Bollati Borjrighjeri 11 pianto antj sili defi~nti,
'
.
Ernesto de Martino
sLIggi
irntaziunemeditrrraiiea e ruriale S U cui E T de prrcr,slian, ~ ~ categorir iiiterprlicizzazione del libro in connessione rill'evento Viareggio e il persistente silenzio mantenuto per anni da antropologi e storici nei confronti dell'argomento centrale di un'opera rispctto alla quale ci si sarebbe cominciati a misurare solo dopo il vuoto di una buona generazione, ormai, per così dire, a cose fatte, e fatte da altri, come meglio vedremo pii1 avanti. Anche in questo caso - quasi a segnale dclla ebnormità di un autore trasgressivo e «fuori schema,, - u n cesto demartiniano sarebbe app:irso superato da tempi da Iiii non previsti, l'roviamoci a seguire l'ipotesi opposta: quella ci02 che l'autore Fosse, al contrario, molto, troppo avanti siii tempi. O chc comunque si proponesse come una potenzialith, il cui Ijenso ric hiedeva e ancora richiede piena esplicitazione. In quegli anni, laI vitalith del Viareggio si reggeva anche in virtb delle cronache che ne seguivano dappresso i lavori, trovando spazio in interi paginoni di tutti i qiiotidiani. Sui giornali dcllc più varie tendenze politiche - e sappiamo quanto allora contassero gli schieramenti ideologici - compaiono apprczzamenti , sintesi ragionate di Morte e piunto rituale, profili biografico-culturnli e interviste all'autore, che non banalizza mai il proprio discorso. Espressione di un consenso unanime, seguito d'iniziale sconcerto rispetto a un argomento decisamente tabuaro, Guido Piovene avrebbe giudicato Morte c pianto rittiulc «il miglior libro di qucsti affini». Ed è in previdenza nel campo della pubblicistica che - tranne &une eccezioni - si iscrivono le più meditate recensioni uscite a ridosso del premio. Del libro si coglie l'interrogativo che piìi urge, ed è quello proposto dal brano dei Frammenti di etico di Croce citato proprio d ' i nizio di Morte e pianto rituale: che cosa dobbiamo fare dei morti? La domanda fa da sfondo ad ogni pagina del testo, che conduce il lettore attraverso tutte le tappe di una precisa procedura simbolica indirizzata appunto a «fare» i morti - anzi: il. morto - e as-
CLARA C A L U N I
X
sieme ad essi i vivi, costmendoii entrambi come esseri distinti per questo capaci di relazionarsi in modi positivi. È una questione GIosofica di ordine generale, c come tale comincia ad essere trattata. Ma poi subito l'etnografia restituirà i modi con cui determinati soggetti - le contadine lucane - procedono concretamente in questo lavoro. L'analisi, che con minuzia si dispiega nella prima parte del libro, segue in tutti i dettagli lo svolgersi di questo lavoro, che impegna assieme la psiche e il corpo, l'individuo e la colletlività. Vistose e clamorose, le manifestazioni del cordoglio di cili si fanno tragico carico le latnentatrici dei villaggi lucani appaiono pur sempre come cornportamcnti antitetici a quei rnodellj di interiorizzazione e privatizzazione del dolore che si presiime siano dominanti nella nostra societi. Sul pianto formale, si prcsentano come drammatizzazioni a soggetto, svolte però ~ibbidendaa canoni codificati. Sul piano psicologico, sernb~ -2no est(2rnare gradi di sìof fercnza e Iabilith incommcnsurabili ris petto ad espcrier~ z altrir e nenti vissutc in piì~moderni contesti. Sul 1:iiano sto]rico, semibrano ri af fio-- . r a r e come e(Atlanti(3i sommerse», rinnovanc iemoria llunga che: rinvia a orizzont.i di significato orinai prct lortc ccritralit i :;imhoGc.cI dcl lanrsenio luncbrc delle c~ilturr sarebbe stata psscnlenicntc crvsa dal crisiianccim o, con la sua nuuvfi concezione della vita e della morte. M a non in misura rsicIicdc, in ogni ~crnpoe in ogni luogo, sì che pat teggianìenti :d esiti cornpromissori ne puntegyercbhro la s~oria.Solo l'eti moderna avrcbte inesso la p aroIa finc su (in «pianto antico» (qlicsto era stato uno clei F)ossibili titoli - - --. del libro) ormai ridotto al massimo della rnarginalixarz~ivnr. L'autore cernbrerctlre insomma sostenere l'immagine positiva di una modernitu priva di ombre e [antasmi, nella sitn raggiunta capaciti di operare quel solenne csorcismo contro la mortc, che sarebbe rappresentato dalla laicizzazionc dei valori della vita. Eppure proprio l'interrogativo iniziale del testo - che cosa dobbiamo fare dei morti? resta, con Lutta Isi sua lorza di interpellazione. E qucsto f u il punto che - alla prima rccezione del Iibro - parve a t u r t i come cruciale. All'interrogativo si potevano cercare risposte di ordine vario, persin opposto. Non poche di esse si configiiravano come ribadite certezze nelie sorti umane e progressive: riprese dal discorso demartiniano, ma stmplificarc e persin banaiizzate, argornentazioni die
- - -
k
-
>
verse mettevano in scena quali vitroriosi ghostbusten vuoi il «progresso civiIe » (Vittorio Lanternari) vuoi unle industrializzazione » corniinque stpporratrice di sviluppo culturale. Rilanciata dal socioLogo Corrado Barberis, e rimbalzata sulle più varie testate, quest'ultima tesi doveva apparire la più convincente, in qiiesto scorcio di fine anni cinquanta segnato dai prodromi del boom industriale e della relativa retorica. «Kivoluzioiie industriale contro lainenli funebri» poteva gloriosamente titolare un articolo di Domenico Izzo sulla «Tribuna» in cui si affermava che: Lc premesse dictaiiiratamente rnarxiste clellktnografo, se interpretate a modo, poshono anche non tittbare una coscienza liberista. Giacche sempre concrapposti all'immobilità sono l'impresa, l'iniziativa e il lavoro.
Eppure, sensibilith più attuali e inquiete suggerivano altre possibilità di risposta ai testo dernartiniano, altri modi di mi~urarlo rispetto a quegli interrogativi dell'oggi, d a Ilui stcssc evocati come prrscnze possibili, dietro una scena chc n1on era I(jro cons cntito di occilpare. Dnpo aver valnrizzatn cnmc afntto scnzn l-irccedcnti in Italia» il ricorso :I Freiicl C Melanie Klcii~C, piii in p,enc.r:ile, l'attenzione a ruL'vr,'J*a,..I L I ~ C ~JUL L~ I C I M E ~ I ~ O f bre lricano, piibblicato su il>Liogra[ia,
i nella
xxx\TR
C L A U GALUNL
l'evidenza della mera convenzionalità dell'e~~ressionc codificata dei sentimenti: questi materiali sono acclusi al dossier in cui si raccoglie la documentazione del folklore europeo relativa alla ndisr--: bilità della lamentatricen. Se di convenzione si tratta, non va affatto da sé né le forme della soa manifestazione né i modi C sila gestione. È ~ ~ U C S LilOprimo indizio su citi si sarebbe eserci L i l L i l l'etnografin lucana nel suo complesso, così attentamente indirizzata all'analisi delle cotidizioni al cui interno si rende pessiibile I'esercizio del I sociale, dcl codificato e dell'isri intusile. dell'individt .. liei:cmtiictc le suc divccrse scansioni fo tcrata e veri-.'-;'* Iclla porali, 121 lan ne si atti v;i g m i ie alla sinergisi del conparola, tlel ie rendo no cspri inibilc l'ineffabi -. .. C dizi. LciiiLu LrillLirale del Mezzogiorno dei suoi tempi. l'erspicuo 1. I'esernliio del lamenro funebre lucano. la cui modalità espressiva, per quanto insista in una memoria lunga, non viene riduttivamcntc interpretata in tcrmini di «relitto» del passato. Questa posizione - che sottende i
.
-&--A-
.
1
L.
n
.
A
'"on piena pertinenza, in un suo recente intervento nella rivista ~Gradhivas(1999), Chanitg iporizza che I'individuazione della specificità del linguaggio simbolico abbia rappresentato per de Martirio un passaggio teorico. che comportava I'ahbandono della prospettiva metapsichica presente nel Mondo ~ M B ~ C O .
CLARA GALUM
XI,N
tutta I'interpretazione dell'etnografia lucana di Morte e pianto tuale - è sottolineata in modo molto esplicito in alcune note . Manuel de folklore fraq ricerca, a margine di una leti di van Gennep: Giustamente van Gcnnep nega che occorre vedere nei lamento fiinc francese una sopravvivenza dei riti funerari gal!o-ronani (così come il lame,nto funcbrc liicnno non è iina sopravvivenza del lamento funebre greco at travcrso la mediazione delle colonie della Maglia Grecia, o di quello romano attraverso In rornanizzazione della Lucania ecc.).
Per quanto indicato come «pagano» per la sua app;irente ai titesi rispetto al modello proposto dal cristinnesiinio, il larnento lu nebre Ii~canosi colloca dunque «relativarncnre» a un iiniverso culturaje rispetto al qunle ptemc con la siia richiesta di legirtimazione. D'altra partr, senxsi questa c altri: scomode presenze, catrolicesimo e persino modcrnità risiilterebbero parole asti-ritte C rricri mod elli di una perform:iiività priva di cli~slsivogli;~ Icmna di attuazio ne. Lo stesso dccisivo impianto dcIIa riccrca li rcana, CI1c locali ZZB narca anchc la prcsa cornc co iina regione e il Mtdii ciel coinpaririivis mo riva risi: cli distanza forw pii1 :~ll:irg;ito,su ccii ancoi;~irciviiv2i 5ri.iicgiio I L ~iietodot!i IJcttaxzoni C di altri stii i i i coevi ilisi V iiene così :arsi iin modo tii .. .. . 1 .. :l . .(?tccimpi.ira~:i, uovc iiori lia piìi liioso i i L U L I I I U I I L U uil p 5 1 idea rli Esscre Supreino, la csrtegori:~di F(::sta tiiali; incnza Charrity ( I 987) scgnal21,come lini^ tra ecc. (Con grat :. Ic più imporlanci caratteristiche del testo clcni:ir~iniano,I'apert LIra nella direzione di una antropologia del simbolico «in cui l'ideiiitificazione rli uii sistema dato rende legittimo il comparativisrn 0 ». k tutta una attenzione per il modciiarsi di una precisa pratica sim--..A,-
~
'? I-a scelta di un comparativismo ristretto awiene in parallelo all'opzione etnogrr Pubblicato nel volume ?rx\lt ( 1 9 5 5 )di eStudi e Materiali di Storia delle Religioni~,il si La ritrrnlikj drl Innrcnto ftrnchre rrritico come tecnica di trintqruzio~~e, testimonia di una ricLicn ormai stnitturata verro queste nuove direzioni. L'irnpostazione del saggio è incentrata sulla documentuzione anrichisiicn, passain al duplice (ma poco conciliabile) vaplio dell'inteqireiazionc formde e funzionale del rito della lamrnrwione C deii'analisi dclia dinamica storica degli scontri col cristianesimo. La comparazione è limitata d ' m a mcditcrranea. Ancora nel vo lumem di +Studi e Materiali di Storia delle Religioni* viene pubblicata !n recensione alla C:ospicua documentazione storica e folklorica raccolta da Kurt Rankc sul periodo di littto Briiale presso i popoli cosiddetti ~indoeiiropeir.Detto per inciso, P in questa nota che comp;&rela prima citazione dai I:rummenti di etrca di Croce,poi collocat~ncll'esordio di Morfer pianto ~ G+.,"l" WIC. -
bolica che viene, per così dire, notomizzata e inseguita in quelle concatenazioni di similariti e differenze la cui lettura finale do~lrebbeapprodare al disegno di una struttura spazio-temporale di comune riferimento. At traverso quesco inuovo esercizio CIella comparazione il lett:ore verr à condotto B gua rdare e a.scoltarc lc lamen. , .. . . . tazioni funerarie della Grecia antica con gli stessi occhl e le stesse orccchit che av rire diniinzi a ut.ia larnen tatrice dli Ferrandina. Ige però - evidentiss~main Morte La spirale dtAla storj e pianto ritrdale - seconc igolare va e vieni, che procede per Lucania alla Grecia antica - per .. -. balzj, prima al1 'indiem poi ridiscendere giù lino al Medioevo e qui arrestarsi, nel difficile sforzo di accordare storicismo ed esemplariti di alcuni inomcnti inclivicluati come cmblematici nelle varie problematiche via via affrontate dall'aiitore. Ma possiamo nnche leggere i l libro C'ome lo svolgimento di un discorso s i ~ ~ i a ~ t o t ia d iie pii Idi Jiic t catri riti . . u d i del piangere, assieme simili e diversi tra loro: qucllo dcllc donne Iiiciinc, cla un lato, e, d;ll17;iltro,cliiclIo di M;iri:i nelle siicrr rappresentazioni incJievnli. Ed tr proprio cliicst'riltima la figure piìi cnigmntica di (in lesta, che ciilmi na con la siia cvocaxione, 1x.r concliiudcrc sena:i conclirdcrc, arrcs~ai qclosi pri ma del passo definitivo, clic avrckbe potiito condurre ;i r i ~ rivarc o .ncl (:risto morto e in Mnrin piangcnic sul Golgota le diic immggini forti, ciiltiiralinente doinin;anti, cop :tci rli dar senso ai diversi farsi e ciislitrsi delle espressioni di Iun lutto «pagano» all'interno del cattolicesimo ciiropco. Mi1 il passo definitivo si risolverà tra poco, nella nuova presa ci'ntto dell'csistenza di qiiel reticolo, mobile cd cstcso, ai ciii intcrno si sitiiano hitte Ic più diverse e persin coiitrastanti espressioni del nostro cattolice :l loro concreto al mai a Sud e magia. v
44
m.
a
C. G.
Riferimenti bibliografi ' Pcr eri iiggiornarncnto Ianclic bibliogratico) siii d?vcrsi approcci filosoiico, S.,. ,,. Ic Martino reiigii~so,~ntropologicci.psicliiatricci a saggi di var i a ~ t o r i conteniiti in Enicsfo tie AMurtiizo nella Sallini e M:arcello .o;>cc, a ciir Mnsscnzio, Liguori, Napoli 1997. lJcr iina ricostriixionr delle principali rappe ricii itirern criiugra1i;i.,
3-54 4a
Pdrta delk presema e crisi del codoglio, , Argr~,Lecce. L 'operu n crri buoro. Al~pamtocnlrco e documentano alla «Jpedruonc ehroioGallini, Argo, Lecce. gica » rti I,ucurtra, n cura di (:In:-
.
PP. . . (795-65.
in Franco Cagnettn, Oqogoso!~antica, «Nuovi Argomenti)), ro, ~cttcmbreottobre, pp. 71-77. Coitsit!tmxioi~istoriche stil' lamento ffiinebrr Iricar Argomenti*, I 2, gcnnsio-fehbrnio, pp. 1-5,.Z itrrulitd del lamento funebre antico come tecnica di reinteamzione, , 1993, 20, h Mort, con inttodtizione di Claudine Fabi-e Vessas.
Clirrchi, Placido c Maria, 1387, Erncsto de Marfino. Dalh crisi &[.h presenzo comurlmana, Liguori, Napoli. M*3scmio. Mlxcllo, 1995, inrrduzionc C c w a E. d e Mwtino, Slotiu e mewtoria. 'jonhmeflti di una teoea del =m, Argo. Lecce. 1999, Uupocaljni N h > I I I j i u&j,ne n m s i o ~di j FtwfiM deManino. Argomenti)>.5 , gennaio-rnnrm, pp. 35-80.
"'""8
Gallini, Clara, i995, inrrduzionc e cura di E . Cjc Martino , Note di cumpo. Sped in Lucunia, j o feft. 31 ott. 1952. tlrgo, Lecce. e doctmzentun ~ - 1996,cura di E. tic Martino, L'opno a cui Incc1ro. A p p a !O~ critico '.qf~cdizioneetnobgica ' ijr kicunia, Argo, [.ecc e.
-
,,
Arpc)menti e, rc pp. I -26;: (rist. lrgosolo, < (Viiovi i enze r 973, di\ ciii cito ; iillc pp. 1 c14- I I la reliizione in Bnniflti a C d i de Mmtin, u L 8 musicn popolare),, 1976, colloquio con Alberto M. Lircsc sii 1:rncsro ne i v i a t , 4, pp. 3-22, a cura di Michele Straniero (rcgistrnto su nastro il 22 luglio
Cngnrtta, I:rai~c
ie Italiana, Acc~derniaNazionale Senta Leciiia - ~ n nanioteievlsior i -l*-" ,/"l , Studi c ricerrhe del Cenm Nazionale Studi di musica Dofiriurrc u u r 1948 al 196 , a cura deli 'Associazione per Cnrpitella, Diego, I 955, Fo!i:low romeno, uTtniin i rapporti con 1s Romnnin, 4, pp. 1 2 - 1 4 , VOI. 1, Bii lzoni, RorrIfl. - 1978, prcmessu n Costantin Brriiioiu, Folkbi
Huizinpa, Johan, 1973, ~'acrrrltrnnodel meoroevo, trad. it., annsoni, r itudi e Lanternati. Vittorio, I 954, O ~ i sessuale a e nfi di wcupem nel clilto (li Materiali di Storia delle Religioni», XXN-xxv ( r g 5 3 - ~ 4 )pp. , 163ei Tra- 1956, Tahd di lavoro e anjioscra di fnrrhariorie nell'unnrla jestn dt r btion&i, in Ath ilell'wr Cotigmo intemuzionale di storia d& rlzgtoni, C>ansoni,ipp. 162-64. aggiatore, I - 1959, Jk ~mndejesia.Sbria del Qt 1997, h m;a alleanza con Ernesto dr Martrno e altri suggi po~t-dmriiniani,L Napoli. Leeuw, Gernrdus van der, 1948, Lo Religion dans son essence et ses mani/estations. Phknombnologie dc la religwn, Pnyot, Paris (trad. it. Fenommologia della religione, Boringhieri, Torino I 960). Severi, Carlo, 1999, Une pensée inucb~Ée.L'Utopie anthrapologiqiie dc Ernesto i fino, «Gradhivan, 2 6 , pp. 99-107Tenenti, Alberto, 1957, Itsenso della mom e i'arnore della vi& nel Rinascimento, E Torino.
-
~ u r k h e i mEmile, , 1912, Les Foormtir c'lementuiresrìe In vie relipuse, Paris (rrad. it. Irjom~e ~lcmentandelia vita teh~io
nale per gli Studi di Musica Popolare presso l'Accademia di Santa Cecilia e al suo direttore Giorgio Nataletti se ci fu possibile compiere dal 1950 al 1956 una serie di esplorazioni etnogafiche sul lamento funebre lucano, avvalendoci deii'attrezzatura tecnica della RAI-TV e della guida d i uno studioso del folklore musicale come Diego Carpitclla. Se si tiene conto del fatto che le idee intcrpretative fondamentali sul carattere e sulla funzione del pianto antico maturarono in noi proprio nel corso di queste esplorazioni, potrà essere valutato nella sua giusta misura quale sia il debito d i graritiidine verso chi le ha rese praticamente possibili. Analogamente scnza la generosa ospitalità e la preziosa assistenza tecnica dell'Istituto di Folklore di Hucarest non avremmo mai avuto la opportiinith di studiare il copioso materiale discografico raccolto nell'Istituto stesso, e di consultare le schede di osservazione che sono conservrite ~ i e suo l archivio: zin intero capitolo del presente vo' - i funerali del pastore Lazzaro Roin di Ccriscior nell'lliinec (Transilvania) - 5 da considerarsi il [rutto della cortesia cc qiialc il direttore clcll'Issituto, Mihai Pop, volle mettere a n disposizione lc scheclc relative, ancora inedite. Qualche co piìi cli un ringraziamento dobbiamo alla signora Vittoria de P che nel corso delle nostre esplorazioni l u c ~ n ccondivise coi7 noi le non lievi fatiche della ricerca, avvicinando lamentatrici, r nccogliendo testi, e soprattiitto concorrendo ii creare cluell'atinosfera di confidenza e di affettuosa e sincera piirtwipazionc ai dolori altrui che è inciispensabilc affinché la rnemoris delle inlormatrici ritornasse sui propri liit~i,e insorgesse di nuovo il lamento con tutte le vibrazioni dramrnaticlie e le par~icolarithconcretc dciia rcale situazione liitruosa e della effettiva eseciizione rit iiale. Per la scelta e per l'ordinamento del materiale illustrativo raccolto nelllAtlante Figuraio del Pianto ci siamo avvalsi in parte di alcuni collaboratori e collaboratrici, a cui va la nostra gratitudine. Un ringraziamento particolare dobbiamo al prof. Muller del Seminario slavo dell'università di Kiel, ai prof. Miiovan Gavazzi di Zagabria e d a dott. Tccla Dobrovits di Budapest per averci reso accessibili pubblicazioni e monografie introvabili nelle biblioteche italiane. Ci sia infine consentito di ringraziare qui pubblicamcnte - e non importa se questo ringraziamento non raggiunger& coloro a cui è destinato - tutte le contadine lucane che di buon grado ci 4
fornirono le informazioni richieste, piegandosi alla ingrata fatica
di rinnovare davanti ad altri, nella forma del rito, il cordoglio per
,
;loro morti: strumenti, esse, di una scienza che non intendevano, per la quale tuttavia pagavano senza saperlo un umile tributo di dolore. Per queste povere donne che vivono negli squaIlidi vjllaggi cijsseminati fra il Bràdano e il Sinni, non sapremmo disgiungere il nostro ringraziamento dal caloroso augurio che, sc non esse, almeno le loro figlie o le loro nipoti perdano il nefasto privilegio di essere ancora in qualche cosa liti documento per gli storici dclla vita religiosa dcl mondo antico, e si clcvino a quella più alta disciplina del pianto che forma parte non del tutto irrilevante della emancipazione ecoriornica, sociale, politica e cuItiirale del nostro Mezzogiorno. e
E. d. M. Rnrna, j o serternhrc
.
,
li^, non .. In Naturalisrno c storicismo ncll'ctnolo~in' f i i ds tratto di giovanile baldanza e di scolasticsi iiigciiiiira, senza lormulato il programma di «continuare ti pensare» - e qiiindi a svolgere - Io storicismo crociano sottoponendolo all:i prova di mondi storici dalla cui diretta esperienza s~oriografic;~ esso non era nato. Ncl Mor~tkomugico.!il !i f u addo cdias res amcnte 1 compiendo il ~cntativodi intcrpi oricist ic; 21 ~ni~gi;\ delle cosiddcttc civilti~primilivc, r: li riscutalo pii1 apprezzat,ile tlclla ricerca f u I:i scoperta clcll:~crisi dclln prcscnzn come riscl-iio di non esserci nel monclo. I l prcscnte Invoro siil pianto ritunle iiiitico, prir procedendo siilla stcssii lineri di svilupyic>~racci:itrinei duc Iircccdenti, i m m e ~ t cli1 ricerca in iina direzione niiova, c non soltanto perchi. abbandona il tcrrcno clellc civjlcà priniitivc c toglie ad oggetto di analisi storico-religiosa un detcrminnto istiriito del mondo aintico, n.ia anche R motivo di alcune impoirtanti correzioni del1 Molzdo e inodifi chc che sono state apportate alle tesi ~ c riclic o rna.qico. I n un certo senso il prcscnte lavoro si dispiega come un assiduo co~iimentariostorico-rdigioso ad un pensiero sui trapassati occasionalinente espresso dal Croce nei Frammenti di etica: un assiduo comnientario che ovviamente è da intendersi nel senso più attivo possibile e che di molto oltrepassa il testo commentato. Ecco ora il passo dei Frammenti: 1
' I - ~ I ~ ~ P z P B, a ~ i, 9 4 1 . ' Illiriaucii, Torino 1948; nuova ed. BoUmti Boringhieri, Torino ~9971.
IN~~~~~LmOhx
9
Che cosa
denternente dalla situazione luttuosa come tale, è appunto questa che erano come parre di noi stessi? Dimenticarli)),risponde, se pure con la "aria fatica che ci spetta in ogni momento critico deIl'esistenza, vario euicmismo, In saggezza della vita. « Dimentic:~di»,confcrma l'erica che è sempre un attivo f a r p a s s a r e nel valore, e quindi un rinun«Via dalle tombe!», esclamava Goethc, e a coro con lui altri spiriti nlagni. ziare e iin perdere, un distacco e una morte, e al tempo stesso una E I'iionio dimentica. Si dicc che ciò è opera del tempo; nia t-roppccose ):luone, opzione per 1s vita: ma nella perdita di una persona cara noi sperie troppo ardue opere, si sogliono attribuire al tempo, Uoè ad un esse1re clie non esiste. No: quella ditiienticunza non è opera del tempo; è opera n os tra, mentiamo al più alto grado l'asprezza di questa fatica, sia perché che vogliamo dinienticarc e dimentichiamo... Nel siio primo stadio, il ilolore ciò che si perde è una per sona che era quasi noi stessi, sia perché E folliri o quasi: si 5 in preda a impeti che, se pcrclutassero, si cnnfnrnicrcbla mortc fisica della person,a cara ci 1pone nel modo più crudo davan~i lwro i11 azioiii comc qiiclle di Giovanna la Pazza. Si vunl tevocartr I'ii rrcvoal confitto fra ciò che passa irrevocabilmeri~esenza di noi (la morte cahilc, chiainare chi noil può rispondcre, sentire il tocco della niano che ci come fatto deiills «natura») e ciò che dobbiamo far passare nel valore I. sfuggita per semprc, vcrlcrc il lainpo di qucnli occhi che pii1 non ci sorrideranno e dei quali la morte h;! vcl:ito rli rrislcxza tiitri i sorrisi chc già larn([a morte come condizione per l'esplicarsi della eterna forza rigepeggiarono. T: noi abbiamo rimorso tli vjverc, ci sciiibra cli nibarc y;-'---nerante della «cul~ura»).La fatica di «far passare» la persona cara che E di proprietà altriii, vorremmo morire coli i nostti inorti: cutlesti che è pmsata in senso naturale, cioè senza il nostro sforzo culturnciiii, cl.ii non li lia, piirtroppo, sofferti, o arnaramrnte. iiss;iggi:iti? [,i1 rale, costituiscc appunto qiiel vario dinaniismo di sfferti e di pensidi o Iri varia ccccllcnza del I;ivoro difkrrnzia gli uoinini: I'atnorc c il C sieri che va sotto il nome dj corcioglio o di lutto: ed è la avaria li acconiune; e t u t t i piiirigniio acl 1111 nioclo. Ma con I'esprimcrc i l t11»lore, nelle varie forme di ccltbizizioiic c: ciilio i confi~iiraI'cspericnz:r di iin divenirc chc passa livil~~llte senza C contro di noi, funcsto tfominio dcll'irrnzionalc, cioè di [in «cieco» correre verso la morte. I n gcnerulc, per alta c iimanizzlitii che possa essere unsi deicrminata civilth resta seliiprc (C non potrebbe essere ai~rimcnti)iina slcra di possibilità esistenzi: cui si manifesta cih che passa senza e contro rli noi, ci08 una che non piiò essere fronteggiata cla tecniche efficaci di cont e di umanaxione: Ora quando si verifica, in determinnti momenti critici, I'iticontro o lo scontro con questa sfera si profila il rischio di una tensione eccentrica, di una rottura, almeno neiiii misura in cui nno si tratta più di scegliere fra i valori, ma di non poteir sceglicre proprio nessun valore, neppure queIlo che ci strappa dalla immediatezza del vitiile e ci fa accedere nel regno dclln culIturn. Questo rischio concerne in primo luogo i momenti del divenirc che nel modo piìi scoperto fanno scorgere la corsa verso la morte che appartiene al vitale nella sua immediatezza: nell'estrema e non eliidibile tensione di qiiesti momenti, allorché è in causa l'e:sserci o il non esserci comc presenza, può consumarsi la crisi di oggettivazione, lo scacco tlel ~rascendimento:e d i n v e C e d i I a r p .a, e3 -
s a r e c i ò C h e p a s s a (cioè di farlo passare nel valore) n o j , i s c h i a r n o d i p a s s a r e c o n c i ò c h e p a s s a , senza margine di autonomia formale. I1 presupposto kantisno di iina unità sintetica originaria dell'appercezione comportava che tale unità fosse al riparo da qualsiasi rischio, e una diversa possibiliti costit ~ i per v ~Kant soltanto un argomento polemico, come SI desume dal seguente passo della Critica delh ru.qìon pura 11 pensiero: queste rapprcscntazioni date nell~ntuizionea ,, ,,,,,, quante a me, ha 10 stesso significato del pensiero: io le riunisco in iina sola autocoscienaa, o almeno posso riunirlc in essa. E sebbene il primo pensiero
1
1
.-
11
(
1
,,,O,
non sia ancora la coscienza della sintesi dclle rappresentazioni, csso tuttavia presuppone la possibiliti di q ~ ~ e s t ' i i l t i m aossia ; solo per il [arco clic posso comprendere in una sola coscicnzn il molteplice delle rapprcsentiizioni, io le chiamo tutte quante le rnic rapprescntazioni: in caso contrario, difatti, io avrei tante variopinte e differenti pcrsonalith, quante sono le rapprcscntazioni, dii cui Iio C
In questcI passo il «me va:riopinro t prcseni!a che paI S S con ~ -1. r . - rieiia 1 11 ciò che passa e- cnc si annienta in qiiesro annientarsi siia potenza di ogget C) C assuinto non già conie rischi1o reale, ma come consegL ìurda ch e derivercbbe d611 manca to rico. . l appcrcezione: invcce noscimento dcl1'iinit:i sinrctica originaria acii la tesi ch e forma il nerbo del secc)rido capitolo del Moltdo mugico interpret a comc Iqcalc risc,bio csist cnzi;ilc cib che nella critica kan- 1 -. tiana sta soio comc argomcnro polemico. I1 dispiegarsi delle forze naiursl m e distru~iive,I:I morte fisica della persona cara, le malati ]li, le fasi dello S.viluppo sessuale, la fame insaziata senza prospettiva, racchiudo~n- ln date circostanze - l'esperienza acuta del conflittc fra la p rieth di un «dover fare qualche cosa» e il funcsto patire dl c'è nuUa da fate», d:i intendersi non già come rassegnazione morale (nel qual caso sarcbbc rrna lorza) ma come croilo esistenziale. Anche determinate e s ~ r i e n z edeiia vita associata, ndla misura in cili riproducono il modello naturale della forza spietata che schiaccin, aprono il varco alla possibilità della crisi: .si pensi :i1 rapporto dello schiavo rispetto al padrone, o del prigionie ro rispet to al nemico che dispone della sua vita, o anche a determinacc esperienze-limite di sentirsi ,
-
-
-
-
- - L -
- -
L
-
-
A
-
-
Il1
-
-
1
' Kant, Critica rkllrr wgion puw,
del Colli].
pt. I, lihm I. cap.
2,
se=.
:, § 16 [PP- 158Sm
z2
CAPITOLO PRIMO
travolto da forze economiche o politiche operanti senza e ccpntro di noi con la stessa estraneità e inesorabiliti delle forze cieche della nati ?unti nodali o momenti critici come questi si an la P à della Crisi radic:ale e puIÒ manif estarsi quella iur miseri3 esisitenziale,per cui Ciò che p;issa ci tr ascina nel nuha a .. . prima che la morte flsica ci raggiiinga: ed è quella miseria una catastrc)fe moltlo maggic3re di questa mc3rte. I l concet to di un a crisi della pres enza cor taeo, se non visto, almeno intravisto d a alcuni rappresentantr della moderna psichiattia. «Tutta la scoria della follia - scriveva Pierre Jnnet ne1 lontano 1889 - dipende dalla dcbolczza dclla si ntesi attuale, che L\ deboIezza morsle essa stessa, rn i s e r i g i C a . Il genio, al cc)n trario, ì: una plenzadiI sintesi < mare idec nuove, )re -potei . c.17le nessciria scienzIa nnteric . è I'uuItimo g O ~ ~ +." ~ Cq uI i si parla t citamcntc d rtarncnt c piiò ben essere sider:iro coi cI17uoin(I clucstn potenza , . .. . lettica chc I la naliir IC la vit alilà accuglie ~prirlaal tc opere cconom ichc, e fecondii, r politiche, gi i, morali, iiiicht.. ,Anche .. . . ..a1cune nozioni della psicoiinalisi - pur ncll a tlistorisione prtopria cii -..st'indirizzo psicoloi;ico - pc~ S S O I 1 0I' alcrc coimc ii~dic :iizionc i, no allusiva allo stcs:SO .nesso 2 Freud ,deiiniscci coriie 1, . . Ci3 chi . . .-. . (e che in pratica co, :sscnzilil iclla torrna di vi1 sessuale) & in reiilti m a , cio :ia sinte,tica altri sante le sitiiazioni se istinte p c :l fare. C?uando F . . parla di fis~c~zioue della libido ad un(3 stadio arretrate3 particcdare, assegnando a questa fivsazionc la rc:sponsabilità di Iuna pos:;ibilc regressione psiconcvrotica, egli con fe:rma ncl c~uadrodlclia siia tcoria che la mtilattia psichica h un contesiuto eri1ico non oltrepsis e-. cioè non scelto e oggettivato dalla presenzr 3, e per questo i nante come cstraneili psichica e .co.me sintcInio noni domins Senza dubbio il Frei ~ consi d dera di f i tiche Clumi solt:anto detetmiiiate situazic)ni coiiniEsse con :ssuale, e quindi interpreta la jssclzione n el senso d'I una I evoluzicme del12L sessualità: ma a parte (p e s t o li.mite, in verith molto grave, egli lascia 1
t
.
.
\
1
.
1
.a
tuttavia intravedere l'importante concetto della presenza fisiologica come energia oltrepassante. Analogamente i1 concetto di complessu accenna ad u n conflitto non deciso nel quale la presenza è rimasta polarizaata, entrando in contraddizione esistenziale con sc stessa; tmslazione e la srrblimazionc accennano J l a ripresa e alla risoluzjone del conflitto in un determinato vaiore culturale; r così via. Ma il precedente più pertinente del concetto di crisi della presenza non si ritrova nella moderna psicopatologia, ma nello I Iegel, che su questo piinto ha in parte detto e in parte intravisto I'essenziale. A ciò che noi chiamiamo «presenza» corrisponde in parte nello Hegel il «sentimento di sé», che viene così determinato: La totalith senzicntc, in cllinnto individiialiti, ì: ciscnzialmente quesio: distinguere si. in se stessa r svcglinrsi 21 fii~lcliziodi sC. secondo il qiinlr csqa 112 sentimenti particolari C s t a come soggetto iii rrlaziviic con questc detcrniinazioni. 11 soggetto come tdc iwiic rluc\le in s6 conic suoi scnriincnti. Esso i. immerso in codesta pnrticolarith dcllc sriisazioni; t ~insicnic, i incdinntc In iclcaliti dcl particolare, si congiunge con sC comc iin'unith zopgctiiva. In qucsto modo sentiinento ccnnarcad un olitre inautentico, v cstr:tnco: i n realih questo (dtre improprio (5 la poct:nza oltr -1:- 1 l'----&+:. sante deìla presenza. cne in luogo di fondare I U U E C L L L ~ I I ~sta : ~ CIIVLII:tto e D n I'oggt nando cc ;getto, si tando essa medesinna un og sta alic :gcr tivar ire, il o. Per questo st raniarsi della po tenza o € nell'oggett~ ... . . - - - - -.A: ---- ,.-..-. -- . mondo e i suo^ oggerIi sono ~ ~ e r i ~ ~ i c in n taLLu a t i ui riuu c33clc rllu «nel loro quadro», cioè nelIla memc7ria di iina dcterminata tradiva di una possibiile opera zione zione di significati e nella F -1: formale della prcscnxa. Il rnonao oiventa irrelativo, s c i i ~ uCL" ui memorie e di affetti, simile a uno scenario. Gli oggetti perdono rilievo e consistenza (la luce accecante e la mancanza di ombra), si pongono fuori della realtà storica (il paese lunare, minerale, immobile). Tale estraniazione e destorificazione del mondo si ri fi
ULL
(
A--
, A
n,. A . . . .
>C;
I
--.-L
S.
.-m
-.
-
>
"LI
\
-L--
S...
- -
. . e
l8
A. Sechehaye, Joumdl d'une scbizophdne (Parigi 1950)pp.
20
sg.
A
cri/,ii c i c s l > c ii c i i / , i i iiiiiliLtiiriLci L L L I I . ~impotenza di qualiia infini! suhicttivamcntt : come C(dpa siasi immoti~ m a : si tiratt:i infi:ne dclla colaltre 1 . .- ... - .-1;:--lpa di non polersi morivarc, ci-ie C - prr eJscriAa - rikui'iiic c airnza mor!ivo. L; Idcpressicm e ineli it pertanto da intcrprct :Ire, con5iidcrata i11qiicst:i prospt: ttiva, come I'csperienza di nbiezj onc . l estrema e di incomparabile miseria che accompagna ii senso cli sé ossibilc ~ r i z nel rcccdcrc dell'energia di o$ ionc su t zorite fornlulc. 11 rischio radicale della p c l u i ~ aucUa urcscnza c segnaiato - almeno sin quando la presenza resiste - da iin:a reazione toiaIe che è l'angoscia. Se depuriamo questo concetto d a tutte le interpreta.- --. zioni non pertineriti silimentatc da dererrninsitc suggestioni metafisiche, o dalla crittogamia con l'esperienza religiosa o dai vari idoleggiamenti alimentsti da una inerzia morale in atto, e se al tempo stesso ci tratteniamo dal cadere nella empiria della corrente psicopatologia, troviamo come ris~dtatoche l'angoscia si determina nella presenza come reazione davanti al rischio di non poter oltrepassare i suoi conieniiti critici, e di sentirsi inattuale e inautentica nel presente. Ciò equivale a dire che l'angoscia è il rischio di perdere la possibilità stessa di dispiegare l'energia formale dell'essetci.>,-,>
-,A-.L:, senza starci», ~xiclifcluztlii~irluerosa iiccarla essa conrr ill'accadere lo stare iininobilc ncllc proprie itcrnzioni. 11 o col momento ritilnle dclln niagin c clcl2ii religiotir: è soltaii~ii,iriil;.iicntc, perché nella iniigie c ncllti rcligioric ia ririialiti dell':~gircmcdiii, attraverso l'orizzonte initico, iinn picna reintcgraxiotic ciiltiirajc, mentre le stereotipie e i cerinioiiialisrni clcI1a prcsenxn mnlatii, sostanzialmente chiusi nella loro vicenda privntii, si es~ciriscorio in un vtioto tecnicismo deli'iisscnza, e perciò noli si sollevano dalla crisi di oggettivazio~ie,nia la ribadiscono e la aggravano. II terzo modo della dcstorilicazione irrclativ;i dclla crisi cotisistc tiella dcsto'ificazionr per siml>oliprotettivi, a crii si aflicta il compiro di ridischiudere I'azicinc. I simholi protettivi o allusivi, ansiosamente cercati o costruiti, rappresentano il conato di occiilrarc a sé la storicità del reale, e quincli In re~~onsahilità personale delle iniziative, in modo chc il fare effettivo sia nirnt'altro che iterxiiune h 1 già deciso
.
U L A A Q
l
...i
,...i
S. Arieti, Interpretation of Schizophmia (New k'ork 1 ~ 5 5 pp. ) r I O sgg.
CAI'ITOLO PRIMO
34
e fatto su un piano metastorico. Anche i simboli protettivi, in quanto dovrebbero proteggere l'azione anticipandone il corso in un 111011do a sé, non vulnerato dalla decisione personale, rappresentano, al pari del rinialismo dell'agire, un moclo di «stare nella storia senza starci», e un disperato tentativo di dischiudersi - attraverso questa miserabile (rode - all'aziune. Un altro malato di Arieti quando usciva di casa era indotto a dare interpretazioni di clualsiasi cosa scorgesse per via, a1 fine di trarne indicazioni rassi.ia seguire. Se vedeva curanti sulla non rischiosità della di] una luce rossa all'incrocio stradale I: e t w a come un awertirnento occulto a non procedere piu oirre nella djrezione corrispondente, se invec'e gli cadleva sotto gli occ:hi iina Clrialsiasi freccia stradale crcdeva triit tars i di iin avvertirne!rito del 1buon Dio per i t l ~(7 ~ ,tiicsla ricerca indurlo N! imboccsrc ia aircxione non risclh..,.... ilil L'llrt8'via rli ncsslin l i del fnirc non p cli ! a a casa, dove ccrcava lino dcll''~ngiisci; i?! 0 Il? . ri t ligio I C I L i I C~I,,lVne s t u ~ ~ o r o sl:i~~.~ c r n n ncii t o os[icdalc psichia~ r i c oil tcii ore dcll' aaionc c I'ansiosn ricerc: ctrivi non lo ahb:i iiiclonarc,no: sc LIIn dottcirc gli ponccvn. .cliialc anda, :.,",.l ,~c111po n egli si ccnt,,,,, stesso spinto C bloccaro s risponricrc, e cercava i scgni clic gli incticasscro quale risposta dare c qu:ilc no. Sottoposto iilln choc-terapia suLi iin migliut-iicii/,ii ~ --.~ i t i di viizlonl t ~ t ~ i hl iil r~t L. Ilc 1 1 1 renltà iIath'Lca nc3n poter ,si dare I e, c di ione rea le secon, ci~i~iclcrsi ricllo sit li oltrep:assarla. ,Appena un po' .l: I r ... . . -, . 3: 1 . t ? . e ai 1' al ui CIL1ii ULclLtCSrii I I ~ I S O I V C ~ I C poIflriIr? ai eoetuaine pldnctits st a la sgoi )scienza di cssere immer,so in tale polarità e di nc:>npo tcr ncggi:ire. Al setiso angoscaioso del duplice rischio I cii csiaere nei1 a p q ~ a v i ao nel caotico xoxa~6<si ispirano le parole di Admeto al riiorno dai fu nerali di Alcesti: «Ahimè, &i hai, I Dove andare? Dove stare? I Che dire? C he tacere? I Come morire?,.. )p2"
..
t
L
~
..!L
Roheirn, Nacb dem Tode der Umatm, vol. 9, 83-121 (rgzg). M. Klein, Contribrrcionr to P r ) c h m ~ s i s1921-1945 ( h n d r n 1948) pp. 311-38(Moiirn-
" G. .'O
ing and its relation to maniac-depressive states).
CISI DELLA PRESENZA E CRISI DEL CORT)OGLIO
53
i nostri morti in noi», cioè al far passare i morti nel valore, trascendendo con ciò la situazione Irittuosa. La vicenda deIla libido ogRetsuaIe che nel cordoglio sarebbe impegnata a distaccarsi dallpoggettoperduto e ad impiegarsi in un nuovo oggetto parrebbe adombrare jn qualche modo ciò che abbiamo chiamato « trascen&mento della situazione luttuosa»: ma in realtà la libido (o vitalità) non va oltre la polarità deI piacere e del dolore e delle corrispondenti reazioni, e I'oggettivazione secondo forme di coerenza culttiriile non è opera della vitalità, ma delllet/~osdel trascendimento. Anzi il chiudersi della vitalità in se stessa, la sua recessione adialettica, costituisce il rischio del cordoglio e la minaccia di una crisi nella quale possono apparire, degradati sul piano meramente vitale e in una vicenda impropria e irrisolvente, i compiti fij ¶ L I R I ~ l'ethus del trascendimenio st:i venendo meno: una crisi in ciii il far morire ideale C interiore può scadere nell'impulso materialmente distruttivo, I'interiorjzzaziont del morto smarrirsi no1 mangare il morto, la necessità della ripresa e della liberazione degradarsi nello scoppio irrefrcnabile di riso, nell'erotismo c nella Lame, e infine il complcsso degli scacchi dcl trnscendimenco essere avvcrtito come estrema abiezione C come colpa radicale. Questa critica di principio alle tcoric psicoanalitiche dcl cordoglio ci dispensa, almeno in questa scdc, Jnll'esaminarne Ic singole parli c dal discutere il romanzo e~nologicodi Géza R6hcim: a noi basti nvcr spinto la polemica quanro occorre per ribadire queIla tradizione culcurale che assegna d cortIoglio il compito di trascendere nei valore la situazione luttuosa, e clic interpreta la crisi come impotenza a coinpiere questo trascendimento.
Il cordoglio come malattia non & suscettibile di nessuna storia cultiirnlc: se infatti la malattia ~sichicaè il rischio di non potersi inserire in nessuna ossib bile storia urnana, la crisi del cordoglio considerata nella sua astrazione è non-storia per definizione. Tutt"a la culnira nel suo complesso appresta le forze che sono a disposizione dell'uomo per oltrepassare il momento critico dell'evento luttuoso e ptr ricacciare sempre più lontano e sempre più facilmente le tentazioni delta crisi: in questo senso, e cioè come momento negativo del riscatto culturale, il cordoglio come malattia entra n d a Storia. Nelle antichc civiltà religiose mediterranee, prima che il
CAPITOLO PRIMO
54
Cristianesimo inaugurasse il suo nuovo etbos della vita e della morte, una delie più importanti forze culturali per combattere la crisi del. cordoglio fu l'istituto d d lamento funebre rituale: noi dobbiamo ora analizza re come su ques si deterrninassc: nel rnoIndo antico l'innalzarsi de,lla c u l ~ u :erna insidia del:s natura resa cieca del suo lume umano.
I 2.
II lamento funebre lucano
1
ella preTente indagine etnogra/ica Pub sembrare strano che una ricerca storico-religiosa sull'antic0 lamento funebre ritiiale si apra con una sezione folldorica di notevoli proporzioni, e che Ihnt~lisidella docurnentszione antica sia condotta a sviluppo, a integrazione e a verifica dei risultati raggiunti in questa sezione. Ancor piu strano pub sembrare i l fatto che alla documentazione folklorica si sia dnta tanla importanza da non aver esitato ad eseauire una serie di erploraaioni ~tncigrti~ic21~. dirette in un'area folklorica particolare come In Liicnnia. Un procedimento cosl eccezionale, e a prima vista cosi disciitibile, è certamente bisoanoso di una giustificazione metodologica. Come è stato detto, noi consideriamo il lamento funebre innanzi tutto come una determinata t e C n i C a d e l p i a n g e r e, cioè come iin modello di comportamento che la cultura fonda e la eradizionc conserva al fine di ridischiudere i valori che la crisi del cortloglio rischia di compromettere. I n quanto particolare tecnica dcl piangere che riplasma culturalmente lo strazio natrirale e astorico (lo strazio per cui tutti «piangono ad un modo»), il lamcnto fincbre & a z i o n er i t u a l e c i r c o s c r i t t a d a u n o r i z z o n t e mit i c o . Sempre in quanto tecnica del piangere il lamcnto funebre antico concorse, nel quadro della vita religiosa, a mediare deterniinaci risultati culturali; ciò significa clie attraverso i modelli mitico-rituali del pianto sono mediatamente ridischiusi gli orizzonti formali compromessi dalla crisi, e cio&l'ethos delle memorie e degli affetti, la risoluzione poetica del patire, il pensiero della
vira e deIla morte, e in genere tutto il vario operare sociaIe di un mondo di vivi cile si rialza dille tombe e che, artingendo forze dalle belicfiche memorie di ciò che non è più, prosegue coraggiosamente il suo cammino. Ora le istanze docunienrarie di ciii può giovarsi lo storico del lamento antico per ricostruire questa vicenda cli liberazione sono senza dubbio molteplici. 1nn:inzi tiitto sta la documentazione antica, e cioè i1 copioso materiale o flerta dalle Icttemture religiose dcll'oriente vicino, le elaborazioni poetiche che in Grecia il lamento ricevette ~icll'ryos,nclla tragedia e nella lirica della morte, i riferimenti di scrittori, eruditi e Irttcriiti greci c romani, gli nccenni indiretti dclla legishzione fi~ncrariain Israele, in Grecia e n Roma, e infine l'arte funeraria così ricco, soprattutto in Egitto e in Grecia, di scene di Iamcntazionc. Tuttavia ai fini della ricoslruzionc del lamento come tccnicn la dociimcntaaionc anticri presenta dei limiti definiti. che le inreprsrioni cornparaiivr non possono superare scnza lasciiire troppo rnnrginc rill'imrnnginazione, Così i lamenti chc ci h21conservato I'epos o la ~ragediao 1;i lirica ddla morte sono gii ormai letteratura e poesia, non rito in azione, e non è agevole raggiungere il lamento come rito partendo dalla sua elaborazione letteraria e poetica. Sommari sono i riferimenti di scrittori che OCCRsionalmente, e da vari punti di vista, ci hanno lasciato qualche notizia sull'argomento, e ancor p i ì ~sommari i dati della legislazione religiosa e civile, che ovviamente non si propone di descrivere Ia lamentazione, ma soltanto cii regolarne e limitarne gli eccessi. L'arte figurativa rispecchia senza dubbio il rito in azione, ma fissata nei suo momento mimico, e anche qui secondo le ragioni dell'arte e non delI1etnografia. Al contrario i relitti folklorici del lamento antico ci permettono ancor o ~ g di i sorprendere I'istituto nel suo reale funzionamento ail~urale:e ciò clie la documentazione antica ci lascia soltanto i~itravedcrc o ininiaginare, cioè il lamento comc rito i i i azione, la documentazione folklorica ce lo pone sotto gli occhi in tiitta la sua evidenza drammatica, oifrcndoci in tal modo non sosti~iiibiliopporccinità di analisi. Tuttavia l'importanza eiiristica del materiale lolklorico ai fini deila ricostn~zionedel lamento funebre antico 2 da ammettere soltanto entro limiti determinati, oltre i quali la dociimentazione antica torna ad assumere tutto il suo valore decisivo.
cola uno storico del tutto sprovveduto p r r b b e infatti considerare l'attuale lamento dei Copti come documc~itodiretto dell'antico lamento egiziano di cinquemila anni or sono. o le corrispondenti coshlmanze della Palestina e della Grecia moderne come dell'antica qimi fiineraria ebraica e del goos dell'epocn omerica. La comunanza territoriale non deve farci dimentiore il cornplicatissimo intreccio di eventi storici, le nuove ondate ,,lturali e il corrisponclente gioco di influenze che consumarono la loro vicenda nel plurimillenario lasso di tempo che saremmo maidectramcnte tentati di considerare come praticamente vuoto. In Io stesso concetto di «relitto €olklorico» del mondo antico' ha un sapore naturaiistico, almeno nella misura in cili si accornpagna ail'immaginnzionc che qiialche cos:i rli clucl mondo sarebbe rimnsta del tutto intatta sino ad oggi, sottraendosi come per rniracolo ai peso dell'accadere e anche alli1 possibilità di rigerminare per nuove linle vitali in una dirczionc niiova. Ciò che differenzia notevolmente il Inmeilto antico dai suoi reticti f'olklorici e limita per questa parte I'cfficacis rlclla comparazione concerne soprattutto l'universo miticci rlclI:i mortc c dcll'nl di 18. Tale universo è stato o annientato o sconvolio o sincrctisiicamente alterato da quasi due millenni cli Cristiilncsimo (e per l'Asia e l'Africa mediterranee da circa tredici secoli di Isl;imismo), si che oggi quel che ne avanza è per lo pii1 frammento e rotL;\me. D'altra parte per quanto con I'svvento del Cristianesimo (e sirccessivamente dellqslamismo) il lamento funebre ati~icosi avviì) ;i perdere il suo carattere cidturaie organico, cioè la sua sostanziale omogeneiti con dcrerminati temi della civiltà reIigiosa dominante, i fcnomeni di circolazione culturale continuarono a toccarlo in varia misura, secondo i IuogIG e i tempi, e malgrado l'opposizione di principio deila Chiesa (0 dei fondstori della religione islarnica). Non lu più certo In grande circolazione culturale che portò la lamentazione egiziana a riplasmarsi miticamente nel ciclo osi riano, rif luendo poi nel ritirale funerari0 carica dei nuovi significati assunti nel mito, o che in Israele dette luogo alle trnsposizioni e alle riplasmazioni della qMi profetica; e neanche fu I'impetriosa spinta in alto, verso il doininio dell'arte e della poesia, che in Grecia - oltre i vincoli del rito r del mito - aprì al lamento le vie dell'epos, della lragedia e dciia lirica della morte. Ma i n slere molto circoscritte e relativamente piì~
58
CAPITOLO SECONDO
modeste il processo di circolazione continuò anche dopo I'avvent* del Cristianesimo (e dell'Islarnismo), come mostrano per esempio i lamenti antico-provenzali e quelli della Chuinons de geste e in genere i vari phnctus medievaIi di origine letteraria composti per personaggi importanti e destinati ad essere pubblicamente eseguiti in manifestazioni cnlle~tivedi cordoglio: né infinc vanno dimenticate - sempre in epoca cristiana - le trasposizioni religiose nel Pla~zctrlsMariue e nelle passioni popolari. l'irt tavia anche se il lamento funebre loIk1orico ha perso il nesso organico con i grandi temi delle civiltà religiose del mondo antico, e anche se i suoi orizzonti mitici sono ~iarcicol~irrnente angusti e franimentari, esso può fornire ancora, almeno nclle arcc di migliore conservazione, utili indicazioni per ricostruire la vicenda rimale cl-ie, ncl mondo antico, struppava dalla crisi senza orizzonte e rcinseriva nel mondo deIla cultura. Se perranro noi vogJianio intendere proprio questo momento tecnico del larnenro come C o n t r o l l o r i t u a I e CI e I p a L i r e , dobbiamo rivolgerci ai dali Solktorici attuaIi al fine di integrare su qucsro punto I:2 rlocutnentazione antica. Resta ora da giustificare merodologicamente la necessita docrimentaria delb ricerca etnogra fica da noi personalmente condotta sul lamento funebre lucnno. Tale necessith è stata imposta dal fatto che, in generale, la documentazione folklorica esistente non S stata raccolta per rispondere aile nostre domande. I n particoIare la rnaggior parte di essa è orientata a considerare il lamento funebre non tanto come r i t o che assolve irna determinata funzione risolutrice rispetto ai rischi deIla crisi del cordoglio, quanto piuttosto come d o c u m e n t o d i p o e s i a p o p o l a r e . Ora èdaosservareche nell'arco che il Iàmento funebre percorre dalla dispersione della crisi alla reintegraziorie cu1tur:ilc può certamente accadere che sia raggiunto un orizzonte poetico: mn, in primo luogo, tale orizzonte può essere raggiunto al di fuori clel rito in azione e indipendenteinente da esso (come accade per lc Isirnentazioni di origine e di elaborazione let terarial, ed i n secondo 1i10go l'orizzonte poetico non è l'unico orizzonte formale che il lamento può raggiungere, poiché pcr esempio la plasrnazione può mantenersi nella sfera etica delle rnernoric e degli affetti, o [ar valere cicccrminati interessi di prestigio socialc, e così via. La considerazione letteraria ed estetica del lamento funebre, per quanto legit tima, presenta pertanto
da un punto di vista storico-religioso la duplice insufficienza di ondderare come predominante ed esclusiva una risoluzione che 2 fra le diverse possibili risoluzioni della crisi del cordo$o, e soprattutto di trascurare la determinazione del momento ,i t L1 a l e nella sua qualità e nella sua funzione. Ora da un punto di vista storico-religioso proprio questo momento rituale sta in piano e attende definizione. La recitazione del lamento è ieg~raa determinati periodi di tempo e a determinare date, si svolge ,-,n una mimica e con una melopea tradizionali, costituisce un &biigo religioso il cui mancato assolvimento ha conseguenze nefaste, si indirizza a una certa figura mitica del morto e dell'il di là: il che manifesta in modo palese u n significato rituale. La considerszionc letteraria c-d estetica del lamento è invece pottata a considerare come secondario questo significato, e a raccogliere testi letterari poeticamente autonomi, per i quali è in sostanza indifferente se furono o meno eseguiti nel rito, e sc ebbero mai un quando un dove e un come nella recitazione rituale efletiivri. Si consideri per esempio il caso della cosiddetta nenia di Ammice, che una certa tradizione - da Silvio Spaventa a Pier Silvcscro Leopardi - vuole sia un lamento funebre realmente eseguito in occasione di morte: ii
ricordo, sbbascio n lu vallone
nno ci cornmenzamrno a vulé bene: ni dicisti: - Dimmi: sine o none? -; i' te vii1:iic Ic sli:illc c. nic nni jene. Or sappi, m i o n quaIclae riferimento molto - .e sommario ad c s ..~. mentre ; il lamento è accompagnato da una mimica definita, trridizional'mente fissata, la documenta,ione esistente non ci dice Cp a s i nul la di preciho su questo punto; - . mentre il lamento in azione ha per caratteristica dominante i1 drammatico sollevarsi del discorso dal parossismo iniziale della crisi, la documentazione esistente ha poclie notizie su questa dinamica, e ancor meno sul carattere del18 crisi del cordoglio; mentre il lamento come discorso C lavornto su moduli verbali tradizionali, dociiincntazione csis~entenon riusciaino a rcndcrci conto con esattezza come operi in iin dato ambiente il rapporto fra elementi fissi ed elementi variabili, e qiiale sia la fiiiizionc c il sigiiific:ito di questo rapporto; mentre il lamento rituale ir contesto di ri~ornclli emotivi periodici, talora con incidcnz:~cor:ilc, accndc spcsso chc, nclle trascrizioni effettuwte col metodo di farsi JcttarC i l 1:imcnto dalle larncntatrici, ritornelli emotivi c inciticnzc corali risiiltano sopprcssi, suscitando così ffalInci viiliituzioni nello studioso che rilcggcrh il tcsto trnscritto. I,a rostanzi:ile indillerenzn dci rncco~litciri verso il Iamcnto come rito si manifesta infine nel modo pii1 scoperto qiiando i I ~ m e n t vengono i raccolti pcr prociir;i, cio; clando l'incarico della raccoIta a maestri elementari, preti, fnrmi~cisti,mcdici condotti ecc., magari sulla base di questioliari inviati per posta: il che espone ovviamente al pericolo di ottcncrc prodotti dci c l i i ~ l i non si sa quanta parte sia stata omessa o ritoccat;~o Clistorta, C chc meglio si direbbero nuove elaborazioni folldoriche Inate d:11 comnlercio fra raccoglitori e informatori. Se l'orientamento che abbiamo definito rornantico limitava l'utilizzazione ai nostri fini di buona parte della documentazione esistente, e ne rendeva incerta l'interpretazione rispetto al problema del lamento come rito, maggiori opportuniti e agevolezze offriva quel distaccato naturalismo descrittivo della ricerca etnografica clie più, sotto la spinta del positivismo, ha conquistato terrenu anche néUa scicnza deI folklore. Qui il lamento appariva per quanto Possibile reintegrato riella sua vicenda ri~uàle,nella sua clfet~iua esecuzione sorpresa in vivo dall'etnografo. Proprio in forza di questa -
-NTO
esigenza naturalistica di esattezza si osservò che il testo letterario della Iamentazione non sta a sé, ma è innanzi tutto organicamente connesso con la sua recitazione rituale, e quindi con la sua melodia. Qiiesto orientamento della ricerca è legato soprattutto al nome di Costsin~inoBriiloiu. l'er rendersi conto del notevole progresso nella tecnica di raccolta dei lameiiti Liinebri rc-aIizzato dallo studioso romeno basteri :inalizzare i criteri metodologici con cili è stata condotta la sua eccellente monogralia sui bocetc della regione di Oas.'''Qui il materiale appare in primo luogo ordinato secondo i siioi «gradi di realti», in modo che il lettore è infornisto se il bocet che l-ia sotto gli occhi è stato realmente cantato al capezzale di un dc-iurito, o dnvanti alla tomba (adla croce»), o è stato ricostruito a mcmorin dalla lamentatrice su richiesta dell'etnograio, o b soltanto iin modello lciterario pii1 o meno frainmentnrio che è statu d L' t Ia t n sotto lo stimolo di un questionario ad boc. Poiché secondo il critcrio di realti iin bocet per i i r i m o r ~ oiinmaginario (ci02 per la possibilc~mcirte di u n piircnlc cli un ccrto grado) non è lcI SLCSSCJhlocet chc poi vicne cantnto cti f:itto clciantlo si ì: colpiti da un Iiitto re;alc, il Rrriiloiu 11t1 :iccuratarnente segnato, per ciascun ....---.-. . ~ O C L I I I I ~ I I L JC O , si tratta di lamenti vcri («per padre>,, ia la campane. attànc mic, Se ccite lu bandc pc' lu p ~ c s c , alià~icrnic. E ci è muortc jocc, C muortc \'itaiigelo liagniic. O cc male cria . .
IIIIC:
11
e.
stiiiilc! Qua!
~rriccvirnejoce, atlitncz inic, qiinniie n'ammc renne.
Lc viilcni iiic
tc. cle cuntcnicxz;~,:ittinc mic. M&vcne coniiii:iic Rita,
liiirc. Vi' qtiannc cammine C'RVC fatrc, (12 n10 non sc te Iporta nii i ne "*ortsncloil lazzoletto al naso:'" il periodo iiiirnico è scrindito sul ritmo della Iiriea meIodica chc a Pisticci è tradizionale per lamentare il morto, e d ' a l ~ r apai.te periodo mimico e linca melodici~forinono organica iinith con ci:iscun versetto clellii Iiimentazione. In un Iarner~ivr:iccolto nel villaggio di (:ilvcra iina madre lamentò i l figlio morto sccondo il 1clrn:i del sonno troppo Iitngo in cui il mcirm it itnincrso, c da ciii era invic:ilci :I svegliarsi: un tema che, come si C d c t ~ oi7, iradizion:ilc nci 1;irncnti rcsi dn madre a figlio. La I .cliiti~lasi Icgavn ~l contciluto della Inmeni 1:1 madre nnclav: ipo le 1';. ilmc .e clanznv:~i r ~ i i ~i , :il ~ Ictlci, r iriterr
Atlante figprato Ibid., n. 313.
26
Ibid.,
n. 3c
del p ianto. n.
3a
,. O frate, o frate, o o frate. g. Come 'o vriogghie bé, o trah, o frate MO te n'aie scì, o frate Come agghia fa, o frate. O frate mie, frare niie 12. O Ciccdle mie, o f o frate 13. Come viiogghie la scrizli le, o frate 14. Je me n'agghia scl, o frate 13. Aggliia murl pur' ic, o frate r6. O frate mie, o frate mie I 7. O come vogaliic la, o frate i 18. Vogghie miirì pur' ic, o frat mie rg. O frate mie, o fra1:e mie 20. O frate mie belle 1)elle, o frate mie 2 1 . O frate mie, o frate mie 2 2 . Frate ml!
,,.
,,,
91
fratello, o fratello , o fratello, o fracelllo... bdme 10 voglio bene, o fratello, o fratello :a te ne devi andare, o fratcllo )me debbo fare, o fratello. O frarcllo mio, o fratello mio 3 Francesco mio, o fratello, o fratello Come farò senza di te, o fratello
.
Io me ne debl~oandare, o fratcllo Debbo morire anch'io, o ftritcllo 3 frarello mio, o fratello mio 3 come far;), o fratcllo mio Voglio morirc anch'io, o fratello mio O fratello mio, o fratcllci mio O fi:iiclkb mio Ixllo hello, o fratello mio O fratello mio, o Cr:itello mio Fratello mio!
I1 testo letteraria di questo frammento di Inmentazionc consta di versetti ciasciino dei qiinli itcra uno stcsso rirorncllo emotivo (fratello mio, frntcllo) c si appoggia intcr:imentc a niocluli Icrterriri che «si clicono,> nei lamenti. Ogrii versetio k cantato SU una linca melodica che in Ferrandinii 2 tr;dizionnlc per Inmentare i l morto: essa è formata da una scaIa pentatonica disccnclcntc dal fu al si: ne nasce, per ogni versetto, iin senso di caduta o addirittura di scarica, accenrucira dal f s ~ t o che spesso appare u n portamento del fa,cioè una breve salita iniziale, come un librarsi prima di precipitare. Un secondo carattere che domina la melodia del lamento 6 il vuoto sonoro determinato in ogni versetto dalla costante mancanza del re. Tale vuoto, non ha Iiiogo a caso rispetto d a strurtura letteraria del testo, poiché cadc sempre primsi del ritornello emotivo invocante il fratclio: je ?nen'agghia sci I ofrnte; vogghie muri Pur' ie I o frate; com1agk/~iafa l o bhelh. La dinamica di questo lamento Presenta tre forme distinee: itcrativa modulare, rubata e accelerata. La prima è normale e domina tutta la lamentazione; il rubato in genere in rapporto con il ritornello emotivo e in alcuni
-
m-*
'*L
3
O ~ i e r k , o h . 0 ho
bis R. a fiuta Ilr
I
I
%3
f
-
tra - t e m i - e .
Irm - 1 s
I
I m ' u u.hJ
a ,d,
0
h,
33- =
r-L
-
- 4
h
-le. [n.
a6.W
O h - t e mia o
n.
o
L
-
a
b t e mi c
v
O cb4-1.
ja, o
nm-4 pur
z9 O
'
4
rk .o
Ki,
ai-* o
h-t0
*(I
L h . t s
m h
-
94
CAPITOLO SECOhm
versetti cost:ituiti interamen te da ritornelli emotivi, come i ver. setti 7 e 19.L'accele razione si manifesta con particolare evidenza -.IL. l ! nei versetti (3 o vuoggote u e ) e 2 2 Vwte mi) nei quali l'itcrazione modulata è interrotta da due esplosioni angosciate della voce, cos) rapide e violente da troncare la parola finale (6é invece del consueto bene, e mi invece di mio). L'esecuzione del lamento funebre lucano, c:osi come oggi si presenta all'osservazione dell'etnograftJ , è speicso individuale: una _. non è stata risconregola di incidenze corali dei ritornelli emonvi trata, ma molto probabilmente per logorio attuale di antiche strutture rituali, come risulterà dall'sinaIisi del larncnto folklorico eurornediterranco. Abbiamo invece raccoIto a Pisticci iina larnentazione in cui le voci di due larnentattici si inseguono a canone l'un l'altra, di guisa che se la prima voce canta pcr esempio il modulo «Reni di la sora, ce tradimcn~ea la casa ines),, 1s seconda in:iu~irail suo modulo quando la prima i: n «cc tradimcnte)~:nc deriva iina impressione di sinuoso rincorrersi di voci, complicata cial Esr~toche mentre la prima voce acceiera, la seconda allarga, diminuendo e /
/ *
17.
6 . 11dhcono protetto mediatore della sittgola~zzazioncdet dolore
Fin qui il larncnto luncbrc lucuno è stato analizzato comc iterazionc cli moduli Icttcrari, mimici e melodici tradizionalmcntc fissati. Senza diibbio allorchi. si raccolgono ~~orndicaineiite e asistematicamenre silciini t e s ~ iletterari di Iamcnti in questo o quel villaggio di iin'area relativamcntc cstcsa può nascere la Salsa impressione che i moduli siano pochi e che la 1:tmentatrice sia una «libera impruvvisatrice), di lamentsizioni. Ma se si adotta il criccrio qiiantitativo, raccogliendo pazientemente in uno stesso villaggio un buon numero di documenti, ci si rende si~bitoconto che la larncntatrice è legata ad un gran numero di vincoli rituali, e che il ricordare ha una parte molto piu importante del variare e del rinnovare. ~ e l che non dobbiamo stupirci, dato che questa iterazione di modelli rientra neiìa funzione protettiva del discorso individuale: si recita come in una scena in cui i personaggi sono sorretti quasi da un n Queste osstr~ri~ioni miisicrli sono starc redatte in colaborazione con Diego carpitells
95
,+ANIENTO FUFIERf
-
-
-
-
-A
L
r
8.
t
-
Kzepzlogo dei risultatt ra,@%,.l.
A
A
~
nesso in L'indagine ctnograficn si11lamento furicorc ~ u r evidenza il carattere tecnico del suo ordine ritu .., -.. crisi dd l cordoglio rischia di travolgere la presenza, di farla passare con cib che passa in luogo di impegnarla a farsi centro della conversione nel valore, interiorizzat-ido il morto e risolvendolo in heneficii ' memoria stimolatrice dell'opera. Il lamento luiiebre provvede, p@ la paste che gii spctta, a facilitare nelle condizioni date la ripresi delle tentazioni della crisi e la loro reintegrazione culturale. U srnimento istituzionale fondamentale che il lamento funebre offre è la presenza rituale del pianto, in dualità relativa con la normale, che opera come guida. Sii1 piano ddla presenza ritualel l
,L LAMENTOFUNEBRE LUCANO
'"3
del pianto I'ebctudine siuporosa è sbloccata, il planctur irrelativo è ripreso e riplasmato in ritornelli emotivi periodici che danno oriz,onte protettivo n1 discorso, ai quale a sua volta vengono fornite le protezioni interne dei moduli verbali, mimici c melodici. Le protezioni del discorso mèdiano tiittavia la cauta anamiiesi della parrimlme situazione lurtuoso. e quindi b ringolarirzazionr del dolore, ij ridischiudcrsi dcll'cthor delle memorie e degli affetti, valenze di prestigio sociale, e jii determinati casi anche una elemntate risultizione poetica. Appunto perché il lamento funebre è indirizzato procurare ai morto una aseconda morte colniraler, il contenuto del discorso protetto è spesso tendenzialmente nepicon, epitome delle m gestae. D'altra parte il lamento funebre instaura col morto un rapporto di alleanza, e mediante la sua iterazione in date rituali distende nel tempo il lavoro del cordoglio, eseguendolo per cos) dire in dosi successive ridotte e lasciando relativamente sgombri gli intervalli dalle tentazioni della crisi: con ciò il Ismento funebre porta il siio contributo, nel quadro del rituale hine rario, al controllo di un altro rischio del cordoglio, il ritorno irreIntivo dei morti come rappresentazione ossessiva o come immagine allucinatoria. Questi risultati della nostra indagine sul lamento funebre lricnno vanno verificati, integrati e approfonditi si1 un piano ctnografico più vasto, utilizzando il copioso materiale folklorico euromediterraneo accumulato dagli studiosi in qiiasi un secolo di ricerche. Ora che con una indagine etnografica diretta ci siamo procurati u n criterio ermeneutico, questo materiale dociimentario raccolto da altri potrà essere vantaggiosamente utilinato ai fini deUa dimostrazione.
IL L ~ E N T OPOYEBRE
dal dolore, le guance solcate da lacrime copiose. L'oscillazione rir. mica del bi~sto,che accompagna la lainentazione, è complicata dal. l'oscillazionc ritmica del fazzoletto, tenuto da un capo e daIIJaltro, con qualche analogia con la «mimica del fazzoletto» delle lamentatrici di I3isticci. Tuttavia
9lanctus di Gudhrun non è una crisi irrelativa, poiché già icia a operare il controllo drammatico del rito: C per entro aentigie protettrici del phnctus ritudixzaro Gudhtun rinainfine all%thoos delle memorie e degli afletti, e tenteri di aliai' nel canto il suo dolore che ritorna umano: Era il mio Sigtirrih rispetto ai figli di Giiiki come il fiore di porro che nasce nei prati o come un brilIante incastonato nell'oro, pietra preziosa in froiite a un re!
CAPITOLO
%Rh I1.
Gli eroi del re mi stimavano piìi grande di tutte Ic Dise di Herian; ora io sono pii1 fragile di iina fa " di salice pcr 1:a morte CIcl re! '"
f I attuale della dacumenta:zionc foliùorica noi non siamo in condizione di poter decidere in che misura la stessa ebetudine stoporosa entra a far parte del rito ddla lamentazione: in che misura cioè questo momento della crisi del cordoglio 6 ripreso istituzio. nalrnente C diventa un «mostrare» di essere conie folgorati dd dolore, a cui segiiiranno - nell'ordine rituale - il «mostrare» di riconoscere in~l>ro\lvisarnentela situazione, c l'ul~eriorevicenda dclla lamentazionc. Nel caso dell'att 'o lucanc non sembra - per cli~elchc ci f u possibile osser! ic si pos sa parlare di 1 iina inclusione in una determinata ornica ririiaie, ma piiittosto di una vcrii e propria manifestai ..
Non appena egli ebbe mandiito l'iiltimo spiro (che fu dopo I'avc), cd ecco che sua rnogiie, che baciatolo in hi~cca,esce di casa e ad iina tassi ad invitare le vicine, accjocch6 tutte 1':iiiii;isscro a piangere lo sposo. Nel Irartempo, venuto il cnr~leeto,ella stessa rivestì degli :~biciriiiori il gii ripulito ciitlavere; stese urla c~indicl:~ colire sii! catalelto, c sii cliicsta cllii prima si xtlugiò, e poi, levatasi, adatrovvi cotivencvolmente il marito. Qoindi, copertasi di lungo manto, disciolse le chiome; e in piedi dapprima e poi seduta presso Ia bara, piegò il capo suli'esanime corpo e si mise a gridare, a percuotersi, a strapparci i capeiii. Scorso alcun tempo di questo primo impeto, cominciò un pianto più misurato, p i ì ~monotono, piìi umano, e diè principio a una cantilena lamentevole, interrotta e accompagnata sovente da un ohimè! desohtissimo.'"
Qui si tratta di un parossismo non gii irrelativo, ma ricompreso e controllato in una sequenza rituale. Infatti d o m il decesso la donna non 5;i abbanc )latzcttrs caotico (,come pa :oml
Lhix@VTO
prenribile), ma prepara accuratamente le condizioni del planctus Essa va a chiamare le vicine per riceverne aiuto nel corso deUa larnent:azione, dlispone il morto nella bara dopo esservisi adagiata per esl?rimere simbolicamente la sua volontb di seguire il nella morte, si copre di un Iilnno manto e si scioglie i capelli reaIizzare la figura tradizionale della lome'ntstrice, comportanPdosi. dunque proprio come un':ittrice che si aippresta a recitare la a,, parte. Solo quando 1c condizioni del rito sono pronte la donna si lascia andare al planctus, ina - anche qui - nei tempi e nei modi p r c r i t t i dal rito, cioè secondo una tal quale regia nel numero e nella intensith e nella durata dei gesti di disperazione: c infine, a i111 a, la donina si di: coi progredi re della tecnica C orso pii1 umo!no», cio 1, p i ì ~ mc «pih imisuratc . . protetto della htncntttztonc. Anche il vòccro còrso confcrma iin rapporto ana!okw. bccondo la testimonianza diretta dcl Gregorovius, Ic ooceratrici cscgiiivano intorno alla tola (cioè i11 tavolo dove si espone il c:id:iverc) un furiguivrr In Inmcnt: ixionc: bondo carac
. chi tli. fu01co, i neri ,rnnnri cli mrn: i c l.i , .gli oo ((Scioltele chi .....,. I... *r 111t11:11iiIo,L~i~tro~io teli svolazzar . ,iiiiiirl ii4ii,,,,iiii,i 11alrns conlro palma, si percuotoiici il iicrlo, si ';tr;iplxifio i citlicili, pi:inj!citio, s i ~ i ~ : f i i o ~ ~ i ~ n o , si Retiano sulla fola, si cosp:\raoiio rli \xilvcri)>.M:\ tlopo il cnrclcollo segiic, come nel lamento sardo, \in asilenzio ritualri, e qiiiiicli 1x1 iiiizio ]:i 1ameiit;izione: *Poi cessa l'iilulato, e le donne se nr stanno traiiquillc, simili a sibillc, sul pavimento clella camera mortiisria, sospirano profondamente, si acquetano ... repentinamente dal cerchio deUe lamcntatrici ne salta su una, e simile a una veggente ispirata da inizio al canto funebre».'" :he il parossismo irreDa quest:3 tcstimc,nianze si trae co e 11 parosslsmo istituzionale come ci risi non tivo del ccxdoglio .I caracollo. corric- -- - I-iru. -.:-- rL1I ~-I-----.-UIU~>I,~I~ irrelntivo O può insorgere in lunque momento, noii è prevcdibile ncl suo decorso
,tu. . , A. Mastrelli in L'Ed& z (Firenze r Salomone-Marino, op. cif., pp. 43 sg.
C
nci suoi
ji, ed è ovviamente sprovvisto di qualsiilsi valore socisile e cul-
~ u ~ a(costituisce le infatti soltanto un sintomo clinico di irno stato Psichico morboso), il parossismo istitiizionale del carucollo è collettivamente iniziato ad un certo momento della esposizione del cadavere, dovrh essere seguito da una cdrna collettiva che segna il passaggio al discorso protetto della lamentazione, : per
.b*.:JL" , T * G~dbninar,,~,~.,
l9 S.
1x3
FUNEBRE POLIUBRICO EL'ROMEDlERRAh%O
F. Gregoroviiis, C o w i c ~( 2 a ed. i 869) pp. 35 sg.
,
Lh\.fi:NTO FUh'EBRE FOLKLORICO ELiR0MEDlTERRANT;O
entro questi vincoli tecnici manifesta gih una regola tradizionale nell'abbigliamento e iin ordine almeno rendenziale nella stessa mimica, che itera modelli cdturali e che perciò non è un semplice parossisrno irrelativo: la scarica irrelativa di impulsi si ciirva nella danza intorno alla tokz, ed è trattenuta in pochi gesti che, per quanto eccessivi, non sono inai taJi da compromettere irrimediabilmente l'integrità fisica della persona. D'altra parte la calma collettiva che segue il caracufIo può ora svolgersi corne pausa rituale di riposo, senza rischio di ricaclcrc ncll'inazione melancolica e in una nuova scarica irrclativa di impulsi: il phnctus come rito ha ormai sbloccato la presenza, e al tcinpo stesso ha compiuto un:i prima elementare catarsi dal caos del patire. Senza dubbio l'apparato tecnico della ritualizzazione del phmt~rspuì, non funzionare, e la ripresa per alcune personc o pcr qunlcl-ic tempo non aver luogo: ciò appartiene agli ne-Marino ripo'r t a sol tu^nro quel chc gli riiisd di ritenere dclln pai:tc in di;iletto sic:iliano, rnn 5 quanto ?' basta al ilostro scopc. Ahimè, come sbalancau Ia me' casa? Comc cndiii t. nun surei ccliiii sta culonna! E orzi, cii nri Su porc:i Iii pani, pcì? E ora, cù mi li srniin:~li favi, pzi? E ora, c ì ~li ricogli li chierchi, pcì? E ora, cù mi li semina li favi, pd? ...ahimè! Cìi cci porta la nova a la chiana? Ahimè! Cù mi li avvisa li parenti? E cìi ti cliianci marito mio, pù? l.
1
I
I
.
1
Ahimè! Come finisti maritu miu, ahimè!'O Trascr. di D. Cltrpiteiia. Salomone-Marino, op. cit., pp. 43 sgg.: *Ahimè, come t andata in rovina la mia casa' Come E caduta e non si rinlza più questa colonna! E ora, chi mi porterb il pane, pù? E ora, chi mi seminerà le fave, prì? E ora chi raccoglierh i piselli, p&?E ora, chi darh da mangiare ai miei figli, pd? ... Ahime! Chi porierh la notizia al piano? Ahimh! chi nwiserh i parenti? E chi pianger&, marito mio, pd? Ahimb; Come finisti marito mio, ahimè!» 'O
Qui il rirorne!lo emotivo p2 non k altro che il neogreco xou (od hfiov), doue, sia nel significato di stato in liiogo (di) che in quello di moto a luogo (quo), nel qual ultimo caso diventa cpzì Era i greci di Martano e Calimera e ipu in altri paesi della penisola sdentina. In due lamenti di Soleto, rispettivamente di figlia a madre e di figlio a padre, $2 fa parte della interrogazione stereotipa iniziale ai morto: Ce ip4 pai &{si m~~niddurnu? (E dove va questa mia piccola inamina?) oppure Ce ipzi pai I ~ s ucizinmu? (E dove va il babbo mio?)." Nel lamento di Piana dei Greci il pel appare .evidentemente un ritornello emotivo prc)bn bilme nte nel senso di n ,
"
P . Heinisch, Die Totnikhge im A h TntammI!,Biblische
8 (1932). '"
J.C.von Hahn, Albanesirche Studien, vol.
r , p. 141.
, vol.
q dell'cstwtto.
nta si rcIorina sociala, vol. BrXtoiu, Bespre Bocet~~f dch Draguj, hrhivn 3 dclf'cstrntto (1931). E. Winrer, Lctficche Totenkhgen, Glabus, vol. 8 2 , 368 sg. (r902).
E. MAler,
op. ci!. Gregorovius, op, ci!., pp. 38 sg., accenna esplicitamente al carattere stereotipo dci vdceri. Bresciani, OP. C;., pp. 223 q.,dove si tenta anche di costniire una tipologia dei moduli
"C~trenti. 13,
I'
G. Pitré, Usi e coJhrmi, c ~ d e n z ee superstizioni del popolo siciliano (ed. naz.) vol. Salomone-Marino, op. cif., p. 8 . P. Toschi, Le origini dei teatro i&liano (Torino 1955)P. 319.
;:4 SE.;
2.
.
CAPITOLO
12s
gelo Lupinetti ha riportar0 alcune varianti della lamt dizionale resa ncllJAquilano dalla vedovli a1 marirc LM iira me, rriara me, pecché sci mortu?
TERzo
tra.
Tante 'nzalata tu ci avii nell'ortu vi ne non te mancav: lu parie e l11 . , rlr riii
.- nn DO< :ti1 ci nri\:i,de tutm tanti dc cerri ,e' fatti 11U focu, tanti de frutti ci avii ne: l'urtii. Mnra mc, niar:i inc pcct:h6 sci in!nrtu?" ..b
L",
Questo è il tema; natunlmente variano la qualiti e la quantità delle buone ragioni per cui il mori0 non avrebbe dovuto morire. Nel testo riportato dal Lupinciti l'enumerazione dei posscssi terreni :ando jl che avrebbero dovuto tratienere il dipartito prosegl grano nel granaio. li1 coppia di buoi, le capre e le 11 e finalmente la moglie, che concludc la rassegna patrimoniaic. "1 A questo modulo lettcrario di larncntazionc, In cui diiiusioric in Italia è tmitata, per quel clie se nc sa, alla piirte ccntriile della penisola, è sicuramenrc attcstata in una vasls arca CIICapprossimativamente si stende clal Bnliico ;i1 Mat Ncro, comprcndcndc) R~lto-Slavi,liielorussi c Ucraini, con penetr~zionein aree marginali loriemente inlluenzate dal mondo slavo, come la Romania e le regioni del Caucaso. Giovanni Meneaio, sncerclote polacco di Liko,in una lettera a Giovanni Sabina del I 53 I e che porta il titolo De ~rict?ficiisci yclolutrìa vetenlm Rorrrssor~m,Livonum aliarumqrrc ~mtirrrn,'"riporta infatti un tipo di larncntazione, diffuso fra i Balio-Slavi o le popolazioni finitime, chc ripete fedelmente la lamcntazione abruzzcse: Durante i funerali 6 osservato dai contadini il seguente rito: i ~aclavcrisono vestiti e calzati e quindi collocilti in posizione eretiil su lino scanno: poi i più prossimi fra i parenti d r l morto vi si seEgono accintu Kozzovigliofld~ e rappresentando ngoni funebri. Dopo aver eseguito hcvutc di birra Iia 1 ~ 4 0 una lamentarione funehre, che in lingua rutenn dice cod: ahliimè, ~ e r c h i nei morto? Ti rnencavri forse pane e sino? Perché diinque rei niorto?» Col@? che si Iamentnno a qiicsto morto vanno enlimcrando ordinatamente tllttll beni di colui del quale deplorano la rnorrc, vale ii dire la moglie, i figli, iascilfl'' pecore, i cavalli, le oche, le galline. F, ogni l~oltaclie enu di questi beni ripetono il ritornello: perché sei morto?59
'' D. Lupinetti, Lares (1955)n. 3-4, 5r. " In «Scriptotes terum livonicammn, vol. 2 , pp. 389
l
IL L A ~ E N T OFUNEBI(E FOLKLORICO E U R O M E D I ~ R R A N E O
129
~ 1 I ostesso secolo appartiene la testimonianza del letterato poJncc~Sebastiano Fabiano Klonowitz (~534-1604),che nel suo poema di imitazione Liucolico-virgiliana dal titolo Roxohnia fra le co~tumanzedella Galizia e delI'Ucraina fa riferimento anche al lamento funebre di queste popolazioni parafrasando il solito tema, ,--,e Era cssc doveva essere molto Frequente sc viene qui assunto ,,me t i p i ~ o . La ' ~ Mahler nel suo lavoro sii1 lamento funebre nisso osserva che moduli analoghi sono riscontrabili nell'attuale folk-1 ucraino.'' In occasione del mio soggiorno durante l'autunno ~circ: I95 5 nel villaggio transilvanc) di Cloptotiva (H.unedoara ) per lo scuSei folltlioristi de,Il'istituro di dio del locet con la collabot.azione . r .Maria 1-11. , -/.a~aiini "-.. ci. :]ore di Riicarest. l ' i n f o ~ ~ ~n l~,-""I.:. a g~ l l l~ t l. "1 ~1: ~ IO1R !nsiOilmente ana riferì un mc~ d u l odi lamenta Lica t u di. ce-.ai miirit? n ti1 perclii. sei mc -"+.-,,-a
. ".
--
,. .-.. --.b t i l c c I,IIIiLil r O n ii-,II n...... O n'ai aviit C,C iii?brac:n? C-ai aviit cioi~ r c c inoi, ci coltiini citci tloii Licni tii tli cc-
I Y U II
avevi
d3
nianeiarrr
Nor Avc C
di 16 sci mni
ina popc
oma in pari nata .C i i /' .sa dalla coionizzzizionc russa, i c>ircnssi,ritorna coinc unii eco tesso terna: Perc116 sei m( Non era 11 tiio \>ISO ancora fresco e roseo? AiarirA! Non avevi : i l > l ~ ~ t i i ncibo ~ ; i e cure? Aiarirh! Non ti volevnno tiilti hcnc, giovani e vecchi? Aia Perché sei morio? Aiarirh!''
La palese parentela con il modulo abr~~zzese non deve stupire se pensa alle colonic slave del iMofise. una volta piìi estese c oggi ridotte ai tre villaggi bilingui di Acquwiva Collecroce. Montemit" e San Felice del Molise (gif S:in Felice Slavo). Senza voler qui dwidere se tali popolazioni provengono, come è stato recentemente "Stcn~to, ddlIstri;i, ovvero - come setnbra piìi probabile secondo la vecchia ipotesi del Resetar - dalla fssciii dalmsta compresa
rrn~
uxorern, liberos, o v e , cqrios, snseres, gallinas. Arque, singula rispondentes, ocinunt
:,I'
B n c ~ c " i a mCur : crgo mortuus cs, qui hacc ìviabehas?)
SB.
(Heii niihi, quare rnortuus es? Num tibi deerai esca aut p t u s ? Quart crgo m Hoc modo larnentantcs cnumcrant ordine omnin externa illius bona, cuius morrrm
test" p ~ i bleggersi in Mahler, op. c l f . , pp. 39 rg. Ibici., cap. 5 , pp. 307 sgg.; cap. 6 , pp. 347 sgg.; cap. 7, PP. 352-408. Rod~nstedr,Tairsend un$ cin Tag im Orietlt. cit. d d a Malilcr, op. cit., p. 317.
o ~ ~ N T FUNEBRE O FOLRLORICO EURDMEDITERMNEO
fra la C e ~ i n ae la Nsrenta, certo è che il Busso migratorio luogo non prima del secolo decimoquinto sotto la spinta della in, asione turca nella penisola balcanica. Com'è noto queste p o p o ~ ~ . zioni slave insedialesi nel Molise mantennero a lungo, oltre la lin. gua. il patrimonio dei loro canti popolari, e le tradizioni del loro folklore reli&' 'IOSO,CC)me pcr Icsempio la raffigiirazione simbolica, in occasione del primo maggio, di un personaggio simbolico maschera. to in iin cono d'erlì la, in n-ic11to probabile connessione col «verde Giorgio» dell'altra sponda dell'Adriatico."' Si deve pertanto con. sidcrare corne praticamente dimostrato che «Ainsra me perché sei morto ... D che appai-c in Italia Ccn~ralcC di provenienza slava, ed è penetrato con Ic migrazioni avvenute non prima della scconda metà del secolo decimoquinto. Infatti i l modiilo in cjuistione appare diffuso tra le slave (o sottoposte a forti influenze slave); fi. p i a soltanto ncl1'It;ilia Ccntralc, cio\lc d'altra piirtc c ~ricamente una immigrnzionc di 1zopol:izioni slave; la sila 1 si ac.i clecompagna, nella stcssa area di immigrazionc, con qiic menti delle tradizioni popolari slnvc, come clc~criiiiriaticiinti popola- :ilciini c:ir:ittt.ri del Verde Giorgio. ri e - con ogni ~~rob:ibili~ii Per altri moduli di lamentazione si potrehbe tracciare, con l'aiuto di favorevoli congiunture documentarie, iin analogc itiner mio di diffusione nel tempo, o quanto meno la loro attuale diffusioine geografica: ma qui basterh questo semplice esempio.
6 . La singolarizrazione del dolore Anche per il lamento euromediterraneo noi possiamo ripetere quanto f u detto per quello Iucano, e cioè che il sistema di protezioni clcstorificarici rnedia la singolfirizzazione del dolore, il ritorno alla concretezza clclln situazio~iel~ittiiosa,il riadattaincnto o l'innovazione dei moduli a vari livelli di coerenza formale e di autonomia personale. ParIando in generale delle lamentatrici siciliane il Salomone-Marino annoia come *i loro canti ... s o n sempre gli stessi e si tramandano inalterati di generazione in generazione: '9 Sui canti popolati slavi del MoEse t da vedere E. Cirese, 1 canti pvpoltf del dfolfTeq VOI]. (Rieti 1953-y71Sul personaggio mascherato in un cono d'erba cfr. M.A. Ciresc. LJ pogliara del primo maggio nei paesi slnvo-rnoli~ani,Slovenski Etnograf, voi. 8, 270 sgg. 1955"
2
~
131
il nome deli'ntinro e qualche circostanza accessoria, sono Vi è dunque un abito che si attagli al dosso di ciasc~ino~." la mutazione: e non sempre così irrilevante come par credere i1 S~omone-Marino.A t Itraverso la selva dei moduli e delle stereotipie ,i fa luce e drammatic ji configura il ritorno alla situazione articolare, e attraveiso la mediazione delle protezioni rituali il ,,i muore» e il «si piange* si ridischiudono a «questa niortc)) e a ,questo p mio pianto». Nelle forme ritualmente più vincolate, e storicamente più arcaiche, il margine di variazione è minimo. Vi sono ambienti folklorici in cui la frequenza dei ritornelli emotivi srereotipi e il gran nurilcro di moduli protettivi del discorso consente mutamenti irrilevanti: in tali ambienti i tischi connessi al cordoglio sono particolarmente acuti e per tanto pi ìi yivo è il bisogno di affidarsi a stampi rimali di compor tamcntoI . E moIto dilficile, alio stato attuale dclla ricerca [ollrlorica e per ia disgregazione che ormai quasi dla per tu tto colpi nento f iinebre, :iccertarc: la ntazione: lorlemcente vinccoreale diffusio' csto tipc I . l lata. Senza clutlt~iocluanrio si raccolgono senza ic opportune garanzie ed in modo del ~ u t ~ o .o e nsist lamenti CI i un'area folltlcisica ribh vasta, IR i magari da un criterio «es~ctico»ui sceira, si pub avere iii falsa imprcssioiie che la parte riisérvata all'imprc siil nel C In lamcn t21zione molto a mpia: m a cc In r;l elfct tu: -l in iin unico vjll i-lg- - - - ...-.- 1 . . A-.gio e se in quebsa ~~rcuscrittii criiriliriira si cspIora con L U L L C~t:garanzie possibili I'effcttivo svolgersi tlclla 1 ionc, accade spcsso veder moltiplicarsi a dismisirra i rr i tcmi letterari del di testo, e di veder ripetere indefinitame~lrcsciiipre Ic stesse vicende mimiche, il che obbliga a considerarc in proporzioni molto mocleSte la possibiliti del tiadattamento, della variazione e della improvvisazione. Un caso di teqto vincolante che consente soltnnm variaminime è offerto dal sc:guente modulo ilabro: .-A-
Dunni vin ni sta nevula? Vinni di l '*.n.e.*i i L i i I I i a l..i ,. trasiu di la finestra, mi tuppi lu spicchiali! Lu spicchiali è rné rnaritu, hedclu, bonu e politu." m"*
M 61
Salornone-s ari no, op. cil., p. 8. Phdr, op. cit., vol.
2,
p. z13. L'antica m a di ditfusione di questo modulo doveva essere
'reeo
r32
CAP~oLO
Questo modello può essere utilizzato tal quale in tutti i lamenti resi da moglie a marito: e l'elemento personale potrà manifestarsi soltanto neii'intcrpretazione. Ma anche nel caso di morte del padre la figlia potri adottarlo, purché al quarto verso sostituisca por? a rnajittr, ed accordi eventualmente Ia rima o l'assonanza del quinto verso, Allo stesso modo la madre che lamenta il figlio sostituirà figghiu a maritu, e così via. I n altri a,mbicnti folklorici la lamenta. zione si è liberata dalla frequenza dei, ritornelli emotivi, dalle periG ... ucl A-: -. Illoduli e dei temi obbli. diche collaborazioni corali, dalIa selva gati, mantenendo solo i vincoli del metro, della melopea, deU'o stile, della preferenza per certi giri del discorso e per ce1:te imrnagini, e infine della mimica. In questi ambienti il lamento picac~itauna disposizion e molto maggiore ad accogliere e ad elaborare nel testo letterario lai varietà infinita rleUe situazioni storiche particolari che -. rendono ogni morce un evcnto a sé, irriducibile al comune denomii :i nioduiii verbali fissi, dei testi stabiliti e delle situazioniesso amlSente folltlorico pub accadere .a parte i tipl di inconrrare lameri~azionin- ccscu [isso che costituiscono veri e W~pricant i rituali, e lamen caxioni iI discorso pii1 o rneno improvvis ato, cias,cuna desitinata a momcni i diversi del ritu ale funerario: - -.l J! r..-è ilI caso, come _\rcui-erno, «ci alunerali di Lazzaro Roian dove il canto dell'alba o dc:Ila mortle alla finestra si distingiici netta mente, sotto tutti i rispettiI dai bocete relativamente person ali del1e varie . . - ..-Infine In uno stesso ambiente folklorico C per uno lamentatri~i.6~ stesso tipo tradizionale di lamentazione vengono raggiunti nel corso del rituale funerario vari livelli di autonomia e di variazione: una stessa lamentatricc passa dal plonctm irrelativo alla sua rigorosa ritualizzazione protettiva, con assoluta stereotipia di parola e gesto e dizione, con periodizzazione regolarissima di ritornelli emotivi, accompagnati da incidenze corali altrettanto regolari, e infine, in altro momento, può conseguire una molto più Iarga possibilità di variazione personale, di riadattamento aIIe circostanze e di singp Inrizzazione del dolore non soltanto sul piano oratorio ed etico,
.,
su quello di un elementare - e tuttavia in sé compitico 'Iirismo: allora baleni d i poesia son strappati al caos del patire, e si innalzano sull'ordine meramente tecnico del rito e sulla ti. Una vedova cò~rsalame nta ,icoJuzione soltanto or.storia de destino sui3 e deglii orfani: Qtiannu veniril l'estati.
di la biada la sragioni, ci n'andrenio a li spichi per Cardapu e per Uscioni. Cosl fàcinu li donn L, che pcrdìnii lu patrtoni. Cornii vinirh settcm.bre. iRlictcmo la 'Tavag c a i n p r c m o ;I fasc idnremo Ic csstsigr crnprc siircmo a li pcr pwsi e pngna." I\
-"-n--
A--A-
Una madre còrsa di Pietra crde gric 3 h ninrisa cumc I L ~palle, h ~ O I C C conle 111 inicle!
malto -tesa se il Casetti-lmbriam, v d . i , p. 196, lo da come proveniente da carnporedc e se il Salomone-Marino,op. cit., p. 3 1 , nc ricorda la difh~sionenella prossima Calabria. D'alt' parte un udcero chrso riportata dal Tommaseo, op. cir., vol. 2 , p. 197,ne riecheggia in qunlbe m d o motivo: nDov't binuto su ioni> dovD& f d a stu ~ male I È fnlani da lu cielu: O P sortim de lu mare?ip Cfr. p. 167.
"
glia moi
Jun la vidite stnnic ine, m'; turnnta cmdc:Ic?
-
-
133
L A h f m O TOFUTBRE FOLKLORICO EUROMEDITERRAKEO
inzucclitrnta, coinc iclc."
11-L'
E una conraaina moiisana ui ~vlascionidavanti aiia rornoa del congiunto in voca: AL Pié, che ta che non revé? .A,repassa jb le prnta, e repija la cavalla, revéttene a Mascioni!"
Qui, come in altri esempi che si potrebbeiu iiriucirre, il testo terario ha spezzato ormai i vincoli col rito ciell;i lamentazione è diventato autonomo: ha riassorbito musica c gesto, c possiede - sé tutto quello che occorre per l'espressione poetica. Talora è da pensare che il risultato lir ico non è stato guadagnato neppure 6J
M b>
Zesc,
Tommasm, op. cit., vol. 2 , p. 2 3 4 Marcaggi, op. ci;. , p. 90. A. M. Cirese, Alcuni canti popolari sbnrueri mccolti in provincia di R '01. 5 , n. 2 , 4 2 ( ~ 9 5 2 ) .
>mz-
nel corso del rito, ma da quaIche poeta o poetessa popolai momenti indipendenti dal funerale in atto, come sarà stato ~ per la morte babilmente il caso della endecha che f i cantata sivigliano Guillen Peraza, avvenuta n d 1443: Llorad las damas - si Dios os vala. Guillen Peraza - qued6 en la n.lm~ la flor marchida - de la su car Kon eres palma, - eres retaini eres cipres - de triste rama, etcs desdictla, - desd icha mala. Tus campos rompan - tristes volcancs, non venn plnr~rc. - sino pxw=-
-
cuebtan tiis flores 10s arena1 Giiillen Pcraza - Giiillen Pcra docst.? tu C do sta t Innza? Todo lo acc nala anden~a.~'
[Piangete o dame :;e Dio v'air .. .. GuiUen Peraza lascio nella pa il fiore appassito del siio volti Non sei palina, ma sei ginest, ;ci cipresso di funesti rami, sei svennira, nera a. Devsstinc ) i tuoi C; nest vulcani, I gioie 11011 vcggariu, rnn solo lutti, iomrnerga In sabbia i luoi fio1ri, Suillen Peraza, Giiillen Pera?:a, 30v'C il tiuo scudo, la ti I~ncia? rutto dis rriigge In wtel T
Noi possiamo ora misi11rare tiit t:a I'insiiifficienzaI - dal nostro punto di vista - della do(:umenta:zione ra ccolta cion gli antichi metodi: gran numero di tcsti di cui disponiamo sono spesso dei r i s LI l t a t i frammcntari a cui la lamcntazionc si solleva, mentrc il lamento è una d i n a m i c a ed una a g o n i s t i c a - e in particolare una t e C n i C a - per compiere la catabasi v : tentazioni del phnctus irrelativo e I'anabasi verso le po formali del di~correre.~'
M. Menendez p Ppdal, Antologh de poetas Ifticor castelhnos, vol.
IO ( I 913)
PP.
120
3g'
La Endecha per Guilien Peraza. proveniente dalie Canarie, fu raccolta dalla tmdizione orak nel 1632 dal frrncescano Abreu Gdindo, e si trova trascritta nella sua Hittonn de bs siete 1848) pp. 63 sg. Un d t m fenomeno folklorico ben noto il tiassorbimento di temi caratteristici del lamento in composizione di altra nature' questo sembra essere il caso del rema morte-nozze ncila famosa ballata popolate romena Mi@ ritza: vedi C. Brailoiu, S.ur une balbdc mgmaine (Ginevra 1946). 67 La circolazione folklorica dei canti popolari, con la sua ben nota dialettica di canscr' vetorismo ed innovazione, 6 da interpretare a nostro awiso come una laicizzazione di 4uJ ripetere variando e riadattando che nel Ismcnto funebre rituale e in altri prodotti appartenenti alla sfera mqico-religiosa scopre la stia originaria funzione tecnico-protettiva di mediazione"
dP h Rran Conaria (ed. Santa Cmz cle Tcnerife,
~a varietà deUe Eoi:me di la mento nella concretezza di uno stesso funerario si riiflettono in un notevole documento etnografico, in un certo senso unico nel siio genere. Si tratta di una descri,ione della scena di lamenta zione d ilctuta in arabo a llaiiI Kahle Qui ,,erso ii 1908da una lamenta,itrice de 1 Cairo, Saijida SabiaShs - . -nanzi tutto resa In modo esemplare quell'atmosfere di crisi mbente, di recitazione sognantc e di drammatica ripresa che 3pria di ogni torma di lamentr~ionein generale. La norma della Arabi di Egitto stabilisce che il lamento deve r r a a i 7 i ~ npresso e ripetuto nei tre giorni successivi al decesso, e poi, durante i primi quaranta giorni, ogni gioveciì: ì: questa, per così dire, In --7logia locale del rito. La nnrrazionc di Saijida Sabra ci mostra novaccio del dramma, cib chc «si fa» quando ci si lamenta no di tali giorni prescritti. Fra i persoiiaggi vi è anzitutto 1:i ,,~~>ona colpita da Iiitto. C I ~ C nel docuincni-o si s\ipponc sia una donna che hn perduto il marito; c poi vi sono le condolenti, laincnratrici non a prezzo, e cioC parcnti o arniche clic son ilccorsc pcr aiurare il pianto C al tempo stesso per ai~profittarcdell'opportunità tecnica clie è data loto pcr svulg Itro tiirno del lavoro di cordoglio per i loto lutti pii1 o me1 ti; vi C infinc la spccialista del pianto, la lamcntatrice protessionnle (mi4 'addida),che sopraggiungerà pii1 tardi insieme alle sue assistenti, e che assumeri la guida complcssiva del rito, e venderh lamenti a chi li vorrà comprare. La prima scena riflette i preparativi: e i1 risveglio, all'alba, nel giorno della lamentazione, e ci si affretta a preparare le stuoie dove le piangenti dovranno assidersi, mentre esplodono le manif"ctazioni di pianchis piìi o meno ritualizzato: Colei che è in corlio si leva al mattino e dice: attino colorato di indaco! Distendi le sfiioie, o sone h ! Li n10 giorno è nero. Si distendono le stuoie secondo il numero delle condolenti e la portatrice del cordoglio &a il grido della lamentnzione: «Ja dahWiti! ... » E le condolenti entrano col grido del lamento, salutano 64
Kde,
OP.
cu., pp.
349 sgg.
Il. --
la plortatricc:d d cordoglio e le dicono: L o m e stai?» Essa risp, e di ce: « C o me ptiò stare chi è annientata». E ognuna, cui è m l l r i uomo, nel sopraggiungere e nell'assidersi dice: «Come il della tal di talin e getta il grido. Poi si siede e dice: xII tuo giorno è nero, la tua rovina è molto grande, amore mio». E pia% e. t stesso dice ognuna: .Questo è come questo o come quello),, ed, ess: i pensa i colui ( morto. (&est0 ,eriodo I srio dcll a rituale non va oltre alcune iorrne di rituaiizzazione del pintictu~e brevi frasi stereo. tipt: scambiate fra le condolenti e la portatri ce del cc)rdoglio : solo qua.ndo sarii gizintn la moderatrice del rito, cioè Ia speciaIisca del 1, Iidiiientazione ",. ,,l .$110 corteo di assistenti, ~ v r h i n i ~, i uirt tra. piL\ilLv, clizionale. I'er una e contami ca, Ia lamenta. tricc ~ i r o f csionale s i la lame ! con 11na tichicsta n: ... .--: a Li". pui >.La condolcnrr: * S ì , sorella, ahi p r quella clic non riuscii , iungere [pet salvai-In] E tutte alzano il grido della lamentazione. E 3 rabF riprende: xNell'ora drl clcstino il fiioco raggiunse il lembo della mii,veste e la SUA vampii crebbe ai miei occliin. F, tutte fanno risuonare il della Iamentazionr, r la condolcntc ci percuote i1 viso, le altre condoI : . la trattengono, cd cssa si sicdc tranquilla. .iplicano nelle condolenti, ~e memorie di antichi una « les ta dei morti D nellomentazione pretide " * " .A-l .>: laquale, con l'aiuto CSIYC~I-LU uc11i.1 > ) l ~ ~ l i l l > > U~ C Ii iI>ianto, IC crisi non ancora scontate sono :ifirontarc- e risoltc nel discorso clella larnentazione. Un'altra condolente si leva, p:iga ciò che C dovitto per il servizio richiesto, e inviti1 la lamcntntricci a tesserle [in lamento per iin ragazzo che mori alfogdto, senza ~ 1 . nessuno 1 ~ potesse salvnrlo: E iinn seconda condolrntcl Ic iIi i i t i clori(i i i i ??e, I1 E V --mai sera e da circa due ore Ifi ~0m1tlVasi è divertita clietro le fa1ralose fantasie nartate cln Maria Poroc e da Marita Boia. La eco dIelle ultime fiiibc si drsperde nel brusio dei nuovi venuti che P,-il cortile e la casa. Si avvicina la veglia funebre. Nella tlclilpiono camera dove è esposto il cadavere quattro cassapanche sono state disposre lungo i muri, c ora vi reggono una cinquantina di perSone, uomini donne e bambini. L'ambiente è illuminato da 1m-p Pade di minatori che pendono dal soffitto. La conversazione è animata, ma del morto si parla pochissimo- Si va diffondendo un'aria .,.m
L
1~alll;v. 1
di festa gaia e spregiudicata, che forma singolare contra il cadavere esposto presso la finestra, awolto in un velo e
rato dalla luce del candeliere a forma di
C----
.
a funebn:ha inizi 11 :da «pulc deiia stanza dove è esposto il cadavere si ed^,* ~*,.,l ~ v n i "1i uuno sgabello un uomo con una cinghia in mano. e accanto a lui, in piedi, sta un ragazzo anche lui fornito di cinghia. L'rromo che sta seduto colpisce con la cinghia il ragazzo e indica il nome di una donna che dovrà baci;are uno I piìi gio vanotti. I1 ragazi50 a sua doha, colpisce la donna dc per indu rla si sbrigarsi. Sc la ragaz;ca fa la ritrosa, il raguz~u11a C O J ~ ~ S Cripetutmenre, C mcntrc 1 uomo sedcito a cav-'1UUU dello sgiibello si va intanto spostando a salti per Ici stanza, mi Inacci~ridocon la cinghia il pcggio. Uiironte il bacio, per impedlire che il contatto sin troppo rapido e siipcrficinle, interviene spesso r i n n donna a stringete forte insieme le tcstc dclla coppia. etor giuoco spinge al bacio ragszzc, donnc sposa CCr: ;incl iull ine, -- :l li giiioco -:.. clic baciano ragazzi sui dodici anni. Ma vdiairio in azic IJna giovane sposa, che ha il marito sotto le armi, si rifiuta di s tare al gioco. Interviene un'altrn donna: «Se non nc hai voglia, non ci andare alle veglic dei morti! Unn ragazza: «Il tal dei tali non Io bacio, siaino prircnti)). Poi, colpita da qualche cinghiata, cambia subito opiiiioric: «Chi? Avanti, chi debbo baciare? Uii'dtra ragazza, appenà designata, non ha bisogno di collccituzioni e corre di buon graclo a baciare chi deve. Un na di dieci anni: lC ~ C IiI iiVii V i i j i e . 111 LCrm eiornu l:\ figlia m'"D giorc, la vcclr.iv:i e la coglia~adcl morto si Iarncnlnnt J al cinni teiro; a scrn tornano a casa I;imcntandosi, me poi l:\ figlia si sta(:ca dal griippo e si reca in ollcgria ad invitare gli ospiti per1 ia secor?da apotnana),. In contrasto con ci;) affiora nei lanicnti, almeno a tra tti, iin cnldo cthos dcllc memoric c clcgli nffctti, c talora la sempll ice risoluzioiie uratoria cede i l Iiiogo :I iin elementare lirismo. 1J nfl vicenda del genere è destinata n rcstnrc un x, alle vicina premurosa che le consiglia di non affaticarsi a seguire il corteo Eiinebre.' Ma i funerali di Lazzarn Baia pongono nel modo piìi vivo il problema della funzione tecnica di altri momenti clel rituale funeraentazionj draiiirnatiche dclla veglia fiinebre,.' rio, come Ic il taglio del1 a i m e C il banchetto. Infine nel contrasto fra il canto ione della morte :illa finestra c I n parafrasi popola re della I condi Lazzaro si (ronteggiano nel modo y i ì ~apet.to due C i s t i : i ~ i : ~ . &oni della mortc, cliiclla pagana c qiiclla cr ...-........ r c r considerare però il lainenio furiebrt: in qiiesiti1 prosp cttiva pi ìi ampia noi dobbiamo nbbanclonare il tcr rcno del1u clocuinientazior le folltlorica, 1 :li l e internarci innanzi ~iittoiicl moncio cultiinilc n ciii 11 inrnenio cirgan e , cici; o anticc nicamente r
1
'
-
' Si confmnti questti struttura del lamcnio di Ccriscior con quella esaminata a pp 144 sgg. ' In generale sui particolnri deiia veglia funebre e sui giuochi e le pantomime spesso a clirnttere licwizioso che vi hanno luogo la donimeniazione folkloricli euromeditcrraneak molto hcunosa C superficiale. I'er il fnlltlore romeno non conosciamo ni~lliidi meglio a qiiestn proposito di Una descrizionedi veglia funebre n Ncrej (Vrancea,Moldavia clcl sud-est),dove appaiono maschcrc evidentemente Lwae di anteneii morir - che eseguono Ira di loro e con le persone non mascherate giuochi e rappresentszioni sceniche varie: si tratta dcllc stesse maschere che gli di Nerei impiegano ncUe lestedrll'rnno nuovo; C. Brailoiu e H. H. Stahl, .h:&. fin Uzlhged'une rkg~ona n i ~ d ~ ~(I3iicarest rte ,5139) pp. 293 sg. Nelln veglia a Nerej noi abbiamo iin '$empio interessante drlla trasformazione clella esposizione del cadavere in una festa dei motti, 'n cui cioè i morti tornano per essere variamente respinti e liquidati: il che avviene, per ragioni vedremo meglio in seguito, anche nelle feste stagionali.
5-
I1 lamento funebre antico
i del «planchts», discorso i~unzzari«ne(le1 dolore
: due rnc
istauratc medianire la .--l reco. Qiianclo Antiloco comunics ad Achillc In notizia CI( )r Patroclo il Pelide cade in preda ad una terrificante C d razione: Cosl Antiloco disse: e una nube nera di cordoglio iivvolse Achillc. t1 diic mnni egli prende la cenere dal locolare, e se ne imbratta il gentile sembiantc. Sulla sua tunica di nettare si spandc ora una cenere nera. Ed eccolo lui stesso, ...m
q .
il lungo corpo disteso nells polvere: con le sue stesse msni si i m b r tta, ~ e si strappa i capelli. I prigionieri, bottino di Acl~illee di Patroclo, afflitti nel cuore, levano alte gricla e accorrono intorno ad Achille il valoroso. Tutti con Ic loro mani si percuotono il petto, nessuno che non senta le sue rinnr.(lamento di Elcne ad Ettore): "nqFVTO Aalouo', Irri 6' Cfr. 11. 18, 3 14 sgg.
'P~YC;
!mwc GFjpoc à x t l p w ~ .
partecjpazione corale sembra limitata ad una parte soltanto deUa collettività, in rapporto al sesso e al grado sociale d e l l ' L ~ a p ~ o ~ : a Briceide e ad Andromaca rispondono solo le donne, e ad Achi~, solo anziani. Tuttavia nell'effettivo lamento funebre rituale reso dai familiari la periodicita degli ot~vuypoirituali sarà stata moIto più frequente, e l'orizzonte del discorso individuale molto più limi. tato di quel chc appaia nella elaborazione epica.? G anzi da ritenere che nel rito reso dai parenti uno stesso intervento individuale sarà stato pii1 volte intetrotto dall'incidenza corale e che solo in im secondo icetnpo, nel quadro dcllo sviluppo della società cavalleresca, vi furono cantori funebri C siedi - o larncntatrici professionali s cui i parenti cedevano la guida del coro, il che giovb n dare inag.ciore , orizzonte al djccorso. La stnittiira del lamento dovette perb aiiclie in qucsto caso restare sempre la stessa, poichi. ai canti india di volt a ii-i volt legli ncd viciuaIi ti suc zncks c~llcttivo.~ - '1. l'cr meglio i1iiimin:irc r i rapporto 1r:i guinn e coro nei pii1 arcaico : aI~l111~ t:lab«rsixioni dciia tralam t b r c k!recl o giovar€ nci l'tmi di Strsc uni,anclic se qui non gctli ~rnpinil si tratta ci1 u n lamento per morte, ma per una catastrofe miharc: -1
l ~ ! ! $EUP l ~ In struit i i r ~del liin Ecco come Martin . . Nils . son. r .i c o s.i riiscc . " a piìi anticri forma rituaic: aiii origiric i parenti. uomini C aonnc, nanno nrsoirn I or,»li>pdel Iiimcnto, nel q[wlc si d i ~ i i n ~ u c v a nspccialmcntc o Ic donne... J>opo chc il (n IR) Eplpxo< uvcw rcciintn, i p m e n t i dovano inizio nl pinnto bsiicndori il ~ t t cola tcstnb. M. Nilsson, I)rr Urrpnrnt? LIL'r 1'm~Ddic,in Oprrrcola rclectu ( k i n d r q g r ) pp. 56 sg. Cfr. Rcincr, Dte ntricllr Totrrrklnfir der Gnr~cl~oi (Stoccatda t9381 pp. 56 sgg. In ogni caso le lamcntiitrici profcssicinuli costituiscono uiin specificazinnc ultcriorc che non ha mni siniosso i! lamcnin tunebre dei purr.n r ibici., p 58: 11. 1 4 , 720 ~ g g . nuph : I'tToav ùoibh< Qp?jvovtfhp~ouc, oT rz wov6taau*+ 6miFfiv ol P nel. scnso dii canti in(Jiv t6pivtm, In161 mcv&ypvrop v a i r y , che è appunto d~ interpretart: . e successivi degli aecli, inicrtoiti dagli mvayli.o( collettivi. Il pnsso ha dnro o n ~ i n nc rnolrc r i i ~ ~ ~ . c i i ~ ' sioni poiche, fra l'altro, all'ennunzio delle lamcniazioni curitiire dagli ecdi non segiiono, come ci aspetrcrcmmo, queste stessc lnmentazioni, ma q ~ i r l l cdclle parenti. E dubbio se si dcbbr pensarc, col Nilsson, ad un disorcline dcl testo, oppurc se sia giusta I'interpwrazione dcl [Veber secondo la ~ tl,I HLIIIaLH. Coro: A denti strctti, n clcnti strctti, con ~ l t larn i enti. Sme: Ricolmn di 1:icrimc i tuoi wclii. Coro: Ne sono inondato. Sene: Grida per rispondere ai miei gridi. Coro: Ahi ahi ahi." DL,,,,,;~.
CCU.
,.-..,.&A
La distinzione netta fra crisi del cordoglio e I'ordine aeiia iamentazione, e al tempo stesso la stmtturazionc di tale ordinc rituale nel responsorio di discorso individuale e di phncttrs collettivo, non costituiscono fatti specifici del mondo greco, ma appartengono a1 mondo antico in generale. Noi non sappiamo come venisse eseguita in Roma l'originaria nenia delle funerae,"' ma circa le ~ r e f i c h euna glassa di Festo ci informa che esse erano «muliere$ ad lamentandurn mortuum conductae quae c eris rnoc ngendi »: " e ',
Esch.,
Pm.,1038-77
9, 486: qfuneras dicebant t e s ad quas funus pertincbana, int mattern t t s O ~ ~ .e m " Festo, S. v.; cfr. Varr. r,r.7.70: aquae praeficeretur a n c f i , quemadmodum lamentarrnhlr, praefica est dicte *. lo
Serv., ad Am.
flfENTO FUNEBRE ANTICO
che questo «dare modum plangendi» consistesse in 3011sorio di discorso individuale e di planctus collettivo si da un passo cli Servio, dal quale apprendiamo che la folla dlhposra a ceb chio intorno al rogo ~risponc 'fica, la quale leva» ai lamento appunto pcr questo poteva iEssere dtd i n i ~ accsme «pr inceps plance tuum», con espressione esar~airieri~e corrisponaen~call'omer'1co ESap~ocybolo." Ncll'Antico Testamento traspare la stessa viaenda: Saul alla notizia della morte di David uabbrancatc le vesti. se le stracciò*, e cosl pure lc persone presenti, in iina esplosione par sistica della crisi: solo in un secondo momento ha luogo il vi e proprio lamento reso da Saul a David, con la partecipazione r lettiva d d popolo." In generale n&' An tic0 Testamento si rittov:ino accenni a determinati ritornelli emotivi (Alli! Ahi!; Oh! Oh!; Ahi 1:rateiio!; Ahi cignorc!) chc avruniio certainentc aviitu incidenza ccr a le." La connessioi-ie Ira lomctito individuale e yhtncirrs collett 1vo periodizzato ern così popolare da dar Iuogo ai tempi dell'evang elista Matteo nd iin giuoco Jci ragazxi nelle piazze: «A clie cosa d irò che sia s i d e qucst;t generazione? E simile a qiici ragazzi chc star a sedere in piaxzn C c f ~ cgridano ai loro coetanei c dicc lbin cantato e non avete ballato, ulkhnio intotnito il h~rtrctt $7 at i s p c i s t i ~col plrincttr.5 (i19pqwjoap~vxai aiix ix6c)adé) ):P u a l cht2 $1 desumc chc una lamentnzionc inclivid~isilesenza la ri,sposta cti11lettiva Jcl plunctrrs perioclico alipari~aali'cvangclista 1 rr!lith cosl evidente da potersene ~io17urecompiwati\~arnentcpcr iilui nare e rendere i n t ~ i t1'~ltr:l i ~ ~ assurdità della resist e dei alla prcclicazinnc dcl Battista. Come gih abbiamo avuto occ~isionedi osservare, la documer zione relativa al larncntu fiincbrc antico 6 generale e in 3c ._-_I_--
" Serv., ad A n i . 1 , z r b : uVarro trmen dicit pvrns idea cuprcsso citcumdari propter vem u s t r m odorem, ne co offcndanir popuii circumstnniis corona, quae tamdiu stubei, rei dens flelibus praeficae, id est principi planctuurn, qu~mdiuconsumpto cadavere et colli cineribus, diceretur novissimum verbum ilicet [ = ire iicctl,. " 2 Sam. r , 17 sgg., cfr. j , 3 r sgg. (lamento di David per Abner). Conferma lo Iahr &Pressogli Istaeliti, come presso d t r i popoli, il lamentarsi gridando si distingue nettamente dal vero e proprio canto funebre». I i . Iahnow, Das ebmischc Lescl~efiliedim Habrncn der l'o[kedichtung, Beih. Z. neotestam., Wiss., vol. 36, 40 sg. (1923); cfr. p. 49. Sul lanienro come ordine instaurato nella crisi vedi anche P. Heinisch, DI^ Totenklage im Alkn Tcsturnent, Hiblischc Zeitfragm, VOI. 13, n. 9, 8 sgg. (1931). )W, «P, " Per il lamento come tesponsorio pressa gli Ebrei e nel iMedio Orieni cit., pp. 80 sgg. l' Matteo i I , 17
183
,ionale e frarnmcntaria, di guisa che solo mercé la comparazione e ,--n l'ausilio degli attuali relj tti folldorici euromediterranei è per possibile ricostruire l'effettivo rito funerario della Iamentazione, destinata a persone storiche morte. 11 lamento funebre egiziano ci offre tuttavia iina opportunità documentaria che non ha riscontro nel mondo antico, poiché qui i brani di lament:izione at~ribuiti singole figure ritratte nelle ralligiirazioni sepolcrali ci consentono di approssimaici alla effettiva vicenda rituale. Approliitando di tale opportunirh Erich LCiddekens ha rccenternente dedicato al contenuto religioso, alla lingua e alla form:~del lamento iiinelte eoiziano uii:i ii~onojirafia'"~ I i eforniscc iilteriori prove a favt~tc -v del lamento antico come orcliric ~ecriicoinstnurato nelin rischiosa caoticiti del plauctzrs. In base all'ana cuni test i di larneii~aIic agli e~ s ~ c i i t oprnri zione il Leiddckcns a l f c i ~ n aesplicita rompono ini7ialmcnte in grida di disl-icrazione pcr siplasniarc poi il loro lame [rasi sigi e».': e paragona questa vicenda il Wiicli ~,ropositodcl 1;irncnto funcbre neogrcco: e I ,C aonnc con Ic cniomc: tlisciultc: si :icc«st;ino al morto, e pcrcuotcnclosi il ~ , x i t ocon v i o l c n z ~si nb1~nndon:ino in un primo inornento a ili~cirditi;i~i Eridi cli dulorc, ciii poco clcipo i ccrimoninli csc:,iiiti secontlci rcgrilc fanno seguito i I ~ m e n tftinchri definire, ciciii i pupoX6yra,)!.».'h Anclic ncl I,~nicnloSiinchrc cgizinnn il passaggio dril disordine iniziale tlcl plrlllctz,~all'ordiiic dcll,~lamcntnzione scmbrri ispirszrsi al fondnmcntnle espcdientc tccnico clcl1:i risoluzione dcl plancftrs in ri torriclli stercot ipi, spesso n carntrcre jmperatorio (Non mi lascinre!; A occidctitc!; Torna :i c,is:i!) Lii forma piij semplice ìi la i~ei-nzinncindefinita di uno stesso contenuto emotivo, il chc Appena ?i distingue da1 semplice gemere in cui si iter3 tino ctesso jieinito, col risliltato tecnico di attenuate la presenza cli veglia mediante Ia inoiiotoruii della itcrazionc. C)iicst n forma t u t r ~ v i anon Iia significato culturale apprezzabile, poichb non provvede a lasciare orizzonte alIa enucleazione di un vero e proprio discorso. Il Lbddckens cita a questo proposito una [orma
'' E. Liiddekens, Untmuchangen iber reli~ioxenGehah. Spracbe und F o m dcr apptirchm T W v k h p n , Mitt. dtsch. Inir. iigvpt. Altenurnskunde K ~ i r a .vol. I I , 1-188(r943l. - . " Ibid..,p. 179. Il>id. Il passo del Wachsmuth ì: tratto dal suo lavoro Die al& Gricchmlnnd im neuen,
185
I.ANEN~> FUNEBRE ANTICO
di lamentazione che consta di quattro membri successivi, in cui solo nel terzo è possibile un certo orizzonte di r i a d a ~ t a r n e n t ~ , di varinzione in raoporto alla concreta si~uazioneluti
- $empi:
odulo A: Noii mi lasciare Non mi lasciare Tu grtisJNon mi
Le interiezioni «Ahimè! Ahimè!. .. accennano schematicamente al planctus o alla mera iternzione del gemere; ciò che viene dopo "
è lo schema del lamento. Uri pii1 aml>ioorizzonte del discorso qem-
bra aver luogo nei
e tipo:
Ahimè! Aliimh! San rimasta senza assistenza, io la dertibata, tuttavia non fu trovata la m AhimC! Aliimè! Jn breve la inia casa fu distrii~.,, estia del1'armento io sono, smarrita a sera e senza come una e
Modulo B: Salute n .. Salute 3 O babb o mio Salute a te."'
scampo.. .'"
Tn
i il 1t.i.ao
riliii~rioncritiisie C inrroclui peir cscmpi casionc I Rc iirii il r n : diventi
1 L iil
piiò ron
- slriiilzlonc.
II ~ J I V ~ c il...il c; l~ i;t
rtc
-:S..
ili iii
dc Cosi, nome
A
n occioente
A occidcntc Tii Principe, principe A occidente!2r
clei profe ci Renni
Un ulterioi mte di risdattamento e di variai:ione fu tteniii[o mercé e al terzo membro, come nel segiuente sc :ma 1 -- , . di lairiencazione ci1 sorella a fratello. A
Ahimè! Ahirnh! Lamentate voi Lamentate voi Il grande Lamentate v L'uomo buono, di buon carattere, che odia la bc
Iq
Luddekm, op. cit., p. r 2 2 , n. 55.
20
Ibid., p.
85, n.
tua dimora, poiché non hai più nemici. O bel suonatore di sistro, torna alla tila dimora, s\ da potermi vedere. O bel giovinetto, torna alla tua dimora, poiché è tanto tempo che ti vedo. Il mio cuore E in affanno per te, i miei occhi ti cercano '"bid.,
32.
Ihid., p. 140, n. 67. Con il ritornello r A occidente!B I'MCCU~OR al morto la meta finale del suo viap;gio. " Ibid., p. 36. Cfr. pp. 177 e I 81 sg. f ' I b i d . , p . 127,n.59 b.. 'l
del lamento indicava
, t
-1- -l-: ",:..A--..ll: L'incidciiza coraic "ci l I L U I I I c I I I emotlvi nel lamento funebre 'alc da ammettersi," per cl~iantosu questo punegiziano iI :re forniti dati particolari. Già nel Regno Antico to non pos troviamo eseinlii
.nf Per quel che concerne il banchetto funebre antico dobk qui tener conto cli alcuni indici che in parte provengono dal Inilteriale etnologico e in parte da quello folltlorico, Nellc civiltà d.i raccoglitori e di cacciatori, e particolarmente in quelle che si sono sollevate ~ill'ap,ricoltura alla zappa, il banchetto funebre alJpare spesso nella forma del amangiare il rnorton. Lo scacco del tra.scendimento sospinge a sostituire l'ingestione orale aii'interiorizza zione ideale: la necrolagia rituale funeraria riprende questo sintor crisi ridischiudendolo alla vera riappropriazione, che è sec v~lore.Nel copioso materiale raccolto dal Vohlard nella sua ( s~ilcannibalisrno cliiesto significato tecnico della necrofagja ri trasyare talora in modo assai netto: valga per tutti il caso dei
"
,
l
l
1.
" Schol. Giov. 6, 250. Cfr. F. Nthcirn, T - Maier, p. 1 3 , . Vì sono residui di csibbio!': '!lb' oscene deUe lamcntatrici nnchc in epoca crisriann come mesta Arnbrogio (P. L,, vol. s Lllud vero frqucns in mulicribus ut clamores publicos serant, quasi metuant ne enmnl 'F"O' rcrur aemrnni: ui illu\licm vestis affectent, quasi in ea sit scnsus dolendi: ut irnpexum [email protected] immndident, caput; ut postrerno, quod plerisque in 10-5s v~&o fieri solct, discisso amici ricata vcstc. sccreti pudoris nuda prostituant, quia pudoris sua praemia perdiden~nt. caces oculi provocantur, ut concupiscant , ut amare incipiant membra nudntu n. l(. 2 2 , 83.
presso i quali un prossimo parente del morto distribuisce presenti determinate parti del cadavere affinché mangiandone l e n i s c a n o i l l o r o c o r d o g l i o b i Qui l'impulso ,,crofagico della crisi trova orizzonte in un certo ordine miticoriruale per mezzo del quale si riapre ad esperienze di comunione di riappropriazione ideali: 1.o stornacco come sepolcro media quellfucciderei morri in noi che è il comlpito del la \ ~ o r odel cordoglio. 11 vohlard ha messo in evidcinza conne nelle civiltà primitive che e f'iinerarie ne ccmiprat icano il canniba lismo rit uale lc ccrimoni~ cano l'origjnnrio iziale pretesto, ti ed csser into che nci terri tori tliisl ui la colonizzazic tnc eurol ha qiiasi ~ s t i r ~:l11~costume ~. i ~ .u. esso pea in ci rsisrcre :i010 nel i-itiialc fcineconitinua tut tsvia OSItinatamc ttovas a d i c c (l e 1 rario «nnangiare» i morti corile ciesignazione del banchetto funebre costiituisce una sorta di lapsus che dociirncnta il rischio di cui i l bsnch funebre, con tutti i suoi significati ammessi e coscienri, rap senta la reintegrazione culturale. Nelle civilth religiose del mo antico non vi è traccia di necrofagia rituale, e il banchetto h bre vi appare soltanto nella forma trasposta del pasto di cibi nei o vegetali. L'ordine cerealicolo dell'agricoltura con aratro ragione di tutte le forme di cannibalismo, e quindi anche necrofagia rituale. Di questo grande evento della storia cultu la tradizione ha serbato memoria, come appare nella famosa razione del mito di Osiride resa da Diodoro Sicu1i
h---
Ibid., p.
221.
Ranke, op. ci:., p.
102 C
n.
2.
osiride soppresse innanzimtto il costume di mangiare carne umana dopo che Iside scoprì grano e orzo (queste piante crescevano cioè allo stato sclv a g g i ~fra Ic altre piante, senza che gli uomini le conoscessero): e uoich6 ituaosiride trovò modo cfi trattare qucsri frutti, tutti di buon I cibo rono ad un alrro tipo di alimentazione, rrovando gradevolt ritenendo meglio abbandonare quel costume disumaiio."'
,
Owiamcm e alla
)ne antica manca il senso storico per alle fori li di antropofagia, e in particolare alla ,iconoscere necroEagia Luneraria, un quaisiasi valore culturale. Tuttavia il nuovo &OS che consentl i i pass& onomia < la, e rese inat
doperabili le tecniclIC antro] enso assoluto e, non sf I - t anctie le c i v i l ~che l'ingresso dell'etbos umano nel monao, poicne i praticarono il cannibalismo lottarono a loro modo per un orizzonte umano, per quanto molto pii] angusto di quello chc Ie civiltà religiose del mondo antico seppero dischiudere. D'altra partc il nuovo éthos che bandi il c:innihalismo rituale fu piir sempre tecnicamente imlxgnnto a cnmbattcre le tentazioni della crisi, e il banclietto funebrc:, ancorché trasposto a cibi non umani, cot~tiiiuòad assolvere il suo compito fondamentale di abbassare a strumento del valore gli irrisolvent-i conati dclln adialcttica vitaliti, e cli ridischiutlere alla risppropriazione ideale lo scacco della ingestione alimentare. Appunto per questo il banchetto funebre conserva nei ritud' , I f unerari del mondo antico un posto molto importante, soprattutto come epilogo del periodo di lutto, quando ciot valeva come testimonianza di un'ultima definitiva interiorizzazione ideale del morto e come ristabilimento del diritto dei vivi.')> 4.
Una i;
rione di K . Meu
rari avrebbero a fondamento determinate reazioni spontanee e naturali all'evento luttuoso, che soltanto in un secondo momento cioè diventando costume e rito - trovano la loro giustificazione in motivazioni finalistiche diverse?' Cosi per esempio il furore
-
93
Diod. Sic.
I,
14.
Ranke, op. cit., passim. 8( K. Meuli, Grìechiscbe Dp/Mbr,i;~che;in a PhyUohLe fur Petcr von der Muhll (Rasilca I9q6) pp. r 8g egg. C tr. EnMehunf und Sinn h Tmumittm, Schweiz. A h . V6lkskunde, vol. 43, (1946).
"
[l
I
) l
I
I
l1'
I l
I 'I
IL, LAMENTO FUNEBRE ANTICO
2 09
luttuoso si tramuta in soppressione materiaIe, i11 annientamento distruttivo è una di queste reazioni: esso costituirebbe, secol de~'ordineesistenziale. Ci8 significa che l'efficacia plasmatrice in il Meuli, uno sfogo «senza senso e senza misura» per il torto pai senso culturale non può mai spettare al sintomo inorboso, HP rischio dal sopravvissuto, onde nasce un impulso di vendetta indiffercndi non esserci, ma proprio ; ;ferii di risoluzioni finalistiche ziatamente rivolta verso l'esterno (o anche un impulso autodistimtche il b'ieuii non mostre d i intend ere nel suo proprio carattere. tivo), un voler annientare quanto sembri che usurpi il diritto alla r ~ o ilnfurore è «datore di torma», ma la vendetta o il sacrificio vita e all'csistenza, come grida re Lear davanti al cadavere di C -. : un canc o l'agonismo in quanto istituti; non I'erotismo, ma lo spettacolo del ia: «No, no, nonI p i ì ~vita! Perchi :, un cav laccivo, delh o n o ai ita, C tii neanchle un solfio di es la bultoneria tradizionale, il racconto malizioso; non la , 1 C:,", ,, . . fame, ma il banchetto funebre; e, infine, non il plancttts irrclativo sostiene cne quesro sarebbe il asigniticaw ~ z i ~ ~ n auL, r ~aaLii o,~ ma il Iamento Iiinehre. L'ordine initico-rituale dei funerali hfi i l funerari act:ornpagn iati dal violento ainnientaimento di. ciò che vi sacrdici0 in quanto rito e ccJstume a Iliorar'0. F, f i n e t e C n i C o cii riprendere i rischi della crisi e di mediare #li sacrificato: nel , . ....-. .-:.' . I ~ J~ U~ ~~ ~ uL L D ~ I Z I C Jaltri cielle molivazioni secondarie r derivaLc. LJIU u L ~ ~ ,€ i n i C u l t LI r a I i che la crisi riscliia tli cornpromcltcre. Senza one oiiginariiimcinte spontanea 3 naturale del dubbio può accadere clic la tecnica funcraria perda la sua funzione nc'Ile n arizzoi]te finalistico. Q.ucste mt:&azioni pos. di ripresa e di merliazionc dei vrilori, e degeneri in stercotipie morIii r.ore si d: .. . : .i: ...-.. , 1IGLILC 'bo:se. Qui pctb lo storico non Iia pii1 n~illiida dire: poiché i l s ~ i o sc)no CSSCI'C ulvcrsc: per csempio si L ~ ~ > HL~IU J I I U I L appareere--resta scniptc qucllo di illustrare la lottn 3 perche sono cc,ntagi:itc dalla m crc11é si: I riafdc C01npito rc~ndamcnt~le immarica con la quale sull'steleologico patire si innalza il regno fcl diritto ci i proprii:ti dcl cadavcrr vivcntc o perchii debdr: -. 1.: * I.--: bono morire col inorro per passare i-icll'nl di c: dire cornr. dei fini della umana civilti. t '[erta :~ninrc con un'of ota di uso C di consiiiiio, o lx Di questo innalzarsi rende tcstii a una faimosa suicces.L;jl* U coiilcriscono p1rcstigic) so( perché vaste clistriizioni C cli sione di episodi relativa al cordoglio ci1 nc,,,,,, t Ia mor-te di f..'.A#-A Patroclo. ai fi1ncr:ili. MAquiili clie siano qiicscc motivazioni, il iululcdist.I ~i tivo come reazione primordiale all'evcnto I L I ~ ~ I ~ Cc ~o Ss tOi t ~SCC, secondo il Meuli, il quorxSv che sta a base del v6poc, ci addirit tiira cnn. 5 . Lo scudo di Achille l'elemento plasmatore (l.'oqeher)del costume irrigiditosi in I dere venzione e in obbligo rituali. Pertanto se vogliamo comprenr Tra i pezzi dell'armatura che Efe:sto apprlesta per Achille ve ne i vari comportamenti degli antichi rituah funerari d o l b i ~ m oinn anzi inIta è uno, lo scudo, sii cui si ì. particolarmente esercitata l'arte del riitto emetterci sulle tracce tlclls vivente espcrienza di cui iina \ fabbro divino. Si tratta di una grandiosa rnlfig~irszione~Icll'orFu espressione, e clie può scmpre rifarsi attuale, per quanto dine naturale e culturale circoscritto da Oceano. La prima sccna, mento ed esperienza solo raramente saranno abbastanza in1 al centro dello scudo, raffigura ['ordine della naiuril, la terra il rn:irr da riempire 1a [orma tl-ailizion:~~izzara con un empito di vita il cielo, e nel cielo il sole che mai si snnca di compiere il suo giro, possente da far apparire tale forma come naturale adeguata esI C la luna piena, e le Pleidi, le Iadi, e la potenza di Orione e I'Orsa sione di un sentimento»." Quest'interpretazione del M e d i che mai non tramonta: cioè il cosmo come rtahile permanenza o verità in parte superficiale e in parte oscura c contraddittorj eterno ritorno. Le scene successive, dal cen rro alla periferia furore del cordoglio (come I'erotismo o la fame) è soltanto un bello scucio, sono [lestinate nll'ordinc culturale in quanto misurato tomo morboso: per il crollo degli orizzonti formali della pres '"~rvento umano: innanzi tutto l'ordine cittadino deI mstrimoe per lo scacco dcl trascendimcnro l'ideale supcramentn Aell'ev 'Lio della giustizia, la giierra e le sue astlizie, r poi I1ordiiie agricolo dei campi coltivati nei momenti decisivi dcii'aratura, delia % Ranke, op. cit., p. 202 e n. 2.
-
-
-
6
?
-
P..nat"l
e . . ,
-
L
---n
h
.
m-...
s
%
I
L
.
h . .
111-
,,V11
~ N T FUNEBRE O ANTICO
111
11. LA
mietitura e della vendemmia, la domesticazione degli animali caccia alle fiere che minacciano gli armenti, e infine un lU ai ristoro e di riposo in un accogliente scenario pastorale ed ritmQ di una danza eseguita da giovinetti e da giovinette nel quadro di una f e ~ t a . 9Tutte ~ queste scene inondate di luce e governate ~ i i mi!sura dell,n vita e dell'opera appaiono infine circoscritte daU: rerite Oceaino, che accompagnando il giro estremo dello scudo del regno delle tenebre e delle or s i n-1-~ -ul :u- - -~ i c ~ r i i tiln tconlii-ie e il ri~isteriosoaccesso al regno dei I I1 significato di questa dcscrizio )le dell'Jliade ed il criterio di scelta nell'ordine e nella uuarii.à - ----scene descritte hanno costituito, com'è noto, iin pr o blem:I tradiO zionale dcll'cscgesi omcrica. Infatti sin dai tempi di ;ZenodcI ~ non 1. . -.. si riusciva a vedcre il rapporto organico dell'episodio L u l i narra), per esempio, chc la sequenza av esse un ralore zione epica puramente decorati!rro, senza rapporto n6 con l'uso dello scudo come .I I A: arma, ne con coiui clie lo doveva portare: da questo ~ U L I LUI V vista fippnrivano p i ì ~giirstilioabili la clescrizionc csiodca dello scudo di Eriicle, rihccanic di immagini tcrrorizzan~iatte a sgomentare l'avversario, o la descrizione clello scudo di AchilIe in Luripide, EleiLru, 457, nnch'esso figurato in modo da terrorizzare Ettore. D'altra parte fu osservato che neUa sequenza di scene relative all'ordine civilc mancavano la navigazione e il commercio e in generale Ie tnanifestazioni del culto teso agli d&i.Un'altsa quistione tradizionale era sc Omero nella sua descrizione avesse avuto davanti a se uno scudo reale, oppure se avesse lavorato di fantasia. L'impostazione giusta fu però data dallo Helbig che insistette sulla coerenza estetica deUa descrizione, e quindi sul valore relativamente secondario e subordinato di tutte le altre quistioni tradizionali."' Nel quadro d i questa impostazione dello Helbig, e approfondendo un giudizio gih espresso dal Lessing nel suo Loocoonte (le scene raffigurate suilo scudo come Inbegriffvon aZks was in der Welt vorgehd, ?ti L'or. lo Schadewalt ha messo in rilievo come Omero ral i
-_,,L
.-.-...A-
l!. 18, 468 sgg. Htlbig, Das homnircbe Epos ms den Denkmaìem erkiutm (Lipsia, '2 ~ 1 I .8771 395 sgg. Cfr. G. Lippld, Giecbischen Schilde, in ~Miincherardnologische Studien dem ken Adolf Furtu~hglersgewidmct 0 (Monaco I 909). La tesi del rndello reale e cui si ssebbe informata la descrizione omericn si ritrova ancora in W. Rcidid, Hom&cbe Wojfen (Vieflex z a ed. 1901)p. 146. " W.
dine della natura secondo la fondamentale intuizione unitaria di ciò che nella natura già è inserito nell'ordine della civiltà: sole e i grandi notificatori del tempo, le stelle valgo110 comc lune per il pellegrino e per il marinaio, Odisseo viaggia verso l'ociidente mantenendo alla sua destra I' Or sa maggiore quale iniallibile segno del Nord, e infine tra l'apparizione e 13 scomparsa delle *leia&, delle Iadi e di Orione il contadino esiodeo ripartiste i lavori Appunto per questa pregnante risonanan umana e civile le immagini in cui Omcro ferma ['ordine della natura vanno molto al di la di una semplice arbitraria scelta di fenomeni naturali, ed assurgonoal valore di scelta poetica. Analogametite lo Schadewalt interpreta le immagini ornetiche relative all'ordine civile comc gui* date daUa fondamentale intuizione di un trionfo della misura della umana che si solleva sulle condizioni mersmentc naliirali. e giustifica questa serena fantasia come aiin momcnto di riposo nel ritmo incalzante degli avvenimenti», e più precisamente come uno scenario che solleva il nostro sguardo fuor dei limiti di una situazione opprimente (il corcloglio di AchiIle), dirigendo10 verso l'ampiezza di un mondo «wo nur d i e Tat einen Weg bahnen kann Tuttavia proprio qui si avverte il limite dell'intcrpretazione dello Schadewalt, poichd resta ancora non sufficientemente chiarito i1 rapporto della descrizione dello scudo con l'episodio immediatsmente successivo di Teti che reca ad Achille le armi spptestate da Efesto, e di Achille che dopo aver contemplato i cl~laidalasi ridischiude al suo destino e r o i ~ o . "Teti ~ trova il figlio riverso a rerra, abbracciato al cadavere di Patroclo, in u n nuovo accesso senza orizzonte. Ora è appunto la contemplazione dei doidnld di Elesta che media il passaggio decisivo d i Achille d d a crisi irrisolvente all'ordine dell'impresa eroica vendicatrice. Alla vista del dono splendente ritorna nel petto dcll'eroc l'onda del choios, che poi si srempera neIla gioia della cotitemplaxione, maturando infinc nella decisione che riapre il ritmo del destino umano: N ~ tl'fi-cot v pdv i y o 9wpiSoErat. Per quanto il poeta non lo dica esplicitamente, ciò che risolve in questo momento decisivo la crisi di Achille non è soltanto I'ov-
94
W. Schadewalt, Von Homm Welf und Werk (Stoccarda 1944) pp. 352 sgg. Il. 19, I sgg.
vio richiamo al destino eroico evocato da cosi pert inente d divino, ma anche la contemplazione delle scene rappre 5s . .. sentatc . .. scudo, e cioè la figuraione deli'ordine della vi ta e deU:3 civiltà ( il mondo delle ombre che Oceano separa. L,a figura.zione mi che Achille contempla evoca dunque in adattir irnmag: ini di rip - -. il cc)mpito Cle1 superamcnto della crisi, la meta della ticonquista dei valori, il mondo della cultura intercalato fra l'ordine naturale e la corrente Oceano. Qui viene esibito alla vista tino scenario che scioglie Achille dallo sterile abbraccio col cacl~vcrcdi Patroclo, proprio come nell'episodio cli lambe narrato nell'inno pseudome. rico a Demetta un'altra esibizione risoneva la dca dolente dalla sua inaxione melancolica: solo che mentre il gesto di Tsinbe si ispira ad un simbolismo scssuale iiiolto clementarc, siillo sciido illustrato dal fabbro divino il compito della ripresa si articola in cliiare figure, che mediano visibilmente iìlti valori. Non si tratta qriincli soltanto di una ap:iusa di riposo» che d,ovrl operare sulla faritasiii del lct tore, indirizxanclo il suo sguardo v erso l'ampiezza ordinata di iin mondo in cui 1':ixirinc umana pub ancara ridischiudersi dopo che gli eventi angosciosi hanno toccato il loro vertice: la qualith e l'ordine delle scene raffigurate siillo scudo t rovano la loro coerenza di luminosità e di vita nella funzione cile dovranno assolvere su Achille irretito nella crisi del cordoglio. Noi comprendiamo ora meglio, nella più vasta unità estetica dei due episodi, perché nella sequenza delle scene domina la misura di una vita civilmente ordinata e di una natura che si piega a ques t'ordine: noi comprendiamo ora meglio perché la morte vi appriia o ricaccinta al di 18 clell'orizzonte di Oceano o ricompresa e ri! n e l l ' q o n umano. In questo quacl ro acquista nuovo significa scena dcll'e~qondella vendemmia, in cui l'esperienza della ni sipp:irc risolta nella vigna luminosa in cui risuona il «caro 1 fra schiere di giovinetti e di giovinette che corrono recando pa colmi dcl dolce frutto, la mente occupata da tcncri pensieri: il « lino» che qui, iri questa scena i n ciii la morte appare cultiirdm ente controllata nel raccolto del prezioso bene vegetale, stempera 1:a sua drarnmaricità di antico lamento funebre agrario nella dolce mlestizia di unii tenue voce giovanile, cui fn eco il clamoroso ritorl cli coloro che pigiano n tempo l'iiva nel tino. Contemplando st'ordine essenzialinerite laico delllopera civile Achille roml b
irrisolvenza della crisi e si awia alla reintegrazione: tuttavia affinché i~piano di reintegrazione dischiusosi ai suoi occhi sia poi effettivamente attuato, Achille dovrà percorrere per intero le vie degli obblighi rimali, d d a vendetta al sacrificio, dagli agoni al banchetto, empiendo in tal modo quanto è tecnicamente necessario per I'effettiva risoluzione della crisi, cioè I'allontanamento nelllAde di patroclo morto e al tempo scesso la riappropriazione dell'ainico nelI'eth~~ di una benefica memoria interiore e nella riconqiiis ta del rto dei vivi. In quest'ordine rituale dominato dall'orizzonte ico deI cadavere vivente da avviare verso il mondo dei morti I risolvere in valore per i vivi trova posto anche la ritualizzazione del planctus e la lamentazione funebre.
Lfi MESSE DEL DOLOKE
6. La messe del doIore
I.
Morte, lavoro e cultura
Se volessimo definire l'umana clvilth nel gjro di una espressii pregnante potremmo dire che essa t la potenza formale di far r sare nel valore ciò che in natura corre verso la morte: è infatti qiiesta porcnza l'orinale che I'uomo si costituisce come prociiratore di morte nel seno stesso del morire naturale, imbrigliandc) in una regola culturale del passare quanto passa senza t contro l'uoino. Il lamento funebre destinato alla morte di individui storici, ccI me del resto i rituali funerari nel loro corriplesso, rnettono in optera determinate tecniche per oltrepassare I'evento luttuoso C per F)rocurare al defunto quella seconda morte culturale che veridica lo scandalo della morte naturale: tuttavia se I'uomo non avesse avuto dsllii morte che l'esperienza della linitezza fisica della vita iimana, non avrebbe mai potuto darsi i l coraggio civile di oltrcpass I'evento lutiuoso, e sarebbe rimasto abbracciato a ciò che no più, come Achille al cadavere di l'atroclo prima di contempl i ilaiduhi di Elesto: iiifa~tisarebbe mancato al soprtivvissuto Froprio ciò che quei daidala rivelarono ad Achiiie, e cioè la mis ura di un pssil~ilefare umano cdturalinente efficace. Un vecchio ca nto Dinca lamenta che mentre il sole sorge, passa e tuttavia ritorna, e così pure la luna, soltanto l'uomo nasce, passa e non ritorna più. Questo contrasto, a meno che non trovi la sua catarsi nel canto, è come tale destinato a restare senza soluzione, fra un eterno rito che non ci appartiene affatto ed un passare senza ritorno chi appartiene anche troppo. li centro citlturalmente risolutivo del C
1 l
"5
sta invece in quelle sfere operative in cui si rivela la p o s i bilith di far passare e tornare la natura secondo la regola umana del lavoro: qui nascono e maturano le energie inaugurali che rendono la morte culturalmente accessibile, e qui si costituisce il valido patrimoniale da cui attingere quando si rnanife~.~a lo scandalo del morire naturale. intico il centro clilturale della NeUe civiltà religiose del esperienza della morte non sca rimi esperienza del sopravvissuto davanti alla spoglia ddla persona cara, ma C in organico rapporto con quella vicenda di scomparse e ritorni in ciii I'uomo aveva effettivamcntc a farsi prociirature di morte secondo una regola umana, inaugurando efficacemente il distacco clalle condizioni naturali: ciot la vicenda della scomparsa e del ritorno delle coltivate. Arare, seminare, veder fiorite, raccogliere e veder scomparire; questa vicenda dipendeva certo in larga misura da potenze che sfuggivano al controllo umano, e tuttavia era integrata in un ordine di lavori agricoli per i quali dipendeva a n C h e dalI'uomo. Ora proprio l'urto fra questo parziale controllo umano e le immense potenze resistenti o avverse ebbe importanza decisiva nella plasmazione dell'esperienza della morte delle civiltà antiche. In particolare soprattutto nel momento del raccolto I'uomo antico in quanto agricoltore apprese il suo destino di procuratore di morte secondo valore: e qiii di nuovo riecheggiava nei campi il pianto rituale della passione vegetate, per esempio il kalon linort clclla vendemmia, secondo lo scenario raffigurato sullo scudo di Achille. «Ahi Lino, origine della morte (dtpx4 6uv&.cou), ahi ahi, al modo asiatico)):' la morte violenta di Lino durante iI raccolto introduce In morte ne1 mondo, la rivela culturalmente agli occhi degli uomini. Con ciò si dischiude davanti a noi un orcline mitico-rituale che ridimensiona il pianto rituale in un quadro che sempre più si avvicina ad una individuazione storiografica precisa. In fondo le tecniche del lamento ctie abbiamo sinorsi analizzate sembrano, almeno in parte, accennare a morii non spcciCicainente antichi, poiché si ritrovano anche Ira i ptirnitivi: infatti anche ai rituali funerari primitivi appartengono la ritualizzazione del plancttrs e la ricerca di orizzonte per il discorso. Con l'esperienza di una passione vegetale
' Eur., Or., ,395.
216
CAP1Toro
"5ra
2'7
DEL DOI.ORF: l3
e col pianto rituale per questa passione noi ci intcrr nVece decisamente in un mondo religioso che sempre pib di wlenze individuate, che ebbero luogo nuna sola volta» nella storia, e che dànno alla frase «esperienza antica della morte* un sigfi+ ficato non tipologico, ma storiografico. Pertanto se vogliamo idea tificare ci6 che rli caratteristico r di fondamentaIe appare in esperienza, e se a questo scopo ci proponiamo di considerstale ire i momenti critici in cili l'uomo antico pati nel modo più interi so il rischio del planclirs irrclstivo e f i i al tempo stesso impegnato maggiore energia a riguadagnare la misura della urnana civiltà, non possiamo limitare la nostra analisi alla sfera del lamento h bre destinato alla morte di individui storici nel quadro di determi. nati rituali funerari, ma dobbiamo innanzi tutto volgere I'at tcn. zione al pianto rituale nel suo nesso con la passiotic vegeta1c in occasione cli quell'epitome esistenziale clell'anno agricolo ch nel niondo antico il momento critico del ra ' ficolf14va L'esplorazione del nesso fra il momento critico del raccc l'ideologia dclla passione vegetale e il pianto rituale dcve necc riamente cominciare con un'indagine sul primo momento dcl ne il raccoIto come operazione agricola nel regime esistenziale CICiIC civiltà mediterranee o che comunque gravitarono culturalmc:nte verso questo mare. Innanzi tutto si pone il problema della sostanziaie diversità fra il raccolto nelle civiltà protoagricole alla zappa e nelle civilth cerealicole o all'aratro. L'agricoltura primitiva alla zaypa ha un abitato tropicale (tropico-africana o negra, asiatico sudorientale, oceaniano o melanesiano-polinesiano,amerincliano), r'1CCOdi vegetazione e di acqua, con clima calclo e stagioni altern anti piovosa e asciutta. Nell'agricoltura alla zappa la coltivazione Comprende escliisjvamente alcuni frutti C tuleri, corile la rnanil l'igname, 1s palma tin sago, In palma dri cocco, la batata, le m varietà di taro, la banana, i vari tipi di Fave, il cetriolo, il melc la zucca bislunga. La coltivazione si effettua mediante la teci (ondfirnentde del trapianro o rnoltiplicatione vegetativa, cioè p tando nel terreno un pezzo della pianta (radice, ti~hero,gam
quindi ignorando completamente la ~ecniniseminativa. I.Pzai)pa del bastone da scavo dei popoli collettori costitriisce com, ,o srrumento fondamentale di questo tipo primitivo di agricoltura. è la rotazione di culture, il che comporta come: conseguenJP . Z, la ridotta stabilità sul terreno: dopo alcuni anni di sfnitramento del suolo, il campo viene abbanclonaro per cercarne uno nuovo. che ,iene preparato mediante incendio, o dirsodamento della macchia, le ceneri costituendo anche l'unico mezzo di concimaiione cono- to. La domesticazione degli :inimaG è limitata al piccolo beme, come la capra, il iiiaiale. il cane, il gallo, per i quali però viene esercitato né i l pascolo regolare, nC lo stallaggio, ancor meno il vero e proprio allevamento, con impiego nei lavori agricoli: & animali domestici, che forniscono sopratt-utto carni per I'alimentaziorie. vengono Insciati abbarirlonati a loro stessi in prossimit8 del domicilio umz~no,cd è qiicsta l'unica forma di pascolo in uso. Dal p ~ ~ tdi~ vista t o iivaii-IU u~ o ubriachi, c lamentsteui: dztc in urla, o beoni, Ixr il vino che vi è tolto di bocca. Poichi. assalito b il pucsc da iinn tiirha fortc C itiniimcrevole, con i denti ;ensibile ante - il gc, . sto inesorabile della taicc - cancella dall'esistcnza l'alimento fonda e si pone davanti ad un protratto vuoto vegetale e all'incc li un problematico ritorno del bene soppre:sso. U rac~oltop01ic i r i ~5sc1-eC rnanifcsta, riioIto piìi dcll'arrit~irao Clella semiinn e clep:li altri lavori agricoli, la rcgoln culturele di Lin mc gova:rnato d:nllluoino: ilia proprio per questo rivela altresì la minata porensn tli ciò chc, nel morire culturale, resta non um: intrinsecamcmte estr'ilnC0 C (:icco. La siccità che brucia i racc e le erbe clei p:iscoli, le piogge fuor di misura e di tempo, il tal sciogliersi deiie nevi sui monti e il rovinoso ingrossarsi dei fi (come nel caso dell'ambiente siro-palestinese), il ritardo o 1'2inticipo delle piene pcriodiche (come nel caso dell'ambiente egizia no), ie incursioni depreclatrici di stranieri, i danni arrecati da bt: S L k L n6cive ail'agricoltura: questa è la sfera di funeste possibiliti non umane che ftonteggia l'operazione agricola del raccolto in quranto --vertice e compimento di una regola umana della morte. L'im poi tanza ierogenetics del raccolto per entro le civiltà cerealicole: del mondo antico sta dunque nel fatto che esso rappresenta, nelle cirq1coscanze date, una sporgenza per eccellenza della storicità de condizione umana, un momento in cui si manifesta con lare evidenza l'urto fra la c~iltiiracome procuratrice di morte l
F.CCP,*I.7
~ L J J U L A ~
-
1 .
o stesso del cieco divenire natiirale e il dispiegarsi di quella sefl
Ptenza disumana di morte che è la natura senza lume di vita cul3 , Osservazioni metodologiche
11nesso fra raccolto, passione vegetale e pianto rituale sarl qui esaminatoassumendo come prevalente punto di riferimento la miet j m a dei cereali, la vendemmia ed il raccolto del lino. Questa scelta pest'ordine non sono arbitrari, ma dettati per così dire dalle cose stesse, poiché nel mondo antico mietitura e vendemmia, e anche il raccolto del lino, costituiscono momenti altamente ptegnanti di significato economico per la vita individuale e collettiva, al tempo stesso occasioni di importanza decisiva per la genesi della ideologia dei x&th r W v xapzov come esperienza religiosa. Del resto la coscienza culturale del mondo antico riconobbe esplicitamente nei cereali e nella vite i simboli dell'ordine alimentare dischiuso dall'agricoltura, e quasi il principio e la condizione del viver civile del suo complesso. Non a caso mietitura e vendemmia appaiono tra le figurazioni dell'ordine naturale e civile rappresentate sullo scudo di Achille, al che fanno eco i versi delle Geoqiche: Libcr et iilma Ceres, vestro si munere tellus Chaoniam pingui glandern mutavit arista,
,
poculaque intentis Acheloi~muravit uvis."
UII..
.-+in
.
Senz a d u b b i)~anche a Itri lavoiri dell'an d o (aratix a , semiina, pota tura deU a vite) C) determiinate or L necesszirie per tra.l:,,,*, -... cwiluiirlcu .-:-- /-(lilaci~fnrn ---&mire la piaiiLa i.l i .ailiirciiru o in bent alLriiliciiLi "re il grano, impastare la farina, cuocere il pane, cardare, filare e tessere il lino) contribuirono alla formazione della ideologia delle Passioni vegetali e al correlativo rituale della lamentazione: ma noi Vi accenneremo solo occasionaImente appunto perché al raccolto Vetta sotto questo punto di vista una importanza re ponderante e decisiva. Sul piano più strettamente rnetodologico è da osser-
fi MESSE DEL
vare innanzi tutto che una denominazione tipoiogica come q di «feste stagionali» è del tutto inadeguata per la soluziont problemi ierogenetici relativi al rapporto Ira raccolto, passioni vegetali e pianto rituale: tale denominazione infatti pone insieme indi. scriminatarnen~etutte le occasioni stagionali, da quelle legate a; singoli lavori agricoli sino ad una cerimonia così complessa e di valenze religiose diversissime come piiò essere ad esempio l', babilonese. L'intento che può esser raggiunto urilizzando qt denominazione tipologica è la determinazione, ancli'essa tipologica, dei recisonulpattern nel mito come nel rito (o adclirittur,a neUa ..-: -11 letteratuta religiosa), cioè nei modelli o schemi cornurii alie feste stagionali nel loro complesso: resta però esclusa dalla considerazione proprio l'istanza ierogeneticn, cioè la ricostriizione del processo che cla singoli determinati momenti critici ddl'esistenza viduale e cotlct tiva condiice ai complessi mitico-riciiali delle paz vegetali c dcl pianto rituale, e si lascia nell'ombra C ncll'ind leter., minato proprio cih che d a questo punto di vista inleressa di,' p"-', cioè la qualiti dcll'opcrazionc agricola e della pianta coltiva~ta,il cariitttrc dclla crisi esistenzinle chc minaccia quell:~data operazio~itl,la lunzione chc rispetto al rischio di crisi assolvono l(:singole forme ideologiche della passione vcgctalc. I. scrrsonuI pi non giovnno n spiegate pcrcliC sul tronco di una cleterminata I rentc situnxione esistenzi:ile ;\C!interesse collettivo (il rnccolto piancc cconomicnrnerite utili nelle civiitli cereaIicolc del m antico) si venga innestando iina ideologia clic non soltanto la i zione non sembra richiedere, ma che addirittura rispctto acI essa (ci& rispetto al raccogliere in cjuanto operazione agricola) 1:ende a configurarsi come un'inutilc complicazione e come irna siiperstizios a fanta sticherisI." 20 giova allo scc Occorre però suibito dire che ar - ..- ..- - - .-.- -. "..I""., , : l,." D f I a e , ricorso ii un oscurissimo Dcrrticn Lrrs u r r c r c ucr 1 ~ucrlze da riv e da contemplare. Ciò significa che il metodo seguito nellf sente monografia si distingue nettamente dal metodo che st base del lavoro dello Jensen sulla visione religiosa delle civilti toagricole. Lo Jensen ha messo in evidenza come il tema m -m..
L.
"
A nostro avviso prnprio qui
sta undei h i t i
rnccodologici dell'optro di Gaster,
DOLORE
123
jtuale di tali civiltà sia la morte violenta di un nume, evento primordiale che avrebbe inaugurato nel mondo la morte e la generazione, e dal quale avrebbero avuto origine le piante alimentari per del nume ucciso. Lo Jensen però ci presenta la visione delle civiltà protoagricole come un complesso statico, nato lutto in una volta e dotato di intrinseca coerenza e necessità nelle sueparti, e non già come un processo genetico iimanamentc moti,faro e dispiegat~tesicornprensibilrnente da situazioni esistenziali determinate. Appena in rin punto del suo libro lo Jensen accenna aUa prospettiva ierogenetica, cioè sill'eilettivo generarsi del tema delle passioni vegetali da determinate situazioni ci carattere ricorrente e di interesse pubblico della vita protoagricola: Molto più difficile - egli dice - P la quistione perché 1s prima morte ahhia dovuto essere la conseguenza di un assassinio... Senza voler rispondere esaurientemente alla domanda, mi sembra tuttavia opportuno accennare ad un dato, che si ritrova nel mondo reale ... Che I'uccidere stia cosi in primo piano in tale visione del mondo ii un fatto che ricondurrei senz'altro all'intcrcssc per il mondo vegetale ... La pianta veniva continuamente uccisn nclla raccolta dei frutti, ed in modo straordinariamente rapido la morte veniva superata dalla nuova vira. Qui poti. manifestarsi per l'uomo la conoscenza combinatoria (die kombinatorirche Erkenntnis) che collegava questo destino con l'animale, con la pianta, e anche con la luna.17 Senza dubbio P già una preziosa ammissione I'avcr inaicaro, sia pure in modo sommario e ipotetico, il collegamento fra il mito primordiale deii'uccisione del nume e «un dato del mondo reale», cioè fra raccolto della pianta e passione vegetale nel quadro di un'agricoltura alla zappa: ciò che però resta da determinare mediante l'analisi ierogenetica sono Ie chiare motivazioni rrmsne che nelle civilth p r ~ t o a ~ r i c oconciussero le dall'cpisodio del raccolto dla ideologia della passione vegetale nella forma che di tali civiltà fu propria. Il raccogliere come operazione agricola, la passione deva pianta e la violenza recata ad un nume, il mito del niime ucciso nella "cenda primordiale, I'uccisione del nume come origine deile piante i nessi che collegarono la passione vegetale con la generazione, con l'animale e con la luna costituiscono altrettanti momenti di un processo ierogenerico che occorre percorrete pazienli
h. E. Jensen, Die religiose WeliLiId einm frriben Kultur (Stoccards r 948) pp. I 69 sg.
MESSE DEL DO1 ORF
temente passo per passo: una risposta ipotetica e som 0 al rittura I'appello alla conoscenza combinatoria (cioi2 alla g~ r a t I immaginazione) avvolgono nelle tenebre proprio I7elernent è decisivo per la cotnprensione. Un'ultima osservazione. Nella presente ricerca I' analisi i< netica del nesso Tra raccolto - passioni vegetali e pi anto r.iti limitata - cotiie si è detto - ad alcune forme elementari d, sto nesso, cioè a quclle che stanno in immediato r apporto tic0 con l'operazione agricola del raccogliere e che inauguri-ino in tal modo un determinato importante filone di sviluppo dell':antica religiositi agraria. In particolare l'analisi risulta limitata, ncU a prcsente ricerca, all'orizzonte mitico d e l I ~pianta coltivata, "Crienza del raccogliere come colpevolc violenza recnta ad un nuI mc, al lamento funcbre dopo il raccolto, alla istituzione del cokrone rituale e degli operatori simbolici, al sacrifiicio di ve ndcrta. a ll'mticipazione mitico-rituale del nuovo raccol to, al criCicio di rinnovamento c cli rigenerazione. Il tentativo di rispondere in modo non superficitile al probl cma dei rapporti genetici clie nel mondo antico legano le passioni vq e tali e il pianto rituale all'episodio del raccolto deve innanzi tuttu fare i conti con la possibiliti di disporre di documenti sufficienti per la ricostruzione ierogenetica. Si tratterà quindi in primo luogo di allineare e ordinare i dati documentari superstiti, noil certo con la pretesa di completezza, ma almeno quanto basti per sa giare su cli essi il metoclo ricostriittivo annunziato. Ora 6 ci,? osscrvarc che proprio per ii suo carattere germinale il nesso ira passinnee riiccol~uappare nclla documentazione antica attestato in modo molto Iranimcntario, occasionale e indiretto. I n particolai re tale inince nesso spesso si presenta a noi quando gih il suo gerrne re1 n~eiiteproduttivo ha dato luogo a processi ierogenctici in fast zata di sviluppo, sia per il confluire e l'intrecciarsi di altr germinali estranei alla stessa religiosità agricola in senso s / ~ c r . - ' sia per l'eniiclearsi di complessi significati culturali. iCosì, pe1 eseniDiopio, la documentazione antica sul rapporto tra la p assionc: C{i-:,ne niso e l'operazione agricola della vendemmia e della prepara? del vino (spiccare i l grappolo dal tralcio, nel t-ino, cu( il vino per renderlo migliore e pii1 soave) ci è giunta solo per( I
..&C,.
229
lo reagonia, I'nntropologia e la soteriolugis drll'orfismo, e quindi $d un livello ieropenetico che sta molto pib in alto dell'csperienza JB rr&8q&v xapxGv rivissuta nel corso dei lavori agricoli. Ciò signi[ic, che, in generale, ai fini della nostra ricerca i grandi cornplcssi iniiico-ritrialidi Osiride. Adone, Attis, 'l'amùz, Dioniso, Demetra
S.rbnno un valore docurncntario relativamente secondario. poiché sono giunti a noi si livelli così avanzati di sviluppo, e in un inf,cccio di valenze religiose cosl ricco di motivi e di temi. da conseniolo con estrema difficoltà I'indi\idiiazionc dei loro necsi icroge:i con l'operazione agricola del raccol~o:Cigurc minori - come erses, Maneros, Born~os,Linos - acquistano invece iin valore imentario preniincntc, perché appaiono incluse in linee di svio più brevi c più semplici, chc si mantcngoiio pj ì ~pross ime occasione csis~cnziiilre che comiinqirc In lnsciano pii1 pronlamente traspa rirc. 11nc:IIC c~ui,:jcnz:i di1bbio, 1;i dociirncntazionc precenta il limit e tli forriirci solc) tarde C Inhorazioni lettcrnric di Icg. . r.,..."c;":. Fende e sparai I ,;;e;tt;igli iiiiti~c~,i~ il chc rtndc indisnens:il.>ilc il ricorso ai relit~ilolltlorici ei oclo chc, come & noto, scgiiì il F i cli Lityerses: e noi oril dobbii;irnci ripcrcorrert: qiirsco corso cspositivo del materiale, inteErnndolo C:on oltri dati, e inquadr: ,ella nostra propria t>ro\pet~i\?:id i ricerca n ,
*e,
t
#-n,,,...
Raccolto e passioile dei cereali
A"---
Il lamento funebre dilrante la mietiturn come documento della ideologia religiosa di una passione vegersle connessa con l'opera"ione agricola in cl~icscionet. largamente diffuso nel folkforeeuromediterraneo. I{ileriscc il D;ilman che quando in Palestina la mietitura volge al termine e si anliciria il momento in cui l'ultimo fascio 'i spighe cadrli suito I'iiltirno colpo di falce, cominciano a levarsi dalla squadra di rnic~itvribrevi frasi, foggiate secondo moduli tradizionali, che acceniirino alla morte del «vecchio del raccoltor>. Si dice: V- v u i i cr r i i c r u-.. w.. ;. c.-. l ~. i c > t licrhu1i;i a cd t a con t:riteri tr,adixiona lizzati irI ciriscun nmbicntc, C cio è si trnit e r i o deI contacl clla conicnclina) chc ha falciaio -. o legatiL) l'.-l*: 1 iiiiimo covone, o ci1 uno straniero che si trovs a p;\ssare vicino al campo, o dr1 p d r o n c , o del fattore. TI trdrtamento n ciii viene sottoposta 1s persona Irgatn nel covonc partccipa della g i i notat:i ..-l ' ~valenza:ora inflitti ecsa deve siibirc forme p i ì ~o meno ;ilree di violenza (n~innccccli morte, scherni, motteggi), ed ora :e sarà trattata con molti riguardi. Infine nell'ultimo covonc v p are l'animale dei raccolto (lupo, cane, gallo, capro, toro, vacca, bue, cavallo, p r c o , uccello ecc.), il quale per un verso sembra talora itlenitificarsi cc11 nume del grano, e per l'altro vcrso con chi è legato nei covone rituale. In rapporto con I'idcologia dell'animale del tacin dati casi all'immoliiiiune sul campo ~ ~ (che ~ si ~ accompagno ~ ~ d' reali vittime animali) la mietitura ssntime ralora l'andamento una ambigua battuta di caccia dell'onimaie stesso, clic i irnrnaginatonascosto nelle messi e come fuggente davanti ai mietitori che avanzano,finché ì. catturato, o ucciso e snidato nel suo estreino 1
h*rCln
L
257
1
~
d!
. A
4..
229
LA MESSE DEL DOLORE
rifugio dell'ultimo covone. Questi dati sono ben noti: I4 corivetta turtavia soffermarsi, ai fini dell'analisi ierogenetica che saria Con-..dotta piU innanzi, sulle espressioni impiegate dalla gente di cam. psigna per indicare il rapporto fra l'animale e il campo di rnessi. Ques.to rapporto si manifesta elettivamcna in deterrninati -momenti, e cioè quando il vento piega le messi e le fa ondeg giare, o quando clurante iI raccoIco i1 mietitore si mostra ammalato c) affaticato o neghittoso o si ferisce con la falce, ovvero quando i mietuto l'ultimo covone. Quando le messi ondeggiano sotto il soffio dcl vento «il lupo (o il cane o la volpe o il cavallo o il torc3) che attraversa il grano o che «corre nel campo »,oppure sono «i capri che si inscgiiono)r. Quando il mietitore si ammala, o ii affa o neghittoso, oppurc si ferisce con la falce, si dice che «il C: bianco gli passa vicino», «ha la caglia bianca», ala cagna I: lo ha rnors capro del raccolto lo ha urtato», «la va(:ca Io 12 a ferito»: in gcner :titori evitano di essere urt:iti, durante il r.:iccol to, dal dcm inimalc dei cereali, poichi. ciò avirebbc conscgiienzc nclastc. ytiancln si avvicina il momtrii I Inieticiira dcll'iilitimo covonc si nrnmoniscc .dati dal 01PPurc si dice: ((Siriarnci pc,r uccicle rc il can :liamo cr ilI lupo --- . . (Iiiori dcl cainpoi}); c ciuando in[ine C mictrito l'ultimo covorle chi lo mictc cricla a trito, toro! P, oppure si tlice chc i l rriictitore « h g » . «:ivere» si tram in un «olivcnI'snimale dci c e r ~ ì iQtiesto larea, poicIì& chi « h ~ I'wr~iinale » dei cereeili io arventa, e Ia imerarnorfoqi avviene a tal punto che l'ultimo rnietitore assiime il comportamento deii'anjrnale dei cereali: se l'animale è un luim, il n-;ctitorc rnorcIerb e ii2uIerà come un Irrpo, se è un gallo irr '&--i m t o del gallo, se 6 gallina far& il verso della chioccia e *igrano da beccare.'' Come si è detto, il Frazer mise in rapporto questi dati del Iorle euromediterraneo con un gruppo di leggende che, per li aff initi, formano un tipo omogeneo e ben caratterizzato, .1
I'
\
l 4 Data la loro nototieth non se ne citano qui partitamente i luoglii relativi ncllc del Frazer e del Liungman. Si veda, in generale, Frazer, Spiri& of the Com ond o/ thi vol. 5 del Golden Bougf~ai luoghi indicati neii'indice analitico sotto i vocabli «corri si uhanrests, a reaperso e asheaf (last sheaf)s, e Liungrnan, op. cit., vol. I , ai luoghi i nell'indice sotto i vocaboli aEinbinden », ~Erntetieres,aGarbe (riruellc Garbe) P, - 7 Iagen: in particolare per le -pressioni locali xGerbe de la passions, aStotkpnrbe», N ' garbes, «Cfucksgarhen, cfr. Mannhardt, Wald- snd Feìdtulte (1904)vol. I , pp. 21: Frazcs, OP. cit., I , pp. 2 7 0 sgg.
m .
p d e di tipo Lityerses. Secondo quanto si ricava dal dramma sarilesto di Sositeo di Milero A $ q v i ~3 hrni(?oq(,l1 Lityerses - figlio illegittimo di Mida, re di Celenc in Frigin, s a r e b b stato un valente detitore che soleva costringere a mietete s gara con lui gli stranieri che si trovavano occasionalmente a passare presso il campo. LO straniero, che risultava sempre soccombente, era legato in un covone e decapitato. Soprnwenne una volta Eracle, che vinse la gara, decapitò Lityerses, e ne gettò la testa recisa nel fiume Meandro. Dalla narrazione di Sositeo dipendono largamente ., ali accenni posteriori, che tuttrvia vi aggiungano qualclie dato in teressan'te: ms.1 apprendiamo che Lityerses infieriva a quel modo sugli st,CBDieri«per ottenere un ricco r:accolto »,l' e col notne di ktyevscs si indicava anclic un «canto di Imietitorii»,:h eseguito col flauto," o «un canto di contadini» simile al manoos degli egiziani e al bonmos dei rnaryandini."' Chc:questo canto E funebre C attestato da Polluce chic parla dli 11n d7rc aie al [cm. ... . :i consolszi,one di r ispondentc po delIa rnietriura, designazione difi~ulcrcclnnal si ritrovi1 i n Scrviu 11 q u d c pvrb attcggia la narrazione in modo abbastiinza diverso, ri,iolleRm"cvLit ycrscs - che non sarehbc figlio cli Micln, maI rc egli stesho - con la leggenda cli Ilaf ni c di P'imp1c;i: Dafni cerca Piniplca tnyira dili prcdoni, e la r i t r ovn alla iiortc di I,i~yerscs,dove peri, corre il rischia, come stranici.r n, r-.l i .SO-ttostsre alla dura legge clella gsrii Ictfilc; . iiia la l ailce con Eracle ha picth di Dafni, si reca sul posto e decapita i ltil.-'messoria il re assopito dal ferale camen della mietitr Infine secondo una tradizione accolta da PoUuce, tutt n la vicci da sembra ridursi a gare fra mietitori, nelle quali Lityerses riusciva sempre virrorioso, e flagellava i soccombenti: finché una volta fu sconfitto da un rnietitore più valoroso, che alcuni pelisano fosse Eracle, e a sua volta patl la morte. Nella redazione di Polluce si fa anche cerino a Lityerses come inventore dell'agricoltiira presso i Frigi, al pari di Manetos presso gli Egiziani: sembra invece pas1
n
.,
p
I'!
'q. G.F . ~ ,821 sgg. Cfr. Athen. " lR l'
2'
i o ,, 415b. Questo particolare si t i-va anche in schol. Thcocr. i o , 4 Athen. 14, 619a; cfr. Hesych., S. v. Xini@a t ~ ~ < Suida, l. C. Poll. 4, 54. Ibid. Serv., in V q . ~ u c n, .
- .
sare in secondo piano il tema delIa gara con uno straniero trovasse a passare presso il campo, e della identificazione di sto straniero con Eracle.23 I1 combinarsi di tali elementi nella tradizi()ne leggt I 11 .. rariamente elaborata non concerne soltanto TLirversc,, ..., al altre figure mitiche affini, di cui Lityerses può essere : )t tipo. Cosi si raccontava di un Bornios (Borimos) prer ar dini di Bitinia, figlio di re7' ovvero guardiano dei mietitori , -. n fece quale si recò a prender acqua per i mietitori assetai piìi ritorno, ctrapito dalle njnfe»,26onde poi fu cercat n1sianto dagli abitanti di quella regione, e bomros fu chiamaro 11 iamentn .funebre simile ul a t a ~ ~ e ~ilcgli ~ o s Egiziani" e al lityeuses dei Fr igi.l@ Gli elementi ctclla discendenza regia, della morte violenta, idella connessione con la mietitura e della identità fra nome dell' eroe e nome del lamento funebre si ritrovano nell'egiziano Mani che Eroclnto dice csscrc figlio clcl primo rc d'Egitto, C assii bile :\I Ieniciu Lino: in sua tnortc- immiiturn erfi lnmentzita co ~hnnoschiamato con lo stesso non11C , che s: tato il P rimo e unico canto dcgli Egizi;ini.'" Pliita rcu ci hi lato BrICI he la tradizione della idcniiIicnaionc di Mzinetos con c l u c i IJlI~t\rs,f'iglia nclottivo di Isidc, il ;tcondo iin;l trad s:irebbe peri10 allogaiido nel Nil 2 si itccingeva a sc dal suciIc cipolla:'* dunque ancora una volta una morte violenta in a -.v
I
" PoU., I. C. Per la f i ~ u r a probabilmente , annlogn, di Hylni rtschrner, I., und Hyius, Glottn, vol. 14, jj sgg. (1925) Arhcn. 14, 61gf.bzoa. >' Poll,, I. C. 2"ies).c!l., S. v. poppo9 Athcn., I. c.; Poll., I. 2%~sych., S. v. M a p i a v ò v v ~wq. fierod. 2 , 79. Cfr. PRUS.g, 29.7. Anche Suida considera Manems come il nomi canto, deUo stesso tipo di quelli indicati m i nomi drv.oxxd: e ?vttpq.miìe della punizic nnc: nies!ìc cli infiniti ~iianri»(U&L; yàrp lEad0uo1 .. kxapxwo~~ J X U Va ' i r j ~O, ì k v rrov L[xp Ora il t ema di u n S j C m &yx~zu~l , cinta di sst. del doIore e delle Iiictilist:t I n z I pre8ii:it foricn in v irtù dei lontani cc111ai icIi~iositiiagr:iri;I chc - csso risvcgl invsi nel CLlore dell'uomo gi.cco: i i i piiriicolarc il rif crimcnicJ cli Dari o :id una i;PPY che mette capo aci iina spiga dclla ccrlp;i e cleIla piiniz ionc, e qti indi al pianto senza li il^, rciggiu rige il suo pathos poctico iri virtù tlrlla reale cspei :ligiosa ncl corso dellti rtiirtitura dci ce:reali, quando vcr uta sul C:ampo di messi la Gppt5 del micterc , sino al momento culminante in cui cadeva sotto la falce messori: timo covone (ioBXoc), ed insorgevano dal campo e si diflundt nel1'ardore dclla Iuininosa estate mediterranes i pianti ccrirn~ a lungo protrnt ti (io6Xot). I1 primo covonc come covone rituale è esplicitamente atte per gli Egiziani da Diodom SicuIo: i mietitori deposte al s o spighe nper primc tagliate» si abbandonano al compianto press0 il covone, bsiriendosi il petto cd invocaiido IsicI~.~"n una raffigurazione sepolcrnlc dclla toinbsi tli Ti (quintii dinastia) i mie titori P,-
n
"
.
Scmos, ap. Athm. 14,618d (F.H.G.4 , 495) xpoqy6ptoov byaXa; o u v u 9 p o r & ~ fit mi Ix xoXX6 4 v A4pq~pa&.;L p h ~ X b r j v ,6rt bl. 'IouXQE..
Xi
oli;
Esch., Pm., 821.
'' Esch., A ~ a m e n . .1655 . Diod. Sic. 70Ùq
.
I , 14, 2 : u i r r yàp naì ànwdsrou( xdxszrnhr xi.quL0.
,.
; àPt9éo~ac lp= W, W: ~
7
1io:v~
a v ~ ~ x a X i & iD~ .
233
p f ~ ~ SDEL E DOLORE
dlinno inizio alla mietititra di un canilxi di messi. mentre un suonatore di flauto leva dal suo strumento il lamento rituale, e un accompagna la musica col canto:>' il che ricorda il tracio ,,Tk~xa( (da aliog = frumento e dal tracio Clxa: = flaiito),'Qhe do\lette essere appunto un canto dclla passione del grano durante la mietitura. D'altra parte numerose indicazioni parlano a favore della ritualith di un particolnrc covone nella slera della religiositi egiziana. Spmca ad Alessandro hlorrt il merito di aver ,ichiamato l'attenzione su titi episodio rustico della I e s ~ adella mietitura conservato in alcune mcistalic del Rcgno Antico, d o ~ cIra le offerte dei campi recate al defunto figurano alcuni particolari ulacri che, in dati casi, evocano 121 lormn dcl covone di lino. :sti simulacri, tr:iscinati isii appos iti tr:iiii i, portan io i l nont stat che Morct interprt:ta corne: «l'ama ta clic è trascina . J-l C.fl . . ... .il-. - . -:i . . .. . .. pon endo l'oggetto iii rupporco con 11 tipo curts-malut~cici [oiiilor~ I porrc in rnpport eurcJpeo. 11Moret nc dcUo suirito dcl i stione con la ~ersonil .. l la vanel primo o n e l l ' u l t i i r i u ~ o v u n edel campo m i c ~ u ~ uInoItre . -
L -
L
-
i. 2 1 C f i ~ 2. . Vi sono indici!. " Morci, l o misr d n~ortdrr Dieri ci: Efypic (Pn xinni a fnvorc di un lamtnto rininlc nnchc durniitc In n c i i i i i i i i iiu,~nnnlc ncll'nntico I < ~ i t i oLlnn . formula ritrovntn su una siclc di c p c n snitica, mn di mlaaionc iinticn. prcjin i passanti di non o loro In scn~ i n nritii:~!~: dinicniicnrc In rncmoriri di Osiridc morto, ricorcliind~ «Non :iverc visto il pastore del hcsiinrnc, cliianrlri cnmminn? Egli hri trovntn unn c;innii s i i l suo cammino: cgli bmrntii, nclla sua fioln, colui per il qunlc li uomini scnvano In tcrrn [klrrbesra). coliii ctie gli di.i darunno alla Iiicc qui~ndogli uomini lianno cessato ai iavornrc ( da R . Dessaiid. Lcs rrljgionx dm Hittifes e! des tIrini8 Pl~hiciensC! der Syricns (1949) p. 375; e cioh l'uccisioni dcl nume tlellu sicciti Miit di di 'Aner: torneremo pii1 oltre su questo punto (cfr. pp. 2-53sg.). Per iin altro probabile u n1 covone rituale nei testi cananei (Poema di Aqbat) vedi Gostcr, op. cit., pp. 297 '.' C . F r ~ n k Kultliedrr , artr dem I~chtar-Tunlrir-Rwis(1939)p. 67. dr A. Moret. Riiuelx ngrairer ric IIincien Dnmt d L Iirrni.?~des nouvearrx te'rtef Shamm, Ann. Inst. Philol. Hist., vol. 3, 328 (1935). '"' I-Iyppol., Rtlfut. omnirrm h a m . 5, 8. Sul rapporto uomo-grano cfr. R. R. Oninns, The Ori~inof European Thnir{.d1f pp. 113 sg. Cfr. Athen. 1 4 , 6igb. ."
di Ra'al a i
''
5 . Raccolto e passione del lino -1 -1- _ 11 canto Lino, secondo qliei cne ne- dice Erodoto, era un canto
di mietitori: si cantava, oltre che in Grecia, in Fenicia, a Cipro altrove, rice~~endo nome diverso presso altri popoli, e - in particolare - il nome di mdneros presso gli Egiziani." La connessione con Maneros - confermata da Pausania5*- accenna a quella sfera mitico-rituale che abbiamo indicata con la denominazione tipologica di .+Infine una terza tradizione considera I'aih s come canto di tessitori," e pone in rapporto il nome alinon non già la persona mitica di Lino, ma col lino come -;A-+- 56 I n Ptax., fr. 2 8 ; Tucid. 6, 30; Theocr., i&/. 15. Cfr. G. Glotz, Lesfgtes d'Adonis sorrr P~o~om~ie 11, Rev. Btudes grecques (192I ) pp 169 sg. 4.) Eus.. Prliep. Evang. 3 , i 1-12 (Mras, p. 137. 9-13) Cfr. 3, 17-18 (Mras .iql. m Amm. Marc., Hist., 22, 9.15.cfr. 19, I.
" Erod.
2 , 79. Paus. 9, 29.7.
Poli. 1, 38: UXLW mi X t n i t p q mxonrtov G h i xul yawpym*. li., 18, 5Eiq sa.Diod. Sic. 3, 67.4 ricorda un canto di Lino in cnscrittura pelasgicap conmrnent~10 passione di Dioniso, e d'altra parte Schol. Clem.Alex., Protwpt (p. 297 Stahlin), ad l'm, 2 , 34 (Syllburg, pp. io-25; I>oit, p. 3 0 ) parla di nun rustico canto relativo silo Smczbramcntodi Dioniso, cantato durante la vcndernrnjav. E~icharm.,np. A t l m . r q , io.618d: 8i TWV IoeoupyGv .firwb. Eusthat., nd 11. 2 , I 163: u$ p l ~ o r H;;r~&ppou x m m ~LHXouaa .t& a A r w L m o b ~ ~ILWL, o ~ O& w ~~ d~A v I w rb ILSPLOV [cioè come nome proprio] xttdui, &Il&rb )rivov». I'
Omero non vi k traccia di un mito di Lino, per quanto si 1 di un lamento per Ia passione della vite: per la prima volta i frammento di Esiodo Lino si configura come personaggio mi il cui nome è chiamato all'inizio e alla fine dei threnoi canta1 banchetti e nei cori.:' I1 duplice significato di semplice ritor emotivo e di eroe mitizzato si mantiene lungo tutto il corso ttadizione antica: così in Pindaro e nei tragici al' livov tornt quentemente come grido di lamento o come forma particola ~ k m o -s senza poter sempre decidere se si debba intendere: nel. l'uno o nell'nltro mentre un'altra serie di dati accerma a Lino come eroe mitico discendente da A p o l l ~ , ~o' 'da Ilern le^,'^ o da una delle muse,"' maestro di EraclejQ del quale si narra morte violenta, variamente avvenuta secondo lc diverse tradiz per opera di Eracle,": oppure colpito dalle frecce di Apc oppure sbranato dai cani da pastore, onde nella festa &?v{:"O ma sono del pari eloquenti gli occasionali rilerimenti a una passione della vite e a un cordoglio rituale durante la vendemmia indirettamente ricavabili dall'Antico Testamento. Al ritornello ~XEXEUdurante le Oscho~horiafa riscontro la costumanza degli abitanti di Sichern, Per i1 parallelo tra covone rituale e grappolo rituale cfr. ibid., p.
229.
" Diod. Sic. 3, 62.8 (Kern, Orph. h m . , 301); Kern, Oqb. Jtasm., 214; Corn., p. 185 p. 62, ,o). Cfr. Eisler, op. cir, pp. 2 3 I ig. Vedi p. 236, nota 47. H.Jcanmaire, Dionyros (Parigi 1951)pp. 377 $g. ibid. 89 . ApoUod., Bibl, 1, 6.3: Syleo faceva seppellire gli strnnieri che si awic 'm$ finché Eracle uccise Syleo e sradicò Ia vigna. Gnster, op. cit., p. 2 4 1 . 87
UUBS U A
LA NIESSE DEL DOLORE
dei quali è detto che all'arrivo di Gaal «uscirono verso la caw gna e vendemmiarono, calpestarono le uve e fecero hillulim». 'aie profeta Michea così fa conlessare ad Israele i suoi peccai:i: ' guai a me, come si canta nel raccolto estivo, come si canta n vendemmia siutunnale~.'~E il profeta Isaia: «O dcinne ricc levatevi in piedi ed ascoltate la mia voce; o liglie così conkide *.
porgete orecchio alle mie parole ...Voi sarete in cordoglio: te1 nata 6 la vendemmia e passato per sempre è il raccolto. Spog tevi, raccogliete ai fianchi le vesti, percuotetevi i seni a causa dlella beUa campagna e della vigna lertile),."' Nel salmo 80 si lamc:nta - col significato allegorico del popolo di Israclc come vigna dei Signore - il destino della vite danneggi:ita da ~ u t it 'i pas sa.mi, abbandonata allo scempio di cutti gli animali del cartipo, raSI iata e bruciala: ora i l salmo 80, come i salini 18e 84, por,ta la irid zione a l bagathotb (nella Settanta: Unbp T W V A E V ~ V ;in San G erolamo: in topc21hil?tls),il che li rende riconoscibili come antichi Canti di pigian~t-a(prohabilmeiiic paragonabili agli epilcni greci), trasr)osti nel signilicsito sinibolico della rcligiosità jahalis~icaic mcss'ia nica e t u t t ~ v i aancora così col1eg:lci a1 mondo religioso popdare-aiCr ario che il slilrno 8 0 , scrino nel piombo, vcniv:r inuinulcI nelle .. v igne per proteggcrlc. clai topi .O4 Come risconiro tolkloricci nella Pa lesrim rnoclcrna piiil valcre il ritornello emucivo ~tnldlu,che si leva a gara rlii tuiii gli orti al tcrnp, deila vendemmia, d i il nome ail'i ntero lamento della passione dcll:i viic."' Ma non soltanto la mietitura c IR trebbia,tiira dei cereali, raccolto e Za lavorazione dcl Jiriu, o la vendcrrnrnia e la pigia dell'uva appaiono nel mondo antico connessi con l'esperienza < piissione di uii numc: in realti tiitie le piante economicamente 1 nel momento in cui l'uomo sc ne appropriava e le sottoponevfl tr:rsformazioni necessarie per rendcrlc atte d consumo, entra1:ano nella sfera religiosa, dei x&rqrov xapxGv, o più esattamente si configiiravano come numi in passione, sollecitando un cornportam ento ie chc ha nel lamento funebre uin suo i m rituale di ri
' 9
Giudici 9 , ,,. Michea 7, 1. Isaia 32, 9-12. Eisler, op. ciS,, p. Ibid., pp. 2 7 3 SC.
tante momento espressivo. I n altre parole l'esperienza Eondamen[de della messe del dolore, connessa col raccolto dei cereali e del lino, investiva tutto il mondo vegetale in quanto mondo «coItivoto» dall'uomo, 4 economicamente utilizzato. Di ciò noi abbiamo indicazioni molto indirette, ciascuna delle quali isolatagente presa potrebbe apparire contestabile: per8 considerare insieme ed inserite nel quadro clie finora abbiamo tracciato, esse acquisrano u n loro valore dimostrativo. Così lo Eisler ravvisa nelEl~.XiiccatamI ente poli tiche iti E;cno al te,ma potettero svilupparsi v risorge, e come la passio ne vcge t.aie agrario del nume che :enda ini t ico-ritu:ale di riniriovarncnto del nume finì col dive - -del re divino e metastorico modello di una i-cgolata successionc afla sua morte. Questo processo è particolarmcntc evidente nella nella qiialc i tcini delln rcgaliti divina sono TOSI figura di Osiride, . . accentuati da iilcuni studiosi della rclig h a (Kccs, Vandier) a fc In cositldettn ki,r#skzp-tl oì. In 1ec)ria rr di Osiride coime iin che lu poi associiito col dclla vege. tazione, in I?olcrnic:icon li1 cosidc!cttn vc.l(clation-lheory tic1 rrazer clla vcgt:tai Osiiiclc:COITIC 5 e del M o r t ,~ sso con zione succcss la reg:ili I In questo lonciamcntaic cliiaciro
/
I
Per mio fratello Icvo il lamento, sempre di nuovo Levo il Inrncnto, un canto di dolore per LiIlu, Levo il lamento, una Inmentazione per Lill U. Ripeto asino s cliiiiiido?», «sino n quando?)),ripeto sempre «sino a qunnuo?b> O Lillu, tua iri:iclrc ripete «sino s quando? >> Tua madrc Gas:in-hiirsaga ripere «sino a q unndo? n ,-,.l""An: Egi-me, signora dell'E-mah" ripete asino ;, yciaiivv: Atu-tur, che sovraintende il culto, ripete «sino a quando?)) 0 fratello, tiln mnrirc ripete asino a quando?» grande tempio di Kes ripete asino a quando?* CE-mah di ~ d i i b 'ripete «sino a quando?n mura di hdab ripetono «sino a quando?,> Tua madre grida: o figlio mio, a chi ti posso affidai Essa grida: o mio caro, a chi ti posso affidare?
.
Sui dio LiUu è da veciere F. Thureeu-Dangin, h pgssion dir dim Lillu, Rev. Assyriol., 19, '75 sgg. (rgzz); e S. Lan~don,T / x Epic af Cwafjon ( ~ 9 2 3 pp. ) 215 SE. I1 dio Lillu 'Un trasparente nume della vqetazione, figlio di Gasan-hursaga ( = signora della montagna), IJnome del dio & stato messo dal Thwau-Dangin in relazione con Ldu, dea che significa dehle di mente e di mrp, «svigorirorr,aestenuatnw: sppellativi che ben si artsdiano a un nume della vegetazione che scompare. Nel mito di L i h unil parte iiotevole ha la SOreDaE@-me, md come Gestin-anna nel mito di Tamfiz. l'
CAPTTOLO SE?
272
La sorella parla al fratello così: O fratello mio, dal luogo dove riposi, alzati: riia madre si volge a ti . . di te Tua inadre Gasan-hursnga, tua rnadre si volge verso lab si v01ge versc3 Il signore, il principe, il sacerdlote supre Assurkic, il priiicipc di Kes, si t~olgevei Atu-tur, in lacrime, si volge \le rso di te
........................................
O Lillu tua madre nelle lacrime non la lasciare Tua madre Gasan-hursaga nei lamenti non la lasciare Egi-me in pena per te non la lasciare Non farla gridare, dal luogo dove riposi alzati! O Lillu, non farla gridare, dal luogo do7ve riposi Il fratello risponde alla sorella: Liberami, sorella mia, liberami O Egi-me, lilcrrimi, o sorella rnia, liberiami ..--O sorella non nii rimproverare: ..uii u"tiiu che abbia la vista io non son, un uomo che abli;I In vista iO non sc>n O Egi-me, non mi rimi m i riniprovcrare: un uonno che ib on O madre mia Gasan-l1 vista non so110 pii1 Il luogo dove riposo è lri polvere della terra; i i a cnLrivi iv iiiniar, 11 mio sonno è angoscia: ira nemici io s Sorella, non posso levarmi dal mio giaci (a) E-miih: Tempio in Krs, cittR dellri Rnbiloniii mcridionale. (I,) Adab. cittl della 150 rncridionale, oggi Uismnjii: sin H Kc4 che nd Acliib vi crano templi di Lillu. (C) Assiirki: t sirnifc n Tsmiiz.
Lo schema E chiaro: al12 domanda poclr in occosiorie ciclla morrc del figlio), sostiene in "
m n In àjrcikra dcgli stoici la yc~pcoxdilr~a come ~icisinrciizioiie nll'evento luttuoso (cfr. A r n h Paiily-WisrouvaRciilciic., vol. I I ( 1 9 2 2 ) cc. I 385 sgg.). Occorre comnnqiie ossewrire &e quem sti scritri ~onsolntoripagani ispirati r riflessioni lilosolictic siilla morte tsercitarono iina relativa efficacia ~ o l oper entro riiolio ristrette cercliic di intcfiettudi. c non mai operarono come vere e propri? forze plmmnirici del costume.
GiL'
efficacia radicale sul lamento funebre come rito e eb br e collettivi. Nel secondo secolo ci. C. Luciano piiò darci del SI, , ufl ritudefunerario un quadro nel qilak appaiono in pieno vigore il
deli'aih0iioiiiuciclia L v 7 7 c l a maho eseguita subito dopo i l bacio CI iie raccolzlieva l'iiltiino respiro del morentc,'j tld vero e proprio di,scorso i ridiviJiialc della nenin 1-11- ---l si staccò la krrdatio, sin quel1:i clctta crriiici iJic;ica prima della neni:i, sia la pubblica orazionc in prosa recitata dai parenti o da qii;rlclic amico nel foro, nlla lircscnxn dcl popolo e clelle inm,qittcsilcgli antcnati.'" qiicsta risoluzione clcll:~ncr~iancIln kruclotio (salvo, s'iniirnnic la coìir,cu/io C tende, il pe rsistcrc clcllc nenie clei 1: ii stato inrermcsso) si l'in terven l cI di pref iclic che non par -1 accompagna i111-pnirsc tlisprczzo nei ceLi culli. almcno da I'laiito .c inin poi, per lc ncnic c Ic 1:imcntiitrici in gcnt r che teresse prc~ciitiiI:] evoluzione semaniicii dc è stato impiegato nei seguenti diversi signific;i~i:a, iiinicrico hincbre; b) inc:inicsimo rnngico; C ) ninna-nnnn:~;'1) f rivolezz~,cosa vma; e) giuoco infz~n~ile. Talc vicenda scmantic~si spiega molto bene se si assume comc ~ i ~ n i l i c a foiidai.ncntale to della parolii clucllo di alamento luliebre>,: infatti il lamento l: effettivamente, sia per il
Reiner, op. ci(., p. 82. Su Simonide e su Pindeuu come crcatori del c hr7:or ~ indir dal rito si veda ibid., pp. 83 sg. I ' L. Wcixr, Solon und die Scbopfung deT attischen Gmbrede ( 1 ~ 3 5 1pass , im. LI We
W, Cfr. H. cle la Ville de Mirmont, Nenia, Revue Phil., vol. 2 6 , 263 sgg., 335 ~gg.( 1 9 0 2 ) ~ , mtampato in Etuder sur i'ancinrnepoésie latrne (Parigirc)o)) pp. 359 sgg.; Wcber. op. cit., p. 85. ' I Luoghi relativi in J J . IIcllcr, l'rans. amer. phdol. Ass., vol. 84. 215-18 (1945).
n n , . . . . + .
-Y
a-.
I-
*-in.
W".,.."
-
,
Rettura addiirtura che la ceii~ilagerminale dell'arvq sia da ricercami nel ~aTpc,cioè nell'estrerno saluto reso al sepolcro. Pcr la resi clie Solone, il riformatore del rituale funerario attico, fu anche il creatore clcll'orazione irinebre in prosa. cfr. Webcr, op. ci!., p. 67. Senza dubbio lo rtorzo di interiorizzazione e di approfondimentodel cul~ofuncrario che traspare dalla riforma di Solone ben si accorda con lo sviluppo dellzi orazione funcbre libern da vincoli strertnmente rimali cd ormal risolta in senso meriimente letterario r morale. '' Per la claizificazionc di Mcnsndro cfr. A.C. Rush, Deuh and Btirial in Christian An#;qui9 (lvashington 1941)pp. 258 sgg. I I B. Riposati, M. T m n i i Vawotiis de vi& populi mmnni (Milano i gjg) pp. 220 ~gg.
GplUVDEZZA E DECAD-
Tuttavia la disposizione moderatrice non si fonda, n cia o a Homa, su ragioni politiche o di costume, ma ra esp appeUo a ragioni religiose: [sraelc è popolo speciaie del Signore 2 nei corpi, e l'attentato al proprio corpo è manomissione alla prietà di Dio. Qui noi ci imbattiamo in un orientamento con1 mente n u o?o ~ che sairà cli gande momento sul destino della la tazione funeraria. L,'esperienza religiosa deiia morte che fu pr delle civiltà a pagane » del mondo antico fu riplasmata come abk visto, nella sfera delIle passictni vegetati, cioè nelia gra nde destorifi cazione dell'etcrno ritorno. Nella re1igionc o siriana q uesta destorj. ficazione comportaiJa un uinico trap:asso e url'unica r eintcgrazione nel u mito e indefjs e iterabili nel avvenute una volta ~ a r i ~rito: cornporta\7a altresì un unico pianto e u giubilo metastorici, mediante la cui iterazionc rituale vcx estorificate le tre fondamentali sfcIre in cui nel mondo antico sporgeva il m( cioC il viioto dcll'uc)mo mor to, il viioto dclla vegelazione, il 1 del trono. La rcligil.onti . di . . I.sracle rompe con questa tradizio virtii dclla h n t h , C io&dcl patto O a Ileanza 1 :o Iddio ed il ritorno viene suo popolo spcciale , I,a dcs corificai!ione del decisamente rcspint:n c per l a prima volta ne :nza culturtile dell'umanità vicnc gctrato quei gernic chc truttilicherà come ricuno-ìcimcnto dclln irreversibilith dclla storia: 1'alleanza con Abrama int roducc n e1 mondo un mutamento qualitat ivo che non potrà mai ' esscrc cancellato, e che e destinato a crescere e a dilatarsi secondo un piano divino inserito ncUa dimensione del tempo. La cicLiciti deII'essere è spezzata: Iia inizio invece la spirale di una storia SBCTB t ! che narra rnimbiliu &.Anchc se tdora il profctismo riprende i vccm schemi dei riti stagionali con Ic loro tremende descrizioni delle sciapirc clie si abbst~onosulla vita dei campi e con i loro lamenti, peni.!.tenze, agoni e giubili per il rifiorire detla vegetazione e della vnr, in realti non si tratta di unsi iterazione della esern~lar .e vicerida dei primordi, ma di una esplorazione di segni per contemlplare lzI trama della irripetibile scoria santa. Questo rapporro traspare per C--"pio neUa profezia di Giocle, che si apre con uno scensirio di dc zione vegetale per IYnvasione deiie cavallette: Ciò che la cnvdletca ha Issci L-*&-
m
.
q
4
-
la Iwiista Io ha divorato. Ciò che la locusta ha lasciatc il bruco l'ha divorato.
285
DEL PUNTO ANTICO
Ciò che il bruco ha lasciato il grillo lo hn divor:ato. Svegliatevi, o ubriacorii, e piUngete: voi tutti, bevitori di vino, la mentatev1, poiché il mosto vi è staco srirappato d i bocca! ChC. un popolo ha invaso il 1111" t J I C 3 L un popolo potente e innumerevole. I suoi denti sono denti di leone, e le sue mascelle sono di leonessa. Ha saccheggiato la mia vign; ha distrutta la mia ficliia... Alzn grida comc vergine cin' per lo sposo della tua cio\rinr6,.a ... ., . m
.
cerdoti Sono. nel. servitorr dell'altare 1 campi sono dcvar il suolo & in lutto. iato a male; Chi i1 gruno S Jist l'cilio, sciirpato. I conladi1li sono ct]n hisi; i v i ~ n n i u,lir alzano arid:~di Icordoglio l
ALl'appei~uni ucgiu~ivc ai vento del «giorno di nitiva rcinilegrazior 7 - ....l .. A l i yrmi &.,lui
iniiLiiiiciirv
~~rlu l'annunzio e dell'av-
le cii una
IJU,
le montngnt stillerntinn vtno nuov c le colline gronderanno latte. Tutti i ruscdi di Giuda avrnnrio acqua; Una fontana zamplillerh dal1a casa di Jahve e bagrieri li1 traIle di Chiittim ...
Ii testo nel suo complesso racchiude numerosi richiami agli schemi stagionali (seasonal pattem): la vergine che piange vestita di sacco per l'amante (Ba'al) della sua giovinezza rico.rda la vergine ' A n a t che lamenta ]a scomparsa di Ba'al o Isrhar che lamenta Tamuz, anch'esso «lYamantedella sua giovinezza»; lo scenario iniziale di desolazione e quello finale di ripresa lussureggiante della vita trova
' I
GRANDEZZA E DECADENZA DEL PIAKT'TO ANTICO
riscontri nei resti di Ras Shamra; e così pure le lamentazioni, ii di. giuni, le penitenze, il combattimento ecc. richiamano altrett anti momenti catatteristici dei rituali agrari collegati con la passione vege. tale di un nume:" rna quest e particolarità sono ora abbassate a segno e simbolo di ui1 corso Uinico della storia santa instaurato dal. l'evento della bm-th. Questo radicale miutament:o di pro spettiva spczzav:i però iar aveva legato in si quel rapporto che nel le civiltà. religiost:pagane l ., . il lamento funebre per persone storiche, 11 pianto rituale per passioni vegetali e il pianto mitico delle origini reso da n urne a n1urne nella esemplare vicenda di tra passo e dli reinteg razione.,-Con lo SIconvolgersi di cluersta tessitura ieronenetica il lamento nincbre desti., nato alle pcrsone storiche ve nne a PPi.rdere la molteplicità di odzzonti mitico-rituali in cui cr;a srato r icomprciso e riplusmato neUe civil,t&religic~ s pagane. c A1 geloso esciiisi\7ismo di Tahve era sostanzia11nente estranca iina rcligionc dei morti ccnme forise autonome da Fdacare e da propiziare, da allontariaie C al tempo secsso da interioriizzare: er.a qiiinrli cstranec) anche il lamento Luncbrc, chc si i.nseebre riv:~organic2imcntc i n talc di:ilcttica. Sc di fat to il lanircnto fun~ ngri ti1 t tc> il corso dclia sto1ria rcligic)sa di Isr aele, ritii:de si. mai iticne lui . comc fatto lolklorico, come sopravviciò Icomincia clla ciominnntc linea di viluppo del vcnnza tenac intrzirio appartiene in picno a questa morioteisrno linea la triisl ormazioi~cdclln 4fini hinebraria neIla cjfitu proleticn, la trasposizi one del lameilto , sia in forma individuaic. che CC ico-religiIOSO e morale-religioso. tiva, sul pia no polit . tradiixione dei LXX va sorw Cosl la raccolta di qihot C Ismen~icollettivi che hanno il nome di t11rc.noi contiene nme nel 586 e la conseguente per argomento 121 caduti rli C .. rovina della citti. In una sincor più inedrata riplasmazione ~ r o h . tica l'antica qilicl funcraria di\.entsi jl lamento funebre anticipato (mic/~tiL) rivolto per lo più a grandezze politiche"nemiche di..~ s ~ -e l e , .e,:' d l': I L l U , 74 C come il re di Babilonia,:' la città di I-:-1
n
m .
,
P
,
\
1
>
-
Op. cir., pp. " Per i seasonu~patknraffioranti ncll'Antim Test,amento, si P (profeiia di Gioele) e pp. 73 sm.(Snlmi alte Tesrnmc 3s 1939)PP. ; Cfr. A. Weiser, Ejnk 1s. 14, 4 sgg.
'> l'
7f
Ez. 27, 2 ss. Bz. 2 8 , I i sgg.
m).
287
ne,76i re di Giuda.;: I n generale la q i , i p-ofetica mantiene aIcuni caratteri della qinà funeraria tradizionale, in primo liiogo il metro. Inoltre al pari deila q ì n ~funeiaria la gin2 profetica non vale soltanto per la particolare circostanza storica a cui è legata, rna può essere periodicamente ripe~utain cerimonie commemorative: i thenoi che la traduzione dei LXX attribuisce 2 Geremia si rileriscono alla distrirxionc di Geriisaleirnme del 586, miI Iiirono con ogni probiibilith rinnovati ogni annc~ 1 7 e11 10 : del quinto rncse, almeno sino ai tempi del profeta Zaccar1a.1' n ' * J tparte ~ ie gin61 profetiche erano lavorate in modo da intr odurre uina certa indeterminatezza e genericiti intenzionali nell'occcasione concreta che ne costi.l la loro utilizzazione tuisce la data di nascita, e ciò rendeva possi~ile e il loro riadattamento a circostanze analoglie, proprio conie nel caso del lamcnto fuiiebre tradizionale. IJnn stessa qfni profeticn poteva valerc per ogni nuova invasione di cavi~lletie,per ogni niiova siccith o carestia, per ogni niio\?n cpidcmi:~,per ogri i nuovi1 scifip r a plitic;~:così :iiicora os!i il libm clcllc lamentazioili è letto ricllc -- cii 1 1 lutto cinagoghc ncl servizio scrnlc col qu:ilc 1i;i inizio la giorria~;~ del 9 del cluinto incse, datii con\rcnxionale dclln clistr(izionc sii1 del primo tempio (786 a,(:.) chc tlcl sc~cindc~ (70 ci. C:.). Ma ii piirie qiicsti rapporti, c gli altri cl-ic conccrnorio Ic :lffinith di stile C I'inipic~o di analoghe locii7inni, In qitls prrirecica si distingue neLi:imentc tlii quella fiincrari:~- come si C clttlto - proprio per 1;i sii^ ~irofontla integrazione ne1 drammri drl1;i storin sanrn cli Israele, e per il lx.ro, 13 poscro ncUa stni iorc dcllii casa. Etl I.yr\(la vicino a loppc, i cIisccslx~liavci o chc I1ic~.t.ovi si n i ~ n < i a r ~diic i~o uomini cl;i Iiii chc Ici prc. Non t i scinbri tropj. :nirc (13 noin. E I. Pictro si filz;) I' ;lncl(i c(in n ~ tjr~anilo i f i i giiintci in conciirssero 311.1 ctnn7a siiperiore. E lo circ-ciiirlnioiii~ tiittc 1c vcclo\~clic Irinicnt~vanoIn rnort.1. mosir;in. dogli le tunichc c Ic. vcsti clic iid c ~ Uorcas c Ijrc-llitr:ivu M:] l'ictro, cncciat i tuori tutti, picgntc Ic ginncchi:~pirgh e rivoltosi :il ~ ( Y I J O ,clisse: «Tahitha, alzati*. E Ici :i~".ì gli occlii c vccliiro cllc cljtc lliciro, si iiiisc :i scdere. E darcile la mano, 121 Iccc nliiirc. E c!ii:~iit:itii santi e Ic v e ~ l vc, o l:\ p r rseiith loro \ l i v : t . Si spnrse la fama cIcl (,[t to per tiittn Jappe: iiiolti crecicttcrt.) TICI S i F ; ~ i ~ r c . h '
All'episodio esemplare di G c s ì ~che vince la morte nella ligliil del capo della siringoga la riscontro L'trpisoclio csempl;ire di Pictro che vince la inorte di 'l'abitlia cristiana: t. in entrfimhi gli episodi il miracolo si compie dopo aver cacciato le latnentatrici, che non potevano trovar liiogo nella nuova epoca religiosa inaugurata dsi Gesù. Isaia aveva prolcrato il tempo in cui il Signore avrebbe creato nuovi cieli e una tiiiovsi terra, qu:indo non si sarebbe pii1 udito in Gerusdemrne voce di pianto né grida di dolore:" .'la trnclizione cristiana mantiene questa visione esca~ologicadi uri ternpo tertninalc in cui «Dio detergerà tutte le lacrime dei loro occhi, e morte più non sarà, né grida, né do1ore»,P3ma l'accento batte sull'attualità
= 90
am-0l.o se-
della redenzione, per cui già la morte non è piìi, è diventata qpparente, in virtù della passione e della risurrezione delllUomo-n;, Duran~eI'ascess al Calvario le donne intonanc3 i tradiz ar mn Cristo solcnnemcnte li respingc,. ., l Molta folla lo segiiivn, anclic di donne, ic quui1- SI perciiotevano il ( ~ ~ E C J V T O ) ed csc;>uivanolamrntnzioii per liii ($Opjvo.~vauibv). Ma C ri\lolre loro e clissc: Tiglie di Germalemme, non fate lsmcnri su di r XAzit~tizl +C), ma sii voi stcssc c sopra i vostri figli ...'4
Con qrimMi#eiu/ter. Denkschriften der kaiseriichcn Akadcmic der Wissenschnflen, W&, vol. 5 , 7 7 - 1 4 ( 1 8 ~ ~ Per ) . ' h formazione dcl ritiiale funcrario &stiano si veda, in Fnerale, L. Ruland, Die Gcschichc ~lerchri~ficLwn LeicI~enfeicr(Hiitisbona 1901)e per le soprav"V'nze pagane e i compromessi in questo settore cfr. J . I,ippert, Chrishhrm,Voliis~laubeund v o ~ ~ ~ (Berlino ~ ~ u Ic892) i ~pp. 383 sgg., 399 sgg. .jr; Per i luoghi reIstiri si veda Rush, op. cit., p. 178. 1.1
" 92
Cipr., De mori. 20. Cris., De com. ma&, ['G. 5 6 , 296.
'' Ibid.
A
CAPITOLO
sEThhl~ La stessa contrapposizione fra lamento pagano e misura di cesu al sepolcro di Lazzaro si può leggere in un'altra omelia dd eri. sos tomo: (Le donne) n d e lamientazioni e nei pianti si abbaridonano a,ci csibiziotli, denu. -1. dano le brriccia, si SI:rappano Ii capelli, si ,yraffiano le gore. aicune per dolore I
-. cosa fai. o donna? Ti dire per ostentazione. aitre per impudiciria ... Che drnudi turpemente, nel mezzo della piazza. tu che sei membro di Cristo, e questo in pubblico davatiti agli uomini? Strappi le chionie, stracci le ve-ti dai in ululari, vai hnllnndu a imitazione delle menadi e non ritieni di offesa a Dio?... «Mi3 come - dirai - daI uomo q1131 sono non mi è concesso piaiigere? D Non viet a questo, ma il per{:iiotersi, I a sregolatezza nel pianger,. l>or irc con cii> con riel l :ri vcri cr cJcnti li consolant coinporta altricui i saccrrlo~ lo scomuinica c gli inierdicc meriti l'intcra o in Chic' ~ 8 . ~ ' '
Per l1Occidentc è da ricc
canone
22.
dcl tcrzo siinodo
I'L accornpagnsire il defiinito al
di Toledo (>89),dove si prc
. Ill 1 « i l c n r m c lunesolo c;into dci salmi, e si proinisce rigorocamcn~c bre che il volgo suolcJ cantare ai delur~ tP>,i fimr I clic i vescovi debbono «per qiian to possil)iIr»ind u r r e i crc , D gli ~{alrncnc ._ 3 . _ .. . 1 ia pagana coscurnanza.'l' La lejgislaecclesiastici ad nbbanaonarc zione civile non mrderà 21~1 ispircirsi n quella ecclcsiasticsi, aggiunL-
t
-
- -
-
P
-
-
-
-
L
'l' W . Ricdel, Dit. Ki~chet~r~cbbqiielkn der Patriarchat~AlrxBndrim (Lipsi~1900) p. 19r . Circa I'abbnttimento di palme e di nltri vegetali cui In cenno il passo, è molto probabile che si tratri di dcnileclic tali ncssi storici concerncri t,i il pi ar melodia, che Gusinde e Koppers riuscirono ad ottenere in questa Qrcostanzsi, diamo il testo letterario del canto delle due donne, tuslc ncllc civilti di cacciatoti c di ciuelle di allcvatori e di a: gioca. cosl come i due etnografi Io hanno t r a ~ c r i t t o : ' ~ to :li 0, come siamo disgraziate, che questi due [Gusinde e Koppersl ci obbliRano a cantare il lamento funebre. Essi vengono da un popolo numeroso C noi siamo in pochi. I pochi che ci sono rimasti sono come degli uccellini sfuggiti per caso al cacciatore. E Watai~inéwa[l'essere supremo] ci portò I
7
1
.
1,
7
1
,..-.,.l
,l.,.nr6
i
I
--.-h
r i i l t t i I ~ l i
---ci..
t
L
.
i
r.
lamento funebre nelle cosiddette civiità primitive non rientri prospettiva del presente lavoro (cfr. pp. i I sg.); tuttavia i dati 1'
Per i dati ctnografici cfr. Frazer, Il ramo d'oro, trad. it. (T
..
,A-,) 1 '.q/''
90;) \q>. j! Ch;ii11)I~crsE. K ., I lir rUcrlim1d/.Ft~;,qr :ixrmlric po (:ict-nil O., 0 t,rifi),~ii~ww~~i, Prilozi pr, il. IL ncbrc presso sl:ivi 111ip~ltin nb frci~~ 111 Rirfi, l7iv. ;I~>~\YZLPSV, (:ire W A. M.. A vr>l. I;, n. 2 . 5 2 ) . 1 I.:IIII~I 'I. C~I - M',I~IZIJII;, 't-lii,~ lì; Ari, .t, n. 3 (195.1). t,.-.i; , , . , . c / ~):C/ ~ mt)rt,It~unti~x~, ~..nrrs,VOI. . -. .J (105 I ) . - l / pjo~rt,~ f i ~ n ~ . I/ JvC~~J I I I ~dir~ctw~t~~ J~!; (Iticti I 93 3 ) . Cnlli~ntmM., !)C /'r)rigint 1/14 t y p 1 1 ~ pl~~~~rci~svs s tln~is/'art p> w l . I O >>.r)o 37.7 [ ~ v o - j l . sclion1. (: Alrjmnt.osischenC/~rirons de fate (Berlino I 899). Zschicrzschann W., Die Darstellrrng derprolhesis itt dergtiechisch Kunsr, Atlwn. Mitt., vol. 53, 17-47 (1928).