MIGNON G. EBERHART LA CASA NELLA TEMPESTA (House Of Storm, 1949) 1 Di nuovo la casa sembrò restare in ascolto, circondar...
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MIGNON G. EBERHART LA CASA NELLA TEMPESTA (House Of Storm, 1949) 1 Di nuovo la casa sembrò restare in ascolto, circondarla e sommergerla con la sua forza passiva, tanto da frapporsi tra lei e la lettera che stava scrivendo. Nonie posò la penna e tese l'orecchio, certa di poter afferrare qualche rumore o qualche fruscio rivelatore, qualche prova evidente di una presenza umana. Erano le tre di un torrido pomeriggio tropicale, gli alisei soffiavano sull'isola scuotendo le palme e facendo stormire le foglie dei banani. Sotto il sole a picco le persiane erano tutte chiuse per proteggere l'interno dal calore, dalla luce; era l'ora della siesta, e tutti gli altri si erano ritirati per il rituale sonnellino pomeridiano. In quelle ore, quando l'attenzione e l'autorità degli uomini venivano meno, l'isola, i tropici, il sole, la vegetazione lussureggiante, il mormorio del mare, tutto insomma, secondo Nonie tornava a prendere il sopravvento come nei primordi dei tempi. La casa, però, sembrava essere sempre vigile, mai sottomessa alla gente che l'abitava o ai tropici in cui era stata costruita; era sempre all'erta, sempre in ascolto. Perlomeno così sembrava a Nonie, così le era sempre sembrato in quasi tre settimane di soggiorno. Anzi, a ben pensarci, le era sembrato così sin dal primo giorno in cui era arrivata in quella verdissima e splendida isola in mezzo all'azzurro e porpora del Mar dei Caraibi, l'isola di Beadon, che stava per diventare la sua nuova residenza. L'immaginarsi che la casa... sì, che la casa stesse ad ascoltare, era una pura fantasticheria, l'allucinazione di un bambino in un luogo sconosciuto. Comunque non era solo una cosa infantile, era addirittura assurda e persino sleale verso Roy e Aurelia, vale a dire Royal Beadon, che stava per diventare suo marito, e Aurelia Beadon, sua futura cognata, tutti e due prontamente accorsi in suo aiuto quando lei ne aveva avuto bisogno, e che l'avevano accolta con calore e con immenso affetto nella loro casa. Quella casa che, come aveva detto Roy, ora sarebbe stata anche la sua. Per questo doveva vincere quello sciocco turbamento. Non doveva più correre alla porta certa di trovarvi qualcuno o qualcosa, e non soltanto il
corridoio lungo e stretto sul quale si affacciavano tutte le porte delle camere da letto, camere per la maggior parte non usate ma tutte con le porte aperte per una maggior aerazione, e dalle quali, anche nella penombra creata dalle persiane chiuse, si potevano scorgere i copriletto chiari, le colonnine lucide dei baldacchini dei letti di mogano, le macchie di colore formate dai tappeti e dai cuscini. In realtà era una casa molto tranquilla. C'erano sì dei rumori, ma tutti perfettamente identificabili, e a essi Nonie si era ormai abituata. E sempre, incessante, c'era il rumoreggiare del mare, l'unico cui non si era ancora assuefatta del tutto. Nelle giornate serene il vento soffiava inclinando gli steli rigidi delle yucche, scuotendo le palme e i bambù, agitando le mangrovie, facendo ondeggiare le canne quasi fossero erba di prateria. Lo zuccherificio si trovava dall'altra parte dell'isola, oltre la piantagione di Middle Road, attigua a quella di Roy; nelle giornate più calme si sentiva addirittura il rumore dei macchinari. Proprio in quel momento un uccellino, ridestatosi dalla sonnolenza pomeridiana, cominciò a cinguettare in un punto imprecisato del giardino. Le imposte erano già state chiuse prima di mezzogiorno e la camera di Nonie era immersa nella penombra; la ragazza aveva dovuto accendere la lampada da tavolo dal paralume di vetro verde, che ora gettava un cerchio di luce attorno a lei e sulla carta da lettere bianca. La casa, la grande casa bianca segnata dalle intemperie, con tutte le sue stanze dai soffitti altissimi, le persiane colorate, le finestre che guardavano sul mare e sulle colline azzurrognole, con tutti quei tappeti francesi e i pavimenti di mogano o di piastrelle di tipo spagnolo, con tutti quei ritratti delle varie generazioni dei Beadon coi colletti duri e i pesanti abiti di lana nelle grandi cornici di velluto e oro, coi suoi odori di legno vecchio e di vecchia pietra, di aria di mare e di terra umida pronta a germogliare, d,i lavanda e di muffa e, in quella stagione, dello zucchero grezzo che bolliva... tutta la casa se ne stava immobile e tranquilla, immersa, all'interno, in una penombra verdastra e, all'esterno, nella luce viva e brillante del pomeriggio assolato. Perciò non c'era proprio nulla di cui stare in ascolto. E, di conseguenza, non c'era assolutamente nulla di cui aver paura. Nonie tornò alla lettera, ma l'ultima parola le restò in mente. Paura? Paura di che cosa? Paura di nulla, naturalmente. Era una parola assurda. Il fatto che la casa le apparisse ancora estranea era un conto, ma che le provocasse paura era tutt'altra cosa, perché paura significava angoscia, incubi... No, la paura non
si addiceva a quel mare azzurro e oro, a quella deliziosa isola verde, alla casa che l'accoglieva, alle attenzioni, la protezione, la pace, l'amore e l'affetto che la circondavano. In particolare, poi, non si addiceva alla nuova vita nella quale in un certo senso era già lanciata, come per un viaggio iniziato sotto i migliori auspici. Al di là delle imposte chiuse, al di là del balcone, le palme sbattevano l'una contro l'altra con fragore. Nel giardino, l'uccellino aveva ripreso il suo canto. Nonie tornò alla lettera. ... e, naturalmente, tutta l'isola si regge sulle piantagioni di zucchero. I proprietari di terreni sono pochi: i Beadon, gli Shaw, (che posseggono la vicina Middle Road) e due o tre altri. Sulla carta è un'isola molto piccola, ma quando ci vivi sembra molto più grande. C'è un minuscolo villaggio, Beadon Rock con, tutt'attorno, grappoli di casette dove abitano gli operai, i contadini e le loro famiglie, tutta gente di colore che vive nell'isola da generazioni. Le casette sono graziose, molto pulite, circondate da fiori e rampicanti. Com'è consuetudine del luogo, nessun servitore abita nella casa in cui lavora, ma in casette situate nelle vicinanze; qui a Beadon Gates si trovano al di là di un grosso appezzamento coltivato a canna, quello che chiamano "campo di zucchero" anche se Roy dice che è un termine antiquato. Come sai, la casa di Roy si chiama Beadon Gates, ed è molto bella. O meglio, deve essere stata molto bella. Durante la guerra la manutenzione non è stata fatta a dovere e inoltre sembra che ai tropici le case si deteriorino molto in fretta. Roy dice che anche il macchinario è ormai superato, proprio a causa della guerra e delle difficoltà per sostituirlo con mezzi più moderni. Ai tropici nulla dura molto; l'ho notato io stessa nel breve periodo della mia permanenza: il clima e l'aria di mare danneggiano e distruggono tutto molto in fretta. Nonie si interruppe. Come si poteva spiegare a qualcuno, in particolare a zia Annie, il cui mondo era circoscritto entro limiti ben definiti, la sfuggente particolarità della forza degli elementi propri dei tropici, il modo in cui tutto cresceva in fretta e avidamente, come se rampicanti, alberi e rovi fossero legati da un patto segreto per sopraffare gli ostacoli posti dall'uo-
mo? La vegetazione, l'erba dei prati, l'aria umida e calda, la salsedine, sembravano congiurare tutte contro tutto, ma in modo speciale contro case e muri. I cardini delle porte si arrugginivano e non si riusciva più ad aprirle o chiuderle agevolmente; l'ottone si corrodeva immediatamente e non c'era più verso di farlo tornare lucido; gli specchi mostravano macchie di umidità che, per quanto si sfregasse, restavano ostinatamente indelebili; il legno imputridiva impercettibilmente giorno per giorno: le persiane cominciavano a imbarcarsi, le porte a deformarsi, i cassetti a non aprirsi più. E leggere macchie di umido scrostavano l'intonaco. Nonie era stata colpita da quel senso di forza silente e furtiva il giorno stesso in cui era arrivata, quando per la prima volta aveva visto Beadon Gates, la grande e imponente, anche se un po' fatiscente, casa dei Beadon. L'aveva già vista nelle fotografie che le aveva mostrato Roy. Suo padre, che era stato a Beadon Island molti anni prima, aveva preso le foto con mani tremanti e le aveva guardate facendo con la testa un gesto affermativo. Che avesse già previsto, con la consapevolezza della fine imminente, che quello era il porto sicuro e felice per sua figlia il giorno in cui lui se ne fosse andato per sempre? Era una casa bella e di giuste proporzioni, circondata di giardini e ricoperta di rampicanti, con grandi finestre dalle persiane colorate e un'ampia terrazza; nelle foto non si scorgeva la patina che l'avvolgeva tutta, una patina non dovuta agli anni, ma piuttosto a una specie di abbandono. Cosa che, naturalmente, era impossibile, perché, a parte qualche occasionale viaggio di Roy, Beadon Gates era sempre stata abitata. A essere sinceri, era solo quando si viveva lì per un po' che si cominciavano a notare quei piccoli segni ostinati che non erano dovuti a negligenza... nessuno era più orgoglioso della propria casa di quanto lo fossero Roy e Aurelia... ma esclusivamente al calore, al vento, alla pioggia, all'inerzia... sì, insomma, al clima particolare dei tropici. Nonie doveva continuare la lettera. Doveva, era assolutamente necessario spiegare la vera ragione del suo scritto, che non era rivolto a illustrare Beadon Island, ma intendeva chiarire che lei, Nonie, sarebbe vissuta su quell'isola per il resto della sua vita e che quando zia Annie, in California, avesse ricevuto quella lettera, lei, molto probabilmente, era già diventata la signora Beadon. Riprese la penna e continuò. E ora, zia carissima, ho una sorpresa per te: Roy e io stiamo per
sposarci. Si interruppe di nuovo. Forse non era poi una vera sorpresa. Ricordò il telegramma: URGE ACCETTARE INVITO A BEADON ISLAND. UNA LUNGA VISITA AI CARAIBI TI FARÀ BENE. RINGRAZIA ROY PER LA SUA GENTILEZZA ED ESPRIMIGLI TUTTA LA MIA GRATITUDINE PER QUANTO HA FATTO PER NOI IN QUESTO PERIODO COSt TRISTE. TI ABBRACCIO. ZIA ANNIE. A ben pensarci zia Annie apparteneva a quella generazione che cerca sempre di combinare i matrimoni per i giovani della propria famiglia. Forse, essendo lei stessa malata e perciò impossibilitata a fare il lungo viaggio per stare vicina al cognato durante la malattia e accanto a Nonie per confortarla dopo la morte del padre, si era già data da fare per arrivare a quella soluzione, cioè a quel matrimonio. "Urge accettare invito a Beadon Island..." Nonie sorrise al pensiero della mite, gentile e terribilmente tradizionalista zia che aveva visto raramente, ma alla quale era veramente molto affezionata. No, sicuramente non sarebbe stata una sorpresa per sua zia: chissà da quanto tempo, e con quali e quante parole, aveva già dato la sua benedizione a quelle nozze! Quelle nozze... Ma quali? Le sue, caspita! Il prossimo mercoledì. Di colpo la camera le sembrò troppo buia, troppo chiusa, come se non circolasse abbastanza aria. Nonie si alzò e andò alla portafinestra. Aprì le pesanti persiane spingendo all'infuori e poi agganciando al muro prima un battente e poi l'altro. Come la casa, anche le persiane erano state fatte per resistere ai venti e alla sabbia, agli uragani e al sole; ma la vernice verde, ormai scolorita, si staccava a lamelle sbriciolandosi fra le mani. Dalla finestra spalancata entrarono aria e luce. Fuori c'era un bel balconcino dove una buganvillea rosso porpora si arrampicava attorno alle colonnine di roccia corallina della balaustrata. Il mare si stendeva davanti alla facciata posteriore della casa, dov'era situata la camera di Roy con le ampie finestre che si aprivano su una specie di "ponte sole" costituito dal tetto della veranda sottostante. Anche la camera di Aurelia dava sul mare, ma era proprio in fondo al corridoio. Quella di
Nonie, invece, spaziosissima, anzi, la più grande delle stanze per gli ospiti, dava su una distesa di prati verdi, di ibischi scarlatti e di canne gialle. Dal balcone si vedeva la strada che si snodava tutta bianca per finire col nascondersi dietro le fitte siepi verdi che portavano ai cancelli di ingresso. Al di la dei prati verdi c'era l'incerta linea azzurra di una collina e, oltre quella, sulla linea dell'orizzonte, una linea ancora più sfumata che segnava il confine tra mare e cielo. La luce e l'aria dissiparono quel senso di chiuso che Nonie aveva avvertito prima. La ragazza rimase un istante a fissare le colline azzurre e le vallate verdi, continuando a pensare alla lettera non ancora finita, a quello che avrebbe potuto scrivere. Per esempio: "Forse non sarà una sorpresa per te, zia carissima; forse tu lo speravi e lo prevedevi da chissà quanto. Forse avevi già questo progetto in quella tua bella testolina ostinata quando mi hai suggerito il viaggio nei Caraibi. Un suggerimento che sottintendeva una lunga visita ai Beadon, abbastanza lunga da concludersi con un matrimonio. Ma non c'era bisogno di nessuna lunga visita per questo, cara zietta! "È successo tutto sulla nave che mi portava qui da New York. Roy mi ha chiesto di sposarlo e io gli ho risposto di sì. Ho detto di sì e sono veramente una ragazza fortunata. Roy è tutto quello che una donna può sognare per marito: è bello, galante, è un uomo dì mondo, è intelligente, dall'aspetto dignitoso e allo stesso tempo sofisticato. Inoltre è pieno di soldi, cosicché i miei non gli fanno né caldo né freddo. Il fatto che fosse amico di mio padre significa solo che lo conosco bene, che ho molta fiducia in lui, che lo stimo molto, e che papà sarebbe stato felice di questo matrimonio. "L'isola è molto bella, e anche la casa. Aurelia è la gentilezza in persona; ha sempre diretto la casa per suo fratello e continuerà a farlo, ma solo se sarò io a volerlo. Mi hanno accolta con la più grande cordialità, mi hanno offerto il rifugio più confortante e più pieno di affetto che una ragazza sola e addolorata potesse mai sperare. Perciò questa sarà la mia casa, carissima, e tu non dovrai mai più preoccuparti per questa orfanella, perché Roy e Aurelia sono due angeli con me. Roy e io ci sposeremo mercoledì prossimo..." Be', no, non poteva scrivere tutto quello. Avrebbe soltanto scritto che sarebbe stato un matrimonio molto tranquillo, a causa del suo lutto recente; che Roy riteneva che non ci fosse alcun motivo di aspettare e, in fondo, aveva ragione. Che si trattava di un matrimonio sensato e ragionato: loro due erano intimi amici, Roy adorava Beadon Gates e Beadon Island, e presto li avrebbe amati anche lei. Come si
poteva non amare un posto come quello? Si avvicinò alla balaustrata e vi si appoggiò, posando le mani sulla roccia corallina e facendo scorrere lo sguardo sull'isola. Lo zuccherificio centrale era in funzione. Un filo di fumo usciva da una ciminiera e aleggiava al di sopra di Middle Road, la piantagione degli Shaw, lontana più di tre chilometri se si percorreva la strada serpeggiante, ma meno di uno in linea d'aria. Così vicino che si poteva quasi avvertire l'odore dello zucchero liquido che gorgogliava nelle grandi vasche, mescolato a quello semidolce e semiacido della melassa, del rum e degli altri residui della polpa della canna. Nonie aveva sentito dire che per tre mesi l'anno quell'odore dolciastro permaneva sull'isola come una nuvola, ricordando lo zucchero caramellato e sostanze in fermentazione, vale a dire esattamente quello che era. Non era una cosa sgradevole: stava a significare che lo zuccherificio, l'unica industria dell'isola, era in funzione. Beadon Island era piccola e, a parte le banane, dipendeva completamente dallo zucchero. Nonie doveva tornare in camera a finire la lettera. Era una camera molto grande col pavimento in piastrelle verdi, un soffitto altissimo e un enorme armadio in legno di pero; il letto aveva un grande baldacchino dal quale ricadeva un'ampia zanzariera floscia, che dava l'impressione di un lenzuolo da fantasma. Ma le poltrone, i tavolini e persino lo scrittoio erano in vimini, e alleggerivano l'atmosfera della stanza, altrimenti piuttosto pesante. Nonie tornò a sedersi al tavolo, ma come si rimise a scrivere le si affollarono nella mente mille pensieri. "Aurelia ha mandato a prendere il mio corredo; l'abito da sposa è già arrivato e l'ho già provato: è bianco con del pizzo, ed è completato da un grande cappello rosa. Presto andrò dal mio avvocato per sistemare tutto, fare testamento e cose del genere; dire che ho un grande cappello rosa e un abito bianco, non lascia capire quanto siano belli ed eleganti. L'abito ha una gonna lunga con un bustino a vita molto attillata, il cappello è fatto a grandi petali di seta e tulle, ed è veramente delizioso. Metterò le perle della mamma, e ho già mandato a dire all'avvocato di mandarmele. Avrebbero già dovuto essere arrivate: spero non siano andate perse. Non ti ho scritto prima perché ho avuto delle giornate molto piene e, inoltre, sapevo che avresti approvato. Ma vorrei che tu fossi qui..." Si chinò sul tavolo e riprese a scrivere: O forse non è poi una vera sorpresa; forse sapevi già che prima
o poi sarebbe accaduto. E poiché tu non puoi partecipare e non c'era motivo di aspettare, abbiamo deciso di sposarci presto. E infatti ci sposeremo mercoledì prossimo. Mercoledì prossimo, ed era già sabato... Nonie fu di nuovo sommersa da un'ondata di incredulità. Si chinò sul foglio e continuò: Sarà una cerimonia molto intima, naturalmente; come ti ho detto non ci sono molte persone nell'isola: il vicario e sua moglie, il dottor Riordan, che cura tutti, Lydia Bassett... Si interruppe restando a fissare il foglio bianco con negli occhi l'immagine di Lydia, cioè la signora Bassett, vedova, vecchia amica di Roy e Aurelia, che veniva spesso da loro. Molto bella, con un viso regolarissimo, i capelli color rame, un corpo ben fatto e vigoroso, che all'inizio aveva mostrato di non gradire troppo la sua presenza. Ma molto educata, persino troppo... Riprese a scrivere: Ci saranno anche gli Shaw, cioè Hermione Shaw, che possiede Middle Road, la piantagione attigua a quella di Roy, e suo nipote Jim. Esitò una frazione di secondo, poi aggiunse: Si tratta di un piccolo gruppo di amici e vicini che cenano spesso insieme e giocano a bridge. Nell'isola ci sono altre due piantagioni ma il proprietario di una è in Inghilterra, e l'altra appartiene a una società ed è diretta da un amministratore. Ci sarà anche il maggiore Fenby, un ufficiale dell'esercito in pensione, una persona molto cara, che è il sovrintendente di Hermione, e con lui anche il giudice Jenkins, che abita nel villaggio. E, naturalmente, il personale della casa, che sembra tutto felicissimo, e Smithson, il sovrintendente di Roy. E, forse, il direttore della banca e sua moglie, che non conosco ancora. Insomma tutto il bel mondo dell'isola! Ma mi piace e sono sicura che piacerebbe anche a te; è un matrimonio sensato...
Le erano venute in mente altre parole per descrivere quel matrimonio, ma quali? Oh, sì, ora ricordava: "Un matrimonio ragionato; io e Roy siamo talmente amici! Saremo sicuramente molto felici". Si soffermò a rileggere quanto aveva scritto. Saremo sicuramente molto felici. Su quella piccola isola col suo gruppetto di amici e vicini di casa, Lydia, il medico e gli Shaw, Hermione con quel visino pallido, e Jim. Nonie si alzò con un movimento brusco spingendo la sedia lontano dal tavolo, allontanandosi dalla lettera scritta con quella sua grafia decisa che dava l'impressione di qualcosa di definitivo, come se il dado fosse già stato tratto, come se le nozze fossero già in corso... e infatti era quasi così, pensò. Mercoledì prossimo... Riattraversò la stanza, andò a prendersi una sigaretta, l'accese e tornò sul balcone. Un matrimonio ragionato, sensato... Amici intimi... Be', era pur sempre un matrimonio, no? Non era forse stata felice, fino ad allora, con Aurelia e con Roy, lì a Beadon Gates? E non poteva continuare a essere felice e soddisfatta per il resto della sua vita? Solo che... Fu sfiorata da un pensiero leggero e veloce come l'ala di un uccellino; fu come se fosse passato un colibrì, minuscolo eppure visibilissimo. Voleva realmente essere felice a quel modo? Be', anche quello era un controsenso, una vera sciocchezza, un volo della fantasia, senza scopo e ostinato, esattamente come il volo di un uccellino. Non doveva più pensarci. Sentì avvicinarsi qualcuno. Dal balcone poteva vedere una parte del viale di ingresso che, snodandosi tra le alte siepi, portava ai grandi cancelli quadrati dai quali Beadon Gates prendeva il nome. Nello spazio fra una siepe e l'altra intravide un uomo che avanzava spedito a passo sostenuto e deciso; aveva il viso schietto e abbronzato, i capelli bruni che come al solito erano stati spazzolati bagnati per essere mantenuti lisci, ma, come sempre, tendevano ad arricciarsi. Jim Shaw portava una borsa da viaggio e l'impermeabile e, invece dei soliti pantaloni corti e il camiciotto sportivo, indossava un abito grigio molto cittadino. Lui non la vide e sparì subito dietro una folta macchia di bambù, ma Nonie continuò a sentire il rumore dei suoi passi sulla miriade di conchiglie bianche che costituivano il manto stradale del viale d'accesso. Jim! Chissà dove stava andando!
Ovunque avesse intenzione di andare, una cosa era certa: che prima intendeva passare da loro. E Roy era fuori nella piantagione, e Aurelia era andata a schiacciare un pisolino. Nonie rientrò in fretta in camera sua, spense la sigaretta, si guardò nello specchio sopra il tavolino da toeletta e, quasi meccanicamente, afferrò la spazzola per capelli, la spazzola dal dorso in oro col minuscolo monogramma in brillantini che suo padre le aveva regalato parecchio tempo prima. I capelli castano scuro erano corti e ondulati, pettinati all'indietro; l'aria di mare e l'umidità dei tropici li facevano sembrare più soffici e addirittura più scuri. La ragazza si guardò nel riflesso dello specchio, analizzandosi il viso... Era un viso come tanti altri, quello di sempre. Occhi azzurri piuttosto belli, di un azzurro carico con lunghe ciglia nere; lineamenti regolari... Nulla di brutto, ma anche nulla di particolarmente bello. Posò la spazzola, cercò il rossetto e si avvicinò un po' di più allo specchio. Sì, una faccia normale. D'improvviso scoprì che era cambiata. Si fermò, colpita da quel fatto singolare. Cosa c'era esattamente di diverso? Era la stessa faccia che si era sempre vista allo specchio; lo stesso naso, la stessa fronte, lo stesso mento. Ecco; forse c'era qualcosa di diverso negli occhi... E anche nella bocca. Qualcosa di stranamente diverso. Dopo un momento, Nonie finì di passare il rossetto su quella bocca singolarmente diversa e lentamente, quasi con gravità, posò il piccolo astuccio d'argento. Non sapeva, non voleva analizzare la diversità che aveva riscontrato sul suo volto, ma sapeva perfettamente che la sposa di Roy Beadon non sarebbe dovuta apparire così in quel momento, solo perché 'era arrivato Jim Shaw, perché lo aveva visto entrare, perché ora gli sarebbe andata incontro. Un matrimonio felice, ecco come doveva essere il suo con Roy. Di nuovo venne sfiorata da un pensiero, un pensiero leggero come l'ala di un uccellino che le avesse rasentato la guancia. Qual era il genere di felicità che voleva? Attese un secondo e si girò. La figura sottile coi pantaloni bianchi, la camicetta bianca e i mocassini rossi, dello stesso rosso delle labbra corse giù. Sulla terrazza, Jim Shaw stava aspettando. 2
La terrazza era molto ampia e correva lungo quasi tutta la casa, graziosa e accogliente con le comode poltrone di vimini, i molti tavolini, i cuscini vivaci, il bordo di loglietto, le grandi giare piene di croton dalle foglie verdi e gialle e, al di là della ringhiera, il mare azzurro. In realtà davanti alla casa si stendeva un declivio erboso, una striscia di roccia corallina e sabbia, una macchia di mangrovie, e persino una rimessa per barche e un piccolo pontile, ma ogniqualvolta Nonie spalancava la porta e usciva sulla terrazza aveva l'impressione che il mare le arrivasse proprio davanti. Era così immenso, così azzurro, così luccicante, che sembrava circondare non solo l'isola, ma l'intero creato. Jim aveva posato la borsa su una poltrona e vi aveva appoggiato sopra l'impermeabile; in quel momento stava passandosi il fazzoletto sul viso. Sentì la ragazza aprire la porta e si girò di scatto. — Nonie! Visto dalla stessa altezza, o meglio, guardandolo da vicino ma dal basso in alto data la notevole altezza, il viso di Jim appariva angoloso e risoluto, addirittura pallido sotto l'abbronzatura. Gli occhi grigi sembravano chiari come agate e non avevano il solito sguardo. Nonie gli si avvicinò rapidamente. — Che cosa c'è che non va, Jim? Lo sguardo, cosa insolita, era pieno di collera. — Me ne vado, Nonie. — Te ne vai? — Ho avuto una discussione con Hermione. Voglio andare a Cienfuegos e prendere l'ultimo aereo per Miami e New York. — Quando torni? — Non torno più. — La bocca assunse una piega dura. Neanche quello era da lui. Cosa poteva avergli fatto Hermione? — Accomodati, Jim. Vuoi bere qualcosa? — No, grazie. Volevo soltanto vedere Roy prima di partire. E te, naturalmente. — Allora siedi. Mando a chiamare Roy. — Ti ringrazio. — Jim si lasciò cadere su una poltrona e stese le lunghe gambe. Gli occhi gli erano diventati grigi e scuri come il mare in tempesta. — Sei venuto a piedi da Middle Road? Jim annuì e si alzò per offrire una sigaretta a Nonie. — Vado a dire a Jebe di rintracciarti Roy.
— Ti ringrazio — ripeté Jim, mentre Nonie riapriva la porta e suonava il campanello. Ma Roy era andato al villaggio, annunciò Jebe ciabattando dalla stanza da pranzo. — Sai quando tornerà? Il signor Shaw vuole parlargli. Ma Jebe non lo sapeva. — Pazienza, lo aspetto. Voglio parlarne con lui — disse Jim. La sigaretta sembrava avergli ridato un po' di calma, ma gli occhi erano ancora duri e freddi. Nonie andò a sedersi sull'enorme sgabello di canne accanto alla poltrona di Jim. — Non puoi parlarne con me? Cos'è successo, Jim? — Hermione è mia zia, e se non me ne vado immediatamente, finisce che l'ammazzo. — Jim! Gli occhi dell'uomo si addolcirono, ma le mascelle rimasero dure e tese. Jim si chinò verso Nonie e le posò una mano sul braccio. — Non preoccuparti così, Nonie. Era previsto. Me ne vado da qui e dimentico tutto. Per un istante la ragazza non riuscì a parlare, e solo per una ragione veramente assurda: perché sentiva la mano di Jim sul braccio. Ma lui la staccò di colpo, quasi trasalendo e, misteriosamente, lei capì che la rapida mossa verso il posacenere, per spostarlo più vicino, non era stata che la reazione alla sensazione provocata da quel contatto. Confusa, pensò che lei non avrebbe dovuto avere delle sensazioni del genere. Un'ondata di imbarazzo le accelerò i battiti del cuore e la fece arrossire. Si sentiva come una scolaretta, lei, Nonie Hovenden, che stava per diventare la signora Beadon, una signora dignitosa e posata, il prossimo mercoledì. Allacciò le mani su un ginocchio, ancora con la sensazione di quella mano abbronzata. — Ho parecchie cose da dimenticare — disse Jim all'improvviso. — Meno male che parto! Non stava guardando lei, ma il posacenere. Un'onda lunga andò a infrangersi contro gli scogli in basso e lentamente, con un sospiro, sparì. Nonie aprì le labbra per dire qualcosa, una cosa qualunque, cordiale ma impersonale. Invece non riuscì a trattenersi e disse, sospirando come aveva fatto l'onda: — Che cosa? Cos'è che devi dimenticare, Jim? Lui le diede una rapida occhiata. — Meglio che tu non chieda. Potrei anche risponderti.
No, non doveva chiederglielo. Si stava comportando come una bambina, una bambina sciocca, irragionevole e indelicata. Si guardò le mani cercando di dire qualcosa, ma non trovò nulla. — Il matrimonio avverrà mercoledì, vero? Roy è un uomo fortunato. Un'altra onda lunga andò a infrangersi contro gli scogli, e anche se Nonie fosse riuscita a parlare, molto probabilmente Jim non l'avrebbe sentita. Jim aggiunse in fretta: — Anche tu sei fortunata. Roy è una gran brava persona. È sempre stato un vero amico per me. Come saprai, sono stato qui quasi un anno in attesa che Hermione prendesse una decisione definitiva per quanto riguardava me e la piantagione. Nonie lo osservò, e accorgendosi che non guardava lei ma fissava invece il mare, si sentì più a suo agio e ritrovò la forza di parlare. — Una decisione definitiva? Credevo che stesse per passare a te la direzione della piantagione. — È quel che pensavo anch'io. Questo posto mi è sempre piaciuto, e lei lo sa benissimo. Mi sento a casa mia, mi sento portato a fare il piantatore: è una cosa che ho sempre sognato di fare! — Ma allora... allora perché...? — È così che mi ha incastrato. È cosi che mi ha preso al laccio! — Ti ha preso al laccio? Jim distolse lo sguardo dal mare. — Tu non conosci Hermione, ma io sì. Perciò non mi aspettavo che agisse diversamente. Sapevo il rischio che correvo quando sono venuto a Middle Road. — Io ho sempre creduto che volesse abbandonare la direzione attiva dell'azienda; pensavo che proprio per questo avesse voluto averti qui. Roy ha sempre detto che l'ha fatto perché aveva bisogno di te. Dice che non sa sfruttare bene la piantagione. — Ha ragione. O, almeno, così credo. Io non pretendo di essere un esperto di affari, ma non posso continuare ad andare avanti senza far niente, senza imparare niente. Il fatto è che Hermione non fa altro che legarmi le mani. Ormai è un anno che sono qui, e anche se restassi un altro anno ancora, sono certo che ne saprei meno di adesso. Mi soggiogherebbe a tal punto che non riuscirei più ad andarmene. Sarei una specie di galoppino, dipenderei completamente da lei, non sarei altro che il nipote che aspetta che la zia muoia. Non potrei neanche più dire che la mia anima mi appartiene! E me lo meriterei. No, me ne vado adesso, finché riesco a farlo. — Ma tu non vuoi andartene, Jim. Questa è casa tua: un giorno apparterrà a te.
Per un momento Jim riprese a fumare socchiudendo gli occhi; poi, con maggior calma e senza più il tono glaciale della collera, rispose: — Certo, non ho nessuna voglia di andarmene. Non ho molta esperienza, ma capisco cosa si potrebbe fare di Middle Road. Roy mi aiuterebbe: pensavamo di unire le forze, di metterci in società, di usare le stesse attrezzature con l'ausilio di metodi più moderni, aumentando le piantagioni di canna. Le cose sono cambiate da quando mio padre acquistò Middle Road: non si vive più alla giornata, non si può più pensare che possano bastare tre ragazzi, un mulo e un carretto! Naturalmente sono ancora inesperto, ma imparerei. Roy sa come far andare avanti un'azienda di questo tipo, e io ho sempre sognato di farlo. Io voglio fare il piantatore! Per me è una soddisfazione immensa far fruttare il terreno; è un qualcosa di misterioso e insieme di molto reale... una cosa che non so spiegare, ma è quello che ho sempre desiderato fare. Inoltre amo Middle Road, ma devo pur salvare la mia anima... Perciò non posso tornare fintanto che resta Hermione; ma quando la proprietà passerà a me, sarà troppo tardi. Per questo devo andarmene. Lanciò un'occhiata a Non'ie e aggiunse: — Adesso mi sono sfogato, e non ne parlerò più... Mi dispiace non essere presente alle nozze, mercoledì. Nonie si chiese perché avesse sempre pensato che lo sguardo di Jim fosse dritto e sincero. Era invece distante e cauto, come se avesse fatto passare un velo tra loro due. D'improvviso l'atmosfera si fece formale e tesa. — Dispiace anche a me — disse la ragazza, con voce stranamente dura, forzata e fredda. Invece non le dispiaceva affatto. Anzi, ne era felice: era felice che non fosse seduto là a guardarla, nel bel vestito bianco, con il cappello rosa e le perle al collo, mentre diventava la moglie di Roy Beadon. Per sempre. "Se qualcuno è a conoscenza di qualche impedimento a questo matrimonio, parli adesso o taccia per sempre..." Non era la cerimonia in sé che poteva darle fastidio, ma quel che essa significava, perché, nel caso che Jim fosse rimasto, l'impedimento sarebbe stato proprio là, seduto in un banco della chiesa, col viso angoloso senza espressione, le braccia conserte, gli occhi esattamente com'erano in quel momento... Tutto d'un tratto capì la verità con estrema chiarezza. E fu contenta e grata che Jim non potesse essere presente. La forza di quella gratitudine fu talmente inaspettata e forte da sembrare una delle ondate che si infrangevano poco lontano e, esattamente come un'ondata, la fece balzare dalla sedia, voltarsi verso il tavolo e girare la schiena a Jim.
Ma cosa diavolo le veniva in mente? Com'era potuto succedere? Posò le mani sul bordo del tavolo, le guardò e, costernata, si accorse che tremavano. Jim stava per andare via; Jim lasciava l'isola, e non sarebbe mai ritornato finché Hermione era viva e dirigeva Middle Road! E lei, Nonie Hovenden, quasi Nonie Beadon, ringraziava il cielo che lui se ne andasse! Perché si sentiva il cuore in gola? Jim si mosse. Nonie se ne accorse dallo scricchiolio della poltrona di vimini. Stava avvicinandosi, lo sentiva dal rumore dei passi lenti e indecisi; avvertiva la sua presenza quasi alle sue spalle... Un'auto arrivò veloce sul viale di ingresso e andò a fermarsi al di là della terrazza. — Dev'essere Roy — disse Jim. Non era quello che stava per dire quando si era avvicinato a lei, pensò Nonie; non si era certamente mosso solo per spostarsi su un'altra poltrona... — Sì, dev'essere lui — disse Nonie. La voce, incolore e tesa come la corda di un violino, non era la sua; sembrava stonata, e infatti lo era, e Jim doveva essersene accorto. Sentì lo sguardo dell'uomo su di sé, ma non volle ricambiarlo. Eppure riusciva a vedere chiaramente le sue fattezze, ogni linea, ogni incavo del suo viso. No, non voleva guardarlo, e si costrinse persino a trattenere il fiato, come se questo potesse aiutarla nel suo intento. Sentì Roy salire di corsa le scale che portavano alla terrazza direttamente dal punto riparato in cui aveva lasciato l'auto, e d'improvviso, come se volesse sfuggire a un pericolo, Nonie si mosse per andargli incontro. Per andare incontro a Roy, che stava per diventare suo marito. Royal Beadon, di Beadon Island, sembrava essere nato per essere esattamente quello che era: ed era proprio così, infatti. Suo padre aveva passato tutta la vita su quell'isola che aveva preso il nome da suo nonno, il primo Royal Beadon venuto dall'Inghilterra, che aveva deciso di stabilirsi davanti a quel Mar dei Caraibi, tutto azzurro e oro. Roy era alto, piuttosto in carne, con un'ossatura robusta; un fisico imponente ed estremamente pieno di dignità. A cinquantacinque anni, aveva i capelli grigio ferro e portava occhiali cerchiati d'oro, ma aveva ancora l'aria di mordere il freno, come se fosse ancora in grado di partecipare a una battaglia, e vincerla, governare una vela, andare a caccia di leoni. E la maggior parte della vita l'aveva passata su quell'isola adorata, a dirigere la piantagione. Il padre di Nonie era stato uno dei più intimi amici di Roy; aveva qualche anno in più, ma non molti; i due uomini si erano conosciuti quando
Nonie era bambina, una volta che, ancoratosi al largo di Beadon Island con un lussuoso yacht per ripararsi durante una tempesta, il padre della ragazza si era poi fermato da Roy diventando suo ospite e suo amico. Ora era lei, Nonie, che era venuta a rifugiarsi lì durante una tempesta, solo che la sua era provocata dal dolore e dalla solitudine, e che la casa di Roy sarebbe stata il suo rifugio per il resto della vita. Si sentì sfiorata da qualcosa che assomigliava molto a un senso di colpa, a un rimorso, un rammarico, e corse da Roy infilando un braccio sotto al suo, come per rassicurarsi con quel gesto di affettuosa intimità. Mercoledì sarebbe diventata la moglie di Roy... Nell'isola le notizie si spargevano con la velocità del vento, e Roy doveva già aver saputo della lite fra Jim e Hermione, perché guardò Nonie senza quasi vederla, con un'aria corrucciata e preoccupata. Era andato al villaggio a ritirare la posta, perché posò su un tavolino un fascio di giornali e di lettere, dicendo a Jim: — Speravo proprio di trovarti qui. — Allora hai già saputo tutto! — Ho incontrato Dick Fenby. A lui l'ha detto la stessa Hermione. — Prima o poi doveva accadere. Roy posò su una poltrona il panama che portava sempre per difendersi dal sole e guardò fisso Jim, aggrottando le sopracciglia, irritato e perplesso. Nonie invece decise di non guardare Jim, che si stagliava in piedi contro il mare, con quell'aria così giovane (come sempre, quando era vicino a Roy), così alto e abbronzato, la testa eretta e gli occhi grigi e risoluti. No, lei non lo avrebbe guardato. Sedette vicino a Roy congiungendo nuovamente le mani su un ginocchio. Mercoledì, a una di quelle mani ci sarebbe stato un anello... In realtà un anello c'era già, uno zaffiro montato con dei brillanti, che prima era appartenuto alla madre di Roy e poi ad Aurelia, un anello troppo grande per lei, che il peso della pietra, di un azzurro profondo uguale a quello del mare che le stava di fronte, faceva girare e incastrare fra due dita. Nonie lo rigirò mentre Roy diceva: — Così, te ne vai. — Devo farlo, Roy. Speravo che tu potessi condurmi a Elbow col tuo motoscafo, in modo da poter prendere il postale e poi l'ultimo aereo della sera per Cienfuegos. Roy rifletté un istante. — Forse fai bene ad andartene. Hermy non ti ha trattato come avrebbe dovuto, come ha sempre promesso di fare. — Questo ormai appartiene al passato. L'unica cosa che posso fare, è metterci una pietra sopra.
— Perché vuoi partire proprio stasera? — È proprio questa la ragione che ha fatto precipitare tutto: un lavoro. — Un lavoro? E dove? — Il mio vecchio posto a New York. Se arrivo in tempo, molto probabilmente riesco a riaverlo. Il tizio che mi ha sostituito se n'è andato, e la società mi ha telegrafato subito. Da tempo, specialmente ultimamente, sapevo di dover cercare di arrivare a una decisione con Hermione, e questo me ne ha dato l'occasione. Roy annuì. — Sentivo che doveva accadere. Cosa ti ha detto lei? La bocca di Jim tornò dura: — Roy, io non posso più stare a Middle Road! Roy fissò il mare, tamburellando con le dita sul bracciolo della poltrona. — Ma tu vuoi davvero andartene da Beadon Island? Ci fu un attimo di silenzio. Nonie non osò sollevare lo sguardo; continuò a rigirare lo zaffiro sul dito. — Sì, credo che sia meglio. — La voce di Jim era tornata distante, guardinga, così diversa dal solito. Seguì una pausa più lunga; il lento infrangersi delle onde con quel ritmo così monotono e regolare sembrava avere un che di fatidico. Jim se ne andava, e molto probabilmente non sarebbe mai più tornato a Beadon Island... Cioè, forse sarebbe tornato, ma così lontano nel tempo che si poteva interpretare come mai più. E lei sarebbe stata la signora Beadon già da anni e anni, prima che lui tornasse, prima che potesse rivederlo... Nonie doveva dimenticare la momentanea, strana fantasticheria che era sembrata librarsi nell'aria tra di loro in quel caldo pomeriggio tropicale, col mare lucente che andava e veniva, e l'uccellino che cinguettava in giardino. Sentì la voce di Roy dire: — Forse hai ragione. E quella di Jim che rispondeva: — Io devo avere un lavoro, Roy! Non posso starmene lì a rigirarmi i pollici e a farmi mantenere da una donna! Disse quelle parole come se stesse citando qualcuno. — È stata Hermione a dirti questo? — domandò Roy. — Aveva promesso di darti un posto, quando ti aveva chiesto di venire. Sembrò che Jim non riuscisse più a contenersi. — Io non voglio il posto di Dick! Dick è un ottimo sovrintendente, quando lei lo lascia fare. O almeno lo era, e potrebbe ancora esserlo. E io non voglio e non chiedo un posto di responsabilità finché non conosco bene il lavoro di una piantagione. Mi rendo conto di non avere esperienza, ma devo avere un lavoro.
Qualcosa di chiaro e di definito. — Lo so. Hermione... sì, Hermione vuol fare di te un altro Dick Fenby. Hai ragione tu: meglio che te ne vada finché sei in tempo. Come stai a soldi? So che non ti ha mai passato un vero stipendio. Hai qualcosa o niente del tutto? No, non hai niente... Ecco... — Grazie. Volevo proprio chiederti un prestito. Roy rise; Nonie continuò a rigirare l'anello, sempre senza sollevare lo sguardo, ma capì che Roy stava tirando fuori il portafoglio ed estraendo delle banconote: — Questo dovrebbe bastarti. — Quattrocento dollari sono più che sufficienti. Molte grazie, Roy. — Hermione ti ha sempre tenuto a stecchetto in fatto di soldi, eh? — Appena arrivo a New York, sono a posto. — È una fortuna per te che non possa toccare i fondi della società! Bene, allora dobbiamo trovare il modo di farti arrivare a Elbow. — Roy girò il polso abbronzato, e guardò l'ora. Vedendola, trasalì. — Devi fare in fretta, Jim. Il postale parte alle quattro: bisogna che tu te ne vada subito, se vuoi raggiungerlo. Vediamo come possiamo fare. — So che hai da fare, Roy. Non c'è bisogno che mi accompagni tu. Dammi solo qualcuno che possa riportarti indietro la barca. Non voglio che... — Non preoccuparti. Devo solo fare qualche telefonata a proposito di una spedizione di zucchero, ma potrò farlo domattina... Nonie continuò a far rigirare l'anello: — Accompagnerò io Jim a Elbow. 3 Ormai l'aveva detto e non poteva più tornare indietro; inoltre Roy aveva acconsentito immediatamente. Lei conosceva quel motoscafo perché lo aveva guidato molto spesso; il percorso per Elbow Beach era breve e senza difficoltà, senza scogli, secche o altre insidie che avrebbero potuto ingannare una novellina, cosa che lei non era. Ma perché si era offerta spontaneamente? Perché non se n'era stata zitta? Perché la voce, la sua voce, aveva parlato senza intenzione di parlare, senza quasi accorgersi di farlo? — Bene. Posso darti Jebe, se vuoi, ma non è necessario. Conosci benissimo la barca, e altrettanto bene la rotta. Che ne dici, Jim? Ma prima che Jim potesse rispondere, quasi prima ancora che Roy finisse di parlare, si sentì un'auto sfrecciare lungo il viale d'accesso e fermarsi
con un acuto stridio di freni. Si sentì sbattere una portiera. Jim esclamò: — Ma questa è Hermy! Finalmente Nonie lo guardò: aveva gli occhi di ghiaccio. — Hai ragione — convenne Roy. — Sembra proprio lei! Ehi! Che non ti venga in mente di dirle che i soldi per l'aereo te li ho dati io! — Ma verrà a saperlo che li ho avuti da qualcuno! — Non deve sapere che sono stato io. Ricordati che io continuo a vivere su quest'isola! Jim sbottò in una breve risata amara. — D'accordo! Roy si alzò per andare a guardare oltre la terrazza. — Hermy! L'avevamo immaginato che eri tu. Hermione Shaw stava salendo le scale. Malgrado l'arrivo piuttosto rumoroso, con tutto quello schizzare di conchiglie e quella brusca frenata, il suo aspetto era sorprendentemente composto e tranquillo. Per la verità, Hermione era sempre composta, tranquilla e molto sicura di sé. La sua sicurezza e la sua compostezza, insieme a quanto restava di una passata bellezza, erano le caratteristiche che avevano maggiormente impressionato Nonie quando l'aveva conosciuta. La guardò con maggior attenzione e, alla luce di quanto avevano detto i due uomini, scoprì le rughe sottili nella sua pelle di camelia, la linea crudele del naso aquilino, le labbra sottili e tirate anche nel sorridere. I capelli scuri, divisi al centro, erano raccolti in un basso chignon che le ricadeva sulla nuca, ordinalissimo. Gli occhi erano molto chiari, di un grigio freddo, ma così vivi e così acuti che sembravano poter vedere tutto. Le labbra erano dipinte con un rossetto rosso scuro, uguale alla lacca delle unghie squadrate e stranamente brutte. Per quanto vivesse in quella terra assolata, la donna aveva il viso e le mani bianchissimi; la figura era quella di una ragazzina, ed era veramente difficile capire perché non la si potesse più considerare bella. Ma il suo viso aveva un'espressione distrutta, come se un fuoco interno la consumasse devastandone la bellezza e lasciando solo l'involucro esterno. Forse quel fuoco spiegava anche l'aria avida e dura della bocca e degli occhi. Comunque, sfoderando un sorriso, la donna disse: — Ciao Roy! Ciao Nonie! Lo sapevo che ti avrei trovato qui, Jim. Portava un abito di lino grigio miracolosamente ben stirato malgrado il calore, e scarpe di lucertola dai tacchi alti. Era così magra che, quando si avvicinò, le si notarono le vene sulle mani e il pulsare del sangue sotto la pelle alabastrina delle tempie.
Roy disse qualcosa a proposito di una poltrona, di qualcosa da bere, del caldo afoso; lei lo interruppe sorridendo. — Grazie Roy, ma immagino che tu sappia perché sono qui. Spero che tu sia riuscito a persuadere Jim a non fare nulla di avventato. Fu Jim a rispondere, prima che Roy trovasse qualcosa da dire. — Devo tornare a New York, se è a questo che ti riferisci. Il viso bianco e sottile di Hermione rimase immobile; soltanto il battito della vena sembrò essersi accentuato. — La gioventù è così impaziente! Ti prego, ripensaci, Jim. Che farai se il posto non te lo danno? — Me lo daranno. Le sopracciglia, lucide e curate come i capelli, si sollevarono un tantino. — Prima che tu venissi a Middle Road, non ti piaceva. È per questo che sei venuto qui. — Sono venuto a Middle Road perché... — Jim si controllò. — Lo sai perché sono venuto qui! Gli occhi di Hermione sembravano pietre dure. — Vuoi dire che sei venuto perché te lo avevo chiesto io? Infatti è così. Pensavo che qui ti saresti trovato bene. Mi dispiace, mi dispiace più di quanto sappia dire l'avere scoperto che sei stufo e scontento. Mi rendo conto che la vita qui deve sembrarti molto monotona. In fondo una piantagione di zucchero è soltanto una piantagione di zucchero, e Middle Road è come tutte le altre. Mi dispiace che tu te ne sia stancato, ma... Pallidissimo, Jim non si contenne più. — Non sono stanco di Middle Road. Middle Road io l'adoro! Ma... — Di nuovo si interruppe come se non avesse il coraggio di dire altro, o come se non volesse dare a Hermione la soddisfazione di capire quanto potessero bruciare certe parole. Lei però se ne accorse. Il sorriso fisso non mutò, ma gli occhi sembrarono d'un tratto più lucenti e addirittura soddisfatti. — Allora perché parti? Qui non hai preoccupazioni. Io non ti lesino i soldi. Sei mio nipote e io sono felice di darti tutto quello che posso. C'è la piantagione, e tu potresti essermi di aiuto. Sono sicura che potresti aiutarmi. — Hermione parlava col tono calmo e indulgente che si usa per blandire un bambino. — Appena ti sarai familiarizzato con la piantagione, ci saranno decine di cose che potrai fare. Jim afferrò la borsa da viaggio e guardò Roy. — È meglio che vada, ora. Il sorriso di Hermione non cambiò e non tremò; eppure, di colpo, non sembrò più un sorriso ma una rossa linea dura e crudele. — E come fai per i soldi? Oh, capisco, te ne ha dati Roy!
Non degnò Roy di uno sguardo, ma questi tirò fuori il fazzoletto e si asciugò la fronte. Con voce improvvisamente blanda, Hermione aggiunse: — Andiamo, Jim! Io non mi lamento, non mi importa nulla di mantenerti. Tu puoi sempre aiutarmi... facendo delle commissioni per me, facendomi... che so, un sacco di cose. Nelle partite di bridge, per esempio, sei un compagno meraviglioso. Via, non fare il bambino capriccioso: cosa possono pensare di te Roy e Nonie? — Lascia perdere, Hermione — la interruppe Roy. E Jim, guardando la zia con occhi gelidi, disse in tono forte e deciso: — Hermione, se non me ne vado, io ti ammazzo. Hermione scoppiò in una risata. Roy guardò l'ora e disse: — È meglio che tu vada, Jim. Nonie, tesoro, sei sicura di farcela? Posso vedere di farlo io, se... — Sta' tranquillo. Quella barca ormai la conosco benissimo. La ragazza si meravigliò di avere parlato così in fretta, quasi avesse già preordinato tutto. Comunque, ora non poteva più tirarsi indietro. Con Jim e Roy si affrettò ad attraversare la terrazza e a scendere le scale. Jim non si voltò a guardare indietro, e Hermione rimase calma e immobile, col suo bel sorriso stampato in volto. Roy posò una mano sul braccio dell'amico. — Dobbiamo sbrigarci. Scesero in fretta lungo il sentiero senza parlare, seguiti dallo sguardo della donna ferma sulla terrazza in alto, dall'espressione delusa che si celava dietro al sorriso di quel viso che una volta era stato bellissimo. Guidati da Roy, passarono su un sentiero inghiaiato, bordato da croton gialli e verdi; in fondo, una stretta rampa di scale portava al pontile, dove il motoscafo, un piccolo cabinato, si lasciava cullare dalle onde. — C'è il pieno di carburante — fece Roy. — Salite. Le cime le mollo io. Jim lasciò cadere all'interno la borsa da viaggio e l'impermeabile; poi si voltò verso Roy tendendogli la mano: — Ti sono molto grato, Roy, e ti ringrazio per tutto quel che hai fatto per me. Mi spiace che le cose siano andate così. — Hermy è fatta così, e non si può cambiarla. Devi sbrigarti se vuoi prendere il postale. Buona fortuna... I due si strinsero la mano; poi Jim saltò nella barca voltandosi per aiutare Nonie, che però stava già salendo aiutata da Roy, che, dopo un rapido sguardo esperto al cielo e alle acque calme, fece un cenno rassicurante e sorrise. — Tutto OK? — domandò, mentre Nonie si sistemava.
— Tutto OK — rispose la ragazza. Il motore si avviò, con un rumore assordante del tubo di scarico; Hermione si affacciò alla terrazza e rimase a guardare. Roy mollò le cime e le gettò all'interno del motoscafo, poi salutò agitando le braccia. Il ritmo del motore si fece più regolare, Jim girò lentamente il volante e la barca si allontanò da Beadon Island. Il mare era tutto azzurro e oro, splendente di luce; il cielo era di un azzurro pallidissimo, che a ovest scolorava in rosa. Nonie si voltò a guardare indietro. L'isola era già diventata più piccola: l'insenatura sotto la casa pareva una tazza piena di colore blu, Beadon Gates sembrava più alta di quanto effettivamente fosse; i muri rosati di pietra corallina e i frangiflutti, la distesa di erba verde apparivano tutti straordinariamente chiari e distinti, come oggetti di un quadro. Roy stava rientrando verso casa e Hermione stava andandogli incontro sulla terrazza. Una delle finestre della casa era aperta, quella in fondo, molto probabilmente quella della camera di Aurelia, con i grandi cassettoni vittoriani e i tavolini dal piano di marmo. E con il grande, enorme armadio guardaroba, dove ora stava appeso, in attesa, un lungo abito bianco, un abito da sposa. In attesa del mercoledì... Nonie si chiese quante ore la separavano dal mercoledì. Jim non ci sarebbe stato, e lei ringraziava il cielo per questo. Perché si era volontariamente offerta di andare con lui a Elbow Beach? Perché non era invece restata con Roy a Beadon Gates, in quella che presto, troppo presto, sarebbe diventata la sua casa? Tornò a guardarla e si domandò se Aurelia non se ne stesse seduta nell'oscurità dietro quella finestra, a osservarli, poi spostò lo sguardo verso occidente, al di là del fumo che stagnava sopra lo zuccherificio, al di là delle rocce verdastre e della sabbia, fino al punto in cui il minuscolo villaggio di Beadon Rock, una manciata di tetti bianchi e di alberi, sovrastati da un paio di campanili, pareva nascere dalla roccia corallina e dalle palme squassate dal vento. Uno dei campanili indicava la chiesa, piccola e bianca, col suo bell'altare dalla balaustrata di quercia satinata dal tempo. La barca fece un'ampia curva sollevando alti ventagli di spruzzi luccicanti; Nonie si asciugò il velo d'acqua che le si era posato sul viso e si legò meglio i capelli. Il motoscafo filava parallelo al villaggio e alla banchina, e all'unica strada che correva lungo la costa al di là di una lunga fila di magazzini. — È il mio addio a Beadon Island — comunicò Jim.
Nonie lo guardò. Non aveva più lo sguardo irato, ma si vedeva che era ancora scosso; la voce sembrava stanca e roca, la bocca era serrata. — Un giorno tornerai. Jim scosse la testa. — Chissà quando! Forse mai. — Ma Hermione non ha altri parenti. Se dovesse capitarle qualcosa... In quel caso Jim sarebbe dovuto ritornare per dirigere Middle Road, avrebbe vissuto sull'isola e sarebbe stato un vicino e un amico dei Beadon. Ma il giovane scosse la testa. — No. Allora sarebbe troppo tardi, la piantagione non potrebbe più essere il mio lavoro, la mia vita. È adesso che potrei diventare un piantatore, non quando sarò avanti negli anni. No, questa è la fine di Middle Road, per me. — Ma è per questo che Hermione ti aveva chiesto di venire! Non è stato bello da parte sua trattarti a questo modo. — Sono cose che ormai appartengono al passato. Non avrei mai dovuto lasciarmi trattare a quel modo. Però tutto quello che ha detto è vero. Io non ho un soldo, nemmeno un centesimo. Tutto quello che c'è qui è suo fino alla fine dei suoi giorni. — Ma è tuo diritto... — No, legalmente ed effettivamente, no. Inoltre lei ha fatto per me molto più di quanto era suo dovere; non c'erano clausole a questo proposito, non era obbligata a fare qualcosa per me. Invece mi ha permesso di frequentare le scuole, ha pagato tutto fin quando non sono entrato in Marina. Quando ne sono uscito, mi sono trovato un lavoro. Sono ingegnere, e mi sono trovato un posto presso una società di costruzioni. È li che sto tornando, e ne sono felice. Mi dai una sigaretta, Nonie? Sono nella tasca dell'impermeabile. La ragazza si inginocchiò sul sedile scivoloso tenendosi con una mano alla spalla di Jim; la barca incocciò un'ondata ed ebbe uno scarto improvviso che la fece vacillare. Jim l'afferrò per un braccio. — Attenta! — Grazie. — Nonie si aggrappò lesta allo schienale, avvertendo, di nuovo, come poco prima a casa, la vicinanza di Jim, la forza del braccio che l'aveva afferrata, la rude guancia abbronzata così vicina alla sua. Sempre tenendosi allo schienale, armeggiò nella tasca dell'impermeabile. C'era qualcosa di pesante e lungo, che non assomigliava a un pacchetto di sigarette. Ed era di metallo... — Jim, qui c'è una pistola! — Sì, è la mia. Prova nell'altra tasca... Nonie rigirò l'impermeabile, dicendosi che forse nell'isola tutti avevano
un'arma. Il contatto con l'aggeggio metallico l'aveva stupita solo perché era in quella tasca, perché le aveva dato una sensazione di freddo, e perché non si aspettava di trovarlo. Trovò le sigarette e tornò a sedersi; ne accese una, e Jim la prese senza guardarla. — Grazie. È strano quel che una donna come Hermione riesce a fare alla gente. E... Ma questo non c'entra. Dick non può più farci nulla, ma io sì; io non sono ancora diverso da com'ero un anno fa. In effetti, sono tremendamente fortunato: ho la mia professione e ho un posto. "Ma non tornerai mai più a Beadon Island" pensò Nonie con una strana e imprevista sensazione di vuoto. Il momento prima aveva temuto che potesse ritornare, e ora si rammaricava che non facesse più ritorno a Middle Road, che dimenticasse i suoi abitanti, che dimenticasse lei... lei, che sarebbe stata la moglie del suo amico Roy. Non doveva permettere che le entrassero in testa certi pensieri; non doveva lasciare che prendessero forma nel silenzio che si era creato fra di loro. Doveva parlare, dire qualcosa, qualunque cosa! Gli spruzzi lampeggiavano sotto il sole, la barca tagliava le onde con un rumore sordo. Malgrado i proponimenti, Nonie si trovò a pensare come se in lei ci fossero due persone, e una di esse dicesse: "Devi ricordarti di questo per sempre. Devi ricordare lo spruzzo fresco dell'acqua sulle guance, il modo in cui l'aria ti sferza i capelli, il rumore del motore; le mani di Jim sul volante e il suo viso rivolto alle onde che gli luccicano davanti, un viso scurito dal sole, duro e un po' accigliato; devi ricordare il modo in cui mette in bocca la sigaretta e come chiude le labbra su di essa. E come guarda dritto avanti a sé. Devi ricordare tutto. Tutto". Disperata, cercò qualcosa da dire, qualcosa che facesse da barriera ai pensieri che le si affollavano intorno. — Io sono nuova nell'isola, non conosco le cose che tutti gli altri sanno. So che Hermione è la sorella di tuo padre e che godrà per tutta la vita dei proventi di Middle Road. Ma non so altro. Jim rispose con una prontezza, una loquacità, una vivacità che non gli erano abituali. Che anche lui fosse felice di poter parlare di qualcosa, di interrompere quel silenzio così teso? Nonie rimase ad ascoltarlo, cercando di sentire esclusivamente le sue parole e non quello che si diceva lei in cuor suo. — È semplice — disse Jim. — È una di quelle cose che in una famiglia non dovrebbero mai capitare, e che invece succedono molto spesso. Pro-
babilmente perché ogni famiglia si fonda sulla fiducia reciproca. Sai anche tu che quando ce n'è bisogno, di solito ci si fida di una persona della famiglia per sostenere un altro membro della stessa. È quello che pensava anche mio nonno. Vedi, lui si è sposato due volte: Hermione era la figlia della prima moglie, mio padre della seconda. Papà morì che io ero ancora bambino, e Hermione sembrava l'unica persona che potesse prendersi cura di me e di mia madre, un donnino dolce e delicato... Morì mentre io ero in guerra. Ero nel Pacifico del sud, e lo seppi tre settimane dopo. Nonie ora ascoltava desiderosa di sentire, di sapere come era vissuto Jim, cosa aveva provato e pensato. C'era ormai così poco tempo! E così tanto da domandare, così tanto da sapere! Non si sarebbero mai più incontrati così, come in quel momento. — In breve, il denaro di mio nonno venne depositato in un fondo fiduciario, e Middle Road fa parte di esso. Hermione può usarlo come le pare e piace: mio nonno si fidava di lei ciecamente. Perché non avrebbe dovuto? E lei ha provveduto a mia madre e a me. — Sei sempre vissuto a Middle Road? — No. Per me quella è la mia casa, ma mia madre e Hermione... — Jim non proseguì. Ma il silenzio sembrava troppo pericoloso, sembrava quasi parlare una sua lingua troppo imprudente. Quasi senza fiato, cercando di aggrapparsi a qualcosa di sicuro, Nonie esclamò: — Povero Dick Fenby! Il volto di Jim tornò a farsi freddo e cupo. — Ormai non può liberarsi. In un certo qual senso è mezzo innamorato di Hermione, o, almeno, lo era. Hermione non voleva saperne di lui, eppure continua a tenerlo, a farlo lavorare per lei, a dominarlo. È sempre stata tìna dittatrice. Non si è mai innamorata di nessuno, non ne sarebbe stata capace. No, Dick Fenby non può più andarsene, ma io sì. Dovremmo già essere in vista di Elbow. Chissà che ora è! Nonie guardò il minuscolo e sofisticato orologino che quel tipo stravagante di suo padre le aveva regalato la prima volta che si era allontanata da casa per frequentare la scuola. — Manca un quarto alle quattro. — E mentre il motore accelerava, allontanò i capelli dagli occhi e scrutò l'orizzonte per scorgere Elbow Beach. Mancava ancora parecchio all'imbrunire; per almeno altre due o tre ore il cielo, il mare, tutta l'atmosfera che li circondava, sarebbero ancora stati chiari e pieni di luce. L'unico accenno alla sera e alla successiva notte tropicale era dato da un leggero velo rosato nella parte occidentale del cielo.
Il sole si era abbassato solo di quel tanto che consentiva di intravedere l'ombra della barca al di sotto dell'acqua. Nonie pensò che una barca a vela sarebbe stata più appropriata in quello sfavillante e gioioso Mar dei Caraibi dai colori vividi. E mentre pensava questo, si trovò davanti Elbow Beach. La spiaggia le si stagliò davanti all'improvviso, un'ombra verde-grigia piatta sull'acqua, così spianata da sembrare una di quelle buche di sabbia che costruiscono i bambini, tanto da apparire più lontana di quanto era in realtà. Là c'era Elbow e, ancora invisibile, ma in attesa di partire, il postale che avrebbe portato Jim all'aereo che lo avrebbe allontanato da Beadon Island e dalla sua vita in un quarto d'ora al massimo. E lei voleva andare con lui. Era un impulso così forte, così acuto da sembrare una necessità fisica, cui era impossibile resistere. Ma doveva resistere, immediatamente e per sempre. Si trovava sotto un improvviso incantesimo; le era accaduto qualcosa di invisibile e di inverosimile, qualcosa che doveva sconfiggere immediatamente. Non doveva cedere, così come non avrebbe dovuto accompagnare Jim a Elbow Beach. Bene, avrebbe messo a tacere quell'impulso, avrebbe provveduto a metterlo a freno prima che prendesse il sopravvento. Avrebbe salutato Jim in fretta, tanto non ci sarebbe stato tempo per lunghi addii; avrebbe invertito la rotta, avrebbe fatto il giro del porto e non si sarebbe nemmeno voltata a guardare indietro. Sarebbe tornata dritta dritta a Beadon Island sul mare azzurro. A Beadon Island, a Beadon Gates. Sarebbe tornata da Royal Beadon e alle nozze del prossimo mercoledì. Tutto il corpo chiedeva, esigeva che lei partisse con Jim; nervi e muscoli, carne e sangue, per un lunghissimo spaventoso minuto rifiutarono di obbedire a quanto lei voleva loro imporre. Poi, improvvisamente, Jim disse: — Come vorrei che tu venissi con me! — Tu... Tu desideri... — Nonie non riuscì a dire altro. Non voleva guardarlo, però vedeva benissimo il suo volto stagliarsi contro l'azzurro dell'acqua, quasi stesse fissandolo; vedeva il naso diritto, il mento, le scure sopracciglia aggrottate, la curva degli zigomi, gli occhi semi socchiusi. Poi lui aggiunse: — Senti, Nonie, so che ti sembrerò maleducato, ma devo saperlo. Sei contenta di sposarti? Anche il cuore non voleva saperne di obbedire al cervello e alla sua volontà; aveva una sua vita indipendente e pulsava come quello di un forte uccello selvatico.
Ma Nonie doveva rispondere in fretta e fermamente, e c'era un'unica risposta da dare. Cercò di dire: "Sì; sì, ne sono felice, certo che sono felice" ma Jim si girò a guardarla, e quando i loro sguardi si incontrarono fu come se tutte le parole non dette fossero già state pronunciate, come se ì fatti non ammessi fossero stati riconosciuti, come se la verità fosse stata finalmente detta ai quattro venti. Gli occhi di Jim si fecero più scurì; Nonie pensò che doveva porre fine a quella tortura, che doveva smettere di guardarlo, che non doveva dire quello che pensava. Ma il candore rivelatore di quel lungo sguardo aveva una forza talmente vigorosa che lei non riuscì nell'intento. Jim disse in fretta, come se non avesse alcuna intenzione di parlare ma non riuscisse a trattenere le parole: — Sì, voglio proprio dire questo, Nonie. Non posso farci nulla: desidererei che tu potessi venire via con me. Nonie non voleva rispondergli, ma tutto d'un tratto sentì la propria voce che diceva: — Jim... Jim. — Poi si mise a piangere, senza riuscire a trattenersi. Le lacrime le scivolavano sul viso e lei non voleva che Jim la vedesse piangere, ma non riusciva a fare nient'altro. Non voleva guardarlo, e le lacrime si confusero con la cortina di spruzzi che continuava ad aprirsi davanti, senza più permetterle di distinguere nulla. Si accorse però che Jim le aveva dato un'altra rapida occhiata e aveva subito distolto lo sguardo puntandolo dritto davanti a sé, verso Elbow che era ora più vicino, mentre la barca sobbalzava molto di più a ogni giro del motore. — Ti amo, Nonie. Non avevo intenzione di dirtelo. Ma è anche per questo che dovevo andarmene da Beadon Island. 4 La luce del sole faceva brillare qualcosa di stretto e bianco all'estremità della bassa striscia verde-azzurra che era Elbow Beach. Era il minuscolo molo, al quale era attraccato, in attesa della partenza, in attesa di Jim, il battello postale. Il motoscafo passò nello spazio fra due lunghe onde successive, e per qualche secondo Elbow Beach scomparve. Jim, guardando fisso avanti a sé il lungo corridoio azzurro dai bordi schiumosi, ripeté: — Non avevo intenzione di dirtelo, ma non ho potuto trattenermi. La barca risalì sull'onda successiva, ed Elbow Beach fu di nuovo là di fronte, troppo visibile, troppo vicina.
— È capitato subito — continuò Jim — appena ti ho vista. Tu e Roy eravate arrivati solo tre giorni prima e Aurelia aveva invitato Hermy, Dick e me a cena per presentarci la ragazza che Roy stava per sposare. Io ero in piedi e stavo parlando con Dick; non ti avevo vista entrare. Ma poi qualcuno ha detto: "Nonie, ti presento Jim Shaw". Mi sono voltato, tu mi hai guardato sorridendo, e io... io mi sono innamorato di te. Così, d'improvviso. — Fece una pausa. — Tu portavi un vestito chiaro e leggero, con una cintura rossa. Mi hai guardato dritto negli occhi, e... non so dirti come e perché, so che è andata così. Il buffo è che l'ho capito subito. A tavola ero seduto accanto a te, e sentivo soltanto quel che dicevi tu, senza prestare la minima attenzione agli altri. E ogni volta che tu ti muovevi, io... io percepivo i tuoi movimenti. — Gettò il mozzicone nell'onda schiumosa che scorreva lateralmente. — Buffo, non è vero? Nonie aveva ancora il viso bagnato di lacrime. Si sfregò gli occhi con le mani, apertamente, francamente: — No, non è buffo. Proprio per niente. Jim si voltò a guardarla in modo penetrante. Elbow e il battello erano ormai così vicini, che l'unica cosa significativa, l'unica cosa che aveva importanza e che doveva essere detta, era la verità. E Nonie lo fece, subito: — È successo anche a me. Solo che non me ne sono accorta finché... — Finché? — chiese Jim. — Finché non ho cominciato a scrivere a mia zia, a dirle del matrimonio e di quanto sarei stata felice. Tutto d'un tratto ho capito che non era felicità, la mia. Ho capito cosa avrebbe potuto davvero rendermi felice. Guardando di nuovo davanti a sé, Jim mormorò piano, come se il suono stesso della voce potesse smuovere o rovinare un carico prezioso: — Vuoi dire che anche tu... anche tu provi la stessa cosa? Non era più possibile evitare di riconoscere quanto stava accadendo. Nonie capì che quell'istante era il più importante della sua vita. — Sì. La barca si infilò fra due serie di onde lunghe, che si alternavano regolari; di nuovo Elbow Beach scomparve, e rimasero solo loro due, lei e Jim, in un mondo fatto di azzurro mare abbagliante e di cielo. Il rumore del motore aumentò perché stavano incrociando correnti contrarie; schizzarono spruzzi ovunque, e Nonie dovette scostarsi i capelli dal viso. — Ti rendi conto di quel che hai detto? — Sì. Sì, me ne rendo conto perfettamente.
— Non ho mai amato nessuno così in vita mia. — Neanch'io. — Tu stai per sposare Roy. Mercoledì è così vicino... troppo vicino. Ciononostante Beadon Island era là che la aspettava e lei stava per tornarci. E ora Elbow Beach stava proprio di fronte a lei, malgrado per un attimo le fosse sembrato che al mondo ci fossero unicamente loro due. Di lì a pochi minuti sarebbero arrivati, Jim sarebbe partito e lei sarebbe rientrata a Beadon Island, dove in un armadio stava appeso un abito da sposa, l'abito che avrebbe indossato il prossimo mercoledì. — Perché non rimandi? — domandò Jim. Tra loro continuava a esserci solo la verità; Nonie capì con esattezza il significato di quelle parole, sicura che lui avrebbe compreso quello delle sue. Disse in tutta sincerità: — Pensavo che fosse il passo giusto. Credevo di amarlo. E lo amo... ma non a questo modo. È... è diverso. — Questo è amore vero — mormoro Jim. Si ritrovarono sull'alto di un'onda lunga e bellissima e rividero Elbow Beach, così vicina, così terribilmente vicina, che Nonie riuscì a distinguere i gruppi di mangrovie contorte, le cime verdi e frastagliate delle palme, il molo tutto bianco e il piroscafo. Lo vide anche Jim che girò un po' di più il volante. — Non puoi sposare Roy. Nonie si girò di scatto, come una pupattola tirata dai fili. — Jim! Devo farlo! Le nozze sono state fissate per mercoledì; è già tutto stabilito. Io devo... — Non puoi farlo. — Il volto bruno era duro e teso. — Ascolta: dispiace immensamente anche a me, ma, grazie a Dio, al momento non sei ancora sposata. — Non posso fare una cosa simile a Roy! Bisogna che lo sposi! Aurelia.. — Non te lo permetterò. Di nuovo si abbassarono nell'avvallamento di una lunga onda azzurra, Elbow Beach e il postale scomparvero alla vista, e si ritrovarono soli, isolati dal resto del mondo. Jim si girò, posò la mano su quella di Nonie e gliela tenne stretta, con un'espressione così grave da sembrare stesse per pronunciare un voto. — Neanch'io vorrei fare questo a Roy. So esattamente cosa intendi dire quando dici che gli vuoi bene e capisco benissimo che devi essere leale con lui e che non puoi tradire la sua fiducia. Potrei persino ribattere che devi dirgli la verità subito, che non sarebbe onesto sposar-
lo sapendo che non sei... — esitò un attimo alla ricerca delle parole — ... che non sei innamorata di lui. C'è un'enorme differenza fra affetto, amicizia e... e quello che esiste tra di noi. Si interruppe di nuovo, come se quanto esisteva fra loro, e che lui non riusciva a descrivere, ma che esisteva così come esistono il cielo e la terra, richiedesse un istante di silenzio riverente. Nonie sentiva la sua mano calda e solida, e le pareva di conoscerne il tocco da sempre; avrebbe voluto che Jim non allentasse mai la stretta, ma sapeva benissimo che entro dieci minuti, o anche solo cinque, lo avrebbe fatto. E che lei non avrebbe potuto evitare di diventare la moglie di Roy. — Sì, potrei dirti questo e altro, ma non voglio. Detesto farlo, ma non lascerò che tu lo sposi. Neanche lei l'avrebbe voluto. Si sentì travolta, come se la barca fosse stata investita da una di quelle onde lunghe che la circondavano; c'era qualcosa negli occhi di Jim, qualcosa nel suo viso, che le diceva con forza che doveva accettare, che doveva fare come lui diceva. E, d'improvviso, con uno strano, impensato senso di gioia, Nonie si arrese. Sentì quel senso di gioia interna e non seppe definirlo, ma capì che era in qualche modo dovuto all'armonia e all'equilibrio dell'amore, l'amore vero, che legava un uomo e una donna. Jim lasciò andare la mano e si voltò a guardare dietro le spalle mentre il motore rallentava. Di colpo Nonie si rese conto che stava cambiando rotta, che metteva la prua in direzione opposta. — Cosa fai? Devi spicciarti... — Torniamo a Beadon Island. — No... No. — Voglio dirglielo io, a Roy. — No, Jim. Aspetta! Pensiamoci, vediamo... Oh, non so cosa fare! Roy era orgoglioso, estremamente orgoglioso. E anche Aurelia. Inoltre erano stati così cari con lei... E poi tutta l'isola sapeva ormai del matrimonio... Tutta l'isola, e tutti gli amici di Roy. — No, Jim, no. Pensa a Roy! No, ti prego, aspetta... Rifletté intensamente, quasi con disperazione, cercando di trovare una soluzione. — Ascolta, Jim. Non possiamo fargli questo. Ormai la cosa è... troppo di dominio pubblico. Col tempo le cose si sistemeranno. Devo tornare da sola e andare da Roy a dirgli tutta la verità. Ma devo farlo da sola. Mi sono fidanzata con lui e ho accettato di sposarlo: tocca a me affrontarlo. Jim restò immobile, mentre la barca semiferma seguiva il moto delle on-
de; infine disse: — Sì, capisco. Ma... — Tu devi partire. Fare esattamente quel che avevi progettato di fare. Si tratta del tuo lavoro, e devi ottenerlo. Nonie pensò che lei aveva tutto il denaro che voleva, tutto quel che serviva a soddisfare ogni loro necessità, ogni loro desiderio... Quel lavoro non era necessario per il loro futuro! Stava quasi per dirlo forte, quando si rese conto che tutto quel denaro era anche l'incentivo, la molla, che rendeva quel lavoro ancora più importante per Jim. Trattenne in fretta le parole e disse invece: — Glielo dico io. Glielo dico e poi vengo da te. — A New York? — In qualunque posto tu sia. Ancora una volta Jim esitò, fissandola con occhi gravi e pensierosi. — Preferirei parlargliene io. — Oh, no! No, Jim! Gli dirò soltanto che... che non posso sposarlo. Ma di te non dirò nulla. Non ancora; per lo meno, non adesso. — Forse è meglio che aspetti e che ti porti via con me. — No. Roy è troppo orgoglioso. Non posso andargli a dire che non lo sposo per causa tua. Non posso fare una cosa simile a Roy! Non di fronte a tutta l'isola, a tutti i suoi amici, e a così pochi giorni dalle nozze! Per un istante Jim non disse nulla; aggrottò la fronte e rimase a pensare. Infine si decise, e rimise in moto. — D'accordo. Capisco il tuo punto di vista. Il fatto è che pensavo solo a me stesso, non a Roy. Ma non so cosa fare. Se almeno ci fosse un po' più di tempo! Invece non ce n'era. D'improvviso Elbow Beach fu proprio lì davanti, con il postale così vicino che si vedevano brillare gli ottoni sotto il sole, e il filo di fumo che usciva dalla piccola ciminiera. Quasi inconsciamente, Jim premette l'acceleratore. Bene. Così Nonie sarebbe potuta tornare da Roy e parlargli con calma, mentre lui, Jim, tornava al lavoro a New York, dove lei avrebbe potuto presto raggiungerlo. Mentre la barca tagliava le onde, Jim urlò per farsi sentire al di sopra del rombo del motore: — Bisogna che tu ci pensi sopra, Nonie. Anch'io voglio che tu abbia il tempo di decidere. Ti amo, Nonie, ti ho amata dal momento in cui ti ho vista. Guardami. Lei stava già guardandolo quando lui si voltò per incontrare i suoi occhi; stava già immagazzinando nel cervello e nella memoria ogni linea, ogni sfumatura del viso amato. Mentre la barca fendeva le onde, lo sguardo di
Jim sembrò immergersi nel suo. — Ti amo, ti amerò sempre, e voglio che tu diventi mia moglie. Voglio che tu ci pensi sopra: è accaduto tutto così in fretta! Pensaci, Nonie. E vieni da me. Lo farai? La ragazza sentì qualcosa di umido negli occhi, ma questa volta provava una sensazione di felicità così grande, che decise di lasciarlo stare, di lasciare che Jim lo vedesse, che potesse in tal modo leggerle nel cuore. — Sì. Verrò. — Tesoro mio! Tesoro mio! Nello stesso istante si ritrovarono accanto al molo. La piccola isola, il postale col suo sbuffo di fumo nero, gli ottoni lucenti e il minuscolo barcarizzo, le palme, i bassi fabbricati dei magazzini, non erano più un paesaggio visto in lontananza; ora in quel quadro c'erano anche loro, facevano parte del soggetto... Sotto le mani di Jim la barca compì un ampio semicerchio, il motore rallentò e la banchina si alzò d'improvviso proprio davanti a loro. Era tutto reale e irreale nello stesso tempo. Jim partiva, e questo era irreale; ma era ancora accanto a lei e lei poteva toccarlo, poteva parlargli e avere risposta. E questo era reale, così come lo erano la sbavatura nera all'altezza del ginocchio dei suoi bei pantaloni bianchi, la ciocca di capelli che le sbatteva contro la guancia, la schiuma bianca a lato della barca. Incredibilmente, come se si spostasse di sua spontanea volontà, il solido e tarchiato postale venne a trovarsi accanto a loro. Jim fermò il motore, e tutto sembrò d'incanto più tranquillo, malgrado il rumore del piroscafo. Il motoscafo scivolò lungo il molo fino alla poppa del postale; Jim si alzò in piedi facendo dondolare la barca, fissò una cima e diede un'occhiata alla nave che stava per partire. — Presto! — Anche la voce di Nonie, ora, faceva parte di quella scena; era irreale, e anche falsa. Con "Presto", Nonie non intendeva affatto dire: "Fai presto a partire, ad andare a New York". Nel frattempo Jim si era chinato, le aveva posato le mani sulle braccia stringendogliele con forza, la guardava come volesse penetrarla con gli occhi. La ragazza si sentì la gola secca e non riuscì a dire una sola parola. Il postale lanciò due fischi rochi. — Vorrei non andare! Nonie... Nonie... Lei annuì, ritrovò un filo di voce, e tutto quel che riuscì a dire fu: — Presto, Jim! — E si trovò chiusa fra le sue braccia forti e vigorose, sentì la bocca di Jim sulla sua, si sentì stretta a lui, come se non potesse staccarsi mai più. Invece le braccia la lasciarono. Jim saltò sul molo, si chinò a prendere la
borsa e l'impermeabile, e Nonie si accorse che stava aiutandolo. In alto, davanti a lei, Jim guardava nella barca, e c'era ancora un senso di realtà nel rumore dell'acqua, nel movimento prodotto dalle onde. L'aria scompigliava i capelli scuri di Jim facendoglieli andare tutti di lato, e una serratura della borsa da viaggio si era aperta. Doveva dirglielo... Ma quando incontrò il suo sguardo mentre lui la salutava, Nonie non riuscì più a staccare gli occhi dai suoi. — Stai attenta nel tornare... — Sì, Jim. Sì. — Ricordati... — Fai presto. Perdi il postale. — Arrivederci. A presto, amore mio. — A presto... Il piroscafo, largo e basso come un'imponente matrona, stava avviandosi, deciso, senza fretta, ma inesorabile. Nonie rimase a guardare Jim correre per alcuni metri sulla banchina e scomparire dietro la poppa. Stavano già sollevando il barcarizzo, ma Jim gridò qualcosa ai ragazzi di colore addetti a quella manovra, e quelli lo rimisero giù. Come in un film al rallentatore, tutta la scena rimase immobile. La barca, il barcarizzo, i ragazzi, erano tutti fermi, a eccezione di Jim che saliva di corsa. D'un tratto fu anche lui sul piroscafo intento a ringraziare i ragazzi, e poi si affacciò al parapetto. Uno dei ragazzi venne sul molo e sorrise a Nonie. — Il capitano mi manda a mollare la cima. Siete pronta? — Sì. Grazie. Molte grazie. — Jim la guardò e sollevò una mano in segno di saluto. Nonie rispose agitando a sua volta le braccia e fece un cenno di assenso al ragazzo, sentendosi ancora un personaggio di quel quadro. Accese il motore e posò le mani sul volante, quasi meccanicamente. Quando rialzò gli occhi, si accorse di essere già oltre la punta del molo. Adesso Jim era molto serio e non sorrideva più, e la distanza fra di loro andava aumentando. Ora il postale stava agitando le acque e spostandosi lentamente. Tutto d'un tratto era partito e lei era già sulla rotta per Beadon Island: si era lasciata alle spalle Elbow Beach, il molo, l'allegro ragazzo di colore, il postale. Fu solo in quel momento che Nonie si rese veramente conto della pressione della bocca di Jim sulla sua, del calore, della forza, del desiderio delle sue braccia; era come se sentisse ancora tutto, come se fosse ancora
stretta contro Jim. E, mescolato a quella strana persistente sensazione, c'era anche un senso di stupore: quello sì che era amore! Il calore del sangue, il battito accelerato del cuore, la forza che l'aveva costretta a stringersi a Jim, erano parte di quell'amore. Di colpo tornò alla realtà. Tutto quel che Jim aveva detto, ogni espressione del suo volto, la sua presenza accanto a lei, tutto d'un tratto divennero anche troppo reali; persino il volante sembrava ancora mantenere il calore delle mani di Jim! Ma malgrado tutte queste sensazioni fisiche, Jim era partito. E nella sua vita tutto era cambiato solo perché lui si era trovato su quell'isola; perché lei era andata a Beadon Island con Roy, per sposare Roy, e là aveva incontrato Jim, Il sole si era abbassato, l'acqua era ora più variegata, l'azzurro era più fondo e l'oro più vivo. Nonie continuava a guidare meccanicamente a velocità costante, verso l'isola, verso Beadon Gates dove, il prossimo mercoledì, non ci sarebbe stata nessuna allegra festa nuziale. No, non ci sarebbe stata alcuna cerimonia nella piccola chiesa che stava per apparire all'orizzonte. Come era potuto accadere tutto così in fretta? Come avrebbe fatto a parlarne con Roy? Doveva pensarci; sì, doveva pensarci. Ma intanto il motoscafo continuava la sua rotta tra le onde e i raggi del sole, ritornando sulla strada invisibile percorsa poco prima, nell'altro senso; invisibile, sì, ma indelebilmente impressa nel profondo del suo cuore.. Elbow Beach divenne una linea grigia indefinita e comparvero d'incanto i tetti di Beadon Rock e le verdi masse degli alberi. Prima ancora che le sembrasse possìbile, Nonie si trovò davanti il piccolo molo di Beadon Gates. Roy, che l'aveva vista arrivare, era sceso ad aspettarla. 5 Jim le aveva detto di pensarci. Di pensare, considerare, soppesare e analizzare la validità della cosa che lì aveva gettati l'uno nelle braccia dell'altro; ma nel vedere l'alta figura di Roy, nell'osservare il movimento col quale gettava in acqua il mozzicone della sigaretta, Nonie si rese conto di non avere fatto alcun piano, di non aver cercato nessuna parola, di non sapere assolutamente cosa fare per dire a Roy ciò che gli doveva dire. Aveva pensato, sì, ma a Jim, e non all'immediata difficilissima cosa che doveva pur dire, in qualche modo.
Mentre faceva girare la barca per fermarsi lungo il molo, Roy venne avanti. Nonie non era un'esperta in fatto di barche, e non si sarebbe mai sognata di manovrare una vela, ma molto tempo prima, fra i molti hobby di suo padre c'era stato anche quello dei piccoli yacht e dei motoscafi, così come, prima ancora, c'era stata la passione per le slanciate e luccicanti automobili straniere, con relativi azzimati autisti. Roy approvò la manovra. — Ben fatto! — disse, e afferrò la cima che lei gli aveva gettato, legandola poi saldamente. Dalla scala arrivò Dick Fanby. Nonie provò un senso di sollievo: finché era presente Dick, lei non avrebbe potuto parlare con Roy di quanto le stava a cuore. Era impossibile spiegare il tutto con una frase o due. Roy tese le mani per aiutarla a uscire dal motoscafo. Era sempre molto cortese, un po' vecchia maniera, pieno di quelle piccole galanterie e attenzioni proprie di una generazione più cavalleresca. Era una delle sue attrattive, una delle qualità che l'avevano conquistata; una delle molte ragioni per il vero e sincero affetto che, nella sua abissale ignoranza, lei aveva scambiato per amore. Com'era diverso da quello che provava per Jim! "Questo è amore" aveva detto lui. Spense il motore, e non ci fu altro che il silenzio dell'isola. Le mani di Roy erano gentili, ferme e forti, le mani di un amico dolce e caro, ma nient'altro. Nonie salì sul molo e Roy le sorrise. — Ottimo tempo: ho cronometrato. Jim è riuscito a prendere il postale? — Sì, ma quasi al pelo. Era già in moto quando è salito a bordo. — Ciao, Nonie! — disse Dick avvicinandosi. Come al solito, aveva già alzato il gomito. Dick Fenby, anzi, il maggiore Fenby a riposo dalla fine della guerra, era il sovrintendente di Hermione; un tipo biondo, piccoletto, con bei lineamenti, un viso anonimo ma simpatico, che ora era paffuto e arrossato; gli occhi, solitamente innocenti, di un azzurro un po' sbiadito, erano ora vitrei. Come aveva avuto ragione Jim a voler andarsene! In un lampo di chiarezza, Nonie vide la vita che Hermione aveva tentato di fargli intraprendere, una vita oziosa, senza scopi, senza un futuro, senza la possibilità di guadagnarsi il pane, alla completa dipendenza da quanto poteva passare per la mente di quella strana donna. Non avrebbe mai potuto alzare la voce per far valere le sue ragioni; sarebbero potuti arrivare ai ferri corti ma, vista la condizione, l'avrebbe sem-
pre avuta vinta lei. E Hermione lo sapeva, e anche Jim. — Jim è partito? — domandò Dick. — Ha preso il postale. Sarà a New York stasera tardi. Si avviarono lungo il molo dirigendosi verso il sentiero. Sul pavimento di legno il rumore dei passi risultava attutito; Dick camminava con passo lievemente incerto. — Se n'è andato, e questo è quel che conta. Se n'è andato prima che fosse troppo tardi. — Mi dispiace. Jim aveva la stoffa del vero piantatore. Dick emise una specie di sospiro. — Verissimo. Lo si capiva subito dalle domande che faceva, da come si impegnava. .. o, piuttosto, da come cercava di impegnarsi, perché lei lo fermava sempre. Lei... Pensare che sarei stato un così buon piantatore, io! — Lo sei. — Talvolta, quando lei mi lascia fare; quando non... Stava facendo la stessa cosa con Jim. Lo bloccava in ogni sua azione, anche in cose da nulla... È strano che lui se ne sia accorto; io ci sono riuscito solo quando è stato troppo tardi. Roy cercò di smussare un po' la cosa. — Jim non aveva esperienza. Hermione non poteva già affidargli delle responsabilità. — Avrebbe potuto lasciarlo imparare, ma non ha voluto. Tutto quello che ha appreso, l'ha appreso da te. Avrebbe dovuto dargli un lavoro, un lavoro vero, non farne una specie di fattorino, un ragazzo che viveva della sua carità, umiliato a ogni piè sospinto. Ultimamente ho visto che il risentimento di Jim continuava a crescere, e se ne accorta anche Hermione... Gli si è messa costantemente dietro allungando gli artigli e continuando a sorridere, come solo lei sa fare. — Via, Dick... — No, lei non voleva che lui diventasse un buon piantatore, voleva essere sicura che non potesse imparare un bel nulla. Voleva... — Dick riprese fiato — voleva essere sicura che quando Middle Road fosse passata a lui, Jim... — Si interruppe per cercare le parole, aggiungendo subito: — Voleva che diventasse come me! Anzi, peggio di me, perché io almeno so come si fa a mandare avanti la baracca. Te lo dico io cos'è la sua idea fissa, Roy: il potere. Per lei, Middle Road è un piccolo regno di cui lei è la sovrana assoluta. Si nutre di potere, del suo potere sulla gente. Chiamala vanità, orgoglio, chiamala come vuoi, ma non troverai mai un termine che si addica completamente a Hermione: per lei si tratta sempre di una battaglia; non le importa niente di nessuno: sempre una battaglia finché non l'ha vinta. Poi,
quando riesce a spremerti ben bene, quando riesce a dominarti completamente, allora ti disprezza. Hermione... — Adesso calmati, Dick. Calmati. — Sì, parlo troppo, però è tutto vero. E tu lo sai... Lo sanno tutti, del resto... Quando arrivarono ai gradini, Dick sollevò lo sguardo esclamando in tono sorpreso, quasi ostile: — Ciao, Lydia! Che ci fai qui? Anche Nonie sollevò in fretta gli occhi. Lydia Bassett, con gli splendidi capelli rossi che le incorniciavano il viso perfetto, li stava aspettando sulla terrazza. Comodamente sdraiata in una poltroncina di vimini, in un lungo abito di chiffon verde che delineava la figura sottile ma piena di vitalità e dava risalto agli occhi vivi e intelligenti dello stesso tono del vestito, li guardava sorridendo. Dall'abito, era evidente che era stata invitata a cena. — Ciao, Lydia! — esclamò Roy stupito. — Ciao. — La donna ignorò totalmente le parole di Dick, che degnò soltanto di una brevissima occhiata. — Spero non ti secchi. Ho telefonato ad Aurelia e mi sono autoinvitata a cena. Ho pensato che col matrimonio così imminente e la luna di miele, non avrete ospiti per un bel po' di tempo. Che era meglio venire subito, perché rischiavo di non rivedervi per... Quanto può durare una luna di miele? Davvero un mese intero? Le parole, la voce, il sorriso, erano pieni di simpatia e accattivanti, ma a Nonie parve di avvertire una nota di canzonatura. — Ciao, Lydia. Mi fa piacere vederti. Ancora in tono stupito, Roy rispose: — Figurati, mi fa molto piacere. Lo sai che mi fa piacere. Salì le scale in fretta fra Nonie e Dick e, appena su, suonò per chiamare Jebe, il maggiordomo, cameriere, sovrintendente di Beadon Gates, e ordinargli gli aperitivi. Nessuno sapeva essere un padrone di casa più gentile e ospitale di Roy, ma Nonie capì, senza sapere né come né perché, che la presenza di Lydia quella sera non gli era molto gradita. Per lei significava esattamente quel che significava la presenza di Dick, cioè che il discorso che doveva fare a Roy doveva essere rinviato a dopo cena, quando Dick e Lydia se ne fossero tornati a casa e Aurelia se ne fosse andata a letto. Allora sarebbero rimasti soli, e forse, in quel momento, il suo amore per Jim e la nuova e profonda sensazione di affetto che provava per tutto e per tutti avrebbero saputo guidarla con saggezza. Anche Lydia doveva aver avvertito una certa mancanza di calore nelle
parole di Roy, perché questa volta il senso di canzonatura fu più evidente: — Ma Roy, carissimo, io bevo solo rum e soda, non ricordi? Spero di non importunarti: capisco che tu e la tua sposina volete starvene soli, e prometto di andarmene presto. Però temo che dovrai accompagnarmi a casa, perché nel venire mi ha dato un passaggio il dottor Riordan, che stava andando a Middle Road a visitare qualcuno. — Ti ripeto che mi fai molto piacere — ribatté Roy, che poi si rivolse all'ometto di colore, dicendo: — È vero: rum e soda per la signora Bassett, e rum liscio per la signorina Nome e per me. Tu cosa prendi, Dick? Dick si lasciò scivolare su una poltrona. — Jebe lo sa. Per me rum e acqua. Com'era naturale, il rum era la bevanda dell'isola. A Beadon Gates veniva prodotto e imbottigliato da Roy, e portava l'etichetta col suo nome. — Chi c'è di malato a Middle Road? — domandò Roy. — Non lo so. Uno dei boy, suppongo. Mi pare che abbia avuto un incidente, ma non ho domandato. A proposito, ho sentito dire che Jim e Hermione hanno litigato, e che Jim se n'è andato. Sul mare stavano addensandosi sottili ombre color porpora; il sole calante dava al cielo dei riflessi rosati. Nonie si alzò, si guardò i pantaloni bianchi macchiati e disse: — Vado a cambiarmi, se non vi spiace. Farò in un minuto. — Non andrai a metterti una tiara di smeraldi o una collana di diamanti, vero? — esclamò Lydia. — Qui siamo tutte anime semplici, non siamo abituati agli splendori in uso nell'alta società... — Non essere assurda, Lydia — la interruppe Roy con tono tagliente. Nonie si sentì arrossire; represse la reazione da ragazzina cui era spesso ricorsa nei tempi della scuola, quando l'inconscia ostentazione con la quale suo padre profondeva il denaro l'aveva esposta ad acide osservazioni da parte delle sue compagne. Roy, malgrado la corporatura massiccia, si alzò in fretta e andò ad aprirle la porta, con un sorriso cordiale. Nonie entrò in casa, la sua casa, come le aveva detto Roy. Quando lui aveva detto quelle parole, lei gli era stata immensamente grata e aveva pensato che il matrimonio sarebbe stato immensamente felice... E solo poche ore prima aveva scritto a zia Annie che sarebbe stato un matrimonio sensato, ragionevole... Ma ora sapeva che non avrebbe potuto essere un vero matrimonio. Chissà dov'era Jim in quel momento... Doveva essere già abbastanza vicino a Cienfuegos, e forse andava su e giù per il ponte del piccolo postale, intento
a pensare e a fare progetti; a domandarsi meravigliato, come stava domandandosi lei, come avesse potuto succedere una cosa simile, ma accettandola, perché non si poteva fare altro che accettarla e non era possibile negarla. Il grande atrio di ingresso, piuttosto scuro, aveva le pareti tappezzate in carta color marrone rossiccio con disegni in oro sbiadito, il pavimento coperto di vecchi tappeti e, accanto allo scalone, c'era un lampadario di cristallo le cui gocce tintinnavano leggermente. Nonie salì al primo piano percorrendo molto lentamente quei gradini che fino a poco prima aveva pensato di salire e scendere, felice e contenta, per tutta la vita. Quanto poco sapeva di se stessa, l'ultima volta che era scesa da quella stessa scala! Eppure qualcosa l'aveva immaginato: l'aveva immaginato quando aveva visto arrivare Jim; l'aveva immaginato nell'istante stesso in cui stava scrivendo sulla lettera che non era quella la felicità che aveva sempre sognato! No, non era quella... l'aveva detto anche Jim che l'amore vero era quello sbocciato fra di loro... Ripensò a quelle parole, considerandole alla stessa stregua di un amuleto, di una bandiera, di uno scudo e di una fede atti a proteggerla. Raggiunse il lungo corridoio semibuio, con la stessa tappezzeria dell'atrio del pianterreno, passò davanti a numerose camere da letto inutilizzate, a ritratti o specchi in pesanti cornici dorate ma un po' rovinate dall'umidità e dal tempo, a seggioline di noce scuro e divanetti in velluto rosso, ed entrò in camera sua. Una volta dentro, venne ancora una volta colpita da un senso di incredulità. Com'era possibile che, nel breve spazio di tempo in cui era stata fuori da quella stanza, fosse successa una cosa così importante? La lettera per zia Annie era lì sullo scrittoio, ancora da terminare. Ma ora Nonie non voleva neppure vederla; pensò all'abito da sposa appeso nel grande armadio di Aurelia, alla cerimonia che avrebbe dovuto aver luogo il mercoledì e alle parole che doveva trovare per mandarla a monte. Entrò nella grande stanza da bagno vecchio stile, con il lavabo in marmo, la vasca incassata in un rivestimento di legno di tek, l'alta finestra con le persiane. Aprì il rubinetto del bagno, si tolse pantaloni e camicetta, scelse dei sandalini rossi e una sottoveste di seta. Nel farlo, ripensò alle parole taglienti di Lydia a proposito di tiare di smeraldi e collane di diamanti. La cosa non era sicuramente a favore di Nonie o di qualsiasi altra figlia unica di un padre ricchissimo; d'altra parte la cosa non poteva essere né criticata, né lodata... In quel momento lei non aveva quasi gioielli, pensò con un sor-
risetto; in effetti, al momento aveva esclusivamente tremila dollari in contanti. Ne avrebbe avuti altri quando fossero state espletate tutte le formalità per la liquidazione delle proprietà di suo padre, sarebbe bastato che lei mandasse un telegramma... E di colpo, col primo vero senso di realtà, pensò che quei tremila dollari li avrebbe usati, in parte almeno, quando avrebbe lasciato Beadon Island, quando sarebbe partita per New York, per raggiungere Jim. Presto. Molto presto. Poco dopo, scegliendo l'abito per la cena, vide quello bianco che aveva la sera in cui aveva conosciuto Jim, e non poté fare a meno di mettersi quello, un vestito di cotone bianco con un pizzo di sangallo alla scollatura profonda, e una morbida cintura rossa. Infilò i sandalini rossi, si passò il rossetto sulle labbra e si guardò nello specchio dalla cornice dorata appeso sopra il tavolino da toeletta: sembrava il ritratto di un'antenata, con quelle spalle nude sottolineate dal pizzo di sangallo, la lunga gonna bianca arricciata e il vitino sottile stretto dalla fascia rossa! Prima di scendere per la cena, d'impulso, quasi per tranquillizzarsi circa i suoi piani futuri, andò a dare un'occhiata al suo gruzzolo, ai suoi tremila dollari. Spariti! Non era possibile! Eppure non c'erano più. Incredula, cercò nel portafoglio all'interno della borsa da viaggio di coccodrillo che aveva quando era partita da New York. Il borsellino degli spiccioli conteneva qualche monetina, alcuni biglietti da uno e da cinque dollari, ma il portafoglio dove aveva riposto i tremila dollari era completamente vuoto. No, era una cosa semplicemente impossibile, in una casa come quella, nella casa di Roy e di Aurelia, con del personale sicuramente fidato, in un'isoletta dove tutti si conoscevano e sapevano tutto di tutti... Eppure era successo. Guardò nella grossa borsa foderata di camoscio chiaro, con incise le sue iniziali; guardò nel cassetto, ma era sicura di non aver mai tirato fuori le banconote per riporle in un altro posto. Lo fece unicamente perché non sapeva cos'altro fare. Alla fine rimise a posto la borsa e chiuse il cassetto, restando per un attimo a fissarlo. Doveva dirlo a Roy e anche ad Aurelia. Si sarebbero profusi in scuse: figurarsi, un'ospite che non trova più il proprio denaro in casa loro! E certamente si sarebbero offerti di risarcirla. Avrebbero interrogato tutta la servitù, ma in fondo era colpa sua. Non avrebbe mai dovuto lasciare tutti quei soldi alla portata di chiunque guardasse nel
cassetto. Comunque, per quello poteva aspettare; prima veniva la cosa più importante. Scese lentamente le scale. Gli altri erano ancora tutti sulla terrazza. Anche Roy si era cambiato, e con la giacca bianca e il cravattino nero appariva ancora più bello e più imponente. Continuarono a bere gli aperitivi parlando del più e del meno, mentre il crepuscolo tropicale cominciava a stendere il suo velo sul mare, e quando Jebe venne ad annunciare che la cena era servita, un banco di nubi nere era già andato a macchiare il cielo ancora illuminato dall'ultimo sole. Seduta a capotavola, al lato opposto di Roy, con davanti un'alta barriera di candele accese, Nonie pensò che Jim doveva essere ormai giunto a Cienfuegos, che forse era già addirittura sull'aereo diretto a New York. Le pareva assolutamente fantastico che in così breve tempo potessero avvenire così grandi cambiamenti! Bastava quel pensiero a rendere tutto irreale, come se fossero le candele, la tavola, le facce attorno a essa, a essere parte di un sogno, di una fantasia, e non Jim seduto su un aereo che andava lontano nella notte. E, in effetti, col vento che faceva frusciare le palme attorno alla casa, che faceva sbattere le imposte, e ondeggiare le fiammelle delle candele, la sensazione di trovarsi in un sogno divenne ancora più forte. Chissà quante altre volte, in futuro, avrebbe sognato di essere seduta a quella tavola, dove, ultimamente, aveva immaginato di comportarsi da padrona di casa, al lato opposto di Roy, per anni e anni! Ma nel sogno nessuno si impossessava dei suoi tremila dollari. Doveva cercare di avvertire Roy. Guardò Jebe; pensò a lui, alle due piccole cameriere sempre allegre, con le loro gonne colorate e le camicette bianche, alla vecchia cuoca piena di dignità e di reumatismi, ad Archie, un ragazzotto di quattordici anni dalla faccia d'angelo che cantava divinamente vecchie canzoni caraibiche completamente incomprensibili anche mentre puliva le scarpe o lavava la verdura, e si sentì stringere il cuore al pensiero dell'inevitabile interrogatorio che tutti avrebbero dovuto subire. Aurelia non era scesa a cena; Jebe aveva riferito che aveva un forte mal di testa. — Sta per arrivare una burrasca — disse Roy. — Il barometro continua a scendere, e Aurelia viene sempre assalita da dolori nevralgici nell'imminenza di una tempesta. Seduta alla destra di Roy, Lydia, col visino incorniciato dalla massa ramata dei capelli, la bocca tumida e piuttosto grande, gli zigomi alti e deli-
cati, rideva e parlava con brio, rivolgendosi quasi esclusivamente al padrone di casa, scuotendo allegra la splendida chioma rossa: gli occhi verdi le sfavillavano. Dick era come se non fosse presente; continuava a guardare la tovaglia di pizzo senza mangiare, senza dire una parola, seguitando a rigirare fra le mani il bicchiere vuoto. Jebe, fresco e pulito in giacca e pantaloni di tela bianca, come voleva Roy, ma senza calze e con le pantofole di paglia, come voleva lui, passava fra le luci e le ombre create dalle candele. Chissà perché, Roy continuava a parlare dei vecchi tempi, dell'isola, di gente che lui e Lydia avevano conosciuto, di pettegolezzi, di cose stravaganti accadute allora, di liti, di vecchi scherzi. Lydia lo assecondava, ricordandogli questo e quello, ridendo, e gli occhi si accendevano mentre tornava con lui al passato. Una volta guardò Nonie e disse sorridendo: — Devi perdonarci. — Ma immediatamente riprese a parlare con Roy. Nonie finì col trovarsi sola, esclusa da tutto. Tanto che a un certo punto ebbe l'impressione che quanto le stava attorno non avesse nulla a che fare con lei. Era come se la sedia di fronte a quella di Roy fosse già vuota, come se lei avesse già lasciato quel posto che, fino a poco prima, aveva avuto intenzione di occupare per tutta la vita. Cos'avrebbe detto Roy? Cos'avrebbe fatto? Si sentì avvampare, e fu con un senso misto di sollievo e di tensione che sentì Roy suonare il campanello per ordinare il caffè. Il vento, ora, stava facendo sbatacchiare le portefinestre; le fiammelle delle candele ondeggiavano e fumigavano. Quando Jebe arrivò col vassoio d'argento, tutti si alzarono da tavola e lo seguirono sull'ampia terrazza dove, nelle bocce di cristallo antivento, le fiammelle delle candele ondeggiavano e fumigavano come quelle all'interno. A un sorriso e un cenno di Roy, Nonie si alzò e versò il caffè nelle tazzine, con le mani che tremavano nel maneggiare le delicatissime porcellane. Con quel sorriso e con quella muta richiesta, Roy aveva voluto mettere l'accento sulla sua posizione, sul fatto che stava per diventare presto sua moglie e la padrona di casa. Però era ancora preoccupato, molto probabilmente per Jim, perché rimaneva accigliato e silenzioso quando la fonte di aneddoti di Lydia si esauriva e lei si metteva a guardare pensosa l'oscurità al di là della ringhiera dove il mare, ormai invisibile, sembrava farsi più rumoroso e più minaccioso, quasi volesse ricordare a tutti la sua forza. Hermione arrivò inaspettatamente.
Si sentì il rumore delle conchiglie del viale di accesso che schizzavano sotto i pneumatici; Roy capì di chi si trattava, emise un'esclamazione di stupore, e si alzò per andare incontro alla visitatrice. Questa volta Hermione era venuta per Dick. Non si era cambiata, e aveva un atteggiamento composto e deciso, quando comparve sulla terrazza accanto a Roy. Rifiutò il caffè; la luce ondeggiante e fumosa delle candele le addolciva i lineamenti, restituendole qualcosa della perduta bellezza. Era tanto composta e sorridente, che Nonie ebbe l'impressione che avesse ormai accettato la sconfitta subita nel pomeriggio. Invece non avrebbe potuto sbagliarsi maggiormente. Alla luce delle candele, gli occhi grigi di Hermione sembravano gocce di acciaio fuso. Doveva aver visto Dick, così come certamente aveva visto la sua auto ferma sul viale davanti alla casa, ma lo ignorò completamente e, sorridendo, disse a Roy: — Ero sicura che Dick era qui. Lo porterò a casa io. Con un senso di disgusto, Nonie pensò che la donna pareva compiacersi della cosa. Sapeva che Dick aveva i nervi a fior di pelle, voleva a tutti i costi dimostrare che era stata costretta a venire a riprenderselo, a mostrare la sua indomita forza e la completa mancanza di volontà da parte, invece, del suo sovrintendente. Dick si chinò in avanti e la fissò intensamente, stringendo con forza i braccioli della poltrona. Roy intervenne invitando Hermione ad accomodarsi. — Siediti, prego. Mi fa piacere vederti... La calma di Hermione era come uno scudo di cristallo abbagliante. La donna rimase a fissare Roy in silenzio, poi, sorridendo, disse molto distintamente: — Ti fa piacere vedermi? Date le circostanze, a me non piacerebbe per niente, se fossi al tuo posto. Roy arrossì. Cercò di parlare, ma Dick lo prevenne. Senza spostarsi, seduto sul bordo della poltrona, con gli occhi lucidi, disse: — Non è stato Roy. Non è colpa sua. Finalmente Hermione lo degnò di uno sguardo, sollevando le sopracciglia sottili. — Vuoi forse dire che sono io la causa di questo tuo essere... — fece una smorfia di disgusto — di questo tuo comportamento? Andiamo, Dick, ormai sei adulto, sai? La tua vita è tua... — No, non lo è, non lo è mai stata. Non da quando ho avuto la sfortuna di innamorarmi. Roy disse qualcosa sottovoce, ma Dick lo interruppe. — Non cercare di
fermarmi, Roy. È tanto che voglio dire queste cose. — Se vuol parlare, che parli! Avanti, Dick, continua. — Ma la donna che amavo non poteva amare nessuno. Non aveva cuore. Aveva unicamente vanità, arroganza e avidità. Il sorriso di Hermione sembrò accentuarsi. Dick, sempre proteso in avanti, con gli occhi troppo lucidi fissi sul volto di Hermione, aggiunse: — Ma ho smesso di amarti molto tempo fa, Hermione. — Già. Però non hai mai smesso di odiarmi. Roy emise un'esclamazione soffocata, Lydia si mosse, Dick si prese la faccia tra le mani. E Hermione, piena di disprezzo, aggiunse: — Sei un ubriacone, Dick. E un buono a nulla. Ho coperto i tuoi errori anche troppo a lungo. Adesso sono stanca e stufa. Trovati un altro posto da qualche altra parte, se ci riesci. A Middle Road non abbiamo più bisogno di te. — Guardò Roy e Lydia. — Ci pensate voi a lui? — domandò educatamente, sicura di sé, a testa alta, con espressione arrogante. — Sei davvero un demonio, Hermione! — esclamò Lydia. — Jim se n'è andato e tu adesso rigiri il tuo coltello nel... Lo scudo di cristallo oscillò come scosso da mani possenti, Hermione non le lasciò terminare la frase. — In qualcun altro vorresti dire? Senti da che pulpito! A proposito, è piuttosto strano che tu sia qui, stasera. Chi ti ha invitata? Aurelia? — Si interruppe e scoppiò in una risata. Stava ancora ridendo quando si rivolse a Roy per domandargli: — Allora, ci pensi tu a Dick, vero? Di te ci si può fidare. Noblesse oblige: un gentiluomo della vecchia scuola: le tue parole valgono come un titolo al portatore». Promettimi che ci pensi tu a Dick, così me ne vado tranquilla. Il viso di Roy mostrava chiaramente la collera. — Certamente. Ci penso io a Dick, se ne ha bisogno. Ma non ne avrà. Sta benissimo... — Oh, certo. Pensavo solo che avesse bisogno di essere riaccompagnato a casa. Ma mi sbagliavo. Dick rimase perfettamente immobile, come tutti gli altri. — Bene, allora buonanotte. Di' ad Aurelia che non pensavo di vederla, ma che, comunque, mi dispiace di non averla vista. Riattraversò la terrazza, sottile ed elegante, perfettamente controllata nei movimenti, un vero trionfo di compostezza. Avviò il motore con la stessa decisione con la quale era scesa. Da sopra, la sentirono fare marcia indietro e girare, calma ed efficiente; poi si sentirono schizzare le conchiglie mentre la macchina acquistava velocità. Nessuno parlò finché il rumore del motore non svanì. Il primo a rompere
il silenzio fu Roy. — Accidenti — disse rimettendosi a sedere pesantemente. — Ho proprio bisogno di un altro caffè, Nonie. Lydia posò la propria tazza. — Sarà meglio che tu mi accompagni a casa, se non ti spiace. Tra poco scoppierà il temporale. Si alzò, alta e bellissima nell'abito di chiffon verde, con quei meravigliosi capelli che nella penombra parevano di rame scuro. Si alzò anche Roy: — Hai ragione. Lascia stare il caffè, Nonie. È meglio che accompagni Lydia a casa prima che cominci a piovere. L'auto è proprio qui sotto. Lydia porse a Nonie la mano forte e sottile. — Ti ringrazio, carissima. Vieni a trovarmi dopo la luna di miele. Il mio giardino sarà in piena fioritura per quel periodo. Devi imparare ad amare i giardini: non abbiamo molto altro da offrirti in questa piccola isola: giardini, bridge, tennis, ma niente locali notturni, niente teatri, niente di allegro. Bene, ci vedremo mercoledì. Manderò dei fiori in chiesa. Posso farti gli auguri adesso, o porta sfortuna? — Meglio avviarci subito — consigliò Roy. — Certo. Buonanotte, Nonie. Buonanotte, Dick. Col viso sempre nascosto fra le mani, Dick mormorò: — Come al solito, aveva ragione. Ha sempre ragione. Io continuo a sentirmi legato a lei. Finché la odio sarò sempre legato a lei... Lydia disse in tono amichevole: — Bevi un bicchiere, Dick; e poi vattene a casa... Dick si alzò. Per dargli la possibilità di rimettersi senza sentirsi osservato, Nonie trotterellò con Lydia e Roy fino alla scala dove si fermò a guardarli partire. L'auto di Roy si avviò coi fari puntati contro la casa; Nonie tornò nella zona illuminata dov'erano i tavolini e le poltrone. Dick era scomparso all'interno della casa. Povero Dick, pensò lei. La lite con Hermione sarebbe finita nel nulla come sempre, almeno secondo i pettegolezzi che circolavano nell'isola. Ma non sarebbe svanita del tutto, sarebbe rimasta sotto la cenere, pronta a divampare alla prima occasione. Come aveva avuto ragione Jim, ad andarsene! Chissà dov'era in quel momento Jim, quello stesso Jim che le aveva detto: "Ti amerò sempre". Al di là del cerchio di luce ondeggiante, la notte era scurissima. Le yucche, i bambù e le palme sbattevano con fracasso una contro l'altra, agitate dal vento; Jebe aveva già portato via il vassoio del caffè; si sentì sbattere una porta e Nonie capì che Jebe stava chiudendo le portefinestre nel-
l'imminenza del temporale. Subito dopo tornò Dick. La ragazza lo guardò sorpresa, perché non lo aveva sentito. L'uomo stava fissandola. — Vado a casa. — Aspetta che rientri Roy, ti prego. — No, vado a casa subito... Notte, Nonie. — Dick abbozzò un sorriso e percorse lentamente il tratto di terrazza dirigendosi verso il punto in cui aveva lasciato la vecchia auto malandata. Arrivò ai gradini, fece un cenno di saluto con le mani, si afferrò alla ringhiera e cadde come un sacco di patate. Alla fine fu Nonie a portarlo a casa, perché non c'era altro da fare. L'uomo non voleva assolutamente aspettare il rientro di Roy, voleva farcela da solo. In effetti riuscì a infilarsi in macchina e persino ad avviare il motore. A lei non restò che cercare di persuaderlo con le buone finché lui non si spostò cedendole il volante. Appena superati i cancelli, si afflosciò, chiuse gli occhi e lasciò ricadere la testa sul petto. Nonie girò sul viale ricoperto di conchiglie bianche sperando che Dick dimenticasse l'incidente, amareggiata che Hermione avesse, anche quella volta, avuto ragione. La bufera stava avvicinandosi; il rumore del vecchio motore si perdeva nell'urlo del vento. La strada tortuosa sembrava non finire più; i tre chilometri da fare parvero a Nonie tanto lunghi che la ragazza ebbe l'impressione di non avere scorto l'ingresso che portava a Middle Road. Poi, finalmente, intravide i pilastri bianchi che ne delimitavano l'entrata e, con molta cautela, svoltò e si inoltrò all'interno. Il viale di accesso era bordato di alberi del pepe, solidi pinnacoli neri sotto la luce dei fari della vecchia auto; ancora una curva e si sarebbe vista la bella casa quadrata in pietra nuda, con la doppia fila di gradoni che raggiungevano l'ingresso con un'ampia curva, i bei vecchi ferri battuti alle finestre e lungo il portico. Sul portico, la luce accesa creava una zona quasi bianca nel contrasto col buio della notte; Nonie portò l'auto fin davanti alla doppia fila di gradoni, frenò, spense il motore. Dick non si mosse. Non c'era da fare altro che andare a chiamare Hermione per farsi aiutare: chissà come ne sarebbe stata soddisfatta! Nonie scese e iniziò a salire la scala bianca. Era quasi arrivata al pianerottolo quando scorse qualcosa sui gradini, un mucchio di indumenti, qualcosa di bianco e verde. Era una specie di vestaglia lunga, di seta stampata. E, dentro alla vesta-
glia, una donna, Hermione Shaw, col viso rivolto alla luce ricoperto da una macchia nerastra, simile a vernice. Era Hermione ed era morta, perché nessun essere vivente poteva avere una espressione come la sua! Nonie vide ogni più piccolo particolare con straordinaria chiarezza; ogni piega della veste da camera, la mano irrigidita, l'angolatura strana dei piedi nei sandali verdi. Il sangue era uscito dal petto quasi all'altezza della gola. Lì per lì la ragazza pensò che si trattasse di un incidente, poi di un suicidio. Oh no, non era possibile: Hermione era stata uccisa! Ma allora si trattava di un delitto! Nonie ringraziò il cielo che Jim fosse partito: era vero che aveva litigato con Hermione, ma a quell'ora doveva già trovarsi a New York. Perciò era al sicuro. Qualunque cosa dicessero, lui era in una botte di ferro: nessuno avrebbe mai potuto dire che era stato lui a ucciderla. Un omicidio! Una folata di vento si abbatté sui banani e le palme che già bisbigliavano nel buio al di là di quella chiazza di luce troppo viva. Lì non c'era nulla che si muovesse, ma il fluttuare delle foglie degli alberi e dei cespugli nella notte agitata dal vento costrinse Nonie ad afferrarsi alla ringhiera come se temesse di essere anche lei spazzata via da un turbine. Fu esattamente in quel preciso momento che qualcosa si mosse nella zona illuminata. La porta di casa si spalancò e ne uscì Jim. Uscì e, vedendo Nonie, si fermò. Rimasero a guardarsi al disopra di quella cosa con l'abito bianco e verde che una volta era stata una donna. Il vento tornò a scuotere la notte, mettendo in moto nuove ombre. 6 — Jim! Jim! — mormorò Nonie, ma il vento si portò via il bisbiglio. Jim disse qualcosa di incomprensibile e corse da lei attraversando l'ampia veranda illuminata, scavalcando Hermione, volando sui gradini. Passò un braccio attorno alla vita di Nonie, per sorreggerla in quel mondo che ondeggiava e sembrava dover crollare da un momento all'altro. Nel viso pallidissimo, gli occhi sembrarono neri come la notte. — Nonie, cosa fai qui? Non avrebbero dovuto lasciarti venire. La ragazza si appoggiò alla sua spalla, spingendo il viso in quel rifugio caldo e sicuro. — C'è Roy con te? Nonie scosse la testa. Sentì Jim voltarsi a guardare l'auto, ma evitò di
muoversi; voleva continuare a tenere il viso in quel riparo che le nascondeva l'ondeggiare delle ombre selvagge e il terrore che esse suscitavano. — Roy è rimasto in macchina? — No... — Chi c'è, allora? — Dick. Oh, Jim! È davvero morta? Jim la spinse gentilmente avanti. — Entra in casa. L'accompagnò su per la scala, tenendola in modo che non potesse vedere Hermione; superarono la soglia e si trovarono nel grande atrio bene illuminato odoroso di fiori secchi e di polvere, ricoperto per tutta la sua lunghezza da un bel tappeto turco antico. Nonie ricacciò indietro i capelli che il vento aveva scompigliato, continuando a pensare: "Che ci fa qui Jim? Non può essere lui!". — Dov'è Roy? Gli ho telefonato: com'è che non è venuto con te? — C'è Dick in macchina... — Dick! E perché non viene dentro? — Perché è... L'ho portato a casa io. — Oh... Capisco. Allora non può esserci di aiuto. Jim rimase pensieroso, con i capelli scuri scarmigliati, il volto pallido e irrigidito. Di colpo, la morte di Hermione divenne più reale, un qualcosa che non era soltanto un incubo, una donna, una cosa distesa e senza vita, nel buio della notte. — Jim, sei proprio sicuro che sia morta? — Si. Non c'è più niente da fare. Ho già guardato... — Jim... — Nonie si aggrappò alle spalle del giovane, con tutte e due le mani. — Jim, devi dirmelo: è stata assassinata? Jim posò le mani sopra quelle di Nonie: — Sì, è stata assassinata. Le hanno sparato. La ragazza dovette farsi forza per non gridare, per non gridare come stava facendo la notte, come stava facendo il vento, come le palme che si agitavano e sbattevano l'una contro l'altra. Sentì la propria voce farsi acuta e spaventata. — Chi è stato a ucciderla? Jim le strinse ancor più le mani. — Tesoro, ascoltami. Non possiamo far altro che aspettare. Credimi, adesso è tutto passato. Non deve aver sofferto; non deve neppure essersene accorta... — Chi è stato? — Non lo so. È fuggito subito. È... — Adesso diranno che sei stato tu!
— Calmati, Nonie; non... — Oh, Jim! Perché sei tornato indietro? — Ho dovuto. Stammi a sentire, Nonie. Io vado a prendere Dick. Tu resta qui, non ti muovere. Lascio la porta aperta. Stai tranquilla, sei al sicuro. L'assassino è scappato. L'ho sentito correre fra gli arbusti, o, almeno, mi sembra di averlo sentito. Comunque si è allontanato. Vado a prendere Dick. Nonie si scostò con molta riluttanza; Jim corse via, attraversando in fretta la veranda per raggiungere la scala. Sotto la luce, i capelli neri luccicarono un istante per scomparire subito nel buio. Da dov'era, Nonie vedeva la mano aperta di Hermione, quella piccola mano bianca che, fin quando era in vita, aveva avuto un potere enorme, e che ora non aveva più la minima forza. Distolse in fretta lo sguardo, soffermandosi a guardare il tappeto rosso, l'atrio lungo e ampio che attraversava praticamente tutta la casa, le poltrone di canna dai cuscini sbiaditi, il paravento sulla porta della camera di Hermione, laggiù in fondo al corridoio. Come in quasi tutte le case dei tropici, il pianterreno della casa era rialzato di circa tre metri rispetto al suolo, per evitare allagamenti durante la stagione delle piogge. Nonie si ricordò di quando era venuta a cena lì con Roy e Aurelia: si era seduta proprio in quella poltrona laggiù, una grossa poltrona di canna accanto a un tavolino; aveva bevuto un caffè e chiacchierato con Jim, parlando quasi esclusivamente di tennis, e forse si erano entrambi resi conto, già allora, del piacere che provavano a parlarsi. Hermione quella sera era seduta accanto al tavolino, un tavolino rotondo, ricoperto di seta verde, con davanti a sé il vassoio del caffè. E ora Hermione era morta, era solo una figura rannicchiata sui gradini, infilata in un vestito bianco e verde. La stessa Hermione che solo poco tempo prima, pochissimo tempo prima, neanche un'ora, per la verità, era comparsa sulla terrazza di Beadon Gates sicura di sé e con l'aria trionfante. Hermione morta... Le labbra, dal rossetto troppo scuro, non avrebbero mai più detto una sola parola, le piccole mani bianche sarebbero state per sempre senza forza... Assassinata. "Le hanno sparato" aveva detto Jim. Ma chi? Jim rientrò a passi lunghi e decisi, col giubbotto gonfio di vento. Lasciò sbattere la porta alle proprie spalle e disse: — Non riesco a farmi capire da Dick. Ho dovuto lasciarlo dov'è. — Si passò le mani fra i capelli, respirò a fondo e si guardò attorno. — Non possiamo fare altro che aspettare. Roy
arriverà fra poco. E anche Seabury Jenkins. Ho telefonato anche a lui: è un magistrato e sa cosa fare. — Roy non è a casa. È andato da Lydia. L'ha accompagnata a casa dopo cena. — Al telefono mi ha risposto Jebe, ma non sapeva dove Roy fosse andato. Gli ho raccomandato di dirglielo non appena rientrava. — Tornò a passare un braccio attorno alle spalle di Nonie, l'accompagnò a una poltrona di vimini e la fece accomodare; sedette su un cuscino ai suoi piedi e cercò le sigarette sul tavolino accanto. E pensare che a quell'ora avrebbe già dovuto trovarsi a New York! — Perché sei tornato, Jim? Cos'è successo? Quando l'hai trovata? Lui le porse una sigaretta, gliel'accese, e rispose cominciando dall'ultima domanda. — Ho sentito lo sparo. Ero nella baracca di Dick e sono corso a casa immediatamente. Sono entrato dalla porta laterale. Le luci erano accese. Sono corso sul portico, e la luce era accesa anche lì. E, a terra, c'era Hermione.. Ho pensato ci fosse qualcuno nascosto tra i cespugli. Ho gridato, ma a dire il vero non so esattamente cos'altro posso aver fatto. Se c'era qualcuno, se l'è filata immediatamente. Ho capito che le avevano sparato, ma non sono riuscito a vedere o a sentire nessuno. Non sono neanche perfettamente sicuro che ci fosse qualcuno; forse era soltanto il vento o il rumore degli alberi. — E allora...? — Sapevo che doveva essere un delitto, perché avevo sentito lo sparo ed ero sicuro che Hermione non si sarebbe mai suicidata. Sono andato alla ricerca dell'arma, ma non l'ho trovata. Allora sono corso a telefonare a Roy e a Seabury, e subito dopo ho sentito arrivare l'auto. È accaduto tutto pochi attimi prima del tuo arrivo. Lei... Improvvisamente si chinò e si nascose il viso tra le mani. — Oggi ero sicuro di odiarla. Credevo che sarei arrivato a ucciderla con le mie mani. Ma non avrei mai voluto che morisse a quel modo! — Jim, chi è stato a ucciderla? Jim scosse la testa. — Non lo so. Penso che l'abbiano chiamata, che lei sia andata alla porta e... e che l'assassino le abbia sparato immediatamente. Poi sarà corso via subito. Adesso vado a vedere... Nonie lo afferrò per un braccio: — Non puoi trovare nessuno, Jim, in una notte come questa. Da solo, poi, è praticamente impossibile. Ci sono migliaia di posti in cui nascondersi... nella boscaglia, tra le palme nane,
nelle paludi. Jim rimase a riflettere, mentre il vento mulinava e turbinava contro la casa come un enorme gorgo scuro. — È inutile che svegli i boy — disse infine. — Uno ha avuto un incidente nel pomeriggio ed è costretto a letto. L'altro è con lui. Li ho visti mentre andavo al villino di Dick. Sicuramente l'altro, il cuoco, deve avere sentito lo sparo, ma sarà talmente spaventato che non sarebbe di alcun aiuto. — Si voltò a guardare verso la luce viva e bianca che brillava sulla veranda: — Chiunque sia stato, ha avuto la possibilità di andarsene tranquillamente. Vorrei che Roy arrivasse. Dobbiamo organizzare qualcosa, delle ricerche... — Strinse le labbra. — Ci sarà una caccia all'uomo, sull'isola. — Perché sei tornato qui? Pensavo che fossi partito. Quando l'ho vista, ho pensato che tu eri al sicuro. Jim guardò Nonie dritto negli occhi. — Sono dovuto tornare. Dovevo affrontare Roy e parlargli. Non potevo lasciarti fare tutto da sola. Per questo sono tornato. Sembrò che davanti a loro si ergesse una montagna minacciosa piena di passi insicuri e di sentieri pericolosi. — Supponi che non riescano mai a trovare chi l'ha uccisa. Supponi... — Lo so cosa stai cercando di dire. La odiavo, avevo voglia di ucciderla, e l'ho anche detto. Sono partito e subito dopo sono tornato. Ma non sono stato io a spararle! — Cosa farai? Che cosa... — Dirò la verità. Non c'è altro da fare. Ma quando avessero cercato il movente? E le prove indiziarie? Com'era stata uccisa Hermione? — Le hanno sparato. E tu hai una pistola, Jim! Lui scosse la testa guardandola tranquillo. — Tesoro, non sono stato io a spararle. Io la mia pistola ce l'ho. È lì sul tavolo. — Sul tavolo! — Nonie si girò di scatto a guardare. E sul tavolo, fra libri, posacenere, vasetti e riviste c'era anche una pistola. Balzò in piedi, ma Jim le prese una mano. — Dove vuoi andare? — Devi liberarti subito di quella pistola! Subito, prima che arrivi qualcuno! — Nonie, Nonie... — La trattenne e le sorrise scuotendo la testa. — Tesoro, non è quella la pistola che l'ha uccisa. Possono provarlo. Possono confrontare le pallottole e identificarle con estrema precisione. Quella che
l'ha uccisa non è stata sparata dalla mia pistola: è una cosa che servirà a scagionarmi, se ne avrò bisogno. Nonie rimase a fissarlo, poi tornò a sedersi. — Ho così paura che non so neppure quel che faccio. Jim tornò ad accovacciarsi ai suoi piedi, guardandola negli occhi e stringendole le mani. — Ascoltami, Nonie. Ho litigato con Hermione, e tutto quel che ho detto era la verità. Ma, a parte questo, adesso che è morta, io non sarò ricco quanto lo sei tu, ma avrò molto più denaro di quanto non abbia mai avuto. E quel che più conta, avrò Middle Road. — Non l'avresti mai uccisa per denaro! Non sei stato tu a ucciderla! — Ma il suo denaro e Middle Road li avrò. La sua morte non offre vantaggi a nessun altro. C'è gente che uccide per molto meno. Per questo dovrò allontanare da me ogni sospetto. Un'auto stava arrivando veloce sbandando e slittando mentre frenava per andarsi a fermare sotto la luce, proprio all'inizio delle scale. Jim balzò in piedi. — È Roy! — gridò correndo alla porta, facendola sbattere, e precipitandosi giù per i gradoni. Questa volta Nonie evitò di guardare verso Hermione: non voleva più vedere quella piccola mano senza forza. Voleva tranquillizzarsi; voleva dominare il tremore e il terrore che l'avevano invasa. Jim aveva ragione: bastava dire la verità... Di colpo le vennero in mente tutte le domande che non c'era stato tempo di fare. Aveva detto che era tornato per parlare da uomo a uomo con Roy, per esserle vicino. Ma perché aveva cambiato idea? Quando? Be', questo adesso non aveva importanza. Importava invece sapere quando era tornato a Beadon Island. Lei non aveva nemmeno avuto il tempo di parlare con Roy; e neanche per comunicare a Jim che fino ad allora non era riuscita a dire a Roy che le nozze non avrebbero avuto luogo. Nessuno dei due vi aveva pensato; l'inaspettata morte di Hermione, il fatto drammatico aveva la precedenza assoluta, doveva essere sviscerato, considerato in ogni particolare. Mentre guardava la camera da letto di Hermione, il tappeto che i suoi piedini avevano calpestato chissà quante volte, i libri, le poltroncine, i cuscini che aveva scelto con gusto sicuro, Nonie trovò che non era possibile accettare un omicidio. L'omicidio non dovrebbe mai essere commesso! Specialmente, poi, non dovrebbero essere uccise le persone che si conoscono! Il solo fatto di accettare l'accaduto, di lasciare che quel fatto prendesse posto nella mente, era già, di per sé, un fatto critico; era come aprire un pesante can-
cello ed entrare in una foresta inesplorata, buia e pericolosa. Sicuramente avrebbero detto che era stato Jim. Jim ne aveva tutti i possibili motivi: lui detestava Hermione, e lo aveva detto; aveva minacciato di ucciderla, e anche questo lo aveva detto lui stesso; con la morte di Hermione avrebbe ereditato tutto il denaro che gli era sempre stato negato, e inoltre, avrebbe ereditato Middle Road, che adorava... Nonie pensò che se lei non fosse andata con Jim a Elbow, se non avesse scoperto di essere innamorata di lui, ora lui sarebbe stato al sicuro. Sarebbe stato su un aereo a mille miglia da quella casa. E avrebbe avuto un alibi di ferro. Ecco cos'era importante: l'alibi. Quando avviene un delitto tutti si cercano un alibi che regga... Il fatto era che Jim era tornato a Middle Road da solo; che era solo quando aveva trovato il cadavere di Hermione; che aveva una pistola... Che errore madornale stava per compiere lei poco prima con quell'arma! Strinse le mani. Nel movimento, lo zaffiro donatole da Roy catturò un raggio di luce e brillò intensamente. Nonie sentì delle voci sulla veranda: guardò, ma non era Roy, era invece Seabury Jenkins. Magro, giallastro, calvo, col collo che, uscendo dall'impermeabile, pareva ancora più scarno di quanto fosse, teneva lo sguardo rivolto verso il basso. Guardava Hermione, e a un certo punto, si chinò per vedere meglio. Jim stava dicendogli qualcosa. Nonie lo vedeva muovere le labbra, ma un po' per il vento che si portava via le parole, un po' per il rumore assordante delle palme attorno alla casa, non riusciva a sentire assolutamente nulla. Anche Jim si era chinato, ma discosto da Seabury; Nonie vedeva chiaramente il suo viso in piena luce sollevato per dire qualcosa all'altro, ma continuava a non sentire. Poi, di colpo, arrivò la pioggia. Il paravento di bambù ondeggiò; il vento girò vorticosamente, si abbatté contro la casa sferzandola, flagellò l'impermeabile di Seabury, gonfiò le pieghe della veste da camera di Hermione, penetrò in casa, sfiorò il viso di Nonie con il suo soffio caldo, ondeggiò sul tappeto turco, fece sbattere le porte. Subito dopo, la pioggia si scatenò sull'isola col rumore e l'impeto di un branco di cavalli selvaggi. Sullo sfondo della pioggia sferzante, d'argento dove batteva la luce, nera nel buio, Nonie vedeva Jim e Seabury come in una pantomima: i due parlavano facendo dei cenni verso Hermione; Jim scuoteva la testa, Seabury si era rialzato e parlava gesticolando. Il tutto si dissolse per riformarsi subito dopo. La scena era cambiata: Jim e Seabury avevano sollevato il corpo di
Hermione e stavano avvicinandosi con esso alla porta, per portarlo in casa un'ultima volta. Per un istante Nonie rimase a guardare immobile, piena di pietà per la morta, piena di orrore per quanto era accaduto. Poi si accorse che non riuscivano a entrare perché la porta continuava a essere sbattuta dal vento e flagellata dalla pioggia. Si alzò in fretta, e andò a tenere fermo il battente. I due uomini entrarono avanzando a fatica; Nonie non voleva guardare ma non riuscì a distogliere gli occhi abbastanza in fretta. La gonna della vestaglia di Hermione strusciava sul pavimento; cadde un sandalino verde, e mentre Seabury tentava di tenere più saldamente il corpo, cadde anche l'altro. Gli uomini entrarono nella camera da letto. Nonie continuava a rifiutarsi di guardare, ma lo sguardo si posò sui sandali finiti sul tappeto rosso, uno di fianco, come lanciato deliberatamente, l'altro con la punta rivolta verso l'alto, quasi aspettasse di muoversi ancora. Dalla veranda stava entrando acqua. Nonie chiuse la porta facendo forza con le spalle, perché il vento era ancora aumentato. Poi raccolse i sandali, non sopportando di vederli lì a terra; muovendosi automaticamente, senza rendersi conto di quanto faceva, li posò uno accanto all'altro sul tavolo. Ma anche così le parvero troppo vuoti: li riprese e li depose sotto il tavolo, sotto la lunga tovaglia di seta verde in modo da non averli più davanti agli occhi. I due uomini erano già oltre il paravento di bambù, avevano acceso la luce e continuavano a muoversi. In quel momento si sentì arrivare un'auto. Nonie tornò in fretta alla porta. Come abbassò la maniglia, la porta si spalancò, e vento e pioggia le si riversarono sul viso. Roy stava correndo su per la scala, col volto tutto bagnato e l'impermeabile luccicante. La luce vivida di un lampo illuminò il viale di accesso e la pioggia battente, il fogliame fitto e le due vetture parcheggiate. Per un attimo Nonie pensò a Dick Fenby: era ancora in macchina o era stato svegliato dalla bufera? La figura massiccia di Roy le bloccò la scena; il lampo di luce scomparve. Sulla soglia, Roy afferrò il battente che lei teneva aperto, e lo richiuse, ponendo così una barriera al tumulto di acqua e vento; riprese fiato, con l'impermeabile che sgocciolava e il volto grondante. Si tolse gli occhiali bagnati e gridò: — Nonie, stai bene? Cos'è successo? Jebe mi ha detto che Hermione è stata uccisa, ma non può essere... — In quell'attimo sentì le voci al di là del paravento nella camera di Hermione, e voltò gli occhi da quella parte. — Ma è Jim! Jebe ha detto che è stato Jim a telefonare, ma pensavo si fosse sbagliato. Invece è proprio lui!
Evidentemente Nonie doveva avere annuito, parlato, o fatto un segno di assenso qualsiasi, perché Roy la guardò incredulo e, per un attimo, quasi adirato. — Se è stata veramente assassinata... diranno che è stato lui! Ma perché diavolo è tornato indietro? 7 "È tornato per me, per vedere te" pensò Nonie "per dirti che lui, il tuo amico, e io, la donna con cui sei fidanzato, ci amiamo. È tornato indietro per dirtelo." Ma certo non poteva dire quelle parole. Inoltre non c'entravano per niente con la morte di Hermione, con il suo assassinio. Per Nonie continuava a essere estremamente difficile comprendere quel delitto; capiva comunque che si trattava di una cosa talmente importante che tutte le altre cose, per quanto urgenti, passavano in second'ordine. Roy non si aspettava una risposta. Era adirato perché Jim si era messo in una posizione critica, e subito, così come già prima aveva fatto lei, aveva visto il pericolo che si addensava su di lui. Nel togliersi l'impermeabile, Roy disse: — Questo non è il posto per te. Hai visto Hermione? Cos'è successo? — Ho portato a casa Dick... — Sì, me l'ha detto Jebe. Dov'era Hermione? Chi l'ha trovata? Chi è stato? Jim era già qui? Nonie cerco di dirgli tutto in fretta. — Non sanno chi è stato. È stato Jim a trovarla. Poi sono arrivata io. Hermione era sui gradini. Mi sono precipitata su per dirle che avevo riportato a casa Dick e... Non sapevo cosa fare... — Era già morta? — Sì... Oh, Roy, sì, era già morta! Roy prese la ragazza tra le braccia cercando di confortarla. — Vado a parlare un attimo con Jim, poi ti riporto subito a casa. — Di nuovo sembrò che l'ansia per l'amico si dovesse tramutare quasi in ira. — Vorrei sapere perché è tornato indietro! Quand'è tornato? — Si interruppe perché gli altri due uomini stavano rientrando nell'atrio. Jim sembrò sollevato nel vederlo. — Grazie al cielo sei arrivato! Seabury Jenkins aveva l'aria tesa e preoccupata. — È terribile, Roy. Non c'è dubbio che sia stata assassinata. Le hanno sparato... — Chi? Quando? Seabury scosse la testa accennando alla camera di Hermione: — Vai a
darle un'occhiata. — Ancora un momento, Nonie, poi vedo di rimandarti a casa. Roy si avviò verso la camera, e Nonie se ne tornò lentamente al divanetto di vimini dov'era prima e dove aveva scambiato quelle poche parole con Jim. I tre uomini tornarono nella stanza di Hermione; Nonie ne sentiva le voci e le lunghe pause silenziose, come se stessero riflettendo, ponendosi domande, cercando di capirci qualcosa. La pioggia continuava a sferzare l'isola con violenza, cercava di penetrare da porte e finestre. Nonie pensò che quella era la casa di Hermione e che ora sarebbe appartenuta a Jim, così come Middle Road, la piantagione cui lui era così attaccato. "Diranno che è stato lui" aveva immediatamente esclamato Roy. "Perché diavolo è tornato indietro?" I tre uomini tornarono nel salone, come oppressi da un peso che dovevano sopportare insieme, come quando Jim e Seabury avevano portato in casa il corpo di Hermione. Seabury stava dicendo a Roy: — Il fatto è che la pioggia avrebbe comunque cancellato qualsiasi traccia. Certo, dovrà essere vista dal dottor Riordan, ma non potevamo lasciarla sotto quell'acqua: non sarebbe stato decoroso. Per quanto abbiamo potuto vedere, non c'era nessuna prova da distruggere, e, comunque, anche se ci fosse stata, l'acqua l'avrebbe cancellata. Evidentemente, pensò Nonie, il dottor Riordan doveva essere l'ufficiale sanitario dell'isola, che fungeva anche da medico legale così come Seabury Jenkins, che era il solo legale dell'isola, svolgeva anche le funzioni di giudice. Roy andò a sedersi, come se in quei pochi minuti fosse invecchiato di anni. — Sì, non potevate lasciarla là fuori — convenne tenendo gli occhi fissi sul tappeto. — Povera Hermione! Si era fatta dei nemici e aveva molti difetti, ma non avrei mai immaginato potesse accaderle una cosa simile! — Che cosa si fa, ora? — domandò Jim. Gli altri due rimasero a fissarlo senza aprire bocca. Seabury appariva molto perplesso; Roy emise un profondo sospiro. — Diremo che si è trattato di suicidio. — Continuò a fissare il tappeto e ripeté esitante: — Suicidio o incidente. Seabury sembrò rimuginare fra sé quelle due parole, ma Jim scosse la testa. — È un omicidio, Roy. Roy continuava a tenere lo sguardo fisso sul tappeto.
— Un suicidio è sempre possibile. Così come lo è un incidente: le donne non capiscono mai niente delle armi. Jim abbozzò uno strano sorriso e andò a posare una mano sulla spalla di Roy. — Lo so cosa stai pensando. Ma non posso uscirne a questo modo. Si tratta di omicidio. Seabury, con l'aria sempre preoccupata, andò a sedersi e intrecciò le mani assumendo già l'aria del giudice. — Potrebbe trattarsi tanto di suicidio che di incidente. Sono molto più probabili di un delitto. Non c'è mai stato un delitto su quest'isola. — Be', ora c'è stato. Roy sollevò gli occhi. — Ascolta, Jim, un delitto è un brutto affare. Le indagini per un delitto riescono sempre col fare del male, in un modo o nell'altro; e, inoltre, non si è sempre certi di poter acciuffare l'assassino. In questo caso... Jim premette la spalla dell'amico con più forza. — Si tratta di un delitto. Lo so cosa stai cercando di fare. Capisco benissimo qual è la mia posizione... Ma, in primo luogo, non può trattarsi di suicidio; e non può essere stato un incidente perché in giro non c'era nessun'arma. — Non l'abbiamo cercata. Potrebbe... — cominciò Roy. Jim lo interruppe subito. — Io l'ho cercata, ma non l'ho trovata. Ho anche osservato bene le ferite: non può essersi suicidata. In tal caso ci sarebbe della polvere bruciata sulla vestaglia, e invece... No, Roy, credimi, non posso permetterlo. Roy lo ascoltò in silenzio, poi domandò: — Hai cercato? — Chi l'ha uccisa ha avuto tutto il tempo per fuggire. Tempo e oscurità. Seabury Jenkins si passò la mano ossuta sulla testa calva. — Cercare è inutile. Potremmo farlo, potremmo chiamare in aiuto qualcuno dei nostri uomini, ma se le ha sparato qualcuno col quale aveva litigato, qualcuno che lavorava per lei e che nutriva del rancore nei suoi confronti, ormai si è nascosto chissà dove. Sull'isola ci sono migliaia di posti in cui nascondersi, e tutti raggiungibili in fretta, specialmente in una notte come questa. Nulla di più facile che darsi alla macchia. — Hai visto nessuno? — domandò ancora Roy. — Raccontaci cos'è accaduto esattamente. Perché sei tornato? Pensavo che fossi già arrivato a New York, a quest'ora. Jim restò immobile, continuando a tenere la mano sulla spalla di Roy, mentre sul volto gli scendeva come un velo impenetrabile. Non guardò Nonie, ma i suoi pensieri furono tutti per lei. Pensò che non poteva dire a
Roy quello che evidentemente Nonie non gli aveva ancora detto. E Nonie capì subito quanto stava passandogli per la mente: "Nonie non ha ancora detto niente a quest'uomo a cui io, suo amico, sto per portar via la sposa". Jim sollevò la mano, si prese una sigaretta e l'accese. — Ho preso il postale a Elbow, ma quando sono arrivato a Cienfuegos ho deciso di tornare indietro. — Tornavi per far pace con Hermione? Seabury sbatté gli occhi. — Far pace? Sei andato a Cienfuegos? Cosa vuoi dire? Avevi forse litigato con lei? Jim lo guardò negli occhi e annuì. — Avevo litigato con lei, ed è per questo che oggi nel pomeriggio me ne sono andato. Ma poi... Ripeto, poi ho deciso di tornare indietro. — Perché? — domandò Seabury ripetendo la domanda già fatta da Roy. — Per fare pace? — Non lo so. Molto probabilmente sì, ma non lo so. — Ma sei tornato per vedere lei? — Non sei obbligato a rispondere a questa domanda! — disse Roy con un'occhiata allarmata — Lascia stare; prima o poi dovrò pur rispondere. Io... — Jim guardò Seabury. — ... No, non è questa la ragione per cui sono tornato. Gli occhi acuti di Seabury lo osservarono con attenzione. — Qual era la ragione, allora? — Non c'entra niente con tutto questo. — Non è una risposta. — Non posso farci niente. Devi credermi sulla parola. — La polizia non si accontenterà di una risposta simile. — Stai forse cercando di prenderlo in trappola, Seabury? — intervenne Roy. — No. Non saltarmi subito alla gola, Roy. Non ho nessuna intenzione di veder Jim appeso a una corda, ma prima o poi dovrà rispondere a questa domanda. Jim, quando l'hai rivista, Hermione era ancora viva? Roy stava per alzarsi. Jim disse in fretta: — Ha ragione lui, Roy. Dovrò rispondere alle domande che mi faranno. No, non l'ho più vista viva. È andata come ti ho già raccontato. — Per che cosa avete litigato? Vorranno sapere anche questo. Nell'isola tutti sanno che il denaro della famiglia e Middle Road spettavano a lei finché fosse vissuta. Avete litigato per questioni di interesse? Jim esplose. — Stammi a sentire bene, Seabury! Io la detestavo, e lei de-
testava me. Avrei avuto tutta una serie di motivi per farla fuori, e ognuno di essi sarebbe sufficiente a farmi impiccare. Ma il fatto è che non sono stato io a ucciderla. — Adesso non perdere la testa, Jim. Calmati! Sto solo anticipando quel che dirà la polizia. — Scusa, Seabury. C'è ancora qualcos'altro? — Dov'eri esattamente, quando hai sentito lo sparo? — È un'altra domanda a cui non devi ancora rispondere! — esclamò Roy. — Aspetta di parlare col tuo avvocato, prima! Mi spiace, Seabury, ma adesso devi lasciar parlare me. Jim, cerca di capire. Qualunque cosa tu dica in questo momento, dovrai ripeterla esattamente per tutto il periodo delle indagini, e magari anche durante... — Si interruppe, ma Jim capì ugualmente. — Durante un processo? Sì, lo so. — Non devi metterti in una posizione tale che possa portare a una tua incriminazione. Non me ne importa un bel nulla di quel che Seabury pensa o dice; il fatto è che Seabury è un magistrato: non dimenticare che, anche se è un amico, è pur sempre un funzionario dello Stato. — Forse non dovrei dirlo, Jim, ma Roy ha ragione. Per la nostra legge un uomo resta innocente finché non viene provata la sua colpevolezza. Te lo dico perché ti sono amico: non metterti tu stesso la corda al collo. — Ma vi ripeto che non sono stato io a ucciderla! Nessuno potrà mai provare che sono stato io. Nessuno potrà mai accusarmi di omicidio. Seabury scosse la testa sconsolato. — Hai mai sentito parlare di prove indiziarie? C'eravate solo voi due, a parte i boy che, oltretutto, erano troppo distanti dalla casa e molto probabilmente non hanno neppure sentito lo sparo. Avevi litigato con lei; sei tornato senza che nessuno lo sapesse... — Si interruppe scrollando le spalle. — La consapevolezza di essere innocente è un'ottima cosa, Jim, solo che ti costringe a rischi pericolosi. Prova a pensarci — intervenne Roy. Jim abbozzò un sorriso amaro. — Vedete, amici, io ho tutta la vita da vivere e... — Allungò la mano per deporre la cenere su un piattino — ... e ora che Hermione è morta, la piantagione passa a me e la mia vita la passerò qui, su quest'isola. Devo perciò allontanare da me ogni ombra di sospetto, e l'unico modo per farlo è dire tutta la verità. — Ma perché diavolo sei tornato indietro, Jim? — sospirò Roy. Era l'unica cosa a cui Jim non poteva rispondere sinceramente. Per lo meno, non voleva sicuramente dire la verità al riguardo: primo per proteg-
gere Nonie, e poi per salvare l'orgoglio di Roy di fronte a Seabury. — Be', ormai sono qui. Vi ho detto tutto quello che sapevo. Seabury rimase ad ascoltare i rumori prodotti dalla bufera, la violenza della pioggia, le raffiche del vento. Gettò un'occhiata indecisa al paravento di bambù e poi a Roy: — Non possiamo far nulla finché non cessa il temporale. Anche Roy guardò di sfuggita il paravento prima di rispondere. Nonie seguì il suo sguardo, e pensò che tutta quella calma era stranissima. Hermione era stata assassinata, eppure non si era sentito nessun fischio lacerante di sirena, non era arrivato alcun poliziotto, nessuna auto della volante, nessun fotografo, non c'era stata nessuna intrusione di uomini della scientifica. Eppure avrebbero dovuto essere tutti contenti che si mettesse in moto la macchina della giustizia, che fosse presente gente esperta e autorevole; qualcuno che sapesse cosa fare e come. Come sarebbe stato benvenuto l'arrivo di uno di quei solidi poliziotti vestiti di blu, uno di quelli che Nonie vedeva per strada quando ancora viveva a New York! — Dobbiamo telefonare a Riordan e agli uomini di Port Iles — disse Roy, quasi sottovoce. — Lo faremo. Ma prima dimmi ancora una cosa, Jim. Come sei tornato da Cienfuegos? — Ho trovato un tizio con un motoscafo che ha accettato di prendermi a bordo. Abbiamo attraccato al molo di Beadon Rock... — A che ora? — Non lo so. Era già buio. Circa un'ora fa, credo, ma non ne sono sicuro. Dal villaggio sono venuto a piedi... Seabury lo interruppe un'altra volta. — Hai visto qualcuno? — Non ricordo. Forse vicino al molo. Ho preso la strada che attraversa la piantagione, quella vicino ai binari. Sono andato direttamente al cottage di Dick con l'intenzione di passare la notte da lui. Stavo proprio per entrare quando ho sentito lo sparo. Mi sono voltato e sono corso qui. — Perché sei corso qui? — domandò Seabury. — Pensavi che avessero sparato a Hermione? — Sono corso perché ho sentito lo sparo. Di regola, la gente non si mette a sparare così, tanto per far qualcosa! Ma Seabury continuò a insistere. — Hai pensato a Hermione? Hai pensato che fosse in pericolo? — Non so cos'ho pensato al momento. Forse ho pensato che si fosse spaventata di qualcosa. O che fosse successo qualcosa. Certo non potevo
sentire uno sparo e restarmene lì senza andare a vedere se era successo qualcosa. — Hai visto qualcuno? — Ho visto Hermione. Per quanto ricordo, ho pensato a un incidente. Mi è sembrato di avere sentito dei rumori tra i cespugli al di là del viale, ma non ne ero sicuro, così come non lo sono ora. C'era molto vento, le raffiche erano violente, ed è capitato tutto insieme. — Hai visto nessuno correre sul viale d'ingresso o sulla strada? — domandò Seabury, rivolto a Nonie. — Nessuno. E non ho incrociato nessuna auto. — L'auto poteva anche essere nascosta tra i cespugli fitti lungo la strada. Ma ormai la pioggia ha cancellato ogni impronta di gomme, ammesso che ce ne fossero. Comunque, questo è lavoro di Dick. È lui il capo della polizia. — Allora sarà meglio fare tutto quel che possiamo — fece Jim. — Sarà meglio che telefoniamo subito alla polizia di Port Iles e denunciamo il fatto. Credo sia quello che farebbe Dick. Ci diranno loro cosa fare. — Prima che la portino via, bisognerà che la veda il medico — dichiarò Seabury. — Povera Hermione! Mi dispiace immensamente. Il vento penetrò nel salone scivolando sul tappeto turco; il paravento di bambù davanti alla porta della camera fu scosso leggermente, come se la stessa Hermione fosse nascosta là dietro ad ascoltare quanto si diceva. Per un attimo nessuno parlò. Nella pausa, la porta che dava sulla veranda si spalancò di nuovo ed entrò Dick Fendy completamente fradicio. Trattenne il battente con la mano, e con molto sforzo riuscì a richiuderlo, appoggiandovisi con la schiena. Il suo sguardo si posò subito su un oggetto che stava sul tavolo; Dick fece un balzo in avanti, rapidissimo, raccolse la pistola di Jim, la sollevò, l'avvicinò al naso e l'annusò. Per farsi sentire al disopra del rumore prodotto dal temporale, disse quasi gridando: — Cos'è successo? Qualcuno l'ha usata da poco. Come mai? Guardò l'arma con attenzione. — Di chi è? Io non l'ho mai vista. Ha sparato da poco, perché si sente ancora l'odore della polvere. — È mia — rispose Jim andando a riprendersela. — Ho sparato tra i cespugli perché mi era sembrato di avere sentito dei rumori sospetti. Ci fu un altro momento di silenzio, ancora più acuto del primo. Poi Seabury si alzò senza esitazione. — Hermione Shaw era una donna ricca. Ero il suo legale e conosco i termini del suo testamento. So tutto della sua situazione finanziaria. Mi spiace Jim, ma d'ora in poi dovrò agire da
pubblico ufficiale. Intanto dammi quella pistola. 8 Il vento e la pioggia si abbatterono sulla casa con estrema violenza. Seabury andò da Jim, gli prese la pistola e l'avvolse nel fazzoletto. Nonie rimase a guardare il quadrato di stoffa candida, le mani sottili e abbronzate, scossa da una nuova ondata di incredulità. No, non era vero, si trattava di un film, non poteva esserci stato un omicidio. In vita sua non aveva mai visto nessuno conservare di proposito le proprie impronte digitali per consegnarle alla polizia! Però era anche vero che in vita sua non le era mai capitato di imbattersi in un delitto. Con un senso di orrore e di sbalordimento, tornò a pensare: "È di Jim che sospettano! Credono che sia stato lui a uccidere Hermione!". Ma anche Dick l'aveva odiata! Sconfitto, annientato, aveva detto: "Sono ancora legato a lei". Però non poteva essere stato Dick a spararle, neanche per rompere le catene che ancora lo tenevano unito a lei. Infatti Dick aveva un alibi di ferro. Se almeno Jim ne avesse avuto anche lui uno, sia pure meno inattaccabile di quello di Dick! Roy si alzò di scatto e si avvicinò a Jim. — Non ti preoccupare. Appena il laboratorio esaminerà la pallottola che l'ha uccisa, si vedrà che non proviene dalla tua arma. Questo servirà a liberarti da ogni sospetto. Dick continuava a tenere lo sguardo ancora un po' vago fisso sulla pistola. Ma captò finalmente qualcosa, perché domandò: — C'è qualcosa che non va? Sono il capo della polizia... Non dovrebbe esserci gente che va in giro a sparare. Jim gli si avvicinò e lo prese per un braccio. — È accaduta una cosa molto grave... — Dov'è Hermione? Lei non ti lascerebbe andare in giro a giocherellare con un'arma! Qui attorno, l'unica che può sparare è lei. — D'improvviso sembrò accorgersi dei visi sconvolti che lo circondavano. — Che c'è? Perché mi guardate così? Quella pistola... È successo qualcosa, vero? Si tratta di Hermione? Quella non è la mia pistola. Non sono stato io. Seabury scattò come una molla. — Non sei stato tu a far cosa, Dick? Cos'è che non hai fatto? Ma Jim fu pronto a interromperlo. — Non puoi interrogarlo così! Non
voleva dire niente... — Cos'è che non hai fatto? — ripeté Seabury imperterrito. Questa volta la voce di Dick fu più chiara. — Si tratta di Hermione? Le è successo qualcosa? Si è fatta male? Fu Roy a dargli la notizia: — È morta. Seabury si voltò verso di lui furibondo. — Voglio interrogare Dick e voglio farlo alla mia maniera. — Attento! — Jim afferrò Dick che stava cadendo in avanti mezzo svenuto, pallido come un lenzuolo. Lo guidò verso una poltrona e lo fece sedere; Dick si prese la faccia fra le mani e si lasciò sfuggire un gemito lungo e penoso. Seabury si asciugò la fronte col dorso della mano; Jim propose: — Sarà meglio dargli un po' di caffè. Gli farà bene. — Ottima idea. — Roy andò da Nonie e le prese una mano. — Il temporale sta per cessare; appena si calma, ti porto via di qui. Intanto, perché non vai in cucina con Jim a preparare un po' di caffè? Farà bene a tutti. Nel frattempo io e Seabury faremo quel che va fatto. Voleva che lei uscisse, voleva proteggerla. Era un'azione veramente tipica di Roy, quella. Nonie si alzò, annuì, seguì Jim lungo il corridoio fino alla porta sul fondo che dava in una vasta cucina dal soffitto basso. Solo allora pensò all'ironia della sorte: lei voleva parlare con Jim da sola, ed era stato proprio Roy a dargliene l'opportunità. Rimase sola con Jim pochissimi minuti perché, su suggerimento di Seabury, si misero tutti a ispezionare la casa. Non trovarono nessuno e, sempre su suggerimento di Seabury, andarono a rovistare nella camera di Hermione e nel suo minuscolo studio: — Potrebbe essersi trattato di un tentativo di furto. Ma non mancava nulla, la piccola cassaforte era chiusa e la scrivania perfettamente in ordine. — Dove teneva i gioielli? — Tutto quello che aveva lo teneva in cassaforte. — Oltre Hermione, c'erano altri a conoscenza della combinazione per aprirla? — Io no, se è questo che vuoi sapere. Comunque credo la conoscesse esclusivamente lei. In cucina il caffè gorgogliò emanando il suo aroma caldo e familiare. Nonie aprì la credenza e ne tirò fuori un vassoio e delle tazze. Roy era al telefono e stava dicendo: — Ciao, dottore Mi senti? Sono a casa Shaw.
Hanno sparato a Hermione... Seabury ritornò nel salone. Mentre Nonie cercava una presina per poter afferrare il manico scottante della caffettiera, Jim riuscì a domandare: — L'hai detto a Roy? Lei scosse la testa. — Non c'è stato tempo. A casa c'erano Lydia e Dick. — Devi dirglielo. Mancano solo tre giorni. Dalla soglia si affacciò Roy. — Sta arrivando Jebe. Nonie. Ti riporta a casa lui. — Dai a me, faccio io. — Jim sollevò la caffettiera fumante e Nonie entrò nel salone col vassoio delle tazze, mentre, come aveva predetto Roy, il temporale si era calmato. Coi cambiamenti repentini propri delle zone tropicali, il vento si era scagliato verso il mare portando con sé anche la pioggia. Quell'isola era così piccola che bastava una sola nuvola per coprirla, pensò Nonie; un'isola minuscola, con così poca gente, eppure anche lì era stato possibile commettere un delitto... Fu Jim a versare il caffè. — Bevilo subito, Nonie. Ti farà bene — disse Roy. — Jebe sarà qui a minuti con la giardinetta. Io mi fermo ancora. — Poi, rivolto a Seabury: — Non correrà mica pericolo in macchina sulla strada? Seabury scosse la testa. La persona che si era avvicinata furtivamente nel buio della notte tropicale per sparare a Hermione sulla soglia di casa sua non si sarebbe fermata certo a bighellonare sulle strade! Roy tese l'orecchio. — Sta arrivando Jebe. Jebe o Riordan. Andò a vedere. Era Jebe, col volto scuro pieno di spavento e di curiosità. Mentre saliva la scala arrivò veloce un'altra auto con tutti i fari accesi: — Ecco Riordan! — esclamò Seabury. — È meglio che tu adesso vada, cara. Il medico... — Ancora una volta Nonie capì che Roy voleva proteggerla, che non voleva farla assistere alle orribili incombenze che fanno seguito a un delitto. — L'accompagno io alla vettura — disse in fretta Jim. — Vieni, Jebe. Nonie posò la tazza e si avviò. Fuori, con il braccio sotto la mano ferma e calda di Jim, si accorse che la pioggia era cessata del tutto, e che tutto luccicava alla luce dei fari. Scorse il dottor Riordan che usciva in fretta dalla coupé malandata che tutti nell'isola conoscevano; la violenza del temporale aveva ripulito completamente la veranda, e anche se ci fossero state impronte, tracce, o qualsiasi cosa che potesse costituire delle prove, le avrebbe eliminate tutte.
— Io vengo a casa più tardi. Non aspettarmi — disse ancora Roy. — Ma dillo ad Aurelia. Stai attento, Jebe! — Sì, signore. — Jebe guardò impaurito il medico, guardò impaurito la casa, ma trotterellò accanto a Nonie fino alla giardinetta. Accidenti! Non c'era la minima possibilità di scambiare una parola con Jim perché Jebe avrebbe sentito tutto. Nel silenzio più assoluto, si sentiva esclusivamente il rumore dei passi sulle conchiglie del viale di ingresso e l'intenso profumo, reso più acuto dalla pioggia, della notte tropicale. Jim aprì lo sportello della giardinetta, e Nonie sedette al volante sollevando la lunga gonna bianca, la gonna di quel vestito che aveva indossato solo perché Jim se ne ricordava così bene... Jebe andò a sedersi al suo fianco. Le dita di Jim le lasciarono il braccio e lei si chinò un po' verso il volante che sentì freddo e umidiccio. Nella debole luce riflessa dai fari, Jim appariva pallido e teso, con gli occhi scurissimi. — Andrà tutto bene, Nonie. Abbi fiducia. Stai attenta a guidare, e non fermarti per nessun motivo. Ci vediamo domani. Il motore si avviò scoppiettando, e il rumore sembrò enorme nel silenzio che si era stabilito dopo la bufera. Jim si tirò indietro, la vettura si messe lentamente e superò la curva illuminando con i fari le foglie ancora gocciolanti e disegnando figure sinistre sul bianco del viale di accesso. Nonie uscì dal vialetto e infilò la strada, una stradina stretta, tutta bianca sotto la luce dei fari, che si snodava lungo la costa e univa il villaggio, la serie di piantagioni, i diversi tratti di foresta lussureggiante, i terreni incolti, come se fosse una strisciolina di civiltà. Superata la svolta attorno a un'enorme quercia che sembrava sospesa a mezz'aria e addirittura animata sotto le luci della macchina, Nonie si trovò ad affrontare parecchie curve tra le ombre nere dei banani e delle palme nane. In una delle ultime svolte sbucarono dal buio le grandi yucche, e finalmente la ragazza vide il profilo della roccia corallina, quasi bianca in fondo alla strada, che delimitava il terreno di Beadon Gates. Prese la stradina segnata di solchi di ruote che portava allo zuccherificio e ai fabbricati annessi, passò davanti a un gruppo di capanne, e mentre stava svoltando per infilare il grande cancello bianco che costituiva l'ingresso vero e proprio della casa, sentì Jebe muoversi e dire: — La signora Hermione era una donna dura. A qualcuno la sua morte non spiacerà. Attenta alla curva, signorina Nonie, può essere sdrucciolevole. La macchina sfiorò un gruppo di palme contorte, mentre i fari colpivano
la grande casa costruendo su di essa, attraverso una fitta macchia di bambù, una splendida rete d'ombra. — A qualcuno non spiacerà? — ripeté Nonie. — A chi? — Oh, a qualcuno. Qualcuno... E subito il cervello tradusse: "È qualcuno dell'isola che l'ha uccisa". Qualcuno che viveva in quella piccola, minuscola isola, qualcuno di quel piccolo mondo dai confini ristretti. Il che coinvolgeva letteralmente tutti quelli che facevano parte del ristretto gruppo di proprietari terrieri, di persone che erano amiche, che si vedevano regolarmente, si frequentavano assiduamente, cenavano insieme, giocavano a bridge insieme, vivevano da buoni vicini, più o meno in pace e armonia; oppure qualcuno che apparteneva al gruppo più grande ma egualmente pacifico dei lavoratori, dei manovali, dei servitori e delle loro famiglie sparsi sull'isola, tutta gente che se ne stava per conto suo, che si interessava esclusivamente dei propri affari e che traeva il suo sostentamento dallo zucchero, come tutti quanti su quell'isola. — Conosci qualcuno che avesse dei rancori verso di lei, Jebe? Nell'oscurità il leggerissimo movimento di Jebe ebbe l'effetto di un moto di imbarazzo. — Oh, no! Dico solo che era una donna dura. Ma credo che lo sapessero tutti. Devo riportare la macchina in garage? Proprio davanti a loro la strada si biforcava. Un vialetto, passando dietro al giardino, portava a quelle che una volta erano le scuderie, ora trasformate in garage; l'altro proseguiva fino ad allargarsi in una specie di piazzetta ovale ricoperta di conchiglie bianche, che finiva davanti ai gradini che portavano alla terrazza. Dove la strada si divideva c'era un sentiero bordato di siepi che portava direttamente alla scala. Nonie fermò la macchina. Sì. Io scendo qui. In casa le luci erano tutte accese. Le vedeva attraverso le chiome degli alberi, ma le siepi gettavano ombre cupe tutt'intorno. Jebe scivolò al posto di guida e i fanalini di coda sparirono dietro la curva che portava al garage. Si sentiva soltanto il sospiro e il mormorio del mare, ma essendo Nonie dal lato opposto della casa, le parve lontanissimo, attutito. Non aveva nessuna voglia di proseguire sul sentiero. La distanza era breve; davanti brillavano tutte le luci della casa; conosceva benissimo ogni curva del sentiero, ogni gradino che portava alla terrazza. Poteva arrivarci in un baleno, prima ancora di poter contare fino a dieci. Ma le pareva che tutte quelle ombre le si raccogliessero attorno: non molto lontano, fra om-
bre come quelle, era passato furtivo un assassino... Fece un lungo respiro e partì di corsa verso le scale, sollevando la lunga gonna bianca per non inciampare. Ma quella era paura bella e buona! D'improvviso, mentre stava correndo, si ricordò del disagio provato nel pomeriggio; anche allora aveva avuto una sensazione di sgomento, ma l'aveva subito scacciata! Però in quel momento non c'era stata alcuna ragione per aver paura, così come non c'era ora: il delitto era avvenuto a Middle Road, non a Beadon Gates. Come mai aveva avuto quella sensazione? Un presentimento, forse? Non era una ragione sufficiente... Oppure aveva già avvertito che l'ombra di quella cosa orribile stava per piombare sull'isola? I sandali leggeri passarono veloci sulle bianche conchiglie mentre la gonna svolazzava contro i muri di siepi scure. Pensò che lì, dov'era ora, era più che al sicuro; era il posto più sicuro dell'isola. Le ombre fitte non nascondevano nessuno, gli alberi attorno erano innocui, il fogliame che le sfiorava le spalle era solo fogliame... Ma quando raggiunse la terrazza e il rumore delle onde divenne più forte, si sentì il cuore in gola. Le lampade riversavano la loro luce indifferente sulle poltrone di vimini e sui cuscini; era tutto come prima, non era cambiato nulla... Cercò di controllarsi e di non correre sulla terrazza, ma Aurelia aveva già sentito i suoi passi affrettati e aprì subito la porta. Coi folti capelli grigi raccolti in una grossa treccia che le ricadeva su una spalla, il corpo massiccio avvolto in una vestaglia di seta grezza, Aurelia la guardò con occhi pieni di ansia. — Nonie cara! Ero così preoccupata! Vieni dentro bambina, entra... È davvero morta? — Sì, Aurelia, sì. — Jebe ha detto che è stato un colpo di pistola. — Sì. — Un incidente, naturalmente! — Gli occhi acuti della donna la fissarono attenti; sembravano afferrare la verità e non volerla accettare. — Nonie, si tratta di un incidente, vero? — Parlano di omicidio. — Omicidio! Hermione assassinata! Vedendo Aurelia diventare terrea, Nonie pensò che avrebbe dovuto dirglielo con un po' più di cautela, meno avventatamente. D'impulso le tese una mano. — Mi dispiace, Aurelia. Tu dovevi conoscerla bene. Per un istante l'altra rimase a fissarla senza vederla. Un'onda lunga s'in-
franse contro la spiaggia e morì lentamente; Aurelia sembrò tornare lentamente in sé. — Sì, sì, certo, la conoscevo bene... La conoscevo da anni... Oh, Nonie, sanno chi è stato? — No. Sembrò che solo in quel momento Aurelia si accorgesse veramente di Nonie. — Povera bimba. È una cosa terribile. Jebe mi ha detto che hai portato a casa Dick. Ora devi andare a letto. Ti darò un po' di latte caldo, ti farà dormire. Non voglio farti altre domande, adesso. Ma nell'ingresso, mentre cominciava a salire le scale, Aurelia chiese: — Ci sono prove? Sospettano di qualcuno? Sospettavano di Jim, ma non per le prove... — No. Di nuovo silenzio; sotto le dita di Nonie, il corrimano sembrava umido e freddo; le luci del lampadario creavano delle ombre sotto gli occhi di Aurelia e mettevano in evidenza tutte le sue rughe. — Ora va' in camera tua, mia cara. Intanto vado a prepararti il latte. Rientrare in camera fu come rientrare in porto. Le lampade erano tutte accese, le piastrelle verdi e bianche fresche e lucide; il letto era già stato preparato per la notte e la zanzariera già stesa come una tenda. La portafinestra era aperta alla languida notte stremata dal temporale. Sul letto era stesa la vestaglia bianca con la cintura di cordone rosso e, sotto, le pianelline dello stesso colore. Nonie si guardò in giro, ancora una volta meravigliata che, con tutto quel che era successo, la stanza fosse rimasta immutata. Chissà cosa stavano facendo a Hermione! Si tolse il vestito leggero tutto bagnato e sgualcito, specialmente all'orlo; anche i sandali erano fradici, così come i corti capelli scuri. Stava appunto spazzolandoseli, dopo averli asciugati con un telo di spugna, quando arrivò Aurelia portando un vassoio con sopra una bottiglia-termos e una tazza. Versò il latte fumante e schiumoso. — Non parlare, se non te la senti. — No, preferisco parlarne, dirti tutto... — Non proprio tutto, in realtà, non la ragione che aveva provocato il ritorno di Jim. Méntre sorseggiava il latte bollente, Nonie raccontò quanto era successo, e Aurelia l'ascoltò con molta attenzione, senza cessare mai di guardarla. Si sedette persino sul letto, alzandosi poi, alla fine, per andare alla finestra, dove rimase un bel po' soprappensiero. In un angolo del soffitto si sentì ronzare una zanzara; minuscoli insetti turbinavano attorno alla lampada sul tavolino da notte; giù in giardino, miriadi di creature alate frinivano o ron-
zavano. — Hermione era una donna molto difficile — disse infine Aurelia. — Probabilmente è stata uccisa da un lavorante col quale aveva litigato. È una cosa orribile, ma ormai non si può più fare nulla. Inoltre mi spiace che sia accaduto nell'imminenza del matrimonio. Penso che sarà meglio cambiare i programmi. Nonie trattenne il respirq così in fretta che il latte le andò di traverso. Cominciò a tossire, facendosi salire le lacrime agli occhi. Quando si calmò, Aurelia proseguì: — Sì, dovremo cambiare i nostri programmi. Non possiamo dare un grande ricevimento proprio quando Hermione... Comunque la cerimonia in chiesa sarà come avevamo progettato. Vorrà dire che poi, invece del ricevimento, torneremo a casa e offriremo un pranzo solo agli intimi. Eh no, non ci sarebbe stato alcun matrimonio, pensò Nonie. Era cambiato tutto, molto più di quanto Aurelia pensasse, molto più di quanto chiunque si sarebbe mai sognato di pensare... Aurelia continuò, con affetto: — La cerimonia avrà luogo mercoledì, come previsto. Non so se tu ti rendi conto di quanto questo mi renda felice. Hai reso felice anche Roy, che ti ama teneramente. Hai cambiato tutta la sua vita, ma anche la mia. Si avvicinò a Nonie, le posò una mano sulla testa e le tirò indietro i capelli. — Fino a ora la mia mi è sembrata sprecata. D'accordo, mi occupavo della casa per Roy, continuavo a vivere nella casa in cui ero nata ma io non mi ero sposata e Roy nemmeno, e non speravo più di vedere dei bimbi correre in queste stanze... Be', buonanotte cara. Cerca di dimenticare questa cosa orribile. Pensa a Roy e al matrimonio. Mancano soltanto tre giorni. Prese il termos, versò altro latte nella tazza e la porse a Nonie, la cui gola si era fatta addirittura secca. — Desideri qualcos'altro? Nonie scosse la testa e Aurelia si avviò verso la porta. — Starò su ad aspettare Roy. È una cosa terribile ma non permetteremo che ci rovini il matrimonio. Cerca di dormire. Ricorda che devi essere una sposa bellissima. — Sorrise e aggiunse, mentre si chiudeva la porta alle spalle: — E una moglie molto felice. 9 Più tardi, con la zanzariera che le formava una specie di leggero baldacchino tutt'attorno, con il ronzio e il frinire degli insetti in giardino che, dì
solito, le conciliavano il sonno, Nonie non riusciva a scacciare dalla mente le parole di Aurelia: "Una moglie felice". La moglie felice di Roy, che portava a Beadon Gates il genere di vita piena, appagata e gioiosa che Aurelia e Roy desideravano, che anche lei aveva desiderato, che la vecchia e bella casa esigeva. Un matrimonio solido e felice era anche costituito da un focolare acceso in una stanza vuota; era il tipo di matrimonio che lei aveva sempre sognato... ma non con Roy. Sarebbe stato difficile dirlo ad Aurelia, quasi quanto dirlo a Roy. Le finestre erano ancora aperte sulla notte vellutata e un nugolo di falene volteggiava attorno alla lampada sul tavolino da notte, gettando grandi ombre sul soffitto. Nonie sporse con attenzione un braccio fuori dalla zanzariera, spense la luce, ritirò il braccio e rimise a posto la rete sottile. Al mattino le falene se ne sarebbero andate tutte, come per misteriosa osmosi, attratte da altre luci, anche se meno vivide. Chissà cosa facevano a Middle Road... Ora era la casa di Jim, e presto anche la sua per tutti gli anni della sua vita. Ma questo voleva dire guardare troppo al futuro; per scaramanzia, cercò di non pensarci, di chiudersi quella speranza in cuore per gustarsela più avanti, quando le cose fossero andate per il giusto verso, quando gli ostacoli da superare fossero appartenuti già tutti al passato. "Supponi" si disse "che Jim venga accusato; supponi che debba essere rinviato a giudizio..." E prima che potesse frenare la corsa incontrollata della propria immaginazione, si trovò a pensare: "Supponi anche che, nella peggiore delle ipotesi, lo dichiarino colpevole...". Arrestò la paura selvaggia e galoppante come se possedesse delle redini. Prima di tutto, sopra tutto, c'era la vita di Jim. Solo che, intanto, doveva lei parlare con Roy e Aurelia del matrimonio, dir loro che non ci sarebbe stata nessuna cerimonia mercoledì. "Manderò dei fiori in chiesa" aveva detto Lydia. Strano come tutte quelle piccole cose, i preparativi, i fiori, gli invitati, per non parlare dell'abito bianco appeso in un armadio profumato, potessero, tutte insieme, costituire un qualcosa di simile a un esercito in armi, potessero assumere la forza di una corrente che spazza via tutto quello che incontra. Finché non ne aveva parlato Aurelia, a Nonie non era venuto in mente che la morte di Hermione potesse essere una buona scusa per rimandare le nozze. Si chiese se era o no abbastanza valida: in fondo, l'isola era molto piccola, la cerchia di amici ristretta, e tutti sarebbero stati in lutto...
"La detestavo" aveva dettò Jim. E Dick, in un momento di amara confidenza, lasciandosi sfuggire più di quanto avesse veramente intenzione di dire, aveva affermato: "Molto tempo fa mi sono innamorato". E poi aveva aggiunto: "Ti odio, ma continuo a essere legato a te". Jim e Dick avevano odiato Hermione, in modo diverso e per motivi diversi. Ma forse c'erano altre persone che l'avevano detestata. Chi? L'odio può indurre al delitto. Odio, liti, collera, il tentativo di dominare la volontà di un altro, quello di ostacolare e rovinare la vita di un altro... erano tutte cose che portavano al delitto. In ultima analisi, per quanto riguardava la polizia, la franchezza di Jim riguardo all'astio che provava per sua zia non sarebbe servita come attenuante. Anzi, avrebbero detto, e non avrebbero potuto fare a meno di dirlo, che se c'era un uomo che odiava Hermione, che lo aveva ammesso e che era stato sentito mentre lo diceva, era proprio lui, Jim. E anche che era il nipote della vittima, che avrebbe ereditato la proprietà e il fondo fiduciario, mentre Hermione non gli avrebbe mai permesso di essere altro che una marionetta nelle sue mani finché quelle stesse mani avessero avuto forza e vita. Tutte cose che avrebbero aumentato le prove contro di lui. Ma la principale, quella che avrebbe spostato l'ago della bilancia, sarebbe stato l'odio. Violenza, passione, odio: un'autodifesa alquanto strana. Ma anche Dick Fenby avrebbe potuto uccidere Hermione. Avrebbe potuto farlo per salvare la propria anima troppo indebolita dalla forte volontà di lei, per salvare la propria vita che lei andava distruggendo. Solo che non poteva essere stato Dick Fenby a ucciderla. Per compiere un delitto di quel genere bisognava essere presenti e Dick non lo era stato. Nonie fu scossa nell'accorgersi di pensare nei termini usati dai giornali, nei termini usati nel resoconto dei processi, termini che fino ad allora erano stati per lei unicamente parole e che ora rivestivano invece il più importante e il più rilevante dei significati. Una delle parole con maggior peso era "alibi", e Dick l'alibi l'aveva, perché era con lei, accanto a lei, quando avevano sparato a Hermione. Perciò non poteva essere stato lui a ucciderla, neanche per salvarsi da quella lenta e subdola morte morale che Hermione gli infliggeva giorno dopo giorno. E allora: chi era stato a ucciderla? Un operaio che nutriva del rancore? Ma quale, fra le centinaia che potevano aver litigato con lei, e forse lo avevano fatto? Era una cosa che solo gli altri, non lei, solo la polizia, la gente che aveva vissuto a lungo in quel-
l'isola, la gente che aveva conosciuto e vissuto con Hermione, poteva considerare, vagliare, accertare. Ma forse non era stato un operaio; forse era stato semplicemente qualcuno che detestava Hermione e che, come Dick o come Jim, aveva cercato, colpendola, di salvare la propria identità. Qualcun altro. Solo che non erano molte le persone che la conoscevano così bene da odiarla... Un assassinio implica anche un certo grado di confidenza; l'odio, un certo grado di conoscenza. Il tempo passava, la notte diventava sempre più buia e più fonda, e il ronzio degli insetti sempre più soporifero, ma gli eventi della giornata, così tanti, così importanti e così vicini l'uno all'altro, continuavano a rincorrersi nella mente di Nonie. Come poteva sperare di dormire, se non sapeva cosa stavano facendo a Middle Road? Era ancora completamente sveglia quando sul viale di accesso passò un'auto. Sentì lo scricchiolio delle gomme sulle conchiglie e vide la luce dei fari illuminare per un attimo il suo balcone, mettendo in evidenza la finestra e la ringhiera coperta di rampicanti prima che la macchina andasse a fermarsi nella piazzola ovale davanti alle scale. Rimase in ascolto. Le sembrò di udire delle voci, e ricordò che Aurelia aveva detto che avrebbe aspettato il fratello. Ci volle parecchio, però, prima che sentisse i passi sulle scale. Quelli di Roy, svelti e pesanti, erano facilmente riconoscibili; poi quelli di Aurelia e... Rimase ad ascoltare con più attenzione... anche quelli di un'altra persona, forse. Che ci fosse già la polizia? O Seabury Jenkins? Si mise a sedere, con la zanzariera che le sfiorava il viso. Ora sentiva le voci, appena un mormorio, un bisbiglio, lungo il corridoio, e i passi pesanti di Roy che si avvicinavano, fermandosi davanti alla sua porta. Roy bussò leggermente. — Nonie? — Sono sveglia. — Armeggiando cercò l'interruttore della luce. — Posso entrare? — Certo. — Trovò l'interruttore e accese la luce proprio mentre Roy apriva la porta e entrava. — Stai bene, cara? — Sì, Roy, grazie. Cos'è successo? Cos'hanno fatto? — Sentì il cuore battere all'impazzata: chissà, forse avevano già arrestato Jim. Roy sospirò e si lasciò cadere sul piccolo divano ai piedi del letto. — Hai sentito l'auto? Speravo di non svegliarti. Aveva l'aria stanca; lo smoking con la giacca bianca in quel momento
sembrava completamente fuori luogo; l'impermeabile era tutto sgualcito con una grossa macchia su una manica. — No, ero sveglia. Non riuscivo a dormire. — Certo, non sarà facile dormire! — Roy sospirò di nuovo, si tolse gli occhiali e si mise a pulirli con il fazzoletto. — Be', per ora non possiamo fare altro. È un gran brutto affare, non c'è dubbio. — Sanno chi è stato a sparare? Roy scosse la testa. — Ne sappiamo esattamente quanto prima. Abbiamo telefonato a Port Iles e abbiamo parlato con l'alto commissario. Sarà qui domani mattina con un poliziotto. — Roy emise un altro profondo sospiro, si rimise gli occhiali, sorrise e continuò: — Non preoccuparti, cara. Ti chiederanno soltanto di dire cosa hai visto, nient'altro. Il fatto è che sta per arrivare un vero uragano. La pioggia di stasera era solo un'avvisaglia. È perciò probabile che l'alto commissario non si fermi molto a Beadon Island. Qui abbiamo soltanto barche piccole e nessuno vuole correre dei rischi. Conosciamo le isole e i mari anche troppo bene. — Che cos'ha detto l'alto commissario? — Non molto, in verità. Conosceva Hermy, certo, ma solo superficialmente. Ha detto che Jim e Seabury hanno fatto bene a portarla dentro: visto il tempo, non potevano fare diversamente. Ha detto di chiamare il dottor Riordan... ma questo lo sai. Gli ho detto che avevamo già provveduto, e gliel'ho passato. — Si tratta veramente di omicidio? — Nonie scoprì che, malgrado tutto, aveva nutrito la speranza che potesse trattarsi di suicidio. — Sfortunatamente non può essere altro. Riordan dice che è morta sull'istante, e questa è stata una fortuna per lei. — Cos'altro ha detto l'alto commissario? — Non molto. La ricezione era cattiva... lo è sempre durante i temporali, e non si capiva molto. Ha detto di provvedere all'autopsia, di controllare in tutta la casa, cosa che avevamo già fatto, per vedere se c'erano tracce che portassero a delle prove. Gli ha parlato anche Dick; naturalmente il caso è affidato a lui. È una persona corretta; è molto a posto e sveglio, quando è sobrio. Volevano sapere se era stato rubato qualcosa, ma da quanto avevamo visto, lo abbiamo escluso. Volevano sapere se Hermione era stata minacciata. — Minacciata? Che cosa hai riposto? — Lo hanno domandato a Dick. Ha risposto di no. Ci fu un breve silenzio. Il ronzio degli insetti notturni, giù in giardino,
sembrò aumentare; da lontano arrivavano delle voci. Roy si passò stancamente una mano sulla fronte, poi prese una sigaretta dalla scatola di cristallo sul tavolino da notte di Nonie. — Posso? Lei annuì e rimase a guardare la fiammella dell'accendino illuminargli il volto, riflettersi negli occhiali e negli occhi neri. — Vedrai che un bel momento la verità salterà fuori. Così come verrà fuori la lite con Jim... molto probabilmente tutta l'isola sa già che Jim se n'era andato e perché. E anche il fatto che Hermione è venuta qui a fare quella scenata a Dick. — Lo ha licenziato. — Sì, ma credo che lo abbia solo detto. In ogni caso, l'ucciderla non avrebbe ridato il posto a Dick. — E, in ogni caso, Dick ha un alibi molto solido. Era qui, quando lei è tornata a casa. Ed era in macchina con me nel momento in cui devono averle sparato. Roy annuì con aria distratta. La zanzariera formava una barriera fra loro due, una specie di nebbiolina, un velo. — Mi dispiace anche che sia successo proprio in questo momento, a pochi giorni dalle nozze. "Non ci saranno nozze, Roy, no. Mi dispiace immensamente, ma non ci sarà nessun matrimonio, nessuna cerimonia..." Non poteva dire quelle parole, ma le aveva lì, sulla punta della lingua, pronte a uscire. Cercò di aprire la zanzariera con le mani che tremavano. — Roy, devo parlarti. Devo dirti... — Non aprire la zanzariera, Nonie; le zanzare ti tormenterebbero per tutta la notte. Sono la maledizione dei tropici. Oh, eccoti finalmente, Jim! Lei sollevò lo sguardo. Jim era sulla soglia e la guardava con il cuore negli occhi. 40 Dietro di lui comparve Aurelia. Roy si alzò. — Ho portato con me Jim: non può rimanere a Middle Road con la polizia per casa. E da Dick non c'è assolutamente posto. Non voleva venire, ma io l'ho costretto. Beadon Gates, in questo momento, è l'unico posto che fa per te, Jim. Jim non disse nulla, e neppure Aurelia. Anche Jim aveva l'aria stanca; sul volto pallido i capelli ricadevano arruffati. Roy si avvicinò a Nonie, guardò attraverso la rete e sorrise. — Aurelia sta mandandoci tutti a letto. Buonanotte, cara. Sogni d'oro, malgrado tutto.
Ricorda che quanto è accaduto non ha alcun effetto sul nostro matrimonio. Ricordalo e dormi. Si chinò su Nonie e le diede un bacio attraverso la zanzariera. Jim, sulla soglia, fece un passo avanti, ma qualunque fosse la cosa che stava per dire fu preceduto da Roy che si voltò affermando: — Jim, voglio darti qualche consiglio. Sul tuo diverbio con Hermione, non dire alla polizia nulla più di quanto sia strettamente necessario. Ne hai parlato con Seabury... e hai fatto bene, perché in ogni caso sarebbe venuto a saperlo... E Dick lo sapeva già. Ma le minacce... — Ho detto che l'avrei uccisa se fossi rimasto. — L'hai detto, ma non lo avresti mai fatto, questo è certo. Però è il genere di cose che la polizia vuol sempre sviscerare. Sono parole che possono essere citate davanti a una giuria. Ti abbiamo sentito soltanto Nonie e io, e nessuno di noi andrà a riferirlo; ma tu... — Andò da Jim e gli posò una mano sulla spalla — ... non andarglielo a dire tu stesso. — Adesso basta parlare — intervenne Aurelia. — È tardi. Vieni con me, Jim, ti mostro la camera. Jim scoccò un'occhiata a Nonie che non riuscì a pronunciare una sola parola. — Aurelia ha ragione — ammise Roy. — Buonanotte, Nonie. — Spense la luce e passò un braccio attorno alle spalle dell'amico. Attraverso la zanzariera, Nonie li vide stagliarsi contro la luce che proveniva dal corridoio, preceduti da Aurelia. Uscendo, Roy chiuse la porta. Chissà se Roy avrebbe accolto Jim in casa sua, se avesse saputo la verità! Si addormentò improvvisamente e profondamente, di un sonno senza sogni né incubi. Spuntò il mattino, con un cielo perlaceo e immobile, il barometro sempre più basso. L'alto commissario di polizia di Port Iles era arrivato prima dell'alba con due uomini, giusto in tempo per la prima tazza di caffè; la notizia dell'omicidio, attraverso voci misteriose, aveva già percorso l'isola in lungo e in largo. Nonie fu svegliata da una delle giovani cameriere di colore. Nella stanza era ancora buio, e la ragazzina aveva acceso la luce. Aveva in mano una tazza di caffè forte, caldo e fragrante, quel primo caffè del mattino così importante nella vita del piantatore che si accinge ad andare a ispezionare i campi; il visino grazioso era vigile e curioso come il muso di un terrier.
Mentre sollevava la zanzariera, la croce sospesa alla sottile catenella che portava al collo dondolò; la gonna di cotone dai colori vivaci e la camicetta bianca a maniche corte frusciavano a ogni movimento. Come tutta la gente di colore dell'isola, parlava un inglese stranamente puro, quello che i suoi antenati avevano imparato dai primi piantatori arrivati dall'Inghilterra nel Settecento; e, come tutti gli altri, sapeva parlare in gergo, un incomprensibile dialetto che di inglese aveva molto poco. — Buongiorno, signora. Il signore ha detto di svegliarvi. È arrivata la polizia. Nei Caraibi tutti dicevano sempre "Signora" invece che "Signorina", e Nonie si era ormai abituata, come si era ormai abituata a svegliarsi alle prime luci dell'alba, quando cioè cominciava la giornata dei piantatori. Nei giorni feriali il lavoro iniziava prima dell'alba perché bisognava utilizzare al massimo le ore fresche prima che il mezzogiorno riversasse su tutto la sua coltre di calore e di sole. Di solito, però, lei si alzava più tardi. Qualche volta aveva preso il caffè con Roy prima che lui iniziasse il giro della piantagione, ma di regola non lo faceva e non era perciò abituata all'atmosfera arcana e inquietante del primissimo mattino, alle ombre nere e grigie che si stemperavano lentamente, all'immobilità e al silenzio, al colore cupo del mare, alla luce che lentamente sorgeva da oriente. Si svegliò con la sensazione di non aver dormito, e rimase a guardare la ragazzina senza parlare; poi la parola "polizia" fece scattare la molla: Hermione! Jim! Prese la tazza che la negretta stava porgendole. Guardò verso il balcone. — Dev'essere molto presto. — Sì, signora. Mandò giù il caffè fumante. — La polizia? Quella di Port Iles? — Sì, signora. L'alto commissario di polizia e due uomini. — Dove sono? — Sulla terrazza. — Ti ha detto il signor Beadon di chiamarmi? — Sì, signora. Vi prega di far presto, perché vogliono partire prima della burrasca. — Di' al signor Beadon che vengo giù subito. — Sì, signora. — La gonna vivace ondeggiò fuori della stanza, e la porta si chiuse con delicatezza.
Nonie bevve il caffè, grata per il momento di respiro che le concedeva. Lo finì in fretta, si districò dalle molte pieghe della zanzariera, cacciò il viso sotto l'acqua fredda, si infilò rapidamente una camicetta e un paio di pantaloni, si buttò sulle spalle un golfino rosso e sostò un attimo davanti allo specchio riflettendo, come aveva fatto il giorno avanti quando si era fermata, come in quel momento, prima di correre incontro a Jim, e aveva notato sul suo viso qualcosa di diverso, un cambiamento che non avrebbe dovuto esserci. Doveva parlare con Roy. Il suo cuore ebbe un sobbalzo: era già un altro giorno; mercoledì era più vicino di ventiquattrore! La faccia che la guardava dallo specchio era preoccupata e pallida, con piccole ombre scure sotto gli occhi. Si pettinò e corse giù. Nel grande lampadario a gocce e sulla terrazza, le luci erano tutte accese, strane e fredde contro l'oscurità. Il mare, con appena un pallido riflesso di luce, sembrava lontanissimo, e si confondeva con il cielo. C'era odore di pioggia, l'aria era fresca, e pareva che il mare stesse crescendo. Nonie si fermò davanti alla porta che dava sulla terrazza. Alcuni uomini sedevano attorno a un tavolo sul quale c'erano gli avanzi della prima colazione. C'erano Roy, Jim e tre sconosciuti. Uno, magro e asciutto, coi capelli rossicci e il colorito rosso acceso, portava un paio di pantaloni corti color kaki e camicia aperta; gli altri due erano in divisa. Il rosso stava fumando e parlando; Roy, seduto di fronte, lo ascoltava, e anche Jim, con quella sua testa nerissima, il naso dritto e il mento volitivo che si stagliavano contro le ombre grigiastre al di là della ringhiera, sembrava attento, anche se continuava a giocherellare con la forchetta tracciando cerchi sulla tovaglia. Nonie aprì la porta. Roy la sentì e si alzò. Nello stesso istante anche Jim si girò e balzò in piedi per andarle incontro. — Mi dispiace di averti fatta alzare così presto — disse Roy. Jim si fermò; Roy prese Nonie per mano e la condusse al tavolo. Lei fissò Jim, ma questi non lasciò trapelare nulla di come stessero andando le cose, di quanto era stato detto, di come l'alto commissario avesse preso il delitto. Si trattò unicamente di un breve sguardo chiuso che non diceva nulla. Jim appariva pallido e stanco; nell'aria c'era un'atmosfera tesa che non si disperse neppure con l'arrivo della giovane donna. Roy presentò Nonie ai visitatori, che si erano tutti alzati al suo arrivo: — ... Il maggiore Wells, alto commissario di polizia del nostro distretto. Il sergente Morris, il sergente Donegan. Questa è la mia fidanzata, maggiore Wells; ci sposeremo in settimana.
Il maggiore Wells squadrò la ragazza con occhi acuti e penetranti, accennando a un inchino: — Fortunatissimo. Mi congratulo con voi, signor Beadon. Avevo sentito parlare del vostro imminente matrimonio: mi dispiace che sia accaduta proprio ora una cosa così tragica e sconvolgente. — Eh, sì. Conoscevamo Hermione da moltissimo tempo. — Spero che ciò non cambi i vostri programmi per il matrimonio — aggiunse Wells educatamente, continuando a guardare Nonie. — No, ma faremo tutto in sordina. — Roy si voltò verso Nonie. — Tesoro, questi signori vogliono sapere della tua andata a Middle Road, ieri sera. Non hanno molto tempo: secondo le previsioni meteorologiche, sta per arrivare un uragano e devono essere di ritorno a Port Iles prima che il mare diventi troppo grosso. Tirò indietro una sedia per farla accomodare e Jebe accorse ciabattando per metterle davanti una tazza di caffè. Chissà com'era andata per Jim... Il maggiore Wells cominciò a interrogarla con molta gentilezza e molto in fretta: — Da quanto ho capito, siete arrivata pochissimi minuti dopo che il signor Shaw, a quanto egli stesso asserisce, ha sentito il rumore dello sparo e ha scoperto che sua zia era stata uccisa. Volete dirmi cosa avete visto e che cosa avete fatto? ' Asserisce... Una parola odiosa detta in quella maniera, una parola che gettava dei dubbi, che sollevava perplessità.. Nonie rivolse un'occhiata a Jim, che si era seduto di nuovo al suo posto, ma era ora appoggiato con un gomito sul tavolo e fumava, col mento sulla mano, più enigmatico che mai. — Avanti, diglielo — disse Roy. — È solo per il verbale. Gliel'ho già detto io che Dick era sbronzo e che tu lo avevi accompagnato a casa. "Di' la verità" aveva detto Jim la sera prima. Lei prese fiato e cominciò, ma non era molto quello che aveva da dire. Aveva cominciato a salire la scala, aveva trovato il corpo di Hermione sui gradini, e subito dopo dalla porta era uscito Jim. Si sentì il rumore di un'ondata che si infrangeva poco distante, schizzando in alto la spuma bianca che si distingueva bene malgrado l'oscurità. — Avete sentito il rumore dello sparo? — domandò il maggiore Wells. — No. — Chissà se quella era una risposta pericolosa per Jim... Nonie capì che se avesse risposto di sì, avrebbe convalidato l'affermazione di Jim e, di conseguenza, l'ora del delitto. — Ero nell'auto — aggiunse. — Il rumore del motore era tanto forte che non mi sarebbe stato possibile, penso. — Al momento dello sparo tu dovevi essere appena partita da Beadon
Gates — intervenne Roy. — Infatti Jim aveva già avuto il tempo di esaminare Hermione e di fare due telefonate prima del tuo arrivo. — Guardò il maggiore Wells. — Non avrebbe assolutamente potuto sentirlo. — Avete visto un'arma in giro? — domandò l'altro. — No. Cioè... — "Di' la verità" aveva detto Jim. — C'era soltanto la pistola di Jim sul tavolo dell'ingresso. La ragazza rimase un istante senza respiro, ma poi il maggiore Wells annuì. Evidentemente sapeva della pistola di Jim, perciò andava tutto bene. Chissà se avevano già estratto la pallottola che aveva ucciso Hermione... E se avevano avuto il tempo e gli strumenti necessari per provare che non era stata sparata dalla pistola di Jim... Ma no, impossibile, erano arrivati da poco. — Avete visto qualcuno? Oltre al signor Shaw, naturalmente. Magari lungo la strada? — Nessuno. Gli occhi del maggiore Wells erano lucidi e pungenti come spilli, ma totalmente privi di espressione. — Non c'è proprio nulla che possa sembrarvi una prova, un indizio qualsiasi? Nonie scosse la testa. — Assolutamente nulla. — Non voglio farvi fretta, maggiore — si intromise Roy — ma il mare sta gonfiandosi. — Lo so, lo so. — L'alto commissario si alzò afferrando il berretto che aveva posato su un tavolino vicino. — Meglio che andiamo subito a dare un'occhiata a Middle Road. Siete pronto, Shaw? — Le sue maniere, la voce stessa, cambiarono quando si rivolse a Jim. Nonie se ne accorse immediatamente, e anche gli altri, perché sembrò che una cortina di freddo calasse sui loro volti. — La macchina è qui sotto — si affrettò a dire Roy. Poi, rivolto a Nonie: — Sono veramente spiacente di averti fatto scendere così presto, ma come vedi hanno fretta. Questa tempesta... Nonie pensò che doveva parlargli, doveva parlargli da sola, e non poteva certo farlo in quel momento. Eppure fu con la sensazione di essere spazzata via dalla corrente degli eventi che lo vide allontanarsi. Jim s'era incamminato per primo. Roy si era voltato in fretta e si era messo al fianco dell'alto commissario di polizia dalle ginocchia nodose e la testa rossa. Il rumore dei passi echeggiava sul pavimento della veranda; i fari della macchina erano stati accesi e formavano ombre nere e azzurre
sulle siepi. Il cielo, scurissimo, sembrava così vicino da poter quasi toccare la casa; il mare cominciava appena a schiarirsi lontano, sulla linea dell'orizzonte. Nonie sedette lentamente davanti alla tavola illuminata, mentre Jim tornava di corsa verso di lei. — Ho detto che avevo dimenticato il berretto. Ascolta cara, va tutto bene, non preoccuparti. Devo superare la prova, ma andrà tutto bene, stai tranquilla. La ragazza avrebbe voluto gettargli le braccia al collo, avrebbe voluto porgli delle domande, sentirsi rassicurare da lui: — Ne sei certo? — Certissimo. — Il maggiore Wells parla in un modo che mi piace poco. Jim distolse in fretta lo sguardo, mettendosi a fissare il mare ancora quasi invisibile, ma rispose: — Naturalmente deve interrogarmi. Ma non mi incriminerà. Comunque, se lo facesse... — Dimmi la verità, Jim! Ti hanno arrestato? Stanno per arrestarti? Jim tornò a guardarla. — Fa parte del loro compito trattenermi per interrogarmi. Possono anche dover formulare un'accusa, ma vedrai che andrà tutto bene. Te lo prometto. Devi credermi. Per quanto riguarda Roy e il matrimonio, devo riuscire a fermarlo. — Non gliene ho ancora parlato. Non c'è stato tempo... — Glielo diremo insieme. Adesso devo andare. Dov'è finito il berretto? Ah, eccolo qui. — Lo prese da sopra una sedia. — Ricorda quel che ti ho detto. Nonie doveva ricordarsi di non preoccuparsi; ricordarsi che tutto sarebbe finito bene, ricordarsi che Jim non poteva essere accusato, o condannato, per omicidio, perché non era stato lui a commetterlo. Lo guardò correre lungo la veranda e scomparire giù per le scale. La macchina partì. Il rumore del motore svanì rapidamente lungo il viale attutito dalle siepi folte che lo bordavano fino alla strada al di là della proprietà. Dopo, tutto sembrò più tranquillo; Nonie rimase ancora seduta al tavolo a sorseggiare il caffè e a guardare la notte che pareva allontanarsi lentamente dal mare man mano che albeggiava, quasi volesse trovare rifugio sull'isola. I domestici avevano già cominciato la loro giornata lavorativa, e nella cucina, in fondo alla casa, era accesa la luce, ma non si sentiva alcun rumore, solo l'agitarsi degli uccelli e lo sciabordio delle onde. Nonie rimase là più di quanto avesse intenzione di restare, imprigionata
tra i suoi pensieri, intrappolata in quello strano mondo che non era né giorno né notte. Dopo, riflettendoci, le sembrò di avere gradualmente percepito i rumori del risveglio della piantagione: macchine che si mettevano in movimento, strepitio lontano di vagoni, eco di voci; ma l'unica cosa che ricordava con chiarezza era il rumore delle ondate che continuavano a crescere con ritmo sempre più veloce, sollevando sempre più spuma bianca, avanzando e ritraendosi velocemente sulla battigia ancora in ombra. Quando infine si alzò e attraversò la veranda per andare fino alle scale, il mare cominciava a brillare. La terra, invece, era sotto una cappa grigio scuro. Era tutto immobile, non si muoveva neppure una foglia. Che fosse un segnale per l'imminenza dell'uragano? Proseguì lungo il sentiero tra le fitte siepi di ibisco e tamerici inframmezzate da gruppi di bambù. Il caffè l'aveva svegliata del tutto, l'approssimarsi della tempesta la rendeva nervosa: avrebbe fatto il giro del giardino e poi sarebbe tornata a letto. Chissà cosa stavano facendo a Middle Road... Le siepi, a un certo punto, formavano una specie di galleria, tanto erano fitte e alte. Nonie sentì le conchiglie che rivestivano il terreno scricchiolare sotto i piedi. Che paura aveva avuto la sera prima, mentre correva su quello stesso sentiero, con le gonne che svolazzavano al vento! Anche in quel momento, però, il lieve scricchiolio delle conchiglie sembrava seguire ritmicamente i suoi passi con un'eco leggermente fuori tempo, non perfettamente sincronizzata. Il temporale aveva disseminato il sentiero di foglie e di rami spezzati. Nonie si fermò e si chinò a raccogliere un ramo di bouganvillea. Che strano! Era ferma, eppure l'eco dei passi continuava! Non poteva essere un'eco. Al di là di quella siepe fittissima c'era sicuramente qualcuno che, con molta cautela e con molta attenzione, seguiva ogni suo movimento. 11 Nel corpo di Nonie entrò un'altra donna, una donna che gridava e che le diceva cosa doveva fare. Lei, Nonie, si girò rapidamente e si mise a correre, inciampando e scivolando sullo strato di conchiglie, agitatissima, sempre con a lato la siepe tanto alta da non consentirle di vedere al di là, e tanto fitta da non poter neanche scorgere qualcosa attraverso il fogliame. Finalmente raggiunse la scala, la salì sempre di corsa, passò accanto alla
tavola illuminata, alle sedie che poco prima erano state spostate, ai tovaglioli lasciati disordinatamente sul tavolo quando gli uomini si erano alzati per uscire. Non si fermò finché non fu dentro casa, davanti alla grande tavola massiccia, alla quale si appoggiò per riprendere fiato. Dalla sala da pranzo, Jebe la sentì e accorse. E quando lei disse che in giardino c'era qualcuno che la seguiva furtivamente dall'altro lato della siepe, l'uomo scosse la testa, borbottò qualcosa di incomprensibile e corse a chiamare Aurelia. Fino a quel momento Jebe aveva avuto un'espressione piuttosto scettica: gli sparì di colpo quando Aurelia gli ordinò di scendere in giardino, ma obbedì, portandosi dietro Archie, lo sguattero. Aurelia guardò Nonie, turbata. — Non potrebbe trattarsi di immaginazione? — No. Sono sicura che c'era qualcuno al di là della siepe. — Ma chi? — Non lo so. Non ho potuto vedere: la siepe è troppo fitta! Aurelia rimase un attimo soprappensiero, poi andò in sala da pranzo e ne ritornò con una tazza di caffè. Sedette davanti a Nonie e bevve il caffè guardando al di là della veranda. Era ormai l'alba, anzi, era già iniziata la mattina, una mattina senza sole, con una strana luce perlacea. — Dov'è Roy? E Jim? — È arrivato l'alto commissario di polizia di Port Iles. Sono andati tutti a Middle Road. Aurelia finì di bere il caffè e si strinse la vestaglia sul davanti. — Nonie, sei sicura che ci fosse qualcuno? Ieri sera hai subito un'emozione violenta: sarebbe più che naturale che tu fossi tanto nervosa da... — No, c'era realmente qualcuno. Mentre pronunciava quelle parole, Nonie cominciò a sentirsi incerta e si vergognò delle sue paure. — Potrebbe essere stato uno dei domestici. Solo che procedeva in modo così... — Si fermò per cercare la parola — ... così furtivo che... Sì, non si poteva fare a meno di pensare che non volesse essere visto. Come se... — Non terminò la frase, ma pensò: "Come se mi seguisse, come se mi pedinasse". Non poteva dirlo ad Aurelia: sarebbe sembrata sciocca, spaventata, infantile. Aurelia aggrottò la fronte: — Sì, potrebbe essere stato uno dei domestici. Nonie infilò le mani nelle tasche dei pantaloni bianchi perché l'altra non ne notasse il tremito.
— Che ne pensa l'alto commissario di questa storia? — Non lo so. — Hai detto che Jim è andato con loro a Middle Road. — Infatti. — Mi spiace che Jim sia tornato qui, ieri sera. La cosa lo mette in cattiva luce. — Aurelia si interruppe. Dalla parte posteriore della casa provenivano voci, esclamazioni, scalpiccii di piedi in corsa. — Che succede? — La donna si precipitò verso la cucina, seguita da Nonie. Il brusio si acquietò immediatamente. Al centro di un cerchio di persone formato dal cuoco, dalle domestiche e da Archie, Jebe stava mostrando che cosa aveva trovato. Non aveva visto nessuno in giardino, ma qualcuno c'era effettivamente stato, perché aveva trovato in terra un machete. La lunga e affilata lama per la canna da zucchero sembrava un enorme coltello nelle mani tremanti e spaventate del domestico. Lo aveva trovato vicino alla siepe, anzi, sotto, come se fosse stato messo lì di proposito. E non da molto, perché sull'erba non era rimasta nessuna impronta. Neppure il manico era bagnato, e la lama non mostrava traccia di ruggine. Aurelia cominciò a fare domande; mandò a chiamare il ragazzo che fungeva da giardiniere, interrogò Jebe, Archie, il cuoco e tutte le domestiche. Ma anche se qualcuno sapeva qualcosa, quel qualcosa non venne fuori. Il fatto era che il machete era uno degli attrezzi più comuni in una piantagione, e potevano esserci centinaia di ragioni, tutte più che innocenti per giustificarne la presenza in terra. Aurelia mandò a chiamare Smithson, il sovrintendente, che arrivò di corsa. Era un tipo grande e grosso, dall'aria onesta, che parlava lentamente e che sembrava non gradire che lo interrogassero durante il lavoro. Mentre si levava il cappello di paglia, disse ad Aurelia che aveva dovuto lasciare la sorveglianza di un carico. Le domande della donna furono rapide e precise. — Sapete del delitto accaduto stanotte, Smithson? — Sì, signora Beadon. — Pochi minuti fa, la signorina Nonie ha creduto di sentire qualcuno che si nascondeva in giardino. Si è spaventata ed è corsa in casa. Jebe non ha visto nessuno, ma ha trovato questo. Il sovrintendente diede un'occhiata al machete ma non disse nulla.
— Manca per caso un machete? L'uomo si strinse nelle spalle. — Impossibile saperlo, signora Beadon. — Lo so. Me ne rendo conto, ma... — Aurelia esitò. — Pensate che uno degli uomini avrebbe avuto la possibilità di venire qui, questa mattina? Sembrò che l'omone riflettesse, come per ricordare i movimenti dei suoi uomini. Ma poi scosse la testa. — Non credo. Erano tutti presenti quando è stata fatta la conta. Al momento c'è molto da fare. — Voi siete un ottimo sorvegliante, signor Smithson. Non vi sfugge mai nulla. — Cerco di fare del mio meglio, signora Beadon. — Allora... — Aurelia esitò ancora. — Allora non vi trattengo. Grazie di essere venuto. Smithson diede un'altra lunga occhiata penetrante al machete: — Potrebbe appartenere a chiunque. — Guardò Jebe. — Sei sicuro che non c'era altro? Jebe annuì impaurito. — Se fossi in voi — continuò Smithson rivolto ad Aurelia — avviserei subito il signor Beadon. — Certo, avete ragione. Al momento ha da fare a Middle Road ma... Sì, è meglio che l'avvisi. Grazie, Smithson. Il sovrintendente chinò il capo in un cenno di saluto formale e uscì: la camicia bianca gli si appiccicava già alla schiena e alle larghe spalle, e i jeans erano scoloriti dal sole e dai molti lavaggi. — Adesso telefono a Roy — disse Aurelia. — Forse avrei dovuto farlo subito, ma non credevo... Questo machete ora cambia le cose. — Fece lei stessa la chiamata dal vecchio telefono a muro dello studio. Era l'unico telefono della casa ed era posto così in alto che Nonie avrebbe dovuto mettersi in punta di piedi per poter raggiungere il ricevitore. Nonie sentì l'esclamazione meravigliata di Roy, le domande brevi e concise, la pausa che seguì (molto probabilmente per informare gli altri di quanto era successo) e poi, quando riprese a parlare, Aurelia si rivolse a lei: — Vuole parlare con te. La ragazza prese il ricevitore: — Dimmi, Roy... — Nonie, mia cara, sei sicura di star bene? — Ma sì, certo. — Non uscire di casa. Vengo subito. Di' ad Aurelia di mandare Smithson a controllare in giardino. — Sta caricando la canna da zucchero.
— Al diavolo la canna! Tesoro, non ti sei fatta male, vero? — No. In realtà non ho visto nessuno. Ho soltanto sentito... — Ma qualcuno c'era. Lo costringeremo a scoprirsi. Vengo immediatamente. E se fosse stato solo frutto della sua immaginazione? Se avesse soltanto immaginato di sentire quei passi furtivi? — Roy, quel machete non sarebbe potuto essere lì per puro caso? La voce di Roy, ferma ed energica, spazzò via ogni incertezza. — Lo scopriremo presto. Ti spiace ripassarmi Aurelia? Mentre guardava il viso della donna, Nonie sentiva la voce di Roy, indistinta ma piuttosto forte; e quando Aurelia depose il microfono, non riuscì a trattenersi dal domandare: — Che c'è? Cos'è successo? — Sembra che vogliano arrestare Jim. A Nonie parve che una mano gigantesca le stringesse il cuore. Oh no! Non Jim, no! Aurelia aggiunse lentamente: — Conosco Jim da quand'era bambino. Non veniva spesso a Middle Road, ma qualche volta ci veniva. Se è stato lui a sparare a Hermione, è perché lei lo ha trascinato a farlo. — Non può essere stato lui! Gli occhi di Aurelia, così simili a quelli di Roy, si fecero attenti. — Mia cara, non devi lasciarti turbare così. Roy farà tutto il possibile per aiutare Jim: Roy è molto influente, credimi. Bene, visto che sei in piedi da prima dell'alba, vai in camera e vedi di riposarti un po'. Dirò a Smithson di far controllare tutt'attorno. — Ma supponi che arrestino Jim! Supponi che Roy non possa impedirlo! Supponi che... — Calma, calma... — Aurelia le passò un braccio attorno alle spalle e la sospinse verso l'atrio. — Qualunque cosa accada, non permetteremo che ostacoli il matrimonio. Quello è il tuo gran giorno, e quello di Roy. E per me, te l'ho già detto, sarà un giorno molto felice. Nonie salì rapidamente le scale per sfuggire al quadro che quelle parole, che volevano essere di conforto, avevano suscitato. Si vide camminare lentamente nel corridoio centrale fra i banchi della chiesetta per andare a sposare Roy, mentre Jim, in un altro luogo, o forse anche in un'altra isola, era agli arresti, in attesa della chiamata in giudizio, in attesa di un processo per omicidio... Provò di nuovo una sensazione di impotenza, come se fosse troppo tardi, come se non potesse più far nulla per fermare o deviare il corso della sua
vita, come se non fosse che una foglia leggera in quel rapido susseguirsi di eventi. Ma non era vero, si disse ribellandosi. Anche se arrestavano Jim, anche se lo portavano via, anche se lo avessero processato per omicidio, lei lo amava e lo avrebbe atteso. Lo avrebbe atteso anche se dodici brave persone lo avessero giudicato colpevole! A volte i pensieri sono come bestie, e come tali devono essere scacciati dalla roccaforte del cuore. Nonie scacciò quell'idea orribile, ma, proprio come un animale, sembrava che quella si nascondesse sotto una copertura di foglie in attesa del momento buono per balzare allo scoperto. La piccola cameriera aveva già messo in ordine la camera. Nonie uscì sul balcone e guardò il giardino dalla forma strana e dai colori tropicali, e le fitte siepi tra le quali era passata poco prima. Chi poteva averle camminato accanto, silenzioso e furtivo come un animale? Ma un animale che nella fuga aveva lasciato cadere un'arma fatta dall'uomo... Nel giardino non c'era nulla di insolito, soltanto le foglie e i rami rotti dal furioso temporale. Nella luce perlacea, i colori verdi sembravano più vivi, i rossi e i gialli dei fiori tropicali apparivano ancora più rossi e più gialli del solito. Dallo zuccherificio usciva del fumo che andava formando una bassa nuvola nera quasi immobile. Il machete poteva essere caduto inavvertitamente a uno dei giovani che lavoravano nella casa e che, saputo del delitto e per tema di una punizione, o per qualsiasi altra ragione, aveva avuto paura e non aveva voluto confessarlo. Non c'era ragione perché qualcuno volesse aggredirla, e neanche perché qualcuno dovesse camminarle furtivamente accanto con un machete in mano... D'improvviso, al di là degli alberi in direzione dei fabbricati annessi, si levarono delle voci, e quasi contemporaneamente un'auto sfrecciò lungo la strada e varcò il cancello. A bordo c'erano Roy, il maggiore Wells e uno dei sergenti. Roy fece le scale di corsa. — Nonie... Gli uomini di Smithson avevano iniziato a perlustrare il giardino, e si sentivano le loro grida di richiamo. Nonie corse in fretta incontro a Roy, che la strinse fra le braccia. — Che cos'è successo, tesoro? Se qualcuno osa toccarti, lo impicco con le mie mani all'albero più alto che esiste sull'isola. Le braccia di Roy erano forti e rassicuranti, l'abbraccio era quello cor-
diale e confortante di un amico. Come aveva potuto credere che fosse qualcosa di più di un amico? I pensieri della ragazza furono interrotti dalle parole del maggiore Wells, fermo sulla soglia. — Posso fare qualche domanda alla signorina, signor Beadon? — Ma certo, maggiore. Non ti spiace, vero Nonie? — Roy osservò la ragazza con maggiore attenzione. — Vedo che sei ancora impaurita. Se non te la senti di parlare adesso, il maggiore capirà e aspetterà. — Temo proprio di non poterlo fare — disse in fretta Wells, con molta gentilezza. — Se non c'è realmente nulla... Dovete scusarmi, signorina Hovenden, ma, come ben comprenderete, dobbiamo tener conto della psicosi che può essersi creata... — Statemi bene a sentire, maggiore! — lo interruppe Roy. — Se la signorina Hovenden dice che giù c'era qualcuno, vuol dire che quel qualcuno c'era veramente! — Sì, certo. Volevo solo dire che... Bene, se non vi spiace, volete dirmi con esattezza che cosa è accaduto? Ma naturalmente c'era ben poco da dire, oltre a parlare del rumore dei passi e del machete. Il maggiore Wells rimase ad ascoltare impassibile quasi trapassandola con quei suoi piccoli occhi acutissimi. Quando Nonie ebbe finito, si sedette e rimase un attimo a pensare in silenzio. Da lontano arrivavano le voci degli uomini di Smithson; anche Roy rimase ad ascoltare e a guardare senza parlare. Alla fine il maggiore emise un sospiro. — Vi prego di credere che non dubito delle vostre parole, signorina Hovenden, e vi assicuro che la storia di quel machete non mi piace per niente. Ma non è possibile che vi siate lasciata trarre in inganno dalla immaginazione? Dopo quanto è successo ieri sera, dopo lo shock subito nel ritrovare il corpo della signorina Shaw, potrebbero anche avervi ceduto un po' i nervi. Sono cose che succedono spessissimo. Nonie scosse la testa. Evidentemente Wells dovette leggere nei suoi occhi, perché emise un altro sospiro e guardò Roy. — Anche se giù c'era qualcuno, e da quanto afferma la signorina Hovenden, indiscutibilmente qualcuno c'era, questo non vuol dire che avesse intenzione di assalirla. — Già, ma aveva in mano un machete — replicò Roy. — Fosse anche l'ultima cosa che posso fare, voglio acciuffarlo! — Non servirà a nulla, signor Beadon. Io comprendo i vostri sentimenti,
ma dobbiamo riflettere. In effetti, tutto quello su cui possiamo basarci, è una impressione della signorina Hovenden, una sensazione di pericolo che, per sua stessa ammissione, rimane solo una sensazione, un rumore di passi e un machete che potrebbe benissimo essere stato lasciato là da chiunque. — Già, ma supponete che non sia andata così. Supponete che... Mio Dio, maggiore, ma non vi rendete conto che c'è un assassino che si aggira in quest'isola? Wells serrò le labbra. — È proprio per questo che sono qui. È per questo che procederò all'arresto di Jim Shaw. — Vi assicuro che... — Signor Beadon, sono costretto a ricordarvi che le sensazioni personali, l'amicizia e tutto il resto non hanno peso per provare l'innocenza di una persona. Il giovane Shaw ammette di aver litigato con sua zia: l'ha detto lui stesso a Jenkins ieri sera, e l'ha ripetuto a me questa mattina. Ammette di aver lasciato l'isola e di esserne tornato a tarda sera, quando, con un po' di fortuna, poteva non essere visto da nessuno, e non ci dà alcuna spiegazione per quanto riguarda la ragione che l'ha indotto a ritornare sui suoi passi. Era l'unico erede, e gli spetta un enorme patrimonio fiduciario... — Ma non capite? — esclamò Roy, interrompendo il maggiore. — Se l'assassino di Hermione si aggira nell'isola, se si nasconde nella boscaglia o sulle colline, se ha tentato di aggredire Nonie questa mattina, allora non può trattarsi di Jim Shaw. Jim era con voi in quel momento. Stavate interrogandolo da solo. Il cuore di Nonie sobbalzò di gioia. Come mai non ci aveva pensato prima? Era l'alibi, o qualcosa che assomigliava a un alibi, che poteva scagionare Jim! Si accorse che gli occhi acuti e perspicaci del maggiore Wells si erano fatti ancora più acuti e perspicaci e che stava osservandola con grande attenzione. — Forse è esattamente quello che potrebbe avere pensato la signorina Hovenden. 12 I pensieri a volte sono pericolosi. Sono come le parole e comunicano tra di loro, esattamente come se venissero esternati. Anzi, a volte sono ancora più pericolosi delle parole, perché queste possono essere scelte e dette a seconda delle occasioni.
Sì, i pensieri sono pericolosi, però possono anche essere negati. Nonie riconobbe che sarebbe stato di grande vantaggio per Jim che lei fosse aggredita proprio nel momento in cui era sottoposto a interrogatorio, ma, comunque fosse, lei non si era inventata il rumore dei passi e il machete. Stava per dirlo, quando si rese conto che Roy era furibondo. — Maggiore Wells, volete forse dire che dubitate della parola della signorina Hovenden? — Via, signor Beadon... — Vorreste forse insinuare che vi ha mentito? — Signor Beadon, questa è un'indagine per un delitto. Io non accuso la signorina Hovenden di falso; dico solo che se si potesse provare che l'incidente di cui ci ha parlalo è stato veramente un tentativo per aggredirla, questo allontanerebbe ogni sospetto da Jim Shaw. Forse non tanto per quanto riguarda le prove, o la mancanza di prove, relative all'assassinio della signorina Shaw, ma per l'opinione della gente dell'isola, per l'opinione della polizia, per il convincimento generale, cosa da non sottovalutare. Perciò qualsiasi amico del signor Shaw potrebbe essere giunto alla stessa conclusione e avere inventato l'incidente per scagionarlo. — Io vi dico... D'accordo, atteniamoci al vostro punto di vista. Il fatto è che Nonie non ha alcun interesse che la porti a voler scagionare Jim Shaw. Nonie... Ma il maggiore Wells intervenne di nuovo. Rivolto a Nonie, domandò con decisione: — Lo conoscete bene? "Tanto bene da amarlo con tutto il cuore e da credergli. Tanto da mentire per lui, se sapessi come, se avessi trovato il modo di farlo..." I pensieri stavano quasi per tramutarsi in parole, ma per fortuna fu Roy a rispondere. — Lo ha conosciuto qui in casa mia. Lo abbiamo avuto a cena parecchie volte. Certo, sono sicuro che lo difenderebbe, se potesse. Lo faremmo tutti. Ma Nonie non ha altri interessi particolari. La vostra idea è assurda... — Ho saputo che siete stata voi, signorina Hovenden, ad accompagnare Shaw a Elbow Beach. Vi ha detto che intendeva tornare indietro? Almeno quella domanda non nascondeva trabocchetti. — No. Il maggiore Wells si rivolse a Roy, corrugando la fronte: — Ecco la domanda a cui doveva rispondere. Perché è tornato indietro? — Se voleva poteva inventare un motivo, poteva inventarne centinaia. — Forse. E se si trattasse di una ragazza? Shaw è giovane, deve avere una ragazza da qualche parte. E se fosse questa la ragione per cui ha litigato con sua zia? Supponiamo che volesse sposarsi e che Hermione Shaw
glielo impedisse: questo rafforzerebbe il motivo... — Non è leale da parte vostra, maggiore Wells, pensare a una ragione come questa! Credetemi, questo è completamente fuori discussione. Inoltre l'unica ragazza esistente nell'isola è la mia fidanzata. A Nonie parve che la pausa fatta dal maggiore prima di rispondere fosse un po' troppo lunga, un po' troppo intenzionale. Possibile che avesse realmente captato i suoi pensieri? Ma la risposta la rassicurò: — Non è detto che debba necessariamente abitare in quest'isola. — Non c'è nessuna ragazza, ve lo dico io. E ricordate che questa mattina Jim era con voi quando qualcuno con un machete... — Roy si interruppe e si asciugò il viso con il fazzoletto. — Buon Dio, maggiore, mi sembra che non vi rendiate conto di ciò che questo significa! Wells annuì pensieroso. — Me ne rendo conto benissimo e non posso non tenerne conto. Comunque, fate continuare le ricerche e interrogate i vostri uomini. Se qualcuno è venuto dalla strada, è sbucato fuori dalle palme nane, o si è nascosto qui vicino o nella piantagione degli Shaw, potrebbero averlo visto. — Le impronte lasciate sul machete non vi dicono nulla? — Chissà in quante mani è già passato... Comunque, anche si trattasse veramente di un attentato alla vita della signorina Hovenden, questo non cancellerebbe i sospetti che gravano su Shaw. Roy guardò il maggiore, poi scoppiò in una risata amara. — Maggiore Wells, vivo in quest'isola da sempre. È abitata da una comunità che è sempre stata pacifica, piena di timor di Dio. È vero, Hermione è stata assassinata e, sicuramente, il suo assassino è fuggito. Ma io non credo che ci possano essere due assassini su questa isola. E non lo crederebbe nessuna giuria. È addirittura contro ogni calcolo delle probabilità, contro tutte le medie statistiche. — Però è possibile. Comunque, questo al momento non c'entra. E, detto fra noi, devo ammettere di essere d'accordo con voi. Voglio raccontarvi una cosa, signorina Hovenden. Quando un uomo uccide qualcuno, sia per un impulso passionale improvviso, sia per premeditazione, quest'uomo è sempre spaventato. Spaventato fino al midollo. Continua a pensare alle tracce che può essersi lasciato dietro. Al fatto di essere scoperto. E continua a rimuginare sugli eventuali punti deboli della sua difesa. Continua a interrogarsi, a chiedersi se è stato visto o sentito da qualcuno, se qualcuno immagina che l'assassino è lui, se qualcuno è in possesso di qualcosa che possa giungere sino a lui. Talvolta è talmente convinto che qualcuno ha
scoperto qualcosa, che qualcuno ha un indizio che conduce a lui, che pensa di doverlo fermare. Di dover uccidere di nuovo per salvare la propria vita. Non è una cosa che succede spesso, ma succede, e succederà ancora. Voi sapete chi è stato a uccidere Hermione Shaw? — No! No! — Allora riflettete bene, e cercate di ricordare se avete visto qualcosa che potrebbe essere considerata una prova. — No! Non c'era assolutamente nulla! — Perché, vedete, se la vostra esistenza costituisce una minaccia per qualcuno... — Maggiore Wells — esclamo Roy — supponete per un attimo che non ci sia una vera e propria ragione per l'assassinio di Hermione o per questa aggressione a Nonie. Non potrebbe trattarsi di qualcuno che ha perso la ragione, o di un maniaco omicida? — Potrebbe anche essere — convenne il maggiore. — Dobbiamo vagliare tutte le possibilità. — Si alzò e rimase un istante a riflettere. Poi chiese bruscamente: — Signor Beadon, qual è la vostra opinione su Dick Fenby? — Dick è una persona a posto. Onesto come pochi. Non avrebbe mai ucciso Hermione. E poi ha un alibi di ferro: era qui in casa mia. — Intendevo parlare delle sue capacità come funzionario di polizia. Sto per lasciare la cosa nelle sue mani: lo ritenete in grado di assumersi una tale responsabilità? — Certamente! — Mi sembra piuttosto abbattuto per quanto è successo. Com'era con esattezza, la situazione tra lui e la signorina Shaw? — È una storia vecchia. Dick arrivò qui dopo la guerra e cominciò a lavorare per Hermione. Poi si innamorò di lei, ma fu respinto. Non abbandonò però tutte le speranze. Comunque, questo avvenne molti anni fa. Ogni tanto litigavano, lei lo licenziava, e poi tutto tornava come prima. Se pensate che possa essere stato lui a ucciderla, siete fuori strada perché era proprio qui... — Sì, lo so. E gli altri? Qualcuno col quale la signorina Shaw possa avere litigato seriamente? Roy si strinse nelle spalle. — Difficile a dirsi. Il fatto è che Hermione a volte si faceva odiare da tutti, che quasi tutti potrebbero aver desiderato farla fuori. Solo che non so chi possa essere stato, o perché. Wells rimase in silenzio, si avvicinò alla portafinestra, guardò fuori e poi
disse: — L'uragano sta avvicinandosi e io devo tornare a Port Iles al più presto. Non so proprio cosa potrei fare di più, al momento. Voglio che Fenby trovi l'arma del delitto, se è umanamente possibile. Deve cioè raccogliere tutte le pistole che può per controllarle e trovare quella che ha sparato il proiettile che ha ucciso la signorina Shaw. È solo un lavoro di routine, noioso e monotono, che richiede tempo ed è molto importante, ma sempre lavoro di routine. Voglio che Riordan estragga il proiettile dal cadavere il più presto possibile, e che Jenkins controlli tutti i documenti della signorina Shaw. Era il suo legale, dovrebbe perciò sapere tutto dei suoi affari. Ma anche questo è un lavoro di routine. Per il momento mi trovo a un punto morto. Ritenete che Dick Fenby sia in grado di continuare le indagini? — Senza il vostro aiuto, no. Ma se si tratta di lavoro di routine, sì, può farcela. — Probabilmente voi siete in grado di aiutarlo molto meglio di me. — Improvvisamente il maggiore dimostrò una franchezza quasi disarmante. — Voi conoscete la vostra gente: alle vostre domande risponderanno, mentre alle mie farebbero orecchi da mercante. Se sanno qualcosa, e qualcuno deve pur saperlo, è molto più probabile che riusciate a farvelo dire voi. Bene! Adesso torniamo a Middle Road e terminiamo di fare ciò che è necessario. Fisserò un'inchiesta giudiziaria col coroner fra... diciamo, fra tre o quattro giorni a partire da oggi. — Esitò un istante, poi si rivolse a Nonie. — Siete davvero sicura che la vostra paura non sia stata frutto dell'immaginazione? — Il machete non è un frutto dell'immaginazione — intervenne Roy. — Già, il machete. Ma quello avrebbe potuto trovarsi là del tutto incidentalmente. Qual è la vostra opinione, signorina Hovenden? — Sono sicura che c'era qualcuno. Mi sono spaventata, è vero, ma penso che non avesse intenzione di farmi del male. Wells continuò a fissarla con quei suoi occhi straordinariamente penetranti e acuti, limitandosi infine a dire: — Molte grazie. Poi, rivolgendosi a Roy, aggiunse: — Non voglio agire troppo precipitosamente e arrestare subito il giovane Shaw. È evidente che bisogna indagare sulla brutta esperienza fatta dalla signorina Hovenden e cercare di ricostruire quante successo, ma non voglio assolutamente che Jim Shaw lasci l'isola. Roy parve illuminarsi. — Vi do la mia parola, maggiore. Jim Shaw non è il tipo che va in giro ad ammazzare la gente: sono sicuro che tra non molto mi darete ragione. Immagino che ora vogliate tornare a Middle Road.
Nonie — Roy posò affettuosamente una mano sulla spalla della ragazza — mia cara, ho mandato a chiamare Riordan perché ti dia un'occhiata. Fatti dare un sedativo. Siamo pronti, maggiore? — Si chinò a baciare Nonie sulla guancia e si diresse verso Wells, che lo attendeva sulla porta. Uscirono e si fermarono a parlare con Smithson. Nonie sentiva le voci ma non comprendeva le parole. Le parve di capire che gli uomini non avevano trovato niente e nessuno che facesse sorgere dei sospetti o che non avesse ragione di essere dov'era. Sentì l'auto proseguire, uscire dai cancelli e avviarsi verso Middle Road, dove c'era Jim. Nonie si chiese se il maggiore Wells aveva creduto alle sue parole. Era propensa a ritenere che si fosse convinto che la sua paura non era stata dettata dalla immaginazione. Infatti, per quanto apparisse strano, le era sembrato che le domande del maggiore confermassero la sua convinzione, anziché confutarla. Non era stata l'immaginazione a indurla a tornare a casa di corsa, folle di terrore. Lei non conosceva l'assassino di Hermione, non c'era perciò alcun motivo che qualcuno cercasse, come aveva insinuato l'alto commissario, di minacciare la sua vita. Però c'era sempre la possibilità che si trattasse di un maniaco, come aveva suggerito Roy; di un pazzo furioso, di un individuo che si era improvvisamente trasformato in un animale feroce e pericoloso, e che forse si era fatto ancora più pericoloso ora che aveva capito quel che aveva fatto. Specie se sapeva che stavano setacciando tutta quanta l'isola per scovarlo. Sin dai tempi ormai lontani delle brutalità commesse sugli schiavi, esisteva sempre sull'isola la possibilità, remota ma plausibile, che qualcuno volesse vendicarsi. A Nonie venne improvvisamente fatto di pensare che anche l'assassino poteva aver tenuto presente quella eventualità. Gli sarebbe stato estremamente facile farla franca se riusciva a dirottare la caccia all'uomo verso le casette piene di fiori del villaggio, verso le piccole capanne sulle colline, le casupole sparse qua e là in mezzo ai boschi, o addirittura proprio nel folto delle foreste fitte e intricate, nelle grotte e negli anfratti dell'isola. Uscì sul balcone e guardò in direzione della piantagione di Middle Road ma, naturalmente, scorse unicamente le cime verdi degli alberi. Il cielo si era fatto così basso che ebbe l'impressione di poterlo toccare con le mani. C'era una calma stranissima: non una foglia che si muovesse, non un uccello che cantasse. Persino il ronzio degli insetti era cessato! L'universo intero pareva aver previsto l'avanzare dell'uragano e aver cercato rifugio in
qualche parte. Come sarebbe stato facile per chiunque avvicinarsi alla casa, muovendosi furtivamente sotto le grandi foglie dei banani, sotto le palme nane, sotto la lucente coltre verde delle mangrovie! Doveva andare a riposare, come le aveva suggerito Aurelia; doveva cercare di dormire ancora un po'. Tre ore dopo, quando Aurelia andò silenziosamente alla porta e la chiamò, era ancora sveglia, intenta a guardare il cielo grigio e le foglie immobili delle palme. Aurelia aprì la porta e fece entrare il medico. — Roy dice che vi siete spaventata e mi ha chiesto di darvi un'occhiata. Il dottor Riordan era un uomo magro dall'aria giovanile, con un volto sottile molto abbronzato e occhi stanchi. Lavorava troppo e ogni tanto aveva degli attacchi di malaria. Abitava da solo nella casa che gli serviva anche da studio, dispensario e laboratorio; per distrarsi giocava a bridge e non rifiutava mai le chiamate che arrivavano dopo l'orario di lavoro. Nonie si accorse immediatamente che era teso e preoccupato. Il medico le tastò il polso. — Si è trattato unicamente di paura — disse la ragazza. — Lo spero anch'io. Però non vi avevo mai giudicata una giovane isterica! — Non è affatto un'isterica! — protestò Aurelia. Si era vestita e appariva molto composta e anche piuttosto bella nell'abito di shantung color corda, i capelli grigi ben pettinati, le perle alle orecchie, e gli anelli antichi di granati alle dita. — Quanto è successo è terribile! Il medico si limitò ad annuire. — Che stanno facendo a Middle Road? — domandò ancora Aurelia. — Non lo so. Ho dovuto lasciarli per andare a visitare dei pazienti. — Il dottor Riordan tolse la mano dal polso di Nonie e aprì la valigetta. Aurelia si inumidì le labbra. — Avete fatto... quanto era necessario, su Hermione? Riordan alzò lo sguardo dalla valigetta aperta: — Ho estratto il proiettile, se è questo che volete dire. — Ah! Avete... Da che tipo di arma stato sparato? — Non saprei dirvelo. Io non mi intendo molto di armi. Ecco qua, signorina Hovenden, vi lascio dei sedativi. — Il proiettile l'avete consegnato all'alto commissario? — incalzò Aurelia.
— Non ancora. L'ho visto un attimo, sono andato a fare il mio giro di visite, sono tornato appena ho potuto, ho estratto il proiettile e sono corso qui. — Sospirò stancamente. — Naturalmente il problema sta nel ritrovare l'arma dalla quale è stato sparato. — Immagino che avrete esaminato Hermione. Siete sicuro che si tratti proprio di un delitto? Che non possa trattarsi di suicidio? Il medico scosse la testa con decisione. — Impossibile, con quel tipo di ferita. Inoltre non credo che fosse il tipo di donna da suicidarsi. Ieri pomeriggio, quando l'ho vista, stava benissimo ed era perfettamente in sé. — L'avete vista ieri?! Riordan posò una bustina sul tavolo e chiuse la valigetta. — Sicuro. Mentre andavo da lei ho dato un passaggio sin qui a Lydia Bassett. — Come mai? Hermione non stava bene? — Mi aveva chiamato per uno dei domestici. — Il medico si interruppe fissando il pavimento con aria perplessa, come se gli fosse improvvisamente venuto in mente qualcosa, ma riprese subito il filo del discorso. — Aveva fatto una brutta caduta. In effetti ha una leggera commozione cerebrale, ma si riprenderà in breve tempo. Bene prendete una compressa adesso, signorina Hovenden, e un'altra prima di cena. Se quel machete significa qualcosa, siete stata veramente fortunata. Avreste potuto rimetterci la pelle. Nonie lo guardò stupita: a lei non sarebbe mai potuta accadere una cosa così mostruosa! Prese la mano che Riordan le aveva teso. — Ma non c'è motivo... non c'è ragione perché qualcuno possa cercare di... di... assassinare me... Il dottor Riordan si strinse nelle spalle. — Talvolta non c'è bisogno di ragioni... Si tratta proprio di irragionevolezza, di mancanza di motivi, di... — Si interruppe e rimase in ascolto. Un'auto stava arrivando sul viale di accesso. — Mi sembra l'auto di Roy. Aurelia si affacciò al balcone e guardò giù. — Sì, è lui. — Si voltò e rientrò. — Ci sono anche gli uomini di Pori Iles. Sarà meglio che scenda; non hanno ancora pranzato. Mentre la donna usciva, il medico prese in mano la valigetta. — Al momento il proiettile è nella mia borsa — disse con aria afflitta. — A dire la verità, non vedo l'ora di sbarazzarmene, perché da quello dipende la vita di un uomo. È un reperto per i giudici, una prova concreta. Si sentì qualcuno correre su per le scale. Ancora prima di vederlo, Nonie
capì che era Jim. Gli andò incontro alla porta, con accanto il dottor Riordan che teneva la valigetta in mano. Nello stesso istante percepì un cambiamento all'esterno, una specie di agitazione, di movimento; un soffio caldo di vento che filtrava d'improvviso nella stanza. Anche la luce era cambiata: era calata un'oscurità strana, arcana, che faceva sembrare le cose diverse, distorte, irreali. Ma, sulla porta, Jim non era cambiato, era soltanto molto pallido nell'oscurità del corridoio. Riordan si voltò e gettò un rapido sguardo fuori del balcone. Le palme ondeggiavano scosse dal vento. — È arrivato l'uragano! 13 Jim si precipitò nella camera: — Che ti è successo Nonie? Mi hanno detto che... — Sta benissimo — gli rispose Riordan. — Si è solo presa un grosso spavento! Ma Jim non lo guardò neppure. — Quel machete... Il medico lo interruppe di nuovo. — Potrebbe essersi trovato là per puro caso. Potrebbe essersi trattato di tentato omicidio. Potrebbe essere stato qualsiasi cosa. Ma in ogni caso la signorina ne è uscita sana e salva. Un'altra forte folata di vento sibilò tra le palme al di là del balcone e si infilò nella stanza, ma Jim, solido e immobile, pareva poter tener testa al mondo intero; incubi, terrore, rumore di passi furtivi, sembrarono tutti dissolversi alla sua presenza. Nonie si sentì talmente più forte da vergognarsi quasi della istintiva paura provata. Disse in fretta: — Sono stata una sciocca a scappare a quel modo, invece di fermarmi a vedere... — È stata la cosa più sensata che tu potessi fare! — Be', in fondo c'è un lato buono anche in questo — osservò Riordan. — Sia che si trattasse di un lavorante spaventato sorpreso in un posto dove non sarebbe dovuto essere, sia che si trattasse veramente dell'individuo che ha ucciso Hermione, la cosa può risolversi a tuo vantaggio, Jim. Il fatto che intendesse compiere un altro misfatto, dovrebbe allontanare i sospetti da te. Jim guardò il medico e, per un attimo, lo sguardo stanco e teso si addolcì. — Grazie Riordan. Comincio a pensare che la posizione di indiziato non sia molto piacevole. Intanto dovrò presentarmi per l'inchiesta... Ma con un po' di fortuna, scopriremo chi è stato a uccidere mia zia. Io devo vivere su questa isola!
Il viso sottile del medico si indurì. L'uomo sollevò un sopracciglio e dichiarò: — Tu devi vivere! La cosa più importante è vivere. Se io fossi in te, il liberarmi dai sospetti con lo scoprire chi è stato effettivamente a uccidere Hermione verrebbe in secondo piano. La prima cosa a cui pensare sarebbe a come fare a salvarmi la pelle. — A questo provvederà il proiettile. Il volto di Riordan assunse un'espressione severa. — Servirà a provare che non è stato sparato dalla tua pistola, se è questo che intendi dire, ma non che non sei stato tu a impugnare la pistola che ha ucciso Hermione. — Se ritroviamo quella pistola, sì. — Non l'hanno ancora trovata? Jim sollevò le spalle con aria stanca. — In questo posto è fin troppo facile sbarazzarsi di un'arma. Ma hanno iniziato le ricerche, e prima o poi salterà fuori. Nonie pensò che lo diceva per sollevare il morale a lei. — Non ci contare troppo, Jim — osservò Riordan. — Se io avessi intenzione di liberarmi di una pistola, non dovrei far altro che gettarla in mare o in una palude. O anche solo in mezzo alle mangrovie. Chi potrebbe mai ritrovarla? — Potremmo cercare di sapere se a qualcuno manca una pistola. Il medico ci pensò su un momento, ma poi scosse la testa. — Forse, ma sarebbe un vero colpo di fortuna. Comunque, una volta trovata la pistola, dovresti trovare la mano che l'ha impugnata. Jim annuì e guardò Nonie sorridendo. — Sono sicuro che un indizio lo troveremo. Da qualche parte deve pur esserci! Anche Nonie sorrise, ma solo per incoraggiarlo, sperando ardentemente che le sue labbra non tradissero la paura che aveva dentro. Riordan aggiunse: — Lo spero con tutto il cuore, Jim. Vuoi vedere il proiettile? Devo ancora consegnarlo al maggiore Wells e... — L'hai tu? Lui pensava che tu non avessi ancora avuto il tempo di estrarlo, e... Ormai se n'è andato. — Andato! Di già?! — E ripartito proprio adesso per Pori Iles. O, perlomeno, stava per partire quando io sono salito. Sarà meglio andar giù subito e cercare di fermarlo. Potrebbe non essere ancora salpato. Jim si precipitò in corridoio seguito da Riordan. Ma subito dopo tornò indietro mentre il medico proseguiva in fretta giù per le scale. Afferrò le mani di Nonie: — Tesoro, stai bene?
— Sì, sì. Quel proiettile può risultare molto importante. Corri a fermare il maggiore! — Vieni con me. Troppo tardi! Quando arrivarono sulla veranda trovarono Riordan affacciato alla ringhiera che guardava verso il piccolo molo. — È già lontano. Guardate. Il mare si era fatto nero, come se un calamaio gigantesco vi avesse lasciato cadere dentro tutto l'inchiostro che conteneva. Le onde si accavallavano le une sulle altre, la schiuma bianca si rovesciava sulle rocce infrangendosi e finiva col perdersi fra le radici contorte delle mangrovie. In piedi sulla banchina, con la figura che si stagliava nitida nella luce giallastra, Roy guardava anche lui il motoscafo della polizia che si allontanava puntando verso Beadon Rock sul mare nero e turbolento, per arrivare a Port Iles. — Sa portarla bene — commentò Riordan guardando la barca. Il vento e il fragore delle onde cancellavano il rumore del motore della barca; le figure del maggiore Wells e dei due sergenti erano già quasi sfocate e indistinte; man mano che si allontanava, la barca veniva investita da grosse ondate che la facevano scomparire e poi riapparire più avanti. Roy si voltò e cominciò a salire le scale. — Dov'è il proiettile? — domandò Jim, guardando l'amico che per salire doveva far forza contro il vento. Il medico indicò la valigetta — Qui dentro. — Di che calibro è? — Non lo so. Ne è stato sparato uno solo e direi che ha ucciso Hermione sull'istante. Comunque è stato esploso da vicino. — Riordan apparve contrariato. — Peccato non averlo potuto consegnare a Wells. — Adesso, ormai, è impossibile. — Lo so, ma... Il fatto è che io non so che farmene, e Fenby nemmeno. Per fotografare un proiettile occorrono apparecchi speciali. — Tienilo stretto. Finora è l'unica cosa che abbia l'aria di un reperto. La porta del salone sbatté con un rumore forte, completamente diverso da quello delle onde e delle palme. Aurelia comparve sulla veranda. — Dov'è Roy? Il maggiore Wells è riuscito a staccarsi da riva? — Era tutta agitata, continuava a tirarsi indietro i capelli scompigliati dal vento che soffiava da ogni direzione dando strappi violenti alle grandi foglie dei croton, facendo ondeggiare i fitti gruppi di mangrovie, sferzando la faccia delle persone affacciate verso il mare.
Appena Roy comparve in cima alle scale, Aurelia gli domandò se il maggiore se n'era andato. — È ritornato a Port Iles. Grazie a Dio, adesso abbiamo un attimo di tregua. — Roy si lasciò cadere su una poltrona e si accese una sigaretta riparando con la mano la fiammella dell'accendino. All'interno, Jebe stava chiudendo tutte le imposte, fissandole ai grandi ganci studiati apposta per resistere ai venti impetuosi degli uragani. Da qualche parte qualcuno stava coprendo con un asse una finestra senza imposte, e il rumore sordo e ritmico dei colpi di martello andò ad aggiungersi al fragore esterno, costringendo tutti ad alzare la voce per farsi sentire. — Che cosa vuoi dire, Roy? — domandò Aurelia, piena di ansia. — Che cosa ha deciso di fare? Quando ritorna? — Appena il tempo si rimette. D'altra parte, al momento non c'era nulla che potesse fare. Fisserà una udienza per la settimana prossima, sempre che sia possibile... Ha lasciato ordini a Dick... — Ordini? — chiese Riordan. — Che ordini? — Di controllare l'alibi di tutti, per ieri sera. Di investigare. Di cercare l'arma. Dovremo aiutarlo tutti. In un certo senso è nostro dovere. — Roy diede un'occhiata esperta al mare e al cielo, e si alzò. — Devo andare da Smithson. Sta per scatenarsi un uragano coi fiocchi. È questo il vero guaio dei venti fuori stagione: che non si riesce mai a sapere da che parte soffieranno, e come saranno. — Bisogna che me ne vada anch'io. — Il dottor Riordan salutò e si avviò verso la scala. — Bisogna che faccia alcune visite prima che il tempo peggiori. — Prima dovete mangiare tutti qualcosa — intervenne decisa Aurelia. — È già tutto pronto. C'è solo roba fredda, ma non abbiamo potuto preparare altro. Comunque, qualcosa dovete mangiarla. Il senso del tempo, del tempo composto da ore e minuti, stava già scomparendo, sommerso dal rombo crescente delle ondate e da quella strana luce arcana. Sembrava che fossero stati tutti trasportati in un altro mondo dove vigevano altre regole e altri limiti che non potevano essere misurati dai comuni orologi, dove non si poteva controllare o frenare nulla. La stessa isola, con la sua solidità, la sua vegetazione, le sue rocce, le paludi, le colline verdi, sembrava essere stata spazzata via dal punto in cui era e lanciata in un'orbita scura e informe. A pranzo, nella sala a tutti familiare, si aveva l'impressione di trovarsi in un posto sconosciuto. In effetti non si trattò di un vero pranzo o di una vera
cena, ma solo di cibo mangiato in un mondo che andava oscurandosi sempre più, appena rischiarato da fiammelle di candele fluttuanti, con le imposte tutte chiuse, in un crepuscolo che non era un crepuscolo, ma piuttosto un imbrunire strano che incombeva su tutto. Mangiarono tutti in fretta, con la sensazione di aver trasgredito le regole usuali. A Nonie sembrava di essere seduta a tavola da ore, mentre Jebe continuava a passare piatti di carne fredda e carciofi freddi, e un vassoio colmo di frutti rossi, gialli e purpurei, di cui lei non conosceva ancora il nome. E la conversazione si era fatta così rapida, così legata al tempo e alle cose da fare che a lei, non abituata alla vita di un'isola tropicale, risultò quasi incomprensibile. In compenso, l'argomento uragano usurpò il posto fino ad allora tenuto dai problemi sorti con la morte di Hermione, come se il delitto avesse messo in luce altri problemi personali. Era comunque un fatto avvenuto e che sarebbe rimasto anche dopo la fine dell'uragano; anche ogni affettuosa parola di Aurelia e ogni sguardo di Roy erano esattamente com'erano sempre stati, solo che ora non facevano che rammentare a Nonie la sua falsa posizione in quella casa. Cos'avrebbero detto, cos'avrebbero fatto, quando avessero saputo del suo comportamento ambiguo e falso? Quando avessero saputo in qual modo lei intendeva ricambiare tutte le loro gentilezze, la loro ospitalità, le loro attenzioni, il loro affetto? Jim, seduto alla sinistra di Aurelia, parlò pochissimo. Roy, a capotavola, sotto la luce vacillante delle candele, sembrava uno dei suoi antenati ritratti nei grandi quadri appesi alle pareti, con la sola differenza della camicia color kaki. Il dottor Riordan stava parlando del tempo in modo quasi filosofico. — ... maledettissima cosa. L'uomo crea delle regole, fa piani e contropiani, e poi, un bel momento, un alito di vento si muove da chissà dove, sale, gira vorticosamente, turbina sempre più velocemente e all'improvviso spazza via tutto e noi ci troviamo di nuovo smarriti e indifesi. Sempre creature di questo mondo, sempre creature terrene, malgrado le centinaia di anni di quella che noi chiamiamo civiltà. Adesso devo proprio andare. Vi ringrazio molto, Aurelia; avevo veramente bisogno di mangiare qualcosa. Si alzò anche Roy. — Guarda che adesso è peggio di prima. — Ce la farò. — Sarebbe meglio che tu passassi la notte qui invece di tornartene a casa, quando finisci le visite. La strada sulla costa verso Beadon Rock può
essere pericolosa... — Lo so. Ti ringrazio Roy, ne approfitterò. — L'uragano non può durare molto in questo periodo dell'anno. Io credo che non durerà. Cosa ne pensi tu, Roy? — domandò Aurelia. — Voglio che mercoledì sia una giornata serena e piena di sole. Roy, che stava accompagnando Riordan alla porta, non la sentì. Jim, alzandosi a sua volta, gettò una rapida occhiata a Nonie, che lei comprese al volo: "È il momento di parlare a Roy". Si alzò anche Nonie in tutta fretta, preparandosi all'azione, col cuore in gola. Eppure, in un certo senso, si sentiva quasi sollevata, perché di lì a qualche istante la parte peggiore, la parte più dura, cioè l'esposizione delle parole irrevocabili che avrebbe detto, sarebbe finita. Aurelia, preoccupata con programmi che nulla avevano a che fare con l'uragano o con il delitto, disse gravemente: — Ho telefonato al villaggio, ma il postale stamattina non è arrivato. Il tuo pacco, perciò, non è ancora giunto a destinazione. Il suo pacco... Nonie la guardò sorpresa, e l'altra scosse la testa sorridendo e spiegò: — Nonie, parlo del pacco dei gioielli. Delle perle di tua madre da mettere al matrimonio. Sarebbero già dovute arrivare da parecchio. Oh sì, le perle di sua madre, da indossare con l'abito bianco e il cappellino col velo che ora stavano nel grande armadio in camera di Aurelia... Il senso di colpa le appannò lo sguardo tanto che Aurelia, fraintendendone il significato, le si avvicinò per confortarla. — Nonie, tesoro, non devi pensare a quanto è successo ieri sera. Faremo come se nulla fosse accaduto. E per quanto riguarda l'uragano, noi ormai ci siamo abituati. Certo per te è una cosa nuova e forse può anche spaventarti, ma noi ne abbiamo visti di molto peggiori. Sarà così anche per te, Nonie. Fa parte dell'isola, qualcosa a cui tutti dobbiamo abituarci. Non c'è nulla da temere. Le diede un buffetto affettuoso sul braccio e si girò per dare ordini a Jebe. Nonie seguì Jim nel salone. Le lampade erano tutte accese, ma non dissipavano l'oscurità e la tristezza della casa, che aveva tutte le persiane chiuse; inoltre il fatto che le lampade fossero accese a quell'ora del giorno aggiungeva una sensazione di stranezza a quella che l'isola aveva già assunto. Il lampadario sembrava emanare poca luce, le gocce di cristallo sembravano opache; la vecchia tappezzeria marrone rossastro appariva ancor più scura del solito, e il rumore del mare contro le rocce, da quella stanza sembrava più forte ancora. Neanche allora Nonie e Jim riuscirono a parlare da soli con Roy.
Nell'ingresso, Dick Fenby stava togliendosi l'impermeabile ansimando quasi senza fiato, mentre il dottor Riordan, con la valigetta in mano, faceva un lungo respiro prima di aprire la porta e scomparire nel rumore e nel vento. Mentre la porta si chiudeva alle sue spalle, dalla biblioteca sbucò Lydia Bassett, intenta a sistemarsi con le mani i capelli, che, così scarmigliati, sembravano di un colore ancora più .acceso. Roy la guardò stupito. — Lydia! Come hai fatto a venire qui? — L'ho portata io — rispose Dick. — Non piove ancora, ma quando comincerà verrà giù il diluvio. Siamo ancora ai bordi dell'uragano; secondo me passerà proprio sopra l'isola. Lydia continuò a sistemarsi i capelli dando loro dei colpetti per raddrizzare le onde, poi si mise a posto la cintura. — Spero di non disturbare. Ho cercato di telefonarti, poi, quando ho visto passare Dick, l'ho chiamato. Ti dispiace se mi fermo qui fin quando passa l'uragano? Credi che ad Aurelia possa seccare? — Ma figurati! Te l'avrei detto io stesso di venire, se ci avessi pensato. Non puoi startene sola in casa con questo tempo. L'uragano può anche essere disastroso, non si può mai dire, in questi periodi fuori stagione. E finché non abbiamo acciuffato l'uomo che ha ucciso Hermione, non si è sicuri, sull'isola. Hai fatto benissimo a venire qui. Lydia scoccò un sorriso a Nonie. — Sei sicura che non disturbo? Mancano così pochi giorni al matrimonio... A meno che non abbiate cambiato data. — Perché avremmo dovuto cambiare data? — domandò Roy. In quello stesso momento una raffica di vento si abbatté sulla casa con tanta forza che le vecchie solide pareti sembrarono vacillare. Roy rimase in ascolto, come tutti gli altri. — Sì, credo proprio che sarà molto violento. Purtroppo devo andare a vedere Smithson. — Vengo con te — disse in fretta Jim. Dalla sala da pranzo, Aurelia esclamò piena di sorpresa: — Lydia! I magnifici occhi verdi sfavillarono. — Roy mi ha detto di restare. Spero di non darti troppo disturbo. Francamente non me la sentivo di restarmene in casa sola, dopo quanto è successo ieri sera. — Ma certo che puoi restare. — La voce era senza calore, anzi, secondo Nonie, addirittura fredda e con un tono di disapprovazione. La luce che brillava negli occhi di Lydia si fece ancora più fulgida. La
donna aprì le labbra per parlare, ma fu interrotta da Roy che diceva: — Allora andiamo, Jim. I due uomini non si fermarono neppure a indossare l'impermeabile, ma uscirono in fretta e furia, con Jim che teneva la porta aperta contro le ràffiche calde del vento, mentre il mare ribolliva e schiumava al disotto della casa, quasi volesse scuoterla e minacciarla. Jim uscì senza guardare Nonie, nel vento che gli appiattiva la camicia contro la pelle e faceva tintinnare le gocce del lampadario. Lydia si portò nuovamente le mani alla testa. — Sei veramente gentile, Aurelia. Avevo una paura folle, là da sola. — Ti sei portata qualcosa? — domandò l'altra. — Ecco qui — fece Dick andando in biblioteca a prendere una borsa da viaggio di vitello marrone. Continuando a sorridere, Lydia aggiunse: — Come vedi, mi sono preparata per un lungo soggiorno. — Vieni, ti faccio vedere dov'è la camera. — Aurelia si diresse verso la scala; Lydia rimase un istante ferma, con un mezzo sorriso sulle labbra e lo sguardo un po' corrucciato. Poi scrollò le spalle e la seguì. Dick guardò verso la sala da pranzo. — Ho fame — disse. Poi sospirò e aggiunse a mezza voce: — Voglio dirti che mi dispiace per come mi sono comportato ieri sera, Nonie. — Lascia perdere. Non pensarci più. C'è ancora qualcosa in tavola: se vuoi favorire... — Mi sono comportato proprio da stupido. Hermy aveva ragione. — Jebe! — La figura biancovestita del domestico stava scomparendo nella dispensa. — Porta un piatto per il maggiore Fenby, per favore. Di nuovo il tempo perse ogni significato; di nuovo Nonie si trovò seduta in quella sala da pranzo che sarebbe ormai dovuta esserle familiare e che invece non lo era per nulla, ad aspettare, ad ascoltare il frastuono selvaggio delle palme e lo scricchiolio delle imposte. Dick mangiava lentamente, come se ogni movimento fosse faticoso, e non pronunciò neppure una parola. Stava finendo quando Roy e Jim rientrarono: quando Roy si affacciò sulla soglia della stanza, Nonie capì che Jim non gli aveva ancora parlato. Lo capì immediatamente perché Roy era tutto spettinato dal vento, ma aveva lo sguardo gentile e affettuoso di sempre. Disse in tono cordiale: — Sono contento che tu abbia mangiato qualcosa, Dick. È stata una giornataccia. Ma, francamente, visto che l'uragano doveva arrivare, preferisco che sia venuto oggi, così abbiamo potuto liberarci di Wells. Preferisco che
siamo noi a sistemare le nostre cose. In fondo si tratta della nostra isola. Dick annuì. Nonie fece un lungo respiro, si alzò e si avvicinò a Roy. Fu come se qualcuno le avesse detto cosa fare, dove andare, come muoversi e cosa dire. — Possiamo andare nel tuo studio, Roy? Roy le scoccò un'occhiata veloce, quasi avesse captato qualcosa di strano nelle sue parole. — Ma certo. — E le fece strada verso la saletta ricoperta di libri attigua al salone, dove già aspettava Jim. Roy guardò Jim, guardò Nonie, con aria perplessa e il volto serio: — Che c'è? Vedo che volete dirmi qualcosa. Qualcosa... — Gli occhi si fecero più acuti. — Allora avete visto qualcosa ieri sera. Avete delle prove... un indizio... Nonie respirò a fondo. — Roy, bisogna che te lo dica. Mi dispiace ma... Quando ho detto che ti avrei sposato io non sapevo, non mi ero resa conto... l'ho scoperto soltanto ieri... — Che cosa c'è che non va, Nonie? Hai avuto cattive notizie da casa? Hai... — No, non questo, Roy. Si tratta del nostro matrimonio. — Cosa stai cercando di dirmi? — Roy alzò lo sguardo su Jim e domandò: — C'entra Jim in questa faccenda? Il giovanotto si avvicinò e posò una mano sulla scrivania di Roy. — Roy, sono innamorato di Nonie e voglio sposarla. Dopo un attimo di silenzio che sembrò lunghissimo, Roy disse lentamente: — Ecco perché sei tornato indietro. Il maggiore Wells l'aveva detto che doveva essere per una ragazza. — Ascolta, Roy. Lascia che ti diciamo... — Un momento. — Roy si tolse gli occhiali e si passò una mano sulla fronte ripetendo: — Ecco perché sei tornato indietro. 14 La furia del vento e del mare si scagliava sull'isola e scuoteva la casa, ma nella biblioteca il fragore si sentiva meno che nelle altre parti. Era una stanza vecchia, scura, tutta rivestita di pannelli di tek, piena di scaffali colmi di libri rilegati in pelle, con una scrivania in mogano e lampade dal paralume verde. Senza una parola, Roy si lasciò cadere sulla sedia girevole a braccia conserte. Non guardò né Jim né Nonie; rimase solo seduto a fissare la scrivania, chinandosi leggermente in avanti.
— Credimi, Roy, non era mia intenzione farti una cosa simile. Ero deciso ad andarmene e a non tornare mai più; ma quando ho capito che anche Nonie mi amava, è stato tutto diverso. Il vento spinse le imposte come se volesse penetrare nella stanza, nella casa intera; come se fosse furioso contro le barriere costruite dall'uomo e deciso a travolgerle. Infine, sempre continuando a fissare la scrivania, Roy mormorò: — Non sarò certo io a costringere Nonie a sposarmi, se lei non vuole. — So esattamente qual è la mia posizione — continuò Jim. — Ma i sospetti che gravano su di me cadranno e allora... — Per l'omicidio c'è l'impiccagione. — Ma non sono stato io a uccidere Hermione! Come se non lo avesse sentito, Roy, sempre con lo sguardo fisso alla scrivania, disse, quasi parlando tra di sé: — Da noi la macchina della legge funziona molto lentamente. Però su quest'isola opera abbastanza bene grazie a Dick e a Seabury che sono dei funzionari statali, e a me, che godo di una certa qual influenza. Ma alla fine dovrà esserci un processo e un verdetto, è inevitabile. Non lo dico per spaventarti, Jim; non voglio che tu sia impiccato per la morte di Hermione. Non lo vorrei, neanche se fossi stato tu a spararle. Ormai è morta e nulla può più farla tornare in vita, e Dio sa quanto ti abbia provocato... — Non sono stato io a ucciderla — ripeté caparbio Jim. — Ti credo, Jim... Nonie, questo è stato un vero colpo per me. Non è il caso di parlarne adesso... Sono sicuro che nessuno dei due aveva intenzione che accadesse una cosa simile... Ma... ma dovremo pensarci. Jim si inumidì le labbra e con uno sguardo disperato a Nonie mormorò: — Ma il matrimonio... — Il matrimonio avrà luogo come fissato, naturalmente. Nessuno si era accorto della presenza di Aurelia. Nonie si voltò di scatto: la donna era in piedi alta e imponente, accanto alla porta, in un punto in cui non arrivava il cerchio di luce gettato dalla lampada. Con quell'abito di shantung color corda e il viso pallido, sembrava quasi un fantasma, ma gli occhi erano pieni di rancore. — Io avevo fiducia in te, Jim — continuò Aurelia. — Ti conosco da quando eri bambino, ho detto a tutti che non potevi essere stato tu a uccidere Hermione. Ma se puoi fare una cosa simile a Roy, il tuo più intimo amico, allora sei capace di fare qualunque cosa. Nell'interesse di Nonie e di mio fratello, io insisto perché queste nozze vengano celebrate!
Jim cercò di avvicinarsi, ma lei lo respinse con un gesto di repulsione. — Tu non sei più amico mio, Jim. E non sei più l'amico di Roy. Lui ha cercato di aiutarti; io ho cercato di aiutarti, e tu ti sei approfittato della nostra amicizia e dell'ospitalità che la casa di mio fratello ti ha sempre offerto. Hai approfittato della giovinezza di Nonie, hai fatto un'azione imperdonabile, e io non te la perdonerò mai. Non ti perdonerò mai per aver tentato di mandare a monte le nozze tra Roy e Nonie, di aver tentato di portar via la moglie al tuo miglior amico. No, io non te lo permetterò. — Aurelia, tu non puoi costringere Nonie a sposare una persona che lei non vuole. Io posso meritare tutto quello che vuoi, ma noi ci amiamo... — Ci amiamo! Ci amiamo! Tu non sai neppure cosa voglia dire la parola amore, se fai un'azione indegna come questa! — Aurelia si voltò verso Nonie con gli occhi fiammeggianti e imperiosi. — Diglielo, Nonie. Digli che tu sposerai Roy. Digli che sarai la moglie felice di Roy! Digli che non vuoi vederlo mai più! Che non vuoi mai più vedere un uomo sospettato di omicidio! Un falso amico! Un bugiardo, un impostore... un assassino! Jim cercò di interromperla, ma la donna gli si rivoltò contro inviperita. — Hai minacciato di ucciderla! L'ho sentito io stessa con queste orecchie! Te l'ho sentito dire ieri sera quando sei venuto a rifugiarti qui dopo la sua morte! Tu avevi minacciato di ucciderla! Nonie e Roy mi sono testimoni. Adesso vado a telefonare alla polizia. La polizia! Il maggiore Wells l'aveva detto fin dall'inizio che doveva esserci sotto una ragazza; che poteva essere stata quella la molla che aveva fatto scattare l'idea di eliminare Hermione... Nonie implorò: — No, Aurelia, no! Non puoi farlo! Mio Dio, sono così disperata! — Disperata! Non serve ad aggiustare le cose! — Aurelia fece una pausa e quando riprese a parlare sembrò più calma. — Roy, devi fermarli. Non puoi permettere che un capriccio infantile, un attimo di emozione, una cosa senza vero fondamento rovini la tua vita e quella di Nonie. Le passerà. Si sentirà sicura con te. — Làncio un'occhiata a Jim e riprese con più veemenza: — Se tu l'amassi veramente, dovresti esserne felice. Come osi chiederle di sposarti quando sei già quasi sotto la minaccia della forca! — Respirò con affanno. — Hai minacciato Hermione! Ha detto che l'avresti uccisa! Sei tornato indietro e... Roy si alzò dalla sedia e ordinò: — Adesso basta, Aurelia! Smettila! — Fratello e sorella rimasero a guardarsi furibondi, poi Roy aggiunse un po' più dolcemente: — Lo so che lo fai con buone intenzioni, Aurelia, ma io
non ti permetto di dire queste cose alla polizia. Non possiamo risolvere le cose a questo modo. — Cos'hai intenzione di fare, allora? Startene a guardare senza far nulla? Mandare a monte il tuo matrimonio? Lasciare che Nonie si strugga il cuore per un tizio che verrà processato per omicidio? Lasciare che tutta l'isola rida di te, di te, Roy Beadon? A pochi giorni dalle nozze? — Oh, non lo so cosa farò. È stata una cosa così inaspettata.. . Ma devo fare quello che è meglio per Nonie, e se questo significa cercare di salvare Jim dalla forca, vuol dire che farò tutto quanto mi sarà possibile per salvarlo. — Sei completamente pazzo! Nonie si avvicinò a Roy, gli posò una mano sulla sua, e lui rimase a fissarla... a fissare quella mano sulla quale brillava lo zaffiro dell'anello di fidanzamento. Aurelia fremeva ma riuscì a dire: — Cosa significa? Cosa vuoi fare? Roy sollevò gli occhi dall'anello: — Non lo so ancora. Dobbiamo pensarci. Comunque, al momento dobbiamo cercare di scoprire qualcosa a proposito del delitto. Aurelia allargò le braccia, esasperata. — Io non mi arrendo. È già tutto predisposto. È come se Nonie fosse già tua moglie, e Jim è già come se fosse indiziato di omicidio... — È proprio quello che dobbiamo evitare — la interruppe Roy sostando un attimo ad ascoltare. Nel silenzio che seguì ognuno si accorse che l'uragano si era fatto violentissimo, che la sua forza andava ancora crescendo, che sembrava voler far capire che erano tutti in sua balia. Come calmata dalla furia esterna, Aurelia disse: — Dick vuole parlarti. Ero entrata per dirti questo. C'è anche Seabury Jenkins, che è andato a controllare le carte e i documenti di Hermione. Era tardi. La poca luce si era fatta ancora più tenue, eppure Nonie aveva ancora l'impressione di essere fuori dal tempo misurato dall'uomo e dai suoi strumenti. — Jim — disse Roy — per adesso non parliamo di questa cosa. Cerchiamo di risolvere prima il problema più importante. Jim provò lo stesso impulso di Nonie. Si avvicinò a Roy, e, incredibilmente, fu proprio Roy a tendergli per primo la mano. Se la strinsero in fretta, senza parlare, poi Roy disse alla sorella: — Di' a Dick che vengo subito. Ma Aurelia rimase ferma sulla soglia, trincerata nella sua risoluzione, con l'aria di essere irremovibile. — Mi metti in una posizione tremenda —
gemette. — Lo sai cosa significa per Jim se dico la verità alla polizia. Perché mi fai una cosa simile? — Tu non hai sentito Jim minacciare Hermione. Lo hai solo sentito dire di averlo fatto. La polizia non dà retta ai sentito dire. — Questi sono solo cavilli. Tu l'hai sentito benissimo dire che l'avrebbe uccisa. E l'ha sentito anche Nonie. Se dovrai testimoniare, non potrai negarlo. — È una cosa che non accadrà, Aurelia — disse Jim con tono tranquillo, quasi gentile. — Sono sicuro che potrò dimostrare la mia innocenza, che si troverà la persona che ha ucciso Hermione. Sarà un processo chiaro e limpido, dove ogni cosa dovrà collimare con l'altra. Però ti assicuro che non sono stato io a ucciderla. — Non puoi sposare Nonie, lo capisci, no? Dall'ingresso, dietro le spalle di Aurelia, arrivò la voce di Dick. — È arrivato Seabury. Prima il problema più importante: il delitto aveva la precedenza assoluta su tutto. Aurelia uscì per prima, alta, imponente, implacabile, piena di rabbia e di risoluzione. Seabury Jenkins stava aspettando nel salotto, il salotto vecchia maniera, scomodo, odorante di muffa, pieno di mobili che molto probabilmente erano stati messi là quando era stata costruita la casa, e mai cambiati. C'erano delle poltrone con cuscini di seta rosa ormai consunti; c'era uno stipo dorato carico di conchiglie, di fermacarte, di statuette cinesi e di miniature. C'erano dei divani con le frange, dei sofà rigidi fine ottocento, dei tavolini rotondi col piano di marmo. In una delle poltrone sedeva Lydia. Nelle mani sottili e un po' tremanti, Dick teneva un fascio di carte; sul piccolo volto stanco c'era uno sguardo di scusa. — È un incarico che mi ha dato l'alto commissario. Mi sembra una cosa sciocca, ma mi ha detto di farla. — Cos'è che ti ha detto di fare? — domandò Aurelia. E quando lo seppe, non riuscì a trattenere un'occhiata fredda e indignata: il fascio di carte conteneva annotazioni dell'alto commissario concernenti l'attività della sera precedente del piccolo gruppo di persone più vicine a Hermione, delle persone che, da quanto era emerso, erano state le ultime a vederla in vita e avrebbero potuto litigare con lei o possedere informazioni utili per scoprire l'assassino. — Sono il capo della polizia — disse Dick, non senza un certo qual sus-
siego. — Posso non essere molto in gamba, ma farò del mio meglio. Roy sedette davanti a uno dei tavolinetti rotondi, dal piano di marmo; la scena acquistò un'aria di formalità. — Continua. Sembrava che la lista di cose non dovesse finire più, ma in realtà era piuttosto breve, e c'era ben poco che già non si sapesse. Solo che le frasi concise di Dick, che mettevano in rilievo solo i fatti nudi e crudi, sembravano parlare di cose nuove e sconosciute e invitavano a un esame attento e minuzioso. Era chiaro che si trattava di notizie messe assieme come in un collage, una specie di riassunto di quanto era accaduto il giorno prima, compresa la visita di Hermione a Beadon Gates nel pomeriggio e relativo scopo, e quella fatta la sera, per persuadere lo stesso Dick a tornare a Middle Road. — Chi è stato a parlarne col maggiore Wells? — domandò Aurelia. — Io — rispose Dick. — Non ho fatto altro che dirgli l'intera verità. — Gli hai anche detto che ti ha licenziato? — Certamente. — Dick osservò la donna e scosse la testa. — Non l'ho uccisa io, se è questo che pensi. E Jim dice che l'unica cosa che dobbiamo fare, è dire la verità, tutta la verità. — Io non posso aggiungere nulla — replicò Aurelia in tono aspro. — Non sono neppure scesa a cena. Me ne sono sempre stata in camera mia e Hermione non l'ho nemmeno vista. Perciò io sono fuori della mischia. — C'è scritto anche questo — disse Dick.— Adesso posso continuare? Rimasero tutti in ascolto, mentre il vento aumentava e si scagliava contro le persiane. Sentendo lo scarno resoconto della morte di Hermione, Nonie ebbe l'impressione che parlassero di eventi lontani, di cui lei non faceva parte: Jim se n'era andato dall'isola ma poi era tornato; aveva trovato Hermione già morta; aveva sentito lo sparo; aveva telefonato subito a Roy perché gli andasse in aiuto. Roy era a casa di Lydia... — È colpa mia se Roy si è trattenuto — disse Lydia. — Volevo avere la sua opinione sul cambiamento di certi miei investimenti. — Esatto — convenne Dick proseguendo, mentre Lydia agitava nervosamente un piede e Seabury seguitava a passarsi una mano sulla testa calva. Roy aveva saputo del delitto quando era arrivato a casa, e si era subito precipitato a Middle Road. Il corpo era stato rimosso e... Fu Jim a interrompere Dick: — Abbiamo dovuto farlo. Non si poteva fare diversamente. — L'ho spiegato io al maggiore Wells — intervenne Roy. — Gli ho det-
to che non si poteva lasciarla là così com'era, con l'abito da sera, i sandali, e niente per coprirla con la pioggia che veniva! Va' avanti, Dick. Non ci fu nessuna differenza nella voce o negli occhi dell'uomo che parlava. Stavano tutti ad ascoltare, tutti attenti alla voce piuttosto stanca e roca di Dick. Prima il problema più importante, aveva detto Roy, e tutto il resto doveva essere accantonato, messo da parte, perché prima veniva il delitto, perché il delitto era re, in quel suo terribile regno. Improvvisamente prese a parlare Seabury Jenkins, ma Nonie non si era neppure accorta che Dick aveva finito il suo resoconto. Quando se ne accorse, l'uomo le parve scosso e sofferente, così pallido sotto l'abbronzatura, così stranamente contratto e smagrito, da farle temere che fosse gravemente malato. Probabilmente, però, quell'aria depressa e mezzo spaventata era dovuta alla reazione allo shock subito. E forse anche alla stanchezza: Seabury era stato in piedi per la maggior parte della nottata e aveva passato tutto il giorno a Middle Road a rovistare fra le carte di Hermione. Anche la voce era cambiata: era brusca e a scatti dava l'impressione che l'uomo faticasse a reggere contro l'impatto del colpo inaspettato, tanto che Nonie cominciò a chiedersi quali fossero realmente stati i rapporti tra lui e l'uccisa. Che anche lui, come Dick, si fosse un tempo innamorato della giovane e bella Hermione? Ma in quel caso, l'avrebbero saputo tutti e qualcuno l'avrebbe già detto. Seduto, con gli occhi fissi sul tappeto per evitare lo sguardo degli altri, Seabury parlava del testamento di Hermione. Il fondo fiduciario, Middle Road e tutte le sue proprietà personali, andavano a Jim. Questi sembrò estremamente sorpreso. — Proprietà personali! Non sapevo che Hermione avesse qualcosa di suo. — Forse dei gioielli — suggerì Lydia. Ma Seabury, sempre fissando il tappeto, scosse la testa. — Denaro contante — disse. — E un saldo di un conto in banca. — Esitò, come per riflettere su quanto stava per dire, ma poi continuò: — Il saldo non è assolutamente quello che mi sarei aspettato; ma Hermy investiva la maggior parte dei suoi introiti in Middle Road, e non sempre assennatamente. Era una donna che risparmiava il centesimo e sperperava i dollari nel modo più strano. Dovremo controllare, se ci riusciremo. Era molto riservata per quanto riguardava queste cose; e, per quanto ne so, non teneva registrazioni: faceva molto assegnamento sulla sua prodigiosa memoria. Inoltre sarà molto difficile controllare, perché di solito usava denaro contante. Hermy... A essere sinceri, le piaceva maneggiare il contante: pagava i conti
con denaro liquido, usava denaro sonante ogni volta che poteva. Era una delle sue caratteristiche. Tutti fissavano Seabury, ma lui continuava a fissare il tappeto. Dopo un po' Roy si decise a dire: — Dev'essere davvero piccolo questo conto. Seabury si strinse nelle spalle. — Non è questo. È che, date le sue possibilità, mi sarei aspettato qualcosa di più. Invece è quasi in rosso. Forse ci dirà qualcosa di più la sua dichiarazione dei redditi... A parte il fatto che potrebbe averne fatto qualsiasi cosa dei suoi soldi. Dal momento che usava sempre contanti, sarà molto difficile risalire a come li ha impiegati. Ci proveremo, ma intanto c'è solo quello. A quelle parole Nonie si ricordò del suo denaro in contanti nella borsa di coccodrillo, dei suoi tremila dollari scomparsi, svaniti nel nulla. Non l'aveva ancora detto a Roy e Aurelia. Il delitto sembrava aver bloccato tutto, aver frapposto una barriera alla vita normale di ogni giorno, una strana e pericolosa deviazione che portava dritto dritto a una situazione di incubo. Però i suoi tremila dollari in un rotolo di banconote chiusi nella sua borsa di coccodrillo marrone, nella sua camera al piano di sopra, non c'entravano per niente con la morte di Hermione Shaw... Le sue riflessioni furono interrotte da Aurelia che pose fine alla piccola riunione. — La cena è pronta. È già tutto in tavola. Metti via quelle carte, Dick, tanto per questa sera non potete più far nulla. — Si fermò ad ascoltare il rumore del vento. — Dovrai fermarti qui, stanotte, Seabury: con questo tempaccio non puoi certo arrivare al villaggio. Furono tutti d'accordo: al momento non potevano fare nulla. La cena fu quasi l'esatta ripetizione del pranzo, solo che l'uragano ora era più violento. Tanto violento, selvaggio, minaccioso, da avere addirittura la precedenza sul delitto. Proprio nel bel mezzo del pasto, arrivò il dottor Riordan. Era stravolto, senza fiato, bagnato dalla testa ai piedi. — La strada è interrotta da alberi sradicati. È il peggior uragano che abbia mai visto. Non posso fare a meno di accettare il tuo invito, Roy, se è ancora valido. La strada per Beadon Rock è completamente bloccata. Aurelia gli fece posto a tavola. La casa intera fremeva e gemeva, il mare sembrava spingersi con forza fino alle fondamenta. Più tardi, fu ancora Aurelia a prendere il comando della situazione mandando tutti a letto. — Per stasera non possiamo fare nient'altro — ripeté, aggiungendo poi: — E
dal rumore che si sente, domani mattina potremmo anche trovarci tutti in mare. Dalle finestre era cominciata a filtrare dell'acqua; il mondo esterno era tutto nero, pieno d'acqua e di vento e di arbusti spezzati o scossi all'impazzata. Comunque l'uragano non era ancora giunto al culmine; pareva aver sostato a riprendere forza, paralizzando tutto sotto un cielo di piombo. Nonie non ebbe alcuna possibilità di parlare con Jim da sola. Roy le diede la buonanotte con la consueta gentilezza e non accennò minimamente a Jim o a quanto avevano detto; Aurelia, andando in camera di Nonie per vedere se gli scuri del balcone erano stati fissati bene, si comportò come al solito. Non ci fu la minima differenza nei suoi rapporti con la ragazza. — Buonanotte, cara. Non avere paura della tempesta. Eppure la casa era come una nave in mezzo al mare, scossa e sbattuta da tutti i lati. All'interno, le persone erano come ipnotizzate dal fragore e dalla potenza degli elementi, e tutte fisicamente esauste. Molto probabilmente nessuno si aspettava di poter prendere sonno, ma nessuno era riuscito a resistere a quell'attacco di stanchezza. Molto probabilmente c'era una sola persona sull'isola che non si fermava, che non cercava di dormire, che continuava a vagare nella notte e nella tempesta, fra Middle Road e Beadon Gates: l'assassino. Nel mezzo della notte, squillò il telefono. Nonie, nella camera più vicina alle scale, lo sentì e scese a rispondere. Lo fece semiaddormentata, guidata dal suono imperioso e insistente, senza quasi rendersi conto di quel che faceva. Fuori, l'uragano era aumentato di intensità; il telefono, coi suoi squilli acuti, sembrava voler infrangere il rumore selvaggio e costante che avvolgeva la casa. A metà della stanza da pranzo, Nonie si fermò di colpo: nello studio, dove si trovava il telefono, c'era la luce accesa. Ma allora anche qualcun altro aveva sentito lo squillo! Perché mai non rispondeva, e lasciava che continuasse a suonare? Proseguì un po' più lentamente, fino davanti alla porta aperta dello studio. E questa volta si fermò come una sonnambula che si ridesta improvvisamente sull'orlo del precipizio. Sotto la mano, la maniglia di ottone le diede una sensazione di freddo e, insieme, di sudore. La leggera vestaglia di seta le svolazzò intorno alle gambe, le finestre scricchiolavano e sbatacchiavano; fuori, il mare si infuriava come una bestia feroce. Ma la bestia feroce era già penetrata nella casa, aveva lasciato Middle Road per entrare a Beadon Gates: Seabury
Jenkins non aveva risposto al telefono solo perché giaceva raggomitolato sotto di esso. Per fortuna, il viso gli era ricaduto contro un braccio. Era stato assassinato con un machete, che giaceva anch'esso sul pavimento, vicinissimo al corpo. Il telefono continuò a squillare. Poi, finalmente, tacque. 15 Nonie continuò a sentirsi come una sonnambula, solo che ora la sonnambula si mise a correre. In uno specchio all'ingresso vide riflessa la figura di una donna dal volto bianchissimo e gli occhi spaventati, con le gonne bianche svolazzanti. Il vento batteva contro la porta come un essere disperato e pronto a tutto; si infiltrava nell'ingresso facendo tintinnare le gocce di cristallo del lampadario, la seguiva su per le scale. Nonie batté le mani contro una porta, con la stessa disperazione dell'uragano. Si guardò dietro le spalle, ma in realtà non c'era nulla che la inseguisse o volesse afferrare le sue gonne. Tutto d'un tratto, nel corridoio comparve Roy. E poi Jim. E infine tutti. Roy stava allacciandosi un accappatoio rosso; Jim arrivò di corsa a torso nudo; arrivarono Dick Fenby e il dottor Riordan, e anche Lydia, coi capelli rossi arruffati, una vestaglia di seta nera tenuta stretta contro il corpo perfetto, gli occhi verdi ancora più brillanti del solito. Nonie aveva ancora l'impressione di trovarsi in bilico sull'orlo di un precipizio, e non capiva come potesse essere invece lì. Ma non trovava conforto nella presenza degli altri, non sentiva alcuna sicurezza; solo domande, esclamazioni, mezze parole. D'improvviso gli uomini si precipitarono giù, e lei e Lydia rimasero in cima alle scale, con le luci tutte accese, ora, con rumori di passi e di voci che si smorzavano, sommerse dal rumore dell'uragano, attutite dalla distanza. — Ho paura a scendere — mormorò Lydia. — Ho paura. Sei sicura che fosse morto? Nonie rispose senza neppure accorgersene, ma evidentemente rispose, perché Lydia trattenne bruscamente il respiro e gettò un piccolo grido. Dal fondo del corridoio arrivò Aurelia, gli occhi accesi, l'espressione allarmata, la grossa treccia grigia che le dondolava su una spalla. — Aurelia, hanno uccìso Seabury — le gridò Lydia. — Lo so. Ho sentito quel che dicevate.
— È stata Nonie a trovarlo. Dice che ha sentito suonare il telefono e... — Adesso vado a vedere. Lydia l'afferrò per un braccio. — Oh no, Aurelia... Gli occhi neri le lanciarono un'occhiata sprezzante. — Credi forse che abbia paura? — Con una scrollata, Aurelia si sottrasse alla stretta di Lydia e scese in fretta, sostenendosi alla ringhiera con mano ferma e solida. Le altre due donne la guardarono scendere. Quando la treccia grigia e le ampie spalle scomparvero al di là del pilastrino d'appoggio della scala, Lydia emise un gemito e si sedette su un gradino, avvolgendosi la vestaglia sulle ginocchia. Rimasero in ascolto, ma non ci fu nessun rumore, all'infuori di quello provocato dall'uragano. Lydia teneva la testa tesa in avanti, e la luce faceva brillare i folti capelli rossi; dal punto in cui era Nonie, il viso dell'altra appariva affilato e anche un po' grifagno, gli occhi verdi erano fissi sulla scala sottostante come quelli di un gatto davanti alla tana di un topo. Rimproverandosi per questo eccesso di fantasia, Nonie sedette anche lei sullo scalino, accanto a Lydia. Ma il tempo passava e dal pianterreno continuava a non provenire alcun rumore. Lydia spostò leggermente le ginocchia. — Mio Dio, è accaduto proprio in casa — disse con quella sua voce un po' roca, scoccando un'occhiata a Nonie. — Chi può essere stato? Nonie scosse la testa. Stava osservando anche lei fissamente quell'unica parte visibile dell'atrio del piano di sotto, con la stessa intensità con la quale l'aveva guardato Lydia e con la stessa perplessità. — Non hai visto nessuno? — comandò ancora Lydia. — No. — Da quanto tempo sarà morto? Nonie rabbrividì. La casa, quella stessa casa che solo il giorno prima le era sembrata attenta e in attesa, come lo erano ora lei e Lydia, le parve d'un tratto fredda e umida. Il ricordo della sensazione provata il giorno avanti la sfiorò e scomparve immediatamente: era una cosa troppo fantastica. La casa non poteva aver previsto quanto sarebbe successo tra le sue spesse pareti flagellate dall'uragano! Intanto Lydia continuava a insistere. — Da quanto pensi che sia stato ucciso? Sei sicura che non c'era nessun altro in giro? Non hai sentito nessun rumore... qualcosa? Hai idea di chi possa essere stato? Nonie si sentiva le labbra fredde e come intorpidite. Cercò di parlare: — Ho sentito il telefono e sono scesa a rispondere, ma ero mezzo addormen-
tata. Nello studio le luci erano accese. L'ho visto appena sono arrivata alla porta, ma non ho visto nessun altro. Era un racconto che avrebbe dovuto ripetere parecchie volte prima che quella lunga notte fosse finita. Un racconto che avrebbe lungamente cercato di ripetere a se stessa, per cercare di trovare un qualcosa, un granellino qualsiasi, che la aiutasse a intravedere uno spiraglio verso la verità. Lydia non rispose. Il silenzio durò tanto a lungo da divenire tangibile, qualcosa che costrinse Nonie a voltarsi a guardare la donna che le stava a fianco. Lydia stava osservandola attentamente. Per un altro momento, lunghissimo, restarono a fissarsi in silenzio, immobili. Chissà cosa frullava nel cervello di Lydia... Nonie non riusciva a capire quel nuovo atteggiamento, quella sua nuova espressione. Lydia si inumidì le labbra con la lingua. — Anch'io ero sveglia: come si può dormire in una notte simile? Ma il telefono non l'ho sentito. Sei sicura di averlo sentito? — Sì. — E sei scesa a rispondere? — Sì. — Non ti sembra... non ti è sembrato un po' strano fare una cosa simile? Nel buio e dopo l'assassinio di Hermione... E dopo quanto dici che è successo stamattina... Non avevi paura? Negli occhi di Lydia c'era una luce strana, che appariva e scompariva, come un animaletto rannicchiato dietro un muro. — Non lo so, non ero ben sveglia. Penso che avrei avuto paura appena mi fossi svegliata del tutto. — Eppure dovevi essere sveglia, se ti sei messa la vestaglia e le pantofole... — Lo sguardo acuto osservò Nonie da capo a piedi. — Sei scesa giù... Non sarai sonnambula, spero! — concluse con una risatina. In realtà, Nonie si era sentita proprio così. Era stata cosciente delle proprie azioni solo a metà, come se fosse stata in trance. Il telefono aveva suonato insistentemente, lei aveva obbedito come avrebbe fatto in qualsiasi momento normale, senza pensare a quanto era successo, a quell'orribile mondo senza regole, senza strade certe e sicure. — Non ho pensato alla paura. E nemmeno al... al delitto. Lydia proruppe in una risatina, che era solo un modo nervoso per riprendere fiato. Aveva denti piccoli e piuttosto aguzzi. — È strano che tu non abbia avuto paura. A pensarci è molto strano anche che tu abbia trovato Hermione solo pochi minuti dopo che le avevano
sparato, e adesso Seabury... Strano... eppure era accaduto naturalmente, non perché qualcuno avesse disposto le cose in quel modo, non perché fosse stata tracciata una strada che Nonie doveva inevitabilmente seguire. Era andata da Hermione solo perché aveva deciso di riportare a casa Dick; era andata al telefono solo perché continuava a squillare, e in quel momento lei non aveva pensato alla paura. L'idea che faceva capolino negli occhi di Lydia venne fuori chiara e tonda. — Qualcuno potrebbe ritenerlo più che strano. — E guardò Nonie apertamente, con odio. Non era possibile che la odiasse. Non c'era ragione. No, non poteva esserci odio nello sguardo di Lydia... Però Nonie non riuscì a scacciare quella pazzesca impressione. — Cosa vuoi dire? Cosa stai cercando di insinuare? — Niente. Non penso certo che sia stata tu a uccidere Hermione. Perché avresti dovuto? E nemmeno Seabury... qualunque sia la cosa che può avere scoperto sulla morte di Hermione. — Allora sarà meglio che tu non parli a quel modo. — Credi forse che ci sia qualcuno che possa impedirmi di pensare e di dire quel che voglio dire? Roy, forse? Credi che Roy sia disposto a proteggerti? La situazione stava tramutandosi in una scenata infantile. Con improvvisa stanchezza, Nonie rispose: — Basta, Lydia. È stupido litigare a questo modo. Tu non pensi che sia stata io a uccidere Hermione, e io non penso che sia stata tu. — Chiunque sia stato, verrà impiccato! Ci hai pensato? E se si tratta della persona sbagliata... È pur sempre un omicidio! Lydia trattenne il respiro e si strinse con forza le mani. L'uragano sembrava scuotere la casa. Gli uomini tornarono. Nonie sentì la voce di Jim e quella di Roy. Di nuovo le parve di sognare, solo che ora era tutto chiaro e nitido, e ogni scena si dissolveva nell'altra. Le due donne scesero dabbasso. Gli uomini stavano tutti parlando; Aurelia parlava, ognuno diceva qualcosa, e le cose che dicevano, il modo in cui si muovevano, il quadro che si creava per trasformarsi subito dopo, facevano da sfondo, come in un sogno, alla cruda realtà delle piccole cose, a particolari senza importanza, come, per esempio, Aurelia seduta in una delle enormi poltrone a testa china, con i grandi occhi scuri che fissavano
il vuoto. O Jim, che saliva di sopra a mettersi un golf. O il dottor Riordan, con un pigiama di Roy troppo grande per lui, che saliva in camera per tornare subito dopo completamente vestito. L'accappatoio di Roy era fradicio di acqua, e Dick Fenby, coi capelli scompigliati e bagnati e il viso pallidissimo, era avvolto in un impermeabile lucido di pioggia, perché avevano portato il cadavere di Seabury fuori di casa, in uno dei fabbricati annessi, dove sarebbe rimasto finché non avessero potuto portarlo al villaggio. Per farlo, avevano dovuto lottare contro l'uragano, così come avevano lottato la sera precedente per poter portare Hermione nella sua casa per l'ultima volta. Seabury doveva essere morto sull'istante per un colpo di machete che gli era stato vibrato con gran forza alle spalle, mentre attendeva la telefonata; il rumore della tempesta aveva coperto quello dei passi dell'assassino. Questi era poi fuggito e, a parte il machete, non aveva lasciato nessun segno, nessun indizio; e, con ogni probabilità, neanche il machete sarebbe servito come traccia. Stavano tutti pensando la stessa cosa, ma fu Roy a metterla finalmente in tavola. — È un gran brutto affare — disse lasciandosi cadere nella sedia dietro la scrivania e appoggiando la testa sulle mani, come sua sorella. — Un gran brutto affare! Una delle porte sul retro è aperta: chiunque l'ha ucciso ha avuto tutto il tempo di entrare e uscire. E qui, in casa, ci siamo tutti noi, i più intimi amici di Hermione. E di Seabury. — Sospirò e si sfregò il mento. — Sarà estremamente imbarazzante. Aurelia gli scoccò un'occhiata di fuoco; Lydia esclamò con voce stridula: — Imbarazzante! Buon Dio, Roy! Diranno che è stato uno di noi. Diranno che Seabury sapeva qualcosa! Che sapeva chi aveva ucciso Hermione! Nel frattempo era tornato Riordan; guardò Lydia e commentò gravemente: — Forse lo sapeva. La donna impallidì poi avvampò di collera. — È come dire che è stato uno di noi! Riordan appariva scosso e teso. Disse tristemente, senza guardare nessuno in particolare: — Credo di essere stato il suo migliore amico, ma non l'ho mai sentito parlare degli affari altrui. Era un magistrato; era il legale di Hermione; conosceva i suoi affari molto più di ogni altro. È evidente che c'è un legame con la morte di Hermione. Roy sollevò lo sguardo con un moto di impazienza. — Secondo me, molto probabilmente non sapeva niente. Se avesse saputo qualcosa, ieri se-
ra ce l'avrebbe detto. Non l'avrebbe tenuto per sé... — Era quello che stava per fare. Era certamente quello che stava per fare. Solo che stava per dirlo all'alto commissario, non a noi. — Quella telefonata può non avere alcuna importanza — ribatté Roy. Anche Jim aveva i capelli bagnati. Si passò una mano in testa per lisciarli, si sistemò il maglioncino, si accese una sigaretta e disse in tono calmo e ragionevole: — Tanto vale affrontare la realtà. La centralinista non ha alcun interesse a mentire. Seabury stava cercando di parlare con il maggiore Wells a Port Iles. Doveva trattarsi di qualcosa di importante, qualcosa che voleva far sapere a Wells subito, senza indugi. Seabury conosceva molto bene quest'isola, sapeva com'era difficile fare una telefonata durante un uragano: doveva avere qualcosa di molto urgente, di molto importante da dire, se ha ugualmente cercato di mettersi in contatto con l'alto commissario. Dio solo sa cosa voleva; chissà, forse voleva aiuto. In tal caso sarebbe arrivato troppo tardi. Mentre aspettava che la centralinista lo richiamasse, l'assassino, chiunque esso sia, ha dovuto fermarlo a tutti i costi, prima che potesse parlare con Wells. E l'ha fermato; lo ha ucciso con la prima arma che ha avuto a portata di mano. Aurelia lo guardò fisso. — Parli come se conoscessi i fatti. Come se fossi stato presente. — È solo un modo ragionevole per dare una spiegazione alla sua morte. Possono essercene decine di altre: questa è la prima che mi è venuta in mente e che mi sembri verosimile. Lo sguardo di Aurelia passò da uno all'altro e andò a fermarsi su Dick appoggiato contro uno scaffale, le mani in tasca, i piedi incrociati, il viso corrugato in una espressione di scontento. — Allora, Dick. Il capo di polizia sei tu: cosa hai intenzione di fare? Si trovavano tutti nella biblioteca di Roy. Sembrava che i vecchi libri, le incisioni su acciaio, il busto in gesso di uno sconosciuto dell'epoca elisabettiana, stessero tutti a guardare. Fuori, nel buio, il fragore del mare non tendeva a diminuire; gli scuri sulle due grandi finestre oscillavano scossi dal vento. Con stupore, Nonie si accorse che stavano tutti quanti gridando per farsi sentire al di sopra del fragore proveniente dall'esterno. Dick assunse un'espressione ancora più amareggiata; cambiò posizione ma evitò di guardare Aurelia. — Cos'hai intenzione di fare? — ripeté questa. — Non lo so — rispose Dick. Rimasero tutti in silenzio. Probabilmente stavano tutti quanti ripetendo
mentalmente la domanda di Aurelia, senza trovare una risposta migliore di quella di Dick. Fenby si spostò un po', tenendo lo sguardo fisso sul tappeto; incrociò di nuovo i piedi. — Non so cosa fare. Sono sicuro che la ragazza dice la verità. È molto precisa, dell'isola sa probabilmente più di quanto sappiamo noi. — La ragazza del centralino? La telefonista? — domandò Lydia, sollevando la testa rossa. Dick annuì senza guardarla. — Dice che Seabury ha chiesto di parlare con Pori Iles. Lei aveva riconosciuto la voce, ma, comunque, lui le ha detto chi era e dov'era. Ha detto che voleva parlare col commissario di polizia; che si trattava di una cosa urgente, e di fare il possibile per metterlo in comunicazione con lui. Lei gli ha risposto che avrebbe provato, ma che temeva di non poterlo fare, date le condizioni del tempo. Avrebbe tentato e gli avrebbe fatto sapere qualcosa. Circa un'ora e mezzo dopo, vista l'impossibilità, ha rinunciato e ha telefonato qui per dirglielo. Ha detto di aver lasciato suonare parecchie volte, e poi di avere riagganciato. Combacia con quanto ha sentito Nonie. Altra pausa, una pausa piena di dubbi, di indecisione, di interrogativi. Parlando a scatti, con gli occhi vivaci fissi su Roy, Lydia disse infine: — Strano che nessun altro abbia sentito il telefono. Roy la guardò sollevando lentamente il mento dalla mano. Lo sguardo di tutti si puntò su di lei. Fu Jim a domandare: — Cosa vorresti dire? Lydia scrollò le spalle facendo scintillare la vestaglia di raso nero. — Niente di particolare. Non capisco perché mi devi guardare così. Non sto accusando Nonie di avere sparato a Hermione o di avere ucciso Seabury. Sto solo dicendo che è stata lei a scoprire sia l'uno che l'altro. Anche gli occhi di Jim lampeggiarono. — E con questo? — Niente! Niente! Ripeto che non sto dicendo che è stata lei a ucciderli... — Seabury non può essere stato ucciso da una donna. Tu non lo hai visto. È stato colpito da dietro con un machete, e la testa... — Basta! — La voce di Aurelia sembrò un lamento, una implorazione. — D'accordo. Ma non mi piace questo modo di parlare di Lydia. — Ho soltanto detto che è strano che nessun altro abbia sentito il telefono. Poco fa ho detto a Nonie che non capivo come avesse avuto il coraggio di scendere. Io avrei avuto paura. — La sua camera è proprio sopra le scale — disse Roy. — Inoltre dà verso l'interno, e il rumore del mare si sente meno. Per questo deve aver
sentito il telefono. — Capisco. Giusto — commentò Lydia. — Giusto. — Si appoggiò allo schienale della poltrona, poi si sporse in avanti verso un tavolino, per prendere una sigaretta da una scatola in legno di cocco, e accenderla con dita tremanti. Jim, continuando a osservarla, disse proseguendo il ragionamento di prima: — Neanch'io so cosa fare, esattamente come Dick o come ognuno di voi, ma credo che con le accuse non approderemo a nulla. Secondo me, Seabury aveva delle prove da fornire all'alto commissario, delle prove importanti. Sono convinto che sapesse chi aveva ucciso Hermione e volesse dirglielo subito. Inoltre... — Si interruppe ed esclamò: — Sì, sembrava proprio che lo sapesse! — Sembrava che lo sapesse? — ripeté Aurelia. — Che assurdità. Ma era vero, pensò Nonie. Soltanto la sconvolgente scoperta, il fatto terribile di sapere chi era l'assassino poteva avergli causato quella espressione triste e amareggiata, poteva averlo indotto a non guardare in faccia nessuno. Ma cosa poteva aver saputo? Come lo aveva saputo? — Allora, chi è stato a ucciderlo, visto che sai tante cose? — domandò bruscamente Dick. — Se davvero sapessi qualcosa, farei qualcosa — rispose Jim. — Io ero pronta a difenderti, Jim — disse Aurelia. — Anche se avevi ucciso Hermione, ero propensa a credere che se l'era voluto lei. Ma Seabury Jenkins non ha mai fatto del male a nessuno! Jim arrossì lievemente. — Non sono stato io a ucciderlo. È solo la mia parola, ma è la verità. — Però non puoi provarlo. — Lo proverò. — Il vento investì di nuovo la casa e riuscì a infiltrarsi all'interno, costringendo tutti a riconoscere il potere che esso esercitava su tutti loro e su tutta l'isola. Sotto una delle portefinestre una piccola pozza d'acqua continuava ad allargarsi. Aurelia osservò soprappensiero: — Bisogna che dica a Jebe di portare degli stracci. Roy si alzò. — Jim ha ragione. Riuscirà sicuramente a provare che non è stato lui a uccidere Seabury; perciò dobbiamo scoprire chi è stato. Da come vedo le cose io, l'uomo che lo ha ucciso è arrivato da fuori. Evidentemente era qualcuno che aveva paura di Seabury: nell'isola tutti conoscono la sua posizione ufficiale, e ognuno avrebbe capito che una telefonata come quella fra lui e l'alto commissario doveva essere veramente importante.
Non possiamo dire chi è stato, ma quel machete fa pensare a qualcuno pazzo d'ira, qualcuno profondamente offeso da Hermione, qualcuno che aveva del rancore... Il dottor Riordan scosse la testa. Prima era appoggiato alla scrivania ma ora se ne era staccato. Appariva smunto, stanco, sfinito, ma qualcosa nel suo modo di muoversi attrasse l'attenzione di tutti. — Mi spiace, Roy, ma questo ragionamento non regge. Il proiettile che ha ucciso Hermione era nella mia valigetta ed è sparito. Non può sicuramente essere stato un manovale pieno di rabbia, un maniaco, o qualcuno accecato dall'ira, a rubarlo. 16 Un'altra presenza sgradita entrò nella casa e prese posto nella vecchia biblioteca malandata ma sempre decorosa. Forse era già entrata di nascosto prima, cercando di non farsi riconoscere, ma ora si fece viva con arroganza, molto sicura di sé. Questa volta non si trattava dell'uragano che batteva alle finestre, o della morte che si faceva strada tra Middle Road e Beadon Gates. Questa volta la strana presenza aveva un nome: reciproco sospetto. Si accese con la velocità e l'immediatezza di una corrente elettrica scagliata da polo a polo, solo che in questo caso si trattava di persona a persona, come se, in quella sala, ognuno possedesse una terribile forza magnetica che attraesse sospetti. In un attimo la teoria, comoda e possibile, di un ex lavorante di Hermione, un ex manovale o un ex sguattero che perde la testa per il troppo rum e, volendo vendicarsi, spara a Hermione in un accesso d'ira, e poi segue Nonie perché immagina che lei lo abbia visto, e quindi scaglia il suo terribile machete su Seabury perché, come aveva detto Roy, non c'era un'anima sull'isola che non conoscesse l'autorità di Seabury e non la temesse, in un attimo questa persona misteriosa, certamente comoda e anche probabile, questa teoria semplice e facile, fu accantonata, e lo capirono tutti. E la sola altra alternativa fu anche troppo chiara. Nonie si accorse che le mani le tremavano. Non voleva guardare il dottor Riordan, e anche Dick, o Roy, Aurelia o Lydia, e neppure Jim. Non voleva guardare nessuno e invece non riuscì a farne a meno, e scoprì che tutti quanti stavano provando la sua stessa sensazione. Gli sguardi degli uni si incrociavano con quelli degli altri, lanciando domande silenziose che nessuno avrebbe mai avuto il coraggio di fare ad alta voce. Pensò che erano in pochi, che l'elenco delle persone presenti in casa e
che avrebbero potuto sapere del proiettile e avere l'opportunità di prenderlo, era molto limitato. Solo Dick, Roy, Aurelia, Lydia, Jim e lei stessa. Naturalmente lei aveva escluso il proprio nome dalla lista, ma altri ce lo avevano messo, omettendo il proprio, esattamente come aveva fatto lei... Le sembrò che la stanza ondeggiasse, che il vecchio tappeto scivolasse via: posò le mani sui braccioli della poltrona, ma anche quella le parve instabile. Affondò le unghie nel tessuto, e scoprì che Jim stava guardandola sorridendo lievemente e scuotendo leggermente la testa. La stanza riprese il suo assetto e lei ritrovò fiducia e sicurezza. Forse anche gli altri erano riusciti a scrollarsi di dosso le fredde ombre della paura, perché d'un tratto la stanza si rianimò. Lydia spense la sigaretta e ne accese subito un'altra; Aurelia emise un lungo sospiro e ricadde sulla poltrona; Dick disincrociò le caviglie, tolse le mani di tasca per infilarvele subito dopo; Roy si appoggiò allo schienale della sedia girevole facendolo scricchiolare e domandò: — Ne sei veramente sicuro, Riordan? Il dottor Riordan era l'unico che non si fosse mosso. — Sicurissimo. — Allora il proiettile lo hai già estratto. L'altro fece un cenno affermativo. — Quando? — Nel primo pomeriggio. Roy corrugò la fronte. — Avevi detto al maggiore Wells che non avresti avuto il tempo di farlo. — Lo so. Prima ho dovuto fare le visite. Ma ho finito prima di quanto prevedevo. Che importanza ha? — Allora perché non lo hai dato a Wells? — Era quello che intendevo fare, ma non sapevo che se ne sarebbe andato così presto. — Avresti dovuto consegnarglielo. Riordan abbozzò un gesto di impazienza. — Riordan non ne ha colpa — fece Jim. — Il fatto è che il proiettile è sparito e io ho bisogno di ritrovarlo. Può anche non essere importante, può anche non servire a niente, ma può provare che non è stato sparato dall'unica pistola che è saltata fuori, cioè la mia. E se avessi un briciolo di fortuna, potrebbe anche provare da quale pistola è stato sparato, se riuscissimo a trovare l'arma. — Potrebbe essere stato sparato dalla tua — osservò Aurelia. — Dico solo "potrebbe"... Ma in questo caso, saresti stato proprio tu a farlo sparire. Cosa che, considerata da quel punto di vista, poteva essere vera. Jim però non perse la pazienza. — Credimi, Aurelia. Sarei più che felice di ritro-
varlo. — Non accusare Jim — intervenne Roy. — Se fosse stato lui a sparare a Hermione, per prima cosa si sarebbe liberato della pistola. — E come? Non puoi bruciare una pistola come se fosse carta! — Avrebbe potuto gettarla nella boscaglia... o lanciarla in mare. Il proiettile è importante, è una specie di prova negativa, ma sempre meglio di niente. Dimostrerebbe che non è stato sparato dalla tua pistola, Jim, anche se, naturalmente, potresti avere sparato con un'altra. È questo che diranno. Ma, ritrovandolo, potremo identificare l'arma da cui è stato sparato e, se tutto va bene, a chi questa appartiene. Certo, per farlo dobbiamo ritrovare il proiettile. Roy guardò il medico. — Sinceramente, non credo che possa essere stato uno di noi a prenderlo, come mi sembra stia insinuando tu, dottore. Cerca di ragionare, rifletti! Io, sicuramente, non avevo nessuna necessità di prendere quella pallottola. Fra l'altro, non sapevo neppure che tu l'avessi. E non posso credere — gli occhi gli lampeggiarono d'ira — sinceramente non posso credere che la volesse mia sorella; che il capo della polizia la volesse o avesse qualche motivo per volerla prendere. Nonie, molto probabilmente, non sa neppure com'è fatto un proiettile, e inoltre... — Roy si controllò appena in tempo. Infatti stava per dire: "È innamorata di Jim e farebbe qualunque cosa per salvarlo, per non comprometterlo". Nonie si rese perfettamente conto della brusca interruzione di Roy. No, non era quello il momento per parlarne, non era né il momento né il luogo adatto. Roy si riprese subito. — Farebbe di tutto per aiutare Jim, esattamente come me, come Aurelia, come... Be', nessuno di noi vuol vedere impiccare Jim per la morte di Hermione. Riordan incrociò le braccia, e domandò senza guardare nessuno: — A proposito dell'assassino di Hermione, pensate che gli importi chi viene impiccato al posto suo? Sarà felicissimo se riesce a evitare la corda al collo. Nessuno rispose. Riordan continuò a guardarsi le braccia. — E c'è ancora un'altra domanda; l'ha sollevata proprio Aurelia. È una domanda che non mi va. Fino a questo momento io sono stato dalla parte di Jim, ma adesso... E se fosse stato proprio Jim a portarmi via il proiettile? Se fosse veramente stato sparato dalla sua pistola? Roy spinse indietro la seggiola e scattò in piedi. Era furibondo, rosso di rabbia. — Possiamo anche fare un'altra ipotesi, allora! Supponiamo che la pallottola l'abbia gettata via tu, per un motivo che non sappiamo! Bada,
non sto dicendo che Hermione l'hai uccisa tu; sto solo affermando che sei anche tu nella stessa posizione di tutti noi, di tutti quelli che conoscevano bene Hermione, e che c'eri anche tu qui quando Seabury è stato ucciso. — Io il proiettile lo avevo — rispose l'altro imperturbabile — e adesso è scomparso. Se non fosse stato importante, non lo avrebbero rubato. Dick sembrò agitarsi. Con voce turbata, come se non fosse ben certo della propria autorità, disse: — Un momento, Riordan. Vediamo di vagliare un po' le cose. Prima di tutto: siete sicuro che la pallottola l'avevate con voi? Non potreste averla lasciata nello studio? Il medico gli gettò un'occhiata piena di sdegno. — Certo che sono sicuro! Vi dirò di più: l'ho estratta, l'ho messa in una bustina e l'ho infilata nella mia valigetta, con l'intenzione di consegnarla al maggiore Wells. Ho fatto due o tre visite e poi sono venuto qui a visitare la signorina Hovenden. Ma Wells se n'è andato prima di quanto prevedessi. Dopo che ha lasciato l'isola, abbiamo mangiato un boccone, e mentre eravamo a tavola, la mia borsa era di là, nell'ingresso. L'ho lasciata là io stesso, quando sono salito di sopra per andare a lavarmi le mani prima di pranzo, e subito dopo sono andato a tavola. Ho ripreso la borsa quando sono uscito, l'avevo quando sono tornato, e per tutto quel tempo non l'ho mai persa di vista. L'ho lasciata di nuovo un attimo nell'ingresso, e quando sono andato a letto me la sono portata in camera. Questo tanto per dimostrare che può essere stato chiunque a prenderla. — Chi sapeva che l'avevate? — domandò Dick. — Probabilmente lo pensavano tutti. La signorina Hovenden lo sapeva che l'avevo io: ha visto la busta. Così come lo sapeva la signorina Beadon... — Guardò Aurelia che sollevò i grandi occhi scuri e annuì pesantemente. — Voi, Dick, eravate nell'ingresso quando io sono uscito dopo pranzo. E Lydia stava uscendo dalla biblioteca. Ognuno di voi due avrebbe avuto la possibilità di impadronirsi del proiettile. Lydia represse un grido. — Io non ho preso niente! Lo sapete benissimo! Potete andare a cercare in camera mia, potete... Aurelia scoppiò in una risata stridula, ma il volto continuò a essere cupo e sdegnato come quello di Riordan. — Cercare?! Cercare in una casa come questa una cosa minuscola come una pallottola?! — L'unica cosa che conta è che adesso è sparita — riprese seccamente il medico. — Tu hai posto due domande — disse Jim a Riordan. — Ma ce ne sono altre. Per esempio, cos'è che Seabury aveva scoperto? Quando? Ne ha par-
lato con qualcuno? E, in tal caso, cos'ha detto? — In altre parole — lo interruppe Roy — chi è stato a ucciderlo? Jim annuì. — Esatto. Sto cercando di ricordare cosa Seabury ha fatto e detto ieri sera. Di qualunque cosa si trattasse, doveva già saperla mentre eravamo tutti qui a parlare ieri sera. Che cosa poteva essere? Chi l'ha visto per ultimo? Chi ha parlato con lui per ultimo? E se la prova l'ha invece avuta dopo, come gli è arrivata? E quando? Chi sapeva cosa aveva scoperto? Roy si alzò di nuovo. — Anche se qualcuno lo sa, non vorrà certo ammetterlo. — Sospirò, rimase un istante a fissare il piano della scrivania, poi si rivolse a Dick. — Non so davvero cosa fare. Non posso credere che sia stato uno di noi a uccidere Seabury... È... No, proprio non posso crederlo! — Che ne pensate del proiettile? — domandò Riordan. Dick si mosse un po' a disagio. — Personalmente non credo che la scomparsa del proiettile possa avere molta importanza. Come ha già detto Roy, se è una prova a favore di Jim, è una prova puramente negativa. In effetti non può neanche essere una prova, dal momento che non sappiamo da quale arma proviene. Nel frattempo penso che dovremmo assicurarci di essere al sicuro. — Mi sembra un po' troppo tardi per pensarci — sbottò Aurelia. — Chi ha ucciso Seabury non è certo lì che aspetta di farsi acciuffare! Ormai ha preso il largo nei boschi e non lo si prenderà mai più. Credeva ciecamente a quel che diceva; era implicito nella sua affermazione. E così l'oscura figura dell'anonimo assassino tornò in primo piano. In effetti le sue parole non erano prive di logica. Dick, il viso smunto e rugoso, il ritratto vivente dell'ansietà, confermò: — È indubbio che Hermione è riuscita a litigare con quasi tutti sull'isola. Potremmo ricostruire un elenco infinito di litigi e di minacce, e non trovare l'individuo che l'ha uccisa. — È qui che sbagliamo — lo interruppe Jim. — Forse non si è trattato di una lite. E neanche di vendetta. Forse... — fece una pausa, aggrottò la fronte perplesso, perso nei suoi pensieri e aggiunse: — Forse stava facendo qualcosa che bisognava assolutamente impedirle di fare. Doveva impedirglielo qualcuno cui stava facendo del male, qualcuno per il quale costituiva una minaccia. Dick arrossì violentemente. — So benissimo cosa state tutti pensando. Pensate che sia stato io! Per non impazzire, per salvarmi il corpo e l'anima! Oh sì, ci sono state volte in cui avrei veramente voluto e potuto ucciderla!
Quando vedevo quel che stavo diventando, quando non vedevo vie d'uscita, quando non sapevo più cosa fare! Quando mi accorgevo che scendevo sempre più in basso... Voce, mani, spalle, erano tutte un tremito. Roy gli si avvicinò, gli posò una mano su un braccio, ma Dick continuò a gridare con voce tremula: — Sì, avrei voluto ucciderla. Hermione sapeva che ero un debole: lei amava il potere, era un demone, e io avrei voluto eliminarla. Ma non l'ho fatto. — Si scosse staccandosi dalla mano di Roy, e gettò intorno uno sguardo disperato. — Non mi credete? Non mi credete? — Calmati, Dick — lo esorto Jim. — Lo sappiamo che non sei stato tu a ucciderla. Gli occhi di Dick, tragici e ardenti, si fermarono su Jim. — Avrebbe fatto lo stesso con te. Per lei era un gioco, una gara che doveva vincere. Ti aveva in suo potere e ti avrebbe ridotto come aveva ridotto tutti gli altri. — Hai un alibi di ferro, Dick — replicò Jim. — Lo sanno tutti che non sei stato tu. — Ma come fai a sapere che non sono stato io? Nessuno mi ha visto, qui dentro. Certo, sono stato qui, e mi sono versato due o tre bicchieri. Ma Jebe non mi ha visto. Nonie non mi ha visto. Middle Road non è molto lontano, se si passa attraverso la piantagione di banane, se non si prende la strada. Potrei benissimo essere andato là, averla uccisa, ed essere tornato qui fingendo di essere ubriaco. Nessuno avrebbe notato niente. — Dick osservò di nuovo tutte le persone presenti. — E non venite a dirmi che non ci avevate già pensato tutti quanti! — Per stasera non possiamo più fare nulla — disse Jim a Roy. Dick respirò a fondo; gli altri cercarono di non guardarlo per dargli il tempo di ricomporsi. In cuor loro, furono tutti d'accordo con Jim; ognuno aveva i nervi logori, erano tutti irritati; la paura era come un incubo, uno di quegli incubi in cui uno immagina di buttarsi a capofitto da un precipizio. Roy si avviò alla porta. — Comunque, dobbiamo assicurarci che sia tutto ben chiuso, prima di tornare di sopra. Ma Dick non aveva finito. Andò alla porta e si fermò a guardare tutti tenendo la mano sulla maniglia. Teneva la testa alta e nella voce gli era tornata una certa autorità. — Il fatto è che io so di non essere stato io a ucciderla. E io rappresento la polizia. Seabury... — ingoiò a vuoto. — Adesso tocca a me. Devo fare quello che ritengo giusto. Aurelia si alzò e si avvicinò alla porta come se avesse intenzione di
spingerlo da parte. — Che cosa intendi dire, con questo? Dick guardò Jim, poi abbassò gli occhi sul tappeto. — Che dovrò arrestare Jim. 17 Jim, naturalmente. Jim, che era l'unico sui cui gravassero veramente tutti i sospetti. Jim, che, in casa, avrebbe potuto parlare da solo con Seabury, «senza che nessuno lo sapesse. Jim, che il maggiore Wells non aveva arrestato solo perché Roy era riuscito a dissuaderlo, solo perché qualcuno aveva seguito Nonie al di là di una siepe e lasciato cadere un machete, fornendo così a Jim una specie di fragile alibi... E anche, o forse soprattutto, perché Jim non poteva fuggire e l'alto commissario sarebbe sempre riuscito a riagguantarlo. Infatti, se era già difficile lasciare l'isola col bel tempo, essendo pochissimi i porti e gli aeroporti raggiungibili, e tutti provvisti di un loro reparto di polizia, durante un uragano era praticamente impossibile. Certo, si poteva sempre uscire con una piccola imbarcazione, ma non si sarebbe mai raggiunto un punto di approdo. Dick aveva una curiosa espressione di contrizione e, insieme, di decisione. Era un aspetto nuovo in lui. Aveva anche un nuovo atteggiamento: le spalle dritte, i piedi ben piantati per terra. Un uomo completamente diverso da quello di prima. Forse perché la deleteria influenza di Hermione era finalmente svanita? Era forse il Dick di una volta, prima che l'insaziabile sete di potere di Hermione gli succhiasse tutta la forza di volontà? Certo che quel nuovo Dick, così deciso e risoluto, ora rappresentava una minaccia... Nonie guardò Jim. Anche lui si era accorto del cambiamento avvenuto. Disse in tono rispettoso, per niente offeso, malgrado l'annuncio di Fenby: — Lasciami almeno una possibilità. Ma l'altro scosse la testa, senza alzare lo sguardo dal pavimento. — Tutto è contro di te, Jim. Non posso fare diversamente. — Puoi concedermi un po' di tempo. Roy tornò ad alzarsi. Andò vicino a Dick e gli posò una mano sulla spalla. — Senti, Dick. Parlo all'amico, non al capo della polizia. Non fare qualcosa di cui potresti pentirti. Non arrestare Jim. Non adesso, almeno. Sono sicuro che tu non ritieni Jim responsabile di una cosa così orribile. Lasciati guidare dal tuo istinto.
Per un momento Dick non rispose, poi sollevò gli occhi turbati e fissò Roy. — Si tratta di omicidio, Roy. Proprio qui, in questa casa... Omicidio. Seabury non meritava di fare una fine simile! — Lo so, Dick; lo so. Ma rifletti un minuto. Impiccare l'uomo sbagliato non servirà a ridare la vita a Seabury; non sei d'accordo? Dick scosse la testa. — Devo fare quel che ho giurato di fare. Ho permesso che Hermione si prendesse il meglio di me; sono stato un debole, lo so. Ma sono sempre un uomo, e una volta sono stato anche un soldato. — D'accordo, Dick, d'accordo. Ma aspetta... — Roy esitò, poi, tutto d'un tratto, si illuminò. — Ho trovato! La pistola! Ferma tutto, Dick, e dacci la possibilità di trovare la pistola che ha ucciso Hermione. Dick scosse di nuovo la testa. Jim stava osservandolo con una espressione che colpì Nonie per la sua stranezza. Una espressione di incertezza e di aspettativa. Cos'aveva detto Roy? Cos'aveva detto Dick, con quella sua spietata autocritica, che però, in effetti e paradossalmente, li aveva convinti tutti della sua innocenza? Qual era stata la sua intenzione? Se era stato lui a uccidere Hermione, gli sarebbe stato estremamente facile, come capo della polizia, salvarsi accusando un altro. E se lo accusava anche della morte di... I sospetti contro Jim erano già tanti che il più piccolo indizio, per quanto falso, avrebbe influenzato l'opinione della giuria. — Ha ragione Dick — disse Aurelia. — Fa solo il suo dovere. La voce di Roy si alzò a coprire quella della sorella. — Faccio un patto con te, Dick. Dacci ventiquattro ore. O solo dodici, se preferisci. — Per che cosa? — Per ritrovare la pistola. — È una cosa impossibile. Non ce la farai mai! — In tal caso non perdi niente. Aurelia era furiosa. La violenza che si nascondeva dietro i grandi occhi scuri, esplose nuovamente. Con voce scossa esclamò: — Puoi arrestare Jim quando vuoi! Arrestalo adesso, subito! Ma intanto controlla la casa! Chi ha ucciso Seabury può essere ancora nascosto qui dentro, può volere uccidere ancora. Vuoi forse lasciare che ci uccida tutti quanti nei nostri letti? L'immagine nebulosa e paralizzante, l'immagine subdola e terrorizzante, riprese con insistenza. — Forse Aurelia ha ragione, Dick — disse Roy. L'uomo cedette. — D'accordo, Roy. Se Jim non tenta di fuggire, aspetto
finché non ho parlato con Wells. Sei libero sulla parola, Jim... Ma Aurelia lo interruppe con violenza inaudita, la stessa violenza della notte tempestosa. — Quella pistola non la troveranno mai! Stai facendo un errore, Dick! Te ne pentirai! Era tanto furibonda da non accorgersi neppure dell'incongruenza delle parole pronunciate, ma l'odio per Jim superava tutto. Si rivolse a Roy. — Hai detto che c'era una porta aperta. Io ero convinta che tu le avessi chiuse tutte. Roy si strinse nelle spalle. — Mancano almeno metà delle chiavi. Non abbiamo mai chiuso a chiave le porte di casa. Inoltre, grande com'è, se uno vuole entrare, entra quando vuole! — Allora è meglio che quel qualcuno giri al largo! Adesso devi provvedere a farci stare al sicuro. Metti dei chiavistelli alle persiane, chiudi a chiave tutte le porte... — Aurelia corse alla portafinestra più vicina, la scosse, e armeggiò con il gancio che la teneva chiusa. Gli uomini fecero il giro della casa. "Devi farci stare al sicuro" aveva ordinato Aurelia. Ma al sicuro da chi stava all'esterno. Chi li avrebbe fatti stare al sicuro da chi era invece all'interno? Tra il rumore di una raffica di vento e l'altra, Nonie percepiva il tramestio dei passi che andavano su e giù per la casa, il cigolio delle porte, il suono delle voci. Era ancora buio; le luci erano tutte accese, ma aveva già l'impressione che iniziasse un nuovo giorno. Aurelia aiutò gli uomini nelle ricerche, mentre Lydia se ne rimase sulla soglia facendo qualche passo nell'ingresso, intenta a fumare, ad ascoltare, come persa in profondi pensieri. Non trovarono nessuno. Per l'insistenza di Aurelia, tutte le porte e tutte le finestre della casa furono chiuse a chiave e persino inchiodate metodicamente, stanza per stanza. Ci volle tempo, e il rumore del martello tra le mani di Roy echeggiò per un bel pezzo vicino e lontano, attutito ogni tanto dal fragore delle raffiche di vento e dall'infrangersi delle ondate, per poi riprendere per tutto il perimetro della casa. Sembrava l'eco di una minaccia, di una presenza inesorabile e vendicativa. Finalmente il battito pesante del martello cessò. Roy tornò nell'ingresso, e con lui il dottor Riordan, Jim e Dick Fenby. — Abbiamo fatto tutto quanto era possibile. Adesso dobbiamo vedere di riposare un po'. Furono tutti tacitamente d'accordo, anche se le speranze di riuscire a dormire erano poche. Nonie seguì Aurelia e Lydia su per le scale, mentre
gli uomini si fermarono ancora un po' al piano di sotto. Avevano deciso che due di loro sarebbero rimasti alzati tutta la notte e, se l'uragano fosse continuato, avrebbero potuto dormire il giorno dopo e il loro turno di guardia sarebbe stato rilevato dagli altri due. Una cosa piuttosto inutile visto che la casa era stata controllata da cima a fondo e ogni entrata era stata saldamente sbarrata. Jim e Roy trasportarono nell'ingresso delle sedie a sdraio. — Potremmo anche fare a meno di andare a letto — commentò Lydia in cima alle scale. — Ormai è quasi mattina. Inoltre, non credo che riusciremo a dormire. Il dottor Riordan la sentì. — È meglio che cerchiate di riposare — disse stringendo le labbra con disapprovazione. — Dobbiamo tenere la testa a posto, avere nervi saldi e riuscire a dominarci. — I miei nervi funzionano benissimo — rispose Lydia infilando il corridoio. Comunque, Lydia aveva ragione sul fatto che non avrebbero dormito molto in quel poco che ancora rimaneva della notte. Parecchie ore dopo, Nonie era ancora accoccolata nel divanetto di vimini, avvoltolata in un plaid che aveva trovato nell'armadio e che odorava di canfora. L'uragano era ancora peggiorato. La violenza del vento era aumentata, il mare era ancora salito e mugghiava rovesciandosi furioso su tutte le coste dell'isola, cercando di sommergerla sotto la spuma bianca delle sue tremende ondate. Sul balcone la buganvillea era stata strappata e spezzata; nella piantagione, i banani erano stati sradicati ed erano finiti a terra l'uno sull'altro; le palme, invece, resistevano, come se le loro radici fossero dotate di una forza selvaggia. Il ramo di un albero cadde sul balcone della camera di Nome con tanto fragore che pensò fosse penetrato in casa; in un angolo del soffitto, dove evidentemente si era rotta qualche tegola, si andava allargando una macchia di umido. Era come se tutto quanto esisteva avesse deciso di allearsi per autodistruggersi. La ragazza riuscì tuttavia ad appisolarsi. Quando si svegliò, Jim stava bussando alla porta, chiamandola. Entrò mentre lei si alzava di scatto spaventata, nella livida luce crepuscolare. Jim recava un vassoio e un piccolo candeliere d'argento. — Tutto bene? — domandò. — Non c'è più luce: è saltata la linea. — Posò il vassoio sul tavolino e accese la candela, guardando la ragazza al di sopra della fiammella. — Ti ho portato un po' di caffè.
— Mio Dio, Jim, cosa faremo? Lui le prese le mani nelle sue, calde e ferme. Mantenere la testa a posto, aveva detto il dottor Riordan, mantenere il proprio autocontrollo... Ma Jim sapeva come si era sentita Nonie in quelle lunghe ore grigie: la tenne stretta per un po', poi la fece sedere di nuovo, l'avvolse nel plaid e le versò una tazza di caffè. — Adesso bevi questo. Parleremo dopo. — Chi è stato a uccidere Seabury, Jim? — Non lo so. — Tu non sei stato. Io nemmeno. Restano solo poche altre persone in casa e nessuna di esse potrebbe essere un assassino. La ragazza si accorse che la voce si faceva acuta. Se ne rese conto anche Jim. — Calma, Nonie. Ci ho pensato anch'io. Ma in casa sono tutti sani di mente, tutti perfettamente a posto, secondo me. E anche secondo Riordan: gliel'ho domandato. Immagino che lui debba saperlo. Inoltre io qui conosco tutti, e sono tutti esattamente come sempre, se si eccettua il fatto che sono spaventati. Comunque sono tutti perfettamente sani di mente, perciò non pensare a questo. Bevi il caffè, intanto. La fiamma della candela ondeggiò e si rifletté negli occhi di Jim. Mentre Nonie portava la tazza alle labbra, lui continuò: — Ho parlato un po' con Roy. Secondo lui, l'unica cosa che possiamo fare è aspettare che cessi l'uragano. Anche il telefono è fuori uso e non possiamo neppure metterci in contatto con il centralino. La strada lungo la costa sarà sicuramente impraticabile... Pare che l'uragano passi proprio sopra l'isola. Roy dice che ci sarà un istante di tregua quando l'occhio del ciclone verrà a trovarsi su di noi, ma poi ci sarà ancor più vento e, probabilmente l'uragano acquisterà maggior forza. — Il proiettile, Jim! Dove sarà finito? Deve averlo preso una delle persone presenti in casa. Negli occhi di Jim passò una strana espressione. — Sinceramente, penso che lo abbia preso Dick. Nonie balzò a sedere stupita. — Dick?! — Non ne sono sicuro, ma penso che sia stato lui. — Perché? — Perché... Be', perché non ha fatto nulla per ritrovarlo. Ha detto che non era importante, e mi è sembrato che avesse troppa fretta e che fosse troppo ansioso di lasciar perdere la cosa. Sì — ripeté Jim. — Penso che sia stato lui. — Cercò una sigaretta e sollevò la candela per accenderla. La fiamma gli illuminò il volto abbronzato. Aveva la fronte un po' corrugata,
le sopracciglia scure erano diritte, le labbra erano ferme sulla sigaretta. Posò la candela, mentre Nonie chiedeva: — Perché avrebbe dovuto prenderlo proprio lui? — Perché proveniva dalla sua pistola. Per un attimo rimasero tutti e due in silenzio a riflettere; poi Jim aggiunse piano: — A Middle Road hanno cercato ovunque. Non minuziosamente, ma hanno cercato. Comunque non hanno trovato nessun'arma in casa di Dick. Nessuno ha saputo dire se ne avesse avuta una o no. Io non lo so e Johnny, il cuoco, ha detto di non avergliene mai visto una. Certo, era spaventato, ma è così che ha detto. — E Dick?... — Ha detto di non avere mai avuto una pistola. — Ma deve averne avuta una! — A me sembra impossibile che un ex militare che vive in una piantagione, che fa il fattore, non abbia una pistola. Certo la scomparsa del proiettile sta a indicare che chiunque sia stato a prenderlo, voleva distruggere ogni legame con la pistola che lo aveva sparato, oppure voleva eliminare la prova che non era stato sparato dalla mia. — Ma se Dick aveva una pistola e Hermione è stata uccisa con quella... — Potrebbero avergliela sottratta senza che lui lo sapesse. — Ma allora... Allora, anche se si trova l'arma, non serve a niente. — Chissà, forse potrebbe servire ugualmente... Nonie, io vorrei che tu ripensassi a questi ultimi due o tre giorni, o magari anche più in là. Cerca di ricordare se c'è stato qualcosa che ti è parso... strano, diverso dal solito. Qualcosa che non ti aspettavi. Ho continuato a riflettere su cos'era che Seabury sapeva. Sono così sicuro che è per questo che è stato ucciso, che ritengo sia questo il punto su cui poggiare la nostra base di lavoro. Mi sono posto decine di domande; ci siamo interrogati tutti a vicenda, ma sono solo riuscito a sapere che Seabury è salito con tutti noi senza dir niente di speciale a nessuno e se n'è andato a letto. Nessuno sa dire se ha parlato con qualcuno più tardi, o, almeno, nessuno è disposto ad ammetterlo. Ho continuato a riesaminare tutto quello che ha detto o fatto, ma non sono riuscito a trovare il minimo segnale. E tu? Il fatto è che, tornando indietro col pensiero, ho l'impressione che Seabury si comportasse come se sapesse qualcosa, come se sapesse chi era che aveva ucciso Hermione. Forse lo aveva scoperto soltanto allora, ma io non so di chi si trattasse. — Jim si interruppe, perso nei suoi pensieri, cercando, come Nonie, di ricordare ogni parola, ogni particolare, ogni più piccolo fatto riferito da Seabury. Ma poi
scosse la testa. — Nel testamento di Hermione non c'è nulla di imprevisto. Sì, sembrava pensare che il contante in suo possesso fosse inferiore a quello che avrebbe dovuto avere, ma non c'è alcuna prova di un furto o... Il furto! — A proposito, Jim: mi hanno rubato del denaro che tenevo nel portafoglio. Mi hai detto di pensare a qualcosa di insolito o di diverso dal solito... Gli occhi di Jim divennero d'improvviso due punte di acciaio. — Spiegati meglio. Nonie gli raccontò tutto, in fretta. Si alzò, andò ad aprire il cassetto del comò, e alla luce ondeggiante della candela, gli mostrò il portafoglio e gli disse il poco che sapeva. Jim prese il portafoglio e si avvicinò alla candela per esaminare meglio il piccolo oggetto di cuoio. Le portefinestre scricchiolarono come spinte dalle mani di un gigante che cercasse di entrare, e lo sbuffo d'aria penetrato dalle fessure arruffò i capelli di Jim. Jim si era rasato e si era infilato una giacca. Pareva cambiato; la linea della mascella sembrava più decisa, più dura, più matura. Anche Dick era cambiato, pensò Nonie, ma in modo diverso. Forse non si trattava di un vero cambiamento, ma piuttosto del riemergere dell'uomo che era stato. Sì, il delitto aveva strappato la maschera di garbata compitezza della vita di ogni giorno... Certo che non avrebbe mai immaginato che Lydia la odiasse, così come, fino ad allora, non si era mai accorta della latente carica di violenza di Aurelia. — C'è altro, Nonie? — domandò Jim. — Pensaci. — No, nient'altro. Solo che... — Solo che... — la incitò lui. — Niente. Probabilmente avevo nostalgia di casa mia, e... — E...? — E mi sono sentita mezzo spaventata. Era come se la casa... Come se la casa stesse a osservarmi. Come se mi ascoltasse. Una cosa del tutto assurda. — Poi aggiunse in fretta, prevenendo ulteriori domande: — Non c'era nessuna ragione, nessun motivo, niente del tutto. Ma Jim non fece domande. Le restituì il portafoglio e lei andò a riporlo nel cassetto. — Voglio andare a vedere quel ragazzo di Middle Road — disse lui inaspettatamente. — Vuoi dire Johnny?
— No, lui lo abbiamo già interrogato. Ha detto di non sapere niente, e gli credo. Voglio invece parlare con l'altro, quello che si è infortunato. Nonie si ricordò che si trattava del ragazzo che il medico era andato a visitare quando aveva accompagnato Lydia a Beadon Gates. Guardò Jim stupita. — Perché? Ma Jim aveva già ripreso un'espressione chiusa e distante. — Forse potrebbe sapere qualcosa. Ha avuto un piccolo incidente, ne ho parlato con Riordan. Dice che Hermione gli aveva telefonato dicendogli che il ragazzo era caduto dalle scale e si era fatto male. Dev'essere successo mentre tu stavi accompagnandomi a Port Elbow o tornando indietro. Riordan dice che ha una leggera commozione cerebrale, e non ha voluto che lo interrogassimo. Inoltre era privo di sensi nel momento in cui Hermione è stata uccisa, ragione per cui non è sembrato indispensabile interrogarlo subito. Ma... — Jim si interruppe con una espressione così pensierosa da essere assolutamente indecifrabile. Nella memoria di Nonie tornò l'immagine dei bianchi gradini che salivano seguendo una curva. Chissà, forse Hermione aveva trovato il ragazzo svenuto ai piedi di quella scala solo poche ore prima di essere lei stessa uccisa sull'alto di essa. .. Esclamò: — Pensi che ci sia qualcosa in comune fra le due cose? — Voglio accertarmene. — In quell'istante, la porta venne aperta senza alcun preavviso, e Aurelia Beadon fece il suo ingresso nella camera. Aveva di nuovo l'abito di shantung color corda, e sulle spalle recava uno scialle verde. Aveva il volto rosso di stanchezza e di rabbia repressa. Guardò Jim con rancore. — Volevo proprio parlare con te. E con Nonie, naturalmente. — Lo sguardo corse rapido dall'uno all'altra. — Senti, Nonie, io ti sono sempre stata amica, e come amica ti ho accolta in casa mia come promessa sposa di mio fratello. Dimmi: da quanto conosci Jim? Solo da quando sei qui da noi? Tu sei una ragazza molto ricca: pensi forse che Jim non lo sappia? Nonie scoppiò a ridere, senza averne alcuna intenzione. Guardò Jim, e scoprì che lui stava a guardarla con un mezzo sorriso. Cercò di rispondere, ma non c'era assolutamente nulla da dire. Aurelia le afferrò una mano: — Porti l'anello di mio fratello. Io insisto perché tu lo sposi. E anche se... — fece una pausa, riprese fiato, e incalzò: — ... anche se non fosse per Roy non potrei lasciarti fare una cosa simile finché sei sotto la mia responsabilità; non potrei lasciarti irretire da uno che quasi certamente verrà accusato di omicidio!
La sua sincerità, la sua buona fede, la sua angoscia, erano addirittura disarmanti. Nonie rispose altrettanto sinceramente: — Aurelia, io resterei accanto a Jim anche se fosse incriminato. Ma non lo sarà, perché non è colpevole. Aurelia ebbe un moto di stizza. — Tu devi lasciarti guidare da me! Io ti dico, e lo dico davanti a Jim, che devi pensare al tuo denaro. Jim aveva bisogno di soldi, lo ha ammesso lui stesso. Non avrebbe avuto nulla, se Hermione non fosse stata uccisa! Quasi provasse pena per lei, Jim rispose con dolcezza: — Ti assicuro che non m'importa nulla dei soldi di Nonie. Non mi importa che sia ricca o povera. Non mi importa niente di niente: il fatto è che ne sono innamorato — concluse arrossendo un po'. — Tu innamorato! Tu che fingevi di essere amico di Roy! Se non fosse stato per lui, adesso ti troveresti già sotto arresto! Dalla soglia fece capolino Roy: — Posso entrare? Aurelia si girò di scatto; Roy si fermò accanto a lei e le posò una mano sulla spalla. — Ho sentito quel che hai detto. Ma ti sbagli: Jim non è un cacciatore di dote. — Nonie è straordinariamente ricca. Qualsiasi giovanotto sarebbe felice di godersi i suoi soldi! Jim non aveva niente... — La pressione della mano del fratello costrinse Aurelia a tacere. Guardando Nonie, Roy disse: — Non è questo il momento più adatto per dirtelo; avrei voluto fartelo sapere solo dopo il matrimonio, ma... Qualcuno si mosse nel corridoio davanti alla porta. Nonie se ne rese conto vagamente, perché fissava Roy incuriosita e preoccupata. — Che cosa volevi farmi sapere? Jim le posò una mano sul braccio. — Non avevo intenzione di dirtelo — rispose Roy — ma prima o poi dovevi saperlo. Il fatto è che... che non sei affatto ricca, Nonie. Non ti è rimasto niente. Niente del tutto. Aurelia soffocò un grido. — Mi dispiace, Nonie. Ma questo non farà differenza per chi ti vuole realmente bene — concluse Roy. Jim spostò la mano e passò un braccio attorno alle spalle di Nonie, con gesto protettivo. Aurelia sollevò la testa trionfante. — Lo vedi, Nonie? Il denaro non fa differenza! Roy sapeva della tua situazione finanziaria. Io no, ma... — le posò una mano sul braccio dicendo con affetto e con tutta sincerità: — ... ma non ce ne importa niente del de-
naro! È te che Roy ama, non i tuoi soldi. Dimentica la tua sbandata per Jim. Credimi, si tratta solo di una infatuazione! Roy ti ha dimostrato il suo amore. Se lo sposi, il vostro matrimonio sarà solido, duraturo e soprattutto felice. La persona che si era fermata sulla soglia, entrò. Era Lydia, e rideva. — Oh, Aurelia! E pensare che non volevi che Roy sposasse me! Mi hai odiata e combattuta per anni, e adesso che avevi trovato la sposa perfetta, l'unica adatta a lui, questa sposa sembra voler sposare un altro! Come ti senti adesso? Mi odi ancora? — Continuò a ridere, poi di colpo si posò le mani sulla bocca, come se si fosse solo allora accorta della stranezza di quel riso isterico in quella casa buia flagellata dalla tempesta. 18 La luce ondeggiante della candela illuminava i visi dal basso in alto alterandoli, rendendoli quasi irriconoscibili, facendoli emergere bianchi dalla semioscurità che li circondava. Nella risata forzata di Lydia echeggiava quasi un senso di pericolo, come se fossero dei naufraghi su una fragile zattera sbattuta dalla tempesta, di cui una qualsiasi mossa imprudente poteva distruggere il precario equilibrio. Aurelia fece un passo verso Lydia ma si fermò subito, perché Lydia stessa sembrò avvertirne la minaccia e premette ancor più forte la mano contro le labbra. Il suono le si ruppe in gola e svanì. Lydia raddrizzò la schiena con dignità, si passò la mano sbavata di rossetto sui capelli, dando loro dei colpetti per rimetterli a posto; ma poi si rivolse a Nonie, domandando senza perifrasi: — Non è forse vero? Non vuoi forse sposare Jim? Sembrò che le due donne, Lydia e Nonie, fossero d'un tratto rimaste sole, lontane da ogni altro, consapevoli esclusivamente della cosa di cui stavano parlando. — È vero. — Io amo Roy da molto tempo. È per questo che mi sono fermata sull'isola. Ma Aurelia non mi poteva soffrire. Io ho soltanto una piccola rendita annuale e questo era molto grave per lei. Ha combattuto il nostro matrimonio finché... Il tempo lavora a sfavore di noi donne, Nonie, tu sei troppo giovane per saperlo. Ma io ho continuato ad amarlo, e non riuscivo a capacitarmi pensando alle vostre nozze. L'ultima volta che sono venuta qui, la sera in cui fu assassinata Hermione, ero disperata, ma non potevo far nulla per oppormi. Hermione sapeva dei miei sentimenti, e ha anche fatto dell'i-
ronia: tu non hai potuto capirla, ma io sì. Roy tentò di penetrare nel cerchio di isolamento che si era stabilito fra le due donne e gli altri. — Lydia, basta... Lydia cara, non devi dire queste cose... Gli splendidi occhi verdi rimasero fissi su Nonie. — Supponi che arrestino Jim! Che lo impicchino... — Non possono! Non lo faranno. — Oh, possono, possono.. Anche se è innocente, c'è stato un delitto. Chissà quanti innocenti vengono impiccati! — Non crederle, Nonie! — gridò Aurelia. — Roy non è mai stato innamorato di lei! Non ha mai voluto... — È terribilmente gelosa — spiegò Lydia. — Lo è sempre stata. Non mi ha mai voluta come signora Beadon a Beadon Gates, anche perché ha sempre saputo che la padrona di casa sarei stata io. Tu, invece, sei una ragazzina, e avrebbe potuto comandarti come voleva. — Questo non è vero! — ribatté Aurelia. — Come puoi mentire così spudoratamente? Gli occhi verdi erano sempre fermi su Nonie, ma Lydia non perdeva una parola di quanto veniva detto. — Non mento. La coscienza... la coscienza è una cosa strana che ti dice ciò che devi fare e ciò che non devi fare, anche contro il tuo stesso volere... — La vivacità degli occhi si era spenta; in essi, d'improvviso, non ci fu che uno sguardo assente, privo di espressione. — Non devi parlare così, Lydia — disse Roy. — Se Nonie vuole sposare Jim, io non ho intenzione di intromettermi fra di loro. — Oh, Lydia! Roy ama te! — esclamò Nonie. — Era preoccupato per me, voleva aiutarmi... Ma non mi ama. Ha sempre amato te... Aurelia la interruppe, tentando di cancellare tutto quel che era stato detto. — No, Roy ama te, Nonie. Avrebbe potuto sposare Lydia quando voleva, in tutti questi anni. Lydia mente quando dice che mi sono opposta: io non avrei mai cercato di ostacolare Roy. Ti assicuro che sei tu la donna che Roy ama, e sarai tu sua moglie. È solo un altro tentativo di Lydia per riprenderselo. Ma lui... — Adesso basta, Aurelia! Tu e Lydia non siete mai andate d'accordo... — Mi odia! — sibilò Lydia. Ma Roy proseguì come se non l'avesse sentita. — Comunque tutto questo è fuori luogo, ora. — Tese la mano a Lydia con molta amabilità, con aria di preghiera. — Lascia perdere. Potremo parlarne, se vuoi, ma in un altro momento, non ora.
Lydia rifiutò la mano, e con sorprendente dignità si voltò e uscì. Nessuno parlò finché i capelli rossi e la bella figura armoniosa non scomparvero nel corridoio. La fiammella della candela vacillò creando strane ombre negli angoli della stanza. Aurelia guardò Nonie cercando di darsi un contegno. — Dimentica quel che ha detto. Non ha nulla a che fare con la tua vita in questa casa, come moglie di Roy. Credimi, mia cara, e abbi fiducia in me. — E se ne andò anche lei, calma e composta come Lydia. — Lydia e Aurelia non sono mai andate d'accordo — ammise Roy con franchezza. — Ti parlo con tutta sincerità, Nonie. Quanto Lydia ha detto è parzialmente vero, o perlomeno, lo è stato per un certo tempo. Ma è una cosa che appartiene al passato. Lydia... — Esitò con aria imbarazzata, subito interrotto da Jim, nei cui occhi brillava un nuovo sguardo, improvvisamente serio e maturo. — Nonie sarà mia moglie, Roy. Non ha nessun diritto di farti delle domande sulla tua vita. — Non può sposarti finché non sei fuori da questo pasticcio. Non so cos'è successo a Dick. Sembra un'altra persona. Odiava Hermione, eppure fa di tutto per far impiccare qualcuno per quel delitto. — Per fare impiccare me — precisò Jim. — Questo uragano ci dà almeno un vantaggio: ci dà un po' di respiro, la possibilità di fare qualcosa. — Roy si mise a frugarsi in tasca, aggrottando la fronte. — Non so dove ho messo la lettera del legale, quella che parla della tua situazione finanziaria, Nonie. Hai preso la notizia con molto coraggio, come un bravo soldato. Io non sono ricco, ma il tuo denaro, o la tua mancanza di denaro, non significano nulla per me e voglio che tu lo sappia. Io pensavo, e lo penso ancora, che avrei potuto farti felice. — Lo so, Roy. Ti ringrazio... — Nonie non riusciva a trovare le parole che esprimessero quanto sentiva nel cuore. Ma Roy la capì ugualmente, le sorrise e aggiunse: — Comunque, sembra che tuo padre abbia praticamente speso tutto il suo capitale, fino all'ultimo centesimo. Del patrimonio, tutto quel che si può vendere, e temo che tra questo ci siano anche i gioielli di tua madre, servirà a pagare i vari debiti. Tuo padre è sempre stato un uomo stravagante, ma sono sicuro che tutti quelli che lo hanno conosciuto non potranno mai biasimarlo. — Finalmente trovò la lettera e l'aprì. — Era indirizzata a te, ma è arrivata mentre tu accompagnavi Jim a Port Elbow. Mi sono preso la libertà di aprirla ritenendo che richiedesse una immediata risposta telegrafica. Poi, con quanto è successo, non ho più avu-
to il coraggio di parlartene. Ecco, sarà meglio che la leggiate tutti e due — continuò porgendo la lettera a Jim. — È tutto quel che so. Se è possibile salvare qualcosa, sarà fatto. La pratica è affidata a un ottimo studio legale, uno dei migliori. La lettera pareva arrivare da un altro pianeta, sembrava che non avesse assolutamente alcun valore nel mondo in cui era capitata. La carta frusciò fra le mani di Jim. Il nome dell'avvocato in cima al foglio era ben noto. Il rumore della carta era meno reale di quello delle imposte. Nonie pensò che era diventata una ereditiera senza eredità, e si limitò ad ascoltare le frasi che Jim leggeva ad alta vece. Erano tutte frasi semplici e molto chiare e, in realtà, già i soli nomi dei legali, Brown e Hogarth, due nomi che lei conosceva da sempre, erano sinonimi della massima correttezza e precisione. Non commettevano mai errori, e sicuramente avevano contato ogni centesimo speso da suo padre e ogni centesimo del suo patrimonio, prima di inviarle una lettera come quella. Il vento sbatté contro le finestre, scosse la casa e Jim fu costretto ad alzare la voce per superare il tumulto: — "... Del patrimonio lasciato da vostro padre, da anni sapevamo della continua diminuzione che avveniva nei capitali di investimento del signor Hovenden e in diverse occasioni lo avevamo anche consigliato a ridurre le spese. Siamo molto spiacenti... abbiamo tenuto una contabilità molto precisa e accurata... Si tratta unicamente di quella che potremmo chiamare una stravaganza... debiti... solleciti bancari... I gioielli di vostra madre... Non abbiamo lasciato nulla di intentato... Abbiamo fatto ogni sforzo per salvare quanto possibile..." Jim piegò la lettera. Roy commentò: — Il mondo cambia, e tuo padre non se n'era accorto. Ma Nonie si trovò a pensare: "Però quando stava per morire, si è preoccupato: ha cercato qualcuno che si occupasse di me, e ha mandato a chiamare Roy". Esclamò: — Ti ha mandato a chiamare perché voleva che tu mi sposassi. Adesso capisco perché... — Se lo pensava, a me non l'ha detto. C'è una sola e unica ragione, Nonie, per cui ti ho chiesto di sposarmi. Ma la ragazza continuò, quasi sottovoce: — Adesso capisco come ha fatto a dilapidare tutto. Adorava spendere soldi. — Come un lampo le passarono in mente scene di quella vita gaia piena di mille stranezze. Interi appartamenti sulle navi, noleggio di aerei, le auto lussuose, gli yacht, le estati a Bar Harbor o in Scozia, gli inverni in Florida o a Cannes, la sconsi-
derata e felice gioia di spendere e spandere che aveva sempre dominato la vita di suo padre. — Forse è rimasto qualcosa — aggiunse Roy, cercando di confortarla. Nonie scosse la testa: — Conosco questi legali: non gli sfugge mai nulla, non commettono mai errori; hanno sicuramente tenuto conto di ogni centesimo. Jim la guardò. — Povera o ricca, che ti importa? Nonie ricambiò lo sguardo, e Jim dovette leggervi la risposta senza che lei parlasse, perché d'improvviso sorrise e disse nel tono più normale del mondo: — Allora va tutto bene. — La lettera è arrivata ieri — spiegò Roy. — Avevo pensato di parlartene dopo la cerimonia. Temevo che tu ti rattristassi, e io volevo che quello fosse un giorno felice... Be', ne parleremo poi. Mi sembra che il vento stia calando un po'. Forse avremo un momento di calma. Riordan vuole andare a visitare alcuni suoi malati. È pazzo a uscire con questo tempo, ma insiste. Uscì in corridoio e chiuse la porta. Subito Jim prese Nonie fra le braccia, la tenne stretta e le fece posare la testa contro una spalla. — Faremo una vita discreta, vedrai. Non ci saranno yacht o pellicce di lusso, ma avremo tutto quel che ci occorre. — Tutto quello che voglio sei tu. — Nonie lo disse con tanta sincerità che la voce sembrò infantile e malferma. Jim le sollevò il viso e la baciò: — Ti amerò per tutta la vita, Nonie. Per tutta la vita. Ma in quel momento la casa tornò a spiare, a origliare al di là del cerchio magico che si era formato attorno a loro. Intangibilmente, ma inesorabilmente, ricordava loro le barriere esistenti, l'orribile segreto di cui essa era stata testimone, e la minaccia che quel segreto teneva sospesa sopra di loro. Se ne accorse anche Jim. Infatti si mosse, posò un attimo una guancia sulla testa di Nonie, quasi volesse confortarla, e poi disse: — Devo vedere Riordan. Torno presto. E sparì nel corridoio. Il ramo di un rampicante sbatté contro le imposte come dita impazienti che chiedessero di entrare. Nonie rimase immobile a pensare, no, non a pensare, ma a sentire ancora le braccia di Jim attorno a sé, la bocca di Jim sulla sua... Solo dopo un po' le venne di pensare che c'era stato qualcosa di diverso nel tono della sua voce quando aveva detto che doveva andare a vedere Riordan. E si rese conto che l'aveva lasciata in modo quasi brusco. Che cosa era andato a fare?
Era una domanda del tutto retorica, lo sapeva benissimo cos'era andato a fare: a cercare la prova già trovata da Seabury. Ma che c'entrava il dottor Riordan? Non era possibile che si trattasse di un indizio, di una cosa materiale, di una prova da poter mettere sotto un microscopio, fotografarla, analizzarla, in modo da farla diventare una lancetta che indicasse chi era l'assassino. La bufera sembrava placarsi. Il vento soffiava ancora forte e costante, ma con raffiche meno violente; il battito della pioggia aveva un ritmo cadenzato. La fiamma della candela bruciava in modo più regolare; la sua luce e il rumore della pioggia sembravano avere un effetto ipnotico. Dopo un po', Nonie si avvolse nel plaid e, quasi senza accorgersene, cadde in un sonno agitato. Ma pur dormendo continuò a percepire il rumore della pioggia e si accorse persino che lo scroscio andava aumentando di violenza. Quando si svegliò, un vento selvaggio aveva ripreso ad abbattersi in cerchi vorticosi sull'isola, come una tigre che si fosse arrestata un attimo per prendere lo slancio con maggior forza. Non aveva alcuna nozione del tempo. Dalle persiane chiuse filtrava un po' di luce; la candela guizzava gettando strane ombre negli angoli della camera. La lettera indirizzata a zia Annie, la lettera che le pareva di avere scritto anni prima, appariva e scompariva a seconda di come fluttuava la fiammella dorata che continuava a mandar fumo e a rischiare di spegnersi, per riprendere poi vigore. No, non l'avrebbe spedita. Pensò a Roy e a Lydia. Quasi sicuramente Roy era stato innamorato di Lydia; poi il passare del tempo e l'ostilità di Aurelia... Però Lydia continuava ad amare Roy, questo era certo. E, in cuor suo, forse anche Roy ne era ancora innamorato. Nonie pensò che per lei, invece, provava un affetto sincero, e le sarebbe stato fedele, se si fossero sposati, ma quell'amore che un uomo prova una sola volta nella vita, Roy l'aveva provato senza alcun dubbio per Lydia. E di colpo la ragazza capì che quell'amore esisteva ancora, forse all'insaputa dello stesso Roy, frenato da Aurelia, ma ancora vivo. Ricordò la sera che Lydia si era presentata a cena senza essere stata invitata. Ricordò le risate e i ricordi rivangati con Roy che, come tutti gli uomini, non si rendeva conto di quel che la sua espressione rifletteva. Come poteva essere stata tanto cieca da non accorgersene allora? Nonie sentì cadere un peso dal cuore e sparire quel senso di colpa che la opprimeva.
Si chiese dove fosse Jim e che cosa stesse facendo. Non aveva più sentito rumori in casa, ma il fragore dell'uragano era talmente forte da annullare qualsiasi altro suono. Sentiva solo un senso di vuoto e di tranquillità. Si alzò e andò a posare la candela sul piano della toeletta; fece una doccia, si vestì, si spazzolò i capelli e rimase a osservare la spazzola dal dorso d'oro. Alla luce della candela il piccolo monogramma di brillantini sembrò prendere vita. Com'era caratteristico di suo padre un regalo come quello! Si sentì felice che fosse stato così, che avesse vissuto la vita gaia e spensierata propria della sua generazione. Ma nella sua, anche se non meno romantica e non meno piena di ideali, il denaro, solo come tale, aveva perso molto del suo fascino. Lei non aveva nessun bisogno di avere una fortuna immensa; non aveva alcuna necessità di gioielli, né di... I pensieri si interruppero bruscamente: Jim poteva avere bisogno di avvocati. A questo non aveva pensato. Chissà se gli avrebbero consentito di usare il denaro del patrimonio di Hermione, quello che gli spettava per eredità, per pagarsi i difensori, nel caso che fosse stato processato per il delitto... Quasi certamente no, e quei tremila dollari trafugati dal suo borsellino avrebbero potuto essere molto utili. Se fosse riuscita a ritrovarli... Valeva la pena di provarci. Prese la candela e uscì. Sul tavolino vicino alla scala c'era un alto candelabro d'argento con una candela accesa; al di là di quello si stendeva il corridoio buio. Di nuovo Nonie ebbe l'impressione che la casa fosse vuota. Ma dal basso, dal salone sottostante, arrivava un po' di luce che illuminava la scala e gettava fitte ombre sulla ringhiera e sul suo pilastrino di sostegno. In una poltrona, con la testa appoggiata alle mani, stava seduto Roy; sul tavolino accanto, le candele infilate in un vecchio e grande candelabro bruciavano lasciando colare la cera. Come la vide, Roy balzò in piedi. — Nonie! Credevo che dormissi. Sedette anche la ragazza, posando la candela che aveva in mano. — La casa sembra vuota. Dove sono gli altri? — Riordan ha detto che doveva assolutamente andare a vedere dei malati, ed è uscito quando l'uragano si è un po' calmato. Ma dovrà tornare indietro: le strade devono essere impraticabili. Aurelia dorme, credo, e anche Lydia. Io, almeno, non le ho più viste. E Jim... — Roy si passò una mano sulla fronte e aggiunse con voce stanca: — Jim se n'è andato a Middle Road. Dick lo ha saputo e me ne ha dette di tutti i colori perché non lo avevo trattenuto. È uscito anche lui per andare a riprenderlo. Ma Jim non
potrebbe scappare. Non potrebbe scappare nessuno, durante un uragano come questo... Comunque Dick si è infuriato; ha detto che era come se avesse mancato di parola, che l'avrebbe riportato indietro ammanettato... — Sospirò. — Non capisco cos'è successo a Dick. Odiava Hermione, e adesso sembra arrogarsi la parte del vendicatore. Le fiamme ondeggiarono e le ombre si mossero tutte. Nonie ripensò all'arresto, agli avvocati, al denaro. Con un gesto di scusa, Roy le posò una mano sulla sua. — Stavo pensando, quando sei scesa. Lydia... — Tu sei ancora innamorato di lei, Roy. È stata Aurelia che ti ha indotto a pensare di sposare me. — Aurelia... Aurelia è stata più una madre che una sorella, per me. Sì, forse mi sono lasciato influenzare troppo da lei. Ma Nonie non continuò quel discorso. Disse invece: — Non trovo più dei soldi miei. — Soldi? Che soldi? La ragazza raccontò della sparizione dei dollari, e Roy rimase ad ascoltarla con crescente gravità. — Nessuno dei domestici ha mai preso nulla — disse infine. — Mi chiedo se... — Si interruppe così bruscamente che Nonie avvertì un senso di allarme. — Che cosa, Roy? Cosa stavi per dire? — Non lo so neanch'io. Mi chiedevo... Mi chiedevo se potesse esserci una connessione con l'assassinio di Hermione. O con quello di Seabury. — Rimase a riflettere un po', poi scosse la testa. — No, non vedo come. Ma tu sapresti riconoscere i biglietti, se li vedessi? — Credo di sì. Li avevo piegati così per poterli infilare nel portafoglio. — Fece un gesto con le mani per far capire come erano piegati. — Ma come vuoi che possano essere in qualche modo collegati a un... a un delitto? — Non lo so. So solo che è strano. Che non è una cosa normale. — Roy rimase ancora a pensare un istante, poi disse: — Vado a interrogare Jebe. No, non ti preoccupare, non lo accuserò... Le sfiorò leggermente una gota con la mano, sorridendole, e si avviò verso la cucina, passando per la sala da pranzo. Una raffica di vento squassò la casa e filtrò da sotto le porte. La fiamma delle candele si abbassò per riprendersi subito dopo. Jim e Dick sarebbero dovuti essere di ritorno... Forse non riuscivano a rientrare a causa della burrasca. Il dottor Riordan, invece, era già tornato, perché la sua valigetta era sulla
panca, accanto alla porta, e la fiamma della candela, guizzando, faceva brillare l'ottone della serratura. Però, dov'era? Nonie si stupì che Roy non avesse notato il suo rientro. Di scatto si alzò e andò a vedere in biblioteca. No, lì non c'era nessuno. Sulla scrivania c'era una candela accesa; il busto di gesso, al di là del piccolo cerchio di luce, sembrava osservare tutto con occhi spenti. Il rumore del mare era così forte da sembrare che minacciasse direttamente le fondamenta della casa. Nonie si voltò e tornò in corridoio, con la vaga impressione di avere qualcuno davanti a sé. Si trattava solo di una impressione momentanea. Le pareti scure avevano un'aria di sporco e di umido; il sentore di mare e di pioggia si erano infiltrati nel corridoio, come se fosse stata aperta una porta. Di solito, il centro vitale della casa era costituito dalla veranda; perciò la sfilza di stanze che le si stendevano dinanzi nella luce crepuscolare, le erano del tutto sconosciute. La casa sembrava addirittura più grande, piena di caverne e stranamente vuota. Eppure il dottor Riordan doveva pur essere da qualche parte! Si avvicinò alla porta del vecchio salotto, con un senso di impazienza e di inquietudine. Passò nel tinello, poi nella stanza di cucito di Aurelia, coi mobili di vimini e le finestre che davano sul giardino, proprio in fondo al corridoio. Nel silenzio più assoluto, si sentiva solo il ticchettio dei suoi tacchi. Una volta entrata ebbe la percezione che la già poca luce si affievolisse e, contemporaneamente, di un movimento, di qualcuno che le camminasse davanti o dietro, ma comunque vicino. L'impressione era così forte che si voltò a guardare. Ma proprio mentre si girava, la poca luce sparì del tutto. Ora Nonie sentiva solo l'odore del fumo delle candele e il battito selvaggio e continuo della pioggia contro le finestre, ma era sicura che qualcuno si frapponeva fra lei e il resto della casa per impedirle di ritornare indietro. 19 L'uragano aveva oscurato tutto il mondo esterno. Le imposte chiuse aumentavano il buio che regnava all'interno, ma non era notte completa. Gradualmente, man mano che gli occhi di Nonie si abituavano all'oscurità, mobili e cose divennero più evidenti. L'odore acre del fumo delle candele galleggiava persistente nell'aria. Non c'era nulla che si muovesse, ma le candele non si spengono da sole...
Nonie rimase in ascolto e si appiattì contro la porta. Passò un momento; ne passò un altro. Non poteva muoversi: il più piccolo fruscio avrebbe guidato verso di lei la forma vaga e indistinta che credeva di aver intravisto. Ma il tempo passava e non succedeva nulla. Alla fine Nonie cercò di ragionare e di convincersi che non c'era nessuno, che porte e finestre erano tutte ben chiuse a chiave o addirittura inchiodate; che se le candele si erano spente, il fatto poteva essere dovuto a uno spiffero che aveva fatto vacillare la fiamma fino a spegnerla. Che se la casa sembrava vuota e deserta, era invece abitata: c'era Aurelia, c'erano Lydia, Roy e anche Riordan. Bastava che lei gridasse e sarebbero accorsi in suo aiuto. Anche se quell'ombra si rivelava di carne e ossa, bastava che lei urlasse. Ma non c'era nulla. Dagli scuri chiusi filtrava appena un briciolo di luce; dal buio sembrarono emergere sagome indistinte di poltrone, l'intelaiatura di una porta; la massa scura di un divano. Erano solo forme confuse, immobili, inanimate: era ridicolo e assurdo starsene lì bloccata da una certezza che di certo non aveva assolutamente nulla. Si mosse, un passo alla volta in punta di piedi, tastando con le mani il muro umido, ascoltando il fruscio della gonna contro le gambe. Arrivò alla porta che dava nel salotto, lontano dal corridoio, lontano dall'oscurità che stava fra lei e le scale. Le sembrò un rifugio e piano, con molta cautela, oltrepassò la soglia ed entrò. Dentro c'era profumo di fiori secchi e odore di umidità. Sotto il brancolare delle mani, sentì il ruvido del muro. Si fermò restando in ascolto, cercando di ricordare la sistemazione dei mobili di quel grande salotto con tutti quei ritratti nelle grandi cornici dorate, e tutte quelle poltrone e quei divani con le frange. Nel buio scorse qualcosa di grosso, molto ingombrante; ma era soltanto una poltrona. Dal corridoio non arrivava alcun rumore, ma preferì rimanere immobile in un angolo finché... Finché cosa? Finché venisse qualcuno; finché non riaccendevano le candele; finché non avesse sentito una voce nota. Si mosse cautamente rasentando la parete, allontanandosi dalla porta. La poltrona divenne più evidente; lei vi posò su una mano e la stoffa sembrò ridarle una certa qual sicurezza. Le girò attorno pian piano, per allontanarsi sempre più dalla porta, facendosi strada a tentoni. Proseguì oltre un tavolo sul quale era appoggiata una lampada, oltre il divano, oltre altre poltrone. Si fermò ad ascoltare. Niente. Alla sua destra doveva esserci il caminetto e, accanto a esso, un
piccolo divano. Si avviò in quella direzione con molta cautela. Da qualche parte qualcosa, forse uno sgabello, scivolò silenziosamente sul pavimento. Nonie si fermò di nuovo, ma non sentì nulla. Eppure le candele non si spengono da sole, e gli sgabelli non si spostano sul pavimento di loro spontanea volontà! Cominciò un orribile gioco a rimpiattino: ma dove, in quel buio, qualcuno era andato a sbattere contro uno sgabello? La ragazza si voltò, rimase in ascolto, si voltò di nuovo e, naturalmente, perse l'orientamento. Se si muoveva, poteva andare a finire direttamente nelle mani che l'aspettavano al varco. Eppure c'era qualcosa che poteva fare... Pochi attimi prima, in uno di quei momenti di falsa sicurezza, aveva pensato a qualcosa, aveva pensato che avrebbe potuto ricorrere a qualcosa... Oh, sì, aveva pensato che poteva gridare. Solo che, se gridava, tradiva la sua posizione. Inoltre, con il frastuono dell'uragano, poteva anche darsi che il suo grido non fosse udito dagli altri... A questo non aveva pensato. E se qualcuno sentiva, poteva anche essere troppo tardi. Così come lo era stato per Seabury Jenkins, che non aveva avuto il tempo o l'avvertenza, di chiamare aiuto. Anche Hermione se n'era stata sulla soglia di casa senza poter far nulla... Ma lei, Nonie, stava in guardia. Presa dal panico, fece un passo troppo svelto e sbatté contro un tavolino, e su quello qualcosa, forse un posacenere, o una scatola, o uno dei tanti ninnoli di Aurelia, tintinnò. Un suono chiaro e distinto, il suono di un piccolo campanello di allarme. Ci fu una pausa di mezzo secondo; poi, nell'oscurità, Nonie udì un passo che le si avvicinava. Il tavolino che l'aveva tradita fu anche quello che la salvò. Nonie allungò tutte e due le mani per afferrarsi a esso e trovò il dorso imbottito del divano. Si abbassò e rimase in ginocchio dietro quello scudo protettivo. Si rannicchiò premendo la guancia contro la stoffa ruvida. Il rumore dei passi cessò. Sembrò che l'aria stessa rimanesse in ascolto: i passi incerti si allontanarono. Nonie attese, sempre con la faccia contro il riparo costituito dal sofà. Nella stanza regnava il silenzio; il mare era dalla parte opposta, e il suo rumore era attutito, così come quello della pioggia che sbatteva contro le grandi finestre all'altra estremità. Risvegliatasi dal letargo provocato dal terrore, la mente di Nonie riprese a galoppare. Chi mai poteva essere lì ad aspettare di percepire un respiro, una mossa, una minima cosa che tradisse
la presenza di un'altra persona? Poteva essere lo sconosciuto, l'intruso, cui Aurelia e tutti gli altri si erano affrettati a pensare per dare una risposta all'orribile problema che si era presentato? Possibile che avesse trovato il modo di penetrare nella casa? Certo che in una casa così grande, con tante aperture, potevano anche esistere dei passaggi che... O si trattava di qualcuno che era già in casa? Ma in casa erano pochissimi: Roy, Aurelia, Lydia, il dottor Riordan, Jebe. Immobile, trattenendo il respiro, cercando di calmare il battito del cuore, tendendo l'orecchio, Nonie si lasciò andare a fare le più strane congetture. Forse si trattava di Aurelia, che si muoveva pesantemente ma con passo felpato, in cerca di una preda, come una bestia feroce; Aurelia, con quella sua violenza nascosta, i suoi scatti d'ira. Ma perché? La loro amicizia era rimasta salda. Aurelia continuava a desiderare il matrimonio tra Nonie e Roy; da lei, Nonie aveva ricevuto solo affetto e gentilezze. Lydia aveva detto che Aurelia aveva impedito il suo matrimonio con Roy perché era gelosa del suo ruolo di padrona di casa... Voleva forse dire che poteva essere gelosa anche di lei? Possibile che tutte le proteste di affetto nei suoi riguardi, le ripetute dichiarazioni che confermavano il suo consenso e la sua approvazione incondizionata a quel matrimonio, non fossero che frasi di circostanza per coprire i suoi veri sentimenti? Nonie scartò immediatamente quel pensiero. Non poteva nemmeno prendere in considerazione una tale insincerità da parte di Aurelia. Inoltre Aurelia non avrebbe avuto motivo di uccidere Hermione. Non l'aveva neppure vista, la sera in cui era stata assassinata. Oppure sì? C'era qualcuno che sapesse veramente cosa Aurelia aveva fatto, o dove Aurelia era stata, a parte quanto lei stessa aveva dichiarato? Durante tutti quegli anni in cui lei e Hermione erano vissute vicine, in cui si erano frequentate con tanta assiduità, non poteva forse essersi creata una nascosta inimicizia tra loro, una inimicizia covata lentamente ma pronta a esplodere come polvere da sparo? Quella, però, non poteva essere una prova a carico di Aurelia. Aurelia, Lydia, Roy... Anche questi ultimi due conoscevano Hermione da anni; anche loro potevano avere odiato Hermione. Roy avrebbe potuto ucciderla con estrema facilità, così come avrebbe potuto facilmente colpire Seabury col machete. Aurelia sarebbe stata in grado di farlo? Nonie pensò al corpo forte e possente di Aurelia, allo sguardo di acciaio di Lydia, così contrastante con la sua grazia. Ma Roy era un uomo, ed era più facile pen-
sare che un atto di violenza fosse di provenienza maschile. Non dicevano tutti che le donne sono più propense a usare il veleno per sbarazzarsi di qualcuno? Nel buio, Nonie fu assalita da domande, congetture, ipotesi di ogni genere. Forse Roy, continuando ad amare Lydia, anche se si era lasciato convincere del contrario dalla sorella, sentendo le poco velate allusioni di Hermione, si era sentito offeso, e in un atto di istintiva difesa per la donna che amava, aveva litigato con Hermione e le aveva sparato. Roy... Roy aveva preso le difese di Jim, aveva evitato che lo arrestassero, aveva fatto tutto il possibile per non farlo incriminare di assassinio... Ma se fosse stato lui a uccidere Hermione, non avrebbe mai lasciato che Jim, o chiunque altro, fosse incolpato al posto suo! Ma Roy, o qualsiasi altro, avrebbe avuto di questi scrupoli quando si fosse trattato del proprio collo? Forse Roy sì, forse era solo per questo che cercava così tenacemente di proteggere Jim. Perché aveva una coscienza! Però, pensando a Seabury, Nonie fu costretta ad abbandonare quella idea: la persona capace di quel delitto non aveva coscienza, non sapeva neppure cosa fosse. Aurelia, Roy, Lydia... Si interruppe incredula: non era ammissibile che lei pensasse a loro come a dei possibili assassini! In casa c'era anche il dottor Riordan, rientrato senza che nessuno se ne fosse accorto; ma la sua borsa nell'atrio stava a indicare la sua presenza. E poi c'era Dick, che poteva aver seguito Jim a Middle Road ma poteva anche non averlo fatto ed essersene tornato indietro di nascosto. Lui sì che poteva avere avuto un movente per uccidere Hermione, e molto più forte di quello imputabile a Jim. Inoltre poteva essere stato lui a portar via il proiettile, e forse poteva anche avere una pistola. Lo aveva suggerito lui stesso il modo in cui avrebbe potuto uccidere, anche se poi aveva protestato la propria innocenza in maniera molto convincente. Poteva anche essere stata una mossa astuta per allontanare i sospetti... Chi poteva essere stato a uccidere Seabury? Tutto faceva pensare a un uomo. Chi era cambiato totalmente dopo la scomparsa di Hermione? Chi, infine, aveva improvvisamente deciso di gettare la colpa di quella morte su Jim? Nonie rifiutò anche quella ipotesi. Perché se Dick aveva tanto amato Hermione da arrivare a odiarla, pure non era riuscito a tagliare i legami che lo univano a lei; e se la sua decisione di mandare sotto processo il suo assassino era veramente dovuta al suo desiderio di vendicare la donna che aveva amato, allora il colpevole non poteva essere lui.
La paura di Lydia, quella doveva essere vera. Gli occhi le si erano accesi di rabbia durante l'attacco verbale di Hermione, ma si erano riempiti di vero terrore dopo l'assassinio di Seabury. Inoltre, e questo era molto importante, Lydia amava ancora Roy e ancora voleva sposarlo, e quella sera era venuta a cena nella speranza di fargli cambiare idea, di indurlo a mandare a monte l'imminente matrimonio con Nonie. Quella sera non poteva avere altro in mente; anche la rabbia provata nei confronti di Hermione veniva sicuramente in secondo piano... Ancora una volta Nonie trovo che la lista dei nomi era troppo corta. Rimanevano soltanto Riordan e Jebe. Il dottor Riordan aveva visto Hermione nell'ultimo pomeriggio della sua vita, e lo aveva dichiarato subito; ma l'avevano vista tutti in quell'ultimo giorno, e Jim aveva anche addirittura litigato con lei. Poteva forse esserci qualcosa di misterioso riguardo al ragazzo che era caduto dalla scala, il ragazzo che il medico era andato a visitare quando aveva portato con sé Lydia, a Beadon Gates. Poteva anche darsi che il dottor Riordan avesse il suo tallone di Achille, e che Hermione, conoscendolo, costituisse per lui una continua minaccia molto pericolosa. Ma non era emerso nulla nella gran massa di cose che erano venute a galla. Il solo indizio a carico di Riordan poteva essere la dichiarazione della scomparsa del proiettile, la sua presenza in casa al momento dell'assassinio di Seabury e, infine, la sua valigetta in corridoio, che provava il suo rientro. Possibile che fosse lui la persona nascosta nell'oscurità, che si muoveva con tanta cautela, che cercava di percepire ogni suo più piccolo movimento? No. Anche quella congettura era da scartare. Rimaneva soltanto Jebe. Jebe, che aveva detto che qualcuno non si sarebbe dispiaciuto della morte di Hermione; Jebe, che non aveva più aperto bocca quando Nonie gli aveva chiesto spiegazione di quella frase infelice. Ma in fondo, non era stata che l'esposizione di un fatto risaputo. E se poi aveva preferito tacere, era perché si trattava di una ritirata diplomatica, dettata dai tanti anni di servizio in quella casa. D'improvviso Nonie si rese conto che da un po' non si sentiva più il minimo rumore. Aveva freddo, si sentiva intirizzita dopo tutto il tempo passato rannicchiata contro il divano. Da quanto c'era tutto quel silenzio? Non c'era veramente più nessuno, o era soltanto un'impressione? Attese ancora un po', poi sollevò cautamente la testa: c'era solo il buio, inframmezzato da ombre ancora più buie, che dovevano essere tavolini e poltrone. Nulla che si muovesse, non un respiro, niente di niente. Con l'i-
stinto atavico che ogni persona ha, Nonie capì di essere sola. Ma non poteva provarlo solo col ragionamento: si chinò, si tolse una scarpa, la tenne sollevata per un secondo, e la gettò dall'altra parte del salotto. Ci fu un tonfo, e basta. Nessun rumore, nessun passo. Nulla. Pensò che il trucco, per quanto infantile, era riuscito, ma preferì aspettare ancora. Poi, con molta cautela, molto piano, tenendosi la gonna perché non frusciasse contro il divano, tendendo in avanti una mano per non andare a sbattere contro le sedie o i tavolini, si avviò verso la porta, un passo dopo l'altro, sempre tesa. Aveva ritrovato l'orientamento ma le ci volle comunque parecchio prima di raggiungere la libertà, rappresentata dalla porta. Aveva freddo, le tremavano le mani, e non riusciva quasi a respirare. Sulla porta si fermò, guardò nel salone di ingresso: anche là non c'era luce, nessun guizzo di candela, nessun rumore. Ma almeno sapeva dov'erano le scale. Si fece strada nel buio, respirando affannosamente. Si chinò, si tolse anche l'altra scarpa e attraversò l'atrio che in quel momento le parve enorme. Lì, il fragore dell'uragano era molto più forte che nelle altre stanze e avrebbe nascosto qualsiasi rumore di un eventuale inseguitore. Nonie ebbe l'impulso di mettersi a correre verso il punto in cui pensava ci fossero le scale, e riuscì a trattenersi a malapena. Fece due o tre passi e si fermò ad ascoltare: no, non c'era nessuno. Arrivò alla scala prima di quanto avesse supposto; inciampò nel primo gradino e si afferrò al pomolo della ringhiera. Il rumore, nel buio, sembrò fortissimo; il cuore prese a batterle all'impazzata. Mentre si afferrava al corrimano e iniziava a salire, sentì la voce di Aurelia che domandava: — Chi è? Nonie si fermò impietrita. Nell'oscurità che la circondava, con la mano aggrappata alla ringhiera, non riuscì a rispondere. Non capiva dove fosse Aurelia... Dove era stata fino a quel momento? Dal basso, la voce di Aurelia tornò a domandare, in tono aggressivo: — Chi è? Dove sono le luci? Dove sono finite le candele? Chi...? — Anche Aurelia era in allarme. — Chi c'è? Nonie si staccò dalla ringhiera, si liberò dall'inerzia provocatale dal terrore, e scappò su per le scale a piedi nudi, raggiunse il pianerottolo, girò l'angolo e cercò a tastoni la porta della sua camera. Scivolò dentro silenziosamente, annaspò per trovare la serratura, e, come per miracolo, la trovò subito e chiuse la porta a chiave. Restò appoggiata contro il battente, ansimante, quasi piangendo.
Aurelia? Dopo un attimo pensò alla candela dell'ingresso, che era accesa quando lei era scesa. E al piccolo candeliere che lei stessa aveva portato di sotto e che aveva lasciato sul tavolo accanto al grande candelabro d'argento. Be', non poteva certo tornare indietro a cercarlo! Però l'oscurità della camera non era per niente allettante. Si vedeva solo la macchia più scura del grande letto e una sottilissima striscia più chiara che indicava il punto in cui la portafinestra dava sul balcone. Chissà se c'erano altre candele nella stanza! La portafinestra sbatteva con un rumore assordante; la pioggia picchiava tanto da dar l'impressione di calci dall'esterno. Doveva essersi staccato qualche gancio da una delle finestre, perché la persiana continuava a sbattere con un ritmo che pareva addirittura regolare. Troppo regolare. E il vento sembrava una voce, una voce che la chiamasse per nome... Ma era una voce! Era quella di Jim! Nel buio, Nonie corse verso il balcone. 20 Annaspò per trovare i ganci delle imposte. Li trovò, ma erano duri da maneggiare, duri e pesanti. Fuori, sotto la pioggia scrosciante, Jim continuava a chiamare: — Nonie! Nonie...! — Finalmente il gancio si mosse e la porta si spalancò lasciando entrare vento e acqua. Entrò anche Jim, pallidissimo nell'oscurità, con l'impermeabile fradicio, che si voltò subito a spingere i battenti con le spalle per poterli chiudere, per chiudere fuori quel diluvio di acqua e di vento. La stanza parve improvvisamente piena di calma; Nonie non riusciva a vedere bene Jim, ma lo sentiva respirare affannato. — Che razza di uragano — ansimò lui. — Sono salito arrampicandomi sul pergolato... Si è rotto in un angolo; ho dovuto fare un salto per arrivare alla ringhiera. — Jim... — Che c'è, Nonie? È successo qualcos'altro? L'impermeabile cadde sul pavimento; Jim tese le mani verso la ragazza, che cominciò a balbettare in modo incoerente: — C'è qualcuno... qui, in casa... di sotto... Jim la prese per le spalle. Nel buio la voce risuonò dura, tesa, spaventata.
— Cosa vuoi dire? Parla, presto! Fuori, l'uragano, nella stanza, buio, ombre e forme strane, e Jim... Jim solido e reale, l'unico che potesse respingere la minaccia. Nonie gli si aggrappò, gli disse tutto, cioè veramente poco. Ma anche Jim rimase stupito nel sentire di Aurelia. — Aurelia? Aurelia là sotto? — Devono esserci anche gli altri in casa. Roy, Lydia, il dottor Riordan. Ho visto la sua valigetta... — Hai visto anche lui? — No. — E Dick? — Roy mi ha detto che era andato a cercarti. A Middle Road. La voce di Jim ebbe un tono quasi divertito. — Lo supponevo. Ho fatto tutto quel che dovevo fare e poi me ne sono tornato indietro passando attraverso la piantagione di banane. È un vero disastro. Sembra che ci sia stato un bombardamento. Volevo essere di ritorno prima che il tempo peggiorasse... Senti, Nonie... — La voce si fece più grave. — Ieri, quando hai sentito che ti seguivano al di là della siepe, hai provato la stessa sensazione che hai provato oggi? Che strana domanda... Perplessa, Nonie rispose di no, stupita lei stessa della risposta. — Cosa c'era di diverso? — Non lo so. Cioè, sì. Oggi si trattava di un vero inseguimento. — Cosa ti fa pensare che quello di ieri non lo fosse? — Non lo so. Non so neppure perché ho risposto così. È solo che... — Che...? Continua. — È come se l'altra volta avessero solo intenzione di spaventarmi, e ci sono riusciti in pieno. Ma questa volta è stato diverso. Questa volta... — La verità fu così improvvisa che le gelò le parole sulle labbra. — Questa volta c'era veramente l'intenzione di uccidermi. Dietro a Jim, le imposte sbatterono selvaggiamente, come se la cosa di cui parlavano fosse di fuori e cercasse di farsi strada con la forza per entrare. — Stammi a sentire — disse Jim. — Ho bisogno di luce. Dov'è la candela? Oh, sì, l'hai portata giù. Andrò a prendertene una, non puoi startene così al buio. Tirò fuori i fiammiferi, ma naturalmente erano umidi e non si accesero. Nonie lo vide andare dall'altra parte del letto, frugare su un piano, e di col-
po fra le mani di Jim guizzò una fiammella che gli rischiarò il viso e i capelli neri lucidi di pioggia e gettò delle ombre negli angoli della stanza. Nell'altra mano, Jim teneva un rotolo di banconote. Nonie mormorò qualcosa e gli si avvicinò. I biglietti di banca erano piegati a una estremità, addirittura compressi. Guardandola sotto quella minuscola luce, Jim domandò: — Sono i tuoi? — Dove li hai trovati? La fiammella arrivò alle dita. Jim buttò via il fiammifero e ne accese un altro. — Sei sicura? Potresti giurarlo? — Mi sembrano proprio i miei. Aspetta, prendo il portafoglio. Sono sicura che... — Lascia stare per il momento. Sono sicuro anch'io che sono i tuoi. — Dove li hai trovati? — Li aveva il domestico. Quello con la commozione cerebrale. Li ha rubati a Hermione. — A Hermione! Ma com'è possibile? Come poteva averli lei? — Li aveva lei. Ha scoperto il ragazzo mentre glieli portava via e ha cercato di impedirglielo; quello è riuscito a sfuggirle ma, mentre correva fuori spaventato, è caduto giù dalle scale. Ora ha ripreso conoscenza e ha parlato. Il fiammifero si bruciò completamente; Jim lo lasciò cadere, e il buio sembrò ancora più profondo. Sembrava che tutta la casa fosse in ascolto; dopo un attimo, Jim aggiunse: — E non è tutto. Avevo ragione, riguardo alla pistola. Apparteneva a Dick. Me l'ha detto il ragazzo. L'aveva prestata Dick a Hermione qualche mese fa. Happy, il ragazzo, lavora in casa come domestico; l'altro, Johnny, fa il cuoco. Happy ha visto la pistola nello studio di Hermione e in camera sua. Sapeva che era quella di Dick perché lo aveva visto mentre la ripuliva. Inoltre li aveva sentiti parlare. Sa che lei se l'era fatta prestare, ma il perché non lo sa. — Probabilmente perché aveva paura! — esclamò Nonie. — Forse. — Paura. Ma non si può avere paura così, senza motivo. Probabilmente si era sentita minacciata. Da chi? — Adesso è facile immaginare cosa dev'essere successo — disse Jim. — È andata alla porta, già convinta che chi era là fuori volesse ucciderla. Lei aveva in mano la pistola, ma l'altro gliel'ha tolta. Forse c'è stata una lotta; forse Hermione è stata colta di sorpresa, o forse aspettava addirittura qualcun altro. Probabilmente, anzi, quasi certamente, chi l'ha uccisa sapeva che
lei aveva la pistola. — Dick! Dick lo sapeva! — Poteva saperlo chiunque. Figuriamoci se Hermione non ne avrà parlato con tutti, tanto per far sapere che, se qualcuno la minacciava, lei era in grado di difendersi con una pistola! Può anche non averlo fatto: questo non lo sapremo mai. La sola cosa che sappiamo con sicurezza, è che questa volta le è andata male. Questa volta non è stata forte a sufficienza. La pistola, che le sia stata sottratta con la violenza o con l'inganno, è servita a uccidere lei. — Anche quel ragazzo, Happy, sapeva della pistola. — Sì, ma al momento del delitto era ancora senza sensi. — Potrebbe averlo detto a qualcuno! — Potrebbe. Così come potrebbe averlo detto Dick. Il fatto è che l'arma è sparita. E anche il proiettile che sarebbe servito a identificarla. Adesso sono sicuro che è stato Dick a prenderlo... Sapeva che Riordan lo aveva estratto: avrebbe fatto carte false per averlo. Poi, quando è arrivato qui, ha visto la valigetta del medico, e quando Lydia è andata in biblioteca a togliersi l'impermeabile, ha avuto l'opportunità di frugarci dentro. Il proiettile c'era e se l'è preso. È soltanto una mia ipotesi, ma credo che sia giusta. — Allora è stato Dick a uccidere Hermione? Jim non rispose alla domanda; disse invece: — Devo andare a fare una cosa, adesso. Voglio che tu te ne stia qui e che... Quella faccenda dell'inseguimento al di là della siepe e del machete mi è sempre sembrata strana, quasi preordinata. Secondo me, se fosse stato veramente un tentativo per farti del male, tu non saresti riuscita a cavartela, non ce l'avresti fatta a rientrare in casa. Hermione è stata uccisa, senza possibilità di scampo; Seabury anche. Lo so che è crudele parlare a questo modo, ma è stato proprio così. Il fatto è che tu eri sola e lontana da casa, senza nessuno che vedesse: l'assassino poteva fare esattamente tutto quello che voleva. Invece si è limitato a metterti addosso una gran paura e a lasciare un machete in terra, a testimoniare che quel che dicevi era vero, che c'era veramente qualcuno. Inoltre il machete poteva far pensare a un lavoratore impazzito, a un maniaco... Qualcosa del genere. Questa volta, invece, è diverso. Non so dirti perché, ma lo sento. Prima non costituivi un pericolo; adesso invece... Sarà meglio che ti cerchi una candela. — Brancolando nell'oscurità, andò verso la piccola scrivania. Accese un fiammifero, si guardò in giro e aprì un cassetto: — Dovrebbero essercene, da qualche parte. Nonie si mise anche lei a frugare nei cassetti. Sullo scrittoio c'era ancora
la lettera che lei aveva cominciato a scrivere a sua zia, e Jim parve singolarmente interessato. Colpita dalla imprevedibilità degli eventi, Nonie disse: — Stavo scrivendola il pomeriggio che sei venuto qui per dire che te ne andavi. Mentre la scrivevo, ho capito che... Jim continuava a guardare le parole scritte sul foglio bianco. La fiammella del fiammifero gli rischiarava gli zigomi e il mento; lo sguardo era strano, fisso, assente. Quando la fiamma gli arrivò alle dita, Jim lasciò cadere il fiammifero con un'esclamazione soffocata. — Cos'hai letto? Perché hai quell'aria? — Niente, niente... Nonie, fa' come ti ho detto. — Ancora una volta, il buio parve più denso e opprimente. La ragazza riusciva a malapena a scorgere i contorni del viso e delle spalle di Jim. Forse era il fatto di essere ripiombati nel buio che dava alla voce di Jim quella nota spaventata. — Adesso vado. Tu resti qui e non ti muovi. Promettimelo. — Che cosa vai a fare? — C'è il chiavistello alla porta? — Sì. — Mettilo, allora. Nella mente di Nonie balenò un sospetto. — Jim, tu sai chi è stato a uccidere Hermione! Jim non rispose. Nonie allungò le mani, riuscendo a toccare la stoffa ruvida delle maniche. — Lo sai! — Credo di sapere perché è stata uccisa. Credo dì saperlo, ma non posso provarlo, a meno che... — Jim si interruppe per riflettere, mentre il vento si abbatteva contro le finestre spezzando rami, distruggendo i rampicanti. — A meno che Dick non sia anche lui tornato da Middle Road — aggiunse quasi tra sé. — A meno che... — Strinse le mani di Nonie tra le sue. — Fa' come ti ho detto: chiudi bene la porta. Io torno subito. In quello stesso istante la porta si aprì e furono investiti da uno sprazzo di luce di una torcia elettrica che li abbagliò. — Sei tu, Dick? — domandò Jim, Era Dick. Entrò con in mano la torcia elettrica che, di riflesso, illuminava anche il suo viso, mettendo in evidenza gli occhi accesi. Troppo accesi... — Scusa, Nonie, ma ero sicuro di trovare Jim qui. Sono venuto per arrestarlo. — So tutto della pistola, Dick. La lampada ondeggiò leggermente. — Il ragazzo ha detto che Hermione se l'era fatta prestare da te. Non esi-
steva nessun'altra arma, a Middle Road. Sei stato tu a eliminare il proiettile: lo sapevi che era stato sparato dalla tua pistola. Ci fu un lungo silenzio, ma questa volta la lampada rimase immobile. — Era una prova d'accusa, Dick. Io non posso biasimarti per esserti liberato del proiettile, ma non puoi arrestare me... — Non posso? Sei stato tu a spararle, non io. Può darsi che sia stata uccisa con la mia pistola, ma non si sa. Quello che so con certezza è che ora una pistola ce l'ho. Me l'ha data Wells, nel caso che avessi dovuto arrestarti. Mi ha dato ordini precisi: di arrestarti se succedeva qualcosa. Seabury è stato assassinato e oggi pomeriggio tu te ne sei andato a Middle Road, non so a fare che cosa. Molto probabilmente a nascondere qualche prova evidente. Wells mi ha dato degli ordini — ripeté Dick con quella sua voce roca — degli ordini e una pistola. Andiamo, Jim. — Chi altri sapeva che Hermione aveva la tua pistola? Perché se l'è fatta prestare? Di chi aveva paura? — Se aveva paura di qualcuno, non è venuta a dirlo a me; e se ha detto della pistola a qualcuno, io non lo so. Ma avrebbe potuto saperlo chiunque. Tu, per esempio. Tu abitavi là: potresti averla vista. — Dov'è Riordan? — Non lo so. Adesso andiamo, Jim. Jim cedette senza opporre resistenza. Si avvicinò alla porta con molta calma e piuttosto in fretta, tanto che l'altro girò in fretta la torcia per tenerlo d'occhio. Ma Jim non fece alcun tentativo per impadronirsi della lampada o della pistola. Giunto alla porta, con la luce in piena faccia che si rifletteva negli occhi facendogli brillare i capelli bagnati, si voltò e disse a Nonie: — Ricorda quel che ti ho detto. Torno subito... A Nonie sembrò impossibile che Dick avesse un'arma. Quando gliela vide in mano, le sembrò corta, squadrata, terribilmente assurda. Le spalle di Dick le impedirono la vista di Jim e della luce; si affrettò alla porta e la chiuse, obbedendo senza pensare, rimanendo appoggiata al battente. Rimase un bel po' senza muoversi. Era come se corpo e mente rifiutassero di accettare quanto avevano sentito e visto: Jim che se ne andava tranquillamente con Dick Fenby... Jim tratto in arresto, seguito da Dick con una pistola in pugno. Fenby doveva aver detto la verità sugli ordini avuti dal maggiore Wells, pensò Nonie dopo un po'. E anche per quel che riguardava la pistola: gliel'aveva sicuramente data Wells, perché lui aveva dichiarato di non averne
nessuna, ma perché non aveva detto di averla prestata a Hermione? Chissà perché Hermione aveva avuto paura... Nonie non si soffermò su quella domanda perché i suoi pensieri erano tutti rivolti all'arma. Doveva essere facile controllare se la pistola nelle mani di Dick era la sua. Così come si poteva controllare e dimostrare l'autenticità degli ordini del maggiore Wells, della pistola data da Wells... No, Dick non poteva aver raccontato storie a quel proposito. Era tutto vero. E Jim, che cosa voleva fare? Come poteva fare qualcosa con Dick che lo teneva d'occhio e poteva anche rinchiuderlo in una stanza? A meno che non fosse lo stesso Dick a voler tentare la fuga, visto che Jim sapeva della pistola... Dick conosceva l'isola come pochi. Se c'era un uomo che poteva fuggire durante un uragano furioso e disastroso come quello che stava imperversando, quell'uomo era Dick. Solo che una fuga equivaleva a un'ammissione di colpa: no, Dick non sarebbe fuggito. Sarebbe rimasto e avrebbe affibbiato la colpa a Jim. Le persiane continuavano a sbatacchiare; degli alberi erano caduti contro il balcone, che pareva scricchiolare; la stanza era ancora più buia. Jim aveva detto qualcosa sulle candele... Nonie si spostò e fece il giro della camera alla ricerca di fiammiferi su qualche tavolino. Sentì di nuovo scricchiolare i rami dell'albero spezzato e il vento che premeva impetuoso contro le finestre. Trovò una scatola di cerini, ne accese uno, e constatò con sgomento che ne rimanevano solo altri tre. Cercò di riparare la fiammella mentre continuava a frugare nei cassetti e nella scrivania, ma fu costretta ad accenderne un altro prima di convincersi che non c'era nessuna candela. Rimaneva ancora da cercare in bagno, un bagno vecchio stile con un'unica porta, quella che immetteva nella camera da letto. Nonie dovette usare un altro fiammifero per dare un'occhiata all'interno dell'armadietto dei medicinali fissato alla parete, ma anche lì non c'erano candele. Ormai non sapeva più dove cercare. Tornò in camera, ricordando d'improvviso di non avere rimesso il gancio alle persiane dopo che Jim era entrato dal balcone. Forse lo aveva rimesso lui, ma doveva sincerarsene. Vi si diresse in tutta fretta, presa da una improvvisa ondata di panico, ma a metà stanza si fermò ad ascoltare, senza sapere che cosa. Rimaneva un solo fiammifero: lo accese in fretta tenendolo in.alto per guardarsi attorno. Non c'era nulla di diverso, nulla di cambiato. Si voltò di nuovo verso la porta del balcone e posò la mano sul gancio, ma non capì se era o no chiu-
so, perché l'albero scricchiolò nuovamente. Solo che lo scricchiolìo non proveniva dal balcone; era molto più vicino, addirittura all'interno della camera. Non poteva essere. Nonie si voltò, sempre col fiammifero acceso in mano. Era la porta del grosso e vecchio armadio che produceva lo scricchiolio! Scricchiolava ed era socchiusa di due o tre centimetri; e mentre lei restava impietrita a guardare, continuava ad aprirsi lentamente, quasi impercettibilmente. Il cerino diede un ultimo guizzo e si spense. 21 — Non muoverti! Le imposte ripresero a sbattere; l'albero... no, la porta! Era la porta del vecchio armadio che scricchiolava! Lì, nella camera, nel buio! Ci fu un altro scricchiolio, seguito da un rumore leggerissimo, il rumore di un movimento. Sembrava incredibile che potesse essere così leggero e furtivo! Nonie si mosse senza accorgersene finché non si trovò con la schiena contro il muro, senza poter indietreggiare oltre. — Ti ho detto di non muoverti! Si era forse spostata un po' verso la porta, continuando a reggersi alla parete? Sentì la propria voce dire sommessa, stridula e piagnucolosa al tempo stesso: — Perché... Perché... Nessuna risposta. Continuò a scivolare contro il muro e, di colpo, scoppiò in un pianto. Dal buio uscì una mano che le chiuse la bocca, spingendola nel contempo verso una poltrona. Nonie urtò un tavolino provocando un gran fracasso, ma non senti assolutamente nulla. Avvertiva solo il buio che l'avvolgeva. Poi, a poco a poco, avvertì anche la voce. — Mi sono impadronito della pistola di Dick, così diranno che è stato lui. Sarebbe stato tutto diverso, se tu non mi avessi truffato a questo modo, se tu avessi avuto i soldi che dovevi avere! Sarebbe bastato un testamento, uno scivolone sugli scogli, un incidente con la barca. Sarebbe stato molto più facile. Come potevo sapere che tuo padre aveva sperperato tutta la sua fortuna! Come potevo sapere che non avresti portato neanche un soldo a Beadon Gates! Comunque me la caverò ancora, e continuerò ad avere la
mia casa, la mia posizione sociale... Se riesco a impedire che Jim venga impiccato, salverò tutto quanto, riavrò tutto. Solo bisogna che trovi il modo per aiutarlo... Se non fosse per te, sarebbe al sicuro. Sarebbe stato su quell'aereo per New York, lontano da qui. Ma riuscirò a tirarlo fuori... L'unico pericolo per me sei tu e la tua maledetta mazzetta di banconote. Tu... — Roy! Roy! No, non... Un'ondata di terrore, scatenata e selvaggia, si riversò su Nonie, sommergendola. La ragazza si mosse alla cieca cercando la fuga. Le imposte continuavano a sbattere come scosse da qualcuno. Ma no, non erano le imposte, era la porta! Qualcuno stava scuotendo la porta! Ma l'ondata di terrore continuava a persistere, a gonfiarsi nel buio, soffocando la ragazza, paralizzandola. — Sono pronto a sparare. Sparerò anche a Jim se è necessario. Se solo fai una mossa falsa, se dici soltanto una parola per metterli in guardia, sparo. La porta dell'armadio si richiuse. Dal corridoio arrivavano voci che chiamavano Nonie, allarmate. Fino a quel momento lei non le aveva neppure udite: si avviò, sempre alla cieca, cercando la porta, brancolando alla ricerca di qualcosa che doveva esserci, una cosa molto importante per la sua vita... Oh sì, il chiavistello! La serratura! Nient'altro che un minuscolo pezzo di metallo. — Per l'amore del cielo, Nonie, apri la porta! — La voce di Jim era così imperiosa che Nonie trovò immediatamente il chiavistello e la porta si spalancò lasciando entrare Jim, il dottor Riordan e, con loro, un grosso candelabro pieno di candele accese. Il dottor Riordan lo teneva tanto alto da eliminare ogni angolo oscuro dalla camera. Nonie non ebbe il coraggio di guardare se la porta dell'armadio era socchiusa; doveva tenere Jim fuori dalla portata della pistola di Roy; doveva fare in modo che i due uomini uscissero dalla stanza. Ma una volta dentro, non ci fu modo di trovare una scusa per rimandarli fuori, anche perché Jim era andato a mettersi davanti alla finestra. Nonie si sentì mancare il cuore: l'uomo che amava era esattamente di fronte al grande vecchio armadio. Ma perché, perché Jim doveva andare a mettersi proprio in quella posizione? Non riusciva a pensare, eppure doveva inventare una scusa! Ma che cosa? Una scusa non pertinente poteva mettere Jim e Riordan sull'avviso... No, prima di tutto doveva far spostare Jim da quella posizione pericolosa, e poi avrebbe pensato...
Riordan stava osservandola. Il volto magro appariva stravolto sotto la luce ondeggiante delle candele, ma la voce risuonò molto grave. — Sarà un brutto colpo per voi. Sarà meglio vi prepariate... Nonie mosse le labbra per dire: "Lo so già", ma ammutolì di colpo, terrorizzata di quanto era stata sul punto di dire, con Jim, il suo Jim, il suo caro, amatissimo Jim, messo là come bersaglio, senza alcuna protezione. In effetti, però, non aveva detto assolutamente nulla; sentì la gola secca, le labbra di ghiaccio, e vide che anche Jim stava osservandola in modo strano, un modo che la colpì. Teneva gli occhi quasi socchiusi, aveva il volto rigido come un pezzo di marmo, e sembrava furibondo. Con voce metallica, Riordan annunciò: — Il testimone principale sarò io. Sono stato io a vederlo tirar fuori la pistola da dove l'aveva nascosta, sotto una siepe in giardino. Oggi pomeriggio, prima di andare a Middle Road, Jim mi aveva detto di andare a guardare, perché, secondo lui, l'assassino di Hermione doveva essersi tenuto l'arma con la quale l'aveva uccisa. L'ho tenuto d'occhio, ma è rientrato in tutta fretta e non sono più riuscito a trovarlo. "Lo so: è qui, proprio in questa stanza!" Nonie avrebbe voluto gridarlo a tutti, ma si costrinse a rimanere muta. — Ne sono sicurissimo. Lo so che sarà un colpo terribile, ma non c'è ombra di dubbio. Soltanto la persona che aveva ucciso Hermione poteva sapere dov'era nascosta l'arma. Soltanto... Jim interruppe Riordan dicendo in fretta, con un'aria strana: — Avanti, diglielo. Dille che cosa è successo. Perfettamente immobile, Jim sembrò non vedere neppure le mani di Nonie tese in un gesto supplichevole. — D'accordo. Glielo dico... — cominciò il medico. Ma quasi non lo sentì. Riordan parlò di denaro, di denaro che uno dei domestici aveva rubato a Hermione... Ma erano cose che lei sapeva già. — Siediti, Nonie — disse Jim. — Sei talmente pallida... Va' a sederti accanto al dottore. Il dottor Riordan le prese una mano, e lei si trovò seduta in una poltrona. Da dov'era poteva vedere benissimo l'armadio; era un'idea sua, o la porta si era scostata un po' di più? Lanciò un'altra rapida occhiata, ma non riuscì ad accertarsene. — Mi dispiace darvi questa notizia — fece Riordan — ma tanto, prima o poi dovreste saperlo. È stato Roy a uccidere Hermione. Il fatto era che lei lo sapeva già. Sapeva già tutto di Roy Beadon di Bea-
don Gates, di quella sua nascosta natura violenta, della sua profonda enorme cattiveria, della sua intenzione di sposare una donna ricca e di costringerla a fare immediatamente testamento per poterla poi gettare giù da uno scoglio, o simulare un incidente di mare. E tutto questo solo per denaro. Il suo denaro... denaro che non esisteva più! Nonie mosse le labbra ma non ne uscì alcun suono. Stava parlando Jim, ora. Parlava in fretta, ma con tono indifferente le sue parole la invasero di terrore. Perché parlava in quel modo così incurante, così tranquillo, come se si trattasse di cose che non avevano nulla a che fare con loro due? Bisognava che lo allontanasse da quel punto pericoloso... Se si spostava, se usciva in corridoio, se fingeva di svenire, forse... No, non poteva. Roy aveva detto che avrebbe sparato, e sicuramente lo avrebbe fatto. Aveva già ucciso due volte: non aveva più nulla da perdere. — ... Deve aver promesso a Hermione di farsi dare i soldi da te — stava dicendo Jim, continuando con quel tono strano. — I tuoi tremila dollari deve averli presi solo per tenerla tranquilla per un po'. Mia zia ha subito immaginato che i soldi per l'aereo me li aveva dati lui, e lui, con ogni probabilità, le ha detto che non poteva averne altri finché non vi foste sposati. Quasi certamente c'è stata una lite violenta dopo che noi ci siamo diretti a Elbow Beach, e come anticipo di quel che le avrebbe dato dopo avere sposato una ragazza ricchissima, Roy ha consegnato a mia zia le banconote che aveva preso dal tuo portafoglio. Le ha prese unicamente perché non aveva denaro, e Hermione lo teneva in pugno... Deve essere successo tutto nello stesso momento: la scoperta che tu non avevi più un soldo, la mia partenza, l'arrivo di Hermione che esigeva il suo denaro... Tutto insieme. Roy doveva prendere tempo, tranquillizzare Hermione, vedere di soddisfare, almeno in parte, le sue richieste. Roy ha scoperto che tu non avevi più nulla il pomeriggio in cui mi hai accompagnato a Elbow Beach, quando è arrivata la posta. È stato quando ti ha detto della lettera che ho capito che c'era qualcosa che non andava. Perché la lettera era indirizzata a te, e lui l'aveva aperta. Se tu gli avessi chiesto perché lo aveva fatto, poteva inventare una scusa plausibile, ma il fatto era che l'aveva aperta, cosa che mi ha fatto subito pensare che l'aspettava e che era ansioso di sapere con precisione a quanto ammontasse la tua eredità. La voce di Riordan interruppe l'esposizione di Jim: — Come fai a sapere che quei soldi li ha presi Roy? Malgrado quella sua nuova aria distaccata, Jim sembrò improvvisamente
più attento. — Perché Roy mi ha dato delle banconote per il biglietto dell'aereo, e me n'è rimasta ancora una. Una che è piegata esattamente come quelle che ha rubato Happy. Happy aveva esattamente duemilaseicento dollari. — Allora, se ho ben capito — intervenne Riordan — Roy le ha prese a Nonie e le ha date a Hermione per tenerla tranquilla in attesa di trovare una soluzione migliore, anche perché non le avrebbe certo detto che Nonie non era la ricca ereditiera che lui sperava. Dopo che voi due siete andati a Elbow Beach, Hermione se n'è tornata a casa con quei soldi e quel ragazzo glieli ha rubati. Lei ha cercato di riaverli indietro, ma quando il ragazzo è caduto e si è fatto male, ha preferito non far nulla nel timore che la accusassero di avere provocato l'incidente. Non si sa mai, il ragazzo poteva anche non riprendersi... Sì, questo lo capisco benissimo. Quel che non capisco è perché Roy avrebbe dovuto impadronirsi del denaro di un altro e perché avrebbe dovuto darlo a Hermione. Questa volta si udì distintamente uno scricchiolio, ma Nonie non sollevò lo sguardo. Non avrebbe guardato verso l'armadio per tutto l'oro del mondo. Bisbigliò solo: — Jim... Ma Jim non rispose a lei; rispose a Riordan: — C'è un'unica ragione. Una ragione pura e semplice: le doveva dei soldi. — Roy? — Riordan lo guardò incredulo. — Roy? — L'unica ragione per cui una persona ruba tremila dollari è perché ne ha bisogno. Non ce ne sono altre. — In tal caso ci dovrebbe essere qualcosa di scritto. — Anche se c'era, Roy lo avrà distrutto. — Impossibile. Non ne ha avuto il tempo, dopo averle sparato. A meno che... A meno che non l'abbia raggirata. Potrebbe averle detto che aveva i soldi e averla indotta a tirar fuori il foglio dalla cassaforte. Forse... — Probabilmente non lo sapremo mai. Comunque la prova importante è la pistola. — Be', quella gliel'ho vista prendere io. Su questo non ci sono dubbi. Deve essersela portata via dopo avere sparato, pensando che, se si fosse trovato nei pasticci, poteva sempre usarla per accusare Dick. Forse non aveva intenzione di uccidere Hermione. Forse si è trattato di una disgrazia: lei gli ha aperto con la pistola in mano, hanno litigato, lui ha cercato di disarmarla, e nella lotta è partito un colpo. Dick Fenby aveva ascoltato tutto dalla soglia e aveva cominciato a parlare; Nonie non si era nemmeno accorta della sua presenza. — Chiunque si facesse prestare un centesimo da Hermione, sarebbe sta-
to in suo potere per il resto della vita. Quando riusciva a mettere le grinfie su... — Dick si interruppe un istante, poi esclamò: — Ma certo! La sera che è venuta a cercarmi ha continuato a fare dell'ironia a proposito di Roy. Gli ha detto che era un gentiluomo della vecchia scuola, che era degno di fiducia, che la sua parola aveva lo stesso valore di una obbligazione bancaria... Ecco cosa ha detto! Ogni parola era una stilettata, un segnale minaccioso. Così Roy è andato da lei, e hanno litigato. E Seabury deve avere immaginato. .. — Seabury sapeva — disse Jim. — Sono sicuro che sapeva la verità. Ho continuato a ripensare a tutto quello che avevamo detto mentre Seabury era ancora presente. E due cose mi hanno fatto immediatamente pensare a Roy, me lo hanno indicato come delle frecce. La prima, i sandali... — I sandali...? — I sandali verdi di Hermione. Quando Seabury e io l'abbiamo trasportata in casa, le sono scivolati dai piedi, e Nonie li ha messi da qualche parte, fuori vista. Ricordo di averli cercati per raccoglierli, ma non li ho più trovati. Roy, che era arrivato dopo, parlando con Seabury disse qualcosa a proposito dei sandali verdi. Come faceva a saperlo? Per saperlo, doveva averli visti. L'altra cosa sono stati gli investimenti, i titoli di Lydia. Lydia costituiva l'alibi di Roy: lui aveva detto che si era fermato da lei perché lei aveva voluto dei suggerimenti per cambiare tipo di investimenti. Ma Seabury doveva sapere che il denaro di Lydia consisteva in una rendita annuale e che non poteva cambiarla; Seabury lo sapeva di sicuro. — Roy potrebbe avere inventato quella scusa perché non voleva far sapere quello di cui lui e Lydia avevano parlato. Non significa nulla. — No, io sono convinto che quelle parole hanno messo in allarme Seabury, sono state per lui un filo conduttore. Inoltre Seabury sapeva anche che Nonie avrebbe dovuto far presto testamento. Troppo presto. Addirittura prima del matrimonio. — A favore di Roy? — Nonie capì che Dick stava rivolgendosi a lei, ma non riuscì a sollevare la testa, perché, se si muoveva, i suoi occhi sarebbero subito corsi là dove non dovevano. Comunque fu Jim a rispondere: — L'ho saputo solo pochi minuti fa. Nonie se l'era scordato. Era nella lettera che aveva scritto a sua zia. — Sospettavi già di Roy prima ancora che ti dicessi che lo avevo visto prendere la pistola? — fece Riordan. La voce di Jim tornò chiara e forte. — Ho cominciato a sospettare quando ho visto quanto si dava da fare per salvarmi. Ogni volta che rischiavo di
essere accusato di assassinio, c'era sempre qualcosa che lo evitava. Ho cominciato a sentire che... che c'era qualcuno che mi proteggeva. E quel qualcuno era sempre Roy. — Ora non c'era più indifferenza o noncuranza nelle parole di Jim; ora parlava come se fosse stato in un'aula di tribunale. — Prendiamo per esempio la incredibile storia del machete di ieri mattina, mentre Nonie camminava lungo la siepe. Se qualcuno avesse voluto ucciderla, non avrebbe potuto sperare in una occasione migliore! Ma l'unico risultato è stato che la cosa ha evitato che l'alto commissario mi arrestasse immediatamente, com'era sua intenzione. Io ero con lui quando era successo il fatto. — Vuoi dire che è stato Roy a seguire Nonie? — Sì, credo di si. La possibilità l'aveva: bastava passare attraverso la piantagione di banani per tornare indietro prima che Aurelia potesse telefonare. Roy non aveva alcuna intenzione di far del male a Nonie, non ancora. Voleva soltanto farci credere che l'assassino era qui mentre io ero con l'alto commissario. E la cosa ha funzionato. Oggi, poi, ha assicurato che sarebbe riuscito a ritrovare la pistola, in modo da impedire che tu mi arrestassi. Tu stavi per incriminarmi per omicidio, e Roy sapeva perfettamente quanto sarebbe stata grave la cosa. Se ti ricordi, appena hai detto che mi volevi arrestare, lui ha affermato che avrebbe ritrovato l'arma. Come l'ho sentito, ho pensato che doveva averla nascosta lui da qualche parte, che non l'aveva gettata via, ma l'aveva nascosta nel caso gli servisse per scagionare se stesso o me. — Lo so, Riordan me l'ha detto. Ha fatto esattamente quel che gli hai suggerito tu. Ha finto di uscire ed è tornato immediatamente indietro per stare a guardare quel che avrebbe fatto Roy. E Roy è andato a recuperare la pistola. Eppure non riesco a crederci! — L'ha fatto esclusivamente per salvare me, e quasi certamente aveva intenzione di dire che l'aveva trovata in camera tua, Dick, per incriminare te al posto mio. Secondo me, sperava che fossi tu a ritrovare Hermione. Così, alla fine, il capro espiatorio saresti stato tu. Evidentemente sapeva che Hermione aveva la tua pistola. — Forse sono stato proprio io a dirglielo. O forse glielo avrà detto Hermione. — Dick si sfregò gli occhi. — Ho cercato dappertutto, ma Roy in casa non c'è. "Come ti sbagli! È proprio qui e ha la pistola! È qui dentro, vicinissimo!..." Nonie non lo disse, ma ne ebbe l'impulso. Si mosse senza sapere cosa fare. Alle spalle di Dick si sentì la voce di Lydia. — Dov'è Roy? Vo-
glio parlargli. Io... Che cosa è successo? — Gli occhi splendidi passarono velocemente da uno all'altro dei presenti. Si aggrappò con una mano allo stipite della porta. Jim disse con dolcezza: — Adesso sappiamo la verità, Lydia. Tu l'hai sospettato, ma adesso lo sappiamo per certo: è stato Roy a uccidere Hermione. Le labbra della donna tremarono; con voce soffocata, Lydia disse: — Non avrei mai lasciato che ti impiccassero, Jim. Io amo Roy, l'ho sempre amato, ma non avrei lasciato che ti impiccassero. Avrei detto tutta la verità. — Non era con voi quando Hermione fu uccisa? — domandò Riordan. — Mi ha detto di dire che lo era. Mi ha detto che non era stato lui a ucciderla, ma che aveva dichiarato di essere stato con me. E in effetti, per un po' c'era stato. Avevamo... Avevamo litigato per il suo matrimonio... Lui sposava Nonie solo perché lei stava per ereditare un mucchio di soldi. La proprietà stava andando in pezzi e Roy non sapeva più cosa fare. È un uomo pieno di orgoglio!... Poi, quando ha saputo che il padre di Nonie, che a suo parere doveva essere ricchissimo, stava per morire, è andato a prendersi la ragazza e l'ha portata qui dicendomi che doveva sposarla perché avrebbe portato tutto il denaro necessario per Beadon Gates. — Parlaci dell'altra sera, Lydia. Cos'è successo? — Al primo momento non ho assolutamente pensato che potesse essere stato lui a uccidere Hermione. Mi aveva accompagnata a casa, e poiché io non riuscivo a sopportare l'idea di quel matrimonio, abbiamo finito col litigare. Lui è risalito in macchina e se n'è andato furibondo, ma dopo poco è tornato indietro. Mi ha detto che era dispiaciuto di quanto era successo e che era tornato per far pace. Più tardi, quando ho saputo che Hermione era stata assassinata, Roy mi ha detto che se dicevamo che avevamo litigato, se si fosse saputo, Nonie avrebbe potuto capire come stavano le cose. — Lydia arrossì. — Mi ha detto che non voleva che Nonie sapesse che lui amava me, e che perciò non dovevamo dire a nessuno di aver bisticciato, e che lui se n'era andato per ritornare una mezz'ora dopo. Dovevamo dichiarare di essere sempre stati insieme. E io gli ho creduto; non avevo alcun motivo per dubitare. L'ho creduto finché non è stato ucciso Seabury; fino a oggi, quando ho saputo che Nonie non aveva soldi e che lui lo sapeva già dall'altro giorno e non me lo aveva detto. Solo che... che continuo ad amarlo... Ma esiste pur sempre un qualcosa chiamato coscienza: non avrei mai potuto lasciare che ti impiccassero, Jim. Già, la coscienza! Nonie posò per un attimo lo sguardo sull'armadio.
Non si sentiva alcun rumore, nulla si muoveva. Come potevano, gli altri, capire che là dentro si nascondeva l'assassino? — Era il denaro di Nonie che voleva? — domandò ancora Jim. — Mi ha detto che non poteva farne a meno. Si era fatto prestare dei soldi e doveva restituirli, altrimenti avrebbe perso la piantagione. — Chi glieli aveva prestati? — Non lo so. Ma ho pensato che fosse stata Hermione. Me lo hanno fatto pensare le sue parole... quella sera, qui, poco prima che fosse uccisa. — Lydia si lasciò cadere su una poltrona coprendosi il volto con le mani, e scoppiò in un pianto. — Che cosa volete fare? — domandò poi tra i singhiozzi. Nonie diede un'altra occhiata all'armadio e balzò in piedi con la gola secca, le labbra irrigidite; Jim, che stava osservandola, si scagliò contro l'armadio che stava aprendosi. Lydia gettò un grido. Dalla pistola partirono diversi colpi che finirono tutti sulle pareti. Stretto tra Jim e Dick, Roy cercava di liberarsi. Riuscì a spingere una poltrona contro Dick e, con uno strattone, si liberò di Jim. Ci furono altri spari, questa volta verso il soffitto. Lydia continuava a urlare, mentre Roy, con un balzo, si spinse in avanti e raggiunse la portafinestra. Il fermo non era più stato inserito: bastò che spingesse, e quella si aprì. Saltò sul balcone e si tuffò verso l'esterno, nel rumore infernale del vento e della pioggia, fra le grida dei presenti. Poi, di colpo, nel buio della notte, non ci fu altro che pioggia e vento, e il rumore di una porta che sbatteva. E il pianto di Lydia. Dick si rimise in piedi sfregandosi la mascella; Jim impugnò la pistola con l'intenzione di seguire Roy, ma Riordan lo fermò: — Lasciamolo andare. Come per miracolo, la gola di Nonie si sbloccò: — Tu lo sapevi... Lo sapevi che era là dentro. — Certo. — Jim la guardò e le andò vicino. — Ho visto il tuo sguardo, ti ho visto quel segno rosso sul viso. Ho aspettato perché volevo che sapesse le prove che avevamo. — Le posò una mano sulla guancia. — Quando ho capito che... ho perso la testa. Non mi importava assolutamente niente di quel che poteva capitargli. — Non merita alcuna compassione — osservò Riordan. — Può tornare indietro — bisbigliò Nonie. — No, non tornerà.
— Jim, mi sai dire perché cercava di salvarti? — domando Dick. — Avrebbe potuto lasciarti incolpare tranquillamente. Invece è andato a riprendere la mia pistola per proteggere te e gettare la colpa su di me, cosa che già di per sé dimostra che il colpevole è lui. Ma se non avesse fatto quest'ultima mossa... — Era l'unica possibilità che aveva per rifarsi. Per tornare in auge. E per salvare la piantagione. Riordan ha detto che forse non aveva intenzione di uccidere Hermione. Forse no, ma potrebbe anche darsi che, seppure inconsciamente, ne desiderasse la morte. Perché, vedi, morta Hermione, ereditavo tutto io; e noi, Roy e io, avevamo progettato di gestire le piantagioni insieme, in società. Questo avrebbe salvato la sua piantagione, la sua casa, il suo orgoglio: avrebbe salvato tutte le cose per cui viveva. Io credo che abbia preso la decisione di agire il pomeriggio in cui ha saputo che Nonie non avrebbe ereditato nulla. Solo che io, tornando indietro, gli ho rovinato tutto. Lui non se lo aspettava, pensava che io avrei avuto un alibi di ferro. Era essenziale per il suo piano, perché, come erede di Hermione, gli sarei stato enormemente grato della sua offerta di entrare in società con lui, e nessuno avrebbe mai potuto sospettare di me, perché al momento del delitto io mi sarei trovato su un aereo in volo. Doveva salvarmi a tutti i costi, altrimenti il suo progetto andava a rotoli. Se mi impiccavano per la morte di Hermione, lui era finito. Nonie pensò alle parole di Roy: "Ucciderò anche Jim... Anche Jim..." Volse lo sguardo in giro: sulla soglia era comparsa Aurelia che doveva aver sentito tutto. — Lo temevo! Lo temevo! Lui non era un piantatore, Jim; Non capiva nulla della piantagione. Sbagliava sempre tutto, ma era troppo orgoglioso per ammetterlo. — Guardò Nonie. — Ero io che volevo che ti sposasse. Pensavo che l'avresti reso felice: avrebbe avuto i tuoi soldi, cosa che l'avrebbe aiutato molto, perché avrai visto anche tu in che stato è la piantagione... ma, più di tutto, mi faceva piacere che avesse una moglie come te. Sarà l'ultimo dei Beadon di Beadon Gates... Che ne sarà di lui, Jim? Che cosa farà? Ci fu un silenzio imbarazzato, nessuno guardava gli altri direttamente. Infine Dick si avvicinò ad Aurelia e la condusse fuori, dicendole: — È meglio che sia finita così. Si alzò anche Lydia, col viso bagnato di lacrime, e uscì anche lei in fretta, tentando di tenere alta la testa. — Credo che abbia preso il motoscafo — disse Riordan dopo un po'. —
Spera di farcela, malgrado le condizioni del mare. — Guardò Nonie e Jim. — Però non capisco perché abbia tentato di uccidere Nonie, se era questo che aveva intenzione di fare oggi pomeriggio. Era proprio quella la sua intenzione, pensò la ragazza. Era quello che aveva intenzione di fare comunque, una volta sposati, una volta firmato il testamento. Sarebbe bastato uno scivolone giù da uno scoglio o un incidente di barca, aveva detto Roy. Jim stava andando verso la portafinestra: — Perché poteva riconoscere le banconote. Doveva ucciderla prima che qualcuno le trovasse e Nonie dicesse che erano quelle che le erano state rubate. Era una cosa troppo importante, era l'anello che chiudeva quella maledetta catena. Altrimenti non le avrebbe mai fatto del male. Invece sì, pensò Nonie; invece prima o poi l'avrebbe uccisa, perché il seme della violenza era troppo radicato nel cuore di Roy. Ci sarebbe stata una caduta da una roccia poco dopo il matrimonio e il testamento... e tutto per il denaro che lei non aveva. Solo che Hermione non aveva saputo resistere al gioco del gatto col topo che pure l'affascinava tanto... E quella nuova preda si era dimostrata troppo forte. Jim e Riordan continuavano a parlare dei delitti e del modo in cui potevano essere stati progettati, facendo ipotesi che non avrebbero mai potuto controllare. Per esempio, come aveva fatto Roy a capire che Seabury sospettava di lui? Come e quando Seabury glielo aveva lasciato capire? Glielo aveva detto chiaramente oppure Roy l'aveva immaginato quando Seabury aveva tentato di mettersi in comunicazione con l'alto commissario senza farlo sapere agli altri? Nonie ascoltava senza ascoltare veramente. D'un tratto sentì Jim dire: — Il fatto è che Nonie aveva paura. Quando mi ha detto che aveva l'impressione che la casa stesse ad ascoltarla e a osservarla, ho pensato che doveva esserci qualcosa che non andava. Non si può avere paura di una cosa, si può solo avere paura di un essere vivente. E in Roy c'era un fondo di violenza, di crudeltà latente, che lui mascherava. Roy si controllava molto bene, ma evidentemente Nome avvertiva la presenza di quella crudeltà. Aveva paura senza sapere il perché. — Jim! — Nonie si alzò e andò da lui. — Jim! — Non riuscì a dire altro. Le cose che Roy aveva detto gliele avrebbe riferite un'altra volta; al momento non poteva. Jim le si avvicinò, la strinse fra le braccia e le tenne la testa contro la propria spalla. Senza vederlo, lei capì che il medico era uscito. Spinse la
testa nell'incavo della spalla di Jim e rimase lì, finalmente tranquilla, senza parlare. — Il tempo sta cambiando — disse Jim dopo un po'. — Ascolta, il vento sta calando; domani mattina ci sarà il sole. Fra qualche giorno, fra pochissimi giorni, saremo su un aereo diretti a New York. Ci troveremo a volare in un cielo azzurrissimo. — Si interruppe, la guardò e soggiunse sorridendo: — In fondo non c'è nessun altro posto così vicino al paradiso! Ma poi torneremo a casa. A Middle Road. FINE