Barbara McMahon
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Barbara McMahon
Vecchie Gelosie Wanted: Wife and Mother © 1995 Prima edizione Harmony Serie Jolly Maggio 1996 Seconda edizione Harmony Pack Aprile 2005
1 Silver Creek Station, 4 ottobre 1994 Gentile signorina Evans, so che l'avvocato di mia zia Edith l'ha già informata dei motivi della mia lettera. Come lui, ritengo che la migliore soluzione del nostro problema sia quella di contrarre matrimonio. Io non ero a conoscenza della clausola contenuta nelle ultime volontà di mia zia, e nemmeno che queste diverranno esecutive solo nel caso in cui noi non dovessimo sposarci entro un anno. Mi auguro che anche lei sia favorevole alla soluzione proposta, in modo da concludere la faccenda al più presto e nel migliore dei modi. Nel caso che l'avvocato non lo abbia fatto, la informo che Silver Creek Station si trova nell'entroterra australiano, dove io possiedo un ranch in cui allevo cavalli di razza e bestiame pregiato. La città più vicina, Boolong River, è a circa un'ora di automobile. Nelle sue lettere, mia zia nominava spesso la sua migliore amica, cioè sua nonna, Catherine Evans. Diceva anche che i ranch situati nelle zone più aride del Texas sono molto simili ai nostri. Perciò, per lei, nata e cresciuta in una grande tenuta, il nostro genere di vita non dovrebbe costituire una novità. Sei mesi fa sono morti tragicamente mio fratello e sua moglie. Da allora io mi sono preso cura della loro bambina che non ha ancora due anni. I nonni materni hanno fatto richiesta al tribunale dei minori di averne la custodia. Ma io preferirei che mia nipote rimanesse a Silver Creek, per essere sicuro che cresca sana e felice. Pertanto, desidererei concludere l'accordo con lei, non solo per ereditare la metà del cospicuo patrimonio di zia Barbara McMahon
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Edith, ma anche per assicurare una madre ad Amanda. L'amore non è un requisito indispensabile per noi, però lo è nei confronti della piccola. Data l'età, infatti, ha un disperato bisogno di cure e di affetto. In cambio dell'impegno e della lealtà nei confronti della mia famiglia, le garantisco, signorina Evans, rispetto e benessere per tutta la vita. Se è interessata a concludere l'accordo che le ho proposto, per favore, mi scriva. Mi occuperò io delle procedure legali necessarie. In fede, Nicholas Silverman. Io non sono affatto pronta, pensò Caroline Evans, provando un vago senso di panico. Scese la scaletta del piccolo aereo da turismo e si guardò intorno. In Australia era primavera inoltrata e il sole splendeva come un disco dorato in un cielo da cartolina sopra Boolong River. Che cosa ci faceva lì? Era impazzita? Ma ormai era troppo tardi per i ripensamenti. Strizzò gli occhi alla luce riflessa dalla pista. Dopo il grigiore autunnale del Texas, quella luminosità era abbagliante e Caroline tolse dalla borsa gli occhiali da sole. Sebbene avesse indossato un tailleur di lino, considerando che in Australia le stagioni sono invertite, era accaldata. Con dita nervose, si scostò dalla fronte una ciocca dei capelli che portava sciolti sulle spalle. Respirò a fondo e diede un'altra occhiata intorno, quasi a cercare una via di scampo in quel paesaggio brullo. Non aveva scelta, si disse. E avrebbe fatto meglio a considerare la faccenda sotto l'aspetto economico. In effetti, aveva un bisogno assoluto del denaro che Edith Silverman le aveva lasciato in eredità, per garantire le cure mediche a sua nonna. Seguendo gli altri passeggeri, si avviò verso il terminal, sperando che almeno lì ci fosse un po' d'ombra. Superato l'ingresso, si augurò che qualcuno fosse venuto a prenderla per accompagnarla a Silver Creek. Posò a terra il bagaglio a mano e si preparò ad aspettare qualche minuto prima di cercare un taxi. «Caroline Evans?» chiese una voce alle sue spalle. Lei si voltò e si trovò di fronte un uomo alto e bruno. I jeans e la camicia Barbara McMahon
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gli mettevano in risalto le spalle larghe e i fianchi stretti, mentre gli occhi grigi illuminavano un bel viso abbronzato. Aveva anche mani belle, forti e ben curate, notò Caroline, osservando quella che lui le tendeva. «Sono io» rispose, porgendogli la sua. In quel momento fu lieta di avere indossato il suo tailleur estivo più elegante, di essersi pettinata con cura e rinfrescata il trucco prima di scendere dall'aereo. La stretta di lui fu cordiale e le provocò uno strano brivido di piacere. «Nick Silverman» si presentò l'uomo. «Non ero certo che arrivassi con questo volo.» Caroline lo guardò, frastornata. Aveva il fascino un po' aspro degli uomini abituati a vivere a contatto con una natura selvaggia. La sua voce, bassa e profonda, aveva il caratteristico accento australiano. Era proprio Nick Silverman quello splendido esemplare maschile che trasudava fascino anche dal cappello da cowboy?, si chiese. Per scaramanzia, se lo era raffigurato come uno scapolone decisamente meno sexy. Adesso era chiaro, invece, che quando Edith Silverman aveva fatto visita agli Evans non aveva esagerato nel definire magnifico l'aspetto del nipote. «Ma io te lo avevo assicurato» replicò lei, provando uno strano senso di imbarazzo. Avrebbe voluto sfuggire al magnetismo del suo sguardo e soprattutto all'esame al quale anche lui la stava sottoponendo. Nemmeno nel periodo in cui era stata fidanzata con Stuart, si era sentita così conscia della propria femminilità. Non poteva sposare quell'uomo, si disse. Soprattutto considerando il fatto che il loro sarebbe stato solo un matrimonio di convenienza. Nick Silverman era parecchio più alto di lei e il suo fisico asciutto e atletico rivelava l'uomo d'azione. Portava la tesa del cappello un po' abbassata per difendersi dal riverbero del sole: ciononostante Caroline vide che continuava a studiarla. Una deliziosa sensazione di calore prese a crescere dentro di lei, rendendola felice di essere donna. E, per giunta, a detta dei suoi amici, molto carina. Aveva capelli biondi e occhi azzurri come i fiordalisi che coloravano i campi del Texas in primavera. Quelli di Nick Silverman, invece, avevano il colore della tempesta. «Non sei affatto come mi aspettavo» disse lui con franchezza. Sollevò il suo bagaglio a mano e le fece cenno di seguirlo. Caroline non osò chiedergli se il proprio aspetto costituiva per lui una Barbara McMahon
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delusione o una piacevole sorpresa. Lei era rimasta a sua volta stupita dalla prestanza della controparte con cui aveva stipulato un accordo legale. «In che senso?» riuscì a mormorare mentre ritiravano alla dogana le sue due valigie. «Per prima cosa, non mi aspettavo che fossi così bella.» Non aveva detto carina. Aveva detto proprio bella, pensò Caroline con uno strano tuffo al cuore. Quello che non riusciva a capire era come mai Nick Silverman avesse accettato di piegarsi alle ultime volontà di un'anziana zia e di sposare per procura una donna che non aveva mai visto né conosciuto. Da quanto poteva vedere, infatti, non avrebbe avuto alcuna difficoltà a trovare moglie. Anzi, era probabile che dovesse tenere a bada le ammiratrici. Da una frase che le aveva scritto nella sua ultima lettera, aveva intuito che il matrimonio non era la sua massima aspirazione. Forse gli piaceva cambiare spesso compagna. Uscirono dal terminal e si diressero verso un'area assolata dove lui aveva posteggiato una Land Rover. «Accomodati pure, mentre io carico i bagagli» le disse. I sedili di pelle del fuoristrada erano roventi e in quel momento Caroline rimpianse di non indossare un paio di jeans. Almeno quelli le avrebbero impedito di scottarsi le gambe. «C'è un locale in città dove servono ottime specialità. Potremmo andare lì e discutere con calma, prima di ripartire per Silver Creek» le propose Nick, mettendosi al volante. «D'accordo» acconsentì lei, grata per quel pensiero gentile. Durante il volo, la tensione le aveva impedito di mangiare e di dormire. Inoltre, il cambio di fusi orari contribuiva a farla sentire stanca. Mentre attraversavano Boolong River, Caroline osservò con curiosità le strade e i negozi. La via principale era larga e asfaltata, ma lo strato di polvere rossa che la ricopriva era così spesso da farla quasi sembrare un sentiero sterrato. Vide un emporio agricolo, un altro di ferramenta, un autosalone e un grande magazzino che occupava un intero isolato. Oltre la zona commerciale, si intravedevano i viali residenziali, costellati da villette bianche, con minuscoli giardini, come piccole oasi nel deserto. Tutto sommato, Boolong era un piccolo centro, molto simile a quello vicino al ranch in cui abitava la sua famiglia, considerò Caroline. Aveva cambiato nazione, ma non lo stile di vita. Quella riflessione, chissà perché, Barbara McMahon
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le infuse un po' di sicurezza. Anche l'aridità del suolo le risultava familiare. Ma dov'era il fiume che dava il nome alla città? Nick posteggiò il fuoristrada davanti a un locale sulla cui insegna era scritto Mattie's. Entrando, Caroline si accorse che doveva essere piuttosto frequentato. Anche in quel momento c'era solo un paio di tavoli liberi. Nick la condusse a quello d'angolo, dove avrebbero avuto un po' di privacy, e mentre attraversavano la sala fece parecchi cenni di saluto, ma non la presentò a nessuno. Una cameriera venne a prendere le ordinazioni e chiacchierò con Nick. Di nuovo, lui non si preoccupò di presentarla e Caroline si domandò se per caso non avesse cambiato idea riguardo al loro matrimonio. Lo guardò di sottecchi mentre consultava il menu, chiedendosi quante persone sapessero della strana situazione in cui si erano venuti a trovare grazie a Edith Silverman. «Cecily, portaci del pasticcio di carne, delle patatine e qualcosa di fresco da bere» disse Nick, senza nemmeno consultarla. Lei gli rivolse un'occhiata in tralice. Nick Silverman era sempre così sicuro di sé e dei gusti degli altri? La cameriera tornò poco dopo con le ordinazioni. Caroline fu grata del diversivo. Il silenzio fra lei e Nick cominciava a farla sentire a disagio. «Spero che tu abbia fatto un buon viaggio» cominciò finalmente lui, dopo che Cecily se ne fu andata. Caroline annuì. «Ti ringrazio per avermi mandato il biglietto.» Lui la guardò un attimo negli occhi. «Trovi strana anche tu questa situazione, vero?» «Be', sì... Io non sono sicura che...» «Che funzionerà» concluse Nick per lei. «Non ti nascondo che anch'io la penso come te, adesso che ti vedo e che sei qui. Eppure sei venuta per sposare un uomo che non conosci.» Di fronte a quella constatazione, Caroline si chiese come rispondere. Non si aspettava che lui avesse dei modi tanto diretti. Comunque, questo le facilitava il compito. Avrebbe ricambiato la sua sincerità con altrettanta franchezza. «Innanzitutto ho un valido motivo per cui mi occorre quella cifra di cui Barbara McMahon
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verrò in possesso sposandoti. E poi adoro i bambini» dichiarò. «Insomma, poteva andare peggio.» «Sono lieto di sapere che rappresento un destino migliore della morte» replicò Nick con una punta di ironia nella voce. Caroline arrossì. Non aveva avuto intenzione di offenderlo. «E poi... ehm, mi piace rendermi utile a qualcuno.» «E io e Amanda abbiamo bisogno di te» aggiunse Nick annuendo, come se avesse compreso le sue ragioni. «Così, non è solo il denaro che ti interessa?» le domandò. «No, sebbene debba ammettere onestamente che una somma del genere farebbe gola a chiunque.» Sorrise, un po' nervosa. «Prima hai detto di avere un buon motivo per volere quel denaro. Posso sapere qual è?» «Mia nonna è gravemente malata e con il lascito di tua zia potrò garantirle le migliori cure mediche.» «Questo spiega perché hai tanta fretta di sposarmi, anche se Edith ci ha concesso un anno per pensarci» osservò Nick. «Come ha preso tua nonna la tua partenza?» «Era un po' preoccupata e ha tentato di dissuadermi» ammise Caroline. «Ma poi si è lasciata convincere. È sicura che la sua amica Edith non può avere disposto le cose che per il meglio. E poi è contenta del fatto che farò da mamma ad Amanda. Mi ha chiesto di mandarle delle fotografie della bambina.» Sapeva che la nonna le sarebbe mancata. Era stata l'unico punto fermo della sua vita. «Prima di passare ai fatti, desidero che tu conosca esattamente come stanno le cose.» Gli occhi di Nick sembrarono volerle leggere fino in fondo all'anima. «A Silver Creek abitiamo io e mio nonno. Ti ho già scritto che da sei mesi Amanda vive con noi. E che i genitori di Tessa hanno intrapreso un'azione legale per ottenerne la custodia. Alex, nel suo testamento, ha nominato me tutore di sua figlia e sono più che lieto di esaudire questa sua volontà. Ma Amanda ha bisogno anche di una madre. Se non mi sposerò entro breve tempo, il tribunale concederà la custodia ai nonni materni.» Caroline annuì. Anche Nick, quindi, non voleva sposarsi solo per entrare in possesso dell'eredità di Edith. Aveva una ragione molto più valida. Era in gioco il benessere psicologico di una bambina. Alla luce di quei fatti, la prospettiva di un matrimonio fra loro le parve Barbara McMahon
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meno squallida. «Per questo motivo» soggiunse Nick con estrema franchezza, «non sto cercando una soluzione a breve scadenza. Se pensi di sposarmi, prendere i soldi e tornare nel Texas, scordatelo.» Caroline lo guardò negli occhi. In effetti, non aveva immaginato che la situazione fosse tanto complessa. Era evidente che lui voleva dare alla nipote il calore di una famiglia. E su questo era perfettamente d'accordo. Sapeva per esperienza quanto potesse sentirsi solo un bambino senza genitori. Trattenne il respiro, rendendosi conto che, se avesse accettato, avrebbe assunto un impegno che sarebbe durato per anni e nel quale avrebbe dovuto profondere energie fisiche e morali. Ma, in fondo, non era così per ogni matrimonio? La differenza stava solo nel fatto che la maggioranza dei coniugi, essendo innamorati l'uno dell'altro, non ci pensavano. «Nella tua ultima lettera sei stato molto chiaro su questo punto» mormorò. «Sono venuta per restare.» «Sul serio?» «Sì. E il baule con il resto dei miei abiti e degli oggetti personali che arriverà fra qualche giorno ne è la prova.» Sì, per l'affetto che nutriva per la nonna, aveva messo in gioco il suo avvenire. E non se ne pentiva affatto. Nick studiò un attimo la sua espressione. «Quando Alex e Tessa si sposarono, immaginavo che avrei potuto fare a meno di seguire il loro esempio. Pensavo che avrebbero avuto dei bambini, i futuri eredi del ranch. Ma l'incidente del loro aereo ha cambiato tutto. Amanda ha assolutamente bisogno di un padre e di una madre. Io le farò da padre e sono deciso a darle al più presto anche una madre.» «Farò del mio meglio» promise Caroline. «Sono abituata ad avere a che fare con i bambini. Sono insegnante elementare e per quattro anni mi sono occupata dell'istruzione dei figli dei dipendenti del nostro ranch.» «Nel caso di Amanda non si tratta ancora di impartirle delle nozioni scolastiche, ma di darle tutto l'affetto e l'attenzione di cui ha bisogno» puntualizzò Nick. «Per quanto riguarda il resto, sarà meglio che ti dica subito che non credo nell'amore. È solo una fantasia dei poeti. Per cui non fare conto su fiori o cenette al lume di candela» aggiunse, guardandola dritto negli occhi. «Il nostro sarà soltanto un accordo d'affari.» Lei annuì di nuovo. «Ti sei mai chiesto perché tua zia abbia messo quella clausola nel suo testamento?» non riuscì a fare a meno di Barbara McMahon
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domandargli. Da parte sua, infatti, era ancora stupita che Edith avesse deciso di concedere loro di entrare in possesso del suo patrimonio solo a condizione che si fossero sposati. «Zia Edith, da buona zitella romantica, ha sempre avuto la passione di combinare matrimoni. Persino dal Texas» rispose Nick, abbozzando un sorriso. «Da anni nelle sue lettere mi parlava della nipote della sua migliore amica. Perciò so molte cose di te. Che sei una ragazza senza grilli per la testa, che prima di fare l'insegnante hai lavorato per qualche mese come contabile a Dallas per l'Associazione Allevatori del Texas, che sei un'eccellente cuoca e...» Si interruppe, notando l'espressione accigliata di lei. «Questa poi!» esclamò Caroline, scuotendo il capo. «Non te la prendere. Edith si preoccupava molto delle vicende sentimentali dei membri della sua famiglia. Forse perché i matrimoni dei Silverman sono sempre durati poco. La mia bisnonna perse la vita dando alla luce il suo primo figlio. Mia nonna è morta giovane. Mia madre abbandonò mio padre quando io e Alex eravamo ancora bambini. E Tessa aveva già intenzione di lasciare Alex quando sono rimasti uccisi in quel dannato incidente aereo. Io vorrei rompere questa tradizione. Ritengo che l'amore non sia una base sicura per un'esistenza felice. Le forti motivazioni, invece, lo sono. E noi le abbiamo. Per cui mi auguro che il nostro matrimonio duri fino a quando uno di noi due se ne andrà all'altro mondo. Sono stato chiaro?» «Chiarissimo» mormorò Caroline. «E io cercherò di non darti alcun motivo per pentirti della scelta. Sei disposto a fare altrettanto?» «Sì» promise Nick. Il suo tono serio e solenne le provocò un brivido lungo la schiena. «Hai altre domande da farmi?» le chiese poi. «Per ora, no» gli rispose. «Bene. In questo caso, è inutile perdere tempo. Ci sposeremo oggi pomeriggio» dichiarò Nick. Caroline rimase senza fiato. Certo, aveva accettato di sposarlo, ma aveva immaginato che avrebbe avuto qualche giorno per prepararsi. A dire il vero, fino a poche settimane prima, aveva considerato il matrimonio come la peste. Ma il testamento di Edith le aveva fatto cambiare parere. Non poteva lasciarsi sfuggire l'opportunità di aiutare la nonna. Tuttavia, non pensava di venire trascinata davanti a un giudice di pace appena scesa Barbara McMahon
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dall'aereo. «Qualche problema?» domandò Nick, come se avesse intuito il senso di incertezza che l'aveva improvvisamente assalita. Possibile che quell'uomo riuscisse persino a leggerle nella mente? Caroline scosse il capo. Prese una patatina e la intinse nel ketchup, sperando di apparire sicura di sé. «Nessun problema. Sono rimasta solo un attimo sorpresa per il fatto che vuoi sposarti oggi. Hai già ricevuto i documenti che ti ho spedito?» Lui annuì. «Da Boolong River a Silver Creek c'è un'ora di viaggio e io ho già perso una giornata di lavoro. Conto di non tornare in città per un po'» le spiegò, mentre continuava a scrutarla con i suoi occhi grigi. Caroline desiderò che lui non la guardasse in quel modo. Soprattutto non le piacevano le sensazioni che suscitava in lei. «In... in effetti è una buona ragione per sposarsi oggi» ammise, accorgendosi con orrore di avere balbettato. Il loro matrimonio. Caroline diede un'occhiata al suo tailleur spiegazzato e all'abbigliamento sportivo di lui. Non si era aspettata una cerimonia in grande stile, ma almeno un po' di formalità... Pensò all'abito bianco che aveva in valigia. Doveva indossarlo? Meglio di no, altrimenti Nick avrebbe pensato che lei voleva rendere romantica la situazione. E aveva già espresso la sua opinione in merito. «Al ranch ho un'altra auto che sarai libera di usare. Non ti terrò prigioniera, Caroline, se è quello che ti preoccupa. Mi basta che tu garantisca un'assistenza costante ad Amanda e che non pretenda che ti accompagni qua e là, magari a Sydney o a Darwin. Io mando avanti un ranch, non ho tempo da perdere.» «A parte la breve parentesi di Dallas, io sono nata e cresciuta in un ranch e conosco benissimo il genere di vita che vi si conduce. Personalmente, non ne desidero un'altra. Quella mondana non mi interessa» gli assicurò. Era vero. Con Stuart era stata in qualche night club di Dallas, ma si era annoiata. Che cosa provava la gente a stare seduta a un tavolino bevendo champagne e ascoltando qualcuno cantare o suonare? Meglio guardare una videocassetta o gustarsi della buona musica stando sul divano di casa, o leggere a letto sorseggiando un bicchiere di latte tiepido. «Meglio così» affermò Nick. «Tessa, invece, continuava a tormentare Alex per convincerlo a trasferirsi a Sydney. Diceva che Silver Creek era Barbara McMahon
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un posto abbandonato da Dio e dagli uomini dove si annoiava a morte.» «Sembra che tu non lo consideri così» ribatté Caroline. «No, ma Tessa veniva da Sydney e preferiva l'animazione della grande città agli spazi selvaggi e incontaminati.» Avevano finito di pranzare. Nick pagò il conto e prese il cappello. «Andiamo?» Caroline avrebbe voluto fargli qualche altra domanda, ma ritenne di potere aspettare dopo che fossero stati sposati. Sposati! Respirò a fondo, con l'impressione che nel suo stomaco il pasticcio di carne si fosse trasformato in una pietra. Eppure aveva lasciato il Texas con quell'intenzione. Era assurdo avere dei ripensamenti. «Sono pronta» rispose con un filo di voce. Un'ora più tardi, Caroline sedette accanto a suo marito mentre lui guidava verso ovest. La cerimonia davanti al giudice di pace era stata rapida e semplice. Abbassò lo sguardo e fissò la fede d'oro che Nick le aveva infilato al dito, stupita che lui avesse pensato ad acquistarla e che fosse della misura esatta. Come aveva fatto a indovinare? Sebbene non si fosse aspettata di sposarsi in modo così poco formale e soprattutto così in fretta, aveva pronunciato la formula nuziale con sincerità, decisa a essere una buona moglie. Inoltre, adesso avrebbe potuto entrare in possesso dell'ingente cifra che Edith Silverman le aveva lasciato in eredità e garantire alla nonna le cure dei migliori specialisti. E forse la possibilità di una guarigione completa. Le doveva tanto, e quello era un modo per ripagarla di ciò che aveva fatto per lei. Alzò lo sguardo dalla fede nuziale e lo fissò sull'uomo che le sedeva accanto. Mio marito! D'ora in avanti la sua vita sarebbe stata molto diversa. Non solo perché dal Texas si era trasferita in Australia, ma perché come moglie e madre adesso avrebbe avuto delle responsabilità precise. Per Nick non era così, naturalmente. La sua vita sarebbe continuata come prima. Con il vantaggio che ora avrebbe avuto una donna che si occupava di Amanda e della casa e che sarebbe stato più libero di dedicarsi al ranch. Guardando fuori del finestrino l'immensa distesa d'erba che copriva la pianura e le colline basse, Caroline si chiese se aveva fatto la cosa giusta. Barbara McMahon
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Aveva abbandonato tutto per cominciare una nuova esistenza in Australia, accanto a un uomo che era un perfetto estraneo. Rabbrividì, stupita dall'intensa attrazione fisica che nonostante ciò provava nei suoi confronti. Nick Silverman era diverso dagli uomini che aveva conosciuto nel Texas. Sarebbe stata all'altezza del compito che lui le aveva proposto? O avrebbe rimpianto quel giorno e la decisione di sposarlo?
2 Caroline percepì che c'era una forte tensione fra lei e Nick. Non le era mai capitato di essere così consapevole della presenza di un uomo. Il viaggio per raggiungere Silver Creek le sembrò interminabile. Continuava a rivedere con gli occhi della mente l'attimo in cui il giudice di pace aveva detto a Nick che poteva baciare la sposa. I loro sguardi si erano fusi. Poi lui si era chinato e le aveva sfiorato le labbra con le sue. In quel momento le era parso di essere attraversata dalla corrente elettrica. Non si era aspettata una reazione simile. Che cosa sarebbe successo se lui l'avesse presa fra le braccia e baciata come fa un marito con la propria moglie e... Con uno sforzo di volontà, si impose di pensare ad altro. «Trovi che il paesaggio australiano sia molto diverso da quello del Texas?» le chiese Nick. «Come dici, scusa?» «Volevo sapere se vedi molta differenza fra qui e il Texas.» Caroline sorrise. «Mi sento praticamente a casa» disse, osservando i cespugli bassi e gli alberi di acacia che punteggiavano il paesaggio. «Anche la parte occidentale del Texas è arida e poco abitata.» «E Dallas com'è?» domandò Nick, svoltando. Si inoltrarono su una pista non asfaltata e Caroline immaginò che avrebbero lasciato dietro di loro una nuvola di polvere rossa. «Niente di speciale. Quando ci lavoravo, sognavo soltanto di tornare a vivere in campagna.» «Quei pali laggiù contrassegnano l'ingresso al Silver Creek Ranch» Barbara McMahon
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spiegò lui, indicandole due colonne di pietra dalle quali un filo spinato correva a perdita d'occhio. «Quanto è grande la proprietà?» si informò Caroline, curiosa. «Circa un migliaio di chilometri quadrati.» Lei si voltò di scatto. «Un migliaio di chilometri quadrati?» ripeté, stupefatta. «Ma è enorme! In Texas non ci sono proprietà così vaste.» «Anche nel Nuovo Galles del Sud in genere sono più piccole. Ma qui nel Territorio del Nord la prateria è arida e per sfamare grosse mandrie di bestiame occorrono pascoli molto vasti.» «Non ci sono zone più umide?» «Sì. Abbiamo alcuni pozzi artesiani vicino alle colline che ci forniscono acqua a sufficienza per abbeverare il bestiame e per l'uso domestico. Durante l'inverno, poi, raccogliamo l'acqua piovana in grandi cisterne, in modo da avere una riserva in caso di siccità.» «Quante persone lavorano al ranch?» «Oltre a me e a mio nonno, circa una trentina di uomini. Alcuni di loro hanno famiglia e vivono dislocati in fattorie più piccole lungo il perimetro del ranch, insieme alle mandrie. Altri si occupano delle piantagioni e dei cavalli. Fino a qualche anno fa, della conduzione del ranch si occupava mio nonno. Adesso sostiene di essere andato in pensione.» Nick abbozzò un sorriso. «In realtà, voleva una scusa per non doversi più occupare del bestiame e dell'amministrazione e dedicarsi ad altro. Ha l'hobby delle invenzioni.» «E i tuoi genitori?» «Non vedo mia madre da trent'anni, quando se ne andò da Silver Creek. Mio padre vive a Sydney e si occupa di trasporti navali.» L'espressione di Nick era rimasta indifferente, però, dal tono di voce, Caroline capì che era meglio non toccare quel tasto, così decise di cambiare argomento. «Per quante persone dovrò cucinare al ranch?» «Solo per i membri della famiglia. C'è un cuoco che prepara i pasti per i dipendenti in un locale apposito.» «Chi si è occupato di Amanda dal giorno in cui sono morti i suoi genitori?» «Mio nonno e la moglie di un mandriano, Maggie Taylor. Ma Amanda adesso ha imparato a camminare. Non sta ferma un attimo e Maggie ha già fin troppo da fare con i suoi figli» disse Nick, mentre imboccava il vialetto Barbara McMahon
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che conduceva alla casa. Caroline ricominciò a sentirsi tesa. Di lì a poco avrebbe conosciuto gli altri membri della famiglia Silverman e assunto il ruolo di moglie di Nick. Deglutì nervosamente. Adesso doveva semplicemente abituarsi all'idea che era una donna sposata. Quindi spostò la sua attenzione sulla casa, mentre si avvicinavano. «È più grande di quanto mi aspettassi» dichiarò. «Quattro persone lì dentro non rischiano certo di soffocare.» «È una vecchia ranch house, costruita per ospitare un clan numeroso. Anche se, in realtà, la mia famiglia non lo è mai stata: il mio bisnonno ebbe solo un figlio, come mio nonno. Mio padre ne ebbe due. Siamo abituati allo spazio.» «Dall'aspetto, non si direbbe tanto vecchia» commentò Caroline. «Pare molto ben tenuta.» Era un edificio a due piani, con la facciata bianca e una spaziosa veranda adorna di rampicanti. Ed era circondato da alberi che creavano zone d'ombra e facevano da schermo al vento. «E quelli?» chiese, indicando un gruppo di edifici piuttosto distanti dalla casa. «Granaio, rimessa per le macchine agricole, magazzino attrezzi, scuderie, fienile, alloggi per i dipendenti e locale mensa» elencò Nick, spegnendo il motore della Land Rover. «Benvenuta a casa, signora Silverman.» Signora Silverman! Lei sorrise, imbarazzata, distogliendo in fretta lo sguardo. «Vieni, entriamo» disse lui gentilmente, come se avesse intuito la sua trepidazione. Quella capacità di intuizione era davvero inaspettata, pensò Caroline. E molto gradita. Nick la precedette nel salone del pianterreno e Caroline notò con sorpresa che era in perfetto ordine. Si era aspettata che una casa abitata da due uomini e una bambina fosse un po' trasandata. «Maggie Taylor viene tutti i giorni a fare le pulizie» la informò Nick, come se le avesse letto di nuovo nel pensiero. Caroline annuì, notando però che l'arredamento, pur essendo di ottima fattura e ben tenuto, era ridotto all'essenziale: una grande libreria, completa di impianto stereo e televisore, piena di libri, riviste e ritratti di famiglia. Due divani e alcune poltrone stavano davanti a un enorme camino. Mancavano invece tende, tappeti, piante ornamentali, quadri che ravvivassero il locale. Barbara McMahon
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«Era ora che tornassi a casa. L'aereo era in ritardo?» chiese un uomo anziano, entrando in salotto. Quando vide Caroline, le rivolse un'occhiata di apprezzamento e poi si accigliò. Teneva in braccio una bambina minuta dai capelli color miele che attirò immediatamente l'attenzione di Caroline. La piccola indossava solo una maglietta e il pannolino, e le gambette e i piedini nudi erano sporchi come se avesse giocato con la terra. Fissò Caroline con i grandi occhi azzurri, appoggiando la testolina sulla spalla del bisnonno. «Nonno, questa è Caroline» la presentò Nick. «Ci siamo sposati oggi pomeriggio. Perciò abbiamo fatto tardi» aggiunse in tono neutro, ma con l'aria di chi si aspetta una reazione negativa. George guardò di nuovo Caroline e scosse il capo. «È troppo bella per restare in un posto come questo» dichiarò. «Dalle tempo un mese e ti pianterà in asso. Non riesco proprio a capire perché ti sei intestardito a sposare una yankee. Mia sorella Edith è sempre stata un po' pazza, e questa faccenda assurda lo conferma.» Istintivamente Caroline si avvicinò al marito, come a cercare protezione. «Assurda o no, Caroline adesso è mia moglie e ti prego di ricordarlo» replicò Nick in tono fermo. «Se ne andrà prima di un mese» insistette il vecchio. Doveva avere passato da un pezzo la settantina, ma era ancora alto quasi quanto il nipote. Anche i modi e la forza di carattere dovevano essere molto simili, pensò Caroline, osservandolo. «Lei non andrà da nessuna parte» precisò Nick. «Vedremo» si ostinò a dire George. «Benvenuta al Silver Creek Ranch, signora Silverman» borbottò. Spostò la bambina sull'altro braccio e tese la mano a Caroline. «Come forse avrai capito, io sono George Silverman, il nonno di Nick. Puoi chiamarmi anche tu così, se vuoi. Almeno, per tutto il tempo che resterai.» «Certo che ti chiamerà nonno. Adesso Caroline fa parte della famiglia» affermò Nick. Lei passò lo sguardo dall'uno all'altro. Guardando George, Caroline seppe come sarebbe stato Nick alla sua età. Ancora vigoroso, dritto come un fuso e orgoglioso, George Silverman era un duro. Uno di quelli che erano sopravvissuti alle mille difficoltà incontrate in un territorio selvaggio. Tuttavia, intuì in lui anche onestà e lealtà e sperò che non la stesse già condannando solo per il suo aspetto fisico. Barbara McMahon
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«E di sicuro questa è Amanda» disse, sorridendo alla bambina. George si rivolse alla piccina, mentre la sua espressione si addolciva. «Di' buongiorno alla signora, tesoro.» Era chiaro che adorava la nipotina. «Vuoi venire in braccio a me?» le domandò Caroline senza molta speranza. In fondo, era una sconosciuta per la piccola. Invece, Amanda tese fiduciosa le braccine e le si rannicchiò contro con un trasporto che la sorprese e la commosse. «Hai lo stesso colore di capelli di sua madre. Probabilmente gliela ricordi» commentò George. «Ti sporcherà i vestiti. Ha giocato con la terra fino a cinque minuti fa.» «Non ha importanza. I vestiti si lavano» replicò Caroline, accarezzando la testolina della bimba. I capelli erano morbidi come la seta e profumavano di sole. Mentre teneva stretta fra le braccia Amanda, qualcosa accadde dentro di lei. Tutti i dubbi e le incertezze sparirono. Aveva fatto bene a venire in Australia e a sposare Nick Silverman. Così avrebbe potuto fare da mamma ad Amanda. Lanciando un'occhiata in tralice al marito, si chiese se avrebbe potuto diventare anche una buona moglie. Nick la stava osservando e Caroline avvertì nuovamente la tensione fra di loro. «Ti accompagno in camera tua» le disse lui, prendendo i suoi bagagli. «Nonno, ti dispiace pensare tu alla cena per stasera?» «Niente affatto. Da' pure a Caroline un paio di giorni per ambientarsi» rispose. «Sai cucinare, vero?» chiese rivolto a lei. Caroline annuì e, tenendo sempre in braccio Amanda, seguì Nick lungo le scale. «Da questa parte» disse lui, facendole strada quando giunsero al piano superiore. Aprì una porta e posò le valigie accanto a un letto singolo. Lei diede una rapida occhiata alla stanza, luminosa e arredata semplicemente. Neanche in questa c'erano tende. E nemmeno una lampada sopra il comodino. «La camera di Amanda è qui accanto e subito dopo c'è quella del nonno. Ci sono tre bagni, le tre porte che hai visto sulla sinistra.» Nick si guardò intorno come se non entrasse in quella stanza da tempo. «Puoi aggiungere tutto quello che vuoi» dichiarò. «Mi basta solo una lampada per leggere alla sera» replicò lei. «Te ne porterò una più tardi. La cena è alle sette. Hai un paio d'ore per Barbara McMahon
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disfare i bagagli e riposare un po'. Se vuoi, da domani preparerai tu i pasti.» Prima di uscire, Nick fece una carezza ad Amanda e la bimba lo ricambiò con un sorriso. Quando lui fu uscito, Caroline fece sedere Amanda sul letto. «Vuoi stare qui, mentre apro le valigie?» le chiese sorridendo. La piccola annuì. «Bene. Dopo ti farò il bagnetto e poi giocheremo un po'.» Quando Caroline ebbe disfatto le valigie, fatto la doccia e il bagnetto ad Amanda, si sentì stanca. Aveva scoperto che la bambina disponeva di un guardaroba molto ridotto, così si limitò a cambiarle il pannolino e a infilarle un pigiamino di spugna. Quindi la pettinò. Affaticata dal cambiamento di fusi orari e dalla tensione della giornata, si sdraiò sul letto accanto ad Amanda. Questa si mise a giocherellare con dei dischetti colorati che le aveva portato dal Texas. Lei ne avrebbe approfittato per riposare un po', decise. Chiuse gli occhi e ascoltò dalla finestra aperta lo stormire delle foglie mosse dalla brezza della sera. Era un suono calmo, dolce, ipnotico... «Caroline?» Una mano la scosse gentilmente. Dita leggere le accarezzarono i capelli che aveva raccolto in due trecce. La voce che la chiamava era bassa e profonda. Quel tocco le provocò un brivido di piacere. Caroline aprì gli occhi. Non aveva sognato. Nick era chino su di lei e la stava fissando. «La cena è pronta» le annunciò. Doveva essersi fatto da poco la doccia perché aveva i capelli umidi. Di colpo desiderò passargli le dita fra quelle ciocche scure, per poter sfiorargli le spalle. «So... sono in ritardo?» balbettò, cercando di schiarirsi le idee, e soprattutto di dominare il flusso di quelle strane emozioni. «No, ma è ora di scendere. Poco fa sono venuto a prendere Amanda. Dormivate come due angioletti e ho aspettato fino all'ultimo a svegliarvi.» «Grazie» mormorò Caroline, alzandosi. Le sembrava strano essere in quella stanza sola con lui. In intimità. Eppure era del tutto naturale, dato che erano marito e moglie. «Arrivo subito.» Che cosa aveva di così speciale quell'uomo che la attraeva tanto? Anche Stuart aveva un aspetto sano e virile. Ma non le aveva mai suscitato delle sensazioni così intense. Evitò di guardarlo negli occhi, cercando di rammentare che fra loro c'era Barbara McMahon
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solo un rapporto d'affari. «Fa' pure, io ti aspetto» replicò Nick, lasciandola sola. Quando Caroline entrò in cucina poco dopo, George era seduto a tavola con a fianco Amanda nel seggiolone. Nick le fece cenno di sedersi di fianco a lui. Lei non fece obiezioni. Cenò tranquilla mentre i due uomini commentavano le vicende della giornata. George faceva le domande e Nick rispondeva. Ascoltandoli, lei si rese conto che, in fondo, la vita in un ranch era uguale sia nel Texas sia in Australia. Problemi di siccità, di marchiatura del bestiame, visite del veterinario, discussioni con i dipendenti. «Hai già disfatto le valigie?» le domandò Nick a un certo punto. Caroline annuì. «Ti ho portato la lampada, mentre dormivi.» «Non ci ho fatto caso. Comunque, grazie» gli rispose, abbozzando un sorriso. «Hai trovato tutto quello che ti serve?» le chiese George. «Sì, tranne i vestiti di Amanda.» «Ma se adesso lei è in pigiama» obiettò George, «significa che li hai trovati.» «Ho visto solo magliette e pigiami. Dov'è il resto?» «È diventata troppo grande per il guardaroba che le aveva preparato Tessa. Così le ho comprato un po' di magliette. Fa caldo in questa stagione.» «Una bambina non può girare sempre in pannolino e maglietta» si azzardò a dire Caroline. «Domani andrò in città a prenderle qualche abitino e delle tutine.» Non voleva offendere George, ma Amanda aveva bisogno di un guardaroba più fornito. «Forse avresti dovuto aspettare a sposarla, Nick» continuò George in tono ironico, rivolto al nipote. «Tua moglie è qui da meno di due ore e parla già di tornare in città. Che ti dicevo? Non durerà.» Caroline non riuscì a ignorare quel commento fatto come se lei non fosse presente. «Credevo mi avessi garantito che il nostro accordo sarebbe durato per sempre» proruppe, guardando Nick. «E così sarà» dichiarò lui con voce ferma. Adesso siamo sposati e lo rimarremo» soggiunse, fissando il nonno. «Illuso!» borbottò George. Barbara McMahon
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«Non accetto consigli su questo punto, nonno. Io e Caroline abbiamo concluso un accordo e abbiamo impegnato la nostra parola. Per cui siamo tenuti entrambi a mantenerla.» In quel momento la somiglianza di carattere fra i due uomini era più evidente che mai, pensò Caroline, dispiaciuta per essere la causa di quello scontro, ma lieta di non essere stata lei a provocarlo. «Invece dovresti ascoltare i consigli di chi è più vecchio di te» proseguì George. «Tua madre ha resistito cinque anni, Tessa meno di due. Quanto credi che resisterà lei? Ti ha sposato solo per quei maledetti soldi. Una volta che li avrà ottenuti, sparirà più veloce della luce.» «Ti suggerirei di non azzardare giudizi, nonno. Io e Caroline siamo perfettamente consapevoli e responsabili delle nostre azioni» replicò Nick freddamente. Caroline ammirò la pazienza di suo marito, e confusamente si chiese come sarebbe stato essere amata da lui. Senza dubbio era un uomo di forti passioni, che teneva a freno con un controllo ferreo. Sapeva anche amare in maniera appassionata? Deglutì, innervosita. Lei non credeva più nell'amore. Almeno, non in quello di un uomo. Stuart le aveva fatto troppo male e lei si era ripromessa di non concedere più a nessuno il suo cuore per non dover soffrire un'altra volta. O per non passare da un uomo all'altro come sua madre. «Tu non la conosci» lo accusò George. «Nemmeno tu mi conosci» si intromise Caroline, stanca di essere ignorata. «E nemmeno io conosco Nick, però mi fido di lui quando dice che il nostro matrimonio funzionerà. Che cosa ci manca? L'amore? Non so che farmene. È un'emozione sopravvalutata e poco durevole. Io lo so... Mia madre cambiava uomo continuamente e si è sposata sette volte. Le donne saranno incostanti, ma gli uomini non sono da meno. Ti dicono tante belle parole e poi ti abbandonano come se...» Si interruppe di colpo, rendendosi conto di avere detto troppo. Nick, infatti, la stava fissando con interesse e altrettanto faceva suo nonno. «Non è vero che l'amore non esiste» replicò George bruscamente. «Io e la mia Anna ci amavamo moltissimo e, quando lei è morta, non ho più voluto nessun'altra donna.» «Ma io non sono Anna, né la madre di Nick e nemmeno Tessa. Io sono Caroline, e resterò qui.» Tutte le cene sarebbero state così movimentate? O questa era un'eccezione per festeggiare il suo arrivo? Barbara McMahon
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«Vedremo» si limitò a rispondere George, ostinato. «Non lasciarti impressionare» le disse Nick quando suo nonno lasciò la stanza. «Lui soffre ancora per via di Alex.» Lei annuì, rammaricandosi che il suo arrivo avesse suscitato reazioni così animate. Tuttavia, era ancora decisa a fare del suo meglio per inserirsi senza scosse nella vita dei Silverman. Soprattutto avrebbe cercato di non lasciarsi scoraggiare dai modi rudi di George. Aveva promesso di stare con Nick per tutta la vita e avrebbe mantenuto la promessa. A costo di qualsiasi sacrificio. Nei due giorni che seguirono, Caroline esplorò la casa, badò ad Amanda e si diede da fare a preparare i pasti. Nick lavorava dalle sei del mattino alle sei di sera. Quando lui usciva di casa, le era più facile dimenticare la strana corrente che passava fra loro quando erano insieme. Però, quando si sedevano uno accanto all'altro a tavola o in salotto, era più difficile ignorarla. Per cercare di distrarsi da quella ossessione che era diventato Nick, Caroline progettò qualche innovazione per rendere la casa più accogliente. Tessa aveva trascurato quel compito o i segni del suo passaggio erano stati cancellati con cura? Comunque fosse, lei aveva intenzione di mettere almeno delle tende e dei quadri. Amanda la seguiva dappertutto e, quando Caroline cucinava, voleva anche lei qualche mestolo e pentolino per imitarla. Per non dare a George il pretesto per altri commenti ironici, Caroline aveva evitato di recarsi subito in città. Ma Amanda aveva urgente bisogno di vestiti, biancheria e giocattoli, e lei decise che il giorno seguente si sarebbe recata ai grandi magazzini di Boolong River. Per farlo avrebbe dovuto chiedere a Nick le chiavi dell'auto di cui le aveva parlato. Ma in quei due giorni lo aveva visto soltanto all'ora dei pasti, insieme a George. Dopo cena i due uomini si ritiravano nello studio per discutere di affari e ne uscivano quando lei era già andata a dormire da un pezzo. Per avere quindi un po' di privacy per fare la sua richiesta, quella sera Caroline aspettò che George si fosse ritirato in camera sua. Poi decise di entrare in azione.
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3 Caroline aspettò fino a quando non sentì Nick salire e chiudere la porta della sua stanza. Allora uscì in fretta dalla propria e andò a bussare a quella di Nick. Lui aprì quasi subito e la fissò con espressione sorpresa. Si stava preparando per andare a letto perché aveva la camicia sbottonata sul petto. «Caroline?» «Posso parlarti un attimo?» gli domandò, incerta. Forse non era stata una buona idea andare lì, si disse, distogliendo lo sguardo dal torace muscoloso e dalle spalle di lui. «Certamente.» Nick la prese per mano e si chiuse la porta alle spalle. Per un attimo lei si guardò intorno. Non aveva mai osato entrare in quella camera, nemmeno durante le sue esplorazioni. Ora vide che era arredata semplicemente come la sua e che le sole differenze consistevano in qualche oggetto personale e nel grande letto a due piazze. In una parete si apriva la porta del bagno personale. «Di che si tratta?» chiese Nick, tenendola sempre per mano. Le sue dita adesso le sfregavano dolcemente la pelle del polso, e Caroline non riuscì a reprimere un brivido di piacere. Presa dal panico, per un attimo non riuscì nemmeno a ricordare il motivo per cui era andata lì, pervasa com'era dalle deliziose sensazioni che il suo tocco le provocava. Nick la attirò più vicino e con l'altra mano le accarezzò una guancia mentre si chinava a sfiorarle le labbra con le sue. Come ipnotizzata, lei rimase immobile. Le labbra di Nick erano morbide e calde e il bacio che lui le diede fu lungo, profondo e dolcissimo. Caroline sentiva il cuore batterle all'impazzata, mentre tutto il suo essere desiderava di più, molto di più... Nessun uomo l'aveva mai baciata così. Nemmeno Stuart. Era questo il modo in cui baciavano i mariti? Non c'era da meravigliarsi, allora, che sua madre si fosse sposata sette volte. I baci di Stuart erano stati rapidi e maldestri. Quello di Nick era lungo e appassionato. «Non mi aspettavo che venissi» le sussurrò lui, stuzzicandole il lobo dell'orecchio. «Almeno, non così presto» aggiunse, posandole dei baci leggeri sulla fronte, sulle tempie, sulla gola. «Non... non mi aspettavi?» balbettò Caroline. Faceva fatica a connettere. Barbara McMahon
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Desiderava solo che lui la baciasse di nuovo. «Sì, per stare insieme tutta la notte.» Quelle parole la riportarono di colpo alla realtà. No, non era per quello che era venuta. Si scostò da lui, arretrando verso la porta. «Ti sbagli» disse. «Io non sono venuta qui per... Ti conosco solo da due giorni.» In effetti, non aveva mai pensato all'aspetto fisico della situazione. Grave errore, pensò. Trattenne il respiro, immaginandosi con Nick in quel grande letto, mentre lui la portava a sperimentare un piacere di cui aveva letto solo nei libri. «E poi il nostro è solo un rapporto d'affari.» L'espressione di lui cambiò in un istante. Da dolce e appassionato il suo sguardo divenne freddo e distante. «Ma questo non esclude anche quello naturale fra un uomo e una donna» replicò. «E l'amore?» ribatté Caroline, inspiegabilmente delusa da quelle parole. «Nessuno di noi due ci crede. C'è un accordo fra noi. Possiamo volere qualcosa di più?» «Molto di più!» proruppe Caroline. Maledizione, non si era aspettata di sentirsi così attratta da Nick Silverman! «Allora, per quale motivo sei venuta qui?» le domandò lui. «Per chiederti se domani posso andare in città a fare acquisti. Amanda ha bisogno di vestiti e vorrei anche comprare qualcosa per la casa.» «Non hai bisogno del mio permesso per andare in città. Sei mia moglie e mi fido di te» dichiarò Nick. Si avvicinò al cassettone, prese un mazzo di chiavi e glielo porse. «Sono quelle della Ford familiare. È tutta tua. Però, la prossima volta che vieni qui, preparati a restare» le disse in un tono che le provocò un altro brivido delizioso. Caroline farfugliò qualcosa che assomigliava a un ringraziamento. Mentre apriva la porta, lo sguardo di lui la percorse dalla testa ai piedi, come una languida carezza. «Sei una bellissima donna, Caroline. Un uomo dovrebbe essere un santo per non desiderare di averti nel suo letto... Io non lo sono. E visto il modo in cui hai risposto ai miei baci, ti avverto che non aspetterò molto a rendere la nostra unione un matrimonio effettivo.» Senza rispondere, lei uscì in fretta e si rifugiò in camera sua. Quella notte le ci volle parecchio per addormentarsi. Più volte rivisse istante per istante i baci che Nick le aveva dato. Se non altro aveva Barbara McMahon
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scoperto che l'attrazione fisica era reciproca. Un rapporto naturale fra un uomo e una donna, l'aveva definita lui. Era così che la considerava? Lei non avrebbe mai potuto concedersi a un uomo che non amava. Anche se non aveva più fiducia nell'amore. Il pomeriggio seguente, Caroline non riuscì a concentrare l'attenzione nemmeno sulla strada che stava percorrendo, anche se era la prima volta che doveva tenere la sinistra. In Australia, infatti, si guidava come in Inghilterra. Amanda era nel suo seggiolino, ben assicurato al sedile posteriore con le cinture di sicurezza, e canterellava. Per fortuna, c'erano poche automobili sulla statale che da Silver Creek portava a Boolong River. Caroline continuava a pensare a Nick, proprio come aveva fatto per buona parte della notte e della mattina. Non si era aspettata che il suo tocco e i suoi baci avessero su di lei un effetto così devastante. Soprattutto era stupita di avere risposto con tanta passione e trasporto a un uomo che conosceva appena. Batté le palpebre, cercando di allontanare quei pensieri, ma senza successo. Avrebbe voluto trascorrere più tempo con lui e sapere tutto di suo marito, in modo da compiacerlo e da farlo sentire sempre più legato a lei. Si stava forse innamorando di Nick Silverman? No!, negò. Non si sarebbe più lasciata coinvolgere dai sentimenti. Anche sua madre diceva sempre di essere innamorata del suo nuovo marito. E i suoi sette matrimoni erano falliti tutti. Poteva ammirare Nick, stimarlo e magari desiderarlo fisicamente. Ma non si sarebbe mai innamorata di lui. E non avrebbe più pensato ai suoi baci. Aveva una lunga lista di acquisti da fare in città. Sperava di sbrigarsi in fretta e di tornare a Silver Creek per mezzogiorno. A colazione non aveva parlato a George dei suoi progetti per la giornata. Lui non perdeva occasione di fare fosche previsioni circa la sua permanenza al ranch e di deplorare che Nick l'avesse sposata. Se lo faceva per convincerla ad andarsene, si sbagliava. Anzi, rafforzava i suoi propositi di rimanere. Le bastava che Nick prendesse sempre le sue difese, come aveva fatto la sera del suo arrivo. Rabbrividì, pensando alla dolcezza e alla passione con cui l'aveva Barbara McMahon
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baciata. Aveva pensato di amare Stuart e aveva accettato da lui baci e carezze. Ma non si era mai sentita vibrare come con Nick. E con Stuart non aveva desiderato un'unione più profonda, come invece sognava di fare con lui. Era sicura che la volesse. Se finora il loro matrimonio non era stato consumato era perché lei non aveva acconsentito. Però, se l'avesse baciata di nuovo, c'era il rischio che non sarebbe riuscita a resistergli. La cosa migliore era stargli lontana il più possibile, concluse. Il tetto metallico dell'emporio di Boolong River luccicava sotto il sole di primavera. Oltrepassando il ponte sul letto arido del fiume, Caroline cominciò a sentirsi nervosa. Non conosceva nessuno in città, a parte il giudice di pace che li aveva sposati e Cecily, la cameriera di mezza età che li aveva serviti da Mattie's. Ma Boolong River era una piccola comunità, e la notizia del loro matrimonio doveva essersi diffusa. Probabilmente ormai tutti sapevano che Nick Silverman aveva sposato una ragazza texana. Sapevano anche di che tipo di matrimonio si trattava? In quel momento, Caroline rimpianse di non avere discusso quei particolari con Nick prima di avventurarsi in città. Sentendosi insicura, rispose con prudenza alle domande delle commesse dell'emporio e del supermercato. Quelle dell'addetto all'ufficio postale furono più difficili da eludere, ma alla fine lei uscì dall'edificio con un pacco di lettere, fra le quali una di sua nonna. «La signora Silverman, suppongo» disse una voce maschile alle sue spalle. Caroline, che stava sistemando Amanda nel suo seggiolino, si voltò a guardarlo. L'uomo doveva avere circa l'età di Nick ed era alto quasi quanto lui. Indossava la divisa da poliziotto e le rivolse un sorriso amichevole. «Sì, sono io» ammise, già preoccupata. «Piacere di conoscerla. Mi chiamo Nate Wilson e sono un amico di Nick. Le do il benvenuto a Boolong River.» «Grazie» replicò Caroline, stringendo la mano che lui le porgeva. «Come fa a sapere chi sono, signor Wilson?» «Da queste parti le notizie volano. Che ne direbbe di bere un caffè insieme?» «Un'altra volta, magari» rispose lei, ammorbidendo il rifiuto con un sorriso. «Quando Amanda ha fame, non intende ragioni.» Barbara McMahon
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«La prossima volta che verrà in città, allora. Mi saluti Nick e gli dica che verrò presto a trovarvi.» Sulla strada del ritorno, Caroline pensò che aveva fatto bene ad acquistare tutto l'occorrente per preparare torte e biscotti. Non voleva farsi cogliere alla sprovvista nel caso che avessero ricevuto visite al ranch. Nick aveva spesso ospiti? C'erano troppe cose che non sapeva di lui e di ciò che si aspettava dal loro matrimonio... Amanda si era comportata molto bene e Caroline si rallegrò che la bambina fosse di buon carattere e facile da accudire. All'emporio le aveva comperato una bambola e dei cubetti per le costruzioni adatti alla sua età. Durante tutto il tragitto verso casa, la bimba giocò beata con quelli e bevve il suo succo di frutta. Nell'insieme, Caroline era soddisfatta della sua spedizione in città. George stava lavorando con il computer nello studio, quando lei entrò in casa. Gli porse la posta e lui la prese senza proferire parola. Mentre Caroline portava in casa le borse contenenti gli acquisti, si limitò a guardarla dalla finestra, senza offrirsi di aiutarla, con l'aria di controllare il suo andirivieni. Lei era troppo eccitata per fargli caso. Salì con Amanda al piano superiore e le parlò mentre sistemava i suoi vestitini nuovi nei cassetti dell'armadio. «Sarai molto carina con la tua nuova salopette gialla. Scommetto che a Nick e al nonno piacerai molto. Vieni qui, tesoro... Ecco, adesso puoi giocare anche con le costruzioni.» Mentre la bimba costruiva una torre, Caroline applicò al suo lettino il paracolpi che aveva acquistato, per evitare che battesse la testa contro le sbarre di legno, insieme alle tende per la cameretta. Le sarebbe piaciuto appenderle, ma per fissare la riioga le occorreva l'aiuto di Nick. Per un attimo immaginò loro due che lavoravano insieme imparando a conoscersi meglio. Comportandosi come tutte le coppie sposate. Come una vera famiglia. Bloccò il corso dei suoi pensieri e scese a sistemare i tappeti e i cuscini in salotto. Ormai era ora di preparare la cena, e lei ci teneva a essere sempre puntuale, per non offrire a George l'occasione di lamentarsi del suo operato. Prese per mano Amanda e si diresse in cucina. Barbara McMahon
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Alle sette in punto, la cena era pronta e gli uomini si sedettero a tavola. Sorridendo, Caroline pose il piatto di portata con il pollo arrosto davanti a George. A parte servì le verdure: patate, piselli e barbabietole. Spiò ansiosa le espressioni dei due uomini, cercando di capire se il cibo era di loro gradimento. Era un tipico pasto texano, ma da quando era arrivata a Silver Creek aveva servito solo piatti a base di carne di manzo. Avrebbero gradito il pollo?, si chiese. «Sei davvero un'ottima cuoca» commentò Nick, servendosi una seconda porzione di patate. «Grazie» mormorò Caroline, arrossendo per il piacere che quel complimento le aveva procurato. «Mi aspettavo che stasera avresti indossato un vestito nuovo» disse invece George, osservando i jeans e la maglietta che lei indossava. «Perché?» domandò Caroline un po' sorpresa. «Stasera è un'occasione speciale?» «No, ma sei stata in città.» Lei annuì, cauta, non sapendo a che cosa mirava quel discorso. Era stata a Boolong River per comprare dei vestiti ad Amanda e qualche arredo per la casa, non perché si annoiava al ranch. «Avresti dovuto vedere quante borse e scatole ha scaricato dalla macchina» continuò George, rivolto a Nick. «Se continua così, ci farà fare bancarotta in un mese.» «Non ho comprato dei vestiti per me, ma solo per Amanda» replicò Caroline. Possibile che nessuno avesse notato la nuova salopette che indossava? «Hai fatto almeno sei viaggi su e giù dalle scale» la accusò George. «Hai tenuto il conto, nonno?» gli domandò Nick un po' duramente. «Giovanotto, quando ti renderai conto che lei non appartiene a questo posto? Ti spremerà come una sanguisuga e poi ti pianterà in asso.» Caroline posò una mano sul braccio di Nick, anticipando la sua risposta. «Ho comprato dei vestiti ad Amanda e qualcosa per la casa. Ma ho usato la mia carta di credito.» «Questo non ha importanza!» tuonò George. «Cos'ha questa casa che non va? Non è abbastanza chic per te, milady?» «Questa ormai è la sua casa e può arredarla come vuole» intervenne Nick con decisione. «Se Caroline vuole fare dei cambiamenti, può farli.» «Questa non è casa sua. E nemmeno tua, ragazzo» ribatté George in tono Barbara McMahon
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di sfida. Nick lo guardò dritto negli occhi. «Non ho costruito io questa casa» ammise. «Ma ci abito e ora ci abita anche mia moglie. Se non ti va che stiamo qui, non hai che da dirlo. Ne costruirò un'altra, il più lontano possibile.» A quelle parole, seguì un silenzio mortale. Caroline trattenne il fiato, guardando dall'uno all'altro dei due uomini. Le spiaceva essere perenne motivo di contrasto fra loro. Infine, George scosse il capo. «No, non voglio che ve ne andiate.» «Allora, Caroline è libera di arredare la casa come vuole» stabilì Nick. «È mia moglie, nonno, e devi accettarlo. Non sopporterò altre interferenze o lamentele. Se non potremo vivere qui in buona armonia, ci trasferiremo. Ma Amanda verrà con noi.» A quelle parole, il cuore di Caroline cominciò a battere all'impazzata. Poteva darsi che fra lei e Nick ci fosse solo un accordo d'affari, ma lui l'aveva difesa come avrebbe fatto un uomo innamorato. Cominciava a credere che tenesse davvero a lei. Aveva preso le sue difese contro suo nonno! E si conoscevano solo da due giorni. Non lo avrebbe mai dimenticato, pensò con un vivo senso di gratitudine. «Non la mia camera e lo studio» disse George, ammettendo così la sua sconfitta. Caroline annuì e abbassò lo sguardo sul piatto per nascondere la gioia e il senso di trionfo che provava. Avrebbe fatto del suo meglio perché ci stessero bene tutti in quella casa. Avrebbe operato gradatamente, in modo che gli uomini non si sentissero a disagio. E solo la sua stanza e quella della bambina avrebbero avuto un'impronta più femminile. Il resto lo avrebbe reso più confortevole, mantenendo tuttavia quel tono essenziale così adatto a una ranch house. «Che cosa hai comprato per la casa, oggi?» si informò Nick. Lei glielo disse e gli illustrò anche i progetti per la cameretta di Amanda. «Posso fare tutto da sola, ma avrei bisogno del tuo aiuto per fissare la riioga alla parete» concluse in tono incerto. «Andrò a dare un'occhiata dopo cena» promise lui. «Quando avrete finito, verrò a vedere. In effetti, una bambina ha bisogno di un ambiente femminile» disse George, quasi volesse rimediare alle veementi parole pronunciate poco prima. Caroline gli fu grata per averci almeno provato. Non doveva essere Barbara McMahon
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facile per lui accettare che improvvisamente un'altra persona si occupasse della nipotina. Sperava solo che con il tempo sarebbero andati d'accordo. Quando la cena fu terminata, lei caricò la lavastoviglie, mentre George portava Amanda a vedere i cavalli e Nick prendeva gli attrezzi per fissare la riioga. Caroline lo precedette nella camera. «Nella confezione che ti hanno venduto ci sono già i ganci?» le chiese Nick, raggiungendola. Lei annuì. «Così mi ha detto il commesso all'emporio.» Guardandolo, il suo cuore accelerò i battiti. Nick aveva un'aria così virile in quell'ambiente che non faceva che aumentare l'attrazione che provava per lui. In piedi alle sue spalle, Caroline gli passava via via gli attrezzi, stando attenta a non sfiorarlo. «Mi piacciono i tappeti e i cuscini che hai comprato per il salotto» commentò Nick, mentre fissava alcune viti. «Sul serio?» «Sì. Questa casa aveva bisogno di un tocco femminile.» «È quello che penso anch'io» mormorò Caroline. «Poche cose, ma azzeccate.» Lui annuì, in segno di approvazione. Caroline notò che lavorava in maniera rapida e precisa. In pochi minuti la riioga fu fissata e le tende appese. «Mi piacciono» dichiarò Nick, osservando l'effetto finale. «Anche a me» convenne lei. «Volevo qualcosa che andasse bene fino a quando Amanda non avrà dieci o dodici anni. Poi deciderà da sola come arredare la sua stanza. Non sono troppo infantili, vero?» gli domandò, sfiorando i minuscoli disegni della stoffa. «No. Sono femminili» affermò lui, voltandosi a guardarla. Caroline trattenne il fiato. Sentì che un'ondata del calore ormai familiare la invadeva. Non riusciva a muoversi, non poteva distogliere lo sguardo da Nick. «Anche tu sei molto femminile» le sussurrò, mentre le sue dita le tracciavano una linea di fuoco lungo le guance e la gola, fino alla base del collo. Caroline rabbrividì di piacere. Il suo sguardo si focalizzò sulle labbra di Nick, chiedendosi se lui l'avrebbe baciata come la notte scorsa, provando un desiderio spasmodico di sentire ancora le sue braccia che la Barbara McMahon
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stringevano, il suo corpo possente stretto contro il proprio. «Grazie per avere preso le mie difese, stasera» bisbigliò, per cercare di spezzare quell'incantesimo. «Sei mia moglie, è naturale che lo faccia» rispose, prendendola per le spalle. «E poi pensavo veramente quello che ho detto. Se non possiamo essere felici qui, costruiremo una casa tutta nostra.» «Ma tuo nonno...» «Mio nonno soffre ancora per la perdita di Alex e questo a volte gli fa dire cose che non pensa veramente. Inoltre, ha paura per me.» «Paura per te?» «Sì, teme che possiamo essere infelici insieme e che il nostro matrimonio non duri a lungo. Io, invece, sono convinto del contrario» dichiarò, guardandola negli occhi. «Faccio sempre in modo di tenermi ciò che mi appartiene. Non ti lascerò fuggire, Caroline.» Lei scosse il capo. «Non ho nessuna ragione per volere qualcosa di diverso, Nick. Sono una donna sposata, adesso, e con delle responsabilità ben precise. Amanda, il vostro benessere, la casa...» «Riguardo a quest'ultima, hai carta bianca» dichiarò Nick. «Piuttosto, è vero che hai usato il tuo denaro per fare acquisti, oggi?» le chiese, attirandola a sé. «Sì, con i miei risparmi» gli confermò Caroline, cercando di ignorare la vicinanza di Nick. Nei punti in cui il suo corpo era a contatto con quello di lui le sembrava di essere percorsa dalla corrente elettrica. Nick si accigliò. «Scusami» disse. «Mi sono dimenticato di darti la mia carta di credito. Ma rimedierò subito. Ho un duplicato in uno dei cassetti della scrivania, giù nello studio.» «Non è necessario. Io...» Lui la zittì con un gesto. «Ti prego. Ormai sei mia moglie e perciò desidero che condividiamo ogni cosa.» «Come preferisci» concesse Caroline, lieta di quella prova di fiducia. Anche lei desiderava avere tutto in comune con Nick, pensò, mentre lui si chinava per baciarla. In quel momento, la porta si aprì di colpo. George si fermò sulla soglia, con Amanda in braccio, fissandoli con espressione curiosa. «Scusate» borbottò, osservando le mani del nipote che circondavano la vita di Caroline. «Avevo capito che dovevate appendere delle tende.» Barbara McMahon
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«Abbiamo finito» rispose Nick, lasciando andare sua moglie e chinandosi a recuperare gli attrezzi. «Deirdre ha telefonato poco fa per dire che vorrebbe venire a farci visita» lo informò George. «Deirdre Adams?» «Proprio lei» confermò il nonno senza alcun entusiasmo. «Vuole vedere Amanda e discutere alcuni particolari della causa di affidamento per conto dei suoi genitori. Immagino che abbia intenzione di ripartire portando Amanda a Sydney con sé.» «Dovrà passare prima sul mio cadavere» replicò Nick con decisione. «Ho già informato l'avvocato del mio matrimonio e lui mi ha assicurato che adesso non ci sono più ostacoli perché possa ottenere la custodia di Amanda. Gli ho detto anche di iniziare le pratiche di adozione.» «Chi è Deirdre Adams?» domandò Caroline. «La sorella di Tessa» le spiegò George. «E quindi la zia di Amanda. Dice che vuole venire qui per vedere sua nipote. Ma, secondo me, viene per te, Nick.» Lui si accigliò. «Ne dubito. Per me è acqua passata.» A quelle parole, Caroline avvertì un vago senso di allarme. «Acqua passata?» ripeté, fingendo di non capire. «Sì, all'epoca in cui Alex corteggiava Tessa, Deirdre si era messa in mente di sposare Nick» spiegò George. «Ma si sbagliava» tagliò corto lui. Sollevò da terra la cassetta degli attrezzi e uscì dalla stanza. Caroline non fece commenti. Quando Nick se ne fu andato, George la guardò. «Sarebbe stata la soluzione migliore» dichiarò. «Deirdre è la zia di Amanda, e Nick è suo zio. C'è un legame di sangue con entrambi e per la bambina sarebbe stato quasi come avere un altro padre e un'altra madre.» «Inoltre, Deirdre è australiana» aggiunse Caroline, come se parlasse a se stessa. Adesso cominciava a capire quali erano i motivi del risentimento di George verso di lei. Il vecchio annuì e se ne andò.
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Caroline rimase immobile, sgomenta per ciò che aveva appreso. Che cosa c'era veramente fra Nick e Deirdre? E inoltre era chiaro che George preferiva Deirdre a lei. Fino a due mesi prima, Nick era stato solo lo sconosciuto pronipote di un'amica di sua nonna. Adesso, per un capriccio di Edith Silverman, era diventato suo marito. Solo in quel momento si rese conto di quanto sperasse che la loro unione si rivelasse solida e duratura. Lei non aveva pronunciato alla leggera le promesse nuziali. E finora aveva ritenuto che anche per Nick fosse lo stesso. Non le aveva forse detto quella sera stessa che non l'avrebbe mai lasciata andare? Se Deirdre fosse venuta a Silver Creek, Nick si sarebbe accorto di avere commesso un errore sposando una donna senza amarla? Avrebbe pensato che sarebbe stato meglio se avesse preso per moglie la zia di Amanda? Caroline non osava rispondere a quelle domande. Poteva solo sperare che Deirdre cambiasse idea e rimanesse a Sydney. Nei giorni che seguirono, né Nick né George fecero più alcun accenno a Deirdre, e Caroline si sforzò di dimenticare le preoccupazioni applicando la nuova tappezzeria nella cameretta di Amanda. Forse si era agitata per nulla, concluse, stendendo anche il tappeto sul pavimento. Una mattina stava ordinando i volumi nella libreria, quando udì delle voci concitate provenire dall'esterno. Poi udì George che la chiamava. «Caroline? Dove sei? Vieni subito, presto!» Che cosa stava succedendo?, si chiese lei. E cosa ci faceva George al ranch a quell'ora? Era partito all'alba insieme a Nick e ad alcuni uomini per trasferire una mandria a Ellis Rock. Amanda stava ancora dormendo nel suo lettino, quindi non poteva trattarsi di lei. Uscì di corsa nel patio con il cuore in gola e vide Nick che stava smontando da cavallo. Aveva la camicia sporca di sangue, era senza cappello e pallido come un morto. George lo sosteneva, mentre uno dei mandriani si prendeva cura dei loro cavalli. «Nick è rimasto ferito» le spiegò. «Com'è successo?» chiese Caroline, raggiungendo Nick e offrendogli il suo aiuto per sostenerlo. «Sto bene» dichiarò lui, cercando di minimizzare e circondandole le spalle con il braccio che non era ferito. «Sono sceso a controllare uno dei Barbara McMahon
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ferri del mio cavallo e proprio in quel momento qualcosa ha spaventato la mandria che ha cambiato di colpo direzione.» «È una fortuna che non sia rimasto incornato da uno di quei dannati bovini» bofonchiò George, che non sembrava in gran forma neanche lui. Pareva invecchiato per lo spavento. «Vieni dentro e fammi vedere» replicò in fretta Caroline. Non era il momento di fare chiacchiere né piagnistei. Nick aveva bisogno di aiuto. Perciò si impose di mantenersi calma, anche se in realtà era più spaventata di George. «Credo che anche Ace sia rimasto ferito» mormorò Nick, riferendosi al suo cavallo. «Ti spiace controllare, nonno?» George lanciò un'occhiata a Caroline e, vedendo che Nick era in buone mani, disse: «D'accordo, ci penso io a lui». Caroline accompagnò Nick nel locale dov'era la cassetta del pronto soccorso e lo fece sedere. Poi, con dita tremanti, lo aiutò a togliersi la camicia. «Lascia stare... Posso fare da solo» protestò lui. «Mi laverò e poi mi metterò una benda.» «Sciocchezze. Ti aiuterò, invece. Sei mio marito, no? Il matrimonio è fatto per aiutarsi a vicenda» replicò Caroline e gli sfilò la camicia facendo attenzione al braccio ferito. «Suppongo di sì» mormorò Nick, cercando il suo sguardo. «Tu mi hai difesa contro tuo nonno, adesso ho io l'occasione di fare qualcosa per te. A scuola mi hanno insegnato le nozioni fondamentali di pronto soccorso» dichiarò, sperando che fossero sufficienti. La ferita era meglio di quanto avesse pensato. L'emorragia era quasi cessata. Probabilmente si sarebbe fermata anche prima, se Nick non fosse stato costretto a rientrare a casa a cavallo. I tagli e i graffi erano localizzati su un braccio solo, benché avesse lividi e abrasioni anche su una spalla e un taglio su una guancia. Caroline gli pulì le ferite e poi le cosparse di polvere disinfettante. «Sei stato investito dalla mandria in corsa?» gli domandò, mentre sceglieva bende e cerotti. Forse parlare l'avrebbe aiutata a distogliere la mente dagli strani pensieri che il torace nudo di lui le provocava. «Sì» confermò Nick. «Il bestiame ha cambiato di colpo direzione e io non sono riuscito a risalire a cavallo in tempo. Per fortuna, Ace è rimasto quasi fermo e mi ha fatto da scudo con il suo corpo. Altrimenti sarei stato Barbara McMahon
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travolto.» Caroline rabbrividì al pensiero del corpo alto e robusto di Nick colpito dalle corna e calpestato dagli zoccoli di centinaia di bovini. Avrebbe potuto rimanere ferito molto più gravemente. Forse anche ucciso. Restò un attimo immobile, chiedendosi che cosa avrebbe provato a perdere Nick per sempre. Le sembrava impossibile. «Sono solo dei graffi. E l'emorragia si è fermata. Non credo che avrò bisogno di un dottore» disse Nick. «Vedremo» replicò Caroline, cauta. «Se dovessero infettarsi...» «Sono sicuro che non succederà. Tu hai fatto un'ottima medicazione.» Lei abbozzò un sorriso di compiacimento e continuò a fasciargli il braccio, con delicatezza. «Fra un paio di giorni sarò come nuovo» celiò lui. «La tua camicia invece no» mormorò Caroline. La vicinanza di Nick agiva su di lei come un narcotico, e il fatto che lui in quel momento fosse bisognoso di attenzioni intensificava quella sensazione. «Ecco fatto» disse infine. Con una mossa rapida, Nick la costrinse a sedersi sulle sue ginocchia. «Grazie» mormorò, prima di coprirle le labbra con le sue. Caroline sospirò di piacere e chiuse gli occhi. Avrebbe voluto resistergli, ma non poteva. Le labbra di Nick si muovevano contro le sue, provocandole dei brividi deliziosi. Istintivamente gli circondò il collo con le braccia. «Nick, tutto bene?» chiese la voce di George dal corridoio. Caroline si ritrasse, e Nick sorrise osservando la sua espressione. Gli sembrava una bambina sorpresa a rubare i dolci. La baciò di nuovo, più rapidamente, prima di lasciarla andare. «Sì, nonno. Tutto bene» rispose. Caroline stava chiudendo la cassetta del pronto soccorso, quando George entrò nella stanza. Guardò il nipote e poi Caroline, la paura ancora evidente nella sua espressione. «Mi hai spaventato a morte, ragazzo» disse. «Lo so. Ma Ace è un buon amico. Mi è rimasto vicino e ha impedito che la mandria mi travolgesse.» Si alzò e fece qualche passo. «Mi metto una camicia e torniamo al lavoro.» «Toglitelo dalla testa, Silverman» intervenne Caroline, decisa. «Hai Barbara McMahon
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perduto parecchio sangue e sei piuttosto debole. Inoltre, devi tenere a riposo il braccio, se vuoi che le ferite si rimarginino. Per oggi te ne starai a letto e vedremo come ti sentirai domani prima di montare di nuovo in sella.» «Mi sento bene» cominciò Nick, «e non vedo perché...» «Fa' come ti dice lei» lo interruppe inaspettata mente George. «Sei pallido come un lenzuolo. E poi alle donne piace coccolare gli uomini di tanto in tanto. Goditela, finché puoi.» «Io non ho bisogno di essere coccolato per pochi graffi.» «Ne hai qualcuno in più di pochi» lo contraddisse suo nonno. «E hai perso parecchio sangue. Caroline ha ragione: hai bisogno di riposare. Non vorrai che ti venga la febbre, vero?» Nick sospirò, voltandosi verso la moglie. «E va bene. Coccolami» le disse con una punta di malizia nello sguardo. «Prima credo che dovresti andare a letto» puntualizzò Caroline, cercando di ignorare la sua espressione sorniona. «Di bene in meglio» ribatté Nick, sorridendo. «Solo o in compagnia?» George fece una risatina e Caroline arrossì. Per fortuna, Amanda la chiamò proprio in quel momento. «Sbrigati a infilarti sotto le coperte, marito» disse Caroline per nascondere l'imbarazzo. «Più tardi, io e Amanda verremo a portarti una tazza di brodo» soggiunse e uscì in fretta dalla stanza. Più tardi, quando salì con una tazza di tè e dell'aspirina, lui era già a letto e la cosa in un certo senso la sorprese. Non si era aspettata che Nick seguisse davvero il suo consiglio. «Non avevo del brodo pronto e così ti ho portato del tè» disse, porgendogli le pastiglie. «Non ricordo di averlo ordinato, per cui non sono affatto deluso» la tranquillizzò Nick. Con un gesto gentile, si portò la mano di Caroline alle labbra e prese le aspirine direttamente dal suo palmo. Poi la costrinse a sedersi sul letto accanto a lui. Caroline fissò per un attimo il torace nudo di Nick che emergeva dalle lenzuola e deglutì nervosamente. «Io... ehm... nel Texas, quando sei malato, ti danno sempre del brodo di pollo.» «Sul serio?» le chiese lui, continuando a baciarle il palmo della mano e il polso. Barbara McMahon
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«Sì» sussurrò Caroline, gustando il piacere che le procuravano le labbra di lui. «Nick...» «Mmh...?» «Devo scendere a controllare Amanda» mormorò. «Sta bene. Non si sente.» «Appunto. Non vorrei che stesse combinando qualcosa» replicò, cercando senza troppa convinzione di liberare la mano. Ma Nick non sembrava intenzionato a lasciarla andare. «Se scendi, come potrai farmi le coccole che mi hai promesso?» le chiese, maliziosamente. «Che vuoi dire?» «Mi sembrava di aver capito che volessi giocare al dottore.» «Cre... credo di averci giocato anche fin troppo, oggi.» «Un'altra volta, allora.» «Spero proprio di no, Nick. Quando ti ho visto con quella camicia insanguinata, mi sono spaventata. E lo sono ancora un po'...» «Non esserlo, Caroline. Sto bene, credimi. Nel mio lavoro succede qualche incidente. Il nonno è pieno di cicatrici. Eppure ha quasi ottant'anni. Alex è morto in un incidente aereo, non qui.» «Avresti potuto morire anche tu, se il cavallo non fosse rimasto fermo.» «Be', adesso è inutile pensarci» disse Nick. «Sai, ho scoperto che mi piace avere una moglie» aggiunse, premendosi la sua mano contro il petto. Caroline la ritirò in fretta e si alzò. «Sarà meglio che ti riposi un po', mentre finisco di sistemare la libreria.» «Te ne vai già?» «È meglio» affermò lei, ponendosi a distanza di sicurezza. «Una ferita al braccio non mi ha messo fuori combattimento.» «Allora vorrà dire che scenderai a cena» rispose Caroline. Uscì dalla stanza e raggiunse in fretta il pianterreno, con la sensazione di essere scampata a un disastro. Ma la fuga non fu sufficiente a sopprimere l'eccitazione che provava pensando a Nick. Quando più tardi salì di sopra per chiedergli se gli occorreva qualcosa, lo trovò che dormiva profondamente. Rimase un istante a fissarlo, ringraziando il cielo che non fosse rimasto ferito più gravemente. Non sopportava l'idea di lui ferito... o peggio. All'ora di cena, Nick scese e si sedette a tavola con gli altri. Caroline gli diede una rapida occhiata. Le sembrava di nuovo in forma. Barbara McMahon
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Il pallore del mattino era scomparso. «Oggi pomeriggio sono salito per vedere come stavi, ma il dottor Caroline mi ha proibito di disturbarti» brontolò George in tono bonario. Nick sorrise e guardò Caroline mentre portava la cena in tavola. «Anche questo fa parte del programma coccole.» «Però hai davvero un aspetto migliore di stamattina» osservò il nonno. «Sì, mi sento meglio. Meno debole.» Quella sera, Caroline lo viziò anche a tavola, servendolo e assicurandosi che riuscisse a tagliare la carne e che avesse sotto mano tutto ciò di cui aveva bisogno. Terminata la cena, Nick si alzò. «Caroline, vieni con me, per favore. Vorrei farti vedere il mio cavallo. Nonno, ti spiace badare ad Amanda?» «Non c'è problema» gli assicurò George. Caroline fu sorpresa da quell'invito. Nick aprì la porta di servizio e lei lo precedette sotto il cielo infuocato dal tramonto. Attraversarono il cortile ed entrarono nelle scuderie. Li accolse un odore di fieno e di cavalli. Caroline inspirò a fondo e sorrise. Era identico a quello del ranch dei suoi. Se avesse chiuso gli occhi, le sarebbe sembrato di essere ancora nel Texas, pensò con un pizzico di nostalgia. Nick si fermò vicino a uno dei box e accarezzò il muso del suo cavallo. L'animale nitrì. «Buono, Ace. Fatti dare un'occhiata.» «È rimasto ferito anche lui?» domandò Caroline, osservando il corpo robusto del baio. «Sì, qualche taglio. Il nonno lo ha già medicato. Ma non lo monterò fino a quando non sarò sicuro che è perfettamente guarito... Sei stato in gamba, oggi, Ace» aggiunse sottovoce, dandogli qualche buffetto sul collo. «Ti ha salvato la vita, vero?» sussurrò Caroline, provando gratitudine per quel cavallo così ben addestrato. Sicuramente avrebbe perso Nick, se si fosse imbizzarrito o fosse fuggito terrorizzato all'arrivo della mandria. «Vieni» disse Nick, prendendola per mano. «Volevo parlarti e non potevo farlo con il nonno presente.» Caroline annuì, ricordando quella volta che era andata nella sua camera per parlargli in privato e per poco non era finita nel suo letto. «Deirdre Adams ha espresso il desiderio di venire qui e io pensavo di accettare la sua richiesta» esordì Nick. «Voglio che veda che Amanda sta Barbara McMahon
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bene ed è ben accudita, in modo che lo riferisca ai suoi genitori. Deirdre è la zia di Amanda e non posso impedire a lei e ai nonni materni di vedere la bambina.» Caroline provò una stretta al cuore. Ricordava ciò che le aveva spiegato George, e cioè che fra Nick e Deirdre c'era stato del tenero, in passato. Era quella la ragione per cui lui desiderava che venisse al ranch? Che cosa sarebbe successo se Nick, rivedendola, si fosse accorto di amarla ancora? Avrebbe cambiato idea riguardo al loro accordo matrimoniale? Sarebbe stato facile chiedere e ottenere l'annullamento di quelle nozze non consumate. Ma, a quel punto, lei avrebbe potuto ottenere la parte di eredità di Edith che le serviva per curare sua nonna? E come avrebbe potuto lasciare Amanda? In quel momento si rese conto di quanto si fosse affezionata alla bambina. «Caroline?» Lei alzò lo sguardo, sforzandosi di sorridere. «Fa' come vuoi, Nick. Questa è casa tua.» «È casa nostra» precisò lui. «E buona parte dei doveri dell'ospitalità ricadranno su di te, dato che io lavoro fuori casa gran parte della giornata. Per cui sarai tu ad avere Deirdre sempre fra i piedi.» Fra i piedi? Di solito, un innamorato non si esprimeva così per descrivere la presenza della persona amata, pensò Caroline, sentendo rinascere un filo di speranza. «Quanto tempo resterà?» gli domandò. Lui alzò le spalle. «Non lo so. Meno di una settimana, spero.» «Che tipo è?» «La classica ragazza di buona famiglia. Viziata, sempre elegante, senza un capello fuori posto. Insomma, un'insopportabile snob» concluse Nick. Anche quella descrizione non aveva nulla di romantico, rifletté Caroline, soddisfatta. Forse sbagliava a preoccuparsi. «Deirdre lavora?» si informò. «Sì, strano ma vero» annuì Nick. «È titolare di una boutique vicino al Teatro dell'Opera di Sydney.» Alzò una mano e sciolse il nastro di seta che tratteneva i capelli di Caroline. I capelli biondi le caddero sulle spalle e lui li sfiorò dolcemente. Al suo tocco, Caroline trattenne il fiato. Come poteva concentrarsi su quella conversazione, mentre lui le accarezzava i capelli? Il cuore cominciò a batterle all'impazzata e il sangue a bruciarle nelle Barbara McMahon
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vene. «Io... sì, non credo di... avere molto in comune con Deirdre» riuscì appena a balbettare. «Spero di no» replicò Nick sottovoce. «Deirdre non è mai stata qui al ranch. Ci siamo visti solo qualche volta a Sydney. Lei ama la vita mondana, i night club e gli abiti firmati. Mi sembra invece che a te non interessino molto.» Caroline scosse il capo. «Dovrò organizzare una festa, quando lei arriverà?» gli chiese, come ipnotizzata dall'espressione dei suoi occhi grigi. «Una semplice grigliata. Inviteremo qualcuno dei nostri vicini e qualche amico.» «Oh, me ne sono dimenticata... L'altro giorno a Boolong River ho conosciuto uno dei tuoi amici. Un certo Nate Wilson.» L'espressione di Nick cambiò all'istante. «Nate Wilson?» ripeté in tono duro. Lei annuì, stupita per quel brusco cambiamento. «Sì, un tipo alto e magro, vestito da poliziotto. Diceva di essere un tuo amico.» «Come lo hai conosciuto?» «Stavo salendo in macchina, quando lui si è avvicinato e si è presentato. È stato molto gentile, Nick.» «Sta' alla larga da lui, Caroline.» «Perché? Non è un tuo amico?» «Lo era, una volta. Per cui ti consiglio di non frequentarlo.» «Ma per quale motivo, Nick? Voglio saperlo.» «Lui è...» Proprio in quel momento, nel silenzio del crepuscolo, si udì un grido seguito da un pianto infantile.
5 Caroline corse fuori dalla scuderia. Seguita da Nick, si diresse verso la casa, da dove le era sembrato che provenisse il grido. Amanda stava piangendo, le lacrime le scorrevano lungo le guance. Era in braccio a George, che cercava di calmarla. «Che è successo?» chiese Caroline. Vedendola, la bambina tese le Barbara McMahon
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braccia verso di lei. «Qualcosa l'ha punta» disse George, indicandole una zona arrossata sulla gamba della piccola. «Non piangere, tesoro. Fammi vedere» la invitò Caroline, portandola nel locale lavanderia. Le disinfettò la puntura e con pochi, abili movimenti estrasse un pungiglione di ape che era rimasto conficcato sotto la pelle e le applicò una pomata sulla zona dolente. Amanda continuò a piangere, mentre il gonfiore aumentava. «Speriamo che non sia allergica al veleno delle api» mormorò Caroline, osservando preoccupata la bambina. «Per precauzione sarà meglio darle uno sciroppo antistaminico» suggerì Nick. «Cerca di calmarla, mentre vado a prenderlo.» Quando tornò, fece bere alla piccola un cucchiaio di un liquido trasparente. La bambina aveva le palpebre gonfie e Caroline si chiese se quel fatto fosse dovuto al pianto o a una reazione allergica. «Abbiamo bisogno di una sedia a dondolo» disse, mentre si sedeva con la bimba in braccio su una sedia di cucina e la cullava dolcemente. «Un altro rimedio del Texas?» la stuzzicò Nick, sorridendo. «Quando da bambina mi facevo male, mia nonna si sedeva sulla sedia a dondolo e mi cullava finché non mi addormentavo.» «Un ottimo sistema. Anche a me piacerebbe ogni tanto schiacciare un pisolino su una sedia a dondolo» dichiarò George, sorprendendoli. «Bene!» esclamò Nick, ridendo. «Il primo di noi che andrà in città ne comprerà una all'emporio.» Diede un'occhiata ad Amanda e soggiunse: «Mi sembra che ora stia meglio». La bambina se ne stava tranquillamente rannicchiata fra le braccia di Caroline. «Sembra che la crisi sia passata» confermò lei. «Provo a portarla di sopra e a metterla a dormire.» «Se è passata, io me ne vado nello studio» borbottò George. «Se avete bisogno, chiamatemi» soggiunse, uscendo dalla stanza. «Anch'io ho qualche fantasia riguardo alle sedie a dondolo» dichiarò Nick, guardando Caroline negli occhi. La sua espressione le mozzò il fiato. «Mi spiace... Sei troppo grande per farti cullare, signor Silverman» ribatté, tentando di scherzare. «Forse. Ma non per cullare qualcun altro» replicò Nick, abbozzando un sorriso carico di sottintesi. Barbara McMahon
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«Anche con un braccio ferito?» «Soprattutto grazie a quello. Vedo che ti piace fare l'infermiera.» «Preferisco farne a meno. Voglio dire, due incidenti al giorno con il medico a un'ora di distanza sono già abbastanza.» In poco tempo, Nick e Amanda erano diventati tutta la sua vita e Caroline si chiese se non si stesse innamorando di suo marito. Lui aveva dichiarato che non voleva una donna innamorata accanto a sé. E poi lei avrebbe fatto bene a ricordare il tradimento di Stuart. Quello sarebbe bastato a calmare i suoi bollenti spiriti. Quando ridiscese al pianterreno dopo che Amanda si fu addormentata, trovò Nick in salotto. «Mentre eri di sopra, ho telefonato a Deirdre. Arriverà il prossimo fine settimana» le annunciò. «E quanto resterà?» «Ha parlato di tre o quattro giorni.» «E dove dormirà?» domandò Caroline, ricordando che non c'erano altre camere da letto arredate. Lui la fissò con espressione indecifrabile. «Nella tua stanza. E tu dormirai con me.» A quelle parole, Caroline provò un senso di sollievo. Inconsciamente aveva temuto che Nick offrisse a Deirdre quella soluzione. Ma poi afferrò il pieno significato di quella frase. «Non... non è necessario» balbettò. «Potrei dormire con Amanda e cedere a Deirdre la mia stanza.» «Preferisco la prima soluzione» replicò Nick. «È importante che Deirdre creda che il nostro è un matrimonio in piena regola. Non voglio che riporti al loro avvocato qualche particolare che possa compromettere per noi l'adozione di Amanda. Sapendo che siamo sposati, Deirdre si aspetterà che dormiamo insieme.» Quel discorso non faceva una grinza. Specialmente se volevano convincere Deirdre che Amanda stava bene con loro, si disse Caroline. Ma Nick desiderava davvero condividere con lei anche l'aspetto fisico del matrimonio o il suo comportamento era dettato solo dall'opportunismo? Eppure il bacio che le aveva dato qualche sera prima le faceva quasi credere che desiderasse una relazione più intima e intensa. A quell'idea, si sentì percorrere da un brivido di eccitazione. Nick si avvicinò, la prese fra le braccia e le sfiorò le labbra con le sue. Barbara McMahon
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«È ora che impari che sei mia per sempre» le sussurrò. Caroline chiuse gli occhi, per gustare meglio la vicinanza di Nick, il suo tocco, il calore del suo corpo, il suo respiro sulla pelle. L'idea di un'intimità fisica con lui non le ripugnava affatto. Erano marito e moglie, e avevano diritto a manifestare anche in quel modo la reciproca attrazione. Anche se il loro non era un matrimonio contratto per amore, ma un accordo d'affari. Nick sorrise, osservando le guance arrossate di lei, la sua espressione confusa e trepidante. «Sei vergine, Caroline?» le mormorò, accarezzandole la schiena. Lei annuì in maniera quasi impercettibile per paura che il fatto gli dispiacesse. Aprì gli occhi, preoccupata, e lo vide sorridere. «Devo sembrarti molto infantile» bisbigliò. «Invece, apprezzo molto questo particolare» le assicurò Nick. «Nel Texas gli uomini la pensano diversamente.» «Peggio per loro» disse lui. «Io sono di idee antiquate: preferisco essere il primo e l'unico per la mia donna.» La sua donna... Era così che la considerava? Aveva ragione. Niente al mondo valeva la gioia di darsi per la prima volta all'uomo che si amava. Perché così era. Lei amava Nick. Con un ardore e una passione di cui non avrebbe creduto di essere capace. «Preferisci aspettare a trasferirti in camera mia quando arriverà Deirdre o verrai stasera?» le domandò lui, sentendo il suo corpo morbido e cedevole contro il proprio. Per un attimo fu tentata di rispondergli che sarebbe andata subito. Non c'era alcun ostacolo a quel progetto. Sarebbe bastato dirgli di sì e avrebbero avuto tutta la notte per loro. Quel pensiero la spaventò. Si scostò da Nick, fissandolo inorridita. Lui non l'amava. Forse non l'avrebbe mai amata. La desiderava, certo. Ma le sarebbe bastato? Forse per un po' di tempo. E dopo? «No! Io... io preferisco aspettare» decise. «Come vuoi» acconsentì Nick. La lasciò andare e cominciò a salire le scale. Caroline rimase immobile a guardarlo mentre si allontanava, chiedendosi se avesse sbagliato a rimandare l'inevitabile. Dopo aver fatto un bagno tiepido, Caroline si sentì rilassata. Uscì dal bagno in vestaglia e fu sorpresa di trovare Nick accanto alla porta della sua Barbara McMahon
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stanza. Per un attimo, i loro sguardi si fusero. Caroline ricordò la prima volta che lo aveva visto, all'aeroporto. Adesso era senza cappello, ma l'espressione era la stessa. Un'espressione che aveva il potere di turbarla profondamente. «Hai bisogno di qualcosa?» gli chiese sottovoce, stringendosi al petto la vestaglia. «Volevo ringraziarti per il modo con cui oggi ti sei presa cura di me e di Amanda.» La sua voce profonda era morbida come il velluto, pensò Caroline. Il taglio sulla guancia gli dava un'aria libertina che accendeva ancora di più l'attrazione che provava per lui. «Non c'è di che» rispose. «Ti fa male il braccio?» «Non molto, per fortuna.» «Vuoi che ti cambi la fasciatura?» Lui scosse il capo, prendendole fra le dita una ciocca di capelli. «Non adesso» mormorò. «Ti ho aspettata per dirti che sono fiero di te. Quando mi hai visto ferito, non ti sei lasciata prendere dal panico. Hai reagito bene e in fretta.» Adesso il suo tono era dolcissimo e Caroline fu inebriata dal piacere che quelle parole di apprezzamento suscitavano in lei. «Sogni d'oro, Caroline.» «Buonanotte, Nick.» Dopo che lui si fu allontanato, lei chiuse la porta della sua stanza e vi si appoggiò contro. Anche quella notte fece molta fatica ad addormentarsi. Mentre i giorni passavano, Caroline si accorse che l'intesa fra lei e Nick si faceva sempre più profonda. Lui sembrava rendersene conto e non perdeva occasione per starle vicino. Si tratteneva a parlare con lei, la abbracciava e la baciava prima di uscire al mattino e quando rientrava alla sera. Bastava la sua presenza a farla sentire donna come mai prima di allora. Eppure Nick non l'aveva più invitata a condividere quell'intimità che spettava loro di diritto. «Ti rendi conto che siamo sposati già da quindici giorni?» gli disse una sera, mentre erano seduti da soli in veranda. Lui annuì, guardandola negli occhi. «Però ci conosciamo poco... Voglio dire, non molto di più di quel giorno Barbara McMahon
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all'aeroporto» soggiunse Caroline. «Abbiamo tutto il tempo che vogliamo per imparare a conoscerci» replicò Nick. «Un po' di mistero non guasta. Rende la situazione più interessante.» «È vero. Ciò non toglie che vorrei sapere ogni cosa di te.» «Anch'io» ribatté Nick, abbozzando un sorriso. Erano seduti sul dondolo e lui le aveva messo un braccio intorno alle spalle. «D'accordo» mormorò Caroline. «Comincia tu.» «Sono nato e cresciuto a Silver Creek. Mio padre viveva ancora qui quando io ero un ragazzino e pensavo che io e Alex gli saremmo succeduti nella conduzione del ranch. Ma, quando partii per frequentare l'università a Sydney, se ne andò anche lui.» «Perché? Non gli piaceva vivere qui?» «Era sempre in contrasto con il nonno. Inoltre, sono convinto che una parte del suo cuore se ne sia andato con Helen.» «Helen?» «Mia madre. Io avevo quattro anni quando lei lo abbandonò e Alex solo due. Da allora, papà vive a Sydney: si occupa di commercio marittimo. Adesso va più d'accordo con il nonno. È stato lui a presentare Tessa ad Alex. Gli Adams, i genitori di Tessa, sono suoi amici.» «In effetti, mi ero chiesta dove si fossero conosciuti» disse Caroline. «Per mesi, Alex ha trascurato il suo lavoro al ranch trascorrendo settimane intere a Sydney» continuò Nick in tono di disapprovazione. «Tessa non è mai venuta a Silver Creek prima del matrimonio e credeva che vivere qui sarebbe stato come quando era fidanzata. Ma non è stato così. Il fidanzamento non è come il matrimonio. Le romanticherie finiscono e comincia la vita reale.» «Le mancava l'atmosfera romantica?» «Le mancava la vita di città. Alex avrebbe dovuto rendersi conto che non era adatta a questo genere di vita. Così cominciarono a litigare. Tessa voleva che Alex andasse a lavorare a Sydney. A lui, invece, piaceva il ranch, voleva lavorare qui. Erano innamorati e continuarono a stare insieme. Probabilmente stavano litigando anche il giorno che si schiantarono con il loro aereo da turismo. Alex aveva imparato a pilotare e lo aveva acquistato per portare più spesso Tessa a Sydney.» Nick tacque e Caroline sospirò. «A volte l'amore invece che la felicità procura sofferenze» disse. Barbara McMahon
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«Ti riferisci a tua madre?» le domandò Nick. «Sì.» «Parlami di lei.» «Non c'è molto da dire. È morta cinque anni fa» sussurrò Caroline, cercando di ignorare il dolore che provava ogni volta che parlava di sua madre. «Rimasi al ranch con mio padre e i nonni quando lei se ne andò con un altro uomo. Si sposò altre sei volte. Fra mariti e amanti non aveva certo il tempo di occuparsi di una bambina. Anche lei, come Tessa, non riusciva ad adattarsi alla vita che si conduce in un ranch. Era molto bella e sognava di diventare un'attrice famosa. Insomma, viveva delle peggiori illusioni: amore e successo.» «È questo il motivo per cui non hai mai avuto una relazione con un uomo?» «Non so... Forse inconsciamente avevo paura di diventare come lei e così sono sempre stata timida con l'altro sesso» gli spiegò. A dire il vero, quella paura non l'aveva ancora abbandonata. Aveva creduto di amare Stuart e invece aveva sposato Nick. E ora si sentiva attratta da lui molto più di quanto lo era stata da Stuart. La settimana prossima si sarebbe innamorata di un altro uomo, come succedeva a sua madre? «Comunque, sono stata fidanzata una volta» confessò. «Ma?» «È finito tutto in niente.» «Come mai?» «Lui non era esattamente un modello di fedeltà. Sono stata fortunata a scoprirlo prima che ci sposassimo.» Tuttavia, Caroline sapeva che esistevano anche matrimoni felici. Le famose eccezioni che confermavano la regola. Perché il loro non poteva essere uno di questi? «Come si chiamava?» Caroline si voltò a guardarlo, cercando di distinguere il viso di lui nell'oscurità. Il tono di Nick era piuttosto brusco. «Stuart Williams. Era titolare di una piccola azienda commerciale a Dallas.» «Ne eri innamorata?» Adesso il suo tono era decisamente aspro, pensò Caroline. «Ho creduto di esserlo, ma, dopo essere stata delusa per la sua infedeltà, non mi ci è voluto molto a mettermi il cuore in pace. Così immagino si sia trattato solo di un'infatuazione.» Barbara McMahon
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«Quindi non sei mai stata innamorata.» «Forse non esiste nemmeno l'amore» concluse lei con amarezza, sperando di sbagliarsi. Sarebbe stato magnifico vivere un amore che durasse tutta la vita. Ma era un po' come desiderare la luna. «Anch'io sono stato fidanzato, qualche anno fa» le confessò Nick. «Lasciai Gina quando la trovai a letto con un altro uomo. Forse tu e io abbiamo in comune la sfortuna in amore.» Caroline annuì. «Ci sono persone, invece, che sono così fortunate...» «Non molte. L'unione dei miei, come quella dei tuoi, è stata un fallimento. E anche mio fratello...» «Insomma, è un miracolo se un matrimonio riesce a durare...» «Il nostro resisterà» dichiarò Nick con sicurezza. «Perché è basato su bisogni reciproci e non su emozioni passeggere.» Era vero, pensò Caroline, ma da parte sua qualcosa di più la legava ormai a Nick. Desiderava solo stare con lui, e durante il giorno non faceva che sognare il suo ritorno per ricevere i suoi baci, le sue attenzioni. Il poco tempo che avevano a disposizione per stare insieme non faceva che accrescere quel desiderio. «Se saremo entrambi leali, saremo molto felici insieme, Caroline. Senza tutti gli alti e bassi delle coppie che si dicono innamorate.» Lei annuì, delusa. Probabilmente era un'inguaribile romantica. Lui, però, era stato sincero fin dall'inizio. Non le aveva mai promesso amore, ma solo sicurezza economica e appoggio morale. Quando rientrarono in casa, Nick la baciò sulle labbra e poi raggiunse George nello studio. Caroline lo guardò allontanarsi, con un vago senso di rimpianto. Un po' di amore fra loro non avrebbe guastato, decise. Con un gesto nervoso, Caroline si pulì le mani nel grembiule, fermandosi davanti alla porta chiusa dello studio, incerta se entrare o meno. Si trovava a Silver Creek da oltre due settimane, tuttavia, dalla sera del suo arrivo, aveva evitato George il più possibile. Ora, però, non poteva più rimandare un colloquio con lui. Fece un respiro profondo e bussò alla porta. «Avanti» disse il nonno di Nick. «Posso parlarti un momento?» gli chiese Caroline. Barbara McMahon
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George annuì e alzò lo sguardo dal computer sul quale stava lavorando. Caroline chiuse la porta e si sedette davanti alla scrivania. «Fuori il rospo» la incoraggiò George con il solito tono burbero. «Te ne vuoi andare e non sai come dirlo a Nick?» «No, non me ne voglio andare. So che sei convinto che io non sono la moglie giusta per Nick, ma ti assicuro invece che farò di tutto per esserlo. Non sono una ragazza che pensa solo ai vestiti e ai divertimenti. Ho fatto un accordo con Nick e ho intenzione di rispettarlo. Comunque, non sono venuta a parlare di questo. Voglio solo sapere qual è il dolce che Nick preferisce.» George la fissò, un po' sorpreso. «Il suo dolce preferito?» «Sì. Dato che oggi è il suo compleanno, volevo fargli festa, stasera. Immagino che abbiate l'usanza di consegnarvi i regali a cena, visto che non lo avete fatto a colazione.» «Non facciamo mai festa ai compleanni» le rivelò George. «Non intendo fare molte cose. Solo un dolce e del roastbeef con patatine. So che questo è il piatto preferito di Nick.» «È molto più di quanto Nick abbia mai avuto per il suo compleanno.» Questa volta fu Caroline che lo fissò stupita. «Che significa?» «Esattamente quello che ho detto. Qui non abbiamo mai festeggiato un compleanno.» «Nemmeno quando Nick era un bambino?» Perfino sua madre, fra un marito e l'altro, si era sempre ricordata del suo compleanno, portandole regali e dolci. «Solo prima che sua madre se ne andasse. Ma sono passati più di trent'anni» disse George. «Be', questo mi conferma nel proposito di preparargli un dolce» replicò Caroline. «E vorrei che fosse quello che preferisce.» «Gli piace la ciambella al cioccolato» rispose nonno George, dopo qualche istante di riflessione. «Quando va a Boolong River, ne compra sempre una in pasticceria.» «Bene. Farò quella» stabilì Caroline, alzandosi. «Lo sai che Deirdre Adams arriva domani?» Lei annuì. Come poteva dimenticarlo? Quella visita la preoccupava molto. E sembrava preoccupare anche Nick. Aprì la porta, ma George la trattenne. «Nel pomeriggio andrò in città» le disse. «Ti comprerò quella sedia a Barbara McMahon
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dondolo di cui parlavamo l'altro giorno.» Caroline annuì, senza sapere che cosa rispondere. Era un'offerta di pace? «Grazie» mormorò. «Ti spiace comprare anche le candeline da mettere sulla torta di Nick?» «Affatto.» Per un istante, a Caroline parve di vedere un'espressione divertita nello sguardo di George. Ormai lo conosceva abbastanza per giudicare. Sì, era proprio un'espressione divertita.
6 Caroline tolse la ciambella dal forno e spalancò le finestre della cucina, per evitare che il delizioso profumo che vi aleggiava tradisse il suo segreto. Amanda, nel frattempo, si divertiva a ripulire con un cucchiaio la teglia in cui era stato sciolto il cioccolato. Aveva le guance e il naso impiastricciati. In un certo senso, Caroline era contenta che Nick non pranzasse a casa, quel giorno. Uno sguardo ad Amanda e avrebbe capito tutto. Per cena, Caroline invece dei soliti jeans e maglietta preferì indossare una gonna e una camicetta, si pettinò e truccò con cura. Quando si guardò allo specchio, fu soddisfatta del risultato finale. A cena tutti le parvero di buonumore, perfino George. «Ho qualcosa per te» disse Caroline, rivolta a Nick, prima di servire il dessert. George le lanciò un'occhiata di intesa, mentre Nick la fissò incuriosito. «Qualcosa di bello o di brutto?» le domandò Nick. «Giudicherai tu» rispose lei. Entrò nel ripostiglio dove aveva nascosto la torta e accese le candeline. Non ne aveva messe trentacinque, ma solo qualcuna in cerchio sul bordo, come simbolo. Quando furono tutte accese, sollevò con precauzione il piatto e rientrò in cucina. Alzando lo sguardo, notò l'espressione stupita di Nick alla vista del dolce e sorrise. Le pareva addirittura commosso. «Buon compleanno, Nick» gli disse. Alla vista della torta, Amanda emise dei gridolini di gioia. «Adesso esprimi un desiderio e poi soffia sulle candeline» aggiunse Caroline, posandogli il dolce davanti. Il suo cuore accelerò i battiti, Barbara McMahon
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notando il sorriso di lui. E lei fu felice di avere organizzato quel semplice festeggiamento. Nick spense le candeline e Amanda batté le manine felice. «Come facevi a sapere che oggi è il mio compleanno, Caroline?» le domandò Nick, mentre tagliava il dolce. «Ho visto la tua data di nascita quando abbiamo firmato il certificato di matrimonio» gli spiegò. Entrò di nuovo nel ripostiglio e ne uscì con una scatola avvolta in carta da regalo e adorna di una coccarda. «Anche questo è per te» gli disse timidamente. «Torno subito» annunciò George, alzandosi. Tornò poco dopo con due pacchetti in mano. «Ci sono altri regali» borbottò, rivolto al nipote. Nick guardò suo nonno e poi sua moglie con un'espressione strana. Caroline non aveva idea di quello che stesse provando, ma sentì una stretta al cuore pensando a tutti gli anni in cui nessuno si era ricordato del suo compleanno. Lui poteva essere un uomo forte, burbero, ma le attenzioni facevano sempre piacere. E lei gliene avrebbe riservate tante per compensarlo di quelle che gli erano mancate fin dall'infanzia. In quel momento, i loro sguardi si incontrarono e si fusero. Poi, Nick spostò il suo sull'abito che Caroline indossava. «Adesso capisco perché ti sei vestita in modo elegante» commentò sottovoce. Quell'esame le provocò un intenso turbamento e Caroline si affrettò a tagliare la torta per nasconderlo. Nick aprì per primi i regali che gli aveva dato il nonno. «Da parte mia e della piccola» disse George. Si trattava di una camicia di jeans e di una foto di Amanda in una cornice d'argento. Poi Nick aprì quello di Caroline. Nella scatola c'era una cintura di cuoio ornata di una fibbia d'argento in cui era impressa la stella del Texas. «E un pezzetto di Texas da parte mia» mormorò Caroline. Lui le sorrise e, cingendole la vita, la strinse forte a sé. «Grazie. È molto bella. L'hai portata dagli Stati Uniti?» «Sì. A dire il vero, l'avevo portata come regalo di nozze, ma dato che... allora non abbiamo avuto neanche il tempo di scambiarci i regali, l'ho tenuta in serbo per un'altra occasione.» Fu in quel momento che Nick si rese conto di quanto fosse stata fredda l'accoglienza che lui e il nonno avevano riservato a Caroline. «Maledizione» mormorò. «Credo di essermi comportato come un uomo delle caverne, quel giorno.» Barbara McMahon
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Caroline non poté non ricordare quanto fosse rimasta delusa dal fatto che Nick non le avesse dato nemmeno il tempo di indossare l'abito bianco che aveva portato in valigia. «Sciocchezze. Il nostro è un accordo d'affari, non una storia romantica» replicò in fretta. «La prima fetta di torta spetta al festeggiato... Il nonno mi ha detto che la ciambella al cioccolato è il tuo dolce preferito.» Nick annuì. «È squisita» dichiarò, dopo averla assaggiata. «Come tutto il resto. Tua moglie sa come prendere un uomo per la gola» commentò George. Quando più tardi Nick e Caroline rimasero soli, lui la prese per mano e l'attirò a sé. «Ho bisogno di parlarti» le disse. «In privato.» «C'è qualcosa che non va?» gli domandò Caroline, preoccupata, mentre salivano di sopra. «Niente affatto» rispose Nick, aprendo la porta della sua camera e richiudendola alle loro spalle. «Pensavo solo che non voglio aspettare domani sera a dividere il mio letto con te. Cominceremo stasera.» Chinò il capo e la baciò. Caroline si sentì invadere dal panico e nello stesso tempo da una marea di deliziose sensazioni. Chiuse gli occhi, abbandonandosi alle sue effusioni. Era stanca di lottare contro l'intensità della propria passione. Voleva toccarlo... Gli circondò il collo con le braccia e lo strinse a sé come se temesse di vederlo svanire. Lo sentì trattenere il respiro e poi nasconderle il viso fra i capelli. Caroline gli sfiorò le spalle e il torace. Non aveva mai toccato un uomo in quel modo, ma di colpo ogni timidezza era svanita, per lasciare il posto alla passione ardente che provava per Nick. «Finalmente sarai mia, per sempre» le mormorò lui, sollevandola da terra e adagiandola dolcemente sul letto. «Non avere paura, Caroline, non ti farò del male...» L'amore completo fu un'esperienza nuova per lei, ma Nick, con i suoi gesti teneri, seppe donarle tutta la magia e la gioia dell'unione coniugale. Quella notte ebbe l'impressione che l'universo intero si fosse dissolto. Esistevano solo lei e Nick, in un mondo tutto loro, fatto di baci, calore e passione. «Stai bene?» le chiese Nick, stringendola a sé. Barbara McMahon
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«Mmh...» mugolò Caroline, appoggiando la testa contro la sua spalla e provando una specie di beatitudine. «Grazie ancora per il dolce e per il regalo» le sussurrò lui, baciandole la gola. «Nessuno aveva mai fatto questo per me.» «E questo è il tuo modo di dire grazie?» lo stuzzicò Caroline, sorridendo. «Diciamo che lo considero un altro regalo per il mio compleanno. Mi piace essere sposato.» «Anche a me» sussurrò Caroline. Non avrebbe mai dimenticato quella notte nella quale aveva sperimentato un'intimità perfetta con l'uomo che amava. Chiuse gli occhi e, avvolta in quel bozzolo di calore e di pace, si addormentò. Qualche ora dopo, Caroline si svegliò provando un delizioso senso di indolenzimento in tutto il corpo. Sorrise soddisfatta, ripensando al modo in cui aveva trascorso parte della notte. Si voltò per cercare Nick, ma vide che era sola nel letto. Nick doveva essere già sceso. Un'occhiata all'orologio le disse che era ancora presto. Aveva tutto il tempo di farsi una doccia, vestirsi e preparare la colazione. Amanda dormiva ancora e Caroline sperò che continuasse a farlo finché gli uomini non se ne fossero andati. Scese in fretta le scale e, quando entrò in cucina, due paia d'occhi la fissarono. Nick aveva già preparato il caffè, perché nella stanza aleggiava un aroma delizioso. «Buongiorno» li salutò Caroline, arrossendo leggermente. Aveva l'impressione che il mondo intero sapesse che cosa avevano fatto lei e Nick durante la notte. Lo sguardo di George, tuttavia, rimase indecifrabile, mentre ricambiava il suo saluto. Caroline aprì il frigorifero alla ricerca delle uova. Nick le si avvicinò, le prese una mano e gliela baciò. «Dormito bene?» le chiese. Con un tuffo al cuore, lei notò che indossava la cintura che gli aveva regalato. «Sì, grazie» affermò, evitando il suo sguardo. Provava un inspiegabile senso di timidezza. I gesti abitudinari che compì per preparare la colazione la aiutarono a superarlo. Tuttavia, tirò un sospiro di sollievo quando la Barbara McMahon
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prima colazione fu terminata e gli uomini si alzarono da tavola. George uscì dalla stanza, mentre Nick indugiò ancora. «Tornerò verso mezzogiorno per andare a prendere Deirdre.» «Ti preparo il pranzo per quell'ora?» «Solo un paio di sandwich da portare via. Li mangerò lungo il tragitto.» Ebbe un momento di esitazione, come se avesse voluto aggiungere qualcosa d'altro. Poi le fece un cenno di saluto e uscì. Quando Amanda si svegliò, Caroline la vestì e le diede la solita razione di latte e cereali. Poi, mentre la bambina giocava, approfittò per trasferire i suoi abiti e oggetti personali nella camera matrimoniale. Nel grande armadio a parete non ebbe difficoltà a trovare spazio per i suoi vestiti. Quando mise la sua biancheria di pizzo accanto a quella di Nick, si chiese che cosa avrebbe pensato lui la mattina seguente aprendo il cassetto. Sorridendo, tornò nella camera singola che d'ora in avanti avrebbe occupato Deirdre. Cambiò le lenzuola, spolverò, passò l'aspirapolvere, diede aria all'ambiente. La stanza aveva un aspetto pulito e accogliente. Deirdre non avrebbe avuto nulla di cui lamentarsi, si disse. Quando Nick tornò a mezzogiorno, sperò che le chiedesse di accompagnarlo all'aeroporto a ricevere Deirdre, ma le sue speranze furono deluse. Caroline rimase sulla veranda con Amanda in braccio, a guardarlo mentre si allontanava. Notò che aveva preso la Ford e non la Land Rover. E che si era fatto la doccia e cambiato d'abito. Sospirò, per il senso di inquietudine che l'arrivo di Deirdre Adams le procurava. Chissà perché aveva il presentimento che i prossimi giorni non sarebbero stati facili per nessuno. Caroline era seduta sulla sedia a dondolo che le aveva regalato George, quando Nick tornò. All'udire il rombo del motore, Amanda alzò lo sguardo dalla bambola con cui stava giocando. Caroline la fece alzare da terra e le lisciò i capelli un po' scompigliati. Il vestitino a righe verdi e bianche non era proprio immacolato come quando glielo aveva infilato la mattina, ma era in ordine. Sorrise alla piccola e si domandò se la zia sarebbe stata affettuosa con lei. La donna che scese dalla Ford era alta e flessuosa. Indossava un paio di pantaloni crema che sembravano esserle stati cuciti addosso e il pullover di maglina blu elettrico le lasciava scoperta una spalla. I corti capelli castano Barbara McMahon
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rossicci avevano un taglio perfetto, e un trucco accurato dava risalto ai lineamenti regolari e i grandi occhi scuri. Dal modo in cui guardava Nick mentre lui prendeva le sue valigie dal bagagliaio, Caroline intuì subito che cosa era venuta a fare Deirdre. A mettere discordia, pensò con una fitta di gelosia. Nick fece le presentazioni, senza sembrare affatto conscio del fatto che Deirdre lo teneva possessivamente sottobraccio. «Pensavo che Nick scherzasse quando mi ha detto che si era sposato. Devo ammettere che è stata una notizia davvero inattesa» esordì Deirdre, scrutando Caroline dalla testa ai piedi. E a quanto pare, non gradita, disse Caroline fra sé. Deirdre la fissava come se non potesse credere che Nick avesse sposato una donna come lei. Nonostante ciò, sorrise, mostrandole la bambina. «E questa è Amanda! Santo cielo, com'è cresciuta!» esclamò Deirdre. «Quando è stata l'ultima volta che l'ho vista?» «Non lo ricordo con precisione» ammise Nick, con grande soddisfazione di Caroline. Evidentemente lui non aveva tenuto il conto dei giorni che erano passati dall'ultima volta che aveva incontrato Deirdre. «Adesso che ci penso, Alex e Tessa l'avevano portata a Sydney un paio di settimane prima dell'incidente.» Deirdre sorrise alla nipote. «Ciao, piccolina» cinguettò. Amanda sorrise alla nuova venuta e trotterellò verso di lei. Deirdre fece un passo indietro. «No, no, tesoro, i pantaloni della zia non si toccano...» Guardò Caroline e soggiunse: «La prenderò in braccio dopo che le avrai lavato le mani». Nick non fece commenti, ma richiamò l'attenzione della bambina e la prese in braccio, incurante del fatto che gli sfiorasse la camicia con le manine. La fece saltare in aria e lei rise divertita. Deirdre osservò la scena con aria compiaciuta. «Ti piacciono i bambini, vero, Nick?» «Sì, molto. Io e Caroline speriamo di averne degli altri.» Quella risposta inattesa lasciò Caroline a bocca aperta. Lui non aveva mai accennato a quel desiderio. E l'idea di una possibile maternità, dopo quella notte di passione, non l'aveva nemmeno sfiorata. Ma adesso la riempì di gioia. Nick voleva dei figli, e li voleva da lei. Non da Deirdre. Se Nick non l'amava, portare in grembo il suo bambino sarebbe stato come possedere una parte di lui che era esclusivamente sua. E che avrebbe Barbara McMahon
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amato con fiducia e abbandono. Deirdre non fece caso all'espressione sorpresa di Caroline. Si voltò verso Nick e gli rivolse un sorriso smagliante. «Non vedo l'ora di visitare il ranch. Tessa diceva che era immenso. Voglio vedere tutto!» «Non vestita in quel modo» osservò Nick. La prospettiva di farle da guida non lo entusiasmava affatto. Avrebbe preferito andarci con sua moglie, pensò, passandole la bambina. Quel giorno, Caroline indossava un paio di pantaloncini blu che le mettevano in risalto le gambe lunghe e ben fatte e un top di cotone che le modellava le forme generose del busto. Inoltre, a differenza di Deirdre, non sembrava avere alcun timore di prendere in braccio Amanda. «Non preoccuparti, ho portato degli altri vestiti» lo informò Deirdre allegramente. «Perfino dei jeans.» Caroline non si era aspettata di provare simpatia per Deirdre. Ma nemmeno di provare quell'assurda gelosia, notando il modo in cui guardava Nick, mentre lo seguiva lungo le scale. Deirdre aveva molti bagagli. Intendeva restare parecchio tempo a Silver Creek o aveva portato semplicemente un mucchio di abiti da sfoggiare a beneficio di Nick? E che fine aveva fatto il decantato affetto per la nipote? Non le aveva dato neanche un bacio e non le aveva nemmeno permesso di toccarla. Deirdre sembrava molto più interessata a Nick che ad Amanda, concluse Caroline. Ricordò che Nick le aveva detto che lui e Deirdre erano usciti qualche volta insieme all'epoca del fidanzamento di Alex e Tessa. Fino a che punto era giunta la loro relazione? Nick aveva baciato Deirdre come aveva baciato lei? Sperava proprio di no. Non riusciva a sopportare quel pensiero. «Che bella camera!» commentò Deirdre, mentre Nick posava i suoi bagagli nei pressi del cassettone. Caroline li aveva seguiti di sopra, con la scusa di lavare le mani ad Amanda, perché potesse poi abbracciare sua zia. Indugiò sulla soglia, osservando l'ospite che esaminava ogni particolare della stanza. «Davvero perfetta. Grazie, Nick» soggiunse Deirdre con un altro sorriso. «Ringrazia Caroline, piuttosto» ribatté lui. «È stata lei a rimodernarla.» Dato che Deirdre gli girava le spalle, non colse il lampo di rabbia che passò nello sguardo di sua cognata. «Se ti occorre qualcosa, non hai che da Barbara McMahon
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chiedere.» «Sono sicura che Caroline ha pensato a tutto. In caso contrario, chiederò a lei.» Anche se quelle parole in apparenza erano innocue, in sostanza non lo erano affatto. Caroline piantò in asso l'ospite, prima di cedere alla tentazione di rispondere a tono a quella sfida velata. Lavò le mani ad Amanda e si assicurò che nessun altro particolare le impedisse di venire a contatto con i vestiti della zia. Ma quando bussò alla porta della camera di Deirdre, nessuno rispose. Sorpresa, scese di sotto con la bambina e udì delle voci provenire dalla veranda. Deirdre stava tenendo banco. Caroline non avrebbe potuto definire altrimenti la situazione. Deirdre era seduta sulla sua sedia a dondolo, mentre Nick e George, di fronte a lei, stavano ridendo per qualcosa che aveva raccontato. Quell'intimità era naturale: si conoscevano da anni ed erano quasi parenti. Tuttavia, per un attimo, Caroline si sentì un'intrusa. «Oh, ecco qui la mia carissima nipotina!» esclamò Deirdre. «Vieni dalla zia, tesoro. Ti ho portato dei regali. Una bambola da parte dei nonni e un libro pieno di illustrazioni da parte mia» disse, prendendola finalmente in braccio. «Non riesco a credere che sia così cresciuta! E ha proprio un bell'aspetto» concluse, rivolta a Nick. «Avresti dovuto vederla prima che arrivasse Caroline» replicò lui. «Sembrava una piccola selvaggia.» Ignorando Caroline, che si trovava ancora in piedi, un po' discosta dal gruppo, Deirdre annuì. «Avrei dovuto venire prima» ammise in tono vellutato. «Non mi sono resa conto di quanto potesse essere difficile per te badare alla bambina. Avrei dovuto occuparmi subito di lei. Dopotutto è anche mia nipote. Avremmo dovuto condividere questa responsabilità, Nick.» «Tu hai il tuo lavoro a Sydney. Amanda sta bene qui» replicò lui. «Prendi una sedia» disse George rivolto a Caroline, che era rimasta in piedi. «No, grazie» mormorò lei, pensando che Nick non l'aveva invitata a unirsi a loro. «Vado in cucina a preparare la cena.» Quella sera cucinò delle verdure in agrodolce e un pasticcio di carne che Barbara McMahon
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le valsero i complimenti di Nick e George. Fu una specie di rivalsa nei confronti di Deirdre, che continuò a ignorarla per tutto il tempo della cena, rivolgendo la sua attenzione esclusivamente a Nick. Mentre Caroline serviva il dessert, si chiese come avrebbe fatto a sopportare Deirdre per altri cinque giorni. «Non vedo l'ora di visitare le scuderie, Nick» disse Deirdre, non appena ebbero finito di cenare. «Potremmo andarci subito?» «E Amanda? Non eri venuta per stare con lei?» non riuscì a trattenersi dal dire Caroline, prima che Nick avesse il tempo di replicare. L'idea di suo marito e Deirdre da soli nelle scuderie le provocava un orribile senso di gelosia. Lei stessa non aveva ancora visitato le scuderie e nemmeno il ranch. Come osava Nick mostrarli prima a un'ospite che a sua moglie? «Non hai detto che alla sera va a dormire presto?» ribatté Deirdre prontamente. «Quindi, questo è il momento adatto a esplorare. Starò con lei domattina, quando si sveglierà.» Era una risposta logica, tuttavia ebbe lo stesso il potere di irritare Caroline. Adesso, tutto dipendeva da Nick. Lui non sembrava molto entusiasta di quella prospettiva, comunque si alzò da tavola. «Andiamo» disse. Caroline si voltò per nascondere la sua espressione delusa. L'unico momento della giornata che lei e Nick potevano passare insieme era dopo cena. Naturalmente sapeva bene che non avrebbero potuto piantare in asso la loro ospite per stare da soli, ma la urtava il fatto che lui avrebbe dedicato tutto il suo tempo libero a Deirdre. Dopo che Amanda si fu addormentata, Caroline si sedette con George sulla veranda. Si impose di non contare i minuti che Nick e Deirdre passavano insieme. Ma la serata stava trascorrendo velocemente. E loro non erano ancora tornati.
7 Caroline si sedette sul letto matrimoniale, chiedendosi se non fossero state un sogno le meravigliose ore di passione che vi aveva trascorso la notte prima con Nick. Barbara McMahon
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Sospirò e spense la luce, chiedendosi dove fosse e che cosa stesse facendo in quel momento suo marito. Si era illusa che, dopo l'intimità che avevano condiviso, la loro relazione sarebbe stata più stabile e profonda. Ma Nick non era stato molto espansivo con lei quando si erano visti a mezzogiorno e tanto meno a cena. Possibile che il fatto che avessero rapporti coniugali non significasse niente per lui? Un fascio di luce dal corridoio filtrò nella stanza quando Nick aprì la porta. La richiuse senza far rumore e si avvicinò al letto. «Caroline?» sussurrò. «Sono ancora sveglia. Accendi pure la luce» rispose, felice che il marito fosse finalmente tornato. Si proibì però di guardare l'orologio per vedere che ore fossero e soprattutto quanto tempo fosse rimasto in compagnia di Deirdre. «Non c'è bisogno. Basta la luce della luna.» Caroline lo udì svestirsi e poi sentì il materasso piegarsi sotto il suo peso. La sua vicinanza la riempì di desiderio e dovette imporsi di non gettarsi nelle sue braccia come un naufrago. Nick, invece, non aveva certe remore e l'attirò contro di sé. «Ho sognato tutto il giorno questo momento» le sussurrò, accarezzandola. «Davvero?» mormorò Caroline. «Tu e Deirdre siete stati fuori tanto tempo...» «Voleva vedere tutto. Non è mai stata in un ranch.» «Nemmeno io sono mai stata in questo ranch. Avresti potuto portarmi con te.» «Se volevi venire, perché non lo hai detto?» «E Amanda?» «Per una sera se ne sarebbe occupato il nonno.» «Io... avevo paura di essere di troppo. Pensavo che tu e Deirdre voleste stare soli.» «Non immaginare cose che non esistono, Caroline. Se sono gentile con Deirdre, è soltanto perché è nostra ospite. Sei gelosa di lei?» «No!» si affrettò a negare Caroline. Ma come avrebbe potuto definire il sentimento di animosità che provava nei confronti di Deirdre? Barbara McMahon
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In quel momento, non ebbe voglia di rispondere a quella domanda. Nick era accanto a lei e, senza un minimo di esitazione, si lasciò attirare nello stesso vortice di passione della notte precedente. «Avete dei guai con la legge?» chiese Deirdre il pomeriggio seguente, mentre lei e Caroline erano sedute sulla veranda. Amanda stava facendo il suo sonnellino pomeridiano e loro si erano sedute per godere di un po' di fresco sotto il portico. Caroline alzò lo sguardo e osservò l'auto della polizia che si avvicinava, alzando una nuvola di polvere. Sorrise quando riconobbe Nate Wilson che scendeva dalla vettura. Un attimo dopo ricordò che Nick le aveva detto di stargli lontana. Ma, dato che era lì, non poteva certo chiudergli la porta in faccia. Inoltre, non era un amico di Nick? «Salve» lo salutò, scendendo i gradini per andargli incontro. Deirdre rimase seduta, osservando attenta la scena. «Avevo promesso di passare di qui» disse Nate, toccandosi la tesa del capello in segno di saluto. «E poi volevo vedere se ti stavi abituando alla vita qui in Australia.» Le tese un bouquet di rose gialle che emanavano un delicato profumo. «Oh, grazie, Nate... Sono bellissime! Adoro le rose! Sono i miei fiori preferiti!» esclamò Caroline. «Quando avrò finito di sistemare la casa, voglio piantarne parecchi cespugli qui intorno. Ma accomodati. Gradisci del tè o della limonata?» «Un bicchiere di limonata» accettò Nate. Era alto quanto Nick, anche se era di corporatura meno imponente. Caroline lo presentò a Deirdre e poi entrò in casa per mettere le rose nell'acqua e prendere la limonata. Quando tornò sulla veranda, Deirdre e Nate stavano parlando. Deirdre aspettò che Caroline servisse la bibita prima di rivolgersi di nuovo all'ospite. «Adesso ricordo perché il tuo nome mi è sembrato familiare. Eri un caro amico di mia sorella Tessa, vero?» Lui la guardò fisso. «Io invece ho capito subito che sei la sorella di Tessa. Le assomigli» replicò, senza darle una risposta precisa. «Deformazione professionale, sceriffo. Adesso, invece, vieni a trovare la moglie di Nick?» ribatté Deirdre con malizia. «Si tratta solo di una visita di cortesia» precisò Nate, guardando Deirdre Barbara McMahon
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dritto negli occhi. «Molto gentile da parte tua. Come saprai, è arrivata da poco in Australia e non ha molti amici.» «Lo so. E sono certo che presto ne avrà molti.» Caroline ebbe l'impressione che le sfuggisse qualcosa nella conversazione fra quei due, ma non riuscì a capire di che si trattasse. In un angolo della sua mente continuava a risuonare il consiglio di Nick di stare lontana da Nate. Ma lui aveva un'aria gentile, innocua. Di sicuro, non c'era niente di male nell'averlo fatto accomodare sulla veranda alla presenza di Deirdre, pensò. «Sei stata in città, di recente?» le chiese Nate. «No, ho molto da fare qui.» «Lo so, mi hanno detto che stai rimodernando la casa.» Caroline si chiese chi glielo avesse detto. Il vecchio George? Deirdre? «Esatto. Quello che manca un po' è il tocco femminile.» Si rivolse a Deirdre. «Mi stupisco che Tessa non abbia fatto nulla in proposito.» Deirdre alzò le spalle. «Mia sorella si sentiva un pesce fuor d'acqua qui al ranch e sollecitava di continuo suo marito a trasferirsi a Sydney.» «Sì, non era felice qui a Silver Creek» convenne Nate. «No. Tessa era una ragazza di città. Ma si innamorò di Alex, che invece adorava questo posto» proseguì Deirdre, alzando di nuovo le spalle. «Però i Silverman sono ricchi sfondati e penso che questo costituisse per lei gran parte del fascino di Alex.» «Ricchi sfondati?» ripeté Caroline. Deirdre la fissò con espressione ironica. «Non dirmi che Edith non ti ha detto... Oltre al ranch e al bestiame, sono azionisti di parecchie miniere d'oro e opali. Per non parlare della compagnia navale di cui è titolare Frank Silverman, il padre di Nick. È uno dei maggiori armatori di Sydney. Il loro patrimonio si calcola in milioni di dollari.» «No, non sapevo nulla di tutto questo» replicò Caroline asciutta, risentita nei confronti di Nick. Perché non le aveva detto nulla? Aveva così poca fiducia in sua moglie da nasconderle anche ciò che tutti sapevano? E come osava George accusarla di spendere troppo per rimodernare la casa, quando era così ricco? Dai primi giorni, infatti, si era fatta tanti scrupoli a usare la carta di credito che le aveva dato Nick. Adesso, invece, se doveva prestare fede alle parole di Deirdre, le somme che spendeva per la casa erano irrisorie in confronto al denaro di cui disponevano i Silverman. Barbara McMahon
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Proprio in quel momento, dall'interfono si udirono dei suoni che avvertivano che Amanda si era svegliata. Caroline si alzò, ma Deirdre la precedette. «Penso io a lei» le disse. «Tu rimani pure qui a fare compagnia al tuo amico» aggiunse, allontanandosi in fretta. «Non pensavo di trovare a Silver Creek qualcuno della famiglia di Tessa» confidò Nate a Caroline. «George mi ha detto che Nick sta cercando di ottenere la custodia legale di Amanda. Sai spiegarmi la ragione per cui Deirdre Adams è qui?» «Per fare visita a sua nipote. Nick è preoccupato che il giudice possa concedere la tutela di Amanda agli Adams. Però, finora Deirdre non ha fatto alcun accenno in proposito.» «Assomiglia a Tessa fisicamente, ma non nel carattere» mormorò Nate pensieroso. «Che tipo era Tessa?» gli domandò Caroline, incuriosita. «Qui in casa non ci sono sue fotografie. Ma spero che i nonni di Amanda ne abbiano, in modo che la bambina quando sarà più grande possa vedere com'era sua madre.» «Tessa aveva gli stessi capelli castani e gli occhi scuri di Deirdre. Ma un aspetto meno aggressivo. E idee romantiche sul matrimonio e sul tipo di vita che si conduce in un ranch. La realtà fu uno shock per lei.» Il tono di Nate era sommesso, quasi tenero. «Così se ne andò» osservò Caroline. «In un primo tempo cercò di convincere Alex a trasferirsi a Sydney per lavorare nella compagnia navale. Ma lui voleva stare a Silver Creek.» «Il suo lavoro era qui. E Tessa lo sapeva, quando lo ha sposato.» Nate annuì. «Suppongo che sperasse di cambiare Alex... Ma non sono venuto qui per parlare di persone che non hai nemmeno conosciuto. La prossima volta che verrai in città, berremo un caffè insieme e ti presenterò alle mogli di alcuni amici miei e di Nick.» «D'accordo» accettò Caroline, pensando però che avrebbe preferito che fosse suo marito a farlo. Avrebbe aspettato ad andare in città fino a quando lui avesse potuto accompagnarla. Ansiosa di cambiare argomento, soggiunse: «Quando Deirdre sarà ripartita, e avrò sistemato la casa, ho intenzione di allargare il giardino, in modo che Amanda abbia più spazio per giocare. Dove potrei trovare dei cespugli di rose?». «Alla floricoltura di Mamie Jorden.» Barbara McMahon
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«Dunque, è stata lei a darti il mazzo che mi hai portato?» Nate annuì. «Le ho detto che erano per una giovane signora che non aveva dimestichezza con il desolato entroterra australiano.» «Sono incantevoli e sono contenta di sapere che possono crescere anche qui. Non ne ero sicura. Ma su una cosa ti sbagli» rispose Caroline gentilmente. «Non trovo affatto che questa terra sia desolata. Ha una bellezza sua, speciale. E poi non dimenticare che sono nata e cresciuta in una zona del Texas più brulla di questa.» «Io ci sono abituato, ma ogni tanto ho bisogno di andare fino a Darwin. Lassù, a nord, c'è un verde lussureggiante, tropicale.» «Spero di andarci anch'io, una volta o l'altra» mormorò Caroline, pensando ai diversi luoghi dell'Australia che desiderava visitare. Nick si concedeva ogni tanto un breve periodo di ferie? Gli piaceva viaggiare? «Be', il dovere mi chiama» disse Nate, alzandosi. «Ricordati di passare a trovarmi, quando verrai a Boolong River.» Caroline rimase a fissare l'auto di ordinanza che si allontanava, chiedendosi perché Nate fosse venuto. Non certo solo per salutarla, dato che il ranch si trovava a un'ora di distanza dal centro abitato. Forse aveva saputo che era arrivata Deirdre e aveva voluto conoscerla? Oppure aveva sperato di vedere Nick? No, Nate non aveva chiesto di lui e non le era sembrato che Deirdre gli fosse molto simpatica. Mentre faceva queste riflessioni, Caroline prese il vassoio con i bicchieri vuoti e rientrò in casa. «Vi siete fatte compagnia tu e Amanda, oggi?» chiese Nick a Deirdre, quella sera a cena. «Sì. Abbiamo passato molto tempo insieme, vero, tesoro?» Deirdre sorrise alla nipotina e poi a Nick. «Sono sicura che Caroline è stata contenta che oggi pomeriggio ci fossi io a badare ad Amanda mentre lei intratteneva il suo amico.» Nick si volse verso sua moglie. «Quale amico, scusa?» «Veramente mi ha detto di essere un tuo amico» puntualizzò Caroline. «Si tratta di Nate Wilson.» «Lo eravamo, ma adesso non lo siamo più» dichiarò Nick con espressione cupa. «E preferirei che tu non lo frequentassi.» Nick si era già espresso in quel senso nei confronti di Nate e lei gliene aveva chiesto il motivo. Ma poi erano stati interrotti dal pianto di Amanda quando era stata punta da un'ape. «È venuto qui di sua iniziativa. Che cosa Barbara McMahon
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dovevo fare? Chiudergli la porta in faccia?» ribatté Caroline, seccata dal modo equivoco con cui Deirdre aveva presentato la cosa a Nick. Aveva voglia di torcerle il collo... Forse era meglio parlargli dei fiori, prima che lo facesse lei. «Mi ha portato un mazzo di rose, quelle che ho sistemato nell'ingresso. Mi spiace, Nick, ma...» «Oh, adesso ricordo! Ma certo, Nate Wilson!» esclamò Deirdre, interrompendola. «Nick, è l'uomo con cui era fuggita Tessa, vero?» Quelle parole furono seguite da un silenzio imbarazzato. Stupefatta, Caroline fissò Deirdre, che a sua volta stava fissando Nick con aria innocente. Poi il suo sguardo si spostò su George. Il vecchio teneva la mascella serrata, come se facesse fatica a contenere la rabbia che provava. L'espressione di Nick era molto simile alla sua. «Mi dispiace, io...» cominciò Caroline. «Non potevi saperlo» tagliò corto Nick. Lentamente la conversazione si spostò su altri argomenti, ma Caroline finì la cena in silenzio. Perché Nick o George non l'avevano messa al corrente di quel particolare? A dire il vero, Nick ci aveva provato, ma poi non aveva più ripreso l'argomento. Se Deirdre aveva voluto farla sentire un'estranea, o peggio ancora un'intrusa nella famiglia Silverman, ci era riuscita. Anzi, aveva cercato perfino di insinuare che fra lei e Nate ci fosse del tenero, pensò, ribollendo di rabbia. Per fortuna, Nick non sembrava avere raccolto le sue insinuazioni. Lo aveva fatto perché aveva fiducia in lei? O perché voleva dimostrare a Deirdre che erano una coppia felice, in grado di allevare Amanda? C'era anche una terza possibilità. E cioè che Nick si fosse comportato così perché non era innamorato di lei e quindi non era geloso. Quest'ultima era l'ipotesi peggiore di tutte, concluse Caroline. Quella sera, dopo aver messo i piatti nella lavastoviglie, Caroline non se la sentì di raggiungere gli altri sulla veranda. Soprattutto non desiderava essere costretta ad assistere tutta la sera allo spettacolo di Deirdre che faceva gli occhi dolci a suo marito. O fare da bersaglio alle sue malignità. Preferiva stare sola, così avrebbe potuto mettersi a piangere, semmai ne avesse sentito il bisogno. Aveva fatto un errore a venire in Australia? Si scostò una ciocca dal viso, camminando lentamente verso le scuderie. Non doveva permettere a Deirdre di rovinare il suo matrimonio. Voleva continuare a essere la moglie di Nick e a crescere Amanda. Magari dare a Nick degli altri figli... Barbara McMahon
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In quel momento le sarebbe piaciuto chiedere consiglio a sua nonna. Ma questa era lontana e per di più era ricoverata in ospedale per l'applicazione del bypass cardiaco di cui aveva urgente bisogno. La nonna le mancava molto. Non si era mai sentita così sola. Nick la trovò nelle scuderie mezz'ora dopo, seduta su alcune balle di fieno. «Caroline?» Lei alzò lo sguardo, sorpresa. Bastava la sua vista a turbarla, tuttavia era anche dolorosamente conscia che la loro intimità fisica non le bastava. Avrebbe voluto di più, molto di più da Nick. «Mi dispiace di avere ricevuto Nate, dopo che tu mi hai consigliato di evitarlo» si affrettò a dire. «E a me spiace di essermi dimenticato di spiegarti come stavano le cose» si scusò Nick. «E poi hai ragione tu. Dovevi chiudergli la porta in faccia?» Le si sedette accanto e le prese una mano. «Tessa è stata molto infelice qui. Andava a Boolong River quasi ogni giorno. Non faceva mistero del fatto che desiderava qualcosa di più dalla vita che badare alla casa e crescere i figli. Ma Alex amava troppo il suo lavoro al ranch e non voleva trasferirsi a Sydney. Però aveva intenzione di accontentare Tessa e di costruire almeno una nuova casa tutta per loro. Comunque sia, lei cercò di fuggire prima che la realizzassero. Nate la accompagnò fino a Darwin. Da lì Tessa prese il primo volo di linea per Sydney.» «Stava fuggendo con Nate?» chiese Caroline. «O lui le aveva soltanto dato un passaggio?» A quella domanda, Nick alzò lo sguardo, sorpreso. Come se fosse la prima volta che prendeva in considerazione quell'alternativa. «Stava fuggendo con lui, naturalmente.» «Per cui Deirdre ha pensato bene di insinuare che anch'io avrei un debole per lui» concluse Caroline in tono brusco. «È il suo modo caratteristico di fare. Le piace seminare zizzania. L'importante è, una volta che lo hai capito, non stare al suo gioco.» «Io non fuggirò con Nate Wilson» dichiarò Caroline con fermezza. «E non lascerò che Deirdre crei delle ombre fra noi.» «Non ci riuscirà, se saremo sempre leali e sinceri come in questo momento.» «Reciprocamente?» mormorò Caroline in tono dubbioso. Lui annuì, guardandola negli occhi. «Mi aspetto onestà e fedeltà da parte Barbara McMahon
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di mia moglie e sono disposto a dare le stesse cose in cambio.» Avrebbe tanto voluto credergli. Ma anche ora Nick le aveva fatto capire che non provava alcun sentimento particolare nei suoi confronti. Che cosa sarebbe successo se lui si fosse innamorato di un'altra donna? Avrebbe rispettato lo stesso l'impegno preso con lei? «Per caso, Deirdre ti ha detto qualcosa riguardo ad Amanda?» le chiese Nick. «A parte qualche domanda circa il modo di accudirla, no» rispose Caroline. «Perché me lo chiedi? Sei preoccupato per la causa di custodia?» «Sì. Deirdre me ne ha parlato il giorno che è arrivata. È rimasta molto sorpresa nell'apprendere che mi ero sposato. Quando le ho detto che lo avevo fatto per garantire ad Amanda un ambiente familiare stabile, mi è sembrata soddisfatta.» Dunque era quello il motivo per cui Deirdre flirtava con suo marito, pensò Caroline, depressa. Anche se Nick non era entrato nei particolari, Deirdre doveva avere intuito che il loro non era stato un matrimonio d'amore, ma solo un accordo d'affari. «È importante che ritorni a Sydney con l'impressione che Amanda abbia tutto ciò che le occorre per crescere sana e felice. È per questo motivo che sono così preoccupato per la faccenda di Nate. Non voglio che Deirdre pensi che ci sono dei contrasti fra noi.» «Capisco» disse Caroline. Nick non era geloso di Nate. Si preoccupava solo delle apparenze. «È per questo che mi hai chiesto di dormire con te? Solo per provare a Deirdre che siamo davvero marito e moglie?» «Questo è un argomento che non sono disposto a discutere con Deirdre» dichiarò Nick, deciso, attirandola a sé. «E allora perché?» insistette Caroline sottovoce. «Noi siamo sposati, ed è naturale che un uomo e una donna si desiderino. E tu sei molto femminile, Caroline. Molto desiderabile» disse, prendendole il viso fra le mani. Naturale! Quell'affermazione non fece che confermarle che Nick non provava nulla per lei al di là della pura e semplice attrazione fisica che un uomo sano sente nei confronti della propria compagna. Si morse le labbra e preferì non dire nulla, per paura che il senso di delusione che provava trasparisse dal suo tono di voce. «Ma la storia fra te e Nate va chiarita in modo definitivo. Non voglio che, quando Deirdre ritornerà a Sydney, racconti che il nostro non è un Barbara McMahon
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legame solido. Non posso concedere agli Adams un appiglio del genere in tribunale.» «Non c'è alcuna storia fra me e Nate» puntualizzò Caroline, scostandosi bruscamente. «Che farò se dovesse tornare?» «Ci penserò io a parlare con Nate. Non tornerà più.» «E Deirdre?» «Sarà il nostro atteggiamento a convincerla. E poi spero che ritorni presto a Sydney.» «Ormai è convinta che il nostro non è un vero matrimonio» mormorò Caroline. «Cambierà idea prima di partire. Ora sarà meglio tornare. Il nonno non mi perdonerebbe mai di averlo lasciato tutta la sera a tenere compagnia a Deirdre.» Caroline annuì. Ma nemmeno il fatto che Nick la prendesse per mano, mentre si dirigevano verso la casa, riuscì a risollevarle il morale. Nick non la teneva per mano perché significava qualcosa per lui, ma solo per dimostrare a Deirdre che erano una coppia felicemente sposata. Una commedia, insomma. Gli occhi le si riempirono di lacrime, ma per fortuna era buio, e Nick non poteva vederle, pensò Caroline.
8 Quando Caroline si svegliò, la mattina seguente, il posto accanto al suo era vuoto. Si stirò lentamente e, quando si voltò su un fianco, si accorse che la porta del bagno era chiusa. Nick non se n'era ancora andato. Lei guardò l'orologio. Aveva tutto il tempo di preparare la colazione. Si sarebbe alzata non appena fosse stato libero il bagno. Nick ne uscì cinque minuti dopo. Si era rasato e ora indossava una camicia azzurra e un paio di jeans stinti, stretti alla vita dalla cintura di cuoio che gli aveva regalato per il suo compleanno. Vestito in quel modo, aveva un'aria così virile che le provocò il consueto turbamento. Gli stivali con gli speroni erano lucidi, ma Caroline sapeva che alla sera sarebbero stati coperti di polvere rossa. Il taglio sulla guancia si era cicatrizzato, però, secondo lei, contribuiva a rendere ancora più sexy la sua espressione. Barbara McMahon
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«Buongiorno, dormigliona» le disse Nick con un sorriso, vedendola sveglia. Si sedette sul letto accanto a lei e la baciò sulle labbra. «Oggi infilati i jeans e un paio di stivali. Voglio portare te e Deirdre a fare un giro nel ranch.» «A cavallo?» domandò Caroline, illuminandosi in viso. Lui annuì. «Sai cavalcare, vero?» «Dove sono nata ti mettono in sella non appena sei in grado di tenere le redini di un pony» replicò Caroline, tutta allegra. Ma poi un pensiero la colpì. «Se Deirdre viene con noi, chi baderà ad Amanda?» «Il nonno mi ha assicurato che ci penserà lui.» Caroline si mise seduta, poi arrossì rendendosi conto che era nuda. Afferrò il lenzuolo e se lo tirò fino al mento. Non era ancora abituata all'intimità che si crea fra moglie e marito. Nick sorrise a quel gesto pudico. Si chinò verso di lei e la baciò di nuovo. «Non è leale tentarmi a quest'ora, donna. Vestiti o resteremo qui tutta la mattina.» Non appena lui fu uscito dalla stanza, Caroline si alzò e, a tempo di record, indossò jeans, camicia a maniche lunghe e cappello a tesa larga. Per ultimo indossò i suoi stivali da cowboy e prese un paio di vecchi guanti di pelle. Sapeva per esperienza quanto potessero essere dolorose le vesciche alle mani, se si era costretti a tenere le redini per ore. Si trattava, insomma, dell'abbigliamento più adatto per cavalcare in una giornata calda sotto il sole cocente. Però, quando scese al pianterreno, si sentì solo goffa e malvestita. Deirdre, infatti, sfoggiava per l'occasione un paio di pantaloni da amazzone color panna che sembravano esserle stati dipinti addosso, un pullover arancione senza maniche e un paio di stivali neri, alti fino al ginocchio. Solo l'occhiata di approvazione che Nick rivolse al suo abbigliamento rincuorò Caroline. Forse era meno elegante di Deirdre, ma vestita così sarebbe stata indubbiamente più comoda. «Faresti meglio a prendere almeno un cappello» si azzardò a dire, rivolta a Deirdre. «Fa troppo caldo per mettersi in testa qualcosa» replicò l'altra. «Caroline ha perfettamente ragione» intervenne Nick. «A quest'ora il sole non scotta, ma a mezzogiorno ti cuocerà la testa e ti scotterà la pelle. Barbara McMahon
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Ti consiglio anche di tornare di sopra a infilarti una camicia a maniche lunghe, come la sua» aggiunse, indicando Caroline. «Vada per la camicia, ma non ho un cappello» replicò Deirdre. «Te ne presto uno dei miei» si offrì George. Nonostante l'ora mattutina, la temperatura era già piuttosto elevata. I cavalli si arrampicarono attraverso un mare d'erba fino a una specie di altipiano. Da lassù la villa sembrava una perla bianca racchiusa in uno scrigno di velluto verde. «Questo è uno degli stagni di cui vi parlavo» disse a un certo punto Nick, fermando il cavallo vicino a una larga pozza d'acqua. Deirdre smontò in fretta, massaggiandosi la schiena. «Che caldo!» si lamentò. Non c'era un alito di vento, ma l'acqua era fresca e Caroline vi immerse le mani. Una mandria di bovini pascolava sulla riva opposta. «Come si chiama questo luogo?» domandò. «Black Mare Pond» rispose Nick. «Siamo ancora sulla tua proprietà?» si intromise Deirdre, che in quel momento stava facendosi aria con il cappello. Lui annuì. «La tenuta si estende per diverse centinaia di chilometri quadrati. Questa zona è troppo arida per coltivazioni come la canna da zucchero o il mais, ma è l'ideale per le mandrie. Gli agricoltori non ci hanno mai creato problemi.» «Lo stagno è naturale o artificiale?» si informò Caroline. Al contrario di Deirdre, che non sembrava per niente interessata a quei particolari, lei lo era molto. Voleva sapere tutto del ranch dei Silverman. «In realtà, si tratta di una sorgente. Probabilmente l'acqua scorre attraverso qualche canale sotterraneo fino alla pianura e poi sgorga grazie a una spaccatura nel terreno. Black Mare è naturale, ma il mio bisnonno effettuò una gran quantità di trivellazioni in altre zone per garantire diversi punti di abbeveramento alle mandrie.» «E questi stagni non si prosciugano mai?» «Raramente» rispose Nick. «Di solito le piogge fanno salire il livello della falda acquifera. In quel periodo, nella prateria si formano parecchi ruscelli che irrigano il terreno in superficie e provocano una magnifica fioritura. Allora sembra di essere in un immenso giardino.» «Succede anche nel Texas in primavera, con i fiordalisi» rammentò Caroline con una punta di nostalgia. Le ampie distese si trasformavano Barbara McMahon
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allora in uno sconfinato mare di fiori blu. «Quelli sono bovini della razza a corna corte di cui mi parlavi?» aggiunse, indicando la mandria più vicina. «Esatto. Forniscono una carne di ottima qualità.» «Non siamo troppo vicini alla mandria?» domandò Deirdre senza nascondere il nervosismo, osservando i bovini. «C'è la possibilità che ci vengano addosso?» «No, a meno che qualcosa li spaventi. È piuttosto improbabile in un giornata calda come oggi. Con questa calura, diventano pigri» le rispose Caroline. Era una possibilità remota, tuttavia esisteva, si disse, ricordando l'incidente occorso a Nick. «Quando radunate il bestiame?» chiese, un po' sorpresa dal lampo di ostilità che lesse nello sguardo di Deirdre. Le dava fastidio che lei sapesse tante cose riguardo alla vita che si conduceva in un ranch? «Il raduno avviene due volte all'anno, in primavera e in autunno. Marchiamo i vitelli in primavera, selezioniamo gli animali da abbattere in autunno. A volte li vendiamo anche prima, se i pascoli sono scarsi» le spiegò Nick. «È difficile credere che le bistecche che mangiamo a Sydney vengano da qui» commentò Deirdre, facendo qualche passo sul terreno sconnesso e tenendo sempre d'occhio la mandria. «Non solo bistecche. Oltre alla carne, dai bovini si ricavano molti altri prodotti, dalle corna al pellame» disse Caroline, rivolta a Deirdre. Non riusciva a reprimere la gioia di avere scoperto che, almeno sotto quell'aspetto, era lei la moglie adatta a un allevatore. Nick lanciò un'occhiata a entrambe e poi abbozzò un sorriso. «Un po' di sfoggio?» mormorò a Caroline. Notando la sua espressione divertita, lei annuì timidamente. «Almeno non sei la solita bella donna dalla testa vuota» le disse Nick, sfiorandole una guancia con le dita. Caroline fu molto felice del complimento. In virtù di quello, riuscì a sopportare tutte le moine che Deirdre fece a Nick sulla strada del ritorno. A onore di suo marito, però, doveva dire che lui non le provocava affatto e non sembrava nemmeno compiacersene. Forse poteva cominciare a ignorare anche lei Deirdre, soprattutto se Nick continuava a essere così gentile con lei. Forse il suo amore aveva Barbara McMahon
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qualche speranza, rifletté. «Non dimenticherò mai questa passeggiata» mormorò, scrutando l'immensa distesa della prateria. «Nemmeno io» le rispose Nick, sorridendo. Però, mentre cavalcavano, Caroline sentì svanire la fiducia che aveva nutrito poco prima. Era un errore tipicamente femminile confondere il desiderio con l'amore. Che Nick la volesse ogni notte non significava automaticamente che l'amasse. Lui l'aveva avvertita che non gli interessava una moglie innamorata, ma solo fedele. Lei aveva dichiarato di non credere all'amore. Come poteva fargli capire adesso quello che era successo dentro di lei? Non voleva imporgli il suo amore, bensì donarglielo. Una folata di vento le fece cadere il cappello dietro le spalle e il cordone di cuoio le strinse il collo, accentuando il nodo alla gola che le si era formato. Prima ti convincerai che Nick non ricambia i tuoi sentimenti, meglio sarà, si ammonì Caroline. Si rimise il cappello in testa e spronò il cavallo. Quando arrivarono a casa, vide George che li aspettava sulla veranda. Allorché furono abbastanza vicini, si rivolse a lei. «Hanno consegnato un regalo per te, mentre eri via, Caroline» le comunicò in tono imbarazzato, lanciando un'occhiata a Nick. «Un regalo? Da parte di chi?» gli domandò, cauta. Non era il suo compleanno. Sua nonna le aveva mandato qualcosa dal Texas? «L'ho fatto mettere sul retro della casa» rispose George. «Di che si tratta?» domandò Nick, accigliandosi. George alzò le spalle, senza distogliere lo sguardo da Caroline. «Roba voluminosa» si limitò a dire. Incuriosita, lei fece in fretta il giro della casa, ma si fermò quando vide i cespugli di rose sistemati all'ombra di un albero. Erano quattro, già tutti fioriti. Due di rose rosse, uno di rose bianche e uno di rose gialle. «Oh, ma sono splendidi!» esclamò, chinandosi e inspirando il delicato profumo dei fiori. «A quanto pare, il tuo amico Nate si è ricordato dei tuoi progetti» disse Deirdre, non appena vide le rose. «Che vuoi dire?» le chiese Nick in tono brusco. Barbara McMahon
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«Quando Nate Wilson è venuto qui l'altro giorno, Caroline gli ha detto che le sarebbe piaciuto piantare dei cespugli di rose intorno alla casa.» «Li ha mandati Nate?» domandò Nick, rivolto a George. Suo nonno annuì. Caroline vide il biglietto posato su uno dei cespugli e lo aprì con dita nervose, sperando che il dono non fosse di Nate. Altrimenti sarebbero sorti altri problemi fra lei e Nick. D'altra parte, era certa di non avere menzionato a nessun altro il progetto di ampliare il giardino. Per dare inizio al tuo giardino. Spero che le rose servano ad abbellirlo. Nate. Caroline si morse le labbra. Si volse verso Nick e gli tese il biglietto. Lui lo lesse rapidamente e poi lo accartocciò nel pugno. Caroline intuì il suo malumore, ma era anche conscia di non avere fatto niente di male. «Mi avevi detto che avresti parlato tu a Nate» lo rimproverò Caroline. Nick la guardò negli occhi per un istante che le parve lunghissimo. «Pensavo di poter aspettare a farlo la prossima volta che andavo in città. Evidentemente ho sottovalutato l'attrazione che prova per te.» «Nick, sono solo delle rose. È probabile che me le abbia mandate in segno di amicizia.» «Può darsi. Ma tu sei mia moglie, Caroline. Se vuoi dei cespugli di rose, te li comprerò io. Getta via questi.» «Gettarli via?» insorse lei. «Sono troppo belli per fare una cosa del genere!» «Allora hanno davvero un significato speciale per te, Caroline» insinuò Deirdre con falsa innocenza. «Chiudi il becco, Deirdre!» sbottò Caroline. «Questa discussione è fra me e Nick.» «Giusto» si intromise George inaspettatamente. Nick strinse la mascella. «Voglio parlarti» disse, rivolto a Caroline. «In privato» soggiunse, lanciando un'occhiata a Deirdre. Si diressero nello studio e Nick chiuse la porta. «Se non vuoi farlo tu, Caroline, dirò al nonno di gettarle via» dichiarò Nick in tono duro. «Quelle rose non hanno alcuna colpa! Sono così belle... Non voglio che vadano sciupate!» «E io non voglio che i fiori che ti ha mandato Nate Wilson mi accolgano Barbara McMahon
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tutte le volte che torno a casa» replicò Nick. «Maledizione! Anche Tessa tentò di fare questi giochetti con Alex e rese la loro vita un inferno. Non tollererò un comportamento simile da parte tua, è chiaro?» «Io non sto facendo alcun giochetto. E non ho chiesto io a Nate di mandarmi delle rose. Non ho nemmeno chiesto di conoscerlo o di incontrarlo e non ho alcun interesse per lui. Mi avevi promesso che avresti pensato tu a sistemare questa faccenda. Per cui smettila di farmi sentire in colpa» si difese Caroline. «Un'altra cosa che non tollererò è che tu sia scortese con Deirdre» continuò Nick. «È nostra ospite e non voglio che sia testimone di dissapori fra noi in modo che pensi che non siamo adatti a occuparci di Amanda.» «Allora dille di non intromettersi in faccende che non la riguardano! Il fatto che sia nostra ospite non le dà il diritto di fare insinuazioni nei miei confronti. Soprattutto se sono false» ribatté Caroline. «Forse ha ragione tuo nonno...» soggiunse sottovoce, facendo uno sforzo per ricacciare indietro le lacrime. «Riguardo a cosa?» «Quando sono morti Alex e Tessa, avresti dovuto sposare Deirdre, invece che me. È questo che anche lei sta cercando di farti capire.» Fece il gesto di uscire dalla stanza, ma lui la prese per un braccio e la trattenne. «Invece ho sposato te» disse, stringendola forte a sé. «Faccio sempre in modo di tenermi ciò che è mio. E tu sei mia, su questo non c'è dubbio. Spero che Deirdre se ne vada presto, ma tu resterai qui. Lontana da Nate Wilson!» Io non voglio Nate Wilson! Io voglio te!, avrebbe voluto gridare Caroline. Ma il bacio che Nick le diede, imperioso, esigente, le tolse la parola. Lei gli circondò il collo con le braccia e, in un impeto di passione, gli restituì i suoi baci a uno a uno. Alla fine, fu lui a lasciarla andare. Si passò una mano fra i capelli, abbozzando un sorriso. «Mi dai alla testa, Caroline» mormorò con voce roca. «Sono una donna sposata e mi importa solo di mio marito. Di te, Nick Silverman.» Detto questo, uscì dalla stanza sbattendo la porta. A cena l'atmosfera non fu proprio tranquilla. Caroline servì dello stufato con patate a cui aggiunse una macedonia di frutta e dei panini all'uvetta. Deirdre sostenne quasi sempre la conversazione, narrando a George tutto Barbara McMahon
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ciò che aveva visto durante la passeggiata a cavallo. Caroline si mantenne in silenzio, ma ogni tanto lanciava un'occhiata a Nick. Lui non le sembrava più in collera e non vedeva l'ora di averlo di nuovo tutto per sé. Pertanto si ritirò prima del solito e, quando Nick la raggiunse, questa volta fu lei a dare inizio a un'altra notte di passione, nel tentativo disperato di fare capire a Nick che lo amava. Che c'era solo lui nel suo cuore. Per sempre. Subito dopo colazione, Caroline portò fuori dalla rimessa la Ford familiare e caricò i cespugli di rose nel bagagliaio. Quindi posteggiò l'auto davanti alla casa, con l'intenzione di andare a prendere Amanda. Incontrando lo sguardo sorpreso di Deirdre, le spiegò che aveva alcune commissioni da fare a Boolong River. Rimase deliberatamente lontano dal ranch il più a lungo possibile e ritornò a Silver Creek solo nel tardo pomeriggio, dopo avere visitato il vivaio di Mamie Jorden e l'emporio. Voleva stare il meno possibile in compagnia di Deirdre. Però, aveva fatto in modo di rientrare prima di Nick. Era importante che fosse lei e non Deirdre a fargli il resoconto di quella giornata. La casa sembrava deserta quando vi giunse alle cinque. Portò Amanda in cucina con sé e cominciò a preparare la cena. La bambina giocava sul pavimento, con una vecchia pentola e un cucchiaio di legno, imitando i gesti di Caroline. Mentre cucinava, lei continuò a chiedersi quale sarebbe stata la reazione di Nick quando gli avrebbe detto che aveva restituito le rose. Sperava solo di poterlo fare in privato. Condizione piuttosto rara in quella grande casa. Alle sei vide dalla finestra Nick smontare da cavallo ed entrare nelle scuderie. Poco dopo entrò in cucina dalla porta di servizio e lei gli andò incontro. Dato che non c'era nessun altro, quello le parve il momento adatto, mentre lui le dava un bacio. «Nick, oggi sono stata a Boolong River a restituire le rose» disse d'un fiato. «A Nate?» domandò subito lui, accigliandosi. «No, a Mamie Jorden. Le rose venivano da lì. Erano troppo belle per lasciarle morire sotto un albero.» Nick la guardò un attimo, poi scosse il capo. «Nessuno ti ha mai detto che hai la testa dura, Caroline Evans?» Barbara McMahon
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A quelle parole, lei trattenne il fiato; poi, vedendo la sua espressione ironica, sorrise. Nick la strinse a sé, coprendole il viso di baci appassionati. «Oh, scusate, non volevo disturbarvi...» mormorò Deirdre, fermandosi sulla soglia. Nick lasciò andare la moglie, ma continuò a fissarla con appassionata intensità. Poi fece un rapido cenno di saluto a Deirdre e uscì dalla stanza. «Nessun disturbo» rispose Caroline allegramente, sperando che a Deirdre non sfuggissero i suoi capelli un po' scompigliati e le labbra ancora rosse per i baci di Nick. Le voltò le spalle, riprendendo a cucinare. «Stavo solo salutando mio marito di ritorno da una giornata di lavoro.» «Davvero commovente» commentò Deirdre, sedendosi. Caroline avrebbe preferito che non restasse, ma non sapeva come sbarazzarsene senza apparire maleducata. «Mi chiedo se Nick sarà ancora così affettuoso nei tuoi confronti quando saprà che oggi sei stata in città a trovare Nate» continuò Deirdre. «Credi che la notizia potrebbe interessarlo?» «Ho già detto io a Nick che sono stata a Boolong River per restituire le rose. Ho trascorso la giornata da Mamie Jorden, che mi ha fatto visitare il suo vivaio e mi ha dato molti consigli su come far crescere i fiori da queste parti. Sei libera di controllare, se dubiti che abbia detto la verità. Non ho nemmeno visto Nate Wilson.» Deirdre non rispose nulla, per il momento. Abbassò lo sguardo su Amanda che giocava con la pentola e il cucchiaio. «Non ha dei veri giocattoli?» domandò con espressione disgustata. «Certo. Ma le piace imitarmi quando cucino» le spiegò Caroline, sperando che arrivasse presto qualcuno a intrattenere Deirdre. George, magari. «Amanda avrà un mucchio di giocattoli, quando verrà ad abitare con noi a Sydney. Non dovrà più usare vecchie pentole per giocare» ribatté Deirdre. «Che intendi dire?» «Ho intenzione di portare con me Amanda, quando ritornerò a Sydney.» «Non lo sapevo... Quando?» mormorò Caroline. Quella notizia non avrebbe fatto certo piacere a Nick. Deirdre alzò le spalle. «Non ho ancora preso una decisione. E comunque la faccenda non ti riguarda. Sono io sua zia.» Barbara McMahon
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«Anch'io sono sua zia, per il fatto che ho sposato Nick. E quando avremo completato le pratiche di adozione, sarò sua madre» replicò Caroline, cercando di mantenersi calma. Ma era difficile con quell'arpia davanti. «È presto per parlare di adozione» disse Deirdre. Si alzò e sorrise a Caroline. «Posso darti una mano a preparare la cena?» «No, grazie. È tutto sotto controllo» le assicurò in tono fermo. «Se credi che sia così, ti sbagli» ribatté Deirdre, riferendosi a qualcos'altro. Le fece un cenno di saluto e uscì dalla stanza. Caroline tirò un sospiro di sollievo e cercò di rilassarsi. Quella donna la stava facendo impazzire. Che cosa aveva voluto insinuare con quelle ultime parole? Che aveva intenzione di ostacolare il procedimento di affidamento? O si riferiva semplicemente a lei e a Nick? Ma le sorprese non erano finite. A cena, infatti, Deirdre fece scoppiare un'altra bomba. «Sai, Nick, pensavo di restare a Silver Creek ancora un po', per accompagnarti in quel viaggio a tappe verso sud di cui mi hai parlato.» Lui la fissò un attimo e poi annuì. «D'accordo» disse. «Partiremo dopodomani e staremo fuori alcune notti. Te la senti di passare così tante ore a cavallo?» Caroline sentì un nodo alla gola. Quale viaggio? E quando Nick aveva invitato Deirdre ad accompagnarlo a un campeggio? Come aveva potuto farlo senza dire niente a lei che era sua moglie? E come osava Deirdre chiamarlo Nick?
9 «Certo che me la sento di cavalcare» gli assicurò Deirdre con un sorriso di quelli che riservava solo a Nick. «Vai a Laurei Springs?» gli chiese George. «Vuoi che veniamo anche io e Caroline?» «Naturalmente.» «Quale viaggio a tappe?» domandò Caroline. «Quello che compiamo tutti gli anni a sud per controllare il bestiame che pascola laggiù. A cavallo ci vogliono almeno tre giorni per raggiungere Laurei Springs.» Barbara McMahon
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«Qualcuno dovrà restare qui per badare ad Amanda» osservò Deirdre, accigliandosi. Il fatto che Caroline facesse parte della comitiva evidentemente scombinava i suoi piani. «Non c'è problema» le assicurò Nick. «In queste occasioni era Maggie Taylor che se ne occupava prima che arrivasse Caroline. Le ho parlato oggi e mi ha detto che ci penserà lei» aggiunse, rivolto a sua moglie. Caroline annuì. A quanto pare, Nick ci teneva che andasse con lui. Ma, allora, perché ne aveva parlato prima con Deirdre? «Perché non mi hai detto nulla di questo viaggio?» non seppe trattenersi di chiedergli quando rimasero soli in cucina dopo cena. «Volevo farti una sorpresa» le spiegò, sorridendo. «Ma Deirdre non lo sapeva e ha sempre la lingua troppo lunga» soggiunse, abbracciandola da dietro. Caroline reagì immediatamente alla sua vicinanza. Chiuse la lavastoviglie e si voltò a guardarlo. «L'hai invitata tu a venire a Laurei Springs?» «Ti assicuro di no, anche se è quello che ha cercato di fare intendere a tavola. Deve avere sentito me e il nonno che ne parlavamo l'altra sera. In realtà, speravo che approfittasse della nostra partenza per tornare a Sydney.» Le sfiorò le labbra con le sue. «Vedrai, sono sicuro che ti divertirai in questo viaggio. Sei un'ottima amazzone, Caroline. Sei mai stata in campeggio, prima?» Lei annuì. «Nel Texas, qualche volta» mormorò, desiderando molto più di un bacio da lui. «Vuoi davvero che venga con te?» «Ci conto. Non vorrai lasciarmi da solo per tre giorni con quell'arpia, spero» replicò Nick con espressione divertita. E prese ad accarezzarla. Caroline rise a quella definizione, la stessa che lei aveva affibbiato a Deirdre prima di cena. «Arpia?» ripeté, sfiorandogli le spalle. Perché le riusciva così difficile concentrarsi, quando Nick le era vicino? Il suo tocco la faceva impazzire. «Proprio così» sussurrò Nick, immergendole le mani nei capelli biondi. «Soprattutto non vorrai lasciarmi solo tre notti...» Caroline sentì un brivido di piacere correrle lungo la schiena, mentre i gesti di lui si facevano via via più insistenti, più audaci. «Sarà meglio andare di sopra» le disse a un certo punto, con voce roca. Quando la liberò, lei fece una smorfia. «E adesso che c'è?» le domandò, vedendola arrossire. Barbara McMahon
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«Niente» mormorò in fretta. Non poteva certo dirgli quello che aveva pensato. «Caroline...» La voce di Nick era bassa, ma intensa. Lei distolse in fretta lo sguardo. «Siamo sposati e puoi dirmi tutto» insistette Nick. «È una cosa sciocca.» «Dimmela lo stesso.» «Va bene. Io... io stavo pensando che, se vivessimo soli, non saremmo costretti ad andare di sopra per... Potremmo farlo anche qui in cucina.» Nick rise, stringendola a sé. «Adesso non mi meraviglio più del fatto che Alex avesse intenzione di costruire una casa tutta per lui e Tessa. Finora non ne avevo capito il motivo. Lascia perdere quei piatti» disse, prendendola per mano. «Nick, fermati... Ma dove mi stai portando?» «Di sopra» rispose lui. «A meno che tu non preferisca sul serio farlo quaggiù.» «No! Potrebbe entrare qualcuno e...» «... ci rovinerebbe la festa.» Salirono in fretta le scale e, quando furono nella loro camera, Nick si chiuse la porta alle spalle. Poi prese Caroline fra le braccia e cominciò a baciarla. Due giorni dopo, Nick svegliò Caroline molto più presto del solito. «E ora di alzarsi. Se partiamo presto, sfrutteremo le ore più fresche della giornata» le disse, scostandole una ciocca di capelli dal viso. Lui era già vestito. Dal bagno filtrava un po' di luce. Fuori era ancora buio. Caroline batté le palpebre e annuì. «Ti raggiungo fra cinque minuti» rispose. «Mettiti un giubbotto» le raccomandò. «Non avrò caldo?» «Quando spunterà il sole, te lo toglierai. Ma adesso la temperatura è ancora bassa e ti prenderesti un'infreddatura.» «Va bene.» Nick si chinò a darle un bacio. Poi uscì dalla stanza. I suoi passi risuonarono nel silenzio. Gli altri erano già svegli?, si domandò Caroline. Fu l'ultima a scendere in cucina. George e Deirdre stavano finendo le uova con la pancetta, mentre Nick, appoggiato alla credenza, sorseggiava il caffè. Barbara McMahon
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Maggie Taylor era ai fornelli. Vedendo entrare Caroline, le sorrise. «Scusate il ritardo» disse Caroline. «Non sei affatto in ritardo» la tranquillizzò Nick, mentre Maggie le serviva un'abbondante razione di uova strapazzate e pane tostato. «Jacko sta sellando i cavalli e Phil ha già caricato le provviste su quelli di riserva. Partiremo quando tutto sarà pronto.» Deirdre aveva un'espressione stanca e assonnata, ma era elegantissima e sembrava pronta a partecipare a un concorso ippico anziché a un campeggio nella prateria. George beveva il caffè ignorando tutti. Caroline non aveva molta fame a quell'ora, ma fece lo stesso un'abbondante colazione, sapendo che alla mattina la cavalcata sarebbe stata lunga e non si sarebbero fermati prima di mezzogiorno. Quando partirono, cominciava ad albeggiare. Il cielo era sereno e verso est cominciava ad assumere un colore rosato. L'aria era fresca e profumata. Nick cavalcava in testa al gruppo insieme a Jacko. George, invece, si affiancò a Caroline. «Nick mi ha detto che hai restituito le rose a Mamie Jorden» le disse a un certo punto. «Esatto» confermò lei. «Lo hai detto a Nate?» «Non ancora. Forse gli manderò un biglietto per ringraziarlo e spiegargli perché non ho potuto accettare il suo dono.» «È stato lui a provocare i primi contrasti fra Alex e Tessa.» «Così mi ha detto Nick. Ma forse non è tutta sua la colpa. Comincio a capire che cosa abbia provato Tessa.» George le lanciò un'occhiata in tralice. «Sapevo che non avresti resistito qui al ranch.» «Ti sbagli» ribatté Caroline. «Non ho nessuna intenzione di andarmene. Ho sposato Nick e resterò con lui. Anche se è difficile...» Si interruppe, per timore di rivelare i suoi sentimenti. «... amare e avere l'impressione di non essere ricambiati» concluse tranquillamente George. «Tu sei innamorata di Nick, e si vede. Un giorno anche lui lo vedrà» continuò. «Anche Deirdre se n'è accorta e la cosa non le garba.» «Nick non vuole una moglie che lo ami» mormorò Caroline. Possibile che avesse scritto in fronte quello che provava per lui? Barbara McMahon
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«Solo perché non sa che cosa sia l'amore. Sua madre lo ha lasciato quando era ancora bambino. La fidanzata lo ha tradito con un altro. Tessa non era la donna adatta ad Alex. Questi sono i begli esempi di amore che ha visto.» Caroline non rispose. Forse George aveva ragione, rifletté. Nick non aveva avuto delle esperienze esaltanti con l'amore. Ma nemmeno lei. Tuttavia, si era innamorata di lui. Lo avrebbe amato per sempre. Il sentimento che provava era molto più forte di quello che aveva nutrito nei confronti di Stuart. Avrebbe imparato anche Nick ad amarla, se gli avesse concesso un po' di tempo? O si sarebbe soltanto affezionato? Lei desiderava il suo amore, non il suo affetto, pensò, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime. Lo guardò cavalcare davanti a sé. Nick era attraente, forte, virile. E nell'intimità era capace di grande tenerezza e passione. Un vero uomo, insomma, di cui lei si era perdutamente innamorata. Come era possibile che nelle notti appassionate che trascorrevano insieme non si fosse accorto che lo amava? O forse se n'era accorto, ma poiché non ricambiava il suo amore non le diceva nulla per non farla soffrire. D'impulso, spronò il cavallo e si portò di fianco a Nick. «Ti stai divertendo?» le domandò lui gentilmente. Caroline si sforzò di sorridere e annuì. «Molto. Anche se stasera sarò a pezzi. È parecchio tempo che non cavalco così a lungo» rispose. «Saremo tutti stanchi, stasera» intervenne Deirdre. «Spero che tu abbia portato qualche pomata per i massaggi, Nick.» Caroline trattenne il fiato, a quel chiaro invito. Tutto dipendeva da ciò che avrebbe risposto lui. Se Deirdre credeva che avrebbe permesso a suo marito di farle dei massaggi, si sbagliava di grosso. «È a Caroline che piace giocare al dottore» replicò lui in tono scherzoso, per nulla lusingato da quella proposta. «Se hai bisogno, rivolgiti a lei.» Caroline tirò un sospiro di sollievo. Nick non sembrava sensibile al fascino di Deirdre. «Quante ore cavalcheremo, oggi?» gli domandò con un sorriso. «Almeno sette. La prima tappa è agli stagni che si trovano a dodici miglia da qui. Alcuni dei nostri uomini ci stanno aspettando in quel punto con una parte della mandria.» «E domani?» Barbara McMahon
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«Insieme a loro ci dirigeremo verso sud, puntando verso Laurei Springs, dove ci aspetta il grosso della mandria. Lì conteremo tutti i capi e procederemo alla marchiatura dei vitelli. Poi torneremo a Silver Creek.» Caroline annuì sorridente. Le piaceva cavalcare. Soprattutto al fianco di Nick. «Deirdre, ti farà compagnia George, adesso» disse Nick a un certo punto. «Caroline, ci facciamo una galoppata fino a quella collina?» Lei non se lo fece ripetere due volte. Spronò il cavallo e partì a tutta velocità. Un attimo dopo galoppavano entrambi nella prateria. Nel silenzio del mattino si udiva solo il rumore degli zoccoli dei cavalli sul terreno. Deirdre, George e gli altri uomini rimasero indietro e furono presto lontani. «È stato fantastico!» esclamò Caroline più tardi, tirando le redini. Il suo cavallo ansimava per lo sforzo, ma adesso era meno nervoso, più docile. Anche lei era più serena e rilassata. «Sei davvero una brava amazzone» si complimentò Nick. «Ti assegnerò un cavallo che monterai soltanto tu» soggiunse, mentre smontava di sella all'ombra di alcune piante. «Non ho tempo di cavalcare, con Amanda» replicò Caroline, scuotendo il capo. «Puoi farlo mentre lei dorme al pomeriggio. Oppure, se a quell'ora fa troppo caldo, possiamo farlo insieme alla sera.» Lei annuì, ma non prese impegni. Sapeva quanto Nick fosse stanco alla fine di una giornata. L'ultima cosa che voleva era costringerlo a rimontare in sella dopo cena. Tuttavia, apprezzò l'offerta. Si erano fermati in una macchia verde e Caroline inspirò voluttuosamente la brezza fresca. «Aspettiamo qui gli altri?» domandò. «Sì. Faremo uno spuntino e poi ripartiremo» le confermò Nick. Mentre aspettavano, discussero di molte cose. Lui le parlò della gestione del ranch, dei problemi che doveva fronteggiare per amministrare un territorio così vasto, del modo in cui suo nonno e suo padre avevano affrontato le difficoltà in passato. Le fece anche molte domande riguardo al suo lavoro nel Texas e al modo in cui gli Evans amministravano il loro ranch. Quando il resto del gruppo li raggiunse, Caroline se ne dispiacque. Nel tardo pomeriggio giunsero agli stagni che Nick aveva menzionato. Barbara McMahon
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In quel punto, l'acqua abbondava e la vegetazione era più fitta. La mandria, piuttosto numerosa, pascolava e si abbeverava tranquilla sotto il sole che stava cominciando a calare. Phil e Jacko montarono il campo, poi si allontanarono con Nick e George per controllare il bestiame. Caroline si accinse a cucinare, aiutata da Deirdre, che non faceva che lamentarsi del mal di schiena. Quando gli uomini tornarono, però, il suo umore cambiò immediatamente. Divenne allegra ed entusiasta del viaggio, e chiacchierò per buona parte della cena. Caroline non fece alcuno sforzo per seguire la conversazione. Seduta accanto a Nick, era stanca morta e non fece nulla per nasconderlo. La giornata era stata lunga, lei aveva cucinato per tutti e non era più abituata a stare in sella tante ore. Da quando infatti aveva cominciato a lavorare come insegnante per i figli dei dipendenti, erano suo zio e i suoi cugini che si occupavano del bestiame. Lei li aveva aiutati solo occasionalmente. «Dove ci laveremo domattina?» domandò Deirdre, cercando di richiamare l'attenzione di Nick. Lui rise. «Non ci laveremo affatto. Potremo fare la doccia solo domani pomeriggio, quando arriveremo alla ranch house di Laurei Springs.» «Hai una casa anche lì?» si informò Deirdre. «Sì. Ci abita il mio intendente con la sua famiglia. Sono loro che controllano che tutto vada bene in questa zona del ranch» disse, ringraziando Caroline con lo sguardo per la tazza di caffè che gli aveva porto. «E quella casa è grande come quella di Silver Creek?» insistette Deirdre, massaggiandosi il collo. «No, è più piccola.» «Sai, in questi giorni pensavo che l'arredamento a Silver Creek avrebbe bisogno di essere rimodernato. Se vuoi, posso darti una mano a farlo...» «Ci penserà Caroline» replicò Nick in tono deciso. Le rivolse un sorriso e lei sentì qualcosa che le si scioglieva dentro. «È casa sua, adesso» intervenne George, «e la sistemerà lei come meglio crede.» Caroline si voltò a guardarlo, stupita. George che la difendeva e che riconosceva che Silver Creek era casa sua? Non riusciva a crederci. Barbara McMahon
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«Proprio così» confermò Nick. Caroline era commossa per il fatto che George si fosse unito a Nick per difenderla. Forse, dopotutto, c'era speranza che imparassero ad andare d'accordo... Fu a quel punto che Deirdre giocò l'ultima carta. «Comincio ad avere sonno» dichiarò, sbadigliando. «Posso avere quella pomata?» «Certo» rispose Nick. Si alzò ed estrasse un tubetto da una delle casse che contenevano attrezzi e provviste. Poi lo porse a Deirdre. «Spero che funzioni» le augurò. «Vieni, Caroline, è ora di dormire» soggiunse, senza lasciare il tempo a Deirdre di chiedergli altro. «Come dici?» mormorò Caroline, un po' sorpresa. Si era aspettata di dover assistere a qualche manovra di Deirdre per farsi spalmare la pomata da Nick. Lui afferrò due sacchi a pelo e se li mise su una spalla. «A letto» ripeté, tendendole la mano per aiutarla ad alzarsi. Caroline gli diede la mano, guardandosi intorno. «Dove?» Si allontanarono mano nella mano e Caroline, dando un'occhiata indietro, vide che tutti li stavano guardando. «Nick, ma dove stiamo andando?» «Abbastanza lontano dagli altri. Non ti preoccupare, siamo ancora in luna di miele ed è naturale che desideriamo stare soli.» «Oh, Nick» mormorò lei, imbarazzata. «Adesso tutti penseranno che...» Non poté finire la frase. «Nick, fermati.» «Quando saremo abbastanza lontani. E poi è proprio questo che voglio che pensino» dichiarò, continuando a camminare sul terreno disuguale, facendo luce con la torcia elettrica. Ben presto il falò fu solo un puntino rosso nel buio della notte. Nessun rumore, nessun suono di voci giungeva fin lì dall'accampamento. Si udiva soltanto il dolce mormorio della brezza che faceva ondeggiare l'erba della prateria. «Qui siamo abbastanza lontani» disse finalmente Nick, posando a terra i sacchi a pelo. «Non c'era bisogno di venire così lontano per dormire.» «E chi dice che dormiremo soltanto?» sussurrò Nick, prendendola fra le braccia. Lei rabbrividì di piacere al suo tocco e gli passò le braccia intorno al collo, offrendogli le labbra. In quel momento si udì un ululato lontano, al quale ne seguirono altri due. Barbara McMahon
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«Anche qui ci sono i coyote?» sussurrò Caroline, ricordando i cani della prateria texana. «No, questi sono dingo. I loro cugini» le spiegò. «Sta' tranquilla, sono ancora lontani, e questa notte non ci disturberanno. Nessuno ci disturberà...» La mattina seguente, Nick divise la comitiva in coppie per seguire lo spostamento della mandria verso sud. Assegnò Caroline a George, Deirdre a Jacko, mentre lui, Phil, Ben Quigley e altri due cowboy facevano muovere il bestiame. Con grande sorpresa di Caroline, George fu piuttosto loquace, quella mattina. Le indicò le varie razze bovine e le spiegò come gli animali sarebbero stati selezionati durante il raduno. La conversazione verté principalmente sul ranch e la sua attività, nondimeno Caroline lo ascoltava con sincero interesse. Lei e George cavalcarono verso sud, affiancando la mandria. «Riesci a stare in sella, stamattina?» le chiese George gentilmente. Caroline sorrise e annuì. «Mi fanno un po' male i muscoli, ma è normale.» «Devi tenerti in allenamento, se vuoi viaggiare ogni tanto insieme a Nick. Lui si muove spesso da un punto all'altro del ranch, anche se il raduno vero e proprio del bestiame avviene due volte all'anno. Anna veniva sempre con me.» Guardò dritto davanti a sé, con aria assorta. «Ma questo era tanto, tanto tempo fa...» Caroline si chiese se Nick l'avrebbe invitata ancora ad andare con lui nei prossimi viaggi. La maniera appassionata con cui l'aveva posseduta la notte prima sotto le stelle la faceva ben sperare. «Parlami di lei» disse, rivolta a George.
10 «Oggi cavalcherai con Jacko» disse Nick a Caroline la mattina seguente. Lei annuì con un sospiro. Avrebbe voluto stare con lui, e fu sul punto di dirglielo. Ma si trattenne. Per Nick si trattava di un viaggio di lavoro, non di piacere. Si consolò pensando che nemmeno Deirdre avrebbe goduto della sua compagnia. Nick, infatti, stabilì che quel giorno la sorella di sua Barbara McMahon
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cognata avrebbe fatto coppia con George. Nonostante la lontananza dal marito, Caroline riuscì lo stesso a godersi la giornata. Jacko era un uomo di mezza età, cordiale e molto simpatico, e le raccontò parecchi episodi divertenti che gli erano accaduti girando per il ranch in lungo e in largo. Disse che la sua famiglia era originaria del Queensland e fece domande riguardo alla sua. Caroline gli parlò del Texas e, mentre lo faceva, ebbe l'impressione che la vita fino a tre settimane prima fosse distante anni luce. Quando loro due arrivarono a Laurei Springs, Caroline si sentiva piuttosto stanca. Fissando la grande ranch house bianca, molto simile a quella di Silver Creek, pregustò il piacere di una doccia e di una dormita in un letto con lenzuola fresche di bucato. George le venne incontro mentre smontava da cavallo. «Deirdre è caduta da cavallo e si è rotta una gamba. Ben ha chiamato l'elicottero e l'hanno portata all'ospedale di Boolong River.» «Nick è andato con lei?» «Naturalmente, dato che è nostra ospite. Mi sono offerto di andarci io, ma Nick ha detto che avevo bisogno di riposare. Tu e Jacko non eravate ancora rientrati, e così ci è andato lui.» «Com'è successo?» domandò Caroline, cercando di seguire il ragionamento di George. In realtà, non riusciva a concentrarsi. Riusciva solo a pensare a Nick e a Deirdre a Boolong River, mentre lei era lontana più di cento di chilometri. «Non lo so. Io e Deirdre eravamo già in vista della casa, quando il suo cavallo si è imbizzarrito. Forse qualcosa lo ha spaventato. Lei è caduta a terra e non riusciva più a muovere la gamba. Sono corso qui e Ben ha chiamato l'elicottero.» «Nick ci raggiungerà domani?» «Non credo. Ha già fatto gran parte del lavoro e gli ho detto che avrei pensato io a sistemare il resto. Partiremo da qui domani pomeriggio.» Caroline annuì. In quel momento avrebbe desiderato essere con Nick. Una volta ingessata, Deirdre sarebbe finalmente partita per Sydney o avrebbe preteso di tornare a Silver Creek per prendersi Amanda come aveva minacciato di fare? Non c'era che da aspettare per saperlo, pensò con amarezza. Amanda stava giocando sulla veranda insieme a Maggie, quando, nel tardo pomeriggio, George e Caroline arrivarono a Silver Creek. In Barbara McMahon
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automobile avevano impiegato circa un paio d'ore a colmare la distanza fra il ranch e Laurei Springs, su una strada che sarebbe stato meglio definire una pista, polverosa e piena di buche. Non appena li vide, Amanda corse loro incontro. Caroline la prese in braccio, le diede un bacio e poi la tese a George. La piccola le era mancata e, anche se il viaggio era stato interessante, in quel momento fu lieta di essere tornata a casa. «Maggie, dov'è Nick?» domandò. «Non è ancora tornato da Boolong River. Però ha telefonato stamattina per avvertire che rientrerà non appena l'ortopedico avrà ingessato la signora Adams. Pare si tratti di una brutta frattura e che la signora abbia dovuto passare la notte con la gamba in trazione.» «Capisco» mormorò Caroline, augurandosi che Nick tornasse a casa da solo. Be', quel ritardo le dava almeno la possibilità di mettersi in ordine prima che suo marito rientrasse a casa. Era sudata e aveva i vestiti spiegazzati e i capelli impolverati. Sorrise ad Amanda, pensando che in quel momento era ridotta come lei quando giocava con la sabbia in cortile. «La cena è pronta nel frigorifero» la avvertì Maggie. «Roastbeef, insalata mista e macedonia.» «Mmh... ho proprio una fame da lupo» affermò Caroline. «Grazie di tutto, Maggie.» La Taylor le indirizzò un cenno di saluto e si allontanò. «Va' pure prima tu a cambiarti. Baderò io ad Amanda» si offrì George. «Bene» rispose Caroline, felice del fatto che almeno il viaggio fosse servito a inaugurare un nuovo rapporto fra lei e George. Alle sette, arrivò Nick. Purtroppo, non era solo, come aveva sperato Caroline. Con lui c'era Deirdre, che ebbe qualche problema a scendere dall'auto con l'ingessatura e raggiunse la veranda appoggiandosi a due stampelle. «Mi spiace di essere andato via ieri senza salutarti» disse Nick a Caroline, abbracciandola. «Ma tu e Jacko non eravate ancora rientrati e la situazione richiedeva un intervento immediato.» Lei annuì, gustando la sua vicinanza. «Il nonno mi ha raccontato come sono andate le cose.» Nick aveva un aspetto stanco e trasandato. Indossava ancora i vestiti del giorno prima e aveva l'aria di chi ha dormito, o ha tentato di farlo, su una sedia in una sala d'attesa. «Non vedo l'ora di cambiarmi e di mangiare qualcosa che non siano Barbara McMahon
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toast e caffè» disse infatti, mentre entravano in casa. Nick era appena salito di sopra, quando squillò il telefono. Dato che George stava facendo compagnia a Deirdre sulla veranda, fu Caroline a rispondere. «Pronto?» «Caroline? Sono Nate Wilson. Come stai?» Nate! Si era completamente scordata di lui e anche di scrivergli un biglietto di ringraziamento per il suo regalo. «Sto bene, grazie» rispose, un po' imbarazzata. «Ho chiamato un paio di giorni fa, ma Maggie mi ha detto che eri partita con Nick per Laurei Springs. Ho visto Nick in città, oggi, e ho immaginato che fossi tornata. Ti sono piaciute le rose?» «Certamente, erano molte belle, ma... ecco, io... ho dovuto partire. E poi voglio finire di arredare la casa prima di pensare al giardino. Così, ho preferito restituirle a Mamie Jorden. Comunque, erano splendide e ti ringrazio per il pensiero» disse tutto d'un fiato. All'altro capo del filo ci fu un attimo di silenzio. «Sono lieto che ti siano piaciute. Non avevo considerato il fatto che forse non era il momento di piantarle. Nessun problema, comunque. Sono sicuro che Mamie Jorden te le farà avere quando vorrai. Ti è piaciuto visitare un po' il ranch?» «È stato magnifico! Non riesco ancora a rendermi conto che sia così grande. Ho imparato un mucchio di cose.» Deirdre entrò in quel momento nell'atrio e, dalla sua espressione, Caroline si rese conto che aveva intuito subito chi fosse il suo interlocutore. Deirdre, infatti, si appoggiò alle stampelle e fece un sorrisetto ironico. «Sai, quando eravamo ragazzi, durante le vacanze estive, io, Nick e Alex andavamo in campeggio per settimane intere. Bei tempi. Ma non mi sono mai sentito tagliato per fare la vita del cowboy, come loro due.» «Capisco... Adesso, però, devo lasciarti. Ho da fare in cucina» gli spiegò gentilmente. La presenza di Deirdre la metteva a disagio e non vedeva l'ora di porre fine alla conversazione. «D'accordo. Ci vediamo la prossima volta che verrai in città.» «Arrivederci» rispose Caroline, senza fare promesse. Riagganciò e guardò Deirdre. «Come va la gamba?» le chiese. «Meglio. Chi era al telefono? Non Nate Wilson, spero.» Caroline si chiese se fosse tenuta a risponderle, ma, prima che avesse Barbara McMahon
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deciso, Nick apparve in cima alle scale. «Non posso crederci» continuò Deirdre, imperterrita. «Stai via tre giorni e la prima cosa che fai è chiamare Nate Wilson?» Caroline lanciò un'occhiata esasperata a Nick e vide un'espressione dura nel suo sguardo. «Non sono stata io a chiamarlo» precisò Caroline. «È lui che ha telefonato.» «Come faceva a sapere che eri a casa?» le domandò Nick. «Mi ha detto che ti ha visto in città, oggi. Mi ha chiesto delle rose e io l'ho ringraziato. Ma gli ho spiegato anche che non potevo tenerle.» In quel momento, Caroline decise che la migliore difesa era l'attacco. «Mi avevi promesso di parlargli. Quando lo farai? Dopo che avrà telefonato una dozzina di volte? Se non ti piace che mi telefoni, fagliela smettere!» proruppe. Dopodiché, li piantò in asso e si chiuse in cucina. Un attimo dopo, Caroline sentì la porta dello studio chiudersi con violenza e il clic nell'apparecchio di cucina che segnalava che qualcuno stava telefonando dallo studio. Forse Nick si era finalmente deciso a parlare a Nate, pensò. A tavola, lui pareva di pessimo umore e rimase silenzioso. Deirdre, invece, aveva un'aria soddisfatta e parlò per tutto il tempo con George del campeggio. Terminata la cena, Nick si alzò. «Ho da fare con Jacko» si scusò. E, senza aggiungere altro, uscì di casa. «Ci penso io a mettere i piatti nella lavastoviglie, Caroline» disse George. «Immagino che vorrai stare un po' con Amanda.» Caroline annuì e, con quella scusa, salì di sopra con la bambina. Non aveva nessuna intenzione di passare la serata in compagnia di Deirdre, e dato che aveva il gesso, forse lei non l'avrebbe seguita al piano superiore. Lasciò la stanza di Amanda solo quando la piccola si fu addormentata. Si fermò un attimo in cima alle scale, chiedendosi se doveva scendere o aspettare Nick in camera da letto. Ma poi scosse il capo. Non avrebbe lasciato che Deirdre limitasse la sua libertà di movimento in casa sua. O, peggio ancora, che pensasse di averla messa in castigo. Se voleva andare sulla veranda, aveva tutti i diritti di farlo. Così forse avrebbe scoperto quanto tempo Deirdre aveva intenzione di restare ancora a Silver Creek. Scese le scale, i passi attutiti dai sandali leggeri che calzava. «Oh, Nick!» udì Deirdre esclamare. Barbara McMahon
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Così, era rientrato... Ed era in veranda con Deirdre. Caroline respirò a fondo, poi aprì la porta della veranda con un gesto deciso. Ma si bloccò. Deirdre aveva un braccio intorno al collo di Nick. Per un attimo, lei li fissò entrambi, incapace di credere ai propri occhi, mentre quella vista le provocava un dolore acuto come una pugnalata. «Caroline» disse Nick, scostandosi da Deirdre. Lei sentì gli occhi riempirsi di lacrime. Nick... non era diverso da Stuart. Tutte le belle parole che le aveva detto non erano state altro che un inganno. Si voltò per fuggire, senza nemmeno sapere dove andare per sfogare il suo dolore. «Caroline, aspetta!» Nick prese per un braccio Deirdre e la trascinò con sé sulla veranda finché non ebbe raggiunto Caroline. Afferrò sua moglie con l'altra mano e la costrinse a restare. «Diglielo, Deirdre. E diglielo in fretta» ordinò Nick, senza lasciare con lo sguardo Caroline. «Che cosa dovrei dirle? Mi stai facendo male, Nick» protestò Deirdre, cercando di liberarsi dalla sua stretta. Per risposta, lui la scosse come se fosse stata una bambola. «Piccola strega! Dille che cosa è successo o ti spedisco a Sydney questa sera stessa!» disse in tono gelido. Deirdre abbassò lo sguardo e alzò le spalle. «L'ingessatura è piuttosto pesante e non mi sono ancora abituata alle stampelle. Così ho perso l'equilibrio.» «Capisco» mormorò Caroline, amareggiata. «Un'ottima scusa, complimenti» commentò, cercando a sua volta di liberarsi dalla stretta di Nick. Impossibile. «Maledizione, Caroline! Non vedere cose che non esistono!» imprecò Nick. Come l'amore, per esempio. O la lealtà e la sincerità dell'uomo che aveva sposato, pensò lei, ricacciando indietro le lacrime per non dare la soddisfazione a Deirdre di vederla piangere. «Non lo farò» rispose con un filo di voce. «Ero venuta solo ad augurarvi la buonanotte.» Nick la guardò un istante e poi la lasciò andare. Caroline sperò che Nick la seguisse. Anche per discutere o litigare. Almeno avrebbe avuto la prova che gli importava qualcosa di lei. Ma lui non lo fece e Caroline capì che considerava risolta la faccenda. Barbara McMahon
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Si infilò sotto le coperte, immaginando che il sonno avrebbe tardato a venire. Invece, la stanchezza del viaggio ebbe la meglio e si addormentò quasi subito. Si svegliò durante la notte e si rese conto che Nick era accanto a lei. Ascoltò per un attimo il suo respiro regolare e poi gli si raggomitolò contro. Con gli occhi chiusi, cercò di imprimersi nella mente la meravigliosa sensazione del corpo di lui stretto contro il suo. Amava Nick con tutta se stessa e desiderava che il loro matrimonio funzionasse. Ma quel desiderio era irrealizzabile, se Deirdre fosse rimasta a Silver Creek. Quando Caroline si svegliò, la mattina seguente, Nick se n'era già andato. Si vestì e scese in cucina per preparare la colazione, pensando a quando lui l'aveva svegliata con un bacio prima di partire per Laurei Springs. «Sembra che voglia piovere, finalmente» disse Nick, entrando in cucina dalla porta di servizio, mentre lei serviva il caffè. Le si avvicinò e, dopo averle messo un dito sotto il mento, le diede un bacio. Il cuore cominciò a batterle rapidamente. Caroline lo guardò negli occhi e provò il desiderio di gettarsi nelle sue braccia. Avrebbe voluto che il bacio fosse stato più lungo, più appassionato... A quel pensiero, si voltò per nascondere il suo imbarazzo. George cominciò a sorseggiare il caffè e non fece commenti sulle loro effusioni. «Era ora che il tempo cambiasse» disse invece. «Sono sempre contento quando arrivano i primi temporali. È dalla fine dell'inverno che non vediamo una goccia di pioggia.» «Credi che ci sarà la fioritura?» chiese Caroline, ricordando che Nick le aveva parlato dei fiori che spuntavano nella prateria dopo le piogge. «Dipende da quanta acqua cadrà» le rispose Nick. «Le nuvole, però, ne promettono tanta» borbottò George. Gli uomini erano già usciti da un pezzo quando anche Deirdre scese a colazione. Dato che non poteva fare molto movimento, si offrì di giocare con Amanda mentre Caroline puliva la casa. Alle nove squillò il telefono. «Caroline Silverman?» chiese una voce maschile. «Sono io.» «Sono James Doolittle dell'ufficio postale di Boolong River. Sono arrivati due grossi bagagli per lei.» Barbara McMahon
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Caroline sorrise. «Era ora! Verrò oggi stesso a prenderli.» «Sono piuttosto pesanti» l'avvertì l'impiegato. «Lo so» rispose Caroline, pensando al resto degli oggetti personali, libri, indumenti, fotografie, che aveva spedito dagli Stati Uniti prima di partire per l'Australia. Non vedeva l'ora di aprire quelle casse. «Dalla tua aria felice, immagino che si tratti di un'altra telefonata di Nate Wilson» commentò Deirdre maliziosamente. «Che sciocchezza!» replicò Caroline in tono impaziente, senza dirle chi aveva chiamato. Erano fatti suoi e Deirdre non era il suo tutore. «Faccio una corsa in città. Puoi badare tu ad Amanda?» «Certo. Sono sua zia, ricordi?» Caroline trattenne una risposta pungente, non volendo provocare altre discussioni. Se si sbrigava, sarebbe stata di ritorno nel giro di un paio d'ore, in tempo per preparare il pranzo. «Che cosa devo dire a Nick se dovesse tornare?» «Niente. Ci penserò io a spiegargli perché sono andata a Boolong River» replicò Caroline. Fu solo quando imboccò la strada per Boolong River che Caroline ricordò che Nick aveva detto che era in arrivo la pioggia. E dalle nuvole color piombo che provenivano da nord, immaginò che si sarebbe trattato di un vero e proprio diluvio. Ma il sole splendeva ancora a Silver Creek e lei sperava di essere di ritorno a casa prima che si aprissero le cateratte del cielo. Purtroppo, quando arrivò in città, la pioggia era già torrenziale, al punto che, nonostante i tergicristalli funzionassero alla massima velocità, non riusciva a vedere quasi nulla. A velocità ridotta attraversò il ponte di ferro sopra il fiume, il cui livello era già salito minacciosamente, e raggiunse l'ufficio postale. Le raffiche di vento erano tali che, sebbene l'ufficio fosse provvisto di un'area coperta per il carico e lo scarico delle merci, quando Caroline ebbe finito di sistemare le casse nel bagagliaio della Ford, si ritrovò con i jeans bagnati e la giacca a vento che grondava acqua. Sperando che il tempo migliorasse, approfittò del fatto che si trovava all'ufficio postale per scrivere una lettera a sua nonna e la spedì subito. Poi risalì in macchina. Sembrava notte, anche se non erano neanche le dieci e mezzo del mattino. Accese i fari, cercando di vedere qualcosa attraverso il vetro. Il traffico per fortuna era Barbara McMahon
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scarsissimo a causa del maltempo, e Caroline cercò di non compiere manovre brusche sull'asfalto viscido. Il vento era aumentato di intensità, al punto che lei ebbe più volte l'impressione di sbandare mentre imboccava il viale che portava fuori città. Però, quando giunse al ponte, fu costretta a fermarsi. Il livello del fiume si era innalzato al punto che l'acqua scorreva sulle lastre d'acciaio che costituivano le due corsie. Caroline si chiese quale pressione avrebbe esercitato la corrente del fiume sui pneumatici. C'era il rischio che le onde impetuose del Boolong River travolgessero l'auto? O che l'acqua filtrasse attraverso le portiere? Caroline indugiò all'ingresso del ponte, valutando i rischi e chiedendosi se dovesse tentare o se fosse meglio aspettare a tornare a casa quando il maltempo si fosse attenuato. Fu in quel momento che nello specchietto retrovisore vide i fari di un'altra macchina. Quando si avvicinò, si accorse che si trattava dell'auto di ordinanza di Nate Wilson. Lui scese e un attimo dopo era vicino al suo finestrino, la giacca a vento che grondava acqua. Lei abbassò il vetro solo di una fessura. «Caroline, che stai facendo qui?» Nate sembrava piuttosto sorpreso di vederla. «Sto cercando di tornare a casa, ma ho paura ad attraversare il ponte.» «Ero venuto proprio a controllarlo» disse Nate. «Ti consiglio di non attraversarlo. A meno che la tua auto non abbia quattro ruote motrici.» «No, non le ha» rispose Caroline, rimpiangendo di non avere preso la Land Rover di Nick per venire in città. «Allora non tentare nemmeno. La carreggiata del ponte sarà piena di fango e potresti rimanere intrappolata.» Caroline rabbrividì a quella prospettiva. «Non c'è un altro punto in cui poter guadare il fiume?» Nate scosse il capo. «Non con questo tempo. Ho ascoltato poco fa il bollettino meteorologico e pare che la tempesta durerà ancora un paio d'ore. Ma, non appena la pioggia smetterà, il livello del fiume si abbasserà. Il terreno è arido e pertanto molto permeabile.» «Un paio d'ore?» ripeté Caroline, sconsolata. A Silver Creek si sarebbero preoccupati, non vedendola rientrare per il pranzo. «Torna in città» le suggerì Nate. «Non appena il tempo sarà migliorato, rientrerai al ranch. Nel frattempo potrai telefonare a casa per evitare che Barbara McMahon
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stiano in pensiero.» Caroline annuì. Nate le aveva dato dei buoni consigli. Non era davvero il caso di correre il rischio di guai peggiori. Un quarto d'ora più tardi, Nate le offrì una tazza di caffè bollente nel suo ufficio, alla stazione di polizia. «Posso telefonare da qui?» gli domandò, scostandosi dal viso una ciocca di capelli bagnati. «Certamente» disse Nate, indicandole l'apparecchio. Caroline compose il numero, ma si accorse subito che la linea era disturbata a causa del maltempo. «Pronto?» rispose la voce di George. «Nonno? Sono Caroline.» «Dove sei? Qui diluvia ed eravamo preoccupati per te.» «Lo immaginavo. Sono a Boolong River, alla stazione di polizia» gli spiegò, alzando la voce per farsi sentire nonostante le scariche elettrostatiche che disturbavano la comunicazione. «Nate ha chiuso il ponte e devo aspettare che...» «Non ti sento, Caroline.» La voce di George giungeva sempre più debole. «Non posso tornare a casa...» Si udì una specie di crepitio, seguito da un suono secco. «Nonno?» Nessuna risposta. Dopo un altro paio di tentativi, Caroline riagganciò. «È caduta la linea.» «Sei riuscita a tranquillizzarli?» «Spero di sì» mormorò, sentendosi all'improvviso in colpa. Suo marito le aveva detto di stare alla larga da Nate. Che cosa si erano detti i due uomini per telefono? Nick non glielo aveva rivelato. Ora, invece, George gli avrebbe detto che lei si trovava a Boolong River, nell'ufficio di Nate. Si accigliò, pensando che quella sera ci sarebbero stati altri guai. Deirdre non avrebbe mancato di fare qualche commento velenoso in proposito, provocando una nuova discussione fra lei e Nick. Il tempo passava lento, ma per fortuna la pioggia stava cominciando a diminuire di intensità. «Ti inviterei volentieri a casa mia ad aspettare che passi la tempesta» disse Nate a un certo punto. «Ma Nick mi taglierebbe la testa se lo facessi. Ho scoperto che è piuttosto possessivo.» «Possessivo?» mormorò lei, incredula. «Ho superato certi limiti, Caroline? Ti assicuro che non intendevo crearvi dei problemi.» Barbara McMahon
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Lei scosse il capo. «È solo che... Be', ecco, a Nick non ha fatto piacere che un altro uomo mi regalasse delle rose perché...» «Perché è terribilmente geloso. Sì, proprio così... Me ne sono reso conto ieri, quando mi ha telefonato. Sta' lontano da mia moglie, mi ha detto. Gli ho risposto che avevo solo delle intenzioni amichevoli nei tuoi confronti, ma...» Nate si interruppe mentre la porta dell'ufficio si apriva con violenza.
11 Nick entrò nella stanza con espressione tempestosa. Indossava una giacca impermeabile, stivali infangati e un cappello che era diventato scuro tanto era inzuppato di pioggia. In mano aveva un grosso mazzo di rose rosse, che gocciolavano acqua dai petali morbidi e vellutati. Lanciò un'occhiata di fuoco a Nate e poi il suo sguardo si posò su Caroline. Senza dire una parola, si avvicinò e le mise in mano il bouquet. Caroline sentì alcune gocce di pioggia spruzzarle la pelle del viso e delle mani. L'acqua era fredda. Guardò Nick e deglutì nervosamente. Lui le parve a dir poco furioso. Ed era lei la causa di tutto. Tuttavia, fu a Nate che Nick si rivolse per primo. «Che cosa diamine stai facendo qui con mia moglie?» gli chiese in tono gelido. Era la prima volta che Caroline lo vedeva di quell'umore e si chiese se fosse così in collera soltanto perché l'aveva trovata con Nate. Guardò le rose che il marito le aveva dato. Erano splendide e il loro delicato profumo riempiva l'aria. Dove le aveva prese Nick? Non c'erano rose a Silver Creek. Mamie Jorden era l'unica persona che le aveva, a Boolong River. Era andato a comprarle da lei sotto quel diluvio? «Stavamo solo parlando» rispose Nate. «Ha quasi smesso di piovere e, dato che sei qui, immagino che il ponte sia di nuovo praticabile.» «La mia Land Rover ha quattro ruote motrici» gli spiegò Nick freddamente. Rose rosse, purpuree. Dai petali morbidi come velluto. Nick sapeva che cosa significavano? Caroline lo guardò. Lui sembrava sul punto di colpire Nate. «Nick» lo chiamò dolcemente, con un'assurda speranza nel cuore. «Con te parlerò più tardi» le disse in tono brusco. Caroline si alzò e si infilò la giacca ormai asciutta. Prese la borsa, le rose Barbara McMahon
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e poi si pose fra Nick e Nate. L'atmosfera era carica di tensione, ma lei non avrebbe permesso che i due uomini, amici da anni, si facessero del male per colpa sua. Alzò una mano e la posò sulla guancia di Nick. Lui la fissò un po' sorpreso. «Grazie per essere venuto a prendermi» gli sussurrò. «Temevo di dover restare qui per ore.» Lui le prese la mano e la scostò dal viso, ma la tenne stretta nella sua. Poi si rivolse di nuovo a Nate. «Mi spiace di avere rovinato i tuoi piani. Ma io non intendo rinunciare così facilmente a mia moglie come ha fatto Alex.» «Che stai dicendo? Ti ha dato di volta il cervello?» insorse Nate. «Niente affatto. Quando sono arrivato a casa, il nonno mi ha detto che Caroline aveva telefonato da qui e non aveva intenzione di tornare indietro. Invece lo farà. Anche se dovessi inseguirvi fino a Darwin, nel Texas o all'inferno!» Le sue dita si strinsero intorno a quelle di Caroline, ma lei non ci fece caso, felice com'era che suo marito fosse disposto a seguirla fino in capo al mondo. Il cuore cominciò a batterle all'impazzata, mentre le sue speranze aumentavano. Di sicuro, Nick non avrebbe pronunciato una frase del genere se non gli fosse importato nulla di lei. «La linea era disturbata e George non ha capito quello che ho detto» gli spiegò in fretta. Nick la guardò negli occhi. «Come dici?» «Sì, la comunicazione si è interrotta proprio mentre gli stavo spiegando che il ponte era impraticabile e non sapevo a che ora sarei riuscita a tornare a Silver Creek.» «Ma che cosa eri venuta a fare in città?» «Alle nove un impiegato dell'ufficio postale ha telefonato per avvertirmi che erano arrivati i miei bagagli e sono venuta a ritirarli. Non pensavo che la perturbazione in arrivo fosse così violenta.» «Non stavi fuggendo con Nate?» Caroline sentì Nate imprecare fra i denti, ma non distolse lo sguardo da Nick. «Perché mai, secondo te, avrei dovuto fuggire con lui? La mia famiglia è a Silver Creek.» E anche il mio amore, soggiunse con naturalezza tra sé. «Una volta per tutte, Nick, io non fuggo con le mogli degli altri!» Barbara McMahon
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dichiarò Nate, in tono deciso e anche un po' offeso. Nick lo guardò per un lungo istante negli occhi. «Che mi dici di Tessa?» «Che c'entra Tessa? Non penserai per caso che quel giorno stessi fuggendo con lei? Buon Dio! Dovevo andare a Darwin per ragioni di servizio. Tessa mi telefonò e mi chiese un passaggio. Non sapevo che aveva intenzione di abbandonare Alex. Non dirmi che per tutto questo tempo hai creduto che fossimo fuggiti insieme...» Nick annuì. «Come puoi aver creduto una sciocchezza del genere su di me, dopo trent'anni che mi conosci?» Nate si infilò giacca e cappello e uscì dall'ufficio, sbattendo la porta. Dopo che Nate se ne fu andato, ci fu un attimo di silenzio. «Nick, ce ne possiamo andare, adesso?» domandò Caroline. Lui annuì, ma continuò a tenerla per mano mentre uscivano dalla stazione di polizia. «La Ford è posteggiata qui vicino» lo avvertì. «Torniamo a casa con la Land Rover. Manderò qualcuno domani a prendere la tua macchina.» Il pesante fuoristrada superò senza problemi il ponte coperto d'acqua e fango. «Non riuscivo a credere che tu fossi fuggita con Nate» disse Nick, mentre imboccavano la strada che portava a Silver Creek. Caroline annusò le rose rosse. Significavano amore e passione. Perché Nick gliele aveva comprate? «Davvero mi avresti seguita fino nel Texas?» «Quando Deirdre mi ha detto che Nate aveva telefonato stamattina, ho pensato che non avrei avuto bisogno di andare così lontano.» «Non è stato Nate a chiamarmi, ma James Doolittle, dell'ufficio postale, per avvertirmi che erano arrivati due bauli per me. Non ti sei ancora accorto che Deirdre è una ficcanaso bugiarda?» «Altroché. Seminare discordia e combinare guai sono le sue specialità» replicò Nick in tono spassionato. «Il trucco, però, consiste nel non stare al suo gioco.» «Più facile a dirsi che a farsi» mormorò Caroline. «Deirdre ha capito che il nostro non è un vero matrimonio e sta facendo di tutto per dividerci.» «Non ci riuscirà.» «Che cosa te lo fa credere?» «Il fatto che noi due siamo decisi a farlo funzionare. Che abbiamo una Barbara McMahon
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bambina da crescere. E soprattutto che stiamo bene insieme e che a letto facciamo scintille.» A quelle parole, Caroline sentì un ben noto languore impossessarsi di lei. Sì, stavano bene insieme e lei lo amava così tanto... «Che cosa vuoi di più, Caroline?» le chiese, tenendo lo sguardo fisso sull'asfalto bagnato. Timidamente, lei gli posò una mano sul braccio. «Che ne diresti dell'amore?» sussurrò. «Se è quello che vuoi, posso darti anche quello» rispose lui con semplicità. Caroline lo fissò, stupefatta. «Oh, Nick...» riuscì solo a mormorare. La Land Rover rallentò e poi si fermò del tutto, sulla corsia di emergenza. Nick lasciò i fari accesi, ma spense il motore prima di prendere Caroline fra le braccia. Il bacio che si scambiarono fu lungo e appassionato. Caroline riusciva a pensare solo che Nick l'amava! Lui glielo disse proprio in quel momento. «Ti amo, Caroline, e non riesco più a immaginare la mia vita senza di te. E l'idea che tu possa fuggire con un altro uomo mi fa impazzire.» «Anch'io ti amo, Nick. L'unico uomo con cui voglio vivere sei tu.» «Credo di essermi innamorato di te dal primo momento che ti ho vista all'aeroporto. Mi hai stregato con un'occhiata.» Lei rise. «Lo stesso è successo a me. Ma tu sei stato molto più abile a nascondere i tuoi sentimenti.» «Sono stato costretto a farlo perché pensavo che tu non credessi più nell'amore e non volessi un marito che ti amava.» Caroline sospirò di piacere e gli strinse le braccia intorno al collo. «Non vedo l'ora di essere a casa» le sussurrò Nick con un tono pieno di promesse. «Sì, ma Deirdre...» «La spediremo a casa domani» decise Nick. «Anche se, purtroppo, prima o poi tornerà. È la zia di Amanda e non posso impedirle di vedere la bambina. Ma farò in modo che i suoi soggiorni siano i più brevi possibile.» Caroline annuì, provando un nuovo senso di sicurezza. Deirdre non le faceva più paura se Nick la amava. I baci di Nick si fecero più insistenti e appassionati. «Ti sono piaciute le rose?» le chiese. Barbara McMahon
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«Molto» sussurrò Caroline, beata. «Perché me le hai comprate?» «So che ti piacciono e speravo che, regalandotene un mazzo, ti avrei convinta più facilmente a tornare a casa.» «Così eri proprio deciso a portarmi a casa...» «Puoi giurarci! Sei mia moglie!» «Sai che le rose significano amore?» «Certo. Rose rosse per la donna che amo.» Nick sorrise, baciandole la mano. «Avrai molte altre rose, amore mio. La nostra storia è solo all'inizio.»
Epilogo Silver Creek Station, 1° febbraio 1995 Cara nonna, posso finalmente mandarti le foto che ti avevo promesso. La prima è di Nick. Non è splendido? Ci amiamo tanto e siamo così felici insieme! L'altra foto è di Amanda. È molto carina, vero? Le pratiche di adozione sono a buon punto e fra poche settimane sarà nostra figlia a tutti gli effetti. Ormai parla bene e non sta zitta un momento. Spero che anche il suo fratellino, o sorellina, sarà adorabile come lei. Sì, fra sette mesi Silver Creek avrà un nuovo erede. Per favore, cerca di stare bene per la prossima primavera, quando nascerà il bambino, così potrai venire a vederlo. Nick spera che sia un maschietto, ma io non faccio promesse. L'ultima foto è quella del nonno. Andiamo molto d'accordo, adesso, e non vede l'ora che nasca il nuovo nipotino. Mi manchi solo tu, nonna. Però, a parte la grande distanza che ci separa, non cambierei una virgola della mia nuova vita. Nick mi ama e, grazie al suo amore, sento di poter affrontare il mondo intero. Persino Deirdre. Ma questa è una storia che ti racconterò quando a primavera verrai a Silver Creek.,. Sono contenta che la tua operazione sia andata bene e che tu sia ormai in via di guarigione. Non vedo l'ora che tu venga qui a conoscere Nick e la mia famiglia. Ti voglio bene. Caroline. Barbara McMahon
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