Tom Clancy
Op-Center Equilibri Di Potere Op-Center. Balance Of Power © 1998 Da un'idea di Tom Clancy e Steve Pieczenik ...
16 downloads
1176 Views
1MB Size
Report
This content was uploaded by our users and we assume good faith they have the permission to share this book. If you own the copyright to this book and it is wrongfully on our website, we offer a simple DMCA procedure to remove your content from our site. Start by pressing the button below!
Report copyright / DMCA form
Tom Clancy
Op-Center Equilibri Di Potere Op-Center. Balance Of Power © 1998 Da un'idea di Tom Clancy e Steve Pieczenik
Ringraziamenti Desideriamo ringraziare Jeff Rovin per le sue idee creative e il suo inestimabile contributo alla preparazione del manoscritto. Siamo inoltre grati per l'aiuto a Martin H. Greenberg, Larry Segriff, Robert Youdelman, Tom Mallon e alle meravigliose persone del Putnam Berkley Group, inclusi Phyllis Grann, David Shanks ed Elizabeth Beier. Come sempre, un ringraziamento a Robert Gottlieb della William Morris Agency, nostro agente e amico, senza il quale questo libro non sarebbe mai stato concepito. Ma soprattutto grazie a voi, lettori, da cui dipenderà il buon esito del nostro sforzo collettivo. Tom Clancy e Steve Pieczenik
1 Lunedì, ore 16.55, Madrid, Spagna «Sei stata molto scorretta», disse Martha Mackall. Era palesemente disgustata dalla giovane donna in piedi accanto a lei, e le ci volle un momento per calmarsi. Poi si chinò vicino all'orecchio di Aideen in modo che gli altri passeggeri non sentissero. «Scorretta e irresponsabile. Sai bene cosa c'è in ballo qui. Un atteggiamento così sconsiderato è imperdonabile.» La statuaria Martha e la sua minuta assistente, Aideen Marley, si reggevano a una sbarra nel corridoio accanto alla porta anteriore dell'autobus. Le guance tonde e paffute di Aideen erano rosse quasi quanto i suoi lunghi capelli. Lacerò distrattamente la salviettina umidificata che stringeva in mano. Tom Clancy
1
1998 - Equilibri Di Potere
«Non ho forse ragione?» chiese Martha. «Sì», rispose Aideen. «Vorrei ben vedere, diamine!» «Ho detto di sì», ripeté Aideen. «Hai ragione. Ho sbagliato. Ho sbagliato in tutto e per tutto.» Aideen ne era sinceramente convinta. Aveva agito d'impulso in una situazione che probabilmente avrebbe dovuto ignorare. Ma al pari della sua eccessiva reazione di qualche minuto prima, quella strigliata di Martha era esagerata e punitiva. Da quando era entrata a far parte dell'Ufficio politico ed economico, più di una volta gli altri tre membri dello staff l'avevano avvertita di fare attenzione a non contrariare il capo. Adesso aveva capito perché. «Non so che cosa avevi bisogno di dimostrare», proseguì Martha. Era ancora curva vicino ad Aideen. Il suo tono secco lasciava trapelare la collera. «Ma esigo che una cosa del genere non si ripeta mai più. Almeno non quando sei in viaggio con me. Sono stata chiara?» «Sì», promise Aideen contrita. Dio mio, pensò. Ora basta. Ebbe un flashback del seminario sul lavaggio del cervello che aveva frequentato all'ambasciata degli Stati Uniti a Città del Messico. I prigionieri venivano sempre pressati dai loro aguzzini quando erano emotivamente più deboli. Il senso di colpa era una via d'accesso particolarmente efficace. Si chiese se Martha avesse studiato quella tecnica oppure le venisse naturale. E quasi subito, si domandò anche se fosse stata giusta nei confronti del suo capo. Dopotutto, quella era la loro prima missione insieme per conto dell'Op-Center. Ed era una missione importante. Martha finalmente distolse lo sguardo, ma solo per un attimo. «È incredibile», disse, tornando a voltarsi. La sua voce era abbastanza alta da essere udita al di sopra del potente motore. «Dimmi una cosa. Non ti è passato per l'anticamera del cervello che avremmo potuto essere trattenute dalla polizia? Come avremmo fatto a spiegarlo a nostro zio Miguel?» Zio Miguel era il nome in codice dell'uomo che le due donne erano venute a incontrare, il deputato Isidro Serrador. Fino al loro abboccamento al Congreso de los Diputados, la Camera dei deputati, dovevano riferirsi a lui in quel modo. «Trattenute dalla polizia per che cosa?» domandò Aideen. «Francamente, no. L'idea non mi ha nemmeno sfiorato. Stavamo semplicemente proteggendo noi stesse.» Tom Clancy
2
1998 - Equilibri Di Potere
«Proteggendo noi stesse?» ripeté Martha. Aideen la guardò. «Sì.» «E da chi?» «Che vuoi dire? Quegli uomini...» «Quegli uomini spagnoli», la interruppe Martha, sempre piegata verso la sua assistente. «Sarebbe stata la nostra parola contro la loro. Due donne americane che dichiarano di essere state molestate a dei poliziotti maschi che probabilmente fanno la loro parte in quanto a molestie. La policìa ci avrebbe riso in faccia.» Aideen scosse il capo. «Non posso credere che si sarebbe arrivati a quel punto.» «Capisco», disse Martha. «Lo sai per certo. Puoi garantire che non sarebbe andata così.» «No, non posso», ammise la donna più giovane. «Ma a ogni modo, almeno la faccenda sarebbe stata...» «Cosa?» chiese l'altra. «Chiusa? Che avresti fatto se fossimo state arrestate?» Aideen guardò i negozi e gli alberghi di Madrid sfilare fuori dal finestrino. Di recente aveva preso parte a uno dei WaSP (War Simulation Projects, piani di simulazione bellica) computerizzati dell'Op-Center, una esercitazione obbligatoria per i membri del personale diplomatico. Dava loro il senso di quello che dovevano sopportare i loro colleghi in caso di fallimento della diplomazia. Perdite maggiori di quanto la mente fosse in grado di elaborare. Quell'esercizio era comunque più facile di questo. «Se ci avessero arrestate», rispose Aideen, «mi sarei scusata. Che altro avrei potuto fare?» «Un bel niente», disse Martha. «Che dal mio punto di vista era la cosa migliore sin dall'inizio... anche se adesso è un po' tardi per pensarci.» «Lo sai? Hai ragione. Hai ragione]» Aideen tornò a rivolgere lo sguardo al suo capo. «Ma ormai è troppo tardi. Perciò quello che mi piacerebbe fare ora è scusarmi con te e metterci una pietra sopra.» «Sono sicura che ti piacerebbe», replicò la Mackall, «ma questo non è nel mio stile. Quando sono scontenta, mi devo sfogare.» E non la smetti più, pensò Aideen. «E quando sono davvero scontenta di qualcuno», aggiunse Martha, «lo caccio via. Non posso permettermi il lusso di essere caritatevole.» Aideen non era d'accordo con quella politica di scomunica. Se mettevi in Tom Clancy
3
1998 - Equilibri Di Potere
piedi una buona squadra, lottavi duro per tenerla insieme; un manager saggio ed efficiente comprende che la passione va nutrita e incanalata, non repressa. Ma quello era un lato di Martha a cui doveva semplicemente abituarsi. Come il vicedirettore dell'Op-Center, il generale Mike Rodgers, aveva detto quando l'aveva assunta: «In ogni lavoro bisogna fare i conti con i maneggi politici. Capita solo che siano più accentuati in campo politico». Aveva proseguito rilevando che in qualunque professione le persone hanno delle agende. Spesso tali agende influenzano dozzine, o centinaia di altre persone. In politica, le conseguenze di una pur minima ondulazione sono incalcolabili. E c'era un unico modo per opporsi. Aideen aveva chiesto quale fosse. La risposta di Rodgers era stata lapidaria: «Un'agenda migliore». Aideen era troppo irritata per riflettere su quale fosse l'agenda del suo superiore in quel momento. Si trattava di un argomento di discussione popolare all'Op-Center. Il personale era diviso sulla questione se l'addetto politico ed economico lavorasse sodo per il bene della nazione o per il bene di Martha Mackall. La verità, ritenevano i più, era che perseguisse entrambi gli scopi. Aideen si guardò in giro nell'autobus. Aveva l'impressione che alcuni dei viaggiatori stipati intorno a lei fossero a loro volta infelici, sebbene per motivi che avevano ben poco a che vedere con quello che stava accadendo tra lei e Martha. Il mezzo pubblico era affollato di persone che tornavano al lavoro dopo la pausa pomeridiana per il pranzo - che durava dall'una alle quattro – come pure di turisti armati di macchine fotografiche e videocamere. Parecchi di loro avevano visto ciò che la giovane donna aveva combinato alla fermata del bus. La voce si era propagata in fretta. I passeggeri più vicini ad Aideen si pigiavano per tenersi discosti da lei. Alcuni di loro gettavano occhiate di disapprovazione alle sue mani. Martha rimase in silenzio mentre i freni stridevano rumorosamente. Il grosso veicolo si arrestò in Calle de Fernanflor e le due donne si affrettarono a scendere. Vestite come turiste in jeans e giacca a vento, con tanto di zainetto e fotocamera, si ritrovarono sul marciapiede della via ampia e affollata. Alle loro spalle, l'autobus ripartì rombando; volti scuri le osservavano da dietro i finestrini. Martha scrutò la sua assistente. Nonostante la lavata di capo, gli occhi grigi di Aideen serbavano ancora un barlume d'acciaio sotto le palpebre appena lentigginose. Tom Clancy
4
1998 - Equilibri Di Potere
«Ascolta», disse la donna più anziana, «sei nuova in questo campo d'operazioni. Ti ho portata con me perché sei una brava poliglotta e un tipo sveglio. Hai grandi potenzialità negli affari esteri.» «Non sono esattamente di primo pelo», replicò l'altra sulla difensiva. «No, ma non hai esperienza del teatro europeo e del mio modo di condurre le cose. Ti piacciono gli assalti frontali, il che probabilmente spiega perché il generale Rodgers ti ha soffiato all'ambasciatore Carnegie. Il nostro vicedirettore crede che i problemi vadano affrontati di petto. Ma io ti ho messa in guardia quando sei venuta a lavorare per me. Ti ho avvisata di tenere a freno l'irruenza. Non necessariamente quello che funzionava in Messico deve andar bene anche qui. Quando hai accettato l'impiego, ti ho detto che avresti dovuto fare le cose a modo mio. E io preferisco aggirare gli ostacoli. Evitare le prove di forza. Combattere il nemico usando la sottigliezza piuttosto che lanciando un attacco diretto. Specialmente se la posta in gioco è così alta come in questo caso.» «Capisco», disse Aideen. «Come ho detto, può darsi che non abbia esperienza di questo tipo di situazioni. Ma non sono una novellina. So giocare secondo le regole, quando le conosco.» Martha si rilassò leggermente. «D'accordo, ti voglio credere.» Osservò la sua assistente gettare la salviettina sbrindellata in un bidone dell'immondizia. «Stai bene? Vuoi che cerchiamo una toilette?» «Pensi che ne abbia bisogno?» Martha fiutò l'aria. «No, penso di no.» Aggrottò le sopracciglia. «Sai, non riesco ancora a capacitarmi che tu abbia fatto ciò che hai fatto.» «Me ne rendo conto, e sono sinceramente dispiaciuta», si scusò Aideen. «Che altro vuoi che ti dica?» «Niente», rispose Martha. Scrollò lentamente la testa. «Proprio niente. In vita mia ne ho viste di risse per strada, ma devo ammettere che non avevo mai assistito a una scena del genere.» Stava ancora scuotendo il capo mentre svoltavano verso l'imponente Palacio de las Cortes, dov'era stato fissato l'incontro estremamente informale e riservato con l'onorevole Serrador. Secondo quanto il veterano della politica aveva raccontato all'ambasciatore Barry Neville durante un segretissimo colloquio, c'era un'escalation della tensione tra gli impoveriti andalusi del sud e i ricchi e potenti castigliani della Spagna settentrionale e centrale. Il governo voleva aiuto per raccogliere informazioni; aveva bisogno di sapere da quale direzione scaturisse la tensione, e se vi fossero Tom Clancy
5
1998 - Equilibri Di Potere
coinvolti anche catalani, galiziani, baschi e altri gruppi etnici. Il timore di Serrador era che uno sforzo concertato da parte di una fazione contro un'altra potesse strappare la coperta già abbastanza smagliata della Spagna. Sessant'anni prima, la guerra civile, che aveva contrapposto l'aristocrazia, l'esercito e la Chiesa cattolica ai comunisti e ad altre forze anarchiche in rivolta, aveva quasi distrutto il Paese. Un moderno conflitto avrebbe attirato simpatizzanti etnici da Francia, Marocco, Andorra, Portogallo e altre nazioni vicine. Questo avrebbe destabilizzato il fianco meridionale della NATO, con conseguenze catastrofiche - soprattutto mentre l'Alleanza Atlantica tentava di espandere la sua sfera d'influenza in Europa orientale. L'ambasciatore Neville aveva passato il problema al dipartimento di Stato. Il segretario di Stato Av Lincoln aveva deciso che il dipartimento non si poteva permettere un coinvolgimento in quella fase embrionale. Se la situazione fosse esplosa e gli americani avessero dato l'impressione di esservi in qualche modo implicati, sarebbe stato difficile per loro promuovere un negoziato di pace. Lincoln aveva quindi chiesto all'OpCenter di stabilire un primo contatto e determinare che cosa, piuttosto, gli Stati Uniti potevano fare per disinnescare una potenziale crisi. Martha chiuse la lampo della giacca a vento per difendersi dal gelo improvviso della sera. «Non mi stancherò mai di battere su questo tasto», disse. «Madrid non è il ventre molle di Città del Messico. I briefing all'OpCenter non hanno trattato esaurientemente l'argomento per mancanza di tempo. Ma per quanto siano diversi i vari popoli della Spagna, credono tutti in una cosa: l'onore. Sì, esistono delle aberrazioni. Le mele marce ci sono in qualunque società. E sì, i modelli di comportamento non sono uniformi, e di certo non sempre umanitari. Può darsi che ci sia un tipo di onore tra i politici e un altro tra gli assassini. Tuttavia, seguono sempre le regole della professione.» «Perciò, quei tre porcellini che insistevano per accompagnarci in giro quando abbiamo lasciato l'albergo», osservò Aideen con sarcasmo, «e quello che mi ha messo una mano sul sedere e ce l'ha tenuta, agivano secondo una sorta di codice d'onore dei molestatori sessuali?» «No», rispose Martha. «Agivano secondo il codice degli estorsori di strada.» Gli occhi di Aideen si strinsero. «Scusa?» «Quei tizi non ci avrebbero fatto alcun male. Sarebbe stato contrario alle regole. E le regole prevedono di seguire le donne, importunarle e insistere Tom Clancy
6
1998 - Equilibri Di Potere
finché non ottengono dei soldi per lasciarle in pace. Stavo giusto per darglieli quando sei entrata in azione.» «Sul serio?» Martha annuì. «Qui si usa così. E quanto ai poliziotti cui volevi rivolgerti, molti di loro prendono delle mazzette da questi estorsori di strada per guardare dall'altra parte. Ficcatelo bene in testa. Stare al gioco, per quanto ti possa apparire immorale, è pur sempre diplomazia.» «Ma se tu non avessi saputo della loro "professione", del loro codice? Io non lo sapevo.» Aideen abbassò la voce. «Avevo paura che ci rubassero gli zainetti e che la nostra copertura saltasse.» «Un arresto avrebbe fatto saltare la nostra copertura molto più in fretta.» La donna di colore prese l'assistente per il braccio e la tirò da parte. Erano a ridosso di un edificio, lontano dal viavai di pedoni. «La verità è che alla fine qualcuno ci avrebbe detto come sbarazzarci di loro. La gente lo fa sempre. È così che funziona il gioco, e io credo nella necessità di obbedire alle regole di qualunque gioco o di qualunque Paese in cui mi trovo. Quando nei primi anni Settanta ho iniziato la mia carriera diplomatica, al sesto piano del dipartimento di Stato, ero tremendamente emozionata. Ero al sesto piano, dove si fa il lavoro vero, più pesante. Ma poi ho scoperto perché ero lì. Non perché possedevo un talento eccezionale, benché sperassi di averlo. Ero lì per negoziare con i leader sudafricani dell'apartheid. Ero il simbolo del dipartimento da sbattere loro in faccia. Ero il dito ammonitore che diceva: "Se volete trattare con gli Stati Uniti, dovrete trattare con i neri da pari a pari".» Martha si accigliò. «Lo sai come ci si sente?» Aideen fece una smorfia. Poteva soltanto immaginarlo. «Non è come ricevere una pacca sul culo, te lo assicuro», continuò Martha. «Ma ho fatto ciò che dovevo perché ho imparato molto presto una cosa. Se infrangi le regole o le pieghi, anche solo un pochino, per adattarle al tuo temperamento, questa diviene un'abitudine. Quando diviene un'abitudine, tu diventi negligente. E un diplomatico negligente non è di alcuna utilità per il Paese... o per me.» Aideen provò un'improvvisa ripugnanza per se stessa. La trentaquattrenne funzionaria di servizio all'estero era la prima ad ammettere di non essere una diplomatica all'altezza del suo quarantanovenne superiore. Erano in pochi a esserlo. Martha Mackall non sapeva soltanto muoversi a proprio agio negli ambienti politici europei e Tom Clancy
7
1998 - Equilibri Di Potere
asiatici - grazie in parte alle estati e alle vacanze che aveva passato in giro per il mondo con il padre, il celebre cantante soul degli anni Sessanta, nonché attivista dei diritti civili Mack Mackall. Era anche un mago della finanza, si era laureata con lode al MIT e aveva stretti rapporti con i massimi banchieri del globo e amicizie importanti in Campidoglio. Martha era temuta, ma rispettata. E Aideen doveva riconoscere che in quel caso aveva anche ragione. Martha gettò uno sguardo all'orologio. «Andiamo», disse. «L'appuntamento al palazzo è tra meno di cinque minuti.» Aideen annuì e si incamminò a fianco del suo capo. La donna più giovane non era più arrabbiata. Era disgustata di sé e meditabonda, come le capitava di solito quando combinava qualche pasticcio. Non era riuscita a combinarne molti durante i suoi quattro anni nei servizi segreti dell'esercito a Fort Meade. Si trattava di un meccanico lavoro di corriere, che consisteva nel consegnare denaro e comunicare informazioni top secret ad agenti che operavano in patria e all'estero. Verso la fine della sua permanenza laggiù, interpretava dati grezzi ELINT (spionaggio elettronico) e li comunicava al Pentagono. Poiché erano satelliti e computer a sobbarcarsi il compito più pesante, aveva il tempo di seguire corsi speciali su tattiche di élite e tecniche di sorveglianza, tanto per fare esperienza anche in quei campi. Aideen non aveva avuto occasione di combinare guai nemmeno quando aveva lasciato l'esercito per diventare addetto politico subalterno dell'ambasciata americana a Città del Messico. Per la maggior parte del tempo usava l'ELINT per aiutare a seguire le tracce dei narcotrafficanti nelle forze armate messicane, benché di tanto in tanto le fosse concesso di andare sul campo e mettere in pratica alcune delle segrete capacità che aveva acquisito. Uno degli aspetti più preziosi dei tre anni trascorsi in Messico era stato apprendere lo stratagemma che quel pomeriggio si era rivelato tanto efficace... e tanto ripugnante per Martha e i pendolari sull'autobus. Dopo che una sera lei e la sua amica Ana Rivera, dell'ufficio del ministro della Giustizia messicano, si erano trovate a mal partito con un paio di gorilla del cartello della droga, Aideen aveva scoperto che il modo migliore per respingere un assalitore non era portare un fischietto o un coltello, oppure cercare di mollargli un calcio all'inguine o di cavargli gli occhi, bensì tenere delle salviettine umidificate nella borsetta. Erano quelle che Ana usava per pulirsi le mani e le braccia dopo aver gettato qua e là della mierda de perro. Tom Clancy
8
1998 - Equilibri Di Potere
Cacca di cane. Ana l'aveva raccolta con naturalezza in strada e l'aveva scagliata contro i malviventi che le stavano seguendo. Quindi se n'era strofinata un po' sulle braccia per assicurarsi che nessuno l'afferrasse. Ana diceva di non aver mai incontrato un aggressore che osasse restare nei paraggi dopo un tale trattamento. Certamente i tre «estorsori di strada» madrileni non l'avevano fatto. Martha e Aideen si diressero in silenzio verso le torreggianti colonne bianche del Palacio de las Cortes. Costruito intorno al 1845, il palazzo era la sede del Congreso de los Diputados, che insieme al Senado formava il parlamento bicamerale spagnolo. Sebbene il sole fosse tramontato, i riflettori illuminavano due enormi leoni di bronzo, ognuno dei quali con una zampa poggiata su una palla di cannone. Le statue erano state fuse impiegando le armi sottratte ai nemici della Spagna, e fiancheggiavano la scalinata in pietra che conduceva a un portone di metallo, utilizzato soltanto per le cerimonie. A sinistra dell'entrata principale c'era un'alta cancellata dalle lance aguzze, accanto alla quale sorgeva una guardiola con i vetri antiproiettile. Era da qui che i deputati accedevano alle aule parlamentari. Le due donne oltrepassarono la maestosa facciata di granito senza scambiarsi una parola. Benché Aideen lavorasse all'Op-Center da poco tempo, sapeva che la mente del suo capo era già concentrata sull'incontro. Martha stava riesaminando tra sé le cose che intendeva dire a Serrador. Il ruolo della sua assistente era invece di attingere alla sua esperienza dei ribelli messicani e alla sua conoscenza della lingua spagnola per sincerarsi che nulla venisse esposto in modo inesatto o travisato. Se solo avessimo avuto un po' più di tempo per prepararci, si disse Aideen mentre scattavano foto come due turiste qualsiasi avvicinandosi lentamente all'ingresso. L'Op-Center aveva avuto a malapena il tempo di riprendere fiato dopo la situazione con ostaggi nella valle della Békaa, quando l'ambasciata americana di Madrid gli aveva trasmesso la questione. Una questione talmente riservata che soltanto l'onorevole Serrador, l'ambasciatore Neville, il presidente Michael Lawrence e i suoi più stretti consiglieri, e i vertici dell'Op-Center ne erano al corrente. E avrebbero mantenuto il massimo riserbo al riguardo. Se l'onorevole Serrador aveva ragione, decine di migliaia di vite erano a rischio. La campana di una chiesa suonò in lontananza, e per qualche motivo questo sembrò ad Aideen più sacro lì in Spagna che non a Washington. Tom Clancy
9
1998 - Equilibri Di Potere
Contò i rintocchi; erano le sei di sera. Lei e Martha raggiunsero il corpo di guardia. «Nosotros aquì para un viaje lodo comprendido», disse Aideen attraverso la grata nel vetro. «Siamo qui per una visita.» Per completare il ritratto delle turiste eccitate, aggiunse che un comune amico aveva preso accordi per una visita privata dell'edificio. La guardia, giovane, alta e dal volto impassibile, chiese i loro nomi. «Senorita Temblón y senorita Serafico», rispose Aideen, fornendogli le loro false identità. Prima di lasciare Washington, lei stessa le aveva inventate insieme all'ufficio di Serrador. Tutto, dai biglietti aerei alle prenotazioni dell'albergo, recava quei nomi. La guardia si voltò per controllare una lista su un portablocco. Nel frattempo, Aideen si guardò attorno. Oltre la cancellata, sotto uno splendido cielo blu intenso, si apriva un cortile, in fondo al quale c'era un piccolo edificio in pietra dov'erano situati i servizi governativi ausiliari, e al di là di questo un nuovo fabbricato a vetri che ospitava gli uffici dei deputati. Era un complesso imponente, che ricordò ad Aideen i grandi passi avanti che la Spagna aveva fatto dalla morte del «Caudillo», Francisco Franco, nel 1975. La nazione adesso era una monarchia costituzionale, con un primo ministro e un re soltanto nominale. Lo stesso Palacio de las Cortes attestava con eloquenza uno dei capitoli più bui del passato spagnolo. I fori di proiettile nel soffitto dell'aula parlamentare erano la vivida testimonianza del golpe tentato dalla destra nel 1981. Il palazzo era stato teatro di altri attacchi, il più rilevante dei quali nel 1874, quando il presidente Emilio Castelar non aveva ottenuto il voto di fiducia e i soldati avevano aperto il fuoco nei corridoi. Nel ventesimo secolo la Spagna era stata lacerata perlopiù da lotte interne, e la nazione era rimasta neutrale durante la Seconda guerra mondiale. Di conseguenza, il mondo aveva prestato scarsa attenzione ai suoi problemi e alla sua politica. Tuttavia, quando Aideen studiava lingue al college, il suo professore di spagnolo, il senor Armesto, le aveva detto che la Spagna era un Paese sull'orlo della catastrofe. «Dove ci sono tre spagnoli, ci sono quattro opinioni», aveva affermato. «E quando gli eventi mondiali favoriranno gli scontenti e gli intolleranti, allora quelle opinioni si udranno forti e violente.» Il senor Annesto aveva visto giusto. La frammentazione era la tendenza dominante in politica, dallo smembramento dell'Unione Sovietica e della Tom Clancy
10
1998 - Equilibri Di Potere
Jugoslavia, al movimento secessionista in Québec, fino al crescente etnocentrismo negli Stati Uniti. La Spagna non era affatto immune al fenomeno. Se i timori dell'onorevole Serrador erano giustificati - e se le informazioni raccolte dall'Op-Center li avessero confermati - il Paese si apprestava a patire il peggior conflitto da mille anni a quella parte. Come aveva dichiarato il responsabile dell'intelligence Bob Herbert prima che Martha lasciasse Washington: «A confronto, la guerra civile spagnola sembrerà una semplice baruffa». La guardia posò l'elenco. «Un momento», disse, prendendo il telefono rosso dalla consolle in fondo alla guardiola. Compose un numero e si schiarì la gola. Mentre la sentinella parlava con una segretaria all'altro capo del filo, Aideen si girò a guardare l'ampia strada congestionata dal traffico - era l'ora di punta, la hora de aplastar, come la chiamavano lì. I fari luminosi delle automobili che procedevano come lumache erano accecanti nella fioca luce crepuscolare, e sembravano accendersi e spegnersi improvvisamente dietro i passanti frettolosi. Di quando in quando, lampeggiava il flash di un turista che fotografava il palazzo. Aideen stava giusto battendo le palpebre, abbagliata dalla luce di un flash, quando un giovanotto che aveva appena scattato una foto ripose l'apparecchio nella tasca del giubbotto di denim e si voltò verso la guardiola. Lei non riusciva a vederlo chiaramente sotto la visiera del cappellino da baseball, ma sentiva i suoi occhi su di sé. Un estorsore di strada che si atteggia a turista? si chiese mentre l'uomo camminava lentamente nella sua direzione. Aideen decise di lasciare che fosse Martha a occuparsene, e fece per voltarsi di nuovo, ma in quel mentre notò una vettura accostare al marciapiede dietro quel tizio. Ebbe l'impressione che la berlina nera non fosse arrivata in quel momento, ma avanzasse a passo d'uomo come se fosse stata in attesa più giù lungo l'isolato. Aideen si bloccò, e all'improvviso fu come se il mondo intorno a lei si muovesse al rallentatore. Osservò il giovane estrarre dall'interno del giubbotto quella che pareva una pistola. Aideen sperimentò un istante di paralizzante incredulità, ma subito l'addestramento prese il sopravvento. «Armados!» urlò. «Uomo armato!» Martha si girò verso di lei mentre dalla pistola partivano deboli fiammate e cupe detonazioni risuonavano nell'aria. Martha venne scagliata Tom Clancy
11
1998 - Equilibri Di Potere
contro la guardiola e poi stramazzò su un fianco. Contemporaneamente Aideen spiccò un balzo nella direzione opposta. La sua idea era di attirare il fuoco su di sé, lontano da Martha, ed ebbe successo. Mentre si tuffava sul selciato, un giovane postino che le camminava davanti si fermò sorpreso a guardare, e venne raggiunto da un proiettile alla coscia sinistra. Quando la sua gamba si piegò e lui cadde in avanti, una seconda pallottola lo colpì al fianco. Crollò sulla schiena e Aideen si appiattì e gli si avvicinò il più possibile mentre il poveretto si contorceva tra gli spasimi. Poiché il sangue gli sgorgava a fiotti dal fianco, lei allungò la mano e gli premette la palma sulla ferita, sperando di tamponare l'emorragia. Aideen rimase distesa, in ascolto. I colpi d'arma da fuoco erano cessati, e lei sollevò con cautela la testa, osservando la berlina allontanarsi dal marciapiede. Quando delle persone iniziarono a gridare in lontananza, si tirò lentamente sulle ginocchia, senza smettere di esercitare pressione sulla ferita del postino. «Ayuda!» strillò alla guardia della sicurezza accorsa al cancello d'entrata della Camera dei deputati. «Aiuto!» L'uomo aprì il cancello e si precipitò fuori. Aideen gli disse di continuare a comprimere la ferita e si voltò verso la guardiola, dentro la quale la sentinella se ne stava accovacciata urlando al telefono per chiedere soccorso. C'era della gente sul marciapiede opposto e in strada. Gli unici rimasti davanti al palazzo erano Aideen, il portalettere, la guardia... e Martha. Aideen guardò il suo capo nella crescente oscurità. Le automobili rallentavano e si fermavano, illuminando con i fari quella scena muta e terribile. Martha giaceva su un fianco, rivolta verso la guardiola. Dense pozze di sangue si stavano formando sul selciato sotto e dietro il suo corpo. «Oh, Gesù!» esclamò Aideen con voce strozzata. La giovane donna cercò di alzarsi in piedi, ma le gambe non la sorreggevano. Strisciò rapidamente carponi verso la guardiola e si inginocchiò accanto a Martha. Si chinò su di lei e osservò il suo bel volto. Non dava segni di vita. «Martha?» disse piano. Martha non rispose. Alcune persone cominciarono a radunarsi titubanti dietro le due donne. «Martha?» ripeté Aideen con maggiore insistenza. Tom Clancy
12
1998 - Equilibri Di Potere
Martha rimase immobile. Aideen udì un rumore di passi di corsa all'interno del cortile e poi delle voci ovattate che strillavano alla gente di sgombrare la zona. Aideen era ancora intontita dagli spari. Con esitazione, sfiorò la guancia di Martha con la punta di due dita, ma lei non reagì. Lentamente, come se si stesse muovendo in un sogno, allungò l'indice sotto il naso di Martha, vicino alle narici. Non respirava. «Dio, oh Dio!» mormorò Aideen. Toccò delicatamente la palpebra di Martha, ma non accadde nulla, e dopo un momento ritirò la mano, si accosciò e rimase a contemplare la figura inerte. I suoni diventavano più forti man mano che riprendeva a sentire. Il mondo parve riacquistare la sua velocità normale. Un quarto d'ora prima Aideen stava imprecando silenziosamente contro quella donna. Martha era coinvolta in qualcosa che sembrava così importante... così maledettamente importante. I momenti parevano sempre importanti finché la tragedia non li metteva nella giusta prospettiva. O forse erano importanti perché inevitabilmente non ce ne sarebbero stati altri. Non che questo importasse, ora. Che Martha avesse avuto ragione o torto, che fosse buona o cattiva, una visionaria o una maniaca del controllo, adesso era morta. I suoi momenti erano finiti. Il cancello del cortile si spalancò e degli uomini uscirono di corsa. Si raccolsero intorno ad Aideen, che fissava Martha con sguardo vacuo. La giovane assistente accarezzò i capelli neri e folti della donna a terra. «Mi dispiace», sussurrò. Emise un sospiro tremante e chiuse gli occhi. «Mi dispiace così tanto.» Sentiva le membra pesanti ed era afflitta perché i riflessi che in precedenza erano stati tanto rapidi con quei molestatori, in questa occasione l'avevano completamente tradita. La ragione le diceva che non aveva nulla da rimproverarsi. Durante la prima settimana di orientamento all'Op-Center, la psicologa del personale, Liz Gordon, aveva avvertito lei e altri due nuovi assunti che, se e quando sarebbe successo, trovarsi inaspettatamente di fronte a un'arma per la prima volta poteva risultare devastante. Una pistola o un coltello estratti in un ambiente familiare distruggono l'illusione di essere invincibili nelle nostre abituali attività quotidiane - nel caso in questione, camminare per una via cittadina. Liz aveva spiegato al gruppetto che nell'attimo dello shock, la temperatura corporea, la pressione sanguigna e il tono muscolare di un individuo crollano di schianto, e passa un momento prima che subentri l'istinto di Tom Clancy
13
1998 - Equilibri Di Potere
sopravvivenza. «Gli aggressori fanno affidamento su quell'istante di paralisi», aveva detto la psicologa. Ma comprendere ciò che era accaduto non era di alcun giovamento. Non leniva il dolore e il senso di colpa che Aideen provava. Se fosse stata più vigile e reattiva, se si fosse mossa un attimo prima - una frazione di secondo in anticipo sarebbe stata sufficiente - forse Martha sarebbe sopravvissuta. Come farai a vivere con questo rimorso? si domandò Aideen con le lacrime agli occhi. Non lo sapeva. Non era mai stata brava a fare i conti con la propria inadeguatezza. Non ci era riuscita quando aveva trovato il padre vedovo che piangeva al tavolo della cucina, dopo aver perso il suo impiego nella fabbrica di calzature di Boston dove lavorava da quando era un ragazzino. Per giorni aveva cercato di indurlo a parlare, ma lui invece si era rifugiato nello scotch. Non molto tempo dopo se n'era andata al college, portandosi dietro la sensazione di averlo abbandonato. Non era stata capace di scendere a patti con il senso di fallimento quando il compagno di università con cui era fidanzata, il suo più grande amore, aveva rivolto un caloroso sorriso a una vecchia fiamma durante l'ultimo anno. Una settimana più tardi lui l'aveva mollata, e subito dopo la laurea Aideen era entrata nell'esercito. Non aveva nemmeno partecipato alla cerimonia di consegna delle lauree; rivederlo l'avrebbe uccisa. E adesso aveva tradito Martha. Le sue spalle vennero scosse dalle lacrime e dai singhiozzi. Un giovane e baffuto sergente della sicurezza del palazzo la prese dolcemente per le spalle e la aiutò a rialzarsi in piedi. «Sta bene?» le domandò in inglese. Lei annuì sforzandosi di frenare il pianto. «Credo di sì.» «Vuole vedere un medico?» Lei scosse il capo. «Ne è sicura, senorita?» Aideen trasse un lungo, profondo respiro. Non era né il tempo né il luogo per restare senza fiato. Doveva mettersi in contatto con il responsabile del coordinamento tra l'FBI e l'Op-Center, Darrell McCaskey, che era rimasto in albergo ad aspettare la visita di un collega dell'Interpol. E voleva vedere comunque l'onorevole Serrador. Se l'attentato era stato progettato al fine di impedire l'incontro, per nulla al mondo avrebbe Tom Clancy
14
1998 - Equilibri Di Potere
permesso che ciò accadesse. «Mi riprenderò», disse Aideen. «Avete... avete qualche idea su chi sia stato a fare... questo?» «No, senorita», replicò il sottufficiale. «Dovremo prima dare un'occhiata e controllare che cos'hanno registrato le telecamere della sorveglianza. Nel frattempo, se la sente di parlare dell'accaduto?» «Sì... naturalmente», rispose lei con qualche esitazione. C'era pur sempre una missione da compiere, la ragione per cui era lì. Non sapeva quanto avrebbe dovuto rivelare alla polizia a tale riguardo. «Ma... por favor!» «Sì?» «Avevamo appuntamento con una persona all'interno del palazzo. Desidererei vederla non appena possibile.» «Farò le dovute ricerche...» «E avrei anche bisogno di contattare qualcuno al Princesa Plaza», aggiunse Aideen. «Mi occuperò io di tutto», le assicurò l'uomo. «Comunque il commissario Fernandez arriverà qui a momenti. È lui che condurrà le indagini. Più tempo aspettiamo, più difficile sarà la caccia.» «Certo, capisco. Parlerò con lui e dopo incontrerò la nostra guida. C'è un telefono con cui posso chiamare?» «Provvedo io al telefono», disse il sergente. «Poi rintraccerò la persona che vi stava aspettando.» Aideen lo ringraziò e fece per muovere un passo, ma incespicò. L'uomo la afferrò per un braccio. «È sicura di non voler vedere un medico prima?» le chiese. «Ce n'è uno nel palazzo.» «Gracias, no», disse lei con un sorriso di gratitudine. Il sergente ricambiò il sorriso con calore, e insieme si incamminarono verso il cancello aperto. Mentre Aideen veniva accompagnata via, il medico le passò accanto di corsa. Qualche attimo dopo udì sopraggiungere un'ambulanza. Si girò mentre l'autolettiga si fermava esattamente dove prima aveva sostato l'auto della fuga. Mentre i paramedici si affrettavano a scaricare una barella, Aideen vide il dottore rialzarsi dal corpo di Martha. Era rimasto chino su di lei un solo istante. Disse qualcosa a una guardia, quindi corse verso il postino. Cominciò a slacciargli i bottoni dell'uniforme, quindi gridò ai paramedici di avvicinarsi. Nel frattempo, la guardia coprì con la sua giacca Tom Clancy
15
1998 - Equilibri Di Potere
il volto di Martha. Aideen guardò davanti a sé. Ecco fatto. Erano bastati pochi secondi, e tutto quello che Martha Mackall aveva conosciuto, ideato, sentito e sperato non esisteva più. Nulla l'avrebbe più portato indietro. La giovane donna continuò a trattenere le lacrime mentre veniva condotta in un piccolo ufficio lungo il corridoio principale riccamente ornato del palazzo. La stanza era confortevole, rivestita di pannelli di legno, e lei si lasciò cadere su un divano di pelle accanto alla porta. Era dolorante dove ginocchia e gomiti avevano colpito il selciato, e si trovava ancora in uno stato di incredulità. Ma già un meccanismo di reazione automatica stava lavorando per reintegrare le risorse fisiche che si erano esaurite nell'attacco. E sapeva che dietro di lei c'erano Darrell e il generale Rodgers e il direttore Paul Hood e tutto il resto dell'Op-Center. Può darsi che al momento fosse per conto suo, ma non era sola. «Può usare quel telefono», le disse il sergente, indicando un vecchio apparecchio con disco combinatore sopra un tavolino di vetro. «Deve fare lo zero per prendere una linea esterna.» «Grazie.» «Farò mettere una guardia all'ingresso così sarà al sicuro e nessuno la disturberà. Poi andrò a cercare la sua guida.» Aideen lo ringraziò di nuovo. Il sergente uscì chiudendosi la porta alle spalle. La stanza era silenziosa, a parte il sibilo di un radiatore sul fondo e il rumore smorzato del traffico. Della vita che andava avanti. Tirando un altro profondo respiro, Aideen estrasse dallo zainetto un taccuino dell'hotel e lesse il numero telefonico stampato in calce. Non riusciva a credere che Martha fosse morta. Poteva ancora avvertire la sua irritazione, vedere i suoi occhi, sentire il suo profumo. Poteva ancora udire le sue parole: «Sai bene cosa c'è in ballo qui». Aideen deglutì con forza, compose il numero e chiese di essere messa in comunicazione con la stanza di Darrell McCaskey. Fece scivolare sul microfono un semplice scrambler, un dispositivo che avrebbe inviato uno stridio ultrasonico sulla linea, assordando qualunque ascoltatore abusivo. Per mezzo di un filtro, McCaskey avrebbe eliminato il disturbo all'altro capo del filo. Aideen sapeva bene cosa c'era in ballo. Il destino della Spagna, dell'Europa, e forse del mondo. E non aveva intenzione di fallire di nuovo, a qualunque costo. Tom Clancy
16
1998 - Equilibri Di Potere
2 Lunedì, ore 12.12, Washington, D.C. Quando si trovavano al quartier generale dell'Op-Center nella base aerea di Andrews, in Maryland, o alla base dello Striker Team nell'accademia dell'FBI di Quantico, Virginia, i due quarantacinquenni erano rispettivamente il vicedirettore dell'Op-Center, generale Michael Bernard Rodgers, e il comandante della forza di pronto intervento dell'agenzia, colonnello Brett van Buren August. Ma qui da Ma Ma Buddha, un piccolo ed economico ristorante Szechuan nella Chinatown di Washington, i due uomini non erano un superiore e un subalterno, bensì due amici intimi che erano entrambi nati al St. Francis Hospital di Hartford, in Connecticut, che si erano conosciuti all'asilo e avevano condiviso la passione per il montaggio di aeromodelli; che avevano giocato insieme per cinque anni nella Little League di baseball con la squadra sponsorizzata dal negozio di abbigliamento Thurston's... e corso dietro alla reginetta Laurette DelGuercio dentro e fuori dal campo; e che avevano suonato la tromba nella banda musicale di Housatonic Valley per quattro anni. Avevano prestato servizio in Vietnam in differenti corpi delle forze armate - Rodgers nelle forze speciali dell'esercito, August nei servizi segreti dell'aviazione - e si erano visti di rado nei vent'anni successivi. Rodgers aveva fatto due turni nel Sudest asiatico, dopodiché era stato trasferito a Fort Bragg, in North Carolina, per aiutare il colonnello «Chargin' Charlie» Beckwith a dirigere l'addestramento del Primo distaccamento operativo forze speciali dell'esercito americano - la Delta Force. Rodgers vi era rimasto fino alla guerra del Golfo, durante la quale aveva comandato una brigata meccanizzata con un tale fervore da generale Patton da essere già lanciato sulla strada per Baghdad mentre le forze che lo appoggiavano si trovavano ancora nell'Iraq meridionale. Il suo zelo gli aveva fatto guadagnare una promozione - e un lavoro d'ufficio all'OpCenter. August aveva effettuato ottantasette voli di ricognizione sugli F-4 sopra il Vietnam del Nord nel corso di due anni, prima di essere abbattuto nei pressi di Hue. Era stato rinchiuso per un anno in un campo di prigionia, ma era riuscito a fuggire e a raggiungere il sud. Dopo un periodo di convalescenza in Germania, aveva fatto ritorno in Vietnam e allestito una Tom Clancy
17
1998 - Equilibri Di Potere
rete spionistica per localizzare altri prigionieri di guerra americani, quindi era rimasto un anno nella clandestinità dopo il ritiro degli Stati Uniti. Su richiesta del Pentagono, August aveva trascorso i tre anni successivi nelle Filippine, aiutando il presidente Ferdinand Marcos nella lotta contro i secessionisti moros. Detestava Marcos e la sua politica repressiva, ma poiché il governo degli Stati Uniti lo sosteneva, lui aveva fatto buon viso a cattivo gioco. In cerca di un impiego temporaneo più sedentario dopo la caduta del regime di Marcos, August aveva lavorato come ufficiale di collegamento dell'Air Force presso la NASA, contribuendo a predisporre le misure di sicurezza per le missioni dei satelliti spia, dopodiché era entrato nel SOC in qualità di specialista in attività antiterroristiche. Quando il comandante dello Striker Team, il tenente colonnello Charles Squires, era rimasto ucciso durante una missione in Russia, Rodgers aveva immediatamente contattato il colonnello August per offrirgli l'incarico. August aveva accettato, e i due avevano riallacciato il loro stretto rapporto d'amicizia, come se il tempo non fosse passato. I due uomini erano venuti da Ma Ma Buddha dopo aver passato il mattino a discutere della proposta di istituire una nuova unità dell'OpCenter, denominata International Strike Force Division. L'idea era stata di Rodgers e Paul Hood. A differenza di una segretissima squadra di élite come gli Strikers, l'ISFD doveva essere una piccola unità clandestina composta da comandanti americani e agenti operativi stranieri. Elementi come Falah Shibli del Sayeret Ha'Druzim, l'unità da ricognizione drusa israeliana, che aveva aiutato gli Strikers a salvare l'Op-Center regionale e il suo equipaggio nella valle della Békaa. L'ISFD era concepita per compiere missioni occulte in potenziali punti caldi del pianeta. Il generale Rodgers era rimasto silenzioso ma attento per gran parte della riunione, cui avevano partecipato anche il responsabile dell'intelligence dell'Op-Center Bob Herbert, i suoi colleghi a capo dei servizi segreti della marina e dell'esercito, Donald Breen e Phil Prince, nonché l'amico di August e leggenda dei servizi segreti dell'aeronautica Pete Robinson. Adesso Rodgers era semplicemente silenzioso, intento a ficcare i suoi bastoncini in un piatto di fagiolini saltati. Il suo volto dai lineamenti marcati era tirato sotto i capelli sale e pepe tagliati a zero, e i suoi occhi erano rivolti in basso. Entrambi gli uomini erano da poco tornati dal Libano. Rodgers e una piccola squadra di militari e civili stavano testando sul campo il nuovo Op-Center regionale quando erano stati catturati e Tom Clancy
18
1998 - Equilibri Di Potere
torturati da un gruppo di estremisti curdi. Con l'aiuto di un agente segreto israeliano, August e i suoi Strikers erano riusciti a penetrare nella valle della Békaa e a liberarli. Una volta portato a termine il loro compito e scongiurato un tentativo di innescare un conflitto tra Turchia e Siria, Rodgers aveva estratto la pistola e giustiziato sommariamente il leader curdo. Sul volo che li riportava negli Stati Uniti, August aveva impedito allo sconvolto generale di rivolgere l'arma contro se stesso. August aveva ordinato un lo mein con maiale, e stava usando la forchetta per arrotolare i tagliolini. Dopo aver osservato i suoi carcerieri rimpinzarsi mentre lui moriva di fame in Vietnam, meno bastoncini vedeva, meglio stava. Mangiando, i suoi occhi azzurri erano fissi sull'amico. August conosceva gli effetti prodotti dalla battaglia e dalla prigionia, e sapeva fin troppo bene cosa poteva fare la tortura alla mente, oltre che al corpo. Non si aspettava che Rodgers si ristabilisse in fretta. Alcune persone non si riprendevano mai. Quando la profondità della loro disumanizzazione diventava evidente - sia in termini di quanto avevano subito, sia di quanto erano stati costretti a fare - molti ex ostaggi si toglievano la vita. Liz Gordon lo aveva espresso benissimo in un saggio che aveva pubblicato nell'«International Amnesty Journal»: «Un ostaggio è qualcuno che prima camminava e adesso striscia. Riprendere a camminare, affrontare anche i minimi rischi e le normali figure autoritarie, è spesso più difficile che starsene accucciati a terra e darsi per vinti». August prese la teiera di metallo. «Ne vuoi?» «Sì, grazie.» Il colonnello tenne d'occhio l'amico mentre girava le tazze capovolte, le riempiva e posava la teiera. Poi mescolò una mezza bustina di zucchero nella propria tazza, la sollevò e bevve a piccoli sorsi, scrutando Rodgers attraverso il vapore. Il generale non alzò lo sguardo. «Mike?» «Sì.» «Non ti fa bene.» Rodgers sollevò gli occhi. «Cosa? La cucina cinese?» August fu colto alla sprovvista. Fece un largo sorriso. «Be', è già un inizio. È la prima volta che ti sento scherzare da... Quando? L'ultimo anno delle superiori?» «Qualcosa del genere», disse Rodgers accigliato. Alzò pigramente la tazza per bere un sorso di tè, la tenne accanto alle labbra e fissò lo sguardo al suo interno. «C'è stato qualcosa per cui ridere da allora?» «Un mucchio di cose, direi.» «Per esempio?» «I week end passati con i pochi amici che sei riuscito a tenerti stretto. Tom Clancy
19
1998 - Equilibri Di Potere
Qualche jazz club di cui mi hai parlato a New Orleans, New York e Chicago. Alcuni splendidi film. Più di una graziosa signorina. Ne hai avute di cose belle nella tua vita.» Rodgers posò la tazza e si sistemò penosamente sulla sedia. Le bruciature che aveva subito per mano dei curdi nella valle della Békaa erano ancora lontane dal guarire, sebbene non quanto le ferite emotive. Ma si rifiutava di starsene disteso su un divano ad arrugginire. «Queste cose non sono altro che diversivi, Brett. Mi piacciono, ma sono soltanto una consolazione, uno svago.» «E da quando consolazione e svago sono qualcosa di brutto?» «Da quando sono diventati una ragione per vivere invece che una ricompensa per un lavoro ben fatto», replicò Mike. «Uhm», fece August. «Uhm è la risposta esatta.» August aveva inserito un tubo dentro un pozzo nero e Rodgers evidentemente aveva deciso di lasciar sgorgare fuori un po' di acque luride. «Vuoi sapere perché non riesco a rilassarmi?» disse il generale. «Perché siamo diventati una società la cui vita si basa su week end, vacanze e fuga dalle responsabilità. Siamo fieri di quanto alcol sappiamo reggere, di quante donne riusciamo a portarci a letto, di quanti successi ottengono le squadre per cui tifiamo.» «Non mi pareva che queste cose ti facessero schifo», notò August. «Soprattutto le donne.» «Be', forse adesso mi hanno stancato. Non voglio più vivere in questo modo. Voglio fare delle cose.» «Hai sempre fatto delle cose. E hai sempre trovato il tempo di goderti la vita.» «Immagino di non essermi reso conto del caos in cui stava precipitando il Paese», disse Rodgers. «Affronti un nemico come il comunismo e impieghi nella lotta ogni tua energia. Poi ti ritrovi di punto in bianco senza avversari e finalmente ti dai una bella occhiata intorno. E vedi che tutto il resto è andato in malora: valori, spirito d'iniziativa, compassione... tutto. Ora ho deciso che voglio lavorare ancora più sodo per prendere a calci nel sedere quelli che non vanno orgogliosi di ciò che fanno.» «Questo ti fa onore», osservò August. «Ma esula dall'argomento, Mike. Ti piace la musica classica, vero?» Il vicedirettore dell'Op-Center annuì. «E allora?» «Non ricordo quale scrittore ha detto che la vita dovrebbe Tom Clancy
20
1998 - Equilibri Di Potere
essere come una sinfonia di Beethoven. I passaggi musicali più forti rappresentano i nostri atti pubblici. I brani più sommessi suggeriscono le nostre riflessioni private. Penso che la maggior parte della gente abbia trovato un giusto e onesto equilibrio tra le due cose.» Rodgers tornò ad abbassare gli occhi sul suo tè. «Non ci credo. Se fosse vero, ci comporteremmo meglio.» «Siamo sopravvissuti a due conflitti mondiali e a una guerra fredda nucleare», ribatté August. «Per un branco di carnivori territoriali che ha abbandonato da poco le caverne, non è poi tanto male.» Bevve un lungo sorso di tè. «Inoltre, scordati svaghi e fine settimana. A dare il la a tutto questo è stata una tua battuta e la mia approvazione. Il senso dell'umorismo non è una debolezza, amico mio, quindi non hai nulla da rimproverarti. È un deterrente, Mike, un necessario contrappeso. Quando ero ospite di Ho Chi Minh, mi mantenevo relativamente sano di mente raccontandomi qualunque storiella riuscissi a ricordare. Freddure del tipo: "Uno scheletro entra in un bar e ordina un gin tonic... e uno straccio per asciugare il pavimento".» Rodgers non rise. «Be'», proseguì l'altro, «è sbalorditivo quanto ti sembri divertente se sei legato per i polsi sanguinanti in una palude piena di zanzare. Il punto è che puoi contare esclusivamente sulle tue forze, Mike. Devi tirarti fuori dal fango da solo.» «Questo vale per te. Io mi arrabbio, inacidisco, e continuo a rimuginare.» «Lo so. E lasci che tutto si depositi nello stomaco. Hai escogitato un terzo tipo di musica sinfonica: passaggi forti che ti tieni dentro. Non venirmi a dire che è una cosa buona.» «Buona o cattiva, mi viene naturale. È la mia benzina. Mi dà la spinta per aggiustare i sistemi che sono rotti e sbarazzarmi delle persone che li guastano a beneficio del resto di noi.» «E quando non puoi riparare il sistema e vendicarti dei cattivi?» domandò August. «Dove va a finire la tua benzina ad alto numero di ottani?» «Da nessuna parte», rispose Rodgers. «La immagazzino. È questo il bello. È un concetto che viene dall'Estremo Oriente: chi, energia interiore. Quando ne hai bisogno per la prossima battaglia, è lì a portata di mano, pronta da spillare.» «O pronta a esplodere. Che cosa fai quando ne hai così tanta che Tom Clancy
21
1998 - Equilibri Di Potere
trabocca?» «Ne bruci un po'. E' qui che entra in gioco lo svago. La trasformi in esercizio fisico. Vai in palestra o giochi a squash o telefoni a un'amica. Ci sono vari modi.» «Piuttosto solitari.» «Con me funzionano. E poi, finché continui a far fiasco con le donne, posso sempre sfogarmi con te.» «Far fiasco?» August sogghignò. Se non altro l'amico stava parlando, e di qualcosa che non era la miseria e il declino della civiltà. «Dopo il fine settimana in compagnia di Barb Mathias ho dovuto prendermi un congedo sabbatico.» Rodgers sorrise. «Pensavo di farti un favore», disse. «Era cotta di te quando eravamo ragazzini.» «Già, ma adesso ha quarantaquattro anni e tutto quello che vuole è sesso e sicurezza.» August arrotolò dei tagliolini sulla forchetta e se li fece scivolare in bocca. «Sfortunatamente, posso darle solo una delle due cose.» Rodgers stava ancora sorridendo quando suonò il suo cercapersone. Si contorse per guardarlo e sussultò quando le bende gli tirarono sul fianco. «Quegli aggeggi sono fatti per essere sfilati dalla cintura», gli fece notare premurosamente Brett. «Grazie», disse il generale. «È così che ho perso l'ultimo.» Gettò un'occhiata al numero. «Chi ti desidera?» chiese l'amico. «Bob Herbert», rispose Rodgers. La sua fronte si corrugò mentre si levava il tovagliolo dalle ginocchia. Si alzò molto lentamente e lo lasciò cadere sulla sedia. «Lo richiamo dalla macchina.» Il colonnello si appoggiò allo schienale. «Io resto qui. Mi hanno detto che a Washington ci sono tre donne per ogni uomo. Forse una di loro gradirà il tuo piatto di fagiolini quasi freddi.» «Buona fortuna», gli disse Rodgers attraversando la piccola sala affollata. August terminò il lo mein, poi si versò dell'altro tè, che centellinò guardandosi intorno nel locale semibuio. La disposizione d'animo in cui si trovava Rodgers non sarebbe stata facile da dissipare. Brett era sempre stato il più ottimista dei due. Era vero, non poteva posare lo sguardo sul monumento ai caduti del Vietnam o imbattersi in un documentario sulla guerra trasmesso dalla tv via cavo o addirittura passare davanti a un Tom Clancy
22
1998 - Equilibri Di Potere
ristorante vietnamita senza che gli venissero le lacrime agli occhi o avvertisse un bruciore allo stomaco o stringesse i pugni con il desiderio di colpire qualcosa. Di solito era una persona positiva e piena di speranze, ma non del tutto disposta a perdonare. Tuttavia, non si abbandonava all'amarezza e allo scoramento come faceva Rodgers. E il problema non era tanto che la società aveva deluso Mike, quanto che Mike era deluso di se stesso. Non aveva intenzione di permettere che la cosa andasse avanti senza lottare. Quando Rodgers tornò, August capì subito che qualcosa non andava. Nonostante le bende e il dolore, il generale avanzava con decisione attraverso la sala piena di gente, schivando clienti e camerieri invece di aspettare che si spostassero. Tuttavia, non si muoveva con precipitazione. I due uomini erano in divisa e sia i giornalisti sia gli agenti stranieri prestavano molta attenzione al personale militare. Il fatto che venisse richiamato in fretta e furia poteva rivelare agli osservatori indiscreti quale corpo, e di solito quale sezione all'interno di quel corpo, era coinvolta in un evento critico. August si alzò con calma prima che il generale arrivasse. Fece mostra di stiracchiarsi, bevve un ultimo sorso di tè, quindi lasciò cadere un biglietto da venti dollari sul tavolo e andò incontro all'amico. I due non parlarono finché non furono fuori dal locale. L'aria autunnale era pungente mentre si dirigevano lentamente verso la macchina. «Vuoi raccontarmi ancora delle cose belle della vita?» disse Rodgers con amarezza. «Martha Mackall è stata assassinata circa mezz'ora fa.» August sentì il tè tornargli su nella gola. «È successo fuori dal Palacio de las Cortes, a Madrid», proseguì il generale. La sua voce era brusca e bassa, i suoi occhi fissi su qualcosa in lontananza. Anche se il nemico era ancora senza un volto, aveva trovato un luogo in cui convogliare la sua ira. «Lo stato della tua unità resta immutato finché non ne sapremo di più», aggiunse. «L'assistente di Martha, Aideen Marley, sta parlando con la polizia. Darrell era a Madrid con lei e in questo momento si sta recando al palazzo. Chiamerà Paul alle quattordici per un aggiornamento della situazione.» L'espressione di Brett non era cambiata, benché sentisse il tè e la bile riempirgli la gola. «Qualche idea circa i responsabili?» «Nessuna. Viaggiava in incognito. Soltanto poche persone sapevano della sua presenza laggiù.» Tom Clancy
23
1998 - Equilibri Di Potere
Salirono a bordo della Camry nuova di Rodgers. August si mise al volante, accese il motore e inserì il muso dell'auto nel traffico. I due uomini rimasero per un po' in silenzio. Il colonnello non conosceva Martha molto bene, ma sapeva che non era una delle persone più amate all'OpCenter. Era grintosa e arrogante. Una vera attaccabrighe. Ma era anche dannatamente efficiente. La sua perdita avrebbe parecchio impoverito la squadra. August guardò il cielo coperto fuori dal parabrezza. Una volta giunti al quartier generale dell'Op-Center, Rodgers sarebbe sceso nel piano interrato dov'erano situati gli uffici degli alti funzionari dell'agenzia, mentre il colonnello sarebbe stato trasportato in elicottero all'accademia dell'FBI di Quantico, in Virginia, dov'era di stanza lo Striker Team. Lo stato dell'unità al momento era neutrale, ma due membri dell'Op-Center si trovavano ancora in suolo iberico; se la situazione fosse sfuggita al controllo, avrebbero potuto essere costretti ad abbandonare precipitosamente il Paese. Rodgers non aveva rivelato ad August lo scopo della missione di Martha in Spagna perché temeva ovviamente che la loro conversazione venisse ascoltata di nascosto. Non era infrequente che gli automezzi appartenenti al personale militare fossero oggetto di sorveglianza elettronica o installazione di microspie. Ma August era al corrente di quanto fosse tesa la situazione politica spagnola. E pure del coinvolgimento di Martha nelle questioni etniche. Presumeva quindi che fosse impegnata in sforzi diplomatici tesi a impedire che le numerose entità politiche e culturali si sfaldassero e venissero implicate in una catastrofica lotta di potere di vasta portata. Sapeva anche un'altra cosa. Chiunque l'avesse uccisa doveva conoscere la ragione della sua presenza. Il che sollevava un ulteriore interrogativo che trascendeva lo shock del momento: se quello fosse il primo o l'ultimo colpo sparato nella possibile distruzione della Spagna.
3 Lunedì, ore 18.15, San Sebastiàn, Spagna Innumerevoli scaglie di chiarore lunare brillavano sulle acque scure della baia della Concha. Le schegge luminose venivano frantumate in una polvere scintillante mentre le onde si frangevano rumorosamente sulla Playa de la Concha, l'ampia e sensualmente arcuata falcatura sabbiosa che Tom Clancy
24
1998 - Equilibri Di Potere
orlava l'elegante città cosmopolita. Poco più di mezzo miglio verso est, pescherecci e imbarcazioni da diporto dondolavano nell'affollato porto della Parte Vieja, il nucleo urbano più antico. I loro alberi scricchiolavano nel costante vento meridionale e piccole onde sciabordavano dolcemente contro gli scafi. Alcuni ritardatari, sperando ancora in una pesca fortunata alla fine della giornata, tornavano soltanto allora per gettare l'ancora. Gli uccelli marini, attivi e numerosi durante il giorno, se ne stavano appollaiati in silenzio sotto i vecchi pontili o sulle alte rupi dell'imponente Isla de Santa Clara, vicino all'imbocco della baia. Al di là dei volatili e dei natanti in ozio, mezzo miglio al largo della costa settentrionale della Spagna, uno splendente yacht bianco, il Veridico, veniva cullato dalle acque illuminate dalla luna. L'imbarcazione di quattordici metri aveva un equipaggio di quattro uomini. Vestito interamente di nero, un marinaio stava di vedetta sul ponte mentre un altro era al timone. Un terzo uomo stava mangiando nella zona pranzo attigua alla cambusa, e il quarto dormiva nella cabina di prua. A bordo c'erano anche cinque passeggeri, riuniti nella cabina privata di mezzo. La porta era chiusa, le tende tirate sui due oblò. I passeggeri, tutti uomini, erano seduti intorno a un grande tavolo color avorio, al centro del quale campeggiavano un voluminoso raccoglitore di pelle e una bottiglia di madera d'annata. La tavola era già stata liberata dai piatti; restavano soltanto i bicchieri di vino quasi vuoti. Gli uomini indossavano costosi blazer pastello e calzoni larghi. Portavano anelli con pietre preziose e catenelle d'oro o d'argento. I loro calzini erano di seta, le scarpe lucide e fatte a mano. I loro capelli erano corti, tagliati da poco. I loro sigari erano cubani, e quattro di essi erano già accesi da un po' di tempo; ce n'erano altri in una scatola al centro del tavolo. Le mani degli uomini erano morbide, le loro espressioni rilassate. Quando parlavano, lo facevano con voce bassa e calda. Il proprietario del Veridico, il senor Esteban Ramirez, era anche il fondatore degli omonimi cantieri in cui era stato costruito il panfilo. A differenza dei suoi ospiti, non fumava. Non perché non ne avesse voglia, ma perché non era ancora il momento di festeggiare. Né si abbandonava al ricordo dei nonni catalani che avevano allevato pecore o coltivato viti o grano nei fertili campi del Leòn. Per quanto importante fosse il suo retaggio, adesso non riusciva a pensare a queste cose. La mente e l'anima erano prese da ciò che ormai doveva essere accaduto. La sua imTom Clancy
25
1998 - Equilibri Di Potere
maginazione era consumata da tutto quello che era in gioco, come lo era stata durante gli anni dei sogni, i mesi della progettazione, e le ore dell'esecuzione. Che cosa tratteneva quell'uomo? Ramirez rifletté in silenzio su come, negli anni passati, era solito sedere in quella stessa cabina ad aspettare le telefonate degli uomini con cui lavorava alla CIA. O ad attendere notizie da parte dei membri della sua «familia», un gruppo molto unito e fidato composto dai suoi più devoti dipendenti. Talvolta gli scagnozzi della familia andavano in missione per consegnare pacchi, raccogliere denaro o rompere le ossa delle persone che non afferravano cosa voleva dire cooperare con lui. Alcuni di quegli sfortunati individui erano al servizio di un paio degli uomini che adesso sedevano a questo tavolo. Ma questo era successo in passato, prima che si alleassero per un obiettivo comune. Una parte di Ramirez rimpiangeva quei giorni più tranquilli. Giorni in cui era un semplice mediatore apolitico che realizzava dei profitti contrabbandando armi e persone o vendendo informazioni sulle attività segrete dei russi o dei fondamentalisti islamici. Giorni in cui usava i muscoli della familia per ottenere prestiti che le banche non volevano concedergli o procurarsi camion per il trasporto delle merci quando non c'erano camion disponibili. Le cose ora erano diverse. Molto, molto diverse. Ramirez non aprì bocca finché non suonò il suo cellulare. Al primo squillo, con gesto compassato, tirò fuori il piccolo apparecchio dalla tasca destra del blazer. Le sue dita piccole e tozze tremarono leggermente mentre apriva il telefonino e lo accostava all'orecchio. Dopo aver pronunciato il suo nome non disse più nulla. Si limitò ad ascoltare guardando i presenti. Quando la persona all'altro capo della linea riattaccò, Ramirez richiuse il cellulare e lo fece scivolare nella tasca. Abbassò lo sguardo sul posacenere pulito davanti a sé, scelse un sigaro dalla scatola e ne fiutò la foglia esterna nera. Solo allora un sorriso ruppe la levigatezza del suo viso morbido e tondo. Uno degli altri uomini si levò il sigaro dalla bocca. «Dunque, Esteban?» chiese. «Com'è andata?» «Missione compiuta», annunciò con orgoglio. «Uno dei bersagli, il bersaglio principale, è stato eliminato.» Tom Clancy
26
1998 - Equilibri Di Potere
Le estremità degli altri sigari avvamparono mentre i quattro uomini tiravano delle boccate. Sui loro volti si accese un sorriso e le mani si unirono in un garbato ma sincero applauso. Ramirez tagliò la punta del sigaro nel posacenere, quindi lo tenne sulla fiamma generosa di un antico accendino a butano posto in mezzo al tavolo. Dopo aver fatto ruotare il sigaro avanti e indietro finché l'estremità non rosseggiò, aspirò con voluttà. Permise al fumo di accarezzargli la lingua, lo rigirò in bocca e lo soffiò fuori. «Il senor Sanchez in questo momento è all'aeroporto di Madrid», disse Ramirez, usando il nome che il killer aveva assunto per quella missione. «Tra un'ora raggiungerà Bilbao. Chiamerò la ditta e manderò uno degli autisti della familia a prenderlo. E poi, secondo i piani, verrà condotto qui sullo yacht.» «Per una breve sosta, mi auguro», intervenne con ansia uno degli uomini. «Una sosta brevissima», lo rassicurò Ramirez. «Non appena il senor Sanchez arriverà, salirò sul ponte e lo pagherò.» Picchiò sopra la tasca del gilè, che custodiva una busta imbottita di valuta internazionale. «Non vedrà nessun altro, perciò non c'è modo che possa tradirvi.» «Perché mai dovrebbe?» chiese l'altro. «Estorsione, Alfonso», spiegò Ramirez. «Individui come Sanchez, ex soldati che entrano in possesso di una forte somma di denaro, tendono ad avere le mani bucate, a vivere alla giornata. E quando si ritrovano al verde, talvolta tornano a chiedere altri soldi.» «E se lo farà anche lui?» volle sapere Alfonso. «Come ti difenderai?» Ramirez sorrise. «Uno dei miei uomini era presente con una videocamera. Se Sanchez mi tradisse, il filmato finirebbe nelle mani della polizia. Ma basta con i se. Dopo aver ricevuto il suo compenso, Sanchez verrà riaccompagnato all'aeroporto e lascerà il Paese finché l'inchiesta non sarà chiusa, come d'accordo.» «E l'autista di Madrid?» domandò un altro dei presenti. «Lascerà anche lui la Spagna?» «No», rispose Ramirez. «L'autista lavora per l'onorevole Serrador. Ci tiene molto a far carriera e terrà la bocca cucita. E la vettura usata dagli assassini si trova già in un'officina per essere demolita.» Diede una soddisfatta tirata al sigaro. «Fidati di me, mio caro Carlos. Tutto è stato ideato con la massima cura. Non c'è nulla che possa collegare l'attentato a Tom Clancy
27
1998 - Equilibri Di Potere
noi.» «Mi fido di te», disse l'altro tirando su col naso. «Ma non sono sicuro di potermi fidare di Serrador. È un basco.» «Anche il killer è basco, eppure ha rispettato gli accordi», osservò Ramirez. «L'onorevole Serrador farà altrettanto, Miguel. È ambizioso.» «Allora è un basco ambizioso. Ma pur sempre un basco.» Ramirez sorrise di nuovo. «L'onorevole Serrador non ha intenzione di fare il portavoce di pescatori, pastori e minatori per sempre. Vuole guidarli.» «Per quanto mi riguarda, può guidarli dall'altra parte dei Pirenei, in Francia», osservò Carlos. «Non ne sentirò certo la mancanza.» «Nemmeno io», disse Ramirez, «ma in tal caso chi andrà a pesca, custodirà le greggi e scaverà nelle miniere? I direttori di banca e i contabili che lavorano per te, Carlos? I giornalisti che lavorano nei giornali di Rodrigo o nelle reti televisive di Alfonso? I piloti che lavorano per la compagnia aerea di Miguel?» Gli altri sorrisero, si strinsero nelle spalle o annuirono. Carlos arrossì e assentì con un cortese cenno del capo. «Ma adesso lasciamo perdere i nostri strani compagni di letto», continuò Ramirez. «La cosa importante è che l'emissario americano sia stato ucciso. Gli Stati Uniti non avranno la più pallida idea di chi sia stato o perché, ma saranno estremamente cauti nell'immischiarsi nella politica locale. L'onorevole Serrador li metterà ulteriormente in guardia quando incontrerà il resto della delegazione più tardi questa sera. Assicurerà che la polizia sta facendo tutto il possibile per catturare il killer, ma che la prevenzione di nuovi incidenti non può essere garantita. Non in tempi così difficili.» Carlos annuì e si rivolse a Miguel: «E la tua parte come procede?». «Molto bene», disse il corpulento e canuto dirigente della compagnia aerea. «Le tariffe scontate dei voli dagli Stati Uniti per Portogallo, Italia, Francia e Grecia si sono dimostrate estremamente popolari. Il traffico diretto a Madrid e Barcellona è calato rispettivamente dell'undici e dell'otto per cento rispetto all'anno scorso. Alberghi, ristoranti e autonoleggi ne stanno risentendo, e gli effetti della crisi si ripercuotono su molte attività locali.» «E gli introiti caleranno ulteriormente», aggiunse Ramirez, «quando l'opinione pubblica americana sarà informata che la donna uccisa era una turista e che i colpi sono stati sparati a casaccio.» Tom Clancy
28
1998 - Equilibri Di Potere
Ramirez fece un tiro di sigaro e sorrise. Andava particolarmente fiero di quella parte del piano. Il governo degli Stati Uniti non poteva rendere nota l'identità della vittima, che non lavorava per il dipartimento di Stato, ma per un'agenzia che si occupava di raccolta d'informazioni e gestione delle crisi. Né poteva rivelare che si era recata a Madrid per incontrarsi con un influente parlamentare che paventava lo scoppio di una nuova guerra civile. Se l'Europa avesse appreso che una rappresentante americana di quel genere aveva in programma un colloquio con Serrador, gli Stati Uniti sarebbero stati sospettati di cercare di posizionare i giocatori a proprio vantaggio. Che era precisamente la ragione per cui Serrador l'aveva richiesta. Ramirez e il suo gruppo avevano preso due piccioni con una fava, riuscendo a guadagnare il controllo sia della Casa Bianca sia del turismo spagnolo. «Quanto alla prossima fase», disse Ramirez, «a che punto siamo, Carlos?» Il giovane bancario dai capelli neri si piegò in avanti, posò il sigaro nel portacenere e giunse le mani sul tavolo. «Come sai, la media borghesia e la classe operaia sono state seriamente toccate dai recenti tagli all'occupazione. Negli ultimi sei mesi, il Banquero Cedro ha ristretto i prestiti, di modo che i nostri soci in questa operazione», disse indicando gli uomini intorno al tavolo, «come pure altri operatori economici, sono stati costretti ad alzare i prezzi al consumo quasi del sette per cento. Al tempo stesso hanno ridotto la produzione, causando un calo dell'otto per cento nell'esportazione di merci spagnole in Europa. I lavoratori hanno subito un duro colpo, sebbene finora non abbiamo attuato una stretta creditizia. Anzi, in realtà siamo stati eccezionalmente generosi. Abbiamo esteso il credito per ripianare vecchi debiti. Naturalmente, soltanto una parte di quel denaro viene impiegato per saldare i debiti. La gente fa nuovi acquisti, presumendo che i fidi verranno rinnovati. Di conseguenza, gli interessi sui mutui sono cresciuti a livelli più alti del diciotto per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso.» Ramirez sorrise. «In concomitanza con il crollo dell'attività turistica, il dissesto finanziario sarà grave quando il credito non sarà più disponibile.» «Estremamente grave», confermò Carlos. «La gente si troverà nei debiti fino al collo e accetterà qualunque cosa pur di tirarsene fuori.» «Ma si tratta di un dissesto che sei certo di poter controllare», interloquì Alfonso. Tom Clancy
29
1998 - Equilibri Di Potere
«Assolutamente», replicò Carlos. «Grazie alle riserve di liquidi e al credito presso la Banca Mondiale e altri istituti, la solidità della mia banca e della gran parte delle altre è fuori discussione. L'economia non verrà intaccata agli alti livelli.» Sogghignò. «È come la piaga dell'acqua mutata in sangue che colpì l'Egitto nell'Antico Testamento. Non toccò coloro che erano stati avvisati e avevano riempito brocche e serbatoi d'acqua dolce.» Ramirez si spostò indietro sulla sedia e tirò una lunga e compiaciuta boccata di sigaro. «Eccellente, signori. E una volta che tutto sarà a posto, il nostro compito sarà semplicemente quello di mantenere la pressione finché i ceti medi e bassi non si piegheranno. Finché baschi e castigliani, andalusi e galiziani non riconosceranno che la Spagna appartiene al popolo della Catalogna. E quando lo faranno, quando il primo ministro sarà costretto a indire nuove elezioni, noi saremo pronti.» I suoi piccoli occhi scuri si spostarono da un volto all'altro prima di posarsi sul raccoglitore di pelle che aveva di fronte. «Pronti con la nostra nuova costituzione... pronti per una nuova Spagna.» Gli altri uomini fecero un cenno d'approvazione con il capo. Miguel e Rodrigo applaudirono piano. Ramirez sentì sulle spalle il peso della storia passata e della storia futura; era una sensazione piacevole. Ignorava che a un ottavo di miglio di distanza sedeva un uomo trasandato con un concetto diverso della storia sulle spalle... e un'arma molto diversa a disposizione.
4 Lunedì, ore 19.15, Madrid, Spagna Aideen era ancora seduta sul divano di pelle quando il commissario Diego Fernandez arrivò. Era un uomo di altezza e corporatura medie, con il viso rubicondo e sbarbato di fresco, a parte un pizzetto ben curato. I suoi capelli neri erano piuttosto lunghi ma ordinati, e sbirciava da dietro un paio di occhiali dalla montatura d'oro. Portava guanti di pelle nera, scarpe scamosciate nere e trench nero. Sotto l'impermeabile aperto indossava un completo grigio scuro. Un assistente chiuse la porta alle sue spalle. Quando la serratura scattò, l'ispettore salutò cortesemente Aideen con un inchino. «Innanzitutto vorrei porgerle le nostre più sentite condoglianze e scuse per il lutto che l'ha colpita», esordì. La sua voce era profonda, con un Tom Clancy
30
1998 - Equilibri Di Potere
marcato accento inglese. «Se c'è qualcosa che io o il mio dipartimento possiamo fare per aiutarla, non esiti a chiederlo.» «Grazie, ispettore», disse Aideen. «Stia certa che le risorse dell'intero corpo di polizia della città di Madrid, come pure degli altri uffici governativi, saranno impiegate per scoprire i responsabili di questo atto atroce.» Aideen alzò lo sguardo verso il commissario. Quell'uomo non poteva parlare con lei. Le forze dell'ordine non potevano cercare l'assassino di qualcuno che conosceva. Gli annunci televisivi e i titoli dei giornali non potevano riguardare una persona con cui si era vestita in una camera d'albergo appena tre ore prima. Benché fosse scampata all'attentato e avesse visto con i propri occhi il corpo di Martha sulla strada, l'esperienza non sembrava reale. Aideen era talmente abituata a cambiare le cose riavvolgendo un nastro per notare un particolare che le era sfuggito o cancellando dati informatici di cui non aveva bisogno - che l'irreversibilità della situazione le pareva impossibile. Ma nella sua testa Aideen sapeva che era successo. E che era irreversibile. Dopo essere stata accompagnata in quella stanza, aveva chiamato l'hotel per avvertire Darrell McCaskey, il quale aveva detto che avrebbe informato l'Op-Center. Il collega le era parso sorprendentemente impassibile - o forse Darrell era sempre così composto. Non lo conosceva abbastanza bene per dirlo. Poi tornò a sedersi cercando di convincersi che la sparatoria era stata un indiscriminato atto di terrorismo e non un'azione mirata. Dopotutto, non era stato come due anni prima a Tijuana, quando il suo amico Odin Gutierrez Rico era stato letteralmente fatto saltare in aria da quattro sicari armati di fucili d'assalto. Rico era un pubblico ministero che dirigeva i processi penali in Baja California. Era un personaggio pubblico che riceveva regolarmente minacce di morte e continuava a sfidare i trafficanti di droga del Paese. La sua morte era stata una tragica perdita, ma non una sorpresa. Era risaputo che i procedimenti giudiziari a carico dei narcotrafficanti non erano tollerati dalla malavita. Martha aveva inventato una storia di copertura nota soltanto a un pugno di funzionari del governo. Era venuta a Madrid per aiutare l'onorevole Serrador a elaborare un piano per impedire che il suo popolo, i baschi, si unissero agli altrettanto nazionalistici catalani in uno sforzo congiunto per distaccarsi dalla Spagna. Le sommosse basche degli anni Ottanta erano state troppo sporadiche per avere successo, ma abbastanza violente da Tom Clancy
31
1998 - Equilibri Di Potere
essere ricordate. Martha e Serrador erano entrambi convinti che una rivolta organizzata da parte di due dei maggiori gruppi etnici del Paese soprattutto se ben armati e meglio preparati che negli anni Ottanta sarebbe stata non soltanto enormemente distruttiva, ma avrebbe avuto buone probabilità di riuscita. Se quello era stato un assassinio premeditato, se Martha era stata il bersaglio, ciò significava che da qualche parte c'era una falla nel sistema. E se c'era una falla, allora il processo di pace correva un serio pericolo. Era una crudele ironia che soltanto poco tempo prima il suo capo avesse insistito affinché nulla interferisse con le trattative. Sai bene cosa c'è in ballo... Allora, ovviamente, Martha era preoccupata per le possibili conseguenze dell'esagerata reazione della sua assistente in strada. Se soltanto quello fosse stato il nostro ostacolo più grande, pensò Aideen. Curiamo i dettagli e finiamo per perdere di vista il quadro generale... «Senorita?» la riscosse l'ispettore. Aideen batté le palpebre. «Sì?» «Si sente bene?» Lo sguardo della giovane donna era fisso oltre il commissario Fernandez, sulle finestre scure. Ma ora lo concentrò sul funzionario di polizia, che era ancora in piedi a un paio di metri da lei, e le sorrideva. «Sì, sto bene», rispose. «Mi deve scusare, ispettore, ma stavo pensando alla mia amica.» «Comprendo», disse l'uomo in tono pacato. «Se non le è di troppo disturbo, potrei rivolgerle qualche domanda?» «Naturalmente.» Si era accasciata in avanti, ma adesso si tirò su a sedere. «Ma prima, ispettore, le spiace dirmi se per caso le telecamere di sorveglianza hanno ripreso qualcosa?» «Purtroppo, no. Il killer si trovava appena fuori dalla loro portata.» «Crede che ne fosse a conoscenza?» «A quanto pare, sì», ammise il commissario. «Sfortunatamente, ci vorrà un po' di tempo per scoprire quali persone avevano accesso a tale informazione... e per interrogarle tutte.» «Capisco», disse Aideen. L'ispettore estrasse un piccolo bloc-notes giallo dalla tasca dell'impermeabile. Il sorriso si spense mentre esaminava alcuni appunti e Tom Clancy
32
1998 - Equilibri Di Potere
sfilava una penna dalla spirale che teneva insieme i fogli. Quando ebbe finito di leggere, guardò Aideen. «Lei e la sua amica siete venute a Madrid in viaggio di piacere?» le domandò. «Sì.» «E avete informato la guardia al cancello che eravate al Congreso de los Diputados per una visita privata.» «Esatto.» «Una visita organizzata da chi?» «Non lo so.» «Prego?» «La mia compagna di viaggio l'aveva programmata tramite un amico negli Stati Uniti», spiegò Aideen. «È in grado di fornirmi il nome di questo amico?» chiese l'ispettore. «Temo di no. Ignoro chi fosse. Ho deciso di partire quasi all'ultimo momento.» «Forse un collega di lavoro?» suggerì l'uomo. «O magari un vicino? Un politico locale?» «Non ne ho idea», insistette Aideen. «Mi rincresce, ispettore, ma non era qualcosa che pensavo mi sarebbe servito sapere.» Il commissario la fissò per un lungo istante, poi abbassò lentamente gli occhi e annotò le sue risposte sul blocchetto. Aideen aveva la netta sensazione che il suo interlocutore non le credesse; lo intuiva dalla piega di disapprovazione della bocca e dalle sopracciglia aggrottate. Detestava dover ostacolare il corso delle indagini. Ma finché non avesse ricevuto istruzioni contrarie da Darrell McCaskey o dall'onorevole Serrador, non poteva far altro che continuare con la sua messa in scena. Il commissario Fernandez passò con aria pensierosa a un foglio bianco del notes. «Ha visto l'uomo che vi ha assalito?» «Non l'ho visto in faccia», rispose lei. «Ha scattato una foto con il flash appena prima di estrarre l'arma.» «Ha sentito profumo di acqua di Colonia? Di dopobarba?» «No.» «Ha notato la macchina fotografica? La marca?» Tom Clancy
33
1998 - Equilibri Di Potere
«No, non ero abbastanza vicina... e poi c'è stata la luce del flash. Ho visto soltanto i suoi abiti.» «Ah!» esclamò Fernandez, avanzando impazientemente di un passo. «Può descrivermeli?» Aideen trasse un lungo respiro e chiuse gli occhi. «Indossava un giubbotto di denim attillato e un cappellino da baseball. Un cappellino blu scuro o nero, con la visiera davanti. Aveva dei calzoni larghi color cachi e scarpe nere. Direi che era giovane, ma di questo non sono del tutto certa.» «Che cosa le ha dato quest'impressione?» Aideen riaprì gli occhi. «Qualcosa nel suo atteggiamento... le gambe divaricate, le spalle dritte, la testa eretta... era forte, padrone di sé.» «Questo atteggiamento non le era nuovo?» indagò l'ispettore. «No», rispose Aideen. Il killer le aveva ricordato uno Striker, sebbene per ovvie ragioni non potesse dirlo. «Vicino al college che frequentavo c'era una base del ROTC» mentì. «Corpo di addestramento degli ufficiali della riserva. L'assassino aveva il portamento di un soldato. O comunque di qualcuno che fosse pratico nel maneggiare le armi.» Il funzionario di polizia prese nota nel suo taccuino. «L'omicida non le ha detto niente?» «No.» «Ha urlato qualcosa... uno slogan, una minaccia?» «No.» «Ha notato il tipo di arma che ha usato?» «No, mi spiace. Solo che era una pistola.» «Un revolver?» «Non saprei», mentì di nuovo Aideen. Era un'automatica, ma non voleva che l'ispettore sapesse che se ne intendeva abbastanza per riconoscerla. «C'è stata una pausa tra gli spari?» «Mi pare di sì.» «Il rumore è stato forte?» «Non molto. Anzi, era stranamente smorzato.» L'arma era silenziata, ma ancora una volta preferiva non rivelare al commissario che lo sapeva. «Probabilmente la pistola era dotata di silenziatore», osservò lui. «Ha visto l'auto che è servita per la fuga?» «Sì», fece Aideen. «Era una berlina nera. Non ho riconosciuto il modello.» «Era pulita o sporca?» «Una via di mezzo.» «Da quale direzione proveniva?» chiese Fernandez. «Credo che aspettasse il killer lungo la strada», rispose Aideen. «A che distanza?» Tom Clancy
34
1998 - Equilibri Di Potere
«Venti o trenta metri. Ho notato che procedeva lentamente lungo il cordone del marciapiede alcuni secondi prima che l'uomo aprisse il fuoco.» «Non è partito nessun colpo dalla vettura?» «Non penso. Gli unici lampi che ho visto venivano dalla pistola.» «Lei si trovava dietro l'altra vittima, il postino, durante buona parte dell'attacco. E stava coscienziosamente cercando di tamponargli la ferita. Può darsi che non si sia accorta di un secondo tiratore.» «Credo di poterlo escludere. Ero dietro di lui soltanto alla fine. A proposito, mi dica... come sta quel signore? Se la caverà?» «Purtroppo è morto, senorita.» Aideen abbassò lo sguardo. «Mi spiace.» «Ha fatto tutto ciò che poteva per aiutarlo», la consolò l'ispettore. «Non ha nulla da rimproverarsi.» «Nulla», mormorò lei, «tranne essermi spostata in quella direzione. Aveva famiglia?» «Il senor Suarez manteneva una moglie, un figlio piccolo e una madre.» Aideen sentì le tempie stringersi mentre nuove lacrime si formavano dietro i suoi occhi. Non soltanto non era riuscita a fare niente per aiutare Martha, ma la decisione istintiva di sviare il fuoco del killer era costata la vita a un uomo innocente. A posteriori, avrebbe dovuto gettarsi dalla parte opposta. Forse avrebbe potuto frapporre il suo corpo tra Martha e l'assassino o tentare di trascinare la donna ferita al riparo di quella dannata guardiola. Avrebbe dovuto fare qualunque cosa, eccetto quello che aveva fatto. «Desidera un bicchiere d'acqua?» domandò l'ispettore. «No, la ringrazio. Sto bene.» L'uomo annuì. Misurò per qualche istante la stanza fissando il pavimento prima di riportare lo sguardo sulla giovane donna. «Senorita», disse, «ritiene che lei e la sua amica foste i bersagli del killer?» «Ritengo di sì», replicò Aideen. Si era aspettata quella domanda, e ora voleva essere molto cauta nelle risposte. «Ha idea del perché?» «No.» «Ha dei sospetti? È per caso coinvolta in attività politiche di qualche tipo? Appartiene a qualche organizzazione?» Lei scosse il capo. Qualcuno bussò alla porta. L'ispettore lo ignorò. Tom Clancy
35
1998 - Equilibri Di Potere
Scrutò Aideen con durezza, in silenzio. «Senorita Temblón», disse infine. «Deve perdonare la mia insistenza in un momento per lei tanto difficile, ma c'è un assassino libero nelle vie della mia città, e io voglio prenderlo. Non le viene in mente nessuna ragione per cui qualcuno avrebbe voluto uccidere lei o la sua amica?» «Comisario», ribatté Aideen, «non sono mai venuta in Spagna, e non conosco nessuno qui. La mia compagna c'è già stata anni fa, ma non ha... non aveva... né amici né nemici, che io sappia.» Ci fu un secondo colpo alla porta. L'ispettore andò ad aprire. Aideen non riusciva a vedere chi ci fosse di fuori. «Comisario», disse una voce d'uomo, «l'onorevole Serrador desidera che la donna venga accompagnata subito nel suo ufficio.» «Davvero?» Fernandez si voltò a guardare Aideen. I suoi occhi si strinsero leggermente. «Forse, senorita, l'onorevole intende presentarle di persona le sue condoglianze per questa terribile tragedia.» Lei rimase in silenzio. «O forse c'è qualche altro motivo per questa convocazione?» insinuò l'ispettore. Aideen si alzò. «Se c'è, ispettore Fernandez, lo scoprirò solo quando lo vedrò.» L'ispettore chiuse il bloc-notes e chinò gentilmente il capo. Se era irritato con lei, non lo dava a vedere. La ringraziò per la collaborazione, tornò a scusarsi per quanto era accaduto, quindi tese il braccio verso la porta. Aideen uscì dalla stanza, dove trovò ad attenderla lo stesso sergente che l'aveva condotta lì in precedenza. L'uomo la salutò con un inchino e insieme si diressero lungo il corridoio. Aideen era dispiaciuta per Fernandez. Il commissario di polizia aveva un'indagine da condurre, e lei non gli aveva fornito elementi utili per portarla avanti. Ma come aveva rimarcato Martha, vigevano delle regole in ogni società e in ogni strato sociale. E qualunque fosse la nazione, malgrado costituzioni, controlli ed equilibri, le regole per il governo erano sempre diverse. Formule come «segreto di Stato» precludevano di fatto qualunque inchiesta, per quanto legale. Sfortunatamente, in molti casi - e questo era uno di quelli - l'ostruzionismo era necessario e legittimo. L'ufficio dell'onorevole Serrador era situato a poca distanza lungo il corridoio. Le dimensioni e l'arredo erano più o meno identici a quelli del locale che Aideen aveva appena lasciato, sebbene non mancassero dei tocTom Clancy
36
1998 - Equilibri Di Potere
chi personali. Su tre delle pareti campeggiavano manifesti incorniciati dell'arena per le corride di Madrid, la Plaza de las Ventas. Sulla quarta parete, dietro la scrivania, erano appese, anch'esse incorniciate, delle prime pagine di giornali che descrivevano le attività basche durante gli anni Ottanta. Foto di famiglia facevano bella mostra di sé sopra scaffali posti in giro per la stanza. Quando Aideen varcò la soglia, l'onorevole Serrador era seduto alla scrivania, e Darrell McCaskey su un divano. Al suo ingresso, si alzarono entrambi in piedi. Serrador uscì maestosamente da dietro la scrivania con le braccia tese e un'aria di viva partecipazione sul volto. I suoi occhi castani erano afflitti sotto le sopracciglia grigie. La fronte alta e scura era aggrottata sotto i capelli bianchi lisciati all'indietro e la bocca larga era piegata all'ingiù. Le sue mani grandi e morbide si chiusero delicatamente intorno a quelle di Aideen. «Signorina Marley, sono profondamente addolorato», disse. «Tuttavia la pena che provo è mitigata dal fatto che lei sia illesa.» «Grazie, onorevole», rispose Aideen. Guardò McCaskey. Il piccolo, asciutto e prematuramente grigio ex agente dell'FBI se ne stava rigido con le mani giunte davanti all'inguine. Non mostrava quel tipo di partecipazione diplomatica ostentato da Serrador; la sua espressione era grave e tirata. «Darrell», disse la ragazza. «Come stai?» «Sono stato meglio, Aideen. Tu piuttosto stai bene?» «Non proprio. Ho fallito, Darrell.» «Che vuoi dire?» «Avrei dovuto reagire... diversamente.» L'emozione la soffocava. «Ho visto quello che stava accadendo e ho combinato un pasticcio. Non sono stata all'altezza, Darrell.» «È un'assurdità. Sei già stata fortunata a evitare di essere colpita.» «A spese della vita di un altro essere umano...» «Era inevitabile.» «Il signor McCaskey ha ragione», intervenne Serrador, che teneva ancora le mani di Aideen tra le sue. «Non deve prendersela con se stessa. Queste cose sono sempre più chiare con... come lo chiamate? Con il senno di poi.» «È proprio così che lo chiamiamo», confermò McCaskey con malcelata irritazione. «Tutto risulta sempre più chiaro a posteriori.» Aideen gli lanciò un'occhiata interrogativa. «Darrell, cosa c'è che non Tom Clancy
37
1998 - Equilibri Di Potere
va?» «Niente. Niente a parte il fatto che l'onorevole Serrador è restio a intavolare qualunque discussione, per il momento.» «Cosa?» «Sarebbe inopportuno», affermò il deputato. «Non siamo d'accordo», replicò McCaskey. Guardò Aideen. «L'onorevole dice che l'accordo era stato preso con Martha. Che erano la sua esperienza e il suo bagaglio etnico che la rendevano idonea a persuadere baschi e catalani a prendere in considerazione la mediazione americana.» Aideen fissò Serrador. «Martha era un diplomatico stimato e molto abile...» «Una donna notevole», dichiarò Serrador con enfasi. «Sì, ma per quanto Martha fosse dotata come negoziatrice, non era indispensabile», proseguì lei. Il deputato fece un passo indietro con aria di riprovazione. «Lei mi delude, senorita.» «Davvero?» «La sua collega è appena stata uccisa.» «Mi spiace, onorevole», disse Aideen, «ma il punto in discussione non è il mio senso dell'opportunità...» «È vero», fece Serrador. «I punti in discussione sono esperienza e sicurezza. E finché non sarò convinto che abbiamo entrambi, i colloqui verranno rimandati. Non cancellati, senor McCaskey, senorita Marley. Semplicemente posticipati.» «Onorevole, sa bene quanto me che forse non c'è tempo per un rinvio», osservò Darrell. «Prima dell'arrivo della signorina Marley, le stavo parlando delle sue credenziali, cercando di convincerla che le trattative possono proseguire. La signorina Marley ha esperienza, e non è affatto timida, come può vedere lei stesso.» Serrador gettò uno sguardo di disapprovazione alla donna. «Possiamo andare avanti», riprese McCaskey. «Quanto alla sicurezza, supponiamo per un momento che la notizia dell'incontro sia trapelata. Che Martha fosse il bersaglio dell'assassinio. Questo che cosa significa? Che qualcuno vuole spaventare i diplomatici americani. Vogliono vedere il suo Paese andare a pezzi.» «Forse il fine non è nemmeno politico», osservò Aideen. «Martha pensa... pensava che forse qualcuno sta sperando di fare dei soldi approfittando di una secessione armata.» Tom Clancy
38
1998 - Equilibri Di Potere
Serrador si schiarì la gola e girò lo sguardo verso la scrivania. «Onorevole, la prego», disse McCaskey. «Si metta a sedere con noi. Ci riveli quello che sa. Porteremo indietro l'informazione con noi e la aiuteremo a mettere a punto un piano prima che sia troppo tardi.» Serrador scrollò lentamente la testa. «Ho già parlato con i miei alleati alla Camera. Sono ancora più riluttanti di me a coinvolgervi in questo momento. Deve capire, signor McCaskey. Stavamo dialogando con i vari movimenti separatisti prima di oggi... e lo faremo ancora. La mia personale speranza era che se gli Stati Uniti avessero partecipato alle trattative non ufficialmente, e i leader di entrambi gli schieramenti fossero stati persuasi a fare delle concessioni, la Spagna avrebbe potuto essere salvata. Ora temo che dovremo cercare di risolvere il problema internamente.» «E come crede che andrà a finire?» chiese Aideen. «Non lo so», rispose il parlamentare. «So soltanto, e me ne rincresce, che il vostro intervento nel processo deve concludersi qui.» «Già», ribatté lei. «Grazie alla morte di una persona coraggiosa... e al voltafaccia di una persona che non lo è altrettanto.» «Aideen!» esclamò Darrell. Serrador sollevò una mano. «È tutto a posto, signor McCaskey. La signorina Marley è comprensibilmente agitata. Le suggerisco di riaccompagnarla in albergo.» Aideen gli scoccò un'occhiata torva. Non aveva intenzione di farsi tappare la bocca, né di usare il tatto. «Benissimo», disse. «Giochi pure la partita con prudenza, onorevole. Ma non dimentichi questo. Quando avevo a che fare con le fazioni rivoluzionarie in Messico, i risultati erano sempre gli stessi. Il governo finiva inevitabilmente per ricorrere alla forza per sgominare i rivoltosi. Ma questo non era mai sufficiente per annientarli del tutto, ovviamente, e i ribelli si rifugiavano nella clandestinità. Non prosperavano, ma non morivano. A morire erano solo le persone che si trovavano nel fuoco incrociato. Ed è quello che succederà anche qui, onorevole Serrador. Non si possono schiacciare secoli di risentimento senza uno stivale molto, molto grande.» «Ah. Lei ha la sfera di cristallo.» «No», replicò brusca Aideen. «Ho solamente un po' di esperienza nella psicologia dell'oppressione.» «In Messico», puntualizzò Serrador. «Non in Spagna. Tom Clancy
39
1998 - Equilibri Di Potere
Scoprirà che qui la gente non si divide soltanto in ricchi e poveri, ma difende con passione il proprio retaggio.» «Aideen», disse McCaskey in tono aspro, tagliente. «Adesso basta. Nessuno sa che cosa accadrà, da nessuna parte. Questa doveva essere la funzione degli incontri. Dovevano servire a indagare sui fatti, a condividere le idee, rappresentare un'occasione per trovare una soluzione pacifica alle tensioni.» «E queste discussioni esplorative forse si faranno», affermò Serrador, che aveva ripreso il suo contegno diplomatico. «Non vorrei mancare di rispetto alla vostra collega scomparsa, ma abbiamo perso solo un'opportunità. Ci saranno altri modi per evitare spargimenti di sangue. La nostra preoccupazione più immediata è scoprire i responsabili di questo crimine e come l'informazione sia trapelata dal mio ufficio. Poi... vedremo.» «Potrebbero volerci settimane, mesi», obiettò Darrell. «Mentre la fretta, senor McCaskey, potrebbe costarci molte vite.» «Sono disposta a correre il rischio», mormorò Aideen. «Il costo della rinuncia e dell'inattività può essere molto più alto.» Serrador andò dietro la scrivania. «La prudenza non è nessuna di queste due cose.» Premette un tasto sul telefono. «Ho cercato l'aiuto della distinta senorita Mackall. Lei purtroppo ci è stata tolta. Ho cercato e forse cercherò ancora l'aiuto degli Stati Uniti. Sarà ancora disponibile, senor McCaskey, se dovessi richiederlo?» «Sa bene che lo sarà», assicurò Darrell. Serrador chinò il capo. «Gracias.» «De nada», rispose McCaskey. La porta si aprì. Un giovane assistente in abito scuro mise piede nell'ufficio, restando con le braccia rigide lungo i fianchi. «Hernandez», gli disse il deputato, «ti spiace accompagnare fuori i nostri ospiti attraverso l'ingresso privato e dire al mio autista di provvedere affinché arrivino sani e salvi al loro hotel?» Guardò McCaskey. «È lì che desiderate andare?» «Per il momento, sì. Se fosse possibile, in seguito vorrei recarmi ovunque venga svolta l'indagine.» «Capisco. Lei ha un passato nelle forze dell'ordine, se non ricordo male.» «Esatto. Ho trascorso molto tempo lavorando con l'Interpol quando ero Tom Clancy
40
1998 - Equilibri Di Potere
all'FBI.» Serrador annuì. «Farò in modo di soddisfare la sua richiesta. C'è altro che posso fare per voi?» McCaskey scosse il capo. Aideen non si mosse; era furibonda. Di nuovo politica. Niente leadership, niente lungimiranza. Solo un cauto «T-step», come erano soliti chiamare un piccolo passo di danza a Boston. Avrebbe tanto voluto aver conservato un po' di mierda de perro per quel colloquio. «La mia automobile è a prova di proiettile, e due guardie vi scorteranno», continuò il deputato. «Sarete al sicuro. Nel frattempo, parlerò con i miei colleghi che dovevano partecipare all'incontro odierno. Vi contatterò tra pochi giorni... a Washington, immagino... per farvi sapere se e come intendiamo procedere.» «D'accordo», disse McCaskey. «Vi ringrazio.» Serrador abbozzò un sorriso. «Vi ringrazio davvero tanto.» Il parlamentare tese la mano sopra la grande scrivania di mogano. McCaskey gliela strinse. Poi Serrador allungò la mano verso Aideen, che la strinse a sua volta, brevemente. Non c'era cordialità nella rapida occhiata che si scambiarono. McCaskey posò una mano sulla schiena di Aideen, un po' guidandola e un po' spingendola fuori dalla porta. Percorsero in silenzio il corridoio. Quando furono a bordo della limousine del deputato, Darrell si voltò verso la giovane collega. «Dunque.» «Dunque. Vai avanti. Dimmi che ho passato il segno.» «Lo hai fatto.» «Lo so, e mi dispiace. Tornerò a casa con il prossimo volo.» Stava diventando il tema del giorno. O forse era qualcosa di più profondo; la torre d'avorio della diplomazia non era un ambiente adatto a lei. «Non voglio farti questo», disse Darrell. «Hai passato il segno, ma si dà il caso che sia d'accordo con quanto hai detto. Non credo che il nostro casuale giochetto dello sbirro buono e dello sbirro cattivo abbia funzionato, ma ha del potenziale.» Lei lo guardò. «Eri d'accordo con me?» «Abbastanza. Aspettiamo di chiamare casa e vedere cosa ha da dire il resto del clan.» Aideen assentì con il capo. Sapeva che quella era solo parte della ragione per cui McCaskey non voleva parlare. Gli autisti delle limousine non erano mai invisibili come presumevano i passeggeri: vedevano e Tom Clancy
41
1998 - Equilibri Di Potere
sentivano tutto. E alzare il divisorio non avrebbe garantito la privacy. C'erano buone probabilità che nella vettura ci fossero delle cimici e che le loro parole venissero ascoltate. Perciò, prima di continuare la conversazione, attesero di trovarsi nella camera d'albergo di McCaskey, dove lui aveva installato un piccolo generatore elettromagnetico ideato da Matt Stoll, il genio tecnologico dell'Op-Center. L'unità, all'incirca della forma e delle dimensioni di un lettore CD portatile, emetteva un impulso che disturbava i segnali elettronici in un raggio di tre metri e li trasformava in «farfugliamenti», come li aveva descritti Stoll. Computer, registratori o altri apparecchi digitali fuori dalla sua portata restavano indenni. Darrell e Aideen sedettero sul bordo del letto con l'Uovo, così l'avevano soprannominato, in mezzo a loro. «L'onorevole Serrador ritiene che non ci sia molto che possiamo fare senza cooperazione da parte sua», disse McCaskey. «Già», fece Aideen con amarezza. «Forse potremo riuscire a sorprenderlo.» «Forse sarà necessario sorprenderlo.» «Questo è vero», ammise McCaskey. Guardò la collega. «C'è altro prima che chiami il capo?» Aideen fece segno di no con la testa, ma non era del tutto sincera. C'erano un mucchio di cose che avrebbe voluto dire. La sua esperienza in Messico le aveva insegnato, tra l'altro, a riconoscere quando qualcosa non quadrava. E qui c'era qualcosa che non quadrava. A far scoccare la scintilla del dubbio nell'ufficio del deputato non era stato soltanto lo strascico emotivo della morte di Martha. Era stato il repentino dietrofront di Serrador, il suo rifiuto a collaborare che rasentava l'ostruzionismo. Se l'assassinio di Martha era stato premeditato - e l'istinto le diceva che era così - Serrador temeva di essere il prossimo bersaglio? In tal caso, perché non aveva rafforzato le misure di sicurezza? Perché i corridoi che portavano al suo ufficio erano così vuoti? E perché presumeva - come aveva lasciato chiaramente intendere - che la notizia della sospensione dei colloqui sarebbe giunta a conoscenza dei mandanti dell'attentato? Come poteva essere tanto sicuro che l'informazione sarebbe trapelata? McCaskey si alzò e andò verso il telefono, che si trovava al di fuori della portata del generatore d'impulsi. Mentre ascoltava il sommesso ronzio dell'Uovo, Aideen guardò attraverso la finestra dell'undicesimo piano i lampioni lontani. Il suo spirito era ancora troppo abbattuto, le emozioni troppo vive per mettersi subito a indagare la questione. Ma di una cosa era Tom Clancy
42
1998 - Equilibri Di Potere
certa. Se anche quelle erano le regole con cui operavano i leader spagnoli, trasgredivano due o tre delle sue regole. Primo, non sparare alle persone che sono qui per aiutarti. Secondo, se la loro eliminazione serve al tuo scopo, allora stai violando la regola numero tre: gli americani specialmente questa americana - rispondono al fuoco.
5 Lunedì, ore 19.21, San Sebastiàn, Spagna Lo scafo del piccolo peschereccio era verniciato di fresco. Il puzzo di vernice pervadeva la stiva angusta e fiocamente illuminata, sopraffacendo anche l'odore della sigaretta arrotolata a mano che Adolfo Alcazar stava fumando e quello forte e caratteristico di gomma umida della muta appesa a un gancio dietro la porta chiusa. La pittura dello scafo era un lusso che il pescatore in realtà non poteva permettersi, ma che era stato necessario. Avrebbero potuto esserci altre missioni, e quindi non poteva nemmeno permettersi di restare fermo in un bacino di carenaggio a sostituire tavole marce. Quando aveva accettato di lavorare per il Generale, Adolfo sapeva che la vecchia imbarcazione avrebbe dovuto durare per tutto il tempo richiesto da questa faccenda. E se qualcosa fosse andato storto, avrebbe anche potuto essere un bel po'. Del resto, uno non poteva mandare a monte una scalata al potere e orchestrare una controrivoluzione in una sola notte... e con un singolo attacco. Neppure se si trattava di un grosso attacco come quello. Anche se il Generale vuole provarci, pensò Adolfo con profonda e sincera ammirazione. E se c'era qualcuno in grado di mettere in atto in un sol giorno un colpo di Stato ai danni di uno dei maggiori governi del mondo, questo era il Generale. Si udì un clic. L'uomo basso e muscoloso smise di guardare nel vuoto e rivolse la sua attenzione al registratore sopra il tavolo di legno accanto a lui. Appoggiò la sigaretta in un arrugginito portacenere di latta e tornò a sedersi sulla sedia pieghevole. Premette PLAY e ascoltò attraverso la cuffia per assicurarsi che il comando a distanza avesse captato i suoni. Il tecnico del Generale, l'uomo di Pamplona che gli aveva fornito l'apparecchiatura, aveva detto che gli strumenti erano estremamente precisi. Se adeguatamente calibrati, avrebbero registrato le voci sopra lo sciabordio delle onde dell'oceano e il brontolio del motore del peschereccio. Tom Clancy
43
1998 - Equilibri Di Potere
Aveva ragione. La registrazione era ottima. Dopo meno di un minuto di silenzio, Adolfo Alcazar sentì una voce metallica ma distinta annunciare: «Missione compiuta». La frase venne seguita da quello che sembrava un crepitio. No, si rese conto Adolfo ascoltando con più attenzione. Non erano scariche statiche. Era un applauso. Gli uomini a bordo dello yacht stavano battendo le mani. Adolfo sorrise. Nonostante tutta la loro ricchezza, tutti i loro piani, tutta la loro esperienza nella gestione delle loro sanguinarie familias, quegli individui erano degli sciocchi che non sospettavano di nulla. Il pescatore era lieto di constatare che il denaro non li aveva resi scaltri... solo compiaciuti. Ed era anche contento che il Generale avesse avuto ragione. Il Generale aveva sempre ragione. Aveva avuto ragione quando aveva tentato di armare i baschi per ungere le ruote della rivoluzione. E aveva avuto ragione a tirarsi indietro quando avevano iniziato a combattere gli uni contro gli altri, separatisti contro antiseparatisti, uccidendosi e sviando l'attenzione dall'autentica lotta rivoluzionaria. Il piccolo «orecchio» a forma di parabola che il pescatore aveva piazzato in cima alla cabina del suo natante, giusto dietro il fanale di via, aveva captato ogni parola della conversazione tra quell'attivo, l'altero Esteban Ramirez, e i suoi altrettanto boriosi compadres a bordo del Veridico. Adolfo fermò la cassetta e la riavvolse. Il sorriso svanì dal suo volto mentre si voltava verso un'altra unità posta direttamente alla sua destra. Il dispositivo era leggermente più piccolo del registratore. Era una scatola lunga una trentina di centimetri, larga dodici e alta dieci, fatta di acciaio di Pittsburgh. Nella remota eventualità che fosse stata ritrovata, ciò avrebbe costituito una prova «metallurgica» del suo Paese di origine. Ramirez, il traditore, aveva legami con la CIA, e una volta impadronitosi del potere il Generale avrebbe sempre potuto accusare gli americani di aver tolto di mezzo un collaboratore divenuto inutile e scomodo. Sul lato superiore della scatola c'era una spia verde, e sotto di questa una spia rossa. La lucetta verde lampeggiava. Più in basso c'erano due pulsanti quadrati bianchi; sotto quello superiore, già premuto, era attaccato un pezzetto di nastro adesivo con la parola ARMARE scritta in inchiostro blu. Un altro pezzo di nastro sotto il secondo bottone, non ancora azionato, recava la scritta DETONARE. L'esperto di elettronica del Generale aveva consegnato il dispositivo ad Adolfo insieme ad alcune mattonelle di esplosivo al Tom Clancy
44
1998 - Equilibri Di Potere
plastico dell'esercito americano e una capsula detonante comandata a distanza. Il pescatore aveva fissato duecento grammi di C-4 e il detonatore alla carena dello yacht prima che lasciasse il porto. L'esplosione delle cariche avrebbe squarciato lo scafo a una velocità di ottomila metri al secondo, quasi quattro volte superiore rispetto a quella prodotta da un pari quantitativo di dinamite. Il giovane uomo si passò una mano callosa tra i capelli neri e ricci, poi gettò uno sguardo all'orologio. Esteban Ramirez, il facoltoso figlio di puttana che aveva intenzione di trascinarli tutti sotto il giogo ferreo delle sue ricche coorti catalane, aveva detto che il killer sarebbe arrivato all'aeroporto nel giro di un'ora. Non appena udite quelle parole, Adolfo aveva utilizzato la radio per le comunicazioni da bordo a terra per trasmettere l'informazione ai suoi compagni nei Pirenei nordoccidentali, Daniela, Vicente e Alejandro. Questi si erano affrettati a raggiungere l'aeroporto, situato fuori Bilbao, centodieci chilometri più a est. Qualche minuto prima gli avevano comunicato che il velivolo era atterrato, e che uno dei tirapiedi di Ramirez avrebbe condotto l'assassino al panfilo. Degli altri membri della familia si sarebbero occupati in seguito, sempre che non fossero presi dal panico e si disperdessero di propria iniziativa. A differenza di Adolfo, molti di quei bastardi erano efficaci solo quando agivano in bande numerose e feroci. Adolfo prese la sigaretta, le diede un'ultima tirata, poi la spense. Levò l'audiocassetta dal registratore e la fece scivolare nel taschino della camicia, sotto il pesante maglione nero. Nel farlo, la sua mano sfiorò la fondina in cui teneva una Beretta 9mm. L'arma era stata usata dai SEAL della marina americana in Iraq e recuperata dalle forze della coalizione. Era giunta nelle mani del Generale attraverso i trafficanti d'armi siriani. Adolfo inserì nel registratore un nastro di musica catalana e premette PLAY. Il primo brano s'intitolava Salou, un pezzo per due chitarre, ed era un peana dedicato alla magnifica fontana illuminata della bella città a sud di Barcellona. Il giovane lo ascoltò per un momento, canticchiando a bocca chiusa il motivo cadenzato. Una chitarra suonava la melodia, mentre l'altra l'accompagnava con dei pizzicati che ricordavano le gocce d'acqua che cadevano nella fontana. La musica eseguita dai due strumenti era incantevole. Con riluttanza, Adolfo spense il registratore. Trasse un breve respiro e afferrò il detonatore, quindi smorzò la lampada a batteria che penzolava da Tom Clancy
45
1998 - Equilibri Di Potere
un gancio sopra la sua testa e salì i gradini che portavano in coperta. La luna era scivolata dietro una stretta fila di nubi. Questo era un bene. I membri dell'equipaggio dello yacht probabilmente non avrebbero comunque fatto caso a un peschereccio a quasi duecento metri di distanza dal loro fianco sinistro. I pescatori spesso in quelle acque pescavano a traina. Ma se la luna era nascosta, la possibilità che lo vedessero era ancora minore. Adolfo osservò il panfilo; era buio, a parte le luci di posizione e un bagliore dietro la tenda tirata dell'oblò della cabina centrale. Dopo qualche minuto Adolfo udì alle sue spalle il rombo smorzato di un motore. Si voltò e vide una piccola sagoma scura dirigersi verso lo yacht. Viaggiava a circa quaranta miglia all'ora. Dal rumore secco e leggero che produceva lo scafo solcando l'acqua, Adolfo stimò che si trattasse di un piccolo motoscafo biposto. Lo osservò accostare al fianco del panfilo. Una scala di corda venne calata dal ponte. Un uomo si alzò barcollando dal sedile del passeggero. Doveva essere il killer. Il detonatore era viscido nella mano sudata di Adolfo. Lo strinse ancora più forte, il dito che indugiava sul pulsante inferiore. Il mare era insolitamente mosso; sembrava riflettere i tempi, torbidi e agitati sotto la superficie. Passavano solo quattro o cinque secondi tra il culmine di una rollata e quello successivo, ma Adolfo stava in equilibrio sul bordo del ponte oscillante con la salda compostezza dell'esperto pescatore. Secondo il Generale, era indispensabile posizionarsi in una linea diretta e priva di ostacoli con il plastico. Avrebbero potuto fornirgli un congegno più sofisticato di quel semplice trasmettitore, che presentava però il vantaggio di essere più comunemente reperibile e meno facile da rintracciare. Adolfo osservò lo yacht rollare dolcemente. L'assassino iniziò a salire in modo incerto la scaletta e il motoscafo si allontanò per evitare di farsi sballottare dalle onde dell'imbarcazione più grande. Una figura apparve in coperta. Era un uomo grasso con in bocca un sigaro, chiaramente non un membro dell'equipaggio. Adolfo rimase in attesa. Sapeva esattamente dove aveva piazzato le cariche esplosive, e conosceva anche l'istante preciso in cui sarebbero state esposte dal rollio del panfilo. Lo yacht si piegò sul lato destro, poi su quello sinistro. Adolfo abbassò il pollice sul pulsante. Un'altra rollata, si disse. L'imbarcazione restò inclinata a babordo per un breve momento, quindi si raddrizzò con grazia Tom Clancy
46
1998 - Equilibri Di Potere
per un attimo prima di abbassarsi di nuovo a dritta. Lo scafo si sollevò, rivelando la zona sotto la linea di galleggiamento. Era buio e Adolfo non poteva vederlo, ma il pacchetto che aveva lasciato era là. Spinse a fondo il pulsante con il pollice. La spia verde sulla scatola si spense, quella rossa si accese. La fiancata sinistra dello yacht esplose con un lampo bianco e giallo. L'uomo sulla scaletta si dissolse mentre la deflagrazione seguiva una linea quasi retta da prua a poppa. Il tizio con il sigaro volò via, inghiottito dall'oscurità, e il ponte si accartocciò verso l'interno mentre l'intera imbarcazione tremava. Schegge di legno, scaglie di fibra di vetro e pezzi di metallo contorto schizzarono verso l'alto cavalcando lo spostamento d'aria. Frammenti fiammeggianti tracciarono archi luminosi nel cielo mentre rottami scagliati dritti sulla superficie marina cadevano con un tonfo in acqua e sfrigolavano a pochi metri dal peschereccio di Adolfo. Spesse coltri di fumo si levarono dallo squarcio nello scafo finché il panfilo non sbandò a sinistra, poi si trasformarono in vapore. Lo yacht parve bloccarsi per un istante mentre l'acqua irrompeva attraverso l'enorme falla; Adolfo poteva sentire il caratteristico, sordo boato del mare che si riversava all'interno. Poi l'imbarcazione si rovesciò su un fianco. Meno di mezzo minuto dopo, l'ondata provocata dal capovolgimento scosse bruscamente il peschereccio. Adolfo mantenne agevolmente l'equilibrio. La luna tornò a spuntare da dietro le nuvole, la sua splendente immagine che tremolava inquieta sulle onde. Il giovane pescatore lasciò cadere in acqua il detonatore e tornò di corsa in cabina. Comunicò via radio ai suoi complici che l'operazione era stata portata a termine, poi andò alla ruota del timone e diresse l'imbarcazione verso il relitto. Voleva poter raccontare agli investigatori che era accorso sulla scena del disastro in cerca di sopravvissuti. Percepì il peso della Beretta 9mm sotto il maglione. Voleva anche accertarsi che non ci fossero superstiti.
6 Lunedì, ore 13.44, Washington, D.C. Il capo dell'intelligence Bob Herbert era di umore cupo quando arrivò nel luminoso ufficio privo di finestre di Paul Hood. Quella malinconica disposizione di spirito, che contrastava con la calda fluorescenza delle luci Tom Clancy
47
1998 - Equilibri Di Potere
sul soffitto, gli era sin troppo familiare. Non era trascorso molto tempo da quando avevano lamentato la scomparsa di due membri dello Striker Team: Bass Moore, ucciso in Corea del Nord, e il tenente colonnello Charles Squires, che aveva perso la vita in Siberia tentando di prevenire una seconda rivoluzione russa. Per Herbert, le risorse psicologiche necessarie per trattare con la morte erano estremamente raffinate. Ogniqualvolta apprendeva della dipartita di qualche nemico del suo Paese - o quando si era reso necessario, agli inizi della sua carriera nei servizi segreti, partecipare a qualcuna di quelle uccisioni - non aveva problemi di alcun tipo. La vita e la sicurezza della sua patria venivano prima di qualunque altra considerazione. Come Herbert, aveva ripetuto molte volte: «Le azioni sono sporche, ma la mia coscienza è pulita». Ma questo era diverso. Sebbene fossero passati quasi sedici anni da quando la moglie di Herbert, Yvonne, era rimasta uccisa nell'attentato contro l'ambasciata americana a Beirut, lui non aveva mai smesso di piangere la sua morte. La perdita gli pareva ancora recente. Troppo recente, pensava quasi ogni notte dal giorno dell'attacco terrorista. Tutti i luoghi che avevano frequentato insieme - ristoranti, cinema, persino la panchina di un parco - erano divenuti per lui dei santuari. Ogni volta che andava a dormire, fissava la sua foto sul comodino. Alcune notti il ritratto in cornice era rischiarato dalla luna, altre era soltanto una forma scura. Ma che fosse illuminata o buia, vista o ricordata, nel bene e nel male, "Yvonne non lasciava mai il suo fianco. E non lasciava mai i suoi pensieri. Herbert si era da tempo adattato al fatto di aver perso le gambe nell'esplosione di Beirut. A dire il vero, si era molto più che adattato. La sua carrozzella e tutte le comodità elettroniche di cui era dotata sembravano ormai parte integrante del suo corpo. Ma non si era mai abituato alla perdita di Yvonne. Yvonne era stata sua collega alla CIA - un nemico formidabile, un'amica devota e la persona più spiritosa che avesse mai conosciuto. Lei era stata il suo amore, la sua vita. Quando erano insieme, anche sul lavoro, i confini fisici dell'universo sembravano minuscoli. Erano definiti dai suoi occhi e dalla curva del suo collo, dal calore delle dita delle mani e dalla giocosità di quelle dei piedi. Ma che universo ricco e pieno era stato! Così ricco che c'erano ancora mattine in cui, mezzo addormentato, Herbert allungava la mano sotto il suo cuscino, cercando la sua. E non trovandola, stringeva il Tom Clancy
48
1998 - Equilibri Di Potere
guanciale tra le dita vuote e malediceva in silenzio gli assassini che gliel'avevano portata via. Assassini che erano rimasti impuniti. Che potevano ancora godere delle loro vite e dei loro amori. Adesso Herbert doveva piangere la perdita di Martha Mackall. Si sentiva in colpa. Una parte di lui era contenta che il dolore fosse condiviso da molti. Il lutto poteva essere un luogo molto oppressivo e solitario in cui stare. Meno colpevolmente, Herbert non era però disposto a cantare le lodi dei defunti solo perché erano tali, e ne avrebbe ascoltate a profusione nei giorni e nelle settimane a venire. Gli elogi in parte sarebbero stati fondati. Ma solo in parte. Martha era stata una delle colonne dell'Op-Center sin da quando l'organizzazione aveva mosso i primi passi. A prescindere dalle sue motivazioni, aveva sempre dato il massimo. A Herbert sarebbero mancate la sua intelligenza, la sua perspicacia e la sua giustificata sicurezza di sé. Nella pubblica amministrazione non sempre importava che una persona avesse ragione o torto. Ciò che importava era che sapesse comportarsi da leader, che sapesse risvegliare le passioni. E dal giorno in cui era arrivata a Washington, Martha lo aveva fatto. Tuttavia, nei quasi due anni in cui aveva avuto modo di frequentare Martha Mackall, Herbert l'aveva trovata irritante e condiscendente. Spesso si attribuiva il merito del lavoro svolto dal suo staff - un peccato abbastanza comune a Washington, ma un fatto raro all'Op-Center. D'altro canto, Martha non era devota unicamente all'Op-Center. Sin dalla prima volta che l'aveva incontrata, quando lavorava per il dipartimento di Stato, si era sempre adoperata per promuovere la causa che più le stava a cuore: Martha Mackall. Per almeno gli ultimi cinque o sei mesi, aveva messo gli occhi su diversi posti di ambasciatore, e non aveva fatto mistero di giudicare la sua posizione all'Op-Center un semplice trampolino di lancio. D'altra parte, pensò Herbert, quando il patriottismo non è sufficiente a spronarti a fare del tuo meglio, l'ambizione è un surrogato accettabile. Finché il lavoro veniva portato a termine, lui non era tipo da scagliare la prima pietra. Il cinismo di Herbert, nondimeno, svanì rapidamente non appena varcò la soglia del piccolo ufficio rivestito di pannelli di legno di Paul Hood. «Papa» Paul produceva quell'effetto sulle persone. Il direttore credeva nella bontà del genere umano e il suo convincimento, insieme alla sua indole serena, potevano essere contagiosi. Tom Clancy
49
1998 - Equilibri Di Potere
Hood finì di versarsi un bicchiere di acqua del rubinetto da una caraffa sulla sua scrivania, quindi si alzò e andò verso la porta. Herbert era stato il primo ad arrivare, e Hood lo accolse con una stretta di mano e il volto tirato. Bob non fu sorpreso di vedere che gli occhi scuri del direttore erano privi del loro abituale spirito e vigore. Una cosa era ricevere cattive notizie su un agente operativo impegnato in una missione segreta. Rapporti del genere erano delle ineluttabilità statistiche, e una parte di te era sempre preparata al peggio. Ogni volta che il fax o il telefono privato suonavano, più o meno ti aspettavi un comunicato in codice con un messaggio che ti fermava il cuore come: «Il mercato azionario è sceso di un punto», oppure: «Smarrita carta di credito; bloccare il conto». Ma apprendere della morte di un membro del team nel corso di una tranquilla missione in una nazione amica in tempo di pace... quella era tutta un'altra faccenda. Era sconvolgente, malgrado quello che potevi pensare di quella persona. Hood sedette sul bordo della scrivania a braccia conserte. «Novità dalla Spagna?» «Hai letto la mia e-mail sull'esplosione al largo della costa di San Sebastiàn, su a nord?» Paul annuì. «È l'ultima notizia che ho», proseguì Herbert. «La polizia locale sta ancora tirando fuori dalla baia pezzi di cadavere e rottami dello yacht, e cercando di identificare le vittime. Nessuno finora ha rivendicato l'attentato. Stiamo anche monitorando le trasmissioni commerciali e private nel caso i responsabili abbiano qualcosa da dire.» «Hai scritto che lo yacht è saltato in aria nel mezzo», osservò il direttore. «È quello che affermano due testimoni oculari sulla terraferma», disse il responsabile dell'intelligence. «Comunque, non c'è stata ancora nessuna dichiarazione ufficiale da parte delle autorità.» «Ed è improbabile che ce ne saranno. Alla Spagna non piace sbandierare le sue questioni interne. Il punto dello scoppio significa qualcosa?» Herbert annuì. «Non si è verificato nei pressi dei motori, perciò ci troviamo quasi certamente di fronte a un atto di sabotaggio. Anche il tempismo può essere significativo. L'esplosione è avvenuta poco dopo l'uccisione di Martha.» «Quindi i due fatti potrebbero essere correlati.» «Stiamo indagando.» «Cominciando da dove?» Hood stava incalzando più del solito, ma questa non era una sorpresa. Tom Clancy
50
1998 - Equilibri Di Potere
Herbert si era comportato allo stesso modo dopo Beirut. A parte il desiderio che il killer venisse trovato e punito, era importante tenere la mente attiva. L'alternativa era fermarsi, affliggersi e affrontare i sensi di colpa. «L'attacco a Martha non corrisponde al modus operandi dell'ETA, l'organizzazione Patria Basca e Libertà», spiegò Herbert. «Nel febbraio 1997 uccisero un giudice della corte suprema spagnola, il giudice Emperador. Gli spararono alla testa davanti alla porta d'ingresso della sua residenza.» «E questo che legame ha con Martha?» «Il giudice Emperador esaminava casi di diritto del lavoro. Non aveva nulla a che fare con il terrorismo o l'attivismo politico.» «Non ti seguo.» Herbert giunse le mani in grembo e rispose pazientemente. «In Spagna, come in molte nazioni, ai giudici che si occupano di terrorismo vengono assegnate delle scorte armate. Guardie del corpo autentiche, non di figura. Così l'ETA prende solitamente di mira amici e colleghi per colpire indirettamente i pezzi grossi. Questo è lo schema che hanno seguito a partire dal 1995, quando tentarono di uccidere il re Juan Carlos, il principe ereditario Felipe e il primo ministro Aznar. Il fallimento dell'operazione ebbe un effetto raggelante.» «Niente più assalti frontali.» «Esatto. E niente più bersagli di alto profilo. Solo figure di secondo piano per scuotere la struttura di supporto.» «Torneremo sull'argomento tra un minuto», disse Hood, bevendo un sorso d'acqua e alzandosi mentre la psicologa del personale Liz Gordon e l'addetta stampa Ann Farris, cupa in volto, entravano nell'ufficio. Herbert notò come gli occhi di Ann incrociassero per un attimo quelli di Hood. Nei corridoi dell'Op-Center tutti si erano ormai accorti che la giovane divorziata era più che affezionata al suo capo sposato. Poiché il direttore era tanto indecifrabile - un talento che in apparenza aveva sviluppato quando era sindaco di Los Angeles - nessuno era del tutto certo dei sentimenti che lui provava per Ann. Tuttavia, era risaputo che le lunghe ore che passava all'Op-Center avevano creato tensione nei rapporti con sua moglie, Sharon. E Ann era premurosa e attraente. Lo scioccato numero due dell'ufficio diretto da Martha, Ron Plummer, arrivò un istante dopo insieme al legale dell'agenzia, Lowell Coffey II, e al sottosegretario del dipartimento di Stato Carol Lanning. Quest'ultima, Tom Clancy
51
1998 - Equilibri Di Potere
un'esile sessantaquattrenne dai capelli grigi, era stata una cara amica di Martha, nonché suo mentore. Ufficialmente, tuttavia, non era questo il motivo della sua presenza. Hood le aveva chiesto di venire all'Op-Center perché una «turista» americana era stata ammazzata in un Paese straniero. La faccenda infatti la riguardava in quanto capo della sezione Consulenza e Sicurezza degli Affari Esteri, un versatile gruppo di esperti che si occupava in pratica di tutto, dai passaporti falsi agli americani detenuti all'estero. Era compito di Carol Lanning e del suo staff fungere da collegamento con le polizie straniere per investigare sui crimini commessi ai danni dei cittadini statunitensi. Al pari di Hood, Carol Lanning era per natura moderata e ottimista. Mentre sedeva accanto a Herbert, il capo dell'intelligence rimase turbato nel vedere che i suoi luminosi occhi erano iniettati di sangue e la bocca dritta e sottile era contratta in una smorfia di corruccio. Mike Rodgers fu l'ultimo ad arrivare. Entrò a grandi passi, gli occhi vigili e il petto gonfio. La sua uniforme era stirata alla perfezione, come sempre, e le scarpe talmente lucide da brillare. Dio benedica il generale, pensò Herbert. Almeno esteriormente, il vicedirettore dell'Op-Center era l'unico a sembrare animato da spirito combattivo. Bob era lieto di constatare che Rodgers aveva riacquistato un po' della risolutezza che aveva perduto in Libano. Anche il resto del team aveva bisogno di farvi ricorso se intendeva andare avanti e rivitalizzare Darrell McCaskey e Aideen Marley in Spagna. Hood tornò alla scrivania e si sedette. Tutti gli altri presero posto a eccezione di Rodgers, che incrociò le braccia, raddrizzò le spalle e rimase in piedi dietro la sedia di Carol Lanning. «Come voi tutti sapete», esordì Hood, «Martha Mackall è stata assassinata a Madrid all'incirca alle diciotto ora locale.» Sebbene il direttore si rivolgesse a tutti i presenti, teneva lo sguardo chino sulla scrivania. Herbert ne comprendeva la ragione. Il contatto visivo poteva rischiare di prostrarlo, impedendogli di continuare. «L'atto criminoso ha avuto luogo mentre Martha e Aideen Marley erano davanti a una guardiola fuori dal Palacio de las Cortes», riprese Hood. «Il killer solitario ha esploso diversi colpi di pistola dalla strada e poi è fuggito a bordo di un'auto in attesa. Martha è spirata sul posto. Aideen non è stata ferita. Darrell l'ha incontrata al palazzo, poi sono tornati in albergo con una scorta della polizia.» Hood si fermò e deglutì. «La scorta della polizia era composta da agenti scelti aggregati Tom Clancy
52
1998 - Equilibri Di Potere
all'Interpol», proseguì Herbert al suo posto, «e l'Interpol continuerà a proteggere Aideen e Darrell finché rimarranno in Spagna. Il lassismo della sicurezza del palazzo ci ha indotti a chiederci se per caso qualcuna delle guardie non fosse implicata nella cospirazione... ecco perché ci siamo rivolti agli amici di Darrell nell'Interpol per avere protezione, piuttosto che contare su poliziotti designati dal governo. Abbiamo ottenuto molte informazioni relative alla squadra dell'Interpol, grazie al periodo che l'agente Maria Corneja ha trascorso lavorando con Darrell qui a Washington, e ci sentiamo tranquilli per come verrà tutelata l'incolumità di Darrell e Aideen d'ora in avanti.» «Grazie, Bob», disse Hood, alzando lo sguardo. I suoi occhi luccicavano. «La salma di Martha è in viaggio per l'ambasciata. Verrà rimpatriata non appena possibile. Al momento, abbiamo fissato un servizio funebre presso la chiesa evangelica battista di Arlington per mercoledì mattina alle dieci.» Carol Lanning girò la testa e chiuse gli occhi. Herbert, che teneva ancora le mani giunte in grembo, abbassò lo sguardo sui pollici. Prima di frequentare l'annuale seminario di addestramento alla sensibilità tenuto all'Op-Center, Herbert non ci avrebbe pensato due volte ad allungarsi e abbracciare il sottosegretario di Stato. Ora, se voleva consolarla, doveva limitarsi a chiederle se avesse bisogno di qualcosa. Hood lo batté sul tempo. «Signora Lanning», domandò, «desidera per caso un po' d'acqua?» La donna aprì gli occhi. «No, la ringrazio. Sto bene. Andiamo pure avanti.» C'era una sorprendente acredine nella sua voce. Herbert la guardò di sottecchi; le sue labbra adesso erano dritte, i suoi occhi stretti. Ebbe l'impressione che più che sete d'acqua, Carol Lanning avesse sete di sangue. Sapeva esattamente come doveva sentirsi la donna. Dopo l'attentato dinamitardo all'ambasciata di Beirut, non si sarebbe fatto scrupolo di bombardare con l'atomica l'intera città solo per beccare i bastardi che gli avevano ammazzato la moglie. Il dolore non è un sentimento misericordioso. Hood gettò uno sguardo all'orologio e si spostò indietro sulla sedia. «Darrell chiamerà tra cinque minuti.» Si rivolse a Plummer. «Ron, come ci comportiamo riguardo alla missione? Aideen è qualificata per portarla avanti?» Tom Clancy
53
1998 - Equilibri Di Potere
Plummer si piegò in avanti e Herbert lo osservò; era piccolo di statura, con grandi occhi e radi capelli castani. Portava spessi occhiali dalla montatura nera su un grosso naso a becco. Indossava un completo grigio scuro che aveva urgente bisogno di un lavaggio a secco e un paio di scarpe nere consumate. La parte superiore dei calzini gli cadeva sulle caviglie. Bob non aveva mai avuto molti rapporti con l'ex analista della CIA per l'Europa occidentale. Ma Plummer doveva essere in gamba. Nessuno che si vestisse in modo tanto trascurato poteva tirare avanti con qualcosa che non fosse il talento. Inoltre, il responsabile dell'intelligence aveva dato un'occhiata al suo profilo psicologico preparato da Liz Gordon prima che venisse assunto. Entrambi avevano detestato il direttore della CIA sotto cui aveva lavorato Plummer. E questo per Herbert rappresentava un avallo del suo carattere. «Non posso farmi garante dello stato d'animo di Aideen», disse Plummer rivolgendo un cenno del capo a Liz Gordon. «Ma a parte questo, direi che è perfettamente in grado di proseguire la missione.» «Secondo il suo dossier», intervenne Carol, «non possiede molta esperienza in campo diplomatico.» «Verissimo», fece Ron. «In effetti, i metodi della signorina Marley sono un po' meno diplomatici di quelli di Martha. Ma sapete una cosa? Può darsi che sia proprio quello che ci vuole adesso.» «Mi piace», osservò Herbert. Guardò Paul. «Hai deciso di continuare la missione?» «Non prenderò alcuna decisione finché non avrò parlato con Darrell», replicò il direttore. «Tuttavia, sono propenso a farli restare laggiù.» «Perché?» chiese Liz Gordon. Herbert non sapeva giudicare se fosse una domanda o una sfida. Le maniere di Liz potevano essere intimidatorie. «Perché forse non abbiamo altra scelta», rispose Hood. «Se i colpi di pistola sono stati tirati a casaccio - e non possiamo accantonare questa possibilità, poiché Aideen è viva e l'altra vittima è un postino madrileno allora è stato un atto tragico, ma non teso a mandare a monte le trattative. In tal caso, non c'è motivo di interrompere i colloqui. Ma se anche l'attentato fosse stato diretto contro di noi, non ci possiamo permettere di ritirarci.» «Non ritirarci», obiettò Liz, «ma non sarebbe saggio prendere le distanze finché non siamo sicuri?» Tom Clancy
54
1998 - Equilibri Di Potere
«La politica estera americana è determinata dal governo federale, non dalla canna di una pistola», dichiarò Carol Lanning. «Sono d'accordo con il signor Hood.» «Darrell può predisporre le misure di sicurezza con i suoi agganci all'Interpol», disse Paul. «Un evento come questo non si ripeterà.» «Paul», insistette Liz, «la mia perplessità non ha niente a che vedere con la logistica. C'è un aspetto che devi considerare prima di decidere se Aideen farà parte o meno di questa operazione.» «E quale sarebbe?» volle sapere Hood. «Adesso probabilmente sta uscendo dal primo stadio di reazione alla paura, cioè lo shock», gli spiegò la psicologa. «Questo sarà seguito quasi immediatamente dal controshock, un rapido aumento degli ormoni corticosurrenali... ormoni steroidei. In parole povere, avrà energia da vendere.» «Questo è un bene, no?» chiese Herbert. «Niente affatto. Dopo il controshock, subentra una fase di resistenza. Ristabilimento emotivo. Aideen cercherà qualche luogo in cui liberare quell'energia. Se non era troppo diplomatica prima, forse adesso è diventata un missile senza controllo. Ma questo non è ancora il peggio.» «Che vuoi dire?» domandò Hood. Liz spostò in avanti le ampie spalle e si piegò verso gli altri con i gomiti appoggiati sulle ginocchia. «Aideen è sopravvissuta a un attentato in cui la sua compagna ha perso la vita. Ciò porta con sé un forte senso di colpa, e la responsabilità di portare a termine il lavoro a qualunque costo. Non dormirà, e probabilmente non mangerà nemmeno. Una persona non può mantenere quei livelli di controshock e resistenza a lungo.» «Quanto "a lungo"?» s'informò Herbert. «Due o tre giorni, dipende dall'individuo», rispose Liz. «Dopodiché il soggetto entra in uno stato di sfinimento clinico. Questo causa un crollo fisico e mentale. Se il controshock non viene curato per tempo, ci sono buone possibilità che alla nostra ragazza si prospetti un lungo soggiorno in una casa di cura molto, molto tranquilla.» «Quanto buone?» domandò Herbert. «Direi sessanta a quaranta in favore di un crollo.» Mentre Liz stava parlando, squillò il telefono. Non appena la psicologa ebbe terminato, Hood sollevò il ricevitore. Il suo assistente esecutivo, «Bugs» Benet, lo informò che Darrell McCaskey era in linea. Paul mise in funzione il viva-voce. Tom Clancy
55
1998 - Equilibri Di Potere
Herbert si sistemò sulla carrozzella. Fino a poco tempo prima, una chiamata del genere non sarebbe stata possibile su una linea non protetta. Ma Matt Stoll, il responsabile del supporto operativo nonché mago dell'informatica dell'Op-Center, aveva messo a punto uno scrambler digitale che si inseriva nella porta di accesso dei dati dei telefoni pubblici. Chiunque fosse in ascolto avrebbe sentito solo delle scariche statiche. Un piccolo altoparlante collegato allo scrambler all'altro capo della linea avrebbe filtrato i disturbi e consentito a McCaskey di udire chiaramente la conversazione. «Buonasera, Darrell», lo salutò dolcemente Hood. «Ho inserito il vivavoce.» «Chi c'è lì?» chiese l'altro. Il direttore gli elencò i presenti. «Devo proprio dirvelo», fece McCaskey con voce soffocata, «non potete immaginare che cosa significhi avere una squadra come voi laggiù. Grazie.» «Ci siamo dentro tutti insieme», disse Hood. Paul strinse le labbra. Era la prima volta che Herbert vedeva il capo tanto commosso. Hood si ricompose rapidamente. «Voi due come state? Avete bisogno di qualcosa?» La sua compassione era autentica. Bob aveva sempre affermato che quando si trattava di sincerità in ambito governativo, Paul rientrava in una categoria a parte. «Siamo ancora un po' scossi», rispose McCaskey, «come sono certo anche voi. Ma credo che ci riprenderemo presto. In realtà, Aideen sembra essere di umore piuttosto battagliero.» Liz annuì consapevolmente. «Controshock», disse piano. «Come mai?» chiese Hood. «Be', in pratica ha dato del fifone all'onorevole Serrador. Le ho fatto un cicchetto per questo, ma devo ammettere che ero orgoglioso di lei.» «Darrell», domandò il direttore, «Aideen adesso è lì?» «No, l'ho lasciata nella sua stanza con il viceambasciatore Gawal dell'ambasciata americana. Sono al telefono con il mio amico Luis dell'Interpol, e stanno discutendo delle misure di sicurezza da adottare nel caso tu decidessi di lasciarci qui. Come ho detto, è piuttosto agitata, e volevo darle il tempo di calmarsi un po'. Ma non volevo nemmeno che si Tom Clancy
56
1998 - Equilibri Di Potere
sentisse tagliata fuori dall'operazione.» «Buona idea», disse Hood. «Darrell, te la senti di parlare in questo momento?» «Quello che va fatto, preferisco farlo subito. Sono certo che sarò molto più a terra quando mi renderò conto a pieno dell'accaduto.» Liz alzò il pollice verso Paul. Herbert assentì. Conosceva quella sensazione. «Molto bene», fece Hood. «Darrell, stavamo giusto esaminando l'opportunità che voi due rimaniate in Spagna. Tu che ne pensi... e qual è il problema con l'onorevole Serrador?» «Francamente, per me sta bene. Solo che il problema non sono io. Aideen e io siamo appena tornati dall'ufficio di Serrador. Ha lasciato chiaramente intendere che non vuole andare avanti.» «Perché?» «Paura», suggerì Herbert. «No, Bob, non credo sia questo il motivo. Serrador ci ha detto che vuole parlare con i suoi investigatori e i suoi colleghi prima di decidere se proseguire con i nostri colloqui. Ma mi è parso... ed è soltanto l'impressione di un ex agente dell'FBI... che fosse una balla. Aideen ha avuto lo stesso sospetto. Credo che volesse levarci di torno.» «Darrell, parla Ron Plummer. È stato l'onorevole Serrador ad avviare questi colloqui esplorativi tramite l'ambasciatore Neville. Cosa avrebbe da guadagnarci nel sospenderli?» «Sospenderli?» borbottò Herbert. «Quel figlio di puttana non li ha nemmeno cominciati!» Hood fece segno al capo dell'intelligence di fare silenzio. «Non so cos'abbia da guadagnarci, Ron», rispose McCaskey. «Ma penso che quello che Bob ha appena detto... eri tu che brontolavi, Bob, vero?» «E chi altro?» «Penso che quello che ha detto sia significativo. Sin dalla prima volta che Av Lincoln ha messo Serrador in contatto con Martha - dietro espressa richiesta del deputato, ricordate - lui ha insistito per parlare solamente con lei. Adesso Martha è stata assassinata e Serrador interrompe il dialogo. La conclusione più ovvia è che qualcuno che ha accesso all'agenda politica dell'onorevole l'abbia eliminata per intimorirlo.» «Un'intimidazione rivolta non solo a lui», notò Plummer, «ma a chiunque faccia parte del suo movimento nazionalista.» «Esatto», concordò McCaskey. «E inoltre, colpendo Martha, mandano ai Tom Clancy
57
1998 - Equilibri Di Potere
nostri diplomatici il messaggio di non immischiarsi nella faccenda. Tuttavia, ho come la sensazione che queste siano le cose che siamo indotti a pensare. Non credo siano le autentiche ragioni che stanno dietro l'omicidio.» «Signor McCaskey, sono Carol Lanning del dipartimento di Stato.» La sua voce era controllata, anche se a stento. «Ho iniziato a occuparmi della questione un po' in ritardo. Che altro sta succedendo? In che cosa i nostri diplomatici non dovrebbero immischiarsi?» «Rispondo io, Darrell», intervenne Hood, fissando lo sguardo sulla donna. «Come lei sa, signora Lanning, la Spagna negli ultimi mesi è stata attraversata da un'ondata di gravi disordini.» «Ho letto i rapporti quotidiani sulla situazione», disse la Lanning. «Ma si trattava perlopiù di scontri tra baschi favorevoli e contrari al separatismo.» «Queste sono le dispute di dominio pubblico», confermò Hood. «Quello che forse ignora è quanto siano preoccupati alcuni leader spagnoli per altri recenti episodi di violenza ai danni di componenti dei maggiori gruppi etnici del Paese. Il governo ha macchinato affinché passino sotto silenzio. Ann, tu hai delle informazioni in merito.» La snella, avvenente responsabile dell'ufficio stampa dai capelli castani annuì con aria professionale, ma i suoi occhi color ruggine sorrisero al direttore. Herbert se ne accorse; si chiese se anche «papa» Paul lo avesse notato. «Il governo spagnolo si è dato parecchio da fare con i giornalisti perché le notizie non venissero diffuse dai mass media», disse Ann Farris. «Sul serio?» si stupì Herbert. «E come? Quegli avvoltoi sono persino peggio della stampa di Washington.» «Parlando fuori dai denti, hanno comprato il loro silenzio», spiegò Ann. «Sono a conoscenza di tre incidenti in particolare che sono stati messi a tacere. L'ufficio di un editore catalano è stato incendiato dopo la pubblicazione di un nuovo romanzo che criticava aspramente i castigliani. Una coppia di sposi andalusi e il loro seguito sono stati assaliti mentre lasciavano una chiesa di Segovia, in Castiglia. E un antiseparatista basco un attivista di primo piano - è stato ucciso dai separatisti baschi mentre era ricoverato in ospedale.» «Sembrano delle semplici scaramucce, dei fuochi di paglia», osservò Plummer. Tom Clancy
58
1998 - Equilibri Di Potere
«Già», convenne Hood. «Ma se questi fuochi dovessero mai unirsi, potrebbero distruggere la Spagna.» «Ecco perché i reporter locali sono stati corrotti per tacere su queste vicende», continuò Ann, «mentre i giornalisti stranieri sono stati tenuti lontano dalle scene dei crimini. L'UPI, l'ABC, il "New York Times" e il "Washington Post" hanno protestato con il governo, ma invano. Questo va avanti ormai da più di un mese.» «Il nostro attivo coinvolgimento in Spagna è iniziato più o meno tre settimane fa», riprese Hood. «L'onorevole Serrador si è incontrato segretamente con l'ambasciatore Neville a Madrid e lo ha informato che era stata formata una commissione, da lui stesso presieduta, per indagare sulla crescente tensione tra i cinque maggiori gruppi etnici della Spagna. Ha detto che durante i quattro mesi precedenti, oltre agli atti criminosi citati da Ann, più di una dozzina di leader etnici erano stati uccisi o sequestrati. Serrador voleva una mano per ottenere informazioni su alcuni di questi gruppi. Neville ha contattato Av Lincoln, che ha affidato la missione a noi... e a Martha.» Gli occhi del direttore si abbassarono lentamente. «E se ricordi bene», si affrettò ad aggiungere Herbert, «non appena l'onorevole Serrador ha scorso la nostra lista di diplomatici, ha richiesto espressamente Martha. E lei non vedeva l'ora di occuparsi della faccenda. Perciò non sognarti nemmeno di recriminare sul tuo operato.» «Ben detto», approvò piano Ann Farris. Hood sollevò gli occhi, ringraziò entrambi con lo sguardo, poi tornò a rivolgersi a Carol Lanning. «Comunque», disse, «così è iniziato il nostro coinvolgimento.» «Che cosa vogliono questi gruppi?» chiese la donna. «Indipendenza?» «Alcuni sì», rispose Paul. Si girò verso lo schermo del computer e richiamò il file sulla Spagna. «Secondo l'onorevole Serrador, due sono i problemi principali. Il primo è tra le due fazioni basche. I baschi costituiscono appena il due per cento della popolazione e si stanno già azzuffando tra loro. Per la maggior parte sono leali antiseparatisti che non intendono staccarsi dalla Spagna. Un'esigua minoranza, meno del dieci per cento, è separatista.» «Ciò equivale allo zero virgola due per cento della popolazione spagnola», rilevò Carol Lanning. «Una percentuale tutt'altro che considerevole.» Tom Clancy
59
1998 - Equilibri Di Potere
«Esatto», disse il direttore. «Inoltre, da lungo tempo sussiste un problema con i castigliani della Spagna centrale e settentrionale. I castigliani rappresentano il sessantadue per cento della popolazione. Hanno sempre creduto di essere loro la Spagna, e che chiunque altro nel Paese non lo sia.» «Gli altri gruppi sono considerati degli abusivi», osservò Herbert. «Precisamente. Serrador asserisce che i castigliani hanno tentato di armare i separatisti baschi per avviare un processo di lacerazione delle minoranze spagnole. Prima i baschi, poi i galiziani, i catalani e gli andalusi. Di conseguenza, secondo le informazioni in possesso di Serrador, alcuni degli altri gruppi avrebbero pensato di allearsi per un'azione politica o militare contro i castigliani. Un attacco preventivo.» «E non è una questione esclusivamente nazionale», intervenne McCaskey. «Le mie fonti all'Interpol dicono che i francesi stanno sostenendo gli antiseparatisti baschi. Temono che se i fautori del separatismo ottengono troppo potere, anche i baschi di Francia si metteranno in moto per formare un loro Stato.» «È un pericolo reale?» domandò Herbert. «Sì», rispose Darrell. «Dai tardi anni Sessanta fino alla metà degli anni Settanta, i duecentocinquantamila baschi francesi hanno appoggiato i due milioni di baschi spagnoli nella loro lotta contro la repressione di Francisco Franco. Il cameratismo che li lega è così forte che i baschi, sia spagnoli sia francesi, si riferiscono alla regione rispettivamente come ai Paesi Baschi settentrionali e meridionali.» «Baschi e castigliani sono i due gruppi su cui Serrador desiderava che indagassimo immediatamente», disse Hood. «Ma oltre a loro, ci sono i catalani della Spagna nordorientale, che costituiscono il sedici per cento della popolazione e sono estremamente ricchi e influenti. Un'ampia fetta delle tasse catalane serve a sovvenzionare le altre minoranze, soprattutto gli andalusi del sud. Sarebbero ben felici di veder sparire gli altri gruppi.» «Quanto felici?» volle sapere la Lanning. «Abbastanza da far sì che accada davvero?» «Un genocidio?» chiese Hood. La donna si strinse nelle spalle. «Bastano pochi uomini dalla voce grossa per seminare l'odio e il sospetto a quei livelli.» «Gli uomini sullo yacht erano catalani», fece notare McCaskey. «E i catalani sono sempre stati separatisti», aggiunse Carol Lanning. Tom Clancy
60
1998 - Equilibri Di Potere
«Hanno rappresentato una forza chiave nel fomentare la guerra civile spagnola sessant'anni fa.» «Questo è vero», ammise Ron Plummer. «Ma i catalani hanno una mentalità molto chiusa verso le altre razze. Il genocidio di solito è il risultato di una forza già dominante che mira a indirizzare la rabbia diffusa nella collettività contro un bersaglio specifico. Non è quello che abbiamo qui.» «Sono del medesimo avviso di Ron», disse Paul Hood. «Verosimilmente sarebbe più facile per i catalani esercitare una pressione finanziaria sul Paese piuttosto che ricorrere al genocidio.» «Saremo in grado di verificarlo con maggiore esattezza dopo aver scoperto chi altro c'era sullo yacht», dichiarò Herbert fiducioso. Hood annuì e tornò a girarsi verso il monitor. «In aggiunta a baschi, castigliani e catalani, abbiamo gli andalusi. Rappresentano pressappoco il dodici per cento della popolazione e si schiereranno con qualsiasi gruppo al potere a causa della loro dipendenza economica. I galiziani sono suppergiù l'otto per cento. Sono un popolo agricolo... molto spagnolo, tradizionalmente autonomo, incline a restare fuori dalla mischia.» «Dunque si ritrovano tra le mani una situazione alquanto ingarbugliata laggiù», disse la signora Lanning. «E data la volubile storia delle interrelazioni posso comprendere che vogliano tener nascoste le loro beghe. Ciò che non capisco è qualcosa che ha detto il signor Herbert; come mai questo onorevole Serrador ci teneva tanto ad avere proprio Martha come interlocutore?» «Serrador sembrava a suo agio con lei per via della sua familiarità con la Spagna e la lingua», rispose Hood. «Gli piaceva anche il fatto che fosse una donna appartenente a una minoranza razziale. La trovava discreta e tollerante, e sentiva di poter contare su di lei.» «Come no», intervenne Herbert. «Ma io me ne sto seduto qui a pensare che casualmente era anche la vittima ideale per uno di quei gruppi etnici.» Tutti lo guardarono. «Che vuoi dire?» chiese Hood. «Per dirla senza peli sulla lingua, i catalani sono dei maschilisti che odiano i neri africani. È un'animosità che risale a circa novecento anni fa, alle guerre contro i mori. Se qualcuno volesse tirare i catalani dalla sua parte - e chi non vorrebbe la gente coi soldi nel proprio campo? - sceglierebbe come bersaglio una donna di colore.» Tom Clancy
61
1998 - Equilibri Di Potere
Nell'ufficio regnò per un attimo il silenzio. «Non le pare di aver tirato un po' troppo lontano?» disse Carol Lanning. «No davvero», replicò il capo dell'intelligence. «Ho visto tiri più lunghi andare a segno. La triste verità è che ogniqualvolta cerco delle tracce di fango nella fogna della natura umana, di rado resto deluso.» «A quale gruppo etnico appartiene Serrador?» domandò Mike Rodgers. «È basco, generale», rispose dall'altoparlante la voce di McCaskey. «E non ha precedenti di attività antinazionaliste. Abbiamo controllato. Tutto il contrario. Ha votato contro qualunque tipo di legislazione separatista.» «Potrebbe essere una talpa», suggerì Carol. «La più dannosa spia sovietica che abbiamo avuto al dipartimento di Stato era cresciuta nella conformistica Darien, in Connecticut, e votava per Barry Goldwater.» «Sta afferrando il concetto», disse Herbert, sogghignando. Sapeva cosa stava accadendo; non c'era nessuno più entusiasta di un convertito. La signora Lanning guardò Hood. «Più penso alle parole del signor Herbert, più tutto questo mi preoccupa. In passato ci siamo già trovati in situazioni in cui siamo stati incastrati dagli interessi stranieri. Supponiamo per un momento che Martha sia stata attirata in Spagna per essere assassinata, per un qualunque motivo. L'unico modo che abbiamo di scoprirlo è avere accesso a tutti gli aspetti dell'inchiesta. Lo abbiamo, signor McCaskey?» «Non ci conterei», disse Darrell. «Serrador ha promesso che se ne sarebbe occupato, ma intanto Aideen e io siamo stati riaccompagnati in albergo e non abbiamo più avuto notizie.» «Già, il governo spagnolo non è sempre disponibile quando si tratta delle sue attività private», commentò Herbert. «Durante la Seconda guerra mondiale, questa nazione apparentemente neutrale scortava treni e camion carichi di bottino di guerra nazista inviato dalla Svizzera in Portogallo. Lo facevano in cambio di futuri favori, che, fortunatamente, non sono mai riusciti a riscuotere.» «Quello era Francisco Franco», osservò Ron Plummer. «Cortesia professionale tra dittatori. Non significa che il popolo spagnolo sia così.» «Vero», convenne Bob. «I leader spagnoli però non hanno perso il vizio. Negli anni Ottanta il ministro della Difesa assoldò dei contrabbandieri di stupefacenti per eliminare dei separatisti baschi. Il governo acquistò delle armi in Sudafrica per questi mercenari, e dopo permise che se le tenessero. No, non farei affidamento sull'aiuto agli Stati Uniti da parte di nessun Tom Clancy
62
1998 - Equilibri Di Potere
governo spagnolo.» Hood alzò entrambe le mani. «Stiamo uscendo dal seminato. Darrell, per il momento non mi importa niente di Serrador, dei suoi moventi o del suo bisogno di informazioni. Mi interessa soltanto scoprire chi ha ucciso Martha e perché. Mike», aggiunse guardando Rodgers, «sei stato tu a reclutare Aideen. Di che pasta è fatta?» Il generale era sempre in piedi dietro a Carol Lanning. Abbassò le braccia e spostò il peso del corpo. «Ha tenuto testa a dei pericolosi trafficanti di droga a Città del Messico. La spina dorsale non le manca.» «Capisco dove vuoi arrivare, Paul», disse Liz, «e ti devo mettere in guardia. Aideen è sotto un forte stress emotivo. Se adesso la butti in un'operazione segreta di polizia, la pressione potrebbe esserle fatale.» «Potrebbe anche essere quello di cui ha bisogno», eccepì Herbert. «Hai assolutamente ragione», ribatté la psicologa. «Ognuno è diverso. Ma il problema non è solo quello di cui ha bisogno Aideen. Se crolla mentre lavora sotto copertura, le conseguenze potrebbero essere disastrose.» «Tuttavia», fece Bob rivolto a Hood, «se mandiamo qualcun altro, perderemo tempo prezioso.» «Darrell, hai sentito?» domandò Paul. «Ho sentito.» «Che ne pensi?» «Penso un paio di cose», disse McCaskey. «Mike ha ragione. La signorina ha carattere da vendere. Non ha avuto paura di cantarne quattro a Serrador. E l'istinto mi dice la stessa cosa che ha detto a Bob; sono propenso a sguinzagliarla dietro agli spagnoli. Ma anche gli argomenti di Liz sono validi. Perciò, se per te va bene, fammi parlare prima con Aideen. Capirò in fretta se si sente all'altezza.» Gli occhi di Hood si spostarono sulla psicologa del personale. «Liz, se decidiamo di proseguire con la missione e Aideen vi parteciperà, che cosa dovrà cercare Darrell? Sintomi fisici?» «Irrequietezza eccessiva», rispose Liz. «Parlare rapidamente, battere il piede per terra, far scrocchiare le dita, sospirare profondamente... questo genere di cose. Dev'essere in grado di concentrarsi. Se la sua mente si perde nel rimorso e nel lutto, finirà per cadere dentro un buco e non riuscirà a tirarsi fuori.» «Qualche domanda, Darrell?» chiese Hood. «Nessuna.» «Bene, Darrell. Bob e la sua squadra analizzeranno qualunque nuova informazione. Se ci perverrà qualcosa di utile, te lo faremo sapere.» Tom Clancy
63
1998 - Equilibri Di Potere
«Io farò alcune telefonate da qui», disse McCaskey. «Ci sono alcune persone all'Interpol che forse potranno darci una mano.» «Eccellente. Qualcos'altro?» «Signor Hood», disse Carol Lanning, «questo non è il mio settore di competenza, ma ho una domanda da porle.» «Dica pure. E la prego, mi chiami Paul.» Lei annuì e si schiarì la gola. «Potrei chiederle se sta cercando informazioni per passarle alle autorità spagnole oppure...» Esitò. «Oppure cosa?» «Oppure sta cercando vendetta?» Hood rimase un attimo pensoso. «Se devo essere franco, signora Lanning, entrambe le cose.» «Bene», fece la donna. Alzandosi, si diede un'aggiustatina alla gonna e raddrizzò le spalle. «Speravo di non essere l'unica.»
7 Lunedì, ore 21.56, San Sebastiàn, Spagna Nessuno era sopravvissuto all'esplosione dello yacht di Ramirez. Adolfo non si era aspettato che ci fosse qualche superstite. Lo scoppio aveva rovesciato l'imbarcazione su un fianco prima che qualcuno potesse uscire. Gli uomini che non erano rimasti uccisi nell'esplosione erano annegati quando il panfilo si era capovolto. Solo il pilota del motoscafo era scampato. Adolfo lo conosceva; era Juan Martinez, uno dei leader della familia Ramirez. Aveva la reputazione di essere pieno di risorse e devoto al suo capo. Ma Adolfo non si preoccupava di Martinez, né di qualunque altro scagnozzo di Ramirez. Molto presto la familia non sarebbe più esistita come forza antagonista. E con la sua fine le altre familias si sarebbero guardate bene dall'intralciare il cammino del Generale. Era buffo come il potere non avesse più tanta importanza quando la tua vita era minacciata. Adolfo e altri due pescatori a strascico avevano atteso sul luogo del disastro per fornire alla polizia le loro testimonianze sull'accaduto. Quando due giovani agenti della pattuglia portuale salirono a bordo del piccolo peschereccio di Adolfo, lui si comportò come se fosse sconvolto dagli eventi di quella sera. I poliziotti gli dissero di tranquillizzarsi, cosa che lui fece... ma solo leggermente. Li informò che stava guardando verso il porto Tom Clancy
64
1998 - Equilibri Di Potere
quando lo yacht era saltato in aria. Raccontò che tutto ciò che aveva visto era stata una palla di fuoco che si stava spegnendo e poi una pioggia di rottami, i frammenti che sfrigolavano e fumavano a contatto con l'acqua. Disse che si era diretto immediatamente sul posto. Uno degli investigatori prendeva rapidamente appunti, mentre l'altro faceva le domande. Sembravano entrambi eccitati per il fatto che qualcosa di tanto drammatico fosse avvenuto nel loro porto. Dopo aver annotato nome, indirizzo e numero telefonico di Adolfo, gli diedero il permesso di andarsene. A quel punto il pescatore aveva finto di essersi calmato abbastanza da augurare loro un buon proseguimento delle indagini. Poi andò nella timoniera del suo peschereccio: il motore prese a scoppiettare virando di bordo per fare ritorno in porto. Mentre la vecchia imbarcazione solcava le acque increspate, Adolfo prese una delle sigarette arrotolate a mano dalla tasca dei pantaloni, l'accese e aspirò profondamente il fumo, sentendosi soddisfatto come mai in vita sua. Questa non era la sua prima missione per la causa. Nell'anno passato aveva preparato una lettera esplosiva per un quotidiano e manomesso la vettura di un giornalista televisivo affinché saltasse in aria quando veniva svitato il tappo della benzina. Entrambi gli attentati avevano avuto successo. Ma questo era stato il suo incarico più importante, e tutto era filato alla perfezione. Meglio ancora, l'aveva portato a termine da solo. Il Generale gli aveva chiesto di agire in solitudine per due ragioni. Primo, se Adolfo fosse stato scoperto, la causa avrebbe perso unicamente un soldato nella regione. Secondo, se avesse fallito, il Generale avrebbe saputo chi incolpare. Questo era fondamentale. Con tutti gli importanti compiti che ancora li aspettavano, non c'era spazio per l'incompetenza. Adolfo pilotava velocemente l'imbarcazione verso la costa, la mano destra sulla ruota del timone e quella sinistra stretta intorno alla logora corda della vecchia campana appesa fuori dalla timoniera. Pescava in quelle acque sin da quando era bambino e lavorava sulla barca del padre. Il suono basso e indistinto di quella campana era una delle due cose che gli suscitavano il vivido ricordo di quei giorni. L'altra era l'odore del porto ogni volta che vi si avvicinava. L'odore dell'oceano diventava più intenso man mano che si accostava a riva. Gli era sempre parso strano finché non ne aveva accennato al fratello. Norberto gli aveva spiegato come le cose che causano gli odori - il sale, i pesci morti, le alghe in putrefazione - veTom Clancy
65
1998 - Equilibri Di Potere
nissero sempre trasportate verso la terraferma. Ecco perché le spiagge odoravano di mare più del mare stesso. «Padre Norberto», sospirò Adolfo. «Così colto e tuttavia così malaccorto.» Suo fratello maggiore era un sacerdote gesuita che non aveva mai voluto essere nient'altro. Dopo aver ricevuto gli ordini sacri, sette anni prima, gli era stata assegnata la parrocchia locale di Sant'Ignazio. Norberto sapeva molto di tante cose. I suoi parrocchiani lo chiamavano affettuosamente «il Dotto». Sapeva spiegare loro perché l'oceano aveva quell'odore o perché il sole diventava arancione al tramonto o perché potevi vedere le nuvole anche se erano fatte di goccioline d'acqua. Ciò di cui Norberto non si intendeva granché era la politica. Una volta aveva partecipato a una marcia di protesta contro il governo spagnolo, accusato di finanziare le squadre della morte che avevano ucciso centinaia di persone nella metà degli anni Ottanta. Ma quella era stata una crociata umanitaria, più che politica. Non si intendeva nemmeno molto di politica ecclesiastica. Norberto odiava allontanarsi dalla sua parrocchia. Due o tre volte all'anno il padre generale Gonzàlez - il più potente prelato gesuita di Spagna - teneva udienze od organizzava pranzi per i dignitari del clero a Madrid. Norberto non si recava mai a tali riunioni a meno che non gli venisse imposto, cosa che accadeva di rado. Il disinteresse di Norberto per la propria carriera faceva sì che potere e denaro prendessero la via di padre Iglesias nella vicina Bilbao. Adolfo era l'esperto di politica, benché Norberto si rifiutasse di ammetterlo. I due fratelli raramente discutevano per qualcosa; si erano presi cura l'uno dell'altro sin dall'infanzia. L'unico argomento su cui dissentivano con passione era la politica. Norberto credeva in un Paese unito. Una volta aveva osservato con amarezza: «È già abbastanza triste che la cristianità sia divisa». Si augurava che quelli che chiamava «gli spagnoli di Dio» vivessero in armonia. A differenza di Norberto, Adolfo non credeva né in Dio né negli spagnoli. Se fosse esistito un Dio, ragionava, il mondo si sarebbe comportato meglio. Non ci sarebbero state guerre e povertà. Quanto alla creatura definita «spagnolo», la nazione era sempre stata un fragile arazzo di culture diverse. Questo era vero prima della nascita di Cristo, quando baschi, iberi, celti, cartaginesi e altri popoli erano stati per la prima volta riuniti sotto lo scettro di Roma. Era vero nel 1469, quando l'Aragona e la Castiglia erano state costrette a una scomoda unione dal matrimonio di Tom Clancy
66
1998 - Equilibri Di Potere
Ferdinando II con Isabella I. Era vero nel 1939, quando Francisco Franco era diventato El Caudillo, il capo supremo della nazione, dopo la devastante guerra civile. Ed era vero anche oggi. Era altrettanto vero che all'interno di questa confederazione i castigliani erano sempre stati sacrificati. Erano il popolo più numeroso e di conseguenza il più temuto. Erano sempre i primi a essere mandati in battaglia o sfruttati dai ricchi. L'ironia era che se esisteva un «autentico» spagnolo, questo era il castigliano. La sua natura era industriosa e amante del divertimento. La sua vita era piena di onesto sudore della fronte e passione. Il suo cuore era colmo di musica, amore e risate. E la sua casa, la terra del Cid, erano vaste pianure costellate di mulini a vento e castelli sotto un immenso cielo azzurro. Adolfo assaporò l'orgoglio della sua identità e del colpo che aveva sferrato per essa quella sera. Ma mentre entrava in porto, rivolse la sua attenzione alle barche che vi erano ormeggiate. Il porto era situato alle spalle dell'enorme Ayuntamiento, il palazzo comunale del diciannovesimo secolo. Il giovane era contento che fosse quasi notte. Detestava tornare quando era ancora chiaro e tutti i ristoranti e i negozi di articoli da regalo erano ben visibili. Il denaro catalano era responsabile della trasformazione di San Sebastiàn da villaggio di pescatori a meta turistica. Adolfo manovrò con cautela e abilità tra le numerose imbarcazioni da diporto alla fonda. I pescatori di solito attraccavano al molo interno, dov'era più agevole scaricare il pescato. Le imbarcazioni da diporto invece gettavano l'ancora dovunque paresse ai loro proprietari, dopodiché gli equipaggi remavano fino a riva su delle lance. Ad Adolfo il naviglio da diporto ricordava quotidianamente come ai padroni non importasse nulla delle esigenze dei lavoratori. Le necessità dei pescatori non interessavano ai ricchi e potenti catalani, o ai turisti di cui incoraggiavano l'afflusso perché ne traessero profitto i loro alberghi e ristoranti e compagnie aeree. Quando Adolfo raggiunse la banchina, legò il peschereccio al solito posto, poi si mise in spalla la borsa da viaggio di tela e si aprì un varco fra i crocchi di turisti e abitanti del luogo che si erano radunati udendo l'esplosione. Alcune persone nei pressi del molo, che lo avevano visto rientrare dalla baia, gli chiesero cosa fosse accaduto. Lui si limitò ad alzare le spalle e scuotere il capo mentre percorreva la stradina di ghiaia fiancheggiata da negozi di souvenir e oltrepassava il nuovo acquario. Non era mai una buona idea fermarsi a chiacchierare con la gente dopo aver ultimato un Tom Clancy
67
1998 - Equilibri Di Potere
lavoro. Era umano voler tenere lezioni in pubblico o vantarsi, ma poteva rivelarsi fatale. Adolfo continuò lungo il viottolo che sboccava nel Monte Urgull, il parco cittadino. Chiuso al traffico, il parco ospitava antichi bastioni e cannoni abbandonati. Era anche sede di un cimitero inglese che risaliva alla campagna del 1812 condotta dal duca di Wellington contro i francesi. Quand'era bambino, Adolfo veniva lì a giocare - prima che i resti fossero promossi da rovine coperte di erbacce a vestigia storiche protette. Era solito immaginare di essere un soldato della cavalleria. Solo che non combatteva contro gli arroganti francesi, ma contro i «bastardos di Madrid», come li sentiva sempre chiamare. Gli esportatori che avevano portato suo padre prematuramente alla tomba. Erano uomini che acquistavano tonnellate di pesce da spedire in tutto il mondo e che esortavano inesperti pescatori a gettare le reti nelle acque al largo di San Sebastiàn. Gli esportatori non avevano interesse a sviluppare una regolare squadra di fornitori, né si facevano scrupoli nel distruggere l'equilibrio ecologico della regione. Le mazzette versate ai funzionari pubblici garantivano che nemmeno il governo se ne preoccupasse. Tutto quello che volevano era soddisfare una domanda senza precedenti di pesce, che andava sostituendo la carne di manzo sulle tavole di Europa e Nord America. Dopo cinque anni, nel 1975, le ditte esportatrici avevano cominciato a comprare prodotti ittici dal Giappone, e gli opportunisti se n'erano andati. Le acque costiere erano tornate ai legittimi proprietari, ma era troppo tardi per suo padre. Il vecchio Alcazar era morto l'anno successivo, dopo aver lottato a lungo e accanitamente per sopravvivere. Sua madre era mancata di lì a pochi mesi. Da allora, Norberto era stato la sola famiglia di Adolfo. Con l'eccezione, naturalmente, del Generale. Adolfo lasciò il parco dopo il museo di San Telmo, un ex monastero domenicano. Quindi camminò a passo spedito lungo la buia, tranquilla Calle Okendo. Gli unici suoni erano il rumore lontano delle onde e le voci smorzate dei televisori che provenivano dalle finestre aperte. Il suo piccolo appartamento al primo piano si trovava in una viuzza laterale due isolati a sud-est. Con sorpresa, trovò che la porta non era chiusa a chiave. Entrò nel monolocale con circospezione. Si trattava di qualcuno mandato dal Generale, oppure della polizia? Né l'una né l'altra cosa. Si rilassò nel vedere il fratello sdraiato sul letto. Tom Clancy
68
1998 - Equilibri Di Potere
Norberto chiuse il libro che stava leggendo; erano le Dissertazioni di Epitteto. «Buonasera, Dolfo», disse amabilmente il prete. Le vecchie molle del letto si lamentarono mentre si tirava su a sedere. Norberto era leggermente più alto e pesante di Adolfo. Aveva capelli color sabbia e gentili occhi castani dietro gli occhiali dalla sottile montatura metallica. Poiché non era costantemente esposto al sole come il fratello, la sua carnagione era più pallida e liscia. «Buonasera Norberto», lo salutò Adolfo. «Questa sì che è una bella sorpresa.» Buttò la borsa consunta sul piccolo tavolo da cucina e si levò il maglione. L'aria fresca che entrava dalla finestra aperta era piacevole. «Be', sai», disse Norberto, «è un pezzo che non ti vedo, così ho deciso di farti una visitina.» Gettò uno sguardo all'orologio che ticchettava sul banco della cucina. «Le dieci e mezzo. Non è un po' tardi per te?» Adolfo annuì, aprì la borsa e cominciò a tirare fuori dei vestiti sporchi. «C'è stato un incidente nella baia. Un'esplosione su uno yacht. Mi sono fermato per dare una mano alla polizia.» «Ah», fece Norberto, alzandosi in piedi. «Ho sentito uno scoppio e mi chiedevo cosa fosse. Si è fatto male qualcuno?» «Sì, purtroppo», rispose Adolfo. «Diversi uomini sono rimasti uccisi.» Non aggiunse altro. Norberto sapeva dell'attivismo politico del fratello, ma era all'oscuro del suo coinvolgimento con il Generale e il suo gruppo. Adolfo desiderava con tutto il cuore che le cose rimanessero così. «Le vittime sono di San Sebastiàn?» chiese il sacerdote. «Non lo so. Me ne sono andato dopo l'arrivo della polizia. Non c'era niente che potessi fare.» Mentre parlava, Adolfo iniziò a stendere gli abiti bagnati su un filo teso fuori dalla finestra. Portava sempre con sé in barca dei vestiti di ricambio per avere qualcosa di asciutto da mettersi addosso. Norberto si avvicinò lentamente alla vecchia cucina di ferro; sul fornello c'era una piccola pentola di stufato. «Ho preparato un po' di cocido in canonica e te l'ho portato», disse. «So quanto ti piace.» «Mi stavo giusto chiedendo da dove venisse questo profumino. Non certo dai miei vestiti.» Adolfo sorrise. «Grazie, Berto.» «Te lo scaldo prima di andarmene.» «Non preoccuparti. Posso arrangiarmi da solo. Perché non vai a casa? Sono sicuro che hai avuto una lunga giornata.» «Anche tu», replicò Norberto. «Una lunga giornata e una lunga serata.» Tom Clancy
69
1998 - Equilibri Di Potere
Adolfo rimase in silenzio. Suo fratello sospettava qualcosa? «Stavo leggendo proprio adesso che nello stesso modo in cui Dio reca giovamento, anche fare del bene è giovevole», disse il sacerdote con un sorriso. «Perciò lascia che faccia questo per te.» Accese il fuoco con un fiammifero e tolse il coperchio dalla pentola. Adolfo sorrise guardingo. «D'accordo, mi hermano», disse. «Fai pure la tua opera buona. Anche se basta domandare in giro in città per sapere che sei già abbastanza buono per tutti e due. Stai al capezzale dei malati, leggi per i ciechi, badi ai bambini in chiesa quando i genitori sono via...» «È il mio lavoro», lo interruppe Norberto. Adolfo scrollò la testa. «Sei troppo modesto. Faresti queste cose anche se il sacerdozio non fosse la tua vocazione.» Il profumo di carne d'agnello riempì la stanza mentre lo stufato iniziava a sobbollire. Il suo cupo scoppiettare dava una sensazione di intimità, rammentando ad Adolfo di quando lui e Norberto erano bambini e mangiavano quello che la madre lasciava sul fornello. Quando si ritrovavano insieme, come adesso, non sembrava che fosse passato tanto tempo da allora. Tuttavia erano successe tante cose alla Spagna... e a loro due. Adolfo cercava di muoversi senza fretta. Benché non avesse tempo da perdere, non voleva dare a Norberto motivo di preoccuparsi per lui. Lo osservò mentre rimestava lo stufato. Il prete sembrava pallido e stanco nella luce gialla della lampadina che pendeva dal soffitto. Le sue spalle erano sempre più curve con il passare degli anni. Adolfo aveva deciso molto tempo prima che fare del bene doveva essere un'esperienza sfibrante. Accollarsi le pene degli altri senza poter confidare le proprie... se non a Dio. Questo richiedeva un tipo di conformazione mentale che Adolfo non aveva. E richiedeva anche un tipo di fede che Adolfo non possedeva. Se soffrivi sulla terra, dovevi prendere provvedimenti sulla terra. Non chiedevi a Dio la forza di sopportare le sofferenze. Chiedevi a Dio la forza di aggiustare le cose. «Dimmi Adolfo», domandò Norberto senza voltarsi. «Quello che hai detto un momento fa... era vero?» «Scusa? Che cosa era vero?» «Ho bisogno di essere abbastanza buono per tutti e due?» Adolfo fece spallucce. «No. Non per quel che mi riguarda.» «E per quel che riguarda il Signore?» chiese il prete. «Lui direbbe che Tom Clancy
70
1998 - Equilibri Di Potere
sei buono?» Adolfo stese i calzini umidi sul filo. «Non saprei. Dovresti domandarlo a Lui.» «Sfortunatamente, non sempre Lui mi risponde, Dolfo.» Norberto si girò. «Ecco perché lo chiedo a te.» Adolfo si asciugò le mani sui calzoni. «Non ho nessun peso sulla coscienza, se è questo che intendi.» «Nessuno?» «No. Perché continui a farmi tutte queste domande? Devo preoccuparmi di qualcosa?» Norberto prese una scodella dallo scaffale e la riempì di stufato con un mestolo. Quindi la portò in tavola e la indicò. «Mangia.» Adolfo si avvicinò, sollevò la scodella e assaggiò lo stufato. «Scotta, ma è ottimo.» Mentre mangiava, non smetteva di osservare il fratello. Norberto si comportava in modo strano. «Com'è stata la pesca stasera?» s'informò il sacerdote. «Discreta.» «Non puzzi di pesce.» . Adolfo stava masticando un pezzo d'agnello. Indicò la corda del bucato. «Mi sono cambiato.» «Nemmeno i tuoi vestiti puzzano di pesce», notò Norberto, abbassando lo sguardo. All'improvviso Adolfo si rese conto di quello che non andava. Era lui il pescatore, ma era Norberto a gettare l'amo in cerca di informazioni. «Mi vuoi dire una buona volta che cosa sta succedendo?» «Ha telefonato la polizia.» «E allora?» «Mi hanno avvertito della terribile esplosione sullo yacht», rispose Norberto. «Pensavano ci fosse bisogno di me per amministrare l'estrema unzione. Sono venuto qui per essere più vicino al molo.» «Ma sei venuto per niente», disse Adolfo con baldanza. «Nessuno poteva sopravvivere all'esplosione.» Norberto lo guardò. «Sei così sicuro perché hai visto l'esplosione? Oppure c'è un'altra ragione?» Ad Adolfo non piaceva la piega che stava prendendo la conversazione. Posò la scodella e si pulì la bocca con il dorso della mano. «Adesso devo davvero andare.» «Dove?» Tom Clancy
71
1998 - Equilibri Di Potere
«Ho appuntamento con degli amici stasera.» Norberto si avvicinò al fratello, gli mise le mani sulle spalle e lo guardò dritto negli occhi. «Non c'è qualcosa che vuoi dirmi?» gli chiese. «Che cosa?» «Qualsiasi... cosa», rispose il sacerdote con imbarazzo. «Qualsiasi cosa? D'accordo. Ti voglio bene, Berto.» «Non intendevo questo.» «Lo so», disse Adolfo. «E ti conosco, Norberto. Cos'è che ti tormenta? O devo aiutarti? Vuoi sapere cos'ho fatto stasera? Si tratta di questo?» «Mi hai già detto che eri fuori a pescare. Perché non dovrei crederti?» «Perché sapevi esattamente cos'era lo scoppio, ma hai finto il contrario. Non sei venuto qui per essere più vicino al mare, Berto. Sei venuto qui perché volevi vedere se io fossi in casa. Va bene, non c'ero. E sai anche che non stavo pescando.» Norberto non disse nulla. Tolse le mani dalle spalle del fratello e le braccia gli caddero flosce sui fianchi. «Sei sempre stato capace di guardarmi dentro», proseguì Adolfo. «Di capire quello che pensavo, che provavo. Quando ero un adolescente, tornavo a casa tardi dopo essere stato con qualche prostituta o essere andato a un combattimento di galli, e ti mentivo. Ti raccontavo che ero stato a giocare a pallone o a vedere un film. Ma tu mi guardavi negli occhi e leggevi la verità, anche se non dicevi niente.» «Eri un ragazzo allora, Dolfo. Quelle cose facevano parte della crescita. Adesso sei un uomo...» «Appunto, Norberto», lo interruppe Adolfo. «Adesso sono un uomo. Uno che ha a malapena il tempo di vedere i combattimenti dei galli, figuriamoci di andare con le prostitute. Perciò, come vedi, fratello, non c'è nulla di cui preoccuparsi.» Norberto si fece più vicino. «Ti sto di nuovo guardando negli occhi, ora. E credo che ci sia qualcosa di cui preoccuparsi.» «Sono problemi miei, non tuoi.» «Questo non è vero. Siamo fratelli. Condividiamo gioie, dolori, segreti. Lo abbiamo sempre fatto. Voglio che mi parli, Dolfo. Te ne prego.» «Di cosa? Delle mie attività? Delle mie convinzioni? Dei miei sogni?» «Di tutto. Siediti e confidati con me.» «Non ho tempo.» Tom Clancy
72
1998 - Equilibri Di Potere
«Quando si tratta della tua anima, devi trovarlo il tempo.» Adolfo fissò per un istante il fratello. «Capisco. E se avessi tempo, mi ascolteresti come fratello o come sacerdote?» «Come Norberto», rispose il prete con dolcezza. «Non posso separare chi sono da quello che sono.» «Il che significa che saresti la mia coscienza?» «Temo che quel posto sia vacante.» Adolfo tenne gli occhi fissi sul fratello ancora per qualche secondo, poi girò la testa. «Vuoi davvero sapere che cosa ho fatto stasera?» «Sì.» «Allora te lo dirò», decise Adolfo. «Te lo dirò perché se succede qualcosa, voglio che tu sappia perché ho fatto quello che ho fatto.» Tornò a voltarsi e parlò a bassa voce per timore che i vicini sentissero attraverso le pareti sottili. «I catalani che si trovavano sull'imbarcazione che è esplosa, Ramirez e i suoi compari, hanno progettato e messo in atto l'esecuzione di una diplomatica americana a Madrid. Nel taschino della camicia ho una cassetta su cui è registrata la loro conversazione sull'assassinio. Il nastro in effetti è una confessione. Il mio comandante, il Generale, aveva ragione su questi uomini. Erano i leader di un gruppo che sta tentando di mandare in rovina il nostro Paese per assumerne il controllo. Hanno ucciso la donna per assicurarsi che gli Stati Uniti non si immischino nella loro conquista della Spagna.» «Lo sai che la politica non mi interessa», disse piano Norberto. «Forse dovrebbe», replicò Adolfo. «L'unico aiuto ai poveri di questa parrocchia viene da Dio, ma non porta del cibo sulle loro tavole. Non è giusto.» «No, non lo è», convenne il giovane prete. «Ma "beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli".» «Questo è vero nella tua professione, non nella mia», osservò Adolfo con rabbia. Fece per andarsene, ma Norberto lo afferrò per il braccio. «Devi dirmelo, Adolfo. Che ruolo hai avuto nell'attentato?» «Che ruolo ho avuto? L'ho eseguito!» sbottò Adolfo. «Sono stato io a distruggere lo yacht.» Norberto indietreggiò come se avesse ricevuto uno schiaffo. «Milioni di nostri connazionali avrebbero sofferto se quei mostri non Tom Clancy
73
1998 - Equilibri Di Potere
fossero morti», aggiunse il pescatore. Norberto si fece il segno della croce. «Ma erano esseri umani, Adolfo. Non mostri.» «Erano bestie spietate, crudeli», scattò Adolfo. Non si aspettava che il fratello capisse ciò che lui aveva fatto. Norberto era un gesuita, un membro della Compagnia di Gesù. Per cinquecento anni gli aderenti all'ordine erano stati addestrati a essere dei soldati della virtù, per rafforzare la fede dei cattolici e predicare il Vangelo ai non cattolici. «Ti sbagli.» Norberto tremava mentre stringeva ancora più forte il braccio del fratello. «Quelle "bestie", come le hai chiamate tu, erano persone. Persone con anime immortali create da Dio.» C'erano delle lacrime negli occhi del sacerdote. «Ti sei assunto un compito che non ti spetta. Soltanto Dio ha il diritto di prendere un'anima.» «Adesso devo andare.» «E quei milioni di cui parlavi», proseguì Norberto, «la loro sofferenza sarebbe stata solo terrena. Avrebbero conosciuto la perfetta beatitudine al cospetto di Dio. Ma tu... tu rischi la dannazione eterna.» «Allora prega per me, fratello, perché ho intenzione di continuare il mio lavoro.» «No, Adolfo! Non devi.» Adolfo scostò delicatamente le dita del fratello. Le strinse affettuosamente prima di lasciarle cadere. «Lascia almeno che ascolti la tua confessione», lo sollecitò Norberto. «Un'altra volta.» «Un'altra volta potrebbe essere troppo tardi.» La voce del prete, così come i suoi occhi, era piena di commozione. «Conosci la punizione se muori impenitente. Sarai bandito da Dio.» «Dio mi ha dimenticato. Ha dimenticato tutti noi.» «No!» «Mi dispiace», disse Adolfo. Il pescatore distolse lo sguardo dal fratello. Non voleva vedere il dolore nei suoi occhi gentili. E non voleva affrontare il fatto che era stato lui a causarlo. Non ora. Non con tutto quello che gli restava da fare. Mangiò un altro po' di stufato e ringraziò il fratello per averlo portato. Quindi tirò fuori una sigaretta dal pacchetto schiacciato l'ultima, notò. Avrebbe dovuto fermarsi a comprarle. L'accese e si diresse verso la porta. «Adolfo, ti scongiuro!» Norberto lo prese per la spalla costringendolo a Tom Clancy
74
1998 - Equilibri Di Potere
voltarsi. «Resta qui con me. Parlami. Prega con me.» «Ho una faccenda da sbrigare», replicò l'altro in modo pacato. «Ho promesso al Generale di consegnare la cassetta alla stazione radio sulla collina. Ci lavorano dei castigliani, e manderanno in onda il nastro. E quando lo faranno, il mondo intero saprà che la Catalogna non ha rispetto per la vita, per la Spagna o per qualunque altra cosa. Il governo, il mondo, ci aiuteranno a mettere fine all'oppressione economica di cui siamo vittime.» «E cosa penserà il mondo del castigliano che ha ucciso quegli uomini?» Norberto riuscì ad abbassare la voce sulla parola «ucciso» per paura di essere sentito. «Pregheranno tutti per la tua anima?» «Non voglio le loro preghiere», dichiarò Adolfo senza esitazioni. «Voglio soltanto la loro attenzione. Quanto a quello che penserà il mondo, spero che pensi che ho avuto coraggio. Che non sono ricorso all'assassinio di una donna inerme in strada per far valere le mie ragioni. Che sono andato dritto al cuore di quella congiura diabolica e l'ho strappato.» «E una volta fatto questo», disse Norberto, «i catalani cercheranno di strappare il tuo di cuore.» «Può darsi che ci provino», ammise Adolfo. «E può darsi anche che ci riescano.» «E quando finirà il massacro? Quando ogni cuore sarà stato strappato o spezzato?» «Non ci aspettiamo di porre fine in un colpo solo alle loro ambizioni o che delle vite castigliane non siano sacrificate. Ma il massacro non durerà a lungo. Quando i catalani e i loro alleati si mobiliteranno, sarà troppo tardi per fermare ciò che sta accadendo.» Norberto lasciò cadere le larghe spalle e scosse lentamente il capo. Le lacrime gli sgorgarono dagli occhi. Sembrava improvvisamente stremato. «Dio mio, Dolfo», singhiozzò. «Che cosa sta accadendo? Dimmelo, affinché almeno possa pregare per la tua anima.» Adolfo fissò il fratello. Di rado lo aveva visto piangere. Era successo una volta al funerale della loro madre e un'altra davanti a un giovane parrocchiano che stava morendo. Era difficile guardarlo e non commuoversi. «Io e i miei compagni abbiamo intenzione di restituire la Spagna al popolo castigliano», disse Adolfo. «Dopo mille anni di repressione, vogliamo riunire il corpo della Spagna al suo cuore.» Tom Clancy
75
1998 - Equilibri Di Potere
«Ci sono altri metodi con cui raggiungere questo scopo», obiettò Norberto. «Metodi non violenti.» «Ci abbiamo provato. E non hanno funzionato.» «Nostro Signore non ha mai levato una spada né tolto una vita.» Adolfo posò una mano sulla spalla di Norberto. «Fratello mio», gli disse guardandolo negli occhi lucidi, «se riesci a procurarmi il Suo aiuto, allora non toglierò una sola altra vita. Te lo giuro.» Norberto sembrò voler dire qualcosa, ma si bloccò. Adolfo gli diede un buffetto sulla guancia e sorrise. Si girò, aprì la porta e uscì. Ma subito si fermò e abbassò il capo. Adolfo credeva in un Dio giusto. Non credeva in un Dio che puniva coloro che cercavano la libertà. Non poteva permettere che la fede del fratello lo influenzasse. Ma questo era Norberto, un uomo buono che si era preoccupato per lui da bambino e da adulto, che si prendeva cura di lui e lo amava qualunque cosa facesse. Non poteva lasciarlo tanto in pena. Adolfo tornò a voltarsi, sorrise al fratello e gli accarezzò la guancia morbida. «Non pregare per me, Norberto. Prega per il nostro Paese. Se la Spagna è condannata, la mia salvezza sarà triste... e immeritata.» Aspirò una boccata dalla sigaretta e scese rapidamente i gradini lasciando una scia di fumo e un fratello in lacrime dietro di sé.
8 Lunedì, ore 17.22, Washington, D.C. Paul Hood diede la consueta scorsa di tardo pomeriggio alla lista di nomi sul monitor. Solo qualche minuto prima aveva posato il pollice sullo scanner di dodici per diciotto centimetri accanto al computer. L'unità laser aveva identificato la sua impronta digitale e gli aveva chiesto il codice d'accesso personale. Due secondi dopo aveva richiamato il file riservato del personale HUMINT (Human Intelligence, attività informativa svolta dall'uomo) che riferiva all'Op-Center dal campo. Hood usò la tastiera per inserire il cognome da nubile della moglie, Kent. Il file si aprì e i nomi apparvero sullo schermo. L'elenco comprendeva nove agenti segreti in tutto. Ciascuno di quegli uomini e di quelle donne era iscritto sul libro paga dell'Op-Center. Oltre ai loro nomi c'erano la loro attuale posizione e l'incarico affidatogli; un riassunto del loro ultimo rapporto preparato da Bob Herbert (il rapporto Tom Clancy
76
1998 - Equilibri Di Potere
completo era archiviato); e l'ubicazione della più vicina casa sicura o via di fuga. Se qualcuno degli operativi fosse stato scoperto, l'Op-Center lo avrebbe cercato in questi luoghi e avrebbe fatto ogni sforzo per effettuare la sua esfiltrazione. Finora, nessun agente era mai stato compromesso. Tre delle spie erano di base in Corea del Nord, impegnate in una missione che faceva seguito alla distruzione da parte dello Striker Team di un sito missilistico segreto nelle Montagne di Diamante. Il loro compito era assicurarsi che i lanciamissili non venissero ricostruiti. Sebbene originariamente il cervello dietro la realizzazione della base fosse stato un ufficiale sudcoreano rinnegato, nessuno si illudeva che gli opportunisti nordcoreani non cercassero di approfittare delle attrezzature rimaste per erigere una nuova installazione missilistica. Due agenti dell'Op-Center operavano nella valle della Békaa, in Libano, e altri due a Damasco, in Siria. Entrambe le squadre si erano infiltrate in covi terroristici e riferivano delle conseguenze politiche causate dalle attività dell'Op-Center in quelle regioni. Il fatto che il personale dell'agenzia avesse contribuito a scongiurare un conflitto tra Siria e Turchia non era visto di buon occhio: in Medio Oriente l'opinione prevalente era che le nazioni dovessero sbrogliare da sole i loro problemi, anche se la soluzione era la guerra. La pace imposta da forze esterne, in particolar modo dagli Stati Uniti, era considerata come illecita e disonorevole. Gli ultimi due agenti operativi si trovavano a Cuba per osservare gli sviluppi della situazione politica nel Paese. Secondo i rapporti, l'autorità dell'ormai attempato Fidel Castro cominciava a incrinarsi. Nonostante i difetti del dittatore - che erano considerevoli - per ironia il suo pugno di ferro aveva mantenuto l'area caraibica più o meno stabile. Qualunque despota salisse al potere a Haiti, Grenada, Antigua o in qualsiasi altra isola, aveva sempre bisogno del benestare di Castro per contrabbandare armi e droga o persino disporre di una ragguardevole forza militare. Sapevano che il leader cubano non avrebbe esitato a liberarsi dei rivali prima che diventassero troppo potenti. L'impressione generale era che non appena Castro fosse uscito di scena, il caos e non la democrazia avrebbe regnato sull'isola e sull'intera regione. Gli Stati Uniti avevano messo a punto un piano contingente, l'operazione Keel, per riempire e controllare quel vuoto di potere utilizzando incentivi economici e militari. Gli agenti dell'Op-Center erano elementi chiave della rete EWAP - Early Warning and Preparedness (allarme precoce e approntamento) - destinata a Tom Clancy
77
1998 - Equilibri Di Potere
spianare la strada al piano. Nove vite, pensò Hood. E da ognuna di quelle vite ne dipendevano forse due, tre o quattro. Non era una responsabilità da prendere alla leggera. Esaminò i rapporti pomeridiani e vide che le situazioni erano relativamente stabili e invariate. Chiuse il file. Questi agenti stranieri facevano affidamento sui loro file e sulle loro comunicazioni con l'Op-Center per essere assolutamente al sicuro. Contattavano l'agenzia chiamando il numero telefonico di un ufficio di Washington che effettuava prenotazioni per conto di alti dirigenti. Il numero era registrato a nome della Caryn Nadler International Travel Consultants. Gli agenti parlavano nella loro madrelingua, ma a ogni parola che pronunciavano corrispondeva un diverso significato in inglese. «Può riservarmi un volo per Dallas?» in arabo poteva per esempio significare «il presidente siriano è gravemente ammalato» in inglese. Sebbene i file di traduzione fossero specializzati, sette persone oltre a Paul Hood vi avevano accesso e conoscevano l'identità delle spie. Bob Herbert e Mike Rodgers erano due di queste, Darrell McCaskey era la terza. Hood aveva una cieca fiducia in loro. Ma che dire delle altre quattro persone, due nell'ufficio di Herbert, una nello staff di McCaskey e una nella squadra di Rodgers? Tutte avevano superato i controlli standard sui loro precedenti, ma quei controlli erano abbastanza accurati? I codici stessi erano sufficientemente sicuri nel caso venissero intercettati dai dispositivi di sorveglianza di qualche Paese straniero? Sfortunatamente, nessuno conosceva mai la risposta finché qualcuno non scompariva o una missione veniva sabotata o una squadra cadeva in un'imboscata. L'attività di spionaggio e intelligence comportava dei rischi. Questo era un dato di fatto. Per gli agenti segreti il pericolo dava più sale al mestiere. Malgrado ciò che era capitato a Martha in Spagna, l'Op-Center faceva tutto il possibile per ridurre al minimo questi rischi. Al momento, le indagini sull'assassinio di Martha Mackall erano condotte in Spagna da Darrell McCaskey e Aideen Marley in collaborazione con l'Interpol. Mike Rodgers e Bob Herbert stavano esaminando le informazioni lì in sede, mentre Ron Plummer stava parlando con diplomatici stranieri a Washington e all'estero, e Carol Lanning conferiva con i contatti del dipartimento di Stato. Che si trattasse della NASA, del Pentagono o dell'Op-Center, la caccia ai criminali era sempre dannatamente meticolosa. A posteriori, perché i preparativi non sembrano mai altrettanto Tom Clancy
78
1998 - Equilibri Di Potere
minuziosi? si chiese Hood. Perché è un giudizio a posteriori, maledizione! Con il senno di poi, era facile capire dove avevano sbagliato. E in questo caso, dove avevano sbagliato? La decisione di affidare la missione a Martha era stata obbligata, dopo che Av Lincoln aveva suggerito il suo nome e Serrador l'aveva approvato. Quanto alla scelta di Aideen come sua assistente invece di Darrell... be', era del tutto giustificata. Aideen parlava perfettamente spagnolo, a differenza di Darrell. Inoltre, era cresciuta in una famiglia della classe operaia, al pari di Serrador, e Hood aveva pensato che questo avrebbe potuto aiutarli. E anche se Darrell fosse stato presente sul luogo dell'agguato, probabilmente non avrebbe potuto fare niente per Martha. Non se era lei il bersaglio. Tuttavia, il direttore dell'Op-Center provava vergogna per il fatto che il sistema sotto la sua responsabilità avesse fallito. Vergogna e rabbia. Era arrabbiato al punto che non riusciva a concentrarsi a lungo su niente. Era arrabbiato per il modo sprezzante con cui una vita era stata troncata. Hood aborriva l'omicidio, per qualunque motivo. Poco dopo aver assunto la direzione dell'Op-Center, aveva letto un dossier riservato della CIA su una piccola squadra di sicari creata durante l'amministrazione Kennedy. Oltre una dozzina di generali e diplomatici stranieri erano stati giustiziati tra il 1961 e il 1963. La giustificazione per l'esistenza di un simile gruppo era valida da un punto di vista politico, riteneva Hood. Nondimeno, faceva fatica ad accettarla da un punto di vista morale, benché alla lunga delle vite sarebbero state risparmiate. Ma era quello l'aspetto tragico della morte di Martha. Non era come se un despota fosse stato tolto di mezzo per migliorare la vita di altre persone, o come se un terrorista fosse stato eliminato per prevenire un attentato. Qualcuno aveva abbattuto Martha a colpi d'arma da fuoco per lanciare un messaggio. Un messaggio. Era arrabbiato con i governanti spagnoli. Avevano chiesto l'aiuto dei satelliti americani per sorvegliare le attività terroristiche e l'avevano ottenuto. Ma adesso che toccava a loro collaborare, si mostravano tutt'altro che disponibili. Se avevano delle informazioni sul delitto, le tenevano per sé. Quel poco che aveva in mano l'Op-Center lo aveva ricavato Darrell McCaskey dalle sue fonti all'Interpol. Non c'era stata alcuna rivendicazione dell'attentato. Le intercettazioni di Herbert delle comunicazioni via etere e via fax dirette agli uffici del governo e della polizia lo avevano confermato. L'auto usata per la fuga non era stata scoperta Tom Clancy
79
1998 - Equilibri Di Potere
dalla sorveglianza condotta sia a terra che per mezzo di elicotteri, e il National Reconnaissance Office (Ufficio nazionale di ricognizione) del Pentagono non era riuscito a localizzarla con il satellite. Le forze dell'ordine spagnole stavano cercando un'officina dove si smontavano le auto rubate. Se la vettura fosse stata portata in una di quelle, nessuno si illudeva di ritrovarla ancora intera. Test chimici eseguiti sui proiettili avrebbero cercato di determinarne la provenienza, ma ci sarebbe voluto del tempo, e anche ammesso di riuscire a identificare la persona che li aveva acquistati, a quel punto la pista si sarebbe raffreddata. Infine, secondo quanto riferito da McCaskey, il postino rimasto ucciso non aveva precedenti penali; sembrava quindi trattarsi soltanto di uno sventurato spettatore. Hood era furioso anche con se stesso. Invece di dare giudizi retrospettivi, avrebbe dovuto avere la lungimiranza di non lasciare che Martha e Aideen intraprendessero un'operazione segreta senza uno o due guardaspalle che le seguissero come un'ombra. Forse il killer non avrebbe potuto essere fermato, ma forse sarebbe stato possibile catturarlo. Soltanto perché era un incarico tranquillo - un abboccamento in un ufficio, non un'attività di sorveglianza o spionaggio - aveva consentito che andassero da sole. Il servizio di sicurezza del parlamento aveva una solida reputazione e non c'era motivo di dubitare della sua efficienza. Martha aveva pagato per la negligenza del suo capo. La porta dell'ufficio era aperta e Ann Farris entrò. Hood alzò lo sguardo. Indossava un completo giacca-pantalone color panna, i capelli castani erano tagliati corti a caschetto. I suoi occhi erano pieni di tenerezza, la sua espressione compassionevole. Paul tornò ad abbassare lo sguardo sul monitor per distoglierlo da lei. «Ciao», disse. «Ciao. Come va qui?» «Uno schifo», rispose Paul, aprendo un file su Serrador trasmessogli da Herbert. «E da te?» «Un paio di cronisti hanno collegato Martha all'Op-Center», disse Ann, «ma solamente Jimmy George del "Post" ha immaginato che non fosse là come turista. Si è detto d'accordo a non divulgare la storia per un paio di giorni in cambio di qualche esclusiva.» «Bene. Gli daremo del materiale d'archivio», disse Paul con amarezza. «Farà vendere qualche copia.» «E' una brava persona», replicò Ann. «Agisce correttamente.» Tom Clancy
80
1998 - Equilibri Di Potere
«Non ne dubito. Perlomeno c'è stato un dialogo tra voi due. Avete parlato e la ragione ha prevalso. Ricordi la ragione, Ann? Ricordi ragione e dialogo e negoziato?» «Me ne ricordo. E la verità è che parecchia gente li pratica ancora.» «Non abbastanza», osservò Hood. «Quand'ero sindaco di Los Angeles, non correva buon sangue tra me e il governatore Essex. Lord Essex, così lo chiamavamo. Non gli piaceva quello che definiva il mio modo non ortodosso di fare le cose. Diceva di non potersi fidare di me.» Scrollò la testa. «La verità era che io mi preoccupavo della qualità della vita a Los Angeles, mentre lui sognava di diventare presidente. Questi due obiettivi non collimavano. Perciò smise di parlarmi. Dovevamo comunicare tramite il vicegovernatore Whiteshire. La cosa divertente è che Los Angeles non ha ottenuto il denaro di cui aveva bisogno e quel bimbo capriccioso di Essex non è stato rieletto governatore. I politici non comunicano, le famiglie spesso non comunicano, e poi ci stupiamo se tutto va a catafascio. Mi spiace, Ann. Mi congratulo con te per aver parlato con il signor George.» Ann si avvicinò e si piegò sulla scrivania. Allungò la mano destra e sfiorò la mano di Hood con la punta delle dita. Era un tocco delicato e molto, molto femminile. «So come ti senti, Paul.» «Ne sono certo», disse lui piano. «Se c'è qualcuno che può saperlo, quella sei tu.» «Ma devi convincerti che nessuno poteva prevedere quanto è accaduto.» «Qui ti sbagli.» Hood ritirò la mano da sotto quella di lei. «Abbiamo fallito. Io ho fallito.» «Nessuno ha fallito», affermò Ann. «E' stato qualcosa di imprevedibile.» «No», ribatté Paul. «Soltanto di imprevisto. Disponiamo di simulazioni di combattimento, simulazioni di attacchi terroristici, simulazioni di agguati omicidi. Basta premere un tasto di questo computer e mi verranno mostrati dieci modi diversi per catturare o uccidere il signore della guerra del mese. Ma il metodo per prevedere semplici problemi di sicurezza non è stato inserito nel nostro sistema, e come risultato Martha è morta.» Ann scosse il capo. «Anche se ci fossero stati degli agenti a vigilare su di lei, non sarebbe stato possibile prevenire l'assassinio. Non avrebbero potuto intervenire in tempo. Lo sai bene quanto me.» «Almeno avrebbero potuto prendere l'attentatore.» «Può darsi, ma Martha sarebbe morta comunque.» Tom Clancy
81
1998 - Equilibri Di Potere
Hood non era persuaso, ma ci avrebbe visto più chiaro una volta completata la propria analisi. «C'è altro di cui dobbiamo occuparci?» chiese mentre il telefono squillava due volte, segno che si trattava di una chiamata interna. Paul gettò uno sguardo al numero; era Bob Herbert. «No, nient'altro», rispose Ann. Tirò in dentro le labbra come se volesse aggiungere qualcosa, ma non lo fece. Fine della comunicazione, pensò cinicamente Hood mentre alzava il ricevitore. «Sì, Bob?» «Paul», disse l'altro in tono urgente, «abbiamo qualcosa.» «Sputa il rospo.» «Abbiamo captato questa registrazione da una piccola emittente radiofonica privata. Te la sto inviando per Vee-Bee. Non siamo riusciti a verificare l'autenticità del nastro che stai per ascoltare, ma saremo in grado di farlo entro un'oretta circa. Stiamo ricevendo spezzoni di annunci dello speaker da una stazione televisiva spagnola per confrontare le voci. L'istinto mi dice che non sono contraffatte, ma lo sapremo per certo tra un'ora o poco più. «La prima voce che sentirai è quella dell'annunciatore radiofonico che presenta la registrazione», continuò Herbert. «La seconda voce è quella incisa sul nastro. Ti sto mandando per posta elettronica anche la traduzione.» Hood chiuse il file su Serrador e richiamò l'e-mail di Herbert, quindi schiacciò il tasto del Vee-Bee. Il Vee-Bee, o Voice Box (scatola vocale), era l'equivalente di un'e-mail sonora. I suoni venivano digitalmente analizzati e ripuliti da uno dei miracolosi programmi software di Matt Stoll. L'audio trasmesso dal simulatore era il più vicino possibile alla vita reale. Grazie alla codifica digitale, l'ascoltatore poteva persino isolare i suoni in sottofondo e quelli in primo piano e riprodurli separatamente. Ann girò intorno alla scrivania e si curvò sopra la spalla di Paul. Il suo calore, la sua vicinanza, erano confortanti. Lui si concentrò sulla lettura della traduzione mentre partiva l'annuncio. «Signore e signori, buonasera», disse lo speaker. «Interrompiamo il programma musicale per riferirvi degli ultimi sviluppi sull'esplosione dello yacht avvenuta questa sera nella baia della Concha. Alcuni minuti fa un'audio-cassetta è stata consegnata ai nostri studi. Il corriere era un uomo che si è presentato come membro del gruppo Primo Popolo di Spagna. A quanto ci è stato detto, la cassetta contiene una conversazione che ha avuto Tom Clancy
82
1998 - Equilibri Di Potere
luogo a bordo dello yacht, identificato come il Veridico, pochi momenti prima che saltasse in aria. Con la consegna di questo nastro, il PPS rivendica la responsabilità dell'attentato e dichiara inoltre che la Spagna appartiene ai veri spagnoli, non all'élite della Catalogna. La registrazione vi sarà proposta integralmente.» Un commento inserito da Herbert diceva: Il PPS è un gruppo formato da membri di pura razza castigliana. Pubblica volantini e svolge opera di reclutamento da due anni a questa parte. Ha inoltre rivendicato la paternità di due atti di terrorismo contro bersagli catalani e andalusi. Le sue dimensioni e l'identità del suo (o dei suoi) leader sono ignote. Serrando la mascella, Hood continuò a leggere la trascrizione mentre la cassetta veniva riprodotta. Ascoltò la voce fredda e sommessa di Ramirez parlare dei progetti catalani per la Spagna e vantarsi dell'implicazione del gruppo nell'omicidio di Martha Mackall - con la collaborazione dell'onorevole Isidro Serrador. «Mio Dio!» esclamò Paul tra i denti. «Bob... è possibile?» «Non soltanto è possibile», confermò Herbert, «ma spiega la riluttanza di Serrador a proseguire i colloqui con Darrell e Aideen. Quel figlio di puttana ci ha fregato, Paul.» Hood guardò Ann Farris. L'aveva già vista di umore nero durante i loro quasi due anni insieme, ma mai come adesso. La compassione era svanita completamente dal suo volto. Le sue labbra erano strette, e poteva sentirla respirare dalle narici. I suoi occhi erano duri, le guance infiammate. «Cosa intendi fare, Paul?» domandò Herbert. «Prima di rispondere, però, tieni a mente che i magistrati spagnoli non accuseranno di tutti i misfatti un personaggio politico di spicco a causa di un'illegale registrazione su nastro realizzata da qualcuno con le mani probabilmente sporche quanto se non più di Serrador. Faranno una lunga e poco cordiale chiacchierata con lui, e indagheranno a fondo. Ma se il deputato ha amici influenti - e non ho dubbi al riguardo - questi affermeranno che è stato incastrato. Faranno tutto il possibile per ostacolare la macchina della giustizia.» «Lo so», disse il direttore. «Lo so che lo sai», replicò il capo dell'intelligence. «Ma gli consentiranno di patteggiare, tanto per far felici i suoi elettori. Oppure lo lasceranno addirittura libero. O magari guarderanno da un'altra parte permettendogli di fuggire dal Paese. Quello che sto dicendo è che forse dovremmo occuparci personalmente della faccenda. Se salta fuori che Tom Clancy
83
1998 - Equilibri Di Potere
Serrador è un sostenitore del terrorismo, dovremmo rispondere con le stesse armi.» «Ho capito», disse Hood. Rimase un attimo pensoso. «Voglio quel bastardo, e se non posso averlo legalmente, vedrò di prenderlo con le mani nel sacco.» Basta con i principi morali, si disse Paul. Rifletté ancora un momento. Non voleva che Serrador se la svignasse. Purtroppo, aveva soltanto due risorse HUMINT in loco, Darrell e Aideen. E non sapeva se fossero in grado di tenerlo d'occhio finché lo Striker Team o l'unità di qualche terza forza potesse intervenire e avere un franco scambio d'opinioni con quel bastardo. Avrebbe dovuto discuterne con McCaskey. Nel frattempo, aveva bisogno di maggiori informazioni. «Bob, voglio che il deputato sia sottoposto a sorveglianza elettronica con ogni mezzo disponibile.» «Già fatto», disse Herbert. «Abbiamo messo sotto controllo telefoni di casa e ufficio, fax, modem e posta.» «Bene.» «Cosa hai in mente di fare con Darrell e Aideen?» «Parlerò con Darrell e poi mi rimetterò al suo giudizio. In fondo, si trova sul posto, e spetta a lui decidere. Ma prima voglio sentire Carol Lanning e vedere se il dipartimento di Stato può fornirci il quadro generale della situazione in Spagna.» «Cosa pensi stia accadendo laggiù?» chiese Ann. «Se la mia supposizione è giusta», rispose Paul, «le uccisioni di Martha e dei suoi assassini non sono soltanto dei colpi d'avvertimento.» «E cosa, allora?» domandò Ann. Alzandosi in piedi, Hood la guardò. «Credo che siano le prime salve di una guerra civile.»
9 Lunedì, ore 23.30, Madrid, Spagna Durante i mesi delle sessioni parlamentari, il deputato Isidro Serrador abitava nella zona del Parque del Retiro, una delle più eleganti di Madrid. Il piccolo appartamento al sesto piano dava sullo spettacolare lago pieno di barche e su bei giardini. Affacciandosi alla finestra e guardando verso sudest, era visibile l'unica statua pubblica del diavolo in Europa. Scolpita nel 1880, l'opera commemorava il solo luogo in cui alle gentildonne spagnole Tom Clancy
84
1998 - Equilibri Di Potere
del diciottesimo secolo era consentito - dalla tradizione, non dalla legge difendere il proprio onore in duello. Pochissime donne lo avevano fatto, naturalmente. Soltanto gli uomini erano abbastanza vanagloriosi da rischiare la vita per rispondere a un insulto. Serrador era seduto su un divano e osservava dalla finestra il parco illuminato dai lampioni. Era tornato a casa dopo aver atteso alle attività parlamentari per il resto della giornata, soddisfatto che le cose fossero andate esattamente secondo i piani. Aveva fatto un bagno caldo, assopendosi brevemente nella vasca, quindi aveva infilato in forno la cena preparata dalla governante. Adesso stava assaporando un brandy in attesa che la spalla di maiale, le patate lesse e i ceci fossero caldi. Mangiando, all'ora precisa, avrebbe guardato la televisione e visto come i notiziari avrebbero interpretato l'uccisione della «turista» americana. Quindi avrebbe controllato i messaggi sulla segreteria telefonica e richiamato, se non fosse stato troppo tardi. Non aveva voglia di avere a che fare con la gente in quel momento. Desiderava semplicemente gustarsi in pace il suo trionfo. Guardare il telegiornale, pensò, sarà molto divertente. Gli esperti avrebbero parlato dell'impatto che quell'azione criminosa avrebbe avuto sul turismo, senza avere la più pallida idea di quello che stava realmente accadendo - o di quello che sarebbe accaduto nelle settimane seguenti. Era stupefacente quanto poco sapessero i veggenti della politica e dell'economia. Per uno che diceva una cosa, un altro ne diceva una diversa. Era tutto un esercizio, un gioco. La sua schiena era sistemata comodamente sugli spessi cuscini del divano, i piedi nudi incrociati sul tavolino davanti a sé; l'ultimo sorso di brandy era adagiato in fondo alla sua gola; e le riflessioni sugli eventi del giorno riposavano comodamente nella sua testa. Il piano era ingegnoso. Due minoranze, baschi e catalani, che si univano per impadronirsi della Spagna. I baschi avrebbero contribuito con le armi, i muscoli e l'esperienza nelle tattiche terroristiche. I catalani si sarebbero avvalsi della loro influenza sull'economia per convincere molti politici a cambiare bandiera, agitando lo spettro di una grave depressione. Una volta assunto il controllo della nazione, i catalani avrebbero accordato l'indipendenza alle province basche, permettendo a coloro che - come Serrador - volevano l'autogoverno, di ottenerlo. E i facoltosi catalani avrebbero continuato ad amministrare la Spagna, tenendo assoggettate le Tom Clancy
85
1998 - Equilibri Di Potere
altre comunità non autonome mediante il controllo del commercio. Era un piano ingegnoso... e infallibile. Il telefono squillò un attimo prima che qualcuno bussasse alla porta. Serrador venne risvegliato di soprassalto dalle sue fantasticherie. Mugugnando, il politico si infilò le pantofole e si alzò. Mentre si dirigeva strascicando i piedi verso il telefono, urlò sgarbatamente a chiunque si trovasse fuori dalla porta di aspettare un minuto. Nessuno poteva salire senza essere annunciato dal portinaio, perciò si chiese quale dei suoi vicini avesse bisogno di un favore a quell'ora. Era il proprietario della catena di drogherie che desiderava espandere i suoi negozi? Oppure il fabbricante di biciclette che voleva aumentare le spedizioni in Marocco? Il droghiere almeno pagava per i favori ricevuti, mentre quello stronzo del produttore di biciclette li domandava soltanto perché abitava casualmente sul suo stesso piano. Serrador dava loro una mano per evitare di farsi dei nemici. Non si sapeva mai quando i vicini potevano vedere o sentire qualcosa di compromettente. Serrador si chiese perché non venisse mai a fargli visita una delle belle concubine che vivevano nello stabile. Ce n'erano almeno tre che conosceva di vista, mantenute da ministri del governo che tornavano a casa dalle mogli tutte le sere. Il telefono era sopra un piccolo tavolo a ribalta nell'atrio moquettato. Serrador finì di allacciarsi la fusciacca rossa della giacca da camera e sollevò il ricevitore. La persona fuori dalla porta, chiunque fosse, avrebbe pazientato ancora un minuto. Aveva avuto una giornata lunga e faticosa. «Sì?» disse. I colpi sull'uscio divennero più insistenti. Qualcuno stava gridando il suo nome, ma non riconobbe la voce. Serrador non riusciva a sentire chi stava parlando al telefono. Seccato, si girò verso la porta e strillò: «Solo un momento!». Quindi ripeté corrucciato nella cornetta: «Sì? Cosa c'è?». «Pronto?» disse la persona all'altro capo del filo. «Sì?» «Sto chiamando per conto del signor Ramirez.» Serrador sentì un brivido lungo la schiena. «Chi parla?» «Il mio nome è Juan Martinez, senor. Lei è l'onorevole Serrador?» «Juan Martinez chi?» domandò il deputato. E chi c'è alla porta? Cosa diavolo sta succedendo? Tom Clancy
86
1998 - Equilibri Di Potere
«Sono un membro della familia», rispose Martinez. Serrador sentì il rumore di una chiave che entrava nella toppa e della serratura che scattava. Si voltò con aria truce mentre la porta si apriva. Il custode del palazzo apparve sulla soglia. Dietro di lui c'erano due agenti e un sergente della polizia. «Mi spiace, senor deputato», si scusò il portiere mentre i poliziotti entravano nell'appartamento. «Questi uomini... ho dovuto lasciarli salire.» «Che cosa volete?» domandò Serrador con la voce sdegnata e lo sguardo implacabile. D'un tratto, udì il clic della comunicazione che si interrompeva, seguito dal segnale di libero. Rimase impietrito con la cornetta ronzante premuta contro l'orecchio, rendendosi conto all'improvviso che qualcosa era andato storto. «Onorevole Isidro Serrador?» chiese il sergente. «Sì...» «È pregato di venire con noi.» «Per quale motivo?» «Per rispondere ad alcune domande circa l'assassinio di una turista americana.» Serrador strinse le labbra e respirò sonoramente dal naso. Non intendeva dire niente, chiedere niente e fare niente finché non avesse avuto la possibilità di parlare con il suo avvocato. E di riflettere. Coloro che non riflettevano erano condannati ancor prima di cominciare. Assentì con il capo. «Mi permetta di vestirmi», disse. «Dopo vi seguirò.» Il sergente annuì e piazzò uno degli agenti accanto all'ingresso della camera da letto. Non permise che Serrador chiudesse la porta, ma lui non fece questioni. Se avesse aperto la valvola della collera, non ci sarebbe stato modo di richiuderla. Meglio sopportare quell'umiliazione e rimanere calmo e razionale. I poliziotti lo scortarono giù nel sotterraneo e poi fuori dallo stabile attraverso il garage - per evitargli l'imbarazzo di essere agli arresti, suppose. Se non altro, non lo ammanettarono. Venne fatto salire a bordo di un'auto priva di contrassegni e condotto alla stazione della polizia municipale sull'altro lato del parco. Qui, fu accompagnato in una stanza priva di finestre con una foto del re appesa alla parete, un lampadario con tre paralumi bianchi a forma di tulipano, e sotto un vecchio tavolo di legno. C'era un telefono sul tavolo, e gli venne detto che poteva fare tutte Tom Clancy
87
1998 - Equilibri Di Potere
le chiamate che desiderava. Qualcuno sarebbe venuto a parlare con lui di lì a poco. La porta fu chiusa a chiave. Serrador si sedette su una delle quattro seggiole di legno. Telefonò a casa del suo avvocato, Antonio, ma non lo trovò. Probabilmente era fuori con una delle sue amichette, come ogni buono scapolo danaroso che si rispetti. Non gli lasciò alcun messaggio; non voleva che Antonio tornasse a casa e qualche ninfa loquace udisse per caso la comunicazione. Non aveva notato giornalisti in attesa, per cui almeno il suo fermo era stato eseguito con la massima discrezione. A meno che non fossero davanti all'entrata principale, pensò tutt'a un tratto. Forse era quella la ragione per cui i poliziotti lo avevano fatto uscire dalla porta del garage. Forse era quello che il portiere aveva inteso dire: «Questi uomini... ho dovuto lasciarli salire». La stampa tentava spesso di avvicinare gli abitanti del palazzo, e il personale era bravo a proteggere gli inquilini famosi dai cronisti. E il suo numero telefonico veniva regolarmente cambiato affinché non gli causassero disturbo. Ma quel tale Martinez ne era a conoscenza. Continuava a domandarsi chi fosse e di cosa avesse cercato di avvertirlo. Nessuno poteva essere al corrente che era implicato con le persone responsabili dell'uccisione della donna americana. Soltanto Esteban Ramirez lo sapeva, e non l'avrebbe rivelato a chicchessia. Gli venne in mente di chiamare la segreteria telefonica del suo ufficio. Gli venne anche in mente che l'apparecchio poteva essere controllato, ma era un rischio che era disposto a correre. Non aveva molte alternative. Ma prima che potesse effettuare la chiamata, la porta si aprì e due uomini entrarono nella stanza. Non erano poliziotti.
10 Martedì, ore 0.04, Madrid, Spagna L'Organizzazione internazionale di polizia criminale - comunemente nota come Interpol - venne fondata a Vienna nel 1923. Inizialmente concepita per fungere da centrale di smistamento di informazioni su scala mondiale, dopo la Seconda guerra mondiale l'organizzazione era stata ampliata e dotata di un nuovo statuto per concentrarsi su contrabbando, Tom Clancy
88
1998 - Equilibri Di Potere
traffico di stupefacenti, contraffazione e sequestri di persona. Oggi, ben centosettantasette Paesi forniscono informazioni all'organismo, che ha uffici nella maggior parte delle più importanti città del globo. Negli Stati Uniti, l'Interpol è in collegamento con lo United States National Central Bureau. L'USNCB riferisce al sottosegretario per l'Applicazione delle leggi del dipartimento del Tesoro. Durante i suoi anni nell'FBI, Darrell McCaskey aveva lavorato con dozzine di funzionari dell'Interpol, e in stretto contatto particolarmente con due di loro in Spagna. Uno era la straordinaria Maria Corneja, un lupo solitario delle operazioni speciali che aveva vissuto in America con McCaskey per sette mesi mentre studiava i metodi dell'FBI. L'altro era Luis Garcìa de la Vega, comandante dell'ufficio dell'Interpol di Madrid. Luis era un gitano andaluso dalla carnagione scura e dai capelli neri, grande e forte come un orso, che insegnava il flamenco nel tempo libero. Così come la danza, il trentasettenne Luis era spontaneo, teatrale e focoso. Guidava uno dei più coriacei e meglio informati uffici dell'Interpol d'Europa, la cui efficienza ed efficacia gli avevano fatto guadagnare la gelosa antipatia e il profondo rispetto delle locali forze dell'ordine. Luis avrebbe voluto recarsi all'hotel subito dopo l'agguato mortale, ma gli eventi di San Sebastiàn lo avevano obbligato a rinviare la visita. Arrivò poco dopo le undici e mezzo di sera, mentre Darrell e Aideen stavano finendo di cenare. Darrell accolse il vecchio amico con un lungo abbraccio. «Mi spiace per quello che è accaduto», disse Luis in un roco inglese tinto di spagnolo. «Grazie», rispose McCaskey. «Mi spiace anche di essere tanto in ritardo», aggiunse l'altro sciogliendosi finalmente dall'abbraccio. «Vedo che vi siete adeguati agli orari dei pasti spagnoli. Mangia molto tardi la sera e poi dormi come un ghiro.» «A dire il vero», osservò l'americano, «questa è la prima occasione che abbiamo avuto di ordinare il servizio in camera. E dubito che riusciremo a chiudere occhio stanotte, anche con la pancia piena.» «Capisco», fece Luis. Strinse la spalla dell'amico. «È stato un giorno terribile. Posso solo ripetere quanto mi dispiaccia.» «Gradisci qualcosa, Luis?» domandò Darrell. «Un bicchiere di vino, magari?» «Non mentre sono in servizio. Dovresti saperlo. Ma vi prego, voi due Tom Clancy
89
1998 - Equilibri Di Potere
continuate pure.» Posò lo sguardo su Aideen e sorrise. «Lei è la smonta Marley.» «Sì.» Aideen si alzò da tavola e gli tese la mano. Benché fosse fisicamente ed emotivamente esausta, qualcosa si ridestò in lei quando toccò la mano dello spagnolo. Era attraente, ma non era stato il suo aspetto a stimolarla. Dopo tutto ciò che era successo quel giorno, era troppo intontita, troppo svuotata per badarci. Tuttavia, lui le dava l'impressione di non avere paura di nulla, e lei si era sempre mostrata sensibile a questa prerogativa in un uomo. «Sono addolorato per il lutto che l'ha colpita», disse Luis. «Ma sono lieto che lei stia bene. Sta bene, vero?» «Sì», rispose Aideen tornando a sedersi. «Grazie per l'interessamento. E diamoci pure del tu.» «Mi delicia», fece lui. «Non c'è di che.» Accostò una sedia a braccioli al tavolo e si unì a loro. McCaskey riprese a mangiare la sua pernice alle spezie. «Allora?» «Dev'essere ottima, a giudicare dal profumo», disse Luis. «Lo è», confermò Darrell. I suoi occhi si strinsero. «Stai temporeggiando, Luis.» Il funzionario dell'Interpol si grattò la nuca. «È vero», ammise. «Ma non perché abbia qualche importante notizia da darti. In realtà, non ho nulla di concreto. Solo pensieri. Idee.» «Le tue idee di solito valgono quanto i fatti di qualcun altro. Ti spiacerebbe condividerle con noi?» Luis bevve un sorso d'acqua dal bicchiere dell'amico e fece un vago cenno verso la finestra. «È terribile là fuori, Darrell. Semplicemente terribile. E le cose continuano a peggiorare. Abbiamo avuto delle piccole sommosse antibasche e anti-catalane ad Avila, Segovia e Soria.» «Tutte le regioni castigliane», notò Aideen. «Già. E non sembra che le forze dell'ordine facciano tutto il possibile per prevenire questi tumulti.» «La polizia si schiera lungo i confini razziali», osservò McCaskey. Luis annuì lentamente. «Non ho mai visto una simile... Non so nemmeno come definirla.» «Follia collettiva», suggerì Aideen. Luis la fissò. «Non capisco.» «È il tipo di fenomeno su cui gli psicologi ci hanno messo in guardia Tom Clancy
90
1998 - Equilibri Di Potere
all'avvicinarsi del nuovo millennio», spiegò la giovane donna. «Il timore che tutti ci entreremo, ma che gran parte di noi non ne uscirà fuori viva. Risultato: un senso di mortalità che genera panico. Paura. Violenza.» Luis la indicò con il dito. «Sì, esatto. È come se tutti fossero in preda a una sorta di febbre fisica e mentale. I miei uomini che sono andati in quelle regioni dicono che vi regna una palpabile atmosfera di odio ed eccitazione. Molto strano.» McCaskey corrugò la fronte. «Adesso non mi verrai a raccontare che l'assassinio di Martha è un episodio di psicosi di massa?» L'altro fece un gesto di diniego con la mano. «No, certo che no. Sto semplicemente rimarcando che laggiù sta avvenendo qualcosa di strano. Qualcosa che non ho mai riscontrato prima.» Si protese verso l'Uovo. «C'è qualcosa che bolle in pentola, amici miei. Qualcosa che a mio avviso è stato attentamente pianificato.» «Qualcosa di che genere?» domandò McCaskey. «L'imbarcazione affondata a San Sebastiàn è stata distrutta con il C-4», rispose Luis. «Ne sono state rinvenute delle tracce sui rottami.» «Lo abbiamo saputo da Bob Herbert», disse Darrell. Guardò l'amico con aspettativa. «Vai avanti. C'è dell'altro, a giudicare dal tuo tono di voce.» Luis assentì. «Una delle vittime, Esteban Ramirez, in passato è stato un corriere della CIA. I suoi yacht venivano utilizzati per far giungere clandestinamente armi e personale a contatti sparsi in tutto il mondo. Già da un po' si mormorava di questa attività, ma ora le voci sono destinate a farsi più insistenti. La gente qui dirà che è stato eliminato da agenti segreti americani.» «Credi che quelli della CIA siano implicati nell'attacco, Luis?» chiese Aideen. «No. Non avrebbero fatto qualcosa di così eclatante. Né sarebbero stati così rapidi nel mettere in atto una rappresaglia per l'omicidio della vostra collega. Ma circoleranno parecchie voci negli ambienti politici. Nessuno chiacchiera più di quelli del governo. Tu lo sai bene, Darrell.» McCaskey annuì. «E la cosa giungerà all'orecchio dell'opinione pubblica spagnola», continuò Luis. «Molta gente ci crederà e se la prenderà con gli americani.» «Secondo Bob Herbert, con cui ho parlato prima», disse McCaskey, «l'Agenzia è rimasta sorpresa come chiunque altro dall'attentato allo yacht. E Bob sa interpretare il linguaggio ambiguo della burocrazia. Capisce Tom Clancy
91
1998 - Equilibri Di Potere
quando cercano di menarlo per il naso.» «Anch'io sono dell'opinione che la CIA non c'entri», convenne Luis. «Perciò, ecco un possibile scenario. Una diplomatica americana viene uccisa. Il messaggio rivolto al vostro governo è di non impicciarsi delle faccende spagnole. Poi i responsabili della sua morte vengono ammazzati a loro volta. Un nastro registrato informa tutta la Spagna che i catalani morti e il loro complice basco, l'onorevole Serrador, sono degli spietati assassini. Ciò aizza il resto del Paese contro questi due gruppi.» «A quale scopo?» domandò Darrell. «Chi trarrebbe vantaggio da una guerra civile? L'effetto per l'economia sarebbe devastante, e tutti ne soffrirebbero.» «Ho preso in considerazione questo aspetto. A norma di legge, il tradimento è punibile con la pena capitale e la confisca dei beni. L'acquisizione delle attività catalane servirebbe a distribuire il potere in modo più equo tra gli altri gruppi. Plausibilmente, ne beneficerebbero castigliani, andalusi e galiziani.» «Facciamo un passo indietro», intervenne Aideen. «Cosa avrebbero da guadagnarci catalani e baschi a unire le loro forze?» «I catalani controllano il cuore dell'economia spagnola», disse Luis, «e il nocciolo dei separatisti baschi è composto da terroristi molto esperti. Questi sono requisiti complementari se uno sta cercando di paralizzare una nazione e prenderne il timone.» «Attaccare l'infrastruttura fisica e finanziaria», osservò McCaskey, «quindi intervenire e salvarla come un cavaliere senza macchia.» «Esatto. Un'ipotesi avvalorata dalle informazioni di cui siamo in possesso - non di prima mano e insufficienti per passare all'azione secondo cui stanno progettando un'operazione congiunta di qualche tipo.» «Come hai reperito queste informazioni?» volle sapere McCaskey. «La nostra fonte era da tempo un membro dell'equipaggio dello yacht di Ramirez. Un elemento capace e affidabile. Ha riferito di frequenti abboccamenti tra Ramirez ed esponenti chiave dell'industria, come pure di viaggi regolari nel golfo di Biscaglia.» «Paesi Baschi», sottolineò Darrell. Luis annuì. «E Ramirez sbarcava sovente, sempre accompagnato da una guardia del corpo, qualche membro della sua familia. Il nostro informatore non aveva idea di chi vedesse Ramirez o perché. Sapeva soltanto che negli ultimi sei mesi gli incontri si erano intensificati, passando da mensili a Tom Clancy
92
1998 - Equilibri Di Potere
settimanali.» «Esiste la possibilità che il vostro informatore prendesse due stipendi?» chiese McCaskey. «Vuoi dire se vendeva le informazioni anche a qualcun altro?» «Precisamente.» «Non posso escluderlo», ammise Luis. «Ovviamente, qualche persona o gruppo esterno era al corrente dei piani di Ramirez e si è assicurato di mandarli a monte. Il punto è: chi? Tanto per cominciare, chiunque abbia fermato Ramirez e la sua organizzazione sapeva che avrebbe avuto luogo l'esecuzione della vostra rappresentante diplomatica.» «Come fai a dirlo?» chiese Darrell. «Perché hanno collocato una microspia e l'esplosivo sullo yacht prima dell'assassinio. Hanno ottenuto una confessione registrata, atteso l'arrivo del killer di Martha e poi fatto saltare l'imbarcazione.» «Esatto», fece McCaskey. «Un lavoretto accurato e professionale.» «L'intera faccenda è stata accurata e professionale», concordò Luis. «Sapete, amici miei, a proposito di guerra civile... ci sono quelli che credono che in realtà non sia mai terminata. Che sulle differenze sia semplicemente stata messa una... come dite voi?» «Una pezza», suggerì Aideen. «Sì, una pezza.» La donna scosse il capo. «Riuscite a immaginare che enorme impatto avrebbe una persona - non un gruppo, ma un singolo individuo risolvendo in maniera definitiva e duratura il conflitto?» I due uomini la guardarono. «Un nuovo Franco», disse Luis. «Proprio così», fece Aideen. «Un'idea diabolica», commentò McCaskey. «È come il vecchio broglio elettorale di Boston di cui mio padre mi parlava quando ero una ragazzina», proseguì Aideen. «Un tizio assolda dei delinquenti per terrorizzare i commercianti. Poi un giorno lo stesso tizio si arma di una mazza da baseball, fa la guardia a una pescheria o a un negozio di scarpe o a un'edicola, e mette in fuga i delinquenti, che naturalmente sono stati pagati per farlo. La sua mossa successiva è candidarsi a una carica pubblica e ottenere il voto degli onesti lavoratori.» «La medesima cosa potrebbe verificarsi qui», notò Luis. Aideen assentì lentamente. «È possibile.» «Ti viene in mente nessuno che possa corrispondere a questo profilo, Luis?» domandò McCaskey. «Madre de Dios, potrei citarti una sfilza di politici, funzionari e imprenditori. Ma quello che abbiamo deciso è questo. Qualcuno a San Tom Clancy
93
1998 - Equilibri Di Potere
Sebastiàn ha distrutto lo yacht. Qualcun altro ha consegnato la cassetta alla stazione radiofonica. Che queste persone si trovino ancora in città oppure no, devono aver lasciato qualche traccia. Abbiamo incaricato una nostra agente di recarsi sul posto per dare un'occhiata. Partirà in elicottero tra...» Lanciò uno sguardo all'orologio. «Tra due ore.» «Mi piacerebbe andare con lei», disse Aideen, gettando il tovagliolo sul tavolo e alzandosi in piedi. «Sarei felice di accontentarti», replicò Luis. Guardò Darrell con circospezione. «Cioè... sempre che tu sia d'accordo.» McCaskey gli rivolse un'occhiata scherzosa. «Chi hai mandato a San Sebastiàn?» «Maria Corneja», rispose piano lo spagnolo. Darrell posò con delicatezza il coltello e la forchetta sul piatto. Aideen osservò uno strano imbarazzo impossessarsi dell'ex agente federale, solitamente impassibile. Iniziò con una triste piega della bocca per poi diffondersi sino a includere gli occhi. «Non sapevo che lavorasse di nuovo con te», disse McCaskey portandosi il tovagliolo alle labbra. «È tornata circa sei mesi fa», spiegò Luis. «L'ho richiamata io.» Si strinse nelle spalle. «Aveva bisogno di denaro per mandare avanti il suo piccolo teatro a Barcellona. E io avevo bisogno di lei perché... pues, è la più brava di tutti.» Darrell continuava a tenere lo sguardo chino. Accennò un debole sorriso. «È in gamba.» «La migliore.» McCaskey finalmente alzò gli occhi e li fissò su Aideen per un lungo istante. Lei non riusciva a capire cosa gli passasse per la mente. «Dovrò ottenere l'autorizzazione di Paul», disse, «ma da parte mia sono favorevole ad avere un nostro elemento sul campo. Prendi con te i documenti da turista.» Poi, rivolgendosi a Luis: «Maria andrà in veste di agente dell'Interpol oppure no?». «Spetterà a lei decidere. Voglio che abbia la massima libertà d'azione.» McCaskey annuì, quindi tornò silenzioso. «Vado a radunare le mie cose», disse Aideen a Luis. «Come arriveremo a San Sebastiàn?» «In elicottero», rispose l'altro. «Al vostro arrivo troverete ad attendervi una macchina a noleggio. Telefonerò a Maria per avvertirla che andrai con Tom Clancy
94
1998 - Equilibri Di Potere
lei, quindi ti accompagnerò all'aeroporto.» Darrell lo guardò. «Lo sa che sono qui, Luis?» «Mi sono preso la libertà di informarla.» Diede un colpetto sulla mano all'amico. «È tutto a posto. Ti manda i suoi migliori saluti.» L'espressione di McCaskey tornò malinconica. «Già», disse. «Sono più che certo che l'abbia fatto.»
11 Martedì, ore 0.07, San Sebastiàn, Spagna Quando Juan Martinez allontanò il motoscafo dallo yacht, non sospettava che quella manovra gli stava salvando la vita. Fermo con il motore al minimo a circa venticinque metri dal panfilo, il marinaio ventinovenne venne spedito a gambe levate dallo scoppio, ma il suo piccolo natante non si rovesciò. Non appena il boato dell'esplosione si spense, il giovane nerboruto diresse il motoscafo verso l'imbarcazione che si stava coricando su un fianco. Trovò Esteban Ramirez - che era il suo datore di lavoro nonché il padre della loro potente familia - a faccia in su nell'acqua. Il suo corpo gravemente ustionato galleggiava a una quindicina di metri dallo yacht. Tenendosi a una cima d'ormeggio, Juan saltò nelle acque mosse. Nuotando a cagnolino con i piedi e la mano libera, raggiunse l'uomo e lo tirò verso l'imbarcazione. Il suo principale respirava ancora. «Senor Ramirez», disse. «Sono Juan Martinez. La porterò sul motoscafo e poi...» «Ascolta!» ansimò Ramirez all'improvviso. Juan sussultò. Un attimo dopo, la mano brancicante di Ramirez si aggrappò alla sua manica. La sua presa era sorprendentemente forte. «Serrador!» disse l'imprenditore. «Avver... ti... lo.» «Serrador?» ripeté Juan. «Non lo conosco, signore.» «In... ufficio...» continuò Ramirez con voce soffocata. «Gli occhiali... da vista.» «La prego, signore. Non deve sforzarsi...» «Chiamalo! Devi... farlo!» «Va bene. Glielo prometto.» Proprio allora, Ramirez cominciò a tremare violentemente. «Dovete... Tom Clancy
95
1998 - Equilibri Di Potere
eliminarli... o loro... elimineranno... noi.» «Chi?» domandò Juan. D'un tratto, il giovane udì un motore scoppiettare dall'altro lato dello yacht e vide un fascio di luce bianca scherzare sull'acqua scivolando intorno allo scafo. Un riflettore. Una barca si stava avvicinando. Juan non sapeva granché degli affari del suo capo, ma sapeva che la potente familia della loro società aveva molti nemici. L'imbarcazione forse non apparteneva a uno di questi, ma non era certo di voler correre il rischio. Prima che Juan potesse trascinare il suo principale a bordo del motoscafo, Ramirez aprì la bocca, ma non la richiuse più. L'aria uscì con un leggero sibilo dal fondo della sua gola mentre la sua bocca restava immobile, spalancata. Juan chiuse gli occhi del suo capo e decise di lasciare il corpo dov'era, benché quella mancanza di rispetto lo turbasse. Ma chiunque fosse responsabile dell'esplosione poteva essere ancora nei paraggi, magari sulla barca che si stava avvicinando, e non reputava prudente farsi trovare lì. Risalì sul motoscafo, innestò la marcia e sfrecciò via prima dell'arrivo dell'altra imbarcazione. Si diresse verso il mare aperto, dove non sarebbe stato visto, e spense il motore. Attese finché non vide sopraggiungere la polizia, quindi ripartì, tenendosi bene al largo del luogo dell'incidente, in direzione della terraferma. Una volta raggiunta la banchina, Juan, bagnato e infreddolito, chiamò da un telefono pubblico il guardiano notturno della fabbrica e gli chiese di mandargli un'auto. Non appena arrivato, andò direttamente nell'ufficio di Ramirez. Forzò la porta e si sedette alla scrivania. Il principale aveva accennato qualcosa circa i suoi occhiali da vista. Juan li trovò nel primo cassetto e li esaminò. Impressi all'interno della montatura - innocui come numeri di serie - c'erano quattro numeri telefonici e delle lettere per identificarli. Ingegnoso, pensò Juan. Il suo capo non aveva bisogno degli occhiali - e in ogni caso, non ne avrebbe mai più avuto bisogno, si disse con amarezza - ma nessuno avrebbe mai pensato di cercarvi dei messaggi in codice o dei numeri di telefono. Chiamò il numero con accanto la S. Rispose Serrador, chiunque fosse. L'uomo era indignato, brusco e nei guai, almeno a giudicare dai rumori che Juan sentiva attraverso il ricevitore. Decise di riattaccare prima che la Tom Clancy
96
1998 - Equilibri Di Potere
telefonata potesse essere rintracciata. Restò dietro la scrivania nell'ampio ufficio al primo piano, contemplando la fila di finestre del grande stabilimento nautico. Esteban Ramirez era stato buono con lui per molti anni. Non che fossero intimi amici, ma Juan era comunque un membro della familia, e la lealtà verso il senor Ramirez sarebbe continuata anche dopo la sua morte. Juan guardò il paio di occhiali e compose gli altri numeri. Risposero delle domestiche utilizzando il nome della famiglia: erano tutti uomini che si trovavano a bordo del Veridico. Juan lo sapeva perché era stato lui ad accompagnarli allo yacht. Era in corso qualche piano diabolico, come aveva lasciato intendere il senor Ramirez. Qualcuno si era premurato di togliere di mezzo chiunque fosse implicato con il capo e il suo nuovo progetto. Per Juan era una questione d'onore trovare quel qualcuno e vendicare quei delitti. Tra il personale del turno di notte girava già la voce della morte del principale. Si parlava anche di un nastro registrato trasmesso da un'emittente radiofonica locale. Un nastro in cui, a quanto si diceva, l'imprenditore rivelava il proprio coinvolgimento nell'omicidio della turista americana. Juan era troppo arrabbiato per lasciarsi sopraffare dal dolore. Dopo aver radunato alcuni altri componenti della familia - due guardiani e un direttore - decise di recarsi agli studi della radio per appurare se esistesse quel nastro. E se fosse esistito, scoprire chi l'aveva consegnato. E chiunque fosse stato, far sì che si pentisse di averlo fatto.
12 Lunedì, ore 18.09, Washington, D.C. Paul Hood era triste. Gli accadeva spesso ultimamente, e la ragione di solito era la stessa. Il direttore dell'Op-Center aveva telefonato alla moglie per avvisarla che quella sera non sarebbe rincasato per cena. «Non è una novità», gli aveva ricordato Sharon prima di salutarlo seccamente e riagganciare. Hood si sforzava di non biasimare la moglie per il suo disappunto. Come avrebbe potuto? Lei non sapeva che Martha era morta sul campo. Non gli Tom Clancy
97
1998 - Equilibri Di Potere
era permesso discutere delle faccende dell'agenzia su una linea non protetta. A ogni modo, Sharon era più turbata per i due figli che per se stessa. Aveva detto che, sebbene fosse il primo giorno delle vacanze di primavera, l'undicenne Alexander si era alzato di buon'ora per installare da solo il suo nuovo scanner. Bruciava dalla voglia di mostrare al padre qualcuna delle animazioni grafiche computerizzate che aveva creato. Quando Paul rientrava a casa la sera, Alexander il più delle volte era troppo assonnato per caricare il sistema e spiegargli per filo e per segno ciò a cui stava lavorando, che era quello che al ragazzino piaceva fare sopra ogni altra cosa. Tutte le sere, dopo cena, la tredicenne Harleigh invece si esercitava al violino. Sharon aveva detto che negli ultimi giorni, da quando la figlia aveva iniziato a padroneggiare il suo brano di Cajkovskij, la casa al tramonto diventava un luogo magico, ma aveva aggiunto che sarebbe stato ancora più magico per tutti loro se Paul fosse stato presente una volta ogni tanto. Una parte di Hood si sentiva in colpa. Sharon, e anche Madison Avenue, ne erano responsabili. «La famiglia prima di tutto» era il mantra pubblicitario degli anni Novanta. Ma anche Pennsylvania Avenue lo faceva sentire colpevole. Aveva delle responsabilità nei confronti del presidente e della nazione. E aveva delle responsabilità verso le persone le cui vite e il cui sostentamento dipendevano dalla sua laboriosità, dal suo giudizio, dalla sua concentrazione. Sia lui sia Sharon sapevano quali erano le regole quando aveva assunto l'incarico. Non era stata lei a volere che abbandonasse la politica? Non era lei che detestava il fatto che essere la famiglia del sindaco di Los Angeles significava un'assoluta mancanza di privacy anche quando erano insieme? Ma la verità era che, qualunque cosa facesse, Hood non era un preside di scuola superiore con le estati libere come il padre di lei. Non era più un funzionario di banca che lavorava dalle otto e trenta alle diciassette e trenta, a parte qualche occasionale cena con un cliente. Oppure un indipendente e ricco proprietario di un panfilo come quel rude e tronfio produttore di vino italiano, Stefano Renaldo, con cui lei aveva navigato per il mondo prima di sposare Paul. Paul Hood era un uomo che amava il suo lavoro e le responsabilità che esso comportava. E amava anche le rimunerazioni. Tutte le mattine si alzava nella casa silenziosa, scendeva al piano di sotto a preparare il caffè e si sedeva a berlo guardandosi attorno e pensando: Io ho fatto questo. Tom Clancy
98
1998 - Equilibri Di Potere
Tutti amavano le rimunerazioni. Non ci sarebbero stati né computer né lezioni di violino né una bella casa per sentire la sua mancanza se lui non avesse lavorato sodo. Sharon avrebbe dovuto trovarsi un impiego a tempo pieno invece di apparire più o meno regolarmente in un programma di cucina su una televisione via cavo. Non che lei dovesse ringraziarlo, ma doveva proprio biasimarlo? Non che dovesse essere contenta della sua assenza - lui non lo era di certo - ma non poteva rendere le cose più facili? La sua mano era ancora posata sul telefono. I suoi occhi erano fissi sulla mano. C'era voluto solo un momento perché i pro e i contro gli balenassero nella mente. Sollevò la mano e si appoggiò allo schienale della poltrona con un'espressione arcigna sul volto. Non erano sentimenti nuovi o sepolti in profondità. E nemmeno l'amarezza da cui era pervaso. Se soltanto Sharon lo avesse sostenuto invece di condannarlo. Questo non lo avrebbe indotto a cercare di tornare a casa prima. Non poteva farlo. I suoi orari erano quelli. Ma almeno avrebbe avuto l'impressione di avere una vera casa dove andare, piuttosto che il luogo di un seminario sull'argomento «Cosa c'è di sbagliato in Paul Hood». Ripensò a Nancy Bosworth, la vecchia fiamma in cui non molto tempo fa si era imbattuto in Germania. Non importava che fosse stata lei a fuggire da lui tanti anni prima. Non importava che gli avesse spezzato il cuore. Quando l'aveva rivista, si era sentito attratto da lei perché era qualcuno che lo voleva senza muovergli critiche, che aveva solo cose gentili e lusinghiere da dirgli. Naturalmente, gli disse la voce della coscienza, schierata dalla parte di Sharon, Nancy si può permettere di essere generosa. Non deve vivere con te e allevare due figli e stare male per loro quando papà non c'è. Ma questo non cambiava il fatto che aveva desiderato stringere Nancy Jo Bosworth e farsi stringere da lei. Che aveva desiderato scivolare nelle sue braccia perché lei lo voleva lì, non come una ricompensa per essere un bravo padre di famiglia. Non c'era passione in questo. Poi il suo pensiero andò ad Ann Farris. La bella e provocante responsabile dell'ufficio stampa non nascondeva il suo interesse per Paul. Si preoccupava per lui e lo faceva sentire bene con se stesso. E lui non era insensibile al suo fascino. C'erano volte in cui doveva reprimere l'impulso di allungare una mano sopra la scrivania e accarezzarle i capelli. Ma sapeva che se avesse superato quel confine, anche di un solo passo, non ci Tom Clancy
99
1998 - Equilibri Di Potere
sarebbe stato modo di tornare indietro. Chiunque all'Op-Center lo avrebbe saputo. Washington l'avrebbe saputo. E alla fine anche Sharon sarebbe venuta a saperlo. E allora? si chiese. Cosa c'è di male a far finire un matrimonio che non funziona come vorresti? Quelle parole indugiarono nella sua testa come una diagnosi medica che non voleva ascoltare. Odiava se stesso per aver vagheggiato l'idea del divorzio, perché, nonostante tutto, amava Sharon. E lei aveva deciso di legare il suo destino a lui, non a Renaldo. Si era impegnata a costruire una vita con lui, non intorno a lui. E c'erano cose nei confronti delle quali le donne erano sempre più possessive degli uomini. Come i figli. Ciò non significava che lei avesse ragione e lui torto, che lei fosse buona e lui cattivo. Li rendeva diversi, ecco tutto. E le differenze si potevano appianare. Ricordare quanto lui e Sharon fossero dissimili serviva a mitigare un po' l'amarezza. Lei era una sognatrice, lui un pragmatico, e veniva giudicato secondo un criterio che si basava più su un desiderio romantico che sulla realtà effettiva. Ma adesso era tempo di accantonare quelle preoccupazioni per affrontare dei problemi concreti. Inoltre, poiché erano una famiglia, sua moglie e i suoi figli lo avrebbero perdonato. Almeno, era così che doveva funzionare nel «Mondo secondo Paul». Mike Rodgers, Bob Herbert e Ron Plummer arrivarono per l'aggiornamento delle 18.15. Hood era pronto ad accoglierli, con la coscienza relativamente tranquilla e la mente quasi completamente concentrata. Plummer era stato nominato responsabile della sezione diplomatica ad interim, in attesa di un esame ufficiale per scegliere il sostituto di Martha. Ma questo non avrebbe avuto luogo finché la crisi attuale non si fosse risolta. Se Plummer aveva le qualità adatte all'incarico, lo avrebbero capito abbastanza presto, e l'esame si sarebbe ridotto a una pura formalità. «Pessime notizie», annunciò Herbert, entrando sulla sua carrozzella automatizzata. «I tedeschi hanno appena cancellato un importante incontro di calcio che dovevano disputare domani allo stadio olimpico di Barcellona. Hanno detto di essere preoccupati per l'"atmosfera di violenza" in Spagna.» «E il loro forfait si tradurrà in una sconfitta a tavolino per la Germania?» chiese Hood. Tom Clancy
100
1998 - Equilibri Di Potere
«Bella domanda», disse il capo dell'intelligence, «ma la risposta sfortunatamente è no.» Estrasse un tabulato da una tasca sul fianco della carrozzella. «La FIFA ha decretato che in una nazione in cui... cito le parole esatte... "sussista una sostanziale turbativa dei servizi o un ragionevole timore per la sicurezza, la squadra ospite ha facoltà di richiedere un rinvio per tutta la durata dei disordini". Quello che sta succedendo in Spagna soddisfa certamente questi requisiti.» «Il che probabilmente causerà altri disordini tra i tifosi», osservò Plummer. «E questo servirà a dipanare ulteriormente la matassa.» «Non mi farei troppe illusioni», replicò Herbert. «Il primo ministro apparirà in televisione domani mattina per esortare il Paese alla calma. Ma reparti dell'esercito sono già stati inviati nelle principali città di tre province castigliane, dove la polizia se ne sta con le mani in mano, per mantenere l'ordine pubblico. La gente di quelle parti non ha mai tollerato i catalani e i baschi che lavorano laggiù. Il caso di Serrador e del gruppo di San Sebastiàn è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso.» «Il punto adesso è: come si evolverà la situazione?» domandò Hood. «Ne sapremo di più dopo il discorso del primo ministro», rispose Plummer. «Ma qual è il tuo parere?» insistette il direttore. «La situazione probabilmente è destinata a degenerare. La Spagna è sempre stata un mosaico di popoli diversi, più o meno com'era l'Unione Sovietica. Una cosa del genere, che polarizza i gruppi etnici, rappresenta davvero un bel pasticcio.» Hood guardò Rodgers. «Mike?» Il generale, che era appoggiato alla parete, si raddrizzò con lentezza, ancora chiaramente dolorante. «I militari con cui ho parlato in Portogallo sono estremamente preoccupati. Non ricordano un periodo in cui la tensione fosse così alle stelle.» «Di sicuro saprai che la Casa Bianca ha contattato il nostro ambasciatore in Spagna», intervenne Herbert. «Gli è stato detto di blindare l'ambasciata.» Paul annuì. Il consigliere della Sicurezza Nazionale Steve Burkow gli aveva telefonato mezz'ora prima per informarlo che l'ambasciata di Madrid era in stato di allerta. I lasciapassare del personale militare erano stati revocati, e il personale civile aveva ricevuto ordine di rimanere all'interno del complesso. C'era il timore di ulteriori attacchi nei confronti degli Tom Clancy
101
1998 - Equilibri Di Potere
americani, ma la preoccupazione più diffusa era che restassero coinvolti nel generale clima di violenza che fermentava nel Paese. «La NATO non ha alcuna giurisdizione qui?» volle sapere Hood. «No», disse Rodgers. «Non è una forza di polizia interna. Ho verificato presso il generale Roche, comandante supremo delle forze alleate in Europa. Ha un atteggiamento molto cauto. Non uscirà di un millimetro dai limiti dello statuto.» «Con i baschi spagnoli sotto tiro, i baschi francesi non permetteranno che resti a lungo una faccenda interna», fece notare Plummer. «È vero», convenne Rodgers. «Tuttavia la NATO non vorrà infrangere il suo mandato principale, che è quello di comporre pacificamente le dispute tra i Paesi membri.» «Conosco William Roche», disse Herbert, «e non lo biasimo. La NATO è ancora scottata dal conflitto serbobosniaco del 1994. I serbi violarono i rifugi sicuri designati in tutta l'area nonostante la minaccia di limitati attacchi aerei della NATO. Se non hai intenzione di scendere in campo con tutte le forze a disposizione, meglio restare in panchina.» «A ogni modo», riprese Rodgers, «c'è un problema più grande. Se il Portogallo o la Francia o qualsiasi altro governo della regione mette in stato d'allerta le sue truppe, questo potrebbe contribuire a far precipitare la crisi.» «Gli spagnoli sono piuttosto suscettibili al riguardo», osservò Herbert. «Alcuni gruppi potrebbero unirsi e attaccar lite perché offesi dal fatto che qualcuno possa pensare che abbiano cercato la lite.» «Stiamo parlando di folle in tumulto e linciaggi?» s'informò Hood. «Potrebbero andare a caccia di cittadini portoghesi o francesi da pestare», spiegò il responsabile dell'intelligence. «A quel punto, ovviamente, quei governi sarebbero costretti a reagire.» Paul scrollò la testa. «Benvenuto nel mondo delle crisi che precipitano», declamò Herbert. «Dai miei antenati che spararono contro Fort Sumter all'affondamento della corazzata Maine, dall'uccisione dell'arciduca Ferdinando al bombardamento di Pearl Harbor. Dai alla gente una scintilla e di solito finisci per ritrovarti un incendio.» «Questi erano i vecchi metodi», scattò Hood. «Il nostro compito è capire come gestire queste cose e disinnescare le crisi.» La frase gli uscì di bocca più aspra di quanto avesse voluto, e tirò un lungo, lento respiro. Doveva Tom Clancy
102
1998 - Equilibri Di Potere
fare attenzione a non permettere che la frustrazione per la sua crisi personale penetrasse nella sua crisi professionale. «Comunque sia», proseguì, «questo ci porta alla questione di Darrell e Aideen. Darrell ha consigliato di inviare Aideen a San Sebastiàn insieme a un agente dell'Interpol, e io ho dato il mio okay. Agiranno sotto copertura per cercare di scoprire come sia stata ottenuta la registrazione della conversazione sullo yacht, da chi, e perché.» «Chi è l'agente dell'Interpol?» chiese Herbert. «Maria Corneja», rispose Hood. «Ahi!» esclamò Bob. «Saranno dolori.» Hood ripensò alle sue schermaglie con l'ex fidanzata. «I loro contatti saranno ridotti al minimo. Darrell riuscirà a gestire la cosa.» «Io mi riferivo a lei», disse Herbert. «Non vorrei che si comportasse come i castigliani si stanno comportando con i catalani.» Era solo una battuta, ma tradiva un certo nervosismo. Maria aveva avuto un'infatuazione per McCaskey. La loro storia d'amore, due anni prima, era stata oggetto di conversazione quasi quanto la prima crisi di cui si era occupato l'Op-Center, scovando e disinnescando una bomba piazzata dai terroristi a bordo della navetta spaziale Atlantis. «Non mi preoccupo di questo», disse Hood. «Mi preoccupo di dare ad Aideen una strategia di fuga nell'eventualità che qualcosa vada storto. Voleranno a San Sebastiàn stanotte. Darrell dice che a inquietare l'Interpol è la medesima cosa che sta tormentando la polizia in tutta la Spagna: lealtà etnica all'interno dell'organizzazione.» «Ciò significa che Aideen e Maria se la dovranno cavare da sole», notò Rodgers. «Più o meno», convenne il direttore. «Allora penso che ci sia bisogno degli Strikers laggiù», continuò il generale. «Possono atterrare al campo d'aviazione NATO presso Saragozza. Si troveranno così a circa centocinquanta chilometri a sud di San Sebastiàn. Il colonnello August conosce bene la regione.» «Facciamoli partire», decise Hood. «Ron, dovrai sottoporre la cosa al CIOC. Fatti dare una mano da Lowell.» Plummer annuì. Martha Mackall aveva sempre fronteggiato la Commissione di controllo sui servizi segreti pressoché da sola, ma il consulente legale dell'Op-Center, Lowell Coffey, sapeva come prendere l'organismo parlamentare e avrebbe fornito a Plummer la necessaria assistenza. Tom Clancy
103
1998 - Equilibri Di Potere
«C'è altro?» domandò Hood. Gli uomini scossero il capo, e il direttore li ringraziò. Rimasero d'accordo di riunirsi nuovamente alle diciotto e trenta, appena prima dell'avvicendarsi dei turni. Benché la squadra del turno di giorno ufficialmente restasse al comando finché si trovava in sede, la presenza dei sostituti le permetteva di riposarsi se la situazione si protraeva durante la notte. Finché le cose non si stabilizzavano o sfuggivano a tal punto al controllo che la gestione della crisi lasciava il posto alla guerra aperta, Hood riteneva che fosse suo dovere rimanere al proprio posto. Mio dovere, pensò. Ognuno aveva un'idea differente in merito a cosa fosse il dovere e a chi bisognasse dimostrare devozione. Da parte sua, Hood sentiva di dover essere devoto al suo Paese. Lo sentiva sin dalla prima volta in cui aveva visto Davy Crockett morire ad Alamo in un programma televisivo della Walt Disney. Lo sentiva quando guardava in televisione gli astronauti volare nello spazio durante il progetto Mercury, il progetto Gemini e il progetto Apollo. Senza quel tipo di dedizione e sacrificio non c'era nazione. E senza una nazione sicura e prospera i bambini non avevano futuro. Il trucco non era tanto persuadere Sharon di questo. Era una donna molto, molto intelligente. Il trucco era convincerla che il suo sacrificio era importante. Non poteva lasciare la questione in sospeso. Nonostante il buonsenso gli dicesse il contrario, Hood sollevo il ricevitore e telefonò a casa.
13 Martedì, ore 0.24, Madrid, Spagna I piccoli occhi di Isidro Serrador erano come pietre mentre osservava gli uomini entrare nella stanza. Il parlamentare era nervoso e guardingo. Non era sicuro del perché l'avessero condotto in quel posto di polizia e non aveva idea di cosa aspettarsi. Lo avevano forse in qualche modo collegato alla morte della diplomatica americana? Gli unici a saperlo erano Esteban Ramirez e i suoi complici. E se lo avessero tradito, lui non avrebbe esitato a vuotare a sua volta il sacco. Serrador non riconobbe i due uomini, ma capì dai galloni sulle maniche delle eleganti uniformi marroni che si trattava di un generale d'armata e di Tom Clancy
104
1998 - Equilibri Di Potere
un generale di divisione. E dedusse dal colorito bruno, dai capelli scuri, dagli occhi neri e dalla corporatura snella che l'ufficiale più alto in grado era di stirpe castigliana. Il generale di divisione si fermò a diversi passi di distanza, mentre l'altro continuò ad avanzare. Quando fu abbastanza vicino a Serrador, questi riuscì a leggere il suo nome scritto a lettere bianche sulla piccola targhetta nera fissata al taschino della giacca: AMADORI. Amadori sollevò una mano guantata di bianco, e senza girarsi rivolse un secco gesto al generale di divisione, il quale si affrettò a posare un registratore sul tavolo e uscì chiudendosi la porta alle spalle. Serrador alzò lo sguardo su Amadori, ma non riuscì ad arguire nulla dal volto del generale. Era completamente inespressivo, tutto rughe simmetriche come le pieghe nella sua divisa. «Sono agli arresti?» chiese infine Serrador in tono sommesso. «No, non lo è.» La voce e i modi di Amadori erano austeri, proprio come il suo viso scarno, come la sua uniforme impeccabile, come la pelle rigida e scricchiolante degli stivali nuovi e delle due fondine. «Allora cosa sta succedendo?» domandò Serrador, riprendendo coraggio. «Che ci fa un alto ufficiale dell'esercito in una stazione di polizia? E cos'è quello?» Indicò sdegnosamente con il dito grassoccio il registratore. «Devo essere interrogato? Si aspetta che dica qualcosa di importante?» «No», rispose Amadori. «Mi aspetto che ascolti.» «Che cosa?» «Un nastro trasmesso poco fa alla radio.» Amadori si accostò al tavolo. «Quando l'avrà sentito, potrà scegliere se andarsene da qui o usare questa.» Estrasse una pistola Llama M-82 cal. 9 lungo. La gettò con noncuranza a Serrador, che la afferrò automaticamente, notò che era priva di caricatore e la depose sul tavolo tra loro due. Il deputato avvertì una sensazione di nausea. «Usarla?» disse. «È uscito di senno?» «Ascolti la cassetta», replicò il generale. «E quando l'avrà fatto, tenga a mente che gli uomini che ha sentito parlare hanno raggiunto la diplomatica americana nella dimora dei beati. A quanto pare, è pericoloso conoscerla, onorevole Serrador.» Amadori si fece più vicino e sorrise per la prima volta. Si curvò verso Serrador e aggiunse con un filo di voce: «E tenga a mente anche questo: il suo tentativo di impadronirsi del governo della Tom Clancy
105
1998 - Equilibri Di Potere
Spagna è fallito. Il mio non fallirà». «Il suo...» fece Serrador con cautela. Il sottile sorriso del generale si allargò. «Un piano castigliano.» «Allora lasci che vi aderisca anch'io», disse il deputato in tono pressante. «Sono basco. Quegli altri uomini, i catalani... non hanno mai voluto che prendessi parte al loro progetto. Gli facevo comodo per via della posizione che occupo, ma non ero un loro pari. Mi permetta di collaborare con voi.» «Non c'è posto per lei», ribatté Amadori freddamente. «Deve esserci. Ho conoscenze importanti. Sono una persona influente.» Il generale si raddrizzò, tirò giù l'orlo della giacca e fece un cenno del capo verso il registratore. «Lo era», disse. Serrador guardò l'apparecchio. Il sudore si raccolse sotto le sue ascelle e lungo il labbro superiore. Pigiò con il dito il tasto PLAY. «E l'autista di Madrid?» udì chiedere da qualcuno. Gli sembrò Carlos Saura, direttore del Banco Moderno. «Lascerà anche lui la Spagna?» «No. L'autista lavora per l'onorevole Serrador.» Era quel bastardo di Esteban Ramirez. Serrador ascoltò per qualche altro momento gli uomini parlare della macchina e del fatto che il deputato fosse basco. Un basco ambizioso e disposto a tutto pur di favorire la causa e se stesso. Stupido, sconsiderato bastardo, pensò Serrador. Fermò la cassetta, giunse le mani e alzò gli occhi verso Amadori. «Questo non vuol dire niente», protestò. «Ma non capisce? È stato fatto apposta per screditarmi a causa della mia etnia. È un ignobile ricatto.» «Gli uomini ignoravano che la loro conversazione veniva registrata», lo informò Amadori. «E il suo autista ha già confessato in cambio dell'immunità.» «Allora ha mentito», affermò sprezzante il deputato. Deglutì per liberarsi del groppo che gli stringeva la gola. «Ho ancora un collegio elettorale forte e leale. Ne uscirò pulito.» Amadori tornò a sorridere. «Non ci riuscirà.» «Lei non è che... un'arrogante nullità!» Serrador avvampò mentre la paura sfumava nello sdegno. «Chi è lei?» Era un insulto, più che una domanda. «Mi fa portare qui e mi obbliga ad ascoltare una registrazione di valore discutibile. Poi mi chiama traditore. Combatterò per la mia vita e il mio onore. Non l'avrà vinta.» Il generale fece un sorrisetto compiaciuto. «Ma io ho già vinto.» Arretrò di un passo, tirò fuori la sua pistola e tese il braccio. La canna era puntata Tom Clancy
106
1998 - Equilibri Di Potere
alla tempia di Serrador. «Di che sta parlando?» domandò il deputato. Sentiva lo stomaco liquido, e il sudore adesso gli imperlava la fronte. «Mi ha preso la pistola», disse Amadori, «e mi ha minacciato.» «Cosa?» Serrador guardò l'arma, e d'un tratto si rese conto di ciò che stava accadendo, del perché era stato condotto in quel luogo. L'onorevole aveva ragione. Avrebbe benissimo potuto sostenere che i catalani lo avevano incastrato. Che avevano corrotto il suo autista per testimoniare contro di lui. Se gli fosse stato concesso di difendersi, avrebbe potuto persuadere l'opinione pubblica che non era implicato nella morte della donna americana. Con l'aiuto di un buon avvocato, avrebbe potuto convincere una corte che avevano montato un'accusa contro di lui. Che quella era una macchinazione per far rivoltare il popolo contro di lui e i suoi sostenitori baschi. Dopotutto, Ramirez e gli altri erano morti, e non potevano difendersi. Ma non era quello che voleva Amadori. Aveva bisogno che Serrador fosse ciò che era realmente: un basco che si era messo in combutta con i catalani per rovesciare il governo spagnolo. Amadori aveva bisogno di un traditore basco per i suoi piani. «Aspetti un attimo... per favore», supplicò Serrador. Gli occhi spaventati del deputato si voltarono verso la pistola sul tavolo. L'aveva toccata. Un'altra cosa di cui il generale aveva bisogno. Le sue impronte digitali su quella dannata... Il generale premette il grilletto. La testa leggermente girata dell'onorevole Isidro Serrador scattò all'indietro mentre il proiettile gli perforava la tempia. Era morto prima che il suo cervello potesse registrare il dolore, prima che il rumore della detonazione raggiungesse le sue orecchie. La forza dell'impatto gettò Serrador all'indietro sul pavimento. Ancora prima che l'eco dello sparo si spegnesse, Amadori aveva preso la pistola dal tavolo, vi aveva inserito un caricatore pieno e l'aveva collocata a terra accanto al deputato. Restò un momento a osservare un'aureola di sangue rosso scuro formarsi sotto la testa di Serrador. Un istante dopo gli aiutanti di campo del generale e gli agenti di polizia si accalcarono nella piccola stanza. Un corpulento ispettore si fermò alle sue spalle. «Cos'è successo?» domandò. Tom Clancy
107
1998 - Equilibri Di Potere
Amadori ripose l'arma nella fondina. «L'onorevole ha afferrato la mia pistola», spiegò con calma, indicando l'arma sul pavimento. «Temevo che potesse cercare di prendere degli ostaggi o scappare.» L'ispettore spostò lo sguardo dal cadavere ad Amadori. «Signore, dovremo aprire un'inchiesta.» Il volto del generale rimase impassibile. «Dove potremo rintracciarla... per rivolgerle delle domande?» chiese il funzionario di polizia. «Qui», rispose Amadori. «A Madrid. Con il mio comando.» L'ispettore si voltò verso gli uomini dietro di lui. «Sergente Bianco? Telefoni al questore, lo informi dell'accaduto e gli dica che attendo ulteriori istruzioni. Lasciamo che sia il suo ufficio a curarsi della stampa. Sergente Sebares? Avvisi il medico legale. Lo faccia venire qui per occuparsi del cadavere.» Entrambi gli uomini salutarono e lasciarono la stanza. Amadori girò sui tacchi e si incamminò lentamente dietro di loro, seguito dal generale di divisione. Era seguito anche dagli sguardi di uomini che visibilmente lo temevano, che credessero alla sua storia oppure no Uomini che avevano la chiara impressione di aver appena assistito a un'epurazione. Uomini che avevano osservato un generale dell'esercito muovere 1 primi, baldanzosi passi verso una carriera di dittatore militare.
14 Martedì, ore 2.00, Madrid, Spagna Maria Corneja li stava già aspettando in un angolo buio ed erboso del campo d'aviazione quando Aideen, Luis Garcìa de la Vega e Darrell McCaskey arrivarono a bordo di un'auto dell'Interpol priva di contrassegni. L'elicottero che li avrebbe portati a nord era in attesa sulla pista, duecento metri più in là. Il traffico aereo era scarso. Nel discorso che avrebbe rivolto alla nazione di lì a sei ore, il primo ministro avrebbe annunciato che i voli da e per Madrid sarebbero stati ridotti del sessantacinque per cento al fine di garantire la sicurezza degli apparecchi che lasciavano l'aeroporto. Ma i governi stranieri erano stati informati della decisione poco dopo la mezzanotte e i voli erano già stati cancellati o dirottati su altri scali. Tom Clancy
108
1998 - Equilibri Di Potere
Aideen era andata nella sua stanza d'albergo a prendere alcuni vestiti e l'equipaggiamento da turista, che comprendeva una fotocamera e un registratore portatile, i quali potevano essere entrambi utilizzati a scopo di ricognizione. Poi si era recata al quartier generale dell'Interpol con Luis mentre McCaskey telefonava a Paul Hood. Luis aveva riesaminato delle carte della regione oltre a ragguagliarla sulle caratteristiche della popolazione settentrionale e a fornirle le ultimissime informazioni. Quindi avevano fatto ritorno all'hotel per recuperare McCaskey - che nel frattempo aveva ottenuto il benestare di Hood per la partecipazione di Aideen alla missione - e si erano diretti all'aeroporto. Aideen non sapeva cosa aspettarsi da parte di Maria. Ben poco era stato detto di lei, tranne il breve scambio di battute nella camera dell'hotel. Ignorava se sarebbe stata la benvenuta o se il fatto di essere una donna e un'americana avrebbe giocato a suo favore oppure no. Maria era seduta in sella alla sua bicicletta con il cambio a dieci rapporti e stava fumando. Gettò la sigaretta sull'asfalto, abbassò il cavalletto della bici e avanzò con la grazia disinvolta di un'atleta. Era circa un metro e settanta di statura, ma sembrava più alta per via del modo in cui teneva dritta e ferma la mascella quadrata. I lunghi capelli castani le ricadevano sul collo, mossi dal vento. I primi due bottoni della camicia di denim erano slacciati sopra il maglione di lana verde, e il fondo dei jeans attillati era infilato dentro logori stivali da cowboy. I suoi occhi azzurri scivolarono su Luis e Aideen prima di fissarsi su McCaskey. «Buenas noches», disse con voce roca. Aideen non capì se si trattava di un saluto o di un commiato. Anche McCaskey dava l'impressione di non esserne sicuro, perché se ne stava rigido accanto alla vettura. Luis aveva provato a dissuaderlo dal venire all'aeroporto, ma lui aveva insistito affermando che era suo dovere salutare Aideen alla partenza. Osservarono Maria avvicinarsi. Il suo sguardo non si abbassò né si ammorbidì. Luis prese Aideen per il braccio e la tirò verso l'agente dell'Interpol. «Maria, questa è Aideen Marley. Lavora all'Op-Center ed era presente all'attentato.» Gli occhi infossati della spagnola si posarono su Aideen, ma solo per un istante. Le passò accanto e si fermò di fronte a Darrell. «Maria», la richiamò Luis, «Aideen ti accompagnerà a San Sebastiàn.» Tom Clancy
109
1998 - Equilibri Di Potere
La trentottenne annuì, senza staccare gli occhi da McCaskey. I loro volti erano separati solo da qualche centimetro. «Ciao, Maria», disse Darrell. Lei respirava lentamente. Le sue folte sopracciglia formavano una linea dura e rigida, come un bastione, e le sue labbra pallide e sensualmente arcuate ne formavano un'altra. «Ho pregato di non rivederti mai più», disse. Il suo accento, al pari della voce, era rauco e profondo. Anche l'espressione di McCaskey si indurì. «Forse non hai pregato abbastanza.» «Forse no», fece lei. «Ero troppo occupata a piangere.» Questa volta Darrell non replicò. Lo sguardo di Maria vagò su di lui, ma a parte questo, i suoi lineamenti non mutarono. Aideen ebbe l'impressione che la donna cercasse qualcosa. L'uomo che un tempo amava, dei ricordi che placassero il suo odio? Oppure stava cercando qualcosa di diverso? Qualcosa che riaccendesse la sua rabbia. La vista delle braccia, di un petto, delle cosce e delle mani che in passato aveva stretto e accarezzato. Dopo un momento Maria si volse, tornò verso la bicicletta e afferrò una borsa da viaggio dal cestino dietro la sella. «Custodiscila per me, Luis», disse indicando la bici, quindi si avvicinò ad Aideen e le tese la mano. «La prego di scusare la mia scortesia, signorina Marley. Sono Maria Corneja.» Aideen le strinse la mano. «Chiamami pure Aideen.» «Felice di conoscerti, Aideen», disse la spagnola, poi, rivolgendosi a Luis: «C'è altro che devo sapere?». L'uomo scosse il capo. «I codici li conosci. Se salta fuori qualcosa, ti chiamerò sul cellulare.» Maria annuì e guardò Aideen. «Andiamo», disse, avviandosi verso l'elicottero e facendo attenzione a non degnare più di uno sguardo McCaskey. Aideen si mise in spalla lo zaino e si affrettò dietro di lei. «Buona fortuna a tutte e due», augurò loro l'ex agente dell'FBI mentre gli passavano accanto. Aideen fu l'unica a girarsi per ringraziarlo. Il motore dell'elicottero Kawasaki salì di giri all'avvicinarsi delle due donne. Pur se il frastuono non avrebbe comunque permesso di sentirsi l'un l'altra, Aideen trovava imbarazzante quel silenzio pieno di amarezza. Anche lei si sentiva lacerata. Come collega di McCaskey, sentiva che avrebbe dovuto dire Tom Clancy
110
1998 - Equilibri Di Potere
qualcosa in sua difesa. Ma come donna, sentiva che avrebbe dovuto ignorarlo a sua volta - e, già che c'era, usare i propri occhi per maledire tutto il genere maschile. Maledire suo padre per essere divenuto un alcolizzato. Maledire i narcotrafficanti che rovinavano vite e famiglie, che rendevano vedove delle donne e orfani dei bambini in Messico. Maledire l'occasionale gentiluomo che entrava nella sua vita e che si dimostrava un gentiluomo solo finché non aveva rapporti intimi con lei. Salirono a bordo dell'elicottero e decollarono in meno di un minuto. Sedettero l'una vicino all'altra nell'angusto e rumoroso abitacolo, sempre in silenzio, finché Aideen non ne ebbe abbastanza. «Ho sentito che hai lasciato per un po' la polizia. Che cosa hai fatto?» domandò. «Ho gestito un piccolo teatro di prosa a Barcellona», rispose l'altra. «Per provare un po' di emozione, mi sono data al paracadutismo acrobatico. E per provarne ancora di più, ho recitato in alcuni spettacoli. Ho sempre amato recitare, ecco perché amavo fare il poliziotto travestito.» Il suo tono era gradevole, il suo sguardo franco. Qualunque ricordo l'avesse turbata all'aeroporto, stava svanendo. «Quello era il lavoro in cui eri specializzata?» chiese Aideen. Maria annuì. «È molto teatrale, ed è questo a piacermi.» Picchiettò sopra la sacca da viaggio. «Persino i messaggi in codice sono tratti da opere teatrali. Le cifre usate da Luis si riferiscono ad atti, scene, battute e parole. Quando opero fuori città, me li comunica per telefono. Quando invece lavoro in città, spesso mi lascia dei pezzetti di carta sotto le pietre. Talora li scrive all'aperto, come graffiti, e una volta su una cabina telefonica, come uno di quei numeri che si lasciano per chi vuole spassarsela.» «Geniale», osservò Aideen. Maria accennò per la prima volta un sorriso, e le ultime tracce di collera parvero dileguarsi dal suo volto. Aideen ricambiò il sorriso. «Hai avuto una giornata tremenda», disse Maria. «Come ti senti?» «Un po' traumatizzata. Non mi sono ancora pienamente resa conto di quello che è successo.» «So che vuoi dire. Per quanto sia definitiva, la morte non sembra mai reale. Conoscevi bene Martha Mackall?» «Non molto», rispose Aideen. «Lavoravo con lei solo da un paio di mesi. Non era una donna facile da conoscere.» «È vero. L'ho incontrata diverse volte quando vivevo a Washington. Era Tom Clancy
111
1998 - Equilibri Di Potere
intelligente, ma anche molto formale.» «Martha era fatta proprio così», convenne Aideen. Aver menzionato il suo soggiorno in America parve rattristare nuovamente Maria. Il suo debole sorriso si dissolse, e i suoi occhi si rabbuiarono sotto la fronte. «Mi spiace per quanto avvenuto prima», si scusò. «Non c'è problema», disse Aideen. Maria fissò lo sguardo davanti a sé. «Mack e io siamo stati insieme per un po' di tempo», continuò come se l'altra non avesse parlato. «Era l'uomo più premuroso e leale che avessi mai incontrato. Dovevamo rimanere insieme per sempre. Ma lui voleva che abbandonassi il mio lavoro. Diceva che era troppo pericoloso.» Aideen cominciava a sentirsi a disagio. Le donne spagnole parlavano apertamente delle loro vite agli estranei. Le donne di Boston non erano abituate a farlo. Maria abbassò lo sguardo. «Voleva che smettessi di fumare, perché mi faceva male. Voleva che mi piacesse il jazz. E il football americano. E la cucina italiana. Amava le sue cose con passione, me compresa. Ma non riusciva a condividere tutto ciò come desiderava, e alla fine decise che era meglio restare solo piuttosto che deluso.» Guardò Aideen. «Capisci?» L'americana annuì. «Non mi aspetto delle critiche da parte tua», proseguì Maria. «Del resto, lavori con lui. Ma volevo che sapessi il motivo di quanto è successo all'aeroporto, perché adesso lavorerai anche con me. Ho saputo della sua presenza qui soltanto quando ho appreso che saresti venuta con me. Rivederlo è stata una cosa difficile da accettare.» «Capisco», fece Aideen. Doveva praticamente urlare per farsi udire sopra il rombo del rotore. Maria le rivolse un mezzo sorriso. «Luis mi ha detto che lavoravi per mettere dietro le sbarre dei narcotrafficanti in Messico. Ci è voluto del coraggio.» «A dire la verità, ci voleva indignazione, non coraggio.» «Sei troppo modesta.» Aideen scosse il capo. «Sono sincera. La droga ha contribuito a rovinare i miei vicini di casa, quando ero bambina. La cocaina ha ucciso uno dei miei migliori amici. L'eroina si è presa mio cugino Sam, che era un eccellente organista della nostra chiesa. È morto in strada. Quando ho avuto un po' d'esperienza sulle spalle, ho desiderato fare di più che torcermi le mani e lamentarmi.» Tom Clancy
112
1998 - Equilibri Di Potere
«Per me è stato lo stesso con il crimine», disse Maria. «Mio padre era proprietario di un cinema a Madrid. Rimase ucciso durante una rapina. Ma i nostri propositi non si realizzerebbero se non fossero sostenuti da coraggio e determinazione... E astuzia», aggiunse. «Queste doti o le hai o le acquisisci. Ma sono indispensabili.» «Io vado avanti con determinazione e astuzia... e un'altra cosa. Prima di tutto, devi imparare a mettere il bavaglio alle reazioni emotive.» «Non ti seguo.» «Devi soffocare i sentimenti», spiegò Aideen. «E' questo che mi permetteva di girare per le strade travestita... di osservare in modo spassionato e di imparare. Altrimenti, spendi tutto il tuo tempo a odiare. Devi fingere che non ti importi mentre parli con gli spacciatori e impari i nomi delle "case" cui appartengono. A Città del Messico c'erano le Nuvole, che vendevano marijuana. I Pirati, che vendevano cocaina. Gli Angeli, che vendevano crack. I Giaguari, che vendevano eroina. Devi imparare a distinguere tra gli eroinomani e gli altri drogati.» «Gli eroinomani sono sempre i più solitari, no?» Aideen annuì. «È la stessa cosa ovunque», disse Maria. «Mentre gli altri drogati si muovono sempre in branco. Dovevi imparare a riconoscere gli spacciatori nel caso non avessero aperto bocca. Dovevi sapere chi seguire per risalire fino ai capi. Gli spacciatori erano quelli con le maniche arrotolate; era lì che tenevano il denaro. Le tasche servivano per pistole o coltelli. Ma avevo sempre paura quando ero sul campo, Maria. Avevo paura per la mia vita e paura di cosa avrei potuto scoprire nelle pieghe della vita di qualcun altro. Se non avessi provato rabbia per il mio vecchio vicinato, se non fossi stata addolorata per le famiglie delle anime perdute che incontravo, non ce l'avrei mai fatta.» Maria lasciò che il suo sorriso sbocciasse radioso, un sorriso pieno di rispetto e promessa di cameratismo. «Il coraggio senza la paura non è che stupidità», affermò. «E sono sempre convinta che tu abbia avuto del fegato, e ti ammiro ancora di più. Insieme formeremo un'ottima squadra.» «A proposito», disse Aideen, «qual è il piano quando avremo raggiunto San Sebastiàn?» Era ansiosa di sviare da sé la conversazione. Essere il centro dell'attenzione la metteva sempre a disagio. «Per prima cosa, andremo alla stazione radio», rispose Maria. «Come turiste?» chiese Aideen, perplessa. «No. Dobbiamo scoprire chi ha consegnato loro il nastro. E quando Tom Clancy
113
1998 - Equilibri Di Potere
l'avremo scoperto, troveremo quelle persone e le sorveglieremo come turiste. Sappiamo che gli uomini deceduti sullo yacht stavano elaborando una qualche cospirazione. La questione è se sono morti a causa di una lotta intestina o perché qualcuno è venuto a conoscenza del loro piano. Qualcuno che non è ancora uscito allo scoperto.» «Il che significa che non sappiamo se è un amico o un nemico.» «Esatto. Come nel tuo governo, in Spagna ci sono molte fazioni, che non necessariamente sono disposte a condividere le informazioni con altre fazioni.» In quel mentre, l'elicotterista ruotò la cloche per inserire il pilota automatico, si sporse all'indietro e si tolse la cuffia. «Agente Corneja?» gridò. «Ho appena ricevuto un messaggio dal capo. Mi ha detto di comunicarle che Isidro Serrador è stato ucciso stanotte in un posto di polizia municipale a Madrid.» «Come?» «Gli hanno sparato quando ha tentato di sottrarre un'arma a un ufficiale dell'esercito.» «Un ufficiale dell'esercito?» ripeté Maria. «Questo caso non rientra nella giurisdizione militare.» «Lo so. Il capo sta indagando per accertare la sua identità e il motivo della sua presenza in quel luogo.» La donna ringraziò il pilota, che tornò a girarsi verso i comandi. «Sento una gran puzza di bruciato», disse seria Maria rivolta ad Aideen. «Ho l'impressione che ciò che è accaduto alla povera Martha sia soltanto il primo colpo di un lungo e micidiale tiro d'infilata.»
15 Martedì, ore 2.55, San Sebastiàn, Spagna La familia è un'istituzione che risale alla fine del diciannovesimo secolo, e appartiene alla stessa cultura mediterranea che diede origine ad analoghe organizzazioni criminali in Sicilia, Turchia e Grecia. Nella variante creata dagli spagnoli, gli affiliati erano devoti a un legittimo datore di lavoro, di solito il proprietario di una fabbrica o di una corporazione come quella dei muratori o dei commercianti di ghiaccio. Affinché le mani del principale restassero pulite, i dipendenti venivano selezionati e addestrati per proteggere il padrone da atti di violenza o sabotaggio ed eseguire analoghe Tom Clancy
114
1998 - Equilibri Di Potere
azioni ai danni dei rivali. I bersagli erano quasi sempre siti aziendali; gli attacchi contro abitazioni e parenti erano considerati una barbarie. Occasionalmente, gli accoliti della familia si dedicavano al contrabbando e all'estorsione, benché ciò avvenisse di rado. In cambio dei loro servigi, i componenti della familia ogni tanto venivano ricompensati con delle gratifiche in busta paga, e a volte con un'istruzione universitaria per i loro figli. Di solito, tuttavia, la loro fedeltà fruttava solo un grazie da parte del principale e un impiego garantito per tutta la vita. Juan Martinez considerava l'attentato allo yacht un atto barbaro. Di certo, la sua portata era senza precedenti - un numero così elevato di aderenti alla familia uccisi in un colpo solo. Juan non si era mai tirato indietro davanti alla violenza durante i suoi anni al servizio di Ramirez. La violenza commessa ai danni dell'impresa di costruzioni nautiche, soprattutto nei primi anni, era solitamente diretta contro le imbarcazioni, i macchinari o gli edifici. Una volta o due era stato aggredito un operaio, ma mai il proprietario o uno dei dirigenti anziani. Ciò che era stato commesso quella notte andava ripagato con la stessa moneta. Juan, un ragazzo di strada cresciuto a Manresa che aveva lavorato alle dipendenze di Ramirez per dodici anni, era ansioso di vendicarsi. Ma prima gli serviva un bersaglio, e l'emittente radiofonica era un buon punto di partenza per trovarne uno. Juan e i suoi tre colleghi partirono alla volta della stazione trasmittente, posta sulla cima di una collina alta meno di trecento metri, una delle tre situate appena a nord della baia della Concha, a San Sebastiàn. Una stretta strada lastricata conduceva fino a metà salita. Nei pressi della sommità sorgeva un'enclave di lussuose ville che si affacciavano sulla baia. Quanti capi di familias vivranno qui? si chiese Juan seduto al posto del passeggero. Aveva con sé uno zaino che aveva riempito allo stabilimento. Non era mai stato da quelle parti, e la vista della costa, serena e spettacolare, lo metteva a disagio. Era un uomo che amava il lavoro e l'attività. Si sentiva fuori luogo lì, come lo sarebbe stato nei parchi illuminati dalla luna che si intravedevano al di là dei cancelli. Il resto del tragitto era assicurato da una strada sterrata ancora più stretta. Il panorama della baia era ostruito da un tornante sul fianco della collina; la vegetazione non era più tosata e rigogliosa, ma rada e arbustiva. Era un luogo che si addiceva di nuovo a Juan. Guardò la bassa costruzione di Tom Clancy
115
1998 - Equilibri Di Potere
calcestruzzo in fondo alla strada. Era circondata da una recinzione d'acciaio alta due metri e mezzo, con un fitto intreccio di filo spinato in cima. La Radio Nacional de Pùblico era una piccola stazione da dieci chilowatt che arrivava fino a Pamplona verso sud e fino a Bordeaux, in Francia, verso nord. La RNP di norma trasmetteva musica, notizie e previsioni meteorologiche locali durante il giorno e programmi che trattavano argomenti riguardanti il popolo basco la sera. I proprietari erano dei baschi dichiaratamente antiseparatisti che in passato avevano subito attacchi con armi da fuoco e bombe incendiarie. Questo era il motivo per cui l'edificio era fatto di blocchi di calcestruzzo e ubicato ben all'interno del recinto fortificato. L'antenna era piazzata al centro del tetto, una scheletrica guglia di travi rosse e bianche, alta circa quarantacinque metri e sormontata da una luce lampeggiante rossa. L'autista della familia, Martin, aveva spento i fari dell'auto, si era fermato a trecento metri dal cancello e aveva parcheggiato accanto alla cresta della collina. I quattro uomini scesero dalla vettura. Juan tirò fuori una bicicletta dal bagagliaio, si mise in spalla lo zaino e si spruzzò sul volto l'acqua di una bottiglia. L'acqua gli colò come sudore lungo le guance e la gola. Quindi si avviò con baldanza verso il cancello. Gli altri tre fissarono i silenziatori alle pistole e lo seguirono a una trentina di metri di distanza. Juan sbuffava e camminava rumorosamente, in parte per coprire i passi dei suoi compari, in parte per assicurarsi di essere sentito. Come Juan si aspettava, c'erano tre guardie armate all'interno del perimetro, ma non si trattava di professionisti addetti alla sicurezza. Senza dubbio quegli uomini erano stati chiamati lì per tenere d'occhio la stazione nel periodo immediatamente successivo alla diffusione del nastro. Juan e gli altri avevano deciso in anticipo che se ci fossero state delle persone a pattugliare la zona, avrebbero dovuto essere eliminate silenziosamente e simultaneamente. Juan si sforzò di rilassarsi. Non poteva permettersi che gli uomini lo vedessero tremare. Quella era la sua operazione e non voleva che gli altri membri della familia pensassero che era nervoso. Si bloccò in prossimità del cancello. «Porca puttana!» imprecò ad alta voce. Una delle guardie lo udì e si avvicinò sollecitamente mentre le altre due restavano indietro per coprirla. «Che cosa vuoi?» chiese l'uomo alto e allampanato, dai capelli castani Tom Clancy
116
1998 - Equilibri Di Potere
radi e ricci. Juan restò lì impalato per un lungo momento, apparentemente confuso. «Vorrei sapere dove diavolo sono.» «E dove diavolo vorresti essere?» domandò la guardia. «Sto cercando il campeggio Iglesias.» L'altro ridacchiò allegramente. «Mi sa che hai davanti una bella pedalata. Anzi, più precisamente, dietro di te e verso est.» «Che significa?» La guardia puntò il pollice alla propria destra. «Significa che il campeggio si trova in cima alla collina laggiù, quella con...» Ci fu una serie di colpi sordi alle spalle di Juan mentre gli altri componenti della familia sparavano alle guardie. Gli uomini caddero silenziosamente a terra, ognuno con un foro sanguinante in fronte. Mentre i suoi complici avanzavano, Juan lasciò andare la bicicletta, si levò lo zaino di spalla e si mise all'opera. Il modo più facile per entrare era annunciarsi al citofono e attendere che il cancello si aprisse. Ma non era un'opzione praticabile, né era l'unica maniera per introdursi all'interno. Juan estrasse dallo zaino un piede di porco, si tolse la camicia e ne legò una manica alla sbarra di ferro. La maglietta intima era intrisa di sudore e l'aria fresca lo fece rabbrividire mentre si arrampicava fino a metà della recinzione sulla sinistra del cancello. Gettò dall'altra parte il palanchino tenendo la camicia per la manica libera. L'indumento atterrò sopra il filo spinato. Juan infilò l'indice e il medio nella maglia più vicina, afferrò la sbarra di ferro e la fece passare attraverso, poi la liberò e allacciò insieme le maniche della camicia. Quando ebbe terminato, prese la camicia di Ferdinand, il muscoloso guardiano notturno, e ripeté l'operazione, di modo che ci fossero due strati di stoffa sopra il filo spinato. I quattro uomini scavalcarono l'area sicura creata in cima alla recinzione, si lasciarono cadere dalla parte opposta e attesero un istante per assicurarsi che nessuno li avesse sentiti. Quando ne furono certi, si diressero con passo rapido e felpato verso la porta metallica d'ingresso. Anche gli altri tre uomini erano armati di palanchino, e Ferdinand aveva un revolver calibro .38 nella profonda tasca destra dei calzoni e delle munizioni supplementari in quella sinistra, avvolte in un fazzoletto affinché non facessero rumore. Juan e i suoi compagni non volevano uccidere altre persone, ma dopo quello che era successo al senor Ramirez, non Tom Clancy
117
1998 - Equilibri Di Potere
avrebbero esitato a fare qualunque cosa fosse necessaria per portare a termine la loro missione. Sapevano che la porta sarebbe stata chiusa a chiave, e avevano preparato un piano di conseguenza. Juan, che era il più alto dei quattro, collocò il piede di porco in cima al lato sinistro della porta, tra il battente e lo stipite. Martin si chinò e pose il suo palanchino in fondo al lato sinistro, mentre l'altro uomo, Sancho, inserì la barra a sinistra della maniglia. Ferdinand tirò fuori la pistola dalla tasca e rimase indietro, pronto a far fuoco in caso venissero attaccati. Gli uomini conficcarono le estremità appiattite degli attrezzi fin dove era possibile. Se non fossero riusciti a forzare la porta al primo tentativo, avrebbero spinto indietro le sbarre all'unisono e riprovato. Avevano calcolato che due violenti strattoni sarebbero stati sufficienti. Martin aveva lavorato nell'edilizia e aveva detto che, anche nel caso in cui la porta avesse avuto un doppio chiavistello, gli stipiti non sarebbero stati rinforzati con l'acciaio. Un metallo del genere messo a massa avrebbe causato un putiferio nelle trasmissioni radiofoniche, aveva spiegato. Juan contò fino a tre, e gli uomini tirarono con forza. La porta si aprì al primo colpo, lo stipite di legno frantumato in grosse schegge. Non appena Ferdinand diede il via libera, fecero irruzione nell'edificio. C'erano tre persone all'interno; un uomo si trovava dentro una cabina insonorizzata, e un uomo e una donna erano seduti davanti a un pannello di controllo. Come programmato, Martin trovò rapidamente la scatola delle valvole e staccò la corrente, interrompendo le trasmissioni prima che l'annunciatore potesse riferire quanto stava accadendo. Alla luce di due lampade d'emergenza alimentate a batteria, montate sul soffitto, Juan e Sancho si avventarono sui tecnici, colpendoli alla clavicola. I due crollarono a terra, la donna gemendo e l'uomo strillando. Mentre Ferdinand gli copriva le spalle, Juan entrò nella cabina e si diresse con calma verso l'annunciatore. «Voglio sapere chi ti ha dato il nastro che hai trasmesso prima», gli disse. Il giovane uomo, smilzo, barbuto e sdegnato, si spostò indietro sulla poltroncina a rotelle. «Te lo chiederò un'altra volta», intimò Juan alzando il piede di porco. «Chi ti ha dato quel nastro?» «Non so chi fosse», rispose l'altro con voce acuta e stridula. Si schiarì la gola. «Non lo so, davvero.» Tom Clancy
118
1998 - Equilibri Di Potere
Juan gli assestò una sprangata sul tricipite. L'uomo si afferrò il braccio e buttò fuori l'aria dalla bocca spalancata come un forno. Gli occhi sbarrati si velarono di lacrime. «Chi ti ha dato il nastro?» ripeté Juan. L'annunciatore tentò di chiudere la bocca, ma senza risultato. La poltroncina picchiò contro la parete e si fermò. Juan si avvicinò fissando le dita della mano destra dell'uomo, strette intorno al braccio, e sollevò di nuovo il palanchino. La barra di ferro si abbatté sul dorso della mano, appena sotto le nocche inferiori. Ci fu un sonoro crac, come lo schiocco di ossa secche di pollo, e la mano cadde in grembo all'uomo. Il sangue stagnò e fece gonfiare la pelle immediatamente. Questa volta la vittima riuscì a gridare. «Adolfo!» urlò. «Chi?» «Adolfo Alcazar! Il pescatore!» L'uomo fornì a Juan l'indirizzo. Lui lo ringraziò, poi gli sferrò un'altra botta con il piede di porco, abbastanza forte da spaccargli la mascella. Juan lanciò uno sguardo a Martin e Sancho, che fecero altrettanto con i due tecnici. Non c'era tempo di controllare se avessero dei cellulari, e non voleva che telefonassero al pescatore per avvertirlo. Cinque minuti dopo, i quattro membri della familia stavano ridiscendendo la strada per tornare a San Sebastiàn.
16 Lunedì, ore 20.15, Washington, D.C. Quando Hood chiamò casa, né Sharon né i ragazzi risposero. Il messaggio della segreteria arrivò dopo quattro squilli; lo aveva registrato Harleigh il giorno prima. «Salve. Risponde la famiglia Hood. Adesso non siamo in casa. Ma non vi diremo di lasciare un messaggio perché, se non lo sapete, non abbiamo nessuna voglia di parlare con voi.» Hood sospirò. Aveva chiesto ai ragazzi di non lasciare messaggi impertinenti come quello. Forse avrebbe dovuto insistere. Sharon diceva sempre che lui non era abbastanza severo con loro. «Ehi gente, sono io», disse Hood. La giovialità del tono era innaturale, forzata. «Temo che dovrò fermarmi un po' di più in ufficio. Spero che abbiate passato una bella prima giornata di vacanza e che siate usciti per Tom Clancy
119
1998 - Equilibri Di Potere
andare al cinema o al centro commerciale o a fare qualcosa di divertente. Sharry, ti spiace chiamarmi quando tornate? Grazie. Vi voglio bene. Ciao.» Hood avvertì una fitta di disperazione mentre riattaccava. Aveva urgente bisogno di parlare con Sharon. Detestava che ci fosse una barriera tra loro e voleva cercare di sistemare le cose. O almeno fare la pace finché non avesse potuto sedersi, parlarle e aggiustare le cose. Provò a chiamarla sul cellulare, ma incappò di nuovo nella segreteria. Decise di non lasciare nessun messaggio. Quasi nel momento in cui posava il ricevitore, suonò la sua linea privata. Era Sharon. Lui sorrise e un peso parve sollevarsi dal suo stomaco. «Ehilà, ciao», disse. Stavolta la giovialità era spontanea, genuina. C'era del rumore in sottofondo - un gran vociare e annunci confusi. «Siete al centro commerciale?» «No, Paul. Siamo all'aeroporto.» Hood, che si era abbandonato stancamente nella sua grande poltrona di pelle, si tirò su di scatto. Non disse nulla per un momento; era una sana abitudine che aveva preso durante la sua carriera politica. «Ho deciso di portare i bambini in Connecticut», continuò Sharon. «Non li avresti comunque visti molto questa settimana, e i miei mi avevano chiesto di andarli a trovare.» «Oh», fece lui. «Quanto hai intenzione di star via?» La sua voce era calma, ma dentro di sé non lo era affatto. Stava fissando la foto della famiglia sulla scrivania; era stata scattata tre anni prima, ma i sorrisi sui quattro volti all'improvviso sembravano appartenere a un'altra vita. «Francamente, non lo so», rispose lei. In quel mentre comparvero Ron Plummer e Bob Herbert. Hood alzò un dito. Herbert notò che il direttore stava parlando sulla sua linea privata e annuì; si girarono entrambi dando le spalle al vano della porta. Un istante dopo arrivò Ann Farris, che si unì ai due uomini in attesa nel corridoio. «Credo che dipenda da...» disse Sharon, poi si interruppe. «Da cosa?» domandò Paul. «Da me? Dal fatto se io voglio averti qui? Conosci già la risposta.» «Sì, la conosco, ma non capisco perché. Non ci sei mai. Ce ne andiamo in vacanza e tu riparti il primo giorno.» «È successo una volta sola.» «Soltanto perché non abbiamo nemmeno più provato ad andare in Tom Clancy
120
1998 - Equilibri Di Potere
vacanza», obiettò Sharon. «Quello che volevo dire è che il mio ritorno a Washington dipende dal fatto se vorrò vedere i bambini sempre più delusi... o se invece vorrò mettere fine alla cosa una volta per tutte.» «Questo è quello che vuoi tu», ribatté Paul. Aveva alzato la voce e si affrettò ad abbassarla. «Hai chiesto a loro quello che vogliono? ... non importa?» «Certo che importa. Vogliono il loro padre. E anch'io. Ma se non possiamo averlo, allora forse dovremmo risolvere adesso la situazione invece di lasciare che si trascini all'infinito.» Herbert si girò verso l'ufficio. Aveva le labbra contratte e le sopracciglia inarcate. Qualunque cosa avesse da comunicargli, era importante. Mentre tornava a voltarsi, Hood si ritrovò a desiderare di poter ricominciare tutto da capo: quel giorno, quell'anno, la sua intera vita. «Non partire», disse. «Per favore. Troveremo una soluzione non appena il problema qui sarà sotto controllo.» «Immaginavo che l'avresti detto», replicò Sharon. Il suo tono non era aspro, solo definitivo. «Se vuoi trovare una soluzione, sai dove siamo. Ti voglio bene... e parlerò con te, d'accordo?» Sharon riagganciò. Hood stava ancora guardando fuori dalla porta le nuche dei suoi subalterni. Aveva sempre considerato Bob, Mike e Darrell in particolare come un tipo speciale di famiglia. Ora, all'improvviso, erano diventati la sua unica famiglia. E non era abbastanza. Abbassò il ricevitore. Bob se ne accorse, ruotò la carrozzella ed entrò in ufficio, seguito dagli altri. I suoi occhi erano fissi sul direttore. «Tutto okay?» chiese. D'un tratto la realtà gli apparve chiara. Sua moglie aveva appena abbandonato il tetto coniugale portando i figli con sé. Gli balenò l'idea di mandare qualcuno all'aeroporto per fermarli, ma Sharon non gliel'avrebbe mai perdonato. E anche lui probabilmente non sarebbe stato capace di perdonarselo. «Ne parleremo più tardi», disse. «Che cos'hai?» «Una tempesta di merda, come dicevano nella mia città natale di Philadelphia, in Mississippi. Voglio soltanto essere sicuro che tu desideri ancora che Darrell e Aideen ci si trovino in mezzo.» «Paul», s'intromise Ann, picchiettando il bloc-notes sulla mano aperta, «ti posso rubare solo un minuto?» Hood guardò Herbert. Tom Clancy
121
1998 - Equilibri Di Potere
Il capo dell'intelligence annuì. «Va bene se rimango?» Ann assentì. «Okay», fece Hood. «Grazie», disse lei. Gli occhi di Paul si posarono brevemente sulle dita sottili della donna sotto il taccuino. Le lunghe unghie rosse erano molto femminili. Distolse lo sguardo. Era arrabbiato con Sharon e attratto da Ann, e si odiava per questo, ma non poteva farci nulla. «Ho appena ricevuto una chiamata dalla BBC», disse Ann. «Hanno messo le mani su un video girato da un turista della scena intorno alla sede della Camera dei deputati a Madrid. Mostra il corpo di Martha che viene rimosso...» «Dannati sciacalli», brontolò Herbert. «Sono giornalisti», ribatté la responsabile dell'ufficio stampa, «e che ci piaccia o no, queste sono notizie.» «Allora sono degli sciacalli di giornalisti», insistette Herbert. «Lascia perdere, Bob», intervenne Hood. Non era dell'umore adatto per un'altra lite familiare. «Qual è il nocciolo della questione, Ann?» Lei diede un rapido sguardo ai suoi appunti. «Hanno fatto girare un'immagine del volto di Martha nel loro data base, ed è spuntata fuori una sua foto di quando si è incontrata con il rivale zulu di Nelson Mandela, il capo Mangosuthu Buthelezi, a Johannesburg nel 1994. Jimmy George del "Washington Post" ha detto che pubblicherà quello che sa domani, prima che venga divulgata la storia della BBC.» Hood si strofinò gli occhi con le palme delle mani. «Qualcuno è al corrente che Aideen era là con lei?» «Non ancora.» «Qualche consiglio?» «Mentire», propose Herbert. «Se tentiamo di imbrogliare le carte», replicò Ann con una punta di fastidio, «se raccontiamo qualcosa tipo: "Era una mediatrice diplomatica, ma si trovava veramente lì in vacanza", nessuno ci crederà. Continueranno a scavare. Perciò suggerisco di dargli in pasto la verità ridotta all'osso.» «Vale a dire?» domandò Hood. «Raccontiamo che era lì per mettere la propria esperienza al servizio dei parlamentari spagnoli. Erano preoccupati per le crescenti tensioni etniche e lei era esperta nel campo. Nessuna bugia, fine della storia.» «Non puoi rivelare così tanto alla stampa», fece notare Herbert. «Devo farlo», ribadì Ann. Tom Clancy
122
1998 - Equilibri Di Potere
«Se lo fai, immagineranno che Martha non fosse da sola in Spagna. E allora quei bastardi che l'hanno uccisa potrebbero riprovarci con Aideen», disse Herbert. «Pensavo che gli assassini fossero tutti in fondo all'oceano», osservò la donna. «Può darsi che lo siano», disse Hood. «Ma se Bob avesse ragione? Se non lo fossero?» «Non so, Paul», ammise Ann. «Ma mentire potrebbe rivelarsi altrettanto fatale.» «E come?» «I giornalisti scopriranno che Martha era in compagnia di una certa "senorita Temblón" e cercheranno di rintracciarla. Non impiegheranno molto a capire che non esiste nessuna senorita Temblón. Quindi daranno la caccia a questa donna misteriosa. Proveranno a scoprire come è entrata nel Paese e dove soggiorna. Le loro ricerche potrebbero guidare i killer dritti fino a lei.» «Questo è un valido argomento», dovette riconoscere Herbert. «Grazie», fece Ann. «Paul, non c'è una soluzione ottimale. Tuttavia, se rendo nota la cosa in questi termini, perlomeno la stampa potrà verificare che stiamo dicendo la verità. Ammetterò la presenza di qualcun altro e dichiarerò che per motivi di sicurezza la sua collega ha lasciato segretamente il Paese. Se la berranno.» «Ne sei sicura?» chiese il direttore. Ann Farris annuì. «I giornalisti non dicono sempre tutto. Adorano la sensazione di condividere qualche grande segreto. Li fa sentire importanti ai cocktail-party, partecipi dei meccanismi occulti.» «Mi sbagliavo», si accalorò Herbert. «Non sono solo degli sciacalli. Sono dei frivoli, dannati sciacalli.» «Ognuno ha i suoi difetti», fece Ann. Herbert corrugò la fronte, ma Hood comprese. La sua stessa integrità aveva subito alcuni duri colpi nelle ultime ore. «D'accordo», disse il direttore. «Procedi pure. Ma con il freno tirato, Ann. Non voglio che si scopra dove si trovano Darrell e Aideen. Comunica alla stampa che sono stati rimpatriati sotto rigide misure di sicurezza.» «Lo farò. E circa il successore di Martha, cosa devo dire? Qualcuno senz'altro me lo chiederà.» «Rispondi che Ronald Plummer è il sostituto addetto politico ed economico», affermò Hood senza esitazioni. Plummer gli espresse la sua Tom Clancy
123
1998 - Equilibri Di Potere
gratitudine con lo sguardo. Un simile riconoscimento in una dichiarazione ufficiale, senza menzionare nessun altro nome per l'incarico, era un voto di fiducia nei suoi confronti. Stava a lui adesso mostrarsi degno di quel posto. Ann ringraziò Paul e uscì dall'ufficio. Lui non la osservò andarsene, ma si rivolse a Herbert. «Allora, cosa ci dici della tua tempesta di merda?» gli chiese. «Tumulti», disse Bob. «Stanno scoppiando ovunque.» Si interruppe. «Tutto a posto?» «Sì.» «Mi sembri assente.» «Sto bene, grazie, Bob. Dammi il quadro generale.» Herbert gli lanciò un'occhiata del tipo «chi vuoi prendere in giro?» e proseguì. «I disordini sono sfuggiti al controllo nelle province castigliane di Avila, Segovia e Soria. Ron, tu hai gli ultimi aggiornamenti.» «Questa notizia ci è appena pervenuta via fax dal consolato americano in città», disse Plummer, «anche se ormai sono sicuro che diverse agenzie di stampa la stanno battendo. È trapelata la voce sull'annullamento della partita di calcio che doveva giocarsi a Barcellona, ovviamente quando la squadra tedesca ha cercato di svignarsela alla chetichella dalla città. I tifosi inferociti hanno bloccato l'autostrada con le loro auto mentre il pullman dei giocatori si dirigeva verso l'aeroporto di El Prat. La policìa nacional è intervenuta in loro soccorso, ma quando è stata accolta da una sassaiola, in suo aiuto sono stati chiamati i Mossos d'Escuadra.» «Si tratta della forza di polizia autonoma della Catalogna», spiegò Herbert. «Perlopiù si occupa della sicurezza degli edifici statali, e ha l'abitudine di non fare prigionieri.» «Solo che stavolta di prigionieri ne sono stati fatti», specificò Plummer. «Più di venti. Quando il contingente di Mossos d'Escuadra li ha portati dentro, il posto di polizia è stato preso d'assalto dalla folla. In città sta per essere proclamata la legge marziale, e questa è la situazione allo stato attuale.» «Ora, Barcellona si trova a oltre trecento chilometri da San Sebastiàn», riprese Herbert, «ed è un centro urbano, non un luogo di villeggiatura. Non sono preoccupato che le sommosse possano diffondersi rapidamente anche lì.» Si piegò in avanti e giunse le mani. «Quello che mi preoccupa è il fortissimo impatto che avrà la legge marziale sulla coscienza collettiva spagnola.» «Spiegati meglio», disse Hood. Tom Clancy
124
1998 - Equilibri Di Potere
«In una sola parola, Franco. È ancora vivo il brutto ricordo della sua Falange fascista. La prima volta in quasi un quarto di secolo che riaffiora la militanza sponsorizzata dal governo, puoi scommetterci che ci sarà un'accanita resistenza.» «L'ironia», aggiunse Plummer, «è che la Germania aiutò Franco a vincere la guerra civile. Il fatto che ci siano nuovamente di mezzo i tedeschi, renderà il risentimento ancora più difficile da soffocare.» «Questo cosa ha a che vedere con i nostri?» domandò Hood. «Mi state dicendo che dovrebbero stare rintanati finché non vediamo cosa accade?» Herbert scosse il capo. «Ti sto dicendo che dovresti farli uscire dal Paese, richiamare lo Striker Team ed esortare il presidente a far evacuare tutto il personale americano non essenziale. E coloro che rimangono in Spagna dovrebbero starsene muti come pesci.» Hood lo scrutò a lungo. Herbert non era un tipo incline alle reazioni eccessive. «A tuo parere, quanto peggioreranno le cose?» «Molto. Ritengo che potremmo trovarci davanti a una nuova Unione Sovietica o Jugoslavia.» Hood guardò Plummer. «Ron?» Plummer piegò il fax e lo sgualcì con la punta delle dita. «Temo di essere d'accordo con Bob», disse. «Probabilmente la nazione spagnola sta andando in pezzi.»
17 Martedì, ore 3.27, San Sebastiàn, Spagna Adolfo Alcazar era esausto quando si coricò nel letto. Dormiva su un piccolo, basso materasso in un angolo del monolocale, posato su una rete metallica non lontano dalla stufa, che era ancora accesa e illuminava fiocamente la stanzetta. La vecchia rete era arrugginita dalla brezza marina che soffiava dalla finestra. Adolfo sorrise. Il materasso era lo stesso su cui era solito saltare da bambino. Ora, mentre se ne stava sdraiato lì, nudo, gli venne in mente quanto fosse innocente quell'atto di saltare sul letto. Durante quell'esercizio non gli importava un fico secco di ciò che era accaduto prima e di quello che sarebbe successo dopo. Era un'assoluta, autonoma espressione di gioia e libertà. Ricordò che aveva dovuto smettere quando era diventato un po' più grande e faceva più chiasso, a causa delle lamentele degli inquilini del piano di sotto. Era stato duro per un bambino imparare che non era libero. Tom Clancy
125
1998 - Equilibri Di Potere
E in quanto a mancanza di libertà, quella era stata soltanto la prima lezione. Finché non aveva incontrato il Generale, la sua vita era stata una serie di ritirate e capitolazioni che rendevano gli altri felici o ricchi. Disteso in quel letto che in passato lo aveva fatto sentire tanto libero, Adolfo riassaporò il gusto della libertà. Libertà dalla regolamentazione statale che gli imponeva cosa pescare, dai magnati del mercato ittico che gli dicevano quando e dove poteva pescare in modo da non infastidirli, e dalle imbarcazioni da diporto che intasavano il suo porto, perché l'industria nautica aveva più influenza a Madrid rispetto ai piccoli pescatori. Con il sostegno del Generale, sarebbe stato libero di guadagnarsi da vivere in una nazione finalmente restituita al popolo. Al suo popolo. Al Generale non interessava se fossi castigliano come Adolfo, oppure catalano o basco o galiziano o qualunque altra cosa. Se volevi liberarti dal giogo di Madrid, se volevi l'autonomia del tuo popolo, lo seguivi. Se invece volevi mantenere lo status quo o approfittare del sudore degli altri, venivi tolto di mezzo. Sdraiato sulla schiena, lo sguardo fisso nell'oscurità, Adolfo infine chiuse gli occhi. Oggi aveva fatto bene il suo dovere. Il Generale sarebbe stato contento. La porta si spalancò con uno schianto, facendolo trasalire, e quattro uomini si scagliarono su di lui prima che fosse completamente sveglio. Mentre uno di loro chiudeva la porta, gli altri lo gettarono a faccia in giù sul pavimento, gli allargarono le braccia e gli premettero le palme per terra, tenendolo inchiodato in quella posizione con le ginocchia e le mani. «Sei tu Adolfo Alcazar?» domandò uno degli assalitori. Adolfo non rispose. Stava guardando verso sinistra, in direzione della stufa. Sentì il dito medio della mano destra che veniva tirato lentamente indietro, finché non si spezzò con un singolo, repentino schiocco. «Sì!» strillò, poi emise un gemito. «Hai ammazzato molti uomini oggi.» Prima che Adolfo potesse schiarirsi la mente annebbiata dal dolore, gli ruppero anche l'indice destro. Lanciò un urlo mentre una fitta lancinante gli percorreva l'avambraccio fino al gomito. Sentì qualcosa - uno dei suoi calzini - che gli veniva ficcato rudemente tra i denti. «Hai ucciso il capo della nostra familia», disse l'uomo. L'anulare subì la stessa sorte, e le tre dita fratturate rimasero accostate, gonfie ma insensibili. La sua mano tremava quando gli torsero il mignolo, che ricadde floscio, anch'esso spezzato. Poi Adolfo avvertì qualcosa di duro e freddo sul pollice. Lo costrinsero a girare la testa e vide un piede di porco, tenuto verticalmente, con l'estremità curva posata sul Tom Clancy
126
1998 - Equilibri Di Potere
suo pollice. Venne sollevato e calato con violenza, lacerando la pelle e fracassando l'osso. La sbarra di ferro si alzò e si abbassò ripetutamente, questa volta sull'articolazione del polso, abbattendosi dapprima al centro, poi a sinistra e infine a destra. Ogni nuovo colpo generava una fulminea, cocente ondata di dolore che gli saliva fino alla spalla e al collo. Quando passò, rimase soltanto un peso pulsante sull'avambraccio, come se ci fosse sopra un'incudine. «La tua mano non si leverà mai più contro di noi», dichiarò l'uomo. Liberarono Adolfo e lo voltarono. Lui cercò di sollevare il braccio destro, che però ricadde pesantemente come se fosse intorpidito. Intravide il sangue colare lungo l'avambraccio, ma lo sentì solo quando raggiunse il gomito. Opponendo una debole resistenza, Adolfo venne trascinato per un paio di metri, poi di nuovo immobilizzato, sulla schiena. Aveva sempre il calzino infilato in bocca. Era buio, e lacrime di dolore gli riempivano gli occhi. Non riusciva a vedere le facce dei suoi aggressori. Lottò ancora per liberarsi, ma i suoi sforzi erano come il dibattersi di un pesce in una delle sue reti. «Risparmia le forze», disse l'uomo. «Non andrai da nessuna parte... tranne che all'inferno se non ci dirai quello che vogliamo sapere. Mi hai capito?» Adolfo alzò lo sguardo su quel volto scuro e cercò di sputare fuori il calzino, non per rispondere, ma come gesto di sfida. L'uomo lo agguantò per i capelli e lo tirò verso di sé. «Hai capito?» Adolfo non aprì bocca. Un istante dopo l'uomo fece un cenno a qualcuno chino sul ginocchio di Adolfo. Il giovane pescatore sentì che la sua gamba destra veniva sollevata. Ogni parte di lui gridò di dolore quando il suo piede nudo venne infilato nella grata aperta del forno, sopra il fuoco morente. Tentò di divincolarsi, ma gli uomini lo tennero fermo. «Hai capito?» ripeté con calma il tizio sopra di lui. Adolfo annuì vigorosamente mentre scalciava e si dimenava. L'uomo si voltò verso i complici, che tirarono il piede fuori dal forno e lo misero giù. Adolfo boccheggiava attraverso il calzino e si contorceva sotto la loro presa. Sollevò gli occhi sbarrati verso il viso avvolto dall'ombra. L'uomo gli tolse il calzino di bocca e gli chiese: «Per chi lavori?». Adolfo respirava affannosamente. Sentiva il piede al tempo stesso gelido e rovente, come spruzzi d'acqua marina su una brutta scottatura. Tom Clancy
127
1998 - Equilibri Di Potere
Gli alzarono l'altra gamba. «Per chi lavori?» «Un... generale», ansimò Adolfo. «Un generale dell'aviazione di nome Pintos. Roberto Pintos.» «Dov'è di stanza questo generale?» Adolfo non rispose. Doveva aspettare un attimo prima di mentire di nuovo. L'unica volta in cui aveva incontrato Amadori - il vero Generale, non quell'immaginario generale Pintos - era stata a una riunione di aiutanti non militari in un'aviorimessa di Burgos. In tale occasione il Generale aveva avvertito i presenti che quel giorno sarebbe potuto arrivare. Che avrebbero potuto essere scoperti e interrogati. Aveva detto che una volta iniziata la guerra, non sarebbe stato importante ciò che avrebbero rivelato. Ma li aveva ammoniti a resistere finché era possibile per il proprio senso dell'onore. «La maggior parte degli uomini può crollare», aveva detto. «Il trucco sta nel non cedere senza confondere il nemico. Se venite catturati, non c'è nulla che possiate fare per impedire che vi torturino. Ciò che dovete fare è parlare. Propinare al nemico delle bugie. Continuare a mentire finché vi è possibile. Mentire finché il nemico non sa più distinguere il vero dal falso, le informazioni autentiche da quelle fittizie.» «Dove si trova questo generale Pintos?» insistette l'aguzzino. Adolfo scrollò la testa. Gli venne cacciato di nuovo in bocca il calzino, si sentì strattonare in avanti, sul lato sinistro. Il calore feroce gli azzannò il piede, e lui riprese a dibattersi freneticamente. Ma mentre la sofferenza era terribile e gli cavava sudore da ogni poro, c'era una cosa confortante. Il dolore al piede destro non era più accecante come prima. Si aggrappò a quel pensiero finché il tormento al piede sinistro non glielo strappò dalla mente e ondate strazianti presero a fluire lungo tutto il corpo. Esclusa la mano destra. Non sentiva nulla lì. Niente di niente, nemmeno dolore, e questo lo spaventò. Gli dava la sensazione di essere già un po' morto. Gli tolsero il piede dal forno e tornarono a immobilizzarlo a terra. Il volto scuro si avvicinò di nuovo. Le lacrime negli occhi di Adolfo offuscavano la sagoma tenebrosa. «Dov'è Pintos?» Le ondate di dolore erano divenute un bruciore costante, ma meno intenso. Adolfo sapeva di poter tenere duro fino al prossimo supplizio, di qualunque cosa si trattasse. Era fiero di se stesso. Stranamente, si sentiva Tom Clancy
128
1998 - Equilibri Di Potere
libero. Libero di soffrire, libero di resistere. Ma era sua la scelta. «Ba... Barcellona», gemette. «Stai mentendo», replicò l'aguzzino. «N-no!» «Quanti anni ha?» «C-cinquantadue.» «Di che colore ha i capelli?» «Castani.» L'uomo gli diede un ceffone. «Stai mentendo!» Adolfo alzò lo sguardo e scosse il capo. «No. Dico... la verità.» L'altro indugiò un momento su di lui, poi tornò a ficcargli in bocca il calzino. Gli afferrarono il braccio sinistro e gli spinsero la mano nella stufa. Adolfo lanciò un urlo gutturale mentre le dita si chiudevano a pugno cercando di sottrarsi al calore. E poi tutto fu buio attorno a lui. Quando riprese i sensi, era chino sul lavello con l'acqua che gli scorreva sulla nuca. Tossì, vomitò lo stufato, poi venne gettato supino sul pavimento. Ogni centimetro di carne dei piedi e della mano sinistra ardeva e pulsava. «Sei un osso duro», gli disse la faccia scura. «Ma noi abbiamo tempo, e a me non manca l'esperienza. Le prime informazioni che gli uomini rivelano sono sempre delle bugie. Andremo avanti finché non avremo la verità.» Si fece più vicino. «Adesso ci dirai per chi lavori?» Adolfo stava tremando. Le parti del suo corpo che non erano ustionate o rotte erano gelate. Gli parve strano provare qualcosa di tanto banale come il freddo. Scosse due volte la testa. Questa volta non lo spostarono, ma gli introdussero di nuovo a forza il calzino nella bocca e lo colpirono violentemente con un piede di porco alla spalla destra. Si udì distintamente un rumore di ossa rotte. Adolfo urlò nella calza. La sbarra di ferro si abbassò di nuovo e colpì più in basso, tra la spalla e il gomito. Un altro osso spezzato. Un altro grido soffocato. Ogni percossa generava uno spasimo di agonia, un urlo e poi lo stordimento. Ogni urlo era uno squarcio nella sua volontà. Il dolore era solo dolore, ma ciascun urlo era una resa. E man mano che perdeva frammenti del suo spirito combattivo, gliene restava meno cui far ricorso. «Quando ti deciderai a parlare, la smetteremo», disse la voce. Qualcuno iniziò a percuotergli il fianco sinistro, facendolo sussultare e Tom Clancy
129
1998 - Equilibri Di Potere
gemere ogni volta. Avvertì che il suo muro di resistenza ora si sgretolava più rapidamente. E poi accadde qualcosa di sorprendente. Aveva l'impressione di non essere più se stesso. Il suo corpo era sconquassato; quello non era lui. La sua volontà era demolita; quello non era lui. Era qualcun altro. E questo qualcuno voleva parlare. Farfugliò qualcosa nel calzino. Il volto del suo aguzzino si avvicinò, il pestaggio si interruppe e il bavaglio venne rimosso. «Am... Am...» «Cosa?» domandò la faccia scura. «Ama... dori.» «Amadori?» ripeté la faccia. «A... ma... do... ri.» Ogni sillaba fuoriuscì cavalcando un respiro. Adolfo non riusciva a trattenersi. Desiderava soltanto che il dolore cessasse. «Generale Amadori», disse la faccia. «È per lui che lavori?» Adolfo annuì. «C'è qualcun altro?» Il giovane scosse una volta il capo e chiuse gli occhi. «Gli credi?» chiese qualcuno. «Guardalo», rispose un altro. «Non ha più la lucidità per mentire.» Adolfo sentì che lo liberavano. Era una sensazione piacevole soltanto giacere supino sul pavimento. Riaprì gli occhi e fissò le sagome scure radunate intorno a sé. «Che ne facciamo di lui?» chiese un uomo. «Ha ucciso il senor Ramirez», replicò un altro. «Deve morire. Lentamente.» Era una sentenza definitiva, e il carnefice vibrò una sprangata alla gola di Adolfo. La testa del pescatore sobbalzò e ricadde all'indietro con la laringe fracassata; le sue braccia inerti non si mossero. Rimase lì a terra ansando e sentendo il sapore del sangue. Riusciva a prendere fiato appena a sufficienza per restare cosciente, ma non abbastanza per soddisfare i polmoni. Il dolore si stabilizzò in un ruggito costante che lo aiutava a non perdere conoscenza. Era di nuovo Adolfo Alcazar, ma l'atroce sofferenza agli arti e alla gola gli rendeva difficile legare insieme i pensieri. Non riusciva a decidere se si fosse comportato valorosamente resistendo così a lungo oppure da codardo per aver infine ceduto. Lampi di pensiero gli dicevano di sì, che era stato coraggioso, poi di no, che non lo era stato. E poi questo pareva non avere più importanza mentre rabbrividiva e il dolore tornava Tom Clancy
130
1998 - Equilibri Di Potere
d'improvviso ad assalirlo. A volte montava come la marea, sommergendolo, altre lo lambiva come minuscoli frangenti. Le onde piccole riusciva a sopportarle, ma quelle più grandi lo torturavano. Dio, come gli squassavano le membra! Non sapeva da quanto tempo giacesse sul pavimento né se avesse gli occhi aperti o chiusi. Ma d'un tratto erano spalancati e la stanza era più luminosa e c'era una figura china accanto a lui. Era suo fratello, Berto. Norberto piangeva, diceva qualcosa e faceva dei segni sul suo viso. Adolfo cercò invano di alzare il braccio. Si sforzò di parlare. «A... ma... do... ri.» Norberto lo sentiva? Capiva le sue parole? «Ch.. chiesa... in... città.» «Adolfo, non agitarti», disse il sacerdote. «Ho chiamato un dottore... oh, Dio!» Norberto continuò a recitare una preghiera. «Av... verti... il... Gene... rale... che... loro... sanno...» Norberto gli posò una mano sulle labbra per farlo tacere. Adolfo sorrise debolmente. La mano del fratello era morbida e amorevole. Gli sembrò che il dolore diminuisse. E poi la sua testa ruotò di lato, i suoi occhi si chiusero e il dolore svanì.
18 Martedì, ore 4.19, San Sebastiàn, Spagna L'elicottero depositò Maria e Aideen a sud di San Sebastiàn. Atterrò su una collinetta lungo una deserta ansa del Rio Urumea, il fiume che attraversava la città. Una vettura, noleggiata da un agente della polizia locale che lavorava con l'Interpol, le aspettava sul bordo della strada. E così il poliziotto, il baffuto Jorge Sorel. Durante il viaggio, Maria aveva studiato una mappa che aveva portato con sé. Conosceva l'itinerario per raggiungere la stazione radiofonica e Aideen aveva l'impressione che non vedesse l'ora di arrivarci. Sfortunatamente, mentre Maria si accendeva una sigaretta, Jorge la informò che non c'era più motivo di andarci. «Che intende dire?» «Qualcuno ha aggredito il personale poco più di un'ora fa», rispose l'uomo. «Qualcuno?» disse Maria. «Chi?» Tom Clancy
131
1998 - Equilibri Di Potere
«Ancora non lo sappiamo», ammise l'agente. «Dei professionisti?» domandò lei con impazienza. «È molto probabile. Gli assalitori sembravano sapere esattamente quello che facevano. Abbiamo numerosi arti fratturati e una serie completa di mascelle rotte.» «Che cosa volevano?» Jorge scrollò la testa. «Di nuovo, non possiamo che fare delle supposizioni. L'unica ragione per cui ci siamo recati sul posto è che la stazione ha smesso all'improvviso di trasmettere.» Maria imprecò rabbiosamente. «Maravilloso», disse. «Fantastico. Avete almeno qualche indizio?» Jorge stava ancora scuotendo il capo. «Le vittime non erano in grado di parlare, e i dottori hanno somministrato loro dei sedativi. Presumiamo che gli aggressori cercassero la persona che ha consegnato l'audiocassetta.» «Che idioti!» ringhiò Maria. «Non l'avevano previsto? Non avevano preso delle precauzioni?» «Sì», disse il poliziotto. «L'ironia è che erano ben preparati. L'emittente è sempre stata un bersaglio degli scontenti. Le loro idee politiche, sapete... contrarie al governo. L'edificio è circondato dal filo spinato ed è costruito come un bunker. Ha persino una porta di metallo e guardie armate. I dipendenti tengono delle armi all'interno. Ma i deterrenti influenzano soltanto i cuori pavidi. E gli assalitori non erano pavidi.» «Agente», intervenne Aideen pazientemente, «avete qualche idea su chi abbia procurato il nastro?» Jorge lanciò un'occhiata furtiva e imbarazzata a Maria. «Temo che la risposta sia ancora una volta no. Abbiamo due pattuglie che perlustrano i villaggi circostanti alla ricerca di gruppi che possano dare la caccia alla persona o alle persone che hanno procurato il nastro alla radio. Ma siamo arrivati con un po' di ritardo. Finora, non abbiamo trovato nessuno.» «Gli assalitori probabilmente si sono separati subito per non rischiare di essere catturati tutti insieme», disse Maria. «Sarebbe stato inutile rimanere uniti dopo aver trovato chi stavano cercando.» Tirò una boccata di fumo ed espirò dal naso, poi scrutò Jorge con attenzione. «È sicuro di non poterci dire altro?» «Sicuro», replicò lui. Il suo sguardo era altrettanto penetrante. «Che probabilità ci sono che la persona in possesso del nastro fosse della zona?» s'informò Aideen. Tom Clancy
132
1998 - Equilibri Di Potere
«Ottime probabilità», disse Maria. «Chiunque abbia architettato il piano, aveva bisogno di qualcuno che conoscesse le acque in cui è stato distrutto lo yacht. Qualcuno che conoscesse la città e il personale della radio.» Guardò Jorge. «Mi dia qualcosa da cui partire.» Il poliziotto si strinse nelle spalle. «La città è piccola. Tutti la conoscono. Quanto a qualcuno che conosca le acque... be', bisogna rivolgersi ai pescatori.» Maria gettò uno sguardo all'orologio. «Usciranno in mare tra circa un'ora. Possiamo parlargli giù al porto.» Fece una lunga tirata di sigaretta. «Chi benedice le acque per i pescatori?» «Sarebbe padre Norberto Alcazar», rispose Jorge. «Lo fa soltanto per le vecchie famiglie, non per le imprese.» «Dove posso trovarlo?» «Probabilmente alla chiesa dei gesuiti nelle colline a sud di Cuesta de Aldapeta, sulla riva occidentale del fiume, appena fuori San Sebastiàn.» Maria lo ringraziò, diede un ultimo tiro alla sigaretta, quindi la lasciò cadere e la schiacciò con il tacco. Soffiò fuori il fumo mentre si incamminava verso l'automobile. Aideen la seguì. «Padre Alcazar è una persona molto gentile», disse il poliziotto alle loro spalle. «Ma può darsi che non sia molto disponibile se si tratta del suo gregge di fedeli. È molto protettivo nei loro confronti.» «Allora speriamo che voglia proteggere una delle sue pecorelle che rischia di essere ammazzata», replicò Maria. «Su questo ha ragione», concordò Jorge Sorel. «Chiamate con il cellulare quando sarete pronte. L'elicottero tornerà a prendervi qui. L'aeroporto è piccolo ed è stato riservato alle attività militari... come precauzione.» Maria assentì bruscamente mentre si sedeva al volante dell'auto e avviava il motore. Terriccio e zolle d'erba schizzarono dietro di loro mentre la vettura si allontanava a tutta velocità dai piedi della collinetta. «Non hai un'aria allegra», osservò Aideen mentre prendeva una cartina dallo zaino e la apriva. Lo zaino conteneva anche una .38 carica che Maria le aveva dato durante il volo. «Avevo voglia di prenderlo a calci», brontolò Maria. «Sono andati alla stazione soltanto perché si erano interrotte le trasmissioni. La polizia avrebbe dovuto immaginare che qualcuno se la sarebbe presa con il personale della radio.» «Forse la polizia voleva che la stazione venisse attaccata. È lo stesso con le guerre tra bande. Le autorità se ne stanno alla finestra e lasciano che i Tom Clancy
133
1998 - Equilibri Di Potere
cattivi si ammazzino a vicenda.» «È più verosimile che gli abbiano detto di starne fuori. Le persone rimaste uccise sullo yacht erano influenti uomini d'affari. Capeggiavano devote familias... dipendenti che fanno qualunque cosa per loro, incluso l'omicidio. I poliziotti vengono pagati per non immischiarsi.» «Sospetti che quell'agente...» «Non lo so», ammise Maria. «Ma non posso esserne sicura. Non si è mai sicuri di niente in Spagna.» Aideen ripensò a quello che aveva detto Martha sulla polizia di Madrid che faceva comunella con gli estorsori di strada. Sarà anche diplomazia, pensò, ma fa schifo. Non poté evitare di chiedersi se le forze dell'ordine si stessero impegnando a fondo nell'inchiesta sull'assassinio di Martha. «Questo è uno dei motivi per cui ho lasciato l'Interpol», proseguì Maria mentre si dirigeva a nord lungo il fiume. «Avere a che fare con queste persone è più frustrante che vantaggioso.» «Ma sei tornata», osservò Aideen. «Per Luis?» «No», rispose Maria. «Sono tornata per la stessa ragione per cui me n'ero andata. Perché la corruzione è talmente diffusa che non ci si può permettere di arrendersi. Persino per gestire il mio piccolo teatro di Barcellona, dovevo sborsare soldi ai poliziotti, ai netturbini, a chiunque eccetto i portalettere. Dovevo pagarli per assicurarmi che facessero il lavoro per cui erano già pagati.» «Quindi i lavoratori della pubblica amministrazione hanno una specie di ancora di salvezza e i lavoratori dell'industria appartengono alle familias», disse Aideen. «E i lavoratori autonomi finiscono per pagare mazzette agli uni o scontrarsi con la forza degli altri.» Maria annuì. «Ed ecco perché sono qui. È come in amore. Non puoi darti per vinto se la prima volta non funziona. Impari le regole, impari a conoscere te stessa, e torni nell'arena per un'altra lotta con il toro.» Le prime pallide luci dell'alba iniziavano a rischiarare il cielo, sullo sfondo del quale cominciavano a prendere forma le cime delle colline. Mentre guardava verso est, Aideen si stupì di provare simpatia e ammirazione per Maria. La donna non era meno baldanzosa e aggressiva di Martha, tuttavia, a parte quando aveva dovuto affrontare Darrell all'aeroporto, c'era in lei qualcosa di altruistico. E Aideen non poteva biasimarla per l'atteggiamento che aveva tenuto con il suo collega. A prescindere da chi avesse torto e chi ragione, rivederlo non doveva essere stato facile. Tom Clancy
134
1998 - Equilibri Di Potere
Raggiunsero la periferia di San Sebastiàn in meno di trenta minuti e attraversarono il ponte a Maria Cristina, dirigendosi verso sud-ovest. Si fermarono a chiedere indicazioni a un pastore e arrivarono alla chiesa proprio mentre l'orlo del sole brillava sopra la collina. La piccola chiesa di pietra era aperta. All'interno c'erano due parrocchiani, un paio di pescatori, ma non il prete. «Qualche volta va giù alla baia da suo fratello», disse uno dei pescatori alle due donne, spiegando loro dove abitava Adolfo e quale via seguiva di solito padre Alcazar per arrivarci. Risalirono in macchina e si diressero a nord. Maria abbassò il finestrino, si accese l'ennesima sigaretta e prese a tirare con furia. «Spero non ti dia fastidio», disse. «Dicono che il fumo faccia male agli altri, ma ti posso assicurare che salva delle vite.» «E come?» domandò Aideen. «Mi impedisce di arrabbiarmi troppo», replicò Maria. E non aveva affatto l'aria di scherzare. Trovarono Calle Okendo e proseguirono per due isolati verso sud-est. La strada era stretta, e quando raggiunsero la palazzina a due piani Maria dovette posteggiare sul marciapiede, altrimenti non ci sarebbe stato spazio sufficiente per il passaggio di un altro veicolo. Aideen fece scivolare la .38 nella tasca della giacca a vento prima di scendere dall'auto. Maria gettò via la sigaretta e infilò la sua pistola nella cintura dei jeans. Il portone d'ingresso era privo di serratura, ed entrarono nello stabile. La buia tromba delle scale aveva un odore secolare di pescatori e polvere che faceva pizzicare il naso ad Aideen. I gradini scricchiolavano come alberi secchi nel vento ed erano inclinati verso la sudicia parete bianca. C'erano due appartamenti al primo piano, uno dei quali con la porta socchiusa. Maria spinse con la punta del piede, e la porta si aprì cigolando. Trovarono padre Alcazar in lacrime, inginocchiato vicino al corpo nudo di un uomo. Maria varcò la soglia, seguita da Aideen. Il prete rivolgeva loro la schiena, e non diede segno di essersi accorto del loro ingresso. «Padre Alcazar?» chiese Maria a bassa voce. Il sacerdote girò la testa. I suoi occhi rossi spiccavano in modo impressionante sul viso rosa pallido, e il colletto era scuro là dov'era macchiato dalle lacrime. Si voltò di nuovo verso il corpo, poi si alzò lentamente in piedi. In controluce, la sua veste nera appariva piatta come una silhouette. Si avvicinò come se fosse in trance, prese una giacca da un Tom Clancy
135
1998 - Equilibri Di Potere
gancio sulla porta, tornò accanto al morto e gliela depose sul corpo. Mentre lo faceva, Aideen ebbe la possibilità di esaminare il cadavere. La vittima era stata torturata, ma non per vendetta. Non c'erano bruciature o segni di coltello sul tronco. Occhi, orecchie, torace e inguine apparivano intatti; gli aggressori si erano accaniti soltanto sugli arti. Lo avevano torturato per ottenere delle informazioni. E il colpo letale non era stato sferrato alla testa, ma alla trachea, affinché morisse lentamente. Aideen aveva già visto prima cose del genere, in Messico. Non era un bello spettacolo, ma non peggiore delle sevizie che i signori della droga infliggevano a coloro che li tradivano. Stranamente, questo non impediva mai ad altre persone di tradire i senorìos messicani, come li chiamavano. Le vittime, uomini e donne, erano sempre convinte che loro non sarebbero mai state scoperte. Il prete si voltò verso le due donne. «Sono padre Alcazar», disse. Maria fece un passo avanti. «Mi chiamo Maria, e sono dell'Interpol.» Aideen non si sorprese che l'altra avesse rivelato la sua vera identità. C'era un'escalation di uccisioni, e non era il momento di agire sotto mentite spoglie. «Conosce quest'uomo?» chiese Maria. Il sacerdote annuì. «Era mio fratello.» «Capisco. Mi spiace di non aver potuto intervenire prima.» Norberto Alcazar fece un debole cenno dietro di sé mentre nuove lacrime gli sgorgavano dagli occhi. «Ho cercato di aiutarlo. Avrei dovuto fare di più. Ma Adolfo... sapeva in cosa si era cacciato.» Maria si avvicinò al prete. Era alta come lui, e lo guardò dritto negli occhi iniettati di sangue. «Padre, per favore... ci aiuti. In cosa si era cacciato Adolfo?» «Non lo so. Quando sono arrivato qui era ferito... e farneticava.» «Era ancora vivo? Si sforzi di ricordare quello che ha detto, padre! Parole, nomi, luoghi... qualunque cosa.» «Qualcosa circa una chiesa in città. E poi un luogo, o un nome... Amadori.» «Generale Amadori?» «Può darsi», rispose Norberto. «Ha... ha detto qualcosa di un generale... mi sembra. Non era semplice capirlo.» «Naturalmente», disse Maria. «Padre, so quanto dev'essere difficile per lei, ma è importante. Ha idea di chi possa aver fatto questo?» Lui scosse il capo. «Adolfo doveva andare alla stazione radiofonica la notte scorsa», singhiozzò. «Non so altro. Ignoro che affari avesse da Tom Clancy
136
1998 - Equilibri Di Potere
sbrigare là, a parte consegnare una cassetta. Sono tornato qui stamattina prima della benedizione delle acque. Volevo accertarmi che stesse bene... e l'ho trovato così.» «Non ha visto nessuno entrare o uscire?» «Nessuno.» Maria lo fissò ancora per un momento con la fronte corrugata e gli occhi ardenti. «Un'altra domanda, padre. Può dirci dove trovare il cantiere nautico Ramirez?» «Ramirez», ripeté il sacerdote. Trasse un lungo, tremante respiro. «Dolfo l'ha menzionato. Mio fratello ha detto che Ramirez e i suoi amici erano responsabili della morte di un'americana.» «Già», fece Maria, indicando con il pollice sopra la spalla. «Hanno ucciso la collega di questa donna.» «Oh... sono addolorato», disse Norberto ad Aideen, poi volse di nuovo lo sguardo su Maria. «Ma Ramirez è morto. È stato... mio fratello.» «Lo sappiamo.» «Che cosa vuole dai suoi dipendenti?» «Palargli», rispose Maria. «Scoprire se sono implicati in questo.» Accennò con la testa verso Adolfo. «Vedere se possiamo prevenire altri delitti e impedire che lo scontro si inasprisca.» «Crede che sia possibile?» «Sì, se riusciremo a raggiungerli in tempo e a fargli spifferare ciò che sanno di Amadori e dei suoi accoliti. Ma la prego, padre, dobbiamo affrettarci. Sa dove si trova lo stabilimento?» Norberto fece un altro profondo respiro. «È a nordest, lungo la riva. Mi permetta di accompagnarvi.» «No.» «Questa è la mia parrocchia...» «Esatto, e la sua parrocchia ha un disperato bisogno del suo aiuto. Io no. Se la gente si fa prendere dal panico, se questo spaventerà i turisti al punto da farli fuggire, pensi a cosa accadrà alla regione.» Norberto posò la fronte nella palma della mano. «So di chiederle molto», continuò Maria. «Ma deve farlo. Andrò alla fabbrica per parlare con gli operai. Se ciò che penso stia succedendo sta succedendo, allora capirò chi è il nemico. E forse non sarà troppo tardi per fermarlo.» Norberto alzò lo sguardo e indicò dietro di sé senza voltarsi. «Dolfo Tom Clancy
137
1998 - Equilibri Di Potere
pensava di sapere chi fosse il nemico. Ha pagato questa convinzione con la sua vita. Forse con la sua anima.» Maria lo guardò fissamente negli occhi. «Migliaia di altre persone faranno la sua stessa fine se non mi sbrigo. Chiamerò la polizia locale dalla macchina. Si prenderanno cura del corpo di suo fratello.» «Resterò con lui fino ad allora.» «Certamente», disse Maria, girandosi verso Aideen. «E pregherò per voi due.» «Grazie.» Maria si fermò e tornò sui suoi passi. «Già che c'è, padre, preghi per chi ne ha più bisogno. Preghi per la Spagna.» Meno di due minuti dopo erano in viaggio verso nordest, dall'altra parte del fiume. «Hai davvero intenzione di parlare con gli operai del cantiere?» domandò Aideen. Maria annuì. «Mi fai un favore? Telefona a Luis. Asterisco-sette per la digitazione automatica. Chiedigli di localizzare il generale Rafael Amadori e spiegagli perché.» «Niente messaggi in codice?» Maria scosse il capo. «Se Amadori dovesse in qualche modo intercettare la comunicazione e darci la caccia, tanto di guadagnato. Ci risparmierà il fastidio di trovarlo.» Il cellulare di Luis suonò e lui rispose subito. Aideen gli trasmise la richiesta di Maria e gli disse di Adolfo. Luis promise che se ne sarebbe occupato immediatamente e poi le avrebbe richiamate. Aideen chiuse il telefonino. «Chi è Amadori?» domandò. «Uno studioso», rispose l'agente dell'Interpol. «Nonché un generale dell'esercito, ma non so molto della sua carriera militare. Lo conosco solo come autore di articoli sulla storia spagnola.» «Che ovviamente ti hanno allarmato.» «E non poco.» Si accese una sigaretta. «Che cosa sai del nostro eroe nazionale, il Cid?» «Solo che ha respinto gli invasori musulmani e contribuito a unificare la Spagna intorno al 1100. E che è stato girato un film sulle sue gesta con Charlton Heston.» «A lui sono stati dedicati anche un poema epico e un'opera di Corneille», aggiunse Maria. «L'ho messa in scena una volta nel mio teatro. Comunque, in parte hai ragione sul Cid. Era un cavaliere, Rodrigo Diaz de Vivar. Dal 1045 circa al 1099, l'anno della sua morte, aiutò il re cristiano Sancio II, e poi il suo successore Alfonso VI, a riconquistare il regno di Castiglia in mano ai mori. I musulmani lo chiamavano el cid, "il signore".» Tom Clancy
138
1998 - Equilibri Di Potere
«Onorato dai suoi nemici», notò Aideen. «Emozionante.» «A dire il vero, lo temevano, che era ciò che lui voleva. Quando la roccaforte musulmana di Valencia si arrese, il Cid violò l'accordo di pace massacrando centinaia di persone e bruciando vivo il capo. Non era il cavaliere senza macchia che la leggenda ci ha tramandato; avrebbe fatto qualunque cosa a chiunque pur di proteggere la sua terra. Ed è un mito anche la sua lotta per l'unità della Spagna. In realtà, combatteva per la Castiglia. Finché gli altri regni erano in pace con Alfonso, finché gli rendevano omaggio, né il re né il Cid si curavano di ciò che accadeva loro. «Il generale Amadori è un'autorità sul Cid», proseguì Maria. «Ma io ho sempre scorto nei suoi scritti il desiderio di essere qualcosa di più.» «Di essere il Cid, vuoi dire», intervenne Aideen. L'altra scrollò la testa. «Il Cid era un celebrato soldato di ventura. Il generale Amadori mira più in alto. Se leggi i suoi saggi nelle riviste di politica, scoprirai che è il principale fautore di quello che definisce "benevolo militarismo".» «Suona come un eufemismo per uno stato di polizia», osservò Aideen. «Lo è», convenne Maria. Aspirò una lunga boccata di fumo e gettò il mozzicone fuori dal finestrino. «Ha creato una nuova versione dei vecchi modelli rappresentati dalla Germania nazista e dalla Russia comunista: militarismo senza conquista. È convinto che se una nazione è forte, non è necessario conquistare altre nazioni. Gli altri Paesi si rivolgeranno a lui per commerciare, per cercare protezione, per allinearsi con la grandezza. La sua base di potere crescerà per aggregazione, non attraverso la guerra.» «Dunque il generale Amadori non vuole essere come Hitler, ma come re Alfonso.» «Esattamente. Ciò a cui forse stiamo assistendo è l'inizio di uno sforzo teso a fare di Amadori il leader assoluto della Castiglia, e della Castiglia il perno militare di una nuova Spagna. Un perno che imporrà la sua volontà alle altre regioni. E Amadori ha scelto questo momento...» «Perché può spostare le sue truppe e influenzare gli eventi mentre in apparenza cerca di domare una controrivoluzione.» Maria annuì. Aideen contemplò il cielo luminoso, poi abbassò gli occhi e il suo sguardo errò sull'ameno villaggio di pescatori. Sembrava così pacifico, così piacevole, eppure era stato contaminato. Lì, in meno di un giorno, oltre dodici persone erano già state uccise o brutalmente ferite. Si chiese se mai, da quando gli uomini erano scesi dagli alberi e avevano iniziato a Tom Clancy
139
1998 - Equilibri Di Potere
depredare l'Eden, il destino si fosse manifestato in modo incruento. «Il tributo di sangue sarà molto alto prima che Amadori possa realizzare il suo sogno», disse Maria, quasi le avesse letto nel pensiero. «Io sono andalusa. Il mio e gli altri popoli combatteranno... non per mantenere unita la Spagna, ma per impedire che la Castiglia divenga il cuore e l'anima di una nuova Spagna. È una rivalità che risale ai tempi del Cid, e a meno che non troviamo un modo per bloccare uomini come Amadori, continuerà ancora a lungo dopo che ce ne saremo andati.» No, concluse Aideen. Non c'era mai stato un periodo in cui gli uomini avevano accolto con benevolenza persone e usanze diverse dalle loro. Erano ancora troppo vicini agli alberi. E tra di loro, c'erano troppi scimmioni che erano scontenti delle dimensioni e della composizione della tribù. Ma poi il suo pensiero corse a padre Alcazar, un uomo che cercava ancora di compiere l'opera di Dio, pur stretto nella morsa della propria sofferenza. C'erano delle anime buone tra i carnivori territoriali. Se soltanto avessero avuto il potere... Ma se anche l'avessero, si chiese Aideen, non lo eserciterebbero come tutti gli altri? Non sapeva cosa rispondere, e dopo quasi ventiquattro ore senza chiudere occhio, non era il momento migliore per meditare su quell'interrogativo. Tuttavia, mentre guardava con gli occhi socchiusi il cielo azzurro e dorato, riflettendo su quanto aveva appena detto Maria, le venne in mente un'altra domanda. «Pensaci», aveva detto Martha quand'erano ancora negli Stati Uniti. «Pensa a come puoi manipolare l'agenda di qualcuno». Proprio come aveva spiegato Rodgers, si disse Aideen: con un'agenda migliore. Il trucco stava nell'organizzarne una.
19 Lunedì, ore 22.21, Washington, D.C. Razionalmente, Paul Hood sapeva che le Nazioni Unite erano una buona idea. Ma istintivamente, non nutriva grande rispetto per l'organizzazione, che si era dimostrata inefficace in tempo di guerra e largamente inefficace in tempo di pace. Era una tribuna per mettersi in mostra, lanciare accuse e Tom Clancy
140
1998 - Equilibri Di Potere
presentare ai media le idee di un Paese nella miglior luce possibile. Nutriva però grande ammirazione per l'imperturbabile nuovo segretario generale dell'ONU, l'italiano Massimo Marcello Manni. Ex ufficiale della NATO, senatore della Repubblica e ambasciatore in Russia, Manni si era impegnato a fondo l'anno precedente per evitare che l'Italia precipitasse nel genere di guerra civile verso cui sembrava indirizzata la Spagna. Su richiesta di Manni, una conferenza telefonica era stata fissata dal consigliere per la Sicurezza Nazionale Steve Burkow per le 22.30. Il segretario generale Manni aveva parlato con i vertici della sicurezza e dell'intelligence di tutti gli Stati membri del Consiglio di Sicurezza per discutere dell'aggravarsi della crisi spagnola. Oltre a Hood e Burkow, alla conferenza avrebbero partecipato Carol Lanning del dipartimento di Stato e il nuovo direttore della CIA Marius Fox, cugino della senatrice Barbara Fox. Poco prima che l'ufficio di Burkow chiamasse, alle 20.50, Hood aveva già informato Bob Herbert e Ron Plummer della sua decisione di lasciare Darrell a Madrid e Aideen sul campo. «Se la Spagna si sta sfasciando», aveva detto il direttore alla sua équipe, «allora lo HUMINT è più importante che mai.» Hood aveva chiesto a Herbert di accertarsi che Stephen Viens rimanesse in contatto con i suoi colleghi dell'Ufficio nazionale di ricognizione con sede al Pentagono. Viens era un vecchio amico di Matt Stoll ed era sempre stato un fedele alleato durante tutte le precedenti operazioni di sorveglianza. Sebbene Viens fosse stato temporaneamente sollevato dal suo incarico all'NRO a causa di un'inchiesta del senato sull'uso improprio di fondi, Paul gli aveva discretamente assegnato un ufficio all'Op-Center. A differenza della maggior parte delle persone a Washington, Hood credeva che la lealtà andasse ricompensata. L'NRO aveva iniziato la ricognizione satellitare dei movimenti di truppe in Spagna circa quaranta minuti prima. Hood voleva che il rilevamento di immagini diventasse parte del data base di Herbert, e inoltre che copie delle foto venissero inviate a McCaskey a Madrid, tramite l'ambasciata americana, e allo Striker Team, che si trovava in volo per la Spagna. In altre agenzie di intelligence di Washington, i capidivisione tendevano a serbare per sé le informazioni in modo da avvantaggiare i propri gruppi. Ma Hood era dell'idea che le informazioni andassero condivise. Per lui e la sua straordinaria équipe di collaboratori, lo scopo del lavoro non era perseguire la gloria personale, ma proteggere i Tom Clancy
141
1998 - Equilibri Di Potere
cittadini americani e gli interessi nazionali. Oltre che dalla ricognizione satellitare, l'Op-Center attingeva informazioni dai servizi giornalistici internazionali. Particolarmente preziosi erano i filmati televisivi appena realizzati, che venivano carpiti ai satelliti per telecomunicazioni prima che potessero essere tagliati e trasmessi. I filmati integrali venivano quindi analizzati dalla squadra di Herbert e anche da Laurie Rhodes negli archivi fotografici dell'Op-Center. Spesso i depositi di armamenti camuffati venivano costruiti assai prima che cominciassero le azioni militari. Mentre tali siti non sempre erano visibili dallo spazio, sovente un'alterazione della topografia, individuata mediante esami comparativi da terra, poteva rivelarne la presenza. Hood si prese una breve pausa per mangiare un boccone in mensa, dove lesse i fumetti della domenica che qualcuno aveva lasciato in giro, stupendosi di quanto poco fossero cambiati da quando era bambino. C'erano ancora «Peanuts» e «B.C.», insieme a «Tarzan», «Terry e i pirati» e «Wiz il mago». Era confortante, in quel momento, rivedere dei vecchi amici. Dopo la cena, si recò nell'ufficio di Rodgers per un rapido aggiornamento. Il generale lo informò che lo Striker Team avrebbe raggiunto Madrid poco dopo le 8.00, ora spagnola. Le opzioni relative alle attività del reparto speciale gli sarebbero state sottoposte non appena disponibili. In seguito, Hood incontrò lo staff del turno di notte. Mentre la squadra del turno di giorno continuava a seguire la crisi spagnola, Curt Hardaway, il generale di corpo d'armata Bill Abram e il resto della «PM.Squad», come amavano definirsi, sovrintendevano alle attività interne e internazionali dell'Op-Center. Abram, l'omologo di Mike Rodgers, era particolarmente affaccendato con l'Op-Center regionale. L'apparecchiatura mobile, tornata dal collaudo in Medio Oriente, necessitava di alcune riparazioni e di una messa a punto. Tutto era sotto controllo, e Hood tornò nel suo ufficio per cercare di riposare. Spense la luce, si liberò delle scarpe e si stese sul divano. Mentre fissava il soffitto buio, il suo pensiero corse a Sharon e ai ragazzi. Gettò uno sguardo al suo orologio fosforescente, quello che Sharon gli aveva regalato per il loro primo anniversario. Di lì a poco sarebbero giunti al Bradley International. Si trastullò con l'idea di prendere in prestito un elicottero dell'esercito, volare a Old Saybrook, sfiorare l'abitazione dei suoi suoceri e Tom Clancy
142
1998 - Equilibri Di Potere
usare un megafono per implorare la moglie di tornare a casa. Lo avrebbero licenziato in tronco per un atto simile, ma al diavolo... almeno avrebbe avuto un sacco di tempo per stare a casa con la sua famiglia. Naturalmente Hood non aveva alcuna intenzione di farlo. Era abbastanza romantico da voler interpretare il ruolo di un cavaliere dei tempi moderni, ma non abbastanza sconsiderato. E poi perché prendersi la briga di andare a Old Saybrook se non poteva promettere di rallentare il suo ritmo di lavoro? Amava il suo lavoro. E gli orari più brevi erano qualcosa che la sua carica non gli permetteva. Una parte di lui sentiva che Sharon era mossa da sentimenti di vendetta per aver dovuto dare un taglio alla propria carriera per allevare i figli. Ma anche se lui avesse voluto - e non voleva smettere di lavorare e crescere una famiglia, non avrebbero potuto vivere solo con lo stipendio della moglie. Questo era un dato di fatto. Chiuse gli occhi e li coprì con il braccio. Ma non sempre i fatti contano in situazioni del genere, giusto? La mente di Paul era troppo occupata per consentirgli di dormire. In lui si alternavano rabbia, rimorso e completo disgusto. Decise di rinunciare a prendere sonno. Si preparò un bricco di caffè, che versò nella sua tazza dei Senators, la squadra di baseball di Washington, e tornò dietro la scrivania. Trascorse un po' di tempo a esaminare sul computer i file del movimento secessionista italiano. Era curioso di vedere quali risorse di intelligence fossero state usate per impedire il collasso dell'Italia. Non c'era nulla sui documenti. Si trattava di un processo durato sei anni, iniziato nel 1993 sulla scia del malcontento popolare per i crescenti scandali che avevano investito la classe politica corrotta. Le comunità più piccole si lamentavano di non essere adeguatamente rappresentate, cosicché i parlamentari erano stati eletti con il sistema maggioritario invece che con il vecchio sistema proporzionale. Questo aveva causato una frammentazione di potere tra i maggiori partiti politici, il che aveva favorito l'ascesa delle formazioni minori. I neofascisti erano saliti al potere nel 1994, gli interessi economici di Forza Italia avevano strappato loro le redini del governo un anno dopo, e poi il crollo della Jugoslavia aveva generato disordini lungo la penisola istriana - disordini che Forza Italia, insediata a Roma, non era attrezzata a gestire. Il premier si era rivolto in cerca d'aiuto ai partiti che avevano una base di potere nella regione, ma questi, interessati ad accrescere la propria forza, avevano invece soffiato Tom Clancy
143
1998 - Equilibri Di Potere
sul fuoco della ribellione. Violenza e sentimenti secessionisti avevano trovato terreno fertile a Trieste, per poi propagarsi a Venezia e verso sud, fino a Livorno e Firenze. Il milanese Manni, richiamato in patria da Mosca per tentare di risolvere una situazione che andava degenerando, aveva stilato un accordo che prevedeva un'ampia autonomia politica ed economica per l'Italia settentrionale e un governo con sede a Milano per affiancare il blocco parlamentare romano. Entrambi gli organi lavoravano in modo indipendente con il premier eletto. Gli italiani a nord degli Appennini versavano le imposte alla propria capitale, pur continuando a usare la stessa valuta del resto del Paese; le due regioni erano rimaste militarmente intatte; e la nazione aveva conservato il nome di Italia. Nessuna azione militare era stata intrapresa da Roma, e nessun servizio segreto straniero era stato implicato in misura rilevante. L'Intesa Italiana, come veniva chiamata, non era un modello applicabile alla situazione spagnola; mancava infatti una condizione che aveva reso praticabile la soluzione di Manni, cioè la presenza di due sole fazioni, nord e sud. Il conflitto spagnolo vedeva infatti coinvolti almeno una mezza dozzina di gruppi etnici, la cui coesistenza non era mai stata agevole. La chiamata giunse dieci minuti dopo, e Hood avvisò Rodgers di venire nel suo ufficio, dove avrebbe seguito la conferenza con il viva-voce. Quando il generale arrivò e prese posto, Manni stava spiegando in inglese che il suo ritardo era dovuto alla richiesta di sostegno rivolta dal Portogallo alle Nazioni Unite. «Si sono verificati episodi di violenza lungo la frontiera tra Salamanca e Zamora», disse il segretario generale dell'ONU. Hood diede un'occhiata alla cartina sul computer. Salamanca era situata appena sotto Zamora, nella Spagna centrale e nordoccidentale. Le due province insieme avevano in comune più di trecento chilometri di confine con il Portogallo. «I disordini sono scoppiati circa tre ore fa, durante una fiaccolata di protesta organizzata dagli anti-castigliani al Postigo de la Traición - la Porta del Tradimento. È il luogo presso le mura cittadine dove il re castigliano Sancio II fu assassinato nel 1072. Quando le forze di polizia hanno tentato di disperdere i dimostranti, c'è stato un lancio di pietre e bottiglie, e i poliziotti hanno sparato diversi colpi in aria. Qualcuno nella folla ha risposto al fuoco, ferendo un agente. I poliziotti, perlopiù Tom Clancy
144
1998 - Equilibri Di Potere
castigliani, hanno reagito contro i manifestanti - non come tutori dell'ordine, ma come castigliani.» «Usando le armi?» chiese Hood. «Ho paura di sì», rispose Manni. «Che è come gettare un fiammifero acceso in una polveriera», osservò il consigliere per la Sicurezza Nazionale Burkow, uno dei falchi dell'amministrazione. «Ha ragione, signor Burkow», disse Manni. «I tumulti si sono propagati come un incendio verso ovest e il Portogallo. La polizia ha chiesto aiuto militare a Madrid e l'ha ottenuto. Ma Lisbona teme che non basti per contenere gli scontri e impedire inoltre che dei profughi varchino la frontiera. Ha appena sollecitato l'ONU a creare una zona cuscinetto.» «Lei che ne pensa della richiesta del Portogallo, signor segretario generale?» domandò Carol Lanning. «Sono contrario.» «Non la biasimo», intervenne Burkow. «Lisbona ha un esercito, un'aviazione e una marina. Che li metta in campo.» «No, signor Burkow», obiettò Manni. «Mi inquieta l'idea di una qualunque forza militare schierata lungo il confine, perché questo legittimerebbe la crisi. Equivarrebbe a riconoscere che esiste una crisi.» «E non è così?» disse la signora Lanning. «Certo», ammise Manni. «Ma per milioni di spagnoli la crisi è ancora fortemente localizzata. È una questione provinciale, non nazionale o internazionale. E ufficialmente è ancora sotto controllo. Se si sparge la voce che ci sono delle truppe ammassate sul confine, questo creerà disinformazione, confusione e panico, e la situazione non potrà che peggiorare.» «Signor Manni», disse nervosamente Burkow, «tutto ciò potrebbe essere soltanto teorico. È a conoscenza che il primo ministro Aznar ha parlato con il presidente Lawrence e gli ha chiesto una presenza militare americana al largo delle coste?» «Sì, ne sono al corrente. Apparentemente, tale presenza servirebbe a difendere ed evacuare i turisti americani.» «Apparentemente», convenne Burkow. «Il presidente ha già preso una decisione?» «Non ancora, ma è propenso a dare parere favorevole. Sta aspettando maggiori informazioni per determinare se gli interessi americani siano realmente in pericolo. Paul? Marius? Avete qualcosa da dire in proposito?» Tom Clancy
145
1998 - Equilibri Di Potere
Essendo il funzionario più anziano, Hood rispose per primo. «Se si esclude l'omicidio di Martha - o forse a causa di esso - non ci sono notizie di altri atti ostili ai danni di turisti americani. Né ci aspettiamo che ce ne siano. Il popolo spagnolo sarà estremamente attento a non logorare ulteriormente i rapporti. Inoltre, in qualunque sua regione, l'economia spagnola dipende dal turismo, ed è molto improbabile che vogliano metterlo a rischio. Quanto a nuovi attacchi politici contro cittadini americani, sappiamo tutti che Martha è stata uccisa perché lavorava per l'Op-Center. Riteniamo che il suo assassinio sia stato un singolo avvertimento agli Stati Uniti affinché non facciano esattamente quello di cui stiamo discutendo: immischiarsi nella politica spagnola. Finché manterremo le distanze, politicamente e militarmente, non ci attendiamo ulteriori attacchi.» «Paul ha perfettamente ragione riguardo al turismo», disse Marius Fox. «Stiamo attentamente controllando le azioni della polizia e dell'esercito spagnoli. Agiscono con estrema prontezza per reprimere la violenza in rinomate località turistiche. Naturalmente», aggiunse, «la situazione potrebbe cambiare se il conflitto assumesse vita propria o se le forze dell'ordine venissero provocate come è accaduto alla Porta del Tradimento.» «E questo è il nocciolo della faccenda», lo interruppe Burkow. «Il motivo per cui il presidente sta prendendo in considerazione un invio di truppe. C'è un punto in ogni conflitto in cui la protesta sfocia nella guerra aperta. In cui le emozioni prendono il sopravvento sul buonsenso. In cui le prospettive passano da "Voglio difendere la mia economia" a "Voglio difendere la mia vita". Quando questo accade...» «Se accade», puntualizzò Manni. «Bene, se accade, i turisti - americani o meno - non avranno nessuno che li protegga.» Mentre Burkow stava parlando, Hood ricevette una e-mail da McCaskey. Fece un cenno a Rodgers e lessero insieme il messaggio. Paul, gli agenti sul campo riferiscono che l'autore dell'attentato allo yacht è stato ucciso da killer catalani. Hanno intenzione di parlare con il commando omicida. Valutazione: il motivo era la vendetta, non la politica. Le ho avvertite che una di loro potrebbe trovarsi in pericolo se viene riconosciuta come Tom Clancy
146
1998 - Equilibri Di Potere
superstite della situazione MM. Ma lei non ritiene che queste persone intendano proseguire su questa linea. Sono incline a convenire che le circostanze in effetti siano mutate. Fammi sapere se vuoi richiamarla. A quanto pare, l'attentatore lavorava per un generale dell'esercito di nome Amadori. Stiamo facendo dei controlli su di lui. Ma, come c'era da aspettarsi, i dossier della NATO sul generale sono stati ripuliti. Hood gli rispose ringraziandolo e complimentandosi con Aideen e Maria per l'eccellente lavoro di intelligence. Non gli piaceva l'idea di lasciare Aideen alle prese con i responsabili della morte di Martha. Soprattutto dopo aver imprudentemente lasciato lei e Martha esposte all'attacco. Ma Maria era un'agente di prim'ordine, perciò informò Darrell che la missione delle due donne sarebbe proseguita. «Signor Burkow», disse Manni, «le sue preoccupazioni sono fondate. Tuttavia, credo che dovremmo aspettare di vedere se i governanti spagnoli sono in grado di risolvere la crisi da soli.» «Finora, non mi hanno ispirato molta fiducia», replicò il consigliere per la Sicurezza Nazionale. «Non sono nemmeno riusciti a tenere in vita l'onorevole Serrador abbastanza a lungo per interrogarlo.» «Sono stati commessi degli errori», riconobbe l'italiano. «Tutti sono stati presi alla sprovvista. Ma non dobbiamo commetterne di peggiori.» «Sono Paul Hood. Che cosa consiglia, signor segretario generale?» «Il mio suggerimento, signor Hood, è di concedere al primo ministro un altro giorno per sistemare le cose. Ha convocato il suo consigliere militare sulle sommosse civili, e stanno redigendo un piano per affrontare ogni possibile contingenza.» Rodgers si curvò verso il microfono. «Signore, parla il generale Mike Rodgers, vicedirettore dell'Op-Center. Se il primo ministro o i suoi funzionari hanno bisogno di sostegno militare o informativo, il mio ufficio è pronto a offrirlo con la massima discrezione.» «La ringrazio, generale Rodgers», disse Manni. «Non mancherò di informare il primo ministro Aznar e il generale Amadori della sua generosa offerta.» Hood stava guardando Rodgers quando Manni pronunciò quelle parole. Qualcosa successe tra loro alla menzione del nome di Amadori - un repentino e inatteso calo di energia visibile nei loro occhi, un momento di Tom Clancy
147
1998 - Equilibri Di Potere
attonita paralisi nelle loro membra. Hood si sentì come un predatore che realizzasse all'improvviso come la sua preda fosse più furba, più ferina e più letale di quanto si fosse aspettato. La paralisi passò rapidamente. Paul premette il tasto del muto. «Mike...» «Lo so», disse l'altro, alzandosi. «Me ne occupo subito.» «Se si tratta dello stesso uomo, allora laggiù hanno un problema molto serio.» «La Spagna ce l'ha, insieme a tutti i Paesi che vogliono tirare fuori in fretta i loro cittadini da lì.» Mentre il generale usciva di corsa dall'ufficio, Hood ascoltò distrattamente il chiacchierio politico tra Manni, Burkow e Carol Lanning. Alla fine, si trovarono d'accordo sull'esigenza di lasciare che la Spagna risolvesse da sola la situazione, ma con un livello di sostegno espresso a voce dagli Stati Uniti che sarebbe stato udito dalle fazioni in lotta e avrebbe potuto diventare una presenza militare, se necessario. Una presenza militare con scopi in apparenza difensivi, ma in realtà con un ruolo offensivo teso alla salvaguardia del legittimo governo spagnolo... Tutto ciò era indispensabile, Hood lo sapeva, ma solo come facciata - al pari delle stesse Nazioni Unite. Il vero lavoro sarebbe stato svolto nelle ore successive, cercando di capire se ci fosse Amadori dietro i tumulti. E, in tal caso, fino a che punto era riuscito a indebolire il governo. Se non ne avesse ancora minato le fondamenta, allora l'esercito e l'intelligence statunitensi avrebbero collaborato con i leader spagnoli per trovare il modo di fermarlo. Sarebbe stata un'impresa difficile, ma non impossibile, come dimostrava il tipo di contenimento messo in atto a Haiti, Panama e in altri Paesi. Ma era l'alternativa a preoccupare Hood. L'eventualità che l'influenza di Amadori si fosse ramificata come un cancro negli ingranaggi interni della nazione. In questo caso, forse non sarebbe stato possibile rimuovere il generale senza uccidere il paziente. L'unico termine di paragone era il crollo della Jugoslavia, un conflitto che aveva visto la morte di migliaia di persone e di cui si avvertivano ancora le conseguenze socioeconomiche e politiche. La Spagna aveva una popolazione quattro volte superiore all'ex Jugoslavia. Aveva anche amici e nemici nei Paesi vicini. Se la Spagna si fosse disgregata, le agitazioni avrebbero potuto facilmente diffondersi in tutta Europa. Lo smembramento poteva inoltre essere d'esempio per altre Tom Clancy
148
1998 - Equilibri Di Potere
nazioni cosmopolite come la Francia, il Regno Unito o il Canada. Forse addirittura gli Stati Uniti. La conferenza si concluse con l'intesa che lo staff del segretario generale avrebbe fornito ogni ora degli aggiornamenti alla Casa Bianca, mentre Burkow avrebbe informato Manni di qualunque mutamento nella linea di condotta americana. Hood riattaccò sentendosi più impotente di quanto non fosse mai stato da quando aveva assunto la direzione dell'Op-Center. Alcune missioni erano andate bene, altre male. La sua squadra aveva sbaragliato terroristi e sventato colpi di Stato. Ma lui non aveva mai affrontato una situazione che minacciava di dare il tono al nuovo secolo: l'idea che la frammentazione fosse la regola invece che l'eccezione, e che le nazioni così come il mondo le conosceva potevano benissimo essere sull'orlo dell'estinzione.
20 Martedì, ore 4.45, Madrid, Spagna La notizia della brutale fine di Adolfo Alcazar viaggiò rapidamente da Maria Corneja a Luis Garcìa de la Vega a Darrell McCaskey. Come imponeva la legge, Luis trasmise l'informazione al ministero della Giustizia di Madrid, dove un alto funzionario la passò all'aiutante personale del generale Amadori, Antonio Aguirre. Aguirre, ex ufficiale di stato maggiore di Francisco Franco, si recò all'ufficio del generale, bussò una volta alla porta e attese finché non venne invitato a entrare. Quindi comunicò la notizia ad Amadori in persona. Amadori non parve sorpreso nell'apprendere della morte di Adolfo. Né tanto meno addolorato. D'altronde, come avrebbe potuto? In pratica, non lo conosceva nemmeno. Inevitabilmente, gli incontri e le comunicazioni tra i due uomini erano stati ridotti al minimo. In tal modo, se Adolfo fosse stato arrestato e costretto a parlare, non ci sarebbe stato nulla a parte la sua testimonianza a collegarlo al generale. Non esistevano registrazioni telefoniche né appunti né fotografie. Per Amadori, Adolfo Alcazar era solo un leale combattente per la causa, uno dei molti rivoluzionari che non poteva e non doveva conoscere. Ma l'atto compiuto dal valoroso e devoto Adolfo Alcazar era un contributo essenziale per il successo della rivoluzione. Il generale giurò ad Antonio Aguirre che il suo omicidio sarebbe stato vendicato e i suoi Tom Clancy
149
1998 - Equilibri Di Potere
assassini eliminati. Sapeva esattamente chi colpire: la familia Ramirez. Nessun altro avrebbe avuto un motivo o i mezzi per togliere di mezzo Adolfo. Le loro morti sarebbero state la dimostrazione che il generale non esitava ad adottare i metodi più estremi per stroncare gli oppositori. E naturalmente, come spiegò ad Antonio, la retata e l'esecuzione dei membri della familia Ramirez sarebbero servite anche a un altro scopo. Avrebbero spaventato e disperso le altre familias che potevano essere inclini a osteggiarlo. Ecco perché l'attacco doveva essere clamoroso e drammatico. Il generale diede ordine ad Antonio di metterlo in atto. Aguirre salutò, girò sui tacchi e uscì senza dire una parola. Andò direttamente alla sua scrivania e telefonò al generale Americo Hoss alla base aerea di Tagus, nei dintorni di Toledo. Le istruzioni di Amadori vennero comunicate a voce. Al pari di Adolfo, il generale Hoss era disposto a fare qualunque cosa per lui. Era ancora buio quando i quattro vecchi elicotteri HU-10 si alzarono in volo. Come tutti quelli in dotazione all'esercito spagnolo, si trattava di mezzi da trasporto, non di cannoniere volanti. L'HU, in servizio da circa trent'anni, era stato equipaggiato con un paio di mitragliatrici da 12,7 millimetri montate lateralmente che avevano sparato soltanto in missioni d'addestramento. Ma quella non era una missione d'addestramento. Ciascun elicottero trasportava una squadra di dieci soldati, armati di pistole mitragliatrici Z-62 o fucili d'assalto CETME Modelo 1 in grado di sparare le munizioni standard dell'M16. Il comandante della missione, maggiore Alejandro Gómez, aveva ordine di impadronirsi dello stabilimento e utilizzare qualunque mezzo per ottenere i nomi dei killer. Gómez avrebbe dovuto tornare con dei prigionieri. Ma se si fossero rifiutati di venire, sarebbe tornato con dei sacchi per cadaveri.
21 Martedì, ore 5.01, San Sebastiàn, Spagna Maria fermò l'automobile davanti al gabbiotto della sicurezza della fabbrica di Ramirez ed esibì le sue credenziali dell'Interpol. Lungo la strada aveva deciso di rinunciare a presentarsi in veste di turista. Confidava che la guardia avrebbe avvisato in anticipo il direttore dello staTom Clancy
150
1998 - Equilibri Di Potere
bilimento dell'arrivo suo e di Aideen. Il direttore a sua volta avrebbe avvertito gli assassini che si fossero trovati sul posto, i quali probabilmente si sarebbero nascosti o avrebbero tagliato la corda. Per questo motivo Maria si era premurata di specificare: «Non abbiamo alcuna giurisdizione qui. Vogliamo soltanto parlare con i membri della familia». «Ma... smonta Corneja», disse l'uomo tarchiato e dalla barba grigia, «qui non c'è nessuna familia.» Era una spudorata bugia che rammentò ad Aideen gli spacciatori di Città del Messico, i quali asserivano ostinatamente di non aver mai sentito parlare del senorìo, il signore della droga che forniva loro tutta l'eroina venduta nella capitale del Paese. «A dire il vero, la tua affermazione è un pochino prematura», replicò Maria mettendo l'auto in folle. «Comunque ho il forte sospetto che in effetti tra non molto non ci sarà più nessuna familia.» La guardia le lanciò uno sguardo velato ma perplesso. Sfoggiava un nastrino al valore e aveva l'aria burbera e impassibile di un sergente istruttore. In Spagna, come ovunque, gli impieghi nei servizi di sicurezza erano un rifugio per ex soldati e poliziotti. Erano pochi quelli che accettavano ordini dai civili, e ancora meno quelli che accettavano predicozzi dalle donne. Come Maria aveva intuito non appena posato lo sguardo su di lui, quell'uomo aveva bisogno di un'altra spintarella. «Amigo», gli disse, «fidati di me. Non esisterà più una familia a meno che io non riesca a parlare con qualcuno dei suoi membri. Alcuni di loro si sono assunti il compito di far fuori un uomo in città, un uomo che ha amici molto potenti. Non credo che questi amici lasceranno la faccenda in sospeso.» La guardia la fissò a lungo, poi si girò di schiena per fare una telefonata. La sua voce non si udiva fuori dalla guardiola, ma dopo una breve conversazione l'uomo riagganciò, alzò la sbarra e fece entrare la vettura nel parcheggio. Maria espresse ad Aideen la sua convinzione che avrebbero incontrato uno o più componenti della familia. E l'americana non dubitava che la sua compagna li avrebbe spremuti per conoscere tutto ciò che sapevano sul generale Amadori. Con Ramirez e i suoi complici saltati in aria, anche il loro piano - qualunque fosse - era probabilmente saltato. Era Amadori quello di cui doversi preoccupare. E lei aveva bisogno di sapere il più presto possibile quanto bisognasse preoccuparsi di lui. Due uomini accolsero Maria e Aideen all'ingresso principale della Tom Clancy
151
1998 - Equilibri Di Potere
fabbrica. Le donne posteggiarono e scesero con le braccia tese verso il basso e le palme delle mani in avanti. Maria rimase accanto alla portiera del conducente, Aideen vicino a quella del passeggero. I due uomini si avvicinarono, fermandosi a qualche metro di distanza. Mentre uno stava a guardare, l'altro - un tizio grande e grosso - prese le pistole e il cellulare delle donne e li gettò dentro l'auto. Quindi le perquisì in cerca di fili, in modo minuzioso ma assolutamente professionale. Quando ebbe terminato, i due uomini si diressero verso un grosso furgone parcheggiato poco lontano. Le donne li seguirono. Salirono tutti e quattro nel vano di carico e sedettero sul pianale tra latte di vernice, scale e teli di protezione. Gli uomini si sistemarono accanto alla porta. «Sono Juan, e lui è Ferdinand», disse quello che aveva osservato la perquisizione. «I vostri nomi e cognomi, prego.» «Maria Corneja e Aideen Sànchez.» Aideen fermò la sua attenzione su quel «cambiamento» di nazionalità. Era stata una mossa ispirata da parte di Maria. Quei due non si fidavano dei propri connazionali, figurarsi degli stranieri. Per le potenze straniere, una guerra interna era l'ambiente ideale per spargere armi, soldi... e influenza. Radici del genere spesso erano difficili da estirpare. Aideen studiò i due uomini. Juan era il più anziano. Sembrava stanco. La sua pelle era raggrinzita intorno agli occhi nervosi, e le sue spalle magre erano curve. L'altro era un colosso con gli occhi infossati sotto l'ampia fronte, la pelle liscia e tirata come la faccia di una moneta, e le spalle larghe e dritte. «Perché sei qui, Maria Corneja?» chiese Juan. «Voglio parlare con voi di un generale dell'esercito di nome Rafael Amadori», rispose lei. Juan la guardò per un momento. «Vai avanti.» Maria tirò fuori le sigarette dal giubbotto, ne prese una per sé e porse il pacchetto agli altri. Juan fu l'unico ad accettare. Adesso che si trovavano lì, Aideen era infastidita dal fatto di dover collaborare con degli assassini. Ma come aveva detto Martha, ogni Paese aveva le sue regole. Poteva solo sperare che Maria sapesse quello che stava facendo. Il modo in cui fece accendere Juan - tenendo il fiammifero con le mani a coppa e invitandolo a prendergliele per avvicinare la fiamma alla sigaretta Tom Clancy
152
1998 - Equilibri Di Potere
- rese quel semplice atto molto intimo, e Aideen la ammirò per come se ne era servita per instaurare un rapporto con l'uomo. «Il senor Ramirez e i capi delle altre imprese e familias sono stati uccisi ieri da un uomo che lavorava per Amadori», disse Maria. «Credo che tu lo abbia incontrato. Adolfo Alcazar.» Juan rimase in silenzio. Aideen notò che la voce di Maria non era mai stata così suadente. Stava cercando di blandire Juan. «Amadori è un personaggio molto potente», riprese Maria, «che sembra giocare un ruolo chiave in questa catena di eventi. Ecco come la vedo io. Ieri Ramirez ha fatto assassinare una donna americana. Amadori sapeva che sarebbe successo, ma non ha mosso un dito per impedirlo. Perché? Così avrebbe potuto esibire al Paese un nastro registrato che provava il coinvolgimento dell'onorevole Serrador. Perché? Così Serrador e i baschi che rappresentava sarebbero stati screditati in patria e all'estero. Poi ha ordinato ad Alcazar di eliminare il tuo principale e gli altri cospiratori. Perché? Per gettare fango sui catalani e distruggere la loro base di potere. Se Serrador e il gruppo di imprenditori stavano progettando qualche manovra politica, il piano ormai è andato a monte. «Cosa ancor più importante», continuò, «l'esistenza di un complotto indebolisce considerevolmente il governo. I suoi esponenti non sanno di chi potersi fidare e a chi potersi rivolgere per avere stabilità. Le notizie non rassicurano l'opinione pubblica. Si stanno verificando scontri dall'Atlantico al Mediterraneo, dal golfo di Biscaglia allo stretto di Gibilterra. Il governo ha bisogno di una figura forte per restaurare l'ordine. Credo che Amadori abbia orchestrato le cose per apparire come l'uomo giusto al momento giusto.» Juan la fissò attraverso il fumo della sigaretta. «E allora?» disse. «L'ordine sarà ripristinato.» «Ma forse non com'era prima», obiettò Maria. «So qualcosa di Amadori, ma non abbastanza. È un nazionalista castigliano e, da quel che ho capito, un megalomane. Pare aver sfruttato questi incidenti per mettersi in una posizione che gli consenta di far dichiarare la legge marziale in tutta la Spagna... e poi di amministrarla. Ho il timore che in seguito non avrà alcuna intenzione di ritirarsi in buon ordine. Mi occorre sapere se avete o potete ottenere delle informazioni che mi aiutino a fermarlo.» Juan sorrise con aria furba. «Stai suggerendo una collaborazione tra Tom Clancy
153
1998 - Equilibri Di Potere
l'Interpol e la familia Ramirez?» «Esatto.» «È ridicolo. Cosa ti impedirà di raccogliere informazioni su di noi?» «Niente», confessò Maria. Il sorrisetto di Juan vacillò. «Allora ammetti che potresti farlo.» «Sì, lo ammetto. Ma se non fermiamo il generale Amadori, qualunque informazione mi capiti di raccogliere sulla familia sarà del tutto inutile. Il generale vi darà la caccia e vi annienterà. Se non per aver ucciso il suo agente, per la minaccia che rappresentate. L'eventualità che possiate riunire altre familias contro di lui.» Juan guardò Ferdinand. Il granitico sorvegliante restò un attimo pensoso, poi annuì. Juan scrutò Maria. Aideen fece altrettanto. Maria aveva giocato a carte scoperte... e in maniera sublime. «Be', le avversità hanno creato alleanze anche più strane di questa», disse infine Juan. «D'accordo. Abbiamo indagato su Amadori da quando siamo tornati alla fabbrica.» Sogghignò. «Abbiamo ancora degli amici nel governo e nell'esercito, anche se non molti. La morte del senor Ramirez ha spaventato la gente.» «Questo era il suo scopo», osservò Maria. «Amadori lavora a Madrid, al ministero della Difesa. Ma siamo venuti a sapere che ha stabilito un quartier generale da un'altra parte. Stiamo cercando di scoprire dove. Può contare su influenti alleati castigliani al Congreso de los Diputados e al Senado. Lo appoggiano con gli atti e con il silenzio.» «Che vuoi dire?» «Il primo ministro ha facoltà di proclamare la legge marziale», spiegò Juan, «ma il parlamento può efficacemente ostacolarlo tagliando i fondi se non approva il provvedimento o il leader.» «Ma in questo caso non l'hanno fatto», suggerì Maria. «No. Mi è stato detto da un informatore della familia Ruiz...» «I fabbricanti di computer?» «Sì. Mi è stato detto che in realtà il finanziamento è stato superiore a quello richiesto dal primo ministro. Di cinque volte.» Maria fischiò. «Ma perché non dovrebbero appoggiarlo?» domandò Aideen. «La Spagna si trova di fronte a un grave pericolo.» Juan spostò lo sguardo su di lei. «Di solito lo stanziamento viene Tom Clancy
154
1998 - Equilibri Di Potere
ripartito e approvato volta per volta. Ciò serve a prevenire precisamente questo tipo di colpi di mano. Ci sono dietro dei pezzi grossi. Forse queste persone o le loro famiglie hanno subito delle minacce. O forse sono state promesse loro poltrone più importanti nel nuovo regime.» «Comunque sia», intervenne Maria, «hanno dato ad Amadori l'autorità e il denaro per fare qualunque cosa reputi necessaria.» Aspirò lentamente il fumo della sigaretta. «Semplice e brillante. Con l'esercito sotto il suo controllo e il governo menomato da atti di tradimento, il generale Amadori non può essere bloccato con alcun mezzo legale.» «Esatto. Ecco perché la familia deve occuparsi della faccenda a modo suo.» Maria guardò Juan, poi schiacciò il mozzicone sul pianale del furgone. «Cosa accadrebbe se venisse tolto di mezzo?» «Intendi dire se fosse destituito?» chiese Juan. «Se avessi voluto dire destituito, avrei detto destituito», replicò seccamente la donna. Juan si voltò e spense la sigaretta sulla parete di metallo. Si strinse nelle spalle. «Sarebbe un bene per tutti. Ma bisognerebbe agire in fretta. Se Amadori ha il tempo di porsi come il salvatore della patria, il processo che ha innescato continuerà con lui o senza di lui.» «Garantito», confermò Maria. «E non aspetterà molto a presentarsi in veste di eroe.» Juan annuì. «Il problema è che non sarà facile avvicinarlo. Se rimane nello stesso luogo, sarà protetto dalla sicurezza. Se si sposta, i suoi itinerari saranno segreti. Dovremmo essere molto fortunati per...» Aideen alzò la mano. «Zitti!» Gli altri la guardarono. Un istante dopo anche loro udirono in lontananza il cupo rumore di pale che sferzavano l'aria. «Elicotteri!» disse Juan, aprendo la porta del furgone. Aideen guardò oltre l'uomo e vide avvicinarsi dalle colline le luci di posizione di quattro elicotteri. Erano distanti più o meno un chilometro e mezzo. «Vengono verso la fabbrica», notò Juan. Si rivolse a Maria. «Sono i tuoi?» Lei scosse il capo, lo spinse da parte, saltò sull'asfalto e rimase un momento a osservare gli elicotteri. «Porta i tuoi uomini via di qui o in qualche luogo sicuro», disse. «E armali.» Aideen scivolò fuori passando intorno ai due uomini. «Aspetta un Tom Clancy
155
1998 - Equilibri Di Potere
attimo. Gli stai dicendo di sparare contro dei soldati spagnoli?» chiese. «Non lo so!» scattò Maria, mettendosi a correre verso la macchina. «Probabilmente sono uomini di Amadori. Se qualcuno della familia viene catturato o ucciso, si verificherà quello che temevamo. Eliminando delle sacche di dissenso, rafforzerà la sua immagine agli occhi dell'opinione pubblica.» Aideen le corse dietro, cercando di immaginare qualche altro scenario. Ma non erano scoppiati disordini a San Sebastiàn e la polizia si stava occupando delle indagini sull'esplosione nella baia. C'erano soltanto case e campi tra loro e le colline: lo stabilimento di Ramirez era l'unico obiettivo abbastanza grande da giustificare l'intervento di quattro elicotteri. Questo è un Paese civile che si prepara a muovere guerra a se stesso, si disse. Era un fatto difficile da accettare, ma stava diventando sempre più reale. Juan scese dal furgone, seguito da Ferdinand. «Dove state andando?» domandò alle due donne. «A chiamare il mio superiore!» gridò Maria. «Se scopro qualcosa, te lo farò sapere.» «Digli che non reagiremo a meno che non siamo attaccati!» urlò Juan mentre lui e Ferdinand si precipitavano verso la fabbrica. Gli elicotteri erano ormai a quattrocento metri di distanza. «Digli che non abbiamo niente contro i soldati onesti o il popolo...» Le sue parole furono inghiottite dal forte ronzio dei rotori mentre gli elicotteri piombavano sulla fabbrica. Un istante dopo al fragore si aggiunse il crepitare dei fucili d'assalto, e Juan e Ferdinand caddero a terra.
22 Martedì, ore 5.43, Madrid, Spagna Darrell McCaskey non riusciva a prendere sonno. Dopo aver accompagnato Aideen all'aeroporto, era tornato con Luis negli uffici dell'Interpol di Madrid, che occupavano un intero piano della questura. L'edificio di mattoni, costruito agli inizi del secolo, sorgeva poco distante dall'ampia Gran Via, in Calle de Hortaleza. Il viaggio in auto era stato tranquillo, e McCaskey aveva avuto modo di riflettere sui mesi trascorsi con Maria. Non appena tornati in sede, McCaskey, improvvisamente esausto, si era Tom Clancy
156
1998 - Equilibri Di Potere
sdraiato su un soffice divano nella piccola sala da pranzo. Ma mentre aveva chiuso volentieri le palpebre pesanti, il suo cuore pesante si era rifiutato di chiudersi. La rabbia di Maria, sebbene non inaspettata, lo aveva turbato. Tuttavia, il solo rivederla era stato ancora peggio. Gli aveva ricordato il più grosso errore della sua vita: averla lasciata due anni prima. La cosa triste era che lo sapeva anche allora. Disteso sul divano, gli tornarono alla mente tutte le differenze che erano affiorate durante la permanenza di Maria in America. A lei piaceva vivere alla giornata, senza preoccuparsi più di tanto della salute o dei soldi o della pericolosità degli incarichi che le venivano assegnati. Avevano gusti diversi in fatto di musica e di sport. Lei amava scorrazzare ovunque in bicicletta, lui preferiva camminare o guidare. Lei adorava la campagna, lui la città. Ma quali che fossero le differenze tra loro, ed erano notevoli, era vera una cosa: si amavano. E questo avrebbe dovuto contare più di ogni altra cosa. McCaskey poteva ancora rivedere il suo viso quando le aveva detto che quella relazione per lui non andava bene. Avrebbe sempre ricordato quel volto, duro ma ferito, come un soldato che fosse stato colpito ma rifiutasse di crederci e fosse determinato ad andare avanti. Era una di quelle istantanee che restavano impresse nell'anima e riemergevano vivide di tanto in tanto. «Malaria emozionale» l'aveva definita la psicologa dell'OpCenter, Liz Gordon, una volta che stavano discorrendo di relazioni fallite. Darrell rinunciò a sforzarsi di tenere gli occhi chiusi, e mentre fissava le luci fluorescenti sul soffitto, entrò di corsa Luis. Si affrettò verso un telefono su uno dei quattro tavoli rotondi della sala da pranzo, schioccò le dita e fece segno a McCaskey di fare altrettanto. «È Maria», disse. «Sulla linea cinque. Le stanno attaccando.» McCaskey saltò su come una molla dal divano e si precipitò verso il tavolo più vicino. «Stanno bene?» «Si trovano dentro l'auto», rispose Luis. «Maria pensa che la cosa migliore sia restare dove sono.» Sollevò il ricevitore, imitato da McCaskey. «Maria?» disse Luis. «C'è Darrell al telefono, e Raul sta facendo un controllo sugli elicotteri. Cosa sta succedendo adesso?» McCaskey decise di non chiedere un aggiornamento. Se non avesse afferrato qualcosa, Luis gli avrebbe fornito i necessari chiarimenti. Tom Clancy
157
1998 - Equilibri Di Potere
«Due degli elicotteri stanno volteggiando a bassa quota sui terreni dello stabilimento», rispose Maria. «Gli altri due sono librati sopra il tetto e stanno scaricando delle truppe. Alcuni soldati stanno prendendo posizione sul bordo del tetto. Altri stanno usando delle scale d'alluminio per calarsi verso le porte. Sono tutti armati di fucile mitragliatore.» «Hai detto che hanno già sparato contro due uomini...» «Sì, due membri della familia Ramirez, Juan e Ferdinand. Hanno entrambi partecipato alla rappresaglia per l'attentato allo yacht. Ma si sono buttati a terra e si sono arresi... credo stiano bene.» La sua voce era calma e forte. Darrell era fiero di lei. Se soltanto si fosse potuto rimangiare quelle stupide, egoistiche parole che aveva pronunciato in passato. «Stavamo parlando con loro quando è iniziato l'attacco», continuò Maria. «Non so se i soldati li abbiano presi specificamente di mira o abbiano solo aperto il fuoco sul bersaglio più vicino.» «La guardia...» intervenne Aideen. «Sì, giusto», aggiunse Maria. «Aideen ha notato che la guardia all'ingresso dello stabilimento è sparita quando è cominciato l'attacco. È un ex militare. Può darsi che abbia indicato gli uomini agli elicotteri.» Un poliziotto alto e muscoloso irruppe nella sala da pranzo. Luis si voltò a guardarlo. L'altro scosse la testa. «Non è registrato nessun piano di volo per gli elicotteri.» «Quindi l'operazione non è passata attraverso la regolare catena di comando militare», disse Luis al telefono. «Non mi stupisce», replicò Maria. «Che vuoi dire?» «Sono convinta che il generale Rafael Amadori stia conducendo questa operazione repressiva come se fosse una guerra privata. Sembra che abbia organizzato gli eventi in modo che il parlamento gli conferisca dei poteri speciali. Inoltre, deve eliminare gli oppositori in un brevissimo lasso di tempo. Quando qualcuno deciderà di provare a fermarlo, sarà troppo tardi.» «Sappiamo dove si trova il generale?» chiese McCaskey. «Non ancora, ma sono certa che sarà difficile per chiunque avvicinarlo. Sono costretta ad ammettere che Amadori pare molto ben preparato.» Darrell notò un mutamento nel tono di Maria. Lo riconobbe perché gli aveva sempre procurato una piccola fitta di gelosia. Lei disapprovava le motivazioni e gli atti di Amadori, ma tradiva un'ombra di ammirazione per l'uomo. Tom Clancy
158
1998 - Equilibri Di Potere
Maria tacque mentre degli spari echeggiavano in lontananza. Aideen disse qualcosa che McCaskey non riuscì ad afferrare. «Maria!» urlò. «Parlami!» Passarono alcuni secondi prima che lei rispondesse. «Scusa, ma le truppe sono penetrate nella fabbrica. Stavamo cercando di vedere cosa stavano facendo... ma ci sono in mezzo delle auto parcheggiate. Abbiamo sentito delle raffiche esplose dai soldati e poi... maledizione!» «Cosa succede?» domandò McCaskey. Ci fu una serie di forti detonazioni seguita dal crepitio di armi automatiche. «Maria!» gridò Darrell. «Hanno lasciato che i militari li provocassero», disse lei. «Chi?» volle sapere Luis. «Probabilmente qualche membro della familia e forse alcuni degli altri lavoratori. Sono stati esplosi dei colpi dall'interno della fabbrica. Devono aver sparato ai soldati. Gli operai stanno correndo fuori... li vedo cadere. Quelli che sono armati vengono abbattuti. Juan sta urlando loro di arrendersi.» McCaskey guardò Luis; il funzionario dell'Interpol era pallido in volto. «È incredibile», proseguì Maria. «I soldati sparano a chiunque non deponga le armi. Anche se sono soltanto dei dannati piedi di porco! Si sentono delle grida all'interno. Sembrano delle intimazioni alla resa.» «Quanto sono vicini i soldati alla vostra posizione?» s'informò McCaskey. «Meno di quattrocento metri. Ma ci sono altri veicoli in giro... non penso sappiano che siamo qui.» Il sudore si raccolse sopra il labbro superiore di Darrell. Sperava tanto che ci fosse un modo per tirare fuori di là le due donne. Girò di nuovo lo sguardo sul suo compagno. Gli occhi di Luis saettavano rapidi senza focalizzarsi su qualcosa in particolare. Anche lui era in ansia. «Luis», chiese McCaskey con voce roca, «che mi dici dell'elicottero della polizia?» «È sempre là...» «Lo so. Ma puoi ottenere l'autorizzazione a mandarlo laggiù?» Luis sollevò le mani con rassegnazione. «Anche se potessi, dubito che andrebbero. I soldati potrebbero sospettare uno stratagemma della familia.» Tom Clancy
159
1998 - Equilibri Di Potere
Una poderosa offensiva militare e la paranoia. Era una combinazione che induceva i leader a isolarsi da tutto eccetto i loro più stretti consiglieri. Era anche una miscela che poteva trasformare i soldati in spietati carnefici. Darrell avrebbe tanto voluto che gli Strikers fossero lì invece che in volo sopra l'Atlantico, a ore di distanza. Ci fu una lunga pausa di silenzio. Darrell continuava a fissare Luis. C'erano tre opzioni. Le due donne potevano restare dov'erano; potevano tentare la fuga; oppure potevano provare ad arrendersi. Se avessero cercato di svignarsela e fossero state individuate, probabilmente sarebbero state falciate dai mitra. Se avessero scelto di arrendersi, avrebbero rischiato di fare la stessa fine. La via più sicura sembrava quella di rimanere dentro la macchina e usare le loro false identità nel caso le avessero scoperte. McCaskey si chiese se Luis fosse intenzionato a decidere per loro. Il funzionario dell'Interpol era famoso per assumersi la responsabilità delle azioni dei suoi uomini e poi sopportare le conseguenze di tali azioni. Ma qui non erano in ballo colpe o meriti, bensì vite umane. «Maria», disse Luis nel microfono, «che cosa intendi fare?» «Me lo stavo giusto chiedendo», rispose lei. «Non so quali siano le intenzioni degli attaccanti. Adesso vediamo uscire dei prigionieri. Ce ne sono a decine. Ma non abbiamo idea di dove li condurranno. Forse saranno interrogati. Mi domando...» «Che cosa?» chiese Luis. Ci fu una conversazione smorzata all'altro capo della linea. «Maria?» La conversazione si interruppe e calò il silenzio, rotto soltanto dagli echi della sparatoria. «Maria!» ripeté Luis. Dopo un momento, rispose Aideen. «Non è qui.» «E dov'è?» «Sta camminando verso lo stabilimento con le mani alzate. Vuole provare ad arrendersi.»
23 Lunedì, ore 23.45, Washington, D.C. La telefonata del consigliere per la Sicurezza Nazionale Steve Burkow fu breve e sorprendente. Tom Clancy
160
1998 - Equilibri Di Potere
«Il presidente sta valutando l'opportunità di un radicale cambiamento della politica dell'amministrazione verso la Spagna», comunicò Burkow a Hood. «Trovati nella sala situazioni della Casa Bianca alle ventitré e trenta. E ti spiace inviarci le ultime informazioni sulla situazione militare?» Era passata meno di un'ora dalla conferenza telefonica con il segretario generale dell'ONU Manni, nel corso della quale si era deciso di mantenere lo status quo. Paul era riuscito a stendersi e a schiacciare un pisolino. Si chiese che cosa fosse cambiato nel frattempo. Paul confermò la sua presenza, poi andò nel piccolo bagno privato in fondo all'ufficio e chiuse la porta. C'era un telefono viva-voce sulla parete, sotto l'interruttore della luce. Dopo essersi spruzzato dell'acqua sul viso, chiamò Bob Herbert, ma il suo assistente disse che stava parlando con Darrell McCaskey e domandò se si trattasse di una chiamata prioritaria. Paul rispose di no e chiese che Herbert lo richiamasse non appena si fosse liberato. Hood aveva già finito di sciacquarsi la faccia e di sistemarsi la cravatta quando suonò la linea interna. Ne fu lieto. Come una iena attirata da una carogna, la sua mente esausta era tornata furtivamente a Sharon e ai ragazzi. Non sapeva perché - forse per autopunirsi? - ma adesso non voleva pensare a loro. Con una crisi incombente, non era il momento adatto per rivedere la sua vita e i suoi obiettivi. Pigiò il tasto del viva-voce e si appoggiò al lavandino di acciaio inossidabile. «Hood», disse. «Paul, sono Bob. Ti avrei chiamato comunque.» «Che novità da parte di Darrell?» «Niente di buono. I dati dell'NRO hanno confermato che quattro elicotteri, a quanto pare su ordine del generale Amadori, hanno attaccato lo stabilimento di Ramirez alle 5.20 ora locale. Durante l'incursione, Aideen Marley e Maria Corneja si trovavano nel parcheggio, accovacciate nella loro auto. Le truppe spagnole hanno sparato a circa venti persone prima di assumere il controllo della fabbrica e catturare gli altri. Secondo Aideen che è ancora in macchina, in contatto con Darrell - Maria si è arresa ai soldati, nella speranza di poter scoprire il quartier generale e passarci l'informazione.» «Aideen corre pericolo immediato?» «Riteniamo di no. I militari non stanno rastrellando il parcheggio. Tom Clancy
161
1998 - Equilibri Di Potere
Sembrano intenzionati a completare la retata e poi filarsela alla svelta.» «E Maria?» disse Hood. «Proverà a fermare Amadori?» Sapeva che la Casa Bianca doveva essere in possesso di alcune di quelle informazioni. Probabilmente questo era uno dei motivi della riunione convocata con tanta fretta. Sapeva anche che il presidente avrebbe fatto la stessa domanda. «Sinceramente, non saprei», ammise Herbert. «Non appena ho riattaccato, ho chiesto a Liz il profilo psicologico che ha stilato quando Maria lavorava qui. Forse ci dirà qualcosa.» «Darrell che ne pensa?» domandò Paul con impazienza. «Se c'è qualcuno che conosce Maria Corneja, questo è lui.» Il direttore non riponeva molta fiducia negli studi psicoanalitici, che giudicava meno preziosi dell'intuito e dei sentimenti umani. «Quale uomo può dire di conoscere una donna?» sentenziò Herbert. Hood stava per pregarlo di risparmiargli quelle pillole di filosofia quando il suo pensiero corse a Sharon. Non disse nulla. Bob aveva ragione. «Ma per rispondere alla tua domanda», continuò il responsabile dell'intelligence, «Darrell non si stupirebbe se lei riuscisse a ucciderlo. È molto risoluta e concentrata sul lavoro, e se avesse sotto mano una penna o una graffetta sarebbe capace di perforargli l'arteria femorale. Dice anche di aver notato che odia la crudeltà del generale, ma al tempo stesso ne ammira il coraggio e la forza.» «E quindi?» «Potrebbe pensare troppo o troppo a lungo. Esitare e perdere un'opportunità.» «C'è la possibilità che passi dalla parte del generale?» volle sapere Hood. «Darrell lo ha escluso. E con particolare enfasi», aggiunse Herbert. Paul non ne era altrettanto sicuro, ma decise di dar credito a Darrell. Herbert non aveva ulteriori informazioni sulla morte di Serrador, né conferme esterne del suo coinvolgimento nell'omicidio di Martha, ma disse che avrebbe continuato a lavorarci su. Il direttore lo ringraziò e gli chiese di comunicare tutti gli ultimi dati al presidente. Quindi uscì per recarsi alla Casa Bianca. Il traffico era scarso a quell'ora, e impiegò poco meno di mezz'ora ad arrivare. Lasciò Constitution Avenue, svoltò nella I7lh Street e poi a destra sulla E Street a senso unico. Quindi girò a sinistra a si fermò al Southwest Tom Clancy
162
1998 - Equilibri Di Potere
Appointment Gate. Venne fatto passare e, dopo aver parcheggiato, entrò nella Casa Bianca dall'Ala Occidentale e percorse gli ampi corridoi. Quale che fosse il suo stato d'animo, la gravità della crisi e il suo grado di cinismo, Hood restava sempre toccato e intimorito dal potere e dalla storia della Casa Bianca. Era un nesso tra passato e futuro. Due dei Padri Fondatori erano vissuti lì. Lincoln aveva difeso e consolidato la nazione da lì. La Seconda guerra mondiale era stata vinta da lì. La decisione di conquistare la Luna era stata presa lì. Con la giusta miscela di saggezza, coraggio e perspicacia, quel pulpito poteva spingere il Paese - e di conseguenza il mondo - a compiere qualsiasi impresa. Quando si trovava in quel luogo, gli risultava difficile indugiare sui difetti di un qualunque leader della nazione. C'era soltanto il fuoco della speranza alimentato dai poderosi mantici del potere. Hood scese con l'ascensore al primo livello sotterraneo, dove si trovava la sala situazioni. Più sotto c'erano altri tre piani che ospitavano una sala di guerra, un'infermeria, una camera blindata e una cucina. Paul venne accolto da una sbrigativa giovane guardia che controllò l'impronta della sua palma su uno scanner laser orizzontale. Quando il dispositivo suonò, ottenne il permesso di attraversare il metal detector, dopodiché un assistente presidenziale lo accompagnò nella stanza rivestita di pannelli di legno. Steve Burkow era già lì, insieme al presidente dei capi di stato maggiore riuniti, generale Kenneth VanZandt, a Carol Lanning - che sostituiva il segretario di Stato Av Lincoln in visita in Giappone - e al direttore della CIA Marius Fox. Quest'ultimo era un uomo alle soglie dei cinquanta, di altezza e corporatura medie, con capelli castani tagliati corti e abiti di buona fattura. Portava sempre nel taschino un fazzoletto dai colori vivaci, mai tuttavia più brillanti dei suoi occhi nocciola. Era una persona che amava veramente il suo lavoro. Ma è nuovo del mestiere, pensò Hood con cinismo. Sarebbe stato interessante vedere quanto ci avrebbero messo la burocrazia e le pressioni di quella carica a logorarlo. C'era un lungo tavolo rettangolare di mogano in mezzo al locale ben illuminato. Ognuno dei dieci posti era dotato di un'unità telefonica protetta STU-3, un monitor e una tastiera estraibile. Il set-up del computer era indipendente, e il software proveniente dall'esterno, anche dal dipartimento della Difesa o dal dipartimento di Stato, veniva controllato e corretto prima Tom Clancy
163
1998 - Equilibri Di Potere
di essere immesso nel sistema. Le pareti color avorio erano tappezzate di dettagliate carte colorate che mostravano la dislocazione delle truppe americane e straniere. I punti caldi erano contrassegnati da bandierine, rosse per le crisi in corso e verdi per quelle latenti. Non c'erano bandierine sulla Spagna, soltanto una verde al largo della costa iberica. Apparentemente, il cambiamento di rotta nella politica dell'amministrazione non includeva l'invio di truppe di terra statunitensi nella regione. Il segnalino in mare aperto con ogni probabilità indicava una portaerei per aviotrasportare gli ufficiali americani in caso di necessità. Nessuno ebbe la possibilità di rivolgere a Hood più di un semplice saluto prima che il presidente facesse il suo ingresso. Michael Lawrence, con le sue ampie spalle e una statura che sfiorava il metro e novanta, era presidenziale tanto nell'aspetto quanto nella voce. Qualsiasi combinazione delle tre C - calma, carisma e charme - creasse quell'impressione, Lawrence la possedeva. I suoi capelli d'argento erano piuttosto lunghi e teatralmente tirati all'indietro, e la sua voce risuonava sempre come se fosse Marc'Antonio sui gradini del Senato di Roma. Ma il presidente Lawrence appariva anche assai più stanco di quando aveva assunto il mandato. Gli occhi erano più gonfi, le guance più tirate. I capelli sembravano argentei perché erano più bianchi che grigi. Questo era comune tra i presidenti degli Stati Uniti, sebbene non fosse solamente lo stress della carica a invecchiarli enormemente, ma anche il fatto che delle vite umane erano influenzate da ogni decisione che prendevano. A ciò si aggiungeva il flusso costante di crisi che scoppiavano al mattino presto o a sera tardi, gli sfibranti viaggi all'estero, e quello che Liz Gordon una volta aveva descritto come «l'effetto posterità»: la pressione che derivava dal volersi assicurare un giudizio positivo nei libri di storia riuscendo al tempo stesso graditi ai cittadini per servire i quali si era stati eletti. Era un tremendo fardello emotivo e intellettuale che ben poche persone dovevano sostenere. Il presidente ringraziò i presenti per essere venuti e si sedette. Mentre si versava del caffè, porse le sue condoglianze a Hood per la tragica scomparsa di Martha Mackall. Lawrence commentò la perdita della brillante diplomatica e disse che aveva già affidato a qualcuno il compito di organizzare un tributo commemorativo. Hood lo ringraziò. Il presidente era molto bravo e anche molto sincero quando si trattava di tocchi di umanità come quello. Poi Lawrence passò bruscamente alle questioni sul Tom Clancy
164
1998 - Equilibri Di Potere
tappeto. Era molto bravo anche quando si trattava di cambiare atteggiamento. «Ho appena parlato al telefono con il vicepresidente e con l'ambasciatore spagnolo, il signor Garcìa Abril.» Bevve un sorso di caffè nero. «Come alcuni di voi sapranno, la situazione in Spagna è molto confusa dal punto di vista militare. Le forze dell'ordine hanno represso alcuni tumulti e ne hanno ignorati altri. Carol, vuole dirci qualcosa di più a questo proposito?» La signora Lanning annuì e consultò i suoi appunti. «La polizia e l'esercito non sono intervenuti in occasione delle sommosse organizzate dai castigliani contro gli altri gruppi. Le chiese di tutto il Paese sono state costrette a far fronte a migliaia di persone in cerca di un asilo sicuro.» «E lo hanno fornito?» chiese Burkow. «Inizialmente sì», rispose lei rovistando tra le sue carte, «finché la folla non è diventata troppo numerosa in alcune località come... la Parroquia Maria Reina a Barcellona e la Iglesia del Senor a Siviglia. Adesso hanno letteralmente sprangato le porte e si rifiutano di far entrare altre persone. In alcuni casi la polizia locale è stata chiamata per allontanare la gente dalle chiese... un'iniziativa, devo aggiungere, che è stata privatamente denunciata dal Vaticano, anche se più tardi in giornata ci sarà una dichiarazione pubblica in cui si esorta "alla moderazione e alla carità".» «Grazie», disse il presidente. «Attualmente sembrano esserci tre fazioni del tutto separate alla guida della Spagna. Secondo l'ambasciatore Abril, che è sempre stato molto franco con me, i rappresentanti del parlamento si stanno dando parecchio da fare nei loro collegi, chiedendo agli elettori di restare fuori dagli scontri e di continuare a fare il proprio lavoro. Promettono alla gente qualunque cosa in cambio del suo appoggio dopo la crisi, sperando di uscirne con blocchi di voti da mettere sul piatto della bilancia al momento di formare un nuovo governo.» «Vuole dire, formare un nuovo governo all'interno del presente sistema?» domandò Carol Lanning. «Oppure stanno pensando di creare un nuovo esecutivo con un sistema differente?» «Ci sto arrivando», rispose Lawrence. «Il primo ministro è virtualmente privo di sostegno... in parlamento e tra la gente. Ci si aspetta che rassegni le dimissioni nel giro di un giorno o due. Abril afferma che il re, il quale si trova nella sua residenza di Barcellona, potrà contare sull'appoggio della Chiesa e di gran parte della popolazione, esclusi i castigliani.» «Il che equivale a un po' meno della maggioranza», puntualizzò Burkow. Tom Clancy
165
1998 - Equilibri Di Potere
«All'incirca il quarantacinque per cento della popolazione», specificò il presidente. «Il che mette il re in una posizione piuttosto precaria. Abbiamo notizia che il suo palazzo di Madrid brulica di soldati, benché nessuno sappia dire con certezza se le truppe siano lì per proteggere l'edificio o per impedire il ritorno del sovrano.» «Oppure entrambe la cose», osservò la Lanning. «Proprio come il Palazzo d'Inverno quando lo zar Nicola fu costretto ad abdicare.» «È possibile», convenne Lawrence. «Ma c'è di peggio. Paul... Bob Herbert e Mike Rodgers hanno trasmesso le ultime informazioni sulle forze armate. Vuoi esporci la situazione?» Hood giunse le mani sul tavolo. «A quanto sembra, è un generale a tirare le fila... Rafael Amadori. Secondo le informazioni in nostro possesso, ha architettato la distruzione dello yacht nel golfo di Biscaglia, uccidendo diversi imprenditori di primo piano che stavano a loro volta progettando di abbattere il governo. Inoltre, pare sia responsabile della morte dell'onorevole Serrador, l'uomo che Martha Mackall era in procinto di incontrare, quando è stata assassinata.» La voce di Paul si abbassò insieme ai suoi occhi. «Abbiamo motivo di credere che Serrador l'abbia attirata in una trappola con l'aiuto del gruppo sullo yacht.» «Bob Herbert dice che sta lavorando per trovare conferme a questo fatto», riprese il presidente. «Il punto è che, anche se scopriamo che parte del governo è implicata in una cospirazione, il resto dei suoi esponenti legittimamente eletti forse non sarà più in giro per ascoltare le nostre proteste. Ora, la politica degli Stati Uniti, e di questa amministrazione, è sempre stata di non interferire negli affari interni di una nazione. Le eccezioni, come Panama o Grenada, riguardavano questioni di sicurezza nazionale. Qui il problema, che preoccupa in particolar modo il generale VanZandt, è che la Spagna fa parte della NATO. L'esito del conflitto in atto determinerà probabilmente una nuova forma di governo; ma non possiamo permetterci di avere un dittatore al timone del Paese. Abbiamo lasciato in pace Franco perché non aveva mire su altre nazioni.» «Soltanto perché lui ha visto dalla panchina che cosa abbiamo fatto a Mussolini e Hitler», fece notare Burkow. «Qualunque sia la ragione, è rimasto fermo a guardare», disse il presidente. «Forse in questo caso però non succederà la stessa cosa. Generale VanZandt?» L'alto e distinto ufficiale afroamericano aprì una cartella davanti a sé. Tom Clancy
166
1998 - Equilibri Di Potere
«Ho qui un tabulato sulla carriera del soggetto. Si è arruolato nell'esercito trentadue anni fa e si è fatto strada tra i militari di truppa. Si è schierato dalla parte giusta - o meglio, da quella sinistra - in occasione del colpo di Stato della destra che tentava di spodestare il re nel 1981. È stato ferito in combattimento e insignito di una medaglia al valore. Dopodiché la sua ascesa è stata rapidissima. È interessante notare come, pur non opponendosi alla NATO, non abbia mai partecipato a manovre congiunte. In lettere indirizzate a ufficiali superiori propugnava una forte difesa nazionale che non facesse affidamento sull'aiuto esterno - "ingerenza", così la definiva. Tuttavia, negli anni Ottanta ha avuto frequenti rapporti con i militari sovietici. Nel 1982, fonti della CIA lo collocano in Afghanistan come osservatore.» «Senza dubbio stava osservando come si opprime un popolo», suggerì Carol Lanning. «È certamente possibile», replicò VanZandt. «Durante questo periodo Amadori è stato anche fortemente coinvolto nei servizi informativi dell'esercito spagnolo e sembra che abbia sfruttato i suoi viaggi all'estero per stabilire dei contatti. Il suo nome è saltato fuori in almeno due interrogatori di spie russe condotti dalla CIA.» «In quale contesto?» domandò Hood. VanZandt chinò lo sguardo sul prospetto. «In un caso, la spia lo aveva visto a un incontro con un ufficiale sovietico - Amadori portava la targhetta con il nome - e nel secondo era qualcuno a cui andavano riferite informazioni in una faccenda riguardante un uomo d'affari della Germania Ovest che stava cercando di acquistare un giornale spagnolo.» «Dunque», disse Lawrence, «abbiamo a che fare con qualcuno che ha familiarità con un fallito golpe nel suo Paese e con tattiche antisommossa in altre nazioni. Dispone inoltre di agganci consolidati nel tempo, della capacità di raccogliere informazioni e del virtuale controllo dell'esercito spagnolo. L'ambasciatore Abril paventa, e non senza valide giustificazioni, che sia la Francia sia il Portogallo siano a rischio. Guidando la Spagna come uno Stato militare, Amadori si troverebbe nella posizione ideale per minare entrambi i governi e mandare all'assalto le sue truppe.» «Marciando sopra il cadavere della NATO», intervenne VanZandt. «Non dimentichi, generale», replicò il presidente, «che Amadori ha orchestrato questa usurpazione del potere come un'azione filogovernativa. Ha permesso che un complotto andasse avanti per poi debellarlo. Una Tom Clancy
167
1998 - Equilibri Di Potere
strategia brillante: lascia che il nemico metta fuori la testa e poi annientalo. E mentre lo stai annientando, fai apparire i governanti corrotti e annienta anche loro.» «Che governi la Francia o il Portogallo personalmente oppure vi installi un regime fantoccio», osservò pensierosa Carol Lanning, «sarà sempre lui a comandare.» «Esatto», convenne Lawrence. «Ciò che è emerso dalla mia conversazione con Abril e il vicepresidente è che ci sarà un nuovo governo in Spagna. Su questo non vi sono divergenze d'opinione. Ma concordiamo anche sul fatto che, chiunque salga al potere in Spagna, non dev'essere Amadori. Perciò la prima questione è: abbiamo il tempo e gli uomini necessari per far rivoltare qualcuno laggiù contro di lui? E in caso contrario, c'è un modo in cui possiamo... arrivargli vicino da soli?» VanZandt scrollò la testa e si appoggiò allo schienale. «Questa è una sporca faccenda, signor presidente», disse. «Una sporca, schifosa faccenda.» «Lo penso anch'io, generale», replicò Lawrence. Pareva sorprendentemente contrito. «Tuttavia, a meno che qualcuno non abbia un'idea, non vedo altra soluzione.» «E se aspettassimo?» propose il direttore della CIA Fox. «Questo Amadori potrebbe anche autodistruggersi. O la popolazione potrebbe non dargli fiducia.» «Tutti i segnali indicano che diventa più forte di ora in ora», obiettò il presidente. «Vincerà per abbandono dell'avversario; sta eliminando qualunque opposizione. Mi sbaglio, Paul?» Hood scosse il capo. «Uno dei miei agenti era presente quando ha fatto giustiziare gli operai di una fabbrica che forse potevano osteggiarlo.» «Quando è successo?» domandò Carol Lanning, palesemente inorridita. «Meno di un'ora fa.» «Il soggetto è un folle che tende al genocidio.» «Questo non lo so», fece Hood, «ma di certo è deciso a impadronirsi della Spagna.» «E noi siamo decisi a fermarlo», affermò il presidente. «Come?» chiese Burkow. «Non possiamo farlo ufficialmente. Paul, Marius... abbiamo degli agenti su cui fare assegnamento laggiù?» «Dovrei chiedere al nostro contatto a Madrid», rispose Fox. «È un po' che questo genere di lavoro non fa parte del nostro repertorio.» Burkow guardò Hood. E altrettanto fece il presidente. Paul non disse Tom Clancy
168
1998 - Equilibri Di Potere
nulla. Con Fox che aveva disertato la prima linea, sapeva bene quello che sarebbe accaduto. «Paul, il tuo Striker Team è in volo per la Spagna», disse il presidente Lawrence, «e Darrell McCaskey si trova già sul posto. Stai anche collaborando con un'agente dell'Interpol che si è arresa ai soldati dopo il massacro allo stabilimento. Che mi dici di lei, Paul? Ci si può contare?» «Si è arresa per cercare di avvicinarsi ad Amadori», riconobbe Hood. «Ma non sappiamo come agirà se e quando si troverà vicino a lui. Se si limiterà a un compito di ricognizione oppure tenterà di neutralizzarlo.» Hood si odiava per aver usato quell'eufemismo. Stavano parlando di assassinio - la medesima cosa che tutti avevano deplorato quando era capitata a Martha Mackall. Ed esattamente per la stessa ragione: politica. Quella era davvero una sporca, schifosa faccenda. Avrebbe voluto essere con la sua famiglia invece che lì in quella stanza. «Come si chiama questa donna?» volle sapere Lawrence. «Maria Corneja, signor presidente», disse Paul. «Abbiamo un dossier su di lei. E' stata aggregata per qualche mese all'Op-Center quando abbiamo ricevuto il nostro mandato. Ha imparato da noi, e noi da lei.» «Cosa farebbe la signorina Corneja se avesse il supporto di un'unità come lo Striker Team?» domandò il presidente. «Non saprei», rispose Hood con onestà. «Non sono certo che farebbe qualche differenza. È un tipo duro e piuttosto indipendente.» «Scoprilo, Paul», disse Lawrence. «Ma fallo con discrezione. Voglio che del problema si occupi l'Op-Center da qui fino alla sua soluzione.» «Capisco.» Il tono di voce di Paul era basso e monocorde, e il suo morale era anche più basso. Nessun altro si era offerto di condividere quell'incarico con lui. Non era un ragazzino. Sapeva che prima o poi sarebbe venuto il momento in cui si sarebbe reso necessario montare un'operazione clandestina come quella, usare lo Striker Team o uno dei suoi agenti per individuare ed eliminare un nemico. Ma ora che quel momento era arrivato, non gli piaceva per niente. Non gli piaceva il lavoro e non gli piaceva il fatto che l'Op-Center fosse da solo a svolgerlo. Se avessero avuto successo, un uomo sarebbe morto. Se avessero fallito, quel peso sarebbe rimasto sulle loro coscienze per tutta la vita. Non c'era un modo pulito per uscirne. Carol Lanning doveva averlo capito. Lei e Hood rimasero seduti al Tom Clancy
169
1998 - Equilibri Di Potere
tavolo, una di fianco all'altro, mentre il presidente e gli altri se ne andavano. Tutti augurarono a Paul la buonanotte, ma senza aggiungere altro. D'altronde, cosa potevano dire? Buona fortuna? In bocca al lupo? Sparagli un colpo anche per me? Quando la stanza fu vuota, Carol posò la mano su quella di Hood. «Mi spiace», disse. «Non è molto divertente essere ripudiati.» «O fregati», fece lui. «Mmm, pensa che qualcun altro sapesse cosa aveva in mente il presidente?» Hood scosse il capo. «E una volta usciti di qui, si dimenticheranno persino che l'ha suggerito. Come ha detto, è un compito che spetta all'OpCenter.» Scrollò di nuovo la testa. «Il brutto è che non è nemmeno un'azione punitiva. Gli uomini che hanno ammazzato Martha sono morti.» «Lo so», disse Carol. «Nessuno ha mai detto che fosse una cosa giusta.» «Già, nessuno.» Hood si sarebbe voluto alzare. Ma era troppo stanco e disgustato per pensare anche soltanto di muoversi. «Se posso fare qualcosa per lei, in via non ufficiale, me lo faccia sapere.» Gli strinse la mano e si alzò. «Paul... è un lavoro. Non si può permettere di considerarlo in un altro modo.» «Grazie. Ma se lo faccio, non sarò diverso da Amadori.» Lei sorrise. «Oh, sì invece. Non cercherà mai di persuadersi che quello che sta facendo è giusto. Solo necessario.» Hood non riusciva a vedere la distinzione, ma non era il momento adatto per provare a capirla. Perché, volente o nolente, aveva un lavoro da compiere. E doveva aiutare gli Strikers e Aideen Marley e Darrell McCaskey a compiere il loro. Si alzò lentamente in piedi e uscì dalla stanza con Carol. Che ironia, pensò. Una volta credeva che amministrare Los Angeles fosse difficile: provocare le ire di particolari gruppi d'interesse qualunque cosa facesse e vivere sotto l'occhio dei riflettori. Adesso lavorava nel massimo segreto e si sentiva completamente solo, personalmente e professionalmente. Non rammentava chi avesse detto che per guidare gli uomini dovevi voltargli le spalle. Ma aveva ragione, e questo era il motivo per cui Michael Lawrence era presidente e lui no. Il motivo per cui qualcuno come Michael Lawrence doveva essere presidente. Hood avrebbe eseguito quell'incarico perché era suo dovere. Dopodiché, si ripromise, non ne avrebbe svolti altri. Lì alla Casa Bianca, che gli aveva ispirato timore reverenziale meno di un'ora prima, giurò solennemente che Tom Clancy
170
1998 - Equilibri Di Potere
comunque fosse andata a finire quella storia, avrebbe lasciato l'OpCenter... e si sarebbe ripreso la sua famiglia.
24 Martedì, ore 6.50, San Sebastiàn, Spagna L'assonnata San Sebastiàn era stata bruscamente risvegliata dai colpi d'arma da fuoco che provenivano dallo stabilimento. Padre Norberto si era fermato nell'appartamento del fratello anche dopo che la polizia era venuta a prelevare il suo corpo. Era rimasto lì, inginocchiato sul pavimento di legno, a pregare per l'anima di Adolfo. Ma quando aveva udito gli spari e poi la gente in strada che urlava «La fàbrica!», si era affrettato a tornare in chiesa. Mentre si avvicinava a Sant'Ignazio, Norberto scorse in lontananza, oltre la lunga distesa di campi più in basso, gli elicotteri che volteggiavano sopra la fabbrica. Ma non c'era tempo di porsi delle domande. La chiesa si stava già riempiendo di madri, bambini e anziani. Ben presto sarebbero arrivati anche i pescatori, tornati dal porto per assicurarsi che le loro famiglie fossero sane e salve. Doveva prendersi cura di queste persone, non delle proprie ferite. L'arrivo di Norberto fu annunciato dalle grida di sollievo e dai ringraziamenti al Signore della gente fuori dalla chiesa. Per un momento un breve, toccante momento - il sacerdote sentì lo stesso amore e la stessa compassione per i poveri che doveva aver provato il Figlio dell'Uomo. Questo non alleviò il suo dolore, ma gli infuse rinnovata forza e determinazione. La prima cosa che fece padre Norberto fu sorridere e parlare con dolcezza, per tranquillizzare la gente e indurla a controllare la sua paura. Accompagnò tutti all'interno e li fece sedere sulle panche. Poi, mentre accendeva i ceri accanto al pulpito, chiese al canuto «Nonno» José di far entrare i nuovi arrivati in modo ordinato. L'ex capitano di rimorchiatore, un pio cattolico, accettò l'incarico umilmente con gli occhi grigi che luccicavano. Quando le candele furono accese e la chiesa fu rischiarata dal loro rincuorante bagliore, il prete andò all'altare. Celebrò la messa augurandosi che l'assemblea dei fedeli avrebbe tratto conforto da quel rito familiare e dalla presenza del Signore. Sperava di trarne sollievo anche lui, ma mentre Tom Clancy
171
1998 - Equilibri Di Potere
procedeva nella Liturgia della Parola, ne trovò ben poco per sé. L'unica consolazione era il fatto che stava recando conforto agli altri. Quando padre Norberto ebbe terminato la funzione, si rivolse ai presenti, che erano già più di cento. Il calore dei loro corpi e delle loro paure pervadeva la piccola chiesa buia. L'odore della brezza marina penetrava dalla porta aperta. Questo ispirò a Norberto un brano dell'evangelista Matteo. Con voce alta e ferma lesse: «"Ma Gesù disse loro: 'Perché avete paura, o gente di poca fede?'. Allora, alzatosi, sgridò i venti e il mare e si fece gran bonaccia"». Le parole del Vangelo, insieme ai bisogni della gente, diedero forza al sacerdote. Anche dopo che gli echi della sparatoria si erano spenti, sempre più persone affluivano nella chiesa cercando conforto in mezzo alla confusione. Padre Norberto non sentì il telefono squillare nella canonica, ma Nonno José sì. Il vecchio andò a rispondere, poi tornò di corsa. «Padre», gli bisbigliò eccitato nell'orecchio. «Svelto, padre... deve venire!» «Cosa c'è?» chiese Norberto. «Al telefono c'è un segretario del superiore generale Gonzàlez di Madrid!» lo informò Nonno José. «Vuole parlare con lei.» Norberto guardò il vecchio per un momento. «Sei sicuro che voglia parlare con me?» José annuì energicamente. Sconcertato, il parroco si avvicinò al pulpito per prendere la sua Bibbia, la porse al membro più anziano della comunità cristiana e lo pregò di leggere ai fedeli riuniti altri passi di Matteo fino al suo ritorno. Poi si affrettò a uscire, chiedendosi che cosa il capo dei gesuiti spagnoli volesse da lui. Norberto chiuse la porta della canonica e sedette alla sua vecchia scrivania di quercia. Si strofinò le mani e sollevò il ricevitore. La persona che aveva chiamato era padre Francisco. Il giovane prete lo informò che la sua presenza era necessaria - non gradita, ma necessaria - a Madrid non appena possibile. «Per quale ragione?» domandò Norberto. Avrebbe dovuto essere sufficiente il fatto che il padre generale volesse vederlo. Gonzàlez riferiva direttamente al papa e le sue richieste recavano l'autorità del Vaticano. Ma quando si trattava di questioni inerenti a questa provincia e ai suoi cinquemila gesuiti, Gonzàlez di solito si consultava con il suo vecchio Tom Clancy
172
1998 - Equilibri Di Potere
amico padre Iglesias nella vicina Bilbao. E a Norberto andava bene così. Ciò che gli stava a cuore era la sua parrocchia, non la sua carriera ecclesiastica. «Posso soltanto dire che ha chiesto specificamente di lei e diversi altri», rispose padre Francisco. «È stato convocato anche padre Iglesias?» «Non è sulla mia lista. È stato predisposto un volo per voi alle otto e trenta. Sull'aereo personale del superiore generale. Posso assicurargli che lei sarà a bordo?» «Se questi sono gli ordini», disse Norberto. «È il desiderio del superiore generale», lo corresse l'altro gentilmente. Norberto aveva abbastanza esperienza di eufemismi ecclesiastici per sapere che era la stessa cosa. Disse che sarebbe venuto, e il segretario di Gonzàlez lo ringraziò in modo sbrigativo e riattaccò. Poi tornò in chiesa. Si fece ridare la Bibbia da Nonno José e riprese la lettura del Vangelo di Matteo. Ma mentre le parole gli uscivano calde e familiari, il suo cuore e la sua mente erano altrove. Erano con suo fratello e con i suoi parrocchiani, i quali si trovavano ormai per gran parte lì, pigiati sulle panche o in piedi spalla contro spalla lungo le tre pareti. Norberto doveva decidere chi si sarebbe occupato di loro durante il giorno e la notte. Questo sarebbe stato molto importante se amici o parenti fossero rimasti uccisi allo stabilimento... e se lo scontro fosse stato soltanto la prima avvisaglia di qualcosa di terribile. E dal modo in cui aveva parlato Adolfo la sera prima, il conflitto era solo agli inizi. Quando una certa calma fu tornata fra i fedeli - dopo sette anni, Norberto riusciva a percepire queste cose - chiuse la Bibbia e parlò in termini generici dei dolori e dei pericoli che il futuro poteva riservare. Chiese loro di aprire le case e i cuori a quanti erano stati colpiti da un lutto. Quindi li informò che doveva recarsi a Madrid per conferire con il superiore generale sulla crisi che incombeva sul Paese. Disse che sarebbe partito più tardi quel mattino. Il silenzio calò sull'assemblea dopo quell'annuncio. Il sacerdote sapeva che il popolo non si stupiva mai quando veniva abbandonato dal governo. Questo era stato vero durante la dittatura di Franco; era stato vero durante il saccheggio delle acque costiere negli anni Settanta; e a giudicare dalle apparenze, era vero anche adesso. Ma venire abbandonati dal proprio parroco in circostanze così difficili doveva essere uno shock. Tom Clancy
173
1998 - Equilibri Di Potere
«Padre Norberto, abbiamo bisogno di lei», disse una giovane donna seduta in prima fila. «Cara Isabella», rispose il sacerdote, «non è mio desiderio andarmene. È la volontà del superiore generale.» «Ma mio fratello lavora alla fabbrica», continuò Isabella, «e non abbiamo sue notizie. Sono spaventata.» Norberto le si avvicinò, vide il dolore e la paura nei suoi occhi e si sforzò di sorridere. «Isabella, so quello che provi. Lo so perché ho perso un fratello oggi.» Lo sguardo della donna espresse un forte turbamento. «Padre...» Il sorriso di Norberto rimase saldo, rassicurante. «Il mio caro Adolfo è stato ucciso questa mattina. La mia speranza è che andando a Madrid potrò aiutare il superiore generale a mettere fine a qualunque cosa stia succedendo in Spagna. Non voglio che altri fratelli muoiano, né altri padri o figli o mariti.» Sfiorò la guancia di Isabella. «Puoi... vuoi essere forte per me?» Isabella gli toccò la mano. Le sue dita tremavano, i suoi occhi erano velati di lacrime. «Io... io non sapevo di Dolfo», disse piano. «Mi spiace così tanto. Cercherò di essere forte.» «Cerca di essere forte per te stessa, non per me.» Norberto alzò lo sguardo sui visi spaventati di giovani e anziani. «Ho bisogno che tutti voi siate forti, per aiutarvi l'uno con l'altro.» Quindi si voltò verso Nonno José, in piedi tra la folla lungo la parete, e gli domandò se fosse disponibile a rimanere in chiesa come «prete provvisorio» fino al suo ritorno, leggendo la Bibbia e parlando ai credenti delle loro paure. Aveva coniato quel termine al momento, e il vecchio lupo di mare parve apprezzarlo. Nonno José chinò il capo e accettò con gratitudine e umiltà. Norberto lo ringraziò e si rivolse ai suoi amati parrocchiani. «Dobbiamo affrontare tempi difficili», dichiarò. «Ma dovunque io mi trovi, a San Sebastiàn o a Madrid, li affronteremo insieme... con fede, speranza e coraggio.» «Amen, padre», disse Isabella a voce alta. L'assemblea ripeté quelle parole, come un'unica, grande voce che riempì la chiesa. Sebbene Norberto stesse ancora sorridendo, gli spuntarono le lacrime agli occhi. Non erano lacrime di tristezza, ma di orgoglio. Lì davanti a lui c'era qualcosa che generali e politici non sarebbero mai riusciti a guadagnarsi, Tom Clancy
174
1998 - Equilibri Di Potere
per quanto sangue avessero versato: la fiducia e l'amore della brava gente. Norberto si disse che Adolfo non era morto invano. La sua scomparsa aveva ridato forza e compattezza alla comunità cristiana. Padre Norberto lasciò la chiesa tra i saluti e le preghiere dei parrocchiani. Mentre usciva nella calda luce del giorno e si dirigeva verso la canonica, non poté fare a meno di pensare a quanto avrebbe divertito Adolfo ciò che era appena successo. Il fatto che lui, un miscredente, e non Norberto, avesse ispirato e unito un'impaurita assemblea di fedeli. Norberto si chiese se Dio avesse accordato quella grazia santificante per consentire ad Adolfo di sconfiggere il suo peccato mortale. Il sacerdote non aveva nessun motivo per crederlo, nessun precedente teologico. Ma come quel mattino aveva dimostrato, la speranza era un faro potente. Forse, pensò, perché talvolta la speranza è l'unico faro.
25 Martedì, ore 8.06, Madrid, Spagna Una volta assunto il totale controllo dello stabilimento di Ramirez, i soldati allinearono le tre dozzine di dipendenti superstiti e verificarono le loro identità. Osservando i militari procedere all'identificazione, Maria realizzò che tutti i principali leader della familia erano ancora vivi. La guardia della fabbrica e altri informatori dovevano aver tenuto una dettagliata documentazione, completa di fotografie. Amadori avrebbe avuto a disposizione il fior fiore della familia per allestire dei processi spettacolari. Avrebbe mostrato alla nazione e al mondo che dei comuni spagnoli avevano tramato contro altri spagnoli, e che lui aveva ripristinato l'ordine scongiurando il caos. Coloro che erano stati uccisi probabilmente non erano colpevoli di nulla. Da vivi, avrebbero potuto ostinatamente negare di essere membri della familia. Da morti, avrebbero potuto essere qualunque cosa Amadori desiderasse. La cura con cui aveva pianificato persino quell'operazione relativamente piccola e remota era agghiacciante. Gli operai i cui nomi comparivano sulla lista dei militari vennero condotti sul tetto. Uno degli elicotteri venne utilizzato per trasportare i prigionieri fino al piccolo aeroporto nei dintorni di Bilbao, dove quindici di essi, più Maria, vennero rinchiusi in un hangar e tenuti sotto la minaccia delle armi. Tra loro c'erano anche Juan e Ferdinand, saldamente legati. Né l'uno né Tom Clancy
175
1998 - Equilibri Di Potere
l'altro rivolsero una parola o uno sguardo a Maria. Lei sperò che non la sospettassero di averli traditi. Non poteva chiarire immediatamente la sua posizione. Il tempo e gli atti, non le parole, l'avrebbero discolpata. Quando si era arresa, non aveva ancora idea se sarebbero stati fatti dei prigionieri. Si era avvicinata allo stabilimento con le mani alzate, augurandosi che i soldati non aprissero il fuoco su una donna. Maria poteva anche avere alle spalle una storia di relazioni naufragate, ma non si era mai sbagliata scommettendo sull'orgoglio dei maschi spagnoli. Non appena era stata avvistata, a metà del parcheggio, le avevano intimato di restare dov'era. Due soldati erano usciti di corsa dalla fabbrica. Uno di loro l'aveva perquisita con entusiasmo, finché lei non li aveva informati che doveva parlare con il generale Amadori. Non era sicura di cosa gli avrebbe detto, ma si sarebbe inventata qualcosa. Il fatto che la donna conoscesse il nome del generale colse i militari alla sprovvista. Non l'avevano trattata con maggiore cortesia dopo, ma si erano astenuti dal molestarla. I prigionieri se ne stavano raggruppati in silenzio, alcuni fumando, altri curandosi le lacerazioni, in attesa di vedere dove li avrebbero portati o se qualcuno sarebbe venuto a interrogarli. Quando arrivò da Madrid un velivolo a elica, il gruppo venne caricato a bordo. Il volo verso la capitale durò meno di cinquanta minuti. Benché le ferite dei prigionieri fossero state medicate, nessuno di essi apriva bocca e nessuno dei soldati rivolgeva loro la parola. Mentre sedeva nell'aereo a ventiquattro posti, contemplando il luminoso arazzo di fattorie e città, Maria immaginò alcuni scenari. Non avrebbe parlato con nessuno all'infuori di Amadori, che, almeno sperava, avrebbe accettato di vederla per farsi dire quanto la confraternita mondiale dell'intelligence sapeva dei suoi crimini. Forse si sarebbe giunti a un accordo, e lui avrebbe ridotto le sue ambizioni, accontentandosi di far parte di un nuovo governo. Immaginò che invece il generale non si curasse di ciò che qualcuno potesse sapere o pensare. Che intendesse guidare una Castiglia indipendente o l'intera Spagna, aveva le armi e l'abbrivo necessari per farlo. Inoltre, aveva in mano i membri della familia, non solo per interrogarli, ma per trattenerli come ostaggi, se lo desiderava. C'era un'altra considerazione da fare. Esisteva la reale possibilità che parlando con Amadori, Maria potesse alimentare la sua ambizione. L'ombra di una minaccia, di una sfida, avrebbe potuto renderlo ancora più Tom Clancy
176
1998 - Equilibri Di Potere
diffidente, più aggressivo. In fondo, era anche lui un orgoglioso maschio spagnolo. Il velivolo atterrò in un angolo deserto dell'aeroporto, per ironia della sorte in un punto non distante da dove lei e Aideen erano partite sei ore prima. Due grossi autocarri con i cassoni coperti da un telone erano in attesa. In lontananza, Maria scorse jeep, elicotteri e gruppi di soldati in fermento. Evidentemente, nel frattempo, una parte dell'aeroporto Barajas era stata trasformata in una zona di attestamento per altri raid. Dal punto di vista tattico, la cosa aveva un senso. Da lì, era possibile raggiungere qualsiasi punto della Spagna in meno di un'ora. Maria avvertì un senso di nausea allo stomaco. Aveva la sensazione che qualunque processo si fosse messo in moto, non potesse essere fermato. Non senza fermare la mente che l'aveva ideato. In tal caso, la domanda che doveva porsi era: il generale Amadori poteva essere bloccato? E se sì, come? I prigionieri si sedettero sulle panche disposte l'una di fronte all'altra e i camion si diressero verso il cuore della città. Erano sorvegliati da quattro guardie, due a ogni estremità del vano di carico, armate di pistole e manganelli. Il traffico era insolitamente scarso sull'autostrada, ma più si avvicinavano al centro di Madrid, più si notava un aumento dell'attività militare. Maria intravedeva jeep e autocarri attraverso il parabrezza. Il traffico era più intenso nei pressi degli edifici pubblici e dei centri di comunicazione. Maria si chiese se i soldati fossero lì per impedire alla gente di entrare oppure di uscire. Il piccolo, anonimo convoglio procedette lentamente lungo Calle de Bailén e infine si arrestò. L'autista ebbe una breve conversazione con una sentinella, poi i camion ripartirono. Maria si sporse in avanti e una guardia le intimò di tirarsi indietro. Ma lei aveva già visto quello che voleva; erano arrivati al Palacio Real. Il palazzo era stato eretto tra il 1738 e il 1755 sul luogo occupato prima da una fortezza moresca del nono secolo, abbattuta con la cacciata dei musulmani, e poi da uno splendido castello, distrutto da un incendio la vigilia di Natale del 1734. Più di qualsiasi altra località del Paese, questo sito, considerato sacro da alcuni spagnoli, simboleggiava l'annientamento dell'invasore e la nascita della Spagna moderna. L'ubicazione della cattedrale di Nuestra Senora de la Almudena, appena a sud del palazzo, completava la simbolica consacrazione del luogo. Tom Clancy
177
1998 - Equilibri Di Potere
Alto quattro piani e costruito in granito proveniente dalla Sierra de Guadarrama, l'edificio era situato sul «terrazzo di Madrid», un'altura che declinava maestosamente verso il fiume Manzanares. Da lì, si godeva un'ampia e spettacolare vista verso nord e ovest. Il generale Amadori si era davvero sistemato come si deve. Quella non era la residenza del re. Sua Altezza viveva nel Palacio de la Zarzuela a El Pardo, nei sobborghi settentrionali della città. Maria si chiese se il sovrano si trovasse lì e cosa avesse da dire su tutto questo. Ebbe un'acuta sensazione di déjà vu mentre pensava alla famiglia reale chiusa in qualche stanza del castello... o peggio. Quante volte e in quanti Paesi si era ripetuto quel copione? Che i re fossero tiranni o monarchi costituzionali, che avessero perso la testa o soltanto la corona, era una vecchia storia nel cammino della civiltà. Maria ne era disgustata, e almeno una volta avrebbe voluto che la storia si concludesse con un imprevisto colpo di scena. I camion svoltarono in Plaza de la Armeria. Invece che delle consuete file di turisti mattinieri, il vasto cortile era pieno di soldati, alcuni impegnati in esercitazioni, altri già montati in servizio, piantonando le quasi due dozzine di ingressi del palazzo. Gli autocarri si fermarono accanto a un paio di porte a due battenti sotto un balconcino. I prigionieri vennero fatti scendere ed entrare nell'edificio. Percorsero un lungo corridoio strascicando i piedi e si arrestarono appena oltre la grande scalinata al centro del palazzo. Una porta si aprì; Maria, che si trovava all'inizio della fila, sbirciò dentro. Ma certo, pensò. Erano nella sontuosa sala degli alabardieri. Le antiche armi erano state rimosse dalle pareti e dalle rastrelliere, e la stanza era stata trasformata in un centro di detenzione. Circa una dozzina di guardie erano schierate lungo la parete in fondo, e almeno trecento prigionieri erano seduti sul pavimento in parquet. Tra loro, Maria notò diverse donne e bambini. Al di là di quella stanza c'era il cuore del palazzo reale, la sala del trono, il cui grandioso ingresso era sorvegliato da due guardie, una per lato. Maria non dubitò nemmeno per un momento che Amadori non avesse stabilito il suo quartier generale dietro quella porta chiusa. Era altrettanto convinta che non fosse stata soltanto la vanità a fargli scegliere quel luogo. Nessuna forza esterna lo poteva attaccare senza passare attraverso i detenuti, che formavano uno spesso ed efficace scudo umano. Un sergente uscì dalla sala e urlò a un nuovo gruppo di entrare. La fila Tom Clancy
178
1998 - Equilibri Di Potere
cominciò a muoversi. Quando raggiunse la porta, Maria si bloccò e si voltò verso il sergente. «Devo vedere subito il generale», gli disse. «Ho importanti informazioni da comunicargli.» «Dovrai aspettare il tuo turno per dirci quello che sai», replicò lo smilzo sottufficiale. Ghignò in modo lascivo. «Poi forse noi ti ringrazieremo a turno.» La prese per il braccio e la spintonò. Maria fece un passo avanti per riacquistare l'equilibrio. Nello stesso tempo si girò leggermente e sferrò un violento colpo con la mano destra sulle dita che la stringevano. Il sergente fu costretto ad allentare momentaneamente la presa. Maria non ebbe bisogno d'altro. Ghermendo le dita nel pugno, ruotò su se stessa sino a trovarsi di fronte al militare. Contemporaneamente gli girò la mano a palma in su, gli piegò indietro le dita verso il gomito e le spezzò tutte e quattro con uno schiocco in corrispondenza delle nocche. Mentre l'uomo gridava di dolore, la mano sinistra di Maria guizzò in basso e gli sottrasse la pistola 9mm dalla fondina. Poi lasciò andare le dita rotte, lo agguantò per i capelli e lo strattonò verso di sé, puntandogli la canna sotto l'orecchio destro. La fronte dell'uomo era contro il mento di Maria e le sue gambe tremavano vistosamente. Il tutto si svolse in meno di tre secondi. Un paio di soldati appena dentro l'atrio fecero per intervenire, ma lei indietreggiò contro lo stipite della porta, facendosi scudo con il corpo del sergente. Non c'era modo di colpirla senza uccidere il loro superiore. «Fermi!» intimò Maria. I due soldati obbedirono. I prigionieri che si trascinavano dietro a Maria, tra cui Juan, si arrestarono di colpo. Alcuni di loro esultarono. Juan sembrava confuso. «Adesso», disse Maria al sergente, «ascoltami attentamente, altrimenti ci penserò io a sturarti le orecchie.» «Ti... ti ascolto.» «Bene. Voglio vedere qualcuno dello stato maggiore del generale.» In realtà, voleva incontrare il generale in persona, ma se avesse avanzato subito una richiesta del genere, le sarebbe stata negata. Doveva dare a qualcuno più informazioni di quanto fosse in grado di gestire, in modo da avanzare lungo la scala gerarchica. Una porta si aprì poco più giù nell'ampio corridoio. Un giovane capitano Tom Clancy
179
1998 - Equilibri Di Potere
dai capelli ricci e castani uscì da una stanza sull'altro lato dell'area di detenzione. La sua espressione passò repentinamente dallo sconcerto all'irritazione alla rabbia. Prese ad avanzare verso di lei. Aveva una .38 sul fianco. I suoi occhi verdi si fissarono in quelli di Maria. Lei decise di non dire niente; non ancora. Le trattative con ostaggi erano l'opposto degli scacchi: chi faceva la prima mossa era sempre in svantaggio. Il tuo tono di voce poteva suggerire all'avversario qual era il tuo grado di padronanza della situazione, e molto spesso questo era sufficiente a rivelare se eri pronto a uccidere, disposto a negoziare, oppure cercavi di temporeggiare. L'uniforme marrone chiaro dell'ufficiale era pulita e in ordine. I suoi stivali neri brillavano, e le suole nuove ticchettavano sul pavimento. I suoi capelli erano pettinati alla perfezione, la sua mascella quadrata rasata con cura. Senza dubbio doveva svolgere delle mansioni d'ufficio. Se avesse avuto dell'esperienza sul campo, persino in esercitazioni tattiche, Maria ne sarebbe rimasta sorpresa. Questo poteva giocare a suo favore: era improbabile che prendesse qualche decisione importante senza consultare un ufficiale superiore. «Allora», disse il capitano. «Qualcuno non desidera collaborare?» La sua voce era stentorea. Maria osservò la sua mano. Dubitava che avrebbe tentato di estrarre la pistola, se davvero lavorava dietro una scrivania e non aveva mai dovuto guardare qualcuno negli occhi mentre tirava il grilletto. D'altro canto, poteva darsi che volesse impressionare i suoi soldati o i prigionieri usando lei come esempio pratico. In tal caso, gli avrebbe sparato e si sarebbe diretta verso le scale. «Al contrario, capitano», replicò Maria. «Si spieghi», disse lui in tono brusco. Era a meno di tre metri da lei. «Sono dell'Interpol. Il mio documento d'identità è nella tasca. Stavo lavorando in incognito quando sono finita accidentalmente nella vostra retata.» «Con chi stava lavorando?» «Con Adolfo Alcazar. L'uomo che ha distrutto lo yacht. È stato assassinato questa mattina. Ero sulle tracce dei killer quando sono stata catturata.» Naturalmente non disse che cercava informazioni su Amadori. Aveva parlato ad alta voce e, come previsto, Juan aveva sentito. «El traidor!» urlò, sputando per terra. «Traditore!» Il capitano fece un cenno a un soldato, e questi colpì Juan alle reni con il manganello. Juan Tom Clancy
180
1998 - Equilibri Di Potere
emise un gemito e inarcò dolorosamente la schiena, ma Maria non batté ciglio. Il capitano la stava osservando. «Sa chi ha commesso il crimine?» le chiese. «So molto più di questo», rispose lei. L'ufficiale si fermò a un metro dalla donna e la studiò per un lungo momento. «Signore», continuò lei. «Ho intenzione di liberare il sergente e riconsegnare l'arma. Poi avrei una richiesta da fare.» Maria non diede all'ufficiale il tempo di riflettere. Abbassò la pistola, spinse via il suo ostaggio, quindi porse l'arma per il calcio al capitano, che fece cenno al sergente di prenderla. Quest'ultimo obbedì, esitando prima di infilarla nella fondina. Gli occhi del capitano erano sempre fissi su Maria. «Venga con me», disse. Se l'era bevuta. Girò sui tacchi, e Maria lo seguì verso il suo ufficio. Entrarono nella sala delle colonne, all'interno della quale continuavano ad affluire scrivanie, sedie, telefoni e computer. Stavano allestendo un centro di comando. Non appena ebbero varcato la soglia, il capitano si volse verso Maria. «Quello che ha fatto è stato molto coraggioso», le disse. «La mia missione lo richiedeva», affermò lei. «Non posso permettermi di essere fermata.» «Qual è il suo nome?» «Maria Corneja.» «Avevo sentito che il dinamitardo era morto, Maria. Chi l'ha ucciso?» «Membri della familia. Ma questo è un problema secondario. Il fatto è che non hanno agito da soli.» «Che significa?» «Sono appoggiati dagli Stati Uniti. Ho nomi e particolari circa le loro prossime mosse.» «Me li dica.» «Li saprà, quando li comunicherò al generale.» Il capitano sogghignò. «Non faccia la furba con me. Potrei consegnarla nelle mani dei miei esperti di interrogatori e ottenere comunque le informazioni.» «Può darsi», ribatté lei. «Ma così perderebbe un prezioso alleato. E inoltre, capitano, è sicuro che otterrebbe le informazioni in tempo?» Il sogghigno rimase sul volto dell'uomo mentre rifletteva su quelle Tom Clancy
181
1998 - Equilibri Di Potere
parole. D'un tratto, rivolse un cenno a un soldato che stava portando dentro un paio di sedie. Il soldato le posò, si avvicinò di corsa e fece il saluto militare. «Resta con lei», ordinò il capitano. «Sì, signore», rispose il giovane soldato. L'ufficiale lasciò la sala. Maria si accese una sigaretta e ne offrì una al soldato, che rifiutò cortesemente. Mentre aspirava il fumo, Maria rifletté su cosa avrebbe fatto se il capitano le avesse detto che il generale non voleva incontrarla. Avrebbe dovuto tentare di fuggire. Comunicare in qualche modo a Luis dove si nascondeva il folle aspirante re. Poi sperare che qualcuno riuscisse a entrare nel palazzo e lo detronizzasse. Tentare di fuggire, pensò. Comunicare in qualche modo. Sperare che qualcuno riesca a entrare. C'erano molti «forse» in tutto ciò. Probabilmente troppi perché da essi dovesse dipendere il destino di una nazione di oltre quaranta milioni di abitanti. Si chiese che chance avrebbe avuto di sottrarre la pistola al capitano, farsi largo nella sala degli alabardieri, irrompere nella sala del trono e piazzare una pallottola in fronte ad Amadori. Non molte, probabilmente. Non con venti e più soldati tra lei e il generale. In qualche modo, doveva avvicinarsi a lui lecitamente, raccontargli qualcosa che lo convincesse a rallentare l'operazione e poi tornare da Luis ed escogitare la maniera di spodestare quel bastardo. Il capitano fece ritorno prima che Maria avesse finito di fumare. Varcò a grandi passi la soglia e si fermò. Sorrise amabilmente, e lei capì di averla spuntata. «Venga con me, Maria. Ha ottenuto la sua udienza.» Maria lo ringraziò - sempre ringraziare i messaggeri nel caso dovessi avere bisogno di un favore da loro in seguito -, sollevò il piede e spense la sigaretta sulla suola, poi infilò il mozzicone nel pacchetto. Il capitano le lanciò un'occhiata curiosa. «E' un'abitudine che ho preso sul campo», spiegò lei. «Non sprecare le proprie risorse?» domandò lui. «Oppure non rischiare di appiccare un incendio che attiri l'attenzione?» «Né l'una né l'altra cosa», rispose la donna. «Non lasciare tracce. Non si sa mai chi ti può dare la caccia.» «Ah», fece il capitano, sorridendo con l'aria di chi la sa lunga. Maria ricambiò il sorriso, anche se per una ragione diversa. Aveva appena messo alla prova l'ufficiale, e lui non si era mostrato all'altezza. Tom Clancy
182
1998 - Equilibri Di Potere
Aveva lasciato intendere di essere esperta nell'infiltrazione, di saperne più di lui, e il capitano aveva lasciato perdere. Senza soffermarsi a darle una seconda occhiata, la stava portando dritta dal generale. Forse Amadori aveva commesso altri errori nel mettere in atto il suo golpe. Con un po' di fortuna, Maria sarebbe riuscita a scoprirli. E poi, in un modo o nell'altro, a svignarsela e riferirli a chi di dovere.
26 Martedì, ore 8.11, Saragozza, Spagna Il C-141B si posò pesantemente sulla lunga pista della base aerea di Saragozza, il più grande campo d'aviazione della NATO in Spagna. I quattro turbofan Pratt & Whitney da quasi dieci tonnellate di spinta ciascuno urlarono mentre il velivolo rullava fermandosi lentamente. L'aereo da trasporto aveva fatto scalo per rifornirsi di carburante nella base NATO in Islanda prima di completare il volo di otto ore con fortissimi venti contrari. Durante il viaggio il colonnello August e il suo Striker Team avevano ricevuto regolari aggiornamenti da Mike Rodgers, incluso un dettagliato resoconto sulla riunione che si era tenuta alla Casa Bianca. Rodgers aveva detto che gli ordini relativi al generale Amadori sarebbero stati impartiti agli Strikers direttamente da Darrell McCaskey. Ricevere gli ordini vis à vis non era tanto una questione di sicurezza quanto una vecchia tradizione nelle forze di élite: se dovevi affidare a una squadra una missione rischiosa, era buona consuetudine guardare i tuoi uomini negli occhi. Un comandante che non avesse il fegato di farlo non aveva il diritto di mettere in pericolo la vita di nessuno. Il colonnello August aveva anche passato qualche ora a esaminare il fascicolo sul generale Amadori. Sebbene Amadori non avesse mai partecipato ad alcuna manovra della NATO, era pur sempre un ufficiale di grado elevato di un Paese membro. Come tale, il suo dossier era breve ma completo. Rafael Leoncio Amadori era cresciuto a Burgos, la città un tempo capitale del regno di Castiglia e luogo di sepoltura del Cid, il leggendario eroe spagnolo. Amadori si era arruolato nell'esercito nel 1966, a vent'anni. Dopo quattro anni era stato trasferito nella guardia personale di Francisco Franco, grazie all'amicizia di lunga data tra il dittatore e suo padre, Jaime, Tom Clancy
183
1998 - Equilibri Di Potere
che era il calzolaio del Generalissimo. Promosso tenente nel 1972, Amadori era diventato uno dei massimi dirigenti del controspionaggio di Franco. Qui aveva incontrato Antonio Aguirre, di dieci anni più anziano, che sarebbe divenuto il suo principale aiutante e più fidato consigliere. Aguirre era stato il consulente di Franco per gli affari interni. Una volta entrato nella cerchia ristretta del potere, Amadori si era occupato di individuare ed eliminare gli oppositori del regime franchista. Con la morte del Caudillo, nel 1975, Amadori era rientrato nei comuni ranghi dell'esercito. Tuttavia, i suoi anni nei servizi segreti non erano andati sprecati. La sua carriera era stata rapida. Più rapida di quanto le sue doti avrebbero lasciato supporre. Se August avesse dovuto tirare a indovinare, le sue promozioni probabilmente erano state frutto di un'accurata raccolta di dati compromettenti su chiunque fosse stato in grado di favorire od ostacolare il suo avanzamento. August era convinto che se quello in corso era un colpo di Stato - e c'era ogni motivo di crederlo - non era certo stato organizzato nottetempo. Così come il ragazzino americano che era cresciuto con il desiderio di diventare presidente, il generale Amadori evidentemente era cresciuto con l'ambizione di essere Franco. August aveva portato sei Strikers con sé in Spagna. In ragione dei recenti sviluppi a Cuba, che potevano richiedere HUMINT sul posto, il sergente Chick Grey era rimasto a casa con un contingente di Strikers per ogni evenienza. Grey era un comandante sveglio e di grandi capacità, destinato a guadagnarsi ben presto i galloni da sottotenente. In Spagna, il suo secondo sarebbe stato il caporalmaggiore Pat Prementine. Il giovane e serio sottufficiale, esperto in tattiche di fanteria, si era distinto nel salvataggio di Mike Rodgers e della sua squadra durante l'operazione nella valle della Békaa. Se ad August fosse accaduto qualcosa, Prementine sarebbe stato più che in grado di sostituirlo. I soldati Walter Pupshaw, Sondra DeVonne, David George e Jason Scott si erano disimpegnati in modo brillante nel corso di quella operazione, così come nelle precedenti missioni. A disposizione c'era anche il radiofonista Ishi Honda; né il colonnello August né il suo predecessore, il defunto tenente colonnello Charles Squires, sarebbero mai andati da qualche parte senza il loro asso delle trasmissioni. Gli Strikers indossarono abiti civili prima dell'atterraggio. Al loro arrivo nella base aerea, trovarono ad attenderli un elicottero privo di contrassegni Tom Clancy
184
1998 - Equilibri Di Potere
dell'Interpol, che li trasportò direttamente all'aeroporto di Madrid, insieme alle loro uniformi e all'equipaggiamento, contenuti in enormi sacche da viaggio. All'aeroporto, salirono a bordo di due furgoni che li condussero all'ufficio di Luis Garcìa de la Vega. August e la sua squadra vennero accolti da Darrell McCaskey, che stava aspettando il ritorno di Aideen Marley. McCaskey e August si ritirarono nel piccolo e caotico ufficio di un agente che era fuori in servizio. Darrell si era appropriato di una macchinetta del caffè e l'aveva portata nella stanza. «Mi fa piacere vederti», disse, chiudendo la porta. «Anche a me», disse Brett. «Siediti.» Il colonnello si guardò intorno. Le due sedie accanto alla porta erano piene di cartelle stracolme, per cui si appoggiò a un angolo della scrivania, osservando Darrell che si avvicinava alla macchinetta e gli versava una tazza di caffè. «Come lo prendi?» chiese McCaskey. «Nero, senza zucchero», rispose August. Darrell gli allungò la tazza, poi ne riempì un'altra per sé. August bevve un sorso e posò la tazza sul tappetino del mouse. «Una vera porcheria, eh?» fece McCaskey indicando il caffè. «Abbastanza», replicò August. «Ma almeno il prezzo è onesto.» Darrell sorrise. August non ci aveva messo molto a capire che l'altro era quello che nelle forze speciali definivano «TBW» («tired but wired», «sfinito ma su di giri»). L'ex agente federale era esausto ma ansioso, tirando avanti con adrenalina e caffeina. Terminata la carica, sarebbe crollato di schianto. «Ti aggiorno sulla situazione», disse McCaskey, sorseggiando il caffè e lasciandosi cadere pesantemente sulla sedia girevole. In mezzo a loro c'era il piccolo Uovo elettromagnetico di Matt Stoll, che avrebbe mantenuto la conversazione al riparo da orecchie indiscrete. «Aideen Marley sta tornando a Madrid. Si trovava a San Sebastiàn nello stabilimento di Ramirez quando le forze del generale Amadori lo hanno attaccato. Ne eri al corrente?» August fece un cenno d'assenso con il capo. McCaskey gettò uno sguardo all'orologio. «Il suo elicottero dovrebbe atterrare tra cinque minuti, e la accompagneranno subito qui. Era andata alla fabbrica per saperne di più sulle forze che si oppongono ad Amadori. Tom Clancy
185
1998 - Equilibri Di Potere
Ma lui l'ha battuta sul tempo. La partner di Aideen nella missione, Maria Corneja, è riuscita a farsi catturare dai soldati del generale. Non sappiamo esattamente dove Amadori abbia stabilito il suo quartier generale, ma speriamo che Maria possa scoprirlo e comunicarcelo in qualche modo. Hai parlato con Mike?» August annuì. «Allora hai afferrato il senso della vostra missione.» Il comandante dello Striker Team assentì di nuovo. «Amadori, una volta scovato», continuò Darrell fissando lo sguardo sul colonnello, «dev'essere catturato o tolto di mezzo.» August annuì per la quarta volta. Il suo volto era impassibile, come se avesse ricevuto soltanto il ruolino dei turni di servizio. Aveva ucciso degli uomini in Vietnam, e ci aveva quasi lasciato la pelle per le torture subite quand'era prigioniero di guerra. La morte era estrema, ma andava a braccetto con l'uniforme ed era il prezzo della guerra. E non c'era alcun dubbio che Amadori fosse in guerra. Darrell unì le mani. I suoi occhi stanchi erano sempre fissi su Brett. «Lo Striker Team non ha mai svolto una missione simile. Hai qualche problema al riguardo?» August scosse il capo. «Credi che qualcuno della tua squadra ne avrà?» «Non lo so. Ma vedrò di scoprirlo.» McCaskey abbassò lo sguardo. «C'è stato un periodo in cui cose di questo genere erano la procedura operativa standard.» «È vero», convenne August. «Ma allora era un'opzione di attacco a sorpresa invece che un'ultima risorsa. Penso che abbiamo assunto una corretta posizione morale.» «Suppongo di sì», disse McCaskey. Si strofinò gli occhi. «Comunque, voi ragazzi rilassatevi un po'. Vi informerò non appena ci saranno novità.» McCaskey si alzò e finì la sua tazza di caffè. August bevve ancora un goccio dalla propria, poi la porse all'altro, che l'accettò con un sorriso e butto giù un sorso. «Darrell?» disse il colonnello. «Sì?» «Hai l'aria di aver quasi finito la benzina.» «Sono agli sgoccioli», ammise lui. «E' stata una lunga tirata.» «Se dovremo entrare in azione, avrò bisogno che tu sia sveglio e Tom Clancy
186
1998 - Equilibri Di Potere
concentrato. Mi sentirei molto più tranquillo se quando arriva Aideen tu ti stendessi un po' da qualche parte. Ascolterò io il suo rapporto, poi parlerò con Luis e analizzeremo gli scenari possibili.» McCaskey girò intorno alla scrivania e diede una pacca sulla spalla ad August. «Grazie tante, colonnello. Credo che mi farò un riposino.» Fece un largo sorriso. «Lo sai cosa mi dà fastidio?» Brett scrollò la testa. «Non essere più in grado di fare le cose che facevo facilmente a vent'anni», proseguì McCaskey. «Ecco cosa mi dà fastidio. Le nottate in bianco erano una passeggiata per me. E così mangiare schifezze senza che mi venisse il bruciore di stomaco.» Il sorriso appassì sul suo volto. «Ma l'età rende tutto diverso. Perdere un collega rende tutto diverso. E qualcos'altro rende tutto diverso: la consapevolezza che essere nel giusto non ha importanza. Puoi avere legge e trattati e giustizia e umanità e gli Stati Uniti e la Bibbia dalla tua parte, e continuare a prenderlo nel didietro. Lo sai cosa ci è costata la nostra moralità? Ci è costata la capacità di fare la cosa giusta. Davvero un'ironia, eh?» August non rispose. Non ce n'era motivo. I soldati non avevano filosofie; non se lo potevano permettere. Avevano bersagli da colpire. E mancarli significava la morte, la cattura o il disonore. Non c'era ironia in questo. L'ufficiale raggiunse gli Strikers, che lo stavano aspettando e accese il «libro degli schemi di gioco» computerizzato che aveva con sé. Mostrò il piano presentato da McCaskey, quindi sondò la squadra per assicurarsi che ognuno fosse disposto a scendere in campo, pronto a giocare. Nessuno si tirò indietro. August li ringraziò, dopodiché andarono tutti a riposare. Tutti tranne Prementine e Pupshaw, impegnati a capire dove e quanto forte picchiare sul distributore di bibite affinché elargisse lattine gratis. August accettò una Seven-Up e si mise comodo sulla sedia di plastica. Bevve la bibita per lavare via il gusto amaro del caffè, e intanto ripensò a quanto era successo in quelle ore. I politici si erano rivolti ad Amadori per fermare una guerra. Invece, lui se ne era servito come innesco per scatenare una guerra più grande. Adesso i politici facevano affidamento su altri soldati per arrestare quella guerra. August era un soldato, non un filosofo. Ma se c'era dell'ironia in tutto questo, era quasi certo di averla trovata lì. Tom Clancy
187
1998 - Equilibri Di Potere
Scritta nel sangue e rilegata di sofferenza.
27 Martedì, ore 2.15, Washington, D.C. Hood si svegliò di soprassalto. Tornato dalla Casa Bianca, aveva immediatamente chiamato Darrell McCaskey per comunicargli gli ordini del presidente. McCaskey aveva ascoltato in silenzio e con rassegnazione. Che altro avrebbe potuto fare? Poi, sapendo che avrebbe dovuto essere ben sveglio quando fosse cominciata l'operazione dello Striker Team, Hood spense le luci e si sdraiò sul divano per cercare di riposarsi. Iniziò a pensare all'inusitato, duplice coinvolgimento dell'Op-Center nell'operazione. Dapprima l'eliminazione di Amadori, poi il caos che ne sarebbe conseguito, e che avrebbero dovuto contribuire a gestire. Con Amadori fuori gioco, molti politici, uomini d'affari e ufficiali dell'esercito si sarebbero azzuffati per riempire il vuoto di potere. Lo avrebbero fatto impossessandosi di singole regioni: Catalogna, Castiglia, Andalusia, Province Basche, Galizia. L'ufficio di Bob Herbert stava compilando un elenco per la Casa Bianca. Finora, c'erano almeno due dozzine di possibili contendenti per una fetta di potere. Due dozzine. Nella migliore delle ipotesi, quella che era stata la Spagna sarebbe divenuta una disomogenea confederazione di Stati simile all'ex Unione Sovietica. Nella peggiore, quegli Stati si sarebbero rivoltati l'uno contro l'altro come le ex repubbliche della Jugoslavia. I suoi occhi erano pesanti, i suoi pensieri diventarono incoerenti, e Hood si appisolò rapidamente. Ma il suo fu un sonno agitato. Non sognò la Spagna. Sognò la propria famiglia. Viaggiavano tutti insieme in macchina, e ridevano. Poi parcheggiavano e passeggiavano lungo l'anonima via principale di una città. Sharon e i ragazzi mangiavano dei coni gelato, continuando a ridere. Il gelato si scioglieva in fretta, e più sgocciolava sulle mani e sui vestiti più loro ridevano. Hood camminava imbronciato vicino a loro, sentendosi triste e poi pieno di rabbia. All'improvviso si fermava dietro un'auto posteggiata e picchiava i pugni sul bagagliaio. La sua famiglia non smetteva di ridere, non di lui, ma del pasticcio causato dal gelato. Loro tre lo ignoravano, e lui cominciava a urlare. Finché i suoi occhi si aprirono di scatto... Tom Clancy
188
1998 - Equilibri Di Potere
Hood si guardò attorno. Poi il suo sguardo si posò sull'orologio illuminato sul tavolino vicino al divano. Era passata soltanto una ventina di minuti da quando aveva chiuso gli occhi. Tornò a coricarsi, la testa appoggiata sul bracciolo imbottito, e abbassò di nuovo le palpebre. Non c'era nulla di paragonabile al risveglio dopo un brutto sogno. Avvertiva sempre un enorme sollievo perché quel mondo non era reale, ma le emozioni che aveva suscitato erano autentiche e questo impediva al senso di benessere di penetrare in profondità. E poi c'erano le persone che aveva sognato. Il sogno le rendeva immancabilmente più reali, più desiderabili. Hood ne aveva abbastanza. Doveva assolutamente parlare con Sharon. Si alzò, accese la lampada sulla scrivania e si sedette. Si stropicciò gli occhi con le palme delle mani, quindi compose il numero del cellulare della moglie. Lei rispose subito. «Pronto?» La sua voce era forte; non stava dormendo. «Ciao», disse Paul. «Sono io.» «Lo so. Chi altro potrebbe telefonare a quest'ora?» «Già. Come stanno i bambini?» «Bene.» «E tu come stai?» «Non troppo bene. E tu?» «Uguale.» «Per il lavoro?» chiese Sharon caustica. «O per noi?» Il suo tono tagliente lo ferì. Perché le donne pensavano sempre il peggio degli uomini? Perché presumevano che fossero sempre in ansia a causa del loro lavoro? Perché di solito lo siamo, si disse Hood. In qualche modo, quand'era così tardi, così buio e così silenzioso, dovevi essere onesto con te stesso. «Il lavoro è come sempre», rispose. «Abbiamo una crisi in corso. Ma a parte questo, ciò che mi preoccupa maggiormente sei tu. Siamo noi.» «Io invece sono preoccupata soltanto per te», ribatté Sharon. «Va bene, tesoro», disse Paul con calma. «Hai vinto il primo round.» «Io non voglio "vincere" niente. Voglio soltanto essere onesta. Voglio capire quello che dobbiamo fare. Le cose non possono andare avanti così. Semplicemente, non possono.» «Sono d'accordo», convenne Paul. «Ecco perché ho deciso di dimettermi.» Sharon restò a lungo in silenzio. «Vuoi lasciare l'Op-Center?» Tom Clancy
189
1998 - Equilibri Di Potere
«Ho forse altra scelta?» «Vuoi la verità?» «Certamente.» «Non c'è bisogno che ti dimetta. Basta che tu trascorra meno tempo all'agenzia.» Hood era decisamente contrariato. Era stato sincero. Aveva giocato la sua carta coperta... una carta importante. E invece di ringraziarlo con un grosso bacio, lei gli stava dicendo che aveva sbagliato tutto. «E come faccio? Nessuno può prevedere cosa capiterà.» «No, ma hai dei sostituti. C'è Mike Rodgers. E lo staff del turno di notte.» «Sono tutti molto in gamba», replicò Paul, «ma sono qui per quando le cose filano via lisce. Devo essere io ad avere la responsabilità di una situazione come questa, o come quella che abbiamo avuto l'ultima volta...» «Quando a momenti ti ammazzavano!» scattò lei. «Sì, quando a momenti mi ammazzavano, Sharon», disse Hood. Si sforzò di non perdere la calma. Sua moglie stava montando in collera e un suo accesso d'ira non avrebbe fatto che irritarla di più. «Talvolta può essere pericoloso. Ma ci sono pericoli anche qui a Washington...» «Oh, fammi il piacere, Paul... non è la stessa cosa.» «D'accordo, è diverso», ammise Hood. «Ma ci sono delle ricompense per quello che faccio. Non parlo soltanto di una bella casa, ma delle esperienze. I ragazzi sono stati all'estero con noi, hanno avuto l'opportunità di fare e vedere cose che altri non conosceranno mai. Come fai a rinunciare a tutto questo? Come fai a decidere: "Questo viaggio in una capitale del mondo non vale dieci cene senza Paul"? Oppure a dire: "Okay, abbiamo visitato la Stanza Ovale, ma papà non è potuto venire a scuola a vedere il concerto per violino"?» «Non lo so», riconobbe Sharon. «Ma so che una "bella casa" è più che una casa elegante. E che una famiglia si costruisce con tante piccole cose... cose normali. Non solo cose grandi, appariscenti.» «Il più delle volte sono presente», disse Hood. «No, Paul», lo contraddisse Sharon. «Il più delle volte eri presente. Le cose sono cambiate. Quando hai assunto questo incarico, gran parte del lavoro riguardava questioni nazionali. Ricordi?» «Sì, ricordo.» «Poi vi siete occupati della prima crisi internazionale, e tutto è Tom Clancy
190
1998 - Equilibri Di Potere
cambiato.» Sharon aveva ragione. L'Op-Center era stato istituito principalmente per gestire le crisi interne. Ma era dovuto scendere nell'arena internazionale quando il presidente aveva designato Hood a dirigere una task force per investigare su un attacco terroristico a Seul, in Corea. Paul non era mai stato lusingato da quella nomina. Al pari dell'eliminazione di Amadori, era un lavoro che nessun altro desiderava fare. «Va bene, le cose sono cambiate», ammise. «Che cosa dovevo fare? Abbandonare tutto?» «A Los Angeles l'hai fatto, no?» disse Sharon. «È vero. Ma mi è costato.» «Che cosa? Il potere?» «No, il rispetto di me stesso.» «E perché? Perché hai ceduto a tua moglie?» Oh, Gesù, pensò Paul. Le do quello che vuole, e non serve a niente. «Non è assolutamente questo il motivo», ribatté. «Perché, per quanto la politica fosse una scocciatura, per quanto lunghe fossero le giornate di lavoro e per quanto la privacy fosse inesistente, ho rinunciato a qualcosa in cui sentivo di poter fare la differenza.» La sua voce tradiva la tensione. «Perciò ho lasciato la politica e sono rimasto coinvolto in un altro lavoro che non ha orari. E lo sai perché? Perché una volta ancora sento di fare qualcosa di importante. Ho la speranza di rendere le cose migliori per la gente. E questo mi piace, Sharon. Mi piace la sfida. La responsabilità. Il senso di soddisfazione.» «Lo sai, anche a me piaceva quello che facevo prima di diventare una madre», disse Sharon. «Ma ho dovuto darci un taglio netto per il bene dei bambini. Per la nostra famiglia. Almeno tu non devi fare una scelta così estrema. Ma non puoi nemmeno occuparti di ogni minimo particolare in prima persona, Paul. Hai dei collaboratori. Lascia che ti aiutino affinché tu possa darci ciò che ci occorre per restare una famiglia.» «Vuoi dire quella che è la tua definizione di famiglia...» «No. Abbiamo bisogno di te. Questo è un dato di fatto.» «Ma voi mi avete», protestò Hood. Stava cominciando a perdere le staffe. «Non abbastanza», rintuzzò Sharon. La sua voce era ferma, asciutta. Erano di nuovo intrappolati nei ruoli che assumevano sempre quando discussioni iniziate con le migliori intenzioni degeneravano in sgradevoli Tom Clancy
191
1998 - Equilibri Di Potere
dispute, con Paul che interpretava il furioso attaccante e sua moglie il freddo difensore. «Gesù!» esclamò Hood. Aveva voglia di posare il ricevitore e mettersi a urlare. Optò per stringere la cornetta con tutte le sue forze. «Ho promesso di dimettermi, qui ho una crisi per le mani e non riesco a chiudere occhio senza pensare a voi. E tu mi rinfacci tutti i miei sbagli mentre te ne stai laggiù tenendo in ostaggio i ragazzi.» «Non li tengo in ostaggio», replicò laconica Sharon. «Puoi averci ogni volta che vuoi.» «Sicuro. Alle tue condizioni.» «Queste non sono le "mie condizioni", Paul. Qui non si tratta di vincere o perdere. Non si tratta di rinunciare a un lavoro o a una carriera. Si tratta di fare alcuni cambiamenti, chiedere alcune concessioni. Chi deve vincere non siamo tu o io, ma i ragazzi.» Suonò la linea interna. Hood guardò il display a cristalli liquidi: era Mike Rodgers. «Sharon, per favore», disse, «resta in linea un secondo.» Escluse il microfono e sollevò il ricevitore dell'altro apparecchio. «Sì, Mike?» «Paul, sono qui con Bob. Guarda sul computer. Ti sto inviando delle immagini dell'NRO. Dobbiamo parlare, adesso.» «D'accordo, sono subito da te.» Paul tornò da Sharon. «Tesoro, devo lasciarti. Mi spiace.» «Lo so», disse lei con dolcezza. «Ma spiace più a me che a te. Addio, Paul. Ti amo.» Riattaccò, e Hood si girò verso il monitor. Non voleva pensare a quello che era appena successo, a come la sua famiglia si stava allontanando senza che lui potesse farci nulla. Ciò che gli rodeva di più era che Sharon sembrava pensare che non averlo per niente fosse meglio che averlo solo ogni tanto. Questo non aveva senso. A meno che non stia cercando di fare pressione su di me, pensò. La cosa lo infastidiva, ma d'altronde, quale altra arma aveva a disposizione Sharon? E in fondo non aveva tutti i torti: lui aveva commesso parecchie mancanze nei loro confronti. Li aveva abbandonati il primo giorno della loro vacanza in California. Si era dimenticato di compleanni, anniversari e concerti scolastici. Aveva tralasciato di chiedere notizie su pagelle, appuntamenti dal medico e Dio solo sapeva quant'altro. Hood passò di nuovo alla linea interna mentre la foto in bianco e nero Tom Clancy
192
1998 - Equilibri Di Potere
scattata dal satellite veniva scaricata sul suo computer. Quello non era il momento di battersi il petto. Decine di migliaia di vite erano a rischio, e lui aveva pur sempre delle responsabilità, per quanto ripugnante Sharon fosse riuscita a rendere il suono di quella parola. «Mike, sono qui», disse. «Che cosa sto guardando?» «Il Palacio Real a Madrid», rispose il generale, «visto da un'altezza di otto metri alle due circa. Quello è il cortile principale dell'edificio.» «Immagino che quelli non siano turisti in coda per entrare.» «No, infatti. Dopo l'attacco alla fabbrica di Ramirez, Stephen Viens ha fatto seguire i prigionieri da un satellite dell'NRO. Li hanno trasferiti dal parcheggio dello stabilimento all'aeroporto di Bilbao all'aeroporto di Madrid. Quindi li hanno portati con dei camion al palazzo. Riteniamo che la donna vicino alla testa della fila sia Maria Corneja.» Hood ingrandì la figura al centro. Il computer rese automaticamente nitida l'immagine. Non conosceva bene Maria, e non era sicuro che l'avrebbe riconosciuta se non gli fosse stata indicata. Ma poteva senz'altro essere lei, e inoltre era l'unica donna in vista. Lo schermo si oscurò, poi cominciarono ad apparire altre fotografie. «Queste sono vedute da un'altezza maggiore», spiegò Rodgers. «Quindici, trenta e sessanta metri. Dal numero di soldati e alti papaveri dell'esercito che vanno e vengono, direi che Amadori si trova qui. Ma c'è un problema.» «Vedo. Un edificio quadrato con un cortile al centro e nulla di più alto intorno. Un'infiltrazione diurna risulterà problematica.» «Bingo», fece Rodgers. «E aspettare dodici ore prima che faccia buio non è una soluzione accettabile.» «Gli Strikers non potrebbero indossare delle uniformi spagnole?» suggerì Paul. «In teoria, forse. Il problema è che, a quanto sembra, nessuno dei soldati che scortano i prigionieri al palazzo o pattugliano la zona entra nell'edificio. Questo è un altro dei motivi per cui pensiamo che il generale Amadori sia lì. Probabilmente dispone di una guardia di élite che sorveglia le sale e si occupa della sicurezza. Sono gli unici ad avere accesso all'interno.» «Nessun passaggio sotterraneo?» «Stiamo verificando. Ma anche se ci fossero, sbucare fuori in quegli ampi corridoi illuminati dal sole sarebbe molto rischioso.» Tom Clancy
193
1998 - Equilibri Di Potere
Paul aveva gli occhi che bruciavano, e un sacco di pensieri che gli turbinavano in testa. Una parte di lui avrebbe voluto bombardare il palazzo, volare in Connecticut e recuperare la sua famiglia. Oppure fermarsi laggiù e aprire un chiosco di pesce e patatine fritte in riva al mare. «Perciò aspettiamo?» domandò. «Nessuno qui o a Madrid è favorevole a questo», rispose Rodgers. «Ma Aideen è appena arrivata nella sede dell'Interpol. Lei e Darrell stanno discutendo della situazione con Brett e alcuni funzionari dell'Interpol, per adattare i loro schemi alla configurazione del palazzo. C'è una squadra di osservatori dell'Interpol sul tetto del Teatro Real, sul lato opposto del viale. Stanno esplorando l'intero palazzo con un LDE cercando di identificare la voce di Amadori.» L'LDE (Long Distance Ear) era un'antenna a forma d'imbuto che captava tutti i suoni in un'area circoscritta sintonizzandosi su quelli di uno specifico livello di decibel. Nel caso di una stanza all'interno di un castello, avrebbe automaticamente filtrato i rumori esterni prodotti per esempio da veicoli, uccelli o pedoni. Avrebbe «ascoltato» soltanto suoni di intensità molto bassa tra le pareti, quindi li avrebbe comparati con tutto ciò che era digitalmente archiviato nella sua memoria - in questo caso, la voce di Amadori. «Quanto tempo ci vorrà per sondare l'intero edificio?» s'informò Hood. «All'incirca fino alle quattro», rispose Rodgers. Il direttore guardò l'orologio del computer. «Quasi due ore da adesso.» «Non mi piace l'idea che gli Strikers se ne stiano in ozio e facciano la muffa, ma non c'è alternativa migliore.» «Quanto dista il palazzo dagli uffici dell'Interpol?» chiese Paul. «Sto controllando su una cartina», disse il generale. «Più o meno quindici minuti in macchina... in assenza di traffico o posti di blocco militari.» «Ciò significa che se ce ne stiamo ad aspettare i rilevamenti dell'LDE, l'operazione non potrà avere inizio prima di due ore e un quarto. Se Amadori decide di cambiare aria prima che l'abbiamo localizzato, avremo un problema.» «Vero, ma anche se gli Strikers fossero al palazzo, non potrebbero fare nulla. Non possono optare per nessun piano d'azione senza sapere esattamente dove si trova Amadori. Inoltre, se per caso fosse da un'altra parte, li avremmo mandati nella direzione sbagliata.» Hood osservò la foto ad alta risoluzione delle truppe nel cortile. C'erano Tom Clancy
194
1998 - Equilibri Di Potere
almeno duecento soldati, divisi in gruppetti, apparentemente impegnati in esercitazioni - forse per difendere il complesso, forse per servire come plotoni d'esecuzione. In ogni caso, gli ricordarono le immagini delle guardie repubblicane di Saddam Hussein che si addestravano davanti alla sua residenza prima dell'operazione Desert Storm. Amadori doveva trovarsi lì. «Mike, abbiamo delle responsabilità nei confronti di Maria. Non ha alcun supporto, e non lo posso permettere.» Rodgers rimase un attimo in silenzio. «Concordo con te, ma al momento stiamo analizzando queste foto ed esaminando la planimetria del palazzo. Penetrare all'interno non sarà affatto facile.» «Non dovranno entrare», replicò Paul. «Voglio soltanto un po' di potenza di fuoco nell'area circostante. Darrell si manterrà in contatto con loro tramite Ishi Honda.» «Giusto. Tuttavia, l'obiettivo della missione è sempre Amadori e la sua presenza nell'edificio non è certa. Finora la sorveglianza elettronica non ha dato alcun risultato. Ci vorrà ancora un'ora o più.» Hood non stava perdendo la pazienza con Rodgers. Il generale stava facendo esattamente quello che era tenuto a fare: illustrare le opzioni ed evidenziare le possibili insidie. «Se Amadori è da qualche altra parte, richiameremo lo Striker Team», disse Paul. «E poi chissà? Magari quel figlio di puttana deciderà di tirare fuori la testa e ci risparmierà il fastidio di entrare.» Rodgers espirò sonoramente. «È improbabile, Paul. Ma dirò a Brett di muoversi. Vorrei anche ricordarti che, pur essendo stata trascinata in questa storia, Maria non ha agito seguendo degli ordini. Si è cacciata da sola in questa situazione. E non per aiutare noi, ma il suo Paese. Non sono favorevole a mettere a repentaglio la vita dei nostri ragazzi per tirarla fuori.» «Ricevuto», fece Hood. «E grazie.» Rodgers riattaccò. Paul archiviò le foto sullo schermo, poi spense la lampada sulla scrivania e chiuse gli occhi. Non aveva alcun senso aggrapparsi a un lavoro che per la sua stessa natura ti lasciava da solo, isolandoti dalla tua famiglia e spesso anche dai tuoi subalterni. Forse era per questo che si sentiva solidale con Maria. Anche lei era da sola. No, non avrebbe scordato qual era l'obiettivo della missione. E non Tom Clancy
195
1998 - Equilibri Di Potere
avrebbe scordato quello che Mike Rodgers era stato troppo rispettoso per rimarcare: che gli Strikers avevano vite e affetti, proprio come Maria. Ma Hood non poteva nemmeno dimenticare Martha Mackall. E che fosse maledetto se sarebbe rimasto con le mani in mano mentre un'altra collega inerme affrontava il pericolo nelle strade insanguinate di Madrid.
28 Martedì, ore 8.36, Madrid, Spagna Maria seguì il giovane capitano nel corridoio, fiduciosa che l'avrebbe condotta da Amadori. Né il capitano né il generale avevano qualcosa da guadagnarci a ingannarla. Dovevano essere curiosi di conoscere le informazioni che aveva affermato di possedere. E se l'ufficiale non si fosse fidato di lei, non le sarebbe stato davanti, ma dietro, con una pistola. Nondimeno, era stupita dalla relativa facilità con cui era riuscita a intimidirlo. O era molto inesperto oppure molto più in gamba di quanto pensava. Il capitano svoltò a sinistra. Maria si fermò. «Credevo che stessimo andando dal generale.» «Infatti.» Il capitano tese il braccio verso il corridoio - lontano dalla sala degli alabardieri. «Non è nella sala del trono?» chiese lei. «La sala del trono?» L'uomo se ne uscì in una sonora risata. «Non sarebbe un po' presuntuoso?» «Non saprei. Non è forse presuntuoso stare in questo palazzo?» «Non quando il re torna a Madrid e noi dobbiamo proteggerlo. È nostra intenzione garantire la sicurezza di entrambi i palazzi reali.» «Ma c'erano delle guardie...» «Che proteggono la sala dai prigionieri.» Il capitano fece un cenno con il capo in direzione della sua mano tesa. «Il generale si trova nella sala dei pranzi di gala con i suoi consiglieri.» Maria lo guardò. Non gli credeva. Non sapeva perché; semplicemente, non gli credeva. «Ma la questione non è dove si trovi il generale», proseguì il capitano. «La questione è se lei ha qualcosa da dirgli oppure no. Vuole venire, signorina Corneja?» Maria abbassò lo sguardo. Per il momento non aveva altra scelta che Tom Clancy
196
1998 - Equilibri Di Potere
acconsentire. «D'accordo», disse, dirigendosi verso il capitano. L'ufficiale si voltò e si avviò con passo spedito lungo il corridoio illuminato, poi girò l'angolo. Maria camminava più lentamente, restando qualche passo dietro a lui. C'era un gran viavai di soldati; alcuni scortavano dei prigionieri, altri parlavano a dei telefoni da campo, altri ancora trasportavano dei computer nelle stanze. Nessuno di loro le prestava attenzione. C'era qualcosa che non quadrava, ma doveva andare fino in fondo. Non senza prendere qualche precauzione, però. «Vuole fumare?» chiese al capitano mentre stava già infilando la mano nel taschino della camicia. Estrasse il pacchetto e tirò fuori una sigaretta, quindi staccò un fiammifero dalla scatola di svedesi. «No, grazie», rispose lui. «A dire il vero, le sarei grato se evitasse di fumare qua dentro. Vi sono custoditi tanti tesori. Un movimento sbadato...» «Capisco.» L'ufficiale aveva detto esattamente quello che Maria si aspettava che dicesse. Fece per mettere via il pacchetto, ma prima nascose la sigaretta nel palmo della mano. Poiché il capitano stava guardando davanti a sé, non la vide inserire il fiammifero nel tabacco. Quindi infilò la sigaretta nei calzoni e ripose il pacchetto nel taschino della camicia. Ora, se non altro, aveva un'arma. La sala dei pranzi di gala era attigua alla sala della musica che si affacciava su Plaza Incognita. Sul lato opposto della piazza si estendevano i giardini del Campo del Moro, così chiamati perché lì, nel dodicesimo secolo, si era accampato l'esercito musulmano del potente emiro Yusuf, intenzionato a riconquistare la città. Quando raggiunsero la porta della sala della musica, il capitano bussò, quindi si voltò a guardare Maria e le sorrise. Lei si portò al suo fianco, ma senza ricambiare il sorriso. La porta si aprì. Il capitano tese la mano e disse: «Prego, dopo di lei». Maria fece un passo avanti e sbirciò all'interno. La stanza era buia, e i suoi occhi impiegarono un momento ad abituarsi. Qualcosa si mosse verso di lei nell'ombra, alla sua destra. Maria indietreggiò, ma soltanto per cozzare contro il capitano, in piedi alle sue spalle. All'improvviso, lui la spinse dentro, e simultaneamente due paia di mani la afferrarono per le braccia e la gettarono sul pavimento a faccia in Tom Clancy
197
1998 - Equilibri Di Potere
giù. Degli stivali si piantarono saldamente sulle sue scapole. Una luce si accese, diffondendo un tenue bagliore ambrato nella stanza. Maria intravedeva un dipinto murale di soggetto pastorale mentre un terzo paio di mani le tastavano gambe, fianchi, braccia e torace in cerca di armi nascoste. Venne privata della cintura, dell'orologio e del pacchetto di sigarette. Quando la perquisizione fu terminata, le mani le agguantarono i capelli, e con un rude strattone la costrinsero a guardare verso l'alto. Con le spalle inchiodate a terra e la testa tirata indietro, il dolore al collo era acuto. Il capitano si avvicinò e la scrutò dall'alto in basso. Poi, con un sorrisetto compiaciuto, le premette il duro tacco dello stivale sulla fronte, spingendole ancora più indietro la testa. «Mi ha chiesto se fossi sicuro di ottenere le informazioni in tempo», disse con un ghigno crudele. «Sì, signorina, ne sono sicuro. Così come sono certo che il sistema verrà purgato dalle persone che abbiamo condotto nel palazzo. Così come sono sicuro della nostra vittoria. Una nuova nazione non nasce senza sangue, sacrificio... e volontà. Volontà di fare qualunque cosa sia necessaria per ottenere ciò che desideri.» Le corde vocali di Maria premevano contro la pelle tesa della gola. Spesse funi di dolore si torcevano lungo il suo corpo, dalla punta delle orecchie sin giù alle reni. «Potrei spezzarle il collo», minacciò l'ufficiale, «ma da morta non mi sarebbe di nessuna utilità. Invece, le concederò cinque minuti per riflettere sulla situazione e dirmi quello che sa. Se decide di parlare, resterà nostra ospite e non le verrà fatto alcun male. Se sceglie di tenere la bocca cucita, la lascerò alle cure di questi gentili signori. Mi creda, sono molto bravi nel loro mestiere.» Il capitano le tolse lo stivale dalla fronte. Maria ebbe un violento conato di vomito mentre la sua gola si rilassava. Il dolore alla schiena fu sostituito da un formicolio lungo la spina dorsale. Deglutì con forza e cercò di muoversi, ma gli uomini la tenevano sempre ferma. Il capitano guardò i suoi sgherri. «Datele un assaggio di quello che l'aspetta», ordinò. «Poi forse cambierà idea.» Mentre lui si allontanava, Maria sentì che gli stivali si sollevavano dalle sue spalle. La tirarono su per le braccia, e mentre cercava di trovare l'equilibrio, un violento pugno allo stomaco la fece piegare in due, facendole uscire di getto l'aria dai polmoni. Le gambe le cedettero, ma gli Tom Clancy
198
1998 - Equilibri Di Potere
uomini la sorressero. Uno di loro la afferrò da dietro per i capelli, e venne colpita di nuovo, questa volta alle reni. Le sue gambe vacillarono come due pezzi di fettuccia, ed emise un forte gemito. Il colpo successivo le arrivò sotto il mento. Per fortuna, la sua lingua non era tra i denti mentre questi sbattevano rumorosamente e dolorosamente. Dopo un altro pugno che le girò la faccia verso destra, la sua mandibola si abbassò, e sentì il sangue e la saliva scorrere lungo la lingua penzoloni. Poi gli uomini la lasciarono, e lei si accasciò sul pavimento, atterrando sulla schiena con le braccia aperte e le ginocchia sollevate. Lentamente, le gambe piegate rotolarono verso destra. Maria non provava dolore; sapeva che quello sarebbe sopraggiunto in seguito. Ma si sentiva stremata, come quando pedalava sino in cima a una collina e non le rimaneva più un briciolo di energia nelle membra. Tuttavia, pur debole com'era, si sforzò di aprire gli occhi per guardare i suoi aguzzini. Voleva vedere dove portavano le pistole. Notò che erano tutti destrimani; questo avrebbe facilitato le cose. I soldati uscirono nel corridoio, dividendosi le sue sigarette. Chiusero la porta e spensero la luce. Lei conosceva bene quella tecnica: spezzare il corpo e poi lasciare la mente scioccata e disorientata a contemplare la mortalità. Invece, lei infilò la mano tremante nei jeans e ne estrasse la sigaretta. Quindi si girò su un fianco e staccò la carta per recuperare il fiammifero. Era un trucco che aveva escogitato anni prima, quando lavorava in incognito. Essere perquisita di solito le costava le sigarette, ma in questo modo riusciva a conservare almeno un fiammifero. E quando ti trovavi nei guai, il fuoco era un'ideale arma offensiva. I suoi occhi si erano abituati all'oscurità, e si guardò intorno. In un angolo erano raggruppati dei leggìi per gli spartiti. Alzò lo sguardo e vide quello che aveva sperato di vedere: un paio di sprinkler dell'impianto antincendio; ce n'era uno accanto all'ingresso e un altro vicino alla porta che conduceva alla stanza dei pranzi di gala. Perfetto. Cominciò ad avanzare strisciando verso i leggìi. Gli arti le tremavano ancora. Promise che non avrebbe preteso troppo da loro; soltanto la forza sufficiente a sostenerla per la prossima ora o poco più. Quando raggiunse l'angolo della stanza, si tirò sulle ginocchia, poi in piedi. Traballava, ma era in grado di reggersi sulle gambe. La mascella Tom Clancy
199
1998 - Equilibri Di Potere
iniziava a farle male, e lei se ne rallegrò; il dolore l'avrebbe mantenuta vigile. Si avvicinò barcollando alla porta, posò a terra il leggio che aveva preso e si levò il maglione. Quindi si tolse la camicia di tela, si rinfilò il maglione e lasciò cadere la camicia a un metro dalla porta. Una volta, durante una missione per smascherare degli abusi commessi dalla polizia di Barcellona, Maria era stata arrestata insieme a un gruppo di prostitute. Aveva usato il cerino nascosto per sciogliere la suola delle scarpe. L'odore aveva fatto accorrere le guardie mentre stavano per violentare una donna in una cella lungo il corridoio. Aveva arrestato un agente ancora con le brache calate. Ma questa volta le serviva di più del puzzo di gomma bruciata. Aveva bisogno di qualcosa che attirasse anche il loro sguardo. Si inginocchiò accanto alla camicia e sfregò con estrema attenzione il fiammifero sul fondo degli stivali. Le venne in mente quanto si fossero rivelate utili le sue suole quel mattino. Il fiammifero si accese e lei, riparandolo con la mano, lo accostò al colletto della camicia. L'indumento iniziò a fumare, e dopo un istante prese fuoco. Maria recuperò il leggio, si alzò faticosamente in piedi e si appoggiò alla parete accanto alla porta. Respirava affannosamente per reprimere la nausea crescente causata dai pugni allo stomaco. Non era la prima volta che veniva presa a botte. Era stata colpita da rivoltosi, da tossicomani, da un automobilista inferocito, e una volta - soltanto una volta - da un fidanzato geloso. Il più delle volte gli avversari avevano avuto la peggio; aveva persino spedito il suo fidanzato in ospedale. Ma questa era la prima volta che veniva immobilizzata e pestata. L'infamia dell'aggressione e la vigliaccheria degli aggressori avevano un sapore peggiore del sangue che si era raccolto nelle sue guance. Le fiamme consumavano rapidamente la camicia. Una spessa colonna di fumo grigio scuro si levò dietro la porta, ma non abbastanza in alto e non abbastanza in fretta. Perciò Maria allungò il leggio e smosse il mucchietto ardente. Ci fu un lieve sibilo; frammenti infuocati di tessuto e ceneri bordate di rosso volarono in tutte le direzioni, per poi spegnersi dopo un momento e posarsi a terra. Ma il fumo salì avvolgendosi in spirale, sempre più in alto. Un attimo dopo l'allarme antincendio scattò, seguito dai due sprinkler. Non appena cominciarono a scendere gli spruzzi d'acqua, Maria piantò nuovamente il leggio nella camicia e la trascinò in giro come se fosse uno Tom Clancy
200
1998 - Equilibri Di Potere
straccio per lavare i pavimenti. L'indumento bruciato si sgretolò in piccoli pezzi, e lei sparse la cenere per terra. Udì un rumore di passi e tornò accanto alla porta, sul lato destro, sempre stringendo in mano il leggio. I passi si fermarono. «Voi due aspettate qui», disse una voce, «in caso cerchi di scappare.» Bene, pensò Maria. L'uomo stava per entrare da solo, e questo avrebbe reso tutto più facile. La porta si spalancò, e il soldato entrò di corsa, scivolò sulla cenere bagnata e cadde sulla schiena. Maria sollevò immediatamente il leggio sopra la testa e abbatté il treppiede metallico sul volto dell'uomo, che lanciò un urlo. La caduta e il grido colsero ovviamente alla sprovvista i soldati nel corridoio, che esitarono. Questo era il bello dei militari di élite; erano giovani, forti, e nemmeno lontanamente esperti quanto i logori, vecchi guerrieri. La loro titubanza era tutto quanto bastava a Maria. Gettò via il leggio e, lasciando fare alle proprie deboli gambe, crollò letteralmente a testa avanti verso il soldato. Atterrò di traverso sopra la sua vita. All'altezza della fondina. Maria sapeva che i due uomini nel corridoio non le avrebbero sparato. Non ancora. Mentre la campana d'allarme continuava a suonare e l'acqua a piovere su Maria, i soldati si fiondarono dentro la stanza. Nello stesso momento, imprecando ferocemente e giurando che l'avrebbe stuprata, il soldato ferito cercò di spingere via Maria. Lei glielo permise, e mentre rotolava sul fianco, sfilò la pistola 9mm dalla sua fondina. Tolse la sicura e gli sparò un colpo al ginocchio. L'altro strillò, e il sangue le imbrattò il volto. Ma lei non vi fece caso mentre si alzava su un ginocchio, mirava basso agli altri due soldati e faceva fuoco di nuovo. L'arma tossì due volte, e il sangue sprizzò anche dalle loro ginocchia. Con un grido, i due uomini si accasciarono nel vano della porta. Mentre l'acqua continuava a innaffiarla, Maria infilò la 9mm nei jeans, poi si avvicinò carponi ai due soldati che si contorcevano a terra e li alleggerì delle loro pistole. Le ferite al ginocchio le piacevano. Non ci sarebbe stato un solo giorno nella vita di quei due in cui non avrebbero pensato a lei. La sofferenza e l'invalidità sarebbero state un costante ricordo della loro brutalità. Tolse ai soldati le cravatte e rapidamente legò loro i polsi, quindi cacciò loro in bocca dei brandelli incombusti di camicia. Nodi e bavagli non erano sicuri come avrebbe voluto, ma non aveva molto tempo. Si rialzò in Tom Clancy
201
1998 - Equilibri Di Potere
piedi aiutandosi con lo stipite. Non appena fu certa che le gambe la sorreggevano, si avviò, con passi strascicati ma svelti, lungo il corridoio, nella direzione opposta a quella da cui era venuta, verso la sala degli alabardieri e la sala del trono. Mentre levava la sicura alle due pistole che aveva in pugno, giurò che questa volta avrebbe ottenuto la sua udienza con Amadori.
29 Martedì, ore 9.03, Madrid, Spagna Luis Garcìa de la Vega entrò a grandi passi nel suo ufficio. Con lui c'era il padre, il generale dell'aviazione spagnola a riposo Manolo de la Vega. Poiché Luis non era sicuro di chi nel suo staff potesse simpatizzare con la fazione ribelle, voleva accanto qualcuno di cui potersi fidare. Come aveva confessato a McCaskey, lui e suo padre di rado si trovavano d'accordo su questioni politiche. L'alto e canuto Manolo propendeva per la sinistra, Luis per la destra. «Ma in una crisi che mette in pericolo la Spagna stessa», aveva affermato, «non mi fido di nessun altro come di lui.» La sala era vuota, a parte i sette Strikers, Aideen e Darrell. Il funzionario dell'Interpol si avvicinò a McCaskey, che stava aiutando Aideen a preparare il suo zaino. Gli Strikers avevano già approntato il loro equipaggiamento ed erano intenti a esaminare e contrassegnare delle carte turistiche della città. «Nessuna novità?» chiese stancamente Darrell. «Sì», rispose Luis, prendendolo in disparte. «Circa dieci minuti fa, al palazzo è scattato un allarme antincendio.» «In che punto dell'edificio?» «Una sala della musica nell'ala meridionale. Dal palazzo hanno chiamato i vigili del fuoco per avvertire che si trattava di un falso allarme. Ma non lo era. Uno dei nostri osservatori munito di occhiali all'infrarosso ha localizzato il punto caldo. Secondo lui, il principio d'incendio era stato estinto.» «Chiunque amministri le cose al palazzo, ha corso un bel rischio», osservò McCaskey, «considerando tutti i tesori che contiene. Presumo che non sia la normale procedura operativa.» «Niente affatto», disse Luis. «Quei bastardi non vogliono che nessuno Tom Clancy
202
1998 - Equilibri Di Potere
entri a ficcare il naso. Una mezz'ora fa hanno cacciato via una pattuglia della Guardia Civil che intendeva compiere la sua giornaliera ispezione dell'area.» «Se Amadori è là dentro, non riusciranno a cacciare via gli Strikers», giurò McCaskey. «Dannazione, non capiranno nemmeno che cosa li ha colpiti. Cosa si dice della situazione dall'ufficio del primo ministro?» «Ufficialmente, continuano a negare che Amadori abbia preso il potere.» «E ufficiosamente?» «La maggior parte degli alti funzionari dello Stato hanno già mandato le loro famiglie in Francia, Marocco e Tunisia.» Luis si accigliò. Un istante dopo, la sua espressione corrucciata si distese in un sorriso compiaciuto. «Lo sai, Darrell... scommetto che stasera io e la mia famiglia potremmo trovare un tavolo nel migliore ristorante della città.» «Lo credo anch'io», disse McCaskey accennando un debole sorriso. Tornò verso il tavolo dove Aideen stava controllando l'equipaggiamento fornitole dall'Interpol, e che comprendeva una camcorder - collegata a un apparecchio ricevente nell'ufficio comunicazioni -, un kit di pronto soccorso e una pistola. Aideen si assicurò che le batterie della videocamera fossero cariche. Nel frattempo, McCaskey controllò il caricatore della pistola Super Star cal. 9 lungo che le era stata data in dotazione. Aideen l'aveva già ispezionato, ma si rese conto che probabilmente McCaskey era inquieto e aveva bisogno di tenersi occupato. Dopo aver esaminato l'arma, Darrell la ripose nello zaino della donna. Mentre gli Strikers si mettevano in spalla gli zaini, McCaskey squadrò Aideen per sincerarsi che avesse l'aspetto di una turista. Portava scarpe Nike, occhiali da sole e un cappellino da baseball, e oltre allo zaino aveva con sé una guida turistica e una bottiglia d'acqua. Aideen non solo sembrava, ma si sentiva una turista - con tanto di effetti del jetlag. Mentre McCaskey la guardava, lei fissava bramosamente il tavolo vuoto dietro di lui. Era riuscita ad appisolarsi durante il viaggio di ritorno da San Sebàstian, ma il sonnellino non era servito che ad attenuare la spossatezza, e sapeva che sarebbe stata solo questione di tempo prima di crollare. Lanciò un'occhiata dietro di sé ai distributori automatici e contemplò una Diet Pepsi. Mise su un piatto della bilancia i vantaggi della caffeina e sull'altro il rischio di dover trovare un bagno prima che la missione fosse completata. Era una cosa che aveva imparato a prendere in considerazione Tom Clancy
203
1998 - Equilibri Di Potere
durante i lunghi servizi di sorveglianza diurni a Città del Messico. Due ore potevano sembrare interminabili quando non potevi lasciare il tuo posto. Decise di rinunciare alla bibita. McCaskey, da parte sua, pareva in procinto di crollare da un momento all'altro. Quando lo aveva informato dell'assassinio di Martha Mackall, Aideen ricordava di aver pensato quanto apparisse imperturbabile. Ma ora comprese che la sua non era calma, bensì concentrazione. Dubitava che avesse chiuso occhio da allora. Si chiese se questo riflettesse la sua determinazione a vendicare la sua morte, il desiderio di autopunirsi, o entrambe le cose. Quando McCaskey ebbe finito con Aideen, rivolse la sua attenzione al colonnello August. Il comandante dello Striker Team stava masticando una gomma; sfoggiava una barba corta e ispida e un paio di occhiali da sole con le lenti a specchio e la montatura verde, sollevati sulla fronte. Indossava calzoncini corti color cachi e una crespa camicia bianca con le maniche arrotolate. Sembrava una persona molto diversa dal soldato taciturno e tradizionalista che Aideen aveva incontrato qualche volta a Washington. August aveva con sé una radio camuffata da walkman per comunicare con McCaskey, il cui regolatore del volume era in realtà un microfono elettrostatico, e una bottiglia d'acqua. Se l'acqua fosse stata versata sulla cassetta del walkman, il nastro - che era ricoperto di difenilcianoarsina - sarebbe esploso in una nube di gas lacrimogeno. Il dispenser sarebbe rimasto operativo per quasi cinque minuti. «D'accordo», disse McCaskey. «Resterete in attesa sul lato est del teatro dell'opera. E se venite cacciati via?» «Andiamo in Calle del Arenai, verso nord», rispose August. «La seguiamo girando a est intorno al palazzo ed entriamo nel Campo del Moro. Se questo è bloccato, la posizione di ripiego è il Museo de Carruajes.» «E se venite allontanati anche da lì?» «Ritorniamo al teatro. Lato nord.» McCaskey annuì. «Non appena avrò notizie dagli osservatori, ti comunicherò dove si trova Amadori. Consulterai la tua mappa e mi farai sapere quale pagina del libro degli schemi userai.» Darrell si stava riferendo al «libro degli schemi» SIT (Standard Infiltration Tactics) e SAT (Standard Assault Tactics), le tattiche standard di infiltrazione e di assalto utilizzate dallo Striker Team. Il colonnello August e il caporalmaggiore Prementine avevano adeguato tali schemi alla configurazione del palazzo. C'erano un totale di dieci opzioni in ogni Tom Clancy
204
1998 - Equilibri Di Potere
categoria. Qualsiasi opzione avessero selezionato sarebbe dipesa dal tempo a loro disposizione come pure dalla consistenza e dal tipo di resistenza che si aspettavano. Nondimeno, c'era una costante in ciascuno scenario: non tutti sarebbero penetrati nell'edificio. Dopo la morte del comandante degli Strikers, il tenente colonnello Squires, August aveva modificato ogni schema per assicurarsi che ci fosse sempre una squadra a supportare la strategia di fuga. «Come sai», proseguì McCaskey, «Aideen partecipa all'operazione unicamente per identificare Maria e collaborare al suo salvataggio. Non prenderà parte attiva al combattimento a meno che non si renda necessario. Ci sarà un nostro elicottero sul tetto e ci terremo pronti a intervenire con forze di polizia supplementari nel caso la situazione sfugga di mano. Luis mi ha detto che una volta all'interno, l'unico serio problema di sicurezza che potrete affrontare è l'RSS.» «Maledizione», imprecò Brett a bassa voce. «Come fa a sapere che Amadori dispone del sistema?» «Il re l'ha fatto installare in tutte le sue residenze», spiegò Darrell. «L'ha acquistato dal medesimo fornitore americano che li ha collocati in tutta la Beltway. Questa probabilmente è una delle ragioni per cui Amadori ha scelto il palazzo come quartier generale.» L'RSS - Remote Surveillance System, sistema di sorveglianza a distanza - era un visore simile a un paio di occhialoni protettivi in grado di inserirsi nel videosistema di sicurezza di un edificio. C'era un tastierino incorporato sul lato del visore e un display a cristalli liquidi negli oculari, che insieme permettevano a chi lo portava di vedere quello che ciascuna telecamera di sorveglianza stava riprendendo. Minuscole videocamere montate in alcune delle unità più recenti permettevano inoltre alle guardie di scambiarsi informazioni audiovisive. «Avverti la tua squadra», si raccomandò McCaskey. «Se Amadori esce dalla sala del trono, l'inseguimento sarà molto, molto rischioso.» August assentì. Gli altri sei Strikers erano allineati dietro il colonnello. McCaskey li guardò in volto mentre parlava. I suoi occhi si fermarono sul soldato DeVonne, in fondo alla fila. La donna afroamericana indossava jeans attillati e una giacca a vento blu. Aideen venne improvvisamente colpita come di certo anche Darrell - da quanto somigliasse a una giovane Martha Mackall. Tom Clancy
205
1998 - Equilibri Di Potere
McCaskey abbassò lo sguardo. «Voi uomini e donne conoscete la missione e conoscete i rischi. Il colonnello August mi dice che conoscete anche le questioni legali e morali che vi sono implicate. Il presidente ci ha ordinato di rimuovere dal potere uno spaventoso despota, usando qualsiasi mezzo a nostra disposizione. Non abbiamo il suo pubblico sostegno, né il sostegno del legittimo governo spagnolo, che si trova nel caos. Se qualcuno verrà catturato, lui o lei non sarà riconosciuto o assistito da nessuno dei due Paesi, se non attraverso i consueti canali diplomatici. Ciononostante, abbiamo l'opportunità come pure il dovere di salvare migliaia di vite umane. Io lo considero un privilegio, e mi auguro che voi facciate altrettanto.» Luis fece un passo avanti. «Voi tutti avrete inoltre la gratitudine dei molti spagnoli che non sapranno mai ciò che avete fatto per loro.» Sorrise. «E avete già la gratitudine e il ringraziamento dei pochi spagnoli che sanno ciò che state per intraprendere.» Restò al fianco di McCaskey e li salutò. «Vaya con Dios, amici miei.»
30 Martedì, ore 9.45, Madrid, Spagna Padre Norberto stava volando a Madrid a bordo dell'aereo privato del superiore generale. Era un Cessna Conquest vecchio di vent'anni, decorato di rosso e lavanda, con i finestrini scuri e una piccola sacrestia sul retro. Il bimotore, che poteva ospitare undici passeggeri, era molto rumoroso e molto instabile. Come quasi tutto in Spagna di questi tempi, pensò amaramente Norberto stringendo i braccioli imbottiti. Ma mentre lo pensava, sapeva che non era vero. Non del tutto, almeno. Norberto era accompagnato da cinque altri sacerdoti provenienti da paesi della costa settentrionale. Mentre il suo animo era in tumulto, i suoi compagni di viaggio sembravano tranquilli. Norberto respirò a fondo. Sperava che la loro compostezza fosse sufficiente a calmarlo. Sperava di poter in qualche modo distogliere l'attenzione dal suo lutto personale per rivolgerla alla monumentale impresa che lo aspettava. Aiutare a mantenere la pace spirituale in una metropoli di oltre tre milioni di abitanti era una sfida che non si era mai trovato ad affrontare. Ma forse era quello di cui aveva bisogno adesso. Tom Clancy
206
1998 - Equilibri Di Potere
Qualcosa che gli impedisse di indugiare sulla terribile perdita che aveva sofferto. L'anziano padre Jiménez sedeva accanto a Norberto nell'ultima fila. Jiménez veniva dalla cittadina di Laredo, situata molto più a ovest di San Sebastiàn, lungo la costa. Non era passato molto tempo dal decollo quando Jiménez si scostò dal finestrino e si piegò verso Norberto. «Ho sentito dire che ci incontreremo con prelati di altri ordini», disse a voce alta per farsi udire sopra il ruggito dei motori. «Saremo almeno in quaranta.» «Hai idea del perché abbia scelto noi?» chiese Norberto. «Perché non padre Iglesias di Bilbao o padre Montoya di Toledo?» Jiménez si strinse nelle spalle. «Suppongo perché le nostre parrocchie sono molto piccole. I nostri parrocchiani si conoscono tutti tra loro e possono darsi una mano l'un l'altro in nostra assenza.» «È quello che ho pensato anch'io all'inizio. Ma guardati in giro. Siamo anche i membri più anziani dell'ordine.» «E dunque i più esperti. Chi meglio di noi cui affidare una missione simile?» «I giovani?» suggerì Norberto. «Gli energici?» «I giovani fanno troppe domande», osservò Jiménez dando un colpetto sul braccio a Norberto. «Sono un po' come te, vecchio amico mio. Forse il padre generale vuole degli uomini. Uomini di cui si possa fidare. Uomini cui può chiedere di fare una cosa ed essere certo che sarà fatta, senza indugi o lagnanze.» Norberto non era tanto sicuro di questo. Non sapeva neppure perché la pensasse in questo modo. Forse era colpa del suo tremendo dolore o dell'arroganza con cui era stato convocato a Madrid. O forse, pensò un po' vanitosamente, Dio gli stava dando un colpetto come aveva appena fatto Jiménez. «Sai almeno dove ci riuniremo?» domandò. «Quando padre Francisco ha telefonato», rispose Jiménez, «ha detto che saremmo stati condotti a Nuestra Senora de la Almudena.» Le sue guance morbide e bianche incorniciarono un mite sorriso. «È strano lasciare una piccola parrocchia per un luogo come quello. Mi chiedo se Nostro Signore provasse la stessa sensazione quando iniziò il suo ministero in Galilea. "Bisogna che io annunzi il Regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato"», disse citando il Vangelo. Poi si appoggiò allo schienale, Tom Clancy
207
1998 - Equilibri Di Potere
sempre sorridendo. «È una sensazione strana, Norberto, ma al tempo stesso gradevole, essere mandati.» Padre Alcazar guardò gli altri sacerdoti davanti a sé. Non condivideva l'ottimismo di Jiménez. La cura delle anime sarebbe dovuta avvenire prima che le anime si rivoltassero l'una contro l'altra. Prima che si volgessero all'insurrezione... e all'omicidio. Né Norberto pretendeva di sapere cosa avesse provato Gesù quand'era andato nel deserto. Tuttavia, pensandoci, immaginò che Gesù fosse disturbato e oppresso da una società corrotta dal pregiudizio e dal sospetto, dalla violenza e dall'immoralità, dalla cupidigia e dalla discordia. Di fronte a ciò, c'era un unico luogo cui Gesù avrebbe potuto rivolgersi in cerca di forza. Nella sua angoscia, Norberto aveva momentaneamente perso di vista quel luogo. Chiudendo gli occhi e chinando il capo, pregò Dio affinché gli desse il coraggio di sopportare quel fardello, la saggezza per capire ciò che era giusto e la forza di sconfiggere il suo improvviso rancore. Aveva bisogno di aggrapparsi alla fede che stava rapidamente scivolando via. L'aereo giunse a Madrid per tempo, ma fu costretto a girare in cerchio sopra l'aeroporto per parecchi minuti. Il traffico militare, venne spiegato loro, aveva la priorità. In effetti era molto intenso, da quel che poterono vedere dal finestrino. Quando alle dieci finalmente riuscirono ad atterrare, entrarono nel terminal due, dove si unirono a ecclesiastici provenienti da ogni parte del Paese. Padre Norberto ne riconobbe alcuni: padre Alfredo Lastras da Valencia, padre Casto Sampedro da Murcia e padre Cesar Flores da Leòn. Ma ebbe soltanto il tempo di stringere qualche mano e scambiare qualche saluto prima che il gruppo venisse accompagnato a bordo di un vecchio autobus e condotto alla Catedral de la Almudena. Norberto si sedette accanto al finestrino aperto, e padre Jiménez si accomodò al suo fianco. Il traffico era scarso in città lungo l'Avenida de America, e raggiunsero la famosa - e sfortunata - cattedrale in poco meno di venti minuti. La Catedral de Nuestra Senora de la Almudena era stata iniziata nel nono secolo dopo Cristo, ma poco più delle fondamenta era stato completato prima che i lavori venissero sospesi a causa dell'arrivo dei mori, che innalzarono nei pressi la loro poderosa fortezza. Quando i mori furono scacciati e la fortezza venne demolita per far posto al palazzo reale, venne stabilita anche la ripresa dei lavori della cattedrale. Tuttavia, il potente e invidioso arcivescovo di Toledo non voleva che sorgesse nessuna Tom Clancy
208
1998 - Equilibri Di Potere
chiesa più imponente della sua. Coloro che osarono finanziare il progetto di un luogo di culto su un terreno profanato dai musulmani dovettero affrontare la scomunica e la morte. Passarono così settecento anni prima che riprendessero i lavori, e anche allora con scarsità di denaro e risorse. Alcune sezioni dell'edificio vennero terminate, poi l'opera, caratterizzata da una caotica commistione di stili, venne abbandonata. Finalmente, nel 1870, la composita struttura venne abbattuta e fu progettata una nuova chiesa neogotica. I lavori furono avviati nel 1883, ma il regolare esaurirsi dei fondi portò alla loro interruzione nel 1940. Solo nel 1990 si decise seriamente di ultimare la costruzione della cattedrale. Tuttavia, una volta ancora i miliardi di pesetas necessari all'esecuzione dei lavori non erano disponibili. Per ironia, solamente tre settimane prima era stata applicata l'ultima mano di colore ai fregi della trabeazione principale. Gli ingranaggi del cambio protestarono rumorosamente mentre l'autobus rallentava all'improvviso. Avevano appena lasciato la Calle Mayor per svoltare su Calle de Bailén, dove migliaia di persone si erano radunate fuori dai campanili gemelli della chiesa. Più in là c'erano gruppi di reporter e telecamere. I giornalisti della stampa erano a piedi e le troupe televisive a bordo di furgoni parcheggiati. Benché la folla fosse tenuta a bada da una falange di agenti della polizia municipale, l'arrivo dell'autobus carico di sacerdoti parve infiammarla. La gente cominciò a urlare chiedendo aiuto e un asilo sicuro. Il calore all'interno dell'automezzo sembrava amplificare le voci e trasportarle a ogni orecchio come una campana di chiesa nel silenzio del mattino. Quelli non erano rifugiati politici, ma anziani, donne con bambini, scolari. Erano in preda al panico e il loro numero - al pari della loro passione - sembrava aumentare man mano che l'autobus procedeva a passo d'uomo verso la facciata della cattedrale. I preti si scambiarono occhiate silenziose; non si sarebbero mai aspettati una simile disperazione. Tenendosi sottobraccio, una fila di poliziotti riuscì finalmente a frapporsi tra l'autobus e la calca. Padre Francisco uscì dalla chiesa e usò un megafono per supplicarli di essere pazienti, facendo contemporaneamente segno ai quarantaquattro membri del clero di entrare. Presero ad avanzare lentamente in fila indiana, stretti fra due ali di folla in tumulto. A Norberto tornarono in mente la moltitudine di persone affamate che in passato aveva aiutato a nutrire in Ruanda e i senzatetto che aveva assistito in Nicaragua. Era sbalorditivo il potere che i deboli riuscivano a esercitare quando si Tom Clancy
209
1998 - Equilibri Di Potere
riunivano in massa. Quando tutti i sacerdoti furono all'interno, vennero chiuse le porte alle loro spalle. Dopo il viaggio in aereo, lo stridore del cambio del bus e le urla della folla, il pesante silenzio era confortante. Ma non reale, rammentò Norberto a se stesso. La paura e la sofferenza che c'erano fuori... quelli erano reali e destinati ad aumentare. Bisognava occuparsene al più presto. Il superiore generale Gonzàlez era già nell'abside della cattedrale, intento a pregare in silenzio. Mentre il gruppo sfilava lungo la navata centrale, gli unici rumori erano lo strascichio delle scarpe e il fruscio degli abiti talari. Padre Francisco camminava in testa. Quando raggiunsero il transetto, si voltò e alzò entrambe le mani per fermare gli altri, quindi proseguì da solo. Norberto non era un grande ammiratore del superiore generale Gonzàlez. Alcuni sostenevano che il cinquantasettenne capo dei gesuiti era utile all'ordine perché cercava di ottenere il favore del Vaticano e l'attenzione del mondo. Ma solo a condizione che i sacerdoti spagnoli predicassero le sue idee, appoggiassero i suoi candidati politici conservatori e raccogliessero cospicue donazioni per la parrocchia, una minima parte della ricchezza e del sostegno che lui calamitava prendeva la loro strada. Norberto era persuaso che il superiore generale fosse più interessato a estendere il potere e l'influenza di Orlando Gonzàlez che dei gesuiti spagnoli. Gonzàlez era il superiore generale, e Norberto non si sarebbe mai permesso di sfidarlo o criticarlo apertamente. Tuttavia, trovarsi al suo cospetto in quella sontuosa cattedrale non gli riscaldava l'anima di quella devozione che avrebbe voluto sentire... che avrebbe avuto bisogno di sentire. Era ancora angosciato e cinico, e adesso anche sospettoso. Gonzàlez si preoccupava davvero per il popolo? O si preoccupava piuttosto che la rivoluzione potesse indebolire la sua autorità? Oppure sperava che un nuovo leader si rivolgesse a lui per aiutarlo a ottenere il supporto dei gesuiti spagnoli? Dopo tre o quattro minuti di silenziosa preghiera, Gonzàlez si voltò all'improvviso verso i preti, i quali si fecero il segno della croce mentre lui impartiva la benedizione. Quindi avanzò lentamente verso di loro, gli occhi pallidi sul lungo viso bruno e aristocratico levati verso il cielo. «Perdonaci, o Signore», disse, «poiché questo giorno è stato il primo Tom Clancy
210
1998 - Equilibri Di Potere
giorno in più di mille anni in cui le porte di questa cattedrale sono state sprangate dall'interno.» Abbassò lo sguardo sui sacerdoti. «Tra un momento riaprirò quelle porte. Io devo andare, ma padre Francisco assegnerà a ciascuno di voi un settore della cattedrale. Vi chiedo di parlare a turno ai fedeli, assicurandogli che questa non è la loro battaglia. Che Dio si prenderà cura di loro e che i governanti spagnoli riporteranno la pace.» Si fermò a fianco di Francisco. «Ringrazio ognuno di voi per essere venuto», proseguì. «La popolazione di Madrid ha bisogno di guida spirituale e rassicurazioni. Ha bisogno di sapere che in questo periodo travagliato non sarà abbandonata. Una volta ripristinato l'ordine a Madrid, e restaurata la sua fede, potremo partire e ristabilire la pace nel resto del Paese.» Il superiore generale Gonzàlez passò accanto ai preti. La sua veste nera ondeggiava pesantemente mentre si dirigeva verso la porta con passo sicuro, senza fretta, come se tutto fosse sotto controllo. Osservandolo allontanarsi, Norberto realizzò all'improvviso con orrore che forse era davvero così. Che forse lo scopo di quella missione non era di assistere le anime impaurite e bisognose... non per il loro bene, comunque. Non poteva essere che i più sereni e devoti, i più fidati sacerdoti del Paese fossero stati condotti lì con un unico fine... controllare la folla? Creare un'esigenza di conforto, renderla frenetica tenendo chiuse le porte della chiesa, e poi dispensare generosamente tale conforto? Padre Norberto era spaventato. E si sentiva sporco. Il superiore generale non stava cercando di accattivarsi il favore dei leader di quella rivolta. Norberto aveva il tremendo sospetto che Gonzàlez facesse già parte di quel processo che mirava ad assicurare un nuovo governo al Paese. Un nuovo governo della Spagna con lui come capo spirituale.
31 Martedì, ore 10.20, Madrid, Spagna Maria era convinta che in effetti il generale Amadori si trovasse nella sala del trono del Palacio Real. Tuttavia, non vi andò direttamente dopo essere sfuggita ai soldati. Le occorreva un'uniforme e le occorreva un alleato. Prima doveva procurarsi l'uniforme. Si infilò in uno dei gabinetti del bagno degli uomini, che Tom Clancy
211
1998 - Equilibri Di Potere
precedentemente - e formalmente - era stato el corto de cambiar por los attendientes del rey, lo spogliatoio riservato al seguito del re. Adesso i soldati entravano e uscivano con passo pesante, senza alcun riguardo per il suo prestigioso passato. Maria non era una monarchica, ma era una spagnola, e quel luogo aveva svolto un ruolo importante nella storia della Spagna. Meritava maggior rispetto. L'ampia stanza bianca aveva arredi e cornici di marmo, ed era situata nel settore sudorientale del palazzo, non lontano dalla camera da letto del re. Maria l'aveva raggiunta spostandosi con cautela da un vano della porta all'altro. Le stanze erano perlopiù deserte; quelle che non lo erano, le aveva evitate. Se la sua fuga aveva provocato un allarme di qualche tipo, le ricerche sarebbero state circoscritte all'area intorno alla sala della musica e alla sala del trono. Era un uso appropriato delle forze disponibili. Sapevano che prima o poi avrebbe tentato di raggiungere Amadori. Il trucco stava nel non farsi notare. L'uniforme le arrivò per gentile concessione di un giovane sergente, entrato nello spogliatoio insieme a due commilitoni. Quando aprì la porta del gabinetto, si trovò davanti Maria, accovacciata sul water, con entrambe le pistole puntate verso di lui. «Entra e chiudi a chiave la porta», ringhiò lei piano. Il ronzio del ventilatore sul soffitto copriva la sua voce. C'è un momento in cui la maggior parte delle persone che si trovano di fronte una pistola restano paralizzate. Durante quel breve istante, l'individuo che impugna l'arma deve dare un ordine. Se questo è impartito immediatamente ed energicamente, di solito viene eseguito. In caso contrario, se il bersaglio viene colto dal panico, ci sono solo due alternative: tirarsi indietro o fare fuoco. Maria aveva già deciso che avrebbe sparato a chiunque si fosse trovato nella stanza prima di farsi catturare. Per fortuna il soldato, con gli occhi sbarrati, fece come gli era stato ordinato. Non appena la porta fu chiusa, Maria gli fece segno con una pistola di avvicinarsi, tenendo l'altra puntata verso la sua fronte. «Intreccia le dita dietro la testa», disse. «Poi girati e indietreggia verso di me.» L'altro intrecciò le dita dietro il berretto militare. Maria posò una delle pistole sulla cassetta dell'acqua, si impossessò di quella del sergente e la infilò dietro i jeans. Quindi recuperò l'arma che aveva appoggiato sulla vaTom Clancy
212
1998 - Equilibri Di Potere
schetta e salì sul sedile del water. «Abbassa le chiappe», ordinò, dandogli un colpetto nel posteriore con la pistola, «e siediti sul bordo della tazza, sopra le mani.» Il soldato obbedì. «Quando i tuoi amici avranno finito», gli bisbigliò all'orecchio, «digli di andarsene senza di te. Altrimenti, sei morto.» Maria e il sergente - la sua targhetta recava il nome Garcìa - rimasero in attesa. Lei avrebbe potuto giurare di sentirgli battere il cuore. Quando gli altri lo chiamarono, lui seguì le istruzioni, e dopo che furono usciti, Maria gli disse di alzarsi e di levarsi la divisa. Quando si fu spogliato, Maria lo fece voltare e gli intimò di inginocchiarsi davanti alla tazza. «Per favore, non mi sparare», implorò lui. «Ti prego.» «Non ti sparerò», promise Maria, «se farai come ti dico.» C'erano due cose che poteva fare. Una era riempirgli la bocca di carta igienica, rompergli le dita per impedirgli di tirarla fuori e poi legarlo al pesante coperchio dello sciacquone. Ma questo avrebbe richiesto troppo tempo. Invece, gli sferrò un violento calcio alla nuca che lo mandò a sbattere contro la tazza di ceramica e gli fece perdere i sensi. Probabilmente gli aveva causato una commozione cerebrale, ma le lesioni erano inevitabili in simili frangenti. Afferrando l'uniforme e le pistole, si cambiò rapidamente nel gabinetto attiguo. La divisa le cascava da tutte le parti, ma bisognava accontentarsi. Dopo aver raccolto i capelli sotto il berretto, mise nella fondina la pistola del sergente e nascose le altre sotto la giubba. Pigiò i suoi vestiti nel cestino per la carta straccia, tranne le scarpe, le cui suole si strofinò sulle guance per creare una parvenza di barba. Quando ebbe terminato, gettò via anche le scarpe e andò davanti allo specchio per darsi un'ultima controllata. In quel mentre, entrarono in fretta e furia altri due sergenti. «Sei in ritardo, Garcìa!» abbaiò uno di loro, passando accanto a Maria e seguendo il compagno verso l'orinatoio. «Il tenente ha concesso a ogni gruppo cinque minuti per fare...» L'uomo si fermò e si voltò. Maria non gli diede il tempo di agire. Gli si piantò di fronte e pose il ginocchio destro dietro il suo ginocchio sinistro, quindi gli serrò il braccio destro intorno al collo e lo tirò indietro sopra la propria gamba sinistra, facendolo cadere lungo disteso. Poiché il suo peso poggiava sulla gamba destra, riuscì a sollevare quella sinistra e affondò energicamente il piede sul torace del sergente, rompendogli Tom Clancy
213
1998 - Equilibri Di Potere
qualche costola e lasciandolo senza fiato. Il suo compagno era ancora girato verso l'orinatoio; quando si voltò, Maria aveva già scavalcato il sergente e si stava muovendo verso di lui. Senza fermarsi, alzò la gamba destra e assestò una tremenda ginocchiata alle reni del soldato, che sbatté contro il vespasiano e crollò all'indietro. Mentre urtava il pavimento piastrellato, Maria lo colpì alla tempia con il tacco, e lui perse immediatamente conoscenza. Poiché l'altro uomo continuava a gemere, Maria piroettò agilmente su se stessa e gli appioppò un calcio sul lato della testa, spedendolo a sua volta nel mondo dei sogni. Maria vacillò all'indietro. Aveva chiamato a raccolta tutte le residue energie per l'attacco, e lo sforzo l'aveva prosciugata. Le percosse subite nella sala della musica la facevano soffrire terribilmente, e quell'esercizio fisico non l'aveva certo aiutata. Ciononostante, aveva ancora una missione da compiere, e intendeva portarla a termine. Si avvicinò con passo malfermo al lavabo, fece coppa con le mani sotto il getto dell'acqua e bevve. Poi ricordò qualcosa che aveva detto l'uomo svenuto sul pavimento. I soldati avevano il permesso di andare in bagno a intervalli di cinque minuti. Lei ne aveva già consumati due. Non c'era tempo da perdere. Raddrizzandosi, Maria si voltò e si diresse verso la porta. Senza esitare, uscì dalla stanza, girò a destra e poi a sinistra alcune porte più in giù, tornando nel corridoio che portava alla sala del trono. C'erano dei soldati di piantone, ma lei continuò a camminare spedita, come se avesse fretta di andare da qualche parte. Lavorando nella clandestinità, Maria aveva imparato che erano necessarie due cose per il buon esito di un'infiltrazione. Primo, dovevi comportarti come se avessi il diritto di trovarti dov'eri. In questo modo, nessuno ti faceva domande. Secondo, dovevi agire come se avessi qualche posto da raggiungere... immediatamente. Se ti muovevi con passo svelto e sicuro, nessuno ti fermava. Era convinta che questi espedienti, in aggiunta all'uniforme, le avrebbero consentito di tornare nella sala degli alabardieri. Dopodiché, Maria avrebbe avuto bisogno di quattro cose per arrivare fino ad Amadori. Le pistole, astuzia... e due alleati speciali.
32 Martedì, ore 4.30, Washington, D.C. Tom Clancy
214
1998 - Equilibri Di Potere
Mike Rodgers raggiunse Paul Hood nel suo ufficio per attendere notizie sullo spiegamento dello Striker Team. Poco dopo l'arrivo del generale, chiamò Steve Burkow con le ultime novità dalla Casa Bianca. Hood si augurò che la telefonata si limitasse a questo. Il bellicoso consigliere per la Sicurezza Nazionale aveva l'abitudine di usare quelle telefonate per spingere l'agenda del presidente. Secondo Burkow, il re di Spagna aveva telefonato al presidente dalla sua residenza di Barcellona. Ufficiali fedeli al sovrano avevano confermato che il generale Rafael Amadori, capo dei servizi segreti dell'esercito e uno dei comandanti militari più influenti di Spagna, aveva trasferito il suo centro di comando nella sala del trono del palazzo reale. Rodgers e Hood si scambiarono un'occhiata. Senza dire una parola, il primo andò al telefono vicino al divano per avvisare Luis all'Interpol che il bersaglio era stato localizzato con certezza. Hood si concesse un piccolo sorriso, soddisfatto che le loro supposizioni si fossero rivelate esatte. «Adesso non ci sono più dubbi sui piani di questo generale Amadori», continuò Burkow. «Il presidente ha informato il re della presenza dello Striker Team a Madrid. Sua Maestà ha dato il suo assenso a intraprendere qualunque azione sia necessaria.» «Ci mancherebbe altro», commentò Hood. La mossa del presidente era stata opportuna, e probabilmente inevitabile, ma lo faceva sentire a disagio. «Non essere tanto frettoloso nel giudicare il re», disse il consigliere per la Sicurezza Nazionale. «Ha anche riconosciuto che forse non sarà possibile mantenere unita la Spagna. Ha affermato che troppi demoni etnici da lungo tempo in fermento sono stati liberati. Ha anche detto al presidente che se l'ONU e la NATO collaboreranno a un pacifico smembramento della nazione, lui è disposto ad abdicare.» «E a cosa gioverebbe?» domandò Paul. «I poteri della monarchia sono soltanto formali.» «È vero, ma la sua abdicazione sarebbe un gesto simbolico rivolto al popolo spagnolo. Vuole dimostrargli che, se desidera l'autonomia, lui non l'ostacolerà. Tuttavia, è deciso a non consegnare il potere nelle mani di un tiranno.» Hood doveva ammettere che, quantunque probabilmente il sovrano avesse una fortuna ben custodita nelle banche straniere, c'era una logica ammirevole, se pure un po' esibizionistica, nella sua proposta. «E quando Tom Clancy
215
1998 - Equilibri Di Potere
intende compiere il gran gesto?» chiese. «Quando Amadori non rappresenterà più una minaccia», rispose Burkow. «A questo proposito, a che punto è la tua squadra?» «Siamo in attesa di notizie», disse il direttore dell'Op-Center. «Gli Strikers dovrebbero arrivare sull'obiettivo...» «Sono lì», annunciò Rodgers all'improvviso. «Resta in linea, Steve. Mike, che novità?» «Darrell ha appena sentito il colonnello August», spiegò il generale, il ricevitore sempre premuto contro l'orecchio. «Gli Strikers si sono schierati con successo lungo il lato orientale del teatro. Hanno il palazzo in vista e finora nessuno li ha infastiditi. I soldati sembrano concentrarsi esclusivamente sul palazzo. Il colonnello August resta in attesa di ulteriori istruzioni.» «Ringrazia Darrell da parte mia», disse Hood. Mentre riferiva l'informazione a Burkow, richiamò sullo schermo del computer il profilo della missione archiviato da McCaskey mezz'ora prima. C'era una cartina di quel settore di Madrid e una pianta dettagliata del palazzo reale, insieme a varie configurazioni d'assalto e infiltrazione. Secondo McCaskey, gli osservatori dell'Interpol avevano stimato le forze presenti al palazzo in quattro o cinquecento uomini, per la maggior parte radunati fuori, all'estremità meridionale, dov'era ubicata la sala del trono. «Se dovessero entrare in azione adesso, quale sarebbe il piano?» volle sapere Burkow. Rodgers si era avvicinato alla scrivania e stava sbirciando sopra la spalla di Hood. Il direttore inserì il viva-voce. «C'è una fogna sull'angolo nord-ovest di Plaza de Oriente», disse Hood. «È collegata a una serie di cunicoli che facevano parte di un'antica fortezza dei mori. Oggi questi vengono usati come deposito di veleno per topi.» «Aspetta un secondo... come faranno a entrare nella fogna?» «Utilizzando un vecchio stratagemma della resistenza francese», intervenne Rodgers. «Creare un diversivo e colpire il bersaglio principale. Nulla di letale... solo un mucchio di fumo.» «Capisco.» «I cunicoli sono in comunicazione con la prigione sotterranea del palazzo», riprese Hood, «che non viene usata per questo scopo da oltre due secoli.» «Visto il passato della Spagna con l'Inquisizione», osservò Rodgers, Tom Clancy
216
1998 - Equilibri Di Potere
«non mi sorprende che non l'abbiano restaurata e aperta al pubblico.» «La prigione porterà gli Strikers giusto sotto la stanza degli arazzi», proseguì il direttore. «Da lì, è un breve tragitto fino alla sala del trono.» «Un breve tragitto in linea d'aria», notò il generale, «ma probabilmente il corridoio pullulerà di soldati. Se adotteranno lo schema del "triplo taglio", di certo ci saranno delle vittime tra gli spagnoli.» «Triplo taglio?» chiese il consigliere per la Sicurezza Nazionale. «Sì, signore», rispose Rodgers. «Tagliare in due qualunque resistenza, tagliare la gola all'obiettivo e poi tagliare la corda. In parole povere, se non si daranno la pena di procurarsi delle uniformi, di avvicinarsi di soppiatto ad Amadori e di ridurre al minimo le perdite... da entrambe le parti.» «Capisco.» «Era nostra intenzione aspettare notizie dal nostro infiltrato», disse Hood. «L'agente dell'Interpol che si è fatta catturare?» domandò Burkow. «Esatto. Non sappiamo se tenterà di contattarci o di eliminare da sola il bersaglio. Ma riteniamo sia meglio concederle ancora un po' di tempo.» Burkow rimase un attimo in silenzio. «Più aspettiamo, più corriamo il rischio che Amadori si rafforzi. C'è un punto in cui un usurpatore cessa di essere considerato un ribelle e diventa un eroe per la popolazione. Come Castro quando rovesciò Batista.» «Certo, è un rischio», riconobbe Hood. «Ma non pensiamo che Amadori sia già a quel punto. Ci sono ancora parecchi focolai di rivolta, e in nessuno dei notiziari che abbiamo seguito si è fatto riferimento ad Amadori come al leader ad interim del Paese. Finché non si uniranno a lui alcune figure di primo piano - non solo del mondo politico, ma anche economico e religioso - verosimilmente se ne starà nascosto.» «Ha già cominciato a esercitare forti pressioni sui pezzi grossi dell'industria», ricordò Burkow. «Gli uomini sullo yacht e i membri della familia che ha catturato...» «Con ogni probabilità ne spaventerà altri per metterli in riga», convenne Paul, «ma dubito che questo accadrà nella prossima ora o due.» «Quindi sei dell'avviso che dovremmo aspettare?» «Lo Striker Team è allertato e pronto ad agire. È improbabile che un rinvio risulti dannoso, e forse ci darà la possibilità di ottenere qualche preziosa informazione di prima mano.» «Non concordo sul fatto che un rinvio non possa rivelarsi dannoso», Tom Clancy
217
1998 - Equilibri Di Potere
obiettò Burkow. «Il generale VanZandt è del parere che potrebbe offrire ad Amadori l'opportunità di rafforzare ulteriormente la sua sicurezza personale. E mettere le mani su di lui è l'obiettivo primario.» Hood alzò lo sguardo verso Rodgers. Sapevano entrambi a cosa voleva alludere il consigliere per la Sicurezza Nazionale: quello non era il momento di essere cauti. Paul era d'accordo, almeno in parte. Blitzkrieg, purghe e omicidi sembravano inserire Amadori nella stessa categoria di Hitler e Stalin, non di Fidel Castro o Francisco Franco. Non gli si poteva consentire di governare la Spagna. «Steve», disse Hood, «sono d'accordo con te. Amadori è l'obiettivo primario. Ma gli Strikers sono l'unica risorsa a nostra disposizione. Se li usiamo in modo avventato, metteremo a repentaglio le loro vite e il successo della missione.» Gettò un'occhiata all'orologio del computer. Il suo assistente, Bugs Benet, lo aveva programmato in maniera che indicasse sia l'ora locale sia quella di Madrid. «In Spagna sono quasi le undici di mattina», proseguì il direttore. «Aspettiamo di vedere com'è la situazione a mezzogiorno. Se per allora non avremo avuto notizie da Maria Corneja, lo Striker Team entrerà in azione.» «Possono succedere molte cose in un'ora», protestò Burkow. «L'avallo di qualche personaggio chiave potrebbe rendere Amadori inarrestabile. Se lo leviamo di mezzo a quel punto, avremo ucciso un leader mondiale invece che un traditore.» «Me ne rendo conto», replicò Hood. «Ma ci occorrono altri dati.» «Ascolta», insistette l'altro. «Comincio a perdere la pazienza. La tua unità è una delle migliori forze di pronto intervento del mondo. Non tenere i tuoi ragazzi al guinzaglio. Lasciali liberi di agire. Raccoglieranno le loro informazioni strada facendo.» «No», disse Paul con enfasi. «Non ci sono ancora le condizioni. Voglio concedere un'altra ora a Maria.» «Perché?» domandò Burkow. «Stammi a sentire, se hai paura di dare l'ordine di far fuori quel figlio di puttana d'un generale...» «Paura?» scattò Hood. «Quel bastardo è stato a guardare mentre ammazzavano Martha. Credi che non sarei ben felice di fargliela pagare?» «Allora qual è il problema?» «Il problema è che siamo così maledettamente concentrati sul bersaglio che non abbiamo elaborato una strategia di fuga per gli Strikers.» Tom Clancy
218
1998 - Equilibri Di Potere
«Non avete bisogno di Maria per questo», osservò Burkow. «Possono uscire nello stesso modo in cui sono entrati.» «Non intendevo dire che abbiamo bisogno di una strategia di fuga dal palazzo», ribatté Hood. «Sto parlando di colpevolezza. Chi si prenderà la responsabilità di questa operazione, Steve? Il presidente ha discusso della questione con il re?» «Non lo so. Non ero presente alla conversazione.» «Dovremo sconfessare gli Strikers? Dire che sono dei mercenari, dei mascalzoni, e abbandonarli al loro destino?» «Talvolta deve accadere.» «Già, talvolta accade», convenne Hood. «Ma non quando c'è un'alternativa. E qui l'alternativa è lasciare che sia implicata una cittadina spagnola. Una patriota. Qualcuno che gli Strikers hanno il compito di supportare, anche se è solo un paravento a uso e consumo dell'opinione pubblica.» Burkow non replicò. «Perciò aspetteremo notizie di Maria fino a mezzogiorno», riprese Paul. «In caso contrario, non avrò nessun problema a dare l'ordine di far fuori quel figlio di puttana.» Seguì una lunga pausa di silenzio carico di tensione. Infine, fu Burkow a interromperlo. «Posso dire al presidente che avverrà a mezzogiorno?» chiese. «Sì», rispose Hood. «Bene», disse l'altro con freddezza. «Ci risentiamo a quell'ora.» Il consigliere per la Sicurezza Nazionale riattaccò. Hood guardò Rodgers. Il generale stava sorridendo. «Sono orgoglioso di te, Paul», disse. «Davvero orgoglioso.» «Grazie Mike.» Hood chiuse il file e si strofinò gli occhi. «Dio, come sono stanco. Stanco di tutto questo.» «Riposati un po'», suggerì Rodgers. «Ci penso io qui.» «Non finché non sarà finita. Ma puoi farmi un favore.» «Certo.» Hood sollevò il ricevitore del telefono. «Chiederò a Bob Herbert e Stephen Viens di cercare di localizzare quella donna. Nel frattempo, vedi se Darrell può fare qualcosa. Un'ora non è molto, ma forse qualcuno in passato ha piazzato delle microspie nel palazzo. Vedi se riesce a scovare qualche nemico del re.» Tom Clancy
219
1998 - Equilibri Di Potere
«Sarà fatto.» «E assicurati che informi gli Strikers di quello che stiamo aspettando.» Il generale annuì e uscì dall'ufficio, chiudendosi la porta alle spalle. Hood telefonò a Herbert e Viens, dopodiché incrociò le braccia sulla scrivania e vi posò sopra la fronte. Era stanco. E non era particolarmente fiero di sé. Tutt'altro. Era disgustato dalla propria sete di vendetta nei confronti di Amadori, benché fosse stato qualcun altro a progettare e mettere in atto l'omicidio di Martha Mackall. Faceva tutto parte dello stesso, disumano scenario. Tuttavia, da lì a un'ora sarebbe finito tutto. Amadori sarebbe morto oppure sarebbe diventato il padrone della Spagna, nel qual caso il problema sarebbe stato del mondo, non suo. E lui avrebbe fatto ritorno a casa... ma con che cosa? Nulla, a parte qualche soddisfazione personale, qualche tremendo rimorso, e la prospettiva di altre giornate più o meno simili fin tanto che fosse rimasto all'Op-Center. Non era abbastanza. Non sarebbe mai riuscito a convincere Sharon a vedere le cose a modo suo. Ma mentre sedeva lì alla scrivania, con la mente confusa e i sentimenti ben chiari, doveva ammettere che non era più tanto sicuro di aver ragione. Era meglio avere stimolanti sfide professionali e il rispetto di Mike Rodgers? O era meglio avere un lavoro meno impegnativo, uno che gli lasciasse il tempo di godere dell'amore di sua moglie e dei suoi figli, e delle piccole gioie che potevano condividere insieme? Perché sono obbligato a scegliere? si chiese. Ma conosceva la risposta. Perché il prezzo da pagare per far parte della élite del potere, in qualunque campo, era tempo e alacrità. Se voleva riconquistare la sua famiglia, doveva fare delle rinunce. Avrebbe dovuto ripiegare su un impiego in un'università, in una banca, o in un centro di ricerca - qualcosa che gli lasciasse il tempo per concerti di violino e partite di baseball e serate davanti al televisore. Hood sollevò la testa, si girò verso il computer e, mentre aspettava notizie dalla Spagna, digitò sulla tastiera: Signor presidente, con la presente, rassegno il mandato di direttore dell'Op-Center. Cordiali saluti, Tom Clancy
220
1998 - Equilibri Di Potere
Paul Hood
33 Martedì, ore 10.32, Madrid, Spagna Quando Maria finalmente sbucò nel corridoio fuori dalla sala degli alabardieri, non fu più capace di procedere con cautela. La sala era situata verso l'estremità più vicina del lungo corridoio, pieno di soldati che a gruppi perlustravano minuziosamente le stanze del palazzo. Non aveva dubbi sul fatto di essere lei l'oggetto delle loro ricerche. Era stato relativamente facile giungere fin lì. C'erano un mucchio di camere comunicanti lungo il percorso, ed era riuscita a stare alla larga dal corridoio. L'unica sosta l'aveva fatta per tentare di mettersi in contatto con Luis. Ma i telefoni del palazzo erano stati staccati, ed era troppo rischioso cercare di sottrarre una radio a uno degli ufficiali addetti alle comunicazioni. Lottando contro il dolore, avanzò con passo spedito e risoluto, le braccia che oscillavano rigide lungo i fianchi, il berretto calcato sulla fronte, lo sguardo fisso davanti a sé. Mantieni un 'aria marziale, continuava a ricordare a se stessa. Maria era convinta che nella gran parte dei casi un'infiltrazione andasse effettuata muovendosi nell'ombra, senza far rumore. Ma nell'attuale situazione, non era possibile avvicinarsi furtivamente all'obiettivo. L'unica cosa da fare era comportarsi come se appartenesse alla guarnigione del palazzo. Sfortunatamente, sebbene ci fossero delle donne arruolate nelle forze armate spagnole, nessuna di loro era assegnata a unità da combattimento. Ecco perché si diresse al piccolo trotto verso la sala degli alabardieri. Il berretto le nascondeva i capelli e la giubba militare le braccia e il petto. Se fosse riuscita a entrare in quella stanza, aveva un piano che l'avrebbe portata dritta alla sala del trono. Se si fosse messa a correre troppo velocemente, Maria sapeva che avrebbe attirato l'attenzione. D'altra parte, se avesse camminato troppo piano, temeva che qualcuno l'avrebbe fermata per chiederle come mai non si trovasse con il suo reparto. Il cuore le batteva all'impazzata, il corpo le doleva per via delle percosse, ed era spaventata per il destino della Spagna. Ma la sofferenza, il pericolo e soprattutto la responsabilità che gravava Tom Clancy
221
1998 - Equilibri Di Potere
sulle sue spalle la facevano sentire pronta e vitale. Questi momenti somigliavano all'istante prima di tirare la fune di un paracadute o di salire sul palcoscenico. Erano momenti di un'intensità straordinaria, che non si potevano paragonare a nient'altro nella vita. Alcune teste si girarono a guardarla, ma lei era già lontana prima che qualcuno avesse la possibilità di vederla in faccia. Mentre si accingeva a svoltare nella sala degli alabardieri, Maria andò quasi a sbattere contro una figura familiare che stava uscendo a grandi passi proprio in quel momento; era il capitano che aveva ordinato il suo pestaggio. L'ufficiale si bloccò e la guardò in cagnesco mentre lei faceva il saluto militare e gli passava di fianco, cercando di nascondere il volto sotto la mano e tenendo gli occhi bassi. Le servivano solo pochi altri secondi. Maria scorse Juan e Ferdinand davanti a sé, seduti a gambe incrociate e capo chino ai margini della folla. I prigionieri erano diminuiti di numero rispetto a prima, e sembravano anche più irrequieti. Questo probabilmente era dovuto alla preoccupazione per la sorte degli altri e al fatto che anche i ranghi dei soldati si erano assottigliati. Maria suppose che fossero impegnati a cercarla. Nessuna delle guardie nella sala badò a lei mentre si faceva largo verso i due membri della familia. «Ehi, aspetti!» risuonò la voce del capitano dal vano della porta, alle sue spalle. Juan e Ferdinand alzarono lo sguardo. Maria continuò ad avanzare verso di loro. «Dico a lei!» tuonò il capitano. «Sergente! Resti dov'è!» Maria era a non più di venti passi da Juan, ma non ce l'avrebbe mai fatta a raggiungerlo prima di doversi occupare del capitano. Imprecò in silenzio, continuando a camminare. Juan adesso la stava fissando. Era frustrante che lui non l'avesse riconosciuta e il capitano invece forse sì. La sala del trono era una dozzina di metri più avanti, oltre la folla di prigionieri. C'erano sempre delle guardie ai lati dell'ingresso, e la stavano guardando. Doveva arrivare laggiù, ma non era in grado di farlo da sola. «Signore, devo fare rapporto al generale», disse con stizza senza fermarsi né voltarsi. Ogni secondo era importante. Doveva avvicinarsi di più a Juan, e voleva inoltre che lui sentisse la sua voce e capisse chi era. Anche il capitano di certo lo avrebbe capito, ma non c'era modo di evitarlo. «Lei!» ruggì l'ufficiale quando Maria parlò. «Si fermi subito e alzi le Tom Clancy
222
1998 - Equilibri Di Potere
mani!» Maria rallentò il passo, ma non si fermò. Aveva bisogno di arrivare davanti a Juan. «Le ho detto di fermarsi!» urlò il capitano. Maria raggiunse i margini dell'assembramento, poi si fermò. «Adesso», le intimò l'ufficiale, «alzi lentamente le mani. Se farà un movimento improvviso, le spareremo.» La giovane donna fece come le era stato detto. Osservò Juan sgranare gli occhi per la sorpresa nel riconoscerla. I soldati dislocati nella stanza non avevano ancora messo mano alle armi. Maria aveva soltanto pochi istanti prima che venisse ordinato loro di farlo. «Caporalmaggiore!» abbaiò il capitano. Uno dei sottufficiali di guardia alla sala del trono scattò sull'attenti. «Comandi, signore.» «La disarmi!» ordinò il capitano. «Sì, signore.» «Le mie... le mie gambe», si lamentò Maria, iniziando a barcollare davanti a Juan. «Posso sedermi?» «Non si muova!» ringhiò l'ufficiale. «Ma mi fanno male...» «Silencio!» Maria vacillò ancora per un momento. Il caporalmaggiore si stava aprendo un varco nella calca verso di lei. Non poteva più aspettare. Non pensava che le avrebbero sparato, soprattutto se si trovava a terra. Questo avrebbe potuto scatenare una rivolta. Gemendo, crollò sulle ginocchia e cadde in avanti contro Juan. «Si alzi!» le ingiunse il capitano. Mentre fingeva di tirarsi faticosamente in piedi, Maria estrasse le pistole da sotto la giubba e le cacciò in mano a Juan. Lui le prese senza farsi notare, e quando Ferdinand si curvò per soccorrere Maria, gliene infilò una sotto il ginocchio piegato. «Amadori è nella sala del trono», bisbigliò Maria mentre le mani la aiutavano a sollevarsi sulle ginocchia. «Non ce la faremo mai...» sussurrò Juan. «Dobbiamo provarci!» sibilò lei. «Siamo morti in ogni caso!» In quel momento, il caporalmaggiore sbucò fuori dalla folla, si chinò verso Maria e la tirò su per il colletto con uno strattone. Lei emise un Tom Clancy
223
1998 - Equilibri Di Potere
grugnito e poi finse di inciampare di lato. Non appena si fu levata di mezzo, Juan spianò la pistola, mirò alla coscia del soldato e fece fuoco. L'uomo strillò e barcollò all'indietro su uno spruzzo di sangue. La sua pistola cadde sul pavimento e uno dei prigionieri fu lesto a raccoglierla. Riacquistando l'equilibrio, Maria estrasse la propria arma dalla fondina e si voltò verso il capitano. Ma l'ufficiale era già in posizione di sparo, ed esplose due colpi, uno dei quali raggiunse Maria al fianco sinistro. Lei si contorse dal dolore e il suo colpo andò a vuoto. Cascò addosso al prigioniero che aveva afferrato la pistola, il berretto le cadde dalla testa e i capelli si rovesciarono fuori. «Asesino!» urlò Juan alzandosi in piedi. «Assassino!» Ma prima che potesse premere di nuovo il grilletto, un proiettile lo colpì alla spalla sinistra, facendolo volare a terra con le braccia aperte. La pistola gli sfuggì di mano e scivolò ruotando sul pavimento in direzione del corridoio. Il capitano la recuperò mentre camminava a lunghi passi verso di loro. L'uomo che aveva sparato, l'altro soldato di guardia alla sala del trono, si fece avanti. «Rimani al tuo posto!» gridò il capitano. La folla di prigionieri cominciò a rumoreggiare, e le guardie sfoderarono le armi. All'improvviso, la porta della sala del trono si aprì e apparve l'aiutante personale del generale Amadori, il generale di divisione Antonio Aguirre. Impugnava un'automatica 9mm, che appariva solo leggermente meno intimidatoria del suo cipiglio. L'uomo, alto, magro e dalle spalle larghe, guardò in giro per la sala. «Qualche problema, capitano Infiesta?» chiese. «No, signore», rispose l'altro. «Non più.» «Chi è?» domandò Aguirre, puntando la pistola verso Juan. Il capitano indicò Maria. «Il suo complice», disse. Gli occhi scuri di Aguirre si posarono sulla donna. «E lei chi è?» «Credo sia una spia.» Maria si rialzò vacillando. «Non sono... una spia», insistette. Si stringeva il fianco sotto le costole, premendo sulla ferita, che sanguinava e pulsava violentemente. «Sono Maria Corneja, dell'Interpol. Sono venuta qui con delle informazioni per il generale. Ma invece di ascoltarmi, quest'uomo mi ha fatta picchiare.» Sollevò debolmente una mano e fece un cenno verso il capitano. «Io la ascolterò», disse l'aiutante di Amadori. «Parli.» «No, non qui...» Tom Clancy
224
1998 - Equilibri Di Potere
«Qui e adesso», tagliò corto Aguirre. Maria chiuse per un attimo gli occhi. «Sono stordita», disse con sincerità. «Posso sedere da qualche parte?» «Certamente», rispose Aguirre, sempre torvo in volto. «Capitano, conduca fuori questa donna e il suo complice, la faccia parlare e poi chiuda definitivamente la faccenda.» «Sì, signore.» Maria si voltò. «Signore!» urlò, e cominciò ad avanzare zoppicando verso Aguirre. Continuava a pensare che, se fosse riuscita ad accedere alla sala del trono, forse avrebbe potuto fare qualcosa... Si sentì agguantare per i capelli. «Verrà fuori, come le è stato ordinato», disse il capitano in tono duro. Maria era troppo debole per fare questioni. Inciampò e quasi cadde mentre veniva tirata verso la porta che immetteva nel corridoio. «Portate anche lui», ordinò il capitano, indicando Juan con un cenno. Due delle guardie afferrarono Juan sotto le ascelle. Il membro della familia fece una smorfia di dolore mentre veniva sollevato e trascinato via. Dietro di loro, Aguirre rientrò con calma nella sala del trono e chiuse la porta. Lo scatto della serratura fu l'unico suono nella grande stanza altrimenti silenziosa. Per Maria fu come se fosse stata chiusa una tomba. Quel rumore non solo segnava la fine dei suoi sforzi per entrare nella sala del trono, ma forse decretava anche la fine della stessa Spagna. Era furiosa con se stessa per non essere riuscita a portare a termine la missione. Per essere arrivata tanto vicina alla meta, e aver fallito. Il capitano fece voltare Maria e, sempre tenendola per i capelli, la sospinse verso la porta. Ogni passo le procurava una fitta lancinante lungo il fianco sinistro, dal tallone alla mascella. «Cosa... cosa avete intenzione di farci?» domandò Maria. «Portarvi di fuori per scoprire quello che sapete.» «Perché fuori?» Il silenzio del capitano era una risposta eloquente. Li stavano conducendo all'esterno perché là c'erano mura semplici e disadorne. Le mura contro cui venivano messi i condannati per essere fucilati.
34 Martedì, ore 10.46, Madrid, Spagna Tom Clancy
225
1998 - Equilibri Di Potere
Non appena sentì gli spari all'interno del palazzo, il colonnello August tirò fuori con noncuranza il cellulare dalla tasca dei pantaloni e digitò il numero dell'ufficio di Luis, tenendo il viso rivolto verso il sole che strisciava sugli edifici, beandosi del suo calore come un qualsiasi giovane in vacanza. Dietro di lui, gli altri Strikers fingevano di studiare una guida turistica, eccetto il soldato Pupshaw, che si trovava più giù lungo la strada, intento ad allacciarsi le scarpe sopra il paraurti di un'auto. Uno degli aghetti all'estremità della stringa conteneva un agente irritante ad alta concentrazione, principalmente cloroacetofenone - una blanda ma fumosa forma di gas lacrimogeno. Il secondo aghetto celava una bobina termica che veniva attivata rimuovendola dal laccio e che avrebbe causato lo sprigionamento del gas due minuti dopo essere stata collocata all'interno dell'altro puntale. «Parla il battitore», disse August. «Abbiamo appena avuto notizie da tre giocatori nello stadio.» Questo significava che aveva sentito tre spari nel palazzo. «Pare che siano piuttosto vicini al punto che vogliamo raggiungere.» «Può darsi che il nostro compagno di squadra abbia animato la partita», disse Luis. La linea rimase un istante silenziosa, poi il funzionario dell'Interpol aggiunse: «L'allenatore dice di portarsi in seconda base e indossare le divise. Chiamerà il ponte di coperta per vedere quello che sanno». La seconda base era la prigione direttamente sotto la stanza degli arazzi; il ponte di coperta indicava gli osservatori. «Eccellente», disse August. «Ci mettiamo all'opera.» Tolse la suoneria del cellulare per inserire il vibracall e lo rinfilò nella tasca. Ordinò agli Strikers di seguirlo, quindi alzò un braccio in direzione di Pupshaw, incrociando il medio e l'anulare della mano. Il giovane soldato ripeté lo stesso gesto; le due dita incrociate erano il segnale per unire i due aghetti della stringa. Il colonnello guidò la sua squadra verso la fogna nell'angolo nord-ovest della Plaza de Oriente. Avevano ripreso il tombino con una videocamera al loro arrivo ed esaminato la registrazione mentre andavano a zonzo per la piazza. Il caporalmaggiore Prementine e i soldati David George e Jason Scott avevano in mano le cuffie dei walkman, pronti a inserirle nelle fessure del tombino per sollevarlo. Le cuffie in realtà erano di titanio, in grado di sopportare il peso del coperchio di ferro. Tom Clancy
226
1998 - Equilibri Di Potere
August mise il braccio intorno a Sondra DeVonne come se fosse la sua compagna di viaggio. Camminando, i due ridevano e scherzavano. Ma quando August la guardava, in effetti osservava il traffico, quasi inesistente a causa dell'attività militare nella zona. E quando Sondra guardava il colonnello, teneva d'occhio i passanti; al pari delle strade, i marciapiedi erano relativamente deserti. Raggiunto l'angolo di Plaza de Oriente, rimasero in attesa di Pupshaw. Non appena lui arrivò, in mezzo alla via si sprigionò una luminosa e ondeggiante nube di fumo arancione. Il vento spinse il fumo nella loro direzione, che era la ragione per cui avevano scelto quel punto. George, Scott e Prementine si portarono al centro della strada, si inginocchiarono e infilarono l'estremità delle cuffie nelle fessure del chiusino, quindi, pochi secondi prima che la cortina fumogena li raggiungesse, lo sollevarono e lo spostarono di lato. Sondra estrasse una torcia non più grande del palmo di una mano dalla tasca della giacca a vento e illuminò l'apertura. Le lampadine tascabili non sarebbero servite soltanto a fare luce; nel corso dell'operazione, le segnalazioni luminose avrebbero costituito la loro normale forma di comunicazione. Così come indicato dalla pianta stradale dell'Interpol, all'interno c'era una scala. Sondra scese rapidamente, seguita da August, Aideen, Ishi Honda, e poco dopo dagli altri quattro Strikers; il tarchiato Pupshaw si attardò in cima alla scala per rimettere a posto il chiusino. L'intera operazione richiese meno di quindici secondi. La galleria era alta all'incirca tre metri ed era facile da percorrere. La rete fognaria veniva spurgata alle dodici e un minuto, e le acque di rifiuto arrivavano appena sopra il ginocchio. Ma il sollievo di trovarsi all'interno e in marcia verso l'obiettivo compensava il disagio causato dal liquame viscoso e dal fetore che emanava. Seguirono la pila di Sondra verso ovest e i cunicoli. Mentre avanzavano, August inserì l'auricolare EAR (Extended Audio Range), un dispositivo simile a un apparecchio acustico che consentiva una ricezione audio protetta entro un raggio superiore ai trecento chilometri. Un microfono fissato al petto gli permetteva di comunicare con il quartier generale dell'Interpol. Il canale sotterraneo svoltava verso nord in corrispondenza di un muro di mattoni, in cima al quale c'era un interstizio di un metro scarso l'ingresso dei cunicoli moreschi. Sondra DeVonne consegnò la torcia al soldato George mentre il soldato Scott la issava al di là del muro. Era stato Tom Clancy
227
1998 - Equilibri Di Potere
convenuto in anticipo che lei sarebbe stata l'elemento di testa della squadra, seguita da August e Aideen, con il caporalmaggiore Prementine a chiudere la fila. Il soldato DeVonne soffriva ancora di occasionali crisi emotive in conseguenza della morte del tenente colonnello Squires, avvenuta durante la sua prima missione con lo Striker Team. Tuttavia, August era felice di constatare che, sin dal loro arrivo a Madrid, Sondra era apparsa assolutamente concentrata. E lo era ancora di più adesso, muovendosi come un gatto, vigile e silenziosa. Da quando erano scesi nella fogna, nemmeno il passaggio di un topo era sfuggito alla sua attenzione. Dopo che Aideen e i sette Strikers ebbero scavalcato il muro di mattoni, proseguirono seguendo una mappa fatta stampare da Luis. Non era semplice procedere là sotto. Il soffitto era alto poco più di un metro e mezzo, e terriccio e pietrisco scricchiolavano rumorosamente sotto i loro piedi. I loro vestiti, prima viscidi, erano diventati spessi e duri asciugandosi nell'aria fredda e maleodorante. All'improvviso, August si bloccò. «Messaggio in arrivo», bisbigliò. Gli Strikers si strinsero in cerchio intorno a lui, con Sondra sempre davanti, Prementine in coda, e gli altri raggruppati su entrambi i lati. La vicinanza avrebbe consentito al comandante di parlare sottovoce in caso di nuovi ordini. «Siete dentro?» chiese Luis. «Ci siamo inoltrati per una quindicina di metri nei cunicoli», rispose August. Poiché la linea era protetta, resa indecifrabile a entrambi i capi, non c'era alcuna possibilità che la comunicazione venisse intercettata e nessun motivo di parlare in codice. «Dovremmo raggiungere la prigione sotterranea tra circa tre minuti.» «Probabilmente a quel punto riceverete l'ordine di procedere», lo informò Luis. «Abbiamo appena avuto notizie fresche dagli osservatori.» «Cosa sta succedendo?» «Maria Corneja è stata portata nel cortile. Sembra ferita.» «Gli spari che abbiamo sentito...?» «E' possibile. Il problema è che a quanto pare non saranno gli ultimi.» «Che vuol dire?» domandò il colonnello. «Sembra che uno degli ufficiali stia formando un plotone d'esecuzione», spiegò Luis. «Dove?» «All'esterno della cappella.» August schioccò le dita a Sondra e indicò la mappa. Lei si affrettò ad Tom Clancy
228
1998 - Equilibri Di Potere
avvicinarla illuminandola con la torcia. Lui le fece segno di andare alla planimetria del palazzo. «Sto guardando la pianta», disse il colonnello. «Qual è l'itinerario più diretto per...» «Negativo», replicò Luis. «Signore?» «Questo aggiornamento non cambia i piani. Volevamo foste al corrente degli ultimi sviluppi nel caso aveste udito la scarica di colpi. Darrell si è già consultato con il generale Rodgers e il direttore Hood all'Op-Center, e hanno concordato che il vostro bersaglio deve restare Amadori. Se sta cominciando a giustiziare i prigionieri, è vitale fermarlo il più presto possibile.» «Capisco», fece August, ed era vero. L'obiettivo della missione era cruciale. Ma il colonnello avvertì il medesimo, nauseante pugno allo stomaco che aveva provato nel 1970 in Vietnam, quando la sua compagnia, stremata dalla battaglia, si era scontrata con preponderanti forze nord-vietnamite nei dintorni di Hau Bon, sul fiume Song Ba. August aveva necessità di coprire la ritirata della compagnia e aveva scelto due uomini che restassero indietro a presidiare la strada. Sapeva che probabilmente non avrebbe mai più rivisto quei soldati, ma da loro dipendeva la sopravvivenza dell'unità. Sapeva anche che non avrebbe mai più dimenticato il mezzo sorriso che uno dei due gli aveva rivolto mentre si girava a guardare i suoi compagni. Era il sorriso di un ragazzo... un ragazzo che stava lottando duramente per diventare un uomo. «Non appena sarete in posizione sotto la stanza degli arazzi», continuò Luis, «Darrell vuole che vi cambiate. Si aspetta di impartire l'ordine d'attacco nei prossimi dieci, quindici minuti.» «Saremo pronti», assicurò August. Il comandante ragguagliò succintamente la squadra, poi diede ordine di proseguire. Non ci fu alcun commento non pertinente. Gli Strikers raggiunsero l'obiettivo in poco più di due minuti, dopodiché il colonnello August disse loro di levarsi gli indumenti esterni. Sotto i giubbotti e i jeans umidi indossavano tute nere foderate di kevlar. Frugando negli zaini, sostituirono Nike e sandali con grippers nere, speciali scarpe da ginnastica con suole di ebanite dalla scolpitura profonda. Le suole personalizzate erano appositamente concepite per impedire di scivolare su superfici sdrucciolevoli e permettere di arrestarsi bruscamente e con precisione. Erano inoltre rinforzate con uno strato di kevlar per evitare che qualcuno potesse colpire i soldati sparando verso l'alto attraverso un pavimento. Tutti gli Strikers portavano anche legato a una coscia un fodero di pelle Tom Clancy
229
1998 - Equilibri Di Potere
nera che conteneva un coltello seghettato lungo venti centimetri; dentro un passante sull'altra coscia era inserita una torcia sottile come una matita. Si infilarono le pistole mitragliatrici Uzi sotto il braccio e indossarono maschere del tipo usato dagli sciatori. Quando furono pronti, August li fece spostare dai cunicoli alle segrete. Sei degli Strikers andarono avanti due alla volta, la coppia di mezzo che saltava sopra la prima e l'ultima che avanzava per prendere il suo posto. Aideen era in squadra con Ishi Honda. Questo consentiva alle due coppie ferme di coprire rispettivamente il fronte e il retro. Raggiunsero la prigione in poco più di tre minuti; appariva esattamente come sulle foto che avevano visionato negli uffici dell'Interpol. La sola via d'uscita era una vecchia porta di legno in cima a una lunga e stretta scala. L'unica luce proveniva dalla pila di Sondra e dalle fessure del serramento, che non combaciava perfettamente con il vano. Il colonnello fece cenno ai soldati Pupshaw e George di controllare la porta. Era disposto a farla saltare, se necessario, benché preferisse un ingresso un po' meno chiassoso. Dopo un minuto, Pupshaw tornò di corsa. «I cardini sono tutti arrugginiti», mormorò all'orecchio di August, «e l'MD ha rilevato la presenza di una serratura sulla maniglia all'esterno.» L'MD era il metal detector. Poco più grosso di una penna stilografica, il dispositivo era utilizzato principalmente per individuare mine terrestri. Tuttavia, era anche in grado di «vedere» attraverso il legno. «Temo che dovremo farla saltare», aggiunse Pupshaw. August annuì. «Procedi pure.» Pupshaw salutò e salì nuovamente di corsa le scale, seguito da Prementine. Insieme, i tre uomini applicarono una quantità di C-4 grande quanto l'unghia di un pollice intorno alla maniglia e ai due cardini, quindi inserirono un detonatore controllato a distanza delle dimensioni di un ago in ciascuna delle cariche. Nel frattempo, August ricevette una comunicazione da parte di Luis. Stavano interrogando Maria accanto a un muro esterno del palazzo, ed era stato formato un plotone d'esecuzione. Era il momento di entrare in azione. Luis li ringraziò di nuovo e augurò loro buona fortuna. August promise di contattarlo non appena fosse tutto finito, poi staccò il microfono e lo ripose nella sacca da viaggio. L'operazione non doveva essere trasmessa, nemmeno all'Interpol. Gli Stati Uniti non potevano in alcun modo essere Tom Clancy
230
1998 - Equilibri Di Potere
collegati a ciò che sarebbe accaduto, e persino un'involontaria registrazione o un errato instradamento del segnale avrebbero avuto effetti disastrosi. Al pari dei suoi uomini, il colonnello si mise in spalla lo zaino, piatto e foderato di kevlar; il materiale a prova di proiettile forniva una protezione supplementare ai soldati. Unendosi agli altri, August diede ordine a Pupshaw di procedere. Una volta aperta la porta, sarebbero avanzati in modo serpeggiante, con Sondra sempre in testa e Prementine in coda. L'obiettivo era raggiungere la sala del trono il più celermente possibile. Erano autorizzati a sparare... a braccia e gambe se possibile, al tronco se necessario. Gli Strikers rimasero in fondo alla scala e si tapparono le orecchie mentre Pupshaw torceva quello che somigliava a un ditale allungato. L'esplosione delle tre piccole cariche fu simile allo scoppio di un sacchetto di carta. Le tavole della porta andarono in pezzi, e schegge frastagliate vennero trasportate in ogni direzione da tre nuvole dense, grigie e bitorzolute. «Avanti!» urlò August ancor prima che l'eco della detonazione si spegnesse. Senza esitare, il soldato Sondra DeVonne si catapultò su per la scala, seguita in fila serrata dal resto della squadra.
35 Martedì, ore 11.08, Madrid, Spagna Mai e poi mai permetterò che questo accada, pensò Darrell McCaskey. L'ex agente federale aveva una caratteristica in comune con Paul Hood. I due erano tra i pochissimi alti funzionari dell'Op-Center a non aver mai prestato servizio nell'esercito. Nessuno però gliene faceva una colpa. Era entrato nell'accademia della polizia di New York appena uscito dalle scuole superiori e aveva trascorso cinque anni nel Midtown South. Durante quel periodo aveva fatto tutto il necessario per proteggere i cittadini al servizio dei quali lavorava. Talvolta questo significava che i delinquenti recidivi sarebbero «inciampati» giù dagli scalini di cemento della stazione di polizia quando venivano incriminati. Altre volte significava collaborare con gangster della «vecchia scuola» per tenere alla larga da Times Square le nuove bande armene e Tom Clancy
231
1998 - Equilibri Di Potere
vietnamite. McCaskey aveva ricevuto diversi encomi per il valore dimostrato in servizio ed era stato notato da un reclutatore dell'FBI residente a Manhattan. Era entrato a far parte dell'agenzia e, dopo quattro anni a New York, era stato trasferito al quartier generale dell'FBI a Washington. Il suo settore di competenza erano le bande criminali e i terroristi stranieri. Aveva passato molto tempo all'estero, stringendo amicizie nelle forze dell'ordine straniere e procurandosi contatti nei ventri molli di altri Paesi. Durante un viaggio in Spagna aveva conosciuto Maria Corneja, e nel giro di una settimana se n'era innamorato. Lei era intelligente e affascinante, indipendente e sicura di sé, desiderabile e passionale. Dopo tanti anni trascorsi a operare in incognito - travestita da prostituta o da insegnante o, innumerevoli volte, da ragazza che consegnava fiori a domicilio - e ancora più anni passati a competere con i colleghi maschi della polizia, aveva gradito il sincero interesse mostrato dall'americano per le sue idee e i suoi sentimenti. Tramite Luis, aveva fatto in modo di venire negli Stati Uniti per studiare le tecniche investigative dell'FBI. Si era fermata per tre giorni in una camera d'albergo a Washington prima di trasferirsi a casa di Darrell. McCaskey non avrebbe mai voluto che quella relazione finisse, ma aveva commesso l'errore di fissare delle regole, proprio come faceva in strada, e di cercare di imporle. Lo aveva fatto a fin di bene, ma che tentasse di convincere Maria a smettere di fumare o ad accettare incarichi meno pericolosi, finiva per soffocare l'indole temeraria che la rendeva così straordinaria. Soltanto quando lei l'aveva lasciato per tornare in Spagna lui si era reso conto di quanto avesse arricchito la sua vita. Darrell McCaskey aveva perso Maria una volta, e non aveva intenzione di perderla di nuovo. Per nulla al mondo se ne sarebbe rimasto tranquillo e al sicuro nel quartier generale dell'Interpol mentre il generale Amadori minacciava di farla fucilare. Non appena ebbe terminato di parlare con Paul Hood e Mike Rodgers sulla linea protetta nell'ufficio di Luis, McCaskey si voltò verso l'amico dell'Interpol, che era davanti alla radio in attesa di notizie da parte dello Striker Team. Suo padre gli era seduto accanto. Darrell lo informò che voleva l'elicottero dell'Interpol. «Per cosa?» volle sapere Luis. «Un tentativo di salvataggio?» «Dobbiamo provare», disse McCaskey mentre si alzava. «Non sei Tom Clancy
232
1998 - Equilibri Di Potere
d'accordo?» L'espressione di Luis lasciava intendere che lo era, anche se la prospettiva sembrava inquietarlo. «Dammi un pilota e un tiratore scelto», continuò Darrell. «Mi assumo io la piena responsabilità.» L'altro tentennò. «Luis, ti prego», lo implorò McCaskey. «Lo dobbiamo a Maria, e non c'è tempo per tergiversare.» Luis si girò verso il padre e gli parlò brevemente in spagnolo, quindi chiamò il suo assistente e gli ordinò qualcosa. Tornò a voltarsi verso Darrell. «Mio padre farà da collegamento con lo Striker Team», gli disse, «e ho detto a Jaime di provvedere affinché l'elicottero sia pronto a partire tra cinque minuti. Solo che non avrai bisogno di un tiratore scelto e di assumerti la responsabilità. Questi, amico mio, sono compiti che spettano a me.» McCaskey lo ringraziò, e Luis uscì per sovrintendere ai preparativi. Darrell si trattenne ancora due minuti nella stanza, il tempo necessario per prepararsi a sua volta, quindi fece di volata le scale che portavano al tetto. Luis lo raggiunse un minuto dopo. Il piccolo Bell JetRanger si staccò dal tetto dell'edificio di dieci piani sollevandosi nel cielo limpido del tardo mattino. Il pilota, Pedro, ricevette l'ordine di dirigersi verso il Palacio Real, che distava meno di due minuti. Era collegato con gli osservatori, che gli comunicarono l'esatta posizione di Maria e aggiunsero che, a quanto sembrava, un plotone d'esecuzione formato da cinque uomini stava marciando verso di lei. Il pilota passò l'informazione a Darrell e Luis. «Non riusciremo a dissuaderli», disse lo spagnolo. «Lo so», fece McCaskey. «Ma non mi importa. Quella donna ha del fegato. Merita tutti i nostri sforzi per salvarla.» «Non intendevo questo.» Una piccola rastrelliera nel retro custodiva quattro armi. Luis le osservò tristemente. «Se spariamo soltanto per metterli in fuga, risponderanno al fuoco. Potrebbero abbatterci.» «Non se facciamo le cose per bene», replicò McCaskey. In lontananza, l'alta balaustrata bianca del palazzo, con le sue statue dei sovrani spagnoli, appariva sopra le cime degli alberi circostanti. «Il nostro blitz dovrà essere il più rapido possibile. Non penso che ci spareranno finché non saremo Tom Clancy
233
1998 - Equilibri Di Potere
giù. Non vorranno certo che un elicottero si schianti sopra le loro teste. Quando toccheremo terra, tu aprirai il fuoco per sgombrare il terreno. I soldati scapperanno in cerca di un riparo, e a quel punto io andrò a prendere Maria prima che possano riorganizzarsi.» «Tutto qui?» disse Luis dubbioso. «Tutto qui», assentì Darrell. «I piani più semplici sono sempre quelli che funzionano meglio. Se tu mi copri e fai tenere la testa bassa ai soldati, dovrei riuscire ad andare e venire in circa trenta secondi. Il cortile non è poi tanto grande. Se invece non ce la faccio a tornare all'elicottero, tu tagli la corda e io tenterò di portarla fuori in qualche altro modo.» McCaskey sospirò e si passò le dita tra i capelli. «Ascolta, so che è pericoloso, Luis. Ma che altro possiamo fare? Sarebbe mio dovere agire nello stesso modo per chiunque dei nostri si trovasse nei guai. E devo farlo perché si tratta di Maria.» Luis trasse un profondo respiro, annuì e si girò verso la rastrelliera. Scelse per sé un fucile da cecchino NATO L96A1 con silenziatore integrale e un mirino telescopico Schmidt & Bender. Poi consegnò a McCaskey una pistola Star 30M cal. 9 lungo, l'arma standard in dotazione alla Guardia Civil. «Dirò a Pedro di girare sopra il palazzo e poi di scendere nel cortile», spiegò. «Non appena toccheremo terra, cercherò di ricacciare indietro il plotone d'esecuzione. Forse riuscirò a tenerlo a bada senza dover uccidere nessuno.» La sua espressione si incupì. «Forse, Darrell.» «Lo so», disse l'americano. «Non so se sarò capace di sparare a un soldato spagnolo, Darrell», confessò Luis. «Onestamente, non lo so.» «Loro non sembrano porsi lo stesso problema», fece notare McCaskey. «Io non sono loro», ribatté Luis. «No, non lo sei», si scusò McCaskey. «Per quello che vale, nemmeno io sono sicuro che sarei capace di sparare a uno dei miei.» L'altro scosse il capo. «Come siamo arrivati a questo punto?» McCaskey ispezionò il caricatore e si spostò indietro sul sedile. Ci si arriva come sempre, rifletté con amarezza. Attraverso l'odio feroce nutrito da poche persone e la compiacenza dimostrata da tutti gli altri. C'erano segnali di un simile atteggiamento anche negli Stati Uniti. Darrell sapeva che, se gli Strikers avessero avuto successo, il vero lavoro sarebbe stato solo agli inizi, lì e altrove. Individui come il generale Amadori andavano fermati prima che si spingessero troppo avanti. McCaskey non era così Tom Clancy
234
1998 - Equilibri Di Potere
esperto di aforismi come Mike Rodgers, tuttavia ricordava che qualcuno una volta aveva detto che il male prosperava sull'inerzia degli uomini di coscienza. Darrell McCaskey giurò a se stesso che, se fosse sopravvissuto, non sarebbe stato uno di quelli che non muovevano un dito. Avrebbero sorvolato l'angolo nordorientale del palazzo di lì a una quindicina di secondi. Non c'erano elicotteri militari nelle immediate vicinanze, sebbene ci fosse un intenso viavai di camion e jeep lungo la Calle de Bailén, proprio sotto di loro. Dopo l'iniziale urgenza, McCaskey aveva ritrovato la calma. Questo in parte era dovuto al fatto che non chiudeva occhio da più di ventiquattro ore, e starsene lì seduto consentiva a un rilassante torpore di pervaderlo. Benché la sua mente fosse pronta e la sua volontà irremovibile, mancavano l'ansioso tamburellare delle dita, il battere il piede per terra e il masticarsi le guance che caratterizzavano la sua natura impaziente. Ma la sua compostezza in parte era dovuta a Maria. Le relazioni possono essere problematiche, si commettono degli errori, e i giudizi a posteriori sono frustranti. Darrell non biasimava se stesso per essere umano. Ma era raro e confortante avere l'opportunità di rimediare a un torto, di dire a qualcuno che ti dispiaceva e di mostrargli quanto ti importasse. Qualunque fosse il prezzo da pagare, era deciso a tirare fuori Maria viva da quel cortile. Mentre McCaskey guardava fuori dal finestrino, Luis si curvò in avanti per parlare con Pedro, e quando il pilota annuì, gli strinse la spalla in segno di riconoscenza e si voltò verso l'amico. «Sei pronto?» gli chiese. Darrell assentì con il capo. L'elicottero si abbassò e sorvolò le mura orientali del complesso, quindi virò a sud e si diresse verso il cortile tra il Palacio Real e la Catedral de la Almudena. Su entrambi i lati dell'elicottero era inserito un altoparlante. Luis si infilò la cuffia, sistemò il microfono e mise il fucile di traverso sulle ginocchia. Sbirciò fuori e diede un colpetto sulla gamba di Darrell. «Laggiù!» disse. McCaskey guardò e vide Maria immobilizzata contro un piedistallo alto più di quattro metri che sosteneva quattro massicce colonne. Il basamento quadrato e grigiastro sporgeva di circa un metro e mezzo dal lungo e ininterrotto muro sulla sinistra. A destra, dopo un breve tratto di muro, iniziava una serie di archi che svoltava ad angolo retto. Il basso e ombroso portico costituiva il confine orientale del cortile. Più in là c'era l'ala est del palazzo, che ospitava la camera da letto reale, lo studio e la camera della Tom Clancy
235
1998 - Equilibri Di Potere
musica. A fianco di Maria c'erano due soldati che le stringevano le braccia, e di fronte a lei un ufficiale. Una cinquantina di metri più a sud, una fila di veicoli militari separava il cortile dalla chiesa. Non c'erano civili nella corte, ma sessanta o settanta soldati, sei dei quali stavano avanzando in fila verso la prigioniera. «Atterreremo con quegli archi dal tuo lato», disse Luis. «Forse ti offriranno un po' di copertura.» «D'accordo!» «Io tenterò di concentrarmi sull'ufficiale davanti a Maria. Se riesco a controllare lui, forse riuscirò a controllare il resto del gruppo.» «Buona idea.» McCaskey impugnò la pistola nella mano destra, la canna rivolta in alto, e posò la mano sulla maniglia dello sportello. Pedro diminuì la velocità e iniziarono a scendere; si trovavano una trentina di metri sopra il cortile. I soldati avevano alzato lo sguardo, compreso l'ufficiale, ma nessuno si muoveva. Come McCaskey aveva supposto, non avevano intenzione di aprire il fuoco contro un elicottero che piombava dritto su di loro. Una volta atterrati, tuttavia, sospettava che sarebbe stata tutta un'altra faccenda. Poiché c'era un lampione di ferro tra loro e il piedistallo, il Bell JetRanger non sarebbe stato in grado di avvicinarsi quanto sarebbe piaciuto a Darrell. Avrebbe dovuto attraversare dieci metri di terreno aperto per raggiungere Maria. Perlomeno, non sembrava che fosse legata, ma era sicuramente ferita; c'era del sangue sul suo fianco sinistro, ed era inclinata su quel lato. I suoi occhi non erano levati verso l'elicottero. L'ufficiale dell'esercito spagnolo - un capitano, dedusse McCaskey dai gradi - stava agitando un braccio verso di loro per segnalargli di riprendere quota. Poi, visto che continuavano a scendere, estrasse la pistola dalla fondina e fece loro cenno furiosamente di andarsene. I soldati del plotone d'esecuzione, che si trovavano dalla parte di Luis, si bloccarono mentre l'elicottero si posava al suolo. Il capitano era sul lato di McCaskey, che lo osservò avvicinarsi a grandi passi. Stava urlando, ma le sue parole erano inghiottite dal frastuono del rotore. Dietro di lui, i due soldati tenevano sempre ferma Maria. «Sto per aprire lo sportello», annunciò McCaskey quando l'ufficiale era a non più di cinque metri di distanza. «Sono con te», disse Luis. «Pedro... sta' pronto a decollare al mio Tom Clancy
236
1998 - Equilibri Di Potere
ordine.» Il pilota annuì. McCaskey spalancò lo sportello. Accadde esattamente quello che si aspettava. Non appena ebbe posato un piede a terra, il capitano abbassò la pistola e senza esitare sparò all'elicottero. Il proiettile colpì la parte posteriore della cabina, non lontano dal serbatoio del carburante. Se si trattava di un colpo d'avvertimento, era un colpo piuttosto pericoloso. Darrell non aveva le stesse remore di Luis. Sapeva che se avesse sparato al capitano avrebbe fatto dell'amico un suo complice. Ma dovevano pur difendersi. Con la freddezza di un consumato agente federale, abituale frequentatore del poligono di tiro, spianò la cal. 9 lungo, mirò alla gamba sinistra del capitano ed esplose due colpi. La gamba si piegò verso l'interno, mentre il sangue sprizzava da due ferite appena sopra il ginocchio. Chinando la testa, McCaskey saltò giù dalla cabina e corse avanti. Alle sue spalle, udì il caratteristico pff pff del fucile da cecchino silenziato. Non sentendo nessuna risposta, immaginò che i soldati del plotone d'esecuzione, così come gli altri militari in fondo al cortile, si stessero disperdendo in cerca di un riparo, come aveva previsto Luis. Le due guardie che trattenevano Maria la lasciarono andare e si precipitarono verso l'arco più vicino. Lei cadde sulle ginocchia, poi sulle mani. «Resta giù!» gridò Darrell mentre Maria cercava di rialzarsi. Lei lo guardò con aria di sfida, si puntellò con una spalla al piedistallo e si tirò lentamente in piedi. Figuriamoci se non lo faceva, si disse McCaskey. Non perché lui le aveva detto di non farlo, ma semplicemente perché lei era fatta così. La pistola era sfuggita di mano al capitano, ma prima che potesse recuperarla McCaskey la afferrò sfrecciandogli accanto. Le urla di rabbia e di dolore dell'ufficiale furono rapidamente soffocate dalla voce di Luis attraverso gli altoparlanti. «Evacùen la àrea. Mas helicópteros estàn de trànsito!» McCaskey aveva studiato spagnolo per quattro anni alle scuole superiori, e colse il senso di quelle parole. Luis stava intimando ai soldati di lasciare la zona perché erano in arrivo altri elicotteri. Era una buona mossa, che avrebbe potuto fargli guadagnare un po' di tempo. Non dubitava che i soldati avrebbero opposto resistenza. Se erano disposti a Tom Clancy
237
1998 - Equilibri Di Potere
giustiziare dei prigionieri spagnoli, non avrebbero esitato ad attaccare degli agenti dell'Interpol. Ma almeno non si sarebbero lanciati sconsideratamente alla carica nel cortile. Risuonarono delle raffiche occasionali, cui fece eco il fucile di Luis. McCaskey non si voltò indietro, ma sperò che l'elicottero non fosse danneggiato. Avvicinandosi a Maria, si accorse che non solo il fianco, ma anche il suo viso era insanguinato. Quei maledetti l'avevano picchiata. Quando la raggiunse, infilò una spalla sotto il suo braccio. «Ce la fai a venire con me?» le chiese. Si soffermò un istante a guardarla: il suo occhio sinistro era sanguinante e tumefatto, e c'erano dei tagli profondi su entrambe le guance e lungo l'attaccatura dei capelli. Avrebbe voluto uccidere quel bastardo di un capitano. «Non ce ne possiamo andare», disse lei. «Sì che possiamo», insistette lui. «All'interno c'è una squadra che dà la caccia...» Maria scosse il capo. «C'è un altro prigioniero là dentro.» Indicò una porta una decina di metri più in là. «Juan. Lo ammazzeranno. Non me ne andrò senza di lui.» Anche questo è tipico di Maria, pensò Darrell. Si girò verso l'elicottero. I lampi degli spari si andavano intensificando mentre i soldati entravano nel palazzo e prendevano posizione alle finestre. Luis non sarebbe riuscito a tenerli a bada ancora per molto. McCaskey sollevò Maria. «Lascia che ti porti a bordo», disse. «Poi tornerò indietro e...» Improvvisamente ci fu una forte detonazione sopra di loro, seguita da un grido gorgogliante diffuso dagli altoparlanti. Un attimo dopo Luis scese barcollando dall'elicottero, una mano stretta intorno al fucile e l'altra premuta sul collo ferito. Darrell alzò lo sguardo; un tiratore scelto in cima al portico era riuscito a sparare attraverso lo sportello aperto. McCaskey si infuriò con se stesso per aver previsto soltanto il fuoco proveniente da terra. Avrebbe dovuto farsi scaricare nel cortile e lasciare che l'elicottero si allontanasse immediatamente. Luis prese ad avanzare con passo malfermo; il fucile gli cadde di mano, ma lui lo lasciò dov'era. Il suo obiettivo era ovviamente il capitano, che si contorceva dal dolore. Luis fece ancora due passi e poi si accasciò sopra l'ufficiale. Nessuno si sarebbe arrischiato a sparargli, ora. Tom Clancy
238
1998 - Equilibri Di Potere
Pedro lanciò un'occhiata disperata a McCaskey, che gli fece cenno di andarsene. Non c'era nient'altro che il pilota potesse fare. Un paio di pallottole colpirono con un ping il rotore, ma senza causare seri danni. L'elicottero si alzò in volo, dirigendosi lontano dal palazzo, verso la cattedrale, e ben presto fu fuori portata di tiro. Di loro, sfortunatamente, non si poteva dire altrettanto.
36 Martedì, ore 11.11, Madrid, Spagna Per raggiungere la sala del trono dalla stanza degli arazzi, era necessario uscire dal lungo e stretto locale, girare intorno alla scala principale, quindi attraversare la sala degli alabardieri. Erano poco più di sessanta metri in tutto, ma gli Strikers avrebbero dovuto coprire la distanza il più velocemente possibile, per timore che il rumore dell'esplosione inducesse il generale Amadori a nascondersi da qualche parte. Per Aideen e i sette soldati, tuttavia, si trattava di un'incursione che andava contro più di duecento anni di tradizione americana. Benché gli Stati Uniti avessero segretamente coadiuvato o incoraggiato tentativi di assassinio contro personaggi come Fidel Castro e Saddam Hussein, una sola volta nella loro storia le forze armate avevano designato come bersaglio un leader straniero. Questo era accaduto il 15 aprile 1986, quando degli aerei da combattimento statunitensi erano decollati dall'Inghilterra per bombardare il quartier generale del dittatore libico Gheddafi. L'attacco era una rappresaglia per l'attentato terroristico compiuto ai danni di una discoteca di Berlino Ovest frequentata da militari americani. Gheddafi era sopravvissuto e gli Stati Uniti avevano perso un F-111 e due avieri. Tre ostaggi erano stati uccisi in Libano come ritorsione per il raid aereo americano. Il colonnello Brett August era consapevole del triste significato della missione che stavano svolgendo. In Vietnam, il cappellano della base, padre Uxbridge, aveva una definizione per questo. Il prete cercava di tenere la truppa di umore allegro coniando per ogni tema dei suoi sermoni un acronimo in stile militare. Chiamava ambiguità etiche come queste M.I.S.T.: Moral Issues Sliced Thick (questioni morali tagliate a fette spesse). Ciò significava che c'era così tanto da rimuginare che potevi rifletterci all'infinito senza mai giungere a una soddisfacente risoluzione Tom Clancy
239
1998 - Equilibri Di Potere
intellettuale. Il consiglio del sacerdote era di fare quello che ti sembrava giusto. August odiava i prepotenti - specialmente i prepotenti che imprigionavano e uccidevano quelli che non erano d'accordo con loro. Questo gli sembrava giusto. L'ironia era che se gli Strikers avessero avuto successo, il merito sarebbe andato a dei patrioti spagnoli fedeli al re, le cui identità dovevano essere tenute segrete per ragioni di sicurezza. Se invece avessero fallito, sarebbero stati descritti come mercenari assoldati dal clan di Ramirez per vendicare la sua morte. Quando la porta della prigione si spalancò, gli Strikers si ritrovarono dietro quello che era rimasto di un arazzo vecchio di trecento anni. Il fondo del drappo era stato lacerato dallo scoppio e la parte superiore ondeggiava ancora mentre ci passavano attraverso come furie. Gli ordini erano di inabilitare gli avversari ogniqualvolta fosse possibile, ed erano pronti a fronteggiare la prima ondata di soldati venuti a investigare sull'esplosione. Le maschere in dotazione agli Strikers contenevano occhiali protettivi e filtri che li avrebbero difesi dalle granate all'orto-clorobenzilidene malononitrile di cui erano forniti i soldati Scott e DeVonne. L'agente ad azione rapida causava bruciore agli occhi e vomito. In un'area chiusa come le sale del palazzo, il gas avrebbe messo fuori combattimento un nemico per un massimo di cinque minuti. La maggior parte degli individui non riuscivano a sopportarne gli effetti per più di un minuto o due, e tentavano di raggiungere l'aria fresca il più rapidamente possibile. Durante la loro avanzata, DeVonne e Scott avrebbero alternativamente effettuato tanti lanci quanti ne sarebbero stati necessari. Il primo gruppo di soldati spagnoli venne inghiottito da un'enorme nuvola di gas gialla e nera. Crollarono come sassi, alcuni nel vano della porta, altri appena dentro la stanza. Prevedendo che gli spagnoli avrebbero sparato alla cieca in quella spessa nube, gli Strikers varcarono audacemente la soglia e proseguirono lungo la parete meridionale. La porta che immetteva nella sala degli alabardieri era dritta davanti a loro, sullo stesso lato. Altri soldati si scagliarono verso di loro con le armi spianate. Il partner di Scott, il soldato Pupshaw, si chinò e sparò all'altezza del ginocchio. Due uomini caddero a terra, e gli altri cercarono precipitosamente riparo nei vani delle porte. Mentre si disperdevano, Scott fece rotolare una granata nel corridoio, e dopo tre secondi l'ambiente si riempì di fumo. August e il soldato Honda saltarono avanti, seguiti dal soldato DeVonne e dal caporalTom Clancy
240
1998 - Equilibri Di Potere
maggiore Prementine. Gli Strikers erano a metà del tragitto verso la sala degli alabardieri quando il colonnello udì provenire dal suo interno delle grida e dei colpi d'arma da fuoco. Non appena August e Honda furono di nuovo in testa, il comandante sollevò una mano per fermare l'avanzata. Non sapeva quante persone si trovassero dentro la stanza o il motivo di quegli spari, ma era indispensabile neutralizzare l'intero locale prima di entrare. Alzò tre dita, poi due - per indicare lo schema d'attacco trentadue -, quindi fece segno con l'altra mano a Scott e DeVonne di portarsi ai lati della porta. Non appena i due furono in posizione, fecero rotolare le granate nella sala degli alabardieri. Ai tempi in cui aiutava ad addestrare le truppe NATO in Italia, August aveva descritto l'effetto del gas OM come versare dell'acqua bollente in un formicaio. I bersagli cadevano sul posto e si dimenavano. Qui, mentre gli Strikers si spostavano di stanza in stanza, l'impressione di muoversi dentro un formicaio era particolarmente forte. Il colonnello indicò Prementine e Pupshaw, che raggiunsero i loro partner accanto all'ingresso. Sentirono gente che tossiva e vomitava all'interno. Quando nessuno uscì fuori, August e Honda entrarono, si accovacciarono ai lati della porta con le armi pronte, e sorvegliarono la sala. August non era preparato alla vista che gli si presentò davanti: centinaia di corpi, perlopiù di civili, che si contorcevano sul pavimento della sala degli alabardieri. Il colonnello sapeva che non sarebbero morti, ciononostante nella sua mente balenarono immagini dell'Olocausto, delle camere a gas della Seconda guerra mondiale, e provò una fitta di rimorso uno dei paradossi morali di padre Uxbridge. Scacciò quei pensieri. Doveva farlo. Una volta che un'unità tattica d'assalto entrava in azione, nessuno dei suoi elementi poteva concedersi il lusso di vacillare. La vita dei soldati non dipendeva da una comune ideologia, ma da un comune impegno. August fece cenno a Honda di girare a destra intorno all'ammasso di corpi, mentre lui si dirigeva a sinistra. Entrambi procedettero rasente il muro. C'erano dei segni di proiettili nel marmo vicino alla porta; evidentemente i soldati avevano sparato in quella direzione quando le granate erano rotolate dentro. Sebbene adesso non fossero in grado di premere il grilletto, August li osservò attentamente attraverso la nebbia gialla. C'era sempre la possibilità che qualcuno si riprendesse a sufficienza per esploTom Clancy
241
1998 - Equilibri Di Potere
dere qualche colpo. Ma nessuno lo fece. Quando raggiunse la sala del trono, il colonnello estrasse la torcia e la fece lampeggiare due volte per segnalare agli altri di venire avanti. Il soldato DeVonne, Aideen e il caporalmaggiore Prementine si introdussero nella stanza, muovendosi lungo le pareti come avevano fatto August e Honda. Gli ultimi a entrare furono i soldati Pupshaw e Scott. Mentre August teneva d'occhio i soldati spagnoli, Honda piazzò una carica al plastico grande come un'unghia alla base del pomello della porta e vi inserì un detonatore, che si azionava ruotando la capsula. Cinque secondi dopo il plastico sarebbe esploso, la porta si sarebbe aperta e Scott avrebbe lanciato un'altra granata all'interno. Secondo la piantina, quella porta era l'unica via per uscire dalla sala del trono. Una volta inabilitate le persone all'interno, gli Strikers si sarebbero occupati di Amadori. Quando tutti ebbero preso posizione, Honda attivò il detonatore, e il plastico esplose verso l'esterno in una stretta linea parallela al pavimento. La porta si spalancò e il soldato Scott fece rotolare dentro una granata. Ci furono delle grida e degli spari diretti verso la porta, poi il gas si sprigionò con un violento scoppio seguito da un forte sibilo. Quando gli spari cessarono lasciando il posto ad attacchi di tosse e di vomito, August fece segno a DeVonne e Prementine di fare irruzione nella sala. Poiché era l'elemento di testa, fu Sondra a beccarsi un colpo in pieno petto. Barcollò al momento dell'impatto e cadde all'indietro contro Prementine. Il caporalmaggiore uscì indietreggiando, trascinandola con sé, e gli altri Strikers arretrarono di qualche passo. August sapeva che il rivestimento in kevlar doveva aver impedito al proiettile di penetrare nel torace di Sondra, che tuttavia probabilmente aveva un paio di costole rotte. La donna stava gemendo dal dolore. Il colonnello segnalò a Scott di lanciare una seconda granata nella stanza, quindi strisciò verso Sondra e ne tirò fuori un'altra dal suo sacchetto. Il gas si stava dissipando nella sala degli alabardieri, e lui gettò il piccolo ordigno verso la massa di persone. Aveva soltanto due o tre minuti per decidere se proseguire con la missione oppure interromperla. August si avvicinò strisciando all'ingresso. Qualcuno li aveva aspettati all'interno. Qualcuno abbastanza lucido da prendere la mira e sparare un singolo colpo alla prima figura che era apparsa nel vano della porta. Fece alcune rapide riflessioni. Le telecamere del sistema di sicurezza non avrebbero potuto dare ad Amadori il tempo sufficiente per fuggire, ma Tom Clancy
242
1998 - Equilibri Di Potere
avrebbero potuto informarlo della consistenza numerica degli attaccanti, dandogli il tempo di indossare una maschera antigas, se ne aveva una. Non era inoltre da escludere che il generale avesse chiamato dei rinforzi. Non potevano permettersi di attendere che uscisse fuori. August fece un cenno a Pupshaw e Scott, e i tre si piazzarono ai lati della porta, il colonnello sulla sinistra e i due soldati sulla destra. August sollevò quattro dita, poi una. Lo schema quarantuno prevedeva un fuoco incrociato diretto sul bersaglio, con il terzo tiratore che copriva gli altri due. Il comandante indicò se stesso e Pupshaw, il che significava che sarebbero stati loro a occuparsi dell'eliminazione di Amadori. L'irruzione sarebbe stata effettuata adottando una tattica dei Marines. Un soldato sarebbe entrato con una capriola, poi sarebbe rotolato da parte con le braccia incrociate e aderenti al petto, stringendo l'arma, e i piedi rivolti verso il bersaglio. L'ingresso del primo soldato era concepito per attirare il fuoco nemico su un lato, consentendo così al secondo soldato di entrare. Una volta all'interno, i due uomini si sarebbero tirati su a sedere, con le gambe sempre tese, e avrebbero sparato. Nel frattempo, il soldato responsabile del fuoco di copertura sarebbe rotolato davanti al vano della porta, restando all'esterno del locale e fermandosi sul ventre con l'arma puntata davanti a sé. August si liberò dello zaino e si accostò furtivamente alla porta. Pupshaw e Scott lo imitarono sul lato destro. Il colonnello guardò Pupshaw e annuì, quindi entrò con una capriola e rotolò verso sinistra, schivando un colpo diretto contro di lui. Pupshaw entrò a sua volta e fu in posizione di sparo prima che la pistola venisse rivolta contro di lui. Ambedue gli uomini avevano il bersaglio nel mirino mentre Scott prendeva posizione. La mano destra di August scattò verso l'alto, con le dita aperte. Era il segnale che gli Strikers non dovevano aprire il fuoco. Nessuno degli altri due premette il grilletto. Attraverso il congegno di mira, August stava fissando un prete scosso da tremendi colpi di tosse e conati di vomito. Un'arma automatica spuntava da sotto la sua ascella destra, la canna puntata verso la porta. Dietro di lui c'era un generale che indossava una maschera antigas. Dalla corporatura e dal colore dei capelli, August capì che si trattava di Amadori. La mano sinistra del generale era attorno alla gola del sacerdote. Alle sue spalle c'era un altro ufficiale - un generale di divisione, riuscì a distinguere August attraverso la foschia gialla. Nella sala erano presenti altri sei ufficiali, tutti di grado elevato, e tutti sdraiati scompostamente sul pavimento o piegati sopra un tavolo al Tom Clancy
243
1998 - Equilibri Di Potere
centro del locale. Il generale mosse su e giù la pistola per segnalare agli Strikers di alzarsi. August scosse il capo. Se Amadori avesse fatto fuoco, avrebbe potuto colpire uno di loro, ma non tutti. E se avesse sparato al prete, sapeva di essere un uomo morto. Era una situazione di stallo. Ma adesso era Amadori quello a cui non rimaneva molto tempo. Non aveva modo di sapere se lo Striker Team fosse un commando isolato oppure l'avanguardia di una forza più numerosa. Nella seconda eventualità, Amadori non poteva permettersi di restare intrappolato lì dentro. Il generale prese evidentemente una rapida decisione, come August si aspettava che facesse, perché cominciò a spingere lentamente avanti il prete. Quest'ultimo aveva delle difficoltà a reggersi in piedi, ma la pressione delle dita di Amadori intorno al suo collo lo raddrizzava ogni volta che rischiava di incespicare. Il generale di divisione si incamminò insieme a loro, tenendosi attaccato alla schiena del suo superiore. August notò che era armato di pistola, e suppose che l'unico motivo per cui i due non avevano sparato era che non sapevano chi o che cosa li attendesse fuori dalla sala del trono. Il colonnello americano osservò i tre uomini avanzare. Senza dubbio gli Strikers avrebbero potuto eliminare Amadori, ma a quale prezzo? In situazioni del genere, la decisione spettava all'ufficiale comandante. Per August, era come nel gioco degli scacchi: valeva la pena accettare uno scambio di pezzi importanti? Per lui, la risposta era sempre no. A seconda di chi era più bravo e preparato, era meglio continuare la partita e aspettare che l'avversario facesse una mossa errata. August tese la mano destra, la palma rivolta in basso. L'ordine era di non fare niente se non provocati. Fuori dalla porta, Scott ripeté il gesto a beneficio degli altri Strikers, quindi scivolò indietro all'avvicinarsi di Amadori, sempre tenendolo sotto tiro. Quando il generale uscì nella sala degli alabardieri, anche gli altri Strikers puntarono le armi su di lui, a eccezione di Prementine, che stava assistendo il soldato DeVonne. La nube di gas nella sala del trono cominciava a dissiparsi, e a un segnale di August, Scott lanciò un'altra granata per coprire la loro ritirata. Si rialzarono e uscirono dietro al generale. Scott camminava con la schiena premuta contro quella del colonnello, rivolto verso la sala del trono, per assicurarsi che nessuno degli ufficiali neutralizzati dal gas tentasse di Tom Clancy
244
1998 - Equilibri Di Potere
sparare. Nessuno ci provò. August non si poteva permettere di sentirsi frustrato mentre Amadori si dirigeva verso il corridoio. Il generale aveva una maschera antigas con sé: era una precauzione ragionevole. Il presidente degli Stati Uniti ne aveva una nella Stanza Ovale. La maggior parte delle camere al numero 10 di Downing Street ne erano fornite. Boris Eltsin ne teneva una nella scrivania e in ciascuna delle sue automobili. La cosa sorprendente era che Amadori avesse un ostaggio. L'uccisione o il ferimento di un ostaggio era sempre un evento infausto; ma l'uccisione o il ferimento di un sacerdote cattolico in Spagna sarebbe stato un evento disastroso. August valutò attentamente la situazione. Se avessero lasciato uscire Amadori all'aperto, le sue truppe avrebbero potuto proteggerlo in modo migliore. E se fosse riuscito a sfuggire all'attacco, questo avrebbe fatto di lui un eroe agli occhi della popolazione. Ma non era questo il problema maggiore. Il comandante dello Striker Team ignorava se e quando sarebbero arrivati dei rinforzi. E se si fossero fatti vivi, avrebbero potuto essere equipaggiati con delle maschere antigas. Al diavolo gli scacchi, decise. Avrebbe mirato dritto al re. Non poteva colpirlo alla testa o al tronco, ma le gambe erano esposte, e avrebbe potuto farlo cadere a terra. Se Amadori o il generale di divisione si fossero rivoltati contro di lui, questo avrebbe offerto agli altri Strikers una possibilità di eliminarli. Alzò due volte l'indice della mano. Il numero uno avrebbe cercato di beccare il numero uno. August e Scott erano ancora schiena contro schiena. Il colonnello si voltò leggermente e sussurrò al soldato: «Quando mi muovo, tuffati sulla tua sinistra». Scott annuì. Un istante dopo, August premette il grilletto.
37 Martedì, ore 11.19, Madrid, Spagna Padre Norberto aveva sentito l'inconfondibile rumore dell'elicottero che volava basso sopra il cortile del palazzo, seguito poco dopo da altrettanto inconfondibili colpi d'arma da fuoco. Restò ad ascoltare con un orecchio mentre continuava la lettura di Matteo 26 a beneficio del piccolo gruppo di Tom Clancy
245
1998 - Equilibri Di Potere
persone sedute intorno a lui. Fu soltanto quando uno dei parrocchiani uscì a controllare e poi tornò di corsa, che l'assemblea dei fedeli apprese che qualcosa di orribile stava accadendo. «È in corso una sparatoria!» gridò l'uomo. «I soldati stanno sparando a delle persone nel cortile!» Nella cattedrale calò un lungo silenzio. Poi padre Francisco si alzò dal gruppo che stava confortando nella parte anteriore della navata centrale e sollevò le braccia come per impartire una benedizione. «Restate calmi, vi prego», disse sorridendo. «Nessuno vi farà del male qui dentro.» «E il superiore generale?» domandò qualcuno. «È al sicuro?» «Il superiore generale si trova al palazzo», rispose serafico Francisco, «cercando di assicurare un ruolo per la Santa Madre Chiesa nella nuova Spagna. Sono certo che il Signore sta vegliando su di lui.» Padre Norberto trovava irritante la compostezza del giovane sacerdote. La sola fede in Dio non poteva ispirare una tale sicurezza. L'impressione che Norberto aveva avuto in precedenza, cioè che il superiore generale Gonzàlez fosse coinvolto nella sollevazione... questo forse sì che avrebbe potuto tranquillizzare Francisco. Soprattutto se avesse saputo in anticipo che ci sarebbero stati degli spari. Ma perché quegli spari? A Norberto veniva in mente un'unica spiegazione. Esecuzioni capitali. L'uomo corse nuovamente fuori, e i preti tornarono a occuparsi dei fedeli seduti davanti a loro, guidandoli nella preghiera e offrendo loro parole di conforto. Alcuni minuti dopo l'uomo rientrò in chiesa. «C'è del fumo giallo che esce dalle finestre del palazzo!» gridò. «E dentro stanno sparando!» Questa volta, padre Francisco non reagì con la pacatezza di prima. Senza dire una parola, si affrettò verso la porta dietro il deambulatorio, che si apriva sul cortile del palazzo reale. Padre Norberto lo osservò allontanarsi. Il silenzio nella cattedrale si fece ancora più profondo mentre intorno risuonavano gli echi degli spari. Norberto abbassò lo sguardo sulle Sacre Scritture, poi tornò ad alzarlo sui volti ansiosi che aveva davanti. Avevano bisogno di lui. Ma poi ripensò ad Adolfo e al suo bisogno di assoluzione in punto di morte. Al di là di quelle mura si pativano tribolazioni e si commettevano peccati. Il suo posto era insieme a coloro cui serviva il sacramento della penitenza, non Tom Clancy
246
1998 - Equilibri Di Potere
consolazione. Norberto posò la mano sulla spalla di una giovane madre venuta in chiesa con le sue due bambine. Sorrise alla donna e le chiese se non avesse nulla in contrario a sostituirlo per un po' nella lettura, poiché voleva vedere se padre Francisco avesse bisogno di aiuto. Detto questo, percorse velocemente la navata laterale, attraversò il deambulatorio e uscì nel cortile.
38 Martedì, ore 11.23, Madrid, Spagna Il colonnello August si era piegato a sinistra per poter mirare alla gamba di Amadori. Riuscì soltanto a colpire il dorso del piede del generale, ma fu sufficiente. Amadori lanciò un urlo attraverso la maschera antigas e cadde all'indietro addosso al generale di divisione. Contemporaneamente, dalla sua automatica, che spuntava sempre da sotto l'ascella del prete, partirono diversi colpi in direzione di August, ma il colonnello aveva già spiccato un balzo verso sinistra, mentre Scott si tuffava a destra. Gridando e coprendosi le orecchie, il sacerdote crollò sulle ginocchia con il volto fra le gambe. Le pallottole rimbalzarono sul marmo, senza ferire nessuno. I due Strikers furono lesti a rialzarsi e a girarsi verso i loro bersagli, mentre gli altri si aprivano a ventaglio nel corridoio, assicurandosi che i soldati spagnoli rimanessero a terra. Comparve anche Sondra DeVonne, sebbene fosse piegata in avanti e chiaramente dolorante per il colpo subito. Frattanto, il generale di divisione aveva passato un braccio intorno al torace di Amadori per aiutarlo a reggersi in piedi. I due si coprirono la ritirata con una sventagliata delle loro armi automatiche che costrinse gli Strikers a gettarsi a terra, rotolando in ogni direzione in cerca di riparo. Tutto intorno si levarono le grida dei soldati spagnoli che erano stati accidentalmente colpiti. Per tutta la durata dello scontro a fuoco, Aideen era rimasta all'interno della sala degli alabardieri, non perché avesse paura, ma perché non voleva intralciare gli schemi degli Strikers. Inoltre, voleva essere libera di soccorrere qualunque membro dell'unità potesse restare ferito. Aveva cercato di aiutare Sondra a raggiungere il corridoio, ma la giovane donna aveva affermato di stare bene e di potersela cavare da sola. Per il momento, probabilmente era davvero così. Aideen sapeva per esperienza Tom Clancy
247
1998 - Equilibri Di Potere
che c'era almeno un vantaggio nel dolore costante, come quello cagionato da una costola rotta o da una ferita d'arma da fuoco non letale. Il cervello aveva la capacità di bloccare questa sofferenza, per quanto acuta. Erano le fitte di dolore ricorrente o che aumentava gradualmente d'intensità a essere difficili da affrontare. Ora, in piedi accanto allo stipite della porta, Aideen aveva all'improvviso un'altra missione da compiere. Il generale ferito era scomparso dietro l'angolo del corridoio, verso est. In quel momento lei era l'unico membro della squadra a essere ancora in piedi. Dall'estremità occidentale del corridoio, sentiva provenire un caratteristico rumore di stivali che pestavano il pavimento. Il fumo era ancora troppo fitto per consentirle di vedere così lontano, ma sapeva che stavano arrivando dei rinforzi. Gli Strikers avrebbero dovuto utilizzare altre granate per fronteggiarli. Se i soldati erano stati avvertiti dalle telecamere della sorveglianza o da una chiamata partita dalla sala del trono, probabilmente avevano indossato delle maschere antigas. E in questo caso, gli Strikers avrebbero avuto il loro bel daffare anche solo per uscire da lì. E il colonnello August avrebbe sospeso la missione se avesse giudicato che era troppo seriamente compromessa. Nel frattempo, Amadori avrebbe potuto comodamente svignarsela. Qualcuno doveva restare alle costole del generale, nonostante il pericolo rappresentato dall'RSS. Se Aideen si fosse mantenuta a debita distanza, Amadori forse non l'avrebbe individuata. C'erano buone probabilità che osservasse le telecamere davanti a sé, non quelle dietro. Seguendolo, prima o poi l'avrebbe avuto sotto tiro. Il sangue lasciato sul pavimento dalla ferita di Amadori era una traccia facile da seguire. E se si fosse fermato per bendarsi la gamba, tanto meglio. Forse quella sarebbe stata l'occasione giusta per eliminarlo. Aideen lanciò uno sguardo dietro di sé. I soldati spagnoli portavano delle maschere antigas. August fece segno alla squadra di arretrare mentre lui e Scott aprivano il fuoco per respingere l'avanzata nemica. Aideen imprecò. Il colonnello era senz'altro sul punto di interrompere la missione. Ma lei non era uno Striker. Non doveva interrompere nulla. L'intera storia era cominciata quando qualcuno era stato assoldato per sparare a lei e a Martha Mackall. Quello sembrava un modo appropriato per chiuderla. Aideen trasse un profondo respiro per calmare il tremore alle gambe. Tom Clancy
248
1998 - Equilibri Di Potere
L'aria sapeva di carbone attraverso la maschera, ma ormai ci si era abituata. Ruotando sullo stipite, si lanciò di corsa nel corridoio saturo di fumo seguendolo verso est.
39 Martedì, ore 5.27, Washington, D.C. Seduto nella sua carrozzella dentro l'ufficio del direttore, insieme a Paul Hood, Mike Rodgers e il consulente legale dell'Op-Center Lowell Coffey II, Bob Herbert meditava sullo stato d'animo che si instaurava in una stanza dove dei funzionari erano in attesa di notizie relative a un'operazione segreta. Erano consapevoli del mondo che girava intorno a loro, come sempre. Ed erano invidiosi delle persone che abitavano quel mondo, dove i problemi di solito non riguardavano la vita e la morte e il destino di milioni di esseri umani. Erano anche leggermente condiscendenti verso queste persone. Se soltanto sapessero cos'è la vera responsabilità... Poi c'era il lato personale della situazione, l'estrema tensione per la sorte di individui con cui lavoravi e che ti stavano a cuore. Non era molto diverso dall'aspettare che una persona amata uscisse dalla sala operatoria dopo un delicato intervento. Ma era ancora peggio, sotto un certo aspetto. Perché quello era qualcosa che tu avevi ordinato loro di fare. Ed essendo bravi soldati, loro avevano accettato l'incarico con compostezza e coraggio. A tutto questo dovevi aggiungere la possibilità che quegli eroici militari venissero disconosciuti e abbandonati a se stessi in caso di cattura. Ciò generava un salutare senso di colpa, accresciuto dal fatto che mentre loro rischiavano la pelle in prima linea, tu te ne stavi al sicuro in un ufficio. C'era anche una punta d'invidia - ironicamente, per lo stesso motivo poiché non esisteva nulla di più eccitante di mettere a repentaglio la propria vita. Se mescolavi agli altri ingredienti lo sfinimento, con gli occhi che lottavano per non chiudersi e la mente troppo stanca per elaborare pensieri o sentimenti, ottenevi uno stato d'animo differente da qualsiasi altro. Tuttavia, Herbert accettava di buon grado quello stato d'animo, senza tristezza o pessimismo. Di tanto in tanto i loro peggiori timori si Tom Clancy
249
1998 - Equilibri Di Potere
realizzavano. Di tanto in tanto, si verificavano delle morti, come quella di Bass Moore in Corea del Nord o del tenente colonnello Charlie Squires in Russia. Ma considerando tutto quello che c'era in gioco in operazioni del genere, Herbert si sentiva vivo come non mai. Hood evidentemente non condivideva queste sensazioni. Herbert non lo aveva mai visto tanto giù di corda come da quando era iniziata quella operazione. Di tutti loro, il direttore di solito era il più equilibrato, sempre pronto a offrire una parola o un sorriso d'incoraggiamento. Ma non quel mattino. In modo per lui inconsueto, si era arrabbiato quando aveva saputo che McCaskey era partito in elicottero per il palazzo, e ancora di più nell'apprendere che aveva portato con sé Luis Garcìa de la Vega. A differenza degli Strikers, McCaskey poteva facilmente essere fatto risalire all'Op-Center, e la presenza di Luis avrebbe avvalorato l'ipotesi di un coinvolgimento dell'agenzia con l'Interpol nella missione. Con tutti i Paesi collegati all'Interpol - alcuni dei quali non esattamente amici dell'America - sarebbe scoppiato un tremendo putiferio politico. Era stato Paul Hood, non il sempre ligio alle regole Mike Rodgers, a ventilare la possibilità di un'azione disciplinare contro McCaskey. Ed era stato il solitamente timoroso Lowell Coffey a fargli notare che forse il diavolo non era così brutto come lo si dipingeva. Poiché Maria Corneja era tenuta prigioniera al palazzo, un tentativo per liberarla poteva essere pienamente giustificato su mandato dell'Interpol. Sentendo questo, Hood si era calmato, e l'atmosfera nella stanza era tornata a essere carica soltanto di apprensione. E durante tutto questo, durante il pesante silenzio e l'ansia tormentosa, nessuna notizia era giunta dalla Spagna o dall'Interpol. Non fino alle 5.15, quando un'intontita Ann Farris telefonò da casa per avvisarli di accendere il televisore e sintonizzarsi sulla CNN. Coffey balzò su dal divano, si diresse in fondo all'ufficio e aprì l'armadietto della tivù. Hood tirò fuori il telecomando dalla scrivania e, mentre tutti si giravano, accese l'apparecchio. Il servizio d'apertura del notiziario era dedicato a un conflitto a fuoco nel palazzo reale di Madrid. Un video amatoriale mostrava l'elicottero dell'Interpol che lasciava il cortile a sud dell'edificio mentre in lontananza si udivano degli spari. Poi apparvero le immagini in diretta girate da una troupe che si trovava sulla scena a bordo di un elicottero. Deboli tracce di fumo giallo si levavano da alcune finestre. Tom Clancy
250
1998 - Equilibri Di Potere
«Quello è l'OM degli Strikers», disse Herbert, riferendosi all'agente irritante usato dal commando. Rodgers, seduto in una poltrona accanto alla scrivania del direttore, si allungò per prendere una piantina a colori scaricata dal computer dell'Interpol. Herbert avvicinò la carrozzella. «Il fumo che si vede sembra molto vicino al cortile, vero?» chiese il generale. «Giusto dove dovrebbe trovarsi la sala del trono», rispose il responsabile dell'intelligence. «Perciò gli Strikers sono sicuramente là dentro», osservò Hood. Lanciò uno sguardo all'orologio sul computer. «E' in perfetto orario.» Herbert tornò a voltarsi e tese l'orecchio verso lo schermo. Il cronista sul posto non aveva niente da offrire se non orrendi superlativi per descrivere l'evento. La solita solfa. Non c'erano informazioni sulle cause o sulla natura dello scontro. Ma non era questo che Bob era interessato ad ascoltare. «Mi pare di sentire degli spari», disse con cautela. «Smorzati... come se non provenissero dal cortile.» «Questo ci deve sorprendere?» domandò Hood. «Sapevamo che se gli Strikers fossero riusciti a raggiungere Amadori quasi certamente ci sarebbe stato un inseguimento.» «Un inseguimento», sottolineò Rodgers. «Non resistenza. Il gas avrebbe dovuto impedirla.» «A meno che i soldati spagnoli non stiano sparando alla cieca», suggerì Herbert. «La gente fa strane cose quando sta soffocando.» «Gli spari non potrebbero provenire dal plotone d'esecuzione di cui siamo stati informati?», chiese Coffey. Rodgers scosse il capo. «Questo è fuoco individuale, ed è troppo sporadico.» «La buona notizia», disse Herbert, «è che se gli Strikers fossero stati catturati, non ci sarebbe nessuna sparatoria.» Gli uomini rimasero silenziosi per un momento. Hood gettò un'altra occhiata all'orologio. «Avrebbero dovuto avvertire l'ufficio di Luis una volta tornati nella prigione sotterranea.» Guardò il telefono. «Capo», disse Herbert, «c'è una linea aperta tra noi e loro, e i miei collaboratori la tengono sotto controllo. Ci informeranno non appena sapranno qualcosa.» Hood annuì e tornò a guardare la televisione. «Non so dove gli Strikers Tom Clancy
251
1998 - Equilibri Di Potere
prendano il coraggio per fare queste cose. Non so dove ciascuno di voi lo prenda. In Vietnam, a Beirut...» «Proviene da molti luoghi», rispose Rodgers. «Dovere, amore, paura...» «Necessità, soprattutto», aggiunse Bob. «Quando non abbiamo altra scelta.» «E' una combinazione di tutto questo», disse il generale. «Mike», domandò Herbert, «tu che conosci tutte le citazioni celebri... chi è stato a dire che se ti fai coraggio non puoi fallire... o qualcosa del genere?» Rodgers lo guardò. «Credo che la citazione a cui ti riferisci sia: "Stringi le corde del tuo coraggio e non falliremo".» «Sì, proprio quella. Di chi è? Sembra una frase di Winston Churchill.» Il generale abbozzò un sorriso. «È di Lady Macbeth. Stava esortando il marito a uccidere re Duncan. Lui lo fece, e poi l'intero complotto gli crollò addosso.» «Oh», fece Herbert. «Allora non è la citazione che fa per noi, esatto?» «Non è detto», disse Rodgers continuando a sorridere. «Il regicidio potrà anche aver avuto un esito nefasto, ma il dramma fu un enorme successo. Dipende tutto dai punti di vista.» «Com'ero solito dire ai miei clienti mentre la giuria stava deliberando», intervenne Coffey, «abbiate fiducia nel sistema e nelle persone cui l'abbiamo affidato.» L'avvocato era sempre in piedi accanto alla tivù, lo sguardo fisso sullo schermo. «Perché, come ha detto una volta un altro grande pensatore: "Non è finita finché non è finita".» Herbert si girò di nuovo verso il televisore. I colpi d'arma da fuoco sembravano aumentare in frequenza, ma non in volume. Il cronista fece un'osservazione al riguardo. Herbert si sentiva sempre vivo e ottimista, perché quella era la sua natura. Ma non poteva ignorare l'ombra che era scesa sulla stanza. La triste verità che ciò che tutti loro avevano silenziosamente sperato non si era avverato: l'annuncio che un tentato golpe in Spagna si era concluso con l'assassinio del suo capo. La consapevolezza che la missione non era andata esattamente secondo i piani.
40 Martedì, ore 5.49, Old Saybrook, Connecticut Tom Clancy
252
1998 - Equilibri Di Potere
Sharon Hood non riusciva a dormire. Era stanca ed era distesa sul suo vecchio letto nella casa della sua infanzia, ma la sua mente non ne voleva sapere di chiudere i battenti. Aveva litigato con suo marito, letto uno dei suoi vecchi libri di Nancy Drew fino alle tre, poi aveva spento la luce ed era rimasta a fissare il chiaro di luna e le foglie disegnate sul soffitto per quasi due ore. Adesso stava guardando i poster che aveva appeso alle pareti della camera prima di trasferirsi al college. Poster del film Il dottor Zivago. Del complesso rock Gary Puckett and the Union Gap. Una copertina di «TV Guide» firmata: «Con tanto affetto, David Cassidy», che lei e la sua amica Alice erano riuscite a procurarsi in un centro commerciale del luogo dopo tre ore di coda. Come aveva fatto a coltivare tanti interessi, a ottenere note di merito a scuola, a lavorare part-time e ad avere un fidanzato quando aveva sedici e diciassette anni? Non avevi bisogno di tante ore di sonno, allora, si disse. Ma era davvero soltanto il tempo a consentirle di armonizzare tutti quegli impegni? Oppure era il fatto che se un impiego non funzionava, ne cercava un altro. O se un fidanzato non la rendeva felice, ne trovava un altro. O se un gruppo incideva una canzone che non le piaceva, smetteva di comprare i suoi dischi. Non era una questione di energia. Era una questione di scoperta. Di imparare a capire quello di cui aveva bisogno per essere felice. E pensava di averlo scoperto con quel miliardario produttore di vino, Stefano Renaldo. Sharon aveva conosciuto sua sorella al college, aveva passato qualche giorno da lei ed era rimasta sedotta dalla ricchezza, dallo yacht e dalle premure di Stefano. Ma due anni dopo - e ripensandoci le sembrava un'ironia - si era resa conto di non volere qualcuno che aveva ereditato tutto il denaro che possedeva. Qualcuno che non doveva guadagnarsi da vivere. Qualcuno cui le persone si rivolgevano in cerca di capitali mentre lui, a seconda dell'umore, decideva se avverare o infrangere i loro sogni e le loro speranze. Quel tipo di vita, e quel tipo di uomo, non facevano per lei. Così un bel mattino aveva lasciato lo yacht ed era tornata in aereo negli Stati Uniti, senza voltarsi indietro. Quel bastardo non le aveva nemmeno telefonato per sapere dove fosse andata, e Sharon non riusciva a capire come avesse fatto a mettersi con lui, che cosa diavolo le fosse passato nella Tom Clancy
253
1998 - Equilibri Di Potere
testa. Poi aveva incontrato Paul a una festa. Non era stato un colpo di fulmine. A parte Stefano, nessun uomo l'aveva mai colpita a quel modo, e il fascino dell'italiano era tutto superficiale. La relazione con Paul aveva impiegato del tempo a sbocciare. Lui era posato, laborioso e gentile. Aveva l'aria di qualcuno che le avrebbe lasciato lo spazio per essere se stessa, che l'avrebbe sostenuta nel suo lavoro, che sarebbe stato un buon padre. Non l'avrebbe ricoperta di regali e soffocata con la sua gelosia come Stefano. E poi un giorno, a un picnic del Quattro Luglio, un paio di mesi dopo che si erano conosciuti, lei per caso l'aveva guardato negli occhi ed era scoccata la scintilla. L'affetto si era trasformato in amore. Un ramo grattò pesantemente contro la finestra e Sharon girò lo sguardo. Quel ramo era di certo cresciuto da quando lei era ragazzina. Era lo stesso ramo che un tempo sfiorava delicatamente la stessa finestra. È diventato più grande, pensò, ma non è cambiato. Si chiese se fosse un bene o un male restare sempre gli stessi. Va bene per gli alberi, non per le persone, concluse. Ma cambiare era una delle cose più difficili per tutti. Cambiare... e scendere a compromessi. Ammettere che il tuo forse non era l'unico modo di fare le cose, o il modo migliore. Sharon rinunciò a cercare di addormentarsi. Prese un altro romanzo di Nancy Drew dallo scaffale. Ma prima scivolò giù dal letto, si infilò una vestaglia e andò a dare un'occhiata a Harleigh e Alexander. I bambini dormivano nel letto a castello che era appartenuto ai suoi fratelli minori, i gemelli Yul e Brynner. I suoi genitori si erano conosciuti a una matinée di 77 re ed io, e si cantavano ancora l'un l'altro Young Lovers e I Have Dreamed, stonati ma adorabili. Sharon invidiava ai suoi genitori il sincero affetto che li legava. E il fatto che il padre fosse in pensione e i due trascorressero così tanto tempo insieme e sembrassero il ritratto della felicità. Naturalmente, pensò, ci sono stati tempi in cui mamma e papà non erano così contenti... Ricordò la sommessa tensione quando gli affari del padre non andavano troppo bene. Noleggiava biciclette e imbarcazioni ai turisti che affluivano nel tranquillo luogo di villeggiatura sul Long Island Sound, e c'erano state alcune brutte estati. C'erano stati periodi di scarsità di benzina e di recessione, e lui era stato costretto a un doppio lavoro, gestendo la sua attività di giorno e facendo il cuoco di sera. Quando tornava a casa, puzzava di grasso e di pesce. Tom Clancy
254
1998 - Equilibri Di Potere
Sharon guardò i visi sereni dei suoi figli, e sorrise sentendo Alexander che russava, proprio come suo padre. Il sorriso tentennò sul suo volto. Richiuse la porta e rimase nel corridoio buio, a braccia conserte. Era arrabbiata con Paul, eppure le mancava terribilmente. Si sentiva al sicuro lì, ma non si sentiva a casa. Come avrebbe potuto? La casa non era dov'erano i suoi averi. La casa era dove c'era Paul. Sharon tornò lentamente nella sua vecchia camera da letto. Matrimonio, carriera, figli, sentimenti, sesso, testardaggine, conflitti, gelosia... era la speranza o l'arroganza a possedere due persone e a convincerle che tutte quelle cose potevano fondersi in una vita lavorativa? Nessuna delle due, si disse. E' l'amore. E la conclusione, comunque ci fosse arrivata, era che, sebbene suo marito la frustrasse, sebbene non fosse presente quanto lei o i ragazzi avrebbero voluto, sebbene fosse in collera con lui, continuava ad amarlo. Intensamente. Da sola in quelle silenziose prime ore del mattino, Sharon sentì che forse aveva calcato troppo la mano su Paul. Lasciare Washington con i ragazzi, trattarlo con durezza al telefono... perché diavolo non era disposta a cedere di un millimetro? Perché la faceva infuriare il fatto che lui potesse dedicare tutto il tempo che voleva alla sua carriera e lei no? Molto probabile. Perché ricordava vivamente quanto le mancasse suo padre durante la stagione estiva e quando doveva lavorare di sera? Probabile. Non voleva che i suoi figli facessero la stessa esperienza. Sharon non pensava che quello che aveva detto a Paul fosse sbagliato. Avrebbe dovuto trascorrere più tempo con la famiglia e meno tempo al lavoro. La carica che ricopriva non gli permetteva un orario regolare, ma l'Op-Center non avrebbe smesso di funzionare se lui almeno qualche sera fosse tornato a casa per cena... se fosse andato in vacanza con loro almeno una volta ogni tanto. Ma l'atteggiamento che Sharon aveva tenuto con lui... quella era un'altra faccenda. Si sentiva frustrata, e invece di parlargli se l'era presa con lui. Dopo che lei già gli aveva portato via i figli, questo doveva averlo fatto sentire ancora più solo. La donna si levò la vestaglia e si coricò sul letto. Il cuscino era freddo e umido del suo sudore, e il ramo continuava a grattare contro la finestra. Voltò la testa e vide il cellulare sul comodino, la plastica nera che brillava nella luce della luna. Tom Clancy
255
1998 - Equilibri Di Potere
Girandosi su un fianco, Sharon prese il telefonino, lo aprì e cominciò a comporre il numero privato di Paul. Si fermò dopo il prefisso, interruppe la chiamata e posò il cellulare. Aveva un'idea migliore. Invece di fargli una telefonata - dove anche una piccola cosa, come sentirsi rispondere dall'audiomessaggeria o ascoltare la parola sbagliata poteva innescare una ricaduta - gli avrebbe teso un ramo d'olivo. Sentendosi al tempo stesso colpevole e clemente, Sharon tornò a sdraiarsi, chiuse gli occhi e sprofondò subito in un sonno soddisfatto.
41 Martedì, ore 11.50, Madrid, Spagna Quando vide i soldati nel cortile battere precipitosamente in ritirata, Darrell McCaskey espresse un muto ringraziamento a Brett August. Lo Striker Team doveva essere il motivo di quell'improvviso ripiegamento. Dopo il decollo dell'elicottero, i tiratori appostati sul tetto avevano tenuto bloccati lui e Maria. Al tempo stesso, i soldati sparpagliati lungo il perimetro si erano raggruppati. Sembrava stessero organizzando un assalto, che però non avvenne mai. Le forti detonazioni provenienti dal palazzo inchiodarono tutti sul posto. «È iniziato», disse Darrell a Maria. Del fumo giallo filtrava dalle finestre lungo il muro accanto agli archi, e vennero urlati degli ordini all'estremità opposta del cortile, vicino all'ala occidentale del palazzo. Benché fosse difficile vedere distintamente qualcosa a causa del sole alto e splendente e delle ombre profonde, la massa di soldati parve svanire nel nulla. Non molto tempo dopo, McCaskey udì degli spari dietro le bianche pareti riccamente ornate. «Che succede?» domandò Maria, appoggiata all'interno dell'arco più vicino al muro del palazzo, con le gambe distese davanti a sé. Darrell le teneva premuto il suo fazzoletto sulla ferita nel fianco. «È il contrattacco», rispose lui. Non voleva dire di più nel caso qualcuno li ascoltasse di nascosto. «Come stai?» «Sto bene.» Mentre parlavano, McCaskey aveva osservato di sottecchi l'ampio spazio aperto illuminato dal sole. Verso sud, sulla sua sinistra, un'alta cancellata di ferro separava il cortile del palazzo dalla cattedrale. Le porte della chiesa in precedenza erano state chiuse, ma adesso cominciavano a Tom Clancy
256
1998 - Equilibri Di Potere
spuntare delle persone, preti come pure fedeli. Suppose che avessero udito l'elicottero e i colpi sparati contro di esso. All'interno del cortile, Luis giaceva sempre sopra il capitano; il funzionario dell'Interpol era silenzioso, mentre l'ufficiale spagnolo non smetteva di gemere. «Dobbiamo portarlo dentro», disse Maria. «Lo so», fece Darrell, continuando a sbirciare nella luce del sole. Alla fine, riuscì a distinguere almeno tre soldati che erano rimasti indietro. Due di loro si trovavano più o meno a centoventi metri di distanza, accovacciati dietro un pilastro del cancello sul lato meridionale del cortile. Il terzo era acquattato dietro un vecchio lampione un centinaio di metri davanti a lui, verso nord. McCaskey mise la sua pistola in mano a Maria. «Ascolta. Voglio andare a prendere Luis. Vedrò se quei soldati sono disposti a scambiarlo con il loro capitano.» «Non è uno scambio alla pari», affermò Maria con rabbia. «Luis è un essere umano. Quel capitano è una vìbora. Un serpente che striscia a terra.» Gettò uno sguardo all'ufficiale e il suo labbro superiore gonfio si contrasse in un sogghigno. «È disteso laggiù proprio nella posizione che gli si addice.» «Speriamo che i soldati non vedano le cose allo stesso modo», disse McCaskey in tono pacato. «Riesci a girarti leggermente in maniera che possano vedere la pistola?» Maria posò la mano sinistra sul fazzoletto insanguinato, torse lievemente il busto e fece per sollevare la mano destra. «Aspetta un secondo», la bloccò lui. «Prima voglio dire qualcosa ai soldati. Come si dice: "Non sparate"?» «No dispareri.» McCaskey fece capolino da dietro l'arco. «No dispareri!» gridò, poi chiese a Maria: «E "Prendiamoci cura dei nostri feriti"?» Lei tradusse la frase in spagnolo. «Cuidamos nuestros heridos!» urlò Darrell. Non ci fu alcuna risposta da parte dei soldati. McCaskey si accigliò. Quella era una di quelle mosse dove ti toccava giocare d'azzardo e pregare. «Va bene», disse a Maria alzandosi in piedi. «Fagli vedere la pistola.» Lei si girò finché la sua mano destra non spuntò da dietro l'arco. La pistola scintillò nel sole mentre McCaskey usciva allo scoperto. Alzò le mani per mostrare che era disarmato, quindi si incamminò lentamente nel cortile. I soldati non reagirono. Il sole scottava ferocemente mentre Darrell si avvicinava ai due uomini feriti. Era consapevole degli spari incessanti Tom Clancy
257
1998 - Equilibri Di Potere
all'interno del palazzo; non era un buon segno; gli Strikers avrebbero dovuto entrare e uscire senza ingaggiare battaglia con il nemico. All'improvviso un soldato uscì da dietro il pilastro, varcò il cancello e si diresse verso McCaskey. Brandiva un mitra, puntato dritto verso di lui. «No dispareri!» ripeté Darrell nel caso la prima volta l'altro non avesse sentito. «Vueltate!» urlò il soldato. McCaskey lo guardò e si strinse nelle spalle. «Vuole che ti volti!» gridò Maria. Darrell comprese il motivo di quella richiesta: il militare spagnolo voleva assicurarsi che non nascondesse un'arma dietro la schiena. Si fermò, si voltò e sollevò persino le gambe dei calzoni, quindi tornò a girarsi e riprese a camminare. Il soldato non sparò, ma nemmeno abbassò il mitra, nel quale McCaskey riconobbe un MP5 fabbricato a Hong Kong. Se avesse aperto il fuoco a quella distanza, lo avrebbe tagliato in due. Gli sarebbe piaciuto vedere il volto dell'uomo sotto il berretto, per avere una qualche idea di cosa gli passasse per la testa. Per raggiungere il punto in cui si trovava Luis, McCaskey impiegò meno di un minuto, ma gli parve un'eternità. Il soldato spagnolo era fermo a una decina di metri, l'arma sempre puntata nella sua direzione. L'americano si inginocchiò lentamente, tenendo le braccia alzate, e abbassò lo sguardo sui feriti. Il capitano lo stava fissando, ansimando tra i denti. La sua gamba era immersa in una pozza rossa; se non avesse ricevuto al più presto delle cure, sarebbe morto dissanguato. Luis giaceva di traverso sopra l'ufficiale, formando con lui una X. McCaskey chinò la testa e osservò l'amico. Aveva gli occhi chiusi e il respiro affannoso, e il suo viso normalmente bruno era pallido. Il proiettile l'aveva colpito sul lato destro del collo, cinque centimetri sotto l'orecchio. Il sangue gocciolava sui blocchi di pietra, formando un rivolo che confluiva nella pozza di sangue del capitano. McCaskey si tirò su lentamente e si piazzò a gambe divaricate sopra i due uomini, quindi infilò le braccia sotto il corpo di Luis e lo sollevò. Mentre si raddrizzava, udì del trambusto nei pressi del cancello. Un sergente vicino al pilastro aveva la mano intorno al braccio di un prete, che stava parlando con calma indicando i feriti. Il sottufficiale stava urlando. Dopo un momento, il sacerdote si divincolò dalla stretta e si lanciò avanti. Il sergente gli urlò di fermarsi. Tom Clancy
258
1998 - Equilibri Di Potere
Il prete non se ne diede per inteso e puntò verso il palazzo, dove ancora echeggiavano gli spari e si levavano nubi di fumo giallo, gridando che voleva vedere se poteva essere d'aiuto. Il sergente lo avvertì che era pericoloso. Il sacerdote rispose che non gliene importava. Dunque era questo l'oggetto della discussione, pensò Darrell. La sicurezza del prete. Mai trarre conclusioni affrettate. McCaskey non aveva intenzione di restare lì con Luis sanguinante. Stringendolo delicatamente al petto, si avviò verso il portico. Il soldato lo lasciò andare. Voltandosi, vide che si stava prendendo cura del capitano ferito. Una volta tornato sotto l'arco, McCaskey adagiò con cautela Luis accanto a Maria, poi volse lo sguardo indietro: il prete era inginocchiato vicino al capitano. «Povero Luis», disse Maria, posando la pistola e accarezzandogli la guancia. Darrell avvertì una fitta di gelosia. Non per la carezza, quanto per l'apprensione che leggeva nei suoi occhi. Uno sguardo che veniva dal profondo, spingendo da parte il proprio dolore. Che pazzo era stato a perderla. Notò soltanto allora che era bianca come un cencio. Doveva cercare qualcuno che le prestasse soccorso. McCaskey si sbottonò il polsino, lacerò il fondo della manica e applicò la pezza di tessuto sulla ferita di Luis. «Avete entrambi bisogno di assistenza medica», disse. «Cercherò di trovare un telefono... per chiamare un'ambulanza. Non appena l'avrò fatto, mi occuperò del tuo amico Juan.» Maria scrollò il capo. «Potrebbe essere troppo tardi...» Tentò di alzarsi in piedi, ma Darrell glielo impedì tenendola con fermezza per le spalle. «Maria...» «Lasciami!» urlò lei. «Maria, ascoltami... dammi solo un po' di tempo. Con un pizzico di fortuna, questo assalto renderà superfluo salvare Juan o chiunque altro dagli sgherri del generale Amadori.» «Non credo nella fortuna», replicò la donna, scostando le braccia di Darrell con la mano libera. «Credo nella bassezza degli uomini. E finora non sono mai rimasta delusa. Amadori potrebbe far giustiziare i suoi prigionieri solo per impedirgli di raccontare quello che stava facendo...» Tom Clancy
259
1998 - Equilibri Di Potere
Maria si interruppe, gettò uno sguardo al di là di McCaskey e spalancò gli occhi. «Che c'è?» domandò lui. «Quell'uomo io lo conosco», disse lei. Darrell si voltò. Il prete si stava affrettando verso di loro. Avvicinandosi, rallentò il passo; evidentemente, anche lui l'aveva riconosciuta. «Maria», disse il sacerdote quando raggiunse l'arco. «Padre Alcazar. Cosa ci fa qui?» «È stata la sorte a condurmi in questo luogo.» Si chinò su di lei e le toccò la mano in un gesto di conforto. Poi si accorse che era ferita. «Povera ragazza.» «Me la caverò.» «Ha perso molto sangue», osservò il prete. Lanciò un'occhiata a Luis. «E anche quest'uomo. Avete chiamato un dottore?» «Stavo giusto andando», intervenne McCaskey. «No!» strillò Maria. «Va tutto bene», la rassicurò Norberto. «Resterò io con voi.» «Non è questo», replicò lei. «C'è un prigioniero... bisogna aiutarlo!» «Dove?» s'informò il sacerdote. «In una stanza, laggiù», rispose la donna, indicando la porta lungo la parete del palazzo. «Temo che lo uccideranno.» Norberto le diede un colpetto affettuoso sulla mano e si alzò. «Andrò io da lui, Maria», le promise. «Lei rimanga qui e cerchi di non muoversi.» Maria spostò lo sguardo su Darrell. La preoccupazione che lui le aveva letto negli occhi era scomparsa, sostituita dal disprezzo. McCaskey se ne andò con il cuore a pezzi, senza dire una parola, seguito da presso da padre Norberto. I due uomini entrarono nel palazzo, Darrell per primo. Aveva lasciato la pistola a Maria, nel caso i soldati avessero cambiato idea. Lui sperava di non averne bisogno. Gli spari erano più forti, naturalmente, ma ancora abbastanza lontani da fargli ritenere che non sarebbero rimasti coinvolti in uno scontro a fuoco. Guardò l'antica croce di legno che pendeva sul petto del sacerdote e vi soffermò per un momento gli occhi stanchi mentre chiedeva a Dio di aiutare i suoi compagni che potevano trovarsi nel mezzo del combattimento. C'erano otto porte lungo il breve corridoio, tutte chiuse. McCaskey si fermò e sussurrò al prete: «Parla inglese?». Tom Clancy
260
1998 - Equilibri Di Potere
«Un po'», rispose Norberto. «Okay», disse McCaskey. «Non la lascerò da solo.» «Non sono mai solo», replicò il sacerdote, toccando delicatamente la croce. «Questo lo so. Volevo dire... senza protezione.» «Ma i feriti...» «Deve pur esserci un telefono in una di queste stanze», gli disse McCaskey. «Se c'è, farò la chiamata e poi resterò con lei. Troveremo l'amico di Maria e lo porteremo fuori insieme.» Norberto annuì mentre l'americano ruotava il primo pomello. La porta si aprì su uno studio avvolto nella penombra. Dopo essere stati fuori alla luce del sole, gli occhi di Darrell impiegarono un momento ad abituarsi alla semioscurità, ma alla fine scorsero una scrivania in fondo alla stanza e, nell'angolo più vicino, un telefono. «Un bel colpo di fortuna», fece McCaskey. «Lei vada», disse il parroco. «Io continuerò a cercare il prigioniero.» «D'accordo. La raggiungerò non appena avrò finito.» Norberto annuì e si diresse verso la porta successiva. Chiudendo la porta, Darrell si avvicinò al telefono. Sollevò il ricevitore e lanciò un'imprecazione: nessun segnale acustico. Era quello che aveva temuto. Amadori doveva aver fatto interrompere ogni accesso alle linee esterne. Nell'eventualità che uno dei prigionieri fosse riuscito a scappare, non avrebbe potuto trasmettere nessuna informazione. Ritornò nel corridoio ed entrò nella stanza accanto. Era una sala della musica. Avvertì un debole odore di fumo, poi notò la cenere sul pavimento. Era lì che doveva essere entrato in funzione l'impianto antincendio. Padre Norberto era in un angolo accanto a un prigioniero. McCaskey suppose che si trattasse di Juan. «Padre... come sta?» chiese. Norberto non si voltò. Si limitò a curvare le spalle e a scuotere gravemente il capo. McCaskey si girò. L'unica maniera di ottenere aiuto era trovare gli Strikers. Loro avrebbero potuto contattare l'Interpol e chiedere assistenza medica. Anche se il commando non fosse riuscito a eliminare Amadori, il generale avrebbe dovuto permettere ai soccorsi di entrare nel palazzo. Anche i suoi uomini erano rimasti feriti nel combattimento. McCaskey tirò un profondo respiro e si avviò lungo il corridoio.
42 Tom Clancy
261
1998 - Equilibri Di Potere
Martedì, ore 12.06, Madrid, Spagna La sala della musica era buia, tuttavia filtrava abbastanza luce dal corridoio da consentire a padre Norberto di vedere l'uomo steso a terra in un angolo. Era gravemente ferito. C'erano schizzi di sangue su di lui, sui suoi abiti e sulla parete alle sue spalle, e sangue fresco continuava a sgorgare da squarci sulla guancia, sulla fronte e sulla bocca. C'erano ferite aperte e sanguinanti anche sul petto e sulle gambe. Padre Norberto poteva letteralmente percepire la presenza della Morte, proprio come quando si era inginocchiato accanto al fratello. La sensazione era sempre la stessa, che assistesse i malati terminali o tenesse la mano a persone ferite mortalmente. La Morte aveva un odore dolce e vagamente metallico che riempiva le narici e avvelenava lo stomaco. Il prete poteva quasi sentire il tocco della Morte. Era come un fumo freddo e invisibile che raggelava l'aria e filtrava nella carne, nelle ossa, nell'anima. La Morte era venuta a ghermire quell'uomo. Mentre i suoi occhi si abituavano all'oscurità, Norberto si rese conto che era un miracolo che fosse ancora vivo. I mostri che l'avevano imprigionato avevano infierito su di lui, sparandogli, picchiandolo, bruciandolo, senza ritegno e misericordia. Per quale ragione? si chiese Norberto con amara indignazione. Per ottenere informazioni? Per vendetta? Per divertimento? Qualunque fosse il motivo, non poteva giustificare un atto del genere. E in un Paese cattolico, un Paese che presumibilmente seguiva il decalogo e gli insegnamenti di Gesù Cristo, ciò che avevano fatto quegli aguzzini era un peccato mortale. Per i loro crimini, avrebbero vissuto fuori dalla grazia di Dio per l'eternità. Non che questo sarebbe servito a quel poveretto. Padre Norberto si inginocchiò vicino al moribondo, gli scostò dalla fronte i capelli bagnati di sudore e gli toccò la guancia insanguinata. Il prigioniero aprì gli occhi; in essi non c'era scintilla, solo confusione e dolore. Scivolarono sull'abito talare e poi si riportarono sul volto del prete. Cercò di sollevare il braccio. Padre Norberto gli prese la mano tremante e la tenne fra le sue. «Figliolo», disse. «Sono padre Norberto.» L'uomo alzò lo sguardo. «Padre... che cosa... sta succedendo?» «Sei stato ferito. Resta tranquillo.» Tom Clancy
262
1998 - Equilibri Di Potere
«Ferito? Sono grave?» «Non agitarti, adesso», disse Norberto con dolcezza, stringendogli la mano e sorridendo. «Qual è il tuo nome?» «Sono Juan... Martinez.» «Desideri confessarti?» Juan si guardò intorno. I suoi occhi erano guizzanti e spaventati. «Padre... sto... morendo?» Norberto non rispose. Si limitò a stringere più forte la mano di Juan Martinez. «Ma... com'è possibile?» domandò Juan. «Non sento... dolore.» «Dio è misericordioso.» Le dita di Juan si chiusero attorno a quelle del sacerdote. Le sue palpebre si abbassarono lentamente. «Padre... se Dio è misericordioso, allora pregherò... Lui perdonerà i miei peccati.» «Li perdonerà soltanto se il tuo pentimento sarà sincero», rispose Norberto. In lontananza, udì gli spari risuonare con minor frequenza. C'erano molte altre persone che avevano bisogno del conforto di Dio... e del Suo perdono. Premendo la sua croce sulle labbra del morente, gli domandò: «Sei dunque veramente contrito per aver offeso il Signore con tutti i peccati della tua vita passata?». Juan baciò la croce. «Sì... lo sono», disse accoratamente e con grande sforzo. «Ho ucciso... molti uomini. L'ultimo in un appartamento... un pescatore.» Norberto sentì la Morte voltarsi verso di lui e ridere. Non aveva mai sperimentato nulla di tanto crudele o punitivo come quel momento... la consapevolezza che la mano stretta tra le sue era la mano che aveva trucidato suo fratello. Gli occhi di Norberto erano due lampi di rabbia in un mare di ghiaccio che saettavano verso l'uomo davanti a lui come se fosse il diavolo in persona. Avrebbe disperatamente voluto gettare da una parte la sua mano e osservarlo scivolare nella dannazione eterna. Quest'uomo ha assassinato mio fratello... «Quei delitti erano... necessari», continuò Juan con voce strozzata. La sua mano tremante si serrò ancora più forte intorno alle dita del prete. «Ma... sono davvero pentito di averli commessi.» Norberto chiuse gli occhi. I suoi denti erano stretti, la sua mano non rispondeva al tocco di Juan. Tuttavia, represse l'impulso di lasciar cadere Tom Clancy
263
1998 - Equilibri Di Potere
quella mano che aveva spento la vita di Adolfo. Per quanto fosse un fratello addolorato, era soprattutto un ministro di Dio. «Padre...» tossì Juan. «Mi aiuti... a pronunciare... le parole.» Norberto inspirò tra i denti. Non è necessario che io lo assolva. L'assoluzione è competenza di Dio. Il prete riaprì gli occhi e fissò torvo il volto contuso e il corpo martoriato davanti a lui. «Padre, assolvimi dalle mie colpe», iniziò Norberto con freddezza, «poiché sono sinceramente pentito.» «Sono... pentito», rantolò Juan. «Sono... sinceramente... pentito.» Chiuse gli occhi. Il suo respiro era corto, affannoso. «I peccati rimessi non pesano più sull'anima, restituendo il peccatore a uno stato di grazia santificante», proseguì Norberto. «Possa Dio rimettere a te i tuoi debiti e concederti la salvezza.» Le labbra di Juan si schiusero lentamente. Ci fu un breve anelito, poi più nulla. Il prete rimase a fissare il defunto. La sua mano era fredda. Il sangue continuava a stillare dal suo torace e dalla sua guancia. Norberto non poteva giustificare o perdonare ciò che quell'uomo aveva fatto. Ma Adolfo era andato a pescare in un mare nel quale la preda reagisce: se Juan non lo avesse ammazzato, lo avrebbe fatto qualcun altro. I suoi occhi si riempirono di lacrime. Se soltanto avesse saputo della doppia vita che conduceva suo fratello. Se soltanto fosse stato meno duro, forse Adolfo non avrebbe avuto paura di rivolgersi a lui. Perché aveva lasciato che se ne andasse quella sera? Perché non era rimasto con lui quando era uscito per consegnare quel nastro, il nastro che aveva contribuito ad avviare tutto questo? Perché non ho agito quando ce n'era ancora il tempo? E la punizione peggiore era non essere riuscito a salvare l'anima di suo fratello... solo quella del suo assassino. «Oh, Dio», disse Norberto rovesciando indietro la testa e lasciando che le lacrime fluissero liberamente. Posò la mano di Juan accanto al corpo e si coprì gli occhi. Mentre se ne stava lì in ginocchio, sentì la Morte che se ne andava... ma senza allontanarsi troppo. Il sacerdote si sforzò di trattenere le lacrime. Quello non era il momento di piangere Adolfo o di maledire i propri errori. C'erano altri che avevano bisogno di conforto o assoluzione - altri che avevano agito con arroganza nel fiore della vita, solo per ritrovare l'umiltà Tom Clancy
264
1998 - Equilibri Di Potere
al cospetto della dannazione eterna. Padre Norberto si alzò e fece il segno della croce sopra Juan Martinez. «Che Dio ti perdoni», disse piano. E che Dio perdoni anche me, pensò voltandosi e uscendo dalla stanza. Odiava l'uomo che era appena morto, ma in cuor suo, nella parte più profonda e sincera di sé, sperava che Dio avesse ascoltato il suo pentimento. C'era già stata abbastanza dannazione per quel giorno.
43 Martedì, ore 12.12, Madrid, Spagna Era la normale linea di condotta di tutte le forze di élite americane non lasciarsi alle spalle nulla di utilizzabile. In alcuni casi, quando la missione segreta era «rossa» - ovvero nessuno doveva nemmeno sapere che le forze erano state lì -, venivano raccolti persino i bossoli. In un raid «verde» come questo, era soltanto necessario che le identità degli agenti non fossero mai rivelate. Il colonnello August si era accorto che Aideen Marley si era staccata dal gruppo. Benché non avesse ricevuto ordine di farlo, lui non poteva biasimare la sua iniziativa. Così come stavano le cose, se non fosse riuscita a togliere di mezzo Amadori, la missione sarebbe stata considerata un successo parziale. Lo Striker Team era comunque riuscito a stanare il generale prima che fosse pronto a completare il suo piano. Il conflitto a fuoco avrebbe costretto la polizia municipale e altre forze dell'ordine a fare irruzione nel palazzo. Avrebbero trovato i prigionieri e appreso come fossero stati condotti lì con la forza. Amadori sarebbe stato ancora in condizione di prendere il potere, ma questo gli avrebbe complicato non poco le cose. Di certo non gli sarebbe stato facile ottenere dei sostegni in Europa quando fossero venute a galla le sue atrocità. Tuttavia... Al colonnello August non piacevano i successi parziali. Aideen si era diretta verso l'ala sud del palazzo all'inseguimento di Amadori. Se gli Strikers fossero riusciti a tenere i militari spagnoli alla larga da lei, e se la ferita del generale lo avesse indotto a concentrarsi più sulla fuga che sulla sicurezza, la donna forse sarebbe stata in grado di portare a termine il lavoro che avevano intrapreso. In caso di riuscita, avrebbero potuto Tom Clancy
265
1998 - Equilibri Di Potere
risparmiare alla Spagna i mesi di scontri violenti e spietate epurazioni che sarebbero inevitabilmente seguiti se Amadori fosse sopravvissuto. C'erano meno di cento metri tra gli Strikers e le truppe spagnole. Sebbene i soldati di Amadori indossassero le maschere antigas, la spessa coltre di fumo giallo impediva loro di avanzare per più di qualche metro al minuto. Nel frattempo gli americani avevano messo in atto un ordinato ripiegamento; avevano persino aiutato a evadere quei prigionieri rinchiusi nella sala degli alabardieri che erano riusciti a farsi largo nella nube di gas che si andava diradando. Gli Strikers si stavano avvicinando alla scala principale del palazzo, dietro la quale c'erano i gradini che conducevano alla prigione sotterranea. Verso sud c'era il corridoio imboccato da Amadori e da Aideen. Accostandosi al caporalmaggiore Prementine, il colonnello August gli diede istruzioni di scegliere un soldato per coprire la ritirata. «Signore», obiettò Prementine, «un soldato non è sufficiente. Vorrei rimanere indietro anch'io.» «Negativo», replicò August. «In questo caso saremmo in tre.» «Signore?» «Ho intenzione di rimanere io.» «Ma signore...» «Fa' come ti ho detto.» «Sì, signore», disse Prementine, salutando. Il caporalmaggiore informò Pupshaw che sarebbe rimasto indietro con il colonnello. Il robusto soldato rispose con un saluto entusiastico, quindi si presentò a rapporto dal suo comandante. August gli disse che, una volta raggiunta la scala, avrebbe dovuto appostarsi appena all'interno del corridoio. Il colonnello si sarebbe occupato del fuoco incrociato dal lato nord della scala. Se uno di loro fosse stato attaccato alle spalle, l'altro sarebbe stato in condizione di coprirlo. I soldati Scott e DeVonne consegnarono loro la rimanente scorta di granate; ne erano avanzate solamente tre. August calcolò che due degli ordigni e il fuoco di copertura gli avrebbero consentito di difendersi per cinque minuti. L'ultima granata gli avrebbe fatto guadagnare altri due minuti per la loro ritirata. I tempi erano stretti, ma potevano farcela. Sperava soltanto che Aideen potesse raggiungere la sua preda ferita, fare quello che andava fatto e uscirne indenne. Il caporalmaggiore Prementine augurò ai due uomini buona fortuna, poi Tom Clancy
266
1998 - Equilibri Di Potere
lui e gli altri Strikers sgusciarono via silenziosamente. August informò Pupshaw che avrebbero dovuto mantenere la posizione per cinque minuti esatti dal momento in cui avrebbero ingaggiato di nuovo battaglia con le truppe spagnole. Poi, a un suo segnale, avrebbero seguito i loro compagni «giù nel buco», Pupshaw per primo. Il colonnello e il soldato si distesero sul ventre e si prepararono a sostenere l'assalto. Avrebbero sparato basso, non più in alto delle ginocchia. Pupshaw aveva una granata pronta da lanciare verso gli spagnoli. August sollevò il braccio sinistro. Venti secondi dopo, il primo soldato spagnolo apparve nella nube gialla ormai rarefatta. August girò il pollice sinistro verso il basso. Pupshaw strappò la sicura a spillo e fece rotolare la granata sul pavimento.
44 Martedì, ore 12.17, Madrid, Spagna Mentre percorreva il corridoio, Darrell McCaskey si sentiva nudo senza un'arma. Ma era più importante per lui che Maria ne avesse una. Era passato un po' di tempo dall'ultima volta che aveva messo in pratica le mosse di aikido che aveva imparato quando era entrato nell'FBI, ma non aveva altro cui ricorrere. Avvicinandosi al corridoio successivo, rallentò il passo. Si fermò dietro l'angolo e sbirciò furtivamente, come era solito fare durante i servizi di sorveglianza. Prese un'istantanea mentale della scena e si ritrasse rapidamente. Nel corridoio c'era un uomo alto, un generale con un vasto assortimento di galloni e medaglie sulla divisa. Era armato di pistola e portava grossi occhiali protettivi e un filtro antigas. Sanguinava da una ferita alla gamba. Doveva essere Amadori. Mentre si avvicinava, l'uomo stava guardando dietro di sé. McCaskey era certo che non l'avesse visto. Imprecò contro se stesso per aver lasciato la sua pistola a Maria. Non aveva niente da usare contro Amadori. Niente a parte i pugni e il fatto che l'altro non sapesse che lui era lì. All'FBI gli avevano insegnato che se un agente non poteva disporre di una potenza di fuoco superiore in una determinata situazione, doveva ritirarsi finché non poteva radunare quella potenza di fuoco. Una Tom Clancy
267
1998 - Equilibri Di Potere
condizione di stallo favoriva sempre l'inseguitore. Un insuccesso favoriva l'inseguito. Ma vista l'importanza della posta in gioco, McCaskey non poteva correre il rischio di lasciar andare Amadori. Alzò lo sguardo e fece appello a tutta la sua risolutezza. Ascoltò i passi claudicanti del generale. Amadori si trovava ormai a poco più di tre metri di distanza. McCaskey decise di accovacciarsi, girare l'angolo di scatto, tentare di bloccargli le gambe contro la parete, poi afferrargli il braccio prima che potesse sparare. Proprio in quel momento, udì dei passi alle sue spalle. Si voltò e vide padre Norberto che veniva verso di lui. Non fu l'unica cosa che vide. Sopra la sala della musica, notò un occhio rosso che guardava dal soffitto. Era l'obiettivo di una telecamera. E Amadori portava degli occhiali... un visore RSS, il sistema di sorveglianza a distanza. I passi si fermarono. Darrell imprecò dentro di sé. Era così dannatamente stanco che non ci aveva pensato, e adesso era in posizione di serio svantaggio; Amadori sapeva esattamente dove lui si trovava. Non c'era altro da fare che battere in ritirata. Si voltò e corse verso la porta che si apriva sul cortile. «Cosa c'è?» domandò padre Norberto. McCaskey gli fece segno di tornare indietro. Il prete rimase impalato, con aria confusa. «Gesù!» esclamò Darrell frustrato. Non pensava che Amadori avrebbe sparato a un rappresentante del clero. Ma un prete cattolico avrebbe costituito un ostaggio ideale. Nessuno avrebbe osato ordinare un attacco per timore di colpirlo. McCaskey doveva portare il sacerdote fuori di lì. Quando l'ebbe raggiunto, lo cinse con le braccia e cercò di spingerlo verso la porta. Un attimo dopo udì uno sparo, sentì un colpo nella schiena e tutto divenne di un rosso accecante.
45 Martedì, ore 12.21, Madrid, Spagna Fu semplice per Aideen seguire le tracce di sangue; le gocce erano così ravvicinate da sovrapporsi in parecchi punti. Amadori stava perdendo sangue rapidamente. Quello che non aveva previsto era che il generale Tom Clancy
268
1998 - Equilibri Di Potere
fosse da solo e la stesse aspettando. Amadori fece fuoco mentre Aideen svoltava l'angolo. Lei fece un balzo all'indietro e il proiettile le sibilò accanto. Quando si spense l'eco dello sparo, ci fu solo silenzio. Aideen rimase in ascolto, cercando di capire se Amadori si stesse muovendo. Mentre stava in attesa, sentì qualcosa premerle con forza nelle reni. Si girò e vide un uomo sbucare dal vano di una porta: era il generale di divisione, e aveva una pistola puntata su di lei. Aideen imprecò sottovoce. L'ufficiale indossava un visore RSS. Doveva essersi sintonizzato sulle telecamere dietro di loro e averla individuata. I due generali si erano separati, e ora lei si trovava in trappola. «Voltati e alza le mani», ordinò l'uomo in spagnolo. Aideen obbedì. L'altro la disarmò. «Chi sei?» le chiese. Lei non rispose. «Non ho tempo da perdere», disse il generale di divisione. «Rispondi e ti lascerò andare. Se invece rifiuti, ti lascerò qui con una pallottola nella schiena. Conto fino a tre.» Aideen non pensava che bluffasse. «Uno», disse l'ufficiale. Fu tentata di dirgli che era un'agente dell'Interpol. Non aveva mai affrontato la morte così da vicino, e questo indeboliva la sua determinazione. «Due.» Dubitava che l'uomo l'avrebbe risparmiata se anche avesse rivelato la sua identità. Ma di certo sarebbe morta se non l'avesse fatto. Tuttavia, se avesse detto la verità, avrebbe potuto rovinare le vite e le carriere di Maria, di Luis e dei loro compagni. E avrebbe distrutto innumerevoli altre esistenze se avesse aiutato Amadori a salvare la pelle. Forse era scritto che dovesse morire in strada con Martha. Forse non c'era modo di sfuggire a quel destino. Aideen udì la pistola tuonare alle sue spalle e sussultò. Sentì del sangue sul collo. Ma era ancora in piedi. Un istante dopo Aideen sentì il generale di divisione barcollare contro di lei. Fece uno scarto involontario mentre lui crollava in avanti. Le due pistole caddero rumorosamente sul pavimento. Lei si voltò; il sangue zampillava come l'acqua di una fontana dalla nuca dell'ufficiale. Aideen alzò gli occhi. Tom Clancy
269
1998 - Equilibri Di Potere
Una figura familiare stava avanzando verso di lei lungo il corridoio. Impugnava una pistola fumante e aveva un'espressione di truce compiacimento. «Ferdinand?» esclamò Aideen. Il membro della familia esitò. «No, è tutto a posto», disse lei. Si guardò rapidamente intorno, poi diede le spalle alla telecamera di sorveglianza e sollevò la maschera nera di quel tanto che bastava perché lui potesse vederla in volto. «Sono qui con i miei compagni», spiegò. «Per darvi una mano.» Ferdinand le si avvicinò. «Sono contento di sentirlo», disse. «Juan e io dubitavamo di te giù allo stabilimento, dopo l'attacco. Mi spiace.» «Non ti posso biasimare. Non potevi saperlo.» Ferdinand sollevò la pistola. «E' finita nelle mie mani quando la tua amica ha creato un po' di scompiglio. L'hanno portata via, e anche Juan. Voglio trovarli... e voglio trovare Amadori.» «Il generale è scappato da questa parte», disse Aideen indicando davanti a sé e chinandosi a raccogliere la sua pistola. Recuperò anche l'arma e gli occhiali dell'ufficiale morto. Il sangue della vittima si stava raffreddando sul collo di Aideen, e lei usò la manica della camicia nera per asciugarlo. Avvertiva un senso di nausea, ma non perché l'uomo fosse morto; in fondo, forse era stato sul punto di ucciderla. Ciò che la turbava era che né Amadori né il suo aiutante avevano avuto parte nell'evento che in primo luogo aveva trascinato l'OpCenter in quella situazione, cioè il delitto di Martha Mackall. Al contrario. Quegli uomini avevano eliminato i mandanti dell'omicidio. Il crimine per cui venivano braccati era di avere organizzato un golpe ai danni di un Paese membro della NATO - un golpe che, per ironia, la maggioranza del popolo spagnolo probabilmente avrebbe sostenuto se fosse stato messo ai voti. Martha si sbagliava, pensò tristemente Aideen. Non ci sono regole. Soltanto caos. Aideen e Ferdinand partirono all'inseguimento di Amadori, la donna in testa, lo spagnolo alcuni passi più indietro. Aideen ispezionò la pistola del generale di divisione. La sicura era disinserita; quel bastardo era davvero pronto a spararle nella schiena. Il corridoio era deserto. Udirono uno sparo e affrettarono il passo. Aideen si chiese se per caso qualcun altro - forse Maria? - avesse trovato Tom Clancy
270
1998 - Equilibri Di Potere
Amadori. Le tracce di sangue proseguivano dietro l'angolo. Le seguirono, poi si bloccarono di colpo mentre imboccavano l'andito che portava oltre la sala della musica. Lì c'era il generale con una pistola nella mano guantata di bianco. L'arma era puntata alla testa di qualcuno. Aideen impiego un momento a riconoscere la persona che il generale teneva di fronte a sé. . . Si trattava di padre Norberto. E ai suoi piedi giaceva supino e immobile un uomo. Era Darrell McCaskey.
46 Martedì, ore 12.24, Madrid, Spagna Quando padre Norberto era entrato nel cortile del palazzo, non credeva che i soldati gli avrebbero fatto del male. Poteva leggerlo nei loro occhi, sentirlo nelle loro voci. Ma non si faceva analoghe illusioni sull'uomo che aveva appena sparato nella schiena all'americano. L'ufficiale gli premeva una pistola sotto la mascella e lo teneva saldamente per i capelli con l'altra mano. Sanguinava, e non sembrava avere né il tempo né la disposizione d'animo per parlare. «Dov'è il generale di divisione?» tuonò Amadori. Aideen lasciò cadere a terra gli occhiali e la pistola dell'ufficiale e li buttò con un calcio nel corridoio. «È morto. Adesso lasci libero il prete.» «Una donna?» urlò Amadori. «Maledizione, chi è che mi sta facendo la guerra? Fatti vedere, subito!» «Lasci andare il prete, generale Amadori», ripeté Aideen. «Lo liberi, e mi avrà.» «Non intendo trattare», gridò Amadori, gettando un rapido sguardo dietro di sé. La porta che dava sul cortile era a pochi metri di distanza. Si levò il visore RSS e lo gettò sul pavimento, quindi spinse più a fondo la canna dell'arma nella gola di padre Norberto e continuò a indietreggiare. «I miei soldati sono sempre fuori a sorvegliare il perimetro mentre i loro fratelli combattono. Quando li chiamerò, accorreranno e ti daranno la caccia.» «Se metto fuori la testa, lei mi sparerà.» «Esatto, ma lascerò andare il prete.» La donna restò in silenzio. Durante i suoi anni di sacerdozio, Norberto aveva parlato con vedove Tom Clancy
271
1998 - Equilibri Di Potere
addolorate e parrocchiani che avevano perso fratelli, sorelle o figli. La maggior parte di quelle persone aveva espresso il desiderio di morire a sua volta. Nonostante la grave perdita che l'aveva colpito, Norberto non la pensava allo stesso modo. Non voleva diventare un martire. Voleva vivere. Voleva continuare ad aiutare il prossimo. Ma non avrebbe permesso che una donna morisse per lui. «Figliola, se ne vada da qui!» gridò. Amadori lo strattonò per i capelli. «Stia zitto!» «Mio fratello, Adolfo Alcazar, credeva in lei», disse il prete. «È morto al suo servizio.» «Suo fratello?» chiese il generale, senza smettere di arretrare. Si trovava ormai a un paio di metri dalla porta. «Non si è reso conto che gli uomini che hanno ucciso Adolfo sono qui?» «Lo so. Uno di loro è spirato fra le mie braccia, proprio come Adolfo.» «Allora come può schierarsi dalla loro parte?» «Non sono dalla loro parte», rispose Norberto. «Io sono dalla parte del Signore. E in nome Suo la supplico di mettere fine a questa guerra.» «Non ho tempo per questo», scattò il generale. «I miei nemici sono i nemici della Spagna. Mi dica chi è quella donna e io la lascerò libero.» «Non intendo aiutarla.» «Allora morirà.» Amadori emise un gemito mentre raggiungeva la porta. Era chiaro che soffriva. Senza lasciare il prete, fece un passo nella scintillante luce del sole e si girò verso il cancello meridionale. «Ho bisogno di aiuto!» gridò, tornando subito a voltarsi per assicurarsi che Aideen non si fosse mossa. I soldati sull'altro lato del cortile avevano le armi puntate in direzione del portico. Si voltarono a guardare la porta. All'improvviso uno di loro uscì da dietro il pilastro. «Resti dov'è, signore!» strillò. Amadori lanciò un'occhiata verso gli archi e scorse due persone accovacciate, un uomo sanguinante e una donna. «Fai tornare qui la tua unità per presidiare il cortile!» ordinò il generale. Il soldato estrasse la radio dal cinturone e chiamò dei rinforzi. In quel mentre, la donna dietro l'arco puntò la pistola verso Amadori. Il generale fece rabbiosamente ruotare il prete, frapponendolo tra sé e la minaccia. La donna rinunciò a sparare, e alcuni colpi esplosi dai soldati la ricacciarono rapidamente dietro l'arco. Amadori si girò di nuovo verso il palazzo per accertarsi che l'altra donna non fosse sbucata da dietro l'angolo. Lei non Tom Clancy
272
1998 - Equilibri Di Potere
l'aveva fatto. Non ne aveva bisogno. Darrell McCaskey era sdraiato su un fianco a metà del corridoio, rivolto verso Amadori, e impugnava la pistola che Aideen aveva fatto scivolare con un calcio sul pavimento. Anche padre Norberto guardò dentro l'edificio. Non riusciva a capire. Non c'era sangue sull'americano, eppure aveva visto con i suoi occhi il generale sparargli nella schiena. Amadori tentò nuovamente di farsi scudo con il corpo di padre Norberto, ma McCaskey non gliene diede il tempo. E non sparò per ferirlo. Gli piazzò due colpi in rapida successione nella tempia. Il generale era già morto prima di toccare terra.
47 Martedì, ore 12.35, Madrid, Spagna «Indossavi un giubbotto antiproiettile», disse Aideen precipitandosi verso McCaskey. «Non viaggio mai senza», rispose lui. Sussultò quando lei lo aiutò ad alzarsi in piedi. «L'ho messo prima di venire qui. Dopo che mi ha sparato... ho pensato di rimanere a terra e aspettare un'occasione come questa.» «Sono contenta di non aver dato un calcio solo agli occhiali», osservò Aideen. Ferdinand passò accanto a loro di corsa, dirigendosi verso il prete. Padre Norberto era in piedi nel vano della porta, fissando il corpo senza vita del generale Amadori. Si inginocchiò e iniziò a recitare una preghiera per il defunto. «Padre, non merita la sua benedizione», gli disse Ferdinand. «Forza, dobbiamo andare.» Norberto finì di pregare. Soltanto quando ebbe fatto il segno della croce si rialzò e chiese: «Dove andiamo?». «Via di qui», rispose Ferdinand. «I soldati...» «Ha ragione, padre», intervenne Aideen. «Non sappiamo quali sono le loro intenzioni. Ma sarà meglio trovarci da un'altra parte.» McCaskey si appoggiò alla spalla della donna e tirò alcuni penosi respiri. «Dobbiamo anche informare al più presto il capo di quello che sta accadendo. Dov'è la squadra?» «Ha incontrato della resistenza e ha dovuto ripiegare.» «Puoi raggiungerla?» Tom Clancy
273
1998 - Equilibri Di Potere
Aideen annuì. «Ce la fai a camminare?» «Sì, ma non verrò con te. Non posso lasciare sola Maria.» «Darrell, hai sentito quello che ha detto Amadori», obiettò lei. «Stanno arrivando altri soldati.» «Lo so», replicò McCaskey con un debole sorriso. «Una ragione in più per non abbandonarla.» «Non sarà solo», le disse padre Norberto. «Resterò io con lui.» Aideen scrutò entrambi attraverso la maschera. «Non c'è tempo per mettersi a discutere. Io vado a trasmettere la notizia. Abbiate cura di voi.» McCaskey la ringraziò. Mentre lei si girava e partiva di corsa verso la scala principale, lui zoppicando si avvicinò al sacerdote. «Mi spiace per questo», disse in inglese indicando il cadavere di Amadori. «Ma era necessario.» Norberto rimase silenzioso. Ferdinand infilò la pistola nei calzoni. «Io vado a cercare Juan.» Fissò lo sguardo su McCaskey. «Grazie, signore, per aver liberato la Spagna da questo aspirante Caudillo.» Darrell non era del tutto certo di quello che l'altro avesse detto, ma colse il succo della frase pronunciata in spagnolo. «De nada!» rispose. D'un tratto, Norberto posò una mano sul collo di Ferdinand e strinse con forza. «Padre!» esclamò l'altro, confuso. «Il tuo amico è là dentro», disse il prete. I suoi occhi si velarono di lacrime mentre indicava la sala della musica. «È morto.» «Juan... morto? Ne è sicuro?» «Sì, purtroppo. Ero con lui quando è deceduto. Ero con lui quando ha confessato i suoi peccati e ha ricevuto l'assoluzione.» Ferdinand chiuse gli occhi. «Ciascuno ha il diritto alla remissione delle colpe, figliolo», continuò Norberto, «che abbia ucciso una sola persona oppure migliaia.» Tolse la mano dalla nuca di Ferdinand e si diresse verso McCaskey, che stava sbirciando con cautela fuori dalla porta. L'americano ignorava cosa si fossero detti i due, ma aveva l'impressione che non si trattasse di nulla di piacevole. «Che dobbiamo fare?» chiese Norberto. «Ancora non lo so», ammise Darrell. Osservò i soldati, che lo stavano osservando a loro volta. I rinforzi Tom Clancy
274
1998 - Equilibri Di Potere
stavano affluendo da un'entrata più giù nel cortile. Gli sembrava che avessero delle maschere antigas. Dovevano far parte delle truppe che avevano incalzato gli Strikers. Una volta ancora McCaskey si sentiva impotente. Gli osservatori dell'Interpol potevano non essersi resi conto che Amadori era morto, che una dimostrazione di forza da parte di unità della polizia locale forse sarebbe stata sufficiente a stroncare definitivamente la rivoluzione. Soprattutto se fosse avvenuta prima che i militari potessero radunarsi sotto un nuovo leader. «E se provassi a parlare con loro?» propose Norberto. «Per convincerli che non c'è più motivo di combattere?» «Non credo che la starebbero ad ascoltare, padre», rispose McCaskey. «Forse potrà riuscire a mettere un po' di paura a qualcuno di loro... ma non a tutti. E comunque non abbastanza per salvarci.» «Devo tentare», disse il sacerdote. Girò intorno a McCaskey e si diresse verso la porta. L'ex agente federale non cercò di fermarlo. Non pensava che i soldati gli avrebbero fatto del male. E se fosse riuscito a far guadagnare loro anche solo un minuto o due, valeva la pena tentare. A quel punto, era disposto a tentare qualunque cosa. McCaskey non aveva la più pallida idea di cosa sarebbe accaduto al movimento ora che Amadori era morto. Ma dal modo in cui oltre una trentina di soldati si stavano ammassando lungo il lato sud del cortile, aveva un'idea ben chiara di cosa sarebbe capitato a lui, a Maria e a tutti i prigionieri rinchiusi nel palazzo. Sarebbero diventati le pedine di scambio in uno dei più rilevanti e pericolosi drammi con ostaggi del secolo.
48 Martedì, ore 6.50, Washington, D.C. «Messaggio dagli Strikers», disse Bob Herbert. Il responsabile dell'intelligence era al telefono nell'ufficio del direttore, mentre Hood e Rodgers erano in teleconferenza con il consigliere per la Sicurezza Nazionale Burkow e l'ambasciatore spagnolo Garcìa Abril. Nella stanza erano presenti anche Lowell Coffey e Ron Plummer. L'ambasciatore aveva informato Washington che il primo ministro spagnolo e il re avevano sollevato dal comando il generale Amadori. Le Tom Clancy
275
1998 - Equilibri Di Potere
truppe ai suoi ordini erano state affidate al generale Garcìa Somoza, che stava arrivando in volo da Barcellona. Nel frattempo, le forze di polizia locali - che includevano la Guardia Real del Palacio de la Zarzuela - si stavano preparando a sferrare una controffensiva per riprendere il controllo del palazzo. Hood prese immediatamente la chiamata degli Strikers, ritrasmessa dal quartier generale dell'Interpol, e inserì il viva-voce. Il silenzio radio aveva messo a dura prova i nervi di tutti, soprattutto da quando gli osservatori e la ricognizione satellitare avevano riferito di colpi d'arma da fuoco e nubi di gas lacrimogeno in differenti punti del palazzo. Paul temeva inoltre che la polizia facesse irruzione prima che gli Strikers potessero sgombrare il campo. «Raggiunta casa-base», annunciò August non appena Hood rispose. «Siamo fuori della tana e di nuovo in strada.» Nella stanza ci furono sorrisi e pugni alzati in segno di trionfo. Rodgers informò Burkow e l'ambasciatore Abril. «Eccellente», disse Hood con entusiasmo. Poiché lo Striker Team si trovava all'aperto, il colonnello era costretto a fare rapporto adottando il codice che avevano messo a punto ispirandosi al baseball. «Qualche infortunio?» «Una slogatura», rispose August. «Ma abbiamo un problema. L'allenatore è entrato a prendere la sua signora. Il capo della signora è andato con lui. L'allenatore sta bene, ma gli altri si sono fatti male. Avrebbero davvero bisogno di vedere un medico.» «Capito», fece il direttore. McCaskey era l'allenatore. August gli stava dicendo che Darrell e Luis erano intervenuti in soccorso di Maria, e che le condizioni dei due spagnoli forse erano tali da minacciare la loro vita. «Un'altra cosa», aggiunse il colonnello. «Quando abbiamo cercato di eliminare il loro campione, ci siamo trovati in un bell'impiccio. Alla fine è stato l'allenatore a metterlo fuori gioco.» Hood e Rodgers si scambiarono un'occhiata. Era stato McCaskey a far fuori Amadori. Questo non era previsto nel piano. Ma se c'era una cosa che il direttore aveva imparato dei suoi collaboratori - Herbert, Rodgers e McCaskey in particolare - era la loro bravura nell'improvvisare. «È nostra opinione», continuò August, «che l'allenatore non dovrebbe restare ancora per molto allo stadio. Non vogliamo che l'altra squadra gli parli. Vuoi che proviamo a tirarlo fuori?» Tom Clancy
276
1998 - Equilibri Di Potere
«Negativo», rispose Hood. Per quanto gli Strikers fossero in gamba, si rifiutava di gettarli di nuovo nella mischia senza che si fossero riposati specialmente con la polizia che si preparava a dare l'assalto al palazzo. «Dove sono l'allenatore e gli altri?» «L'allenatore è accanto alla porta, nel settore B1», spiegò August. «La signora e il suo capo siedono nei posti V5, uno e tre.» «Molto bene», disse Hood. «Hai fatto il tuo lavoro, battitore. Adesso tornatene a casa. Ne riparleremo al tuo arrivo.» Herbert aveva avvicinato la carrozzella al computer e aveva inserito le coordinate fornite dal colonnello per avere gli ultimi rilevamenti del satellite. Stephen Viens li aveva collegati direttamente all'NRO, e le immagini apparvero sullo schermo dopo quindici secondi. «Vedo Maria e Luis», disse, «e anche una trentina di soldati che si preparano a fare qualcosa.» Rodgers aggiornò Burkow e Abril, mentre Lowell Coffey si avvicinava alla macchinetta del caffè e se ne versava una tazza. «Paul», disse il legale, «se Amadori è morto, forse quei soldati non uccideranno né i nostri né nessun altro. Li terranno come ostaggi e li baratteranno con un'amnistia di qualche tipo.» «E probabilmente la otterranno anche», fece notare Plummer. «Chiunque finirà per governare il Paese non vorrà alienarsi ulteriormente i sostenitori etnici di queste persone.» «Perciò se le autorità non attaccano», proseguì Coffey, «probabilmente verranno liberati tutti in tempo, incluso Darrell. I militari non hanno nulla da guadagnarci a ucciderli.» «Eccetto Darrell», obiettò Herbert. «Il colonnello August ha ragione. Se i soldati scoprono che è stato lui a far secco il generale, vorranno il suo sangue.» «E come faranno a saperlo?» chiese Lowell. «Le telecamere della sicurezza», rispose Bob. Richiamò sullo schermo la pianta del palazzo. «Guardate dove si trova.» Coffey e Plummer si radunarono intorno al computer. Rodgers era sempre al telefono con Burkow e l'ambasciatore spagnolo. «Ci sono telecamere a entrambe le estremità del corridoio», spiegò Herbert. «Darrell può essere stato ripreso. Quando troveranno il generale morto, i suoi soldati potrebbero visionare i filmati per vedere chi è stato.» «Nessuna possibilità di cancellare il nastro con qualche tipo di Tom Clancy
277
1998 - Equilibri Di Potere
interferenza elettronica?» s'informò Coffey. «Un aereo a bassa quota con un potente impulso elettromagnetico potrebbe farcela», disse Herbert, «ma ci vorrebbe del tempo.» Rodgers chiuse la comunicazione e si alzò in piedi. «Signori, è improbabile che ci sia il tempo di fare qualsiasi cosa.» «Spiegati meglio», disse Hood. «L'Interpol ha informato il primo ministro del successo della missione degli Strikers, e l'ambasciatore ha appena informato me che intendono mandare immediatamente all'attacco i reparti della polizia, prima che le forze ribelli abbiano la possibilità di riorganizzarsi.» Herbert lanciò un'imprecazione. «Quali sono gli ordini nel caso i soldati prendano degli ostaggi?» domandò Paul. Il generale scosse il capo. «Non ci sarà nessun ostaggio. Il governo spagnolo non vuole dare ai ribelli - così li definiscono - una tribuna che li tenga al centro della scena.» «Non posso criticarli per questo», osservò Herbert. «Io sì, quando uno dei miei si trova ancora là dentro», disse Hood con rabbia. «Abbiamo fatto un dannato lavoro per loro...» «E adesso marciano sulla strada che gli abbiamo spianato», continuò Rodgers, «agendo nell'interesse del loro Paese. L'incarico che ci ha affidato il presidente degli Stati Uniti era di aiutare a restituire la Spagna ai suoi governanti legittimamente eletti. Non c'erano garanzie, Paul, su come quei governanti si sarebbero comportati in seguito.» Hood allontanò la poltrona dalla scrivania e si alzò in piedi. Mise le mani sui fianchi, scrollò la testa, poi andò allo scaffale accanto alla tivù e si versò una tazza di caffè. Rodgers aveva ragione. C'erano buone probabilità che il primo ministro spagnolo, e forse persino il re, non sopravvivessero a quella débàcle. Non stavano agendo per il loro interesse personale. Stavano cercando di mantenere unita la Spagna. E a lungo andare, questo avrebbe favorito l'Europa e gli Stati Uniti. Non c'era un solo Paese della terra che avrebbe tratto beneficio dallo smembramento in piccole repubbliche di un'altra nazione. Tuttavia, non erano i loro atti a disturbarlo, ma il loro atteggiamento «adesso ce ne occupiamo noi», quando ormai il lavoro difficile era stato svolto. E le vite che erano state sacrificate per correggere quanto accaduto Tom Clancy
278
1998 - Equilibri Di Potere
durante il loro turno di guardia? «Paul», disse Rodgers, «il governo spagnolo probabilmente non sa nemmeno del ruolo avuto da Darrell nell'operazione. Probabilmente pensano che gli Strikers siano entrati e usciti come prevedeva il piano.» «Non si prenderanno il disturbo di fare domande.» «E anche se lo facessero, non cambierebbe nulla. Il governo non può darci il tempo di escogitare qualcosa perché non può permettersi di concedere del tempo ai ribelli.» Hood tornò con il caffè alla scrivania. «Mi sono già trovato ad affrontare situazioni simili», intervenne Herbert. «Sono una gran rottura di scatole. Ma Darrell non è un novellino. È probabile che abbia sentore di quello che sta avvenendo. Forse riuscirà a mettere se stesso e gli altri al sicuro finché la battaglia non sarà conclusa.» «Ho anche messo al corrente l'Interpol della situazione», riprese Rodgers, «tralasciando di parlare dell'azione di Darrell. Verrà fuori in seguito, quando, con un po' di fortuna, lo riavremo qui tra noi.» «Già», fece Herbert. «Almeno potremo divertirci un po' a negare che sia mai stato laggiù.» «Ho detto loro dove si trovano Darrell, Maria e Luis», continuò il generale, «e che necessitano di cure mediche. C'è solo da sperare che il messaggio si faccia strada nella burocrazia.» Hood si sedette. «"Probabilmente", "forse", e "sperare". Suppongo che esistano parole peggiori.» «Oh, ce ne sono un mucchio», disse Herbert. «Come "mai", "impossibile", e "morto".» Paul guardò lui e gli altri presenti. Gli sarebbero mancate quelle persone una volta presentate le sue dimissioni... quei bravi patrioti e devoti professionisti. Ma non gli sarebbero mancate l'attesa e l'angoscia. Di quelle ne aveva avute abbastanza per tutta la vita. Non avrebbe neanche sentito la mancanza della solitudine e del senso di colpa. Aver desiderato Nancy Bosworth in Germania e Ann Farris a Washington... quel genere di vuoti flirt, non era quello che voleva nella vita. Hood si ritrovò a sperare che Sharon avesse cambiato idea, che avesse deciso di tornare a casa. E doveva ammettere che Herbert aveva ragione. «Sperare» era molto meglio di «mai». Tom Clancy
279
1998 - Equilibri Di Potere
49 Martedì, ore 12.57, Madrid, Spagna Respirare era un esercizio estremamente doloroso per McCaskey. Ma come il suo mentore dell'FBI, il vicedirettore Jim Jones, gli aveva fatto notare una volta: «L'alternativa è non respirare, e non va affatto meglio». I giubbotti antiproiettile erano concepiti per impedire alle pallottole di penetrare nel corpo, ma non potevano evitare che il loro violento impatto rompesse delle costole o - a seconda del calibro e della distanza da cui era stato esploso il colpo - causasse delle emorragie interne. Tuttavia, per quanto soffrisse, McCaskey non era preoccupato per se stesso, ma per Maria. Aveva ritardato la sua sortita all'esterno per vedere se potesse indossare l'uniforme di Amadori. Ma il generale era troppo alto, la divisa troppo sporca di sangue, e lui non sapeva parlare spagnolo. Un bluff avrebbe ingannato i soldati solo per qualche istante... il gioco non valeva la candela. All'improvviso, nel corridoio risuonò un bip; era la radio del generale di divisione. Darrell calcolò che non restava loro molto tempo prima che i soldati venissero a vedere come mai l'ufficiale non rispondeva. Altri militari stavano affluendo nel cortile. McCaskey fece capolino dalla porta. A est del portico c'era la Calle de Bailén... e la libertà. Ma la strada distava un centinaio di metri. Se Maria avesse lasciato il riparo offerto dagli archi, non ci sarebbe stato nulla a proteggerla dai soldati. E avrebbe dovuto portare con sé Luis invece della pistola. Darrell non sapeva se i militari avrebbero aperto il fuoco su di lei. Sapeva però che sarebbero stati degli stupidi a lasciare andare lei o chiunque altro. Non dopo quello di cui erano stati testimoni circa il trattamento riservato ai prigionieri. McCaskey decise che doveva tentare di raggiungere Maria e coprirla mentre se ne andava. Mentre si accingeva a chiedere l'aiuto di Ferdinand, lo spagnolo disse qualcosa e gli tese la mano. «Ha in mente di lasciarci?» chiese Darrell. «Sì», rispose padre Norberto. «Un momento», disse McCaskey, rifiutandosi di stringere la mano di Ferdinand. «Gli dica che mi serve il suo aiuto per raggiungere Maria. Non può andarsene.» Tom Clancy
280
1998 - Equilibri Di Potere
Norberto tradusse la richiesta. Ferdinand rispose, scuotendo il capo. «Dice che gli spiace», spiegò il sacerdote, «ma che la sua familia ha bisogno di lui.» «Anch'io ho bisogno di lui!» sbottò McCaskey. «Devo arrivare fino a Luis e Maria... per portarli fuori di qui.» Ferdinand si voltò per andarsene. «Maledizione!» urlò Darrell. «Ho bisogno che qualcuno mi copra!» «Lo lasci andare», disse con decisione Norberto. «Andremo insieme dai suoi amici. Non ci spareranno.» «Lo faranno quando si renderanno conto che i loro comandanti sono morti.» Echeggiarono dei passi lungo il corridoio, seguiti da degli spari. Ferdinand lanciò un grido. «Merda!» imprecò McCaskey. «Andiamo!» Il volto di padre Norberto era impassibile, ma esitò. «Non può fare niente per lui», disse l'americano, oltrepassando la porta. «Forza, si sbrighi.» Il prete lo seguì. Darrell si muoveva il più velocemente possibile, ma ogni passo gli provocava un'acuta fitta lungo entrambi i fianchi. Cercò di alzare il braccio destro; un accecante lampo di dolore gli trafisse i polmoni e gli fece inarcare la schiena. Passò la pistola nell'altra mano. Non era altrettanto bravo a maneggiare le armi con la sinistra, ma era deciso a raggiungere Maria - strisciando, se necessario. I due uomini uscirono nel cortile, con padre Norberto tra l'americano e i soldati spagnoli. McCaskey barcollò, e il prete lo afferrò per il braccio sinistro. Darrell si appoggiò a lui con gratitudine, ma nel farlo, padre Norberto gli levò di mano la pistola. «Cosa sta facendo?» urlò McCaskey. Il sacerdote tenne la pistola con il calcio verso l'alto, quindi si piegò e la posò a terra. «Sto dando loro un motivo di meno per spararci.» «O uno di più!» ribatté Darrell mentre continuavano ad avanzare. Cercò di non pensarci. Cercò di non pensare ai soldati che stavano gridando loro qualcosa in spagnolo. Maria li osservava da dietro la base dell'arco, la pistola in vista. Ci fu uno sparo, e dei frammenti di pietra volarono via a meno di un metro da padre Norberto. Uno di essi colpì la coscia del prete, che trasalì, ma senza fermarsi. Tom Clancy
281
1998 - Equilibri Di Potere
Maria rispose al fuoco, ma uno dei soldati esplose un colpo verso di lei, cacciandola indietro. I militari spararono di nuovo. Questa volta il proiettile colpì più vicino, a pochi centimetri dal sacerdote, sollevando un nuovo spruzzo di pietrisco. Norberto sobbalzò mentre diverse schegge lo raggiungevano al fianco. «Sta bene?» gli chiese McCaskey. Il prete annuì, ma aveva le labbra serrate e la fronte corrugata per il dolore. All'improvviso, sentirono delle urla alle loro spalle; provenivano dal palazzo. «El general ha muerto!» strillò qualcuno. McCaskey non ebbe bisogno che padre Norberto gli traducesse la frase. Il generale era morto... e tra un momento lo sarebbero stati anche loro. «Forza!» disse, spronando il sacerdote ad andare avanti. Ma sapeva che non ce l'avrebbero mai fatta. Altri soldati ripeterono il grido. Si levarono urla di rabbia e incredulità. Proprio allora ci fu un altro rumore. Rumore di elicotteri. McCaskey si bloccò e guardò alla sua sinistra, verso il palazzo. I soldati spagnoli fecero altrettanto. Un istante dopo, sei elicotteri sorvolarono il muro meridionale e si librarono sopra il cortile, nascondendo il sole ed emettendo un rombo assordante. Era il suono più dolce che McCaskey avesse mai udito. E la vista più dolce che si fosse mai presentata ai suoi occhi fu quella dei tiratori scelti della polizia che si sporgevano dagli sportelli aperti e puntavano i fucili d'assalto CETME sui soldati. Darrell sentì delle sirene lungo i viali nei pressi del palazzo. Aideen e gli Strikers dovevano essere riusciti a fuggire e aver fornito alla polizia sufficienti informazioni per lanciare alla carica la cavalleria. Darrell riprese a camminare. «Coraggio, padre», disse. «Sono dalla nostra parte.» Il duplice assalto dall'aria e da terra gli suggerì che la polizia stava aspettando che le truppe si dividessero in quel modo per poter bloccare entrambe le parti. Questo avrebbe indebolito la resistenza in modo significativo. McCaskey e padre Norberto finirono di attraversare il cortile mentre le sirene si avvicinavano e gli elicotteri tenevano indietro i soldati. Darrell moriva dalla voglia di abbracciare Maria, ma nelle sue attuali condizioni, Tom Clancy
282
1998 - Equilibri Di Potere
quel gesto probabilmente gli sarebbe costato i polmoni. Anche lei era ferita, e Luis aveva bisogno di cure immediate. «È bello rivederti», disse Maria sorridendo. «Ho sentito bene? Su Amadori?» McCaskey annuì mentre osservava Luis. L'amico era terreo in viso e aveva il respiro corto. Darrell controllò la benda improvvisata, poi si levò la camicia e cominciò a stracciarla. «Padre», disse, «dobbiamo portare Luis in ospedale. Per favore... può fermare una macchina?» «Non penso sia necessario», rispose Norberto. McCaskey guardò verso la strada. Un'auto della polizia aveva accostato al marciapiede, e ne erano scesi quattro uomini. Indossavano caratteristici baschi blu scuro, cinturoni bianchi e ghette. «La Guardia Real!» esclamò Maria. Un quinto uomo scese dalla vettura; era un gentiluomo alto e dai capelli bianchi, con un fiero portamento militare. Si avvicinò con passo spedito. «È il generale de la Vega», disse McCaskey, poi urlò: «Ci serve aiuto qui! Luis ha bisogno di un medico!». «Ambulancia!» aggiunse Maria. Le guardie reali si misero a correre nella loro direzione. Una di esse gridò qualcosa a Maria. Lei annuì, quindi si rivolse a Darrell: «Stanno allestendo un ospedale da campo mobile in Plaza de Oriente. Lo porteranno lì». McCaskey abbassò lo sguardo su Luis. Terminò di bendarlo, quindi gli prese la mano e gliela strinse. «Tieni duro, amico mio», gli disse. «Stanno arrivando i soccorsi.» Luis rispose debolmente alla stretta. I suoi occhi rimasero chiusi. Padre Norberto gli si inginocchiò accanto e pregò per lui. Il prete era chiaramente sofferente. Ed era altrettanto chiaro che non aveva intenzione di farsi fermare dal dolore. Un momento dopo, il rumore di una sparatoria echeggiò di nuovo all'interno del palazzo. Darrell e Maria si scambiarono uno sguardo. «Pare che il governo abbia deciso di fare sul serio», osservò l'americano. Lei assentì. «Perderemo parecchie persone in gamba, oggi. E per che cosa? La folle visione di un uomo.» «O la sua vanità», disse McCaskey. «Non sono mai stato sicuro di quale delle due sproni maggiormente un dittatore.» Mentre parlavano, sopraggiunse la polizia. Due uomini sollevarono delicatamente Luis e lo trasportarono verso la piazza. Il generale de la Tom Clancy
283
1998 - Equilibri Di Potere
Vega ringraziò Darrell e Maria per quello che avevano fatto, poi seguì di corsa il figlio. Le altre due guardie si fermarono e sollevarono Maria. «Un picchetto d'onore», fece lei con un largo sorriso. McCaskey sorrise a sua volta e si alzò con l'aiuto di padre Norberto. I due si incamminarono a fianco di Maria. Ogni passo era per Darrell una dilaniante stilettata, ma non perse il contatto dalle due guardie. Era raro avere una seconda chance, che si trattasse dell'opportunità di rimediare a una scelta sbagliata in un momento di crisi o di riconquistare un perduto amore. Darrell aveva sperimentato entrambe le cose. Sapeva bene cosa significava essere tormentati da eventi che l'indecisione, la paura o la debolezza avevano cagionato. Se Maria Corneja lo voleva ancora, per nulla al mondo lui l'avrebbe persa di nuovo. Nemmeno per un minuto. Il dolore di gettare al vento una seconda occasione sarebbe stato molto, molto peggio. Maria cercò e trovò la mano di McCaskey. E un attimo dopo i suoi occhi trovarono quelli di lui. E almeno un dolore cessò quando apparve chiaro che lei provava i suoi stessi sentimenti.
50 Martedì, ore 7.20, Washington, D.C. Sebbene non avesse dormito molto nelle ultime ventiquattro ore, Paul Hood si sentiva sorprendentemente tonico. Aveva parlato con Brett August e Aideen Marley al loro ritorno nel quartier generale dell'Interpol. La sorte di Darrell McCaskey, Maria Corneja e Luis Garcìa de la Vega a quel momento non era ancora nota benché il generale Manolo de la Vega gli avesse assicurato che a tempo debito una squadra d'assalto della polizia avrebbe fatto irruzione nel palazzo anche se avesse dovuto prendere a calci i poliziotti uno per uno personalmente. McCaskey finalmente chiamò da un ospedale da campo, solo per comunicargli che stavano tutti bene. Per un rapporto più dettagliato avrebbero dovuto attendere di trovarsi su una linea protetta negli uffici dell'Interpol. Hood, Rodgers, Herbert, Coffey e Plummer stavano festeggiando con un bricco di caffè fresco quando chiamò l'ambasciatore Abril per avvertirli che il re e il primo ministro erano stati informati e avrebbero rivolto un diTom Clancy
284
1998 - Equilibri Di Potere
scorso alla nazione alle quattordici, ora locale. Abril non poteva dirgli se il Palacio Real fosse stato sottratto al controllo delle truppe del generale Amadori, e aggiunse che questa informazione sarebbe stata inviata alla Casa Bianca non appena disponibile, ma attraverso i normali canali diplomatici. Abril non poteva neppure dir loro quale sarebbe stato il futuro della Spagna - non soltanto perché sarebbe stato inappropriato farlo, ma perché onestamente non lo sapeva. «Il deputato Serrador e il generale Amadori hanno messo in moto potenti forze avverse», spiegò. «L'odio alimentato dalle differenze etniche e culturali è stato pericolosamente attizzato. Mi auguro, ma non sono molto fiducioso al riguardo, che possa venire spento.» «Preghiamo tutti affinché ciò accada», disse Hood. L'ambasciatore lo ringraziò. Dopo che il direttore ebbe riattaccato, Herbert borbottò alcune colorite espressioni del Sud all'indirizzo dell'ambasciatore spagnolo e del suo riserbo - anche se Ron Plummer gli rammentò che Abril si stava comportando secondo il protocollo. «Ricordo quanto fosse sconvolto Jimmy Carter quando gli ostaggi americani vennero liberati da Teheran», disse. «Gli iraniani attesero che Ronald Reagan prestasse giuramento prima di lasciarli andare. Quando l'ex presidente Carter telefonò alla Casa Bianca per sapere se gli americani fossero liberi, si sentì rispondere che si trattava di un'informazione riservata. Lo scoprì soltanto molto più tardi.» Herbert non si placò. Afferrò il telefono sul bracciolo della carrozzella e chiamò il suo ufficio. Disse al suo assistente di mettersi in contatto con l'Interpol e di chiedere agli osservatori un aggiornamento sulla situazione al palazzo. Meno di due minuti dopo venne informato che lo scontro a fuoco era cessato e che, nelle poche zone del cortile che potevano vedere, la polizia sembrava avere assunto il controllo. Una telefonata a Stephen Viens e una verifica con i satelliti dell'NRO confermarono che i soldati erano stati disarmati in altre parti del complesso e che i civili erano stati condotti in una struttura della Croce Rossa allestita fuori dalla Catedral de la Almudena. Herbert sfoderò un sorriso trionfale. «Che ne dite di informare Abril che i "canali diplomatici" hanno molte più stazioni che trasmettono i loro programmi di una volta?» Tom Clancy
285
1998 - Equilibri Di Potere
La telefonata di McCaskey giunse finalmente alle otto meno un quarto. Hood inserì il viva-voce. Darrell disse di avere tre costole rotte e un rene ammaccato, ma che per il resto era di buonumore. Maria e Luis si trovavano in sala operatoria, ma entrambi se la sarebbero cavata. «Resterò qui per un po' a riprendere le forze», aggiunse. «Spero non sia un problema.» «Nessun problema», disse Hood. «Fermati finché non hai ripreso tutto quello di cui hai bisogno.» McCaskey lo ringraziò. Non parlarono del ruolo avuto da Darrell nell'uccisione del generale Amadori. La questione non sarebbe stata discussa finché qualcuno dell'OpCenter - probabilmente Mike Rodgers - non sarebbe volato in Spagna per interrogarlo. Era sottinteso tra gli agenti segreti che l'assassinio dovesse essere trattato quasi con solenne riverenza. L'interrogatorio doveva svolgersi faccia a faccia, come una confessione. Ciò serviva a garantire che l'eliminazione di un leader o di una spia, pur essendo talvolta necessaria, non venisse mai presa alla leggera. «C'è una cosa che mi piacerebbe fare non appena possibile», disse McCaskey. «Che cosa?» domandò Hood. «C'è stato un bel trambusto religioso qui. Il generale de la Vega mi ha detto che il superiore generale Gonzàlez, il capo dei gesuiti di Spagna, era un convinto sostenitore del generale Amadori. Il superiore generale è stato sopraffatto dal gas lacrimogeno durante l'assalto degli Strikers - era a colloquio con Amadori nella sala del trono. Di sicuro il Vaticano aprirà un'inchiesta.» «Questo scontenterà molti spagnoli», intervenne Rodgers. «Specialmente se il superiore generale respingerà le accuse e i rapporti tra i gesuiti e gli altri cattolici si faranno tesi.» «Tutto questo contribuirà al crollo della Spagna così come la conosciamo», continuò McCaskey, «che chiunque qui giudica imminente. Qualcuno che ha avuto modo di parlare direttamente con il primo ministro ha riferito al generale de la Vega che si sta già lavorando a una nuova costituzione, una che concederà alle diverse regioni un'autonomia virtuale e sancirà un forte decentramento dei poteri.» Herbert incrociò le braccia robuste. «Perché non chiamiamo il vecchio Abril e lo mettiamo al corrente di quello che succederà nel suo Paese?» Hood aggrottò le sopracciglia e gli fece segno di tacere. Tom Clancy
286
1998 - Equilibri Di Potere
«La ragione per cui ho menzionato il superiore generale Gonzàlez», proseguì McCaskey, «è che un prete gesuita ci ha aiutato a portare a casa la pelle. Si chiama padre Norberto Alcazar.» «Lui sta bene?» chiese il direttore, annotando il suo nome. «È rimasto ferito da alcune schegge di pietra staccate da un proiettile mentre cercava di condurmi sano e salvo da Maria. Niente di serio, comunque. Soltanto un paio di brutte contusioni. Ma vorrei fare qualcosa per lui. Non è il tipo di prete che aspira a fare carriera. Padre Norberto mi stava raccontando che ha perso suo fratello in queste ore drammatiche. Forse potremmo aiutare in qualche modo la sua parrocchia, tramite il Vaticano, se la Casa Bianca è disposta a interessarsene.» «Me ne occuperò senz'altro», promise Hood. «Possiamo istituire una borsa di studio da qualche parte a nome del fratello.» «Buona idea», convenne Darrell. «E magari anche una per Martha. Può darsi che da tutta questa follia scaturisca un po' di bene.» Dopo che tutti i presenti ebbero augurato ogni bene a McCaskey - «E non mi riferisco solo alla tua salute», aggiunse Herbert - Hood riagganciò. La vicenda di padre Norberto gli rammentò qualcosa che si tende a dimenticare in eventi simili. I loro effetti si propagano tanto all'esterno, influenzando il mondo, quanto all'interno, influenzando ogni cittadino. Non era soltanto una paurosa metamorfosi da contemplare. Era maledettamente opprimente essere stati parte integrante di quel processo. E senza aver lasciato quell'ufficio. Era il momento di abbandonare quella responsabilità. Hood chiamò Bugs Benet e lo pregò di telefonare a sua moglie. Si trovava a casa dei suoi genitori a Old Saybrook, gli disse. Herbert guardò il suo capo. «Un viaggio improvviso?» domandò. Paul scosse il capo. «Programmato da tempo.» Girò il monitor del computer verso di sé e aprì il suo file personale. «Signore?» disse la voce di Bugs. «Sì?» «Il signor Kent dice che sua moglie e i ragazzi se ne sono andati stamattina per tornare a Washington con il volo delle otto», lo informò il suo assistente. «Desidera parlare con lui?» «No», rispose Paul. Lanciò uno sguardo all'orologio. «Ringrazialo e digli che lo richiamerò più tardi.» «Vuole che chiami la signora sul cellulare?» Tom Clancy
287
1998 - Equilibri Di Potere
«No, Bugs. Andrò a prenderla all'aeroporto.» Hood riattaccò e terminò il suo caffè, poi si alzò. «Vai all'aeroporto adesso?» gli chiese Herbert. «Immagino che prima dovrai ragguagliare il presidente.» Hood si girò verso Rodgers. «Mike, te la senti di occupartene tu?» «Sicuro», fece il generale, dandosi dei colpetti sulle bende. «Mi sono rimpacchettato prima di venire qui.» «Bene», disse il direttore. Tirò fuori il cellulare dalla tasca della giacca e lo ripose in un cassetto. «Scappo prima di essere convocato a rapporto.» «Quando tornerai?» domandò Bob. Paul fissò il monitor e indugiò davanti alla tastiera. «Ci rivediamo al funerale di Martha», disse. Alzò lo sguardo su Rodgers. Gli occhi del generale erano penetranti e impassibili. Aveva capito. «Ti posso dire questo, comunque», continuò Hood. «Darrell ha ragione. Dalla follia può derivare del bene. In tutte le crisi che abbiamo affrontato, la mia maggior fortuna è aver avuto una squadra di collaboratori fantastici come voi.» «Non mi è piaciuto il tono con cui l'hai detto», osservò Herbert. Paul Hood sorrise. Sempre sorridendo, inviò per posta elettronica le sue dimissioni alla Casa Bianca. Quindi si allontanò dalla scrivania, rivolse un rispettoso saluto a Mike Rodgers e uscì dalla stanza. FINE
Tom Clancy
288
1998 - Equilibri Di Potere