili e sembrava lo stesso che la cosa l'annoiasse.» Si tornava sempre lì: nessun fatto preciso, solo delle impressioni. «Sergente, ci pensi. Il comportamento di Vincennes all'epoca del Nite Owl e dell'inchiesta sulla pornografia. Qualcosa di fuori dell'ordinario. Ci pensi.» Stathis si strinse nelle spalle: «Forse una cosa, ma non credo che...» «Mi dica comunque.» «Be'... allora il box di Vincennes era accanto al mio e ogni tanto potevo sentirlo. Una volta ero alla mia scrivania e ho sentito parte di una conversazione tra lui e Dudley Smith.» «E...» «E Smith chiedeva a Vincennes di pedinare Bud White. Diceva che White s'era lasciato coinvolgere a livello personale nell'omicidio di una prostituta e non voleva che combinasse qualcosa d'avventato.» Un formicolio. «Che cosa d'altro ha sentito?» «Ho sentito che Vincennes diceva di sì, poi basta.» «Questo durante l'inchiesta del Nite Owl?» «Sì, signore. Proprio verso la metà.» «Sergente, lei ricorda Sid Hudgens, il giornalista di quella rivista scandalistica che fu ucciso più o meno a quell'epoca?» «Sì. Un caso insoluto.» «Ricorda che Vincennes ne abbia parlato?» «No, ma dicevano che lui e Hudgens erano piuttosto amici.» Ed sorrise. «Grazie, sergente. La nostra era una conversazione informale, ma preferirei che non la riferisse in giro. Mi capisce?» Stathis si alzò. «D'accordo, ma non mi sento troppo a posto su Vincennes. Ho sentito dire che arriverà ai venti tra qualche mese. Forse ha fatto una cazzata andandosene via soltanto perché sparare a quei tipi gli ha fatto impressione.» Ed disse: «Buon giorno, sergente.» Qualcosa che non funzionava. Una cosa vecchia.
Ed sedette alla scrivania, con la porta aperta. Bandiere bordate d'oro fuori della porta. Un'occasione da non lasciarsi sfuggire. Vincennes poteva sapere qualcosa su Bud White. L'istinto: Bidone, nella primavera del '53, aveva paura. Una connessione tra il Nite Owl e la pornografia. L'accusa di Inez Soto: aveva ucciso tre uomini innocenti. Se avesse offerto a Vincennes una scappatoia nell'indagine interna che lo riguardava... Premette il pulsante dell'interfono. «Susan, mi trovi il procuratore distrettuale Loew.» 46 Mickey Cohen disse: «Anch'io ho i miei problemi. Del maledetto e fottuto Nite Owl e dei maledetti e fottuti giornali sconci non so nulla, giuro sulla Bibbia, un libro che non ho mai letto. Con questa storia mi hanno già rotto le palle cinque anni fa e adesso mi interessa ancora meno. Ho anch'io i miei problemi. Guardi per esempio il mio povero bambino.» Bud guardò. Un bulldog con il culo tutto fasciato accucciato vicino al caminetto: aveva la coda avvolta in una specie di bendaggio rigido. Cohen disse: «Questo è Mickey Cohen Junior, il mio erede, che non resterà a lungo in questo mondo canino. È sopravvissuto a un attentato dinamitardo in novembre, anche se un buon numero di miei vestiti di Sy Devore non lo hanno fatto. La sua povera coda è restata stabilmente infetta e il suo appetito è scomparso. Che dei poliziotti tirino ancora in ballo vecchie storie non gli fa bene alla salute.» «Mr. Cohen...» «Apprezzo che un uomo mi si rivolga con il decoro appropriato. Come ha detto di chiamarsi, prima?» «Sergente White.» «Sergente White, allora. Le dirò che non c'è limite alle molestie che mi affliggono. Sono come Gesù, il salvatore di voi gentili: sopporto sulle mie spalle il peso del mondo. In prigione quei maledetti e fottuti sgherri mi hanno aggredito, insieme al mio uomo, Davey Goldman. Davey ha avuto il cervello sballato, è uscito e ha cominciato a farsi vedere in pubblico con l'affare fuori. È molto grosso e io non lo biasimo perché si fa pubblicità, ma i piedipiatti di Beverly Hills non sono altrettanto illuminati e adesso lui si sta facendo novanta giorni in osservazione al Camarillo, che è una gab-
bia di matti. E se questa non è una molestia da sopportare per questo suo ebraico Gesù, allora sappia che mentre ero in prigione certi colleghi che badavano ai miei interessi sono stati eliminati brutalmente da persone ignote. E ora i vecchi ragazzi non se la sentono di tornare con me. Mio Dio, Kikey T., Lee Vachss, Johnny Stompanato...» Bud interruppe la tirata. «Conosco Johnny Stomp.» Cohen fece un salto sulla sedia. «Johnny maledetto e fottuto: il suo secondo nome è Giuda, come quello della santissima Bibbia! Lana Turner è la sua Jezebel, non la sua Maria Maddalena! Il suo uccello lo costringe a strisciarle davanti come un verme. Ammetto che è ancora meglio dotato di Davey G., ma, Dio onnipotente, io l'ho salvato da un destino di ricattatore da quattro soldi e adesso il maledetto recalcitra ai miei richiami e preferisce ingozzarsi di grasso al fottutissimo negozio di Kikey e frequenta Deuce Perkins, di cui so da fonte sicura che ama giocare a nascondere il salamino in ogni tipo di orifizio canino. Ha detto che il suo nome era White?» «Esatto, Mr. Cohen.» «Wendell White? Bud White?» «Sono io.» «Boychick, perché non me l'ha detto?» Cohen Junior pisciò contro il caminetto. Bud disse: «Non credevo che mi avesse mai sentito nominare.» «Ma che sentito e sentito, le voci corrono. Corre voce che tu sia un grande amico di Dudley Smith. E che tu e il vecchio Dud e un altro paio dei suoi tipi più tosti vi diate da fare per conservare L. A. alla causa delle democrazia mentre è in corso questa cosiddetta ondata criminale. Un motel a Gardena, un po' di lavoro di sfollagente sui gropponi, va va vum. Adesso, forse, se riesco a far sì che i miei vecchi ragazzi la smettano d'ingozzarsi di grasso e di associarsi a scopatori di cani, potrò rimettermi in affari. Meglio che sia gentile con voi, in modo che tu e il vecchio Dud facciate altrettanto. Allora, cos'è questa storia del Nite Owl?» Il suo discorsetto già pronto. «Ho sentito dire che i fratelli Engleking le hanno fatto visita a McNeil e le hanno riferito la proposta di Duke Cathcart. Pensavo che lei o Davey Goldman potevate aver parlato della cosa durante l'aria e la notizia è uscita in questo modo.» Mickey disse: «Nix. Impossibile, perché non l'ho mai detto neanche a Davey. Certo, è ben noto che tenevo dei piccoli incontri d'affari nella mia cella, ma questo non l'ho riferito ad anima viva. L'ho già detto al giovane Exley quando discorremmo sull'argomento anni fa. Ed ecco una piccola in-
formazione gratis da parte di Mickster. È mia considerata opinione che le pornografia sia un articolo redditizio, uno di quelli per cui vale la pena d'ammazzare degli spettatori innocenti soltanto se esiste già un mercato redditizio affermato. Lascia perdere il fottuto mercato redditizio affermato. Lascia perdere il fottuto Nite Owl, quegli schvartzes che il ragazzo eroe ha steso ormai sono andati, e comunque, probabilmente erano stati loro.» Bud disse: «Non credo Che Duke Cathcart sia stato ucciso al Nite Owl. Credo che il morto fosse uno che faceva finta d'essere lui. Credo che il tipo abbia ucciso Cathcart, ne abbia assunto l'identità e sia finito al Nite Owl. E pensavo che tutto fosse partito da McNeil.» Cohen alzò gli occhi al cielo. «Ma non da me, boychick, perché io non l'ho detto a nessuno e non riesco a pensare che Pete e Bax non l'abbiano raccontato proprio a nessun altro. Dove viveva quel pagliaccio di Cathcart?» «Silverlake.» «Allora prova a rivoltare le colline di Silverlake. Forse finirai per trovare un grazioso cadavere d'annata.» Un lampo: San Berdoo, la madre di Sue Lefferts nel suo appartamento, che non riusciva a staccare gli occhi da una specie di locale nuovo aggiunto all'edificio. «Grazie, Mr. Cohen.» Cohen disse: «Lascia perdere il maledetto e fottuto Nite Owl.» Cohen Junior si accoccolò sul suo grembo. San Bernardino, Hilda Lefferts. L'ultima volta lo aveva mandato via subito. Adesso avrebbe insistito sul tema dell'amico: Susan Nancy era stata vista in giro con un tipo che corrispondeva alla descrizione di Duke Cathcart. Poteva fare qualche pressione, intimidirla un po'. Due ore di viaggio. La superstrada sarebbe entrata in funzione tra non molto: avrebbe ridotto il tempo a metà. Il pensiero di Exley Senior gli fece venire in mente Exley Junior: il maledetto vigliacco sapeva di lui e Inez, il suo sguardo del giorno prima la diceva lunga. Stavano aspettando tutti e due l'occasione. Ma se le cose andavano come dovevano andare, sarebbe stato lui a colpire più duro... e Exley non credeva nemmeno che lui avesse abbastanza cervello. Hilda Lefferts viveva in un immondezzaio: una vecchia casa di assicelle con un'aggiunta in blocchi di granulato. Bud si avvicinò e controllò la cassetta delle lettere. C'erano un po' di argomenti che potevano tornar buoni per un'intimidazione: l'assegno della pensione della Lockheed, l'assegno di
disoccupazione, l'assegno del fondo assistenza della contea. Premette il pulsante del campanello. Hilda Lefferts socchiuse la porta e lo guardò da sopra la catena. «Gliel'ho già detto una volta, ma glielo ripeterò. Non mi interessa quello che vuol fare: lasci che la mia povera figlia riposi in pace.» Bud ghermì gli assegni. «L'assistenza sociale mi ha detto di trattenere questi finché lei non coopera. No scontlino, no bianchelia.» Hilda squittì qualcosa. Bud tolse la catena ed entrò. Hilda indietreggiò. «Per favore. Ho bisogno di quei Soldi.» Susan Nancy gli sorrideva da tutte e quattro le pareti: pose da vamp su uno sfondo da night club. Bud disse: «Forza, faccia la brava, eh? Ricorda quello che cercavo di chiederle l'altra volta? Susan aveva un ragazzo qui a San Berdoo, proprio prima di trasferirsi a L. A., e lei aveva un'aria spaventata quando gliel'ho chiesto, prima, e ha un'aria spaventata anche adesso. Forza. Cinque minuti e me ne vado. E non saprà niente nessuno.» Hilda, con gli occhi che andavano freneticamente dagli assegni alla camera accanto: «Nessuno?» Bud le passò l'assegno della Lockheed. «Nessuno. Forza: le darò gli altri due quando mi avrà detto tutto.» Hilda si rivolse direttamente alla figlia: la fotografia accanto alla porta: «Susie, mi avevi raccontato di aver incontrato quell'uomo in un bar e io ti avevo detto che non approvavo. Mi hai spiegato che era un uomo simpatico che aveva pagato il suo debito con la società, ma che non volevi dirmi il suo nome. Ti ho vista con lui, un giorno, e lo chiamavi Don o Dean o Dick o Dee o lui ha detto: "No, Duke. Devi abituarti". Poi un giorno che io non c'ero e la vecchia signora Jensen mi ha detto che ti aveva vista con quell'uomo qui a casa e aveva sentito un litigio violento...» "Debito con la società" voleva dire "ex detenuto". «Ha mai saputo il nome di quell'uomo?» «No. Io...» «Susan conosceva due fratelli che si chiamavano Engleking? Abitavano qui a San Bernardino.» Hilda diede un'occhiata alla foto. «Oh, Susie. No, non mi sembra di conoscere questo nome.» «L'amico di Susan ha mai menzionato il nome Duke Chathcart o ha mai parlato di una storia di pornografia?» «No. Cathcart era il nome di uno di quelli morti dov'è morta Susan e Susie era una brava ragazza che non si sarebbe mai messa con uno...»
Bud le passò l'assegno dell'assistenza. «Facile, adesso. Mi parli di qual litigio.» Hilda, con le lacrime agli occhi: «Il giorno dopo sono tornata a casa e mi è sembrato di vedere del sangue secco sul pavimento dello studio. Lo avevo appena fatto costruire, con i soldi dell'assicurazione di mio marito. Poi sono arrivati anche Susan e quell'uomo e si comportavano in modo strano. L'uomo è andato a frugare sotto casa e ha telefonato a un numero di Los Angeles, poi lui e Susan se ne sono andati. Una settimana dopo lei è stata uccisa... e... be', io ho pensato che quel comportamento così strano voleva dire che... ho pensato a dei complici, a delle rappresaglie e... quando è venuto a fare il controllo quel ragazzo simpatico che poi è diventato così famoso non gli ho detto niente.» Gli era venuta la pelle d'oca. Il ragazzo di Susie Leffert doveva essere quello che si fingeva Cathcart. Il "litigio": il ragazzo uccide Cathcart, che probabilmente è a San Berdoo per parlare con gli Engleking. Susie va al Nite Owl per tener d'occhio qualcuno, il ragazzo fa la parte di Cathcart... il che voleva dire che i killer non avevano mai incontrato il vero Cathcart di persona. L'amico di Susan che andava a frugare sotto la casa. Bud andò al telefono. Il centralino, un numero di Los Angeles: la linea della polizia alla P.C. Bell. Rispose un'impiegata: «Sì. Chi fa la richiesta, prego?» «Sergente W. White, polizia di Los Angeles. Sono a San Bernardino, Ranchview 04617. Voglio l'elenco di tutte le chiamate a Los Angeles fatte da questo numero, diciamo dal 20 marzo al 12 aprile 1953. Preso nota?» L'impiegata disse: «Controllo subito.» Un paio di minuti, poi tornò in linea. «Tre chiamate, sergente. Il 2 aprile e l'8 aprile, tutte allo stesso numero, H0-21118. È una cabina, all'angolo tra Sunset e Las Palmas.» Bud riappese. Tre chiamate a una cabina a un chilometro scarso dal Nite Owl: s'erano messi d'accordo per l'affare, o almeno per l'incontro. Con molta, molta cautela. Hilda stava spiegazzando un kleenex. Bud vide una torcia elettrica su una mensola. La prese e corse fuori. Fuori del locale accanto, una specie di basso scantinato, un'apertura appena praticabile. Giù, dentro. Sporco, pezzi di legno, un lungo sacco di tela, in fondo. Odore di canfora e di putrefazione. Avanzò sui gomiti fino al sacco: l'odore era sempre più forte. Diede una spinta al sacco e vide un nido di topi.
Topi da tutte le parti, accecati dalla luce. Bud strappò un pezzo di tela. Guardò alla luce della torcia: topi, un teschio incrostato di cartilagini. Giù la lampada, aprì il sacco a due mani. Topi e palline di canfora. Ecco: il buco di una pallottola, una mano scheletrita che usciva da una manica, un monogramma sulla stoffa: "D.C". Strisciò fuori in cerca d'aria. Hilda Lefferts era proprio lì. I suoi occhi dicevano: "Dio, ti prego, non questo". Aria. La luce del giorno: quasi accecante. La luce gli fece venire un'idea. La sua arma contro Exley. Una soffiata a una rivista scandalistica. Un tipo di Whisper gli doveva un favore: si davano arie da foglio progressista, andavano matti per i neri e i comunisti, odiavano la polizia. Hilda. Quasi se la faceva addosso dalla paura. «C'era... qualcosa... lì sotto?» «Soltanto topi. Non si muova da qui, comunque. Tornerò presto con certe fotografie che devo farle vedere.» «Posso avere quell'ultimo assegno?» La busta... tutta macchiata di escrementi di topi. «Ecco. Con i complimenti del capitano Ed Exley.» 47 Una bella stanzetta per gli interrogatori, pulita: niente sedie fissate al pavimento, né puzzo di piscio. Jack rivolse a Ed Exley un'occhiata perplessa. «Sapevo di essere nella merda, ma non pensavo di meritare tanto.» Exley: «Probabilmente si sta chiedendo come mai non è stato sospeso.» Jack si stiracchiò. L'uniforme gli irritava la pelle: non la indossava dal 1945. Exley aveva un'aria da brividi: tutto emaciato, i capelli grigi, gli occhiali senza montatura che davano ai suoi occhi un'aria quasi brutale. «Me lo chiedevo. Suppongo che Ellis, dopo aver inoltrato l'esposto, ci abbia ripensato. Cattiva pubblicità e cose di questo tipo...» Exley scosse il capo. «Loew la considera un pericolo per la sua carriera e il suo matrimonio e il fatto che lei abbia abbandonato la scena del delitto e abbia aggredito quell'agente, in sé, basterebbe a giustificare una sospensione e il licenziamento.» «Sì? E allora perché non sono stato sospeso?» «Perché, per il momento, ho interceduto con Loew e con il capo Parker. Altre domande?»
«Sì. Dove sono il registratore e la stenografa?» «Non li ho chiamati io.» Jack si raddrizzò sulla sedia. «Capitano, che cosa vuole?» «Le farò la stessa domanda. Vuole sbattere la sua carriera giù per il cesso o preferisce prendersela comoda per qualche mese e incassare a vent'anni compiuti?» Facile: la faccia di Karen quando gliel'aveva detto. «Okay, ci sto. E adesso, che cosa vuole?» Exley si sporse in avanti. «Nella primavera del '53 è stato assassinato Sid Hudgens, che era suo amico e socio d'affari. Due investigatori che si sono occupati del caso con Russ Millard mi hanno detto che lei si è riferito alla vittima come a un "pezzo di merda" e che la mattina in cui è stato scoperto il corpo era visibilmente agitato, più o meno nello stesso periodo, Dudley Smith le aveva chiesto di pedinare Bud White, e lei aveva accettato. All'epoca, il caso Nite Owl era aperto, lei stava seguendo un'inchiesta sulla pornografia per la Buoncostume e aveva fatto più volte rapporto riferendo soltanto un'assoluta mancanza d'indizi, mentre era sua abitudine trovare sempre qualcosa per riempire i rapporti che inoltrava. Nello stesso periodo di tempo, due persone, Peter e Baxter Engleking, si presentarono per fornire volontariamente informazioni in cambio della collaborazione con la giustizia, e ipotizzarono l'esistenza di un legame tra un traffico di materiale pornografico e il Nite Owl. Russ Millard le parlò della cosa, ma lei rispose soltanto, come in predecenza, di non aver trovato nessun indizio. Per tutta la durata dell'inchiesta, inoltre, espresse ripetutamente l'opinione che fosse meglio lasciarla cadere. Gli stessi due investigatori di prima, il sergente Fisk e il sergente Kleckner, l'hanno sentita insistere con Ellis Loew perché le indagini sulla morte di Hudgens non venissero spinte troppo a fondo e uno dei suoi colleghi alla Buoncostume ricorda che era insolitamente nervoso durante l'inchiesta sulla pornografia e dice che non si faceva vedere in sala agenti per dei periodi di tempo insolitamente lunghi. Vuole spiegarmi tutto questo, Jack?» Colpevole a dieci cifre: sapeva di avere un'aria da pazzo, di essere tutto una contrazione e uno sbattere di ciglia. «Come... cazzo...» «Non importa. Ora sentiamo la sua interpretazione di tutto ciò.» Jack riuscì a respirare. «Okay, così ho pedinato Bud White. Dud aveva paura che ammattisse per via dell'uccisione di non so che puttana, perché White si lasciava sempre coinvolgere, quando c'entravano delle ragazzine. Okay, così l'ho seguito e non ho scoperto un cazzo di niente. Lei e White
non vi potete sopportare, lo sanno tutti. Lei pensa che un giorno o l'altro White cercherà di fargliela pagare per quella storia di Dick Stensland ed è disposto a darmi una mano con Loew e Parker in cambio di qualche informazione compromettente su di lui. È questo che vuole?» «Diciamo al venti per cento. Che cos'ha scoperto su White?» «Per esempio?» «Per esempio su lui e le donne.» «A White le donne piacciono, ma non è una novità.» «Gli affari interni hanno fatto un controllo su di lui quando ha passato gli esami da sergente. Sul rapporto c'è scritto che frequentava una certa Lynn Bracken. La conosceva già nel '53?» Jack si strinse nelle spalle. «Non lo so. Non ho mai sentito questo nome.» «Vincennes, la sua espressione mi dice che non è vero, ma lasciamo perdere la Bracken, non mi interessa. White vedeva Inez Soto nel periodo in cui lei lo pedinava?» Per poco non si mise a ridere. «No, non per tutto il periodo in cui l'ho seguito. È questo che la preoccupa? Pensa che White e la sua...» Exley alzò una mano. «Non le chiederò se ha ucciso lei Hudgens, e non le chiederò nemmeno di ricostruire tutta quella primavera. Non per ora, almeno, e forse mai. Mi dica soltanto la sua opinione su una cosa. Lei era dentro fino alle orecchie in quella storia della pornografia e contemporaneamente lavorava al Nite Owl. Secondo lei, quei neri erano colpevoli?» Jack si ritrasse: voleva stare il più lontano possibile da quegli occhi. «C'erano dei particolari che non quadravano bene, lo avevo capito anche allora. Comunque, se non sono stati i tre che ha beccato lei, è stata qualche altra banda di neri, forse della gente che sapeva dove Coates aveva nascosto l'auto e che ci ha ficcato i fucili. Forse c'è un legame con la faccenda del traffico porno. Ma a lei perché interessa? Quei neri avevano violentato la sua donna, quello che ha fatto lei era giusto. Che cosa c'entra tutto questo, capitano?» Exley sorrise. Jack riconobbe la sua espressione: quella di un uomo sull'orlo del baratro. «Capitano, che cosa...» «No, i miei motivi sono affar mio. Le dirò quello che penso. Hudgens aveva qualcosa a che fare con il traffico porno e aveva anche un fascicolo su di lei. È per questo che lei era coinvolto in tutto quel casino.» In piene sabbie mobili. «Sì, una volta ho commesso un errore. Sa... una stronzata... certe volte penso persino che non me ne fregherebbe più niente
se qualcuno dovesse scoprirla.» Exley si alzò in piedi. «Ho già provveduto ad archiviare i reclami che la riguardano. Non ci sarà né commissione d'inchiesta né messa in stato d'accusa. Una clausola dell'accordo che ho fatto con il capo Parker è che lei presenti le dimissioni a maggio. Gli ho detto che lei sarebbe stato d'accordo e l'ho convinto che le tocca la pensione completa. Lui non mi ha chiesto i miei motivi e non voglio che me li chieda neanche lei.» Jack si alzò. «E in cambio?» «Se il Nite Owl si riapre, lei è tutto mio. Lei e tutto quello che sa.» Jack tese la mano. «Gesù, ma lei è diventato proprio un gelido figlio di puttana!» Calendario Febbraio-marzo 1958 Whisper, febbraio 1958 UCCISO L'UOMO SBAGLIATO NEL MASSACRO DEL NITE OWL? UNA FITTA RETE DI MISTERI Vi ricordate tutta la storiaccia del Nite Owl, vero? Il 14 aprile 1953, tre killer armati di fucile fecero irruzione nel confortevole Nite Owl Coffee Shop, a un passo dall'Hollywood Boulevard, nell'assolata città di Los Angeles, rapinarono e uccisero i tre impiegati e tre clienti e se ne andarono con la cifra approssimativa di trecento verdoni, che diviso per sei fa più o meno cinquanta dollari a testa. Il dipartimento di polizia di Los Angeles si gettò nel caso con il suo caratteristico zelo: arrestò come sospetti del massacro tre giovani neri e per soprammercato li accusò di rapimento e di strupro ai danni di una ragazza messicana. La polizia non era proprio certissima che i'tre, Raymond "Sugar Ray" Coates, Tyrone Jones e Leroy Fontaine, avessero commesso il massacro, ma in compenso non aveva dubbi che fossero stati loro a violentare Inez Soto, ventuno anni, studentessa di college. L'inchiesta sul Nite Owl fu condotta tra molta pubblicità e molte pressioni perché la polizia risolvesse alla svelta il "Delitto del Secolo" di Los Angeles. La polizia seguì, senza nessun risultato, parecchie piste per un paio di settimane, e infine scoprì le armi del delitto nell'automobile di Ray Coates,
nascosta in un garage abbandonato dei quartieri sud di Los Angeles. Poco dopo, Coates, Jones e Fontaine evasero dalla prigione del palazzo di giustizia... Entra in scena un giovane poliziotto: il sergente Edmund J. Exley, del dipartimento di polizia di Los Angeles. Eroe della seconda guerra mondiale, laureato alla UCLA, delatore sui colleghi nello scandalo delle violenze poliziesche del "Natale di sangue" del '51, nonché figlio del magnate delle costruzioni Preston Exley, l'imprenditore a cui si deve la gigantesca Dream-a-Dreamland di Raymond Dieterling e tutto il sistema di superstrade della California meridionale. La trama s'infittisce... Uno: il sergente Ed Exley è innamorato della vittima dello strupro, Inez Soto. Due: il sergente Ed Exley ritrova e uccide a colpi d'arma da fuoco Raymond Coates, Tyrone Jones e Leroy Fontaine. Si serve di un fucile: un tipico caso di giustizia poetica. Tre: il sergente Ed Exley è promosso capitano (doppia promozione!!!) una settimana dopo il fatto, come ricompensa per aver fatto giustizia sommaria in un caso che la polizia di Los Angeles doveva chiudere in fretta, al fine di perpetuare la sua (forse eccessiva?) reputazione. Quattro: il capitano Ed Exley (che è un ragazzo ricco, con un cospicuo fondo fiduciario lasciatogli dalla defunta madre) diventa presto molto intimo con Inez Soto e le compra una casa a un isolato di distanza dal suo appartamento. Cinque: noi di Whisper sappiamo da fonte bene informata che Raymond Coates, Leroy Fontaine, Tyrone Jones e l'uomo a casa del quale si nascondevano, Roland Navarette, erano disarmati quando l'eroico Ed Exley li ha fatti fuori... e adesso, a quasi cinque anni dal massacro del Nite Owl, la trama s'infittisce ancora di più... Come si sa, Whisper è la Cenerentola di quello che la stampa per bene definisce "giornalismo scandalistico". Non siamo una potenza come HushHush, la nostra sede è appena fuori New York e i nostri interessi principali sono sulla costa est. Ma anche noi abbiamo qualche fonte a Los Angeles e tra queste fonti c'è un investigatore privato devoto alla sua missione, che preferisce restare anonimo. Quest'uomo è ossessionato dal caso Nite Owl da anni, ha svolto in merito delle indagini approfondite e può fare adesso delle rivelazioni straordinarie. Quest'uomo, che chiameremo "investigatore privato", ha parlato con i corrispondenti di Whisper e ha rivelato quanto segue.
X-uno: nel corso dell'inchiesta sul Nite Owl, due fratelli, Peter e Baxter Engleking, tipografi a San Bernardino, California, si presentarono alle autorità per dichiarare che Delbert "Duke" Cathcart, una delle vittime del Nite Owl, si era rivolto a loro con un progetto per stampare materiale pornografico, dal che aveva dedotto che il massacro era avvenuto in conseguenza di uno scontro della malavita per il controllo del racket della pornografia. La polizia di Los Angeles non prese in considerazione la teoria dei fratelli: aveva troppa fretta di affibbiare il delitto ai neri. Gli Engleking adesso sembrano spariti dalla faccia della Terra... X-due: la signora Hilda Lefferts, madre di Susan Nancy Lefferts, una delle vittime del Nite Owl, nata e cresciuta a San Bernardino, ha dichiarato all'investigatore privato X che subito prima del massacro sua figlia frequentava un amico misterioso, che somigliava moltissimo a Duke Cathcart: l'aveva persino sentito dire a Susan Nancy: "Chiamami Duke. Devi abituarti"!!! La signora Lefferts non ha identificato l'uomo dalle fotografie segnaletiche non ufficiali che l'investigatore privato X le ha mostrato. X allora ha sviluppato quella che consideriamo una teoria e-x-cellente e e-xcitante! La signora Lefferts ha detto che l'amico di sua figlia assomigliava molto a Duke Cathcart. Il corpo identificato come quello di Cathcart era in condizioni troppo cattive per essere correttamente identificato. L'identificazione finale del coroner si basava su una ricostruzione parziale dell'impronta dentale, confrontata con i dati registrati sulla scheda della prigione. Eppure un'altra scheda carceraria stabiliva l'altezza di Cathcart a cm. 177,4, mentre il corpo scoperto al Nite Owl era alto esattamente cm. 172,7. Una prova definitiva, questa, del fatto che al Nite Owl Coffee Shop non è stato ucciso Cathcart, ma uno che si faceva passare per lui... Tutte e-x-trapolazioni e-x-citanti, che crediamo potranno portare a rivelazioni e-x-tremamente inter-x-santi, nonché e-x-asperare il dipartimento di polizia di Los Angeles e, forse, contribuire a riabilitare i tre neri ingiustamente accusati del massacro. Noi di Whisper e-x-igiamo che la Procura di Los Angeles faccia e-x-umare i corpi delle vittime del Nite Owl; disapproviamo con tutta la nostra fermezza il capitano Ed Exley, che ha ucciso a sangue freddo quattro vittime della società e facciamo una e-x-plicita richiesta alla polizia di Los Angeles: riscattate le vostre colpe, in nome della Giustizia! Riaprite il caso Nite Owl!!!
Estratto dal Chronicle di San Francisco, 27 febbraio LASCIA PERPLESSI GLI INQUIRENTI IL DOPPIO OMICIDIO DI GAITSVILLE Gaitsville, Calif., 27 feb, 1958 - Uno sconcertante caso di duplice omicidio ha suscitato molta inquietudine fra i cittadini di Gaitsville, un piccolo centro a sessanta miglia a nord di San Francisco e ha messo a dura prova le capacità degli uomini dello sceriffo della contea di Marin. Due giorni fa, i corpi di Peter e Baxter Engleking, rispettivamente di 41 e 37 anni, sono stati scoperti nel loro appartamento, accanto alla tipografia dove entrambi erano impiegati come fotocompositori. I due fratelli, nelle parole del tenente Eugene Hatcher, dell'ufficio dello sceriffo della contea di Marin, erano due "due personaggi sospetti, in rapporti con la malavita". Il tenente, con qualche cautela, ha chiarito il concetto con il reporter del Chronicle, George Woods. "Entrambi gli Engleking avevano dei precedenti penali per spaccio di stupefacenti" ha detto. "Certo, erano puliti da anni, ma restavano sempre dei personaggi sospetti. Per esempio, lavorano alla tipografia sotto falso nome. Per ora non abbiamo degli indizi precisi, ma pensiamo che si tratti di un caso di tortura per ottenere informazioni." I fratelli Engleking lavoravano al Rapid Bob's Printing di East Verdugo Road, a Gaitsville, e abitavano in un appartamento nell'edificio adiacente. Il loro datore di lavoro, Robert Dunkquist, 53 anni, li conosceva con i nomi di Pete e Bax Girard e ha scoperto i loro corpi martedì mattina. "Pete e Bax lavoravano per me da un anno ed erano puntuali come orologi" ha detto. "Quando non si sono presentati al lavoro martedì, ho capito che c'era qualcosa che non andava. E poi qualcuno aveva messo a soqquadro il negozio e volevo che mi aiutassero a trovare i colpevoli." I fratelli Engleking, la cui identità è stata accertata grazie a un confronto via telex delle impronte digitali, sono stati abbattuti a colpi di arma da fuoco; il tenente Hatcher è certo che sia stato usato un silenziatore. "Il nostro esperto balistico ha trovato delle stilature sui proiettili che abbiamo estratto dal corpo delle vittime. Ciò fa pensare a un silenziatore e spiega anche perché i vicini non abbiano sentito alcuno sparo." Il tenente Hatcher non ha voluto precisare a che punto è la sua inchiesta, ma ha dichiarato che le indagini proseguono in tutte le direzioni. Ha ammesso che entrambe le vittime sono state torturate prima d'essere uccise, ma non ho voluto fornire particolari sulla scena del delitto.
"Vogliamo tenere per noi queste informazioni" ha detto. "Spesso dei maniaci in cerca di pubblicità confessano delitti di questo genere senza averli commessi. La riservatezza sui particolari aiuta a distinguere i veri colpevoli dagli innocenti." Peter e Baxter Engleking non lasciano, a quanto si sa, parenti in vita; i loro corpi si trovano attualmente presso l'ufficio del coroner di Gaitsville. Il tenente Hatcher raccomanda a chiunque possa fornire delle informazioni di mettersi in contatto con il dipartimento dello sceriffo della contea di Marin. Estratto dall'Examiner di San Francisco, 1° marzo LE VITTIME DELL'OMICIDIO DI GAITSVILLE COLLEGATE A UN NOTO CASO CRIMINALE DI LOS ANGELES Peter e Baxter Engleking, assassinati a Gaitsville, California, il 25 febbraio, erano stati testimoni materiali nel famoso caso del massacro del Nite Owl, verificatosi a Los Angels nell'aprile del 1953, come ha rivelato oggi il tenente Eugene Hatcher del dipartimento dello sceriffo della contea di Marin. "Abbiamo avuto una segnalazione anonima ieri" ha dichiarato all'Examiner il tenente Hatcher. "Un uomo ha telefonato, ha dato l'informazione e ha riappeso. L'abbiamo subito verificata con l'ufficio del procuratore giù a L. A. e ci hanno detto che era esatta. Non credo che il particolare sia rilevante per il nostro caso, ma mi sono messo comunque in contatto con la polizia di Los Angeles. Non mi sono sembrati minimamente interessati, per cui ho lasciato perdere." Estratto dal Daily News, di Los Angeles, 6 marzo IL NITE OWL RIESUMATO! NUOVE SCONVOLGENTI RIVELAZIONI: SONO STATI UCCISI DEGLI INNOCENTI? È una brutta storia. Ma il Daily News, francamente l'unico quotidiano indipendente di Los Angeles, l'unico in tutta la California meridionale che non abbia paura di denunciare scandali e abusi, non indietreggia certo di fronte a una storia del genere. È una storia che sgonfia l'immagine eroica di un uomo che molti considerano un esemplare perfetto di devozione alla legge e all'ordine, ma quando gli eroi hanno i piedi d'argilla noi del Daily
News crediamo sia nostro dovere sottoporre le loro imprese al vaglio dalla pubblica critica. La posta in gioco è importante, come è stato grave il delitto che è all'origine di tutto quanto, e francamente la nostra denuncia è anche un accorato grido d'allarme. L'infame delitto del Nite Owl, sei persone massacrate nel corso di una rapina in un coffee shop di Hollywood nell'aprile del '53, non è stato risolto correttamente, con grave pregiudizio per la giustizia. Noi vogliamo che il caso sia riaperto e che giustizia sia fatta sul serio. Raymond Coates, Leroy Fontaine e Tyrone Jones: ricordate questi nomi? Erano tre giovani neri, dei criminali e dei violentatori, certo, ma la polizia li ha accusati ingiustamente di quel delitto. Arrestati poco dopo il massacro del Nite Owl, avevano fornito un alibi infame: non potevano essere stati loro gli autori del delitto, perché erano occupati nel rapimento e nello stupro di una giovane donna, Inez Soto. Avevano fatto violenza a miss Soto in un edificio deserto della Los Angeles sud e poi l'avevano portata in giro e offerta dietro compenso a degli amici, perché ne abusassero anche loro. Quindi avevano lasciato miss Soto con un certo Sylvester Fitch, che a sua volta sarebbe stato ucciso da un agente della polizia di Los Angeles nel corso dell'eroico salvataggio della giovane donna. Miss Soto rifiutò di cooperare con le indagini della polizia, che s'incentravano soprattutto sul problema di stabilire dove esattamente si trovassero Coates, Jones e Fontaine al momento del massacro. Erano con lei e con gli altri violentatori (nessuno dei quali, tra parentesi, è stato identificato, a parte Fitch)? Avevano avuto il tempo di spostarsi dai quartieri meridionali a Hollywood, per commettere il delitto e tornare poi ad abusare della povera giovane? La ragazza era restata cosciente per tutta la durata della violenza cui era stata sottoposta? Tutte domande che non hanno avuto risposta. Fino a ora. Le indagini della polizia potevano prendere due direzioni diverse: la ricerca di prove specifiche che confermassero la responsabilità di Coates, Jones e Fontaine, oppure un'indagine generale, secondo le procedure standard della polizia, nel presupposto che i tre fossero responsabili di ratto e violenza ma non di omicidio. Miss Soto continuava a rifiutarsi di cooperare. Ma il dilemma non si pose nemmeno, perché Coates, Jones e Fontaine evasero dal carcere e furono abbattuti dall'eroe di cui sopra, il sergente Edmund Exley, della polizia di Los Angeles. Laureato, eroe di guerra, figlio del celebre Preston Exley, Ed Exley si servì del caso Nite Owl come di un trampolino di lancio per la sua smisu-
rata ambizione. Fu promosso capitano a 31 anni e tra poco sarà ispettore. A 36 anni sarà il più giovane ispettore della storia della polizia di Los Angeles. È citato come possibile candidato repubblicano quasi altrettanto spesso di suo padre, il re delle costruzioni. Su di lui continuano a circolare certe voci: che gli uomini che ha ucciso fossero disarmati e che il procuratore Ellis Loew si sia sognato la confessione che, a quanto fu detto, i tre avrebbero reso prima di evadere. Quello che nessuno sa è che Ed Exley era innamorato di Inez Soto e che le ha perdonato la scarsa cooperazione durante l'inchiesta: poco dopo, infatti, le ha comprato una casa ed è restato in rapporti molto stretti con lei per quasi cinque anni. E ora, due sviluppi recenti hanno riportato agli onori della cronaca il caso Nite Owl. Nel 1953, due individui, due fratelli, si erano offerti di fornire certe informazioni relative agli omicidi del Nite Owl. Costoro, Peter e Baxter Engleking, avevano affermato che dietro al massacro c'era un'oscura vicenda di traffico di materiale pornografico, un traffico organizzato, a loro dire, da una di quelle vittime: il pregiudicato Delbert Duke Cathcart. La polizia aveva deciso di ignorare l'informazione. Quasi cinque anni dopo, Peter e Baxter Engleking sono stati assassinati nella cittadina di Gaitsville, a nord dello stato. La loro uccisione, che ha avuto luogo il 25 febbraio, è stata archiviata per assoluta mancanza di indizi. Ma una domanda che da molto tempo non aveva avuto risposta stava per essere soddisfatta. Al penitenziario di San Quentin, un detenuto di colore, Otis John Shortell, legge l'articolo di un quotidiano di San Francisco sull'uccisione dei fratelli Engleking, in cui si faceva menzione del loro incerto collegamento con il caso Nite Owl. L'articolo gli dà da pensare. Chiede un colloquio all'assistente guardiano e rende una confessione sconcertante. Otis John Shortell, che è in prigione per una serie di furti d'auto e non nasconde di sperare in una riduzione di pena in cambio della sua collaborazione con la giustizia, ha confessato d'essere uno degli uomini a cui Coates, Fontaine e Jones avevano ceduto Inez Soto. S'era intrattenuto con la ragazza e i tre giovani tra le due e mezzo e le cinque della mattina in cui avevano avuto luogo gli omicidi, per tutto il periodo di tempo riguardante il delitto. Ha dichiarato al guardiano di non essersi presentato a scagionare i tre per paura di essere a sua volta incriminato per violenza carnale. Inoltre ha rivelato che Coates aveva nella sua auto una notevole quantità di narcotici, il che spiega perché a suo tempo non ne avesse voluto rivelare l'ubicazione
alla polizia. Shortell ha dichiarato d'essersi deciso a confessare in seguito a una recente conversione alla fede pentecostale, ma le autorità carcerarie sono apparse dubbiose. Allora Shortell ha chiesto di essere sottoposto in cella all'esame con la macchina della verità e ha sostenuto ben quattro test. Li ha superati in maniera indubitabile tutti e quattro. Il suo avvocato, Morris Waxman, ha fatto avere le copie autenticate dei verbali degli interrogatori al Daily News e al dipartimento di polizia. Noi abbiamo scritto questo articolo. Cosa farà la polizia di Los Angeles? In questa sede, denunciamo pubblicamente l'ingiustizia di chi ha creduto di fare giustizia a colpi di fucile. Denunciamo le motivazioni del tiratore scelto Ed Exley. Sfidiamo pubblicamente il dipartimento di polizia di Los Angeles a riaprire il caso. Estratto dal Times di Los Angeles, 11 marzo UNA MONTATURA SUL CASO NITE OWL Una serie di eventi non collegati tra loro e il fuoco acceso da una serie di articoli del Daily News di Los Angeles dovrebbero spingere la polizia di Los Angeles a riaprire l'inchiesta del '53 sul caso Nite Owl. Il capo del dipartimento, William H. Parker, ha definito tutta la questione "un barile di polvere con la miccia bagnata". "Sono tutte storie" ha detto. "La testimonianza di un criminale degenerato e un duplice omicidio non correlato non rappresentano una ragione valida per riaprire un caso chiuso con successo cinque anni fa. Ho approvato l'operato del capitano Ed Exley nel 1953 e lo approvo ancora oggi." L'accenno del capo Parker si riferisce all'uccisione, lo scorso 25 febbraio, di Peter e Baxter Engleking, che s'erano offerti come testimoni nel corso dell'inchiesta del Nite Owl e alle recenti dichiarazioni di Otis John Shortell, detenuto a San Quentin, che ha sostenuto di essere stato in compagnia dei tre killer precedentemente accusati, nel periodo in cui aveva luogo il massacro del Nite Owl. Ricordando che Shortell ha superato in prigione un esame con la macchina della verità, il suo avvocato, Morris Waxman, ha dichiarato a sua volta: "La macchina della verità non racconta bugie. Otis è un uomo religioso che si sente gravato dalla colpa di non aver scagionato degli innocenti cinque anni fa e adesso vuole che sia fatta giustizia. Ha fornito ai tre uccisi un alibi provato e vuole vedere puniti i veri colpevoli. Non cesserò di portare avanti questa posizione finché la polizia di Los Angeles non si deciderà a compiere il proprio dovere, riaprendo il
caso". Richard Tunstell, direttore cittadino del Daily News di Los Angeles, ha espresso un analogo punto di vista: "Abbiamo affondato i denti in qualcosa di grosso. Non ce lo lasceremo sfuggire". Titoli: Daily News di Los Angeles, 14 marzo J'ACCUSE LA POLIZIA VUOLE INSABBIARE IL CASO NITE OWL Daily News di Los Angeles, 15 marzo LETTERA APERTA A "GRILLETTO FACILE" EXLEY Times di Los Angeles, 16 marzo L'AVVOCATO DEL DETENUTO FA ISTANZA AL PROCURATORE GENERALE DELLO STATO: RIAPRIRE IL CASO NITE OWL! Herald-Express di Los Angeles, 17 marzo PARKER ALLA STAMPA: "IL NITE OWL RESTA UN CASO CHIUSO" Daily News di Los Angeles, 19 marzo I CITTADINI CHIEDONO GIUSTIZIA: PICCHETTI ALLA SEDE DELLA POLIZIA Herald-Express di Los Angeles, 20 marzo PARKER E LOEW ALLE CORDE IL GOVERNATORE KNIGHT: "IL NITE OWL È UNA POLVERIERA" Mirror-News di Los Angeles, 20 marzo IL PREZZO DEL SANGUE: LE FOTO ESCLUSIVE DEL NIDO D'AMORE DI EXLEY E INEZ SOTO Examiner di Los Angeles, 20 marzo SOMMERSO DALLE CHIAMATE
IL TELEFONO DELLA POLIZIA: LA VOCE DEI CITTADINI SUL NITE OWL Times di Los Angeles, 20 marzo PARKER APPOGGIA EXLEY E INSISTE: "NON RIAPRIREMO IL NITE OWL" Daily News di Los Angeles, 20 marzo LA GIUSTIZIA DEVE PREVALERE! LA POLIZIA DIMOSTRI LA SUA BUONA FEDE! RIAPRIAMO SUBITO IL NITE OWL! Parte quarta Destinazione obitorio 48 Il telefono: venti a uno che era la stampa. Ed alzò la cornetta lo stesso. «Sì?» «Bill Parker, Ed.» «Signore, come sta? E grazie per la dicharazione sul Times.» «Era sincera, figliolo. Stiamo cercando di tenere la faccenda sotto controllo, e lasciare che passi. Come l'ha presa Inez? Tutta questa pubblicità, voglio dire.» «Mio padre mi ha detto che s'è trasferita da Ray Dieterling, su a Laguna. E abbiamo rotto, qualche mese fa. Non funzionava.» «Mi dispiace. Ma Inez è una ragazza coraggiosa comunque. A confronto di quello che ha passato, questa è una sciocchezza.» Ed si strofinò gli occhi. «Non sono del tutto sicuro che passerà.» «Io credo di sì. La polizia di Gaitsville non intende collaborare, per quanto riguarda gli omicidi Engleking, e quel nero di Quentin, come testimone, non conta nulla. L'esame alla macchina della verità sembra valido, ma il suo avvocato è solo un pezzo di merda, che pensa unicamente a tirare il suo cliente fuori dai...» «Signore, tutto questo a parte, non sono sicuro che gli uomini che ho ucciso fossero colpevoli e...» «Non interrompermi e non venirmi a dire che sei tanto ingenuo da credere che riaprire il caso potrebbe servire a qualcosa. Sarebbe un suicidio. Io
sto aspettando che passi e il procuratore generale, su a Sacramento, sta aspettando che passi. Questa cattiva pubblicità, le petizioni per la giustizia e via dicendo... dopo un po' si sgonfiano e passano.» «Se no?» Parker sospirò. «Se il procuratore ordina un'inchiesta statale, presenterò un'ingiunzione a nome del dipartimento e lo anticiperò con un'inchiesta nostra. Ellis Loew è assolutamente d'accordo su questa strategia... ma vedrai che passerà.» Ed disse: «Non sono sicuro di volerlo.» 49 Di servizio alla squadra gangster: stanza numero 6, Victory Motel. Bud, Mike Breuning, un tipo di Frisco ammanettato alla sedia: Joe Sifakis, tre imputazioni per usura, prelevato appena sceso dal treno alla Union Station. Breuning era al lavoro con il tubo di gomma; Bud stava a guardare. Millequattrocento dollari sul cassettone: un'offerta per le opere assistenziali della polizia. Un trattamento "stai-fuori-dai-piedi" di prima classe: stavano per cominciare il lavoro ai denti. Bud guardò l'ora: le quattro e venti. Dudley era in ritardo. Sifakis cominciò a gridare. Bud passò in bagno. Quattro pareti di oscenità: frasi e poesiole erotiche, qualcuna con tanto di data. Ce n'erano anche del '53, il che lo fece pensare al Nite Owl. Aveva paura: il caso faceva di nuovo notizia. Dud voleva parlargli. Fece scorrere l'acqua, per non sentire gli urli. Controllò mentalmente le proprie menzogne sul Nite Owl e le trovò a prova di bomba. Nessuno sapeva ancora che aveva passato la storia a Whisper e il cadavere di Cathcart era ancora sotto la casa. Nessuno sapeva che era stato lui a informare quelli dello sceriffo di Gaitsville del rapporto tra gli Engleking e il Nite Owl. Due cose in cui aveva avuto fortuna: la morte dei fratelli, il nero che aveva parlato su a Quentin (probabilmente, un alibi autentico). Quanto alle sue omissioni del '53, era a posto: se Dudley supponeva che non avesse riferito proprio tutto, forse avrebbe collegato la cosa con la sua fissazione per la morte di Kathy. Dud era stato il supervisore del Nite Owl e voleva che tutto quel casino finisse. Una riapertura del caso lo avrebbe fatto sembrare un cretino, e per di più un cretino di secondo piano, in sottordine all'eroe fasullo Ed Exley. Parker cercava di silurare l'idea della riapertura: le probabilità, diciamo, erano di cinque a uno. Cinque a uno che Exley ne sarebbe uscito con...
Sifakis gridò, facendo tremare la porta. Bud immerse la testa nel lavandino. Uno scarabocchio accanto allo specchio: "Meg Greunwitz, scopa bene, AX-74022". Altri nomi di ragazze sui muri. La settimana prima quelli dello sceriffo di L.A. avevano trovato un'altra puttana assassinata, da aggiungere al suo elenco: Lynette Ellen Kendrick, 21 anni, morta il 17 marzo 1958. Picchiata, segni d'anello, violenza tripla. I ragazzi della contea non gli avrebbero lasciato neanche il tempo di... Sifakis cominciava a balbettare. In bagno faceva troppo caldo. Bud uscì. Sifakis era di umore collaborativo: «...e io so le cose. Sto a sentire quello che mi dicono. Per esempio... so che con Mick fuori la stagione è aperta. Le cose andavano in quello strano modo tranquillo mentre era dentro, ma questi tipi che sparano hanno fatto fuori quelli che curavano le sue cose, e poi questi indipendenti, questo gruppo di tre, bang bang bang, gli uomini di Michey kaputt e quelli cercano di soffiargli il giro dello strozzo. Tutti rispettavano Dud S. come pacificatore, ma adesso non fa un cazzo di niente. Vuoi fare una retata? Uh? Uh? Uh? Vuoi una buona dritta su...» Breuning aveva l'aria annoiata. Bud uscì in cortile: tutto erbacce, una recinzione in filo spinato. Quattordici stanze vuote: il dipartimento aveva comprato la proprietà per un pezzo di pane. «Ragazzo.» Dudley, sul marciapiede. Bud accese una sigaretta e gli si avvicinò. «Ragazzo, mi dispiace per il ritardo.» «Non importa. Hai detto che era una cosa seria.» «Sì, proprio una cosa seria. Ti diverti alla squadra di Hollywood, ragazzo? Ti si adatta?» «Preferivo la Omicidi.» «E farò in modo che possa tornarci presto. E ti sei compiaciuto nel vedere l'amico Exley ridicolizzato dal quarto potere?» Gli andò il fumo di traverso e tossì. «Sì, certo. Peccato che il caso non verrà riaperto e non lo farà sudare sangue davvero. Non che voglia vedere nei guai anche te, certo.» Dudley rise. «Vedo contraddizioni nel tuo modo di pensare. E anch'io provo una certa sensazione di ambivalenza, specialmente da quando un uccellino a Sacramento mi ha comunicato che il procuratore generale ha deciso di chiedere che il caso venga riaperto. Ellis Loew ha preparato un'ingiunzione, per cui penso che ci risiamo in pieno. Alta politica, ragazzo. I
democratici e i vari progressisti hanno preso a cuore la causa dei poveri negretti accusati ingiustamente: vogliono sfruttare l'argomento alle primarie. Il P.G. è repubblicano e ha voluto giocare d'anticipo. Ragazzo, tu non hai per caso qualche informazione sul Nite Owl che non mi hai sottoposto?» Era già pronto alla domanda. «No.» «Ah, grande. E a parte questo, ho un incarico per te qui al Victory, stasera. Un uomo piuttosto grosso e muscoloso richiede un piccolo trattamento e, francamente, a Mike e Dick manca la necessaria presenza per fargli un'impressione adeguata. Il mondo è piccolo, ragazzo: credo proprio che questo tipo conoscesse il nostro amico Duke Cathcart nel '53. Forse può darti qualche informazione su quella Kathy Janeway che t'interessa tanto. L'idea del triste destino di Kathy ti affligge ancora, ragazzo?» Bud aveva la bocca secca. «Ragazzo, dimentica quello che ho detto. Fissazioni del genere sono come le prostitute: possono migliorare, ma restano sempre quello che sono. E stai di buon animo. Avrò presto del lavoro extra per te, un lavoro che dovrebbe ridestare le tue vecchie capacità.» Bud sbatté le palpebre. Prostitute voleva dire Lynn. Cosa poteva significare l'allusione alla Janeway? Si sentivano le grida di Joe Sifakis, a quattro pareti di distanza, oltre l'angolo del cortile. 50 Era stato Gallaudet a passargli la notizia: l'ufficio del procuratore generale aveva deciso di chiedere la riapertura: un'inchiesta finanziata e diretta dallo stato. Ellis Loew aveva deciso, a sua volta, di avocare l'indagine. Il dipartimento, dopo il Nite Owl. Era ora di giocare le sue carte. Ed, in un coffee shop su La Brea. Aspettava Jack Vincennes, scorreva delle carte. Appunti sul Nite Owl e sul caso Hudgens. Primo problema: il tizio di San Quentin diceva la verità? Probabilmente sì, quali che fossero i suoi motivi. Secondo problema: l'uccisione degli Engleking era collegata al Nite Owl? Impossibile dirlo, finché gli agenti dello sceriffo di Marin non si decidevano a comunicare cosa avevano scoperto. Terzo problema: l'automobile rosso scuro fuori dal Nite Owl. Una mezza
idea: non c'entrava niente con il caso, gli assassini avevano semplicemente saputo della ricerca, avevano trovato l'auto di Coates prima della polizia e ci avevano infilato le armi. Il che voleva dire che avevano seminato anche i bossoli rinvenuti nel Griffith Park. Notevole. Gli archivi del carcere del palazzo di giustizia dal '35 al '55 non esistevano più: se i colpevoli avevano avuto informazioni necessarie grazie a qualche collegamento carcerario, ormai sarebbe stato impossibile trovare quel collegamento. Far condurre a Kleckner e Fisk un'indagine approfondita sull'auto rosso scuro e i fucili rinvenuti. Quarto problema: Malcom Lunceford, ex poliziotto, guardia di sicurezza, alcolizzato. Era collegato a qualche complotto criminale che era sfociato nel massacro? Risposta: poco probabile. Lunceford era da parecchio un frequentatore abituale del Nite Owl, sempre sul tardi. Ed bevve un sorso di caffè e pensò al potere. Ne aveva approfittato: la divisione affari interni godeva di una vasta autonomia, dentro e fuori il dipartimento, e lui aveva messo al lavoro Fisk e Kleckner nella prospettiva di una riapertura del caso, ufficiale o privata. Vincennes aveva ammesso d'aver pedinato Bud White e aveva mentito quando gli aveva chiesto se White conosceva la sua occasionale fidanzata, Lynn Bracken già nella primavera del '53. Lynn Bracken era stata messa sotto sorveglianza; Fisk aveva appena fatto rapporto. La donna godeva fama di essere un'ex prostituta. Risultava comproprietaria di una boutique a Santa Monica. Il suo socio era Pierce Morehouse Patchett, cinquantasei anni. Kleckner aveva indagato sulla sua posizione finanziaria: era saltato fuori che Patchett era un ricco imprenditore, ma forniva ragazze squillo ai soci in affari. Poi, la sorpresa. Patchett possedeva una casa d'appartamenti a Hollywood. A quell'indirizzo s'era verificata una strana sparatoria, in pieno caso Nite Owl. Era stato proprio lui a prendere la chiamata: nessun sospetto individuato, attrezzature sadomaso rinvenute in un appartamento nel seminterrato, dove qualcuno aveva fatto fuoco. Il direttore aveva sostenuto di non conoscere il proprietario: veniva pagato per posta e sospettava che i soldi gli arrivassero attraverso un'organizzazione di facciata. Conosceva soltanto il nome di uno degli inquilini: "Lamar", un "tipo biondo e robusto", e tendeva a dare a lui la colpa della sparatoria. Il rapporto conclusivo di un'indagine successiva della divisione di Hollywood riferiva che Lamar non s'era più fatto vedere. Incidente chiuso. Bidone era in ritardo. Tornò agli appunti su Hudgens. Un lavoraccio di bassa macelleria, nessun sospetto preciso, Hudgens era
inviso a troppe persone. Un'inchiesta poco convinta: l'attenzione s'era focalizzata per un po' su Max Peltz e su quelli di Badge of Honor, Hush-Hush aveva appena pubblicato una denuncia delle preferenze di Peltz per le minorenni. Peltz aveva superato una prova alla macchina della verità; gli altri avevano preferito fornire un alibi. Leggendo tra le righe, si capiva che Parker considerava la vittima un pezzo di merda e aveva lasciato cadere il caso appena aveva potuto. Bidone continuava a non farsi vedere. Ed diede un'occhiata all'elenco degli alibi. Max Peltz era occupato in una violenza carnale presunta: nessuna denuncia. La sceneggiatrice, Penny Fulweider, era a casa con suo marito. Billy Dieterling aveva un alibi: Timmy Valburn. L'alibi dello scenografo, David Mertens (era malato, soffriva di epilessia e di altri problemi) era rappresentato da Jerry Marsalas, il suo infermiere a tempo pieno. Brett Chase, il divo, era a un party; Miller Stanton, l'altro interprete principale, anche. Niente di fatto, ma la morte di Hudgens doveva ben avere qualcosa a che fare con il comportamento di Vincennes nella primavera del '53. Bidone entrò nel locale e si mise a sedere. Nessun preliminare. «Ha deciso di lanciarsi?» «Devo vedere Parker domani. Sono sicuro che annuncerà la riapertura.» Vincennes rise. «Allora non abbia quell'aria cupa. Se è tanto pazzo da volerlo, almeno stia allegro.» Ed mise sei bossoli sul tavolo. «Tre di questi li ho presi dal deposito dei corpi del reato della divisione di Hollywood. Le striature sono identiche. Aprile del '53, Jack. Ricorda quella sparatoria sulla Cheramoya?» Vincennes strinse le dita sul bordo del tavolo. «Vada avanti.» «Il proprietario di quell'edificio della Cheramoya è Pierce Patchett e la proprietà è molto ben mascherata. Nel seminterrato sono stati trovati degli aggeggi sadomaso e si sa che Patchett conosceva Lynn Bracken, l'amichetta di Bud White, quella che lei ha negato di conoscere. Lei allora si occupava di pornografia per la Buoncostume, e pornografia e attrezzature sadomaso rientrano nello stesso giro. L'ultima volta che abbiamo parlato ha ammesso che Hudgens aveva un fascicolo su di lei e che si era lasciato coinvolgere per questo. Ecco la mia deduzione importante, e mi corregga se sbaglio: la Bracken e Patchett erano in rapporti con Hudgens.» Vincennes mise le mani sotto il tavolo: tremavano. «Così lei è un bastardo intelligente. E allora?» «Allora, Bud White conosceva Hudgens?»
«No, non credo che...» «Che cosa sa White su Patchett e la Bracken?» «Non ne ho idea. Guardi, Exley...» «No, guardi lei. E mi risponda. Ha avuto il fascicolo di Hudgens che la riguardava, alla fine?» Bidone, sudando. «Sì, l'ho avuto.» «Da chi?» «Dalla Bracken.» «Come ha fatto?» «Minacciandola con una deposizione. Ho scritto una deposizione, tutto quello che avevo scoperto su di lei e su Patchett. Ne ho fatto delle copie che ho depositato in varie cassette di sicurezza.» «E...» «Sì, le ho ancora. E loro hanno una copia della mia.» Una supposizione logica. «Ed era Patchett che distribuiva la roba di cui si occupava lei?» «Sì. Exley, guardi...» «No, Vincennes, guardi lei. Ha ancora delle copie di quelle riviste?» «Ho conservato le deposizioni e le riviste. Lei le vuole e io voglio che la mia soppressione di prove sia cancellata. E metà del merito di aver risolto il Nite Owl.» «Un terzo. Non si può risolvere il caso senza Bud White.» 51 La camera numero 6 al Victory. Dudley; un tipo di malvivente muscoloso ammanettato alla sedia; Dot Rothstein che sfogliava avidamente una copia di Playboy. Bud la osservava mentre occhieggiava le donnine: una lesbica massiccia, vestita con una tuta della Hughes Aircraft. Dudley sfogliava un fascicolo. «Lamar Hinton, età trentuno, una condanna per aggressione, ex dipendente della compagnia dei telefoni, fortemente sospettato d'installare linee clandestine per Jack Whalen. Contravviene alle norme sulla libertà vigilata dall'aprile 1953. Ragazzo, suppongo sia del tutto corretto considerarti in rapporti con il crimine organizzato, come a dire un soggetto bisognoso di adeguata rieducazione, perché possa tornare alle consuetudini della società civile.» Hinton si leccò le labbra. Dudley sorrise. «Sei venuto tranquillamente, il che va a tuo credito. Non hai piantato la solita solfa sui tuoi diritti civili, il
che, visto che non ne hai, depone a favore della tua intelligenza. Ora, il mio lavoro è quello di individuare e mettere sotto controllo il crimine organizzato, qui a Los Angeles, e ho scoperto che la forza fisica spesso rappresenta una delle misure correttive più adeguate. Ragazzo, adesso ti farò delle domande e tu mi risponderai. Se sarò soddisfatto delle risposte, il sergente Wendell White qui presente resterà tranquillamente seduto sulla sua sedia. Allora, perché ti sei sottratto alla libertà vigilata nell'aprile 1953?» Hinton si mise a balbettare. Bud gli rifilò una salva di manrovesci, tenendo gli occhi fissi sul muro, per non vederlo. Destro sinistro - destro sinistro - destro. Dot gli fece segno di smettere. Cessate il fuoco. Dudley: «Un piccolo ammonimento, per farti capire di che cosa è capace il sergente White. D'ora in poi provvederò io a curarti dalla balbuzie. Ricordi la domanda? Perché ti sei sottratto alla libertà vigilata nell'aprile del '53?» Un balbettio indistinto. Hinton aveva gli occhi praticamente fuori della testa. «Ragazzo, siamo qui che aspettiamo.» Hinton: «D... d... d... dovevo l... l... l... lasciare la c... città.» «Ah, grande. E che cosa ha fatto maturare questo tuo bisogno di trasferirti?» «S... solo problemi di d... donne.» «Ragazzo, non ci credo.» «È l... l... la v... verità.» Dot fece un cenno. Bud rifilò a Hinton un altro paio di manrovesci, esagerando nel fare scena. Dot disse: «Quest'uomo potrebbe farti molto male. Forza, bambino, fallo per te. Aprile '53. Perché hai dovuto lasciare la città?» Bud sentì Breuning e Carlisle parlare nella stanza accanto. Poi capì: 1953... il Nite Owl. «Ragazzo, forse ho sopravvalutato le capacità della tua memoria, per cui permettimi d'aiutarti. Pierce Patchett. Allora eri in rapporti con lui, no?» Bud si sentì rabbrividire. Soppressione di prove: Dudley non avrebbe neanche dovuto sapere dell'esistenza di Patchett... Hinton si dibatteva tutto. «Ah, grande: forse abbiamo toccato un punto sensibile.» Dot Sospirò. «Dio, che muscoli. Vorrei averli io.» Dudley mugugnò. Niente paura: sta pensando alla riapertura del caso. Forse c'entra anche
Hinton. Se sapesse del mio giochino con i rapporti non sarei qui. Dot stava prendendo Hinton a colpi di sfollagente alle braccia e alle ginocchia. Il forzuto resisteva stoicamente, senza gemiti o strilli. Dudley rise. «Ragazzo, hai una resistenza notevole. Un commento su questo, per favore: Pierce Patchett, Duke Cathcart, la pornografia. Sii conciso o il sergente White saggerà la tua soglia di sopportazione.» Hinton, senza balbettare: «Vaffanculo, succhiacazzi irlandese!» Risata. «Ragazzo, sei davvero spassoso. Wendell, estrinseca al nostro adepto del crimine organizzato la tua opinione in merito a spiritosaggini non richieste.» Bud prese lo sfollagente di Dot. «Che cosa vuoi da lui, capo?» «Piena e docile cooperazione.» «Riguarda il Nite Owl? Hai detto Duke Cathcart.» «Voglio piena e docile collaborazione su tutti gli argomenti. Hai delle obiezioni?» Dot disse: «Forza White, non stare a far domande, Dio, vorrei averli io, quei muscoli.» Bud si avvicinò. «Lasciatemelo lavorare da solo. Solo un paio di minuti.» «Un ritorno ai vecchi metodi, ragazzo? È da tempo che non esprimevi un po' di entusiasmo per questo genere di lavoro.» Bud mormorò: «Voglio fargli credere che me la può fare, poi lo sistemo. Tu e Dot aspettate fuori, okay?» Dudley annuì e accompagnò Dot fuori della stanza. Bud accese la radio: pubblicità, auto usate d'occasione da Yeakel Olds. Prese una sedia. «Non mi piace questo lavoro, per cui, da bravo, dammi qualche risposta sensata e io gli dirò di lasciar perdere. Capito? Niente arresto per violazione alle norme.» «Vaffanculo.» «Hinton, sono sicuro che conosci Pierce Patchett e forse conoscevi anche Duke Cathcart. Dimmi soltanto qualcosa e...» «In culo a tua madre.» Bud lo fece volare, sedia e tutto, attraverso la stanza. La sedia atterrò di fianco: le stecche andarono in pezzi. La scaffalatura andò in pezzi: la radio si spense, con un crepitio elettrico. Bud raddrizzò la sedia con una mano. Hinton s'era pisciato nei pantaloni. Bud si sentì parlare con una voce strana, una specie di accento irlandese. «Dammi qualche informazione sui protettori, ragazzo. Cathcart, uno stron-
zo che si chiamava Dwight Gilette... tutti e due facevano battere questa ragazza, Kathy Janeway. È stata ammazzata, e la cosa a me non piace proprio. Hai qualcosa su di loro, ragazzo?» Occhi negli occhi: quelli di Hinton erano sbarrati. Niente più balbettii, per non ridestare la fottuta bestiaccia. «Signore, io facevo solo da autista per Mr. Patchett, io e Chester Yorkin. Tutto quello che facevamo era consegnare queste... queste cose illegali... e Cathcart proprio non lo conosco. Ho sentito dire che Gilette era culo, tutto quello che so è che riforniva di ragazze le feste di Spade Cooley. Vuole delle informazioni su Spade? So che si fa d'oppio, è un degenerato e un drogato. Adesso lavora a El Rancho, può beccarlo. Ma non so di niente di puttane ammazzate e non conosco nessuna Kathy Janeway.» Bud scosse la sedia: Hinton continuò a parlare. «Signore, Mr. Patchett, ha un giro di squillo. Bellissime, fatte come dive del cinema. La sua preferita era questa Lynn, una fica stupenda, sembrava proprio...» Bud gli si avventò direttamente alla faccia. La faccia diventò tutta rossa, degli uomini robusti lo afferrarono e lo allontanarono da lui. Vide il soffitto venirgli addosso. Le screpolature dell'intonaco diventare nere. Domande e risposte nel buio, grida e sussurri, come dall'altra parte di un velo, un muro che nascondeva le facce. Uno sforzo per sentire il nome "Lynn Bracken", nessuna reazione, il nero che diventava sempre più nero. Degli stridii che gli facevano venire voglia di rintanarsi in qualcosa di morbido... una quantità d'immagini di Lynn che gli fluttuavano attorno. Lynn con i capelli biondi: una puttana. Con i capelli neri: soltanto lei. Lynn quando le aveva detto della sua storia con Inez: "Sii gentile con lei e risparmiami i particolari". Lynn che scriveva il suo diario e lui che ammattiva leggendolo, perché capiva che lei l'aveva inquadrato proprio bene. Lynn che riusciva sempre a pensare più velocemente di lui, che entrava e usciva dalla sua vita, come lui entrava e usciva dalla vita di lei. Quel velo nero che soffocava le domande e le risposte. Poi il buio, il silenzio e le screpolature dell'intonaco che ricomparivano alla luce. La stanza numero 7, al Victory: le brande per i ragazzi della squadra gangster. La porta del numero 6 era spalancata. Bud rotolò giù dalla branda, si alzò in piedi. Gli faceva male la testa, gli doleva la macella, aveva fatto a pezzi il cuscino premendoselo sul viso. La numero 6 era un macello: sangue sulla sedia, sul muro. Niente Hinton, niente Dot, niente Dudley e i suoi ragazzi. L'una e dieci del mattino: non
c'era modo di sapere quali erano state le domande e le risposte. Tornò a casa come in trance, troppo sconvolto per pensare. Aprì la porta sbadigliando... si accese la luce centrale. Qualcuno o qualcosa lo immobilizzò. Delle manette ai polsi. Ed Exley, Jack Vincennes: proprio di fronte a lui. Un'occhiata di fianco: Fisk e Kleckner, due stronzi degli affari esteri, lo tenevano per le braccia. Exley gli diede uno schiaffo. Fisk lo prese per il collo, spingendogli un dito contro la carotide. Una cartelletta in faccia. Exley: «Abbiamo fatto un controllo su di te quando sei passato sergente: sappiamo già che conosci Lynn Bracken. Vincennes ti pedinava nel '53 e ha parlato di te, della Bracken e di Patchett in questa deposizione. Sei andato a parlare con Patchett dell'omicidio Janeway e ti sei impicciato del Nite Owl. Ho bisogno di tutto quello che sai: se non collabori, faccio aprire immediatamente un'inchiesta per soppressione di prove. Al dipartimento serve un capro espiatorio per la faccenda del Nite Owl... e io sono troppo importante perché tocchi a me. Se non collabori, userò ogni briciolo della mia influenza per rovinarti.» La presa al collo si allentò un poco. Bud cercò di divincolarsi. Kleckner e Fisk lo trattennero. «Fottuto... ti ammazzerò.» Exley ridacchiò. «Non credo, e se ci stai, non solo cade la soppressione di prove, ma ti tocca parte del merito e un piccolo extra tutto per te: un collegamento con quelle uccisioni di prostitute che ti interessano tanto.» Di nuovo il velo nero. «E Lynn?» «È la prima che dobbiamo interrogare... sotto pentothal. Se è pulita, la lasciamo stare.» Non sa niente di Whisper, ho ancora quel cadavere a San Berdoo tutto per me. "E quando sarà finita, ce la vedremo tra noi due." 52 Praticamente non era riuscito a dormire: la deposizione di Vincennes non glielo permetteva. Non avrebbe neanche avuto bisogno di una sveglia, ma ci aveva pensato l'annunciatore del giornale radio delle sei che parlava delle varie possibilità di riapertura del caso e alternava il suo nome con quello di suo padre: la rete delle superstrade era quasi pronta, l'eroe del Nite Owl era diventato il cattivo della storia. C'erano dei picchetti giù al parcheggio: dei tipi di comunistoidi che chiedevano giustizia.
Mattina presto... per la riunione più importante della sua carriera. La sala conferenze di Parker era già pronta: c'erano fogli per prendere appunti sul tavolo. Ed scrisse "Patchett", "Bracken", "Affare di Patchett con Hudgens: estorsione?" e "Corrispondenza tra foto pornografiche e mutilazioni Hudgens", sottolineato. Poi, il contributo di White: "Collegamenti Patchett pornografia '53"; "Patchett e Engleking padre: interessi in comune per chimica"; "Appartamento Duke Cathcart perquisito e pagine gialle San Berdoo aperte sotto Tipografie". White non gli aveva ancora detto tutto: lo sapeva. I dati ricavati dalla deposizione, sottolineati: "Patchett coinvolto (Fleurde-Lys) in distribuzione (limitata) materiale porno; stesso materiale inchiesta Buoncostume '53; progetto Cathcart distribuzione materiale porno; analogia con mutilazioni corpo Hudgens". Conclusione. Una serie di attività criminose correlate, vecchia almeno di cinque anni, aveva determinato non meno di quattro e forse una dozzina di delitti gravi. Arrivarono gli altri: Parker, Dudley Smith, Ellis Loew. Un rapido scambio di cenni di saluto, poi tutti presero posto. Parker disse: «Si riapre. L'ufficio del procuratore generale vuole portarci via l'inchiesta, ma Ellis ha sollevato obiezione, il che dovrebbe darci due settimane di tempo. Abbiamo due settimane, cioè, per risolvere il caso e recuperare il rispetto che abbiamo perduto. Abbiamo due settimane prima che quelli di Sacramento vengano a coprirci di ridicolo. Voglio un caso chiarito, in modo legalmente ineccepibile, e sottoposto al tribunale entro dodici giorni. D'accordo, signori?» Cenni d'assenso. Loew disse: «Personalmente, mi trovo in una posizione un po' difficile, qui, perché Coates, Fontaine e Jones, in effetti, a me hanno confessato. Certo, pensandoci sopra, devo ammettere che erano dei ragazzoni ingenui, psicologicamente suscettibili di...» Smith tagliò corto. «Ellis, è acqua passata. Abbiamo preso i neri sbagliati, tutto qui. Non erano stati loro a sparare nel Griffith Park. I veri colpevoli sono chissà che furbi bastardi di Darktown che sapevano dove Coates aveva nascosto l'auto e ci hanno nascosto le armi. Dei ragazzi che conoscevano bene il ghetto e ci hanno preceduto. La macchina rossa vicino al Nite Owl era solo una coincidenza che i killer hanno sfruttato. Secondo me, la macchina del Griffith Park era rubata, o veniva da fuori stato, e in ogni caso non ci si può più contare. Dobbiamo ricominciare a battere il Southside.»
Ed sorrise. La tattica di Smith andava benissimo per i suoi progetti. «Fondamentalmente sono d'accordo e uno dei miei uomini sta già controllando le vecchie registrazioni. Ma non abbiamo fatto un passo di troppo? Prima non dovremmo stabilire una catena di comando?» Loew tossì. «Ed, io continuo a pensare che sparare a quei delinquenti sia stato un nobile atto, quali che fossero le tue motivazioni. Ma credo proprio che darti il comando significherebbe irritare ancora di più il pubblico e la stampa. Secondo me, in questa inchiesta tu dovresti avere un ruolo più defilato.» Un'aria offesa. «Sono stanco di fare il cattivo di turno al giornale radio delle sei e di veder discussa la mia vita sessuale su quotidiani e riviste. Sono anche il miglior investigatore del...» Parker intervenne. «Sei il miglior investigatore che abbiamo, e capisco benissimo il tuo bisogno di ridurre le perdite. Ma Ellis ha ragione: sei troppo coinvolto personalmente. Ho assegnato il comando a Dudley. Formerà un gruppo speciale con uomini della Omicidi e di varie squadre e partirà di lì.» «E io? Mi tocca almeno un pezzetto del caso?» Parker annuì. «Ti darò tutto quello che vuoi, nei limiti del ragionevole.» La mossa decisiva. «Voglio la possibilità di indagare per conto mio, con l'autonomia degli affari interni. E voglio poter utilizzare i miei collaboratori personali della divisione e due altri agenti, a mia scelta, per le indagini sul campo.» «Per me va bene. Dudley?» «Sì, penso che si possa fare. Ragazzo, chi avevi in mente, come collaboratori?» «Jack Vincennes e Bud White.» Smith fece una faccia sbalordita. Parker disse: «Strani compagni di letto, ma in fondo è uno strano caso. Dodici giorni, signori. Non un minuto di più.» 53 Jack si svegliò sul divano e scrisse un biglietto per Karen. Cara, patti chiari e tutto il resto, e, d'accordo, mi sono comportato davvero male con Ellis. Ma questo dannato divano per due mesi è
davvero troppo e se il dipartimento può perdonarmi, dovresti provarci anche tu. Non bevo una goccia da sei settimane, come dovresti sapere se controlli il calendario vicino al mio armadio. Non mi aspetto che pensi che questo sistema tutto, ma dammi almeno un po' di credito per averci provato. Io ci proverò ancora: tu vuoi andare alla facoltà di legge, anche se scommetto che non ti piacerà. A maggio darò le dimissioni, forse potrei trovare un posto di capo della polizia in qualche cittadina vicino a una buona università. Ci proverò, ma dammi un po' di respiro, perché questo trattamento da gelo profondo mi fa impazzire e non posso permettermi di impazzire perché mi hanno nuovamente distaccato in borghese a un'inchiesta che per me vuol dire molto. Probabilmente tornerò tardi a casa per una settimana o due, ma mi farò vivo. J. Si vestì e aspettò che squillasse il telefono. Il caffè in cucina, un biglietto di Karen. J., mi sono comportata davvero male, ultimamente. Mi dispiace tanto e penso che dovremmo cercare di sistemare le cose. Quando sono rientrata dormivi, altrimenti ti avrei invitato in camera mia. XXXXX-K. P.S. Una ragazza, sul lavoro, mi ha fatto vedere questa rivista. L'ho presa perché pensavo che ti poteva interessare. So che conosci quell'Exley di cui parlano e la cosa certamente riguarda tutta quella storia sui giornali. Sul tavolo: Whisper - "Tutta la sporcizia che vale la pena di stampare". Jack lo sfogliò sorridendo, poi trovò il pezzo che parlava del Nite Owl. Una bella storia drammatica. Un poliziotto privato devoto alla sua missione, un tipo che faceva finta di essere Duke Cathcart, una quantità di allusioni al traffico di materiale porno. Ed Exley era sulla graticola: qualcuno non lo poteva soffrire. Facile: una coltellata nella schiena da parte dell'"investigatore privato" Bud White. Era il numero di febbraio, cioè quello che usciva in gennaio, prima che i fratelli Engleking venissero fatti fuori e che il nero su a Quentin tirasse fuori quell'alibi. Il giornale circolava so-
prattutto sulla costa est, probabilmente non era facile trovarlo a Los Angeles: Exley e i capoccia magari non ne sapevano niente, se no lo avrebbe sentito dire anche lui. Il telefono. Alzò la cornetta. «Exley?» "Sì, è ufficiale. White ha parlato a Lynn Bracken, che ha accettato di farsi interrogare sotto pentothal: voglio che me la porti qui. L'aspetta al ristorante cinese davanti all'ufficio, tra un'ora. La vada a prendere e la porti su agli affari interni: se ha un avvocato, lo mandi via. «Guardi, ho visto una cosa che dovrebbe vedere anche lei.» «Per ora, porti qui quella donna.» La donna cinque anni dopo il rogo dei fascicoli. Lynn Bracken beveva un tè da Al Wong. Jack la guardava attraverso la vetrina. Faceva ancora colpo. Era bruna, adesso: una bellezza sui trentacinque, che attirava lo sguardo di tutti. Lo vide e Jack sentì una specie di palpitazione: pensava al suo fascicolo. Lei uscì dal ristorante. Jack disse: «Non volevo che succedesse.» «Ma lo ha permesso. Non ha paura di quello che so su di lei?» C'era qualcosa che non andava: era troppo calma, per essere alle porte di un interrogatorio. «C'è quel terribile capitano che mi protegge. Se venisse fuori qualcosa, scommetto che la metterebbe a tacere.» «Non scommetta troppo. E guardi che lo faccio soltanto perché Bud mi ha detto che altrimenti ci sarebbe andato di mezzo lui.» «Che cos'altro le ha detto, Bud?» «Delle brutte cose sul suo terribile capitano. Possiamo andare, adesso?» Attraversarono la strada, fino alle scale che portavano alla porta posteriore dell'ufficio. Fisk li aspettava fuori e li fece entrare da Exley. Una messa in scena impressionante: il terribile capitano Ed, Ray Pinker, un tavolo carico di attrezzature mediche: fiale, siringhe. Una macchina della verità, nel caso che il pentothal non funzionasse. Pinker riempì una siringa. Exley indicò a Lynn una sedia. «Prego, signorina Bracken.» Lynn sedette. Pinker le rimboccò una manica, le strinse il braccio con un laccio emostatico. Exley, senza fare complimenti: «Non so che cosa le abbia detto Bud White, ma fondamentalmente questa è un'inchiesta che riguarda parecchie attività criminose interconnesse. Se lei ci fornirà delle informazioni utili, siamo disposti ad assicurarle l'immunità da qualsiasi imputazione penale in cui potrebbe essere incorsa.»
Lynn strinse il pugno. «Non sono molto brava a mentire. Possiamo procedere, per favore?» Pinker le prese il braccio e fece l'iniezione. Exley accese un registratore. Lynn assunse un'aria sognante... ma non era proprio l'espressione da pentothal. Exley parlò in un microfono. «Testimone Lynn Bracken. 22 marzo 1958. Signorina Bracken, per favore, cominci a contare alla rovescia da cento.» Dei suoni impastati. «Cento, novantanove, novantotto, novantasette, novantasei...» Parker le controllò gli occhi e fece un gesto. Jack prese una sedia. Era ancora troppo calma: ne era sicuro. Exley tossì. «22 marzo 1958, presenti, oltre alla testimone, io, il sergente Duane Fisk, il sergente John Vincennes e Ray Pinker, del reparto scientifico. Duane, annota tutto in stenografia.» Fisk prese un blocco. Exley disse: «Signorina Bracken, quanti anni ha?» Una voce ancora leggermente impastata: «Trentaquattro.» «La sua occupazione?» «Imprenditrice.» «È proprietaria della boutique Veronica's, a Santa Monica?» «Sì.» «Perché ha scelto quel nome?» «Un gioco tra me e me.» «Mi spieghi, per favore.» «È un nome della mia vecchia vita.» «In che senso?» Un sorriso sognante. «Facevo la prostituta: ero acconciata e truccata in modo da somigliare a Veronica Lake.» «Chi l'aveva indotta a farlo?» «Pierce Patchett.» «Capisco. Pierce Patchett ha ucciso un uomo che si chiamava Sid Hudgens, nell'aprile 1953?» «No. Voglio dire... non lo so. Perché avrebbe dovuto farlo?» «Sa chi era Sid Hudgens?» «Sì. Un giornalista di Hush-Hush.» «Patchett conosceva Hudgens?» «No. Se l'avesse conosciuto me l'avrebbe detto. Un uomo tanto famoso...» Una bugia. La droga non doveva aver fatto ancora effetto del tutto. Lei
sapeva che lui doveva sapere che mentiva, ma pensava che l'avrebbe coperta per proteggere se stesso. Exley: «Sa chi ha ucciso una ragazza, una certa Kathy Janeway, nella primavera del 1953?» «No.» «Conosce un uomo di nome Lamar Hinton?» «Sì.» «Mi parli di lui, per favore.» «Lavorava per Pierce.» «Con quale funzione?» «Autista.» «E questo quando?» «Parecchi anni fa.» «Sa dov'è Hinton, adesso?» «No.» «Si spieghi meglio, per favore.» «Non lo so. Se ne andò e non so dov'è finito.» «Hinton cercò forse di attentare alla vita del sergente Jack Vincennes nell'aprile 1953?» «No.» Gli aveva detto di no anche allora. «Chi cercò di ucciderlo?» «Non lo so.» «Chi altro lavorava, o lavora, come autista per Patchett?» «Chester Yorkin.» «Mi parli di lui.» «Chet, Chester Yorkin, abita da qualche parte a Long Beach.» «Pierce Patchett ha l'abitudine di indurre donne alla prostituzione?» «Sì.» «Chi ha ucciso sei persone al Nite Owl Coffee Shop nell'aprile 1953?» «Non lo so.» «Pierce Patchett fa commercio di articoli illegali attraverso un'organizzazione nota come Fleur-de-Lys?» «Non lo so.» Una bugia sfacciata. Glielo si leggeva in faccia: le pulsavano le vene. Exley: «Il dottor Terry Lux pratica la chirurgia estetica sulle prostitute di Patchett al fine di aumentare la loro rassomiglianza con le dive del cinema?»
Le vene non pulsavano più. «Sì.» «Patchett, in definitiva, è ormai da parecchio tempo un fornitore di squillo di lusso?» «Sì.» «Patchett, nella primavera del 1953, distribuiva materiale pornografico esclusivo, realizzato con pretese artistiche?» «Non lo so.» Le nocche erano strette fino a diventare bianche. Jack prese un blocco e scrisse: "Patchett è un mago della chimica. L.B. sta mentendo. Immagino che abbia preso qualcosa per contrastare il pentothal. Preleviamole un campione di sangue". Jack gli passò il biglietto. Exley lo scorse e lo porse a Pinker. Pinker preparò un ago. «Signorina Bracken, Patchett custodisce degli incartamenti riservati che ha sottratto a Sid Hudgens?» «No lo...» Pinker le prese il braccio e vi affondò l'ago. Lynn si dibatté; Exley la tenne ferma. Pinker estrasse l'ago: Exley bloccò Lynn contro la sua scrivania. La ragazza si contorceva e scalciava: Fisk le mise le manette. Adesso s'era messa a sputare: prese Exley in piena faccia. Fisk le torse le braccia e la spinse in corridoio. Exley si pulì la faccia: era paonazzo, con le vene in rilievo. «Non ne ero sicuro. Pensavo che poteva aver fatto un po' di confusione.» Jack gli porse la copia di Whisper. «Sapevo come avrebbe dovuto rispondere meglio di lei. Capitano, dovrebbe dare un'occhiata a questo.» Faceva paura: quella faccia rossa, quegli occhi. Exley lesse l'articolo e strappò in due la rivista. «È stato White. Lei vada a San Bernardino e parli alla madre di Sue Lefferts. Io cercherò di far parlare quella puttana.» Arrivò a San Berdoo con la testa in tumulto: continuava a pensare a Exley che cercava di fare parlare quella puttana. Trovò Hilda Lefferts sull'elenco del telefono, chiese la strada e trovò la casa: un edificio di assicelle bianche, blocchi di granulato. Un tipo di nonnetta che innaffia il prato. Jack parcheggiò, prese con sé la copia strappata di Whisper. La vecchia lo vide e scappò di corsa verso casa. Le corse dietro e la raggiunse. Lei strillò: «Lasciate riposare la mia Susie in pace!» Jack le sbatté la rivista in faccia. «È venuto un poliziotto di L.A. a parla-
re con lei, vero? Un uomo grosso, sulla quarantina? Lei gli ha detto che sua figlia vedeva un tale che rassomigliava a Duke Cathcart poco prima del Nite Owl. Lui le aveva detto: "Devi abituarti a chiamarmi Duke". Il poliziotto le ha fatto vedere delle foto, ma non ha potuto identificare l'amico di sua figlia. È vero? Legga qui e poi mi dica.» Lesse in fretta, strizzando gli occhi alla luce del sole. «Ma lui aveva detto d'essere un poliziotto, non un investigatore privato. E le foto che mi ha fatto vedere erano come quelle della polizia e non è stata colpa mia se non ho potuto identificare l'amico di Susie. E voglio che metta a verbale che la mia Susie era vergine quando è morta.» «Signora, sono sicuro che...» «E che metta a verbale che il poliziotto, o quello che era, ha controllato sotto la nuova ala di casa mia e non ha trovato niente fuori posto. Giovanotto, lei è della polizia, vero?» Jack fece cenno di sì. «Signora, che cosa vuol dire?» «Le sto dicendo che quel tipo, poliziotto o investigatore privato che fosse, si è infilato sotto casa mia circa due mesi fa, perché gli avevo raccontato che l'amico di Susan Nancy aveva fatto la stessa cosa dopo quel litigio con quell'altro tipo, poco prima della storia del Nite Owl, quella per cui continuate a tormentarmi, che possano la mia Susie e le altre vittime riposare in pace. E ha trovato soltanto dei topi e niente che non andava, tutto qui.» Tutto qui. La nonnetta indicava l'apertura di una specie di scantinato a livello del suolo, tutto qui. Non poteva essere vero, cazzo! Bud White non poteva essere stato tanto furbo da lasciare una carta così importante sul tavolo. Jack prese una torcia elettrica e guardò dentro. Hilda Lefferts restò in piedi a guardarlo, tutto qui. Polvere, marciume, puzza di canfora, spazzatura, topi, occhi di topi che brillavano alla luce della lampada. Un sacco, delle palline di canfora, delle ossa incrostate, un teschio con un buco di pallottola tra gli occhi. 54 Ed osservava Lynn Bracken attraverso lo specchio trasparente. La stava interrogando Kleckner. Un trattamento preliminare: il bravo ragazzo, prima dell'entrata in scena del cattivo, lui. Le avevano iniettato del-
l'altro pentothal, Ray Pinker stava facendo l'esame del sangue. Tre ore in cella non l'avevano piegata: continuava a mentire con stile. Ed mise in funzione l'altoparlante. Kleckner: «Non sto dicendo di non crederle; affermo solo che la mia esperienza di poliziotto mi insegna che di solito gli sfruttatori odiano le donne, per cui non riesco a credere che Patchett sia un tale benefattore.» «Deve pensare al suo passato, a come ha perso una bambina ancora nella culla. Sono certa che la sua mentalità da poliziotto può riuscire a stabilire un rapporto di causa e effetto, anche se non lo accetta.» «Parliamo del suo passato, allora. Lei ha descritto Patchett come un finanziere con trent'anni di attività qui a Los Angeles alle spalle. Ma ha detto soltanto che fa degli affari: può essere più esplicita?» Lynn sospirò con ostentazione. «Finanziamenti di film, attività immobiliari, intermediazioni. Un esempio per tutti i fan del cinema in ascolto: Pierce mi ha detto d'aver finanziato lui qualcuno dei primi film brevi di Raymond Dieterling.» Carino: il protettore della ragazza di Bud White conosceva l'amichetto di Preston Exley. Kleckner cambiò il nastro. Ed osservò la puttana. Bella: soprattutto perché non era perfetta. Aveva il naso troppo a punta; qualche ruga lungo la fronte. Le spalle e le mani grandi, ben fatte, una cosa che faceva risaltare ancora di più la loro grandezza. Due occhi azzurri, che probabilmente s'illuminavano quando un uomo diceva la cosa giusta; probabilmente lei pensava che Bud White avesse una specie d'integrità primitiva e lo rispettava perché non cercava di sfoggiare doti che non aveva per impressionarla. Badava a come si vestiva per far colpo sulle persone su cui voleva far colpo; pensava che la maggior parte degli uomini fossero dei deboli e contava soprattutto sul suo cervello per farsi largo. Tutte supposizioni che portavano a una conclusione sola: con un cervello come il suo, e un antidoto alla droga nel sistema sanguigno, era una testimone assolutamente immune al pentothal, capace di simulare impunemente, e con stile. «Capitano, al telefono. È Vincennes.» Fisk gli porgeva il telefono, attaccato a una prolunga. Ed lo prese. «Vincennes?» «Sì e mi stia bene a sentire perché quella storia è tutta vera e c'è molto di più.» «White?» «Sì, era White l'investigatore privato fasullo ed è stato lui a interrogare
la vecchia signora Lefferts due mesi fa, o pressappoco. Lei gli ha riferito la storia dell'amico della figlia che somigliava a Duke Cathcart. E poi c'è un'altra cosetta.» «Che cosa?» «Stia pure a sentire. Un paio di settimane prima del Nite Owl, una vicina ha visto Susie e l'amico soli in casa e li ha sentiti litigare con un altro tipo. Più tardi, quello stesso giorno, l'amico è stato visto strisciare sotto la casa. Ora, quando White ha messo sotto la vecchia signora, ha chiamato la P.C. Bell e ha controllato le telefonate da quella casa a L.A. da metà marzo a metà aprile 1953. Ho controllato anch'io e ho trovato tre chiamate, tutte e tre dirette a una cabina a Hollywood vicino al Nite Owl. Ora, se crede che basti...» «Dannazione....» «Capitano, stia a sentire. White s'è infilato sotto la casa e ha detto alla vecchietta che non c'era niente. Ci sono stato anch'io: ho trovato un cadavere, imballato nella canfora per eliminare la puzza, con una fottuta pallottola in testa. Ho fatto venire Doc Layman su a San Berdoo. Lui ha portato con sé la scheda dentistica di Duke Cathcart alla prigione, la copia del coroner. Corrisponde perfettamente. La prima identificazione era sbagliata, era stata fatta in base a un frammento di protesi, proprio come diceva l'articolo. Cazzo, non riesco a credere che White abbia messo assieme tutta questa roba e abbia lasciato lì il corpo. Capitano, è ancora al telefono?» Ed afferrò Fisk per il braccio. «Dov'è Bud White?» Fisk lo guardò spaventato. «Ho sentito dire che è andato su a nord con Dudley Smith. Quelli dello sceriffo di Marin hanno deciso di sputare il rospo sugli Engleking.» A Bidone: «Quell'articolo diceva che la donna aveva visto delle segnaletiche?» «Sì. White le aveva portato delle foto intestate "ufficio statale registrazione". Sappiamo tutti e due che il materiale dello stato non è un granché: probabilmente non se la sentiva di portarla quaggiù a verificare i nostri elenchi. In ogni caso, la vecchia non ha identificato l'amico di sua figlia, ma se è una delle vittime del Nite Owl noi lo troveremo: Nort Mayman gli ha tolto dalla bocca un pezzo di protesi dentale carceraria, nel '53. La porto giù? Le faccio vedere le nostre foto?» «Faccia così.» Fisk prese il telefono. Ray Pinker si avvicinò con il referto di un'analisi chimica. «Prestilfiozina, capitano. È una droga a funzione antipsicotica,
molto rara, che si usa per tenere tranquilli i pazienti violenti. Alla nostra signora l'ha passata qualcuno del mestiere: soltanto un professionista poteva sapere che questa varietà di fiozina probabilmente avrebbe annullato l'effetto del pentothal. Capo, è meglio che si segga: ha l'aria di uno che sta per avere un infarto.» Patchett era un mago della chimica; il padre dei due Engleking era stato un chimico e s'era occupato di composti antipsicotici. La puttana di Bud White, dall'altra parte del vetro; era sola, adesso, con un registratore in azione. Ed entrò. Lynn disse: «Ancora lei?» «Esatto.» «Non mi dovrebbe accusare di qualcosa, oppure lasciarmi andare?» «Non per altre sessantotto ore.» «Non sta per caso violando i miei diritti costituzionali?» «I suoi diritti costituzionali, in questo caso, sono stati sospesi.» «In questo caso?» «Non faccia finta di non capire. Questo caso vuol dire Pierce Patchett che distribuisce del materiale pornografico, tra cui certe riviste fotografie che riproducono alla perfezione le mutilazioni subite dalla vittima di un omicidio, per la precisione il suo socio Sid Hudgens. Questo caso vuol dire una vittima presunta del Nite Owl coinvolta in un piano per distribuire proprio quel materiale, e il suo amico Bud White che sopprime le prove relative all'identità reale del morto. Ora, White le ha detto di cooperare e lei si è presentata sotto l'influenza di una droga per annullare l'effetto del pentothal. Questo non depone certo a suo favore, ma può ancora salvarsi, e salvare White da una quantità di guai, se collabora.» «Bud sa badare a se stesso. E lei ha un'aria terribile. Ha la faccia tutta rossa.» Ed si sedette e spense il registratore. «Lei non sente l'effetto, vero?» «Mi sento come se avessi bevuto quattro Martini, e quattro Martini mi rendono soltanto più lucida.» «Patchett l'ha mandata qui senza avvocato per guadagnare tempo, lo so. Sa che l'abbiamo convocata nell'ambito dell'apertura del Nite Owl e sa di essere, come minimo, un testimone materiale. Personalmente, non lo vedo nella parte dell'assassino. So parecchie cose sulle sue varie attività e lei può risparmiargli parecchi fastidi collaborando con me.» Lynn sorrise. «Bud mi ha detto che era piuttosto intelligente.» «Che cos'altro le ha detto?»
«Che era un uomo debole e iroso, sempre in competizione con suo padre.» Lasciamo perdere. «Allora concentriamoci sulla mia intelligenza. Patchett è un chimico, e può sembrarle azzardato, ma scommetto che ha studiato con Franz Engleking, un farmacologo che a suo tempo ha inventato alcuni composti simili all'antipsicotico che Patchett le ha somministrato per farla resistere al pentothal. Engleking aveva due figli, che sono stati assassinati nella California settentrionale, un mese fa. I due s'erano presentati volontariamente durante l'inchiesta sul Nite Owl e avevano parlato di un "riccone un po' strambo" che aveva accesso a una quantità di "squillo di classe". Patchett, ovviamente, collegato a un aspirante spacciatore di materiale porno che si chiamava Duke Cathcart, che è una delle vittime presunte del Nite Owl. Ovviamente, Patchett è dentro alla faccenda fino al collo e può finire in qualche grosso guaio di cui non sente affatto il bisogno e che lei può aiutarlo a evitare.» Lynn accese una sigaretta. «Così lei è molto, molto intelligente.» «Sì e sono un investigatore molto, molto bravo, che deve fare i conti con cinque anni di soppressione di prove. So di quei fascicoli che ha bruciato. So delle estorsioni che Patchett aveva in programma con Hudgens. Ho letto la deposizione che Vincennes ha scritto per assicurarsi e so tutto sulle varie attività di Patchett, compreso il Fleur-de-Lys.» «Per cui sa anche che Pierce ha delle informazioni molto compromettenti su Vincennes.» «Sì, delle informazioni che io e il procuratore accantoneremo per proteggere la reputazione del dipartimento di polizia di Los Angeles.» Un'espressione sconcertata. Lynn lasciò cadere la sigaretta, giocherellò con l'accendino. Ed disse: «Lei e Patchett non potete cavarvela. Io ho dodici giorni per risolvere questa faccenda e se non ci riesco comincerò a guardarmi in giro, per vedere di trovare qualche incriminazione secondaria: tutto giova. A Patchett ne posso affibbiare almeno una dozzina e, mi creda, se non riuscirò a risolvere il caso, farò comunque la mia figura.» Lynn lo fissava. Ed la fissò a sua volta. «È Patchett che l'ha creata, vero? Era solo una ragazza pom-pom di Bisnee, Arizona, e una puttana. Lui le ha insegnato a vestirsi e a parlare e a pensare, e i risultati fanno davvero impressione... anche a me. Ma io ho soltanto dodici giorni per impedire che la mia vita finisca nel cesso e se non ci riesco mi rifarò su di lei e su Patchett.» Lynn mise in funzione il registratore. «La puttana di Pierce Patchett, a
verbale. Non ho paura di lei, e non ho mai amato Bud White più di adesso. Sono lieta che abbia soppresso delle prove e si sia dimostrato più bravo di lei, e lei fa male a sottostimarlo. Una volta ero gelosa perché andava a letto con Inez Soto, ma adesso rispetto il buon senso di quella povera ragazza, che se non altro ha lasciato un codardo per un vero uomo.» Ed premette il tasto della cancellatura, fermò il registratore, poi lo riavviò. «A verbale, ancora settantasette ore, il prossimo interrogatorio non sarà così cordiale.» Kleckner aprì la porta e gli passò una cartelletta. «Capitano, Vincennes ha portato qui la Lefferts. Stanno controllando le segnaletiche: ha detto che le serviva questo.» Ed uscì. Una cartelletta rigonfia: riviste pornografiche in carta patinata. I primi fascicoli: bei ragazzi, azioni esplicite, costumi colorati. In alcune foto le teste erano state ritagliate e poi riattaccate: stando alla deposizione, Jack aveva cercato di identificare i soggetti e aveva pensato che dei particolari ritagliati sarebbero stati più utili. Era robaccia pseudoartistica, proprio come aveva detto Bidone. Gli ultimi fascicoli. Delle semplici copertine nere: il bottino di Vincennes tra i rifiuti. Le prime fotografie ritoccate: qualcosa di rosso che colava dalle membra mutilate, i soggetti disposti a catena, un organo nell'altro. Quella che corrispondeva all'omicidio: un ragazzo riverso, disposto proprio come il cadavere smembrato di Hudgens. Terrificante. E chiunque avesse fatto quelle foto aveva anche ucciso Hudgens. Ed prese l'ultima rivista e impallidì. Un bel ragazzo nudo, le braccia amputate, il solito inchiostro rosso sangue che sgorgava dal torso. Era un'immagine familiare, troppo familiare: più familiare delle fotografie del coroner su Hudgens. Sfogliò la rivista fino a trovare una foto a doppia pagina piena: ragazzi, ragazze, membra mutilate che si toccavano, motivi a inchiostro che collegavano i corpi. Finalmente capì. Corse lungo il corridoio fino alla Omicidi, cercò le schede del 1934, trovò "Atherton, Loren, 187 C.P. (multiplo)". Tre contenitori gonfi, poi le foto... le foto scattate dal dottor Frankenstein in persona. I bambini, subito dopo essere stati smembrati. Le braccia e le gambe amputate, disposte attorno al torace. Carta cerata bianca sotto i corpi. Dei motivi di sangue attorno alle povere membra, rosso su bianco, dei
disegni complessi, identici alle ritoccature a inchiostro sulle fotografie, le membra amputate disposte come quelle di Hudgens. Ed per poco non si fece male alle dita chiudendo lo schedario. Si precipitò ad Hancock Park a tutta velocità. A casa di Preston Exley c'era un party: i camerieri parcheggiavano le auto, si sentiva della musica in sottofondo: probabilmente erano tutti nel giardino delle rose. Ed entrò dalla porta principale e si bloccò di colpo: la biblioteca di sua madre non c'era più. Al suo posto, un ampio spazio dominato da un plastico immenso: delle grandi strade che collegavano fra di loro città di cartapesta, cartellini lungo il perimetro per indicare le varie direzioni. Era il sistema completo delle superstrade. Era perfetto: per un attimo riuscì a rendersene conto dall'offuscamento dovuto a quelle fotografie. C'erano alcune barche nel porto di San Pedro, e c'erano le montagne di San Gabriel con delle minuscole automobili sulle piste di asfalto. Era la grande realizzazione di Preston Exley, alla vigilia del suo compimento. Ed spinse un'automobilina dall'oceano alle colline. Poi sentì la voce di suo padre: «Pensavo che oggi saresti stato troppo occupato alla centrale sud.» Ed si girò. «Perché?» Preston sorrise. «Pensavo che ti stessi dando da fare per rimediare alla cattiva pubblicità.» Non capiva: all'improvviso gli erano tornate in mente le foto di Atherton. «Scusami, ma non capisco di che cosa parli.» Preston sorrise: «Ci vediamo così di rado da un po', che ci siamo persino scordati di salutarci.» «Papà, c'è una cosa...» «Mi spiace. Pensavo a quello che ha dichiarato Dudley Smith all'Herald, oggi. Ha detto che la nuova inchiesta si sarebbe incentrata soprattuto sul Southside; che state cercando un'altra gang di neri.» «No, non è così che sta andando.» Preston gli mise la mano su una spalla. «Hai un'aria spaventata, Edmund. Non sembri un poliziotto importante e non sei venuto qui per festeggiare la fine dei miei lavori.» La mano era calda. «Papà, fuori del dipartimento, chi ha visto le vecchie fotografie di Atherton?»
«Ti riferisci alle fotografie accluse alla pratica? Quelle che ho fatto vedere a te e a Thomas tanti anni fa?» «Sì.» «Figliolo, di che cosa stai parlando? Quelle fotografie sono delle prove riservate della polizia, non sono mai state distribuite alla stampa o rivelate al pubblico. Adesso, dimmi...» «Papà, il Nite Owl è collegato a tutta una serie di altri crimini molto gravi e le gang di neri non c'entrano niente. Uno riguarda...» «Allora fammi l'elenco delle prove, come ti ho insegnato.» «Non c'è mai stato un caso così. Io sono un investigatore ancora migliore di te e non ho mai avuto un caso così.» Preston serrò tutte e due le mani. Ed sentì che gli si intorpidivano le spalle. «Mi spiace, ma è vero, e c'è un caso di omicidio con mutilazioni di cinque anni fa, anche quello connesso con il Nite Owl, che lo dimostra. La vittima è stata smembrata in un modo identico a quello delle vittime di Loren Atherton e identico a quello di certe fotografie pornografiche ritoccate a inchiostro, collegate anche loro al Nite Owl. E questo vuol dire che qualcuno ha visto le foto di Atherton e le ha copiate, oppure che tu nel '34 hai arrestato l'uomo sbagliato.» Preston non batté ciglio. «Loren Atherton era colpevole, nel modo più incontrovertibile. Ha confessato e c'erano dei testimoni oculari. Tu e Thomas avete visto le sue fotografie: personalmente, dubito che siano mai uscite dalla sede della Omicidi, giù in centro. A meno che tu non supponga che il colpevole sia un poliziotto, il che per me è assurdo, l'unica spiegazione è che Atherton stesso le abbia mostrate a una o più persone, prima di venir arrestato. Sei stato tu a prendere gli uomini sbagliati, nel tuo caso più importante: io non ho mai commesso un errore del genere. Pensaci, prima di alzare la voce contro tuo padre.» Ed fece un passo indietro: urtò il plastico con le gambe, fece saltare un pezzo d'autostrada. «Scusami: avrei dovuto chiedere il tuo consiglio, invece di competere con te. Papà, c'è qualcosa sul caso Atherton che non mi hai detto?» «Scuse accettate. No, non c'è. Tu, io e Art abbiamo rivisto il caso insieme quando ti stavi facendo le ossa e ho sempre supposto che lo conoscessi meglio di me.» «Atherton aveva qualche conoscenza particolare?» Preston scosse il capo. «No, assolutamente no. Era il perfetto esemplare di psicotico solitario.»
Un respiro a fondo. «Vorrei parlare con Ray Dieterling.» «Perché? Perché uno dei suoi divi bambini è stato ucciso da Atherton?» «No, perché uno dei miei testimoni lo ha messo in rapporto con un criminale che è collegato al Nite Owl.» «In rapporto quanto tempo fa?» «Una trentina d'anni.» «Il nome?» «Pierce Patchett.» Preston si strinse nelle spalle. «Mai sentito, e non voglio che infastidisca Raymond. Assolutamente no, una conoscenza di trent'anni fa non autorizza a infastidire un uomo della statura di Ray Dieterling. Lo chiederò io a Ray e ti riferirò cosa dice. Basterà?» Ed guardava il plastico: gli provocava un effetto ipnotico. L.A. diventava sempre più grande e la Exley Construction la comprendeva tutta. Le mani di suo padre, gentili, adesso. «Figliolo, hai fatto molta strada e ti sei guadagnato tutto il mio rispetto. Hai ricevuto un duro colpo, con Inez e quegli uomini che hai ucciso, e secondo me hai reagito da vero uomo. Ma adesso dovresti pensare solo a una cosa: è stato il caso Nite Owl a farti arrivare dove sei arrivato e ci resterai solo se lo risolverai in fretta una volta riaperto. Indagare troppo su omicidi collaterali, per quanto l'idea possa affascinarti, potrebbe distrarti seriamente dall'obiettivo principale e rovinare la tua carriera. Non dimenticartelo.» Ed strinse le mani di suo padre. «Giustizia assoluta. Ricordi?» 55 C'erano i sigilli alla porta a entrambe le scene del delitto: la tipografia, l'appartamento di fianco. Erano presenti uno sceriffo di Marin, un grassone che si chiamava Hatcher e un tecnico che non la finiva più di parlare. Scena del delitto numero uno: la stanza sul retro della Rapid Bob's Printing. Bud guardava Dudley, pensando al suo discorsetto: "Avevano paura che finissi per ucciderlo: abbiamo dovuto fermarti. Mi spiace se siamo stati un po' bruschi, ma eri piuttosto difficile da tenere sotto controllo. Hinton ha a che fare con della gente piuttosto cattiva: ti spiegherò tutto a suo tempo". Non aveva insistito: Dud poteva avere qualcosa su di lui. Lynn sotto interrogatorio. Lo schiaffo di Exley.
Il tecnico gli indicò una fila di scaffali rovesciati. «...okay, il primo locale sembrava in ordine, il nostro uomo non se n'è occupato. Abbiamo trovato dei mozziconi nel portacenere, qui: due marche diverse, per cui diciamo pure che gli Engleking erano al lavoro, fuori orario. Diciamo che il killer ha aperto la porta sul davanti, è arrivato fin qui in punta di piedi e li ha colti di sorpresa. Ci sono impronte di guanti sullo stipite della porta di collegamento, per cui corrisponde. Entra, costringe i ragazzi ad aprire quegli armadietti che vi ho fatto vedere, non trova quello che cerca. S'incazza e fa cadere quegli scaffali per terra: impronte di guanti sul quarto scaffale: destrorso altezza normale. I fratelli aprono quegli scatoloni rovesciati: abbiamo una quantità di impronte latenti che lo dimostrano. A questo punto dovevano già essere piuttosto nervosi. Così lo sconosciuto ovviamente non trova quello che cercava e costringe i ragazzi a passare nel loro appartamento. Signori, seguitemi.» Fuori della porta, oltre un vincolo laterale. Il tecnico aveva una pila. Bud si mise in coda. Lynn aveva esagerato: era convinta di poter sfidare il pentothal con il proprio cervello. Dud probabilmente aveva le sue fonti d'informazione interne, ma continuava a seguire la pista dei neri. Il tecnico diceva: «Notate lo sporco per terra. Il mattino in cui sono stati rinvenuti i corpi, i nostri hanno trovato e fotografato tre serie d'impronte, troppo imprecise per poterne ricavare dei calchi. Due serie davanti, una dietro, il che significa che quello di dietro li faceva camminare tenendoli sotto tiro.» Erano arrivati al cortile di una villetta. Dudley non faceva una piega: sull'aereo aveva a malapena aperto bocca. Whisper avrebbe fatto effetto? Doveva giocare contro Exley la carta del corpo sotto la casa. Ma come? C'era del nastro adesivo sulla porta. Hatcher lo strappò via. Il tecnico aprì con un passepartout. Accese le luci. Bud entrò per primo. Un vero macello, pieno di contrassegni della scientifica. Schizzi di sangue su un tappeto che andava da parete a parete, marcati con del nastro adesivo. Provette di vetro sul pavimento: la loro posizione era segnata con l'adesivo, erano tutte ficcate in contenitori trasparenti. Tutt'attorno negativi di fotografie, appallottati, con la superficie bruciata. Sedie rovesciate, un comò per terra, un divano con tutta l'imbottitura fuori. Nello squarcio più grosso era infilata una busta di cellophane con un'eti-
chetta "eroina". Il tecnico spiegò: «Le provette contengono delle sostanze chimiche che abbiamo identificato come droghe antipsicotiche. I negativi, per lo più, erano troppo malconci per essere interpretati, ma siamo stati in grado di stabilire che in genere si trattava di fotografie pornografiche. La maggior parte delle immagini è stata bruciata con degli acidi presi dal frigo in cucina. I nostri ragazzi avevano tutto un repertorio di soluzioni corrosive. Farei un'ipotesi: Peter e Baxter Engleking sono stati torturati prima d'essere uccisi a colpi d'arma da fuoco: questo è sicuro. Direi che l'assassino gli fa fatto vedere i negativi uno per uno, poi li ha bruciati, distruggendo le immagini. Che cosa stava cercando? Non lo so, forse voleva identificare i soggetti. Abbiamo trovato una lente d'ingrandimento sotto il divano, per cui la teoria mi convince. Notate anche la busta di plastica con l'etichetta "eroina" che sporge dal divano: il contenuto, naturalmente, l'abbiamo messo al sicuro. Un totale di quattro buste in un nascondiglio sicuro. L'assassino si è lasciato alle spalle una piccola fortuna in droghe smerciabili.» In cucina, un caos ancora maggiore. Il frigorifero era aperto: provette, bottiglie etichettate con simboli chimici. Ammucchiati accanto all'acquaio, vari oggetti che sembravano lastre da stampa. Il tecnico indicò quel casino: «Un'altra ipotesi, signori. Nel mio rapporto, noterete che ho elencato non meno di ventisei distinte sostanze chimiche ritrovate nell'abitazione. L'assassino ha torturato Pete e Bax Engleking proprio con le soluzioni chimiche e sapeva quali prodotti utilizzare allo scopo. Direi che non ha usato a caso quello che ha trovato; sono pronto a scommettere che ha una formazione tecnica, medica o chimica. Ora, passiamo pure in camera da letto.» Bud pensò: Patchett. In camera da letto: il corridoio era tutto uno schizzo di sangue. Una stanzetta augusta: un vero macello, tre metri per tre. Due sagome profilate: una sul letto, una sul pavimento. Sangue disseccato dappertutto. Un groviglio di legacci di tela sul letto e sul pavimento; dei circoletti segnati con il nastro adesivo sulle lenzuola, sul pavimento e su un comodino accanto al letto. Un foro di pallottola segnato con un altro circoletto sulla parete; un tabellone su cui erano appuntate altre negative bruciate. Il tecnico: «Solo impronte di guanti e degli Engleking sui negativi: le abbiamo controllati uno per una, poi le abbiamo rimesse quasi tutte nella posizione originale. Quelle sul tabellone le abbiamo trovate qui in camera
da letto, che, come vedete, è il posto dove hanno avuto luogo la tortura e l'uccisione. Ora, quei circoletti sul letto e altrove indicano la presenza di frammenti di tessuto ustionato del torace, delle gambe e delle braccia degli Engleking. Se osservate attentamente il pavimento vedrete dei resti di tappeto bruciacchiato da sostanze chimiche. A entrambi è stato sparato due volte con una calibro 38 equipaggiata con un silenziatore. Ci sono dei segni caratteristici sui bossoli e la cosa spiega perché nessuno ha sentito gli spari. Il foro di pallottola sul muro è il nostro unico indizio autentico. È facile ricostruire che cos'è successo: Bax Engleking si è liberato dei legami, si è impadronito della pistola e ha fatto fuoco, ferendo l'assassino, prima che questi riuscisse a riprendergli la pistola e a ucciderlo. Sulla pallottola che abbiamo estratto c'erano dei frammenti di carne e di pelle, bianca, nonché di peli grigi del braccio e di sangue gruppo zero positivo. Gli Engleking erano tutti e due AB negativo, per cui sappiamo che l'assassino è stato colpito. Le tracce di sangue che portano in soggiorno e il fatto che abbia preso dei negativi per controllarli dimostrano che non è stata una ferita grave. Gli uomini del tenente Hatcher hanno trovato un asciugamano macchiato di sangue rappreso gruppo zero positivo in un tombino lungo la strada: l'ha usato per fermare l'emorragia. La mia ultima ipotesi è che al killer quei negativi interessassero davvero parecchio.» Hatcher prese la parola. «Non abbiamo combinato niente. Abbiamo rifatto il controllo porta a porta almeno una dozzina di volte, ma non abbiamo trovato neanche un testimone. Non siamo riusciti a far saltare fuori uno straccio di notizia interessante. Abbiamo controllato gli ambulatori medici, i pronto soccorso, le stazioni ferroviarie, i terminal degli autobus, gli aeroporti, in cerca di qualcuno che avesse notato un uomo ferito, e non abbiamo trovato niente. Nessuno ha visto o sentito un accidente. Come dice il mio collega, il nostro uomo aveva una vera fissazione per quei negativi, il che potrebbe... dico potrebbe, badate, avere qualche attinenza con quel vostro vecchio caso del Nite Owl. Loro avevano una specie di teoria in cui c'entravano le foto porno, vero?» Dudley disse: «L'avevano, ma senza vere e proprie prove.» «E i giornali di L.A. dicono che avete appena riaperto il caso, vero?» «Sì, è vero.» «Capitano, mi spiace molto non aver deciso di collaborare prima con voi, ma non pensiamoci più. Nel nuovo sviluppo del vostro caso c'è qualche elemento utile che mi potete passare?» Dudley sorrise. «Il capo Parker mi ha autorizzato a prendere in consegna
una copia della vostra pratica e a leggerla. Nel caso che vi trovi qualche probabile collegamento con i nostri omicidi, le farò avere a mia volta una copia della testimonianza degli Engleking nel '53.» «La quale, come lei mi assicura, aveva attinenza con la pornografia, che con il nostro caso c'entra sicuramente.» Dudley accese una sigaretta. «Sì, ma non altrettanto con l'eroina.» Hatcher grugnì. «Capitano, se il nostro tipo avesse avuto qualche interesse per l'ero, si sarebbe portato via quella roba nascosta nel divano.» «Sì, oppure l'assassino era uno psicopatico con la schiuma alla bocca che ha sviluppato un insondabile interesse verso i negativi, per motivi ignoti. Francamente, l'aggancio con l'eroina mi interessa. Avete qualche indizio che i fratelli la vendessero o almeno la lavorassero?» Hathcer scosse il capo. «No, in base alla nostre risultanze no. Voi avete preso in considerazione l'elemento pornografia, quando avete riaperto il caso?» «No, finora no. Dopo aver letto la vostra pratica mi farò vivo.» Hatcher, sul punto d'esplodere: «Capitano, ha fatto tutta questa strada per farsi dare tutte le nostre conclusioni, senza offrire niente in cambio?» «Sono venuto su sollecitazione del capo Parker, che offre la sua piena collaborazione, se il vostro caso garantisce una possibilità di reciprocità.» Stava incazzandosi. Dud tagliò corto con un gran sorriso. Bud uscì sul marciapiede e salì sull'auto che avevano preso a nolo. Era un po' spaventato, ma aspettava il momento buono. Dudley uscì dalla casa. Hatcher e il tecnico chiuse la porta. Bud disse: «In questi giorni non ti seguo più, capo.» «Da quando, ragazzo?» «Diciamo dall'altra sera con Hinton.» Dudley rise. «L'altra sera eri tornato a essere il vecchio e crudele Bud. La cosa ha rallegrato il mio cuore e mi ha confortato nella fiducia che l'incarico extra che ho in mente per te rientri ancora nelle tue capacità.» «Che incarico?» «A tempo debito.» «Cos'è successo a Hinton?» «L'abbiamo lasciato andare, adeguatamente intimidito dal sergente Wendell White.» «Sì, ma perché ce l'avevi con lui?» «Ragazzo, tu hai i tuoi piccoli segreti, io ho i miei. Presto ci sarà fra di noi un colloquio chiarificatore.»
Adesso. «No. Voglio sapere a che punto siamo con il Nite Owl. Tutti e due. Adesso.» «Edmund Exley, ragazzo, Ecco a che punto siamo tutti e due.» «Cosa?» Era davvero spaventato, adesso. «Edmund Jennings Exley. È sempre stato la tua raison d'être, dal "Natale di sangue" in poi. È per causa sua che non mi dici certe cose. Io ti sono affezionato e rispetto le tue omissioni. Ora devi ricambiare il mio affetto e la mia mancanza di spiegazioni per una dozzina di giorni e assisterai alla sua distruzione.» «Che cosa...» Una vocetta esile, da bambino. «Non gli hai mai dato credito, per cui te lo dirò. Come uomo è meno che trascurabile, ma come investigatore è bravissimo: persino migliore di me. Ecco. Sei stato testimone, tu e Dio, dell'elogio di un uomo che disprezzo. Adesso sei disposto a rispettare le mie omissioni, come io rispetto le tue?» Non bastava. «No. Dimmi che cosa cazzo vuoi che faccia. Spiegamelo e basta.» Dudley rise, sorrise. «Per ora limitati ad ascoltare. Ho saputo che Thad Green darà le dimissioni, in primavera, per assumere il comando della guardia di frontiera. Il nuovo responsabile dell'Ufficio investigativo sarò io, o Exley. Il fatto che stia per diventare ispettore lo avvantaggia e Parker lo appoggia personalmente. Io intendo servirmi di certi particolari che entrambi ci teniamo reciprocamente nascosti per chiarire una volta per tutte il Nite Owl, riportarmi in vantaggio e, contemporaneamente, rovinare Exley. Ragazzo, sopportami ancora per qualche giorno e ti garantisco la tua rivincita personale.» Da una parte il suo accordo con Exley. Dall'altra Dudley contro Exley. Non c'era da avere dubbi. Ancora una cosa: le briciole che aveva gettato a Exley, la promessa di Exley di fargli avere un collegamento con l'assassino delle puttane. «Capo, c'è qualcosa per me in tutto questo?» «Oltre alla rovina del nostro comune amico?» «Sì.» «E in cambio di una franchezza completa? Che vada oltre quello che hai dato a Exley come contropartita del vostro compromesso sul campo?» Gesù, sapeva proprio tutto. «Giusto.» Risatina. «Ragazzo, fai un gioco duro, ma ti basterebbe un incarico speciale da parte del responsabile dell'ufficio? Diciamo un 187 C.P multiplo, varie giurisdizioni?»
Bud tese la mano. «Affare fatto.» Dudley disse: «Tieniti alla larga da Exley e trasferisciti in una camera vuota al Victory. Verrò tra un giorno o due.» «Prendi tu l'auto: ho qualcosa da fare a Frisco, prima.» Aveva buttato via quaranta dollari per il taxi, ma mentre traversava il Golden Gate era su di giri al massimo. Strano doppio gioco, il suo: prima un cattivo affare per sopravvivere, poi un buon affare per vincere; dalla serie B dritto in A. Exley disponeva di informazioni dall'interno e dal malinconico Jack Bidone; Dudley aveva una conoscenza delle cose che sembrava quasi soprannaturale. Era cambiato tutto di nuovo: cinque anni prima, per rovinare Exley, aveva mentito a Dudley; adesso era di nuovo con Dudley. Tutto perdonato: due uomini, un solo obiettivo. San Francisco che brillava in lontananza; la voce di Dudley Smith: "Edmund Jennings Exley". Faceva venire i brividi soltanto pronunciando quel nome. Sul ponte si fermò a una cabina telefonica. Un'interurbana, il numero di Lynn, dieci squilli, nessuna risposta. Si era un po' preoccupato. Le nove e dieci di sera: sarebbe già dovuta essere a casa. Dritto in città per la via più diretta: dipartimento di polizia di San Francisco, divisione investigativa, sede centrale. Bud si mise il distintivo ed entrò. L'Omicidi era al terzo piano: bastava seguire le frecce sul muro. Delle scale scricchiolanti, uno stanzone enorme. Era un'ora di morta, il turno di notte. Due uomini in piedi accanto alla macchina del caffè. Si avvicinarono. Il più giovane indicò il suo scudetto. «L.A., eh? Serve qualcosa?» Bud mostrò i suoi documenti. «Avete un vecchio 187, che assomiglia a uno di cui si occupa un mio amico dell'ufficio dello sceriffo, a L.A. Mi ha chiesto di dare un'occhiata alla vostra pratica.» «Be', il capitano adesso non c'è. Forse se ripassa domani mattina...» Il più anziano diede un'occhiata ai documenti. «Tu sei quello che ha la fissazione delle puttane. Il capitano dice che continui a telefonare e sei una rottura di scatole mica male. Che succede, ne hai trovata un'altra?» «Sì, Lynette Ellen Kendrick, contea di L.A., la settimana scorsa. Forza, dieci minuti con la pratica e me ne vado.» Il giovane: «Ehi, è chiaro? Se il capitano voleva fartela leggere, ti mandava un invito.» L'anziano: «Il capitano è uno stronzo. Nome e data di morte della nostra
vittima.» «Chrissie Virginia Renfro, 16 luglio 1956.» «Be', ti dirò cosa devi fare. Vai in archivio, la prima porta, trovi lo schedario degli insoluti del '56 e cerca sotto la R. Non porti via niente e tagli la corda prima che al giovanotto qui venga il mal di testa. Chiaro?» «Chiaro.» Le foto dell'autopsia: carni squarciate, primi piani del volto: non un volto vero e proprio, piuttosto una poltiglia, i segni degli anelli sulle ossa degli zigomi. Le fotografie del corpo com'era stato rinvenuto nell'appartamento della vittima: un buco di fronte al St. Francis Hotel. I rapporti di una delle solite retate: una quantità di maniaci locali fermati, interrogati e rilasciati per mancanza di prove. Pervertiti vari, protettori noti per le loro tendenze sadiche, il magnaccia di Chrissie in persona (ma era in galera quando la ragazza era stata ammazzata). Feticisti, stupratori, clienti regolari: tutti con tanto di alibi, neanche un nome che corrispondesse con uno di quelli sugli altri fascicoli che aveva letto. Rapporti sulle indagini porta a porta: zoticoni locali, ospiti al St. Francis. Sei fogli di puro nulla. Poi, all'improvviso, qualcosa di interessante. 16 luglio '56: un fattorino del St. Francis aveva detto d'essere stato all'ultimo spettacolo di Spade Cooley, alla Lariat Room dell'hotel, e di aver visto poi Chrissie Virginia Renfro entrare barcollando "forse era un po' fatta" in casa sua. Interessante. Bud sedette e ci pensò su. Prendiamo Lynette Ellen Kendrick, morta nella giurisdizione della contea di Los Angeles la settimana scorsa. Prendiamo una soffiata che non c'entrava niente: Lamar Hinton che diceva tutto quello che gli passava per la testa. Prendiamo Dwigth Gilette: ex-protettore di Kathy Janeway, procurava ragazze per le feste di Spade Cooley. Spade fumava oppio, era un "drogato degenerato". Spade stava a Los Angeles, suonava all'El Rancho Klub, sulla Strip, un paio di chilometri di distanza dall'appartamento di Lynette Kendrick. Prima complicazione: su Spade non c'era una scheda in archivio, quindi non c'era modo di controllare qual era il suo gruppo sanguigno. Faceva parte del comitato volontari dello sceriffo Biscailuz. Doveva continuare a pensarci su. I referti degli esami di laboratorio: "Contenuto del sistema sanguigno". Pagina 2, terrificante, "Cibo non digerito, sperma, una notevole quantità narcotizzante di oppio mescolato con il
cibo, particolare confermato, in seguito, dai residui rinvenuti tra i denti". Bud spinse le mani verso l'alto, come per passare attraverso il tetto e arrampicarsi fino alla Luna. Toccò il soffitto, tornò sulla Terra continuando a pensare: non era un lavoro che potesse fare da solo; doveva tenersi alla larga da Exley. A Dudley la cosa semplicemente non interessava. Vide un telefono e fece un salto fino al soffitto. Aveva trovato un socio. Ellis Loew. Andava matto per i delitti a sfondo sessuale. Afferrò il ricevitore. 56 Hilda Lefferts mise il dito su una foto. «Ecco qua, questo è il ragazzo di Susan Nancy. Adesso mi vuole portare a casa?» Tombola: un tipo tarchiato, dall'aria dura. Somigliava davvero a Duke Cathcart. Dean Van Gelder, bianco, maschio, nato il 4 marzo 1921, cm. 172,7, kg 80,9, occhi azzurri, capelli castani. Una condanna per rapina a mano armata nel giugno 1942, da dieci a vent'anni, rilasciato da Folsom nel giugno 1952, minimo della pena interamente scontato, niente libertà vigilata. Nessun arresto successivo: una cosa che andava a credito della teoria di Bud White. Aveva concluso la sua carriera al Nite Owl. Hilda disse: «Ecco... Dean. Susan Nancy lo aveva chiamato Dean e lui aveva detto: "No, devi abituarti a chiamarmi Duke".» Jack chiese: «Ne è sicura?» «Certo che ne sono sicura. È da sei ore che guardo queste spaventose fotografie e mi chiede se sono sicura? Se avessi voluto mentire avrei indicato qualcuno già ore fa. Per favore, agente. Prima trova un cadavere sotto casa, poi mi costringe a guardare queste foto. Adesso, per favore, mi può portare a casa?» Jack fece un cenno di diniego. Bisognava scoprire chi. Chi rappresentava il denominatore comune tra Van Gelder, Cathcart e il Nite Owl. Finora di assodato c'era solo il collegamento dai fratelli Engleking a Cathcart, e una connessione con Mickey Cohen, che nel '53 era in galera. Prese il telefono e fece lo zero. «Centralino.» «Centralino, è la polizia. Emergenza. Devo parlare subito con qualcuno dell'amministrazione del penitenziario federale di McNeil, Puget Sound, Washington.» «Capisco. Il suo nome?»
«Sergente Vincennes, dipartimento di Polizia di Los Angeles. Gli dica che è un'inchiesta di omicidio.» «Capisco. I collegamenti con lo stato di Washington sono...» «Merda. Il mio numero è Madison 60042. Mi può...» «Inoltro subito la chiamata, signore.» Jack riappese. Quaranta secondi sull'orologio alla parete. Dddrin dddrin. «Vincennes.» «Vice guardiano Cahill, McNeil. È una cosa che ha a che fare con un omicidio?» Hilda Lefferts stava brontolando: Jack le voltò le spalle. «Sì, e devo controllare solo una cosa. Ha una matita?» «Naturalmente.» «Okay. Ho bisogno di sapere se un certo Dean Van Gelder, il cognome due parole, maschio, bianco, ha fatto visita a qualche detenuto a McNeil... diciamo dal febbraio all'aprile 1953. Mi basta un sì o un no, e il nome di quello a cui ha fatto visita.» Un sospiro. «D'accordo; per favore resti in linea. Forse ci vorrà un po'.» Jack aspettò contando i minuti: Cahill tornò dopo più di dodici. «Positivo. Dean Van Gelder, nato il 4 marzo 1921, ha fatto visita al detenuto David Goldman in tre occasioni: 27 marzo, 1 e 3 aprile 1953. Goldman era detenuto per reati fiscali. Forse ha sentito...» Lavorare su Davey G., l'uomo di Mickey Cohen. Lavorare sull'ultima visita di Van Gelder, due settimane prima del Nite Owl, nello stesso periodo in cui i fratelli Engleking erano stati da Mickey a sottoporgli il progetto di traffico di materiale porno. Quello della prigione continuava a blaterare: Jack gli riappese il microfono in faccia. Il caso Nite Owl cominciava a rimettersi in moto. 57 Ed accompagnò Lynn Bracken a casa in auto: era l'ultimo tentativo, prima di farla arrestare. Lei aveva protestato, poi aveva ceduto: un giorno di droga, controdroga e intimidazioni varie si faceva sentire: aveva un'aria esausta, distrutta. Ma chiamarla intelligente, forte e chimicamente protetta era poco: non s'era lasciata sfuggire praticamente nulla, soltanto qualche briciola su Pierce Patchett. Patchett sapeva che negare tutto non sarebbe servito a niente. Lei gli aveva raccontato la sua favola da ragazza squillo e il tipo doveva avere uno stuolo di avvocati già pronti, nel caso che le in-
formazioni che le aveva strappato sfociassero in una denuncia. Il primo giorno di riapertura era stato una cosa da folli: Dudley Smith su a Gaintsville, mentre i suoi scagnozzi battevano il ghetto; il corpo che Vincennes aveva trovato sotto la casa e l'identificazione di Dean Van Gelder, che era andato a McNeil a trovare Davey Goldman poco prima del Nite Owl. Il patto con Bud White e la scoperta della soffiata che aveva fatto a Whisper: era stata una pazzia fidarsi di lui, anche solo per un secondo. Ma queste erano tutte cose che poteva affrontare: era un investigatore di professione, abituato a trattare con gli affari intricati. Invece, imbattersi inaspettatamente nel caso Atherton, e in suo padre, era stata tutta un'altra cosa. Adesso si sentiva come sospeso, spinto da un istinto elementare: il Nite Owl aveva in sé qualcosa che andava oltre le capacità di chiarire i propri lati oscuri, quale che fosse la personale capacità di trovare o no le prove, di fare dei piani o di non farli e agire a casaccio. Lui aveva un piano, per lavorarsi la Bracken e Patchett. Lynn soffiava degli anelli di fumo dal finestrino. «Ancora due isolati, poi a sinistra. Può fermarsi qui, sto proprio all'angolo.» Ed frenò. «Un'ultima domanda. All'ufficio mi ha fatto capire che sapeva che Patchett e Sid Hudgens avevano in programma un giro di estorsioni.» «Non ricordo di aver fatto un'affermazione del genere.» «Non l'ha negato.» «Ero stanca e annoiata.» «L'ha dichiarato, implicitamente. E c'è nella deposizione di Vincennes.» «Allora, forse Vincennes in questo ha mentito. Una volta era una specie di celebrità. Non è uno di quelli a cui piace un po' drammatizzare le cose?» Uno spiraglio. «Sì.» Fare filtrare un certo senso di finto scoraggiamento. «Non lo so... È il mio punto debole.» «Questo è il punto. Exley, intende arrestarmi?» «Comincio a pensare che non servirebbe a niente. Cosa le ha detto White, quando l'ha convinta a farsi interrogare?» «Solo di venire pulita. Gli ha mostrato la deposizione di Vincennes?» La verità. Farla sentire grata. «No.» «Mi fa piacere, perché è piena di bugie. Perché non gliel'ha fatta vedere?» «Perché come investigatore è piuttosto limitato e meno sa meglio è. Per di più è il protetto di un mio rivale e non voglio che gli passi delle informazioni.»
«Sta parlando di Dudley Smith?» «Sì. Lo conosce?» «No. Ma Bud parla spesso di lui. Penso che ne abbia un po' paura, il che vuol dire che dev'essere un uomo molto importante.» «Dudley è brillante e corrotto fino al midollo, ma io sono migliore. Si è fatto tardi.» «Posso offrirle qualcosa da bere?» «Perché? Oggi mi ha sputato in faccia.» «Be', date le circostanze...» Il suo sorriso gli rendeva facile sorridere. «Date le circostanze, qualcosa da bere.» Lynn scese dall'auto. Ed la guardò muoversi: tacchi alti, una giornata schifosa, ma sembrava appensa sfiorare il terreno. Lo guidò a casa sua, aprì la porta sul retro e accese la luce. Ed entrò. Tutto raffinato: le decorazioni, i tessuti, Lynn si tolse le scarpe con un calcio e versò due brandy; Ed sedette su un sofà: velluto autentico. Lynn gli sedette accanto. Ed prese il bicchiere e bevve un sorso. Lynn riscaldò il suo tra le mani. «Sa perché l'ho invitata?» «È troppo intelligente per cercare di venire a un accordo, per cui penso che sia soltanto curiosa su di me.» «Bud la odia più di quanto ami me, o chiunque altro. Comincio a capire perché.» «Non voglio la tua opinione.» «Voleva essere un complimento?» «Un'altra volta, d'accordo?» «Cambierò argomento, allora. Come sopporta Inez Soto la pubblicità? È stata su tutti i giornali.» «La sopporta male e non voglio parlare di lei.» «Le dà fastidio che io sappia tante cose su di lei. Non ha informazioni con cui competere.» L'esca. «Ho la dichiarazione di Vincennes.» «Deposizione della cui verità sospetto che dubiti.» Cosa succedeva a cambiare argomento? «Ha detto che Patchett ha finanziato vecchi film di Raymond Dieterling. Può essere più precisa?» «Perché? Perché suo padre è un socio in affari di Dieterling? Comincia a vedere lo svantaggio di essere figlio di un uomo famoso?» Niente finte, un bell'affondo di coltello. «Era solo una domanda da poli-
ziotto.» Lynn si strinse nelle spalle. «Pierce me ne ha accennato parecchi anni fa.» Squillò il telefono. Lynn lo ingnorò. «Credo di poter dire che non ha voglia di parlare di Jack Vincennes.» «Può dirlo.» «Non si è parlato molto di lui sui giornali, ultimamente.» «Perché ha buttato via tutto quello che aveva. Badge of Honor, la sua amicizia con Miller Stanton, tutto. Il fatto che Sid Hudgens sia stato assassinato non gli ha giovato, perché metà delle indiscrezioni che Hush-Hush pubblicava derivavano dalle sue operazioni.» Lynn bevve un sorso di brandy. «A Lei Jack non piace.» «No, ma c'è una parte della sua deposizione a cui credo senza riserve. Patchett ha le copie dei fascicoli privati di Sid Hudgens, compreso quello su Vincennes. Può fare un favore a se stessa ammettendolo.» Se abboccava, sarebbe stato adesso. «Non posso dirlo, e la prossima volta che parleremo io avrò un avvocato. Ma posso dirle che cosa potrebbe esserci, secondo me, in un fascicolo del genere.» La prima esca aveva funzionato. «Be', credo che l'anno sia il 1947. Vincennes è stato coinvolto in una sparatoria sulla spiaggia. Era sotto l'influenza di narcotici e ha sparato a due cittadini innocenti, marito e moglie, uccidendoli. La mia fonte ha tutte le prove, compresa la testimonianza dell'infermiere di un'ambulanza e una dichiarazione autentica del dottore che ha medicato Jack per le sue ferite. La mia fonte ha le risultanze dell'esame del sangue che dimostrano la presenza di droga e le dichiarazioni di certi testimoni oculari che non si sono presentati. È questo il tipo d'informazione che lei è disposto a sopprimere per proteggere un collega, capitano?» Il Malibu Rendezvous: il caso che aveva reso famoso Bidone. Il telefono suonò ancora: Lynn lo lasciò suonare. Ed disse «Cristo» senza bisogno di fingere. «Sì. Sa, quando ho letto di Vincennes, pensavo già che avesse qualche motivo per prendersela tanto con chi si drogava, per cui non sono stata sorpresa. Capitano, se Pierce avesse avuto le copie di quei fascicoli, sono sicura che le avrebbe distrutte, poi.» L'ultima frase suonava falsa... Ed provò a lasciar cadere la sua bugia. «So che a Jack la droga piace: è un voce che corre da anni. E so che lei sta
mentendo sui fascicoli e so che Vincennes farebbe qualsiasi cosa per riavere il proprio. Lei e Patchett non dovreste sottovalutarlo.» «Nello stesso modo in cui lei ho sottovalutato Bud White?» Il sorriso di lei, come un bersaglio. Per un secondo pensò di colpirla. Poi lei rise, prima che potesse farlo; lui si sporse in avanti e, invece, la baciò. Lynn lo respinse, poi ricambiò il bacio. Rotolarono sul pavimento strappandosi i vestiti. Suonò il telefono, Ed fece cadere la cornetta con un calcio. Lynn lo attirò dentro di sé, rotolarono, si mossero insieme, rovesciando i mobili. Finì in fretta com'era incominciato: poté sentirla mentre raggiungeva l'orgasmo. Qualche secondo di attesa, ecco, così, bene, calma. La sua storia, tra un gemito e un singhiozzo, come un fardello troppo pesante da sopportare. Jack Vincennes, un poliziotto corrotto, drogato, un tipo pericoloso con cui avere a che fare. Avrebbe fatto di tutto per riavere il suo fascicolo, doveva avere quel fascicolo. Il capitano Edmund J. Exley doveva servirsi di lui per quello che sapeva, ma Vincennes era un drogato, un ubriacone, uno psicopatico... 58 Bud arrivò a Los Angeles all'alba, con l'autobus di mezzanotte da San Francisco. La sua città gli sembrò strana, diversa, come tutto il resto della sua vita. Sul taxi continuò ad appisolarsi: per restare sveglio cercò di concentrarsi su quello che gli aveva detto Ellis Loew: "Sembra proprio un gran caso, ma gli omicidi multipli sono una cosa complicata e Spade Cooley è una figura molto nota. Metterò una squadra della Procura al lavoro: per ora lei si tenga alla larga". E su Lynn: l'aveva chiamata, ma il telefono era staccato, muto. Strano, ma tipico: quando voleva dormire, lei voleva dormire. Non riusciva a credere alla propria vita: era diventata terribilmente strana. Il taxi lo scaricò davanti casa. C'era un biglietto sulla porta, su un foglio intestato "Sergente Duane W. Fisk". Serg. White, il capitano Exley la vuol vedere immediatamente (qualcosa che riguarda la rivista Whisper e un corpo sotto una casa). Faccia rapporto immediatamente appena rientrato a Los Angeles.
Bud rise e preparò una borsa: un po' di biancheria, i suoi fascicoli: le puttane, il Nite Owl, nel caso che Dudley glielo chiedesse. Gettò il biglietto nel cesso e ci pisciò sopra. Prese l'auto, guidò fino a Gardena e prese alloggio al Victory: una stanza con le lenzuola pulite, uno scaldavivande elettrico, niente schizzi di sangue sul muro. Vaffanculo il sonno: si fece un caffè e si mise al lavoro. Tutto quello che sapeva su Spade Cooley: mezza pagina scarsa. Cooley era un cantante violinista dell'Olkahoma, un tipo emaciato, un po' sotto i cinquanta. Aveva fatto un paio di dischi di successo, il suo show in Tv per un po' era stato importante. Il suo bassista, Burt Arthur Perkins detto "Deuce", s'era fatto un po' di lavori forzati per atti di sodomia su animali e si diceva che conoscesse una quantità di tipi legati alla mala. Quanto all'inchiesta, Lamar Hinton aveva detto che Spade fumava oppio; Spade aveva suonato alla Lariat Room a Frisco, di fronte a dove era morta Chrissie Renfro. Chrissie era morta con tracce di oppio nel sangue. Spade al momento suonava all'El Rancho Klub a L.A., non lontano dall'appartamento di Lynette Ellen Kendrick. Lamar Hinton aveva detto che Dwight Gilette, ex protettore di Kathy Janeway, procurava puttane per le feste di Cooley. Tutti elementi indiziari, ma solidi. C'era un telefono attaccato al muro. Bud sollevò la cornetta e chiamò l'ufficio del coroner della contea. «Patologia, Jensen.» «Sergente White, per il dottor Harris. So che è occupato, ma gli dica che è solo un'informazione.» «Un momento, per favore.» Clic, clic, clic. «Sergente, cosa c'è, stavolta?» «Un particolare su un suo rapporto di autopsia.» «Sergente, lei non è neanche un funzionario della contea.» «Il contenuto dello stomaco e della circolazione sanguigna di Lynette Kendrick. In fretta, eh?» «È facile: è stato il nostro stomaco migliore, la settimana scorsa. È pronto? Wurstel, crauti, patatine, Coca-Cola, oppio, sperma. Gesù, che razza di ultima cena.» Bud riappese. Ellis Loew gli aveva detto di starsene fuori, ma Kathy Janeway gli diceva: vai!
Prese l'auto, andò fino alla Strip, facendosi un piano operativo. Prima l'El Rancho Klub. Era chiuso. "Spade Cooley e la sua Cowboy Rhythm Band All Night Long". Una locandina appesa accanto all'ingresso: Spade, Deuce Perkins, tre altri bifolchi. Niente grossi anelli alle dita. Timbro sul retro: "Rappresentato da Nat Penzler Associates, La Cienega 653 Nord, Los Angeles". Dall'altro lato della strada: l'Hot Dog Hut, wurstel, crauti e patatine a volontà. Giù, lungo la Strip, a Crescent Heights, un noto luogo di convegno di prostitute. Un paio di chilometri a sud, all'incrocio di Melrose e Sweetzer, l'appartamento di Ellen Kendrick. Facile. Spade la raccatta sul tardi, senza testimoni in giro. Ha già la roba da mangiare e la droga, propone una notte completa, accompagnava Lynette a casa sua. Mangiano, si fanno, poi Spade la picchia e la violenta tre volte, post mortem. Bud partì verso sud. La Cienega 653: un prefabbricato di legno di sequoia. "Nat Penzler Assoc." sulla cassetta delle lettere. La porta non era chiusa a chiave. Dentro, una ragazza faceva il caffè. Bud si fece avanti. La ragazza chiese: «Desidera?» «Il principale è da queste parti?» «Mr. Penzler è al telefono. Posso fare qualcosa per lei?» Una porta interna, con la sigla "N.P." in lettere d'ottone. Bud la spinse; un uomo anziano strillò: «Ehi! Sto telefonando! Chi è lei, l'esattore delle tasse? Ehi, Gail di' a questo pagliaccio d'aspettare.» Bud fece scintillare il distintivo. L'uomo riappese e spinse la sedia all'indietro. Bud chiese «È lei Nat Penzler?» «Mi chiami Natsky. Cerca un agente? Posso farle avere qualche buona parte da delinquente. Ha quell'espressione da Neanderthal che oggi va tanto.» Lasciamo perdere. «Lei è l'agente di Spade Cooley, vero?» «Giusto. Vuole entrare nel suo gruppo? Spade fa una mucchio di soldi ma la mia cameriera nera canta meglio di lui, per cui forse posso trovarle un buco, magari un posto da buttafuori all'El Rancho. C'è una quantità di tipi smilzi, da quelle parti, boychick. Un bestione come lei potrebbe metterli tutti in riga.» «Hai finito, imbecille?» Penzler arrossì. «Mr. Natsky per lei, uomo delle cavarne.»
Bud chiuse la porta. «Ho bisogno di vedere le registrazioni degli ingaggi di Cooley dal '51 in poi. Me le fa vedere con le buone o no?» Penzler si alzò e si mise davanti allo schedario. «Lo spettacolo è finito, Godzilla. Non divulgo mai informazioni sui miei clienti, nemmeno sotto minaccia d'incriminazione. Per cui smammare e vediamoci qualche volta per colazione, alle calende greche, diciamo.» Bud strappò il filo del telefono dalla parete. Penzler fece scorrere il cassetto superiore. «Nessuna violenza, per favore, uomo delle caverne. Lavoro soprattutto con la faccia, io.» Bud cominciò a frugare tra i fascicoli. Trovò "Cooley, Donnel Clyde" e lo buttò sulla scrivania. Una foto cadde sulla carta assorbente: Spade, con quattro anelli su dieci dita. Dei fogli rosa, dei fogli bianchi, infine i fogli blu: le registrazioni degli ingaggi, anno per anno. Penzler restò a guardarlo in piedi, borbottando. Bud confrontò le date. Jane Mildred Hamsher, 8 marzo '51, San Diego: Spade era lì, all'El Cortez Sky Room. Aprile '53, Kathy Janeway, la Cowboy Rhythm Band suonava al Bido Lito's, Los Angeles Sud. Sharon, Sally, Chrissie Virginia, Maria, Lynette: Bakersfield; Needles, Arizona; Frisco; Seattle; di nuovo L.A. Il personale variava: Deuce Perkins era quasi sempre al basso, sassofoni e batteria andavano e venivano. Spade Cooley era sempre in quelle città, a quelle date. I fogli blu si stavano inumidendo: era il suo sudore. «Dove stanno?» Penzler. «Al Biltmore, e non è stato Natsky a dirglielo.» «Giusto, perché è omicidio di primo grado e io non sono stato qui.» «Sarò come la Sfinge, lo giuro. Mio Dio, Spade e i suoi delinquenti. Mio Dio, ma sa quanto ha guadagnato l'anno scorso?» Telefonò a Loew per riferirgli tutto. Loew saltò fino al soffitto: «Le avevo detto di starne fuori! Ho messo tre uomini al lavoro sul caso, e gli dirò quello che ha scoperto. Ma ne stia fuori, adesso, e torni al Nite Owl, mi capisce?» Capiva, ma Kathy Janeway continuava a dirgli: vai! Il Biltmore. Fece lo sforzo di guidare piano, parcheggiò vicino alla porta posteriore, chiese educatamente all'impiegato dove poteva trovare il gruppo di Cooley. L'impiegato disse: «La suite El Presidente, nono piano» e lui rispose «Grazie» con tanta calma che tutto gli si confuse attorno e per un attimo gli sembrò di muoversi al rallentatore.
Salire le scale era come nuotare controcorrente: la piccola Kathy continuava a dirgli: ammazzalo! La suite: doppie porte, con delle decorazioni dorate: aquile americane, bandiere. Tentò la maniglia e le porte si aprirono. Roba di lusso, ma tutto tenuto come un porcile. Tre bifolchi addormentati per terra. Bottiglie vuote, portacenere rovesciati, niente Spade. Delle porte interne. Da quella destra si sentivano dei rumori. Bud aprì con un calcio. Deuce Perkins era a letto e guardava i cartoni animati. Bud spianò la pistola. «Dov'è Cooley?» Perkins si mise uno stecchino in bocca. «A ubriacarsi. Come me, fra poco. Se vuoi vederlo, vieni all'El Rancho stasera. Forse si farà vivo.» «Col cazzo: è il divo, lui.» «Di solito sì. Ma da un po' fa l'imprevedibile, così lo sostituisco io. Canto bene come lui e sono più bello, per cui nessuno ha niente da ridire. Ora, vuoi andartene fuori dai piedi e lasciarmi alle mie occupazioni?» «Dov'è che sta bevendo?» «Metti giù quella pistola, ragazzo. Il peggio che puoi avere su di lui è che non ha pagato gli alimenti per il bambino e Spade paga sempre, prima o poi.» «Nix, è omicidio di primo grado e so che gli piace l'oppio.» Perkins tossì e sputò lo stuzzicadenti. «Cosa vorresti dire?» «Puttane. A Spade piacciono le ragazzine?» «Non gli piace ucciderle. Solo far andare l'affare, come a me e a te.» «Dov'è?» «Uomo, non faccio la spia.» Un manrovescio con la canna della pistola. Perkins gridò e sputò dei denti. Il volume del televisore si alzò all'improvviso: i bambini che spiegavano quanto gli piacessero i cornflakes della Kellogg's. Bud sparò nello schermo. Deuce fece la spia. «Cerca nelle fumerie di Chinatown e lasciami in pace, vaffanculo.» Kathy gli diceva: ammazzalo! Bud pensò a sua madre, per la prima volta da anni. 59 Il dottore disse: «Ho già detto al suo capitano Exley che un'intervista con Goldman si sarebbe rivelata probabilmente del tutto inutile. Il fatto è che,
per la maggior parte del tempo, quell'uomo non è lucido. Comunque, visto che ha tanto insistito per mandarla qui, ci proverò di nuovo.» Jack si guardò intorno. Il Camarillo faceva venire i brividi: un mucchio di tipi strani in giro, i loro disegni attaccati alle pareti. «Può farlo? Il capitano ha bisogno di una dichiarazione, da lui.» «Be', sarà fortunato se riesce ad averla. Nel luglio scorso, Mr. Goldman e il suo intimo amico Mickey Cohen sono stati attaccati a colpi di coltello e a sprangate nella prigione di McNeil Island. Aggressori non identificati, a quanto pare: Cohen non è stato ferito seriamente, ma Goldman ha riportato delle lesioni cerebrali piuttosto gravi. Tutti e due sono usciti in libertà condizionata l'anno scorso e Goldman ha cominciato a comportarsi in un modo piuttosto strano. Alla fine di dicembre è stato arrestato per aver orinato in pubblico a Beverly Hills e il giudice ce l'ha mandato in osservazione per novanta giorni. È qui da Natale e abbiamo appena deciso di tenerlo per altri novanta. Francamente, non possiamo far nulla per lui: l'unica cosa strana è che Mickey Cohen è venuto a trovarlo, s'è offerto di farlo trasferire in una clinica privata a sue spese e lui ha rifiutato: anzi, si è mostrato spaventatissimo. Non è strano?» «Forse no. Dov'è?» «Oltre quella porta. Sia gentile con lui, per favore. Era un gangster, lo so, ma ora è soltanto un essere umano che soffre.» Jack aprì la porta. Una stanzetta imbottita; Davey Goldman su una lunga panca imbottita. Aveva la barba lunga, sapeva di Lysol e sfogliava, con la mascella pendula, una copia del National Geographìc. Jack gli si sedette accanto. Goldman si scostò. Jack disse: «Questo è un posto di merda. Avresti dovuto lasciare che Mickey ti portasse via.» Goldman si tolse qualcosa dal naso e se lo mise in bocca. «Davey, hai litigato con Mickey?» Goldman gli porse la rivista: dei neri nudi che brandivano le lance. «Carino: quando cominceranno a pubblicare delle foto di bianchi farò l'abbonamento. Davey, ti ricordi di me? Jack Vincennes? Lavoravo alla Narco e ci incontravamo spesso, sulla Strip.» Goldman si grattò le palle. Fece un sorrisino spento, vacuo. «Ti sembra il modo? Forza, Davey. Torna con Mick. Sai che si prenderà cura di te.» Goldman schiacciò una pulce invisibile. «No. Non più.» La voce di uno andato del tutto: nessuno sarebbe riuscito a recitare così. «Dimmi, Davey, che cosa è successo a Dean Van Gelder? Ti ricordi di lui,
vero? Veniva a trovarti a McNeil.» Goldman si mise un dito nel naso e se lo pulì sui piedi. Jack disse: «Dean Van Gelder. È venuto a McNeil nel '53, più o meno nello stesso periodo in cui quei due tipi, Pete e Baxter Engleking, sono venuti a trovare Mickey. Adesso tu hai paura di Mickey e Van Gelder ha fatto fuori un tale, un certo Duke Cathcart, ed è stato fatto fuori anche lui nel fottuto massacro del Nite Owl. Ti resta ancora un po' di cervello per parlare di queste cose?» Neanche un barlume. «Forza, Davey. Se parli non ti sentirai più così triste. Racconta tutto a zio Jack.» «Olandese! Fottuto olandese del cazzo! Mickey dovrebbe sapere di farmi male invece no. Hub rachmones, Meyer, hub rachmones, pietà di me. Meyer Harris Cohen te absolvo peccati miei.» Aveva mosso solo la bocca: per il resto era immobile, come morto. Jack insistette: l'olandese doveva essere Van Gelder, hub rachmones era una richiesta di misericordia, tra yiddish e latino veniva fuori qualcosa come tradimento e rimorso. «Forza, continua. Confessa a padre Jack e vedrai che tutto andrà meglio.» Goldman si mise un dito nel naso. Jack gli diede una spinta. «Forza!» «L'olandese lo ha fatto saltare.» Chissà cosa voleva dire. Forse alludeva a un piano organizzato in prigione per fare fuori Duke Cathcart. «Saltare cosa, forza!» Goldman, in un tono spento, monotono: «Tre per quelli di fiducia blip blip blip. Calma cazzo non casino, Mickey pensa il pesce è suo, gatto irlandese prende pesce, a Mickey le spine la carne no, Mickey morto mostro miao. Hub rachmones, Meyer, di te potrei fidarmi di loro no tutto in ghiaccio per noi no, te absolvo...» «Chi sono questi tipi di cui parli?» Goldman si mise a canticchiare un motivetto stonato, qualcosa di familiare. Jack riuscì a riconoscerlo: "Take the a Train". «Davey, dimmi qualcosa.» Davey cominciò a cantare. «Bumpa. Bump bump bump bump bump bump bump bump il treno cu cu bump bump bump bump il treno cu cu.» Ancora peggio, come se il suo cervello avesse delle pareti imbottite. «Davey, limitati a parlare.» Una serie di parole scombinate: «Bzz, bzz, bzz, parla la cimice si sente bzz. Betty bzz, Benny bzz, cimice ascolta, Barney bzz. Hub rachmones
Meyer, amico mio.» Ma forse qualcosa se ne poteva tirare fuori. Gli Engleking avevano visto Cohen in cella e gli avevano parlato del progetto di Duke Cathcart. Mickey aveva giurato di non averlo detto ad anima viva. Goldman l'aveva scoperto, aveva deciso di entrare lui nell'affare e aveva mandato Dean Van Gelder a far fuori Cathcart, o forse solo a trattare un accordo con lui. Come aveva fatto? Forse aveva seminato una cimice, un microfono, nella cella di Cohen? «Davey, parlami della cimice.» Goldman cominciò a canticchiare "In the Mood". Il dottore aprì la porta. «Basta così, agente. Ha tormentato quest'uomo abbastanza.» Exley aveva dato l'okay per telefono: un salto a McNeil per vedere se si poteva provare l'esistenza di un impianto d'intercettazione nell'ex cella di Mickey Cohen. L'aeroporto della contea di Ventura era solo a pochi chilometri: lui poteva volare fino a Puget Sound e prendere un taxi fino al penitenziario. Bob Gallaudet avrebbe trovato un collegamento con qualcuno dell'ufficio prigioni: quelli dell'amministrazione di McNeil avevano trattato Cohen con tutti i riguardi, e probabilmente erano stati pagati per il disturbo, quindi non avrebbero collaborato senza una spinta. Exley aveva detto che l'idea di un microfono nascosto era buona ma un po' azzardata e s'era lamentato perché non riusciva a trovare Bud White: Fisk e Kleckner lo stavano cercando dappertutto, il bastardo probabilmente si teneva alla larga per via del pezzo su Whisper e del cadavere a San Berdoo. Fisk gli aveva lasciato un biglietto in cui si accennava alla scoperta. Parker aveva detto che Dudley Smith stava studiando il fascicolo del caso Engleking e avrebbe riferito appena possibile; Lynn Bracken continuava a non parlare. Jack aveva chiesto "Che facciamo allora?" e Exley aveva risposto: "Vediamoci al Dining Car a mezzanotte. Ne parleremo". La conclusione del terribile capitano Ed era stata un po' enigmatica. Jack era andato a Ventura e aveva preso il suo aereo: Exley aveva già chiamato e gli aveva fatto trovare il biglietto. Una hostess gli aveva offerto i giornali: lui aveva preso il Times e il Daily News e aveva letto del Nite Owl. I ragazzi di Dudley stavano rivoltando il ghetto da cima a fondo, torchiando i più noti malavitosi neri e cercando i tipi che avevano sparacchiato davvero in Griffith Park. Tutte cazzate: chiunque fosse stato a semi-
nare le armi nell'auto di Ray Coates aveva seminato anche i bossoli corrispondenti nel parco, ricostruendo il luogo in base alle indicazioni sui giornali e soltanto dei professionisti avrebbero avuto coglioni e cervello adeguati. Mike Breuning e Dick Carlisle dirigevano un gruppo speciale che s'era installato nella sede della Settantasettesima: la squadra al completo, più venti uomini extra distaccati dalla Omicidi. Ma era assolutamente impossibile che i colpevoli fossero dei teppisti neri: sembrava sempre di più di essere tornati al 1953. Il Daily News pubblicava delle foto: Central Avenue piena di tizi con dei cartelli, la casa che Exley aveva comprato a Inez Soto. Una bella foto sul Times: Inez fuori della casa di Ray Dieterling a Laguna, che si riparava gli occhi dai lampi dei flash. Jack continuò a leggere. L'ufficio del procuratore generale dello stato aveva emesso un'ingiunzione; Ellis Loew li aveva battuti sul tempo con una controingiunzione, ma quelli non avevano mollato il caso e sarebbero intervenuti appena i termini della controingiunzione fossero scaduti, a meno che la polizia di L.A. non fosse riuscita a risolvere il caso con soddisfazione del tribunale della contea in un ragionevole lasso di tempo. Il dipartimento aveva emesso un comunicato stampa: un resoconto dettagliato degli atti di violenza subiti dalla povera Inez Soto nel '53, accompagnato da una descrizione commovente di come il capitano Ed Exley l'avesse aiutata a rifarsi una vita. Anche il vecchio di Exley veniva tirato in ballo: il Daily News si diffondeva sul completamento del sistema di superstrade e riferiva di una voce diffusa da poco: Preston avrebbe annunciato presto la sua candidatura a governatore; mancavano appena due mesi e mezzo alle primarie repubblicane, il rinvio dell'annuncio all'ultima ora era stato concepito come un espediente per sfruttare la campagna pubblicitaria relativa all'inaugurazione del sistema stradale. Che effetti avrebbe avuto sulle sue possibilità, adesso, la cattiva pubblicità sul figlio? Jack pensò alle sue personali possibilità. Era tornato con Karen perché lei aveva visto che stava facendo un tentativo serio: il modo migliore di continuare era quello di arrivare ai vent'anni, incassare la pensione e andarsene via da L.A. Nei prossimi mesi avrebbe dovuto schivare parecchie pallottole: la riapertura del caso, le cose che Patchett e la Bracken sapevano su di lui. Difficile calcolare le probabilità: per uno che doveva schivare delle pallottole, era stanco e spaventato, e cominciava a sentirsi vecchio. Exley aveva in mente qualche mossa rischiosa: una riunione di lavoro a cena sul tardi non era nel suo stile. La Bracken e Patchett potevano cercare
di venire a un accordo con quello che sapevano su di lui. Parker, a sua volta, poteva decidere di passare tutto sotto silenzio per proteggere il dipartimento. Ma Karen avrebbe saputo, e quello che restava del loro matrimonio sarebbe andato in malora, perché lei poteva già sopportare a stento l'idea d'aver sposato un ubriacone e un portaborse. L'etichetta di "assassino" era davvero troppo, per tutti e due. Tre ore di volo, tre ore di pensieri segreti. L'aeroplano atterrò a Puget Sound; Jack prese un taxi per McNeil. Brutto: un monolito grigio su un'isola di roccia grigia. Pareti grigie, nebbia grigia, barriere di filo spinato sul bordo di un'acqua grigia. Jack scese dal suo taxi alla guardiola; il custode controllò i documenti e fece un cenno d'assenso. Un cancello d'acciaio scivolò sulla pietra. Jack entrò. Un ometto segaligno gli venne incontro in sala d'aspetto. «Sergente Vincennes? Agente Goddard, ufficio prigioni.» Una buona stretta di mano. «Exley le ha detto di che cosa si tratta?» «Bob Gallaudet. Lei lavora al Nite Owl e a certi casi attinenti e pensa che qualcuno avrebbe potuto impiantare una cimice nella cella di Mickey Cohen. Dobbiamo cercare qualche elemento per provare la teoria, teoria che personalmente non trovo poi così assurda.» «Perché?» Si misero in moto, proteggendosi dal vento. Goddard doveva parlare ad alta voce, per farsi sentire. «Cohen ha avuto un trattamento regale, qui, e anche Goldman. Privilegi, visite senza limitazione, poco controllo su quello che portavano dentro. Avrebbero potuto benissimo sistemare un microfono. Pensa che Goldman abbia cercato di fregare Mickey?» «Più o meno.» «Be', potrebbe darsi. Avevano la cella a due porte di distanza, a un piano che aveva richiesto Mickey, perché metà delle celle avevano le tubature rovinate e quindi non c'erano altri detenuti. Vede, ho fatto chiudere e vuotare tutto il reparto.» Una serie di posti di blocco, poi gli edifici principali: raggi a sei piani, collegati da corridoi sospesi. Salirono le scale, fino a un corridoio con otto celle vuote. Goddard disse: «Ecco il nostro attico. Tranquillo, poco abitato e con una buona sala riunioni comune in cui i ragazzi potevano giocare a carte. Abbiamo un informatore che ci ha riferito che Cohen poteva dare la sua approvazione su quali detenuti sistemare qui. Capisce che faccia di bronzo?» Jack disse: «Gesù, è bravo, lei. E s'è mosso in fretta.»
«Be', Exley e Gallaudet qualcosa contano sempre e i capoccia di qui non hanno avuto tempo di prepararsi. Adesso controlliamo l'attrezzatura che mi sono portato dietro.» Sul tavolo della stanza comune: leve, piedi di porco, scalpelli, martelli, una palo lungo e sottile con un uncino a un'estremità. Su un tappeto: un registratore a nastro, una quantità di fili. Goddard disse: «Cominciano da qui. Ammetto di essere un po' ottimista, ma mi sono portato un registratore, nel caso che troviamo del nastro.» «Direi che è una probabilità. Goldman e Cohen sono usciti tutti e due in autunno, ma in luglio erano stati aggrediti e Davey è diventato un po' tocco. Può darsi che se era lui controllare il nastro, fosse troppo rimbecillito per portar via il microfono.» «Basta con le chiacchiere. Cominciamo a scavare.» Scavarono. Goddard tracciò una linea tra la ventola del riscaldamento nella cella di Cohen e quella della cella di Goldman, segnò una riga sul soffitto delle due celle intermedie e cominciò a controllare con martello e scalpello. Jack tolse la piastra di protezione dal condotto nel muro della cella di Mickey e cominciò a scandagliarlo con l'asta uncinata. Nient'altro che tubi: nemmeno un filo. Seccante: era proprio il posto giusto per installare un microfono. Però dal condotto veniva un getto d'aria calda: Jack cambiò idea: nello stato di Washington faceva freddo, l'aria calda sarebbe andata per quasi tutto il tempo e avrebbe impedito al registratore di funzionare. Controllò i muri e il soffitto in cerca di altre condutture: niente. Poi passò all'area attorno alla ventola. Accanto alla lastra di protezione c'erano come delle rappezzature irregolari di intonaco, in cui erano fissate le viti di sostegno; mollò una serie di martellate, finché mezza parete venne giù e saltò fuori un piccolo microfono tutto intonacato attaccato a un filo. E poi il filo gli fu strappato di mano e s'infilò dritto nella parete. Cinque secondi dopo, ecco Goddard che lo reggeva a sua volta, attaccato a un registratore a nastro plastificato. «A metà strada tra le due celle, un buco nel muro proprio di fianco alla ventola. Adesso sentiamo che c'è, eh?» Lo misero in moto nella stanza comune. Goddard lo collegò al proprio apparecchio, cambiò le bobine, premette il bottone per registrare da un nastro registrato. Dei fruscii; un cane che abbaiava. "Qui, qui, bubuleh": la voce di Mi-
ckey Cohen. Goddard disse: «Gli lasciavano tenere un cane in cella?» Cohen: "Smettila di leccarti lo schnitzel, carino". Altri latrati, un lungo silenzio, un clic. «È scaduto il tempo» disse Goddard. «Il microfono è attivato a voce. Dopo cinque minuti si spegne.» Jack si tolse un po' d'intonaco dalle mani. «Come faceva Goldman a cambiare il nastro?» «Doveva avere una specie d'uncino, come quello che ho dato a lei. La grata della sua ventola era molle: qualcuno deve averci frugato dentro. Gesù, da quanto tempo sarà stato qui questo affare? E Goldman doveva avere qualcuno che lo aiutava: non è un'operazione da fare da soli. Ecco, stiamo a sentire.» Un altro clic, una voce strana. "Per quanto? Devo far piazzare la scommessa a quella guardia." Cohen: "Un mille su Basilio, quel piccolo guappo è davvero cattivo. E fa' un salto in infermeria a dare un'occhiata a Davey, Dio mio, quegli sgherri l'hanno ridotto come una rapa. Giuro che vivrò fino a vederli ridotti a una purea vegetale". Delle voci sovrapposte, suoni indistinti, Mickey che tubava, il cane che abbaiava. Stabilire la data era facile: Goldman e Cohen erano già stati aggrediti; Mickey aveva piazzato una scommessa, in anticipo, sull'incontro Robinson-Basilio, a settembre. Per allora sarebbe stato giù fuori, probabilmente, ma aveva preferito provvedere prima che le quotazioni calassero. Clic spento, clic spento, clic acceso: quarantacinque minuti di Mickey e almeno altri due che giocavano a carte, mormorii e scrosci dello sciacquone. Il nastro era quasi finito; clic spento, clic acceso, il maledetto cane che uggiolava. Mickey: "Sei anni e dieci mesi qui dentro e perdere il pregevole cervello di Davey appena prima di uscire. Uno tsurus del genere da portare a casa. Mickey Junior, smettila di leccarti il coso, faigeleh". Una voce strana: "Dagli una cagna e non ne avrà più bisogno". Cohen: "Mio Dio, quel cane è così svelto e così teso con il suo shlong come Heifetz con il violino, e l'ha lungo come Johnny Stompanato, per giunta. E a proposito di lungo, ho letto la colonna di Hedda Hopper e ho visto che Johnny ce l'ha fatta con Lana Turner. Era tanto che ci provava. Lei deve avere un fica di chinchillà". L'uomo con la voce strana disse qualcosa. Cohen: "Basta, rompipalle, tienine un po' per Jack Benny. È di Johnny che ho bisogno, adesso, di Johnny, e non riesco a trovarlo perché quello sta giocando a nascondere il pistolino con le dive del cinema. Continuano a stendere i miei uomini di
fiducia e io ho bisogno che Johnny appoggi l'orecchio a terra per scoprire chi; ma quel terrone uccelluto pazzo per la fica non si fa trovare... Voglio che quei succhiacazzi siano tutti stesi! Voglio che gli stronzi che hanno fatto del male a Davey non risiedano più su questa Terra!". Mickey si mise a tossire. Strana voce: "Che ne dici di Lee Vachss e Abe Teitlebaum? Potrebbero occuparsene loro". Cohen: "Come confidente sei un autentico shmendrick, per fortuna che giochi bene a carte. No, Abe s'è troppo rammollito per fare del lavoro duro. Quello che mangia è roba che blocca le arterie, e Lee Vachss fa troppo l'amore con la morte per sapere quello che deve fare. Lana, che topa che deve avere, cashmere autentico!". Il nastro era finito. Goddard disse: «Certo che Mickey ha uno stile tutto suo, ma cosa c'entra tutto questo con il Nite Owl?» «Che ne dice di "niente"?» 60 Una parete del suo studio era tutta un grafico. I protagonisti del Nite Owl e del caso parallelo, connessi da linee orizzontali; linee verticali collegavano il tutto a un gran foglio di cartone che conteneva le informazioni principali (elementi stralciati dalla deposizione di Vincennes) divise a loro volta per blocchi. Ed aggiungeva delle note a margine; continuava a pensare alla telefonata di suo padre: "Edmund, mi presento per la carica di governatore. Le recenti vicende che ti vedono coinvolto possono avermi nuociuto, ma non stiamo a parlare di questo. Non voglio che la stampa si butti di nuovo sul caso Atherton e lo colleghi a queste nuove storie e non voglio che Ray Dieterling sia tirato in mezzo. Voglio che tu indirizzi i tuoi quesiti a questo proposito esclusivamente a me: tra noi due, troveremo le risposte". Aveva detto di sì. E gli seccava. Era come sentirsi di nuovo bambino, proprio come andare a letto con Lynn Bracken lo aveva fatto sentire un po' puttana. E sul grafico cominciava a spuntare un po' troppe volte il nome Dieterling. Ed incrociò le sue righe. Sid Hudgnes era collegato con le fotografie ritoccate che Vincennes aveva trovato nel '53; il materiale porno, a sua volta, era collegato con Pierce Patchett. Una linea a: Christine Bergeron, suo figlio Daryl, Bobby Inge, che avevano posato per le foto ed erano spariti quasi contemporaneamente
al Nite Owl. Doveva farli cercare di nuovo da Fisk e Kleckner, e cercare d'identificare gli altri che avevano posato: una volta di più. Poteva lasciare da parte, per il momento, la linea che collegava Hudgens e le foto al caso Atherton: l'ex ispettore Preston Exley avrebbe svolto qualche discreta indagine, quando glielo avesse chiesto. Una linea ipotetica: da Pierce Patchett a Duke Cathcart. Lynn Bracken l'aveva negato, ma era una bugia. Secondo la deposizione di Vincennes, Patchett smerciava la roba che Cathcart aveva progettato di distribuire: ma chi l'aveva prodotta? Da Hudgens a Patchett e alla Bracken: il seminatore di scandali era terrorizzato all'idea che Vincennes s'impicciasse del Fleurde-Lys; Lynn aveva detto a Jack che Patchett e Hudgens avevano un progetto in comune e adesso lo negava: un'altra menzogna. Aveva bisogno di un altro grafico solo per le bugie... e non aveva una stanza abbastanza grande per farcelo stare. Altri collegamenti. Da Davey Goldman a Dean Van Gelder, a Duke Cathcart e Susan Nancy Lefferts: incomprensibile, almeno finché Vincennes non fosse ritornato da McNeil Island e Bud White, che ovviamente si stava nascondendo, non fosse stato interrogato su quello che poteva essersi tenuto per sé. Poi c'erano i collegamenti, diciamo così, professionali: Patchett, gli Engleking e il loro padre avevano avuto a che fare con la chimica; Patchett, che notoriamente tirava eroina, aveva dei rapporti, attraverso la chirurgia plastica, con il dottor Lux, che possedeva un sanatorio specializzato in disintossicazioni. Secondo il rapporto che Dudley Smith aveva fatto a Parker, Pete e Bax Engleking erano stati torturati a morte con delle sostanze chimiche corrosive. Nessun altro particolare. Conclusione: l'elemento chiave di tutti i collegamenti che s'intersecavano sul grafico non poteva che essere Patchett, con le sue prostitute e le sue foto porno. Sarebbe stato Patchett a portarli fino all'uomo che aveva realizzato le foto, aveva ucciso Hudgens e rappresentava il collegamento ultimo con il 1934 e il caso che aveva reso famoso suo padre. Troppi i collegamenti da ignorare: Patchett aveva finanziato i primi film di Dieterling. Il figlio di Dieterling, Billy, e il suo amico Timmy Valburn erano clienti del Fleur-de-Lys; Valburn era in rapporti con Bobby Inge; Billy lavorava a Badge of Honor, su cui all'inizio s'era concentrata l'inchiesta per la morte di Hudgens. Miller Stanton, uno dei protagonisti di Badge of Honor, era stato uno dei divi bambini di Dieterling più o meno nello stesso periodo in cui Wee Willie Wennerholm era stato assassinato... da
Loren Atherton? Collegamenti trasversali: da Atherton alle foto porno a Hudgens; una linea di collegamento apparentemente casuale, che era troppo comodo lasciar perdere in nome della lealtà familiare... e diciassette anni dopo Atherton, Preston Exley aveva costruito Dream-a-Dreamland. Il governatore Exley. Il responsabile dell'ufficio investigativo Exley. Ed pensò a Lynn, ne sentì come il gusto, si strinse nelle spalle. Gli venne in mente Inez: una nuova linea da utilizzare. Salì in macchina e si diresse a Laguna Beach. Giornalisti, da tutte le parti: appollaiati accanto alle loro auto, a giocare a carte sul prato di Ray Dieterling. Ed parcheggò dall'altra parte dell'isolato, si avvicinò a piedi, partì di corsa. Lo videro e gli corsero dietro. Riuscì ad arrivare alla porta, diede un gran colpo al battente. La porta si aprì: era proprio Inez. La ragazza richiuse e mise il chiavistello. Ed entrò in soggiorno: Dreama-Dreamland gli sorrideva da tutte le parti. Gadget, statuette: Moochie, Danny, Scooter. Fotografie alle pareti: Dieterling insieme a bambini handicappati. Assegni annullati in cornici di plastica: donazioni a sei cifre per combattere le malattie dell'infanzia. «Guarda guarda, che sorpresa!» Ed si voltò vero di lei. «Grazie per avermi fatto entrare.» «Ti hanno trattato peggio di me: ho pensato che te lo dovevo.» Sembrava pallida. «Grazie. E sai che passerà, come l'altra volta.» «Forse. Hai un'aria schifosa, Exley.» «Continuano a dirmelo tutti.» «Allora forse è vero. Guarda, se vuoi restare e parlare, bene; ma non voglio sentire una parola su Bud o su tutta questa mierda che è ricominciata.» «Non ci pensavo affatto, ma la conversazione non è mai stata il nostro forte.» Lei gli si avvicinò, Ed l'abbracciò; lei gli afferrò le braccia e si sottrasse all'abbraccio. Ed tentò di sorridere: «Ho visto qualche capello grigio. Quando avrai la mia età, sarai tutta grigia come me, probabilmente. Che ne dici, come conversazione?» «Banale: posso fare di meglio. Preston si presenta per il posto di governatore, a meno che la notorietà del figlio non rovini le sue possibilità. Io faro la coordinatrice della sua campagna.» «Papà governatore. Ha detto lui che potrei rovinare le sue possibilità?» «No, non dice mai niente di cattivo su di te. Cerca solo di fare quello che
puoi per non danneggiarlo.» Ed sentì le risate dei giornalisti fuori. «Non voglio neanch'io che mio padre sia danneggiato. E tu mi puoi aiutare.» «Come?» «Un favore. Tra me e te, senza che lo sappia nessun altro.» «Spiegati.» «È un po' complicato e riguarda anche Ray Dieterling. Ti dice niente il nome Pierce Patchett?» Inez scosse il capo. «No. Chi è?» «Una specie d'imprenditore, non posso dirti altro. Ho bisogno che utilizzi la tua posizione a Dream-a-Dreamland per controllare i suoi rapporti finanziari con Dieterling. Risali fino alla fine degli anni '20, con calma. Vuoi farlo per me?» «Exley, questi sembrano affari di polizia. E cosa c'entra questo con tuo padre?» Meglio fare una finta: mettere in dubbio l'uomo che l'aveva formato. «Mio padre potrebbe essere finito in qualche pasticcio con le tasse. Devo controllare la contabilità di Dieterling, per vedere se c'è il suo nome.» «Un pasticcio brutto?» «Sì.» «Devo controllare fino al '50, più o meno? Quando hanno cominciato a fare i piani di Dream-a-Dreamland?» «No, fino al 1932. So che hai visto i libri della Dieterling Productions e so che puoi farlo.» «E poi mi spiegherai tutto, vero?» Un'altra finta: «Il giorno delle elezioni. Forza, Inez: gli vuoi bene quasi quanto gliene voglio io.» «D'accordo. Per tuo padre.» «Nessun'altra ragione?» «D'accordo, per quello che hai fatto per me e per gli amici che mi hai fatto incontrare. E anche se sembra crudele, mi spiace ma è solo per questo.» Un orologio a forma di Moochie Mouse batté dieci colpi. Ed disse: «Devo andare, ho un impegno a Los Angeles.» «Passa dalla porta di dietro. Mi sembra di sentire ancora gli avvoltoi.» Sulla via del ritorno, razionalizzò le sue bugie. Diciamo che era una procedura d'eliminazione standard. Se suo padre
aveva davvero conosciuto Ray Dieterling all'epoca del caso Atherton, probabilmente si sentiva in imbarazzo a stabilire un rapporto d'affari con un uomo di cui aveva incrociato la strada nel corso di un'inchiesta di polizia, in un caso d'omicidio raccapricciante. Preston Exley credeva che un'amicizia troppo stretta tra poliziotti e civili importanti fosse contraria al concetto di giustizia assoluta e imparziale e se, sia pure di poco, aveva mancato ai suoi stessi principi era comprensibile che non volesse pubblicizzare la cosa. Ecco: tutto sistemato. Con amore e rispetto. Ed arrivò al Dining Car: il maître gli disse che il suo ospite lo stava aspettando. Andò al suo posto preferito: una nicchia dietro il bar. Vincennes era lì, con una bobina di nastro magnetico in mano. Ed si sedette: «Questo nastro viene da un registratore nascosto?» Vincennes gli passò la bobina. «Sì. È pieno di chiacchiere di Mickey C. che non hanno niente a che fare con il Nite Owl. Peccato, ma credo che possiamo lasciar perdere Davey. Tradiva Mickey, tutto qui. Immagino che avrà sentito gli Engleking che gli facevano la proposta Cathcart: l'idea gli è piaciuta e ha sguinzagliato Van Gelder su Duke. Nient'altro, secondo me.» Sembrava sfinito. «Un buon lavoro, Jack. Davvero.» «Grazie, e l'idea di chiamarmi per nome è appena un po' esagerata.» Ed prese un menù e lo usò come schermo mentre si vuotava le tasche. «È mezzanotte e la mia acutezza si sta esaurendo.» «Lei ha qualcosa in mente. Che cos'ha ricavato dalla Bracken?» «Soltanto bugie. E lei ha ragione, sergente. La pista è esaurita, per ora.» «Allora?» «Allora, domani affronterò Patchett direttamente. Chiudo Dudley e i suoi fuori degli affari interni e porto dentro Terry Lux, Chester Yorkin e tutti i lacché di Patchett che Fisk e Kleckner riescono a trovare.» «Sì, ma la Bracken e Patchett?» Ed vide Lynn nuda. «La Bracken ha cercato di fare uno scambio con la sua deposizione. Ha fatto la spia su quella storia di Malibu e io l'ho utilizzata contro di lei.» Bidone strinse i pugni e vi lasciò cadere sopra la testa. Ed proseguì: «Le ho detto che lei farebbe qualsiasi cosa per riavere il fascicolo. Le ho detto che a lei la droga piace ancora e che deve un mucchio di soldi agli allibratori. Sta per finire di fronte alla commissione di disciplina e vuole entrare nei racket di Patchett.» Vincennes alzò la testa: era pallido, segnato. «Allora mi dica che seppel-
lirà quello che c'è nel fascicolo.» Ed alzò il suo menù. Sotto c'erano: dell'eroina, della benzedrina, un coltello a serramanico, una 9 millimetri automatica. «Andrà a minacciare Patchett. Lui sniffa eroina: gliene offra un po'. Se anche lei vuole qualcosa per tirarsi un po' su, ecco qui. Andrà per farsi restituire il fascicolo e per farsi dire chi ha fatto le foto con il sangue e ha ucciso Hudgens. Sto lavorando a un dialogo: glielo farò avere domani sera. Deve spaventarlo a morte e deve fare qualsiasi cosa per ottenere quello che vogliamo tutti e due. So che può farcela: non mi costringa a minacciarla.» Vincennes sorrise. Per poco non riuscì a imbroccare il tono giusto: sembrava quasi il Big V dei bei tempi. «E se non funziona?» Allora lo ammazza. 61 I fumi dell'oppio gli confondevano la testa, il balbettio dei cinesi ancora di più: "Spade no qui, mio locale a posto con polizia, io pago, io pago!". Zio Ace Kwan lo aveva mandato da Fat Dewey Shin che lo aveva mandato in tutta una serie di tane lungo Alameda: Spade era stato lì, ma se n'era andato, "Io pago, io pago!", prova da Zio Minh, da Zio Chin, da Zio Chan. Aveva fatto il giro di Chinatown, gli ci erano volute delle ore, da un posto ostile a un altro posto ostile. Zio Danny Tao aveva tirato fuori un fucile: glielo aveva tolto di mano e lo aveva usato come un bastone, ma non era riuscito a farsi dire niente lo stesso. Spade era stato lì, Spade se n'era andato e se lui avesse respirato un'altra folata d'oppio sarebbe caduto a terra morto o avrebbe cominciato a sparare. Il concetto era sempre quello: stava rivoltando Chinatown da cima a fondo in cerca di un certo Cooley. Basta con Chinatown, per adesso. Bud chiamò l'ufficio del procuratore e passò all'uomo della squadra Investigativa le informazioni su Perkins e Cooley; il tipo sbadigliava apertamente e lo congedò in tono annoiato. Sulla Strip: la Cowboy Rhythm Band era in scena, Spade non c'era, da un paio di giorni non si vedeva in giro. Localini hillbilly, bar, club notturni... nessuna traccia di Donnell Clyde Cooley. Cazzo, era già l'una, non aveva un altro posto dove andare che la casa di Lynn: "Ma dov'eri?". Pioveva: una pioggia continua, battente. Bud contava i fanalini di coda per tenersi sveglio: macchie luminose rosse, ipnotiche. Arrivò in Nottin-
gam Drive che era quasi andato: la testa confusa, le membra intorpidite. Lynn era sulla veranda, a guardare la pioggia. Bud corse da lei; lei lo accolse a braccia aperte. Si strinse al suo corpo, poi fece un passo indietro. Bud disse: «Ero preoccupato. Ho continuato a chiamarti, la notte scorsa, prima che cominciasse tutto il casino.» «Che casino?» «Domani. Adesso è una storia troppo complicata. Come è...» Lynn gli toccò le labbra. «Ho raccontato delle cose su Pierce, delle cose che tu sai già, e me ne stavo qui a prendere la pioggia e a chiedermi se non dovrei dirgli qualcosa di più.» «Di più cosa?» «Comincio a pensare che con Pierce è finita. Domani, tesoro. Le nostre due storie a colazione.» Bud si appoggiò alla balaustrata. Alla luce delle macchine che passavano vide che c'erano dei segni di lacrime sul suo volto. «Tesoro, cosa c'è? È stato Exley? Ti ha trattato male?» «Sì, è Exley, ma non per quello che pensi. E ho capito perché lo odi tanto.» «Cosa vuoi dire?» «Che è esattamente il contrario di tutte le cose buone che sei tu. È più come me.» «Non ci arrivo.» «Be', la forza della sua personalità... per essere così calcolatore. Avevo cominciato a odiarlo, perché tu lo odi, poi lui mi ha fatto capire delle cose su Pierce limitandosi ad essere quello che è. Mi ha detto delle cose che non aveva bisogno di dirmi e sono rimasta sorpresa dalle mie stesse reazioni.» Delle altre luci. Lynn sembrava terribilmente triste. Bud chiese: «Per esempio?» «Per esempio, che Jack Vincennes sta impazzendo e che ha in corso una specie di vendetta personale contro Pierce. E non me ne importa neanche la metà di quel che dovrebbe.» «Come hai fatto a diventare tanto amica di Exley?» Lynn rise. «In vino veritas. Sai caro, hai trentanove anni, e continuo ad aspettare che ti stanchi di essere quello che sei.» «Stasera sono stanco: stanco morto.» «Non è quello che volevo dire.» Bud accese la luce della veranda. «Mi vuoi dire che cos'è successo tra te e Exley?»
«Abbiamo solo parlato.» Aveva il trucco tutto rigato di lacrime: era la prima volta che non gli sembrava bella. «Racconta, allora.» «Domani.» «No, adesso.» «Tesoro, sono più stanca di te.» Fu il suo mezzo sorriso a fargli capire. «Sei andata a letto con lui.» Lynn distolse lo sguardo. Bud la colpì, una volta, due, tre volte. Lynn offriva la faccia ai suoi pugni. Bud smise quando capì che non poteva piegarla. 62 La divisione affari interni. Affollatissima. Chester Yorkin, addetto alle consegne del Fleur-de-Lys, era sistemato nella numero 1. Nella 2 e nella 3 Paula Brown e Lorraine Malvasi, prostitute dipendenti da Patchett (Ava Gardner e Rita Hayworth). Lamar Hinton, Bobby Inge, Christine Bergeron e suo figlio mancavano all'appello: nessuno era riuscito a trovarli. I modelli delle foto porno, idem: Fisk e Kleckner non ne avevano individuato neanche uno, nonostante uno spoglio accurato delle segnaletiche. Nella numero 4: Sharon Kostenza, meglio nota all'anagrafe come Mary Alice Mertz, uscita fresca fresca dalla deposizione di Vincennes: era la donna che una volta aveva pagato la cauzione per far uscire di galera Bobby Inge e una multa per Chris Bergeron. Nella numero 5: il dottor Terry Lux e il suo avvocato, il grande Jerry Geisler. Ray Pinker era pronto con i suoi antidoti, ma per ora nessuno dei nuovi venuti sembrava sotto droga. Due agenti facevano la guardia davanti alla porta della divisione: tutta la faccenda era rigidamente riservata agli affari interni. Kleckner e Fisk stavano mettendo alle corde la Mertz e la finta Ava, armati di copie della deposizione, di fotografie pornografiche e di un riassunto del caso. Yorkin, Lux e la Hayworth aspettavano. Ed era al lavoro nel suo ufficio: la terza bozza della sceneggiatura per Vincennes. Gli era venuta un'idea improvvisa: se Lynn Bracken avesse riferito tutto a Patchett, lui avrebbe fatto sparire quella gente prima che la polizia potesse portarli dentro, nello stesso modo in cui Inge, la Bergeron e suo figlio erano scomparsi subito prima del Nite Owl. Le possibilità erano due: o lei faceva un gioco personale, o era confusa e aspettava di vedere
come andava. Più probabile la prima: l'ultima volta che quella donna si era sentita confusa doveva essere subito dopo la nascita. Poteva ancora sentire il suo gusto. Ed tracciò una serie di righe su un foglio. Inez avrebbe controllato il collegamento di Dieterling con Patchett e suo padre: il pensiero gli faceva fare ancora una smorfia. Due uomini degli A.I. stavano ancora cercando White: doveva mettere le mani sul bastardo e costringerlo a parlare. Billy Dieterling e Timmy Valburn dovevano essere interrogati: guanti di velluto, con loro: avevano soldi e conoscenze. Una riga per collegare il tutto con l'omicidio Hudgens e l'"affare" tra Hudgens e Patchett. Secondo la deposizione di Vincennes, i fascicoli di Hudgens su Badge of Honor all'epoca della morte non s'erano trovati, il che era anomalo, perché lo stesso Hudgens era fissato su quella trasmissione. Quelli di Badge of Honor avevano tutti un alibi... ma bisognava rileggersi tutta la pratica. Da tutto quel labirinto continuava a saltar fuori la parola estorsione. Una linea verso una soluzione esterna: Dudley Smith che ce la stava mettendo tutta per arrestare alla svelta qualcuno nel ghetto. Una linea verso una voce che aveva sentito in giro: Thad Green avrebbe assunto il comando della guardia di confine nel prossimo maggio. Una linea ipotetica: Parker avrebbe scelto il nuovo responsabile dell'ufficio solo in base all'esito del Nite Owl: o lui o Smith. Dudley poteva rimandargli White, per cercare di violare la sua autonomia: incrociare tutte le linee, per tenere il suo caso sotto il controllo più stretto. Entrò Kleckner. «Signore, la Mertz non vuole collaborare. Dice soltanto che vive sotto il nome di Sharon Kostenza e che paga le cauzioni per la gente di Patchett quando si fanno arrestare. Nessuno è mai stato arrestato mentre lavorava con lui, questo lo sappiamo già. Afferma di non riconoscere nessuno nella foto e non sa nulla di quella storia di estorsioni che mi ha detto di chiederle. Quanto al Nite Owl, non le dice proprio niente e in questo le credo.» «Lasciala andare, voglio che vada da Patchett e lo spaventi. Duane, che cosa ha tirato fuori da Ava Gardner? Kleckner gli passò un foglio.» Parecchio. Qui c'è l'essenziale: ha la registrazione su nastro. «Bene. Va' a ammorbidire Yorkin per me. Portagli una birra e fagli da babysitter.» Kleckner uscì sorridendo. Ed lesse il memo di Fisk. Test. Paula Brown, 25.3.58
1. Rivelazione nomi numerosi clienti m./fem. P.P. (elenco completo in memo a parte e su nastro). No identificazione soggetti foto (sincera). 3. Su estorsione dichiarato quanto segue: a) promesse di P.P. prostituzione m./fem. sue dipendenze premio speciale se si ricavano da clienti dettagli personali riservati; b) P.P. insiste sul ritiro a 30 anni (sembra una sua fissazione); c) Istruzioni di lasciare porte e finestre aperte per permettere foto compromettenti. Occasionalmente prendono calchi cera chiavi ricchi clienti; d) P.P. fa operare da chirurgo famoso (T. Lux) prostituti m./fem. per aumentare somiglianze divi cinema e chiedere così più $; e) Prostituti m. estorcono $ da clienti omosex sposati e dividono con P.P.; f) Annoiata da domande su Nite Owl (evidentemente non sa nulla). Ed raggiunse il corridoio delle celle degli interrogatori e guardò attraverso gli specchi. Fisk e la finta Ava parlavano; Kleckner e Yorkin bevevano birra, Terry Lux leggeva una rivista, Jerry Geisler aveva un'aria seccata. Lorraine Malvasi era sola, in una nuvola di fumo. Una perversione di un'audacia sbalorditiva: la donna aveva i lineamenti di Rita Hayworth e la pettinatura alla Gilda. Aprì la porta. Rita-Lorraine si alzò in piedi, si sedette di nuovo, accese una sigaretta. Ed le porse il memo di Fisk. «Prego, legga questo, signorina Malvasi.» Lesse, succhiandosi il labbro. «Allora?» «Allora, conferma o no?» «Ho il diritto di avere un avvocato.» «Solo tra settantadue ore.» «Non mi può trattenere tanto a lungo.» Accento di New York. «No, qui no, ma al carcere femminile sì.» Lorraine si morse e aspirò una goccia di sangue. «Non può.» «Certo che posso. Sharon Kostanza è in custodia e non può pagare cauzioni. Pierce Patchett è sotto sorveglianza e l'amica Ava ha appena raccontato quello che ha letto qui. Ha già detto tutto lei: a me interessa solo riempire un paio di vuoti.»
Un piccolo singhiozzo. «Non posso.» «Perché?» «Pierce è stato così gent...» Tagliare corto. «Pierce è finito. Lynn Bracken ha accettato di collaborare con la giustizia contro di lui. È in custodia protettiva e potrei benissimo andare a chiederlo a lei, ma preferisco risparmiarmi la fatica.» «Non posso.» «Può e la farà.» «No, non posso.» «Farebbe meglio a potere, perché è già coinvolta in undici reati penali, solo stando alla dichiarazione di Paula Brown. Ha paura delle lesbiche, in prigione?» Nessuna risposta. «Dovrebbe, ma le secondine sono peggio. Dei donnoni grossi così, armate di sfollagente. Sa che cosa fanno con lo sf...» «D'accordo d'accordo d'accordo. Va bene, risponderò.» Ed prese un blocco e scrisse "Crono". Lorraine: «Non è colpa di Pierce. Lo ha costretto quel tipo.» «Che tipo?» «Non lo so. Davvero, non lo so proprio.» "Crono" sottolineato. «Quando ha cominciato a lavorare con Patchett?» «Quando avevo ventun anni.» «Mi dica l'anno.» «Il 1951.» «E lui l'ha fatta operare da Terry Lux?» «Sì. Perché fossi più bella.» «Calma, adesso, per favore. Un secondo fa lei ha detto che un tipo...» «Non so chi è. Non posso dire quello che non so.» «Ssst, per favore. Ora, lei ha confermato la dichiarazione di Paula Brown e ha dichiarato che un tale la cui identità non conosce ha costretto Patchett a prendere parte all'attività d'estorsione di cui si parla in questa dichiarazione. È corretto?» Lorraine spense la sigaretta e ne accese un'altra. «Quando, Lorraine? Sa quando questo tale si è rivolto a Patchett?» Contò sulle dita. «Cinque anni fa. In maggio.» "Crono" sottolineato ancora di più. «Vuol forse dire il maggio del 1953?» «Sì: mio padre morì in quel mese. Pierce ci convocò e disse di fare così:
lui non voleva, ma quel tale lo aveva obbligato. Non ci disse il nome del tale e non credo che qualcuna delle altre ragazze lo avesse mai saputo.» "Crono": un mese dopo il Nite Owl. «Pensi in fretta, Lorraine. Il massacro del Nite Owl. Ricorda?» «Cosa? Era una sparatoria, no?» «Non importa. Che cos'altro vi ha detto Patchett quando vi ha convocate?» «Niente.» «Nient'altro su Patchett e le estorsioni? Guardi non sto dicendo che ne ha fatte anche lei. Non le sto chiedendo di autoincriminarsi.» «Be'... forse, tre mesi prima, più o meno, ho sentito Veronica... Lynn, voglio dire, e Pierce che parlavano. Lui le diceva di essere in società con quel giornalista degli scandali che poi è stato assassinato: Pierce gli aveva raccontato... sa, delle piccole fissazioni dei nostri clienti e quell'altro li avrebbe minacciati di metterli su Hush-Hush. Sa, o pagare o finire sul giornale.» Teoria dell'estorsione confermata. Un istinto: a modo suo, Lynn stava giocando pulito: non aveva detto a Patchett di tenersi pronto, se no lui non avrebbe mai lasciato venire quella gente. «Lorraine, il sergente Kleckner le ha fatto vedere certe fotografie?» Un cenno di assenso. «L'ho già detto a lui e lo ripeto a lei. Non conosco nessuno di quella gente e quelle foto mi fanno venire i brividi.» Ed uscì. Duane Fisk in corridoio. «Buon lavoro, signore. Quando ha tirato fuori la storia di quel tipo sono corso subito da Ava. Ha confermato e ha confermato che non sa chi è.» Ed annuì. «Dille che Rita e Yorkin sono stati fermati e lasciala andare. Voglio che torni da Patchett. Come va Kleckner con Yorkin?» Fisk scosse il capo. «Quel ragazzo è un duro. Praticamente sta sfidando Don a farlo parlare, se ci riesce... Ehi, chissà dov'è finito Bud White, proprio adesso che abbiamo bisogno di lui.» «Divertente, ma meglio non insistere. Adesso, offri la colazione a Lux e Geisler. Lux è venuto spontaneamente, per cui sii gentile. Di' a Geisler che è un caso complesso, omicidio multiplo, e che Lux può avere l'immunità da ogni imputazione collaterale se collabora, e anche la promessa scritta di non dover testimoniare in aula. Digli che è già in preparazione e se vuole una conferma di chiamare Ellis Loew.» Fisk annuì e si diresse alla numero 5. Ed controllò lo spioncino della numero 1.
Chester Yorkin che faceva delle smorfie allo specchio. Un tipo magro. Capelli a onda imbrillantinati. Dei segni sulle braccia: forse vecchi buchi d'ago. Ed aprì la porta. Yorkin disse: «Ehi, ti conosco. Ho letto di te.» Erano proprio dei vecchi buchi: tessuto cicatrizzato. «Sì, sono stato sui giornali.» Risatine. «No, un po' di tempo fa, kemo sabe. Qualcosa come te che dicevi: "Non picchio mai i sospetti perché questo vuol dire abbassare i poliziotti al livello dei criminali". Vuoi sentire la mia risposta? "Non faccio mai la spia, perché gli sbirri sono tutti succhiacazzi che fanno carriera inducendo a parlare la gente."» «Hai finito?» Una battuta tipica di Bud White. «No. Tuo padre lo prende in culo da Moochie Mouse.» Era spaventato, ma lo fece: una gomitata nella trachea. Yorkin annaspò. Ed egli passò alle spalle, lo ammanettò e lo spinse per terra. Era spaventato, ma le mani erano ferme: guarda, papà, non ho paura. Yorkin si trascinò in un angolo. Era spaventato, ma fece un'altra mossa alla Bud: prendere una sedia, farla roteare, scaraventarla sul muro proprio al di sopra della testa del sospetto. Yorkin cercò di strisciare via; Ed lo rispedì a calci nel suo angolo. Piano, adesso: non doveva lasciare che gli si spezzasse la voce, che gli si ammorbidissero gli occhi dietro gli occhiali. «Tutto. Voglio sapere tutto sul materiale pornografico e quell'altra merda che smerciavi attraverso il Fleur-de-Lys, tutto, comincia con quei buchi che hai sulle braccia e spiegami perché un uomo intelligente come Patchett si fida di un drogato come te. E senti una cosa, adesso: Patchett è finito. L'unico che ti può aiutare, qui, sono io. Mi capisci?» Yorkin fece sì sì sì con la testa. «Voli di prova. Ero il suo pilota. Voli di prova.» Ed gli tolse le manette. «Cosa?» Yorkin si massaggiò il collo. «Facevo da cavia.» «Cioè?» «Gli lasciavo provare l'eroina su di me. Qui e là, un poco alla volta.» «Racconta. Piano.» Yorkin tossì. «Pierce aveva messo le mani su quell'eroina rubata all'incontro Cohen-Jack Dragna, anni fa. Quel tizio, Buzz Meeks, ne aveva lasciato un po' a quei due, Pete e Bax Engleking: solo un campione, e quelli l'avevano passata al loro padre, che era una specie di dio della chimica. Lui
aveva insegnato a Pierce al college: gli ha fatto avere la roba, poi è morto, un colpo al cuore, qualcosa del genere. Quest'altro tipo, non so come si chiama, perciò non me lo chieda, ha ucciso lui Meeks. Ha preso il resto della roba, almeno nove chili. Pierce l'ha usata per elaborare dei composti. Vuole trovare il composto migliore, più sicuro, meno caro. Io... io facevo solo delle prove.» Un incrocio sbalorditivo. «Tu facevi le consegne per il Fleur-de-Lys cinque anni fa, vero.» «Esatto, sì, certo.» «Tu e Lamar Hinton.» «Non vedo Lamar da anni, non può darmi la colpa di quello che faceva lui.» Ed prese l'altra sedia e la brandì. «Non ci penso nemmeno. Rispondi a un'altra domanda e se la risposta è giusta ti devo davvero qualcosa. È una prova, tu facevi voli di prova: dovresti andare sul sicuro. Chi è stato a sparare a Jack Vincennes, fuori del magazzino di Hollywood, nel '53?» Yorkin si tirò indietro. «Io. Mi aveva detto Pierce di stenderlo. Non avrei dovuto farlo davanti al magazzino. Ho combinato un brutto casino e Pierce si è incazzato parecchio.» Patchett era sistemato: tentato omicidio di un poliziotto. «Che cosa ti ha fatto, allora?» «Mi ha fatto fare delle prove cattive. Mi ha fatto prendere tutti i composti mal riusciti che doveva eliminare. Mi ha fatto fare certi viaggi del cazzo.» «E allora lo odi.» «Uomo, Pierce non è come la gente normale. Uno lo odia, ma sta sempre con lui.» Ed spinse via la sedia. «Ricordi la sparatoria al Nite Owl?» «Certo, anni fa. Che cosa...» «Non importa: ecco la domanda importante. Se rispondi ti garantisco un'immunità scritta e ti metto in custodia protettiva finché Patchett non è sistemato del tutto. Fotografie pornografiche, Chester. Ricordi quelle riviste che il Fleur-de-Lys distribuiva cinque anni fa?» Yorkin fece cenno di sì con la testa. «Quelle con l'inchiostro rosso, ricordi?» Yorkin sorrise: era ansioso di fare la spia, adesso. «Conosco bene la storia. Dimmi, ma Patchett è fregato davvero?» Mancavano dieci ore alla sua messa in scena. «Questa notte, forse.»
«Allora vaffanculo, per tutti i viaggi cattivi che mi ha fatto fare.» «Chester, raccontami tutto, piano.» Yorkin si alzò in piedi, stirò le gambe. «Sai qual è stata la vera cazzata di Pierce? Mi diceva in faccia tutto quello che gli veniva in mente, quand'ero in viaggio, come se fossi completamente innocuo perché non potevo ricordare tutto.» Ed prese il taccuino. «Cerca di dirmi tutto in ordine.» Yorkin si massaggiò la gola, tossì. «Okay. Pierce ha questo giro di ragazze che ci stanno intorno quando spostiamo quelle riviste. Qualcuno, non so chi, propone a certe ragazze e ai loro belli delle foto così. Fa delle altre riviste e va da Pierce a farsi finanziare per distribuirle, sai, gli promette una percentuale. A Pierce l'idea piace, ma non vuole esporre le ragazze e i loro uomini. Compra una certa quantità di riviste da quel tipo per distribuirle attraverso il Fleur-de-Lys, ma solo una distribuzione limitata, diceva, come per sondare il mercato. Pensava che così avrebbe potuto vedere come andava quella roba.» Vecchie linee che s'incrociavano: la distribuzione limitata non era stata così limitata; la Buoncostume aveva trovato delle copie qua e là, Vincennes era finito nel caso. «Va' avanti, Chester.» «Be', il tipo che ha fatto la roba, in qualche modo ha saputo qualcosa da Pierce sui fratelli Engleking, che hanno questa tipografia e gli fanno sempre comodo i soldi. Si trova un intermediario, e l'intermediario va lui dai fratelli. Sa, un piano per produrre una bella quantità di quella merda e distribuirla.» L'intermediario: Duke Cathcart. Una serie di linee a zig zag: da Cohen ai fratelli, dai fratelli a Patchett, poi un passo indietro, di nuovo Mickey, a McNeil Island, poi a Goldman e a Van Gelder. Un collegamento tra eroina e pornografia. «Chester, come fai a sapere tutto questo?» Yorkin rise. «Ero in un viaggio super e Pierce si sentiva in una cassaforte con tutta la roba buona su per il naso. Per lui ero come una specie di cane con cui poteva parlare.» «Così, adesso Patchett non si occupa più di foto porno, no? Gli interessa soltanto l'eroina?» «Nix. Sa quel tipo che aveva portato a Pierce i nove chili anni fa? Be', lui va matto per le foto porno. Ha delle liste di tutti quei ricchi perversi e contatti in Sudamerica. Lui e Pierce sono stati seduti sulle foto originali per anni, poi hanno tirato fuori delle nuove riviste fatte chissà dove. Hanno tenuto la roba in deposito da qualche parte, non so dove, aspettando di par-
tire. Forse Pierce aspettava che si calmasse non so quale casino.» Nessun nuovo incrocio. Poi gli venne in mente un'espressione adeguata: "movente economico". La pornografia in sé era una buona possibilità, dieci chili d'eroina elaborata volevano dire milioni. Yorkin disse: «Un'altra cosa, se ha dei dubbi sul mio accordo. Pierce ha una cassaforte con una trappola esplosiva a casa sua. Ci tiene i soldi, la droga, un mucchio di cose.» Ed continuò a pensare: "soldi". Yorkin: «Ehi, mi dica una cosa. Vuole il nuovo indirizzo del magazzino? Linden 8819, Long Beach. Exley, mi dica qualcosa, Cristo!» «Una bistecca in cella, stasera, Chester. Te la sei meritata.» Nuovi collegamenti. Ed prese i sommari di Fisk e Kleckner e aggiunse le rivelazioni di Yorkin e della Malvasi. C'era un collegamento tra eroina e pornografia. Quello che aveva realizzato le riviste era l'assassino di Sid Hudgens; Ducke Cathcart era il suo intermediario, ucciso da Dean Van Gelder, su ordine (ma forse l'ordine era stato solo quello di contattarlo) di Davey Goldman, che aveva saputo dell'affare grazie al microfono nella cella di Mickey Cohen. Cohen era sempre in mezzo: l'eroina che gli avevano rubato era finita nelle mani degli Engleking e in quelle del tale che aveva portato a Patchett i nove chili da elaborare. "Il tale" che andava matto per la pornografia e che aveva convinto Patchett a stampare nuovi libri dai prototipi del 1953. Un'intuizione: Cohen negli ultimi otto anni era stato soltanto quello che si faceva prendere in giro, in carcere e fuori, un personaggio apparentemente centrale che però non era coinvolto direttamente nel caso. Una prima conclusione: le uccisioni del Nite Owl erano, come minimo, roba da semiprofessionisti, la conseguenza di un tentativo di mettere le mani sul racket dell'eroina e degli stupefacenti. Cathcart, che aveva tentato di assumere l'affare in proprio, era l'uomo chiave del massacro. Forse aveva esagerato la propria importanza con le persone sbagliate, o forse i killer avevano fatto fuori deliberatamente Van Gelder, sapendo o non sapendo che impersonava Cathcart. Ne veniva fuori l'immagine di un delitto di malavita, come minimo a livello semiprofessionale, con tutti coloro che fingevano da collegamento con i gangster morti o messi fuori combattimento. Franz Engleking e i suoi figli erano morti; Davey Goldman era ridotto a un vegetale; Mickey Cohen non sapeva niente di quello che gli succedeva intorno. Un interrogativo ancora aperto: chi aveva eliminato Pete e Bax En-
gleking? E poi il terrificante collegamento: quello con Loren Atherton e il 1934. Come si poteva spiegare? Fisk bussò alla porta. «Signore, ho riportato Lux e Geisler.» «E...» «Geisler mi ha dato una dichiarazione già pronta.» «Leggimela.» Fisk tirò fuori un foglio. «Riguardo alle mie relazioni con Pierce Morehouse Patchett, io, Terence Lux, dottore in medicina, offro la seguente dichiarazione giurata. Dichiaro formalmente che i miei rapporti con Pierce Patchett sono di tipo professionale, nel senso che ho eseguito un certo numero di interventi di chirurgia plastica su individui da lui presentatimi, maschi e femmine, allo scopo di aumentare la loro rassomiglianza, già notevole in partenza, con noti attori e attrici del cinema. Certe voci incontrollate sostengono che Patchett impiegasse tali individui a scopo di prostituzione, ma non mi risulta nessuna prova conclusiva in merito. Autenticato da eccetera eccetera.» Ed disse: «Non basta. Duane, porta Yorkin e Rita Hayworth dall'altra parte e falli fermare. Complicità e favoreggiamento, ma lascia in bianco la data. Concedigli una telefonata per uno, poi vai a Long Beach e fai irruzione all'8819 di Linden. È un deposito del Fleur-de-Lys e sono sicuro che Patchett l'ha già ripulito, ma fallo lo stesso. Se trovi il posto vergine fallo saltare in aria e lascia la porta aperta.» Fisk inghiottì. «Signore... Farlo saltare in aria? E niente data d'arresto dei sospetti?» «Fallo saltare in aria. Prepara una dichiarazione. E non discutere i miei ordini.» Fisk disse: «Ehm... sì, signore.» Ed chiuse la porta e suonò per Kleckner. «Don, mandami il dottor Lux e Geisler.» «Sì, signore» ad alta voce. In un sussurro: «Sono incazzati, capitano. Ho pensato che era meglio dirglielo.» Ed aprì la porta. Geisler e Lux entrarono, bruscamente. Niente convenevoli. Geisler disse: «Francamente, quella colazione non basta nemmeno per cominciare a coprire la parcella che dovrò mandare al dottor Lux. Penso che sia deplorevole che un cittadino si presenti volontariamente e lo si faccia aspettare così a lungo.» Ed sorrise. «Mi scusi. Accetto la dichiarazione formale che ha preparato e non ho delle vere e proprie domande da fare al dottor Lux. Ho soltanto un favore da chiedergli e un grosso favore da fargli in cambio. E mandi a
me la sua parcella, signor Geisler, sa che me la posso permettere.» «So che suo padre se la può permettere. Continui, prego. Per ora, ha tutta la mia attenzione.» Ed a Lux. «Dottore, so chi è lei e lei sa che lo so. E so che lei lavora, anche se legalmente, con la morfina. Mi aiuti in un particolare e le assicurerò la mia amicizia.» Lux si pulì le unghie con un bisturi. «Il Daily News dice che lei non è più sulla cresta dell'onda.» «Si sbagliano. Pierce Patchett e l'eroina, dottore. Dirò che ho sentito delle voci e non le chiederò quali sono le sue fonti.» Geisler e Lux confabularono un poco: bisbiglii, un passo fuori della porta. Lux si decise: «Ho sentito dire che Pierce è in rapporti con certi individui davvero poco raccomandabili che vorrebbero controllare il traffico dell'eroina a Los Angeles. Lui è un bravo chimico, sa, e da anni lavora a un nuovo composto. Ormoni, tranquillanti... Ho sentito dire che è meglio dell'eroina pura e che è ormai pronto per la produzione e la vendita. Una a mio credito, capitano. Jerry, prendilo in parola e mandagli il mio conto.» Semiprofessionisti, professionisti: tutti i suoi nuovi collegamenti dicevano "eroina". Ed chiamò Bob Gallaudet e lasciò un messaggio alla segreteria: "Forse il Nite Owl sta per risolversi: chiamami". Poi vide una foto sulla sua scrivania: Inez e suo padre ad Arrowhead. Telefonò a Lynn Bracken. «Hello?» «Lynn, sono Exley.» «Hello.» «Non sei andata da Patchett, vero?» «Pensavi che l'avrei fatto? Volevi che lo facessi?» Ed capovolse la foto a faccia in giù. «Voglio che tu vada via da Los Angeles per una settimana, più o meno. Ho un posto al lago Arrowhead, puoi stare lì. Parti questo pomeriggio.» «Pierce...» «Te lo dirò più tardi.» «Verrai anche tu?» Ed diede un'occhiata al soggetto preparato per Vincennes. «Appena ho finito una cosa. Hai visto White?» «È venuto e se n'è andato e non so dove sia. Tutto bene?» «Sì... No, cazzo, non so. Vediamoci da Fernando's, sul lago. È subito
dopo casa mia. Alle sei va bene?» «Ci sarò.» «Pensavo che avrei dovuto faticare per convincerti.» «Sono già convinta di molte cose. Andar via rende solo tutto più facile.» «Perché, Lynn?» «La festa era finita, immagino. Tu pensi che tenere la bocca chiusa potesse essere un atto eroico?» 63 Bud si svegliò al Victory. Era sera: aveva dormito per metà della notte e un giorno intero. Si strofinò gli occhi. Continuava a vedere Spade Cooley. Poi sentì l'odore del fumo della sigaretta e vide Dudley seduto accanto alla porta. «Forse un brutto sogno, ragazzo? Ti sei agitato un po'.» Un incubo: Inez fatta a pezzi dalla stampa. Era colpa sua, l'aveva fatto per incastrare Exley. «Ragazzo, addormentato com'eri mi hai fatto pensare alle mie figlie. E sai che mi sei altrettanto caro.» Le lenzuola erano fradice di sudore. «Come va il lavoro? Cosa si fa, adesso?» «Adesso ascolta. È da parecchio che mi occupo del contenimento delle forme più gravi del crimine, onde potermi concedere, io e qualche collega, una specie di distribuzione degli utili. Quel giorno sta per arrivare. E in quanto collega, tu avrai la tua parte. Avremo grandi mezzi a disposizione, ragazzo, i mezzi per tenere tranquilli quei negracci schifosi. Vai avanti per conto tuo. Un italiano prepotente con cui hai già avuto a che fare è coinvolto nella cosa, e so che mi sarai di particolare utilità per tenerlo in riga.» Bud si stiracchiò e fece crocchiare le nocche. «Parla chiaro.» «Edmund Jennings Exley è più chiaro di me. Sta cercando di incastrare Lynn, ragazzo. Sparge sale sulle vecchie ferite, per così dire.» Un formicolio. «Così, sapevi di noi. Avrei dovuto capirlo.» «Ci sono poche cose utili che non so, e non c'è niente che non farei per te. Quel codardo di Exley ha toccato le due sole donne che hai amato, ragazzo. Pensa a un modo per fargli del male. Molto male.» 64
Fecero immediatamente l'amore: Ed sapeva che, altrimenti, avrebbero dovuto parlare. Lynn sembrava pensare la stessa cosa. La villetta sapeva di muffa, il letto era disfatto: non lo usava dall'ultima volta con Inez. Ed tenne le luci accese: più vedeva, meno doveva pensare. La cosa lo aiutò: contare le lentiggini di Lynn gli impediva di lasciarsi subito andare. Si mossero con lentezza, tutti e due, cercando di non ruzzolare dal divano. Lynn aveva dei lividi. Ed capì che era stato Bud White. Per un atto così affrettato e in equilibrio così precario, furono fin troppo gentili. Il loro lungo abbraccio, dopo, fu come un chiedersi scusa per le rispettive bugie. Quando cominciarono a parlare, non avrebbero più voluto smettere. Ed si chiedeva chi avrebbe pronunciato il nome "Bud White" per primo. Fu Lynn. Bud era stato il punto che l'aveva convinta a mentire a Patchett: gli aveva detto che l'indagine era una cosa da ridere, che s'aggrappavano a delle pagliuzze. White sapeva dei precedenti meno gravi di Patchett e lei aveva paura che se Pierce avesse deciso di reagire, avrebbe potuto metterlo nei guai. Pierce poteva decidere di comprare la sua amicizia, credeva che tutti avessero un prezzo. Lui non sapeva che il suo Wendell non era in vendita. Bud l'aveva spinta a pensare e più pensava più le faceva male; il fatto che un certo capitano di poliza avesse baciato una certa ex puttana proprio nell'unico momento in cui lei lo avrebbe lasciato fare era stato solo un elemento in più per farle capire che la festa era finita: è stato Pierce a crearmi, ma adesso lui sta affondando, sempre più giù, e se lo lascio andar giù forse riuscirò ad avere di nuovo qualcuna delle cose buone che ha ucciso in me. Ed fece una smorfia, sapeva che non avrebbe mai potuto restituirle ciò che non aveva più. Adesso Jack Vincennes doveva giocare senza rete, lui aveva contato su Lynn per gettare Patchett definitivamente nel panico, dopo che i suoi erano stati interrogati e arrestati, dopo che Fisk aveva messo a soqquadro il suo deposito. Lynn riempì il suo silenzio di parole: stralci dal suo diario, un vero e proprio numero per amanti fuggitivi. Fu divertente e malinconica. Scherzò sui suoi vecchi trucchi, si lanciò in un monologo sulle ragazze che battevano ai drive in che quasi lo fece ridere. Parlò di Inez e Bud White: lui l'aveva amata, da vicino e soprattutto da lontano, perché la rabbia di lei era superiore alla sua, lo prosciugava della sua, e una notte ogni tanto era tutto quello che poteva avere. Lei non era gelosa, ma in questo modo venne allo scoperto la gelosia di lui; sembrò costringerlo a gridare le sue domande: l'eroina e le estorsioni, quella perversione di un'audacia tanto sbalorditiva, cosa ne sai? Il dono che lei gli fece non glielo permise: mani morbide sul
suo petto, che lo costrinsero quasi a ricambiare la sua sincerità, prima di cominciare a fare domande o a raccontare delle menzogne qualsiasi. Cominciò a parlare della sua famiglia, passando continuamente dal passato al presente. Eddie, il cocco di mamma; Thomas, il ragazzo d'oro; il senso di felicità che aveva provato quando suo frantello era stato colpito da sei pallottole. Cosa voleva dire essere un poliziotto della buona società, con una lunga serie di antenati investigatori di Scotland Yard. Come aveva ucciso quattro uomini per debolezza. Dudley Smith che impazziva alla ricerca di un capro espiatorio adatto, uno che Ellis Loew e il capo Parker potessero accettare come panacea. Poi si buttò a capofitto nella storia del grande Preston Exley, in tutta la sua insopportabile gloria, di come certe foto pornografiche ritoccate a inchiostro si collegassero a un seminatore di scandali morto assassinato, a una storia di bambini fatti a pezzi e ai rapporti tra Raymond Dieterling e suo padre ventiquattro anni prima. Poi non gli restò nient'altro da dire e Lynn baciò le sue labbra chiuse e lui si addormentò accarezzando i lividi di lei. 65 Big V poliziotto corrotto: Exley aveva il dono di saper assegnare le parti. Aveva sincronizzato la sua chiamata con l'incursione nel deposito. Patchett aveva detto: "Sì, parlerò con lei. Stasera alle undici, venga da solo". Aveva addosso un registratore, sotto un giubbotto antiproiettile. Aveva una busta d'eroina, un coltello a serramanico, una 9 millimetri automatica. La benzedrina di Exley era finita nel cesso. Non ne aveva bisogno. Si avvicinò, suonò il campanello: per tutto il percorso aveva sofferto di panico da palcoscenico. Patchett venne ad aprire con due occhi a capocchia di spillo, come aveva previsto Exley: aveva sniffato qualcosa. Jack, come da copione: «Hello, Pierce.» Un tono pieno di disprezzo. Patchett chiuse la porta. Jack gli buttò la droga in faccia. La busta lo colpì e cadde per terra. Era ora di improvvisare. «Solo un'offerta di pace. Non è come quella roba che ha provato su Yorkin, comunque. Sapeva che mio cognato è il procuratore di Los Angeles? È un piccolo extra, se si mette d'accordo con me.» Patchett: «Dove l'ha presa?» Era calmo: la roba che s'era cacciato su per
il naso non gli permetteva di mostrare paura. Jack estrasse il coltello e si grattò il collo con la lama. Sentì che usciva del sangue. Lo asciugò con un dito: uno psicopatico da oscar. «Ho tartassato un paio di neri. Sa già tutto. Hush-Hush parlava sempre di me. Lei e Sid Hudgens vi conoscevate: dovrebbe sapere tutto.» Nessuna paura. «Lei mi ha creato delle complicazioni, cinque anni fa. Ho ancora la copia del suo fascicolo e penso di poter dire che lei non ha mantenuto la sua parte del nostro accordo. Suppongo che avrà mostrato la sua deposizione ai superiori.» Un altro giochino con il coltello: la punta della lama su un palmo, una piccola spinta, poi via. Dell'altro sangue, una delle battute chiave di Exley: «Sono un bel po' davanti a lei nel campo informazioni. So tutto dell'eroina del vertice Cohen-Dragna e so che cosa ha fatto della roba. So delle riviste porno che vendeva nel '53 e del programma di ricatti e di estorsioni con le sue puttane. E non voglio altro che il mio fascicolo e qualche informazione. Mi dia quello che voglio e manderò in malora tutto quello che il capitano Exley ha contro di lei.» «Che informazioni?» Il soggetto, parola per parola. «Avevano fatto un patto con Hudgens. Il mio fascicolo e dieci testoni, in cambio di certe cosette che conosceva sui pezzi grossi del dipartimento. Sapevo che Sid stava lavorando con lei a uno schema di estorsioni; aveva persino lasciato perdere il Fleur-de-Lys: lei sa che è vero. Poi Sid si è fatto ammazzare prima che io ricevessi i soldi e il fascicolo: immagino che se li sia presi l'assassino. Ho bisogno di quei soldi, perché adesso mi vogliono sbattere fuori del dipartimento senza pensione e voglio morto stecchito quel bastardo che mi ha derubato. Non è stato lei a produrre quelle riviste nel '53, ma chiunque sia stato, ha anche ucciso Sid e mi ha derubato. Mi dia il nome e sono tutto suo.» Patchett sorrise. Jack sorrise: un'ultima spintarella, prima di passare alle vie di fatto. «Pierce, il Nite Owl era tutta una faccenda di foto porno ed eroina: le sue foto e la sua eroina. Vuole andarci di mezzo?» Patchett estrasse una pistola e gli sparò tre volte. I colpi, attutiti dal silenziatore, spiaccicarono il microfono e rimbalzarono sul giubbotto. Altri tre colpi: due nel giubbotto, uno a vuoto. Jack cadde sulla scrivania, si rialzò con la pistola in pugno. Un corpo a corpo, il grilletto che scattava due volte a vuoto, un pugno di Patchett in faccia, fuori il coltello, giù un fendente alla cieca, un grido: aveva colpito. La mano sinistra di Patchett inchiodata alla scrivania. Un altro grido, lui
che sollevava la mano destra impugnando una siringa. L'ago sempre più vicino, eccolo, eccolo, ahhh, spari, un rumore, forte. «No, Abe, no, Lee, no!» Fiamme, fumo, doveva andare via da lì, via da quel dolore, doveva continuare a vivere fosse anche per il piacere di bucarsi un'altra volta, doveva vivere ancora, per vedere un'altra volta quell'uomo buffo con la mano inchiodata al tavolo da un coltello. 66 L'orologio nella sua testa era tutto sballato, il suo orologio da polso non andava più, non sapeva neanche se era mercoledì o giovedì. Le "spiegazioni" sul Nite Owl gli avevano portato via tutta una sera: Dudley era così avanti a lui che non aveva neanche preso appunti. L'uomo lo aveva lasciato a mezzanotte, molto eccitato ma senza un obiettivo preciso con cui prendersela. Exley era l'obiettivo di Dud: risolvere il Nite Owl e rovinare la sua carriera; il resto, forse, a Bud White. "Pensa un modo per fargli del male." Molto male. L'unica cosa cui riusciva a pensare era ucciderlo: un prezzo giusto, per Lynn. L'idea di uccidere un capitano del dipartimento di polizia di Los Angeles era quella che aveva fatto saltare tutte le molle nel suo orologio: ancora un altro po' di tempo così e l'avrebbe fatto. A un certo punto, nelle prime ore dell'alba, gli era venuta in mente Kathy Janeway, Kathy com'era allora. Gli aveva trovato qualcuno di cui occuparsi in quelle ore piccole: l'uomo che l'aveva uccisa. E Spade Cooley gli si era parato davanti. Era andato al Biltmore, aveva parlato con quelli della Cowboy Rhythm Band: Spade non s'era ancora visto. L'impiegato del turno di notte all'ufficio del procuratore l'aveva mandato a quel paese: ma si occupavano ancora del caso, quelli? Un altro giro di Chinatown, una corsa al suo appartamento: fuori c'erano un paio di duri degli affari interni parcheggiati. Un paio di hamburger in una tavola calda: era l'alba, una pila di copie dell'Heratd gli aveva detto che era venerdì. Un titolo sul Nite Owl: i neri protestavano per la brutalità della polizia, il capo Parker prometteva giustizia. Si sentiva contemporaneamente stanco morto e furibondo. Cercò di regolare l'orologio con la radio, non riuscì a far funzionare le mani, scaraventò un Gruen da cento dollari dal finestrino. Quand'era stanco vedeva Kathy; quand'era furibondo, Exley e Lynn. Andò a Nottingham Drive a controllare le auto. Niente Packard bianche: e Lynn parcheggiava sempre nello stesso posto.
Bud fece un giro a piedi attorno alla casa: nessuna traccia della Plymouth blu di Exley. Una vicina che ritirava il latte. «Buon giorno. Lei è l'amico di Lynn Bracken, vero?» La vecchiaccia curiosa... Lynn diceva che spiava nelle camere da letto. «Sì, certo.» «Bene, come può vedere, non è qui.» «Sì, e lei non sa dov'è.» «Be'...» «Be' cosa? L'ha vista con uomo? Uno alto, con gli occhiali?» «No, non l'ho vista. E attento a come parla, giovanotto.» Bud le mostrò il distintivo. «Be' cosa, signora? Mi dica.» «Quando s'è messo a trattarmi male, stavo appunto per dirle dov'è andata la signorina Braken. L'ho sentita che parlava con il custode. Chiedeva la strada.» «Per dove?» «Per il lago Arrowhead. E non c'era bisogno di essere così scortese per farselo dire.» La casa di Exley. Inez gliene aveva parlato: una villetta con delle bandiere, americana, dello stato, della polizia di Los Angeles. Bud arrivò a Arrowhead, fece il giro del lago, la trovò: le bandiere sventolavano, nessuna Plymouth blu, la Packard di Lynn nel vialetto. Saltò giù dall'auto di fronte alla veranda; in un balzo fu sugli scalini. Diede un pugno in una finestra e aprì la porta. Nessuna reazione; solo una stanza che sapeva di muffa, stile capanna di caccia. Andò in camera da letto. Puzza di sudore, macchie di rossetto sulle lenzuola. Prese a calci i cuscini, rovesciò il materasso, vide che sotto c'era un volume rilegato in cuoio. Le "lettere scarlatte" di Lynn, certamente: da anni gli parlava del suo diario. Bud lo afferrò, pronto a farlo a pezzi, lungo la cucitura dei fogli, come il suo vecchio giochino con le guide telefoniche. L'odore glielo impedì: se non avesse guardato sarebbe stato un codardo. Sfogliò le pagine fino all'ultima. La grafia di Lynn, lettere decise di inchiostro nero, la penna d'oro che le aveva regalato lui. 26 marzo 1958 Ancora su E.E. È appena andato via ed era sconvolto per tutto
quello che mi ha detto stanotte. Sembrava vulnerabile, alla luce del primo mattino, mentre andava in bagno a tentoni senza gli occhiali. Pierce è stato sfortunato, in un certo senso, a incontrare sulla sua strada un uomo, in sostanza, così spaventato e rigido. E.E. fa l'amore come il mio Wendell, come se non volesse che finisse mai, perché una volta finito sa di dover tornare a essere quello che è. Forse è l'unico uomo che ho conosciuto che è altrettanto compromesso di me: è tanto astuto, così cauto e circospetto, che si vedono le rotelle girare e si ha voglia di parlargli sempre al buio, per non vedere quel viso così tormentato. È tanto intelligente e pragmatico che fa sembrare W.W. infantile, e quindi meno eroico di quel che è in realtà. E considerando il suo dilemma, il fatto che io abbia tradito l'amicizia e la protezione di Pierce sembra una cosa davvero da poco. Quest'uomo è talmente legato a suo padre, ne è ossessionato da così da tanto tempo, che qualsiasi iniziativa intraprenda lo fa sotto questa ossessione. Eppure continua a prendere delle iniziative, il che mi sorprende. E.E. non è sceso in particolari, ma in definitiva su certe riviste pornografiche particolarmente elaborate che Pierce vendeva anni fa ci sono delle foto che ricordano da vicino le mutilazioni del corpo di Sid Hudgens e le ferite delle vittime di un certo Loren Atherton, un assassino arrestato da Preston Exley negli anni 30. P.E. sta per annunciare la sua candidatura a governatore ed E.E. adesso pensa che suo padre non abbia risolto correttamente il caso Atherton e per di più sospetta P.E. di aver stabilito dei rapporti d'affari con Raymond Dieterling all'epoca del caso stesso (una delle vittime di Atherton era un divo bambino di Dieterling). Un'altra fissazione strana: E.E., questo pragmatista puro, considera suo padre una tale pietra di paragone morale e un tale modello d'efficienza che ha terrore d'accettare una normale manifestazione di difesa razionale dei propri interessi come un comportamento normale. Ha paura che la soluzione del suo caso parallelo al Nite Owl rivelerebbe al mondo la fallibilità di P.E. rovinando le sue possibilità di essere eletto: ovviamente ha ancora più paura di scoprire che suo padre è mortale, un uomo come tutti gli altri, soprattutto perché non l'ha accettato neanche di se stesso. Ma continuerà lo stesso a portare avanti i suoi casi, con determinazione assoluta. Nella stessa situazione, per quanto lo ami, immagino che il mio Wendell prenderebbe a
revolverate tutte le persone coinvolte e poi cercherebbe qualcuno più furbo di lui per sbarazzarsi dei cadaveri, magari quell'irlandese così compito di cui parla sempre, Dudley Smith. Altre osservazioni dopo una passeggiata, la colazione e tre tazze di caffè forte. Adesso poteva strappare il diario: in due pezzi lungo la cucitura, poi per il largo, così, cuoio e carta in frammenti. Il telefono, la linea diretta con gli affari interni. Driin driin. «Affari interni, Kleckner.» «Sono White. Dammi Exley.» «White, sei nei ca...» Un'altra voce in linea. «Parla Exley. White, dove sei?» «Arrowhead. Ho appena letto il diario di Lynn e so tutta la storia del tuo vecchio, Atherton, Dieterling. Tutta la fottuta storia. Adesso sto cercando un sospetto: appena lo trovo, tuo pade finisce nel notiziario delle sei.» «Sono disposto a fare un accordo. Sta' a sentire.» «Mai.» Di nuovo a Los Angeles, la solita routine della ricerca di Spade: Chinatown, la Strip, il Biltmore: era la terza volta che faceva il giro. Cominciava a confondere i cinesi con i membri della Cowboy Rhythm Band, ai tipi dell'El Rancho stavano venendo gli occhi a mandorla. Aveva controllato tre volte ogni particolare: soltanto dall'agente era stato una volta sola. Bud arrivò alla Nat Penzler Associates. La porta interna era aperta: Mr. Natsky mangiava un sandwich. Masticò un boccone e disse: «Oh, merda.» «Spade si nasconde da qualche parte, non si presenta al lavoro. Deve costarle un bel po'.» Penzler nascose una mano sotto la scrivania. «Uomo delle caverne, sapessi quanti guai mi procurano i clienti.» «Non mi sembra che si preoccupi troppo.» «Le monete false tornarono sempre in circolazione.» «Sa dov'è?» Penzler alzò la mano. «Probabilmente su Plutone, con il suo amico Jack Daniels.» «Cosa faceva con quella mano?» «Mi grattavo le palle. Vuole lei il lavoro? Cinque testoni alla settimana, ma il dieci per cento va all'agente.»
«Dov'è?» «Da qualche parte Dio solo sa dove. Controlli la prossima settimana e mi scriva quando le è venuta un'idea.» «Tutto qui, eh?» «Uomo delle caverne, se lo sapessi lo nasconderei a un rompiscatole come te?» Bud gli fece volare la sedia da sotto a calci. Penzler cadde per terra, la sedia si capovolse. Bud frugò sotto la scrivania e ne tolse un fagotto legato con delle stringhe. Via il nodo: camicie nere da cowboy pulite. Penzler si rialzò. «Licoln Heights. Il seminterrato del locale di Sammy Ling. E non gliel'ha detto Natsky.» Il Ling's Chow Mein: un buco su Broadway, a un passo da Chinatown. Sul retro, un posto per parcheggiare l'auto, la porta della cucina. Nessun ingresso diretto al seminterrato, aria calda da una grata. Bud fece il giro dell'edificio, sentì delle voci che uscivano dal seminterrato. Decise di provare a vedere se c'era un botola in cucina. Prese un grosso pezzo di legno ed entrò dalla porta posteriore. Due con gli occhi a mandorla che friggevano pezzi di carne, un vecchio che faceva un'anatra a pezzetti. Un'occhiata alla botola: facile, bastava far scorrere il paletto vicino alla stufa. Lo guardarono. I giovanotti cominciarono a blaterare qualcosa. Papà-san gli fece cenno di stare zitti. Bud brandì il suo bastone. Il vecchio strofinò l'indice con il pollice. «Io pago, io pago! Tu vai!» «Spade paga! Tu lascia in pace. Io pago, io pago...» I ragazzi gli si fecero attorno. Papà-san brandì il suo coltellaccio. «Tu adesso va'. Va' adesso. Io pago.» Bud segnò una linea per terra. Il vecchio la superò. Bud fece andare il randello. Prese il vecchio in pieno petto. Quello cadde sulla stufa, picchiò con la faccia su un fornello, i capelli presero fuoco. I giovanotti caricarono: Bud li falciò alle gambe in un colpo solo. Finirono a terra tutti e due insieme: Bud li prese a calci nelle costole. Papà immerse la testa nel lavandino e gli si lanciò contro: aveva la faccia nera. Un fendente alle ginocchia: il vecchio andò giù che era un piacere. Bud gli camminò sulle mani rompendogli le ossa delle dita: Papà-san cominciò a urlare. Bud lo spinse fino alla stufa, tolse il paletto con un calcio, sollevò la botola, spinse il vecchio giù per la scala. Fumi: oppio, vapore. Bud spinse Papà-san a calci davanti a sé. Tra le vo-
lute di fumo, vide gente sui materassi che ciucciava droga. Erano tutti i cinesi: qualche balbettio, sudore, e tutti di nuovo nel paese dei sogni. Fumo dappertutto: in faccia, su per il naso, giù nei suoi polmoni quando respirava un po' più forte. Il vapore gli fece da guida: c'era una specie di bagno turco sul retro. Un calcio alla porta. Nella nebbia: Spade Cooley nudo, tre ragazze nude. Risatine, gambe e braccia intrecciate: un'orgetta su un gradino di piastrelle scivolose. Spade era così coperto dalle donne che non gli si poteva neanche sparare. Bud abbassò una leva sul muro. Il vapore cessò, si diradò la nebbia. Spade alzò gli occhi. Bud alzò la pistola. Ammazzalo! Cooley si mosse per primo e si fece scudo con due ragazze, tenendole ben strette. Bud gli si avvicinò, cominciò a scostare gambe e braccia, nonostante le unghie che gli laceravano il viso. Le ragazze si divincolarono, scivolarono via, corsero fuori della porta. Spade disse: «Gesù, Giuseppe e Maria.» Era pieno di fumo anche lui, di un fumo che lo faceva volare nel suo personale paese dei sogni. L'ultimo rito per sottolineare il momento: «Kathy Janeawy, Jane Mildred Hamsher, Lynette Ellen Kendrick, Sharon...» Cooley strillò. «Maledizione, è stato Perkins!» Il momento era passato. Bud vide che aveva già premuto il grilletto a metà. Gli sembrava che centinaia di colori gli turbinassero attorno; Cooley parlava a fuoco rapido: «Ho visto Deuce con quell'ultima ragazza, quella Kendrick. Sapevo che gli piaceva picchiare le puttane e quando alla tele è saltato fuori che la ragazza era morta, gliel'ho chiesto. Deuce mi ha fatto una paura matta, per cui ho tagliato la corda e sono venuto qui. Mister, mi deve credere.» Dei lampi colorati: Deuce Perkins, quello stupido degenerato. Un colore che lampeggiava: turchese, alle dita di Spade. «Quegli anelli dove li hai presi?» Cooley si mise un asciugamano attorno ai fianchi. «Deuce. Li fa lui. Si porta sempre gli attrezzi in giro: è un hobby. È da anni che fa scherzi in proposito: su come gli servono per proteggersi le mani quando ha un lavoretto intimo da fare; adesso capisco che cosa vuol dire.» «Oppio. Può averne?» «Quel bifolco di merda ruba il mio! Mister, mi deve credere!»
«Le mie date inchiodano te. Solo te. Dalle registrazioni delle scritture si vede che ogni volta ci sono dei bastardi diversi che suonano, e allora...» «Deuce è il manager dei miei giri dal '49, viaggia sempre con me. Mister, mi deve credere!» «Dov'è?» «Non lo so.» «Amiche, ragazzi, altri pervertiti. Dimmi!» «Quel miserabile figlio di puttana non ha amici, tranne quel guappo di merda di Johnny Stompanato. Mister, mi deve...» «Ti credo. Tu ci credi che se cerchi di fregarmi ti ammazzo?» «Gesù ti supplico... ci credo.» Bud si incamminò in mezzo al fumo. I cinesi erano ancora addormentati. Papà-san respirava appena. Una telefonata all'archivio su Perkins. Nessun mandato in California, nessuna violazione alla libertà vigilata dopo la sentenza scontata in Alabama: era stato dal '44 al '46 ai lavori forzati per atti di sodomia su animali. Musicista non residente, nessun indirizzo conosciuto. Conoscenze: conferma su Johnny Stompanato, più Lee Vachss e Abe Teitlebaum, tutti i tipi da malavita. Bud riappese e si ricordò una cosa che gli aveva detto una volta Jack Vincennes: aveva fermato Deuce a un party di Badge of Honor e Johnny, Teitlebaum e Vachss erano lì con lui. Guanti di velluto: Johnny era stato uno dei suoi informatori; Johnny lo odiava e lo temeva. Bud chiamò la motorizzazione, si fece dare il numero telefonico di Stomp: dieci squilli, nessuna risposta. Altre due chiamate senza risposta: la Cowboy Rhythm Band al Biltmore, l'El Rancho. Poteva provare al negozio di Kikey Teitlebaum: Kikey e Johnny erano sempre insieme. Una corsa a Pico, tanto per scuotersi il fumo dal cervello. Un'idea fissa: trovare Perkins da solo, ammazzarlo. Poi, Exley. Bud parcheggiò e guardò dalla finestra. Un pomeriggio fiacco, obiettivo raggiunto: Johnny Stomp e Kikey T. erano seduti a un tavolo. Entrò. Gli diedero un'occhiata e bisbigliarono qualcosa. Non li vedeva da anni: Abe era ingrassato, Stomp era sempre lo stesso tipo di latino magro. Kikey gli fece un cenno. Bud prese una sedia e la portò al tavolo. Stomp disse: «Wendell White. Come va, paesano?»
«Così. Come va con Lana Turner?» «Va. Chi te l'ha detto?» «Mickey C.» Teitlebaum rise. «Deve averla come il tunnel della terza strada. Johnny va a Acapulco con lei stasera e io nisba. White, che cosa ti porta da queste parti? Non ti vedo da quando c'era qui Dick Stens.» «Sto cercando Deuce Perkins.» Johnny tambureggiò con le dita sul tavolo. «Chiedilo a Spade Cooley.» «Spade non sa dov'è.» «E allora come faccio a saperlo io? Mickey ti ha detto per caso che io e Deuce siamo intimi?» Non gli avevano fatto la domanda di rito: perché lo cerchi? E Kikey era troppo tranquillo. «Mi ha detto Spade che vi conoscevate.» «Conoscere è la parola. Ma noi due siamo amici, paesano, e ti assicuro che non vedo Deuce da anni.» Cambio di registro. «Non sono tuo amico, latino succhiacazzi.» Johnny sorrise, forse con un po' di sollievo nel ritrovare il vecchio gioco poliziotto-informatore. Uno sguardo a Kikey: il grassone aveva un'aria piuttosto preoccupata. «Abe, tu frequenti Perkins, giusto?» «Nix. Deuce è troppo meshugeneh, troppo fuori di testa, per me. Uno da salutare ogni tanto e via.» Una bugia: la fedina di Perkins diceva un'altra cosa. «Forse mi sbaglio. So che voi state molto con Lee Vachss e ho sentito dire che lui e Deuce si vedono spesso.» Kikey rise, ma troppo ostentatamente. «Che cazzata. Johnny, credo che Wendell, qui, sia davvero confuso.» Stomp disse: «Acqua e olio, quei due. Spesso? Che cosa te lo fa pensare?» Si erano innervositi su Vachss, senza motivo. «Siete voi a farmelo pensare. Non mi chiedete che cosa c'è sotto?» Kikey scostò il suo piatto. «Non ti è venuto in mente che non ce ne frega?» «Sì, ma a voi ragazzi piace sempre chiacchierare.» «Chiacchiera tu, allora.» Una cosa che aveva sentito in giro: Kikey aveva picchiato uno che gli aveva dato dell'ebreo. «Ma sì, chiacchieriamo, è una bella giornata e non ho niente di meglio da fare che starmene con un latino imbrillantinato e un
giudeo.» Una risatina, forzata, e un pugnetto amichevole, finto. «Che rompicazzo che sei. Allora, perché cerchi Deuce?» Ricambiò il pugno, forte. «Non sono cazzi tuoi, ebreuccio.» Poi provò un cambio di argomento improvviso con Johnny: «Cosa combini, adesso che Mickey è fuori?» Tap, tap, tap: un anello rosa che picchiettava su una bottiglia di Schlitz. «Niente che ti riguardi. È tutto sotto contenimento, non ti preoccupare. E tu cosa fai?» «Sono nella riapertura del Nite Owl.» A Johnny scappò un colpo troppo forte: per poco non rompeva la bottiglia. Kikey, un po' pallido: «Non penserai che Deuce Perkins...» Stompanato: «Dài, Abe! Deuce per il Nite Owl, figuriamoci.» Bud disse: «Devo pisciare» e andò in bagno. Chiuse la porta, contò fino a dieci, aprì uno spiraglio. I due stronzi stavano confabulando e Abe si asciugava la faccia con un tovagliolo. I pezzi cominciavano ad andare a posto. Ipotesi: Deuce per il Nite Owl. Aveva visto Vachss, Stomp, Kikey e Perkins insieme a un party, un anno prima del Nite Owl, più o meno. Una retata della squadra gangster, una soffiata di Joe Sifakis: era un gruppo di tre pistoleri a stendere i fiduciari di Mickey Cohen e i vari cani sciolti. Il Victory Motel faceva come da campanello d'allarme. Bud prese la pistola, la lasciò andare, la prese di nuovo. "Sotto contenimento." Una delle espressioni favorite di Dudley. Il suo discorsetto al motel: "Contenimento", "Distribuzione degli utili", "Un italiano prepotente con cui hai già avuto a che fare": Johnny Stomp, un suo ex informatore, che lo odiava. Dud che era così ansioso di sentire le sue spiegazioni complete, il fermo di Lamar Hinton, per scoprire se sapeva qualcosa sul Nite Owl, in presenza di Dot Rothstein, che era cugina di Kikey Teitlebaum... Bud si lavò la faccia, uscì lentamente. Stomp disse: «Tutto bene?» «Sì, e hai ragione. Voglio Deuce per una storia di vecchi mandati, ma ho anche un'idea sul Nite Owl.» Johnny, calmo: «Ah, sì?» Kikey, calmo: «Degli altri neri, eh? Io so solo quello che c'è sui giornali.»
Bud: «Forse, ma forse non erano degli altri neri, e allora quella macchina rossa fuori del Nite Owl era stata lasciata lì apposta. Be', statemi bene, ragazzi. Se vedete Deuce, ditegli di darmi un colpo di telefono all'ufficio.» Johnny, calmo, tambureggiava sul tavolo. Kikey, calmo, tossiva e sudava. Bud, calmo, ma non tanto: fuori di corsa all'auto, vìa oltre l'angolo, una cabina. La linea della polizia alla P.C. Bell, una lunga attesa fottuta. «Uh, sì, chi è che fa la richiesta?» «Sergente White, polizia di Los Angeles. Devo mettere un numero sotto controllo.» «Quando, sergente?» «Adesso. Un caso d'omicidio, priorità assoluta, le linee private e i telefoni pubblici a un ristorante. Adesso.» «Un secondo, per favore.» Clic, clic, clic, un'altra donna. «Sergente che cosa vuole esattamente?» Bud, assolutamente non più calmo: «Abe's Noshery, all'angolo tra Pico e Veteran. Tutte le chiamate da tutti gli apparecchi per i prossimi quindici maledetti minuti. Signora, non mi complichi le cose.» «Non possiamo mettere un numero sotto controllo di nostra iniziativa, sergente.» «Solo i destinatari delle chiamate, dannazione!» «Be', se è un caso di omicidio... Qual è il suo numero, adesso?» Bud lesse: «Granite 48112.» Un borbottio. «Quindici minuti, allora. E la prossima volta cerchi di lasciarci una maggiore libertà operativa.» Bud riappese... Dudley Dudley Dudley Dudley Dudley. Il tempo non passava mai, finalmente uno squillo. Afferrò il telefono, quasi lo lasciò cadere, lo riprese per miracolo: «Sì?» «Due chiamate. Una a Dumkirk 32758: il numero è intestato a una certa signorina Dot Rothstein. La seconda a Axminster 46811, residenza del signor Dudley L. Smith.» A Bud cadde la cornetta di mano. L'impiegata continuava a blaterare da qualche posto calmo e tranquillo che lui non avrebbe visto mài più: no, Lynn, non c'è nessuna sicurezza in un distintivo. Il capitano Dudley Liam Smith per il Nite Owl. 67
Jack Vincennes confessò. Confessò di aver picchiato una bambina all'orfanotrofio St. Anatole, di aver ucciso il signor e la signora Scoggins. Confessò d'aver incastrato Bill McPherson con una bella negretta, di aver messo lui la droga che avevano trovato addosso a Charlie Parker, di aver fatto delle retate di drogati per conto di Hush-Hush. Cercò di buttarsi giù dal letto e alzò le mani per fare la Via Crucis. Bofonchiò qualcosa come hub rachmones, Mickey, e bump bump bump il treno cu cu. Confessò di aver picchiato dei drogati, di aver fatto il portaborse per Ellis Loew. Supplicò sua moglie di perdonarlo per aver scopato con le puttane che somigliavano alle donne delle riviste porno. Confessò di amare la droga e di essere indegno di Gesù. Karen Vincennes era in capo al letto e si asciugava gli occhi: non voleva sentire, ma non poteva farne a meno. Ed aveva cercato di allontanarla, ma lei non lo aveva permesso. Aveva chiamato l'ufficio da fuori Arrowhead; Fisk gli aveva dato la notizia: avevano sparato a Pierce Patchett la notte prima, la casa aveva preso fuoco, era bruciata fino alle fondamenta. Uno dei pompieri aveva trovato Vincennes in cortile: intossicazione da fumo, segni di pallottole sul giubbotto antiproiettile. Lo avevano portato al pronto soccorso centrale, un dottore gli aveva fatto un'analisi del sangue. I risultati: Bidone era semplicemente drogato fino al collo, una miscela di eroina e di tranquillanti. Sarebbe stato benissimo una volta smaltita tutta la droga che aveva nel sangue. Un'infermiera asciugò il viso di Vincennes; Karen stazzonava un fazzolettino di carta. Ed guardava il memo di Fisk: Ha chiamato Inez Soto. Nessuna informazione su rapporti d'affari R.D. R.D. è sotto inchiesta??? - molto enigmatica - D.W. Ed l'appallottolò e lo buttò via. Vincennes era andato allo sbaraglio, mentre lui se ne stava con Lynn. Qualcuno aveva ucciso Patchett e li aveva lasciati tutti e due a bruciare. A bruciare come gli Exley padre e figlio: e il fiammifero lo aveva in mano Bud White. Non riusciva a guardare Karen in faccia. «Capitano, ho trovato qualcosa.» Fisk in corridoio. Ed andò da lui, lo allontanò dalla porta. «Che c'è?» «Nort Layman ha finito l'autopsia. La causa della morte sono cinque pal-
lottole 30-30, sparate da due fucili diversi. Ray Pinker ha fatto i controlli balistici e ha trovato una corrispondenza in un vecchio bollettino della contea di Riverside. Maggio '55, caso archiviato per mancanza d'inizi. Ho controllato. Due uomini uccisi a fucilate fuori da una taverna. Sembrava una storia da malavita.» Daccapo con l'eroina. «È tutto?» «No. Bud White ha fatto irruzione in una fumeria di Chinatown e ha mezzo ammazzato di botte due cinesi. Era entrato per fare delle domande, ha mostrato il distintivo, poi è uscito di testa. Uno di loro lo ha identificato dalla foto del suo fascicolo. Thad Green ha passato la cosa agli affari interni: ho preso io la chiamata. Faccio spiccare un ordine di comparizione? So che lo cercava e il capo Green ha detto che è tutto suo.» Ed per poco non si mise a ridere. «No, niente ordine di comparizione.» «Signore?» «Ho detto di no, basta così. E fate una cosa per me, tu e Kleckner. Mettetevi in contatto con Miller Stanton, Max Peltz, Timmy Valburn e Billy Dieterling. Fateli venire nel mio ufficio alle otto, stasera: devo fargli delle domande. Ditegli che io sono il responsabile delle indagini e se non vogliono pubblicità non portino avvocati. E fatemi avere la pratica della Omicidi sul vecchio caso Loren Atherton. Sigillata, sergente: non voglio che la guardiate.» «Signore...» Ed gli voltò le spalle. Karen, in corridoio, con gli occhi asciutti. «Pensa che Jack abbia fatto davvero tutte quelle cose?» «Sì.» «Non deve sapere che so. Mi promette che non glielo dirà?» Ed annuì e guardò nella stanza. Big V supplicava di fargli fare la comunione. 68 Un deposito di vecchie pratiche alla motorizzazione centrale: scatoloni su scatoloni, accatastati ad altezza d'uomo. Aveva bisogno di una conferma di quello che gli avevano fatto capire Johnny e Kikey. Continuava a tornarci su, a esaminare le implicazioni: era talmente eccitato che riusciva contemporaneamente a pensare e a far passare le registrazioni. Allora, primo: erano stati Stomp, Teitlebaum e Lee Vachss a sparare al Nite Owl. Secondo: erano sempre loro i tre che avevano fatto fuori gli uo-
mini di Cohen e i gangster che avevano cercato d'inserirsi nel giro. Deuce Perkins faceva parte della banda; gli altri non sapevano che picchiava le puttane a morte: l'avrebbero considerata una cosa da dilettanti, non l'avrebbero tollerato. Dudley era il capo: non poteva essere altro. Tutte le sue offerte di lavoro erano un tentativo di reclutarlo; l'arresto di Lamar Hinton era una specie d'operazione di pulizia sul versante Patchett: quindi Smith e Patchett dovevano essere in qualche modo in rapporto tra loro, Hinton probabilmente ormai era morto, Breuning e Carlisle facevano parte della gang. Altro che "operazione di contenimento" e "distribuzione degli utili": era Dudley che cercava di assumere il controllo dei racket di Los Angeles... e di affibbiare il Nite Owl a un altro gruppo di neri. Bud continuava a frugare tra gli scatoloni: le registrazioni automobilistiche dell'inizio d'aprile 1953. Non aveva capito niente. Aveva immaginato che l'auto fuori del Nite Owl fosse stata lasciata apposta, che i fucili nell'auto di Coates fossero stati messi apposta e i bossoli in Griffith Park anche: i killer avevano seguito il caso sui giornali, avevano avuto fortuna con la Merc, avevano trovato qualcun altro su cui scaricare tutto. Sbagliato: quelli che avevano organizzato la cosa erano nella polizia. Avevano letto i rapporti, avevano trovato un gruppo di neri a cui piaceva andare in giro in auto e sparacchiare per aria e li avevano scelti come capri espiatori. Probabilmente avevano pensato che gli agenti li avrebbero uccisi al momento dell'arresto. Caso chiuso. Per cui s'erano procurati una macchina come quella descritta nei rapporti. Avevano fatto in modo che la si notasse vicino al Nite Owl. Non poteva essere un'auto rubata: dei poliziotti non avrebbero corso il rischio di una retata notturna. E non avevano neanche comperato un'auto rosso scuro: ne avevano comperata una di un colore diverso e se l'erano riverniciata. Bud continuava a lavorare. Non c'era una logica in quel casino di carte: Mercury, Chevy, Caddy, L.A., Sacramento, Frisco: era tutto mescolato, chiunque avesse comprato l'auto doveva aver usato un nome falso. Per fortuna i dati personali, razza, data di nascita e caratteristiche fisiche dei compratori erano acclusi alla copia dell'atto di acquisto originale. Era tutto un lavoro d'eliminazione, come aveva imparato al corso: Mercury del '48-50, acquirenti della California del Sud, lineamenti che potessero corrispondere a Dudley, Stomp, Vachss, Teitlebaum, Perkins, Carlisle e Breuning. Ore e ore di ricerca, una pila di pratiche sempre più alta: poi una registrazione strana, ma che gli diceva qualcosa. Mercury grigio base coupé del '48, data d'acquisto 10 aprile 1953. Ac-
quirente: Margaret Louise March, bianca, femmina, occhi e capelli scuri, altezza 1,75, peso kg 97,52. Indirizzo: East Oxford 1804, Los Angeles. Telefono Normandie 32758. Altro che dirgli qualcosa: erano i dati di quella grassona di Dot Rothstein. La Oxford andava da nord a sud, non da est a ovest. La chiamata a Dot dalla Noshery: Du-32758: la stupida lesbica aveva usato il suo numero, cambiando la zona. E poi era andata a comperare un po' di vernice rossa Bud lanciò un grido, sferrò un paio di pugni per aria, prese a calci gli scatoloni. Due casi risolti in un giorno... se solo qualcuno gli avesse creduto. Tutto chiaro come il sole e nessuna possibilità di incastrare qualcuno. Su Dudley c'erano solo degli elementi indiziari, neanche una prova. E Dudley era troppo ben sistemato per correre dei veri rischi. E la cosa non interessava a nessun altro come a lui. Tranne che a Exley. 69 Era appostato fuori della casa in cui era cresciuto. Non poteva entrare e interrogare suo padre; non poteva chiedere il suo aiuto. Non poteva dirgli che aveva confidato il suo segreto a una donna, e aveva dato a un irriducibile nemico gli strumenti del parricidio. S'era portato con sé la pratica Atherton: non conteneva nulla che non sapesse già: l'uomo che aveva creato le fotografie porno e aveva ucciso Sid Hudgens doveva essere coivolto nel caso Atherton, forse era il vero colpevole, una verità che Preston Exley avrebbe rifiutato per puro orgoglio. Non poteva entrare; non poteva smettere di pensare. In compenso, ritornò sui suoi ricordi. Suo padre aveva comperato la casa per sua madre. In realtà, era stata una concessione alla sua vanità personale: gli Exley uscivano una volta per tutte dai ranghi della classe media. Non avevano mai fatto l'albero di Natale sul prato: Preston Exley diceva che era una cosa volgare. Thomas era caduto da un balcone e lui aveva avuto lo stile di non piangere. Suo padre gli aveva offerto un ricevimento al ritorno dalla guerra: erano stati invitati soltanto il sindaco, i membri del consiglio municipale e gli uomini del dipartimento che avrebbero potuto giovargli nella carriera. Art DeSpain uscì dalla casa e salì sulla sua automobile. Sembrava fragile; aveva un braccio fasciato. Ed lo guardò mentre usciva: l'uomo di suo padre, il suo vecchio zio brontolone. Ricordava benissimo che Art aveva
detto che lui non era adatto a fare l'investigatore. La casa sembrava grande, fredda. Ed tornò all'ospedale. Bidone era in piedi: stava facendo una dichiarazione a Fisk. Ed lo osservò dalla porta: «...stavo seguendo il copione di Exley. Non ricordo esattamente che cos'ho detto, ma Patchett ha tirato fuori una pistola e mi ha sparato. Quell'automatica di merda che mi aveva dato Exley s'è inceppata e Patchett mi ha iniettato qualcosa con una siringa. Poi ho sentito degli spari e "No, Abe, no, Lee, no". E adesso sai tutto quello che so io.» Una voce dal corridoio, forte: «Abe Teitlebaum, Johnny Stompanato e Lee Vachss. Sono stati loro a fare il Nite Owl. Metteteci anche Deuce Perkins e preparatevi a farvela addosso appena vi dico che cos'altro ho trovato.» Ed sentì l'odore del suo sudore, del suo fiato. White lo spinse dentro: con fermezza, senza brutalità. «Mettiamo da parte le nostre storie per un minuto. Hai sentito quello che ho detto?» I nomi, adesso che ci pensava, corrispondevano: erano dei picchiatori dei gangster, una buona connessione con il tema eroina. White sembrava fuori di sé: sconvolto scarmigliato, un esaltato. Fisk disse: «Signore, vuole che...» Ed alzò le spalle. White si mise quasi sull'attenti. «Due minuti, capitano.» Aveva paura: devo essere un capitano. «Duane, va' a farti un caffè. White, cerca di interessarmi, prima che ti faccia sbattere dentro per quei cinesi.» Fisk uscì. Ed disse: «Jack, lei stia pure. Forza White: ti ascolto.» White chiuse la porta. Altro che scarmigliato: aveva gli abiti tutti stazzonati, le mani macchiate d'inchiostro. «Per fortuna ho sentito di te alla radio, Bidone. Non sapevo che eri qui: avrei potuto cercare di fare tutto da solo.» Vincennes, sul letto, con l'aria stranita: «Fare che cosa? Abe, Lee. Hai detto che sono stati Teitlebaum e Vachss a far fuori Patchett: spiega.» Ed: «Sembri un caso da articolo 101, White. Fa' finta di dover buttar giù una cronologia degli eventi.» White tentò di sorridere: un atteggiamento da puro kamikaze. «È da anni che sto dietro a una storia di puttane uccise a botte. È cominciato tutto con questa ragazza, Kathy Janeway. L'hanno fatta fuori nel '53, più o meno all'epoca del Nite Owl. Era un'amichetta di Duke Cathcart.»
Ed annuì. «Conosco la storia. Gli affari interni hanno fatto un controllo personale quando hai passato l'esame di sergente.» «Ah sì? Be', quello che non sai è che a un certo punto il mio caso ha preso una svolta. Credevo che il mio assassino fosse Spade Cooley: il suo gruppo lavorava sempre nelle città dove avevano ammazzato le ragazze, nei giorni giusti. Ma mi sbagliavo, Cooley mi ha detto chi è stato davvero: Burt Arthur Perkins.» Vincennes intervenne: «Deuce come assassino di donne a me suona giusto. È marcio fino al midollo.» White disse: «Dovresti saperlo: Spade dice che è intimo di Johnny Stompanato e una volta, nel '52, mi avevi detto di averlo beccato in giro con Johnny Stomp, Kikey T. e Lee Vachss. Cooley mi ha detto che Johnny e Deuce stanno sempre insieme, per cui sono andato a cercare Johnny.» Ed disse: «D'accordo, sei andato a cercare Stompanato.» White accese una sigaretta. «Nix. Prima, ti dico un'altra cosa. È da anni che Dudley Smith mi fa fare dei lavoretti occasionali, quando c'è da menare le mani, per la squadra gangster. Sai come parla lui, vero? Una delle sue parole preferite è "contenimento". Contenere il crimine, contenere questo, contenere quello. Continua a parlare di un certo lavoro che vuole offrirmi, senza mai venire al sodo, e l'altra sera ha detto che potevo essere utile per tenere in riga un certo italiano prepotente che aveva paura di me. Johnny Stompanato ha paura di me: era uno dei miei informatori e lo strapazzavo spesso. Sai che Dud, in teoria, ha l'incarico di tenere sotto controllo il crimine organizzato? Be', l'altra sera lui, Carlisle e Breuning si lavoravano questo Lamar Hinton al Victory. Doveva essere un incarico della squadra gangster, ma sono tutte balle: Dudley gli ha chiesto soltanto delle cose sul Nite Owl, le foto porno e Pierce Patchett.» Ed aveva gli occhi praticamente fuori della testa: non poteva andare a finire così. «Allora sei andato a cercare Perkins da Stompanato...» «Giusto. Sono andato al negozio di Kikey e Johnny era lì con lui. Chiedo a Johnny di Deuce, e a Johnny viene un mezzo colpo. A Kikey ancora di più e tutti e due si mettono a raccontare balle e dicono che Deuce loro lo conoscono appena. Dicono che Deuce non ha niente a che fare con Lee Vachss, e io so benissimo che è una balla. Johnny usa la parola "contenimento", che non è proprio una sua espressione tipica. Metto insieme il tutto e butto lì che lavoro alla riapertura del Nite Owl. Per poco non se la fanno addosso: "Deuce per il Nite Owl, figuriamoci". Esco, vado a una cabina e faccio mettere la linea sotto sorveglianza dalla P.C. Bell per un
quarto d'ora. Due chiamate: una a Dot Rothstein, che è cugina di Kikey e buona amica di Dudley. L'altra direttamente a casa di Dudley.» Vincennes disse: «Santa merda fottuta.» Ed corse con la mano alla pistola. Sbagliato: White era un poliziotto. «Dammi qualche elemento in più.» White soffiò il fumo dalla finestra. «Articolo 101. Non sono stati i neri, per cui è ovvio che Dudley e i suoi hanno sistemato un'auto fuori del Nite Owl. Sono andato alla motorizzazione e ho controllato le registrazioni dell'aprile '53. I bianchi, questa volta. Dot Rothstein ha comprato una Merc del '48, grigio base, il 10 aprile. Un nome falso, ma la stupida puttana ha usato le cifre autentiche del suo numero di telefono.» Vincennes sembrava allucinato. Ed si fece forza per non mettersi a gridare: Dudley! «Poco prima del Nite Owl, una sera, ero al lavoro tardi alla stazione di Hollywood. Spade Cooley suonava a una festa per uno che andava in pensione, al piano di sotto: ho visto Burt Perkins che passava nell'atrio. Proviamo questa: Mal Lunceford, ex agente della volante. È un po' la vittima dimenticata del Nite Owl: ricordate che ha lavorato quasi sempre alla stazione di Hollywood, quand'era nella polizia. Ora, uno di quelli che hanno sparato poteva benissimo avere qualcosa contro di lui. Forse Perkins quella sera era andato alla stazione proprio per portar via qualche prova in proposito. Magari i killer sapevano che Lunceford andava sempre al Nite Owl e ci hanno fatto andare Cathcart, o quello che faceva finta d'essere Cathcart, per poterli beccare tutti e due. Che ne dite?» Rispose White. «Dudley mi aveva dato da fare i controlli su Lunceford, probabilmente perché pensava che avrei incasinato tutto. Ho cercato i vecchi rapporti delle indagini sul campo sotto il suo nome, ma non ho trovato un cazzo. Per me, come teoria va bene.» Non sentiva più il bisogno di gridare: Dudley! Ed: lo aveva bloccato. Vincennes: «Fisk mi ha raccontato di Patchett, che l'eroina del summit Cohen-Dragna era finita da lui e che lui e un altro tipo sconosciuto, Dudley!, ovviamente, erano pronti a metterla in circolazione. Ora, so per certo che Dudley era una delle guardie del corpo a quel summit e anni fa erano in parecchi a dire che era sempre lui quello che comandava la squadra che ha fatto fuori quel tipo, Buzz Meeks, quello che aveva portato via la roba al summit. Fisk dice che Patchett aveva messo le mani su quasi tutta l'ero sparita dalla circolazione, in parte attraverso i fratelli Engleking e il loro padre, in parte attraverso quello sconosciuto misterioso: cioè Dudley. Ora, mi è venuta in mente una cosa: e se in quella squadra c'era anche Lunceford? È in questo modo che Dudley ha avuto la droga?»
White scosse la testa: erano tutte delle novità, per lui. «Ci credo, perché so una cosa che corrisponde. Dud mi parlava di questa sua stronzata del contenimento e ha detto qualcosa su un modo per tenere tranquilli i neri, che è una cosa che a me fa venire in mente l'eroina.» Ed disse: «Diamolo per acquisito, per ora. Jack, proviamo a vedere le cose dal punto di vista Goldman-Van Gelder. Vediamo come si combina.» Bidone si raddrizzò e si aggrappò alla spalliera del letto. «Okay, diciamo che Davey G. era d'accordo con Dudley, Stompanato, Kikey, Vachss e Dot. Come potevano fidarsi di uno psicopatico come Deuce, proprio non lo so, ma al diavolo. In ogni modo, lavoravano tutti alle spalle di Mickey C. White, tu non lo sai, ma Goldman aveva fatto mettere una cimice nella cella di Mickey a McNeil. Scommetto che Dudley e i suoi amici erano d'accordo con Davey fin dall'inizio, ma, cazzo, comunque stessero le cose, Davey ha sentito i fratelli Engleking fare a Mickey la proposta di Duke Cathcart.» Ed alzò una mano. «Chester Yorkin ha detto che l'uomo che ha fornito a Patchett la quantità maggiore d'eroina... diamo per scontato che fosse Smith, aveva una passione per la pornografia e contatti in Sudamerica e una lista di ricchi pervertiti. Mi sono sempre chiesto come pensassero di far rendere la pornografia: grazie a Dudley, sembra più fattibile.» Vincennes riprese: «Lasciatemi continuare. Dud è stato con la oss in Paraguay subito dopo la guerra e ha comandato la Buoncostume nel '39 o giù di lì, per cui è chiaro che aveva una quantità di contatti ma non sapeva cosa farne. Ora, abbiamo Goldman che va da Smith e da Stompanato con questa idea del traffico di materiale porno. L'idea piace a tutti, specialmente a Dud, e decidono di entrare nel giro. Per conto suo, forse un doppio gioco, non so, Davey manda Van Gelder, che è andato a trovarlo in prigione, a parlare con Cathcart. Van Gelder decide di portar via a Cathcart la sua scuderia e di mettersi in affari in proprio. Davey lo conosce di faccia, ma quelli fuori non l'hanno mai visto. Forse pensava che quando avessero scoperto che s'era fatto passare per Cathcart sarebbe stato troppo ben ammanicato con quelli di fuori perché Davey potesse protestare. Così, si trasferisce a San Berdoo per stare vicino agli Engleking. Conosce Sue Lefferts e fa fuori Duke. Conosce il nome di almeno uno degli esterni, gli telefona a una cabina dalla casa della Lefferts, chiede un incontro. Cerca di fare il furbo e propone un posto pubblico: pensa di far sedere Sue al tavolo vicino, e quindi di essere al sicuro. A uno degli esterni viene in mente Lunceford, che va sempre al Nite Owl, e dice vediamoci lì. Dud o uno dei
suoi era andato da Patchett subito prima del Nite Owl e gli aveva detto di fare un po' di pulizia. Patchett non sapeva esattamente che cosa sarebbe successo, ma aveva fatto sparire dalla città Chris Bergeron, suo figlio e Bobby Inge appena mi ero messo a lavorare sulle riviste porno per la Buoncostume.» La camera aveva l'aria condizionata ed Ed sentiva che ogni parola faceva salire la temperatura. «Cerchiamo di stabilire una cronologia, a partire da quando Van Gelder, come Cathcart, prende contatto con gli esterni. Sappiamo che a Dudley interessa la pornografia e che dall'epoca del summit Cohen-Dragna è seduto su nove chili di ero. Proviamo questa: si introduce nell'appartamento di Cathcart e trova qualcosa che lo fa arrivare a Patchett, qualcosa con un riferimento ai suoi precedenti chimici e ai suoi rapporti con il vecchio Engleking. Va da Patchett e si mettono d'accordo: elaborare l'eroina, distribuire le foto porno. Scopre con una certa preoccupazione che Patchett più o meno pensa sulla sua lunghezza d'onda; anzi, ha già avuto un po' d'eroina da papà Engleking. Adesso vuole Cathcart morto, vuole che Lunceford sia ridotto al silenzio per qualche suo motivo e vuole spaventare Patchett. Fa parte della polizia e quindi sa di quei neri che hanno sparato in aria nel Griffith Park. Organizza l'incontro al Nite Owl, perché sa che Lunceford sarà lì anche lui, resta un po' sul vago ma dice a Patchett di fare pulizia. Andiamo avanti. L'inchiesta si allarga più di quanto Dudley ha previsto, perché i neri non sono stati ammazzati durante l'arresto e non confessano. Mette White a controllare il passato di Cathcart: probabilmente non sa che è stato Perkins ad ammazzare la Janeway, ma non vuole lo stesso che White si immischi, per prudenza. Soprattutto non vuole che approfondisca le possibili connessioni tra Cathcart e il Nite Owl.» Tutti gli occhi fissi su Bud. Il fanatico: «Okay, Dud mi ha dato da fare i controlli su Cathcart perché pensava che non avrei combinato un cazzo. Ma io ho controllato l'appartamento di Duke e ho visto che qualcuno aveva ripulito tutte le impronte e aveva frugato anche tra i suoi vestiti. Erano stati i ragazzi di Dudley, che però non avevano toccato gli elenchi del telefono e io ho capito che Cathcart aveva consultato la lista delle tipografie di San Berdoo. Ora, ho una teoria. Quando facevo quei controlli, ho conosciuto Kathy Janeway, in quel motel. Due giorni dopo, qualcuno la violenta e la uccide. Be', andato via dal motel, avevo avuto l'impressione di essere seguito, ma poi non ci ho pensato più. Adesso immagino che a seguirmi fosse Deuce Perkins. Probabilmente Dud faceva seguire tutti quelli che cono-
scevano Cathcart, tanto per tenersi aggiornato sulle indagini, il che spiega come faceva a sapere sempre le cose che cercavo di tenere segrete. Così Deuce, che è uno psicopatico e un maniaco sessuale di merda, vede Kathy e poi torna a cercarla. Forse Dudley sapeva che era stato lui ad ammazzarla, forse no. Funziona lo stesso, in tutti e due i casi.» Vincennes accese una sigaretta, tossì. «Non c'è una sola prova, ma comunque io ho qualcosa d'altro. Uno: Doc Layman ha trovato cinque proiettili 30-30 in corpo a Patchett e dice che corrispondono a quelli di una sparatoria insoluta nella contea di Riverside. Quando Davey Goldman farneticava al Camarillo, ha detto qualcosa su tre killer. Ha blaterato delle altre cose che non riesco a levarmi dalla testa, ma non hanno proprio senso. Exley, ha ascoltato quel nastro che ho trovato a McNeil?» Ed annuì. «Ha ragione. Niente di preciso, solo un accenno a una specie di guerra tra gang.» White: «Ci sono stati un mucchio di casi del genere insoluti. Uomini dei racket fatti fuori, dico. Lo so perché ne ha parlato uno di passaggio durante un interrogatorio alla squadra. Sempre tre killer: facevano fuori i fiduciari di Cohen e i nuovi arrivati. Denaro facile: in teoria Stompanato, Vachss è Teitlebaum dovevano tenere la situazione sotto controllo finché Cohen non fosse uscito. Volevano che tutto fosse tranquillo per quel loro lavoro di contenimento e pensavano che quando Mickey fosse stato fuori avrebbero fiutato il vento e deciso se eliminarlo o utilizzarlo in qualche modo. La prima delle due, direi. Cohen e Goldman sono stati aggrediti in prigione: un bel doppio gioco con Davey. La casa di Cohen è saltata in aria e Mickey non si è fatto niente. Ma riusciranno a toglierlo di mezzo, tra un po', e il contenimento andrà avanti che è una bellezza, perché Dudley è la squadra Anticrimine in persona e Parker gli ha dato il mandato di tenere i gangster fuori città. Che cazzo ne dite?» Bidone rise. «Grande, ragazzo grande. E naturalmente stendendo tutti quei tipi aprivano la strada a Dud per spacciare l'eroina di Patchett. Poi lui si è fatto dare il comando della riapertura per poter trovare dei nuovi capri espiatori e adesso è pronto a mettere l'ero in circolazione. Non ha toccato Lynn Bracken perché pensava che Patchett la tenesse all'oscuro sulle sue attività peggiori. E l'ha lasciata interrogare perché pensava che così avrebbe bloccato le indagini di Exley.» «Lynn Bracken.» Ed fece una smorfia e si avviò alla porta. «E non sappiamo ancora chi ha fatto quelle foto e ha ucciso Hudgens. O i fratelli Engleking, che non mi
sembra un lavoro da professionisti. White, tu sei stato su a Gaitsville con Dudley, che ha fatto un rapporto generico su...» «Era un'altra roba da psicopatici. Un mucchio d'eroina in giro, ma l'assassino l'ha lasciata lì. Ha torturato i fratelli con delle sostanze chimiche e ha bruciato una quantità di negativi di foto porno con l'acido. Secondo il tecnico cercava di identificare i tipi nelle foto. La storia delle chimica mi ha fatto pensare a Patchett, ma poi mi è venuto in mente che lui sapeva già chi c'era sulle foto. Non credo veramente che la loro eroina si leghi alla nostra eroina: i fratelli spacciavano droga, un po' sì un po' no, da anni. Erano chimici e trafficanti e se Patchett voleva la loro droga gliel'avrebbe presa. Secondo me sono stati uccisi da qualcuno che non è un personaggio decisivo, nel caso.» Bidone sospirò. «Non ci sono prove. Patchett e tutta la famiglia Engleking sono morti; Dud probabilmente ha ucciso Lamar Hinton. Non si è trovato niente al deposito del Fleur-de-Lys e la piccola esibizione di White con Stompanato e Teitlebaum significa che adesso Dudley sta in guardia e provvederà a far lui pulizia sul suo versante. Non credo che abbiamo in mano un granché.» Ed ci pensò su. «Chester Yorkin mi ha detto che Patchett aveva una cassaforte fuori di casa sua. Adesso la casa è sotto sorveglianza, se ne occupa la squadra di Los Angeles ovest. Tra un paio di giorni, farà dare il cambio alle guardie. Forse in quella cassaforte ci sarà qualcosa per incastrare Dudley.» White disse: «E adesso che si fa? Niente prove e Stompanato oggi va ad Acapulco con Lana Turner. Allora?» Ed aprì la porta: Fisk era fuori e beveva caffè. «Duane, rimettiti in contatto con Valburn, Stanton, Billy Dieterling e Peltz. Sposta l'appuntamento alla Statler, giù in centro, alle otto. Chiama l'albergo e prenota tre suite, poi cercami Bob Gallaudet e digli di telefonarmi qui: è urgente.» Fisk andò a telefonare. Vincennes disse: «Ha deciso di picchiare sul versante Hudgens.» Ed voltò le spalle a White. «Rifletta. Dudley è un poliziotto. Abbiamo bisogno di elementi e forse stasera ne troveremo qualcuno.» «Prendo io Stanton. Una volta eravamo amici.» Un collegamento possibile: un divo bambino di Dieterling, Preston Exley... «No... Voglio dire, se la sente?» «È anche il mio caso, capitano. Sono arrivato fin qui, sono andato da Patchett per lei e per poco non mi sono fatto ammazzare.»
Valutare il rischio. «D'accordo, lei prende Stanton.» Bidone si passò le mani sul viso: era pallido, aveva la barba ispida. «Ho detto... voglio dire, quando ero incosciente e Karen era qui, io ho...» «Non sa nulla che lei non vuole che sappia. Vada a casa, adesso, devo parlare con White.» Vincennes uscì: era invecchiato di dieci anni in un giorno. White disse: «Il versante Hudgens non conta un cazzo. È Dudley che importa, adesso.» «No. Prima dobbiamo guadagnare un po' di tempo.» «Per proteggere papà? Gesù, e io che pensavo di essere un po' fissato con le donne.» «Rifletti un momento. Pensa a chi è Dudley e a cosa vorrebbe dire incastrarlo. Pensaci, e ti proporrò un patto.» «Ho già detto mai.» «Questo ti piacerà. Tu stai buono su mio padre e il caso Atherton e io ti lascerò Dudley e Perkins.» White rise. «Me li lascerai arrestare? Li ho già in pugno.» «No. Te li lascerò uccidere.» 70 Non gli piacevano le regole di Exley: nessuna violenza, Billy e Timmy erano socialmente troppo su per il trattamento. Non gli piaceva neanche stare all'albergo a giocare al buono e al cattivo: sarebbero dovuti essere al Victory a fare il terzo grado a Dudley. Bob Gallaudet s'era preso Max Peltz; Bidone stava facendo andare Miller Stanton. Gallaudet era stato ragguagliato brevemente da Exley: tutto, tranne il versante Atherton. Pensava che qualcosa contro Dudley si poteva fare. Exley non gli aveva detto che Dud e Deuce Perkins erano già prenotati. Quel fottuto di Exley non lo perdeva di vista un momento: se l'era portato dietro passo passo, come se fossero soci che potessero fidarsi l'uno dell'altro. Il caso, nel suo complesso, era incredibile. Anche Exley aveva un cervello incredibile, ma era stupido se non capiva una cosa: dopo Dudley e Deuce toccava a Preston Exley. Facile: Dick Stens non gli avrebbe lasciato fare nient'altro. Bud guardava da una fessura della porta del bagno. I finocchi sedevano uno accanto all'altro. Exley andava avanti in punta di forchetta. Sì, avevano comprato della droga attraverso il Fleur-de-Lys; sì, avevano conosciuto Pierce Patchett "in senso sociale". Sì, Pierce fiutava ero, e sì, avevano sentito dire che smerciava del materiale porno ma queste
cose a loro non erano mai interessate. Guanti di velluto, proprio: i culi pensavano che l'interrogatorio riguardasse l'uccisione di Patchett. Il capitano Exley non li avrebbe importunati troppo: Preston Exley era candidato a governatore e Ray Dieterling lo appoggiava finanziariamente. Exley, ad alta voce: «Signori, c'è un vecchio caso di omicidio che potrebbe avere un collegamento con la morte di Patchett.» Bud fece il suo ingresso. Exley disse: «Questo è il sergente White. Ha qualche domanda da farvi, poi credo che potremo smettere.» Timmy Valburn sospirò. «Be', non sono sorpreso. C'erano Miller Stanton e Max Peltz giù nell'atrio, e l'ultima volta che la polizia ci ha interrogati tutti insieme è stato quando è stato ucciso quell'orribile uomo, Sid Hudgens. No, non sono sorpreso.» Bud prese una sedia. «Perché dice "orribile"? L'ha ucciso lei?» «Oh, sergente, la prego. Le sembro il tipo dell'assassino, io?» «Sì, certo. Uno che fa il topo per vivere dev'essere capace di tutto.» «Sergente, la prego.» «Inoltre, lei non è mai stato convocato per l'affare Hudgens. Gliene ha parlato Billy? Quattro chiacchiere in camera da letto, forse?» Billy Dieterling a Exley. «Capitano, non mi piace il tono di quest'uomo.» Exley: «Sergente, non si esprima in questo modo.» Bud rise. «Sì, senti chi parla... ma lasciamo perdere. Voi due facevate da alibi uno all'altro per Hudgens e adesso, cinque anni dopo, fate da alibi l'uno all'altro per Patchett. A me suona strano. Quello che so sui finocchi è che non riescono a stare nello stesso letto per cinque minuti, figuriamoci cinque anni.» Valburn: «Lei è un animale.» Bud prese un foglio dal fascicolo. «Alibi per il caso Hudgens. Lei e Billy a letto insieme. Max Peltz si scopava una minorenne. Miller Stanton era a un party a cui era presente un altro celebre culo, Brett Chase. Una bella troupe, americana al cento per cento. David Mertens, lo scenografo, era a casa con il suo infermiere: forse è culo anche lui. Quello che voglio...» Exley, come da copione: «Sergente, badi al suo linguaggio e venga al punto.» Valburn schiumava di rabbia; Billy Dieterling fingeva d'essere annoiato. Ma qualcosa nel discorsetto di Bud l'aveva colpito: i suoi occhi andavano continuamente verso Exley. «Il punto è che Sid Hudgens stava lavorando
su Badge of Honor quando è stato ammazzato. Questi due gay qui sono tutti e due collegati con Badge of Honor e sanno una quantità di cose sul racket di Patchett. Capitano, se cammina, parla e fa quack come un papero, è un papero, non un topo.» Valburn disse: «Quack quack, idiota. Capitano, vuol dire a quest'uomo con chi ha a che fare?» Exley, severo: «Sergente, questi signori non sono dei sospetti. Si sono presentati volontariamente.» «Bene, signore, non vedo la differenza.» Exley, esasperato: «Signori, per concludere una volta per tutte, per favore, rispondete al sergente. Qualcuno di voi conosceva di persona Sid Hudgens?» Due segni di diniego con la testa. Bud si lasciò andare a improvvisare sulla messinscena di Exley: «Se squittisce come un topo e fa fru fru è un topo finocchio. Capitano, rifletta. Questi tipi comperavano droga al Fleurde-Lys e hanno ammesso di sapere che Patchett sniffava eroina e vendeva materiale porno, ma sostengono di non sapere che Patchett e Hudgens erano soci. Secondo me dobbiamo passare in rassegna tutti i vari affarucci di Patchett e vedere cosa sanno.» Exley alzò le mani: un gesto di esasperazione simulata. «Qualche altra domanda specifica, allora, signori. Lo ripeto: qualsiasi ammissione di comportamenti illegali facciate, ci passeremo sopra. E non uscirà da questa stanza: capito, sergente?» Maledettamente brillante: cercava di arrivare attraverso di loro a chi aveva fatto le foto con il sangue. Bidone aveva detto che Timmy si era spaventato parecchio a vedere quelle foto: gliele aveva mostrate nel '53. E certo Exley aveva i coglioni: più si avvicinava all'argomento foto, più andava vicino alla storia del suo vecchio e di Atherton. «Va bene, signore.» Timmy e Billy avevano la stessa espressione: due persone distinte trattate male da un buzzurro. Exley lo fulminò con lo sguardo: «E, sergente... le domande le faccio io.» «Sì, signore. Voi due limitatevi a dire la verità. Se mentite, lo capirò io.» Exley sospirò. «Solo poche domande. Primo: sapevate che Patchett procurava delle ragazze squillo ai suoi soci in affari?» Due cenni d'assenso. Bud disse: «Anche ragazzi. Voi due avete mai fatto compere all'esterno?» Exley: «Basta così, sergente.» Timmy si accostò a Billy. «Non considero quest'ultima domanda degna
di risposta.» Bud gli strizzò l'occhio. «È proprio carino, lei. Se finisco al fresco, spero che ci mettano nella stessa cella.» Billy fece il gesto di sputare per terra. Exley alzò gli occhi al cielo: Dio ci protegga da questo miscredente. «Andiamo avanti. Sapevate che Patchett si serviva di uno specialista per far modificare chirurgicamente i lineamenti delle sue prostitute e aumentare la loro somiglianza con delle dive del cinema?» Timmy disse: «Sì; Billy disse:» Sì. Exley sorrise come se fosse roba di tutti i giorni. «Sapevate anche che queste prostitute, maschi e femmine, svolgevano altre attività criminali, su istruzioni di Patchett?» Voleva portarli ad ammettere di sapere delle estorsioni, cioè della combinazione Patchett-Hudgens. Exley gli aveva raccontato tutta la storia: Lorraine-Rita aveva detto che "questo tale" aveva costretto Patchett a spremere i suoi clienti, subito dopo il Nite Owl. Doveva pensarci su: forse riuscivano a stabilire un altro collegamento con Dudley. «Rispondete al capitano, stronzi.» Billy disse: «Ed, fallo smettere. E durata fin troppo.» Bud rise: «Ed? Oplà, dimenticavo, capo. I vostri papà sono amiconi.» Exley s'infuriò sul serio: arrossì, ebbe un tremito. «White, chiuda la bocca!» I culi ne furono compiaciuti: sorrisi, occhiatine. Exley proseguì: «Per favore, signori, rispondete.» Timmy si strinse nelle spalle. «Sia specifico. Quali altre attività criminali?» «Specificamente, il ricatto.» Un irrigidimento improvviso: Bud se ne accorse subito. Exley si toccò il nodo della cravatta: forza, adesso! Pensare in fretta: "Questo tale" poteva essere Johnny Stomp: un vecchio artista del ricatto, nessun mezzo noto di sussistenza. Articolo 101: Lorraine Malvasi aveva detto che le spremiture erano cominciate nel maggio '53, la gang di Dudley s'era già associata con Patchett. «Sì, ricatto. Clienti sposati, finocchi e pervertiti sono suscettibili di ricatto. È come un rischio professionale. Qualcuno dei vostri amichetti vi ha mai cercato di spremere?» Adesso era Billy ad alzare gli occhi al cielo. «Non frequentiamo prostitute. Maschi o femmine.» Bud accostò la sua sedia. «Be', il suo tesoruccio, qui, frequentava piuttosto spesso un noto professionista, Bobby Inge. Se fa quack come un pape-
ro, è un papero. Per cui, quack quack, forza, raccontateci chi ha cercato di mettervi sotto.» Exley, severo: «Signori, conoscete il nome di qualche prostituta di Patchett?» Billy cercò di fare il duro. «Quest'uomo è prevenuto, non dobbiamo rispondere alle sue domande.» «Col cazzo. Se uno va in giro per le fogne, finisce con l'incontrare dei topi. Mai sentito di un bel ragazzino, un certo Daryl Bergeron? Mai frequentato una donna, gli bastava la sua mamma? Appunto: Jack Bidone Vincennes ha trovato una rivista porno con delle foto mentre si faceva la mammina sui pattini a rotelle. State galleggiando in una fogna su un bastoncino del gelato, fottuti bastardi invertiti che non siete altro e...» Valburn: «Ed, fallo smettere!» Exley: «Sergente, basta!» Bud, con un senso di vertigine, come se qualcuno da dentro di lui gli suggerisse le battute: «Col cazzo! Questi due sono gli obiettivi ideali per gli schemi di Patchett. Uno è un divo della tivù, l'altro ha un paparino famoso. Due finocchi pieni di soldi, maturi per essere spremuti fino al buco del culo. Non le sembra logico?» Exley turbato, un dito nel colletto. «Il sergente White non ha completamente torto, anche se chiedo scusa per il suo modo di esprimersi. Signori, tanto per la completezza. Qualcuno di voi è al corrente di un'attività d'estorsione diretta da Pierce Patchett per mezzo delle sue prostitute?» Timmy Valburn disse: «No.» Billy Dieterling disse: «No.» Bud si tenne pronto a bisbigliare. Exley si spinse in avanti. «Nessuno di voi due è mai stato minacciato di ricatto?» Due altri no: due invertiti che sudavano in una bella stanzetta fresca. Bud bisbigliò: «Johnny Stompanato.» I finocchi s'irrigidirono. Bud disse: «Materiale compromettente su Badge of Honor. È questo che voleva?» Valburn fece per parlare. Dieterling lo zittì. Exley: calma. L'uomo che gli dava le vertigini disse: no. «Aveva qualcosa su suo padre? Sul grande, celebre, fottuto Raymond Dieterling?» Exley gli fece il segno di smettere. L'uomo delle vertigini mostrò il suo volto: era Dick Stens che succhiava il gas. «Materiale compromettente. Wee Willie Wennerholm, Loren Atherton, i bambini assassinati. Suo pa-
dre.» Billy ebbe un tremito e indicò Exley: «Suo padre!» Uno scambio di occhiate a quattro, interrotto dai singhiozzi di Valburn. Billy gli si accostò e lo abbracciò. Exley disse: «Andate, adesso. Potete andare.» Non sembrava né arrabbiato né spaventato. Triste, piuttosto. Billy accompagnò Timmy fuori. Bud andò alla finestra. Exley uscì e parlò a un microfono: «Duane, Valburn e Dieterling stanno uscendo. Tu e Don, seguiteli.» Bud lo guardò: era un po' più alto di lui, ma meno di metà della sua stazza. Qualcosa lo spinse a dire: «Non avrei dovuto farlo.» Exley guardò dalla finestra. «Sarà tutto finito, fra poco. Tutto.» Bud guardò in giù. Fisk e Kleckner erano appostati di fianco alla porta: i due gay si avviarono di corsa sul marciapiede. I due uomini degli affari interni si misero a seguirli: furono bloccati da un autobus. Poi l'autobus scivolò via: niente più Billy e Timmy. Fisk e Kleckner restarono fermi in mezzo alla strada, con un'aria stupida. Exley cominciò a ridere. Qualcosa fece ridere anche Bud. 71 Rievocarono i vecchi tempi. Stanton si fece mandare da bere dal bar. Jack gli fece il suo discorsetto: i rapporti tra Patchett e Hudgens, la pornografia, l'eroina, il Nite Owl. Aveva capito che Miller sapeva qualcosa e aveva capito anche che moriva dalla voglia di raccontarglielo. Vecchie storie: come aveva insegnato a Miller a fare la parte del poliziotto, come l'aveva portato in Central Avenue quando aveva arrestato Art Pepper. Gallaudet mise dentro la testa e disse che Max Peltz era pulito: le storie su Max si portarono via un'altra ora. Miller si fece malinconico: il '58 sarebbe stata l'ultima stagione dello show. Peccato che non si fossero più visti, ma Big V s'era messo a fare troppo il matto. White ed Exley discutevano nella camera accanto: Jack decise che era ora di smetterla. «Miller, c'è qualcosa che mi vuoi dire?» «Non so, Jack. È roba vecchia.» «Tutto questo casino è roba vecchia. Conoscevi Patchett, vero?» «Come fai a saperlo?» «Un'ipotesi. E secondo il fascicolo del capitano, Patchett aveva fi-
nanziato certi vecchi film di Dieterling.» Stanton controllò il bicchiere: era vuoto. «D'accordo, conoscevo Patchett da un po'. È una storia strana, ma non vedo come potrebbe avere a che fare con quello che ti interessa.» Jack sentì che la porta di fianco si apriva. «Tutto quello che so è che muori dalla voglia di dirmi qualcosa da quando ho fatto il nome di Patchett.» «Dannazione, non mi sento un poliziotto, con te attorno. Mi sento un vecchio attore grasso che sta per perdere la sua parte.» Jack guardò da un'altra parte: doveva impedirgli di divagare. Stanton disse: «Sai che facevo il bambinetto paffuto nei serial di Dieterling, tanto tempo fa. Il vero divo era Willie Wennerholm, Wee Willie. Vedevo sempre Patchett alla scuola dello studio e sapevo che era una specie di socio in affari di Dieterling, perché il nostro tutore lo conosceva e ce l'aveva detto.» «E...» «E Wee Willie poi è stato rapito e fatto a pezzi dal dottor Frankenstein. Conoscerai il caso, era famoso. La polizia ha beccato questo tipo, Loren Atherton. Dissero che era stato lui a uccidere Willie e tutti gli altri bambini. Jack, adesso viene la parte difficile.» «Allora dimmela in fretta.» Molto in fretta. «Dieterling e Patchett vennero a trovarmi, una volta. Mi diedero dei tranquillanti e mi dissero che io e questo ragazzo più grande dovevamo andare alla stazione di polizia. Avevo quattordici anni, il ragazzo più grande ne avrà avuti diciassette. Patchett e Dieterling ci spiegarono cosa dovevamo dire e andammo alla stazione. Parlammo con Preston Exley: era un investigatore, allora. Gli dicemmo solo quello che ci avevano raccomandato di dire Patchett e Dieterling: che avevamo visto quell'Atherton aggirarsi attorno alla scuola. Insomma, identificammo Atherton ed Exley ci credette.» Una pausa professionale. Jack disse: «Dannazione, e poi?» Più lentamente. «Non ho più visto quel ragazzo più grande, dopo: non ricordo nemmeno come si chiamava. Atherton fu condannato e giustiziato e io non dovetti nemmeno testimoniare al processo. In seguito, doveva essere il '39, sì, era proprio il '39, ero ancora nella scuderia di Dieterling, ma facevo le parti da ingenuo e Dieterling ha portato una delegazione dello studio all'inaugurazione della superstrada di Arroyo Seco, sai, una comparsa per fare pubblicità. Preston Exley era diventato un pezzo grosso, ormai, era quello che tagliava il nastro. E l'ho sentito parlare con Dieterling, Pa-
tchett e Terry Lux... lo conosci» Era tutto un formicolio. «Miller, va' avanti.» «Non dimenticherò mai quello che hanno detto, Jack. Patchett ha detto a Lux: "Io ho fornito i farmaci per impedirgli di fare del male a qualcuno e tu gli hai fatto la plastica". Lux ha detto: "E gli troverò anche una balia". E Dieterling, non dimenticherò mai la sua voce, ha detto: "E io ho dato a Preston Exley un capro espiatorio in cui crede, oltre a Loren Atherton. E penso che ormai mi debba troppo per potersi mettere contro di me".» Jack si toccò: gli sembrava di aver smesso di respirare. Sentì un respiro alle sue spalle: affannato. Exley e White erano immobili nel corridoio: l'uno accanto all'altro, come raggelati. 72 Tutte le sue linee s'incrociavano, adesso. In inchiostro. Mutilazioni in inchiostro rosso. Un calamaio che grondava sangue. Caratteri in scatola su un manifesto: Raymond Dieterling, Preston Exley, un cast criminale a cinque stelle. Inchiostri colorati: rosso sangue, verde per il denaro della corruzione. E nero per il lutto: gli attori di contorno erano morti. White e Vincennes sapevano: probabilmente l'avrebbero raccontato a Gallaudet. Li aveva sbattuti via dall'albergo sapendolo benissimo. Poteva avvertire suo padre o non avvertirlo: la conclusione sarebbe stata la stessa. Poteva andare avanti o starsene seduto in quella stanza e guardare la sua vita andare in pezzi alla televisione. Erano passate delle ore: non era riuscito a prendere in mano il telefono. Aveva acceso la Tv: aveva visto suo padre a una cerimonia inaugurale, si era infilato una pistola in bocca, mentre l'uomo sgranava una serie di banalità. Aveva già premuto il grilletto a metà, quando sullo schermo era apparso uno spot pubblicitario. Allora aveva tolto quattro proiettili, aveva fatto ruotare il tamburo, s'era accostato l'arma alla tempia. Aveva premuto il grilletto due volte: due colpi a vuoto, non riusciva a credere a quello che aveva fatto. Aveva gettato l'arma dalla finestra: un alcolizzato di passaggio l'aveva raccolta dal marciapiede e aveva sparato in aria: fuoco. S'era messo a ridere, poi a piangere, e aveva preso i mobili a pugni. Delle altre ore senza far nulla. Suonò il telefono. Ed tese le mani, alla cieca. «Ehm... sì?» «Capitano, è lei?» Vincennes. «Sono io. Che c'è?»
«Sono all'ufficio con White. Abbiamo appena preso una chiamata. New Hampshire 2206 Nord, la casa di Billy Dieterling. Billy e uno sconosciuto, morti. Fisk è già andato sul posto. Capitano, mi sente?» No no no... sì. «Arrivo...» «E, a proposito, né io né White abbiamo riferito a Gallaudet quello che ha detto Stanton. Pensavo che dovesse saperlo.» «Grazie, sergente.» «Ringrazi White. Era lui quello di cui doveva avere paura.» Fisk gli andò incontro davanti alla casa di Billy: un edificio finto Tudor, illuminato dai fari delle auto della polizia e della scientifica ferme sul prato. Ed si avviò di corsa. Fisk gli parlò in linguaggio stenografico: «Una vicina. Sentito gridare, aspettato mezz'ora, ha chiamato. Visto uno che usciva di corsa, ha preso l'auto di Dieterling ed è partito a tutta velocità. Ha sbattuto contro un albero un isolato più in giù, è uscito dall'auto e via. Fatta una dichiarazione. Bianco, maschio, sulla quarantina, corporatura media. Signore, si faccia forza.» Un flash dopo l'altro, in casa. Ed disse: «Taglia fuori tutti! Niente Omicidi, niente agenti della stazione locale. Niente giornalisti: non voglio che lo sappia nemmeno Dieterling padre. Di' a Kleckner di far sigillare l'auto e vammi a prendere Timmy Valburn. Trovalo. Adesso!» «Signore, ci sono scappati, prima. Mi sento a disagio per questo: è colpa nostra...» «Non ha più importanza, soltanto fa' quel che ti ho detto.» Fisk corse alla sua auto. Ed entrò e si guardò intorno. Billy Dieterling su un divano bianco inzuppato di sangue. Un coltello conficcato in gola, due coltelli nello stomaco. Il cuoio cappelluto sul pavimento, inchiodato al tappeto da un punteruolo da ghiaccio. A pochi metri: un altro uomo, bianco, sulla quarantina: era stato sventrato, le viscere uscivano dal corpo, aveva dei coltelli nelle guance e due forchette da cucina negli occhi. Delle capsule di medicinali che galleggiavano nel sangue sul pavimento. Nessuna dissacrazione artistica: il suo uomo ormai era al di là di queste cose. Ed passò in cucina. Patchett a Lux. 1939: "Io ho fornito i farmaci per impedirgli di fare del male a qualcuno e tu gli hai fatto la plastica". Una serie di armadietti rovesciati, coltelli e forchette sul pavimento. Ray Dieter-
ling, 1939: "Un capro espiatorio in cui crede". Delle impronte insanguinate in entrata e in uscita: il suo uomo era andato e venuto, per prendere degli altri strumenti per la sua messinscena. Lux: "E gli troverò anche una balia". Un frammento di cuoio cappelluto nel lavandino. "Preston Exley era diventato un pezzo grosso, ormai." L'impronta di una mano insanguinata sul muro, quello era il delitto passionale di uno psicopatico, un caso perfetto di articolo 101. Ed guardò l'impronta: le volute e le circonvoluzioni erano chiarissime. Un comportamento classico da psicopatico: aveva appoggiato lì la mano proprio per lasciare il suo imprimatur. Di nuovo in soggiorno. Bidone Jack e una mezza dozzina di tecnici della scientifica. Un riverbero abbagliante di flash, niente Bud White. Bidone disse: «L'altro uomo è Jerry Marsalas. È un infermiere, fa da balia a quel tale di Badge of Honor, David Mertens, il direttore artistico. Un tipo tranquillo, ha l'epilessia o qualcosa del genere.» «Ha delle cicatrici di chirurgia plastica?» «Una quantità di segni sul collo e sulla schiena, l'ho visto una volta senza camicia addosso.» I tecnici avevano bisogno di spazio. Ed portò Vincennes fuori sul portico. Aria fresca, luci accecanti. Bidone disse: «Mertens ha l'età giusta per essere il "ragazzo più grande" di cui parlava Stanton. Lux lo ha operato proprio perché Miller non lo riconoscesse sul set. Aveva una quantità di segni sulla schiena, dev'essersi sottoposto a parecchi interventi. Gesù, che faccia che ha! Se la sente di continuare?» «Non lo so. Mi serve un altro giorno per vedere che cosa possiamo trovare su Dudley.» «E per vedere se White cerca di farle lo sgambetto. Avrebbe potuto raccontare tutta la storia a Gallaudet, ma non l'ha fatto.» «White è pazzo, come tutti quanti, in quest'affare.» Bidone rise: «Sì, come lei. Capo, se lei e Gallaudet volete portare tutto questo casino in tribunale, dovrebbe star attento a quel ragazzo. Si è fissato di uccidere Dudley e Deuce e, mi creda, lo farà.» Ed rise: «Gli ho detto io che poteva farlo.» «Lo lascerebbe...» Basta così. «Jack, faccia una cosa per me. Vada a sorvegliare la casa di Mertens e veda se riesce a trovarmi White, poi...» «White sta dando la caccia a Perkins, come faccio a...» «Faccia almeno un tentativo. E con lui o senza di lui, vediamoci a casa
di Mickey Cohen domani mattina alle nove. Cercheremo di interrogarlo su Dudley.» Vincennes si guardò intorno. «Non vedo nessuno della Omicidi.» «Avete ricevuto la chiamata lei e Fisk, per cui la Omicidi non c'entra. Posso riservare il caso agli affari interni per ventiquattr'ore, più o meno. È nostro finché non interviene la stampa.» «Nessun mandato su Mertens?» «Gli metterò metà degli uomini alle costole. È uno psicopatico. Lo prenderemo.» «Supponiamo che lo trovi io. Non vorrà certo che si metta a parlare dei vecchi tempi, con suo padre e tutto il resto.» «Lo prenda vivo. Gli voglio parlare.» Vincennes disse: «Quanto a pazzia, al suo confronto White non è niente.» Ed tagliò fuori tutti. Chiamò il capo Parker, gli disse che aveva un caso di doppio omicidio collegato agli affari interni a che voleva tenere segreta l'identità delle vittime. Tirò giù dal letto cinque uomini, fornì loro i dati di David Mertens e li spedì alla sua ricerca. Fece prendere un sedativo alla vicina che aveva chiamato la polizia, la mandò a letto e si fece promettere che non avrebbe detto il nome "Billy Dieterling" alla stampa. I giornalisti arrivarono, lui raccontò una storia di vittime non identificate e se ne liberò in fretta. Andò all'estremità dell'isolato e controllò l'auto, mentre Kleckner stava di guardia: era una Packard Caribbean con le ruote davanti sul marciapiede e il paraurti spiaccicato contro un albero. C'era del sangue sul sedile del guidatore, sul volante e sulla leva del cambio; c'erano delle impronte insanguinate perfette sul lato esterno del parabrezza. Kleckner tolse le due targhe; Ed gli disse di portare l'auto a casa, di tenerla nascosta e di unirsi a quelli che cercavano Mertens. Poi fece un paio di telefonate di cortesia da una cabina: al comandante di guardia alla stazione della Rampart, al patologo di turno all'obitorio cittadino. Una bugia: Parker voleva tenere l'omicidio sotto silenzio per ventiquattr'ore, niente dichiarazioni alla stampa, nessun rapporto dell'autopsia in circolazione. Erano le tre e quaranta del mattino, non s'era visto nessun ufficiale della Omicidi. Parker gli aveva dato carta bianca. Fatto. Ed ritornò alla casa. Era tutto tranquillo: niente giornalisti, né curiosi.
Dei profili di nastro adesivo per terra, i corpi non c'erano più. Tecnici che raccoglievano le impronte e catalogavano le prove. Fisk era sull'uscio della cucina, sembrava nervoso. «Signore, ho trovato Valburn. C'è Inez Soto con lui. Sono andato a Laguna... una specie di intuizione. Mi aveva detto che la signorina Soto lo conosceva.» «Cos'ha detto Valburn?» «Niente. Ha detto che avrebbe parlato solo con lei. L'ho informato io e non ha fatto che piangere per tutta la strada. Ha detto che adesso è pronto a fare una dichiarazione.» Inez uscì da una porta. Aveva l'aria sconvolta, le unghie morsicate a sangue. «È colpa tua. Sei stato tu a spingere Billy a questo.» «Non so cosa vuoi dire, ma mi spiace.» «Hai fatto spiare Raymond. E adesso anche questo.» Ed fece un passo verso di lei. Lei lo schiaffeggiò. Fisk la prese per un braccio e l'accompagnò fuori. Gentilmente: senza stringerla, parlandole a bassa voce. Ed s'avviò lungo il corridoio guardando nelle varie camere. Valburn era nello studio e staccava delle fotografie dalle pareti. Aveva gli occhi lucidi, allucinati, una voce troppo vivace. «Finché ho qualcosa da fare, resisto.» Giù una foto di gruppo. «Ho bisogno di una dichiarazione completa.» «Oh, l'avrai.» «Mertens ha ucciso Hudgens, Billy e Marsalas, più Wee Willie e quegli altri bambini. Devo sapere perché. Guardami, Timmy.» Timmy prese in mano una foto in cornice. «Eravamo insieme dal 1949. Abbiamo avuto i nostri piccoli screzi, ma siamo sempre restati insieme: ci amavamo. Non mi fare un discorso sulla necessità di prendere chi l'ha ucciso, Ed. Non potrei sopportarlo. Ti dirò quello che vuoi sapere, ma cerca di non essere declassé.» «Timmy...» Valburn scagliò la cornice contro il muro. «David Mertens, maledizione!» Un rumore di vetri rotti. La foto cadde per terra a faccia in su: Raymond Dieterling con un calamaio in mano. «Cominciamo con la pornografia. Jack Vincennes te ne ha parlato cinque anni fa e ha capito che gli nascondevi qualcosa.» «È un altro terzo grado?» «Non mi costringere.» Timmy cominciò a mettere in ordine una pila di foto. «È stato Jerry
Marsalas a far fare a David quella strana... roba. Jerry era un uomo molto cattivo. Faceva l'accompagnatore di David da anni ed era lui che regolava le droghe che lo mantenevano... relativamente normale. Certe volte aumentava o diminuiva il dosaggio e faceva fare a David dei lavori, poi si teneva lui i soldi. Era Raymond che lo pagava per badare a David. È stato lui a far avere a David quel lavoro a Badge of Honor, perché Billy potesse tenerlo d'occhio... Billy era il capo dei cameraman dai primi tempi dello show.» Ed disse: «Calma, adesso. Dove hanno trovato i modelli, Marsalas e Mertens?» Timmy stringeva la sua pila di foto. «Il Fleur-de-Lys. Marsalas se ne serviva da anni. Faceva venire delle squillo quando aveva il grano e conosceva moltissime ragazze del vecchio giro di Patchett e una quantità di persone... sessualmente avventurose, di cui gli parlavano le ragazze. Aveva scoperto che un mucchio di clienti del Fleur-de-Lys avevano un'inclinazione per qualcosa... di un po' particolare e aveva convinto qualcuna delle ragazze a farlo assistere alle loro... festicciole. Jerry scattò delle foto e Jerry regolò le sue dosi e costrinse David a fare il lavoro di montaggio. Quella dell'inchiostro rosso fu un'idea di David. Poi Jerry pagò un qualche art director dello studio per realizzare le riviste complete e le portò da Pierce. Mi segui? Non so che cosa sai già.» Ed prese il taccuino. «Miller Stanton ci ha raccontato qualcosa dei precedenti. Patchett e Dieterling erano soci, all'epoca dei delitti Atherton, e sai già che so che il vero colpevole è Mertens. Se avrò bisogno di qualche chiarimento, te lo dirò.» Timmy disse: «D'accordo. Se non lo sai già, comunque, le fotografie con l'inchiostro ricordavano le mutilazioni di alcune delle vittime di Atherton. Pierce non lo sapeva, quando vide le riviste: immagino che soltanto dei poliziotti avessero visto le foto delle vittime. Non sapeva neanche che quella di David Mertens era la nuova identità dell'assassino di Wennerholm, così, quando Marsalas ebbe l'idea di distribuire le riviste su larga scala e lo contattò per farsi finanziare, lui pensò soltanto che era del materiale che poteva compromettere le sue prostitute e i loro clienti. Rifiutò la proposta, ma comprò lo stesso qualche copia da distribuire attraverso il Fleur-de-Lys. Allora Marsalas andò da questo Duke Cathcart e lui a sua volta andò dai fratelli Engleking. Ed, il signor Fisk mi ha fatto capire che c'è qualche connessione con il caso del Nite Owl, ma io non...» «Te lo spiegherò più tardi. Stiamo parlando dell'inizio del '53 e finora ti seguo. Continua a raccontare con ordine.»
Timmy appoggiò le sue foto sul tavolo. «Allora Patchett andò da Sid Hudgens: lui e Hudgens avevano insieme un progetto, una faccenda d'estorsioni di cui non so niente. Pierce parlò a Hudgens di Marsalas e delle sue foto. Aveva fatto dei controlli su Marsalas e sapeva che frequentava regolarmente il set di Badge of Honor, una cosa che ad Hudgens interessò molto, perché era da tempo che voleva scrivere qualcosa sulla trasmissione, per Hush-Hush. Pierce gli diede qualcuna delle riviste che non aveva venduto con il Fleur-de-Lys e Hudgens prese contatto con Marsalas. Voleva delle informazioni sui divi dello show e minacciò Jerry di denunciarlo se non collaborava. Jerry gli fornì molti particolari su Max Peltz, che furono pubblicati qualche tempo dopo. Poi Hudgens fu assassinato: naturalmente fu Jerry a costringere David a farlo. Aveva diminuito la dose delle sue droghe fino a farlo quasi impazzire. David era tornato come... come quando aveva ucciso quei bambini. Marsalas aveva paura che Hudgens continuasse a minacciarlo. Andò a casa sua con David, portò via i fascicoli su Badge of Honor che riuscì a trovare, compreso uno, incompleto, su di lui e su David. Non sapeva che Patchett aveva già delle copie di tutto e che lui ed Hudgens intendevano servirsene per dei ricatti, né poteva immaginare che Pierce sapesse in quale banca Hudgens teneva i suoi originali.» C'erano tre domande chiave, da fare, ma prima doveva chiarire un altro elemento. «Timmy, quando Vincennes ti ha interrogato, cinque anni fa, ti sei comportato in modo piuttosto sospetto. Sapevi già che era stato Mertens a fare quella roba?» «Sì, ma non sapevo chi fosse Mertens. Sapevo soltanto che Billy lo teneva d'occhio: per questo non ho detto niente a Jack.» Domanda numero due: «E adesso come fai a sapere tutto questo?» Gli occhi di Timmy si fecero ancora più vitrei. «L'ho scoperto stasera. Dopo l'albergo, Billy voleva una spiegazione dell'accenno di quell'orribile agente su Stompanato. Sapeva quasi tutto da anni, ma adesso voleva il resto. Siamo andati a casa di Raymond, a Laguna. Raymond aveva saputo degli sviluppi più recenti da Patchett e ha raccontato a Billy tutta la storia. Io sono stato solo a sentire.» «E Inez era lì?» «Sì, ha sentito tutto anche lei. Dà la colpa a te, caro.» Lei sapeva: suo padre, probabilmente, sapeva. Sapevano tutti tutto. «Allora, per tutti questi anni Patchett ha fornito le sostanze per tenere Mertens sotto controllo.»
«Sì. Vedi, lui è mentalmente disturbato. Ha una specie di infiammazione cerebrale periodica, ed è allora che diventa pericoloso.» «E Dieterling gli ha fatto avere il lavoro a Badge of Honor perché Billy potesse occuparsi di lui, giusto?» «Sì. Poi, dopo l'assassinio di Hudgens, Raymond ha letto delle mutilazioni e ha capito che erano uguali a quelle della vecchia storia dei bambini. Allora ha rivelato l'identità di David a Pierce e Pierce si è spaventato. Raymond aveva paura di portar via David a Jerry, anzi, pagava a Jerry degli extra perché continuasse a tenere David sotto l'effetto della droga.» Domanda numero due: «Questa te la immaginerai da solo, Timmy. Perché Ray Dieterling ha fatto tutto questo per David?» Timmy girò una fotografia e gliela mostrò. Billy insieme a un uomo dai lineamenti informi. «David è il figlio illegittimo di Raymond. È il fratellastro di Billy, e guardalo: Terry Lux lo ha operato tante di quelle volte che è così brutto, in paragone al mio Billy, che non si riesce neanche a guardarlo in faccia.» Stava per perdere il controllo: Ed tagliò corto prima che si lasciasse andare. «Cos'è successo stasera?» «Stasera Raymond ha raccontato tutto a Billy, da Sid Hudgens in poi. Lui non sapeva niente. Billy mi ha detto di restare con Inez a Laguna. Mi ha detto che andava a portar via David dalla casa di Jerry per farlo disintossicare. Deve averci provato e Marsalas deve aver reagito. Ho visto quelle pillole per terra... e, Dio, David dev'essere semplicemente impazzito. Non poteva capire chi era suo amico e chi no e...» Tre: «All'albergo avete reagito al nome di Johnny Stompanato. Perché?» «Stompanato ricattava da anni i clienti di Patchett. Una volta mi ha sorpreso con un altro uomo e si è fatto raccontare una parte della storia di Mertens. Non molto, solo che era Raymond a pagare per l'assistenza a David. A quell'epoca... a quell'epoca non sapevo un granché. Stompanato stava preparando un dossier per spremere Raymond fino all'osso. Ha minacciato Billy con delle lettere, ma non credo che sappia chi è David. Billy voleva convincere suo padre a farlo eliminare.» Un raggio di sole dalla finestra: illuminò Timmy nel preciso momento in cui scoppiava in singhiozzi. Teneva ancora la foto di Billy, una mano sulla faccia di David. 73
Un duro degli affari interni gli aveva dato il cambio alle sette: s'era anche incazzato perché stava dormendo, sdraiato nell'atrio con la pistola in mano. La casa era rimasta intatta: non s'era fatto vivo nessun David Mertens assetato di sangue. Quello degli affari interni gli aveva detto che non lo avevano ancora trovato. Gli ordini del capitano Exley: trovarsi con lui e Bud White da Mickey Cohen alle nove. Jack cercò una cabina e controllò un'idea che gli era venuta in mente. Una chiamata all'ufficio. Dudley Smith era "in congedo straordinario per motivi di famiglia". Breuning e Carlisle "in missione fuori dello stato". Il tenente della squadra della 77a aveva il comando provvisorio di tutto il Nite Owl. Un'altra chiamata al carcere femminile: la vicesceriffo Dot Rothstein era in "congedo straordinario per motivi di famiglia". La sua idea era giusta: loro non avevano in mano che degli indizi e Dudley cominciava a far pulizia. Jack salì in auto e si diresse verso casa sua, cercando di liberarsi da un sogno che lo ossessionava: le cantilene allucinate di Dave Goldman. D'accordo, l'"olandese" era Dean Van Gelder, il "gatto irlandese" Dudley, e i "tre per quelli di fiducia blip blip blip" i tre killer, Stompanato, Vachss, Teitlebaum, che stendevano i gangster. Ma "Bump bump bump bump bump bump bump il treno cu cu" cosa cazzo voleva dire? Era come una follia, forse la droga di Patchett faceva ancora un po' d'effetto. L'auto di Karen non c'era. Jack entrò, vide qualcosa sul tavolino: dei biglietti d'aereo, un foglietto. J. le Hawaii, e nota bene la data. Il 15 maggio, il giorno in cui vai ufficialmente in pensione. Dieci giorni e dieci notti per ritrovarci. Ci vediamo a cena stasera: ho prenotato da Perino's, ma se hai ancora del lavoro da fare telefonami che annullo. XXXXX K. P.S. So che te lo starai chiedendo, così te lo dico adesso. Quando eri all'ospedale hai parlato nel sonno. Jack, so tutte le cose peggiori che potrei sapere e ti assicuro che non me ne importa niente. Non dobbiamo parlarne mai più. Anche il cap. Exley ti ha sentito e non credo che gliene importi niente neanche a lui (non è poi così cattivo come mi avevi detto). Tanti X
K. Jack cercò di piangere: non ci riuscì. Si fece la barba, una doccia, si mise un paio di pantaloni sportivi e la sua giacca migliore, su una camicia hawaiana. Mentre andava a Brentwood pensò che tutto gli sembrava diverso. Exley era sul marciapiede, con in mano un registratore. Bud White era sul portico: quelli degli affari interni dovevano averlo trovato. Con Jack furono in tre. White si avvicinò. Exley disse: «Ho appena parlato con Gallaudet. Ha detto che senza prove precise non possiamo andare da Loew. Mertens e Perkins sono ancora a piede libero e Stompanato è in Messico con Lana Turner. Se Mickey non ci fornisce nessun elemento utile, proverò ad andare direttamente da Parker. Gli dirò tutto su Dudley.» Dalla porta: «Allora, vi decidete a venire dentro? Se volete infastidirmi a tutti i costi, almeno infastiditemi al chiuso.» Mickey Cohen in vestaglia e zucchetto ebraico. «Ultima chiamata. Arrivate?» Entrarono. Cohen chiuse la porta, e indicò una piccola bara d'oro. «Il mio compianto erede canino, Mickey Cohen Junior. Mi distraete dal mio dolore, fottuti sbirri miscredenti. I funerali sono oggi al Mount Sinai. Ho corrotto il rabbino per assicurare al mio diletto una sepoltura umana. Quegli shmendrick delle pompe funebri credono di seppellire un nano. Parlate.» Parlò Exley. «Siamo venuti a dirti chi ha ammazzato i tuoi uomini.» «Che uomini? Continui pure così e dovrò appellarmi al quinto emendamento. E che cosa significa quell'aggeggio magnetico che tiene in mano?» «Johnny Stompanato, Lee Vachss e Abe Teitlebaum. Fanno parte di una banda e hanno preso loro l'eroina che ti è sparita in quel vertice con Jack Dragna, nel '50. Hanno fatto fuori i tuoi uomini e hanno cercato di farvi ammazzare, te e Davey Goldman, a McNeil. Hanno messo una bomba sotto casa tua. Non ti hanno beccato, ma prima o poi ci riusciranno.» Cohen rise di gusto. «Poco ma sicuro, quei vecchi amici non fanno più parte della mia vita e non sono particolarmente ansiosi di tornare con me. Ma non hanno l'intelligenza di metterlo in culo a Mickster... e di riuscirci.» White: «Davey Goldman era d'accordo con loro. Gli hanno fatto il doppio gioco, quando hanno cercato di eliminarvi tutti e due a McNeil.» Mickey Cohen, livido: «No! Nemmeno in seimila millenni Davey mi farebbe una cosa del genere. Mai! Il vostro discorso è una trappola, un in-
ganno ancora peggiore del comunismo!» Jack disse: «Abbiamo le prove. Davey ti ha messo una cimice in cella. È così che ha saputo dei fratelli Engleking e chissà quante altre cose.» «Menzogne. Mettete pure Davey insieme con gli altri e non avrete ancora il voltaggio che serve per fregare uno come me.» Exley accese il registratore: la bobina cominciò ad avvolgersi. Whirr, whirr. "Mio, Dio, quel cane è così svelto e così teso con il suo shlong come Heifetz con il violino, e l'ha lungo come..." Cohen per poco non saltò fino al soffitto. «No! No! Nessuno al mondo è capace di farmi il verso così!» Exley continuò a premere bottoni. Voce: "Lana, che topa deve avere", stop, voce: delle persone che giocavano a carte, il rumore di uno sciacquone, Mickey diede un calcio alla bara. «D'accordo, vi credo!» Jack: «Adesso sai perché Davey non ha voluto lasciarsi mettere in clinica.» Cohen si asciugò la faccia con lo zucchetto. «Nemmeno Hitler è capace di una cosa del genere. Chi può essere così astuto e così spietato?» White disse: «Dudley Smith.» «Oh, Gesù Cristo! Di lui sì, lo posso credere. No... ditemi, qui al cospetto del mio caro estinto, che state scherzando.» «Un capitano del dipartimento? È tutto vero, Mick.» «No. Non posso crederlo. Datemi una prova, un elemento qualsiasi.» Exley disse: «Mickey, sei tu che ce le devi dare.» Cohen si sedette sulla bara. «Penso di sapere chi ha cercato di stendermi insieme a Davey in galera. Coleman Stein, George Magdaleno e Sal Bonventre. Sono in viaggio per San Quentin, con un trasporto detenuti da altri penitenziari. Quando arrivano, potete interrogarli e chiedergli chi me li ha mandati contro. Avevo l'idea di farli stendere, ma non sono riuscito a mettermi d'accordo sul prezzo: questi killer interni sono troppo avidi.» Exley ritirò il registratore. «Grazie. Quando arriverà il cellulare, saremo lì.» Cohen bofonchiò qualcosa. White disse: «Kleckner ha lasciato un memo. Sembra che Kikey e Lee Vachss debbano incontrarsi al ristorante, stamattina. Direi che potremmo andare a prenderli.» Exley disse: «Andiamo.» 74
L'Abe's Noshery: tutti i tavoli pieni. Kikey T. alla cassa. White si schiacciò contro la vetrina. «Lee Vachss è a un tavolo sulla destra.» Ed portò la mano alla fondina: era rimasta vuota, dopo il suo tentativo di suicidio. Bidone aprì la porta. Uno scampanio. Kikey alzò gli occhi e frugò sotto il registratore di cassa. Ed vide che Vachss sudava e faceva il gesto di lisciarsi i calzoni. Un bagliore di metallo all'altezza della cintura. La gente mangiava, parlava. Le cameriere circolavano. Bidone si avviò verso la cassa. White teneva d'occhio Vachss. Ancora un luccichio metallico, da sotto il tavolo, qualcosa stava venendo fuori. Ed spinse White sul pavimento. Kikey e Vincennes si buttarono giù. Fuoco incrociato, sei colpi, la vetrina andò in pezzi, Kikey aveva colpito una catasta di scatole. Grida, panico, colpi alla cieca: Vachss sparava a raffica verso la porta. Un uomo anziano cadde per terra vomitando sangue; White si alzò in piedi sparando, un bersaglio in movimento, Vachss che indietreggiava verso la cucina. White aveva un'altra rivoltella alla cintura: Exley la vide e l'afferrò in fretta. Adesso erano in due a sparare su Vachss. Prima Ed: Vachss girò su se stesso, portandosi una mano alla spalla. White mancò il bersaglio: Vachss inciampò, annaspò, si rialzò puntando la pistola alla testa di una cameriera. White gli andò incontro direttamente. Vincennes si mosse sulla sinistra, Ed sulla destra. Vachss fece saltare la testa alla donna senza dire una parola. White fece fuoco. Vincennes fece fuoco. Ed fece fuoco. Niente: le pallottole s'erano tutte conficcate nel corpo della donna. Vachss continuava a indietreggiare. White gli corse dietro, Vachss si ripulì la faccia dai pezzi di materia cerebrale. White gli scaricò la pistola addosso: tutti colpi alla testa. Altre grida, un fuggi fuggi verso la porta, un uomo che a calci si faceva largo tra i frammenti di cristallo della vetrina. Ed corse al banco e lo scavalcò. Kikey era sul pavimento, con una serie di ferite sanguinanti al torace. Ed lo colpì in faccia. «Dudley. Dammi Dudley per il Nite Owl.» Delle sirene, forte. Ed si mise una mano a coppa attorno all'orecchio e si chinò. «Grande, ragazzo!» Più vicino. «Chi ha fatto il Nite Owl?» Un gorgoglio di sangue. «Io. Lee. Johnny Stomp. Deuce era l'autista.»
«Abe, dammi Dudley!» «Grande, ragazzo...» Il suono delle sirene, ancora più forte. Delle grida, un rumore di passi. «Il Nite Owl. Perché?» Kikey tossì sangue. «Eroina. Riviste porno. Cathcart doveva andare... Lunceford era stato nel gruppo che aveva preso l'ero e girava sempre per il Nite Owl. C'erano... c'erano certi suoi rapporti su Stomp, ma Deuce li ha portati via. "Lui" aveva detto di spaventare Patchett... Due piccioni con una fava: Duke e Mal. Mal voleva dei soldi perché... sapeva che anche "lui" era stato nel gruppo.» «Dammi Dudley. Di' che Dudley Smith era vostro socio.» Vincennes gli si accovacciò accanto. Il ristorante rimbombava di milioni di voci. C'era sangue sul banco. Ed pensò a David Mertens. Poi gli venne un'idea improvvisa: la scuola dello studio Dieterling, a meno di due chilometri dalla casa di Billy. «Abe, non può farti più niente, ormai.» L'uomo sul pavimento cominciò a rantolare. «Abe...» «Può ancora... male... troppo...» Stava andando. Bidone gli diede un colpo al torace. «Ma dicci qualcosa, cazzo! Qualcosa!» Kikey bofonchiò e strinse una stella d'oro che portava al collo. «Mitzvah... una buona morte... Johnny vuole fuori... i tipi della galera. Il treno di Q. Dot ha fornito... le armi.» Vincennes, con un'aria da pazzo. «È un treno, non un cellulare! Un'evasione! Davey G. lo sapeva, quando delirava. Exley, il treno cu cu, il treno di Q, il treno di St. Quentin! Cohen ha detto che ci stanno sopra gli uomini dell'attentato in prigione.» Ed capì subito: «Vai a telefonare!» Bidone corse fuori. Ed si alzò e si trovò in pieno caos: poliziotti, pezzi di vetro, un'ambulanza accostata alla vetrina che caricava dei corpi. Bud White che gridava ordini, una ragazzina con un vestito macchiato di sangue che mangiava un krapfen. Bidone tornò con l'aria ancora più sconvolta. «Il treno è partito dieci minuti fa. Trentadue detenuti in un vagone, il telefono a bordo non funziona. Ho chiamato Kleckner e gli ho detto di cercare Dot Rothstein. Era un agguato, capitano: Kleckner non ha mai lasciato a White quel memo, dev'essere stato Dudley.» Ed chiuse gli occhi.
«Exley...» «D'accordo, lei e White correte dietro al treno. Io chiamo quelli dello sceriffo e la stradale e gli faccio organizzare un posto di blocco.» White si avvicinò e gli strizzò l'occhio. Disse: «Grazie per la spinta» e calpestò la faccia di Kikey T. finché il gangster non smise di respirare. 75 Una scorta di motociclisti gli venne incontro e li accomapgnò a tutta velocità alla superstrada di Pomona. Dal viadotto sopraelevato si potevano vedere i binari della California Central e un treno che correva verso nord: un merci, con il quinto vagone adibito a trasporto detenuti. C'erano sbarre ai finestrini, porte blindate rafforzate in acciaio. Si vedevano strade che uscivano da Fontana, fino alle colline dove si perdevano i binari, e un piccolo esercito appostato in attesa. Nove automobili della volante, sedici uomini con tanto di maschere antigas e idranti antisommossa. Tiratori scelti sulle posizioni elevate, due mitragliatrici, tre uomini con dei lanciagranate. Subito dopo una curva, un grande cingolato giallo di traverso sulle rotaie. Un vicesceriffo gli passò mitra e maschere antigas. «Il vostro uomo. Keckener, ha chiamato il comando: ha detto che la Rothstein è stata trovata morta nel suo appartamento. Si è impiccata o l'ha impiccata qualcuno. In tutti e due i casi, diamo pure per scontato che abbia procurato le armi. Sul treno ci sono quattro guardie e sei ferrovieri. Noi ci teniamo pronti con i gas e chiediamo la parola d'ordine: tutti i trasporti detenuti ne hanno una. Se ce la danno, chiediamo di parlare con una guardia e vediamo, Se no, attacchiamo.» Il fischio di un treno. Qualcuno girdò: «Adesso!» I tiratori scelti si acquattarono in posizione. Quelli con le granate fumogene si sdraiarono a terra. Gli uomini armati si appostarono dietro una fila di pini: Bud trovò un albero vicino a dov'era Jack gli si mise proprio accanto. Il treno affrontò la curva: rumore di freni, scintille sui binari. Un megafono: «Ufficio dello sceriffo. Identificatevi con la parola d'ordine.» Silenzio. Poi una specie di richiamo per uccellini. Gli uomini con le fumogene mirarono ai finestrini: le granate spaccarono i vetri e passarono tra le sbarre. I mitraglieri caricarono il terzo vagone:
una scarica abbatté la porta. Fumo, grida. Qualcuno strillò: «Adesso!» Altro fumo dalla porta, degli uomini in kaki che uscivano di corsa. Un tiratore scelto ne colpì uno. Qualcuno gridò: «No, sono i nostri!» I poliziotti, con le maschere sul viso e i mitra imbracciati, si precipitarono nel vagone. Jack prese Bud per un braccio: «Non sono in quello lì.» Bud partì di corsa, raggiunse la piattaforma del numero quattro. Aprì la porta: c'era una guardia morta sul pavimento; alcuni detenuti correvano disordinatamente. Bud fece fuoco, caricò, fece fuoco: tre andarono giù, uno aveva un fucile. Bud caricò, fece fuoco, lo mancò, una cassa accanto all'uomo andò in pezzi. Jack saltò sulla piattaforma: il detenuto gli sparò un colpo. Jack lo prese in piena faccia e ricadde sui binari. Quello che aveva sparato scappò di corsa. Bud fece il gesto di caricare, il mitra era vuoto. Lo gettò via, estrasse la sua 38, uno, due, tre, quattro, cinque, sei colpi dritto nella schiena, stava uccidendo un uomo morto. Un frastuono fuori del vagone: detenuti sui binari, accanto al corpo di Bidone. Dietro di loro, gli uomini dello sceriffo che sparavano a distanza ravvicinata: schizzi di sangue e scie di proiettili dappertutto. Una bomba fumogena esplose vicino a lui: Bud corse nella numero cinque, con l'impressione di voler vomitare. Uno scambio fitto di colpi: dei bianchi in uniforme da carcerato di tela blu sparavano a dei neri in uniforme da carcerato di tela blu; guardie in kaki sparavano agli uni e agli altri. Saltò giù dal treno e corse verso gli alberi. Altri corpi sui binari. I detenuti che venivano giù come fantocci al tiro al bersaglio. Bud arrivò ai pini, saltò sulla sua auto e infilò dritto i binari, tra una rotaia e l'altra. Giù in una specie di avvallamento, cercando di non sbandare, con le gomme che stridevano sulla ghiaia. Un uomo alto accanto a un'automobile. Bud vide chi era e gli si gettò contro. L'uomo partì di corsa. Bud urtò contro la fiancata della sua macchina, sbandò, riuscì a fermarsi. Scese dall'auto: era intontito, s'era ferito nello scontro e perdeva sangue. Deuce Perkins gli si fece incontro sparando. Bud fu compito alla gamba, poi al fianco. Due colpi a vuoto, uno alla spalla. Un altro a vuoto: Perkins buttò la pistola e prese un coltello. Bud vide gli anelli alle sue dita.
Deuce menò un fendente. Bud sentì che gli entrava nel torace, cercò di stringere i pugni, non ci riuscì. Deuce abbassò il viso e sorrise: Bud gli diede una ginocchiata nelle palle, gli morse il naso. Perkins strillò; Bud gli affondò i denti nel braccio, lo tirò giù col suo peso. Rotolarono a terra tutte e due. Perkins emetteva versi animaleschi. Bud sbatté la testa, tirò, sentì che il braccio dell'altro usciva dall'articolazione. Deuce lasciò cadere il coltello. Bud lo raccolse, accecato dagli anelli che avevano ucciso le donne. Lo lasciò cadere anche lui e colpì, colpì Perkins a morte, con le sue due mani ferite. 76 La proprietà Patchett in riviana: due acri di fuliggine e macerie. Mucchi di ghiaia sul prato, una palma bruciacchiata che galleggiava nella piscina. La casa era un cumulo di calcinacci: frammenti di intonaco, ceneri fradice. Doveva trovare un nascondiglio a trappola in un'area di tre miliardi di metri quadrati. Ed avanzava tra le macerie. David Mertens era ancora a piede libero, ma doveva essere lì: era l'unica soluzione logica. Il pavimento era crollato sulle fondamenta: c'era una quantità di travi che bloccavano il passo. Mucchi di legno, montagne di calcinacci, nessun bagliore metallico rivelatore. Un lavoro di una settimana per una squadra di dieci uomini, più un tecnico per la trappola esplosiva. Di nuovo in cortile. Un portico di cemento sul retro, un lastrone unico, con sopra della mobilia carbonizzata. Solido cemento, senza crepe né fessure, nessuna ovvia via d'accesso a un nascondiglio segreto. L'edificio accanto alla piscina era un altro mucchio di rovine. Lo spessore del legname accumulato era almeno di un metro e mezzo: troppo lavoro, se Mertens era lì. Il giro della piscina: sedie a sdraio bruciate, un trampolino. Nell'acqua galleggiava qualcosa che sembrava proprio l'impugnatura di una granata. Ed diede un calcio alla palma. C'erano dei frammenti di porcellana tra le foglie e un proiettile shrapnel conficcato nel tronco. Si sdraiò a terra, per vedere meglio: c'erano delle capsule che fluttuavano nell'acqua e alcuni quadrati neri che sembravano cappucci di detonatori. Il cemento sul fondo, dalla parte bassa della piscina dove arrivano i gradini, era tutto crepato, si intravedeva una specie di griglia di metallo, c'erano delle altre pillole che
galleggiavano. Controllò il prato: una striscia d'erba devastata andava dalla piscina alla casa. L'accesso al nascondiglio. Una protezione a base di dinamite e granate. Le fiamme l'avevano percorsa da un'estremità all'altra, facendo saltare gli esplosivi e sbloccando la trappola. Forse. Ed saltò in acqua, provò a sollevare il fondo: bolle d'aria e pillole si alzarono verso la superficie. Tirò con tutte e due le mani: cemento, acqua, altre bolle, una botola metallica. Un'eruzione di pillole, contenitori di plastica trasparente: banconote e polvere bianca. Ancora, ancora e ancora. Poi, soltanto un buco nero, vuoto. Avanti e indietro alla sua macchina, bagnato fradicio. Il sole era al tramonto; quando ebbe finito il carico era quasi asciutto. Un ultimo viaggio, nel caso che lui fosse lì, per prendere una manciata di pillole. Il riscaldamento della macchina gli tolse il freddo di dosso. Arrivò alla scuola di Dieterling e scavalcò l'inferriata. Tutto tranquillo: era sabato, niente lezione. Un normalissimo campo giochi: cesti da basket, diamanti da softball. Immagini di Moochie Mouse dappertutto, sulle lavagne segnapunti, sui marcabase. Ed si diresse verso l'inferriata del lato sud: era la via più diretta, dalla casa di Billy Dieterling. Frammenti di pelle sul metallo, dove qualcuno s'era arrampicato ed era sceso dall'altra parte. Alcune macchie scure sull'asfalto sbiadito. Sangue: una posta facile da seguire. Attraverso il campo giochi, giù per i gradini che portavano alla porta del locale delle caldaie. Del sangue sulla maniglia, una luce accesa all'interno. Impugnò la pistola di riserva di Bud White ed entrò. David Mertens tremante in un angolo. Il locale era caldo, l'uomo sudava nei suoi abiti insanguinati. Gli mostrò i denti e torse la bocca in una specie di stridio. Ed gli gettò le pillole che aveva preso con sé. David le afferrò e le inghiottì. Ed prese la mira, ma non riuscì a premere il grilletto. Mertens lo fissava. Il tempo s'era come fermato, esistevano solo loro due. Poi Mertens raggrinzì le labbra sulle gengive e s'addormentò. Ed lo guardò in faccia, cercò di trovare la rabbia che gli serviva, ma non poteva proprio ucciderlo. Il tempo ricominciò a scorrere, ma nel modo sbagliato. Gli vennero in mente processi, tribunali, ospedali. Preston Exley vilipeso per aver lasciato in libertà un simile mostro. Si sforzò di premere il grilletto, ma non poteva. Poi prese l'uomo in braccio e lo portò alla sua auto.
Il Pacific Sanitarium, Malibu Canyon. Ed disse alla guardia al cancello di andare a chiamare il dottor Lux: il capitano Exley era pronto a ricambiargli il favore. La guardia gli indicò uno spazio per parcheggiare. Ed parcheggiò e strappò via la camicia a Martens. Terribile: era tutta una cicatrice. Lux fece la sua comparsa. Ed tirò fuori due buste di polvere e due mazzette di biglietti da mille. Li mise in bella vista sul cofano e abbassò il finestrino posteriore. Lux si avvicinò e guardò. «Riconosco questo lavoro. È Douglas Dieterling.» «Tutto qui?» Lux diede un colpetto alla droga. «E questa viene dal deposito del compianto Pierce Patchett, no? Non faccia l'offeso, capitano. L'ultima volta che ci siamo visti, lei non era nei boy scout. E cosa desidera?» «Che quest'uomo sia custodito al sicuro per tutto il resto della sua vita.» «Mi sembra accettabile. È compassione, la sua, o il desiderio di salvare la reputazione del nostro futuro governatore?» «Non lo so.» «Non è una risposta da Exley. Dia pure un'occhiata in giro, capitano. Io vado a chiamare i miei infermieri perché facciano pulizia.» Ed si avvicinò alla terrazza e guardò verso l'oceano. Sole, onde, forse qualche squalo al largo che faceva colazione. Una radio si accese improvvisamente alle sue spalle. «...altre notizie sulla fallita evasione dal treno prigione. Un portavoce della stradale ha dichiarato alla stampa che i morti accertati sono attualmente ventotto tra i detenuti, sette tra le guardie e i ferrovieri. Quattro agenti dello sceriffo sono stati feriti e il sergente Vincennes, il ben noto poliziotto di Los Angeles, ex consulente tecnico della serie televisiva Badge of Honor è stato colpito a morte. Un collega del sergente Vincennes, il sergente Wendell White, del dipartimento di polizia di Los Angeles, è ricoverato in gravi condizioni all'ospedale generale di Fontana. White ha inseguito e ucciso l'appoggio esterno dell'evasione, in seguito identificato come Burt Arthur Perkins, detto "Deuce", intrattenitore in locali notturni e notoriamente in rapporto con la malavita. I medici stanno lottando per salvare la vita dell'eroico sergente, anche se le sue condizioni sono considerate disperate. Il capitano George Rachlis, della polizia stradale della California, ha detto che questa tragedia...»
Vedeva l'oceano offuscato dalle lacrime. White gli strizzò l'occhio e gli disse: "Grazie per la spinta". Ed si voltò. Il mostro, la droga, il denaro: spariti. 77 Il tesoro della piscina: dieci chili e mezzo d'eroina, 871.400 dollari, le copie dei fascicoli di Sid Hudgens. Inoltre: una quantità di fotografie ricattatorie, i rendiconti delle imprese criminali di Pierce Patchett. Il nome "Dudley Smith" non compariva da nessuna parte, e neanche i nomi di John Stompanato, Burt Arthur Perkins, Abe Teitlebaum, Lee Vachss, Dot Rothstein, del sergente Mike Breuning, dell'agente Dick Carlisle. Coleman Stein, Sal Bonventre e George Magdaleno erano morti nel tentativo d'evasione. Davey Goldman, reinterrogato al Camarillo, non era stato in grado di rilasciare una dichiarazione coerente. L'ufficio del coroner della contea di Los Angeles aveva archiviato la morte di Dot Rothstein come suicidio. David Mertens era sempre ricoverato sotto chiave al Pacific Sanitarium. I familiari dei tre cittadini innocenti uccisi alla Abe's Noshery avevano fatto causa al dipartimento per comportamento contrario alle norme. La tentata evasione era stata a lungo notizia di prima pagina e ribattezzata "il massacro delle uniformi di tela blu". I detenuti superstiti avevano detto agli investigatori dell'ufficio dello sceriffo che in seguito a certi diverbi tra i prigionieri armati le pistole erano cambiate in fretta di mano e presto tutti i detenuti sul treno s'erano ritrovati liberi. Poi erano scoppiati scontri tra bianchi e neri e il tentativo d'evasione era abortito prima ancora che le autorità arrivassero sul posto. Jack Vincennes aveva ricevuto alla memoria la medaglia al valore del dipartimento. Al funerale non era stato invitato nessun esponente della polizia di Los Angeles. La vedova s'era rifiutata di ricevere il capitano Ed Exley. Bud White si rifiutava di morire. Era sempre in terapia intensiva all'ospedale generale di Fontana. Era sopravvissuto a un trauma neurologico grave e alla perdita di metà del sangue che aveva in corpo. Lynn Bracken era al suo fianco. Non riusciva a parlare, ma poteva rispondere alle domande a cenni. Il capo Parker gli aveva portato la medaglia al valore. White era riuscito a liberare un braccio dalla trazione e gliel'aveva gettata in faccia. Erano passati dieci giorni.
Un magazzino a San Pedro era bruciato fino alle fondamenta: nelle macerie sarebbero stati rinvenuti resti di pubblicazioni pornografiche. Gli investigatori lo definirono un caso d'incendio doloso, un lavoro da professionisti. Nessun indizio. L'edificio apparteneva a Pierce Patchett. Chester Yorkin e Lorraine Malvasi erano stati reinterrogati: non avevano fornito nuovi elementi ed erano stati rilasciati. Ed Exley aveva bruciato l'eroina e s'era tenuto i fascicoli e i soldi. Il suo rapporto finale sul Nite Owl non faceva alcuna menzione di Dudley Smith né del fatto che David Mertens, che ormai era su tutti i bollettini dei ricercati per l'uccisione di Sid Hudgens, di Billy Dieterling e di Jerry Marsalas, era stato anche, nel 1934, l'assassino di Wee Willie Wennerholm e di cinque altri bambini. Il nome di Preston Exley non compariva da nessuna parte. Il capo Parker aveva tenuto una conferenza stampa. Aveva annunciato che il caso Nite Owl era stato risolto, e questa volta nel modo giusto. Gli assassini erano Burt Arthur Perkins detto "Deuce", Lee Vachss e Abraham Teitlebaum detto "Kikey": avevano agito allo scopo di sopprimere Dean Van Gelder, un ex detenuto, il cui corpo era stato erroneamente identificato per quello di Delbert Cathcart detto "Duke". La sparatoria era stata concepita anche a scopo intimidatorio, per favorire il tentativo di assumere il controllo dell'impero del vizio da parte di Pierce Morehouse Patchett, anche lui assassinato da poco. L'ufficio del procuratore generale dello stato aveva preso visione delle centoquattordici pagine del rapporto del capitano Ed Exley e aveva dichiarato di non avere obiezioni. Ed Exley s'era visto riaccreditare di nuovo la soluzione del caso Nite Owl ed era stato promosso ispettore. La cerimonia era stata trasmessa per televisione. Il giorno dopo Preston Exley aveva annunciato che avrebbe concorso alla candidatura repubblicana a governatore. Un primo parziale sondaggio lo vedeva in prima posizione. Johnny Stompanato era rientrato da Acapulco e si era installato in casa di Lana Turner, a Beverly Hills. Non si era più mosso da lì ed era oggetto di una sorveglianza continua affidata ai sergenti Duane Fisk e Don Kleckner. Il capo Parker e Ed Exley parlavano di lui come del loro "supplemento" al Nite Owl: il colpevole vivo da dare in pasto al pubblico dopo averlo provvisoriamente placato con dei killer morti. Appena Stompanato avesse lasciato il territorio di Beverly Hills per quello metropolitano di Los Angeles, sarebbe stato arrestato. Parker voleva un arresto pulito, da prima pagina, proprio sul confine cittadino. Era disposto ad aspettare.
Il Nite Owl e l'assassinio di Billy Dieterling e Jerry Marsalas continuavano a fare notizia. Non erano mai stati messi in collegamento l'uno con l'altro, nemmeno in via teorica. Timmy Valburn s'era rifiutato di fare qualsiasi commento. Raymond Dieterling aveva emesso un comunicato stampa in cui esprimeva il proprio dolore per la morte del figlio. Non si era mosso dalla sua casa di Laguna Beach, dov'era assistito dagli amici e dalla sua collaboratrice più stretta, Inez Soto. Il sergente Mike Breuning e l'agente Dick Carlisle erano sempre in congedo straordinario. Il capitano Dudley Smith era stato costantemente sotto le luci della ribalta per tutto il giro di conferenze stampa seguite alla nuova chiusura del caso e i vari incontri tra dipartimento di polizia e ufficio del procuratore. Aveva pronunciato il brindisi ufficiale al ricevimento a sorpresa offerto da Thad Green in onore dell'ispettore Ed Exley. Non sembrava affatto turbato all'idea che Johnny Stompanato fosse ancora in circolazione, ma sotto sorveglianza per ventiquattr'ore su ventiquattro e quindi immune da qualsiasi tentativo d'assassinio. Non sembrava affatto curarsi della possibilità che Stompanato venisse arrestato, prima o poi. Preston Exley, Raymond Dieterling e Inez Soto non si erano messi in contatto con Ed Exley per congratularsi per la sua promozione e il mutato atteggiamento della stampa nei suoi riguardi. Ed sapeva che sapevano. Dava per scontato che anche Dudley sapesse. Vincennes era morto, White lottava contro la morte. Soltanto lui e Bob Gallaudet sapevano... e Gallaudet non sapeva nulla di suo padre e del caso Atherton. Ed voleva uccidere Dudley personalmente. Gallaudet gli aveva detto che tanto valeva suicidarsi. Anzi, che era precisamente quello che stava facendo. Avevano deciso di aspettare e stare a vedere. Quello che rendeva insopportabile l'attesa era Bud White. Aveva dei tubicini da flebo nelle braccia, le dita ingessate e steccate. Gli avevano dato trecento punti al torace. I proiettili avevano frantumato alcune ossa e troncato delle arterie. Gli avevano inserito una placca metallica nella calotta cranica. Era Lynn Bracken a prendersi cura di lui: non riusciva a fissare Ed negli occhi. White non riusciva a parlare: era dubbio se avrebbe mai parlato, in futuro. I suoi occhi, però, erano eloquenti: Dudley. Tuo padre. Che cosa stai facendo, in proposito? Continuava a cercare di formare con le dita la V di Vittoria. Dopo tre visite, Ed finalmente capì il
messaggio. Il Victory Motel, il quartier generale della squadra Anticrimine. Ci andò. Trovò gli appunti dettagliati dell'indagine di White sulla serie di uccisioni di prostitute. Raccontavano la storia di un uomo con delle possibilità di partenza limitate che mirava alto e colpiva quasi sempre nel segno, che era riuscito a superare i propri limiti grazie a una rabbia brillantemente contenuta. Un uomo che aveva cercato una giustizia assoluta, anonima, senza promozioni né gloria. Una singola nota sui fratelli Engleking ricordava che il loro assassino era ancora in libertà. La stanza numero 11 al Victory Motel: era la prima volta che vedeva Wendell White, detto "Bud", per quello che era. Ed sapeva perché l'aveva mandato lì e decise di dargli retta. Un controllo alla compagnia dei telefoni, una chiacchierata con una persona. Corrispondeva. Era la conferma, l'epigrafe di tutta la storia: Giustizia Assoluta. Il telegiornale diceva che Ray Dieterling passeggiava tutti i giorni per Dream-a-Dreamland, da solo: cercava di lenire il dolore in un mondo fantastico abbandonato e deserto. Avrebbe dedicato a Bud White un giorno di giustizia assoluta. Venerdì santo, 1958. Il telegiornale del mattino mostrava Preston Exley che entrava nella chiesa episcopale di St. James. Ed andò in macchina al municipio e salì all'ufficio di Ellis Loew. Era ancora presto: la segretaria non c'era. Loew era alla sua scrivania e leggeva. Ed bussò alla porta. Loew alzò gli occhi. «Ispettore, si accomodi.» «Resterò in piedi.» «Oh. È per lavoro?» «Più o meno. Il mese scorso Bud White le ha telefonato da San Francisco per dirle che Spade Cooley era un maniaco sessuale omicida. Lei gli ha detto che avrebbe incaricato delle indagini una squadra della Procura, ma non l'ha fatto. Cooley ha contribuito con più di quindicimila dollari al suo fondo elettorale. Ha chiamato il Biltmore Hotel da casa sua, a Newport, e ha parlato con un membro del gruppo musicale di Cooley. Gli ha detto di avvertire Spade e gli altri che si sarebbe presentato un poliziotto mezzo matto per combinare dei guai. White ha incontrato Deuce Perkins, che era il vero colpevole. Perkins lo ha mandato dietro a Spade: probabilmente pensava che l'avrebbe ucciso, togliendogli l'incriminazione di dosso. Era stato lei ad avvertire Perkins, che poi si è nascosto. È stato nascosto quanto
bastava per ridurre White in fin di vita.» Loew, calmo. «Non può provare niente. E poi da quando si preoccupa tanto di White?» Ed appoggiò una cartelletta sulla scrivania. «Sid Hudgens aveva un fascicolo su di lei. Estorsione di contributi, incriminazioni lasciate cadere per denaro. C'è la documentazione completa dell'affare McPherson e Pierce Patchett aveva anche una fotografia con lei che si fa succhiare l'uccello da un ragazzo di vita. O dà le dimissioni o finisce tutto sui giornali.» Loew, pallidissimo: «La trascinerò nella mia rovina.» «Faccia pure. Ne sarò lieto.» Lo vide dalla sopraelevata: il Paese dei Razzi, il Mondo di Paul, l'uno di fianco all'altro. Una nave spaziale che spuntava da dietro una montagna, un grande parcheggio deserto. Prese la strada fino al cancello, mostrò il distintivo alla guardia. L'uomo annuì e lo fece entrare. Due figure percorrevano la Grand Promenade. Ed parcheggiò e si accostò. Dream-a-Dreamland, il Paese dei Sogni, si stendeva attorno a loro in un silenzio totale: si sarebbe sentita cadere una foglia. Inez lo vide, girò se se stessa, appoggiò una mano sul braccio di Dieterling. Bisbigliarono qualcosa, poi la ragazza si allontanò. Dieterling si voltò verso di lui. «Ispettore...» «Signor Dieterling.» «Mi chiami Ray. E sono tentato di chiederle perché ci ha messo tanto.» «Sapeva che sarei venuto?» «Sì. Suo padre non era d'accordo ed è andato avanti con i suoi progetti, ma avevo ragione io. E le sono grato per l'opportunità di parlare qui.» Il Mondo di Paul era dall'altra parte della strada: una falsa neve di un bianco quasi accecante. Dieterling disse: «Suo padre, Pierce e io eravamo dei sognatori. I sogni di Pierce erano sogni perversi, i miei erano buoni e gentili. I sogni di suo padre erano spietati... come sospetto siano i suoi. Dovrebbe cercare di capirlo, prima di giudicarmi.» Ed si appoggiò a una ringhiera, in attesa. Dieterling parlò alla sua montagna. 1920. La sua prima moglie, Margaret, era morta in un incidente automobilistico: gli aveva dato suo figlio Paul. Nel 1924 la seconda moglie, Janice, aveva avuto Billy. Durante il matrimonio con Margaret, lui aveva avuto
una storia con una donna mentalmente disturbata. Faye Borchard. Dalla relazione era nato Douglas, nel 1917. Le aveva dato dei soldi per tener segreta l'esistenza del piccolo: era un giovane cineasta con un brillante avvenire davanti a sé, voleva una vita senza complicazioni, era disposto a pagare per ottenerla. Solo lui e Faye sapevano chi era il padre di Douglas. Douglas stesso considerava Ray Dieterling un gentile amico di famiglia. Douglas era cresciuto con la madre. Dieterling veniva spesso a far loro visita. In pratica aveva due famiglie. Margaret era morta, Paul e Billy vivevano con lui e Janice, una donna malinconica, che in seguito avrebbe chiesto il divorzio. Faye Borchard prendeva laudano. Faceva vedere a Douglas i cartoni animati pornografici che Raymond realizzava per finanziare l'attività legittima, un'idea di Pierce Patchett. Erano delle opere erotiche, terrificanti, piene di mostri volanti che violentavano e uccidevano. I soggetti erano di Patchett, che aveva messo su carta i suoi deliri di drogato e li aveva fatti illustrare a Dieteriing. Douglas cominciò a sentirsi ossessionato dall'idea del volo e dalle sue possibilità erotiche. Dieteriing voleva bene a suo figlio Douglas, nonostante gli scatti di rabbia e un comportamento sempre più strano. Disprezzava suo figlio Paul, che era meschino, tirannico, stupido. Fisicamente, Douglas e Paul si somigliavano molto. Ray Dieteriing divenne famoso. Douglas Borchard era sempre più selvaggio. Viveva con Faye e guardava i cartoni animati da incubo di suo padre: grandi uccelli che rapivano i bambini fuori della scuola, le fantasie di Patchett su pellicola. Quando raggiunse l'adolescenza, ormai aveva l'abitudine di catturare e torturare piccoli animali e di frequentare i locali di spogliarello dei bassifondi. In uno di quei locali incontrò Loren Atherton: in lui quell'uomo malvagio trovò un complice. L'ossessione di Atherton era lo smembramento. Quella di Douglas il volo. Entrambi erano affascinati dalla pornografia e si eccitavano alla vista dei bambini. Ebbero l'idea di creare dei bambini secondo le loro particolari esigenze. Cominciarono a uccidere bambini e a costruire degli ibridi, fotografando via via i risultati del loro lavoro. Douglas uccideva anche uccelli, per procurarsi le ali necessarie alle loro creazioni. Avevano bisogno di un viso bellissimo: Douglas suggerì Wee Willie Wennerholm: sarebbe stato un gesto carino verso "lo zio Ray", che era sempre tanto gentile e le cui prime opere lo avevano tanto eccitato. Insieme rapirono Wee Willie e lo fecero a
pezzi. I giornali definirono l'assassino "il dottor Frankenstein": tutti davano per scontato che esistesse un solo colpevole. L'ispettore Preston Exley dirigeva le indagini. Scoprì l'esistenza di Loren Atherton, che era stato in prigione per molestie a minori ed era in libertà vigilata. Lo arrestò, trovò il suo macabro laboratorio nel garage, la sua collezione di fotografie. Atherton confessò e dichiarò che era tutta esclusivamente opera sua: non coinvolse Douglas, voleva morire da solo, come il Re delle Tenebre. La stampa riempì di lodi l'ispettore Exley e riferì il suo appello: chiunque avesse informazioni su Atherton doveva presentarsi a riferirle alla polizia. Ray Dieteriing andò a trovare Douglas. Mentre era solo nella sua stanza, scoprì una scatola di latta piena di uccelli fatti a pezzi e un dito di bambino conservato nel ghiaccio secco. Capì subito tutto. E si sentì responsabile: erano state le oscenità che aveva prodotto lui per far soldi alla svelta a dar vita a un mostro. Affrontò Douglas e seppe che qualcuno poteva benissimo averlo visto dalle parti della scuola, all'epoca del rapimento. Prese misure protettive. Uno psichiatra corrotto pronunciò la sua diagnosi: Douglas aveva una personalità psicotica, dovuta in parte a certi squilibri chimici delle cellule cerebrali. Il rimedio: un adeguato trattamento farmacologico che lo rendesse docile vita natural durante. Ray Dieterling era ancora in rapporti piuttosto stretti con Pierce Patchett, che, come chimico, si occupava di prodotti del genere. Pierce provvide così alla protezione dall'interno; Terry Lux, un amico di Pierce, a quella esterna. Lux diede a Douglas una faccia del tutto nuova. Ma l'avvocato di Atherton continuava a dilazionare il processo e Preston Exley continuava a cercare testimoni, una ricerca a cui la stampa dava molto rilievo. Ray Dieterling si sentì sull'orlo del panico e concepì un piano molto audace. Diede delle droghe a Douglas e al giovane Miller Stanton. Li istruì perché dicessero di aver visto Loren Atherton, solo, rapire Wee Willie Wennerholm: avevano avuto paura di presentarsi prima, paura che il dottor Frankenstein gli facesse del male. I ragazzi raccontarono la loro storia; Preston Exley ci credette. Insieme, identificarono il mostro. Atherton non riconobbe il suo amico, dopo la chirurgia plastica. Passarono altri due anni. Loren Atherton era stato processato, condannato e giustiziato. Terry Lux aveva sottoposto Douglas a un'altra operazione, eliminando qualsiasi somiglianza con il ragazzo che aveva testi-
moniato. Douglas viveva sotto l'influenza dei sedativi di Patchett, in una camera in un ospedale privato, sorvegliato dagli infermieri. Ray Dieterling era diventato ancora più famoso. Poi Preston Exley era venuto a casa sua. La notizia: una bambina, ormai abbastanza cresciuta, s'era presentata alla polizia. Aveva visto il figlio di Dieterling, Paul, insieme a Loren Atherton alla scuola, il giorno in cui Wee Willie era stato rapito. Dieterling sapeva che in realtà si trattava di Douglas: la sua somiglianza con Paul era molto forte. Aveva offerto a Exley una grossa somma perché lasciasse perdere. Exley aveva accettato il denaro, poi aveva cercato di restituirlo. Aveva detto: "Giustizia. Voglio arrestare il ragazzo". Dieterling vide il suo impero andare in rovina. Capì che Paul, lo stupido, meschino Paul, sarebbe stato prosciolto e che Douglas, in qualche modo, sarebbe stato individuato e punito per gli incubi che la sua arte aveva instillato in lui. Insistette perché Exley tenesse il denaro e Exley non rifiutò. Gli chiese se non si poteva trovare un'altra via per sistemare le cose. Exley gli chiese se Paul era colpevole. Raymond Dieterling disse: "Sì". Preston Exley disse: "Esecuzione". Raymond Dieterling accettò. Portò Paul a un campeggio sulla Sierra Nevada. Preston Exley era in attesa. Misero del sonnifero nel cibo del ragazzo; Exley gli sparò nel sonno e lo seppellì. Il mondo pensò che Paul fosse stato travolto da una valanga: tutti credettero alla menzogna. Dieterling pensava che avrebbe odiato l'uomo che lo aveva costretto a uccidere il figlio, ma quando gli lesse in volto quanto gli era costata la sua giustizia capì che era soltanto un'altra vittima. Ormai erano uniti. Preston Exley lasciò la polizia per mettersi in affari nelle costruzioni con il denaro di Dieterling. Quando Thomas venne ucciso, Ray Dieterling fu il primo a cui si rivolse. Insieme, ricostruirono la loro vita partendo dai loro morti. «E questo» concluse Dieterling «è il mio patetico lieto fine.» Montagne, fiumi, astronavi: sembrava tutto sorridere. «Mio padre non ha mai saputo di Douglas? Pensava davvero che Paul fosse colpevole?» «Sì. Mi vuole perdonare, in nome di suo padre?» Ed si tolse di tasca un fermaglio. Delle foglie di quercia dorate: i gradi d'ispettore di Preston Exley. Era un ricordo di famiglia: prima di lui l'aveva avuto Thomas. «No. Intendo presentare un rapporto al tribunale della contea, chiedendo la sua incriminazione per l'assassinio di suo figlio.»
«Mi concede una settimana per mettere i miei affari in ordine? Dove potrei fuggire, famoso come sono?» Ed annuì e andò alla sua macchina. Il plastico delle autostrade non c'era più: era stato sostituito dai manifesti della campagna elettorale. Art De Spain stava aprendo pacchi di opuscoli: non aveva più il braccio fasciato. Una tipica cicatrice da arma da fuoco. «Hello, Eddie.» «Dov'è papà?» «Torna subito. E congratulazioni per la nomina. Avrei dovuto chiamarti, ma abbiamo avuto tutti molto da fare, qui.» «Neanche papà mi ha chiamato. Sei tu che fai finta che vada tutto bene.» «Eddie...» Un rigonfio al fianco sinistro: Art portava ancora la pistola. «Ho appena parlato con Ray Dieterling.» «Non pensavamo che l'avresti fatto.» «Dammi la tua pistola, Art.» De Spain gliela tese, tenendola per la canna. Una S&W calibro 38, con una rigatura da silenziatore. «Perché?» «Eddie...» Ed tolse i proiettili. «Dieterling mi ha detto tutto. E tu eri l'ufficiale esecutivo di papà, anche allora.» Art sembrò orgoglioso. «Conosci il mio modus operandi Sunny Jim. L'ho fatto per Preston. Sono sempre stato il suo leale aiutante.» «E tu sapevi di Paul Dieterling.» De Spain si riprese la sua pistola. «Sì, sapevo da anni che non era stato lui. Avevo ricevuto un'informazione... nel '48 o giù di lì. Il ragazzo era da qualche altra parte quando Wennerholm era stato rapito. Non sapevo se Dieterling ci aveva dato Paul in buona fede o no, e non potevo spezzare il cuore di Preston dicendogli che aveva ucciso un ragazzo innocente. Non potevo rovinare la sua amicizia con Ray: gli avrebbe fatto troppo male. Tu sai quanto il caso Atherton mi abbia sempre interessato: dovevo scoprire chi aveva ucciso quei bambini.» «E non lo hai mai scoperto?» De Spain scosse il capo. «No.» Ed disse: «Passiamo ai fratelli Engleking.» Art prese in mano un manifesto: Preston, sullo sfondo di un cantiere. «E-
ro andato a fare una visita all'ufficio. Era il '53 e ho visto quelle foto in bacheca alla Buoncostume. Dei bei ragazzini, come una corona di fiori per soli adulti. Mi hanno fatto venire in mente le fotografie di Loren Atherton e sapevo che le avevamo viste soltanto io, Preston e pochissimi altri funzionari. Ho cercato di scoprire da dove venivano, ma senza risultati. Qualche tempo dopo, ho sentito parlare della testimonianza degli Engleking sul Nite Owl, che stabiliva un collegamento con la pornografia, ma non ne ho ricavato niente. Avevo capito che potevano rappresentare una pista, ma non sono riuscito a trovarli. Solo verso la fine dell'anno scorso ho avuto una soffiata: qualcuno mi ha detto che lavoravano in quella tipografia vicino a Frisco. Sono andato a parlargli. Volevo scoprire soltanto chi aveva fatto quelle foto.» Gli appunti di White: i fratelli erano stati orribilmente torturati. «Solo a parlargli? Io so cos'è successo in quel posto.» Un orribile lampo d'orgoglio. «Pensavano che fosse una rapina. Ma è finita male. Avevano con sé dei vecchi negativi porno e io ho cercato di fargli identificare i soggetti. Avevano eroina e droghe antipsicotiche. Sapevano che c'era un certo vecchietto che stava per mettere in commercio una miscela di ero che era la fine del mondo, ma loro potevano fare di meglio. Non so... credo di essere impazzito. Credo d'aver pensato che fossero stati loro a uccidere tutti quei bambini. Credo di aver pensato che avrebbero cercato di fare del male a Preston, in qualche modo. Eddie, si sono messi a ridere di me. Avevo capito che erano degli spacciatori, che a confronto di Preston non erano niente. E questo vecchio li ha fatti fuori tutti e due.» Aveva ridotto il manifesto a pezzetti. «Hai ucciso due persone per niente.» «Non per niente. Per Preston. E ti prego di non dirglielo.» «Solo un'altra vittima.» Forse la vittima che la giustizia si lascia alle spalle. «Eddie, non può. E non può sapere che Paul Dieterling era innocente. Eddie, per favore...» Ed lo spinse da parte e fece un giro per la casa. Le tappezzerie di sua madre gli fecero venire in mente Lynn. La sua vecchia stanza gli fece venire in mente Bud e Jack. La casa gli sembrava sporca: era stata acquistata con denaro sporco. Scese le scale e vide suo padre sull'uscio. «Edmund?» «Ho deciso di arrestarti per l'omicidio di Paul Dieterling. Verrò a prenderti tra pochi giorni.»
L'uomo non si mosse di un millimetro. «Paul Dieterling era un assassino psicopatico che meritava ampiamente la punizione che ha avuto.» «Era innocente. Ed è omicidio di primo grado comunque.» Neanche un briciolo di rimorso. Una rettitudine inamovibile, irremovibile, intrattabile. «Edmund, non sei in te, in questo momento.» Ed lo oltrepassò. Il suo addio: «Sii maledetto per quello che mi hai costretto a essere.» In centro, al Dining Car: un bel posto, pieno di bella gente. Gallaudet al bar, con un Martini davanti a sé. «Cattive notizie su Dudley. Non ti piaceranno.» «Non possono essere peggio di certe altre cose che ho sentito.» «Credi? Be', Dudley è al sicuro. La figlia di Lana Turner ha accoltellato Johnny Stompanato. Fisk era fuori, di guardia, dall'altra parte della via, e ha visto l'ambulanza e la polizia di Beverly Hills che si portavano via Johnny. Niente testimoni contro Dudley, niente prove su Dudley. Grande, ragazzo.» Ed prese il Martini e lo inghiottì in un solo sorso. «In culo Dudley. Ho tutti i soldi di Patchett per finanziarmi e fregherò quel succhiacazzi irlandese anche se fosse l'ultima fottutissima cosa che faccio.» Gallaudet rise. «Posso fare un'osservazione, ispettore?» «Certo.» «Ogni giorno che passa mi ricordi sempre di più Bud White.» Calendario Aprile 1958 Estratto dal Times di Los Angeles, 12 aprile IL TRIBUNALE APPROVA LE CONCLUSIONI DEL NITE OWL: IL CASO È CHIUSO A quasi cinque anni di distanza dal crimine, il comune e la contea di Los Angeles hanno chiuso definitivamente il capitolo di quello che è stato definito il delitto del secolo, l'infame omicidio del Nite Owl. Il 16 aprile 1953, tre uomini armati avevano fatto irruzione nel Nite Owl Coffee Shop in Hollywood Boulevard e avevano ucciso a colpi di arma da
fuoco tre dipendenti e tre clienti del locale. Si era pensato a una rapina e i sospetti erano presto caduti su tre giovani neri, arrestati come presunti responsabili del delitto. I tre, Raymond Coates, Tyrone Jones e Leroy Fontaine, erano poi evasi dal carcere ed erano stati uccisi mentre resistevano all'arresto. Era stato reso noto che Coates, Jones e Fontaine prima di evadere avevano reso una piena confessione al procuratore distrettuale Ellis Loew e il caso era stato considerato definitivamente risolto. Quattro anni e dieci mesi più tardi, un detenuto a San Quentin, Otis John Shortell, si era fatto avanti sostenendo che i tre giovani erano innocenti. Shortell aveva detto di essere stato in compagnia di Coates, Jones e Fontaine mentre i tre erano impegnati nel rapimento e nello stupro di una giovane donna, esattamente alla stessa ora dell'irruzione armata al Nite Owl. La testimonianza, verificata mediante un test con la macchina della verità, aveva dato origine a un movimento d'opinione per la riapertura del caso. Altro clamore aveva suscitato la notizia dell'uccisione, il 25 febbraio, di Peter e Baxter Engleking. I due fratelli, già condannati per traffico di stupefacenti, avevano prestato testimonianza nel corso dell'inchiesta del '53, affermando che il delitto era collegato con varie attività criminali, tra cui il traffico di materiale pornografico. L'omicidio Engleking è tuttora insoluto. Per citare le parole del tenente Eugene Hatcher, dell'ufficio dello sceriffo della contea di Mann: "Non c'è il minimo indizio. Ma non ci siamo ancora rassegnati". Il caso Nite Owl comunque è stato riaperto e ha effettivamente rivelato un legame con il traffico di materiale pornografico. Il 27 marzo è stato ucciso a colpi di arma da fuoco nella sua casa di Brentwood il ricco imprenditore Pierce Morehouse Patchett e due giorni dopo la polizia ha abbattuto in uno scontro a fuoco Abraham Teitlebaum, 47 anni, e Lee Peter Vachss, 44, presunti colpevoli della sua uccisione. Nello stesso giorno ha avuto luogo l'infame "Massacro delle uniformi di tela blu": tra i criminali caduti c'era anche Burt Arthur "Deuce" Perkins, cantante di nightclub in rapporti con la malavita. Si dà per certo, oggi, che Teitlebaum, Vachss e Perkins fossero i killer del Nite Owl. Come ha dichiarato il capitano Dudley Smith, della polizia di Los Angeles, "il massacro era parte di un piano infernale per distribuire materiale pornografico avvilente e altamente distruttivo. Teitlebaum, Vachss e Perkins avevano l'obiettivo di eliminare Delbert Cathcart, detto 'Duke', un operatore indipendente dello stesso ramo, e contemporaneamente di inserirsi nel racket diretto da Pierce Patchett. Per un'ironia della sorte, ad essere ucciso fu invece Dean Van Gel-
der, un ex detenuto che impersonava Cathcart ed era sul luogo in sua vece. Il caso Nite Owl sarà ricordato come una testimonianza dei crudeli capricci del fato: sono felice che sia stato risolto una volta per tutte." L'allora capitano Edmund Exley, da poco promosso ispettore, cui viene accreditata la nuova soluzione del caso, ha smentito le voci secondo cui un complice degli assassini sarebbe stato ucciso inopinatamente mentre era sul punto d'essere arrestato. "È insensato" ha detto Exley. "Ho sottoposto un resoconto dettagliato al tribunale della contea e ho prestato personalmente testimonianza su tutti i particolari. Le mie conclusioni sono state accettate. Il caso è chiuso." A caro prezzo. Il responsabile dell'ufficio investigativo della polizia, Thad Green, che è sul punto di lasciare l'incarico per assumere il comando del corpo delle guardie di frontiera degli Stati Uniti, ha dichiarato: "Quanto a pure spese materiali, e al numero di ore-uomo investigate, il caso Nite Owl non ha eguali. È stato uno di quei casi che si presentano solo una volta in tutta una vita e il prezzo pagato per chiarirlo è stato alto, molto alto". Estratto dal Mirror-News di Los Angeles, 15 aprile LE DIMISSIONI DI LOEW: FERMENTO NEI CIRCOLI LEGALI Sono in molti a chiederselo e a fare delle ipotesi, negli ambienti legali della California meridionale: per quale motivo ha lasciato la carica il procuratore distrettuale di Los Angeles, Ellis Loew, che ha annunciato ieri le sue dimissioni, ponendo fine a una brillante carriera politica? Loew, 49 anni, ha dato la notizia nel corso della consueta conferenza stampa settimanale, adducendo come motivazione un esaurimento nervoso e il desiderio di ritornare alla professione privata. Per i suoi collaboratori più stretti è stato un gesto inatteso e del tutto imprevedibile. L'intera Procura è in preda allo sbalordimento: Ellis Loew sembrava soddisfatto, in forma e in perfetta salute. Il responsabile delle indagini criminali, Robert Gallaudet, ha dichiarato a chi scrive: "Guardi, sono molto stupito, e io non mi stupisco facilmente. Qual è il motivo che sta dietro la sua decisione? Non lo so, lo chieda a lui. E quando il Consiglio municipale dovrà nominare un ad interim, spero che scelga me". Dopo il primo momento di sconcerto, è stata la volta dei riconoscimenti.
Il capo del dipartimento di polizia di Los Angeles, William H. Parker, ha definito Loew, "un brillante e vigoroso nemico dei criminali" e il suo aiutante in capo, capitano Dudley Smith, ha detto: "Sentiremo la mancanza di Ellis. Era un grande amico della giustizia". Il governatore Knight e il sindaco Norris Poulson hanno inviato entrambi a Loew un telegramma in cui gli chiedono di riconsiderare la sua decisione. Quanto a Loew, si è rifiutato di fare dichiarazioni. Estratto dall'Herald-Express di Los Angeles, 19 aprile I SUICIDI DI DREAM-A-DREAMLAND: SGOMENTO E COSTERNAZIONE IN TUTTO IL MONDO Li hanno trovati insieme a Dream-a-Dreamland, provvisoriamente chiusa in segno di lutto per la morte di William Dieterling. Preston Exley, 64 anni, ex ufficiale della polizia di Los Angeles, magnate delle costruzioni, si era lanciato da poco nella politica; Inez Soto, 28, direttrice della pubblicità del complesso di divertimenti più famoso del mondo, nonché testimone chiave nel terribile caso del Nite Owl. E Raymond Dieterling, 66, il padre dell'animazione moderna, il genio che praticamente ha creato i cartoni animati come forma d'arte, l'uomo che ha costruito Dream-aDreamland come tributo al figlio tragicamente perduto. Il mondo e Los Angeles in particolare hanno espresso sgomento e costernazione. Sono stati trovati insieme la settimana scorsa sulla Grand Promenade di Dream-a-Dreamland. Non hanno lasciato un messaggio d'addio, ma il coroner della contea, Frederic Newbarr, ha escluso qualsiasi ipotesi che non sia quella del suicidio. Tutti e tre hanno ingerito una quantità letale di una rara droga antipsicotica. Espressioni di cordoglio hanno accolto la notizia: il presidente Eisenhower, il governatore Knight e il senatore William Knowland sono tra coloro che hanno fatto pervenire le loro condoglianze ai familiari dei tre. Exley e Dieterling lasciano una fortuna: il magnate delle costruzioni ha destinato in eredità la sua impresa a Arthur De Spain, da sempre il suo più stretto collaboratore, e la sua proprietà finanziaria, oltre diciassette milioni di dollari, a suo figlio Edmund, ispettore della polizia di Los Angeles. Dieterling ha lasciato le sue più che cospicue proprietà a un fondo fiduciario, perché siano divise e destinate, insieme ai profitti futuri di Dream-a-Dreamland, a varie organizzazioni benefiche per l'infanzia. E una volta esaurite le formalità legali e placatisi, almeno in parte, lo shock e
lo sgomento di tutti, hanno cominciato a serpeggiare le prime indiscrezioni sui motivi del loro gesto. Inez Soto era sentimentalmente legata al figlio di Preston Exley, Edmund, e recentemente si era mostrata molto abbattuta per la pubblicità relativa al suo coinvolgimento nel caso Nite Owl. Raymond Dieterling era sconvolto per il recente assassinio di suo figlio William. Preston Exley, invece, aveva celebrato da poco il suo più grande trionfo, il completamento del sistema delle superstrade della California meridionale, e aveva annunciato la sua candidatura a governatore. Un sondaggio condotto poco prima della sua morte lo indicava come il favorito alla nomina repubblicana. Non sembra che esistano motivi logici per cui potesse desiderare di togliersi la vita. Coloro che gli erano più vicini, Arthur De Spain e suo figlio Edmund, si sono rifiutati di fare dichiarazioni. Le lettere di simpatia e i tributi floreali inondano Dream-a-Dreamland e la casa di Preston Exley a Hancock Park. In tutto lo stato della California sono state esposte le bandiere a mezz'asta. Hollywood è in lutto per la morte di uno dei colossi del cinema. La parola "perché?" aleggia su milioni di labbra. Preston Exley e Ray Dieterling erano dei giganti. Inez Soto era una ragazza sfortunata e coraggiosa, che era diventata loro stretta collaboratrice ed amica. Prima di morire, tutti e tre hanno aggiunto una postilla al loro testamento, chiedendo d'essere sepolti in mare insieme. Il loro desiderio è stato esaudito ieri, senza cerimonie religiose e senza invitati. Il responsabile della sicurezza di Dream-a-Dreamland ha provveduto all'incombenza e non intende rivelare la posizione dove i corpi sono destinati a riposare. La parola "perché?" è destinata a non avere risposta. Anche il sindaco Norris Poulson non si spiega il perché. Ma ha espresso l'elogio funebre più adeguato: "È molto semplice. Questi due uomini sono stati il simbolo della realizzazione di una visione: quella di una Los Angeles vista come un posto d'incanto, in cui la vita quotidiana è al più alto livello possibile. Più che chiunque altro, Raymond Dieterling e Preston Exley hanno personificato i sogni grandi e buoni che hanno costruito la nostra città". Parte quinta Dopo che te ne sei andato 78
Ed in uniforme blu. Parker sorrise e gli appuntò le stelle d'oro sulle spalline. «Vicecapo Edmund Exley, responsabile dell'Ufficio investigativo, dipartimento di polizia di Los Angeles.» Applausi, flash. Ed strinse la mano di Parker e guardò i presenti. Politici, Thad Green, Dudley Smith. Lynn in fondo alla stanza. Altri applausi, strette di mano. Il sindaco Poulson, Gallaudet, Dudley. «Ragazzo, sei stato grande. Pregusto fin d'ora la gioia di essere ai tuoi ordini.» «Grazie, capitano. Sono certo che faremo grandi cose, insieme.» Dudley gli strizzò l'occhio. Il Consiglio municipale schierato. Parker condusse tutti al buffet. Lynn si fermò sulla porta. Ed le si avvicinò. Lynn disse: «Non posso crederci. Rinuncio a un pezzo grosso con diciassette milioni di dollari per un invalido con una pensione. L'Arizona, Ed. L'aria è buona per i pensionati e conosco bene il posto.» Era invecchiata nell'ultimo mese, ma era sempre bella. «Quando?» «Subito, prima di cambiare idea.» «Apri la tua borsetta.» «Perché?» «Non ti preoccupare.» Lynn aprì la borsetta. Ed vi fece cadere una busta di plastica. «Spendili in fretta, sono soldi sporchi.» «Quanto?» «Quanto basta per comperare tutta l'Arizona. Dov'è White?» «In macchina.» «Ti accompagno.» Lasciarono il party senza farsi notare e scesero da una scala secondaria. La Packard di Lynn era nello spazio riservato del comandante di turno, con un verbale sul parabrezza. Ed lo strappò e guardò sul sedile posteriore. Bud White. Le braccia appoggiate sulle ginocchia, il capo rasato e pieno di suture. Niente più stecche alle mani: sembravano piene di forza. Aveva dei punti alla bocca, che gli davano un'aria goffa. Lynn si fermò a una certa distanza. White cercò di sorridere e fece una smorfia. Ed disse: «Beccherò Dudley. Te lo giuro, lo beccherò.» White gli prese la mano e la strinse, finché tutti e due non fecero una smorfia di dolore. Ed disse: «Grazie per la spinta.»
Un sorriso, una risata: Bud c'era riuscito, nonostante i punti. Ed gli toccò la faccia: «Sei stato tu a farmi cambiare.» Rumori di festeggiamenti, al piano di sopra. Dudley Smith che rideva. Lynn disse: «Dobbiamo andare, adesso.» «Sono mai stato in corsa?» «A certi uomini tocca il mondo intero, a certi altri un'ex prostituta e un viaggio in Arizona. Tu sei tra i primi, ma, mio Dio, non ti invidio il sangue che hai sulla coscienza.» Ed le baciò le guance. Lynn salì in auto, alzò i finestrini. Bud appoggiò una mano sul vetro. Ed vi appoggiò contro la sua dall'altra parte: il suo palmo era la metà. L'auto si mosse. Ed si mosse anche lui, di corsa, palmo contro palmo. Una svolta nel traffico, un colpetto di clacson di saluto. Stelle d'oro. Solo con i suoi morti. FINE