Patricia Thayer
Un Provvidenziale Imprevisto Reilly's Bride © 1996 COLLEZIONE n. 1350 del 5/5/1998
1 L'ultima cosa che...
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Patricia Thayer
Un Provvidenziale Imprevisto Reilly's Bride © 1996 COLLEZIONE n. 1350 del 5/5/1998
1 L'ultima cosa che Jenny Murdoch si era aspettata era di essere accolta da una tempesta di neve in aprile. Incredula, guardava i grossi fiocchi di neve posarsi sul parabrezza della sua auto. Non può essere! pensò fra sé costernata. Mancavano pochi giorni a maggio e lei, naturalmente, non aveva messo capi pesanti in valigia. La colse una sensazione di panico nel vedere con quanta rapidità il verde paesaggio spariva sotto la coltre di neve. «Benvenuta nel Wyoming» mormorò rivolta a se stessa mentre forti folate di vento minacciavano di fare sbandare l'automobile. Diminuì la velocità, azionò il tergicristallo e accese i fari dell'auto, ma la situazione non migliorò: la visibilità si stava ormai riducendo a pochi metri. Guardò l'orologio. Erano quasi le sei. Last Hope non poteva essere che a una mezz'ora. Ce l'avrebbe fatta di sicuro. Improvvisamente l'auto incominciò a sbandare e le ruote a non fare più presa sull'asfalto, e lei fu costretta ad accostare sul ciglio della strada e a fermarsi. «Niente panico» si ammonì mentre la neve le mulinava attorno. «Tra poco passerà qualcuno.» La temperatura era scesa di parecchi gradi, e lei azionò il riscaldamento, poi prese la giacca di jeans dal sedile posteriore e se la infilò. Quindi accese la radio per ascoltare un eventuale bollettino meteorologico. Asciugò con la mano la condensa che si era formata sul finestrino e guardò fuori, ma inutilmente: non si vedeva niente. E quello che era peggio non si vedeva passare nessuno. Alzò il volume della radio e ascoltò le previsioni del tempo che parlavano di quella bufera fuori stagione. Gemendo, chiuse gli occhi e appoggiò la testa allo schienale. Per la prima volta incominciò a dubitare della bontà della propria decisione. No! Si era imbarcata in quell'avventura per una buona ragione, e valeva Patricia Thayer
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la pena affrontare qualche difficoltà per guadagnarsi l'indipendenza da una famiglia troppo protettiva. I suoi due fratelli l'avevano sempre coccolata ma, da quando il loro padre era morto due anni prima, Brett e soprattutto Tyler, il maggiore, avevano incominciato intromettersi pesantemente nella sua vita privata. Erano arrivati persino ad arrogarsi il diritto di scegliere con chi lei dovesse uscire o no, nel timore che scegliesse qualcuno non adatto a figurare in una famiglia di petrolieri. Esasperata dal loro atteggiamento, Jenny aveva colto la palla al balzo quando nella bacheca dell'università aveva letto un annuncio nel quale il sindaco di una cittadina mineraria del Wyoming offriva opportunità di lavoro e di sistemazione, rivolgendosi in particolare alle donne. La reazione dei suoi fratelli e di sua madre, Caroline, era stata ovviamente negativa, ma lei non si era lasciata intimidire: aveva preso accordi con il sindaco di Last Hope e aveva lasciato il Texas. Aveva fatto la scelta giusta, ne era certa, e ora non doveva avere rimpianti. Aprendo gli occhi, si tirò su a sedere. «Devi solo trovare il modo di uscire da questo pasticcio.» Guardò l'indicatore della benzina. Il serbatoio doveva essere ancora pieno per un quarto. Per quanto tempo avrebbe potuto tenere il motore acceso? Nel bagagliaio c'era una coperta che avrebbe potuto tenerla al caldo finché non fosse arrivato qualcuno. Jenny rabbrividì al pensiero di dover uscire dall'auto, ma sapeva che doveva farlo, anche per accertarsi che il tubo di scappamento non fosse ostruito facendo così penetrare i gas di scarico nell'auto. Si abbottonò la giacca e sollevò il colletto. Dopo avere spento il motore, aprì la portiera e scese dall'auto. Ignorando il freddo pungente, il vento gelido e i venti centimetri di neve che si erano nel frattempo accumulati, si diresse verso la parte posteriore dell'auto e subito controllò che la neve non bloccasse il tubo di scappamento. Poi tentò di inserire la chiave nella serratura del bagagliaio, ma le sue dita erano talmente intirizzite dal freddo che la chiave le sfuggì di mano e cadde sparendo nella neve. A bordo della sua Bronco a quattro ruote motrici, Luke Reilly percorreva con cautela la strada che costeggiava il ranch. Era troppo stanco, troppo affamato e troppo vecchio per andarsene in giro con un tempo come quello, ma se non avesse messo al riparo dalla bufera la sua Patricia Thayer
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mandria di mucche e di vitellini, avrebbe anche potuto perderla. Luke viveva nel Wyoming settentrionale da sempre e conosceva bene quelle tempeste fuori stagione. Non c'era niente che si potesse fare se non aspettare e sperare che non facessero troppi danni. «Erre Uno, Erre Uno, rispondi. Sei là fuori, Luke?» Luke afferrò il microfono della ricetrasmittente e premette un tasto per parlare con lo sceriffo. «Sì, Tom. Sono così pazzo da essere qua fuori nella tormenta.» «Be', a quanto pare non sei il solo. Charlie Owen ha chiamato per avvertire che ha visto un'auto sportiva rossa passare davanti alla sua fattoria un'ora fa. Procedeva con difficoltà e svoltava sulla Provinciale Ottantacinque. Ti trovi per caso nelle vicinanze? Passo.» «Accidenti a questi pazzi! Possibile che non capiscano che è meglio non uscire con un tempaccio simile?» borbottò Luke. Non era molto lontano dalla zona indicata, ma l'ultima cosa che voleva era passare la serata a tentare di recuperare un'automobile bloccata dalla neve. Sospirò, sapendo che non poteva lasciare quel poveraccio in mezzo alla tormenta. «Mi trovo a circa un miglio dal bivio. Vado a vedere se riesco a localizzare l'auto.» «Grazie, Luke. Mi risparmi un sacco di strada.» «Fammi un favore, Tom. Chiama i bambini e avvertili che tarderò. Di' a Crissy che cenino pure senza di me.» Lo stomaco di Luke brontolò, rammentandogli che aveva saltato il pranzo. «Lo farò. Nient'altro?» «Sì. Convinci Molly a prepararmi una delle sue torte alla pesca, per favore.» Luke conosceva Tom e Molly Willis da una vita. Tom era lo sceriffo della contea praticamente da sempre. «L'avrai. E grazie, Luke. Chiamami, se trovi qualcosa. Passo.» «Qui Erre Uno. Passo e chiudo.» Luke lasciò cadere il microfono sul sedile e incominciò a cercare il bivio. Procedette a bassa andatura, gli occhi incollati sulla strada fino a che non giunse al bivio. Pulì il parabrezza con il guanto mentre imboccava a passo d'uomo la vecchia strada provinciale coperta di neve, conscio che nel giro di poche decine di minuti sarebbe calata l'oscurità. Poi vide qualcosa, una macchia di colore. Rosso. C'era un'auto rossa ferma sul ciglio della strada. Levò il piede dall'acceleratore e fermò il furgone in mezzo alla strada per non correre il rischio di rimanere bloccato a sua volta, quindi ne scese e si diresse verso l'auto. Aprendo la portiera, trovò una donna rannicchiata Patricia Thayer
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al posto di guida. «Oh, grazie al cielo!» esclamò questa quasi lanciandosi tra le sue braccia. Luke non poté fare a meno di sorridere mentre lei lo cingeva in un abbraccio colmo di gratitudine. Non era abituato a quel genere di attenzioni da parte delle donne. Loro di solito gli preferivano suo fratello. «Sta bene?» chiese togliendosi le dita gelide di lei da dietro la nuca. La donna sbatté le ciglia come se stesse uscendo da una specie di trance, e lui notò che stava tremando. La temperatura nell'abitacolo era ormai bassa quasi quanto quella esterna, e i suoi abiti, peraltro inadatti alle condizioni atmosferiche, erano umidi. «Mi sc... usi» balbettò lei scossa dai brividi. «E' s... solo che... sono così contenta di vederla. Sono qui da più di un'ora. Incominciavo a credere che... non sarebbe passato nessuno.» «Be', ora ci sono io. Che cosa ne direbbe se la portassi in un posto caldo e asciutto?» Il modo in cui lei lo guardò, con i suoi grandi occhi castani, gli provocò una strana fitta nel petto. Era una sensazione che non provava da moltissimo tempo. Una sensazione che non gli piaceva affatto. Prendendola in braccio, la portò al suo furgone e la adagiò sul sedile accanto al posto di guida. Poi tornò all'auto di lei, prese la borsetta ma non riuscì a trovare le chiavi. Richiuse la portiera e tornò in fretta al furgone salendo al posto di guida. Per prima cosa, azionò al massimo il riscaldamento, poi si tolse il giubbotto di pelle di montone e lo mise sulle spalle della donna. «Non doveva muoversi con questo tempo, specie con un'auto senza la trazione integrale. Dove sono le chiavi?» «Le ho perse nella neve, quando sono scesa per prendere una coperta dal portabagagli.» «Be', allora dovremo aspettare che cessi la tormenta.» Luke afferrò il microfono della ricetrasmittente e premette il tasto. «Erre Uno chiama Sceriffo Uno. Passo. Tom, ci sei?» «Sì, ti ascolto. L'hai trovata?» «Sì, è un'auto rossa con a bordo una donna. È infreddolita e bagnata. La sto già portando al ranch.» «Ha sintomi di ipotermia o di congelamento?» Luke si voltò a guardare Jenny: minuta com'era sembrava sparire dentro Patricia Thayer
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il suo giubbotto. «Come vanno le mani e i piedi? Ha ancora sensibilità alle dita?» Lei annuì. «Mi fanno male.» «È tutto a posto, Tom. Ti richiamo dal ranch. Passo e chiudo.» Dieci minuti più tardi, giunsero al ranch. Era completamente buio ormai, ma Crissy era stata così premurosa da lasciare accesa la luce del portico. Luke suonò il clacson, fece di corsa al giro del furgone e prese in braccio la sua passeggera, che subito collaborò passandogli le braccia attorno al collo. Era leggera come una piuma, e lui la portò verso la porta sul retro dove vennero accolti da una bambina di undici anni. «Papà, che cosa è successo alla signora?» chiese questa. «La sua auto è rimasta bloccata dalla neve. Ha bisogno di scaldarsi e in fretta» spiegò Luke attraversando la cucina. «Prepara un bricco di caffè e della zuppa» aggiunse mentre si dirigeva verso la scala. Una volta giunto in camera da letto, adagiò Jenny sul letto e si precipitò nel bagno adiacente ad aprire il rubinetto dell'acqua calda. Poi tornò a prenderla. «Forza, adesso si deve togliere di dosso gli abiti bagnati» la sollecitò. Gli occhi fissi su quello sconosciuto alto, moro e decisamente bello, Jenny Murdoch si alzò. Sarà anche stata un po' sotto choc per quello che le era capitato, ma lui non poteva davvero aspettarsi che lei... si spogliasse. Non con lui che la guardava, almeno. Prima che potesse anche solo accennare a una protesta, però, lui le aveva già sfilato il giubbotto dalle spalle e l'aveva presa in braccio. Questa volta, la portò nella stanza da bagno, mettendola poi giù accanto alla vasca. «Crede di potersi svestire da sola, o devo aiutarla?» A un tratto lei si infuriò. Come si permetteva quello sconosciuto di trattarla come una bambina? Le mani sui fianchi, sbottò: «Dalle mie parti si usa almeno presentarsi, prima di entrare così in confidenza». «Senta, signora, non è il caso di fare tante cerimonie. Lei ha bisogno di togliersi di dosso quegli abiti bagnati e di aumentare la temperatura corporea.» Senza ulteriori indugi, lui le afferrò la cintura e gliela sfilò, chinandosi poi per toglierle le scarpe. «D'accordo, d'accordo!» Jenny scostò di scatto il piede. «Posso spogliarmi da sola. Ma le dispiacerebbe uscire? Mi sento un po' a disagio a spogliarmi davanti a un estraneo.» Patricia Thayer
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Jenny entrò nella vasca e sospirò mentre si immergeva nell'acqua calda. Chiudendo gli occhi, sentì il suo corpo rilassarsi. Aveva finalmente smesso di tremare, ma difficilmente avrebbe dimenticato quello che aveva passato quel giorno. Non aveva mai provato tanto freddo in vita sua. Grazie al cielo, era passato lui... Aprì di scatto gli occhi. Non sapeva neppure il nome dell'uomo che l'aveva soccorsa, dell'uomo nella cui vasca ora era immersa. Si guardò attorno nella stanza, soffermando lo sguardo sul lavandino di stile antiquato e sull'armadietto soprastante aperto in cui c'erano soltanto un rasoio e una bomboletta di schiuma da barba. Appesi a un asta di metallo pendevano due grandi asciugamani marroni. Jenny trasse un sospiro. Non c'era molto là dentro che potesse svelarle qualcosa riguardo al bel cavaliere dalla scintillante armatura. Qualcuno bussò leggermente alla porta, Jenny si levò a sedere e afferrò l'asciugamano che era accanto alla vasca. «Un minuto» disse mentre si alzava in piedi e si avvolgeva nell'asciugamano. «Chi è?» La porta si schiuse appena e una ragazzina bionda fece capolino. Aveva grandi occhi azzurri e un simpatico nasetto all'insù. «Mio padre ha detto di portarle una tazza di caffè, ma lei aveva un'aria così infreddolita che ho pensato di prepararle della cioccolata calda. Le piace?» Jenny sorrise. «Oh, sì, ne vado matta. Entra pure.» La bambina avanzò timidamente. Aveva i capelli raccolti in una coda di cavallo e il naso cosparso da mille lentiggini. Porse a Jenny una tazza di ceramica nella quale galleggiavano dei biscottini. «Grazie.» Jenny bevve un sorso di cioccolata, poi scostando la tazza disse: «Ciao, io mi chiamo Jenny, e tu?». «Il mio nome è Crystal, ma tutti mi chiamano Crissy.» «Piacere di conoscerti Crissy. È stato molto gentile da parte di tuo padre venirmi a soccorrere in mezzo a quella tempesta di neve.» Jenny si sedette sul bordo della vasca, sistemandosi l'asciugamano attorno alle gambe. «Peccato che non abbia potuto recuperare anche la valigia.» Guardò Crissy. «Credi che tua madre possa prestarmi qualcosa da mettermi finché i miei vestiti non saranno asciutti?» «Noi non abbiamo la mamma» intervenne una vocetta infantile da dietro la porta. «Va' via, Garret» ordinò Crissy mentre si dirigeva verso la porta per Patricia Thayer
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tentare di chiuderla. «Non sta bene che tu veda una signora senza gli abiti addosso.» Un bambino coi capelli scuri, dall'apparente età di cinque anni, fece capolino nella stanza e guardò Jenny. «Ma... non è mica nuda.» Per poco Jenny non rovesciò la cioccolata che stava bevendo. «Lascialo pure entrare, Crissy. Questo asciugamano mi copre abbastanza.» Fece cenno al bambino di avanzare e si presentò. «Ciao, io mi chiamo Jenny. E tu?» «Garret» rispose il bambino. Era l'opposto di sua sorella. Aveva una massa di riccioli scuri ed era di corporatura più tozza. Come sua sorella, portava dei jeans e una felpa. «Non puoi prendere in prestito gli abiti di nostra madre perché li ha portati via tutti quando se n'è andata. Adesso è morta.» Anche se il bambino si era dimostrato sereno al riguardo, Jenny non poté non avvertire una stretta al cuore. «Mi dispiace tanto.» Jenny guardò prima Garret poi Crissy. Entrambi sembravano essersi abituati all'idea. Al contrario di Jenny. Erano trascorsi due anni dalla morte di suo padre, e ancora faticava ad accettare il fatto. «Deve mancarvi molto.» Crissy abbassò lo sguardo e non disse nulla. Il bambino piegò di lato la testa. «Non me la ricordo molto, e a mio padre non piace parlarne. Dice che comunque non abbiamo bisogno di una donna stupida e insensata per casa. Possiamo cavarcela bene da soli.» Garret studiò Jenny per un momento. «Sei anche tu una donna stupida e insensata?» Jenny trasalì. Come si permetteva quell'uomo di insegnare a suo figlio simili assurdità! «Non sono affatto una pazza scriteriata. Sono stata soltanto colta di sorpresa da una tempesta di neve piuttosto inconsueta per questo periodo dell'anno. Dalle mie parti non nevica mai in questa stagione.» «Da noi sì» replicò il bambino con un guizzo negli occhi che a Jenny ricordò suo padre. «A volte nevica persino in giugno. Da dove vieni?» «Da Dallas, nel Texas. Ma può darsi che venga a vivere qui, perciò hai fatto bene a dirmelo. Così potrò prepararmi. Devo proprio ringraziare tuo padre per essere venuto ad aiutarmi.» «Si trasferirà a Last Hope?» chiese Crissy, un'espressione di sorpresa sul viso. Patricia Thayer
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«Ho un colloquio di lavoro domani. Sempre che riesca ad arrivare in città.» «Non riuscirà ad andare da nessuna parte per almeno un paio di giorni.» Jenny riconobbe la voce profonda prima ancora di alzare lo sguardo e vedere il suo salvatore affacciarsi sulla porta. Quella stanza da bagno stava diventando decisamente troppo affollata, pensò guardando l'uomo che con la sua imponente corporatura sembrava occupare tutto lo spazio. Aveva folti capelli neri con un ciuffo ribelle che gli cadeva sulla fronte, e la sua mascella squadrata denotava tensione. Quanto all'espressione degli occhi, scuri e infossati, era del tutto indecifrabile. Indossava una camicia scozzese di flanella e un paio di jeans stinti che mettevano in risalto le gambe muscolose, ed era bello da togliere il respiro. «Credo che resterà bloccata qui almeno per tutta la giornata di domani.» Quelle parole strapparono Jenny dalle sue considerazioni, e lei si alzò in piedi. «Ma domani mattina io devo essere a Last Hope» obiettò. Il brusco movimento sciolse il nodo all'asciugamano, e lei dovette precipitarsi a trattenerlo con le mani per evitare un umiliante disastro. Ricomponendosi, alzò lo sguardo. Nel vedere gli occhi di lui fissi sulle sue mani, provò uno strano rimescolio in tutto il corpo che tentò di ignorare. Aveva altri problemi, al momento. «Ha almeno qualcosa da farmi indossare?» chiese. Crissy e Garret guardarono il loro padre. Dalla loro espressione, Jenny intuì quanto lo adorassero. Lui prese da dietro la porta un accappatoio blu e lo porse a Jenny. «Tenga, si metta questo» mormorò, e quando il suo sguardo la percorse di nuovo da capo a piedi, lei avvertì di nuovo un rimescolio. «Vedrò che cos'altro posso recuperare» aggiunse dopo un momento. «Crissy, va' a vedere se hai qualcosa da prestarle, e tu, Garret, va' con lei.» I due bambini si precipitarono fuori dalla stanza. Jenny voleva richiamarli. D'accordo, era minuta, ma di certo non potevano andarle bene gli abiti di Crissy. «Vado anch'io a vedere che cosa posso trovare» disse lui, voltandosi per uscire. «Aspetti, non potrebbe semplicemente andare a prendere la mia valigia? Domani ho un appuntamento davvero importante.» Lui si appoggiò allo stipite della porta. «Dia un'occhiata fuori. Non Patricia Thayer
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potrei percorrere più di un paio di metri fuori da qui, figuriamoci tre chilometri. Dovrebbe considerarsi fortunata che io sia arrivato quando sono arrivato, anziché preoccuparsi di mettersi addosso qualcosa di elegante.» A un tratto, Jenny si vergognò. Quell'uomo le aveva probabilmente salvato la vita e l'aveva accolta nella sua casa. Anche se i suoi modi non erano troppo cordiali, lei doveva accettare la situazione e adattarsi. «Le chiedo scusa. Non l'ho neppure ringraziata per essere venuto a soccorrermi. Ed è molto gentile da parte sua ospitarmi qui, signor... Mi scusi, ma non so neppure il suo nome. Mi chiamo Jenny Murdoch» si presentò lei porgendogli la mano. Lui la guardò senza stringergliela. «Luke Reilly.» Jenny si raggelò. «Reilly?» Lui annuì. «Lei è... è il sindaco di Last Hope?» «No, mio fratello Drew.» Lui la osservò per qualche istante, poi un sorriso malizioso gli piegò le labbra. «Non mi dica che l'appuntamento importante è con lui?» Dalle innumerevoli conversazioni telefoniche che aveva avuto col sindaco, Jenny faticava a immaginare che l'uomo che le stava di fronte potesse essere imparentato con lui. «Sì, vedrò il sindaco Reilly domani mattina per un colloquio di lavoro.» In realtà, il posto di assistente amministrativa era già praticamente suo, ma prima di accettare, lei voleva conoscere l'uomo per cui doveva lavorare e vedere la città. «Avrei dovuto immaginarlo.» Luke scosse la testa e fece una smorfia. «Lei è una delle spose di Reilly.»
2 «Che cosa significa, una delle spose di Reilly?» Luke studiò la donna seminuda che aveva davanti, mentre il suo corpo gli ricordava che era passato tanto tempo dall'ultima volta che una donna era stata nel suo letto... o nel suo bagno. I seni, messi in risalto dalla posizione che lei aveva assunto, apparivano rotondi e pieni. Sembravano fatti su misura per le sue mani, pensò lui, sentendosi prudere le palme. Trasse un lungo sospiro e spostò lo sguardo sul suo viso. Accidenti! L'ultima cosa di cui aveva bisogno era che lei lo guardasse Patricia Thayer
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con tanta intensità. Non c'era posto nella sua vita per una donna, specie per una in cerca di marito. Fece un'alzata di spalle. «È solo un modo di dire scherzoso che alcune persone usano per definire l'idea di Drew di attirare qui le donne con la scusa del lavoro.» «Le assicuro, signor Reilly, che sono qui per essere assunta come assistente amministrativa» sottolineò lei. «Anche se non vedo che male ci sia per una donna volersi sposare, non è tra miei progetti immediati.» «Così... mi sta dicendo che è venuta fin qui dal Texas solo per rispondere a un'inserzione sul giornale ed essere assunta come assistente amministrativa?» chiese Luke incrociando le braccia sul petto. Lei annuì. «Come le ho già detto prima, ho un colloquio con il sindaco domani mattina.» «E questa è l'unica ragione per cui è venuta fin qui?» Luke vide Jenny impettirsi e i suoi occhi lampeggiare. Dal taglio elegante dei capelli e dalle unghie curate, era evidente che era di un livello sociale ben diverso dal suo. «Volevo cambiare panorama, signor Reilly. Ho vissuto nel Texas per tutta la vita, e ho capito che avevo bisogno di un cambiamento.» «Be', questo è un bel paese, ma le consiglio di badare a come si muove, signorina Murdoch» l'avvertì lui domandandosi nel frattempo se i suoi capelli fossero così morbidi come sembrava «Da queste parti gli uomini lavorano duro e a molti di loro piace anche giocare duro. Potrebbe scoprire di avere fatto il passo più lungo della gamba.» Senza aggiungere altro, si voltò e uscì. Jenny rimase a fissare Luke mentre questi si allontanava. Sembrava quasi che suo fratello Tyler avesse assunto quell'uomo per irritarla e farla tornare a casa. Be', lei non si sarebbe fatta comandare da un uomo. Non più. Chiuse la porta del bagno e liberatasi dell'asciugamano, si infilò l'accappatoio, allacciandosi la cintura alla vita. «Che male c'è a cercarsi un marito?» disse tra sé. «Perché deve sempre essere l'uomo a fare la prima mossa?» Si arrotolò le maniche e finalmente trovò le mani. «Accidenti! Quando e se deciderò di cercarmi un marito, sono solo affari miei» aggiunse. Fece per dirigersi verso la porta, ma inciampò nell'orlo dell'accappatoio e per poco non cadde. Cercherò un uomo che non abbia misure da gigante, pensò. Afferrò i lembi Patricia Thayer
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dell'accappatoio e li sollevò proprio mentre la porta si apriva ed entrava Luke. «Ho trovato queste...» Le parole gli morirono sulle labbra mentre lo sguardo gli scivolava sulle sue gambe. Jenny abbassò gli occhi e si rese conto che l'accappatoio era aperto mettendo allo scoperto le cosce. Si affrettò a lasciare i lembi dell'indumento e allungò la mano per prendere i capi che lui le stava porgendo. Cercò di nascondere la delusione quando vide un paio di pantaloni da tuta e una T-shirt che dovevano appartenere a lui e un paio di mutandine di cotone bianco che dovevano appartenere alla figlia. «Mi dispiace, è tutto quello che sono riuscito a racimolare» borbottò. «Per il resto, dovrà attendere che si asciughino le sue cose.» Si chinò a raccogliere il mucchietto di abiti di lei, compresa la biancheria intima. «Li farò mettere nella lavatrice da Crissy.» C'era un po' troppa familiarità in quei gesti, almeno per i gusti di Jenny, ma non era possibile altrimenti. «Grazie.» Lui annuì. «Dopo che si è vestita, venga dabbasso a mangiare qualcosa. Non c'è molto, solo zuppa in scatola e sandwich di carne.» «Andranno benissimo» replicò lei, spazzolandosi i capelli. «Mi dia solo qualche minuto per mettermi addosso queste cose.» Lui annuì e uscì. «Perché non può restare qui, papà?» chiese Garret, seduto al tavolo della cucina. «Jenny dice che è in cerca di un lavoro. Non possiamo darglielo noi?» Luke portò in tavola la zuppa e la versò nelle scodelle. Non gli piaceva la piega che aveva preso la conversazione. «Ha già un colloquio per un lavoro in città. E non credo che voglia fare la governante.» «Perché?» insisté il bambino, giocherellando con un personaggio dei Power Rangers. «Noi siamo bravi. Io non combino guai.» «Figliolo, a certe persone piace svolgere altri tipi di lavoro che non quello di cucinare e tenere a bada due bambini.» Garret pareva pensieroso. «Come quando tu hai preferito lavorare nel ranch anziché continuare a fare il minatore.» Luke fu colto di sorpresa. Aveva lasciato il lavoro in miniera già da quasi due anni. Come faceva a ricordarsene? «Sì, qualcosa del genere...» Patricia Thayer
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ammise colpito. «Ma non possiamo almeno chiederglielo» lo incalzò Garret. «È proprio carina. Ehi, papà, non pensi anche tu che sia davvero carina?» Luke si massaggiò la nuca. Era troppo stanco. «Sì, piccolo, è carina» concordò, chiamando poi Crissy a tavola, tanto per cambiare argomento. «Ho messo nella lavatrice gli abiti di Jenny» disse la bambina, accomodandosi. «Sai, papà, i suoi jeans sono proprio come quelli che vorrei io.» Luke capì dove voleva andare a parare sua figlia. «Hai già un sacco di jeans.» «Ma tutte le bambine...» tentò di obiettare Crissy, decidendo poi di lasciare perdere quando suo padre la zittì con un'occhiataccia. Luke sospirò. Sua figlia stava per entrare negli anni dell'adolescenza, e presto non avrebbe più potuto cavarsela così facilmente. Stava diventando una bella ragazzina, e Luke pensò che tra non molto avrebbe faticato a tenere a bada i ragazzi. Crissy somigliava alla madre, e Luke si augurava che la bellezza fosse l'unica cosa che sua figlia aveva ereditato da Cinthia Reilly. «Immagino che alcuni pantaloni ti stiano diventando troppo corti. La prima volta che andremo in città, cercheremo un paio di jeans che ti piacciano.» Crissy sorrise. «Grazie, papà.» «E' per me?» chiese Garret. «Mi compri qualche altro Power Rangers?» «Conosco i Power Rangers. Anche mio nipote ne ha.» Tutti si voltarono nel sentire la voce di Jenny. Indossava i pantaloni grigi della tuta, rivoltati parecchie volte alla caviglia e la T-shirt che le arrivava quasi alle ginocchia. Ai piedi aveva un paio di calze bianche. I capelli erano raccolti in una treccia, ma alcuni riccioli ribelli le incorniciavano il viso. Accidenti, quanto era bella!, pensò Luke alzandosi e indicando a Jenny il posto accanto a Crissy mentre lui andava ai fornelli. «Anche tuo nipote ha cinque anni?» chiese Garret. «No, ha solo tre anni e mezzo, ma ha tutti i personaggi dei Power Rangers. Li porta persino a letto.» «Anche Garret» intervenne Crissy. «Non è vero» negò il bambino. «Ci stavo giocando e mi sono addormentato.» Patricia Thayer
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«Sì, certo, come tutte le sere» replicò Crissy. Garret si tirò a sedere sulle ginocchia. «Be', almeno io non scrivo scemenze su un quaderno e poi lo nascondo sotto il letto.» «È meglio che tu stia alla larga dal mio diario» disse Crissy, vicina al pianto. «Ora basta, voi due» intervenne Luke. «Abbiamo un'ospite.» Jenny sorrise. «Mi sembra di essere a casa mia.» «Hai fratelli e sorelle?» chiese Garret. «Ho due fratelloni.» Jenny guardò Luke. «Sono davvero grandi e grossi e molto, molto protettivi.» Luke le versò la zuppa nella scodella, poi la guardò negli occhi. «È un avvertimento, signorina Murdoch?» Jenny sostenne il suo sguardo di sfida. «Sto solo descrivendo una realtà, signor Reilly.» «Non hai fratelli della mia età?» volle sapere Garret, ignaro della tensione che esisteva tra lei e suo padre. «No, Garret. Tyler e Brett sono adulti e sposati. Ho una nipotina, ma ha quasi dodici anni, e i miei due nipoti hanno uno tre anni e mezzo e l'altro sei mesi.» Jenny sorrise. Sentiva già la loro mancanza. «Mi spiace.» Il ragazzino si rabbuiò. «Non ho mai nessuno con cui giocare.» Jenny guardò Luke con aria interrogativa. «Garret incomincerà ad andare a scuola, il prossimo autunno» raccontò lui mentre sì sedeva a tavola. «La casa più vicina è a più di dieci chilometri, perciò non è facile riuscire a incontrarsi con bambini della sua età.» Per la prima volta, Jenny vide della compassione negli occhi di quell'uomo. Dunque, non era il duro che voleva far credere di essere, almeno non con i suoi figli. «Bene, Garret, so che sono un po' cresciutella, ma dato che stasera starò qui, potrei giocare con te. Magari a carte o a qualche gioco di società, oppure a quello che preferisci tu.» «Con i Power Rangers.» «Perché no, c'è anche una ragazza tra i personaggi.» Jenny rivolse la sua attenzione a Crissy. «Potresti giocare anche tu.» La bambina scosse la testa. «Sono troppo grande per mettermi a giocare.» «Forse riuscirò a farti cambiare idea. Non avete il gioco del Monopoli? O un mazzo di carte?» «Io so giocare a Rubamazzo.» Patricia Thayer
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«Bene, allora, possiamo giocare a quello. Ma prima dobbiamo finire la cena e riordinare la cucina.» «Io... io sono troppo piccolo per lavare i piatti» obiettò Garret. Jenny represse un sorriso. «A me sembri abbastanza grande. Scommetto che sapresti spazzare il pavimento e aiutare a portare i piatti fino al lavello. Alla tua età, io lo facevo.» «D'accordo, questo lo posso fare» rispose il bambino. «Poi giochiamo a Rubamazzo?» «Certo. Dopo cena devo solo fare una telefonata. La mia famiglia sarà preoccupata.» Jenny si rivolse a Luke. «Non potrebbe telefonare a suo fratello per avvertirlo che domani non potrò essere puntuale all'appuntamento?» Luke scosse la testa. «Il telefono è fuori uso. La bufera ha fatto saltare le linee.» Come a sottolineare quelle parole, il fischio del vento penetrò attraverso le fessure della finestra della cucina e le luci tremolarono. Jenny rabbrividì. «Capita spesso?» «Siamo nella parte settentrionale del Wyoming, qui abbiamo inverni lunghi» spiegò Luke. «Ma non si preoccupi, abbiamo un sacco di legna da ardere nel caso andasse via l'elettricità e non funzionasse il riscaldamento.» Quella situazione di isolamento a Jenny non piaceva, come del resto era evidente che non piaceva neppure a colui che aveva di fronte. Chissà che tragedia avrebbero fatto i suoi fratelli se avessero saputo che stava per passare la notte con uno sconosciuto! Un'ora più tardi, Luke stava percorrendo a lunghi passi il soggiorno, fermandosi di tanto in tanto a guardare fuori dalla finestra per controllare le condizioni del tempo, preoccupato per le perdite che la sua mandria avrebbe potuto subire se la tempesta non fosse cessata entro l'indomani mattina. Quell'anno aveva una buona mandria, e lui aspettava con ansia la primaverile fiera del bestiame che si sarebbe tenuta tra due settimane. Dopo gli ultimi tre anni, in cui era riuscito a guadagnare solo quel tanto che bastava per sopravvivere, aveva deciso di spendere quasi tutti i suoi risparmi per aumentare la mandria, e ora sperava proprio di vedere fruttare l'investimento, grazie ai nuovi vitellini. Guardò fuori di nuovo, senza riuscire a scorgere neppure le stalle. Patricia Thayer
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Accidenti! Madre Natura ce la stava mettendo tutta per complicargli la vita! A un tratto uno scoppio di risate proveniente dall'altra stanza lo riscosse dai suoi pensieri. Il suono della voce dei suoi figli lo fece sorridere malgrado i problemi. In quegli ultimi anni, non avevano avuto granché di cui essere felici. Garret aveva appena due anni, invece Crissy era già abbastanza grande da ricordarsi l'abbandono da parte della madre. Luke non riusciva ancora a perdonare Cindy. Strinse i pugni nel ripensare al giorno in cui sua moglie se n'era andata. Valigia in mano, lacrime agli occhi, gli aveva detto che non poteva vivere la vita che lui le imponeva. Aveva bisogno di ritrovare se stessa. Luke scosse la testa, osservando la neve che cadeva a raffiche. Dal giorno in cui si erano sposati, lui aveva cercato di soddisfare tutti i capricci di Cindy, finendo quasi per perdere il ranch di famiglia quando lei aveva voluto che si trasferissero in città e che lui andasse a lavorare in miniera. E neppure allora lei si era sentita soddisfatta. Niente sembrava farla felice, né il nuovo stipendio del marito, né i figli nati nel frattempo, né soprattutto lui. Quando aveva scoperto che lei frequentava altri uomini, Luke aveva deciso che ne aveva abbastanza e aveva riportato i bambini al ranch. Lei l'aveva seguito, implorandolo di riprenderla, giurando che non sarebbe accaduto più. E lui le aveva creduto. Sei mesi dopo, si era trovata un altro amante ed era partita per la California. Lui aveva immediatamente chiesto il divorzio e la custodia di Crissy e Garret. Grazie al cielo, sui figli non c'era stata battaglia. Molto prima che il tribunale si pronunciasse, Cindy era rimasta uccisa in un incidente d'auto a Los Angeles. Anche se le continue infedeltà avevano spento in lui l'amore, Luke non le aveva mai augurato del male. Un altro scoppio di risate nella stanza accanto attirò la sua attenzione sulla donna che era la causa di quell'allegria Jenny Murdoch. No! Non avrebbe permesso che i suoi figli si affezionassero a qualcuno che poi se ne sarebbe andato. Jenny era lì per trovare marito. E Luke era disposto a scommettere una dozzina di vitellini che ne stava cercando uno ricco. Be', lui non era ricco, e poi non era portato per il matrimonio. Questo non gli impediva di notare, però, che lei aveva grandi occhi castano scuri, labbra morbide e sensuali, gambe tra le più belle che avesse mai visto. Il suo corpo stava iniziando a risvegliarsi. Era da tanto tempo che non... Patricia Thayer
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«Papà, papà» chiamò Garret. Luke aggiunse un altro ceppo nel camino, sistemò il parascintille, poi si spostò nella sala da pranzo per vedere che cosa stessero combinando i figli con l'ospite. «Vuoi giocare a Monopoli, papà?» chiese suo figlio. «Jenny dice che, se tu mi aiuti, potremmo giocare maschi contro femmine.» Luke colse un lampo di sfida negli occhi di Jenny e decise di accettare. «Certo, perché no?» Due ore più tardi, Garret era seduto in braccio al padre e faticava a tenere gli occhi aperti. Jenny guardò l'antico orologio a muro: erano quasi le dieci. Anche Crissy, che era stata una compagna di gioco ammirevole, nell'ultima mezz'ora si era acquietata. Jenny fissò Luke per un attimo. Non sembrava avere sonno, anzi pareva in grado di continuare a giocare per tutta la notte. «Credo che sia ora di smettere. I giocatori stanno cadendo come pere cotte» osservò lei. Luke guardò suo figlio. «Già, immagino che sia ora di andare a letto.» Garret accennò una protesta, poi si arrese quando suo padre gli fece posare la testa sulla sua spalla e si alzò dal tavolo dirigendosi verso le scale. Jenny si rivolse a Crissy. «Che ne dici di smettere e di riprendere la partita domani?» Gli occhi della bambina si illuminarono. «Sì, tanto non ci sarà scuola a causa della nevicata.» «E immagino che ti dispiaccia» la canzonò Jenny. «Oh, mi piace andare a scuola, ma solo perché qui non c'è nessuno, a parte Garret.» Jenny si rese conto solo allora che non c'erano altri adulti nel ranch. «Scusa la domanda personale, ma... chi bada a te e a tuo fratello?» «Abbiamo avuto delle governanti. Marge era la nostra preferita, ma si è sposata e si è trasferita in città.» «Chi si prende cura di Garret quando tu sei a scuola?» Era impensabile che il loro padre lasciasse solo un bambino di cinque anni. «Papà.» «Ma lui deve occuparsi del ranch, immagino.» «Posso occuparmi di entrambe le cose» interloquì una voce maschile Patricia Thayer
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ben nota. Jenny si voltò verso Luke. «Mi scusi. Non intendevo insinuare che non potesse farlo.» Arrossì. «Ero solo curiosa di sapere come fa a cavarsela dovendosi occupare del ranch e di due bambini.» Luke guardò sua figlia. «Crissy, va' a preparare il letto nella camera per gli ospiti, per favore. Poi... credo che sia ora di andare a dormire anche per te.» La bambina annuì, e salì di corsa le scale. Quando sparì, Jenny notò che Luke la stava fissando. «Forse è meglio che salga ad aiutare Crissy a fare il letto» osservò lei. Si mosse verso la scala, ma Luke la trattenne per un braccio. «Tanto perché lei lo sappia, signorina Murdoch, io me la cavo benissimo sia a gestire il ranch che a badare ai bambini.» Jenny deglutì. L'ultima cosa che voleva quella sera era avere ancora a che fare con quell'uomo. Ma lui continuò. «Non ho bisogno che un'estranea venga a intromettersi in faccende che non la riguardano. Mi creda, mi prendo cura dei miei figli molto meglio di quanto abbia mai fatto la loro madre.» I suoi lineamenti erano tesi, il suo sguardo duro e freddo. «E se lei sta pensando che io ho bisogno di una compagna che mi aiuti qui, se lo tolga dalla mente. Non sono il tipo d'uomo con cui le piacerebbe stare. Io sono il Reilly sbagliato.» Detto ciò, le lasciò il braccio e uscì dalla stanza. Jenny osservava la nevicata dalla finestra della camera da letto, chiedendosi quando sarebbe finita. Per quanto tempo sarebbe rimasta bloccata lì? Sapeva che Luke Reilly la considerava un'ospite indesiderata, e d'altra parte neppure lei ci teneva a stare sotto lo stesso tetto di quell'uomo così scontroso. Si allontanò dalla finestra e andò verso il letto matrimoniale su cui era steso un morbido piumino che probabilmente le avrebbe permesso di dormire al caldo. Si guardò attorno nella stanza, notando la carta da parati a fiori e il pavimenti di legno parzialmente coperto da un tappeto intrecciato. Rimanere lì era come fare un salto indietro nel tempo. Benché non fosse un'esperta, sapeva che gran parte dell'arredamento era antico. Andò alla cassettiera di mogano e mentre vi faceva scorrere sopra la mano, ripensò al bel tavolo di quercia che aveva visto nella sala da pranzo. Non le sarebbe dispiaciuto abitare in una casa vecchia e grande come Patricia Thayer
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quella. La sua mente tornò al burbero padrone di quella casa. Le ricordava molto suo fratello Tyler. Arrabbiato col mondo, o forse solo con le donne che per caso capitavano nella sua vita. Be', lei non voleva stare lì più di quanto lo volesse Luke Reilly, e appena le strade fossero state liberate dalla neve, se ne sarebbe andata. Proprio allora sentì bussare alla porta, e lei andò subito ad aprire. Era Luke. La camicia sbottonata e fuori dai jeans lasciava intravedere una maglia termica grigia che aderiva al suo ampio torace. Perché mai doveva sembrare sempre così sexy? Lui le porse una T-shirt bianca. «Ho pensato che potesse avere bisogno qualcosa da indossare a letto.» Il suo sguardo metteva a disagio Jenny. «Grazie, soffro il freddo la notte.» «Io invece sono l'opposto. Non indosso quasi nulla. Ho troppo... caldo.» Si interruppe. «Posso portarle un'altra coperta, se ha bisogno.» «No, credo che andrà bene così. Mi metterò le calze e la sua T-shirt» disse lei. Poi, vedendo che Luke continuava a restare lì a fissarla, chiese: «C'è qualcos'altro?». Lui distolse lo sguardo, poi ritornò a guardarla. «Senta, a proposito di quello che le ho detto prima... Mi dispiace. Ultimamente non ho frequentato molte donne e forse ho dimenticato le buone maniere.» «No, lei aveva ogni diritto. Stavo facendo domande troppo personali» ammise Jenny. «Mi creda, non la stavo criticando. Ero solo curiosa di sapere come riusciva a cavarsela dovendo badare da solo ai figli e dovendo gestire anche il ranch.» «Non lo so. Mi alzo ogni mattina e mi metto al lavoro. Per fortuna, ho due bravi bambini, e Crissy mi aiuta molto. Abbiamo provato con le governanti, ma a nessuna di loro piaceva abitare così lontano dalla città.» «E Marge?» Luke sorrise. «Oh, lei ci sapeva fare davvero con i bambini. La adoravano. Ma un altro uomo ha apprezzato le sue qualità e l'ha sposata.» Jenny sgranò gli occhi. «Lei le ha preferito un altro uomo?» Luke parve stupito dalla sua domanda. «Oh, no. Marge e io non abbiamo mai... noi non... Santo cielo, Marge ha cinquantacinque anni!» Ad un tratto, incominciarono entrambi a ridere. Per la prima volta da quando era arrivata, Jenny si sentì a suo agio con lui. Patricia Thayer
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«Le donne da marito non durano molto da queste parti.» Luke stava ancora sorridendo, e Jenny ne era affascinata. «Dovrebbe essere incoraggiante per lei, che oltretutto è così bella.» Jenny avvertì un tuffo al cuore. «Vedo che ha riacquistato le buone maniere, signor Reilly.» Lui le si avvicinò, si curvò su di lei, le labbra a pochi centimetri dalle sue. «Se sapesse che cosa mi passa per la mente in questo momento, non parlerebbe così.»
3 L'indomani mattina, quando Jenny si svegliò, le ci volle qualche minuto prima che si rendesse conto che non si trovava a casa sua, nel suo letto. Gettando indietro le coperte, si alzò e andò alla finestra, sperando che per miracolo tutta la neve si fosse sciolta e fosse uscito il sole. Scostò la tenda. Il vetro era coperto di ghiaccio, e non si riusciva a vedere niente. Brutto segno, pensò, avvertendo un brivido di freddo. Si infilò la felpa e corse fuori dalla stanza, scontrandosi con Luke nel corridoio. «Oh!» Lui la afferrò per le braccia per impedirle di cadere. «Dove stava andando così di corsa, a quest'ora del mattino?» Jenny scostò indietro la testa, fissando lo sguardo negli occhi scuri di lui che la stavano scrutando. La sua attenzione si spostò sulla barba corta e scura che gli copriva le guance. Aspirò il suo profumo, un'inebriante mistura di sapone e del naturale odore maschile della pelle. Guardò le sue guance e notò che erano arrossate. Doveva essere già stato fuori. «Volevo... volevo vedere se stava ancora nevicando.» Lei si diede una ravviata ai capelli. «I vetri della mia finestra sono coperti di ghiaccio.» «Non nevica più, ma fa un freddo terribile. La temperatura dev'essere di parecchi gradi sotto zero, considerando anche il forte vento.» «È una bella cosa che abbia smesso di nevicare. Presto arriveranno gli spazzaneve e io potrò andare a prendere la mia auto.» Luke non riusciva a toglierle gli occhi di dosso. L'aria assonnata la rendeva più bella che mai. «C'è parecchia neve là fuori, perciò passerà del tempo prima che lei possa raggiungere la sua auto.» «Almeno il telefono ha ripreso a funzionare?» «Ne dubito. I tecnici di solito non escono fino a quando le strade non Patricia Thayer
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vengono sgomberate dalla neve.» «Allora, che cosa facciamo nel frattempo?» A Luke vennero in mente mille idee su come ingannare il tempo con la signorina Murdoch, ma il ricordo di un'altra donna che l'aveva quasi distrutto lo aiutò ad allontanare la tentazione. «Potremmo fare colazione» suggerì mentre si fregava le mani per scaldarle. «Venga in cucina. Ho acceso il forno.» La cucina era sempre stata la stanza più calda della casa, e con il forno parzialmente aperto, il calore si era rapidamente diffuso nell'ambiente. Lui sorrise mentre Jenny si metteva davanti al forno per godersi il tepore. Le porse una tazza di caffè. «Tenga, questo dovrebbe aiutarla a scaldarsi.» «Grazie.» Jenny prese la tazza e bevve subito un sorso di caffè. «Uhm... buono!» «Come le piacciono le uova?» chiese lui andando verso la cucina. «Strapazzate. Però voglio cucinare io. A lei come piacciono, invece?» Luke decise di lasciarla fare. Era da tanto tempo che qualcun altro non si occupava della cucina, a parte Crissy. «Strapazzate vanno bene.» Jenny si arrotolò le maniche della felpa troppo lunghe per lei, ma queste subito le scivolarono di nuovo giù. Lei, tuttavia non ne sembrò infastidita. Mentre con una mano adagiava sei fette di pancetta sulla griglia, con l'altra rompeva abilmente le uova in una scodella. «Un'estate, quando ero al college, ho lavorato in una tavola calda» spiegò lei. Poi andò al frigorifero, e a Luke venne quasi un colpo quando lei si chinò per guardarvi dentro: quel movimento aveva fatto sì che i pantaloni della tuta le aderissero alle natiche. Senza rialzarsi, lei si voltò e sorrise. «Lo sa che c'è una strana sostanza verdastra, nel cassetto delle verdure?» Lui sgranò gli occhi. «Come? Di che cosa ha bisogno, là dentro?» «Volevo fare un'omelette alla messicana.» «Lasci perdere, non si dia troppa pena. Sopra le uova ci metto solo della salsa» rispose lui, imbarazzato all'idea che un'estranea si impadronisse della sua cucina. «Ma a me piace cucinare.» «Ottima qualità!» Lui si appoggiò al bancone e la scrutò da vicino. «Accidenti, signorina Murdoch, le sue virtù domestiche sono impressionanti. Non dovrebbe avere alcuna difficoltà a trovare marito.» Jenny si appoggiò con un braccio allo sportello del frigorifero. Patricia Thayer
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Quell'uomo aveva qualcosa che non andava. Un momento era cordiale e gentile, un momento dopo sembrava che non vedesse l'ora di gettarla fuori di casa. «A sentire lei, sembra che io verrò messa all'asta al miglior offerente.» «A Last Hope non ci sarebbe niente di strano» ribatté lui. «Ci sono molti minatori in cerca di una moglie da cui tornare dopo una dura giornata di lavoro. In effetti, la campagna elettorale di mio fratello prometteva di portare a Last Hope un nuovo sviluppo economico. Tra le altre cose, lui sta cercando di portare in città donne in età da marito.» Jenny tornò ai fornelli, concentrandosi sulla frittata. «Non c'è niente di male in questo. Lei non si è mai sentito solo qui, così lontano dalla città, dalla gente?» Accidenti, sì... si era sentito solo! Certe notti la solitudine si trasformava addirittura in un dolore fisico. «Può darsi che mi piaccia stare da solo. E comunque, ormai ci ho fatto l'abitudine.» Lei lo guardò, e i suoi occhi sembrarono scrutarlo nel profondo. «Luke, nessuno si abitua mai a stare da solo.» Lui abbassò lo sguardo, ma non servì. Era attratto da lei, dal suo profumo, dal suo sorriso, dalla sua voce. Accidenti! La sua voce era così sensuale. Era come se quella donna gli fosse entrata dentro e lui non riuscisse a liberarsene. No! Doveva combattere quelle sensazioni! «A volte non si ha scelta. Dobbiamo solo accettare le carte che ci sono state date.» All'improvviso Garret apparve sulla porta. «Giochiamo ancora a carte?» Luke accolse con sollievo l'interruzione. «Non adesso, piccolo.» Guardò suo figlio ancora in pigiama. «Perché non sei vestito?» «Perché i miei vestiti puliti sono qui dabbasso.» Luke andò nella stanza accanto alla cucina dove c'era il guardaroba e ne tornò con un paio di jeans e una camicia puliti. «Tieni, portali nella tua stanza.» Il bambino non si mosse. «Prima posso mangiare?» Luke stava per replicare, ma non voleva stare da solo con la signorina Murdoch. «Certo, ti preparo la tua solita tazza di cereali?» Garret lanciò un sorriso seducente in direzione di Jenny. «No, voglio le uova.» «Da quando mangi le uova?» «Tu le fai bruciare, papà» spiegò Garret, mentre posava sul tavolo i suoi Power Rangers e si sedeva. Patricia Thayer
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Luke notò il sorrisetto di Jenny e se ne ebbe a male. Sapeva di non essere granché come cuoco, ma aveva sempre fatto del suo meglio. Studiò suo figlio: non sembrava di certo che ne avesse sofferto. «D'accordo, mangia le uova» borbottò. Poi andò verso la porta sul retro, prese il giubbotto dall'attaccapanni e si calcò in testa il cappello. «Vado a controllare i cavalli.» «Ma... deve ancora fare colazione» obiettò Jenny. «Non ho appetito.» Luke aprì la porta, ebbe un attimo di esitazione mentre veniva investito da folate di vento gelido, poi uscì, sbattendo la porta dietro di sé. Luke posò il secchio accanto alla mangiatoia. Accidenti! Che cosa lo aveva preso? Si appoggiò contro lo sportello del box e guardò il pony intento a mangiare. Non faceva che pensare alla sua bella ospite. Chi avrebbe mai immaginato che una donna potesse essere così attraente alle sei del mattino, i capelli castani scarmigliati, il viso arrossato dal sonno? Almeno lei aveva dormito. Lui aveva fissato il soffitto per gran parte della notte. In parte la sua agitazione era dovuta alla bufera e alla preoccupazione per i vitelli, ma era stata soprattutto Jenny Murdoch a occupare la sua mente nel silenzio della notte. La sua presenza nella casa gli ricordava dolorosamente il tempo trascorso senza godere della semplice, piacevole compagnia di una donna; e il tempo ancora più lungo dall'ultima volta che ne aveva amata una. Inquieto, percorse la stalla in tutta la lunghezza per andare a controllare il box in cui era rinchiusa la cavalla roana, Sassy Girl, che avrebbe partorito il prossimo mese. Con un po' di fortuna, il suo puledro avrebbe contribuito al successo del maneggio che lui aveva in mente di avviare. Attualmente, oltre a tre cavalli che teneva a pensione, aveva cinque cavalli più Willie, il pony di Garret, ma nel giro di un paio di anni, aveva in mente di costruire un'altra stalla e un recinto. Il ranch Doppia Erre si estendeva fino ai piedi delle Montagne Big Horn e godeva di uno dei panorami più belli di tutto il Wyoming. Luke amava ogni centimetro di quella terra. Suo fratello, Drew, invece non aveva mai condiviso quel sentimento. Luke aveva dodici anni e Drew solo nove quando la loro madre era morta. Dato che era così giovane, suo fratello era stato mandato a vivere in città con gli zii, mentre Luke era rimasto col padre, Michael, e aveva dato Patricia Thayer
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una mano nella conduzione del ranch. Tra lui e Drew non c'era mai stata affinità. Erano troppo diversi. Luke vedeva Drew solo durante le vacanze. La vita al ranch era dura, specie d'inverno. Mentre Luke percorreva a cavallo gli oltre ventiquattromila ettari e imparava a cacciare le alci, Drew era impegnato a scuola. Luke era contento per Drew, finché questi non era tornato a Last Hope dopo la morte di Michael, deciso a vendere la sua quota di ranch. Per fortuna, il testamento del padre aveva stabilito che i due fratelli non potevano vendere separatamente la loro quota. Entrambi avevano dovuto accettare questa clausola. Quanto a Luke, finché avesse avuto fiato nei polmoni, non avrebbe mai venduto. Con aria assente, accarezzò il muso della cavalla, e questa sollevò la testa per ricevere altre attenzioni. Lui sorrise. «Voi femmine siete tutte uguali. Volete sempre di più.» «Forse perché voi maschi date così poco.» Luke si voltò di scatto. Jenny indossava i jeans e la camicetta del giorno prima, e sulle spalle aveva uno dei suoi giacconi dentro cui sembrava sparire. «Che cosa fa qui?» «Sono passate quasi due ore. Sua figlia era preoccupata che le fosse accaduto qualcosa.» «Mi dispiace. Volevo solo prendere una boccata d'aria.» Luke si voltò. «È meglio che lei rientri prima di buscarsi un raffreddore.» Jenny lo ignorò e andò verso la cavalla. «Com'è bella.» Si arrampicò sul cancello. «Quanto le manca a partorire?» «Un mese.» Luke osservò il modo disinvolto con cui lei trattava Sassy, accarezzandole il muso. «Sembra che sia abituata a stare con i cavalli.» «Sì, mio fratello ha un allevamento. Chissà perché, il compito di pulire le stalle toccava sempre a me.» Si voltò e gli sorrise. «Ma non mi importava. Sono animali così belli. Dicono che i cani sono fedeli, ma io penso che i cavalli lo siano ancora di più.» «Ne ha uno suo?» «Oh, sì, Old Glory. Ormai sta invecchiando, ma è sempre una gran cavalla. Mi mancherà.» «Può sempre venire qui a cavalcare.» Luke si sorprese lui stesso per Patricia Thayer
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quell'invito. «I miei non sono purosangue, ma sono ottimi cavalli da sella.» «Oh, Luke, è molto carino da parte sua.» All'improvviso lei scese dalla staccionata e gli gettò le braccia al collo. Erano un po' troppo vestiti perché l'abbraccio potesse essere definito intimo, tuttavia questo non impedì a Luke di desiderare di trattenerla tra le sue braccia. Quando lei fece per ritrarsi, lui la strinse di più a sé. Per un attimo entrambi si bloccarono, poi lei sbarrò gli occhi e schiuse le labbra come a invitarlo. Luke non si fermò a riflettere; si chinò su di lei e prese quello che lei gli stava offrendo. Il primo contatto fu morbido, e lui la sentì fremere. Chiuse gli occhi mentre la stringeva e premeva la bocca contro la sua, assaporandone la dolcezza. Con un gemito, Jenny gli passò le mani dietro la nuca, tuffandogli le dita tra i capelli. Un brivido di piacere lo percorse. Santo cielo, quella donna era pericolosa, pensò, mentre approfondiva il bacio, e la spingeva contro la staccionata. «Papà! Dove sei?» Sentendo la voce di Crissy, Jenny e Luke si separarono all'istante. «Siamo quaggiù» rispose Luke, la voce roca. Sua figlia si avvicinò, guardando prima uno poi l'altra. «Il telefono ha ripreso a funzionare. Ha chiamato lo zio Drew. Lo sceriffo Tom gli ha detto che Jenny si trova qui. Ha detto di dirti che farà rimorchiare l'auto e di non preoccuparsi che verrà lui oggi pomeriggio a prendere Jenny.» Luke non sapeva se essere più arrabbiato con se stesso o con suo fratello. «Grazie, Crissy» mormorò, gli occhi fissi sulle labbra di Jenny. «A quanto pare, stanno arrivando i soccorsi. Giusto in tempo.» Alcune ore più tardi, dopo avere riordinato la cucina e aiutato i bambini a fare i letti, Jenny si sedette al tavolo a giocare a Rubamazzo con Crissy e Garret. «È un gioco un po' stupido» disse Crissy tenendo in mano le carte. «Non è vero» ribatté Garret. «Sei solo arrabbiata perché stai perdendo.» «Non è vero!» «Sì, invece.» «Ehi, bambini, se continuate a comportarvi così, smetto di giocare» li minacciò Jenny fingendosi seria e decisa. La forzata reclusione stava incominciando a innervosire tutti. Eccetto Luke. Lui era uscito di nuovo Patricia Thayer
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dopo pranzo e non era ancora tornato. «Non mi importa. Io non ho più voglia di giocare» disse Crissy, sbattendo le carte sul tavolo. «D'accordo, faremo qualcos'altro» suggerì Jenny. Si alzò e guardò fuori dalla finestra. Il cielo coperto da minacciose nuvole grigie rendeva lugubre l'atmosfera, influenzando negativamente l'umore generale. Almeno lei era riuscita a parlare con sua madre per farle sapere che stava bene. Grazie al cielo, Tyler era via e Jenny si era potuta risparmiare l'ennesima discussione. Sospirò con aria stanca e uscì dalla cucina, lasciando ai bambini il compito di riporre le carte da gioco. Vagò per il soggiorno e osservò con ammirazione i mobili antichi ancora in buono stato, anche se impolverati Chissà se Luke si rendeva conto dei tesori che possedeva? Il grande orologio sopra il caminetto suonò le due. Jenny non poteva crederci. Appena poco più di ventiquattro ore erano trascorse da quando aveva attraversato la frontiera dello stato del Wyoming, e quante cose le erano già capitate. Il cuore accelerò i battiti mentre si passava le dita sulle labbra. Forse la cosa più bella era stata essere baciata da Luke... baciata come non lo era mai stata in vita sua. «Se stai controllando i miei beni immobili, temo che non troverai molto.» Jenny si voltò. Luke era sul vano della porta ad arco, le gambe divaricate, le braccia incrociate sull'ampio torace. «Stavo solo ammirando la scrivania. Lo sai, hai dei pezzi d'antiquariato molto belli.» «Oh, davvero?» Notando la sua espressione imbronciata, lei si accigliò. «Scusami se ti ho dato l'impressione di voler curiosare. Forse sarai dovuta restare in camera fino all'arrivo di tuo fratello, ma ho pensato che sarebbe stato carino occuparmi dei bambini, dato che tu scompari spesso per ore.» «Io devo gestire il ranch.» «Hai anche due bambini da crescere.» «Finora ce l'ho fatta da solo.» «Tu ce l'avrai fatta, ma loro no.» Jenny vide Luke trasalire e quasi ne ebbe compassione. «Soffrono la solitudine.» Luke trasse un lungo sospiro. Non aveva bisogno che quella donna Patricia Thayer
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venisse a criticare il modo in cui lui e i suoi figli vivevano. Non erano affari suoi! «Si fanno compagnia l'un l'altro» rispose. «E quando Crissy va a scuola?» Luke fece un passo avanti, ma questo non sembrò affatto intimidirla. «Senti, non ci posso fare nulla. Mio padre ha dovuto crescermi allo stesso modo dopo che mia madre è morta. Per la miseria, pensi che non lo sappia quanto può pesare la solitudine?» La fissò negli occhi e nel cogliervi un lampo di compassione dovette voltarsi. Accidenti, quella donna lo confondeva al punto che non sapeva più se voleva sbatterla fuori casa oppure prenderla di nuovo tra le braccia e baciarla fino a farle perdere la testa. «Qui nel Wyoming è diverso. Durante l'inverno siamo piuttosto isolati» disse dandole le spalle. «L'inverno può essere inclemente oltre che molto lungo. Faresti bene a pensarci due volte, prima di decidere se restare.» Il silenzio durò così a lungo che lui pensò che lei se ne fosse andata. Poi sentì la sua mano toccargli la spalla. «Mi dispiace, Luke» disse, il tono così sommesso da toccargli il cuore. «Non avevo il diritto di criticare il modo in cui cresci i tuoi figli. Pensavo solo che sarebbe meglio se ci fosse qualcuno che restasse con loro, una governante per esempio... Oppure qualcun altro.» Lentamente lui si voltò. «Come ti ho detto, alle governanti non piace stare così lontano dalla città.» Lei si accigliò. «Non è poi così lontano. Quanti chilometri saranno? Una quarantina? E poi qui è così bello.» «Ti vuoi candidare come governante?» Jenny fu sorpresa per l'offerta, ma poi vedendo uno scintillio nei suoi occhi capì che la stava semplicemente sfidando. Se non le fosse stato già offerto un lavoro, forse avrebbe addirittura approfittato dell'occasione. Non le sarebbe dispiaciuto affatto stare con Garret e Crissy. «Forse dovresti pensare a sposarti» replicò lei. Lui tornò subito serio. «Già fatto, grazie, ma preferirei non ripetere l'esperienza.» Jenny aveva una gran voglia di chiedergli com'era andata, ma temeva che se lo avesse fatto, lui l'avrebbe gettata fuori a calci nella neve. «Anche mio fratello Tyler la pensava così dopo il fallimento del suo matrimonio. Poi è arrivata Maggie Carson, e ora sono sposati felicemente da cinque anni e hanno due figli.» Patricia Thayer
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«Buon per lui» commentò con sarcasmo Luke. Era decisamente ora di cambiare argomento, pensò Jenny, dubitando però che vi fosse qualcosa di cui potessero parlare senza litigare. «Come se la sono cavata i vitelli nella tormenta?» chiese infine. Lui si passò le mani sulla faccia. «È probabile che ne abbia perso qualcuno.» «Mi dispiace» disse lei, sinceramente. Lui fece un'alzata di spalle. «Se vivrai da queste parti, dovrai abituarti a queste cose. Altrimenti non sopravviverai.» «Bravo il mio fratellone. Se continui a parlarle così, finirai per fare fuggire via a gambe levate la signorina Murdoch.» Jenny si voltò e vide un uomo sulla trentina, alto e di bell'aspetto. Aveva capelli neri, bellissimi occhi azzurri e un sorriso accattivante. Lei si voltò in tempo per vedere la mascella di Luke contrarsi. «Salve, sono Drew Reilly» si presentò l'altro mentre attraversava la sala. «Felice di poter fare finalmente la sua conoscenza, signorina Murdoch.» Le porse la mano e lei gliela strinse. «Mi spiace che sia stata accolta da una bufera di neve il suo primo giorno a Last Hope.» «Lieta di conoscerla. E la prego, mi chiami Jenny. E diamoci del tu» disse lei, in fondo sollevata all'idea di andarsene. «Visto che sei riuscito a venire qui, le strade devono essere state sgomberate. Avete trovato la mia auto?» Il fratello di Luke annuì. «Sì, ma non possiamo ancora portarla via. La neve è ancora molto alta laggiù» spiegò. «Dovremo aspettare fino a domani.» «D'accordo, ma... come farò a muovermi senza la mia macchina?» Il sorriso di Drew le ricordò quello di Luke. «Non preoccuparti. Ti accompagnerò in città e ti sistemerò al motel.» «Non ho niente da mettermi, l'hai dimenticato. La mia valigia è chiusa nel bagagliaio della mia auto.» «Non hai le chiavi?» chiese Drew. Jenny scosse la testa, imbarazzata. «No, mi sono cadute nella neve mentre tentavo di aprire il bagagliaio.» Lui le scoccò un altro sorriso. «Nessun problema, troveremo la chiave oppure ne faremo fare una copia dal fabbro.» Patricia Thayer
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«Hai una soluzione per tutto, vero, fratellino?» commentò Luke. Drew non lo degnò di uno sguardo. «Sto solo cercando di aiutare la signorina e di permetterle di toccare con mano quanto siamo ospitali a Last Hope.» Luke borbottò qualcosa mentre Crissy e Garret entravano nella stanza. Jenny si sorprese che non mostrassero entusiasmo alla vista dello zio. Senza dire nulla andarono accanto al padre. «Te ne vai via, Jenny?» chiese Garret. «Vado in città.» Jenny si chinò. «Potete venire a trovarmi appena mi sarò sistemata. Vi va?» Il bambino annuì e dopo un momento sua sorella lo imitò. «Tornerai a trovarci?» chiese il bambino. Jenny guardò Luke. «Certo che verrò, se vostro padre è d'accordo.» L'espressione di Luke rimase impassibile. «Ti ho detto che puoi venire a cavalcare quando vuoi.» Jenny abbracciò i due bambini. «Allora, d'accordo. Tornerò e andremo a cavalcare insieme.» Si rialzò e si rivolse a Luke. «Grazie per l'ospitalità e per tutto il resto. Non so che cosa avrei fatto, se tu non fossi venuto a salvarmi.» Luke evitò di guardarla. «La prossima volta, però, ricordati di indossare abiti pesanti e di ascoltare le previsioni del tempo.» «Va bene» promise lei. Vedendo i visetti tristi di Crissy e di Garret, a un tratto le dispiacque doverli lasciare. Drew si fece avanti. «Bene, se vogliamo arrivare in città prima che diventi buio, è meglio che ci muoviamo. E durante il tragitto, farò del mio meglio per tentare di convincerti ad accettare il lavoro. Ti farò passare davanti al tribunale. Quell'edificio è praticamente un monumento storico, ma nel bilancio c'è un po' di denaro sufficiente a ristrutturare anche il tuo ufficio.» «Di che cosa stai parlando?» chiese Luke. «Quale ufficio stai ristrutturando?» Drew si fermò sulla porta. «Quello di Jenny, naturalmente. Se riesco a convincerla ad accettare, sarà la mia nuova assistente amministrativa.» «Hai bisogno di un'assistente amministrativa quanto ne ho io» mormorò lui a denti stretti ma a voce abbastanza alta perché suo fratello sentisse. «Sono il sindaco di Last Hope.» Drew fece una smorfia. «Fratello, dovresti portare più spesso in città i tuoi bambini e vedere i cambiamenti Patricia Thayer
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che stanno avvenendo. Da quando sono stato eletto in gennaio, hanno aperto i battenti cinque nuove imprese commerciali. Nella zona a sud della città, tra un mese incominceranno i lavori di costruzione della nuova sede dei grandi magazzini Discount e di un'industria conserviera. In centro, sono molti gli edifici che stanno ristrutturando la facciata.» Scosse la testa. «C'è un grande fermento, e io ho bisogno di aiuto.» Guardò Jenny. È per questo che voglio assumerti. Penso che svolgerai un ottimo lavoro e che la tua collaborazione darà l'impulso di cui la città ha bisogno.» Luke notò che Jenny arrossiva per il complimento di Drew e non ne fu affatto contento. «Eh, sì, Luke, la signorina Murdoch si rivelerà un prezioso acquisto per la nostra città.» Guardò l'orologio. «Ora è meglio che andiamo.» Luke osservò Jenny mentre suo fratello andava a mettere in moto la jeep. Scosse la testa. «Se giochi bene le tue carte, avrai molto più che un lavoro. Potresti persino catturare lo scapolo più conteso della città.» Jenny si accigliò. «Che cosa intendi dire?» «Non lo sai che mio fratello sta cercando moglie?»
4 Passarono due ore prima che Jenny potesse prendere alloggio al Country Inn. Drew l'aveva accompagnata alla sua auto e grazie al cielo avevano ritrovato la chiave. Il sindaco, però non le aveva permesso di andare in città con la sua auto, sostenendo che le strade erano ancora troppo pericolose. Poi aveva ordinato a un carro-attrezzi di trasportare la Ford Mustang fino al motel. Una volta sistemata nella sua stanza, Jenny aprì la valigia, ne tolse un reggiseno e un paio di mutandine e andò in bagno. Appena vi entrò, il suo pensiero tornò all'uomo con cui aveva trascorso le ultime ventiquattr'ore. Luke Reilly. Era sembrato felice di liberarsi finalmente di lei, pensò con una punta di tristezza. Si tolse le scarpe, si slacciò i jeans e se li sfilò. L'ultima cosa di cui voleva preoccuparsi era se lei piaceva o no a uno scontroso cowboy, specie quando un uomo attraente e simpatico come Drew mostrava nei suoi confronti un interesse non superficiale. Certo che i due fratelli non avrebbero potuto essere più diversi, pensò mentre si immergeva nella vasca Drew era un tipo estroverso, affascinante, Patricia Thayer
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mentre Luke sembrava sempre arrabbiato col mondo intero. O almeno con lei. Non le aveva nascosto quanto lo infastidisse la sua presenza in casa e non aveva manifestato troppa contentezza nell'apprendere che lei avrebbe potuto stabilirsi in città. Be', aveva anche lei diritto a una propria vita, alla propria felicità. E se avesse capito di poterla trovare a Last Hope, ebbene sarebbe restata. E poi quante volte l'avrebbe rivisto, dato che lei si sarebbe stabilita in città mentre lui viveva al ranch? Uscita dalla vasca si avvolse un asciugamano attorno alla testa a mo' di turbante, e dopo essersi infilata un paio di pantaloni blu scuro e una camicetta bianca, si passò un po' di trucco sul viso e si asciugò i capelli. Poi tornò nella stanza da letto, si mise le scarpe e guardò l'orologio. Tra pochi minuti sarebbe passato a prenderla Drew per portarla a cena e per illustrarle più in dettaglio il suo lavoro. Mentre frequentava l'università aveva fatto parecchi lavori, da quello di cameriera e cuoca volante a quello di fattorino alla Murdoch Oil. Quello che la preoccupava era se fosse stata davvero in grado di svolgere il lavoro che le veniva offerto e se fosse stata capace di inserirsi nella realtà di Last Hope. Il suo pensiero tornò di nuovo a Luke. Si sedette sul letto. Non aveva fatto tutta quella strada per permettere a un altro uomo di comandarla. Ne aveva abbastanza di uomini autoritari dal brutto carattere. E non era detto che Luke fosse uno da sposare solo perché aveva un gran paio di spalle e fantastici occhi marroni e perché baciava da Dio. «Che peccato» mormorò. Poi pensò a Garret e a Crissy rendendosi conto di quanto si fosse affezionata a loro in così poco tempo. Una cosa si poteva dire di Luke: era un buon padre. Un senso di calore la pervase mentre ricordava l'amore genuino che lui mostrava per la sua famiglia. E come si era risentito quando lei lo aveva accusato di non avere cura dei suoi figli! Scosse la testa. Quell'uomo era una contraddizione unica. Dal momento in cui lui l'aveva trovata mezza sepolta dalla neve, la sua voce rassicurante l'aveva fatta sentire al sicuro. La stessa sensazione l'aveva provata quando lui l'aveva presa in braccio e l'aveva portata in casa sua come se fosse un oggetto prezioso. Avvertiva ancora un fremito sulla pelle quando pensava al modo tenero in cui l'aveva presa tra le braccia e baciata. Non aveva mai condiviso un momento di passione così intensa con un uomo. La cosa triste era che sapeva che lui non si fidava di lei. Quella totale mancanza di Patricia Thayer
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fiducia riguardava le donne in generale o solo lei? Jenny trasse un lungo sospiro. Che cosa avrebbe dato per scoprire la causa del dolore che lui cercava a tutti i costi di nascondere. Qualcuno bussò alla porta strappandola a quei pensieri. Rientra in te stessa, ragazza, e dimentica il cowboy. C'è una città piena di scapoli appetibili a cui non dispiacerebbe uscire con te. Andò ad aprire e fu accolta dal sorriso smagliante e dallo sguardo di aperta ammirazione di Drew. «Accipicchia, come sei bella.» «Grazie» rise lei, ammirando a sua volta il bel sindaco che indossava un paio di pantaloni beige, una camicia blu e un pullover bordeaux. «Spero che abbia appetito.» «A dire il vero, ne ho.» «Benone, non lontano da qui c'è un ristorante dove si mangiano delle ottime bistecche. Ma prima che diventi buio pensavo di farti fare un giro della città.» «Oh, sì, volentieri» accettò Jenny, eccitata. Durante la cena, Drew le illustrò le mansioni che avrebbe dovuto svolgere e le menzionò il generoso stipendio e i vantaggi in termini di assistenza sanitaria e sociale che il municipio era disposto a offrirle e infine si dilungò nello spiegarle i progetti che aveva in mente per favorire lo sviluppo economico e sociale di Last Hope. «Un altro vantaggio è che io sono solo un sindaco a mezzo servizio e pertanto non sarò sempre lì ad alitarti sul collo. Lavorerai in grande autonomia, e se avrai delle idee innovative, sarò ben lieto di ascoltarle.» Fece una pausa, poi aggiunse: «Ci saranno alcune occasioni mondane a cui dovrò partecipare. Avresti qualche problema a venirci con me?». Sembrava imbarazzato. «Sì, insomma... sarei felice di portarti... come mia assistente, naturalmente. Non che tu sia obbligata» si affrettò a precisare. Jenny sorrise. «Quando ci siamo parlati al telefono, ti ho detto che se avessi accettato questo lavoro, sarebbe stata mia premura aiutarti in tutti i modi possibili.» «La maggior parte di questi eventi sociali si tiene presso le chiese locali.» Drew sorrise di nuovo. «Probabilmente la partecipazione del pubblico sarà la più folta da anni, grazie alla tua presenza.» «Perché?» chiese Jenny. Patricia Thayer
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«Tanto per iniziare, sei la donna più bella che sia mai stata qui da due anni a questa parte quando è venuta a trovarci Miss Wyoming.» Jenny era sbalordita dai suoi complimenti. «Grazie.» «Spero di non fare la figura dello sciocco.» Drew sospirò. «Voglio solo che questo colloquio vada bene.» «Oh, certo che sta andando bene.» Jenny era decisamente incuriosita dalla città di Last Hope e dal suo bel sindaco. «Ho solo molte cose su cui riflettere, prima fra tutte il fatto di lasciare la mia famiglia.» «Capisco quanto può essere difficile, ma Last Hope è una simpatica comunità e tu potrai farti molti amici.» E nessuno ha mai sentito parlare dei Murdoch, aggiunse tra sé Jenny. I suoi pensieri furono interrotti quando la porta del ristorante si aprì ed entrarono due uomini. La sua mano si contrasse attorno al bicchiere quando vide che l'uomo alto e scuro altri non era che Luke Reilly. Indossava jeans neri sotto una camicia bianca, un giubbotto di pelle di montone e un paio di stivali che parevano nuovi. Si tolse il cappello, e Jenny notò che era rasato di fresco e ben pettinato. Che cosa faceva lì?, si chiese sperando che lui non l'avesse notata. Proprio in quel momento, lui si voltò e quando la vide il sorriso gli svanì dalle labbra, sostituito da un'occhiata torva all'indirizzo di Jenny e del suo accompagnatore. Luke disse qualcosa all'uomo più anziano che era con lui, poi si diresse verso il loro tavolo. «Bene, bene, signorina Murdoch» esordì Luke. «A quanto vedo, non perdi proprio tempo» disse rivolgendosi a suo fratello. Drew non nascose il proprio fastidio. «Senti, Luke, se non ti dispiace, Jenny e io stiamo discutendo d'affari.» «Oh, facciamo gli straordinari, eh?» «Certo, se questo può servire a convincere Jenny a restare a Last Hope.» Luke tornò a guardare Jenny. «Che cos'altro vuoi, Jenny? Che si metta in ginocchio?» Irritato, Drew stava per replicare quando giunse la cameriera per informarlo che c'era una telefonata importante per lui. Drew si alzò in piedi. «Scusami, Jenny, ci metterò solo un minuto.» L'ultima cosa che Jenny voleva era restare da sola con Luke, tuttavia cercò di mostrarsi cordiale. «Che cosa ti porta qui?» Si guardò attorno. «E dove sono Crissy e Garret?» Luke si sedette di fronte a lei e si appoggiò allo schienale della sedia. Patricia Thayer
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«Non preoccuparti. Ho alcuni amici che vengono in mio soccorso quando devo allontanarmi per affari.» Jenny alzò un sopracciglio vedendo l'uomo che era in compagnia di Luke dirigersi al bar. «Be', abbiamo tutti bisogno di amici.» «Allora, quel gran seduttore di mio fratello è riuscito a convincerti ad accettare il posto di assistente?» Jenny si irrigidì. «Qui la seduzione non c'entra. È un accordo di lavoro.» Luke fece un sorrisetto ironico. «Si vede che non conosci abbastanza mio fratello. Aspetta un po' e vedrai.» «Senti, non so che cosa tu abbia contro di me. Forse è solo che non ti piaccio, e la cosa non mi sconvolge più di tanto.» Be', quello non era affatto vero. «E ora, se vuoi scusarmi...» Luke rimase seduto ancora per qualche momento. Che cos'era che lo irritava tanto in lei? Che cosa gli importava se suo fratello aveva delle mire su di lei? Drew usciva sempre con un sacco di donne, e lui no. E Cindy gli aveva lasciato tante di quelle cicatrici da bastargli per una vita. «È inutile che lo neghi, non è tanto il lavoro che ti interessa, quanto trovarti un marito» disse Luke alzandosi nel vedere suo fratello che stava tornando. «Chi ti credi di essere?» replicò lei, l'espressione infuriata. «Chi ti dà il diritto di dirmi quello che devo o non devo fare? Che io sappia, questo è un paese libero.» Drew si sedette al tavolo. «Scusami per l'interruzione.» Jenny abbozzò un sorriso imbarazzato. «Figurati. Anzi, così ho avuto più tempo di riflettere sulla tua offerta. Allora, ho deciso di accettare.» Drew sorrise. «È fantastico. Che cosa ti ha fatto decidere, se non sono indiscreto?» Lei guardò Luke. «Oh, direi che devi molto a tuo fratello. In un certo senso, è stato lui a convincermi.» Jenny vide l'espressione infuriata di Luke. Ben gli stava Così imparava a ficcare il naso in faccende che non lo riguardavano. «Allora, dobbiamo festeggiare!» esclamò Drew. «Luke, dato che sei stato tu a convincerla a restare, perché non ti unisci a noi?» «Non posso. Ho degli affari da sbrigare. Affari che riguardano il ranch» aggiunse fissando con intenzione il fratello. «Sono a cena con Clini Weeks per discutere l'affitto di due nostri tori da monta. Forse dovresti partecipare anche tu alla trattativa.» Patricia Thayer
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Drew scosse la testa. «Se si tratta di bestiame, veditela tu. Se invece sei pronto a discutere di diritti minerari, sono più che disposto ad ascoltarti.» Dopo una imprecazione soffocata, Luke si voltò e si allontanò. Tre giorni più tardi, Jenny saliva i gradini del vecchio tribunale che ospitava la sede del consiglio comunale. Il solenne edificio in mattoni a vista era stato eretto ottant'anni prima e mostrava i segni del tempo. Il tetto perdeva, l'intonaco si stava staccando attorno alle finestre e la fontana sulla piazza non funzionava da trent'anni. Quelle erano solo alcune delle cose per cui Drew aveva ordinato i lavori di manutenzione. Dopo avere trascorso una sola giornata a tentare di tenere dietro al giovane ed entusiasta sindaco Reilly, Jenny era convinta che tutto sarebbe stato portato a termine entro la festa del Quattro Luglio. Quell'uomo era dotato di un'energia incredibile, e la sera prima Jenny era tornata al motel esausta, addormentandosi subito. Oggi le cose sarebbero state diverse. Dopo una buona notte di riposo, si era alzata alle sei. Eccitata all'idea di affrontare il primo giorno di lavoro, si era cambiata tre volte prima di decidere di indossare un sobrio tailleur blu scuro. Troppo nervosa per fare colazione, si era recata subito in città e aveva parcheggiato fuori dal tribunale. Erano solo le sette e mezza, ma lei era ansiosa di incominciare la sua giornata di lavoro. L'ingresso principale era già aperto, e lei entrò provando quasi un senso di soggezione. Mentre attraversava prima l'atrio e poi il corridoio, l'eco dei suoi passi sul pavimento di marmo risuonava tra le austere pareti. Superò le sale del consiglio comunale, l'ufficio del sindaco e poco più avanti raggiunse il suo posto di lavoro. Aprì la porta ed entrò, aspirando l'odore di pittura fresca che ancora aleggiava nell'aria. L'ufficio era arredato con una scrivania, forse un po' troppo grande per la stanza, due cassettiere e una libreria. Jenny andò alla finestra che dava sulla piazza principale della città. Trasse un sospiro e guardò fuori. Il panorama era delizioso. La neve dell'ultima settimana si era quasi sciolta del tutto, e gli alberi lungo la Main Street stavano incominciando a fiorire. Gli edifici di mattoni e pietra che si affacciavano sulla piazza mostravano finiture dipinte di fresco e nuovi serramenti. Jenny guardò il ristorante all'angolo, La cucina di Molly, che sembrava uno dei più popolari della città. L'andirivieni di clienti era continuo. Patricia Thayer
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Era ora si mettersi al lavoro anche per lei, pensò, voltandosi verso la scrivania. Anche se era sgombra, Jenny sapeva che avrebbe avuto di che tenersi occupata. Spostò la sedia. Da dove doveva incominciare? A un tratto bussarono alla porta, e una donna fece capolino. Era la segretaria comunale, Ruth Foster, una bella donna di mezza età. «Come siamo mattiniere. Dovresti farti pagare a ore» commentò, entrando con due fumanti tazze di caffè e un sacchetto di appetitose ciambelle. «Ho pensato di provare a corrompere la nuova assistente.» Jenny sorrise accettando la tazza di caffè. «A me hanno detto di essere gentile con te per non rischiare di ricevere in ritardo lo stipendio.» Ruth rise. «Al contrario, sono felice che tu sia arrivata. Da quando Emily Meehan è andata in pensione, è toccato a me sbrigare la corrispondenza del sindaco.» Ruth si sedette sul bordo della scrivania, prese dal sacchetto una ciambella e fece cenno a Jenny di servirsi. «Le ho comperate da Molly. Ti garantisco, sono le migliori che tu abbia mai mangiato. I miei fianchi lo dimostrano» aggiunse indicando la gonna aderente. «Se oggi non hai impegni a pranzo, possiamo farci una capatina insieme, così ti presento Molly Willis. Prepara le torte alla frutta più deliziose...» Ruth si interruppe quando da fuori si udirono delle voci alterate. Jenny guardò con aria interrogativa la collega. «Devono essere Drew e suo fratello» disse Ruth, riprendendo a sorseggiare il caffè. Non sembrava affatto curiosa di sapere che cosa stesse accadendo nel corridoio. Quando il tono delle voci si fece più aspro, Jenny posò la sua ciambella e andò a guardare fuori dalla porta, dove vide Luke e Drew impegnati in un'accesa discussione. Quei due non andavano proprio d'accordo, pensò Jenny. I loro dissapori non la preoccupavano tanto quanto il fatto che Garret era accanto a suo padre. Quando il bambino vide Jenny, i suoi occhi si illuminarono. «Jenny, Jenny» gridò, correndole tra le braccia. «Sei qui! Crissy diceva che era partita, dato che non eri più tornata a trovarci.» Scosse la testa e rise. «Ma io sapevo che saresti rimasta.» Jenny si sentì in colpa. Anche se era in città da meno di una settimana, avrebbe dovuto fare loro almeno una telefonata. Si inginocchiò davanti al bambino. «Mi dispiace, Garret. Sono stata così occupata col nuovo lavoro Patricia Thayer
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e con la ricerca di una nuova casa che...» Si interruppe. Era inutile cercare scuse. «Mi perdoni?» Garret annuì. «Verrai a trovarmi?» «Certo, appena mi sarò sistemata in un appartamento.» Si rialzò e notando che Drew e Luke la stavano osservando, prese per mano il bambino. «Vi dispiace se porto Garret nel mio ufficio, mentre voi due discutete?» Luke la studiò per un momento, poi annuì. Drew aprì la porta del suo ufficio. «Forse è meglio se ne parliamo dentro» propose mentre Luke lo seguiva riluttante. «Vieni, Garret. Ti mostro il mio nuovo ufficio» disse Jenny. «D'accordo.» Una volta dentro, Jenny lo mise a sedere sulla scrivania. «Garret, questa è Ruth.» «Ciao, Garret» disse l'impiegata, stringendogli la mano. «Ci siamo conosciuti la primavera scorsa quando tuo padre è venuto a pagare le tasse. Scommetto che non ti ricordi di me.» «Certo che mi ricordo. Hai un grosso barattolo di caramelle alla menta sulla scrivania.» Entrambe le donne risero. «Ecco come attiro gli uomini di questa città» sospirò Ruth. «Be', se funziona, coraggio» commentò Jenny, offrendo a Garret una ciambella. Guardò la collega e notando che non portava la vera chiese: «Stai cercando qualcuno di speciale?». «Intendi dire un uomo?» Ruth fece un'alzata di spalle. «Mio marito è morto da alcuni anni e i miei figli se ne sono andati via, perciò non mi dispiacerebbe trovare un gentiluomo con cui passare il tempo.» «E a chi non piacerebbe?» osservò Jenny pulendo uno sbaffo di zucchero dal mento di Garret. «Quanto a me, aspetterò che questo tipetto diventi grande.» «Penso che sarebbe meglio se tu facessi un tentativo con suo padre.» Jenny le lanciò un'occhiata incredula. «Stai scherzando, spero. Sono in città da meno di una settimana, e manca poco che Luke Reilly mi consideri un'appestata.» «Mio papà pensa che sei carina» intervenne Garret «Me l'ha detto lui.» Le due donne si scambiarono un'occhiata. Ruth fu la prima a parlare. «Visto? Io direi che vale la pena provare.» Abbassò la voce. «E insieme a Patricia Thayer
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lui porteresti a casa anche questo simpatico bambino.» «Ruth, evidentemente non mi hai ascoltata» ribadì Jenny. «Luke Reilly non vuole aver nulla a che fare con me.» Ruth alzò le spalle in segno di noncuranza. «Conosco i fratelli Reilly sin da quando erano bambini. Luke è sempre stato un po' chiuso, ma è un brav'uomo. È solo uno che dice quello che pensa.» «Lo so, e più o meno mi ha detto che non gli piaccio.» «Questo non l'ho mai detto» intervenne all'improvviso una voce familiare. Luke era sulla porta. Jenny sentì le guance infiammarsi, mentre un nodo le si formava in gola. Incapace di parlare, guardò Ruth in cerca di aiuto. Ma questa la ignorò, rivolgendo invece la propria attenzione a Garret. «Oh, santo cielo, guarda come ti sei conciato. Che ne dici di andare a darci una ripulita prima che tu lasci le tue impronte dappertutto?» Garret non protestò mentre Ruth lo aiutava scendere dalla scrivania e andava con lui verso la porta. Luke si fece da parte per lasciarli passare, poi senza togliere mai gli occhi di dosso a Jenny, entrò nell'ufficio. «Credimi, signorina Murdoch, se ti detestassi ti avrei lasciata a cavartela da sola nella bufera.» Jenny vinse la tentazione di rintanarsi dietro la scrivania. Raddrizzò le spalle, cercando di dirsi che in fondo Luke Reilly non era diverso da Tyler e da Brett, e che non era il caso di lasciarsi intimidire. «Non è nella tua natura lasciare senza soccorso persone o animali. È solo che le donne non sono in cima alla tua lista.» Lo vide contrarre la mascella e capì di aver toccato un punto dolente. Chi era la donna che gli aveva provocato quella fitta di dolore che gli leggeva negli occhi? «Forse è perché sono sempre pronte ad attaccarti.» «Non sarà per il modo in cui le tratti?» Lui le andò più vicino. «Hai forse qualche suggerimento da darmi in proposito?» Jenny sentì il suo respiro sulla faccia e un brivido caldo la percorse lungo la schiena. Lo guardò negli occhi e si sentì smarrire nella loro profondità. Si schiarì la gola e in qualche modo riuscì a parlare. «Trattaci con rispetto. Da uguali. Abbiamo molto da dare oltre che servire un uomo e avere figli.» Lentamente lui sorrise. «È per questo che sei venuta a Last Hope, per avere rispetto?» Patricia Thayer
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«È una delle ragioni.» A Jenny vennero in mente i suoi fratelli e si chiese come occupassero il loro tempo libero ora che non dovevano più sorvegliarla. «E se ti capitasse di trovare un marito?» Alla fine Jenny perse la pazienza. «Si può sapere qual è il tuo problema? Temi che io prenda in trappola un poveretto e lo induca a sposarmi? E che a sua insaputa gli rubi tutti i soldi e me ne fugga via?» Luke non riusciva a toglierle gli occhi di dosso. Non solo era molto bella, ma anche un tipo aggressivo, una che poteva stendere anche il più navigato degli uomini. «Capita...» «Capita anche l'inverso.» Luke stava per replicare, ma fu interrotto dall'arrivo di Garret. «Papà, papà, Ruth mi ha mostrato come si usa il suo computer. Posso restare qui mentre tu vai al lavoro? Puoi passare a prendermi quando Crissy uscirà da scuola.» Luke aveva temuto quella reazione da parte di Garret nel rivedere Jenny. In quegli ultimi giorni non aveva fatto che parlare di lei. Ma lui non vedeva di buon occhio che suo figlio si attaccasse troppo a lei. «No, figliolo, oggi non puoi.» Luke vide Garret rabbuiarsi e abbassare la testa. «Forse un'altra volta» aggiunse. «Sì, quando mi sarò sistemata» concordò Jenny. «La prossima volta che verrai a trovare tuo zio Drew.» Si inginocchiò davanti al bambino. «E io ti farò trovare delle altre ciambelle.» «Ma io non vengo mai a trovare zio Drew.» Luke prese per mano suo figlio per impedirgli di fornire ulteriori particolari sulla sua famiglia. «Vieni, Garret, è meglio che andiamo, ora. Devo occuparmi della mandria, lo sai.» Garret liberò la mano dalla stretta del padre e abbracciò Jenny. «Tornerai al ranch qualche volta?» Jenny non sapeva che cosa fare. Guardò Luke e lo vide annuire. «Certo. Verrò a trovare te e Crissy tutte le volte che mi sarà possibile.» «D'accordo.» Garret mise la sua mano in quella del padre e insieme uscirono. Pochi attimo dopo ricomparve Ruth. «Allora, com'è andata?» «Com'è andata, che cosa?» chiese Jenny fingendo di non capire. «Suvvia, vi ho lasciati da soli sperando che potesse nascere qualcosa.» Patricia Thayer
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Jenny si lasciò cadere sulla poltrona e si appoggiò allo schienale. «Be', mi sbagliavo. Non è vero che non gli piaccio io. Non gli piacciono tutte le donne.»
5 Finalmente una casa tutta mia, si disse Jenny, lanciando la borsetta sul tavolo e togliendosi le scarpe con un sospiro di sollievo. Benché stanca dopo un'intensa giornata di lavoro, non poté fare a meno di sorridere guardandosi attorno nel soggiorno. I braccioli di legno del divanetto a due posti e uno dei tavolini avevano qualche graffio, ma lei si era ripromessa di riverniciarli appena avesse avuto un po' di tempo libero. La cucina aveva ancora un'aria spoglia, grazie Ruth Foster, però, aveva almeno un servizio di piatti e un set di pentole. Non solo la collega le aveva dato alcune delle sue cose per arredare l'appartamento ma l'aveva anche accompagnata a fare acquisti presso un negozio di occasioni. A parte il letto, Jenny aveva acquistato tutto di seconda mano, ed era davvero felice di aver trovato alcuni oggetti potenzialmente di antiquariato. Ora bastava aggiungere solo alcune cose personali, come i quadri alle pareti e qualche foto di famiglia, per farla sentire davvero a casa sua. Sentì bussare alla porta e andò ad aprire. Era una donna all'incirca della sua età; bionda e minuta, indossava un paio di jeans e una camicetta rosa e in mano aveva un piatto di biscotti fatti in casa. «Salve, sono Shelly Hart. Abito all'interno centosette. Ho pensato di passare a darle il benvenuto, ma se è occupata posso tornare più tardi.» «No, la prego, entri» la invitò Jenny facendosi da parte. «Io sono Jenny Murdoch.» «Lo so, me l'ha detto la signorina Crawley, la proprietaria. Mi ha anche detto che viene dal Texas. Io sono arrivata quattro mesi fa dal Kansas.» «Davvero? E si trova bene?» Jenny indicò a Shelly il divano e le fece cenno di accomodarsi. «Ho un lavoro bellissimo. Insegno ai bambini di quinta elementare. La gente è cordiale, ma le occasioni di incontro scarseggiano.» «Be', è una piccola città» disse Jenny, ricordando che da ragazza lei e le sue amiche dovevano andare in auto a Denton per trascorrere la serata. Patricia Thayer
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«Sono qui solo da un paio di settimane, e sono così occupata a imparare il mio lavoro che non ci ho fatto caso.» «Lavora per il sindaco Reilly, vero?» «In teoria sarei la sua assistente amministrativa, ma finora non ho fatto altro che archiviare e incontrare gente.» Shelly sorrise. «Sono tutti eccitati per l'arrivo di una faccia nuova e vogliono mostrarsi cordiali. Quanti inviti a uscire ha già ricevuto da parte degli uomini?» Jenny non nascose la propria sorpresa. «Io? Nessuno. Perché?» «Perché abitano molti più uomini che donne qui.» Jenny si sedette sulla sedia pieghevole accanto al divano. «Vorrebbe... ehm... spiegarsi meglio?» «Pare che negli ultimi anni la popolazione cittadina sia progressivamente diminuita. Hanno fatto un censimento qualche tempo fa, e hanno scoperto che la proporzione tra maschi e femmine è di tre a uno.» «Accidenti!» Shelly la guardò con aria curiosa. «È venuta qui per trovare marito?» «Non esattamente» rispose Jenny, non desiderando raccontare i dettagli del suo passato. «Ho lasciato il Texas per rendermi indipendente da una famiglia troppo protettiva.» «Non lo sbandiero ai quattro venti, ma io sono venuta qui sperando di trovare marito. Sono stanca degli uomini di Kansas City. Quelli vogliono tutto tranne che sposarsi» rivelò Shelly. Ammiccò e aggiunse: «Se capisce che cosa intendo». Jenny annuì mentre ripensava alla conversazione telefonica con Drew Reilly e alle sue domande circa la sua situazione matrimoniale e se la sua famiglia avrebbe acconsentito a che lei si trasferisse nel Wyoming. «Forse sarò all'antica» continuò Shelly. «Ma per me il matrimonio viene prima di tutto.» «Anche i miei fratelli la pensano così» mormorò Jenny. «E' fortunata a lavorare con il sindaco. È così bello!» «Lo è» concordò Jenny. Peccato che non riuscisse a sentirsi attratta da Drew. Per quanto detestasse ammetterlo, non faceva che pensare a Luke Reilly. Offrì una bibita alla sua vicina, e per mezz'ora chiacchierarono del più e del meno. Poi Jenny fece fare a Shelly il giro della casa. Stavano uscendo dalla camera da letto, quando si sentì di nuovo bussare alla porta. Patricia Thayer
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Santo cielo, due visite in una sola serata!, pensò lei, correndo ad aprire. Dopo la scenata di una settimana prima, tutto si aspettava fuorché di rivedere Luke Reilly. «Luke» disse con un filo di voce. Lui indossava un paio di jeans nuovi e una camicia da cowboy un po' stazzonata, che tuttavia non faceva che mettere in risalto le sue ampie spalle e il torace muscoloso. Si tolse il cappello, e un ciuffo di capelli gli ricadde sulla fronte. Jenny dovette nascondere la mano dietro la schiena per vincere la tentazione di allungarla e ravviargli i capelli. «Stavi aspettando qualcun altro?» «Oh, no. Entra.» Con aria quasi circospetta, Luke entrò e si guardò attorno. «A quanto pare ti sei sistemata.» «Sì, ho portato i mobili durante il fine settimana» rispose con orgoglio Jenny. «Drew mi ha dato una mano.» «Non ne dubitavo.» A Jenny non sfuggì il suo tono sarcastico, ma per fortuna non dovette continuare la conversazione perché proprio allora Shelly uscì dalla stanza da letto. Jenny fece le presentazioni, poi la sua vicina si scusò e si diresse verso la porta. Jenny tentò di trattenerla, ma lei insistette per andarsene. Quando Jenny tornò nel soggiorno, Luke era ancora in piedi, cappello in mano. Perché era venuto? «So che non sei qui per darmi il benvenuto a Last Hope. C'è qualcosa che posso fare per te?» Lui infilò la mano nel taschino della camicia e ne tolse un fermacapelli. «L'ho trovato nella mia stanza da letto» dichiarò, la voce roca, come se stesse parlando di un weekend d'amore trascorso insieme. «Grazie.» Jenny prese il fermacapelli. Quando le loro mani si sfiorarono per un istante, lei avvertì una scossa lungo il braccio e in fretta ritirò la mano. «Mi chiedevo dove fosse finito» mentì dato che aveva altri fermacapelli simili a quello. «Secondo me, faresti meglio a gettarlo via» disse lui. «Dovresti tenere sempre i capelli sciolti.» Jenny deglutì a vuoto. «Ah, davvero?» Luke si sentiva uno stupido, addirittura si dava del pazzo per essere venuto a casa di Jenny. Lasciala perdere, si era ripetuto almeno un Patricia Thayer
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centinaio di volte nell'ultima settimana, senza però riuscire a stare alla larga da lei. «Davvero.» Jenny e Luke si guardarono negli occhi e lei lo studiò per qualche momento prima di chiedere: «Perché mi dici questo, Luke?». Lui le si avvicinò di più. «Non lo so neppure io.» Allungò una mano e le scostò i capelli dal viso. Era così femminile con quella gonna corta e la camicetta con maniche a sbuffo. Gli piaceva che mettesse in mostra le sue bellissime gambe. «Immagino che mi piaccia vivere pericolosamente.» La guardò e proseguì: «Scommetto che anche a te non dispiace, in fondo, un po' di pericolo». L'unica risposta di Jenny fu il nome di lui pronunciato con voce sommessa. Incapace di resistere a quel rauco invito, Luke stava per curvarsi su di lei quando a un tratto ripiombò nella realtà. Anche se la desiderava da impazzire, non aveva bisogno che una donna venisse a complicargli la vita. Col cuore che gli batteva all'impazzata, si ritrasse. «Ah, Jenny, sei davvero pericolosa, troppo pericolosa per me» disse avviandosi verso la porta. Jenny sbatté più volte le palpebre per riscuotersi dallo stato di trance. «Aspetta...» lo fermò raggiungendolo. «Sei venuto fin qui per... per istituirmi un fermacapelli che non vale due dollari?» «Già, e perché Garret voleva che ti invitassi al ranch. Visto che il tempo si è rimesso al bello, pensavamo che ti andasse fare una cavalcata.» Jenny stava per rispondergli che non voleva avere niente a che fare con lui, ma qualcosa glielo impedì. Forse era il fatto che lui voleva baciarla quanto lo voleva lei. Ma non gli avrebbe dato la soddisfazione di lasciargli credere che potesse avere facilmente tutto quello che voleva. Incrociò le braccia sul petto. «Ci penserò» rispose. Il mattino seguente, Jenny entrò nel tribunale e si diresse a passo deciso verso l'ufficio del sindaco. «Che cosa posso fare per te?» chiese Drew, facendole cenno di accomodarsi «Vorrei farti una domanda. Mi hai assunta perché pensavi che fossi in grado di svolgere il lavoro, o perché sono nubile?» Drew arrossì suo malgrado. «Ti ho assunta perché eri la migliore Patricia Thayer
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candidata per questo lavoro.» Jenny sospirò con aria insofferente. «Quale lavoro? Finora non ho fatto altro che archiviare e rispondere al telefono. Anche mia nonna Alma sarebbe in grado di farlo.» «Vedrai che avrai molti altri compiti. Volevo soltanto lasciarti il tempo di sistemarti. Credimi, Jenny, io ho bisogno di te.» Per che cosa?, si chiese lei. «D'accordo, ma se devo essere la tua assistente perché non mi hai parlato del censimento e del fatto che il rapporto tra la popolazione maschile e quella femminile è di tre a uno? Adesso capisco perché il mio arrivo ha suscitato tanto interesse in città. Mi vedono tutti come una potenziale sposa.» «Mi dispiace, Jenny.» Drew sembrava davvero imbarazzato. «Avrei dovuto spiegarti la situazione. Credimi, non ti ho fatta venire qui come se fossi un acquisto per corrispondenza. Il fatto è che in questi ultimi anni abbiamo perso molti residenti senza acquistarne di nuovi, maschi o femmine che fossero. Ora ho allo studio qualche iniziativa. Come sai ho favorito l'avvio di diverse piccole imprese commerciali. E con l'apertura del nuovo supermercato e dell'industria conserviera, ci saranno nuovi posti di lavoro.» Jenny annuì. «Ho sentito dire che la cittadinanza sente molto l'esigenza di qualche forma di socializzazione.» «Lo so, e ho allo studio qualche progetto, ma non ho abbastanza tempo per svilupparlo. E poi mi occorrerebbero nuove idee.» Jenny restò in silenzio per qualche momento con aria pensierosa. «Potrebbe essere utile qualche iniziativa che favorisca l'incontro tra uomini e donne, qualcosa che il Comune potrebbe sponsorizzare» osservò infine. «Oppure usare i mezzi di informazione nazionali per fare conoscere la comunità di Last Hope, per fare capire a tutti che qui si vive bene e che è un luogo ideale per stabilirsi con la famiglia.» A un tratto iniziò a entusiasmarsi. «Mi ricordo che una cittadina del Minnesota ha rivolto un appello in televisione invitando la gente a trasferirsi da loro, offrendo, specialmente alle donne, nuove possibilità di lavoro.» Drew la guardò con aria incredula. «Vuoi che vada in televisione?» Jenny represse un sorriso. «Per prima cosa, organizziamo qualche evento sociale... per vedere se funziona.» «E' un'idea magnifica. Puoi occupartene tu.» «Aspetta» protestò Jenny. «Da che parte devo incominciare, di preciso?» Patricia Thayer
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«Non so, magari parlane col pastore Wilson alla Chiesa del Calvario» le suggerì Drew mentre radunava alcuni fogli sul tavolo e li metteva nella valigetta. «Hanno una grande sala da ballo.» Si diresse verso la porta. «Sarò fuori per tutta la mattina e anche nel pomeriggio. Se hai bisogno, chiamami col cercapersone.» Guardò l'orologio. «Che ne dici se ti offro il pranzo all'una da Molly? Così potrai illustrarmi meglio le tue idee.» «D'accordo. Intanto io mi darò da fare per cercare qualcuno disposto a collaborare.» «Usa la mia agenda telefonica. Troverai tutti gli indirizzi di cui hai bisogno» disse Drew ormai sulla porta. A un tratto si fermò. «Sapevo che saresti stata perfetta per questo lavoro.» Jenny sorrise soddisfatta. «Finalmente ho qualcosa di cui occuparmi.» Più tardi quella giornata, Luke era seduto al bancone nel ristorante di Molly, intento a sorseggiare la seconda tazza di caffè. Garret stava ripulendo il piatto con hamburger e patatine fritte. Dopo aver sbrigato i soliti lavori del mattino che consistevano nel dare da mangiare ai cavalli e nel controllare la mandria di bovini, si era sentito un po' nervoso, così aveva proposto a suo figlio di andare a pranzare in città. Non vedeva Tom e Molly da un po' di tempo, e quella poteva essere una buona occasione per sentire le ultime novità. A un tratto, guardando nello specchio che era dietro il bancone, impietrì nel vedere Jenny Murdoch che entrava nel locale. Lei esitò sulla porta, come se cercasse qualcuno. Aveva i capelli raccolti dietro la nuca, ma alcune ciocche le ricadevano a sfiorare le spalle. Con indosso un abito rosso stretto in vita da una cintura che metteva in risalto la delicatezza delle sue forme, era talmente sexy da suscitare in un uomo pensieri inopportuni. Come per esempio, quanto lui aveva desiderato baciarla la sera prima. «Accidenti, è la ragazza più carina che abbia visto da queste parti da quando Molly è venuta a trovare sua zia Mae quarant'anni fa!» commentò Tom Willis, seduto accanto a Luke. «È quella la nuova ragazza che Drew ha assunto?» Luke annuì. Tom lo guardò con aria strana. «Hai soccorso quella meraviglia di donna e l'hai passata a tuo fratello?» «Non l'ho passata a nessuno» rispose Luke seguendo Jenny con lo Patricia Thayer
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sguardo mentre lei andava sedersi a un tavolo libero. «È andata di sua spontanea volontà.» «E' quello che fanno quasi tutte quando non sono invitate a restare» commentò Molly, mentre versava dell'altro caffè nelle tazze di Luke e di suo marito. Luke studiò la donna dietro il bancone. A cinquantacinque anni, aveva un caschetto di capelli grigi che le incorniciavano il viso ancora bello, nonostante qualche ruga attorno agli occhi e alla bocca. Molly e Tom Willis erano ancora innamorati come il primo giorno. «Io non invito più nessuna donna a restare.» «Forse è per questo che sei sempre così scontroso» lo canzonò Molly. E malgrado non ne avesse voglia, Luke rise con lei. «Coraggio, va' laggiù a tenere compagnia a quella povera ragazza prima che uno di questi zoticoni incominci a importunarla.» «Credimi, non ha bisogno di qualcuno che la protegga.» Se non da me, pensò Luke. «Garret, puoi accompagnarmi laggiù e presentarmi Jenny?» chiese Molly. «E' venuta al ristorante la settimana scorsa, ma io non c'ero.» Il bambino si illuminò tutto quando voltandosi individuò Jenny. Si precipitò giù dallo sgabello e corse al tavolo. Luke vide il suo fortunato figlio ricevere un grosso abbraccio e l'invito a sedersi. Poi li raggiunse Molly che si sedette di fronte a Jenny. Le due donne si strinsero la mano e incominciarono a chiacchierare. «Oh, no, adesso sei proprio sistemato» disse Tom. «Probabilmente Molly le sta raccontando la storia della tua vita.» Luke sbuffò. «Non ho grandi segreti.» In città erano stati tutti al corrente dei tradimenti di Cindy, prima ancora che lui li scoprisse. Tom si voltò verso di lui. «Ti ho dato parecchi consigli nel corso degli anni. Spero che alcuni ti siano serviti almeno un po'. Ma non puoi lasciare che quello che Cindy ti ha fatto ti rovini per sempre l'esistenza. I tuoi figli sono troppo piccoli per stare senza una madre. E il tuo carattere migliorerebbe molto se tu ti trovassi una donna.» Gli strinse il braccio e aggiunse: «Coraggio, presentami a quella bella signorina». Luke si alzò e si diresse al tavolo di Jenny con aria riluttante. Provava per lei una forte attrazione, e non gli sembrava il caso di insistere in quella direzione. A quanto pareva, però, suo figlio e i suoi amici lo stavano facendo per lui. Patricia Thayer
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«Papà, Jenny dice che potrà venire al ranch domenica» annunciò trionfante Garret. «Subito dopo che sarà andata in chiesa. Possiamo andare in chiesa anche noi, papà? Dai, possiamo?» «Ne riparleremo più tardi.» Il suo sguardo si posò sulle labbra tentatrici di lei, e subito avvertì un sussulto di eccitazione. «Ciao, Jenny.» «Ciao, Luke.» «Ti presento Tom Willis. Dalla divisa che indossa, avrai già capito che è lo sceriffo della città. È lui che mi ha avvertito via radio della tua macchina ferma sulla strada.» «Lieta di conoscerla, sceriffo.» Jenny gli porse la mano. «Finalmente posso ringraziarla per aver contribuito a salvarmi da quella tremenda bufera.» Sorridendo, Tom le strinse la mano. «È un piacere per me conoscerla. Per quanto riguarda i soccorsi, ho compiuto il mio dovere e niente di più. E poi, è stato Luke quello che ha fatto tutto.» «E che si è anche accollato l'onere di ospitarmi a casa sua» aggiunse lei. «Scommetto che Garret è stato felice di averti a dormire da loro» disse Molly. «Vero, tesoro?» Il bambino sorrise. «Jenny è forte. Gioca a Rubamazzo, e conosce i Power Rangers.» In quel momento, Luke vide entrare nel locale suo fratello. I capelli tagliati di fresco e con indosso un abito scuro e cravatta di lana, sembrava fuori posto in quel ristorante un po' rustico. Drew attraversò la sala, fermandosi a scambiare qualche parola con alcuni commensali prima di raggiungere il tavolo di Jenny. «Che cosa succede?» chiese. «Stavamo facendo conoscenza con la nostra nuova concittadina» spiegò Tom. «Se state mettendo in luce gli aspetti positivi della nostra città, sono con voi» scherzò Drew. «Voglio essere sicuro che non se ne vada.» A Luke non piaceva il modo familiare con cui suo fratello parlava di lei. Chissà se c'era qualcosa di personale tra di loro?, si chiese, rimproverandosi subito dopo. Quelli non erano affari che dovevano riguardarlo. «Coraggio, Garret, devi finire di mangiare il tuo hamburger» ricordò a suo figlio. «Ma io voglio parlare con Jenny.» «Parlerai con lei domenica.» Patricia Thayer
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Il bambino si alzò in piedi. «Non dimenticartene» ammonì dolcemente Jenny. «Parola di lupetto!» promise lei con un caldo sorriso. Salutò con la mano Garret, Molly e Tom che si allontanavano, lasciandola sola in compagnia dei fratelli Reilly. Drew guardò l'orologio. «Luke, ho bisogno di parlarti. Puoi passare da me in ufficio più tardi?» «Non credo» rispose lui. «Non posso starmene tutto il giorno in città. Ma posso dirtelo subito. La risposta è no.» «Per la miseria, Luke! Non sai neppure quello che voglio chiederti.» «Scommetto che riguarda i diritti minerari. E sai che cosa ne penso, fratello? Che ne abbiamo già discusso abbastanza.» Luke si rivolse a Jenny. «Ci vediamo domenica.» Jenny non poté fare altro che fissare i suoi occhi cupi e annuire; dopo di che lui si voltò e se ne andò. Drew si sedette di fronte a lei. «Puoi dirmi che non sono affari miei, ma se pensi di frequentare mio fratello, dovresti prima sapere un paio di cose su di lui.» «Vado al ranch solo perché mi ha invitata Garret» mentì lei. «Non c'è niente tra me e Luke, a parte il fatto che mi permetterà di cavalcare uno dei suoi cavalli.» Drew sembrò sollevato. «Bene, perché non credo che Luke sia il tipo d'uomo che tu dovresti frequentare.» Jenny tentò di dominare un soprassalto di collera. Il tono e le parole di Drew assomigliavano molto a quelle di Tyler. «Drew, forse è bene che chiariamo una cosa. Apprezzo la tua preoccupazione, ma io sono perfettamente capace di decidere con chi uscire.» Drew si limitò ad annuire, cambiando subito argomento. Sollevata, Jenny gli parlò dei contatti che aveva avuto con il pastore Wilson e con altre persone che avrebbero potuto collaborare all'iniziativa. Gli illustrò inoltre alcune idee che le erano venute nel frattempo per favorire la crescita sociale della città. «Potremmo formare un club per single e magari organizzare altre attività per l'estate, per esempio un picnic o delle scampagnate.» «È un'idea grandiosa.» Drew posò le mani sulle sue e gliele strinse. «Dobbiamo festeggiare.» Jenny scostò le mani. «Be', mi pare un po' troppo presto. In fondo, ho Patricia Thayer
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solo fatto qualche telefonata.» «Hai suggerito le idee, e so che farai di tutto perché si concretizzino. Permettimi almeno di portarti fuori a cena questa sera.» A Drew brillavano gli occhi. Era un bell'uomo e aveva un futuro promettente davanti a sé. La sua famiglia avrebbe approvato di cuore un fidanzato così, pensò Jenny. «D'accordo, così potremo discutere di un altro paio di idee che ho in mente» suggerì lei, sapendo in cuor suo che con Drew avrebbe mantenuto rapporti solo di tipo professionale. Guardò verso il bancone dove Luke era seduto. Un Reilly le bastava e avanzava.
6 Jenny svoltò nella strada ghiaiosa che conduceva al ranch di Reilly e rimase senza fiato nel vedere in distanza la casa di due piani. Le persiane dipinte di bianco e le assi che coprivano il tetto brillavano sotto i raggi del sole. Gli alberi e le siepi che la circondavano erano in piena fioritura, e le maestose montagne facevano da sfondo a quella vista da cartolina. Parcheggiò e si guardò attorno. Dove erano finiti tutti? Scese dall'auto e si voltò verso il prato dove alcuni cavalli stavano pascolando. Trasse un sospiro e si diresse alla stalla, chiedendosi come sarebbe stata accolta da Luke. All'improvviso, Garret uscì di corsa dalla casa, chiamandola. Jenny dovette sforzarsi di non ridere quando il bambino inciampò e per poco non cadde a terra. «È tutto il giorno che ti aspetto» disse il bambino, col fiato corto. «Davvero? Ma eravamo d'accordo che sarei arrivata a quest'ora. Hai sbrigato tutte le tue faccende?» chiese lei. Garret annuì. «Ho aiutato Crissy a lavare i piatti.» Jenny lo abbracciò. «Sei stato davvero bravo.» Lo lasciò poi chiese: «Dov'è tuo padre?». «E' nella stalla. Vieni, sta sellando i cavalli» le annunciò soddisfatto. Jenny si sentì assalire da una strana eccitazione mentre seguiva il bambino. In quegli ultimi giorni non era riuscita a concentrarsi troppo sul lavoro, pensando a quella giornata e a Luke. Entrò nella stalla immersa nella penombra e si guardò attorno. L'edificio era vecchio ma ben tenuto. I box erano puliti e le balle di fieno erano Patricia Thayer
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accatastate in ordine lungo la parete. Attraversò tutto il locale fino all'ultimo box dove Luke si stava occupando della cavalla incinta. «Ciao» lo salutò arrampicandosi accanto a Garret sulla staccionata. «Come sta?» Luke le diede una rapida occhiata mentre accarezzava la cavalla. «Bene, direi. Le mancano ancora un paio di settimane» rispose, mentre l'animale si agitava nervoso. «E' il suo primo parto, ed è un po' impaziente.» Jenny allungò la mano verso il muso della cavalla. «Povera Sassy» mormorò tentando di accarezzarla. «Papà dice che lascerà scegliere a me il nome del puledro» intervenne Garret. «Purché non sia un nome sciocco» disse Crissy raggiungendoli e affiancandoli. «Ciao, Jenny.» «Ciao, Crissy. Come va?» La bambina alzò gli occhi al cielo. «Sono stufa di dover sempre badare a lui» borbottò indicando il fratellino. «Io so badare a me stesso» replicò Garret. «Ehi, se incominciate a litigare, passerete il pomeriggio in camera vostra» li ammonì Luke. Entrambi i bambini tacquero immediatamente. Luke uscì dal box, chiuse il cancello e invitò gli altri a seguirlo all'aperto, dietro la stalla dove c'erano tre cavalli e un pony già sellati. Garret corse verso il pony. «Questo è Willie.» «È bellissimo» commentò Jenny accarezzando il muso del docile animale. «E quello è il cavallo di Crissy, Calico» disse Garret indicando una cavallo dal manto a chiazze rosse e bianche. Luke se ne stava in disparte a osservare Jenny mentre era intenta a esaminare i cavalli. Non c'era dubbio che sapesse come trattarli. Lei si diresse verso la cavalla roana che lui aveva scelto per lei. «È questo il mio?» Jenny si calcò il cappello sulla testa e si infilò i guanti. Luke annuì. «Missy è una cavalla docile, ma è anche dotata di carattere. Perciò se sei quella cavallerizza che dici di essere, non credo che ti annoierai.» Lui si diresse verso il suo cavallo, afferrò le redini e diede un'ultima controllata al sottopancia, poi prima di montare in sella, si voltò a guardare Patricia Thayer
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Jenny che era intenta a sistemare le staffe. Aiutò Crissy a montare sul suo cavallo e osservò Garret salire senza difficoltà in groppa al pony. Poi seguì i movimenti aggraziati di Jenny, avvertendo quasi una sensazione di dolore in una certa parte del suo corpo quando la vide mettersi in sella al cavallo. Con un colpetto di redini, lei condusse Missy a fare un giro attorno al recinto, poi fermandosi davanti a lui dichiarò: «Sono pronta». Luke si irrigidì. Sì, era pronto anche lui. Più che pronto, pensò. «Allora, andiamo» disse Garret avviandosi per primo fuori dal recinto, seguito in fila indiana da Crissy, da Jenny e infine da Luke. La loro meta era un segreto tra padre e figlio. Jenny era disposta ad andare ovunque in quella bellissima giornata. Il paesaggio con le verdi colline e le montagne ancora imbiancate era stupendo. Luke le si affiancò. «Come va?» «Benissimo. È tutto così bello, qui! Sono tutti tuoi questi terreni?» «Sono circa ventiquattromila ettari.» Luke indicò le montagne. «Ottimo terreno da pascolo che arriva fino ai piedi delle colline. Ci sono due torrenti che attraversano la proprietà e un'abbondanza di animali selvatici.» «Vai a caccia?» Lui annuì. «Daini, alci... In autunno, mi offro anche come guida per i cacciatori.» La guardò in tralice. «La cosa ti disturba?» Lei scosse la testa. «Solo se uccidi per avere un trofeo.» «Io no. Per quanto riguarda quelli a cui faccio da guida... be', sono affari loro.» «Anch'io una volta sono andata a caccia con i miei fratelli. «Ma non mi è piaciuto affatto.» «I soldi che guadagno con quell'attività mi aiutano a mantenere il ranch durante i periodi difficili.» Luke sospirò. «E ultimamente, ne ho avuto parecchi.» «Non hai nessuno che ti aiuti?» «Assumo qualcuno temporaneamente quando devo radunare la mandria, ma di solito mi arrangio da solo.» «Così Drew non ti aiuta affatto?» Lui le lanciò un sorriso malandrino e lei ebbe un tuffo al cuore. «Che cosa mai ti ha fatto pensare che lo faccia?» Jenny sorrise a sua volta. «Qualcosa che ho sentito l'ultima volta che sei venuto in tribunale.» E per poco tu e tuo fratello non venivate alle mani, Patricia Thayer
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aggiunse tra sé. «Perché non andate d'accordo?» Luke si fece serio. «Drew non è cresciuto al ranch. Aveva solo nove anni quando nostra madre è morta, e dato che era così piccolo mio padre l'ha mandato a vivere dai nostri zii in città. Io ero più grande e sono rimasto qui. Insomma siamo cresciuti in modo diverso, con mentalità diverse, e ora lui non vuole avere niente a che fare col ranch, se non per venderlo. Io non accetterò mai, e Drew lo sa. In questo momento sta cercando di acquistare i diritti minerari per impiantare dei pozzi di petrolio.» Luke si tolse il cappello e si asciugò la fronte. «Io non sarò mai d'accordo, malgrado i suoi benedetti avvocati!» concluse in tono rabbioso. «Magari se riusciste a discutere con calma...» Luke le lanciò un'occhiataccia. «L'abbiamo fatto. Drew vuole vendere, io no.» A quanto pareva, un tratto in comune i fratelli Reilly lo avevano: la testardaggine. «Forse, se tu...» «Forse è meglio che la smettiamo con questo argomento» la interruppe lui. Jenny esitò per un secondo, poi annuì. Luke aveva ragione. Lei stava ficcando il naso in una faccenda che non la riguardava. A un tratto, Garret la affiancò. «Facciamo a chi arriva prima a quegli alberi laggiù» la sfidò. «Ci sto. Ti concedo anche un po' di vantaggio» rispose Jenny, sistemandosi meglio il cappello. Garret spronò il pony e partì, mentre Jenny aspettava di vederlo ad alcuni metri di distanza. «Non rendergli le cose così facili» l'ammonì Luke, e senza darle tempo di replicare diede una pacca sul posteriore della cavalla. Per un momento Jenny fu colta di sorpresa dalla partenza a scatto di Missy, ma l'esperienza le consentì di adattarsi presto al ritmo della cavalcata all'inseguimento di Garret Si voltò e vide che Luke la stava tallonando. Allora, era una sfida a tre! Jenny si dimenticò di Garret e di Willie e si chinò all'orecchio della cavalla per sussurrarle parole di incitamento. A Missy piaceva correre e si stava comportando bene, ma Luke continuava a guadagnare terreno. A un tratto le fu accanto. Le fece l'occhiolino, poi spronò il cavallo, che con uno scatto in avanti superò Jenny di qualche metro. Vinse Luke, ma non di molto. Rallentarono l'andatura e infine si Patricia Thayer
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fermarono presso un ruscello. Lui scese da cavallo e con grande sorpresa di Jenny andò ad aiutarla a smontare dal suo... prendendola tra le braccia. «Sei davvero un'ottima cavallerizza» ammise, mentre la metteva a terra. I loro corpi si sfiorarono, e un delizioso fremito percorse Jenny. «Io... ehm... dovevo esserlo per tenere il passo dei miei fratelli.» Lui la guardò con interesse. «Scommetto che te la cavavi piuttosto bene.» «Ce la mettevo tutta.» «Non ti piace perdere, eh?» L'arrivo dei bambini li indusse a separarsi. «Accipicchia, Jenny, sei stata fantastica!» esclamò Garret, scendendo dal pony. «Hai quasi battuto papà. Nessuno riesce a batterlo. Vero, papà?» «Non di recente» rispose Luke, mentre aiutava Crissy a smontare da Calico. «Quando si mangia?» chiese la bambina. «Ho fame.» «Tra poco, tesoro.» Luke diede per scherzo un colpetto al cappello della figlia, poi prese per le redini i cavalli e li condusse al ruscello a dissetarsi. Poco dopo, rimontarono tutti in sella, attraversarono il ruscello in un punto in cui l'acqua era poco profonda e proseguirono per alcune centinaia di metri finché non giunsero in una radura erbosa circondata da un boschetto. «Che meraviglia questo posto. Sembra un angolo di paradiso» sospirò Jenny. «Si chiama Radura del Pony Smarrito» disse Luke. «L'hanno chiamato così gli Indiani» spiegò Garret «Loro cercavano di catturare i pony selvatici accerchiandoli e facendoli correre qui.» Il bambino indicò un punto dietro di lui. «Pensavano così di intrappolarli, ma i pony fuggivano attraverso un passaggio segreto che sbuca sulle colline. Vero, papà?» «Più o meno.» Luke slegò la coperta appesa alla sella di Calico e mettendosi all'ombra di un grosso albero la distese a terra. «A scuola ho scritto un tema sulla Radura del Pony Smarrito» rivelò Crissy. «Deve essere interessante vivere vicino a tanti luoghi storici» commentò Jenny. «Più che altro è utile per le ricerche scolastiche» replicò Luke, invitandola a sedersi sulla coperta. Aprì una borsa e disse: «Vediamo... abbiamo sandwich al burro d'arachide e gelatina, oppure al prosciutto e Patricia Thayer
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formaggio. Abbiamo anche patatine e frutta in abbondanza». Sorrise, e a Jenny si fermò il respiro. «E per dessert, Crissy ha preparato dei biscotti al cioccolato.» «L'ho aiutata anch'io» disse Garret. «Be' mi piace tutto, specialmente i biscotti al cioccolato» ammise Jenny. Garret occupò il posto più vicino a Jenny, e Luke non se ne sorprese affatto; suo figlio non aveva parlato d'altro da quando lei era arrivata a Last Hope. Anche lui, del resto, aveva pensato parecchio a Jenny in quelle ultime settimane, si disse, ammirando la sua snella figura. «Io ho preparato quelli al burro d'arachide» annunciò Garret. Jenny parve perplessa per un secondo. «Allora mangerò uno dei tuoi sandwich e i biscotti di Crissy» disse infine. Poi rivolgendosi a Luke sorrise con aria innocente e chiese: «E tu che cosa vuoi?». Lui trasalì. Possibile che lei non si rendesse conto dell'effetto che gli faceva ogni volta che lo guardava così? «Un sandwich al prosciutto e formaggio» rispose frugando poi nella borsa per tirare fuori delle bibite in lattina. Mangiarono accompagnati dall'allegro chiacchiericcio di Garret. Crissy era silenziosa, ma Jenny riuscì a farla parlare un pochino. Dopo pranzo, Luke si distese sulla coperta e si tirò il capello sulla faccia, rilassandosi sotto i caldi raggi del sole. Luke dormiva come un sasso, e Jenny non sapeva come fare per svegliarlo. Era passata più di un'ora da quando si era addormentato. Lei e i bambini erano andati a fare una breve passeggiata nei dintorni, e ora Crissy e Garret erano in riva al fiume a giocare, col divieto assoluto di entrare nell'acqua. Erano le quattro passate, e per quanto le spiacesse doveva svegliare Luke per poter rincasare prima che facesse buio. Provò a togliergli il cappello dalla faccia, ma l'unico risultato fu che lui borbottò qualcosa e si girò su un fianco. Dapprima Jenny sbuffò spazientita, poi trovò piacevole stare a osservare quell'uomo addormentato, il suo ventre piatto, l'ampio torace, le spalle possenti, il mento volitivo appena velato da un accenno di barba, le sopracciglia folte ma ben disegnate, le ciglia lunghe e scure. Infine l'attenzione si concentrò sulle labbra, quelle labbra che quando avevano toccato le sue avevano suscitato in lei sensazioni di profondo piacere. Patricia Thayer
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Le voci dei bambini irruppero nei suoi pensieri. Scendi dalle nuvole, ragazza. Stai perdendo la testa per un uomo che neppure ti vede. Jenny trasse un lungo sospiro. Oltretutto, continuando a fissarlo così, non l'avrebbe svegliato. Gli posò una mano sul braccio. «Luke, svegliati. Si sta facendo tardi.» Luke impiegò qualche secondo prima di tornare in sé. Sbatté le palpebre e la prima cosa che vide fu il viso di Jenny. Si rizzò sui gomiti, e lei sorrise. «Hai dormito bene?» «Uhm, a meraviglia» mormorò lui, passandosi le mani sulla faccia. «Scusami, non volevo scaricarti i bambini.» «È stato un piacere. Siamo andati a fare due passi qui attorno, e ora loro due stanno cercando punte di freccia in riva al fiume. Ti ho svegliato solo perché penso che sia ora di metterci in viaggio per tornare al ranch.» Lui si sollevò a sedere. «Certo» convenne con maggior entusiasmo di quello che provava. Accipicchia, doveva aver dormito davvero sodo. «Dammi solo un momento.» Alzò gli occhi e nel vederla così vicino, il cuore iniziò a battergli all'impazzata. «Fai con comodo. Il fatto è che non so quanto tempo occorra per tornare al ranch.» Jenny fece per alzarsi in piedi, ma lui la invitò a restare dov'era. «Manca ancora parecchio prima che cali il sole. Raggiungeremo il ranch in meno di un quarto d'ora. All'andata abbiamo fatto il percorso panoramico.» Lei sorrise. «Grazie per la bellissima giornata.» «Non è stato niente di speciale» bofonchiò lui con un'alzata di spalle. Ma stava per diventarlo, pensò, avvertendo la reazione del suo corpo alla vicinanza di lei. «Papà, papà, guarda che cosa ho trovato!» gridò Garret correndo verso di loro. Con un balzo si buttò sulla coperta, quasi cadendo sopra Jenny. «A me pare la punta di una freccia.» Accettando di buon grado l'interruzione, Luke prese l'oggetto dalla forma piatta. «Fammi vedere.» L'inebriante profumo di Jenny colpì le sue narici quando lei gli si avvicinò di più per dare un'occhiata. Questo è troppo, si disse lui, allontanandosi di qualche passo con la scusa di guardare meglio l'oggetto alla luce del sole. «Allora, papà? È una freccia?» «Non ne sono sicuro. È meglio che lo portiamo a casa per esaminarlo. Patricia Thayer
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Coraggio, riponiamo...» Luke si interruppe, vedendo che era già stato rimesso tutto nelle borse, tranne la coperta. Lanciò un'occhiata a Jenny. «A quanto pare, hai avuto parecchio da fare.» «Mi hanno aiutato i bambini. Ho promesso loro un'altra partita a Monopoli questa sera, ma se hai altri impegni, possiamo farlo un'altra volta.» Lui scosse la testa. «Pensavo solo che ne avessi abbastanza di noi per oggi.» «Oh, no, mi sono divertita molto, invece. Mi piace stare con i bambini.» «Allora resta con noi a cena. Potremo giocare un po' a Monopoli dopo mangiato.» «Oh, sì, Jenny, cena noi» disse Garret. Jenny era sbalordita. «Vuoi davvero che resti?» Più di quanto dovrei, pensò Luke. «Sì, certo.» Prese la coperta, la arrotolò e la legò al cavallo, quindi aiutò i bambini a montare in sella. «Coraggio muoviamoci!» li sollecitò. Venti minuti dopo raggiunsero il ranch. Luke condusse i cavalli nella stalla, mentre Jenny portò i bambini fino a casa. Una volta in cucina, Garret si precipitò a prendere la scatola del Monopoli, ma Jenny la mise da parte convincendo i due bambini a preparare la cena insieme a lei. Fece apparecchiare la tavola a Garret e incaricò Crissy di tagliare la lattuga e i pomodori. Quando Luke rientrò dalla stalla, la cena era pronta. «Non volevo che preparassi tu la cena.» Jenny non riusciva a capire se fosse contrariato. «Non è stata un gran fatica. Ho solo preparato dei tacos» disse con un'alzata di spalle. In effetti, si era persino divertita a cucinare, dato che ultimamente non lo faceva spesso. «Crissy e Garret mi hanno aiutato.» Aprì il forno e protetta dall'apposito guanto, estrasse il cibo avvolto nell'alluminio. «A tavola» annunciò. I bambini presero subito posto, e Jenny si sedette accanto a Garret. Quando anche Luke si fu seduto a capotavola, tutti chinarono la testa per una breve preghiera, poi Jenny incominciò a servire i tacos. «È stato proprio bello oggi, vero, papà?» cominciò Garret. «È stato come una vera famiglia.» Più tardi, quella stessa sera, Jenny salì a dare la buonanotte a Garret e a Patricia Thayer
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Crissy, quindi raggiunse dabbasso Luke, intento a ravvivare il fuoco nel caminetto. «È ancora presto. Non ti andrebbe di restare ancora un po'?» le propose lui, andandole incontro, la mano tesa. Il cuore prese a batterle all'impazzata. Il buon senso le diceva che non doveva accettare l'invito, ma lei non aveva voglia di ascoltarlo. «Solo un poco. Devo fare parecchia strada per tornare in città.» «E fa così freddo.» Lui la condusse verso il divano e la invitò con un gesto a sedersi accanto a sé. «Allora è meglio che mi avvii» ribatté lei incerta. «Che cosa ne diresti se io ti scaldassi un po', prima di lasciarti uscire?» Luke sembrava sapere quello che voleva quando la prese tra le braccia e si chinò su di lei per baciarla. Da principio, fu un bacio lieve, quasi un assaggio, poi con un mormorio di soddisfazione, la indusse a schiudere le labbra, approfondendo il bacio. Il desiderio, la passione che lui metteva nel bacio le fece subito perdere il controllo. Era scioccata dall'effetto sconvolgente che quell'uomo aveva su di lei. Lui si ritrasse per un attimo, poi mordicchiandole giocosamente le labbra, la prese in grembo. Jenny gli passò le mani dietro la nuca, e tuffando le dita tra i suoi capelli, attirò la bocca di lui sulla sua con voracità per riassaporare il piacere di un bacio profondo. Fu ricompensata da un gemito soffocato mentre lui la sospingeva facendola sdraiare sul divano. Alla fine, lui interruppe il bacio e la scrutò. «Sei bellissima» le mormorò, accarezzandole il contorno del viso, prima di divorarla con un altro bacio. La desiderava da morire. Il suo corpo morbido e arrendevole lo stava facendo impazzire. La voleva, e quello solo gli importava in quel momento. Posò la mano sul suo seno e ne saggiò la morbidezza. Jenny scostò la bocca dalla sua. «Oh, Luke» mormorò, facendogli perdere con la sua voce arrochita quel poco di controllo che lui aveva ancora. «Sì, piccola» la incoraggiò lui. «Voglio sentirti ancora fare le fusa per me.» Incominciò a sfilarle la camicetta dai pantaloni, e proprio allora squillò il telefono. Con una serie di imprecazioni, Luke si alzò dal divano e corse alla scrivania «Doppia Erre» borbottò al telefono. Patricia Thayer
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«Luke, sono Drew. Sto cercando Jenny. È da te?» Luke chiuse gli occhi e si passò una mano sulla fronte. Accidenti a suo fratello. «Sì» rispose, porgendo la cornetta a Jenny. «È per te. È Drew.» Imbarazzata per quello che era quasi successo, Jenny si alzò a sua volta e prese la cornetta. «Ciao, Drew. Che cosa c'è?» chiese, ravviandosi i capelli con una mano. «È tutto il giorno che ti cerco.» Lei guardò Luke, che stava camminando su e giù per la stanza. «Che cosa c'è di così importante per cercarmi di domenica?» «Volevo ricordarti che domani mattina abbiamo una riunione del consiglio comunale» disse Drew. «Alle otto in punto.» Jenny era al corrente di quella riunione; l'aveva informata Ruth il venerdì. «Ci sarò.» «Tutto bene, Jenny? Hai una voce strana. Vuoi che venga a prenderti con la mia auto?» Jenny sospirò. Accidenti, si sentiva così tanto che era sconvolta? «No, Drew, sto bene. Ci vediamo domani.» Riappese prima che lui potesse dire qualcos'altro, e guardò Luke. «Voleva ricordarmi la riunione di domani» spiegò. «Non sapevo che il tuo lavoro prevedesse la reperibilità ventiquattr'ore su ventiquattro.» «Infatti non è prevista. Drew era solo preoccupato...» tentò di spiegare lei. «Col cavolo! Lui ti stava controllando.» Lei incrociò le braccia sul petto in posizione di difesa. «E se fosse?» «A me sembra che tu abbia un rapporto molto stretto col tuo capo.» «Non è vero.» «Allora perché ti ha chiamata per cercarti? Poteva lasciare un messaggio sulla tua segreteria telefonica» obiettò Luke. «O forse tra voi due c'è qualcosa che va al di là del rapporto professionale.» Jenny si diresse all'armadio e prese la sua giacca. Non voleva sentire altro. E pensare che stava incominciando a provare qualcosa per quell'uomo. Ricacciando indietro le lacrime, si infilò la giacca. «Dove stai andando?» «In un luogo dove non possa sentire i tuoi insulti.» Lui la afferrò per un braccio. «Dimmi solo una cosa, Jenny. Che cosa c'è tra te e Drew?» Patricia Thayer
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Il suo sospetto la feriva nel profondo del cuore. Come poteva pensare che lei avesse una relazione con Drew, dopo che...? Sconsolata, guardò il divano, poi alzando il mento con aria di sfida replicò: «Dimmelo tu, Luke, visto che credi di avere già la risposta». E senza aggiungere altro, si liberò della sua stretta e uscì.
7 Luke era arrabbiato più che altro con se stesso. Aveva infranto una promessa. Aveva permesso a una donna di entrargli nel cuore, pensò con un sospiro mentre a bordo della sua jeep tornava al ranch. Erano le sei di sera, ed era stanco e affamato. Aveva passato gli ultimi tre giorni in sella a radunare il bestiame per la marchiatura primaverile, dormendo solo poche ore per notte. La schiena gli doleva per le battaglie che aveva dovuto ingaggiare con più di un vitello recalcitrante. Si era beccato persino un calcio negli stinchi, e ora gli faceva male una gamba. Prendersi cura dei bambini e mandare avanti il ranch dovevano essere occupazioni sufficienti a non permettergli di pensare a una certa ragazza mora, i cui bellissimi occhi castani tornavano a perseguitarlo ogni notte. Invece, malgrado tutta quell'attività fisica non era riuscita e togliersi dalla mente Jenny Murdoch. Da una settimana non faceva che ripensare al bacio che si erano scambiati davanti al caminetto. La bocca così dolce, il corpo così morbido... Il cuore accelerò i battiti, e per poco non mancò di svoltare all'incrocio che portava al ranch. «Maledizione!» imprecò, girando bruscamente il volante. Parcheggiò l'auto e si passò una mano tra i capelli. Era inutile negarlo. C'era decisamente dell'attrazione tra lui e Jenny. Un'attrazione solo fisica, naturalmente. Diamine, perché no? Lui aveva solo trentatré anni, e aveva le sue esigenze. Esigenze che aveva creduto morte dopo che Cindy l'aveva lasciato, ma invece, per fortuna, non era così. Jenny gli aveva fatto capire che era ancora un uomo vero. Forse non sarebbe stato male frequentarla un po'. Un sorriso lo illuminò. In fondo, se lui non voleva, non era obbligato a impegnarsi con lei. Potevano uscire insieme, spassarsela un po' senza troppi coinvolgimenti. Scese dalla jeep e si avviò verso casa, il passo più baldanzoso del solito. Patricia Thayer
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La cornetta del telefono appoggiata tra spalla e orecchio, Jenny frugò tra i fogli che aveva sulla scrivania. «Certo, pastore Wilson, mi fa piacere che abbiamo potuto finalmente concordare una data. Non vedo l'ora di collaborare con la signora Wilson all'organizzazione della festa.» Annuì. «Certo... martedì pomeriggio andrà bene. La ringrazio di nuovo. Arrivederci.» Riappese e subito segnò la data sul calendario, poi raggiante si alzò dalla scrivania e incominciò a danzare per la stanza. «Ce l'ho fatta! Ce l'ho fatta!» canticchiò. La porta si aprì ed entrò Ruth. «Scusa, non vorrei dirtelo, ma questo lavoro ti ha dato alla testa.» «E io ne sono entusiasta» replicò Jenny. «Il primo evento sociale è fissato per il quattro di giugno.» «È fantastico. Così sei riuscita a convincere il pastore Wilson a farti usare il salone parrocchiale?» «Sì, e l'associazione di volontariato si incaricherà del cibo e delle bevande. Questo, naturalmente, significa niente bevande alcoliche.» «Forse è un bene. Ci saranno meno problemi se gli uomini non berranno. Anche se, devo dire, non mi è mai dispiaciuto che qualche uomo si battesse per me. Immagino che anche per te sia lo stesso.» Ruth scosse la testa. «Sei in città solo da un mese e sei già contesa da due uomini. I miei più vivi complimenti» «Ma... che cosa stai dicendo?» «Mi riferisco ai fratelli Reilly, naturalmente.» «Che cosa? Sei impazzita? Non posso credere che tu dica una cosa del genere. Non dirmi che in città circola questa voce.» «La gente è curiosa. Sei una bella donna, ed è normale che qualche uomo ti giri attorno. A me pare che tu sia fortunata ad avere due uomini così belli e aitanti che si contendono le tue attenzioni.» «Drew e io lavoriamo insieme. Io sono la sua assistente. Come potrei svolgere diversamente il mio lavoro?» Ruth annuì con aria indulgente. «Sì, lo so che tra voi non c'è una vera e propria relazione. Però, sono sicuro che a Drew tu interessi molto.» Jenny scosse la testa con forza. «A me no. Per me lui è solo un buon amico.» «E Luke?» Patricia Thayer
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Jenny sentì una stretta allo stomaco, ricordando la scenata al ranch. «Lui decisamente no» rispose. La rabbia le era sbollita da allora, ma non l'offesa. E il fatto che non riuscisse a togliersi quell'uomo dalla mente, le faceva capire quanto tenesse a lui, malgrado tutto. «Peccato, perché tu non potresti che fargli del bene. Sempre che lui ti permetta di avvicinarlo.» Jenny si voltò di scatto. «Te l'ho già detto, Ruth, ma forse non mi hai ascoltato. Non c'è niente tra me e Luke!» «Uhm, quanta veemenza!» la canzonò la collega. Poi tornando seria aggiunse: «Bisogna capirlo. Sua moglie l'ha ferito a morte. Sono passati alcuni anni ormai, ma lei gli ha lasciato delle cicatrici difficilmente rimarginabili». Jenny guardò l'amica in attesa di altre spiegazioni, ma fu interrotta da una telefonata. «Ufficio del sindaco Reilly. Parla Jenny Murdoch.» «Ciao, tesoro.» «Mamma, va tutto bene?» Jenny si sedette sul bordo della scrivania e alzando lo sguardo vide Ruth farle un cenno di saluto e andarsene. «Sì, certo. Una madre non può chiamare sua figlia solo perché le va di farlo?» «Naturalmente, a meno che non ci sia qualcosa che non mi dici.» Seguì una breve pausa di silenzio. «Be', in effetti, c'è qualcosa» disse Caroline. «Può darsi che nelle prossime settimane Brett faccia una capatina dalle tue parti. Deve esaminare alcuni terreni da sottoporre a trivellazioni di prova.» «Davvero? Viene anche Jessie?» «No, è solo un rapido viaggio d'affari. Volevo dirtelo perché tu non pensassi che venisse a controllarti.» «Mamma, stai cercando di scaricarti la coscienza?» «Credimi, Jenny, se volessi controllarti, manderei Tyler. Invece sto mantenendo la promessa di lasciarti in pace per sei mesi.» Jenny rise. «Grazie tante.» «Abbi cura di te, tesoro. Ricordati che ti voglio bene. Ora ti passo Tyler.» «Ti voglio bene anch'io, mamma. Ciao» la salutò con affetto. «Non pensare che se non vengo con Brett significa che mi sono Patricia Thayer
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rassegnato a lasciarti vivere laggiù» tuonò la voce di suo fratello. «Ciao, Tyler. Sì, sto molto bene, grazie. Come va la famiglia?» «Staremmo tutti meglio se tu tornassi a casa e la smettessi con questa assurdità.» «Non è affatto un'assurdità, mi dispiace per te! Ho un ottimo lavoro e una vita che mi piace. Insomma, Tyler, era ora che la smettessi di appoggiarmi a te. Devi lasciarmi andare anche tu. Hai Maggie e i bambini a cui pensare.» Luke non aveva intenzione di origliare, ma la porta di Jenny era aperta e lui non poteva fare a meno di sentire la conversazione telefonica. «Anch'io ti voglio bene» disse lei, la voce vellutata, risvegliando in Luke pensieri omicidi. Poi, come se avesse avvertito la sua presenza, Jenny alzò gli occhi. Continuò a parlare la telefono, ma il suo sguardo incantato era fisso su di lui. «Senti, è appena entrata in ufficio una persona» spiegò al telefono. «Ti devo salutare. Arrivederci.» Riappese e si alzò dalla scrivania, ma un tratto aveva le gambe così molli da non riuscire a muoversi. Perciò rimase lì a fissarlo, ad ammirare il modo in cui le ampie spalle riempivano la camicia, a notare che i jeans gli aderivano quasi in modo indecente ai fianchi snelli e alle gambe muscolose. A un tratto aveva difficoltà di respiro. «Luke...» disse infine. «Se sei venuto per Drew, mi dispiace, è fuori ufficio per quasi tutta la giornata.» «Lo so» ammise lui, entrando. «Sono venuto per te.» «Per me? Perché?» «Dipende.» Luke accennò al telefono. «Dipende dall'importanza che ha quell'uomo per te.» Jenny si accigliò. Di che cosa stava parlando? «Nel senso che...» «Per la miseria, non mi importa come si chiama» la interruppe Luke. «C'è qualcosa tra voi?» All'improvviso, Jenny capì l'equivoco in cui Luke era caduto. Le venne da sorridere. «Oh, sì, e lui è molto importante per me, lo è stato per molto tempo.» Un lampo di collera attraversò gli occhi di Luke. «Santo cielo, Jenny, non ti importa neppure sapere che è sposato?» Divertita, Jenny decise di gustarsi quella scenetta. «Ma io l'ho Patricia Thayer
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conosciuto prima che si sposasse.» Luke imprecò. «È lui la ragione per cui te ne sei andata dal Texas?» «Una delle ragioni.» «Accidenti, Jenny, dimenticalo! Questa faccenda non ti porterà da nessuna parte.» «Non posso dimenticarlo, Luke, credimi, ho provato.» Con aria sconfitta lui si diresse verso la porta. «Allora, credo che non ci sia proprio nient'altro da dire.» Per un momento Jenny pensò di lasciarlo andare, di lasciargli credere il peggio. Così, forse se lo sarebbe tolto di torno per sempre. Ma il cuore ebbe il sopravvento: lei non voleva che lui se ne andasse. «Tyler Murdoch è un testardo che vuole ficcare il naso nella mia vita più di quanto vorrei, ma io gli voglio bene perché so che tiene a me» dichiarò ad alta voce perché lui sentisse attraverso la porta aperta. Luke si riaffacciò sulla porta. Sembrava imbarazzato. «L'uomo con cui parlavi era tuo fratello?» Lei annuì e sorrise. «Ti sei divertita a prendermi in giro?» Jenny tornò seria. «Sei tu che salti sempre a certe conclusioni riguardo a me.» Luke vide la sua espressione ferita, e si diede del mascalzone perché sapeva di esserne lui la causa. «Jenny...» Fece per avvicinarsi a lei, ma poi si fermò. Doveva mantenere le distanze. «A proposito dell'altra sera... so di averti detto delle cose ignobili. Mi dispiace.» La guardò negli occhi sperando di leggervi comprensione, calore, e perché no?, desiderio. «Immagino che sia comprensibile essere gelosi del proprio fratello.» «Io non sono geloso di Drew» ribatté lui. «A meno che tu non lo preferisca a me.» Questa volta le andò vicino e le accarezzò la guancia. «In questo caso, dovrei convincerti a cambiare idea» aggiunse in tono sommesso, mentre si chinava su di lei. Jenny lo fermò. «Luke, non credo proprio che sia una buona idea.» Lui colse il suo profumo e lo annusò con piacere. «Probabilmente hai ragione. C'è qualcosa tra noi, Jenny, e lo sappiamo entrambi. Non so dove ci porterà, ma so che voglio stare con te.» Un quarto d'ora dopo, appena ebbero messo piede da Molly, Jenny capì che avevano commesso un errore. Tutti si voltarono a guardarli con aperta Patricia Thayer
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curiosità, specie quando Luke le passò una mano attorno alla vita mentre la guidava a un tavolo vicino alla vetrata. «Mi dispiace. Avrei fatto meglio a scegliere un altro posto, ma tra un'ora devo passare a prendere Garret a casa di un suo amico.» «Mi chiedevo dove fosse.» «Pensavi che l'avessi lasciato al ranch?» «No, so che sei un buon padre e che non lasceresti mai tuo figlio da solo, anche se per poco tempo.» «Credimi, a volte vorrei proprio poterlo fare.» «Non c'è qualcuno che ti può aiutare? O una scuola materna?» «C'è qualcosa del genere in alcune parrocchie, ma più che altro si tratta di madri che a turno sorvegliano i figli delle altre. Qualche volta Molly e Tom hanno tenuto Crissy e Garret, ma a me non piace chiederglielo a meno che non si tratti di un'emergenza.» «Be', se ti va, potrei tenerli io qualche volta. Naturalmente durante il fine settimana.» Lui le scoccò uno dei suoi sorrisi così seducenti, e lei si sentì rimescolare il sangue. «Davvero, lo faresti?» le chiese sorpreso. «Certo. Per qualche periodo ho badato a mia nipote, Becky. Dopo il divorzio, mio fratello è rimasto da solo per un po', e so quanto sia difficile riuscire a combinare qualcosa quando si ha un bambino di cinque anni che non ti lascia un momento.» Lui la scrutò, l'espressione perplessa. «Lo sai, Jenny, tu mi confondi.» «Perché?» «Sembri così attaccata alla tua famiglia. Non riesco a capire perché abbia deciso di lasciare tutti per venire qui nel Wyoming.» Per essere me stessa, le venne voglia di gridare. Per non essere più soltanto Jenny Murdoch, la figlia del magnate del petrolio J.T. Murdoch. «Dovrei presentarti i mie fratelli per fartelo capire. La mia vita in questi ventisei anni è stata praticamente nelle loro mani.» Luke sorrise. «Scommetto che anche tu non gli hai reso le cose facili.» «Hanno avuto quello che si meritavano.» Le sue labbra si piegarono in sorriso, e a lui venne voglia di baciarle. «Come l'hanno presa quando hai detto loro che te ne andavi via per cercare marito?» scherzò Luke, osservando divertito la sua reazione. «Ti ho già detto che non sto cercando un marito!» «Be', mia cara, sappi che hai suscitato l'interesse di ogni uomo di questa Patricia Thayer
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città. Non hai visto come ti guardavano tutti quando siamo entrati?» Luke sapeva che prima o poi qualcuno l'avrebbe sposata. Il pensiero che quel qualcuno potesse essere Drew lo faceva impazzire. Era trascorsa più di una settimana, e Jenny non aveva più visto né sentito Luke. Accidenti, perché si era lasciata affascinare da un uomo così pieno di contraddizioni? Non era stato lui a dirle che voleva frequentarla? Allora, perché non si era fatto più vivo? Ad un tratto, fuori dalla porta del suo ufficio sentì delle voci concitate e si precipitò nel corridoio. Luke e Drew stavano litigando, incuranti che altri potessero sentirli. Jenny si frappose tra loro. «Perché non entrate in ufficio a discutere. Volete proprio fare conoscere a tutta la città i fatti vostri?» I due fratelli continuarono a fissarsi per qualche secondo, poi Drew si voltò ed entrò nel suo ufficio. Luke esitò, poi lentamente lo seguì. Senza essere invitata, entrò anche Jenny e chiuse la porta. «Insomma, che cosa avete?» Luke le lanciò un'occhiataccia, ma lei non si lasciò intimidire. «Non potete continuare a gridare l'uno contro l'altro in questo modo. Il vostro è un comportamento infantile.» Guardò prima Luke poi Drew, ma loro non risposero. «Qualunque sia il vostro problema, dovete cercare di risolverlo.» «E come posso farlo?» sbottò Drew. «Luke, non vuole neppure ascoltarmi. Lui pensa che il ranch sia suo. Caro fratello, ho da darti una notizia: metà del ranch è mio.» «Tu non te ne sei mai occupato finché qualcuno non è venuto a parlarti di diritti minerari» replicò Luke. «Ma adesso non voglio discutere di questo. Una cosa, però voglio che sia chiara...» Luke sventolò un foglio davanti agli occhi del fratello. «Se pensi che questo pezzo di carta mi metta paura e mi convinca ad autorizzare i test, te lo puoi scordare.» «Il ranch è mio per metà. Avrò pure il diritto di dire la mia se mi propongono di effettuare uno studio geologico.» «Dovrai prima passare sul mio corpo.» «A questo si può provvedere» ribatté Drew serafico. «Adesso basta» gridò Jenny. «In questo modo non concluderete niente. Ci deve pure essere una soluzione che accontenti tutti e due.» «Certo che esiste» osservò Drew. «Andremo davanti al giudice.» «Nessun giudice mi può dire che cosa devo fare della mia terra.» Patricia Thayer
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Jenny alzò le mani chiedendo una tregua. Vedeva l'angoscia dipinta sul viso di Luke, inoltre sapeva che se si fossero rivolti al giudice le cose sarebbero potute sfuggire loro di mano. Luke avrebbe potuto perdere tutto. «Ascolta, Luke. Drew ha ragione. Dovete arrivare a un compromesso.» Jenny trasse un sospiro per calmarsi. «Lascia che effettuino le rilevazioni per vedere se ci sono dei depositi minerali. Poi deciderai che cosa fare.» Luke la guardò con una espressione simile al disprezzo. «Mi ero proprio illuso su di te. Credevo davvero che fossi diversa. Ma i soldi sono l'unica cosa che conta, vero?» Accennò a suo fratello. «Be', forse voi due siete fatti proprio l'uno per l'altra» Aprì la porta e uscì senza aggiungere altro. «Aspetta, Luke.» Jenny fece per rincorrerlo, ma Drew la trattenne per un braccio. «Lascialo andare. È sempre stato irragionevole riguardo al ranch, ma questa volta non l'avrà vinta. È per questo che andremo in tribunale.» «Ma... Drew, non puoi trascinare Luke davanti al giudice! È tuo fratello.» «Che cos'altro posso fare? Lui non ascolta. Ho tentato, ma lui mette tutto sul piano della competizione. E da quando sei venuta a lavorare per me, è diventato ancora più geloso.» «Perché?» «Suvvia, Jenny, a Luke non piace che tu stia tutto il giorno con me.» Drew le si avvicinò e lei si irrigidì, sapendo che voleva baciarla. «Non... non credo che sia una buona idea.» «Perché no, Jenny? Possiamo...» Jenny lo zittì con un cenno della mano. «No, non...» Sentendosi sconfitto, Drew lasciò cadere la mano. «Non vuoi darmi neppure una possibilità.» «In questi due mesi, è stato bello lavorare con te. Ho trovato piacevole la tua compagnia e ho apprezzato la tua amicizia.» Attese la sua reazione, domandandosi perché non provasse altro per lui. «Credimi, Drew, non ho nessuna intenzione di perderla.» «Neppure io» concordò lui. Poi chiese con aria preoccupata: «E' per via di Luke?». Jenny non poteva più negarlo. «Sì, provo qualcosa per tuo fratello. E ho intenzione di andare al ranch per vedere se posso convincerlo a ragionare.» «È una causa persa» sospirò Drew, mentre Jenny andava verso la porta. Patricia Thayer
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Jenny pensava il contrario. Forse sarebbe riuscita a farlo riflettere. Ma abbattere il muro che lo circondava sarebbe stato un'impresa molto più difficile.
8 Jenny sbatté la portiera dell'auto e marciò verso la casa, decisa a chiarire una volta per tutte le cose con Luke. E questa volta, a costo di legarlo, non gli avrebbe permesso di voltarle le spalle e andarsene, giurò a se stessa mentre saliva i gradini del portico. Ma prima che potesse bussare alla porta, sentì qualcuno chiamarla. Si voltò e vide Crissy e Garret arrivare di corsa dalla stalla. «Papà ha bisogno di aiuto» gridò il ragazzino. Il cuore prese a batterle all'impazzata. «È ferito?» «No.» Crissy scosse la testa mentre cercava di riprendere fiato. «Si tratta di Sassy. Ha difficoltà a partorire. Papà mi ha detto di chiamare il dottor Peters.» «Allora, va'.» Jenny abbracciò entrambi i bambini. «Poi restate in casa, così da non creare intralci.» «Starai con noi?» chiese Garret. «No, vado ad aiutare tuo padre. Ora entrate.» Li sospinse verso casa. «Vi farò sapere quando sarà nato il puledrino.» Pregando il cielo che tutto andasse bene, Jenny corse alla stalla. Mentre si avvicinava al box di Sassy sentiva i suoi lamenti. La cavalla era distesa a terra in preda alle doglie. Jenny le si inginocchiò accanto e le massaggiò il collo sudato, nella speranza di calmarla. «Va tutto bene, piccola. Ti aiuteremo noi.» Luke la guardò senza mostrare alcuna sorpresa. Si arrotolò le maniche della camicia e si sciacquò le mani in una tinozza piena di una soluzione disinfettante. «Da quanto è iniziato il travaglio?» chiese Jenny. «Non ne sono sicuro. Sono passato a controllarla stamattina alle cinque, e sembrava che stesse bene. Ero così arrabbiato quando sono partito per venire in città...» Lasciò cadere il discorso e si inginocchiò davanti alla cavalla per esaminarla. «Quando sono tornato a casa poco fa, l'ho trovata così. Cerca di tenerla calma.» Sassy sollevò la testa, e Jenny strinse la presa attorno al suo collo. Patricia Thayer
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Luke visitò l'animale. «Accidenti, credo che il puledro sia girato. Non riesco a trovare le zampe» disse con una smorfia, asciugandosi il sudore dalla fronte. Jenny voleva rendersi utile ma sapeva che, fino a quando Luke non fosse riuscito a eseguire la manovra per rimettere in posizione il puledro, non poteva collaborare. Inoltre stava usando tutta la sua forza per tenere ferma la cavalla. «Coraggio, Sassy, tieni duro. Tra poco vedrai il tuo piccolo» mormorò Jenny. Luke ascoltò la voce pacata di Jenny e quasi le credette anche lui. In realtà, sapeva che se non avesse eseguito correttamente la manovra, avrebbe rischiato di perdere entrambi gli animali. Guardò quella donna, vestita in un formale tailleur, in ginocchio sul pavimento coperto di paglia, intenta a cullare la testa della cavalla. Lei gli rivolse un sorriso di incoraggiamento che lo rincuorò. «Forza, Luke, ce la puoi fare.» Gli sembrò un miracolo quando la sua mano entrò in contatto con le zampe del puledro. «Le ho prese» annunciò. Con una smorfia dovuta allo sforzo, riuscì finalmente a posizionare il puledro verso il canale del parto, poi ritirò la mano, lasciando fare il resto a Sassy e alla natura. Lentamente vennero alla luce prima due zampe ossute ricoperte di mucosa, poi con un'altra contrazione, la cavalla portò a termine il parto. Luke si rialzò e guardò il puledrino fulvo depositato ai suoi piedi. Aveva assistito a decine di parti, ma ogni volta ne restava meravigliato. «Oh, è bellissimo» mormorò Jenny, commossa. Lui si voltò a guardarla e nei suoi occhi lucidi lesse tenerezza e... passione. Una strana emozione lo afferrò alla gola Tra loro c'era stato qualcosa di più intimo che assistere alla nascita di un puledrino. Sassy si drizzò sulle zampe e come una madre già esperta si dedicò alle cure del figlio. Luke sapeva che non c'era più bisogno di lui, perciò si lavò e si asciugò le mani. Poi andò da Jenny, l'aiutò ad alzarsi e la trasse a sé. «Sono contento che tu sia venuta» le sussurrò, chinandosi su di lei. Solo un disastro naturale avrebbe potuto impedirgli di baciarla. Jenny fece per rispondere, ma non poté perché la bocca di lui scese sulla sua in un bacio ardente. Sollecitata dalla sua lingua, schiuse le labbra e si lasciò travolgere dalla passione, dal calore che lui infondeva nel bacio. «È una pazzia» sussurrò senza fiato. Patricia Thayer
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«Una splendida pazzia» concordò lui, scostando la bocca dalla sua per riempirla di baci sul viso. Le ginocchia le tremarono quando lui raggiunse il collo, procurandole dei brividi lungo la schiena. «Non sono venuta qui per questo. Io... Oh...» Lui le insinuò la lingua nell'orecchio, provocandole una reazione incontrollabile, poi tornò a impossessarsi delle sue labbra. Cielo, come baciava bene... «Papà, è arrivato il dottor Peters.» Jenny e Luke si separarono di scatto sentendo Crissy entrare nella stalla Jenny tentò di sistemarsi la camicetta e di ripulirsi la gonna sporca di paglia Guardò Luke proprio mentre arrivavano il veterinario e i bambini, e lui le fece l'occhiolino sussurrandole: «Dopo». Il dottor Peters annunciò che le difficoltà del parto non avevano avuto conseguenze e che sia Sassy che il puledrino erano in perfette condizioni. Garret e Crissy si incaricarono di sorvegliare a turno il nuovo nato, a cui, su suggerimento di Garret era stato posto il nome di Ranger. Crissy aveva fatto delle rimostranze, ma era stata subito messa a tacere da Luke che aveva dichiarato adatto il nome. Jenny si lasciò convincere a restare per la cena, e quando scherzando disse a Luke che voleva solo qualcuno che cucinasse per lui, ricevette per tutta risposta un sorriso così sexy da farle ribollire il sangue nelle vene. Dopo avere aiutato Luke a pulire la stalla, Jenny telefonò in ufficio. Anche se Drew sapeva che era andata al ranch, sentiva di dovergli una spiegazione, considerando anche il fatto che si era presa un pomeriggio di libertà. «Che cosa prepari?» chiese Garret, sedendosi al tavolo con il suo inseparabile personaggio dei Power Rangers. «Oh, non lo so. Che cosa ti piacerebbe?» Il bambino rimase pensieroso per qualche momento, poi disse: «Qualcosa con purè di patate e sugo. Papà non lo sa fare molto bene, e Crissy frigna perché le viene sempre grumoso». Jenny guardò nel frigo e aprì il cassetto della carne. C'erano hamburger, salsicce e del pollo. «Ti va il pollo fritto?» «Sììì!» esultò il bambino. Jenny sorrise. Era così facile accontentare Garret. Con sua sorella le cose erano un po' più complicate. A proposito, dov'era Crissy? Probabilmente in camera sua, dove spesso si rinchiudeva. «Garret, per favore, non andresti a Patricia Thayer
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cercare tua sorella? Se le va, potrei insegnarle a friggere il pollo.» Il bambino scese dalla sedia. «Scommetto che se la prenderà con me.» «Perché?» «Perché è una stupida ragazza.» Jenny dovette mordersi le labbra per non sorridere. «Sono una stupida ragazza anch'io?» chiese sorpresa. «No!» protestò lui. «Tu non gridi con me e non mi chiami bimbetto perché non vado ancora a scuola. Io non sono un bimbetto.» «No, non lo sei.» Jenny lo abbracciò. «Fra tre mesi, andrai a scuola.» La cosa non sembrò fargli piacere. «Ma i bambini mi prenderanno in giro.» «Perché?» Una piccola lacrima gli scese lungo la guancia. «Perché non ho la mamma.» Jenny avvertì un nodo alla gola. «Oh, tesoro» disse stringendolo al petto, mentre lui incominciava a singhiozzare. «So quello che provi. Anch'io non ho il papà. E anche se sento la sua mancanza tutti i giorni, e se so che non c'è nulla che io possa fare per riportarlo da me, lui sarà sempre il mio papà.» Lui rialzò la testa. «Ma io non me la ricordo. Ho una sua fotografia sul comodino. Se non la guardo ogni tanto, però, non riesco a ricordarmi com'era.» Si asciugò gli occhi col dorso della mano e inspirò. «Visto che tu non hai nessuno, non potresti sposare mio padre e adottarmi?» Per poco Jenny non svenne. La domanda di Garret l'aveva colta alla sprovvista, ma nell'attimo stesso in cui era stata pronunciata, lei si era resa conto di non desiderare altro. Non solo si era innamorata di quel testardo cowboy dal sorriso seducente, ma anche dei suoi figli. C'era un problema, però: glielo stava chiedendo la persona sbagliata. «Tesoro, se avessi un figlio, vorrei che fosse esattamente come te. Ma deve essere tuo padre a decidere se vuole risposarsi e con chi. Poi... la sua nuova moglie sarebbe la tua matrigna.» «E... se non mi piacesse?» chiese Garret confuso. «A me piaci tu.» «Anche tu mi piaci.» Garret accennò una replica, ma Jenny lo zittì mettendogli un dito sulle labbra. «Perché non ci accordiamo per essere semplicemente amici? Io prometto che ci sarò ogni volta che avrai bisogno. Potrai chiamarmi tutte le volte che vorrai. D'accordo?» Patricia Thayer
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Garret annuì a malincuore. «Adesso va' a chiamare tua sorella.» Garret uscì dalla stanza, e Jenny, ancora sotto shock rimase a fissare il vuoto per qualche momento. Be', almeno uno dei Reilly era riuscita a conquistarlo, si disse per rincuorarsi. Ma la cruda verità era un'altra, e lei sapeva che se davvero avesse voluto avere un futuro con Luke, avrebbe dovuto trovare un modo per convincerlo che valeva la pena correre il rischio di amare. Quando Luke entrò in casa fu accolto dall'invitante profumo di pollo fritto. La scenetta che vide in cucina, però, fu ancora più interessante. Jenny era davanti ai fornelli con Crissy, entrambe intente e mescolare il purè. Poi Jenny rivolse la sua attenzione a Garret, impegnato a piegare i tovaglioli e a posarli accanto a ciascun piatto. Lei gli scompigliò i capelli e lo baciò sulla guancia, lodandolo per il lavoro svolto. Si rivolgeva ai bambini con affetto e dolcezza, toccandoli, accarezzandoli, infondendo loro sicurezza. Il cuore gonfio di un'emozione indefinita, Luke si rese conto che Jenny si stava insinuando nella sua vita come mai lui aveva permesso di fare a qualcuno da tanto tempo. Avrebbe dovuto risentirsi per le sue interferenze, invece tutto quello che desiderava fare era afferrarla e prendere quello che lei aveva da offrire. Entrò in cucina. «Vedo che vi siete dati da fare» disse. Tutti si voltarono e lo accolsero con un sorriso. «Papà! Come sta Ranger?» chiese Garret correndogli incontro. «Se la cava proprio bene» rispose Luke, lo sguardo fisso su Jenny. Lei aveva raccolto i capelli in una treccia, e il viso non recava ombra di trucco. Cielo, com'era bella! «Sono passato a controllarlo un attimo prima di venire qui.» Diede un colpetto sulla spalla del figlio, poi andò verso i fornelli. «Che cosa state cucinando voi due? Ha un profumo delizioso.» «Pollo fritto» rispose Crissy. «Jenny mi ha insegnato un trucco per evitare che il purè faccia i grumi.» La bambina, che di recente aveva spesso degli sbalzi di umore, sembrava più contenta del solito. Poi Luke notò che anche lei aveva i capelli raccolti in una treccia uguale a quella di Jenny. «Stai molto bene con quella pettinatura» si complimentò lui. Patricia Thayer
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Crissy sorrise raggiante. «Me l'ha insegnata Jenny. Vero che è forte?» disse, voltandosi su se stessa per mostrarla al padre. Lui si rivolse a Jenny. «Non volevo che ti disturbassi tanto.» «Sì, invece» scherzò lei. «E non pensare che non ti abbia capito, Luke Reilly. Tu e tuo figlio siete piuttosto bravi a lanciare sorrisi per farvi cadere le donne ai piedi e convincerle a prepararvi la cena.» Neanche a farlo apposta, Luke sorrise. «Con Molly funziona, vero, Garret?» «Sì. Lei prepara una torta di pesche apposta per noi.» «Be', io non mi accontento di un sorriso.» «Che cosa avevi in mente?» chiese Luke. Jenny incrociò le braccia sul petto. «Garret ha già promesso che farà un disegno a colori da appendere nel mio appartamento.» «Sì, papà. Disegnerò Ranger. E tu che cosa farai per Jenny?» «Oh, non lo so.» Luke guardò negli occhi Jenny, e lei arrossì. Incominciò ad avanzare verso di lei. «Che cosa vuole che faccia per lei, signorina Murdoch?» Jenny arretrò. «Be', non so, forse delle mensole per il mio appartamento.» Si fermò quando andò a urtare il bancone. «In questo momento voglio solo che vi sediate tutti a tavola per cenare. È pronto.» Luke le scoccò un brillante sorriso, poi andò al lavandino a lavarsi le mani. «Magari dopo che i bambini saranno andati a letto potrò aiutarti a decidere la ricompensa.» Dopo una lunga partita a Monopoli e tre di Rubamazzo, finalmente i bambini fecero il bagno e andarono a letto. Garret fu l'ultimo ad arrendersi, e solo perché Jenny gli disse che sarebbe tornata la domenica seguente per una gita a cavallo. Quando Jenny scese dabbasso non trovò Luke da nessuna parte. Poi sentì lo scroscio della doccia e capì dov'era. Era l'occasione buona per filarsela, si disse. Dopo i baci e le occhiate allusive che Luke le aveva lanciato durante la serata, sapeva che lui aveva intenzione di dare un seguito a ciò che era accaduto nella stalla. Non che non lo desiderasse anche lei, ma c'erano ancora troppe cose irrisolte tra loro. Alzò gli occhi e vide Luke in cima alle scale. Indossava una camicia pulita e un paio di jeans mozzafiato. Senza parlare, lui scese le scale, attraversò la sala e la prese tra le braccia. Jenny voleva protestare, ma Luke aveva il potere di renderla inerme. La bocca di lui coprì subito la sua in Patricia Thayer
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modo così possessivo che lei non fu più capace di negargli alcunché. Con un flebile lamento, gli passò le braccia dietro la nuca e si lasciò andare alla passione. Presto la sua mente si svuotò completamente e a lei non rimase che rispondere al bacio. «Ti mangerei di baci» disse Luke, la voce arrochita. «È tutto il pomeriggio che volevo farlo.» «Noi... non dovremmo» esitò Jenny, incominciando a rinsavire. «Non vuoi che faccia questo?» chiese, mentre le mordicchiava il labbro. «Sì... anzi, no!» Lei si ritrasse. «Luke, non dobbiamo. Insomma, prima dobbiamo parlare. La ragione principale per cui sono venuta fin qui era parlare con te.» «Se incominciamo a parlare di quello che io penso tu voglia parlare, finiremmo col litigare» sospirò baciandole il collo. «E l'ultima cosa che voglio fare adesso è litigare.» Le gambe erano sul punto di cederle, e lei dovette afferrarsi al suo braccio. No, doveva essere forte. «Luke, so che non sono affari miei, ma sono preoccupata per te e Drew... e per il ranch.» Lui si irrigidì e scostandosi la fissò negli occhi. «Ti ho già detto che sono in grado di occuparmene.» «Lo so, ma sono preoccupata che tu e tuo fratello vi allontaniate sempre di più al punto da non riuscire a trovare un accordo.» «Se pretendi che Drew e io diventiamo amici, stai perdendo tempo. Non siamo mai stati affiatati, e non ho intenzione di giocare a fare il fratello maggiore adesso.» «Ma non vorrai certo rischiare di perdere il ranch di famiglia per colpa delle vostre divergenze.» «Senti, Jenny, non voglio discutere con te di questa faccenda.» Luke trasse un grosso sospiro. «Ma visto che ti appassiona tanto, ti dico che io sto cercando di rispettare la volontà di nostro padre. È stato lui per primo a non volere che venissero eseguite delle trivellazioni su questo terreno. Il ranch Doppia Erre è uno dei pochi che da queste parti non abbia venduto i diritti minerari.» «E Drew lo sa questo?» «A Drew non importa.» «E tu, che cosa ne pensi?» «Io farò tutto quello che potrò per impedire che venga alterata e distrutta la bellezza del territorio. E non dire che non accadrà, perché ho visto Patricia Thayer
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quello che hanno fatto su altri terreni. Entro un paio di anni al massimo, appena avrò i soldi sufficienti e i bambini saranno un po' più grandi, voglio aprire un maneggio. Ma come posso pubblicizzare il piacere di una gita a cavallo in uno splendido paesaggio, se ci sono pozzi petroliferi dappertutto?» Jenny proveniva da una famiglia di petrolieri, quindi era in grado di confutare quella dichiarazione. Tuttavia preferì non farlo. «Hai visto che angolo di paradiso è la radura del Pony Smarrito. Ebbene verrebbe spazzato via, se arrivasse laggiù una compagnia petrolifera. Lo so che con gli scavi a cielo aperto alla fine è possibile ripristinare tutto com'era prima, ma nel frattempo potrebbero passare anni.» Jenny avrebbe potuto obiettare che le trivellazioni avrebbe potuto essere limitate e che una volta posate le torri di trivellazione si potevano mimetizzare i tubi, ma sapeva che Luke non l'avrebbe ascoltata. «Hai ragione, forse è meglio cambiare argomento» concordò lei. «E poi è ora che io torni in città.» Luke l'attirò di nuovo tra le braccia. «È ancora presto.» «Sono qui da parecchio.» «Vediamo se riesco a farti cambiare idea.» Lui si curvò e si impossessò della sua bocca, facendole di nuovo toccare il paradiso con un bacio. Quando lui la lasciò, Jenny era senza fiato. «Oh, sì. Sei molto convincente, ma io penso che sia più saggio se ora me ne torno in città.» Luke rise. «Forse hai ragione.» La strinse forte a sé. «Ma io voglio lo stesso che tu rimanga ancora un po'. Non riusciamo mai a stare insieme da soli.» Malgrado fosse tentata di accettare, Jenny resistette e, sciogliendo l'abbraccio, disse: «Vieni al ballo di venerdì». «Assolutamente no» rifiutò lui. «Non sai ballare, vero?» lo prese in giro lei. «So ballare, invece, e anche bene. Solo che non m'interessa assistere a una sfilata di zitelle a caccia di marito.» «Non sarà niente del genere» replicò lei. «È una festa cittadina. Un'occasione per incontrare gente nuova.» Lui le lanciò un'occhiata furba. «Sicuro. Ma non contare su di me.» «Peccato. Perderai un'occasione per divertirti.» Per sottolineare le sue parole, lei si mise in punta di piedi e lo attirò verso di sé. Mise tutta se stessa in quel bacio di fuoco, premendo il corpo contro il suo e provocando Patricia Thayer
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in lui un gemito di piacere mentre la cingeva e rispondeva al bacio. Quando lei si scostò, colse una luce pericolosa nei suoi occhi. Meglio svignarsela, pensò afferrando la borsetta e uscendo in tutta fretta. Salì in auto e la prima cosa che fece fu di abbassare il finestrino: aveva bisogno di aria fresca per raffreddare i bollenti spiriti. La sera del ballo, Jenny accolse sulla porta del salone la gente che arrivava. Ce n'era tantissima, proveniente dai paesi e dalle città vicine. Per propagandare l'avvenimento, Jenny aveva usato tutti i mezzi di comunicazione, dai giornali, alle stazioni radio locali, e a quanto pareva il suo impegno aveva dato frutti. «È un successo inaspettato. Guarda quanta gente» disse Jenny rivolta a Drew. Lui si guardò attorno. «Sì, ma vedo ancora più uomini che donne.» «È ancora presto. E se si spargerà la voce, la prossima volta le donne verranno in numero maggiore.» Niente poteva scalfire la sua soddisfazione. Guardò la pista da ballo e vide la sua vicina di casa, Shelly Hart che le mandava un cenno di saluto. La sala era ormai piena di gente, ma le donne stavano tutte da un lato e gli uomini dall'altro. Il complesso musicale diede inizio alle danze, e Jenny attese di vedere le coppie scendere in pista. Invano. Il centro della sala restava desolatamente vuoto. Bisognava fare qualcosa, si disse Jenny, e appena fu terminata la prima canzone andò a parlare col chitarrista chiedendogli di fare un annuncio. Lui assentì e andò al microfono. «A quanto pare, gli uomini sono un po' timidi stasera. Perciò vorremmo chiedere alle gentili signore presenti di dare una mano per ravvivare la serata. I signori sono pregati di scendere tutti in pista per il prossimo ballo.» Quando gli uomini si furono lentamente radunati al centro della pista, le donne si disposero in cerchio attorno a loro dandosi la mano. «Molto bene. Per quelli che non conoscono il gioco del fischietto, spiegherò che quando a un certo punto della canzone si sentirà un trillo, le donne dovranno farsi avanti e scegliersi un cavaliere. E adesso, buon divertimento a tutti!» Jenny si appese al collo il fischietto e attese le prime note della canzone, poi soffiò nel fischietto con tutto il fiato che aveva. Le donne fecero il resto, e quando le acque si furono calmate, solo pochi uomini erano rimasti Patricia Thayer
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senza dama. Jenny andò verso uno di questi e ballò con lui. Non dimenticandosi del suo compito, fischiò di nuovo, e le donne corsero a cambiare compagno. Jenny si trovò a ballare con un altro giovanotto, un tipo tarchiato e dallo sguardo un po' troppo "famelico". Allora fischiò di nuovo e sgattaiolò fuori dalla pista per raggiungere Drew. «Stai facendo davvero un ottimo lavoro» si complimentò lui. «Grazie, capo. Perché non partecipi anche tu?» Lui alzò le spalle con noncuranza. «Non mi interessa nessuna dama in particolare.» Lei si portò il fischietto alle labbra e lanciò un altro sonoro trillo. «Dovresti almeno provarci. Magari la donna del destino è là in mezzo.» «Ne dubito fortemente» replicò lui allontanandosi. Il motivo seguente era una ballata, e le varie coppie scesero in pista spontaneamente. Il pensiero di Jenny corse a Luke, e lei si chiese che cosa stesse facendo quella sera. Stava pensando a lei? Anche lui era rimasto sveglio la notte a ricordare i loro baci? Jenny era rimasta piacevolmente sorpresa due sere prima, quando tornando a casa dal ranch aveva ricevuto una telefonata da Luke per sincerarsi che fosse arrivata in città sana e salva. Un colpetto alla spalla la fece tornare al presente. Si voltò e rimase sorpresa vedendo Luke. Il cuore prese a batterle all'impazzata. «Luke, che cosa fai qui?» «Mi hai invitato tu.» «Sì, ma tu hai detto che non volevi...» «Ho cambiato idea» la interruppe lui. «Vuoi ballare?» Lei annuì, e lui la condusse sulla pista, prendendola tra le braccia. Gli occhi fissi nei suoi, il sorriso sulle labbra, la guidò abilmente, lanciandosi persino in alcuni complicati passi di danza. Quando la canzone terminò, Jenny era quasi senza fiato, e non solo per colpa del ballo. Appena il complesso iniziò un'altra ballata, lui la attirò vicinissima a sé e appoggiò il mento sulla sua testa. Quindi chiuse gli occhi, aspirando la fragranza fiorita del profumo di Jenny. Sembrava fatta apposta per stare tra le sue braccia, le morbide curve che aderivano al suo corpo. Dio, come gli era mancata in quei due giorni. Era stato tentato più volte di chiamarla, solo per sentire la sua voce calda. La canzone terminò, ma Luke non la lasciò. Era troppo bello averla tra le braccia, e lui voleva prolungare il più possibile quel contatto. Patricia Thayer
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Non ci riuscì, perché arrivò Drew e gliela portò via. «Forza, Jenny, ho bisogno di te.» «Ehi, che cosa...» protestò Luke. «Noi due stiamo lavorando» spiegò Drew quasi risentito. «Stasera siamo venuti qui per questo.» Jenny gli mise una mano sul braccio. «Calmati, Luke. Questa manifestazione è organizzata dal consiglio comunale. Dobbiamo fare alcuni annunci.» «Lasciali fare a sua eccellenza il sindaco» replicò Luke con tono sarcastico. Drew lo incenerì con lo sguardo, poi si voltò e si allontanò senza replicare. «Luke, io devo proprio andare» disse Jenny. «Non è vero. Drew è venuto a chiamarti solo perché tu eri con me. Può fare il suo dannato annuncio da solo. Per la miseria, da quando in qua desidera dividere il palcoscenico con qualcuno?» «Ti prego, Luke. Devo andare. Torno tra poco.» Luke era infuriato: non sopportava che Jenny preferisse andare con suo fratello anziché stare con lui. «Allora, va'.» Accidenti, che cosa stava facendo lì? Era stato pazzo ad andarci, pensò dirigendosi furioso verso l'uscita più vicina. Dal palco, Jenny guardò in giro alla ricerca di Luke, ma non riuscì a vederlo da nessuna parte. A malincuore, rivolse la sua attenzione a Drew. Dopo aver ringraziato tutti per la partecipazione, il sindaco annunciò la data della prossima manifestazione, accolto da una salva di applausi. Cogliendo Jenny di sorpresa, la condusse in pista a ballare. Lei era contrariata, e dovette usare tutto il proprio autocontrollo per non pestargli i piedi. L'indomani, ne era certa, tutti in città avrebbero pensato che loro due stavano insieme, perciò appena la pista si fu riempita di gente, lei si scusò e piantò in asso il sindaco. Fu allora che vide Luke ballare con un'altra donna. Il cuore le si spezzò, nel vedere come la donna, una bionda procace, gli si stringeva tra le braccia. Tentò di andarsene, ma Drew tornò alla carica, insistendo per finire quel giro di ballo. Poi fu la volta di altri uomini. Per pura cortesia mista a senso del dovere, Jenny li accontentò; il cuore le sanguinava, però, nel vedere Luke scegliersi una compagna dopo l'altra. Neppure una volta tornò da lei. Patricia Thayer
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Verso mezzanotte, il complesso intonò l'ultima canzone. Distrutta, Jenny si sedette a un tavolo libero, sfilandosi di nascosto le scarpe. Aveva già aiutato a sparecchiare il tavolo dei rinfreschi e a restituire i vassoi ai legittimi proprietari. Inoltre aveva ringraziato i volontari dell'associazione parrocchiale per il loro consistente contributo all'organizzazione della festa. Shelly la chiamò, e lei si infilò le scarpe. «Oh, Jenny, è stata una serata bellissima» disse la sua vicina «E quanti uomini c'erano!» Jenny era felice che Shelly si fosse divertita. «Hai incontrato qualcuno che ti piace?» «Forse sì. In effetti, con un gruppetto di gente conosciuta stasera, stiamo per uscire a bere un caffè. C'è un locale aperto tutta la notte, il Charlie, appena fuori città. Ti andrebbe di venirci?» Jenny scosse la testa. «Credo che me ne andrò subito a letto a dormire fino a lunedì.» Shelly si guardò attorno nella sala ormai quasi deserta. «E Luke dov'è?» Jenny fece un'alzata di spalle. «Sarà andato a casa» rispose. A casa di chi?, si chiese. «E ora ci andrò anch'io.» Shelly sembrò accettare la sua risposta e si accomiatò dicendo che ne avrebbero riparlato in seguito. Mentre si dirigeva alla sua auto, Jenny sentì le risate delle coppie che indugiavano nel parcheggio, e a un tratto le si riempirono gli occhi di lacrime. Perché era così difficile per lei trovare la persona giusta?, si chiese. Era troppo pretendere un po' di amore nella sua vita? Il cuore gonfio di tristezza, salì in auto e si diresse al suo appartamento. Una delle cose che le piacevano di Last Hope era che ci si sentiva al sicuro a qualsiasi ora del giorno e della notte. Dopo aver parcheggiato l'auto, si stava dirigendo verso casa sua quando vide qualcosa nell'ombra. C'era qualcuno sotto il portico. Aveva già il cuore in gola quando l'uomo si mosse e lei lo riconobbe. «Oh... Luke! Che cosa fai qui?»
9 «Ti stavo aspettando» disse Luke, facendosi avanti. Felice e arrabbiata allo stesso tempo, Jenny rimase sulle sue. «Prima Patricia Thayer
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sembravi avere una gran fretta di squagliartela» osservò, passandogli accanto per aprire la porta. La cosa migliore che poteva fare era entrare in casa e chiudergli la porta in faccia. «Non dovrei essere qui neppure adesso» borbottò lui. «Se fossi un po' più intelligente, me ne andrei di corsa.» «E allora perché non lo fai? Va'.» «Per la miseria, Jenny.» Lui l'afferrò per il braccio e la trasse a sé. «Credi che non abbia provato? Ma tu continui ad attirarmi a te. Con quei tuoi occhioni dolci, con quelle labbra imbronciate che sono state per me un richiamo irresistibile sin da quando ti ho cavata d'impaccio nella tormenta, con quel corpo che mi fa impazzire di desiderio ogni volta che penso a te. Ti voglio, Jenny» disse, sospingendola all'interno della casa. «Ti voglio al punto che non so più pensare ad altro.» Allungando una mano dietro di sé richiuse la porta, poi appoggiandosi ad essa, attirò Jenny contro di sé. «Dimmi che non sono il solo. Dimmi che anche tu provi la stessa cosa.» Col cuore che le martellava nel petto, Jenny lasciò cadere a terra la borsetta, poi posò le mani sul torace di lui, sentendo sotto le dita il battito dei suo cuore. «Sì, Luke... Ti voglio anch'io.» Luke emise un rauco sospiro prima di coprire la sua bocca con la propria, invitandola a schiudere le labbra. Fu un bacio ardente e appassionato, un bacio che fece perdere a entrambi il controllo e al quale nessuno dei due sembrava voler mettere fine. Il fiato corto, lui scostò le labbra e incominciò a slacciarle la camicetta, e quando gliela ebbe sfilata l'aiutò a togliersi la gonna di jeans. «Ho dimenticato di dirti quanto eri bella stasera» mormorò. Si stava comportando come un adolescente, si disse, ma non era capace di fermarsi. «Anche tu non eri male» ammise Jenny aprendogli la camicia e iniziando a coprirgli di baci il torace nudo. Era impossibile resisterle! Luke la sollevò tra le braccia e si diresse verso la camera da letto. I raggi della luna illuminavano il letto, e lui adagiò Jenny sopra la trapunta. Quando l'ebbe raggiunta la liberò del reggiseno e si curvò per baciare i capezzoli fino a farli inturgidire. Il piacere che le stava dando era quasi insopportabile, e gemendo Jenny dovette aggrapparsi alla trapunta per impedirsi di gridare. Lui sollevò la testa, e labbra sulle labbra sussurrò: «Dicevo sul serio, Jenny. Io ti desidero. Voglio fare l'amore con te». «Lo voglio anch'io» confessò lei, inarcandosi per sentire il contatto della Patricia Thayer
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pelle nuda di lui sulla propria. Lui tornò a baciarla. Le mani di lui scorrevano sul suo corpo accendendolo di desiderio. «Oh, Luke» mormorò, restituendogli le carezze. «Mi sto innamorando di te.» Jenny avvertì in lui un repentino cambiamento. Dapprima s'irrigidì, poi si scostò e la guardò. Nei suoi occhi non c'era più passione; l'espressione era fredda e distante. Lei allungò la mano tremante, ma lui la respinse. «Luke? Che cosa c'è?» Lui si sollevò e le voltò le spalle. «Forse... forse stiamo commettendo un errore.» «Che cosa intendi dire?» Anche Jenny si mise seduta, coprendosi con la trapunta. «Pensavo che volessi fare l'amore. Ho fatto qualcosa che non va?» Luke scosse la testa. Accidenti, non riusciva neppure a guardarla in faccia. «Io non credo all'amore.» «Io non ho detto che mi sto innamorando di te, pretendendo che tu facessi altrettanto.» Lui si voltò di scatto e la afferrò per le braccia. «Invece dovresti. Tu meriti di sentire quelle parole.» Esitò, poi mormorò: «Il fatto è che io non sono capace di dirle». Lei alzò gli occhi pieni di speranza. «Forse un giorno...» Lui si alzò dal letto. Doveva allontanarsi da lei anche fisicamente. «No! Non posso. Ti ho già detto che non credo nell'amore.» Jenny lo seguì alla finestra. «Perché Luke?» chiese, posandogli una mano sulla spalla. Lui trasalì a quel tocco e si voltò di scatto. «Perché sì, dannazione! Mia moglie ha distrutto tutto quello che avevo. Non mi è rimasto che il ricordo di una moglie che non era mai soddisfatta. Per farla felice, ho anche cercato di cambiare, ma non ha funzionato. Cindy si annoiava con me, non mi trovava interessante né come uomo, né come amante. Così si è cercata altri uomini che la stimolassero di più. Mi sono sentito sollevato, quando alla fine se n'è andata via per sempre con un altro. Poi ha incominciato a pretendere di avere i bambini con sé.» Luke strinse i pugni, ricordando quel periodo da incubo. «Prima che il giudice potesse pronunciarsi sulla custodia, lei è rimasta uccisa in un incidente d'auto.» Patricia Thayer
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Emise un lungo sospiro, poi guardando Jenny dichiarò: «Lei mi ha consumato. Mi sembrava di non poter provare neppure una briciola d'amore, per una donna». Jenny tacque per un lungo momento, poi disse: «Sai, Luke, immaginavo che fossi un tipo cocciuto, magari un maschilista, ma non avrei mai pensato che fossi un codardo. Sono contenta di averlo scoperto prima che facessimo... insomma che commettessimo un errore». «Accidenti, Jenny, ti sto facendo un favore.» «Niente affatto» ribatté lei. «Avremmo potuto condividere qualcosa di meraviglioso, ma tu hai deciso che non ne vale la pena. Che io non valgo il rischio. Be', io non ho bisogno di te, Luke Reilly. Ci sono un sacco di uomini là fuori che pensano che per me valga la pena fare un tentativo.» Si mise il lenzuolo sulle spalle e si diresse verso il bagno. «Addio, Luke» aggiunse senza voltarsi. Dopo aver trascorso l'intero fine settimana passando dal pianto e la disperazione alla voglia di andare al ranch a cantarne quattro a Luke e magari appioppargli un paio di pugni nello stomaco, alla fine Jenny aveva deciso che non ne valeva la pena. I sentimenti che provava per lui non sarebbero cambiati, ma lei aveva il dovere di superare la delusione e di guardare avanti. Si tuffò nel lavoro, incontrò molte persone che potevano aiutarla a organizzare altre manifestazioni pubbliche; insomma si diede da fare e i risultati non mancarono. Dieci giorni dopo ci fu la seconda serata da ballo, con un numero di presenze superiore alla prima e soprattutto con una partecipazione femminile davvero incoraggiante. Drew non vi aveva preso parte, anzi con la scusa di doversi recare fuori città per lavoro, era da parecchi giorni che non lo si vedeva in ufficio. Jenny sapeva di svolgere bene il proprio lavoro, ed era felice che il sindaco si fidasse di lei al punto da lasciare che se la sbrigasse da sola. C'erano alcune cose, però, di cui voleva discutere con lui prima di poterle presentare alla prossima riunione del consiglio comunale. Per esempio, le manifestazioni per il Quattro Luglio. Sì, per fortuna, il lavoro l'assorbiva molto, e pazienza se spesso la notte non dormiva pensando a Luke. «Sarà sufficiente lo spazio per i tavoli e le panche?» chiese Drew, Patricia Thayer
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appoggiando i gomiti sulla scrivania. Seduta di fronte a lui, Jenny stava prendendo appunti per l'imminente Festa del Quattro Luglio. «Dipende da quanta gente verrà al picnic. Inoltre avremo bisogno di un palco per le cerimonie ufficiali e... per il tuo discorso. Non vorrai perdere quest'occasione per parlare ai tuoi elettori.» Drew alzò un sopracciglio. «Il sindaco di questa città farebbe bene a preoccuparsi che la sua assistente non gli rubi il lavoro.» Jenny lo guardò sorpresa. «Io non voglio rubare il lavoro a nessuno.» «Con la tua improvvisa popolarità come organizzatrice di incontri, credo che mi batteresti senza difficoltà.» «Non ho fatto altro che organizzare qualche festa.» «Non proprio. Prima hai cercato di capire che cosa voleva la gente.» Aprì un cassetto e tirò fuori un fascicolo. «Con tutto quello che avevi da fare, hai trovato anche il tempo di studiare nuove iniziative come serate al bowling per coppie miste con scambio di partner ogni settimana.» «Sì, per favorire la conoscenza di nuove persone.» «Qui leggo anche di corsi di danza diurni e serali.» «Perché no, è un ottimo esercizio ginnico» spiegò lei domandandosi se non si fosse spinta troppo oltre. In quelle ultime settimane aveva avuto bisogno di tenersi occupata. «Voglio che mi parli più in dettaglio di questa scuola materna comunale, ma dopo che saremo sopravvissuti al picnic di domenica.» Jenny sorrise e annuì. Quando Drew era tornato in città, avevano avuto un lungo colloquio. Lei gli aveva fatto capire quello che provava e quanto desiderava continuare a essere sua amica. Drew aveva ammesso che avrebbe voluto che le cose fossero diverse tra loro, ma che soprattutto non voleva perdere la sua amicizia. Avevano anche parlato dei suoi problemi col fratello e del destino del ranch. Anche se Drew non ne aveva accennato, Jenny sospettava che la sua assenza dalla città fosse più legata alla faccenda dei diritti minerari che ai suoi doveri di sindaco, e aveva cercato di fare capire a Drew che se lui e Luke non si fossero accordati presto, avrebbero corso il rischio di perdere qualcosa che valeva molto più del ranch. «Che cosa ne dici di andare insieme a pranzo?» suggerì Drew. «Accetto. Tra l'altro, ho bisogno di parlare con Molly a proposito di una fornitura di torte per il picnic.» Stavano per avviarsi, quando qualcuno bussò alla porta. Jenny, che era la Patricia Thayer
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più vicina, andò ad aprire e grande fu la sua sorpresa quando davanti a lei vide suo fratello. «Brett!» esclamò lanciandosi tra le sue braccia. Brett la sollevò da terra, facendola volteggiare. «Sono così felice di vederti!» esclamò lei quando finalmente lui la depose a terra. Lui sorrise, mettendo in mostra la sua perfetta dentatura. «Anch'io. Ero a Gillette per affari e ho pensato di passare a trovarti» spiegò guardandosi attorno nella stanza e poi fermando lo sguardo su Drew. «Oh, scusate» disse lei, prendendo sottobraccio il fratello. «Non vi ho ancora presentati.» Dopo le formalità di rito, Jenny chiese a Drew di poter accompagnare a pranzo il fratello e una volta ottenuto il suo assenso fece una scappata nel suo ufficio per prendere la borsa. Stava per uscire quando il telefono squillò. «Jenny, sono Molly.» «Oh, Molly, stavo giusto venendo a pranzo da te. Voglio farti conoscere una persona.» «Be', io non mi trovo al ristorante. Sono all'ospedale.» Il sorriso di Jenny svanì. «C'è qualcosa che non va?» «Si tratta di Garret. È caduto dal fienile, e Luke l'ha portato qui.» «Oh, mio Dio! Si è fatto molto male?» «Non lo so. Ho pensato solo di avvertirti.» Molly fece un lungo sospiro. «Qui ci sono due giovanotti che hanno bisogno di te.» «Arrivo subito.» Jenny entrò di corsa nell'atrio dell'ospedale seguita da Brett e si precipitò al banco delle informazioni. «È qui Garret Reilly?» chiese ansimando. «Sì, il medico lo sta visitando.» Prima che Jenny potesse chiedere altro, sentì qualcuno chiamare il suo nome. Si voltò e vide Molly venirle incontro dalla sala d'aspetto. «Come sta Garret?» domandò, preoccupata. «Tutto sommato, sta bene. Ha un paio di contusioni e un braccio slogato. Inoltre gli hanno applicato un paio di punti di sutura al sopracciglio» spiegò lanciando un'occhiata a Brett. «Se conosco bene quel bambino, cercherà di sfruttare l'occasione per avere un altro di quei Power Rangers, ma scommetto che invece suo padre gli appiopperà un bel castigo. Chi è il Patricia Thayer
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tuo amico?» «Scusa, Molly. Ti presento mio fratello Brett. Brett... Molly Willis. Posso vedere Garret?» chiese ansiosa di constatare di persona lo stato di salute del bambino. «Salve, Brett» lo salutò Molly. «Credo che sua sorella non avrà pace finché non avrà potuto vedere il paziente.» I tre si diressero al banco delle infermiere dove Jenny, facendosi passare per una parente ottenne il permesso di vedere Garret. Il bambino era seduto su un lettino nella sala medicazioni, mentre un'infermiera gli stava sistemando una fascia per sostenere il braccio. Aveva un grosso cerotto sulla fronte, sopra l'occhio sinistro, e un lungo graffio sulla guancia. L'espressione preoccupata, Luke stava parlando col medico, e Jenny si chiese se le avrebbe permesso di dividere con lui la sua pena. «Guarda un po' che cosa combina un bambino per attirare l'attenzione» esordì, avvicinandosi al lettino. Garret si voltò e il suo viso si illuminò. «Jenny!» esclamò con gli occhi pieni di lacrime. «Mi sono ferito.» Lei corse ad abbracciarlo, facendo attenzione a non stringerlo troppo. «Lo so, tesoro. Molly mi ha detto che sei caduto dal fienile.» «Ero sulla scala. Papà ha detto che non dovevo salirci, ma io...» Le labbra gli tremarono. «È infuriato con me.» «Io penso che tuo padre sia solo spaventato perché ti sei fatto male.» «L'ho combinata grossa! Non dovevo salire sulla scala.» «L'importante è che ora tu stia bene» disse Jenny, commossa. Lo baciò sulla punta del naso. «Oh, il tuo bel faccino è graffiato.» Una lacrima gli scese lungo la guancia. «Mi vuoi bene lo stesso, Jenny? Anche se mi sono comportato da stupido?» Lei deglutì il groppo che aveva in gola e guardò Luke. «Garret, io ti vorrò bene sempre, qualunque cosa tu possa fare. Promettimi, però che starai alla larga dal fienile.» Il bambino annuì e l'abbracciò. «Lo prometto.» Luke uscì dalla stanza. L'emozione di vedere Jenny in un frangente simile era troppo forte. Poco dopo lei lo raggiunse in corridoio. «Una giornataccia, vero?» Luke si voltò. Era bella come un angelo, con il viso pulito e i capelli Patricia Thayer
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morbidi e vaporosi. «Ne ho avute di migliori.» Dopo un lungo sospiro, aggiunse: «Accidenti. L'ho perso di vista solo per pochi minuti». Jenny gli toccò il braccio. «Suvvia, Luke. I bambini sono fatti così. Si cacciano dappertutto, curiosi come sono di scoprire il mondo.» Lui abbassò lo sguardo sulla mano di lei posata sul suo braccio. «Ho corso il rischio di perderlo...» Era stanco. Stanco di dover badare a tutto da solo. «Dov'è Crissy?» «È rimasta a dormire da un'amichetta.» «Forse è arrivato il momento di cercare di nuovo una governante.» «Lo sai che ci ho provato, ma senza risultato.» «Ti dispiacerebbe se provassi a chiedere in giro?» Luke la studiò per un momento. «No, anzi, mi faresti un favore.» Lei sorrise, e lui sentì accelerare i battiti del cuore. «D'accordo.» Jenny accennò ad allontanarsi, ma Luke la fermò. «Grazie, Jenny. So di non avere il diritto di chiedere il tuo aiuto, ma tu sei sempre presente quando ho bisogno... per i bambini.» «Perché te ne sorprendi tanto, Luke?» replicò lei accigliandosi. «Non tutte sono come Cindy.» Lui abbassò la testa. «Lo so che è un po' tardi, ma sto incominciando a rendermene conto.» L'espressione di Jenny si addolcì. «È già qualcosa.» Luke voleva disperatamente prenderla tra le braccia. «Ma non è sufficiente.» Jenny si morse un labbro, come se stesse cercando di non scoppiare in lacrime. «Non sarebbe sufficiente per nessuno dei due.» Luke avrebbe voluto replicare, ma in quel momento qualcuno chiamò Jenny. Entrambi si voltarono mentre un uomo alto e prestante veniva verso di loro. «Jenny, è tutto a posto?» chiese l'uomo. «Tutto a posto, Brett. Garret sta bene.» Jenny guardò Luke e vide la sua espressione confusa. «Brett, questo è il padre di Garret, Luke Reilly. Luke, questo è mio fratello, Brett Murdoch.» I due uomini si squadrarono, poi Brett porse la mano a Luke e disse: «Sono contento che sia andato tutto bene». «Grazie.» Luke studiò l'uomo per un momento, notando la somiglianza, poi chiese: «Hai fatto tutta questa strada per vedere Jenny?». Patricia Thayer
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«A dire il vero, ho degli affari da sbrigare a Gillette.» Passò un braccio attorno alle spalle della sorella e aggiunse: «Sono venuto qui per infastidire un po' Jenny. Per vedere se ha trovato qualcuno da sposare». Jenny gli diede una gomitata scherzosa, ma Luke non trovò affatto divertente quella battuta. Jenny era una bella donna, pensò. Qualsiasi uomo sarebbe stato fortunato ad averla. Quanto a lui, non c'era cosa al mondo che desiderava di più che continuare a vederla, ma col deserto che aveva nel cuore non gli sembrava giusto proporle una relazione senza futuro. Erano le otto di mattina, il cielo era sereno, il sole brillante, e la temperatura massima prevista per la giornata era attorno ai ventiquattro gradi. Sarebbe stata la giornata ideale per un picnic. Con indosso un paio di jeans e una T-shirt, Jenny coordinava la sistemazione dei tavoli, accertandosi che vi fosse spazio sufficiente per tutti. Il palco fu montato alle spalle della fontana, che quel giorno sarebbe stata inaugurata dopo i lavori di ristrutturazione. La città era tutta imbandierata, ogni negozio era addobbato con piante colorate che mettevano in risalto le facciate appena ripristinate. Jenny si guardò attorno nella piazza. Era perfetta. Si voltò e vide Molly e Tom venirle incontro. «Jenny, è tutto così meraviglioso!» esclamò Molly, raggiante. «Lo so, è fantastico» convenne Jenny. «Dobbiamo l'idea a Drew, però devo ammettere che non pensavamo di fare le cose così in grande.» «Personalmente, non vedo l'ora che arrivi il momento dell'asta delle ceste da picnic.» Jenny parve perplessa. «Credi che riuscirà? Hai raggranellato un numero sufficiente di partecipanti?» «Altroché! E parecchie donne hanno ordinato da me pollo fritto e torta di mele.» Tom fece una smorfia. «Se vuoi il mio parere, questa mi sembra pubblicità occulta.» Molly gli diede un colpetto nelle costole. «Non ci sono regole quando si vuole portare un uomo all'altare. Anche tu, Jenny, parteciperai all'asta?» «Oh, no. Sarò troppo occupata a seguire le attività.» «Non si dovrebbe mai essere occupati per l'amore.» Jenny assistette allo scambio di sguardi tra Molly e Tom. «Magari l'anno Patricia Thayer
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prossimo» mormorò in tono evasivo. Poi vedendo un operaio farle cenno, si congedò dagli amici, augurandosi di uscire indenne da quella giornata che si preannunciava campale. Forse avrebbe fatto meglio a tornare nel Texas per partecipare al barbecue di famiglia, pensò sconsolata. Così almeno non si sarebbe sentita tanto sola. Due ore dopo, con indosso un prendisole rosso acquistato per l'occasione e con i capelli sciolti sulle spalle e tenuti fermi sulle tempie con due fermagli, Jenny raggiunse Drew sul palco. Anche lui era vestito in modo informale, con un paio di pantaloni di tela beige e una polo blu. Era davvero un bell'uomo, e non c'era dubbio che il pubblico femminile lo ammirasse non solo per le sue idee politiche. Jenny era felice che nelle ultime settimane fossero riusciti a ritrovare l'intesa professionale. Trasse un lungo sospiro. Se solo avesse avuto una vita personale soddisfacente. Perlustrò la folla che si era radunata nella piazza, sperando di vedere Luke, ma di lui non vi era traccia. Ricordando che Garret si stava ancora riprendendo dopo l'incidente, Jenny si augurò che tutto andasse bene. Uno scroscio di applausi attirò la sua attenzione mentre, per la prima volta dopo trent'anni, l'acqua tornava a zampillare nella fontana. La banda della scuola intonò l'inno nazionale, e a Jenny vennero le lacrime agli occhi. Ormai si sentiva davvero parte attiva di quella comunità. Tutti a Last Hope l'aveva accolta e accettata cordialmente, fin dal primo giorno. Sentendo il suo nome, Jenny si voltò verso il retro del palco e vide Luke che le stava mandando un cenno di saluto e un sorriso . Un brivido di piacere le corse lungo la schiena. In qualche modo riuscì a restituirgli il sorriso, ma lei si chiese se lo struggimento che provava per quel cowboy testardo le sarebbe mai passato. Una volta conclusa la cerimonia ufficiale, Jenny scese dal palco, e subito Crissy le si fece incontro. La ragazzina indossava un completo che avevano scelto insieme. Il top di cotone rosa shocking donava molto al suo viso incorniciato dai capelli biondi, e i calzoncini di jeans con pettorina mettevano in risalto le sue gambe snelle e lunghe. «Jenny, queste sono le mie amiche» disse Crissy, presentandole tre coetanee. Patricia Thayer
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Poi arrivò Garret con la sua fasciatura che portava come una medaglia d'onore. «Come ti senti?» chiese Jenny abbracciandolo. «Non mi fa più male» rispose Garret, mostrando con orgoglio la cicatrice rosata sopra l'occhio. «Mi hanno tolto i punti ieri.» «Vedo.» Jenny si rialzò e si trovò a faccia a faccia con Luke. Il profumo del suo dopobarba le solleticò le narici. «Ciao, Jenny. Come ti va?» Jenny non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, tanto era bello. «Sono molto presa» annunciò. «Hai fatto un lavoro fantastico.» Jenny si sentiva stranamente a corto di parole. «Sono stata aiutata parecchio» confessò. «Drew?» chiese Luke. «Drew, naturalmente, dato che è il sindaco, ma non solo.» Jenny notò uno dei volontari richiamare la sua attenzione e grata per l'interruzione disse: «A quanto pare, devo proprio tornare al lavoro». Luke la trattenne un momento per chiederle: «Pensi di poter venire a pranzo con noi?». «Mi dispiace. Probabilmente non avrò tempo.» Luke abbassò lo sguardo, ma a Jenny non sfoggi la sua espressione ferita. «Certo, capisco.» Be', lei no. Quell'uomo non faceva che spiazzarla. Guardò Garret e aggiunse: «Magari ci vedremo più tardi». «D'accordo» rispose il bambino. A mezzogiorno, la festa era in pieno svolgimento, e Jenny pensò di potersi concedere una pausa. Si diresse verso la zona del palco dove stava incominciando l'asta delle ceste da picnic, che a quanto pareva stava attirando molta gente. Molly e Tom Willis erano davanti ai microfoni, presentando la prima cesta. Le offerte partivano da cinque dollari, e tutto il ricavato era destinato a un fondo per il nuovo centro sociale. All'inizio, gli uomini sembravano esitare, e Tom dovette incoraggiarli decantando in maniera esagerata il contenuto della cesta di Mary Jane Kelly. Un uomo offrì venti dollari e finalmente si scatenò la battaglia arrivando fino a trentacinque dollari. L'uomo che si era aggiudicato la cesta, pagò, e sottobraccio a Mary Jane si allontanò in cerca di un posto dove consumare il picnic. Patricia Thayer
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Molly presentò un'altra cesta. «In questa troverete dell'ottimo pollo fritto, insalata di patate, panini al burro fatti in casa. E per dessert, una fantastica torta di mele. Non dimenticate: il fortunato che si aggiudicherà la cesta potrò godere della compagnia della bella Jenny Murdoch!» La folla applaudì, e Jenny avvampò fino alla punta estrema dei capelli. Lei non aveva preso parte all'asta. Quando mai avrebbe potuto trovare il tempo necessario per cucinare? Lanciò un'occhiataccia in direzione di Molly, che le rispose con un sorriso innocente. Le offerte partirono da venti dollari, ma presto raggiunsero i quaranta. «Suvvia, signori, la nostra Jenny vale molto più di quaranta dollari» disse Tom. «Ha lavorato sodo per la riuscita di questo picnic. È l'ora di dimostrarle quanto l'apprezziamo.» Un altro signore alzò la mano. «Quarantacinque.» «Quarantacinque e uno, quarantacinque e due...» «Cento dollari!» disse una voce, provocando un coro di espressioni meravigliate. Jenny si alzò in punta di piedi e, scrutando tra la folla, vide Luke con la mano alzata. Immediatamente il cuore le si riempì di gioia. «Questa sì è un'offerta» commentò Tom. «C'è qualcun altro che vuole rilanciare?» Lo sceriffo si guardò attorno, apparentemente soddisfatto nel vedere che nessuno reagiva. «A quanto pare, è tutta tua, Luke.» Mentre Luke si avvicinava al palco, calò il silenzio tra la folla. Trasse il portafoglio dalla tasca, tirò fuori la banconota e la consegnò a Tom. Poi prese la cesta e scese dal palco. Il cuore di Jenny incominciò a galoppare mentre a passo lento e determinato, Luke si apriva un varco tra la folla e si dirigeva verso di lei. «Credo che tu abbia appena trovato il tempo per pranzare» disse lui, scostandosi indietro il cappello da cowboy. Lei non riuscì a fare altro che annuire, mentre lui la prendeva per mano e la portava via con sé. «Aspetta! E i bambini?» chiese lei. «Non preoccuparti. Sono in buone mani» rispose lui. Luke affittò una coperta, poi la condusse dall'altra parte del parco, in una zona dove non c'era nessuno. Distese la coperta sul prato, vicino al fiume, e con un gesto galante la invitò a sedersi. «Senti... prima che incominciamo, voglio che tu sappia che non ho preparato niente di quello che c'è nella cesta. Probabilmente è stata Patricia Thayer
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Molly.» «Lo so benissimo. È stata mia l'idea di mettere il tuo nome sulla cesta.» Jenny aveva il cuore in gola. «Perché?» chiese sentendosi travolgere dall'imbarazzo. Gli occhi incupiti, lui la scrutò. «Perché volevo stare con te.» «Oh, Luke!» sussurrò lei. «Non... non credo che sia una buona idea.» «È l'idea migliore che abbia mai avuto.» Ignorando la cesta e il suo contenuto, lui le passò una mano dietro la nuca e l'attirò a sé per baciarla. Jenny gemette spazientita e lo respinse. «No, Luke, ti prego, non farmi questo» lo supplicò, gli occhi pieni di lacrime. Lui le toccò il mento, facendo sì che lei lo guardasse negli occhi. «Ti prego, Jenny, non piangere. Non voglio che tu sia triste per colpa mia. Io non posso stare senza di te. Non faccio che pensare a te, di giorno e di notte. Ti desidero tanto da stare male.» Chiuse gli occhi e trasse un lungo sospiro. «Mi sbagliavo su di noi. Ho bisogno di te. Tutti noi abbiamo bisogno di te, anche Crissy e Garret.» Deglutì e disse: «Sposami, Jenny». Jenny era senza parole. Lui voleva sposarla. «Luke, noi non possiamo...» «Perché?» Jenny esitò. Si scostò da lui e si alzò. «Il fatto che non mi ami mi pare una buona ragione.» Lo studiò per un lungo momento, sperando che lui la contraddicesse. Invece non accadde. Si alzò in piedi, ma dalla sua espressione, Jenny capì che non poteva dirle le parole che lei voleva sentire. «La gente si sposa per un sacco di ragioni, Jenny. Io voglio prendermi cura di te.» Luke la cinse attorno alla vita e la trasse a sé. «Non ho mai voluto una donna quanto voglio te. Tu sei quella giusta per me» concluse. Jenny incominciò a tremare. «Potremmo vivere bene insieme» continuò lui. «Tu, io... e i bambini.» Si curvò su di lei e la baciò sul collo. «Farò di tutto per renderti felice. Non sono ricco, ma mi impegnerò per soddisfare ogni tuo desiderio. Ho dei progetti importanti per il futuro. Per il nostro futuro.» Quella proposta di matrimonio non era esattamente quella che lei aveva sognato. Ma lei amava quell'uomo, lo amava più di quanto avesse immaginato possibile. E cosa ancora più importante, voleva aiutarlo a ritrovare la fiducia persa tanto tempo prima. Sarebbe occorso del tempo, ne era consapevole. Grazie a lei, però, Luke Patricia Thayer
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Reilly avrebbe riscoperto l'amore. «Sì» sussurrò timidamente. Lui la fissò, quasi incredulo. «Che cosa?» «Ho detto sì. Ti sposo.»
10 Possibile che fosse già volato via un mese?, si chiese Jenny seduta alla sua scrivania con lo sguardo perso fuori dalla finestra. Tra i preparativi per il matrimonio, il lavoro e il tempo da dedicare alla sua futura famiglia, ora si sentiva esausta. Sua madre era venuta a farle visita una volta, e un'altra si erano incontrate a Casper per comperare l'abito da sposa. Caroline era contrariata che non ci fosse abbastanza tempo per fame confezionare uno secondo il modello che lei aveva in mente, ma Jenny l'aveva rassicurata dicendo che l'abito scelto era perfetto. Quello che a lei stava a cuore di più era quello che sua madre pensava di Luke, e Caroline aveva dovuto ammettere che era un uomo in gamba. Quanto a Garret e Crissy non avevano fatto alcuna fatica a conquistare la futura nonna. Quello che Jenny desiderava si sarebbe realizzato il giorno del matrimonio: essere la signora Reilly, vivere al ranch e dormire con Luke ogni notte. Arrossì nel ricordare certi momenti di intimità col futuro marito e quanto fossero stati vicini a far l'amore. Ma Luke si era sempre fermato, promettendole che avrebbe aspettato fino alle nozze. Ancora una settimana, Luke Reilly, e sarai mio. Sulla porta dell'ufficio, Luke osservava la sua futura sposa. Al solo guardarla, si sentiva accendere il cuore di desiderio. Quella settimana sarebbe stata la più lunga della sua vita, tuttavia non si era mai sentito così felice. Almeno finché non era andato in città a chiedere a Drew di fargli da testimone. Suo fratello aveva ricominciato a tirare fuori la storia delle trivellazioni. Se non avesse promesso a Jenny di non litigare col fratello, gli avrebbe detto il fatto suo e se ne sarebbe andato. Invece, aveva concordato di incontrarsi con Drew al ritorno dal viaggio di nozze. Adesso, doveva trovare il modo per mantenere l'altra promessa che aveva fatto a Jenny, quella di non toccarla fino alla prima notte di nozze. «Ehi, spero proprio che il tuo sogno a occhi aperti riguardi me» disse Luke. Patricia Thayer
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Jenny si voltò «E chi altro?» rispose con un sorriso. «Vuoi parlarmene?» le propose lui entrando nell'ufficio e sedendosi sul bordo della scrivania. Jenny si alzò e gli passò le braccia dietro la nuca. «Meglio di no» sussurrò. «Quello che stavo pensando non gioverebbe alla nostra situazione.» Lo baciò sul collo, e lui gemette. «Hai chiesto a Drew di farti da testimone?» «Sì, ha detto che ne sarà onorato. Smettila, Jenny, o non potrò essere ritenuto responsabile per quello che accadrà.» Lei si scostò e sorrise. «Oh, mi piace quando parli così» mormorò, stringendosi a lui. «Se continui in questo modo non mi limiterò a parlare» sospirò lui. Il sabato mattina la chiesa del Calvario era letteralmente ricoperta di rose bianche e rosa per il più grande avvenimento dell'anno a Last Hope: il matrimonio tra Jenny Murdoch e Luke Reilly. Jenny non era certa di poter essere pronta per le undici. L'arrivo della sua famiglia, due giorni prima aveva provocato in lei un'agitazione che non si era ancora placata. Tra le cose da fare all'ultimo minuto e il desiderio dei suoi fratelli di conoscere meglio Luke, non aveva avuto un momento di pace. Per finire, la sera prima, le sue cognate, Jessie e Maggie, insieme a Shelly, Ruth e Molly le avevano organizzato una festa a sorpresa, mentre Tom Willis insieme a Drew, Tyler e Brett, avevano trascinato Luke in una taverna del luogo per una serata di addio al celibato. La sua paura era che i suoi fratelli avessero messo sotto torchio Luke spaventandolo al punto di farlo rinunciare a sposarla. Sarebbe stata abbandonata sola davanti all'altare? Peggio per lui!, pensò Jenny mentre si guardava allo specchio. L'abito bianco che le lasciava scoperte le spalle, aveva un corpetto in pizzo che scendeva a forma di V ad accentuare la sua vita snella. La gonna in chiffon di seta, arricciata in vita, le arrivava fino ai piedi e terminava con un lungo strascico. Le maniche lunghe erano fermate da polsino alto. In testa aveva una coroncina di fiori da cui partiva un velo lungo fino alla vita. «Sei bellissima» disse Tyler, entrando nella stanza. Jenny si voltò. «Scommetto che lo dici a tutte le spose.» Lui scosse la testa. «Solo a Maggie, e adesso a te.» Patricia Thayer
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Tyler era elegantissimo con il tight grigio. Perfino i suoi capelli ribelli erano una volta tanto perfettamente pettinati. Per tutta la vita Jenny aveva guardato con rispetto e ammirazione quell'uomo. Era il suo eroe. Era importante per lei che fosse lui ad accompagnarla all'altare. «Mi ricordi nostra madre.» «Davvero?» Eccitata, Jenny tornò a guardarsi allo specchio. «Sì, in fondo non sono niente male per essere un maschiaccio.» Tyler fece un'alzata di spalle. «Era inevitabile che lo fossi. Avevi due fratelli con cui competere.» «E che più di una volta mi hanno lasciata vincere. Scommetto, che era papà a suggerirvelo.» «L'unica cosa che mi raccomandava papà era di stare attento a che non ti facessi male.» Jenny gli andò vicino. «Forse sei stato un po' troppo protettivo nei miei confronti.» «Sei la mia unica sorella. Che cos'altro avrei dovuto fare?» Tyler abbassò gli occhi. «D'accordo. Forse dopo che papà è morto, ho esagerato un po'...» «Ragazzi, che giornata! Sto per sposare l'uomo dei miei sogni, e mio fratello ammette di avere sbagliato.» Jenny lo abbracciò. «Oh, Ty, lo so che facevi del tuo meglio e che cercavi solo di proteggermi. E, onestamente, mi faceva piacere.» Lui le accarezzò la guancia. «Adesso ci sarà un altro uomo a sostituirmi.» Trasse un lungo sospiro. «Devo ammettere che questo Luke non sembra così male» concluse brusco. Commossa, Jenny faticò a reprimere le lacrime. «Significa molto per me che tu lo abbia detto.» Brett si affacciò sulla porta. «Se voi due avete finito con i sentimentalismi, il fotografo vorrebbe scattare qualche foto.» Dietro a Brett, entrarono Maggie e Jessie, vestite da damigelle d'onore. Poi entrò Caroline, elegante e raffinata con il suo abito verde smeraldo e gli orecchini di brillanti. Mentre andava ad abbracciare la figlia, i suoi occhi erano arrossati. «Sei bellissima. Tuo padre...» La voce le si incrinò, mentre madre e figlia cercavano di mantenere il controllo delle emozioni. «Lui ti voleva molto bene.» Jenny annuì, stringendo le mani della madre. «Gliene volevo anch'io. Mi Patricia Thayer
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manca.» «Lui è con noi, Jenny» disse Caroline, indicando il cuore. «Quando percorrerai la navata, sappi che tuo padre e io ti accompagneremo all'altare e ti doneremo a Luke con la nostra benedizione.» Al rintocco delle campane l'organo intonò la marcia nuziale, e le damigelle d'onore aprirono il corteo lungo la navata. Ai piedi dell'altare, Luke si guardava attorno con fare nervoso. Seduti in prima fila, notò i Willis, Molly in lacrime e Tom tutto sorridente. Quanto a lui, non vedeva l'ora che la cerimonia finisse. Poi, dal fondo della chiesa apparve Jenny. Bellissima e radiosa nell'abito bianco procedeva con passo solenne verso l'altare, gli occhi pieni d'amore fissi sul suo sposo. Luke avvertì un nodo alla gola. Sei un uomo fortunato, Luke Reilly, pensò commosso come mai lo era stato. «Propongo un brindisi per gli sposi» annunciò Tyler. «Possa la vostra vita essere piena di amore e di gioia.» Jenny guardò Luke seduto accanto a lei al ristorante. Non sembrava che si stesse divertendo. «Luke, tutto bene?» Lui si accigliò. «Quando possiamo andarcene?» «Penso che sia usanza che gli sposi rimangano fino al taglio della torta.» «E quanto manca?» «Che premura hai?» Lui le scoccò un sorriso sexy. «Non vedo semplicemente l'ora di avere la mia sposa tutta per me.» Lei gli prese la mano. «Anch'io non vedo l'ora di stare con mio marito. Ma i miei partiranno subito dopo i festeggiamenti e... passerà parecchio tempo prima che li riveda.» Jenny lo vide rabbuiarsi e aggiunse: «Pensa a quanto sei fortunato, tua suocera abiterà a centinaia di chilometri di distanza». «Oh, trovo che mia suocera sia stupenda. È dei tuoi fratelli che non sentirò molto la mancanza» ammise sincero. «Brett e Tyler sono innocui.» Prima che Luke potesse contraddirla, gli sposi vennero invitati sulla pista da ballo per aprire le danze. Luke prese Jenny tra le braccia e tra gli Patricia Thayer
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applausi dei presenti la coppia incominciò a volteggiare. Poi Caroline e Drew si fecero avanti, reclamando l'onore di ballare con gli sposi. Luke accettò di buon grado di separarsi momentaneamente da Jenny e mentre ballava con la suocera disse: «Signora Murdoch, voglio che sappia che farò qualsiasi cosa per rendere felice sua figlia». «Non ne dubitavo» sorrise Caroline. «Ma Jenny è una Murdoch, e temo che le darà del filo da torcere.» Intanto Drew metteva in mostra tutta la sua abilità di ballerino, facendo volteggiare Jenny sulla pista. «Non so dirti quanto sono felice che tu sia entrata ufficialmente nella nostra famiglia. Sono sicuro che per Luke sarà una svolta benefica.» «Lo sarà anche per me» osservò lei. Lui sembrò pensieroso. «Ora che siete sposati... potrai cercare di indurre mio fratello alla ragione. Riguardo alle trivellazioni.» Jenny non aveva voglia di parlarne il giorno del suo matrimonio. «Drew, sai che non voglio essere coinvolta.» «Come sua moglie, ne sei coinvolta. Inoltre è stata già fissata la data dell'udienza in tribunale: è prevista per il mese prossimo.» Lei smise di ballare. «Quando?» «Il quindici di settembre. Luke ha già avuto un rinvio, perciò non può più rimandare.» In realtà Jenny non lo stava più ascoltando, presa com'era a domandarsi perché Luke non l'avesse informata della convocazione. «Il mio avvocato dice che probabilmente il giudice dividerà il ranch e permetterà le trivellazioni.» «Drew, come puoi fare questo a tuo fratello?» «Ascolta, Jenny: io ho diritto di usufruire liberamente di quello che è mio.» «Sai benissimo come la pensava tuo padre, però.» Lui distolse lo sguardo. «È passato tanto tempo. È ora che Luke si separi da una parte del ranch. C'è posto per tutti e due. Tu potresti essere utile, Jenny. Parla con tuo fratello. Altrimenti, ci vedremo in tribunale il prossimo mese.» Non era giusto. Il giorno del suo matrimonio, nessuno avrebbe dovuto sottoporle dei problemi. «D'accordo, parlerò con Brett.» Poco dopo, Jenny si appartò con suo fratello. «Ti devo parlare.» «Che cosa c'è? Ti sei accorta di aver commesso un errore e vuoi che ti Patricia Thayer
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aiuti a fuggire?» «Quasi. Ti ricordi che ti ho parlato dei problemi di Luke e di Drew a proposito del ranch? Be', c'è dell'altro. Drew ha citato in giudizio Luke per i diritti minerari, e l'udienza è fissata tra un mese.» «E io che cosa posso fare?» «Credi di avere il tempo sufficiente per effettuare uno studio preliminare sul terreno di Luke?» Brett si accigliò. «Luke è d'accordo?» «Testardo com'è, rischia di perdere il ranch. So che, mentre eri a Gillette, hai fatto delle ricerche sui dati storici del bacino del fiume Powder.» «Erano solo dei test preliminari.» «Pensi che ci sia qualcosa che valga la pena approfondire maggiormente?» «Forse.» «Non potresti indagare meglio prima di partire?» «Sì, posso.» Lei abbracciò il fratello. «Grazie, Brett.» «Aspetta a ringraziarmi, perché i risultati potrebbero non piacerti.» Jenny non aveva la minima idea di dove Luke stesse portandola in viaggio di nozze. Per non approfittare troppo della gentilezza di Shelly Hart che si era offerta di ospitare Crissy e Garret, e tenendo conto dell'imminente raduno autunnale del bestiame, avevano deciso di concedersi solo cinque giorni e quindi di non andare troppo lontano. Dopo avere percorso solo pochi chilometri di strada sterrata, sorpresa e incuriosita, Jenny vide Luke fermare la jeep davanti a una capanno dall'aspetto rustico situato in una zona isolata circondata da alti pini. Luke si voltò verso di lei. «So che non è molto» disse con l'aria di giustificarsi. «Se preferisci, possiamo andare a Gillette e passare un paio di notti in albergo.» «Non dirlo neppure. Mi piace qui.» Si sporse verso di lui e lo baciò così a lungo, che quando si separarono erano entrambi senza fiato. «Credo che staremo più comodi dentro.» Luke aprì la portiera, scese dalla jeep e corse dall'altra parte a prendere in braccio Jenny. Lei rise mentre lui saliva i gradini del portico e si fermava davanti alla porta per baciarla di nuovo. «Ti avverto che è un po' rudimentale» le spiegò. «A Patricia Thayer
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parte l'acqua corrente, non ci sono grandi lussi.» A Jenny non importava. «Ci siamo tu e io, che cos'altro vogliamo?» «Oh, Jenny Reilly, che cosa ho mai fatto per meritarti?» Lei sbatté le ciglia. «Ancora niente, signor Reilly, ma spero che tu possa presto porvi rimedio.» Luke gemette. «Attenta a quello che desideri. Potresti ricevere più di quanto tu possa sopportare» scherzò, mentre allungava una mano per aprire la porta. Con la sua bella sposa tra le braccia, Luke superò la soglia. Baciò Jenny di nuovo, poi la posò a terra e si precipitò ad accendere le lampade a kerosene. Nel frattempo Jenny, si guardò intorno. Il capanno era costituito da uno spazioso monolocale dominato da un grande camino di pietra davanti al quale c'erano un divanetto e una sedia a dondolo che formavano l'angolo salotto. Il pavimento di legno grezzo era coperto da un tappeto a trecce di stoffa. Sul tavolo dell'angolo cucina, Jenny notò un vaso con un grosso mazzo di fiori freschi e un secchiello da ghiaccio che conteneva una bottiglia di vino e due bicchieri. Si avvicinò e lesse il biglietto che accompagnava quest'ultimo. «È da parte dei miei. Ai coniugi Reilly. Con l'augurio che il ricordo di questo giorno di gioia e di amore vi accompagni per il resto della vita.» Guardò Luke e sorrise. «È firmato, mamma e papà.» «Deve averlo portato Tom. Lui e Molly sono gli unici a sapere che venivamo qui.» Luke prese la bottiglia e incominciò ad aprirla. «Tua madre ha avuto un'ottima idea.» «Il matrimonio tra mia madre e mio padre è stato meraviglioso. Non ho mai visto due persone più innamorate.» Jenny si diresse verso il vecchio frigorifero e aprendolo notò che era ben fornito. «C'è un piccolo generatore fuori» spiegò Luke. «Serve per il frigorifero e per l'acqua calda.» «A quanto pare, hai pensato a tutto.» «Ho fatto del mio meglio, ma possiamo sempre andare in città, se vuoi.» «Non pensarci nemmeno! Per quanto mi riguarda, questo è il paradiso. Dovrai faticare per portarmi via da qui venerdì» replicò mentre andava verso la nicchia dove era sistemato il letto matrimoniale. Luke la raggiunse. «Il copriletto e i fiori sono un regalo di nozze di Molly, che mi ha aiutato anche a fare le pulizie e a preparare il cibo.» Jenny appoggiò la testa sulla sua spalla. «Non potrebbe essere migliore. Patricia Thayer
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Spero che potremo tornarci qualche volta.» Luke la strinse a sé. «Certo che potremo. Il capanno si trova all'interno dei confini del ranch. Naturalmente, è stato usato più come capanno di caccia che come alcova.» Jenny si voltò tra le sue braccia. «Credo che qualche volta verrò a farci una capatina, magari all'ora di pranzo.» «Oh, Signore, finirà che trascurerò il lavoro.» Lui si curvò e la baciò con trasporto, stringendola contro di sé per farle sentire il bisogno che aveva di lei. «Oh, Jenny, ti desidero tanto» le sussurrò. «Allora che cosa stiamo aspettando?» Con indosso la camicia da notte bianca di seta, Jenny uscì dal bagno e trovò Luke in piedi accanto al letto. Era a torso nudo, con solo i pantaloni del pigiama nero. Cielo, com'era sexy! «Quando ti ho vista oggi in chiesa pensavo di non avere mai visto una sposa così bella, ma ora... Sei come un sogno.» «No, Luke» disse lei, avvicinandosi e prendendo il bicchiere di vino che lui le stava porgendo. «Non sono un sogno, sono una donna in carne e ossa, una donna che desidera moltissimo suo marito.» «Mai quanto ti desidero io. Mi sembra di impazzire dalla voglia che ho di te, ma voglio che per te sia un momento davvero speciale.» «Mi basta che tu faccia l'amore con me, Luke.» «Una cosa per volta.» Luke alzò il bicchiere e Jenny lo imitò. «A noi due. Al nostro matrimonio. Ti prometto, Jenny, che cercherò sempre di renderti felice.» «E io ti prometto che farò felice te.» Fecero tintinnare i bicchieri, poi dopo avere sorseggiato un po' di vino li appoggiarono sul comodino. Luke scostò il copriletto, mostrandole le lenzuola di seta color avorio, poi la prese tra le braccia e si impossessò della sua bocca, travolgendola con un bacio di fuoco. Quando alla fine scostò le labbra dalle sue, incominciò a coprirle di baci il collo e le spalle, scostandole la spallina della camicia da notte. Chiudendo gli occhi, aspirò il suo profumo delicato ma dal potere inebriante, poi abbassò anche l'altra spallina, scoprendole il seno. Si fermò per un momento ad ammirarne le forme perfette, poi si curvò e coprì con la bocca un capezzolo, incominciando a stuzzicarlo con la Patricia Thayer
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lingua. Gemendo di piacere, Jenny gli tuffò le dita tra i capelli, incoraggiandolo a continuare. Le sensazioni che lui riusciva a suscitarle erano indescrivibili. «Ti prego, Luke» lo implorò lei. «Non resisto più.» Lui si scostò e la guardò negli occhi. «Neppure io credo di poter pazientare ancora per molto» mormorò. «E allora, prendimi, Luke.» Jenny si sporse verso di lui per sfiorargli le labbra con le proprie. «Insegnami come farti felice.» «Non sopporterei una felicità maggiore di questa» sussurrò lui estasiato. «Ma io voglio darti piacere... Non so...» Luke capì a un tratto che cosa intendeva Jenny. «Vuoi dire che non hai mai...» Non riuscì a terminare la frase, tale era l'emozione che provava. Lei lo fissò negli occhi come per tentare di leggervi la sua reazione. «È importante?» Lui le passò una mano dietro la nuca. «È il dono più prezioso che potessi farmi.» La trasse tra le braccia e sussurrò: «Oh, Jenny, tu mi darai piacere, non dubitarne». La baciò con passione travolgente, sentendo scatenarsi in lei il desiderio. Jenny non protestò quando lui la denudò completamente. Dopo essersi beato per qualche momento della vista del suo corpo perfetto, lui la adagiò sul materasso, poi le si distese accanto, incominciando ad accarezzare la sua pelle morbida e liscia prima con gesti lievi, concentrandosi poi sui punti che sapeva l'avrebbero portata all'apice del desiderio. «Luke, ti prego» gemette lei. «Prendimi.» «Sono tutto tuo, tesoro.» La verità era che si sentiva vicino all'esplosione, ma per Jenny era la prima volta e la sua unica preoccupazione era il piacere di lei. Si scostò per ammirarla, sospirò: «Oh, Jenny, quanto sei bella». Scese dal letto, si tolse i pantaloncini del pigiama e provò un brivido di orgoglio nel vedere lo sguardo compiaciuto di lei percorrere ogni centimetro del suo corpo. «Anche tu sei bello...» sussurrò lei allargando le braccia per accoglierlo. Lui si inginocchiò sul letto e si sporse sopra di lei, facendo scorrere la mano sul suo ventre, scendendo lentamente fino a trovare la calda fonte della sua femminilità. Lei trasalì, poi schiuse le gambe inarcandosi contro la sua mano. Luke la invitò ad accarezzarlo, non immaginando quale dolce agonia Patricia Thayer
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sarebbe stata per lui. Subito la fermò. «Magari la prossima volta» mormorò. Sospirando dolci parole, le andò sopra e maledicendosi per il dolore che le doveva procurare, entrò in lei. La fronte imperlata di sudore, incominciò a muoversi dapprima lentamente, poi rendendosi conto che lei lo assecondava aumentò il ritmo fino a che lei non emise un grido di piacere. Sussurrando il suo nome, lui la seguì in paradiso, poi ricadde su di lei, tenendola stretta a sé per un lungo momento mentre tentava di riprendere fiato. Alla fine, si sollevò e vide le sue lacrime. «Stai bene?» le chiese accarezzandole la guancia. Lei annuì. «Scusa se ti ho fatto male. È solo che...» Jenny gli posò un dito sulle labbra per zittirlo. «È stato meraviglioso» disse sorridendo. «Mi ero sempre chiesta perché volessi aspettare, e ora lo so. È. stato così speciale.» Sorridendo a sua volta, Luke si scostò da lei e mettendosi su un fianco la prese di nuovo tra le braccia. «Dal momento che ti ho conosciuta, non ho fatto altro che desiderarti. Sono contento anch'io che abbiamo aspettato.» Jenny guardò suo marito. Un uomo non faceva l'amore come lo aveva fatto lui, se non era mosso da sentimenti profondi. C'erano tante cose che voleva chiedergli, ma per ora le bastava che lui la desiderasse. «Sono contenta anch'io. Altrimenti, non so se sarei riuscita a portarti all'altare.» Lo baciò sul petto, poi risalì fino a incontrare le sue labbra. Sfiorando col seno la sua pelle, sentì subito il suo corpo riprendere vigore. «Ci saresti riuscita comunque. Una volta no, ma ora...» Jenny si mosse contro di lui in modo provocante. «Speravo che lo dicessi.» Lui la spinse sulla schiena e un attimo dopo fu sopra di lei. «Sei... sei una donna insaziabile.» «Credi di riuscire a tenere il mio ritmo?» lo sfidò lei. Lui rispose con un sorrisetto malizioso, e un attimo dopo Jenny non ebbe più dubbi sulla capacità del marito di darle piacere.
11 Jenny sedeva stretta a Luke sulla jeep mentre lui imboccava il viale che conduceva al ranch. Erano ormai vicino a casa, ma i suoi pensieri erano Patricia Thayer
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ancora rivolti al capanno dove avevano trascorso cinque giorni da sogno. Arrossì nel ricordare l'intimità fisica che si era creata tra di loro. Avevano fatto l'amore ogni volta che ne avevano avuto voglia. Era anche successo che non si fossero neppure vestiti per tutto il giorno, accontentandosi del calore del fuoco nel camino. Altre volte, invece, erano andati a fare lunghe passeggiate, parlandosi per ore delle loro speranze e dei loro sogni per il futuro. Jenny non si era mai sentita così vicina a un altro essere umano. Amava Luke Reilly con tutta se stessa. E lui si era dimostrato così attento e appassionato che non poteva non amarla. Oh, sì, il loro sarebbe stato un matrimonio felice. «Ehi, abbiamo un comitato di benvenuto» disse Luke. Jenny si voltò e vide sotto il portico Crissy e Garret che si sbracciavano con calore per salutarli. Anche se era stato bello restare da sola con Luke, i bambini le erano mancati. «Sono contenta che ci siamo fermati a comperare loro qualche regalo.» Luke la guardò di sottecchi. «Li vizierai.» «Hai ragione. Ho intenzione di viziarli.» «Ehi... e io?» «Non mi pare di averti trascurato in questi giorni.» «No, ma la presenza di due bambini può frenare la spontaneità.» Quando l'auto si fermò, Jenny aprì la portiera e scese proprio mentre Garret le correva incontro lanciandosi tra le sue braccia. «Ci siete mancati» piagnucolò. «Oh, tesoro, anche voi ci siete mancati» rispose Jenny abbracciando quello che ormai amava come suo figlio. Crissy li raggiunse insieme al padre. «Te l'ho già detto, Garret, i bambini non vanno in viaggio di nozze. È una cosa riservata allo sposo e alla sposa.» «Be', io mi miei figli li porterò.» Crissy alzò gli occhi al cielo. «Quanto sei stup...» «Crissy...» l'ammonì Luke con un'occhiataccia. «È ancora troppo piccolo per capire» aggiunse passando un braccio attorno alle spalle della figlia. «Invece capisco» replicò Garret, offeso. «Lo so che tu e Jenny volevate restare soli per baciarvi, abbracciarvi e per tutte quelle altre scemenze.» «E anche per conoscerci meglio» tentò di spiegare Jenny, arrossendo suo Patricia Thayer
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malgrado. Luke si curvò su di lei e le diede un rapido bacio sulle labbra. «Accidenti se l'abbiamo fatto» mormorò strizzandole maliziosamente l'occhio, prima di girarsi verso la jeep per prendere le valigie. Jenny notò l'espressione strana di Crissy e si rese conto che sarebbero stati parecchi i cambiamenti a cui la bambina avrebbe dovuto abituarsi. Non sarebbe stato facile né per lei né per suo fratello. «Vi abbiamo portato dei regali» annunciò mentre si dirigevano verso casa. Garret incominciò saltellare intorno a loro. «Che cosa? Che cosa?» Luke posò le valigie sotto il portico. «Bambini, portate dentro queste. Noi arriviamo tra un momento.» «Perché?» chiese Garret, confuso. Intervenne subito Crissy. «Perché vogliono restare da soli, sciocco che non sei altro.» I bambini trascinarono in casa le valigie, e Jenny guardando il marito disse: «Non dovevi mandarli via. Non voglio che pensino che ti rubo a loro». Luke la prese tra le braccia. «Ascolta, Jenny, dal momento che metteremo piede in casa, niente sarà semplice. Io dovrò dividerti con i bambini. Ti adorano lo so, ma durante tutte le ore di veglia non faranno altro che chiedere la tua attenzione. I momenti di intimità potranno diventare una vera rarità.» La baciò teneramente sulle labbra. «Volevo solo dirti quanto hanno significato per me questi giorni. Sei una donna speciale, Jenny.» Quelle parole la commossero. «Anche tu sei speciale per me» sussurrò, suggellando le parole con un lungo bacio appassionato. Dietro di loro si sentì la vocetta soffocata di Garret chiedere: «Che cosa stanno facendo? Si stanno baciando?». Sospirando, Luke appoggiò la fronte a quella di Jenny. «Benvenuta a casa, signora Reilly.» E senza lasciarle il tempo di prepararsi, la prese in braccio e la trasportò su per i gradini. Riuscì con un po' di impaccio ad aprire la porta e una volta superata la soglia posò Jenny a terra nel soggiorno, dove i bambini li stavano aspettando sotto a un festone colorato che diceva, Benvenuti a casa, mamma e papà. Avvertendo un nodo alla gola, Jenny guardò Luke. Patricia Thayer
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«Vi piace?» chiese Garret. «Ci abbiamo messo tutta la settimana a prepararlo. La signorina Hart ci ha dato un grande foglio, e io ho colorato tutte le lettere senza andare fuori dalle linee.» «Siete stati tutti e due bravissimi.» Jenny notò che Crissy la stava scrutando. Andò da lei e la abbracciò. «È stato un pensiero dolcissimo.» Crissy sorrise. «Ci siamo divertiti molto.» «Scommetto che avrete dovuto lavorare parecchio.» Jenny non riusciva a togliersi dalla mente e dal cuore la parola mamma. «Spero che siate stati buoni con la signorina Hart» disse Luke. «Avete sempre riordinato la vostra camera?» Proprio allora Shelly li raggiunse. Abbracciò Jenny e dichiarò: «Sono stati meravigliosi. Lavavano i piatti, pulivano la loro stanza e mi aiutavano persino a fare il bucato. Crissy e Garret sono stati perfetti». Luke si accigliò e si chinò a guardare meglio i suoi figli. «Aspetta con quei regali, Jenny. Credo che abbiamo sbagliato casa. Io non conosco bambini perfetti.» Risero tutti. «Oh, papà, smetti di scherzare.» Garret si rivolse a Jenny. «Adesso possiamo avere i nostri regali?» Jenny annuì. «Sono nella borsa blu.» I bambini si lanciarono sulla borsa, mentre Jenny parlava con Shelly. «Ci farebbe piacere se rimanessi a cena.» L'insegnante scosse la testa. «Grazie, ma penso che questa sera dobbiate restare in famiglia, senza estranei.» Jenny annuì e guardò Luke. Anche lui sembrava sollevato all'idea di non avere ospiti quella sera. Portò la valigia di Shelly alla sua auto mentre Jenny e l'amica sostavano per qualche momento sotto il portico. «Hai un'aria così felice, Jenny.» «Lo sono.» Jenny sorrise. «Non avrei mai pensato di potermi sentire così.» In quel momento Luke si voltò e i loro sguardi si incontrarono. Il cuore prese a batterle più in fretta mentre lui le lanciava un sorrisetto d'intesa. «Ha un'aria così innamorata anche lui» commentò Shelly. Poi con un sospiro disse: «Non so perché, ma ho l'impressione di essere di troppo». Abbracciò di nuovo l'amica, promettendole di pranzare con lei un giorno della settimana seguente, e si diresse verso l'auto. Luke passò un braccio attorno alla vita di sua moglie mentre insieme osservavano l'auto di Shelly allontanarsi. «Vorrei che ci fossimo a bordo noi due, meglio se diretti ancora al Patricia Thayer
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capanno» sospirò lui voltandosi per baciare Jenny. «Non sono ancora pronto a dividerti con quei due.» Proprio in quel momento arrivarono le voci di Crissy e Garret. «Credo proprio che dovrai farlo» disse Jenny. «Vado a preparare le cena.» «E poi, tutti a nanna presto!» aggiunse Luke ammiccando in direzione della moglie. Nelle due settimane seguenti, la vita fu praticamente perfetta. Jenny era convinta di avere sposato l'uomo più sexy, l'amante più tenero, il marito più dolce di tutta la terra. Di giorno, Luke la chiamava in ufficio per dirle che la pensava. La notte, glielo dimostrava. E poi c'erano i bambini. Crissy e Garret erano felicissimi di avere finalmente due genitori, e non mancavano di manifestare a Jenny il proprio affetto. L'unica ombra si era affacciata quando Luke le aveva fatto capire che avrebbe preferito che lei lasciasse il lavoro, ma lei gli aveva spiegato che voleva continuare a lavorare almeno part time, specie considerando che tra poche settimane Garret avrebbe incominciato ad andare a scuola. Seppure a malincuore, alla fine Luke si era rassegnato. In ufficio, Drew continuava a sollecitarla a parlare con Luke a proposito delle trivellazioni, ma Jenny si rifiutava di farlo. Riuscì invece a convincere suo cognato a venire a cena da loro, così che i due fratelli potessero discutere la situazione. Estese l'invitò anche a Brett, che si trovava ancora a Gillette, per tentare di appianare le cose. Il mercoledì sera, Jenny cucinò del pollo fritto e comperò una delle torte di mele di Molly per dessert. Tuttavia, nemmeno quelle sorprese sembravano sollevare l'umore dei fratelli Reilly, seduti a tavola. Dopo cena, Jenny accompagnò in camera loro i bambini, spiegando che il loro padre e zio Drew dovevano parlare di affari. Prima che lei tornasse dabbasso, la lite era già incominciata. Si precipitò nella sala da pranzo e trovò Brett che stava tentando di dividere i due fratelli. «Luke!» esclamò lei. «Speravo che poteste discutere senza litigare. Per favore, sedetevi!» Drew si accasciò sulla sedia. «Jenny ha ragione. Non c'è bisogno che litighiamo. Siamo tutti in famiglia.» Guardò Luke. «Ero convinto di Patricia Thayer
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sistemare questa faccenda prima di andare in tribunale.» «Per la miseria, non ricominciare con questa storia.» «Ti prego, Luke» disse Jenny. «Ascolta quello che ha da dirti.» Lui la guardò con aria sospettosa, poi annuì. «Sono stati effettuati degli studi preliminari» incominciò Drew. «Gli esperti concordano nel dire che ci sono vasti depositi minerari sui terreni del ranch e che...» «Non ne dubito» lo interruppe Luke. «Ma io non intendo sacrificare la bellezza delle mie terre in cambio di un facile guadagno con una miniera a cielo aperto.» «Posso intervenire?» chiese Brett. «Ho fatto delle ricerche sul bacino del fiume Powder. Ho studiato le mappe e le formazioni rocciose della tua proprietà. Hai davanti a te diverse soluzioni, Luke, non solo quella della miniera a cielo aperto.» «Chi ti ha dato il permesso di fare dei test sulla mia proprietà?» insorse Luke. Brett guardò Jenny. «Gliel'ho chiesto io» ammise lei, vedendo l'espressione arrabbiata e ferita di suo marito. «Non avevi il diritto.» Drew si alzò in piedi. «Jenny l'aveva eccome. È tua moglie.» Luke scalciò indietro la sedia mentre si alzava e, stringendo le mani a pugno perché nessuno vedesse che stavano tremando, disse: «Perché, Jenny? Per i soldi?». «No, Luke. Io voglio solo che tu non finisca col perdere il ranch.» Lui accennò con la testa a Drew. «Se lui riuscirà a fare a modo suo, non ci sarà più nessun ranch. O forse è proprio questo che vuoi? In fondo, ti va un po' stretto essere sposata a un allevatore?» Brett scattò in piedi. «Credo che abbiamo detto tutti abbastanza. Mia sorella stava solo cercando di aiutarti.» «Non fanno tutti che dirmi questo» replicò Luke. «Ma non ricordo che ci sia stato qualcuno ad aiutarmi a foraggiare gli animali durante la bufera dell'inverno scorso, e neppure al raduno del bestiame quando ho marchiato per dodici ore di fila. In particolare, non ricordo che mio fratello mi abbia dato una mano quando non avevo neppure i soldi per pagare le tasse.» Luke ricavò un po' di soddisfazione quando vide Drew abbassare lo sguardo, ma non riuscì a liberarsi dalla sensazione di essere stato tradito da Patricia Thayer
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Jenny. «E adesso, volete portarmi in tribunale per distruggere tutto ciò per cui ho lavorato.» Trasse un sospiro. «Be', io non ho bisogno di nessuno di voi.» Attraversò la stanza, e prese il cappello dall'attaccapanni. «Lasciatemi in pace, tutti quanti.» Aprì la porta e uscì. Jenny era seduta in camera da letto ad aspettare Luke. Era già mezzanotte passata e lui non era ancora tornato. Sapeva di avere gestito male la situazione, ma il suo scopo era stato solo quello di aiutare. Adesso il problema era come rimediare. Quando la porta si aprì e finalmente entrò Luke, lei si alzò e lo scrutò. Appariva stanco e depresso, e lei provò l'impulso di abbracciarlo. «Luke, mi dispiace. Non volevo che le cose andassero in quel modo.» Lui le rivolse uno sguardo pieno di collera. «Come volevi che andassero, Jenny? Ti aspettavi davvero di convincermi ad abbandonare la mia terra per i tuoi sporchi fini?» Il tono e le parole le trafissero il cuore. «Non ho mai voluto che tu abbandonassi la tua terra. Io volevo te.» Lui fece una risata sarcastica. «Dovrei credere che hai sposato me, un allevatore fallito, perché mi amavi?» «Certo che ti amo, Luke. Non mi importa di quanto denaro hai. A me interessava solo che tu non perdessi il ranch.» Evidentemente Luke non credeva a una sola parola. «Già... Mi ricordo quando Cindy voleva che vendessi i diritti minerari. Anche lei sosteneva di amarmi, di volerlo per il mio bene.» «Io non sono Cindy.» «È vero, non lo sei. Almeno lei era onesta nel dichiarare quello che voleva.» Gli occhi di Jenny si riempirono di lacrime, ma infuriata com'era, decise di non cedere. Raddrizzando le spalle dichiarò: «Mi dispiace che la pensi così. Non mi intrometterò più nei tuoi affari». «Ottimo.» Luke andò all'armadio e prese un camicia pulita e un paio di jeans. «Dove stai andando?» «Vado a dormire nella stanza per gli ospiti» rispose lui, prendendo la biancheria pulita da un cassetto. Jenny non ci vide più dalla collera. «Non pensare di potermi trattare in questo modo e poi di potertene tornare qui quando ti farà comodo.» Patricia Thayer
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Lui si fermò sulla porta e, voltandosi, disse: «Penso che abbiamo bisogno di un po' di tempo per riflettere con calma. Tutti e due». Una settimana più tardi, Luke stava lavorando nello sgabuzzino quando Brett entrò nella stalla. «Reilly, dobbiamo parlare» annunciò a voce alta. Luke si affacciò sulla porta. «Non credo che parlare serva a qualcosa.» «Potrebbe servire a evitare che ti prenda a pugni» sibilò Brett. Luke vide suo cognato stringere i pugni, ma non si preoccupò. Di cattivo umore com'era da un po' di giorni, una bella scazzottata non avrebbe potuto che fargli bene. «Non ho molto tempo. Sto preparando l'attrezzatura per una battuta di caccia» disse rientrando nello sgabuzzino. Brett lo seguì. «Non mi serve molto tempo per quello che sono venuto a dirti. Voglio il permesso per eseguire dei rilievi sul tuo terreno.» Luke gli lanciò un'occhiata incredula. «Stai scherzando?» «No, sono serio. Ci vorranno tre giorni, e me ne occorreranno quattro o forse cinque per avere i risultati.» «Scordatelo.» «Vuoi che sia il tribunale a importelo? Dato che ho già fatto uno studio preliminare, che cosa ti costa lasciarmi finire il lavoro?» «Già, alle mie spalle tu e tua sorella...» Prima che lui potesse finire, Brett lo sbatté contro il muro. «Ascolta, Reilly. Mia sorella sta male per colpa tua. Lei non ha fatto altro che cercare di aiutarti, e se non fosse per il tuo maledetto orgoglio, l'avresti capito anche tu.» A un tratto, rendendosi conto di quello che stava facendo, Brett lasciò Luke. «Allora, hai intenzione di lasciarmi fare i rilievi o no?» Luke lo fissò con aria torva. «Fa' quello che ti pare.» «Bene. È la cosa più intelligente che tu abbia detto da un po' di tempo in qua.» Brett trasse dalla tasca un foglio e lo sbatté sul banco da lavoro. «Devi firmare qui, così che sia tutto in regola» aggiunse allontanandosi per permettere a Luke di leggere il contratto. Su una parete erano appesi dei fucili da caccia, e Brett ne prese uno, lo soppesò e guardò nel mirino. «Bello questo Winchester» commentò. «Sai, quando ho incontrato mia moglie, Jessie, per la prima volta, stava puntando contro di me un calibro ventuno.» Luke gli lanciò un'occhiata di traverso. «Avresti dovuto capire subito l'antifona» borbottò mentre apponeva la sua firma in calce al contratto. Patricia Thayer
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Brett sorrise. «Forse, ma la mia vita non sarebbe stata così interessante.» Posò il fucile, tornò da Luke e prese il documento. «Pensa a com'era diversa la tua vita prima che arrivasse Jenny.» L'attrezzatura era già a bordo della jeep e il rimorchio con i cavalli era già agganciato. Tutto era pronto per la partenza. Mancavano solo i tre cacciatori che l'avevano assunto e che sarebbero arrivati di lì a pochi minuti. Luke guardò verso la casa. Aveva una gran voglia di entrare per prendere Jenny tra le braccia e baciarla fino a dimenticare il motivo per cui avevano litigato. Il fatto era che se lo ricordava e che gli faceva ancora male. Lei uscì sotto il portico insieme con i bambini, e il cuore prese a battergli forte nel petto. Indossava un paio di jeans scoloriti e un paio di stivali di pelle di montone. La camicia a scacchi rossi era infilata nei jeans e metteva in risalto il suo virino di vespa. Con i capelli legati in una coda di cavallo, sembrava una sedicenne, il che rendeva i pensieri di Luke ancora più peccaminosi. E adesso doveva andare a salutarla, pensò con un sospiro mentre andava verso di loro. Garret gli si precipitò incontro. «Quanto tempo starai via, papà?» «Qualche giorno. Mi raccomando, fa' il bravo.» Abbracciò il figlio, poi guardò Crissy. La bambina gli chiese di poter passare il venerdì notte a casa di una compagna di scuola e lui acconsentì a patto che prima sbrigasse tutte le faccende. Poi entrambi i bambini si allontanarono, lasciandolo solo con Jenny. Era praticamente la prima volta in una settimana che si ritrovavano a faccia a faccia. Eppure, per quanto desiderasse cambiare le cose, e sebbene il suo corpo ardesse di desiderio per lei, non poteva dimenticare quello che era accaduto tra loro. Fissandola, la raggiunse sotto il portico. Leggendo un profondo dolore nei suoi occhi, fu quasi sul punto di cedere. «Quanto tempo starai via?» chiese lei in un sussurro «Non ne sono sicuro. Tre giorni, più o meno. Hank si occuperà del bestiame. Se hai bisogno di qualcosa, Tom sa dove trovarmi.» «E quando ho avuto bisogno di te in questi giorni, dov'eri?» chiese lei, il Patricia Thayer
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tono sprezzante. «Non si tratta solo di me, Luke, ma anche dei bambini. Lo sai, anche loro hanno notato che non mi tocchi più. Persino Garret sa che non dormiamo nello stesso letto.» Luke abbassò gli occhi, imbarazzato. «Ti consiglio di riflettere sul serio mentre sarai via, perché è quello che sto facendo io.» Jenny si asciugò le lacrime con un gesto spazientito. «Non continuerò a vivere in questo modo» dichiarò prima di voltarsi e rientrare in casa. Luke era seduto davanti al falò, mentre il sole calava all'orizzonte. Erano via da due giorni, sulle tracce di un branco di alci che vagava sulle alture pedemontane della sezione ovest del ranch. Finalmente, la mattina prima avevano raggiunto lo scopo, e tutti e tre i cacciatori potevano portarsi a casa il loro trofeo. Agitato, Luke si alzò e incominciò a passeggiare nervosamente per la radura. Era stata una battuta di caccia davvero soddisfacente. O no? Di solito gli piaceva andare a caccia, dormire sotto le stelle. Gli piaceva stare da solo a pensare, a schiarirsi le idee. Ma questa volta no. In quei due giorni non aveva avuto che un pensiero per la mente: Jenny. Dopo che Cindy se n'era andata, si era allontanato da tutto ciò che poteva provocare dolore a lui e ai bambini. Per anni, si era trincerato dietro una cortina protettiva per non dover soffrire più, ma poi era arrivata Jenny, e c'era ricascato: si era innamorato. A un tratto, notò qualcuno risalire la collina e andò a vedere chi fosse. Era Drew in sella a uno dei suoi cavalli. Ma che diavolo... Era forse successo qualcosa ai bambini? A Jenny? Corse incontro al fratello e afferrò le redini del cavallo. «Drew, c'è qualcosa che non va?» «Ci sono un sacco di cose che non vanno.» Drew scese da cavallo. «E dobbiamo parlarne.» I cacciatori seduti attorno al falò li stavano guardando incuriositi. Luke fece le presentazioni, poi si allontanò con Drew. «Senti, non sono felice che tu sia venuto quassù per...» «Non mi importa se ti fa piacere o no» lo interruppe Drew. «Sono venuto per dirti che non ricorrerò più al tribunale. Puoi tenerti il ranch. In fondo, appartiene a te.» Luke rimase senza parole per qualche momento, poi chiese: «Come mai Patricia Thayer
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hai cambiato idea?». Drew fece un'alzata di spalle. «Sono passato a trovare la tua famiglia, e mi sono reso conto che non vale la pena litigare per certe cose. Senza rendermene conto stavo contribuendo a distruggere la felicità di troppe persone. Non era mia intenzione provocare problemi tra te e Jenny.» «Jenny non c'entra.» «Sì, invece. Lei sta soffrendo, e l'unica cosa che voleva era aiutarci a risolvere il nostro problema. Lei vuole tenere unita la famiglia, non ha altri secondi fini» aggiunse Drew sedendosi su una roccia. «Mi ha ingannato.» «No, sono stato io» confessò Drew. «Non ne sono orgoglioso, ma ho usato Jenny per arrivare a te. Lei ha solo fatto intervenire suo fratello per evitare che ricorressimo al tribunale e che tu rischiassi di perdere il ranch. Lei sa che cosa significa per te.» Luke faticò parecchio a tenere sotto controllo le emozioni. Continuavano a risuonargli nelle orecchie le cose crudeli che aveva detto a sua moglie. «I rilievi che esito hanno dato?» «Non è importante.» Luke si sedette accanto a suo fratello. «E' importante, invece. Dimmi, che cosa ha scoperto Brett?» Drew non riuscì a nascondere il proprio entusiasmo. «Non ci crederai mai, ma Brett ha deciso di indagare sulla parte a nord. Sai, quel terreno accidentato dove papà diceva che neppure una capra sarebbe andare a brucare l'erba.» Luke conosceva bene quella zona. Era una landa desolata. «Sì, ricordo che anni fa papà aveva tentato di venderlo, ma nessuno ha voluto comperarlo.» Drew sorrise. «Be', a quanto pare, Brett è convinto che là sotto ci siano grandi depositi di petrolio e di gas naturale. Dice che se potesse acquistare i diritti minerari, sarebbe lì che farebbe le trivellazioni.» «Che cosa ne pensa Jenny?» «Dovresti chiederlo a lei.» Luke si alzò, fece alcuni passi appoggiandosi poi al tronco di un albero. «Non credo che voglia parlarmi.» «Quella donna ti ama, Luke. E l'unica cosa che vuole in cambio è il tuo amore. Lei non vuole cambiarti, non vuole che tu rinunci al ranch. Ha persino accolto nel suo cuore i tuoi figli...» Patricia Thayer
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Drew scosse la testa, prima di riprendere a parlare. «Non so se ti rendi conto della fortuna che hai avuto.» Luke avvertì un nodo alla gola. «Sì, me ne rendo conto, ma come al solito ci metto un po' prima di capire le cose.» «Se le dirai quello che senti, sono certo che ti riprenderà con sé.» Luke scosse la testa. «Non so se potrà perdonare le cose che le ho detto.» «Allora perché mi ha chiesto di venire qui e di riportarti a casa?» «Vuole che ritorni?» chiese Luke, il cuore colmo di speranza. «Hai ancora una mezz'ora di luce, e poi stanotte ci sarà la luna piena. Scommetto che quel vecchio cavallo conosce un paio di scorciatoie.» «Ma non posso andarmene. Abbiamo della carne fresca da portare indietro.» «Ho convinto Tom e Brett a venire quassù domani mattina. Stanotte mi fermo qui io.» «Non so che cosa dire.» Drew andò a sciogliere le briglie al cavallo e le porse al fratello. «Sbrigati, vai da Jenny prima che ci ripensi.»
12 Luke arrivò a casa a tempo di record. Dopo avere sistemato il cavallo nella stalla e avergli somministrato una doppia razione di avena, entrò in casa dalla porta sul retro, appese il cappello all'attaccapanni, quindi attraversò la cucina e andò in soggiorno senza trovare nessuno. Anche le altre stanze al pianterreno erano deserte. Cercando di rimanere calmo, salì le scale, rilassandosi un poco quando vide Garret e Crissy che dormivano nei loro letti. Dopo essersi fatto una rapida doccia e la barba nel bagno dei bambini, si infilò una tuta e uscì in corridoio dirigendosi verso la camera da letto. Vide un filo di luce sotto la porta e capì che Jenny era là. Per qualche secondo rimase fermo davanti alla porta chiusa mentre cercava di pensare a qualcosa da dire per convincerla a perdonarlo, poi trasse un lungo sospiro, girò adagio la maniglia e aprì la porta. Rimase paralizzato nel vedere che Jenny stava tirando fuori dall'armadio le sue cose e le stava gettando sul letto. Lo stava lasciando! Jenny alzò gli occhi e trasalì. «Luke! Sei tornato!» Patricia Thayer
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Lui era come impietrito, gli occhi fissi sui vestiti sparsi sul letto. «A quanto pare, sono arrivato troppo tardi» mormorò. Jenny si ravviò i capelli con la mano. Doveva sembrare un disastro dopo che aveva fatto pulizie per tutto il giorno. «Non ti aspettavo prima di domani.» «Quindi pensavi di andartene prima di allora?» Lei lo scrutò negli occhi. «Che cosa stai dicendo?» «Magari preferiresti che ti lasciassi fare i bagagli in pace?» proseguì lui, entrando nella camera e chiudendo la porta. «Ma non ho alcuna intenzione di renderti facili le cose.» «Fare i bagagli?» Confusa, Jenny guardò i vestiti che erano sparsi sul letto. Oh, santo cielo, Luke pensava che lo stesse lasciando! «Io non fuggo via dalle persone che amo» dichiarò, facendo il giro del letto. «È da una settimana che voglio parlare con te dei nostri problemi, ma tu ti sei sempre rifiutato.» Lui non disse nulla. I suoi lineamenti denotavano la stanchezza, e lei moriva dalla voglia di buttarsi tra le sue braccia. Purtroppo c'erano ancora troppe questioni irrisolte, tra loro. «Presumo che Drew ti abbia trovato.» Lui annuì. «Stanotte resterà al campo e domani mattina riporterà tutti qui.» Lei continuò ad avanzare verso di lui. «Allora siete riusciti a raggiungere un'intesa?» «Lasciamo perdere questo argomento. Mi stai dicendo che vuoi lasciarmi?» Jenny si irrigidì. «C'è qualche motivo per cui dovrei restare?» «Ce ne sono due in fondo al corridoio» rispose lui. «Non mi riferivo a loro. C'è qualche buon motivo che riguardi noi due?» «Credo di sì.» «Non mi avevi neppure detto che avevi ricevuto la convocazione in tribunale. Perché non volevi che ti aiutassi?» Jenny sentiva che stava per piangere, e si sforzò di ricacciare indietro le lacrime. «Era un problema mio» replicò lui. «Ero così abituato a cavarmela da solo che...» «Non hai avuto fiducia in me, ecco il vero motivo.» Luke sospirò, imbarazzato. «Ora capisco che avrei dovuto. Tu sei mia moglie, e io...» Patricia Thayer
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«Che cosa, Luke?» chiese Jenny, il cuore in gola. Lui le si avvicinò, fissandola con un'intensità che lei non gli aveva mai visto prima. Le prese il viso tra le mani e disse: «Non voglio che tu te ne vada. Ho bisogno di te. Ti prego, resta». «Oh, Luke...» Le parole di Jenny si spensero mentre lui la trascinava a sé e copriva la sua bocca con la propria. Fu un bacio ardente e disperato, al quale Jenny si abbandonò mentre le mani di lui, la stringevano, le accarezzavano la schiena, prima di posarsi infine sulle natiche per attirarla contro di sé e farle sentire tutta la potenza del suo desiderio. Poi Luke scostò la bocca dalla sua e incominciò a coprirla di baci sul viso e sul collo. Jenny gemette, ritraendosi. «No!» Cercò di riprendere fiato e mormorò: «Così non può funzionare». Luke sembrava inebetito. «Mi sembrava che stessimo andando abbastanza bene» osservò. Lei cercò di ignorare la sensazione di calore alle guance. «Non è la camera da letto la fonte dei nostri problemi.» Lui le scoccò un sorriso seducente e fece per riprenderla tra le braccia. «Peccato che non possiamo restarci tutto il tempo.» Lei lo respinse. «Se vogliamo che ci sia un futuro per noi, dobbiamo risolverlo parlandone.» Lui trasse un sospiro. «Lo so, ho sempre avuto difficoltà ad aprirmi con le altre persone.» «Non sempre. Quando eravamo al capanno, abbiamo passato ore a parlare.» «Là era diverso.» «Perché?» «Be', perché parlavamo soprattutto di sogni e speranze.» «Ma io voglio condividere anche i tuoi problemi. So quanto ami il ranch. Lo amo anch'io. Non credi che voglia le stesse cose che vuoi tu? Ho sposato un allevatore, e pretendo di essere la moglie di un allevatore.» Luke la studiò per un momento. «Forse ricordo solo quanto lo odiava Cindy. E dato che la tua è una famiglia di petrolieri, avevo pensato...» «Che io avrei naturalmente appoggiato Drew per farti vendere i diritti minerari?» terminò Jenny. Senza nascondere che si sentiva offesa dai suoi sospetti, guardò i vestiti sul letto. «Forse qui sono fuori posto.» Patricia Thayer
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«No!» Luke la afferrò. «Jenny, mi sbagliavo. Su tante cose, ma soprattutto nel negare i miei sentimenti verso di te. Sono tornato per chiederti di perdonarmi, per implorarti, se necessario.» Le mani gli tremavano. Non poteva perderla adesso. «Ti prometto che le cose saranno diverse. Ora so che l'amore va di pari passo con la fiducia. Jenny...» «Che cosa?» Lei lo scrutò negli occhi. «Che cosa hai detto?» Lui la trasse tra le braccia. «Ti amo, Jenny Reilly. Ti prego, non lasciarmi!» Lei era incredula. «Che cosa hai detto?» ripeté. «Ho detto: ti prego, non lasciarmi.» «No! Dimmi quelle parole che aspetto di sentire da tutta una vita.» Luke aveva il cuore in gola. «Ti amo, Jenny.» «Oh, Luke, ti amo anch'io.» «Allora perché te ne stai andando?» Lei scosse la testa. «Stavo solo sgomberando la stanza per poterla fare dipingere. Ti amo troppo per chiudere il nostro matrimonio senza concedergli un'altra possibilità.» Luke la sollevò tra le braccia. «Grazie a Dio. Avevo così paura di perderti.» «Non sono una che si arrende facilmente, Luke Reilly» disse lei, finalmente sorridendo. «E poi abbiamo troppi sogni da realizzare. Intanto voglio vedere avviata l'attività di maneggio. Poi, in futuro potremmo pensare di costruire alcuni capanni da dare in affitto. Sai, la radura del Pony Smarrito è un angolo molto romantico quando si è con la persona giusta.» Il sorriso di Luke la fece sciogliere. «Sempre presa a combinare matrimoni, eh?» «No, mi ritiro. Shelly e io abbiamo parlato di aprire una scuola materna. Con tutte le nuove attività che stanno aprendo a Last Hope, ci sarà la necessità di un luogo dove i genitori possano portare i loro figli.» Abbassò la voce e aggiunse: «Può darsi che ne avremo bisogno anche noi». Vide l'espressione stupita di suo marito e capì che lui aveva frainteso. Scosse la testa e si affrettò a spiegare: «No, non ancora, ma desidero avere un figlio da te». Lui deglutì a vuoto e le posò una mano sul ventre. «Lo desidero anch'io» mormorò chinandosi a baciarla. Quando si separarono, Jenny tornò alla carica. «Prima però devi Patricia Thayer
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sistemare le cose con Drew. E se deciderai di procedere con le trivellazioni, penso che tu debba sapere che io sono un'azionista di maggioranza della Murdoch Oil. Ma non voglio che questo ti influenzi.» Lui la baciò. «Non accadrà.» «E riguardo al fatto che quando mio padre è morto mi ha lasciato un fondo fiduciario considerevole?» disse lei, precisando l'ammontare. Luke emise un fischio. «Accidenti, niente male.» Poi con aria imbarazzata aggiunse: «E io che credevo che mirassi al ranch. Che stupido sono stato». Jenny si sentì sollevata. «A me interessavi tu... e Crissy e Garret. Voglio adottarli.» Dato che lui taceva, Jenny si precipitò ad aggiungere: «Hanno bisogno di certezze riguardo a noi due. Devono sapere che io farò sempre parte della loro vita». Lui le prese il viso tra le mani e la fissò con tenerezza. «Che cosa abbiamo mai fatto per meritarti?» Lei lo trascinò con sé sul letto. «Ultimamente non molto, ma forse ora potrai rimediare. Ti amo, Luke.» Lui spostò i vestiti dal letto gettandoli per terra, poi incominciò a spogliare sua moglie. «Ti amo anch'io, Jenny. E ti prometto che non ti darò più motivo per avere voglia di andartene.» Lei gli sfilò la felpa. «Tu non smettere mai di amarmi e mi ritroverai accanto a te almeno per i prossimi cinquant'anni.» «Non mi basta.» Lui chiuse la bocca sulla sua in un bacio lungo e appassionato che la lasciò senza fiato. «Io voglio che sia per sempre.» FINE
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