«Magnifico, divertente, affascinante. » Oliver Sacks
Stuart Sutherland
Perché la nostra mente ci inganna e come possia...
48 downloads
673 Views
88MB Size
Report
This content was uploaded by our users and we assume good faith they have the permission to share this book. If you own the copyright to this book and it is wrongfully on our website, we offer a simple DMCA procedure to remove your content from our site. Start by pressing the button below!
Report copyright / DMCA form
«Magnifico, divertente, affascinante. » Oliver Sacks
Stuart Sutherland
Perché la nostra mente ci inganna e come possiamo evitarlo
«Avvincente e scritto in modo straordinario! " Richard Dawkins «Superbo! Questo è il libro che ogni uomo pensante dovrebbe tenere sul comodino.,. Ben Goldacre, autore di «La cattiva scienza » «Con buona pace di Aristotele, è possibile affermare che tra gli uomini i comportamenti irrazionali costituiscono la norma, non l'eccezione. Per dimostrarlo, ho raccolto molti, sconcertanti esempi di irrazionalità attinti dalla vita di ogni giorno e dalle più svariate sfere professionali, dai quali emerge che le decisioni dei medici, dei genera li, degli ingegneri, dei giudici, degli imprenditori e così via non sono affatto più razionali di quelle prese da voi o da me, sebbene i loro effetti siano spesso ben più disastrosi.", Stuart Sutherland
www.Lind::au.it
Titolo originale: lmllkmality
Traduzione dall'inglese di Lucilla Congiu
Copertina di Enzo Carena e Thc estate of Stuart Sutherland 1992, 2007 Published by Pinter & Martin Ltd 2001 AlI rights reserved
e 2010 Lindau s.r.l. corso Re Umberto 37· 10128 Torino
Prima edizione: maggio 2010 ISBN 978-88-7180-864-2
\
Stuart Sutherland
IRRAZIONALITÀ Perché la nostra mente ci inganna e come possiamo evitarlo
-
•
RINGRAZIAMENTI
Sono grato a Nicllolas Bagnall, Colin Fisher e Phil 10hnson-lAird per i loro preziosi commenti alle bozze del manoscritto. Sono profondamente in debito con ,II/in Pllrcell, sin per le sue osservazioni che per il SIlO incoraggiamento. Ringrazio le mie figlie Gay e ,ulia Sutherland per avermi aiutato a redigere /'indice analitico e le note. Sono particolarmente riconoscente alla mia segretaria, AmI Doidge, per la rapidità, l'accuratezza e lo pazienza con cui ha trascritto al computer le successive stesure di questo lavoro, nonché per lo sua abilità nell'interpretare lo mia calligrafia, sl/periore perfino alla mia. Ringrazio inoltre la Cambridge University Press e David Eddy per avermi dato il permesso di riprodurre le tabelle 3 e 4.
Prefazione
Con buona pace di Aristotele, è possibile affermare che tra gli uomini i comportamenti irrazionali costituiscono la nonna, non l'eccezione. Per dimostrarlo, ho raccolto molti. sconcertanti esempi di irrazionalità attinti dalla vita di ogni giorno e dalle più svariate sfere professionali, dai quali emerge che le decisioni dei medici, dei generali, degli ingegneri, dei giudici, degli imprenditori e così via non sono affatto più razionali di quelle preSE da voi o da me, SEbbene i loro effetti siano spesso ben più disastrosi. Ma la vera prova del prevalere dell'irrazionalità viene dall'impressionante numero di studi condotti in materia dagli psic~ logi negli ultimi decenni. Eppure le loro scoperte - a differenza di quelle dei cosmologi - sono tuttora scarsamente note al grande pubblico. Per quanto mi riguarda, benché non mi sia occupato direttamente di quest'argomento, sono rimasto affascinato dall'ingegnosità dei loro esperimenti e dalla luce che essi gettano sui complessi meccanismi della mente umana. Questo Libro costituisce una sintesi organica dei molteplici fattori che, com'è emerso da tali studi, sono alla base dei comportamenti irrazionali, tra cui le distorsioni del giudizio di origine sociale ed emotiva, come pure le tante aberrazioni del pensiero generate da errori quali il non tener conto dei casi negativi o il farsi influenzare troppo dalla prima cosa che ci viene in mente. Molti dei risultati di tali esperimenti sono così sconcertanti che la fiducia del lettore può essere messa realmente a dura prova: quasi tutti, però, sono stati riprodotti più volte. Per scoraggiare gli scettici, ho preparato un elen-
8
IRRAZIONALITÀ
co decisamente impressionante di fonti, destinato soltanto a coloro che non credono che io dica il vero o desiderano approfondire più dettagliatamente alcuni temi specifici. Ho tentato di rendere accessibili al profano contenuti spesso difficili da recepire nella forma in cui sono esposti nelle riviste tecniche; per lo più ho evitato di utilizzare concetti matematici e statistici, ma sono stato costretto a introdume e spiegame alcuni - i più elementari - verso la fine del libro. Questo non è un libro fai-da-te per imparare a pensare, tuttavia mi sono permesso di inserire alcuni spunti in questo senso alla fine dei vari capitoli; seguendoli, i lettori potranno scoprire come evitare qualcuna delle tante trappole che insidiano costantemente i loro processi mentali, sempre ammesso che siano già abbastanza razionali da desiderare di esserlo di più. Un intento realmente lodevole, se c'è del vero in queste parole di Oscar Wilde: «Non esiste altro peccato che la stupidità». Se Wilde ha ragione, l'irrazionalità è un argomento troppo importante per poterne parlare seriamente ': una massima alla quale, di tanto in tanto, anch'io mi sono attenuto. Sebbene non mi consideri affatto più razionale di chiunque altro. invito i lettori a non segnalarmi gli eventuali errori che sc0prissero in questo libro: è stato già abbastanza difficile sintetizzare la voluminosa letteratura sull'irrazionalità per sopportare di sentirsi dire che il prodotto finale è esso stesso irrazionale. Nel decidere quale pronome generico impiegare, mi sono tr0vato di fronte a un dilemma: l'uso dei pronomi maschili avrebbe potuto offendere le femministe. ma dal momento che, nella quasi totalità dei casi, essi sono utilizzati per designare persone che agiscono irrazionalmente, ho deciso che era più sicuro usare il maschile: il lettore è autorizzato a dedurne che considero le donne più razionali degli uomini. Infine, desidero salutare tutti coloro di cui ho letteralmente saccheggiato le opere: il mio debito verso di loro è esplicitamente riconosciuto nelle note che ho inserito alla fine del libro.
Stuar! Sutllerla"d ~
Sussex University, agosto 1992
PR.Ef.... ZIONE
,
' L'autore parafrasa un'altra massima di Oscar Wilde, .. Vivere è una cosa troppo importante per poteme parlare seriamente .. , tratta da Il vm taglio di Lndy Willd(17ltl'Tl', alludendo allo stile ironico adottato a tratti nel libro. La precedente citazione, invece, è tratta da ti critico come artista (N.d.T.].
Introduzione
Nel complesso, la razionalità ha sempre goduto di buona stampa. Già Amleto dichiarava: ..Che capolavoro è l'uomo! Quanto è nobile nella sua ragione!» L. E Thomas Huxley, fervente apostolo del razionalismo, andava ancora oltre: ..Se un qualche grande Potere acconsentisse a farmi sempre pensare ciò che è vero e fare ciò che è giusto, a condizione che venissi trasformato in una sorta di orologio e caricato ogni mattina prima di alzarmi dal letto, accetterei immediatamente )' offerta» l, Che la razionalità sia o meno un dono cosi prezioso come lo riteneva Huxley, è certo che le persone, se mai la manifestano, lo fanno solo sporadicamente. Pensate, ad esempio, a come rispondereste alle seguenti domande: «Che cos'è più probabile? Che una madre con gli occhi azzurri abbia una figlia con gli occhi azzurri o viceversa?» «Sono di più le parole che iniziano con la lettera "k" o quelle dove la "k" compare al terzo posto?» «Un colloquio è un metodo di selezione valido?» ((Sapendo che il fumo decuplica il rischio di cancro ai polmoni e raddoppia quello di malattie cardiache mortali, sono di più i fumatori che muoiono di tumore polmonare o di gravi cardiopatie?» «Vi considerate guidatori migliori della media? .. «Vi lascereste persuadere a infliggere scosse potenzialmente letali a qualcuno nell'ambito di un esperimento psicologico?» «Muoiono più persone d 'infarto o di incidenti ?» «Che cosa è più pericoloso: andare in bicicletta o fare un giro su una ruota panoramica?» ,(Prendete due reparti-maternità, di cui uno con una media di 45
12
IRRltZIONItUTA
nascite al giorno e l'altro di 15: in quale dei due è più probabile che il 60% dei bambini nati in un certo giorno siano maschi? .. ,, ~ sempre vantaggioso ricompensare le persone per aver eseguito bene un incarico?». A meno che non siate stati messi in guardia dal titolo di questo libro, è probabile che alcune delle risposte che avete dato a queste semplici domande siano irrazionali, come peraltro lo sono state anche alcune delle mie la prima volta che me le sono trovate di fronte. Inoltre, se avete risposto a tutte siete certamente irrazionali, perché alcune di esse non contengono informazioni sufficienti per fornire una risposta: l'incapacità di sospendere il giudizio, infatti, è una delle più diffuse forme di irrazionalità. La cultura occidentale - a partire da Aristotele, che definiva l'uomo «un animale ragionevole» - è sostanzialmente incline a credere che tutti o quasi, a meno che non siano dementi, siano al· meno in gran parte razionali. Ovviamente i nostri amici e con~ scenti lo sono meno di noi, ma nel complesso anch'essi si p0ssono ritenere tali. Non sempre, però, l'Occidente ha abbracciato queste convinzioni, men che meno l'Oriente, dove prevale tutt~ ra il pensiero mistico. È vero, le opinioni di Aristotele erano quel· le ufficiali del mondo classico, ma nel Medioevo la fiducia nella ragione umana venne largamente meno, lasciando il posto all'i· dea che le persone debbano agire sulla base della fede, e forse, ma in misura minore, delle emozioni. Fu Cartesio a riportare in auge la tesi secondo la quale l' uomo è - o dovrebbe essere - una crea· tura razionale, ossia capace di operare secondo le evidenze forni· tegli dai sensi e la propria capacità di ragionamento: una tesi che diede origine alla tradizione umanistica tuttora dominante. L'u~ mo non ha bisogno di ispirazione divina: la sua ragione basta a se stessa. Fino a poco tempo fa, i filosofi, gli psicologi e gli econ~ misti davano per scontato che gli uomini agissero per lo più in base a criteri razionali. il grande filosofo Gilbert Ryle ha affermato: "Lasciamo pure che lo psicologo ci spieghi perché ci facciamo trarre in inganno: possiamo sempre replicare, a noi stessi come a lui, che non è ve-ro» l, In altre parole, egli riteneva che la razionalità fosse la nor·
INTRODUZIONE
IJ
ma, o, se preferite, una realtà indiscussa: credeva infatti che solo le azioni che si discostano da essa necessitino di essere spiegate. Ryle conduceva una vita claustrale al Magdalen College di Oxford, un contesto in cui forse non è troppo difficile agire razionalmente, ma anche Sigmund Freud, che pure, a Vienna, non interagiva con accademici esangui, bensì con pazienti nevrotici e con colleghi spesso altrettanto nevrotici, condivideva l'approccio di Ryle. Freud partiva dal presupposto che i comportamenti razionali siano la norma: perciò tentava di spiegare solo le azioni irrazionali, soprattutto i sogni, i sintomi nevrotici e i lapsus linguae. Le sue spiegazioni sono un tentativo di dimostrare che, una volta compresi i processi inconsci soggiacenti alle nostre azioni, in particolare il conflitto tra la libido e il super-io, tutti questi comportamenti apparentemente irrazionali si rivelano in realtà razionali: rendono infatti possibile, sia pure in forma camuffata, il soddisfacimento della libido. I meccanismi di difesa che occultano al super-io l'appagamentp dei desideri libidici sono sì inconsci, ma totalmente confonni a ragione: ad esempio l'avaro, intento ad accumulare ricchezze che non userà mai, non agisce in modo veramente irrazionale, ma gratifica se stesso realizzando il proprio desiderio infantile di trattenere le feci. Fino a qualche tempo fa, anche l'economia era quasi interamente basata sull'idea che l' uomo fosse una creatura razionale. L'homo oeconomicus veniva concepito come un essere dotato di una serie di preferenze per beni diversi. che si limitava a mettere di volta in volta a confronto prezzi e prodotti, acquistando tutto ciò che era più conveniente per lui in tennini di rapporto costi-benefici. Quanto all'imprenditore, si supponeva che anch'egli operasse in maniera totalmente razionale, limitandosi a produrre i beni che gli consentivano di realizzare i profitti più elevati, e stabilendo i prezzi che gli permettevano di incrementare al massimo tali profitti. La possibilità che anche lui fosse una persona pigra, stupida, poco efficiente o alla ricerca di un titolo nobiliare era contemplata di rado. Vedremo che gli economisti classici avevano torto, sia a proposito del consumatore che del produttore.
14
IRRAZ/ONAUT),
n mio intento è dimostrare che le persone sono molto meno razionali di quanto comunemente si pensi, e illustrare in modo sistematico le molteplici ragioni di ciò. Nessuno - incluso, è inutile che lo dica, me stesso - ne è esente. Dimostrerò il prevalere dell'irrazionalità in parte descrivendo alcuni dei numerosi esperimenti effettuati sull'argomento negli ultimi decenni, in parte proponendo alcuni esempi, spesso sconcertanti, tratti sia dalla vita quotidiana, sia da vari ambiti professionali. Ognuno di noi manca di razionalità, almeno qualche volta, e più le decisioni da prendere sono complesse, più è probabile che siano irrazionali. Si p0trebbe pensare che la causa principale dei comportamenti irrazionali sia il fatto che ('emozione annebbia il giudizio. Ora, sebbene tale fattore svolga un ruolo innegabile, non è la motivazione più importante. Vi sono molti difetti intrinseci del pensiero umano, ed è soprattutto di essi che mi occuperò qui. È possibile definire !'irrazionalità soltanto in rapporto alla razionalità, quindi occorre chiedersi cosa si intende per "razionalità ». Quest'ultima assume due forme: il pensiero razionale - che ci conduce alle conclusioni verosimilmente più corrette in base agli elementi di cui disponiamo -, e le decisioni razionali, decisamente più complesse in quanto è possibile giudicarne la validità solo alla luce degli obiettivi che si prefiggono: è razionale un'azione che, sulla base delle conoscenze di chi la compie, ha più probabilità di fargli conseguire il suo scopo. La razionalità quindi può essere valutata solo in rapporto alle conoscenze che si possiedono: per chiunque abbia anche solo una minima familiarità con l'astronomia, sarebbe sciocco tentare di raggiungere la luna arrampicandosi su un albero, ma lo stesso comportamento da parte di un bambino potrebbe essere del tutto razionale, anche se per certi versi fuorviato. È importante inoltre distinguere !'irrazionalità dall'ignoranza, fenomeno anch'esso largamente presente nel nostro mondo. Nel 1976, il 40% degli americani pensava che Israele fosse un paese arabo, mentre oggi in Gran Bretagna un tredicenne su tre pensa che il sole giri intorno alla terra. Non tenterò in alcun modo di illustrare nel dettaglio la natura del pensiero razionale. Basti dire che in genere esso si esplica nel-
INTR.ODUZIONE
15
lo scoprire gli elementi di regolarità insiti nel mondo e nell'usarli per fare previsioni sul futuro o deduzioni su aspetti finora sconosciuti del presente o del passato. Ma alla base di dò vi è uno dei paradossi più sconcertanti della filosofia: il pensiero razionale, incluse tutte le forme dì pensiero scientifico, si fonda sul presupposto che il mondo sia retto da leggi, e che queste leggi rimangano costanti nel tempo, per cui in futuro saranno le stesse che in passato. Questa premessa non è affatto giustificabile: non è corretto infatti affermare che, per quanto ne sappiamo, tali leggi sono rimaste immutate in passato e quindi resteranno identiche anche in futuro, poiché quest'affermazione si basa sullo stesso presupposto che stiamo cercando di dimostrare. Mi limiterò a bypassare il problema con un atto di fede, poiché sono interessato soprattutto alle manifestazioni concrete della razionalità e del!'irrazionalità, e poiché la maggior parte delle persone è in grado di cogliere la differenza tra esse, perlomeno quando viene indotta a notarla. Occorre altresì distinguere tra irrazionalità ed errore: per essere irrazionale, un'azione dev'essere compiuta deliberatamente, mentre un errore commesso involontariamente non lo è. Nel sommare due colonne di cifre, ad esempio, possiamo dimenticare di riportame una, incorrendo cosi in una svista accidentale. Né il pensiero razionale, né le decisioni razionali conducono necessariamente ai risultati migliori. Se foste vissuti prima della scoperta dell' Australia, ad esempio, sareste stati in diritto di credere che tutti i cigni siano bianchi, ma avreste avuto torto, perché non conoscevate abbastanza la fauna delle regioni australi. Altro esempio: se qualcuno vi sfidasse a testa o croce e si impegnasse a darvi 1000 sterline se viene testa, mentre voi dovreste sborsame 100 se esce croce, sarebbe razionale accettare la scommessa, a condizione che tra i vostri scopi ci sia quello di arricchirvi, e che non vi preoccupi troppo la possibilità di perdere un amico. Ma p0trebbe uscire croce: in tal caso la vostra decisione, per quanto razionale, non avrebbe avuto esito positivo.ln uno dei suoi racconti, Saki I propone un bell'esempio di deduzione razionale che si rivela sbagliata. Un ragazzino, mentre faceva colazione, informò
16
IRRAZIONAUT.4
gli adulti presenti che c'era una rana nel suo latte. Malgrado la sua dettagliata descrizione delle macchie sulla pelle dell 'animale, essi replicarono che la rosa era del tutto impossibile. Benché la loro conclusione - se rapportata con le loro conoscenze - fosse pienamente razionale, con grande soddisfazione del ragazzino si scopri che avevano torto. Egli infatti spiegò di aver messo lui stesso la rana nella tazza. Dunque, non necessariamente la decisione più razionale ci garantisce il risultato migliore, poiché nelle vicende umane subentra quasi sempre un elemento di casualità. Ma neU'arco di una vita i fattori casuali tendono a compensarsi, e, se vogliamo realizzare in pieno i nosm scopi. faremo meglio a prendere decisioni razionali il più frequentemente possibile, anche se, di tanto in tanto, una scelta diversa potrebbe condurci a risultati migliori. Può darsi che questo libro, mettendo in evidenza i vari errori in cui incorriamo, aiuti i lettori a prendere più spesso decisioni migliori, ma, come vedremo neU' u1timo capitolo, questa potrebbe rivelarsi una speranza eccessiva. Ho già sottolineato che la razionalità di una decisione dipende dalle conoscenze di chi la prende. Ma vi è una postilla a tale affennazione: se si ha motivo di credere che le proprie conoscenze siano insufficienti, aUora, specie nel caso dj decisioni partirolannente importanti, è ragionevole procurarsi ulteriori elementi. Purtroppo, come vedremo, di solito lo facciamo in modo del tutto irrazionale, dal momento che cerchiamo solo queUe evidenze che supportano le nostre precedenti convinzioni. Esistono mezzi razionali per conseguire uno scopo, ma è lecito chiedersi se esistano anche scopi razionali. Di sicuro ve ne s0no di irrazionali. Ad esempio, quasi tutti considerano irragionevole perseguire un obiettivo impossibile da raggiungere, anche se l'esempio classico - andare sulla luna - è oggi superato. Inoltre, è irrazionale proporsi scopi in contrasto tra loro. Non ci si può impegnare costantemente per rendere felice il proprio partner e al tempo stesso sfruttarlo il più possibile. Forse un'ulteriore fonna di irrazionalità è data dal fatto che poche persone si preoccupano di mettere bene a fuoco i loro obiettivi e le loro priorità neUa vita.
,/IlTAOVUZJONE
17
I più agiscono spontaneamente, e a prescindere da quanto, a se-conda dei punti di vista, tale modus operandi possa apparire affascinante o irritante, esso può condurli ad azioni irrazionali: in altre parole, se riflettessero prima di agire, avrebbero maggiori probabilità di conseguire i loro scopi. I filosofi hanno discusso a lungo del fine ultimo d ell' umanità, ammesso che ve ne sia uno, ma non hanno raggiunto alcun accordo al riguardo, poiché tale è la natura della fil osofia . Questo ipotetico fine, per essere razionale, dev'essere tale che ognuno possa seguirlo senza entrare in conflitto con gli altri. I tre candidati più plausibili sono: la sopravvivenza della specie umana, la massima felicità per il maggior numero possibile di persone e la ricerca del sapere. Nessuno di essi, tuttavia, regge a un attento esame. Se sulla terra sbarcassero degli alieni più gentili, più intelligenti e più dotati di noi sotto ogni punto di vista, ma scoprissimo che sono portatori di un virus il quale potrebbe annientarci tutti, e l'unica alternativa all'estinzione fosse ucciderli, senza dubbio lo faremmo, anche se il nostro potrebbe essere visto come un atto meschino ed egoistico. In simili circostanze, alcuni p0trebbero voler prendere in considerazione altri scopi oltre alla s0pravvivenza della specie umana. Per quanto riguarda la felicità, come si fa a misurarla? Come si può compensare l' infelicità di una persona con la gioia di un'altra? La ricerca del sapere, infine, sembra un obiettivo davvero magnifico, ma perché dovrebbe essere migliore dello sforzo per diventare buom atleti o eccellenti giocatori di scacchi? Inoltre, essa potrebbe rivelarsi controproducente, in quanto un incauto impiego dei suoi derivati tecnologici potrebbe far sì che sulla terra non restasse più nessuno in grado di conoscere nulla. Quando riflettiamo sui fini ultimi, ci collochiamo o ltre la sfera della razionalità. Un dato scopo può essere difeso solo in vista di uno scopo superiore: non è lecito, come si suoi dire, «dedurre il dover essere dall'essere.. ~. Oppure. per dirla con Pascal: «11 cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce .. •. Pertanto i fini ultimi non sono difendibili: data la loro natura, infatti, non ammettono fini superiori alla luce dei quali p0ssano essere giustificati . In pratica. ci si può chiedere se qualcuno
18
IRRAZIONALITÀ
abbia mai sistematicamente perseguito uno quahmque di questi fini ultimi. Noi nasciamo con una serie di «pulsioni biologiche», quali la fame, la sete, il desiderio sessuale e la tendenza a evitare il dolore, come pure con altre motivazioni, più elusive ma non per questo meno potenti, quali la curiosità, il desiderio di dominio o di appartenenza a un gruppo. La presenza di tali spinte tende a farei mettere al primo posto noi stessi. Si può sostenere - e di fatto è stato sostenuto - che ciò è irrazionale. Le persone, in fondo, non sono tanto diverse le une dalle altre: il mio vicino potrà essere più o meno intelligente, più spiritoso o bello di me, ma possiede la mia stessa struttura biologica, la mia stessa sensibilità al dolore fisico, e le sue gioie, come pure le sue pene, sono simili alle mie. A livello razionale, dovrei porre la sua felicità sullo stesso piano della mia, ma purtroppo questa considerazione non tiene. Una persona può infatti. sostenere che le sue esperienze - dolorose o gioiose che siano - sono uniche, in quanto solo lei può provarle. Una persona può perfino, senza per questo essere tacciata di incoerenza, sposare una visione solipsistica, ossia convincersi che lei sia l'unica creatura esistente e che il mondo esterno sia Wl prodotto della sua immaginazione: quindi ha tutto il diritto di mettere se stessa al primo posto. Bisogna distinguere tra razionalità e moralità: infatti. i tentativi di giustificare la seconda sulla base della prima sono sempre falliti. Le persone adottano per lo più una posizione di compromesso: pur mettendo al primo posto la propria felicità, tentano, più o meno strenuamente, di tener conto anche di quella altrui. Non dedicheremo altro spazio al problema della razionalità dei fini: ci occuperemo soltanto dell'irrazionalità dei mezzi. Qualche lettore potrà protestare, dicendo che a1cWli degli esempi di irrazionalità proposti in questo libro non sono affatto irrazionali. Di certo esistono molti casi borderline. In primo luogo, gran parte dei comportamenti irrazionali nasce dal fatto che non dedichiamo abbastanza tempo a riflettere sulle cose. Ma Wla persona potrebbe sentirsi già abbastanza soddisfatta di Wla scel-
INTRODUZIONE
" ta compiuta e credere che qualsiasi vantaggio connesso a una ri-
flessione più prohmgata non sia commisurato all'ulteriore dispendio di tempo e fatica che essa comporta. Al limite, un dirigente impegnato a pronunciarsi su una questione complessa potrebbe impiegare così tanto tempo ad analizzarne tutte le ramificazioni che l'azienda fallirebbe prima che egli fosse riuscito a decidere. Per contro, il manager che prende una decisione rapida, anche se questa non si rivela ottimale, non può essere accusato di irrazionalità, purché abbia utilizzato al meglio il tempo a sua disposizione. D'altro canto, molte persone che non sono soggette a pressioni di natura temporale compiono scelte sbagliate perché non tengono conto di tutti i fattori in questione. Risparmiarsi lo sforzo di un'attenta riflessione può avere senso in caso di scelte di lieve entità, ma, come dimostreremo, è sempre irrazionale, e spesso deleterio, quando si tratta di prendere decisioni complesse e importanti, quali quelle inerenti al mondo degli affari, della medicina o della politica. _ In secondo luogo, poiché la nostra mente riesce a trattenere solo poche idee alla volta, le persone, quando sono chiamate a prendere decisioni complesse, non tengono simultaneamente conto di tutti i fattori rilevanti. Un modo per aggirare questo problema è usare carta e penna per fissare i pro e i contro delle diverse linee di azione, ed è irrazionale non adottarlo. Nella sua autobiografia Charles Darwin afferma di aver usato questo metodo - guardacaso con successo - per stabilire se sposarsi o no, ma è probabile che non siano in molti a imitarlo quando si tratta di prendere questa particolare decisione: se ne potrebbe dedurre che ci sono troppe incognite. In terzo luogo, come dimostrerò verso la fine del libro, prendere la decisione migliore, nell'aula di un tribunale o nella vita di tutti i giorni, può spesso implicare l'uso di elementari nozioni di statistica. Pochi sono in grado di utilizzare questi preziosi strumenti al servizio del pensiero razionale. Devo dire, tuttavia, che molti degli errori derivanti dal fatto di ignorare i più basilari concetti matematici sono così lampanti da dover essere indubbiamente classificati come irrazionali.
lO
IRRAZlONI\LtTA
In quarto luogo, molte organizzazioni non riescono a conseguire i loro scopi specifici poiché sono strutturate secondo modalità che incoraggiano comportamenti egoistici nei loro membri.
L'egoismo di questi ultimi. sebbene immorale, non è irrazionale, ma l'organizzazione nel suo insieme funziona in modo irrazionale, nel senso che non riesce a utilizzare i mezzi migliori per realizzare i propri finì. In quinto luogo, spesso elaboriamo visioni distorte della realtà per sentirei più a nostro agio o più felici. Un esempio di tale strategia è il pensiero desiderante, per cui una persona nutre !'irrazionale convinzione che qualcosa che desidera ardentemente accadrà, o che una parte di lei sia migliore di quanto in realtà non sia. Questo genere di pensiero è universalmente diffuso. Anche la pratica dell'autoinganno può aiutare a sentirsi felici: il preside sadico, che si illude di picchiare i ragazzini per il loro bene anziché per indulgere ai propri desideri erotici, di fatto inganna se stesso. Tanto il pensiero desiderante quanto l'autoinganno possono contribuire alla felicità di una persona, nella misura in cui costituiscono un mezzo razionale per conseguire uno scopo. Ma io ho definito .. irrazionale» la pratica del pervenire a conclusioni che non possono essere giustificate sulla base delle conoscenze possedute, e, nella misura in cui qualcuno distorce la propria visione del mondo o di se stesso, il suo è un pensiero irrazionale. Noi siamo fatti in maniera tale che, pur di gratificarci, talora ci aggrappiamo a credenze irrazionali: il fatto che esse ci gratifichino così tanto non le rende certo meno irrazionali. In breve, tratteremo come irrazionale qualsiasi procedimento di pensiero il quale porti a conclusioni o decisioni che non sono le migliori a cui saremmo potuti giungere alla luce degli elementi dei quali disponevamo ed entro i limiti di tempo applicati. Questo, lo ammetto, equivale a definire standard molto elevati per la razionalità. Ma di fatto mi occuperò principalmente di quelle decisioni e di quei giudizi che sono inequivocabilmente irrazionali, in quanto scaturiscono da sistematiche, ed evitabili, distorsioni del pensiero. Il mio intento di fondo sarà quello di mostrare e analizzare tali distorsioni, che sono straordinariamente comuni e
INTRODUZIONE
21
che comportano spesso conseguenze alquanto deleterie. Solo nel capitolo finale tenteremo di stabilire se un comportamento completamente razionale sia sempre auspicabile. Non siamo solo vittime dei nostri istinti e dei nostri desideri egoistici, siamo anche governati dalle condizioni del nostro corpo, in particolare del nostro cervello. Non mi soffermerò sugli effetti dei danni cerebrali o delle gravi malattie mentali sulla razionalità, ma può valere la pena di proporre due bizzarri esempi. Vi è una piccola area, al centro dell'emisfero destro del cervello, che produce un curioso effetto se vi si sviluppa un focolaio epilettico: le cellule nervose del focolaio di tanto in tanto si attivano tutte insieme e, quando lo fanno, provocano una crisi epilettica. La presenza di un focolaio in questa specifica area può rendere un uomo profondamente religioso, e portarlo a evitare il sesso in ogni sua forma e a rinunciare a tutte le dipendenze, inclusi alcol e fumo. È significativo notare che~ quando il focolaio viene rimosso, la persona ritorna alla sua precedente esistenza: può diventare ateo, riprendere a fumare, a bere e a fare sesso. È possibile che la particolare direzione presa dalla religione cristiana sia stata in parte causata dal fatto che san Paolo ebbe un attacco di epilessia sulla via di Damasc0 7• Ma anche la schizofrenia ha effetti devastanti sulla razionalità: il paziente può credere che i suoi pensieri siano controllati o monitorati da qualche entità esterna, oppure convincersi di essere Napoleone o Gesù Cristo. Alcuni schizofrenici interpretano tutto alla lettera, tanto che, quando camminano in un corridoio, se si imbattono in una porta con la scritta .. Si prega di bussare» bussano ogni volta che passano. Di fatto, gli psicologi sanno molto meno sui comportamenti irrazionali causati da malattie mentali o da danni cerebrali di quanto non sappiano sull'irrazionalità comune a cui ognuno di noi è soggetto, e di cui ci occupiamo in questa sede. Gli errori che saranno descritti sono comuni alla maggior parte deUe persone, ma non necessariamente a tutti. Il lettore che darà la risposta sbagliata ad alcuni dei quesiti proposti può consolarsi pensando che
22
IRJU.Z/ONAurA
non è il solo. Ricordatevi che sapete che questo è un libro sull'irrazionalità, per cui è probabile che stiate in guardia: dunque potreste anche non cadere nelle trappole irrazionali che vi ho teso. Ma quasi sempre, quando le stesse domande vengono poste a persone che non sospettano nulla e non sono state preavvertite, esse ci cascano, spesso in maniera plateale. Molti degli esempi utilizzati provengono dalla sfera della medicina. D lettore tuttavia non dovrebbe farsi l'idea che i medici siano più irrazionali di chiunque altro. I loro errori sono semplicemente meglio documentati di quelli dei giornalisti, dei funzionari pubblici, degli storici, degli ingegneri, dei giudici e - rincresce dirlo - degli psicologi: in questo libro compariranno bestialità commesse da esperti di tutti questi settori. Sebbene le cifre tratte dalle statistiche mediche sui tassi di mortalità, l'efficacia diagnostica dei vari esami e così via fossero corrette all'epoca in cui sono stati effettuati gli stu· di descritti, non è detto che lo siano ancor oggi, dato che le tecniche mediche sono in costante miglioramento. Per i nostri scopi, però, ciò che conta è lo stadio di conoscenza del periodo in cui è stata p~ sa una decisione, in quanto si può dimostrare che un medico ha agi· to irrazionalmente solo alla luce delle nozioni di cui disponeva. Nel descrivere gli esperimenti psicologici, ho quasi sempre evitato i termini tecnici, ma ce ne sono tre che ricorrono in modo sistematico nel testo: ,<soggetto»,«spalla» e debrieftng 8 • TI soggetto è la persona su cui viene condotto l'esperimento. Di solito i sog· getti sono volontari, ma possono anche essere studenti universi· tari costretti a «offrirsi volontari» dai loro professori, o ai quali è stato detto che tale prestazione è parte integrante del corso. Inol· tre, a volte si diventa soggetti senza saperlo: lo sperimentatore, infatti, può inscenare con grande abilità un incidente automobili· stico e osservare chi passa oltre e chi accorre in aiuto delle «vitti· me», oppure una persona può incautamente iscriversi a un grup. po il cui presunto scopo è aiutare i suoi membri a dimagrire, ma i cui veri fini sono ben più sinistri. Di questi tempi, occorre una notevole circospezione per evitare di cadere preda della fame di soggetti degli psicologi sociali.
INTRODUZIONE
23
Il secondo termine è «spalla» (ma si può dire anche «complice» o «cospiratore»). La spalla agisce come se fosse un soggetto, ingannando così i soggetti reali dell'esperimento, oppure assume altri ruoli predeterminati, e comunque falsi. Essa viene "addestrata » dallo sperimentatore a parlare o ad agire in modo particolare al fine di registrare gli effetti di tali comportamenti sui soggetti reali. Le spalle possono materializzarsi ovunque. La cameriera che vi rovescia addosso un piatto di minestra, il commesso che sbaglia a darvi il resto o il tipo seduto accanto a voi a teatro che grida: "Al fuoco! » possono essere tutti spalle. Che io sappia, non c'è modo di difendersi da loro, ma in tutte queste circostanze fareste bene a tenere gli occhi aperti per scoprire se nell'ombra si aggira una figura dal look professorale, con un tac. . curno rn mano. Quasi tutti gli psicologi sottopongono i loro soggetti alla pratica del debriefing. Il termine, nella sua accezione psicologica, ha in pratica il significato oppost~ a quello che assume in ambito militare: al termine di un esperimento, al soggetto viene spiegato per filo e per segno il senso del procedimento, in particolare quando è stato usato l'inganno. Se, come spesso acçade, il soggetto è stato indotto a fare qualcosa di riprovevole o ha ottenuto risultati molto negativi in un test, gli viene detto che non è peggiore di chiunque altro e viene congedato con una rassicurante pacca sulla spalla. Le strategie di debriefing di cui ci occuperemo sono soprattutto quelle che vengono messe in atto a metà di un esperimento per scoprire quali effetti avranno sulle successive performance dei soggetti. Molti degli studi citati in questo libro includono l'inganno, perché gli psicologi, e in particolare gli psicologi sociali, sono tutt'altro che candidi. Tali procedure capziose possono generare disagio nel lettore. Personalmente non ho opinioni al riguardo: il meglio che si possa dire è che, se un soggetto viene persuaso con !'inganno ad agire in modo riprovevole durante un esperimento, è probabile che impari comunque qualcosa da ciò. Molti sperimenta tori riferiscono che tutti i loro soggetti li hanno poi ringraziati per l'interessante e sa lutare esperienza che avevano avuto
24
IRRAZIONAurA
occasione di fare, ma chi può dire se in seguito l'avrebbero ripetuta oppure no? ~ consuetudine, al termine dell'introduzione, proporre un dettagliato riassunto dei capitoli del libro. Poiché non ho intenzione di semplificare la vita allettare risparmiandogli la necessità di continuare a leggere, qui non troverete riassunti del genere. Tuttavia, a mo' di sommaria guida alla struttura del libro posso dire questo: il primo capitolo analizza la principale causa degli errori di ragionamento, responsabile anche di molte altre storture dettagliatamente esposte nel prosieguo del testo; i capitoli dal 2 a11'8 passano in rassegna le cause sociali ed emozionali dell'irrazionalità, mentre quelli da19 a118 trattano degli errori prodotti dalla nostra personale incapacità di pensare correttamente. I due capitoli seguenti descrivono alcuni dei metodi idea· li per interpretare le evidenze, i quali, se fossero usati, potrebbe-ro produrre, almeno in teoria, conclusioni il più possibile confar· mi a tali evidenze. I risultati ottenuti con tali metodi vengono confrontati con quelli raggiunti con l'intuizione: si scopre cosÌ che essa lascia seriamente a desiderare. Il capitolo 21 è una sin· tesi di alcuni degli errori esposti in precedenza, che mostra come essi spieghino la diffusa ma irrazionale credenza nel paranor· male. L'ultimo capitolo, infine, esplora le cause più profonde dell'irrazionalità alla luce della nostra storia evolutiva e della na· tura del nostro cervello; inoltre, prende in esame le possibili stra· tegie - ammesso che ve ne siano - per incrementare la raziona· lità. Un compito tuti' altro che facile, come vedremo. Il libro si conclude con la domanda: «La razionalità è davvero necessaria, o perlomeno auspicabile?».
Wùliam Shakespeare, Amitto, Atto II, Scena II, BUR, Milano 1994, p. 78 (nuova ed. 2007). lThomas Henry HuxIey, Col/eeted Essays, val. I, Method nlld RtSults, Appieton, New York 1898, pp. 192·193 (nuova ed. Adamant Media Corporation, Boston 2001).
1
fNTRODUZIONE
25
' Gilbert Ryle, The Concept oj Mind, Hutchinsons University Library, Lon· don 1949, p. 308 (ed. it. Il concetto di mente, LaterLa, Roma·8ari 2007). 'Saki, pseudonimo di Hector Hugh Munro (1870-1916), scrittore anglo-bir· mano autore di racconti arguti e talora macabri in cui fa la satira della s0cietà edoardiana. Quello citato è The Lumber Room, disponibile onIine in lingua originale http:/ /www.repcatafterus.com/title.php?i=2308. La traduzione italiana, II ripostiglio, si trova in Saki, lA reticenza di lady Anne, F.M. Ricci, Milano 1992IN.d.T.]. l Lctt. «to get an "ought" from an "is"», citazione da David Hume, A Treafise oj Humall Nature, libro III, sez. I, dove l'autore sottolinea l'impossibilità logica di derivare il dover essere daU'essere, sulla quale si fonda la sua particolare concezione dell'etica (N.d.T.]. ' Blaise Pascal, Pmsieri, n. 277, Rusconi, Milano 1994 (nuova ed. Newton Compton 2009). 1 Amold J. Mandell, «Toward a Psychobiology of Transcendcncc. God in thc Brain», in Julian M. Davidson. Richard J. Davidson (a cura di), The Psychobiology oj Consciousness, Plenum Press, New York 1980. ' Dal verbo debriej. «chiamare a rapporto, interrogare», comunemente usato in ambito militare (come segnala più avanti l'autore) o per gli interrogatori di agenti segreti, prigionieri o spie. Per il significato psicologico del termine cfr. infra in questo stesso capitolo [N.d.T.].
IRRAZIONALITÀ
Capitolo 1 L'impressione sbagliata
Il protagonista dello Squalo è, per l'appunto, uno squalo che divora gli uomini. L'uscita del film provocò un netto calo del numero di bagnanti allargo delle coste californiane, dove in effetti, di tanto in tanto, in prossimità delle spiagge viene avvistato qualche squalo. Eppure è stato calcolato che per un nuotatore il rischio di essere aggredito da lI!'0 squalo è di gran lunga inferiore a quello di restare ucciso in un incidente stradale mentre è in viaggio per raggiungere la costa. Le persone non tengono conto della realtà: si basano su quello che le impressiona di più, sulla prima cosa che viene loro in mente. Se volete un altro esempio, prendete queste due domande: «Le parole che iniziano per "r" sono più numerose di quelle in cui la "r" figura al terzo posto?,> e «Le parole che iniziano per "k" sono più numerose di quelle in cui la "k" figura al terzo posto?». A meno che non percepiate la presenza di un trucco, è probabile che rispondiate di sì a entrambe. Ma avete torto: infatti ci sono più parole che contengono «r» o «k» in terza posizione che non all'inizio. L'errore è dovuto al fatto che i vocaboli, sia nei dizionari che nelle nostre menti, sono classificati in base alla lettera iniziale: è facile quindi ripescare dalla memoria parole che cominciano per «r» come «ruggito», «rugginoso», «ribaldo» -, mentre è molto più difficile ricordare termini come «strada», "cura», «portare», sebbene essi siano più frequenti. Nel caso pensaste che questo esperimento è scorretto perché nessuno può conoscere la risposta senza contare le parole su un dizionario, ecco una sua variante che non ri-
JO
/RRAZloNALrrl'l
chiede particolari conoscenze: «Ci sono più vocaboli che terminano in "-ma" o in "-n-" (cioè in cui "n" è la penultima lettera)?». La maggior parte della gente pensa che la desinenza "-ino" sia più comune, ma in realtà è il contrario, dal momento che tutte le parole terminanti in «-mo» hanno «n» come penultima lettera, senza contare i tanti vocaboli (come «fine») in cui «n» figura al penultimo posto, ma all' interno di un'altra desinenza. Le persone ricordano con più facilità le parole che terminano in «-inQ» di quelle che terminano in «-n·», e non si fermano a considerare il semplice argomento a cui ho accelUlato. La tendenza a giudicare sulla base della prima cosa che viene in mente prende il nome di «errore di disponibilità» l. Ho scelto di descriverlo per primo in quanto permea tutti i tipi di ragionamento, e poiché, come vedremo nel resto del libro, molti altri errori specifici sono in realtà casi particolari di esso. Supponiamo che stiate pensando di comprare un'auto e che accenniate la cosa a un amico. Lui vi fornisce una descrizione entusiastica della sua macchina, e voi, profondamente impressionati, vi precipitate ad acquistare lo stesso modello, per poi scoprire che è totalmente inaffidabile e che ha un consumo di benzina spaventoso. L'immediatezza e l'intensità (cioè appunto la «disponibilità») della sua descrizione vi hanno fatto dimenticare tutte le statistiche riportate dalle riviste per consumatori. Ma avete commesso un secondo errore, anch'esso molto comune, che verrà analizzato più avanti: a prescindere dalle qualità della macchina del vostro amico, non è detto che essa sia rappresentativa di quel modello in generale. Non esistono due auto dello stesso tipo capaci di prestazioni identiche, e il vostro amico può semplicemente essere stato fortunato con la sua. Esistono miriadi di esperimenti che evidenziano le anomalie di ragionamento causate dall'errore di disponibilità. In un caso estremo l , due gruppi di soggetti hanno prima dovuto imparare un elenco di parole (compito molto caro agli psicologi). Le parole erano le stesse per tutti, con un'eccezione: per un gruppo includevano quattro termini di significato elogiativo - «avventuroso», «sicuro di sé», «indipendente» e «perseverante» - , per
L'IMPRESSIONE SBACUATA
31
l'altro invece quattro aggettivi di carattere dispregiativo, e cioè «temerario», «presuntuoso», «distaccato» e «cocciuto». Dopo aver memorizzato le parole, tutti i soggetti hanno letto un racconto che parlava di un giovane il quale coltivava vari hobby pericolosi, aveva una buona opinione delle sue capacità ma uno scarso numero di amici, e cambiava idea solo raramente una volta presa una decisione. Infine, è stato chiesto loro di formulare un giudizio su di lui. Sebbene fosse stato chiarito che l'elenco di parole proposto in precedenza non aveva la benché minima connessione con l'uomo menzionato nel racconto, i soggetti che avevano memorizzato gli aggettivi di senso positivo hanno espresso su di lui opinioni molto migliori di quelli che avevano imparato i termini di significato negativo. Quei vocaboli erano nella loro mente (ossia disponibili) nel momento in cui hanno letto il racconto, perciò avevano colorato la loro interpretazione di esso. Se esistono fattori, come le parole apprese da un soggetto nel corso di. un esperimento, in grado di influenzare la nostra opinione su qualcosa che non ha niente a che vedere con essi, quale non sarà l'influsso esercitato su di noi da quegli aspetti di una determinala situazione che sono non soltanto altamente salienti, ma anche strettamente connessi con ciò che siamo chiamati a giudicare? Per comprendere l'esperimento successivo, è necessario prima illustrare un diabolico gioco noto come «dilemma del prigioniero». Esso si basa sul seguente scenario: due persone sono in prigione per un crimine che si presume abbiano commesso insieme, e il direttore del carcere comunica loro che l'entità della pena che dovranno scontare dipenderà, in modo piuttosto complesso, dal fatto che confessino o meno il loro crimine. Le pene correlate alle diverse opzioni sono le seguenti: 1. Se uno dei due confessa e l'altro no, il primo sarà liberato, l'altro invece condannato a vent'anni di carcere. 2. Se nessuno dei due confessa, entrambi riceveranno una condanna di due anni. 3. Se confessano entrambi, ciascuno dei due trascorrerà cinque .. .. anni m pnglOne.
IRRAZI0NAurA
32
dilemma che i prigionieri sono chiamati ad affrontare è: confessare o non confessare? (Da notare che si trovano in celle separate, e che nessuno dei due sa cosa farà l'altro.) La soluzione migliore è quella in cui nessuno dei due confessa, perché il tempo totale che trascorreranno in carcere è di soli quattro anni; tuttavia non confessare è pericoloso perché, se l'altro prigioniero lo fa, quello che non confessa dovrà restare vent'anni in prigione. n gioco non è cosi avulso dalla vita reale come potrebbe sembrare a prima vista. A hmgo andare, è chiaro che a tutte le nazioni converrebbe ridurre le emissioni di anidride carbonica, principale causa dell'effetto serra, le cui conseguenze potrebbero rivelarsi disastrose. D'altra parte, tale processo di riduzione è costoso: richie.de infatti o un ridotto utilizzo di combustibili fossili per produrre energia, o un minor impiego di energia tout caurt. Se tutti i paesi decidono di ridurre le emissioni, ognuno ne trarrà beneficio, ma se la maggior parte di essi accetta mentre alcuni (come gli USA) si oppongono, questi ultimi trarranno vantaggio sia dal risparmio dei costi legati alla riduzione delle emissioni, sia dall'attenuazione dell'effetto serra, determinata dalla scelta degli altri paesi di ridurre le emissioni. Facciamo un esempio più terra terra: immaginiamo che le persone debbano decidere se innaffiare o no i loro giardini di nascosto durante un periodo di siccità. Se tutti lo facessero, le riserve d'acqua rischierebbero di esaurirsi e gli effetti sarebbero disastrosi per tutti. D'altro canto, se solo in pochi adottassero questo comportamento antisociale, essi beneficerebbero di tale scelta, a prezzo di una piccola perdita per la comunità nel suo insieme. Tali situazioni sono l'esatto pendant del «dilemma del prigioniero», un gioco spesso usato dagli psicologi per misurare la disponibilità delle persone a collaborare tra loro. Si parla di «collaborazione» per indicare quelle opzioni che, se adottate da tutti e due i soggetti, portano al minor danno complessivo per entrambi, di «defezione» per quelle scelte che, se effettuate da uno solo di essi, conducono a una grave perdita per l'altro se egli collabora. Il gioco ha prodotto speculazioni senza fine tra i filosofi, in quanto non è chiaro quale sia la cosa più razionale da fare. Fino a non molto tempo fa, il dilemma era ancora irrisolto. lnfatti, anche se il tuo avversario collabora con te per un po', non sai mai [J
nMPRESSIONE SBAGUATA
3J
quando deciderà di defezionare, facendoti così appioppare una sostanziosa multa nel caso tu stessi cooperando J • È interessante notare che oggi disponiamo di indicazioni sul modo migliore di condurre il gioco. Premesso che una strategia è una qualunque linea di condotta adottata da un giocatore per un certo numero di mani contro lo stesso avversario - ad esempio «defezionare sempre», o «defezionare saltuariamente per metà del tempo e collaborare per l'altra metà» -, in uno studio abbastanza recente' un gruppo di matematici ha proposto numerose strategie diverse, che in seguito sono state testate e confrontate con l'ausilio di un computer. La migliore, ossia quella che incrementava più di ogni altra le vincite del giocatore, è risultata essere: «Collaborare alla prima mano e poi copiare l'ultima mossa dell 'altro, qualunque essa sia». Questa strategia punisce l'avversario quando defeziona e lo premia quando coopera. Il suo successo è particolarmente interessante perché suggerisce che comportarsi in modo altruistico (almeno in alcune occasioni) può assicurare il maggior vantaggio possibile aUa persona che sceglie di farIo: i comportamenti altruistici, la cui esistenza ha costituito a lungo un rompicapo per i teorici dell'evoluzionismo, possono pertanto contribuire al raggiungimento degli scopi dell'individuo, e quindi alla sua sopravvivenza. Sebbene nella vita reale raramente il "dilemma del prigioniero» si presenti nella stessa forma per più di una volta, esso si ripropone più e più volte in forme diverse. Di conseguenza, è probabile che la strategia indicata sia tuttora la migliore. Negli esperimenti ispirati al (,dilemma del prigioniero» , alle pene carcerarie si sostituiscono premi o multe di natura pecuniaria, se non altro per facilitare l'individuazione di volontari disposti a fare da soggetti. In genere, i «prigionieri» hanno di fronte due pulsanti, che chiameremo C e D (indicanti rispettivamente la «collaborazione» e la «defezione»), e ricevono una serie di regole del tipo: - se entrambi schiacciano C, riceveranno 5 sterline ciascuno; - se uno di essi schiaccia C e l'altro D, al primo viene comminata una multa di 10 sterline, mentre il secondo riceve lO sterline; - se entrambi schiacciano D, devono pagare ciascuno una multa di 1 sterlina.
34
IRRAZIONAUTA
Nell'esperimento riportato di seguito s, a un gruppo di sogget· ti è stato proposto un commovente programma radiofonico su una persona che aveva donato un rene a un perfetto sconosciuto il quale aveva bisogno di un trapianto, mentre l'altro gruppo ha ascoltato il resoconto di un comportamento umano particolarmente meschino, in pratica di un episodio di atrocità urbana. In seguito, ai soggetti, preventivamente divisi in coppie, è stato chiesto di giocare al «dilemma del prigioniero'>. Quelli che avevano ascoltato la toccante storia del trapianto di reni hanno collaborato molto di più di quelli che avevano sentito il racconto del caso di atrocità, sebbene le due vicende non avessero assolutamente nulla a che fare con il gioco al quale stavano giocando. Ancora una volta emerge che le esperienze recenti possono indurre le persone a comportarsi più o meno egoisticamente anche quando non sono attinenti al contesto in cui esse si trovano. Ecco un esempio piuttosto diverso ", ma altrettanto irrazionale, di giudizio scorretto direttamente causato dall'errore di disponibilità. A un gruppo di soggetti sono stati letti alcuni elenchi di nomi di uomini e donne, alcuni dei quali fittizi, altri invece di personaggi famosi. Tutti erano indicati sia con il nome che con il cognome, di modo che l'identità sessuale di ciascuno fosse chiara. Ogni elenco era formato per circa la metà da donne e per l'altra metà da uomini, e i soggetti dovevano stabilire se fossero di più i nomi maschili o quelli femminili. Ora, quando gli uomini erano tutti personaggi famosi, come Winston Churchill o John Kennedy, e le donne non lo erano, i soggetti pensavano che fossero più numerosi gli uomini delle donne, e viceversa. l nomi della gente famosa producevano un maggior impatto (erano più «disponibili ») di quelli degli sconosciuti, e i giudizi si basavano su questo fattore piuttosto che sull'effettivo numero di uomini e donne presenti in ogni elenco. Prima di accuparci di cosa rende disponibile un contenuto mentale, vale la pena di esaminare alcune forme di errore di disponibilità abilmente sfruttate nella vita reale. Gli organizzatori delle lotterie, ad esempio, danno il massimo risalto ai vincitori delle edizioni passate, mentre naturalmente non dicono nulla
L'IMPRESSIONE SBAGUArA
J5
della grande maggioranza di coloro che non hanno mai vinto. In questo modo, farmo sì che i potenziali acquirenti di biglietti si concentrino in primo luogo sulla vittoria, e li convincono di avere più probabilità di vincere di quante non ne abbiano in realtà. Analogamente, il tintinnio delle monete che escono da una slot machine è volto a richiamare l'attenzione della gente sulla possibilità di vincere del denaro: altre volte, infatti, la macchina mantiene un rigoroso silenzio. La tendenza delle persone a basare i loro giudizi su fattori "disponibili» è sfruttata dai negozianti di tutto il mondo, come pure da editori peraltro rispettabili. È più probabile che compriate un libro che costa 5,95 sterline o uno che ne costa 6? La cifra che conta è quella relativa alle sterline, che quindi è più «disponibile» di quella indicante i penny, così la gente si soffenna su di essa sorvolando sul fatto che, come nel caso citato, la differenza di prezzo è di soli 5 pence.
Ci si potrebbe chiedere cos'è che rende «disponibile» qualcosa. Gli esperimenti citati dimostrano che sono disponibili tutti i contenuti proposti per ultimi, ma è altresì emerso che anche tutto ciò che produce forti emozioni, che è drammatico, che porta alla fonnazione di immagini e che è concreto anziché astratto è altamente disponibile. Se un omicidio è stato commesso da un musulmano o da un giapponese, avrà molto più spazio sui giornali di uno commesso dal signor Rossi: trattandosi di un evento più drammatico e meno frequente, esso è più disponibile. Inoltre, è probabile che la gente provi emozioni più forti nei confronti dei musulmani e dei giapponesi che del signor Rossi. È stato condotto un enonne numero di ricerche anche sulle immagini che influenzano ogni aspetto della nostra vita mentale 7• Se una persona deve imparare ad associare un termine a un altro, ad esempio a dire «auto» quando le viene proposta la parola «cane», ci riuscirà molto prima se le viene detto di crearsi un'immagine che colleghi i due elementi della coppia, immaginando, per ipotesi, un cane all'interno di un'auto. Inoltre, le persone hanno un'incredibile capacità di ricordare le figure: ai soggetti di un esperi-
IRRAzrONAtJrA
mento sono state mostrate una volta sola 10.000 fotografie, e a una settimana di distanza essi sono riusciti a riconoscerle con esattezza quasi tutte 5• Ciò è in netto contrasto con la scarsissima memoria che in genere abbiamo per le parole isolate. Più avanti, nel corso del capitolo, illustrerò il potere di evocare risposte irrazionali insito nelle immagini, alla luce del loro impiego in pubblicità. Sono stati effettuati numerosi esperimenti dai quali è emerso che i contenuti mentali concreti sono più disponibili di quelli astratti. Uno di essi era di nuovo basato sul «dilemma del prigioniero» ~. II partner di gioco del soggetto non era un vero partner, e le sue mosse, riconducibili in realtà allo sperimentatore, consistevano in un mix prestabilito di «collaborazione» e «defezione». In una delle due condizioIÙ sperimentali, i soggetti scoprivano la mossa compiuta dal partner dal lampeggiare di una delle due luci poste di fronte a loro; nell'altra, veniva passato loro un biglietto scritto a mano attraverso W1a fessura. Si potrebbe pensare che la diversità di procedimento influisse ben poco su ciò che pensavano dell'avversario, ma in realtà era il contrario. Infatti, quando veniva passato loro il biglietto i soggetti vedevano assai più deliberazione nelle mosse del partner, cioè percepivano come intenzionali i suoi atti di collaborazione o defezione. Inoltre, mostravano più fiducia nel partner che compiva scelte cooperative quando ricevevano il biglietto rispetto a quando la comunicazione avveniva attraverso le luci, perché anche loro agivano in modo più collaborativo nel primo che nel secondo caso. Analogamente, diffidavano di più delle defezioni del partner nella situazione basata sull'uso dei biglietti che in quella fondata sull'impiego delle luci. È straordinario che la scelta di utilizzare W1 pezzo di carta anziché un segnale luminoso possa avere effetti tanto diversi sul comportamento delle persone: il biglietto è un modo concreto per ricordarsi che si ha a che fare con un individuo in carne e ossa, il quale, come tale, può essere più o meno affidabile. L'errore di disponibilità è responsabile di un gran numero di giudizi irrazionali che formuliamo in varie situazioni della vita reale. Considerate pericolosi i lW1a park? Di sicuro la maggior
L'IMPRESSIONE SBAGLIATA
37
parte della gente sì. C'è la ruota panoramica, con le sue cabine che girano vorticosamente nell'aria in precario equilibrio, l'ottovolante, con le sue curve spaventose e le sue altrettanto spaventose variazioni di velocità, il polipo, che sottopone chi vi sale a una massiccia forza centrifuga, e al tempo stesso lo fa violentemente ondeggiare su e giù, e tanti altri congegni mobili, con le loro molteplici, terrificanti contorsioni. Eppure, la maggior parte della gente (me compreso, finché non ho accertato i fatti) si sbaglia: secondo un rapporto del British Health and Safety Committee (Commissione del Regno Unito per la salute e la sicurezza), la probabilità di restare uccisi è quaranta volte maggiore andando in bicicletta per un' ora su una strada maestra che non passando lo stesso tempo sui giochi del luna park, i quali peraltro sono sette volte più sicuri dell'auto. Tuttavia, gli incidenti che si verificano nei luna park sono drammatici e hanno un grande rilievo mediatico: sono, in una parola, «disponibili». È altresì noto che si tende a sopravvalutare enonnemente la possibilità di morire di morte violenta, ad esempio in un incidente aereo o in una rivolta di piazza. Da uno studio in proposito IO è emerso che le persone pensano di avere il doppio di probabilità di morire per incidente che d'infarto; in realtà la percentuale di coloro che muoiono d'infarto è quaranta volte superiore rispetto a quella di coloro che muoiono per incidente. la causa di quest'errata convinzione è che, nonostante la maggior parte delle persone muoia nel proprio letto, gli incidenti aerei e gli episodi di violenza sono costantemente segnalati dai media e decisamente drammatici: perciò sano «disponibili» . Le persone non solo coltivano credenze irrazionali circa la frequenza delle morti violente, ma sono anche indotte da tali credenze a compiere azioni totalmente irrazionali. Nel 1986 il numero di turisti statunitensi in Europa subì un brusco calo: a farli fuggire fu il forte risalto mediatico dato ad alcuni casi di dirottamento aereo, unito forse ai bombardamenti americani in Libia ". Stranamente, essi non avevano tenuto conto dell'incidenza dei crimini violenti negli Stati Uniti, assai più marcata ma meno pubblicizzata: in effetti, per gli americani residenti in città il rischio di
38
IRRAZIONALITÀ.
andare incontro a una morte violenta è molto più alto restando in patria che recandosi all'estero. Un uguale, e altrettanto irrazionale, rifiuto di volare si osservò durante la Guerra del Golfo. Talvolta l'errore di disponibilità sembra indurre le persone ad agire razionalmente. In California, ad esempio, il numero di polizze assicurative sottoscritte contro i terremoti aumenta vertiginosamente dopo che se n'é verificato uno, per poi diminuire gradualmente fino a quello successivo. Ma anche questo comportamento non è veramente razionale, in quanto la scelta di stipulare un'assicurazione antisismica non dovrebbe dipendere dall'ultimo terremoto, ma dalla probabilità di quelli futuri. Un altro esempio: dopo che la signora Ford e la signora Rockfeller si ammalarono di cancro al seno, un gran numero di dOlUle americane si precipitarono in ospedale per effettuare test diagnostici, mentre fino a quel momento erano rimaste totalmente indifferenti agli appelli governativi a sottoporsi agli stessi test a intervalli regolari. Ma c'è Wl esempio più banale degli effetti della «disponibilità» che ogni guidatore ha presente: un automobilista, appena superata la scena di Wl incidente, quasi invariabilmente rallenta; l'incidente, infatti, rende «disponibile» ai suoi occhi la possibilità che anch'egli vada a schiantarsi con l'auto. Purtroppo, l'effetto svanisce nel giro di pochi chilometri. lo stesso risultato è prodotto dalla vista della polizia. L'errore di disponibilità è tanto diffuso in ambito professionale quanto nella vita di ogni giorno. È noto che Wl medico il quale di recente si sia trovato di fronte a numerosi casi di una certa malattia è più incline a diagnosticarla anche in pazienti che non ne sono affetti. Ciò logicamente avrebbe senso nel caso di patologie contagiose, ma il fenomeno si verifica anche con quelle che non lo sono, come l'appendicite Il. Nello stesso tipo di errore incorrono gli operatori di borsa che, quando il mercato sale, consigliano ai clienti di comprare, e quando scende di vendere. Statisticamente non vi è quasi alcuna connessione tra gli aumenti e le diminuzioni che si registrano negli scambi azionari da un giorno all'altro, e neppure da una settimana all'altra, ma il solo fatto che le azioni salgano spin-
L'IMPRESSIONE SBAGUATA
39
ge la gente a comprarle. La strategia giusta, sebbene di non facile attuazione, è esattamente il contrario di quella comunemente adottata, e consiste nel comprare sui minimi e vendere sui massimi Il. Ma nemmeno i dirigenti di alto livello sono esenti da errori di giudizio: è più probabile, infatti, che si facciano influenzare da una conversazione avuta a pranzo, o da un insignificante dettaglio letto su un giornale, anziché utilizzare tutti i dati a loro disposizione o, ancor meglio, cercare nuovi elementi quando ciò è necessario. Le statistiche sono sempre astratte e poco vivide. Per questo motivo la maggior parte della gente le ignora. Il fatto di sapere che il fumo decuplica il rischio di cancro ai polmoni ha scarso effetto su chi coltiva tale vizio. Le persone che smettono di fumare in genere lo fanno solo in conseguenza di un evento isolato e drammatico: ad esempio se contraggono la polmonite e si sentono dire che potrebbe essere stata provocata dal cancro, o se un loro caro amico muore di tumore ai polmoni. Si potrebbe pensare che il motivo per cui la perc.entuale dei fumatori è diminuita maggiormente tra i medici che nella popolazione in generale è che essi sono persone intelligenti e conoscono le statistiche relative ai decessi indotti dal fumo; si potrebbe inoltre presumere che essi vogliano dare il buon esempio ai loro pazienti. Ma un'indagine su vasta scala condotta in ambito medico ha dimostrato che si tratta di un quadro notevolmente idealizzato IO: il fumo è diminuito più drasticamente tra quei dottori che sono più spesso a contatto con i suoi effetti, come gli specialisti delle vie respiratorie e i radiologi, mentre è calato notevolmente meno tra i titolari di altre specializzazioni e i medici generici. Persino per i dottori le statistiche sul tabagismo non hanno lo stesso impatto della vista di una persona che muore per effetto di tale vizio. Si dice spesso che la prima impressione è quella che conta. Il detto sembrerebbe in contrasto con l'errore di disponibilità, in quanto questo sembra indicare che ciò che occupa il primo posto nella nostra mente, e quindi conta di più, è ciò che accade per ultimo. Prima di risolvere tale paradosso, occorre esaminare alcune evidenze sperimentali sull'importanza della prima impressione.
IRRAZlON .... LlTÀ
Uno dei primi studi sull'argomento è stato condotto negli Stati Uniti da Solomon Asch 15, il quale ha chiesto ad aIcWli soggetti di dare Wl giudizio su Wla persona in base a W\a sommaria descrizione costituita da sei aggettivi. Al primo gruppo è stato detto che era «intelligente, laboriosa, impulsiva, ipercritica, cocciuta e invidiosa», mentre ad altri sono stati proposti gli stessi sei aggettivi, ma in ordine contrario: «invidiosa, cocciuta, ipercritica, impulsiva, laboriosa e intelligente». Poi, tutti i soggetti sono stati invitati a compilare W\a scheda di valutazione finalizzata a elaborare Wl giudizio complessivo su quella persona, indicando ad esempio quanto fosse felice, socievole ecc. I soggetti a cui era stato proposto il primo elenco - quello che iniziava con gli aggettivi di significato elogiativo - hanno dato Wl giudizio assai più positivo di quelli a cui era stata fornita la lista con i termini di senso dispregiativo. Questo effetto - che consiste nell'essere influenzati molto più profondamente dai primi dati che dagli ultimi - è detto «effetto primacy». Ne esistono due possibili spiegazioni. Ecco la prima: nell'esperimento di Asch, quando i soggetti hanno ascoltato i primi aggettivi, forse hanno iniziato a formarsi Wl'immagine mentale della persona, poi hanno tentato di armonizzare con tale immagine quelli successivi. Un soggetto che aveva sentito la descrizione che cominciava con «intelligente» e eci, TizI' Effects 0/ Exter/lal/y Mediated Rl'fl'ards Oli IlItrillsic Motivatiol! ciI. ' L'espr?SSione è di Muzafer Sherif, che la utilizza in riferimento alla fase finale degli esperiml'llti citati dall'autore nel capitolo 4, in cui ries«' a ridurre la rivalità tra i due gruppi sostituendo a quelli che definisce "scopi connittuali .. una serie di scopi cooperati vi (l'acquisto del film, l'estrazione dal fango del camion delle provviste, la riparazione del serbatoio idrico), che chiama appunto ..scopi sovraordinati,. http:// www.ch.unich.it / facolla 1 psicologial contributi 104 1 pregiudi7jo.pdf IN.d. T. J. ' Rensis Likert, The Humon Orgotliznt io/l, McCraw-Hill, New York 1967. ' />. Come apparirà chiaro, le probabilità condizionate si possono ricavare dalle cifre inserite nelle «tabelle 2 x 2 .. di cui abbiamo parlato nel capitolo precedente. La tecnica diagnostica di cui si occupa Eddy è la mammograHa, una radiografia del torace volta ad accertare la presenza di tumori alla mammella. Essa, come la maggior parte dei test radialogici, non può essere interpretata con assoluta certezza. Alcuni ricercatori medici conducono studi finalizzati a stabilire la precisione di un determinato esame, e pubblicano i risultati del loro lavoro a beneficio dei clinici che lo usano. Uno di loro ha scoperto che, se una donna è affetta da cancro al seno, vi è una probabilità dello 0,92 che il suo esame risulti positivo (cioè indichi la presenza del tumore): in altre parole, in media 92 donne su 100 risulteranno positive alla mammografia. Lo stesso ricereatore ha appurato che le donne non affette da tumore hanno lo 0,88 di probabilità di risultare negative al test. (Le cifre variano leggermente da una ricerca all'altra, e dipendono, tra l'altro, dallo stato in cui si trovano le apparecchiature radiologiche utilizzate e dall 'abilità del radiologo.) Potreste chiedervi perché la valutazione degli esami diagnostici sia espressa in questo modo: il dato che interessa al medico chiamato a interpretare il risultato di una mammografia non è la probabilità che una donna affetta da tumore risulti positiva al test, ma la probabilità che una donna il cui test è positivo abbia il cancro (come quella che una donna risultata negativa all'esame non lo abbia). Come dimostreremo più avanti, gli ultimi due valori variano a seconda del campione femminile testato: la probabilità che le donne che si sottopongono regolarmente all'esame - inteso come strumento di diagnosi precoce - si ammalino è molto inferiore di quella delle donne che accusano già dei sintomi e vengono inviate dal loro medico a fare la mammografia. Per questo i manuali e i periodici del settore riportano i dati relativi alle probabilità che pazienti affette (o non affette) da cancro risultino positive o negative al test: tali cifre, infatti sono più stabili.
COLLeGAMeNTI
SBl'lGU~TI
IN AM81TO MeVICO
2ll
Purtroppo, però, molti medici confondono i due tipi di probabilità. Da un'indagine effettuata negli Stati Uniti è emerso che per il 95% di loro, siccome la probabilità che una do nna risulti positiva alla mammografia se ha il cancro è di 0,92, anche la probabilità che abbia il canCro se il test è positivo è di 0,92. Ciò è del tutto sbagliato: la reale probabilità che una donna abbia il cancro in presenza di un risultato positivo può essere solo dello 0,01 (il che significa l donna su 100, e non 9 donne su lO). Eppure, il 95% dei medici intervistati è incorso nel madornale errore di credere che la probabilità inversa sia identica alla probabilità iniziale: in pratica, l'errore descritto nel primo paragrafo di questo capitolo. Il problema è illustrato da due tabelle (basate sul testo di David Eddy): la tabella 3 mostra i risultati delle mammografie eseguite su 1000 donne che si erano sottoposte al test perché il loro medico, in base a tal uni sintomi fisici , pensava potessero essere affette da cancro; la tabella 4 indica i risultati ottenuti dalle donne che lo hanno affrontato nell'ambito di una serie di controlli di routine. Inoltre, le tabelle mostrano il numero complessivo di donne che, a fronte di esiti positivi o negativi, successivamente hanno (o non hanno) sviluppato la malattia. In entrambi i casi, la percentuale di pazienti affette da cancro che sono risultate p0sitive è all'incirca la stessa (92% nella tabella 3, ossia 74 donne su SO, e 100% nella tabella 4, ma in questo caso è impossibile stimare con esattezza le probabilità in quanto la tabella riporta i dati relativi a una sola paziente). In entrambi i casi, le donne non affette da cancro con probabilità di risultare negative al test sono 1'88% (810 su 920 nella tabella 3 e 879 su 999 nella 4). Ma le due tabelle illustrano dati radicalmente o pposti per quanto riguarda le probabilità inverse: nella tabella 3, infatti, la probabilità che. se l'esame è positivo, la donna abbia il cancro, è di 0.40 (cioè 74 donne su 184), nella 4, invece, è inferiore a 0,01 (1 su 121), il che equivale a meno di una donna su 100. Un ragionamento analogo mostra che la probabilità di avere il ca ncro per una donna risultata negativa alla mammografia è di 0,01 nella tabella 3 e di O nella 4.
IRF.AZJONAUTA
212
Tabella 3: presenzn di cancro al seno ed esiti radiografici relativi a 1000 donne con quadro clinico anomalo
Donne con mammograftn positiva con mammografia negatioo Dori/W
Totale
Donne affrttl' da cancro
Domll' nOli affette
7.
110
184
O
810
810
80
920
1000
Totale
da COI/CTO
Le probabilità condizionate sono le seguenti: Mammografia positiva in presenza di cancro: 74 su 80 = 0,92 Mammografia negativa in assenza di cancro: 810 su 920 = 0,88 presenza di cancro data una mammografia positiva: 74 su 184 = 0,40 Presenza di cancro data una manunografia negativa: 6su 186 = 0,01
Tabella 4: presenza di cancro al seno ed esiti radiografici relativi Q 1000 donne che non presenta110 sintomi Totale
da cancro
Donne nOli affrtte da cancro
1
120
121
O
879
879
1
999
1000
Donne' affette
Dtmnecon mammografia positiva Donne con mammograjùJ negativa Tolale
•
COLLEGAMENTI SBAGUATIIN AMBITO MW1CO
2IJ
Le probabilità condizionate sono le seguenti: Mammografia positiva in presenza di cancro: 1 su 1 = 1,00 Mammografia negativa in assenza di cancro: 879 su 999 = 0,88 presenza di cancro data una mammografia positiva: 1 su 121 = 0,01 Presenza di cancro data una mammografia negativa: O su 879 =
°
La differenza tra i dati fomiti dalle due tabelle scaturisce dal fatto che già in partenza i due gruppi di dOlUle avevano un diverso grado di probabilità di essere affette da tumore. Ovviamente, se vi sono già dei sintomi (tabella 3), e quindi le probabilità di cancro sono piuttosto elevate, la percentuale di donne per le quali risulterà corretta la diagnosi di cancro sarà superiore a quella ottenuta quando lo screening viene condotto sulla popolazione femminile in generale: questo spiega l'enorme divario tra il 0,40 di diagnosi positive corrette riportate dalla tabella 3 e lo 0,01 della tabella 4. Ma, come abbiamo visto, molti medici applicano con disinvoltura la probabilità sbagliata, ossia partono dal presupposto che la donna abbia una probabilità di avere il cancro dello 0,92 se l'esame è positivo, e di non averlo se l'esame è negativo dello 0,88. Eddy riporta un gran numero di citazioni, tratte da manuali e da periodici medici, dalle quali emerge che sono in molti, tra i professionisti del settore, a operare questa confusione tra la probabilità di un test positivo in presenza di un cancro al seno e quella di un cancro al seno in presenza di un test positivo. Eccone una, proveniente da un'autorevole fonte medica come il «Joumal of Gynaecology and Obstetrics»:
1. Nelle donne in cui è stata provata la presenza di carcinoma della mammella, quando vengono sottoposte a marrunografia, dai raggi X non emerge alcuna traccia di patologia maligna in circa una paziente su cinque di quelle esaminate (quindi la probabilità che il test risulti negativo se la donna ha il cancro è dello O,BO). 2. Pertanto, se sulla base di una mammografia negativa decidiamo di rinviare la biopsia di una lesione solida dci seno, allora c'è una probabilità su cinque che stiamo rinviando la biopsia di una lesione maligna.
214
IRRAZIONAUTÀ
L'autore confonde la probabilità di un test negativo in presenza di cancro (affermazione 1) con la probabilità di un cancro in presenza di test negativo (affermazione 2): sorprendentemente visto che non è un semplice medico, ma un medico che si occupa di ricerca - egli crede che i due dati coincidano. Un altro autore, parlando dello screening di massa condotto sulle donne per accertare la presenza di tumori alla mammella, afferma che, siccome solo 1'85% di quelle il cui test è negativo sono effettivamente libere dal cancro, il restante 15% (. Questi fenomeni sono correlati alla nostra abilità nell'inventare storie plausibili per motivare tutto ciò che le persone, noi inclusi, fanno o provano. Sentiamo l'impulso di spiegare a noi stessi le cause dei nostri stati d'animo o delle nostre emozioni e, nel farlo, spesso sbagliamo clamorosamente. Ad esempio, escogitiamo scuse per i nostri fallimenti in un esame oppure in amore. Se qualcuno agisce con cattiveria per gelosia, quanti capiscono la vera ragione del suo comportamento? In uno dei periodi di depressione che un tempo ho conosciuto, mi ero convinto che la causa del mio stato d'animo fosse la paura che gli alberi situati nel terreno attiguo alla mia abitazione la stessero abbattendo: dovevo trovare un movente per la mia depressione, ma, quando essa è scomparsa, gli alberi hanno cessato di apparirmi sinistri. L'autoinganno è un fenomeno enormemente frequente: su questo Freud aveva ragione. II suo errore è stato imputare tutto alla libido, ossia l'impulso sessuale latente. Una delle dimostrazioni più convincenti della diffusa incapacità di determinare le cause dei propri fallimenti viene da uno
ERRORI NEU" ND/VIDUA ZIONE DELLE: CAUSE
237
studio legato alla vita reale e condotto presso la Harvard University v. Ad alcune donne è stato chiesto di tenere un diario in cui dovevano registrare per due mesi, giorno dopo giorno, il proprio stato d'animo; inoltre dovevano annotare quali tra una serie di fattori predefiniti - fra cui la qualità del sonno, le condizioni meteorologiche, lo stato di salute, l'attività sessuale e il ciclo mestruale - avessero maggiormente influito sul loro umore, Quando hanno consegnato i diari, i ricercatori li hanno sottoposti a un'analisi matematica volta a ch.iarire in che misura ognuno di quei fattori fosse realmente associato ai diversi stati d 'animo: ad esempio, se una buona notte di sonno era sempre seguita da una giornata in cui la donna era di buon umore - e viceversa - ciò significava che esisteva una perfetta correlazione tra qualità del sonno e stato d 'animo, Se invece la qualità del sonno non risultava legata all'umore del giorno dopo, ciò implicava che non vi era alcun nesso tra i due fenomeni: il sonno, quindi, non influiva sull'umore. Dopo che l'intero processo si è concluso, alle donne è stato chiesto di giudicare fino a che punto ognuno dei fattori predefiniti indicati avesse davvero influenzato il loro umore: sorprendentemente, le loro valutazioni avevano poco, se non nulla a che vedere con quelle emerse dall'analisi oggettiva condotta con criteri matematici. Stando a tale analisi, un fattore decisamente rilevante ai fini dello stato d 'animo delle donne era il giorno della settimana ( 50 USt'less?, Allen and Unwin, London 1973, " Darnel Kahneman, Amos Tversky, "CausaI Schemas in Judgments under Uncertainty», in Daniel Kahneman, Paul Siovic, Amos Tversky (a cura di), Judgmtlll ullder UllcertaÌllty. Heuristics alld Biases, Cambridge Urnversity Press, Cambridge 1982 (nuova ed. 2001), " Elaine Walster, Assigllnlt'IIt af RespOIlsibility for an AccidetJt, ,,]oumal of Personality and Sodal Psychology», n. 3, 1966, pp. 73-79. " jean Piaget, Il giudizio mora/t' dI'I bambillo, Giunti Editore, Firenze 2009 (ed. or. Le jugt'mrllt moral cha l'mfallt, Felix Alcan, Paris 1932), ,. Arthur G. Miller, Barry Gillen et al., 11re Predictioll ami Peruptioll of Obtdimce to Allthority, "Atti dell'81 ° Congresso annua1e deU 'American Psychological Association », n. 8,1973, pp. 127-128. " GOnter Bierbrauer, Efft'ct of Set, Pt'rspt'ctive fl/ld Temporal Factors iII Attribl/tioll, Stanford University, Palo Alto 1973 (tesi di dottorato inedita). "' Lee D. Ross, Teresa M. Amabile, julia L Steinmetz, Social Rolt'S, Socia/ COlltrol, alld Biases iII Social-Pt'I'ceptioll Proct'Sses, "joumal of Personality and Social Psychology», n . 35, 1977, pp. 485-494. II Per un'analisi dell'errore fondamentale di attribuzione, vedi Nisbett, Ross, Hlllllall Ilifermct' cit., pp. 122-127.
2 '. Non è facile per noi distinguere diversi tipi di sequenze disordinate, e poiché il lancio di una moneta produce molto più spesso serie disordinate di teste o di croci, vediamo la terza sequenza come rappresentativa del risultato più frequente, a differenza delle prime due. Pertanto pensiamo che essa sia più probabile delle altre. Passando al secondo problema, immaginate che vi venga detto: «Il mio vicino di casa di Londra è un professore universitario. Ama scrivere poesie, è piuttosto timido e di bassa statura», e che poi vi venga chiesto se è più probabile che insegni sinologia o psicologia. Anche in questo caso, quasi tutti dalUlo la risposta sbagliata, ossia dicono che è più probabile che sia un docente di sinologia, mentre la verità è che è più probabile che insegni psicologia. Benché la sua descrizione coincida con quella di un sinologo, in Gran Bretagna ci sono molti più professori di psicologia che di sinologia. Anzi;-i docenti di quest'ultima disciplina sono così pochi che è molto più probabile incontrare professori di psicologia timidi, amanti della poesia e di bassa statura che non docenti di sinologia dotati di queste caratteristiche; ma siccome la descrizione è rappresentativa di un sinologo, le persone concludono frettolosamente che si riferisca a lui, senza tener conto del fatto che esistono pochissimi insegnanti di questa disciplina l . ~ stato dimostrato che la tendenza a basarsi sul fatto che un individuo è un esempio tipico di una determinata categoria di persone conduce a un errore ancor più incredibile. In un esperimento, ai soggetti è stata fornita una breve descrizione di alcuni individui, del tipo di quella seguente: «Linda ha trentun anni, è single, schietta e molto brillante. Ha una specializzazione in filosofia. Quando era all'università, le stavano profondamente a cuore temi quali la discriminazione razziale e la giustizia sociale, e ha anche preso parte ad alcune dimostrazioni contro il nucleare».
ERRORI NElL'INTERPRETAZIONE DEI.1.E EVIDENZE
243
Poi sono stati invitati ad assegnare un punteggio a ognuna delle seguenti affermazioni riguardanti Linda, a seconda di quanto ritenevano probabile che fossero vere. L'ordine in cui esse sono state proposte variava da soggetto a soggetto: a. Linda insegna in una scuola elementare. b. Linda lavora in una libreria e segue un corso di yoga. c. Linda è attivamente impegnata nel movimento femminista. d. Linda è un'assistente sociale che si occupa di persone con problemi psichiatrici. e. Linda fa parte della League of Women Voters (Lega deUe donne elettrici) l . f. Linda è una cassiera di banca. g. Linda lavora come rappresentante nel campo deUe assicura.
.
ZIOOI.
h. Linda fa la cassiera in una banca ed è attivamente impegnata nel movimento femminista. Inutile dire che i soggetti ritenevano molto più probabile che Linda fosse una femminista impegnata (affermazione c) che non una cassiera di banca (affermazione f). Ma quando è stato chiesto loro di valutare quante probabilità c'erano che Linda fosse una cassiera di banca jemmi1!isfa (affermazione h), è emerso che ritenevano assai più probabile quest'ipotesi che non quella che la vedeva come una cassiera di banca tout court. Ora, questo giudizio non può in alcun modo essere esatto: è ovvio che devono esserci più cassiere di banca che cassiere di banca femministe, per la semplice ragione che esistono anche cassiere di banca che non sono femministe. Quest'errore scaturisce dal fatto che la descrizione di Linda è tipica (rappresentativa) di una femminista, per cui si adatta a una delle due categorie sulla cui probabilità combinata i soggetti erano chiamati a pronunciarsi. Irrazionalmente, la probabilità che Linda fosse femminista ha accresciuto agli occhi dei soggetti la probabilità che appartenesse a entrambe le categorie (le femmini ste c le cassiere di banca). Per usare un linguaggio più tecnico, sembra che i soggetti abbiano fatto la me-
'44
IRRAZtONAUfA
dia delle due probabilità anziché moltiplicarle tra loro: se la probabilità che Linda sia una femminista è dello 0,7 e quella che sia una cassiera di banca dello 0,1, allora la probabilità che sia una cassiera di banca femminista è dello 0,07, non dello 0,4', Eppure, di fronte a una domanda del genere anche persone che possiedono nozioni di base di teoria delle probabilità o di statistica ad esempio studenti di un corso di specializzazione post-laurea in psicologia o in scienze della formazione - commettono lo stesso errore, come del resto gli spedalizzandi in medicina o in formazione aziendale. Questo genere di errore può produrre il seguente effetto: quando a qualcuno viene detto qualcosa di molto inverosinùle, è più probabile che ci creda se nello stesso momento gli viene detto qualcosa di altamente verosimile. Ma qualcosa di inverosimile, che è come dire improbabile, non può diventare più probabile so-lo perché gli viene associato un contenuto altamente probabile. Anzi, la probabilità che l'intera comunicazione sia vera è ridotta dal fatto che le sono stati aggiunti ulteriori elementi, per quanto verosimili. Tale situazione è del tutto analoga a quella dell'esperimento appena descritto: la presenza del materiale plausibile tende a rendere più credibile anche l'affermazione implausibile. Questo trucco è utilizzato da tutti i menti tori consumati, come pure da molti avvocati. Va aggiunto però che qui entra in gioco un ulteriore meccanismo. U fatto di sentire qualcuno fare varie affermazioni plausibili può accrescere la nostra fiducia nella sua veridicità, portandoci a credergli anche quando afferma cose meno plausibili. Questo espediente è ampiamente usato dalle agenzie pubblicitarie. Anzi, esse vanno ben oltre, in quanto si sforzano di trovare slogan che risultino credibili per la categoria di consumatori che potrebbero acquistare i loro prodotti, ma non per altre. Ad esempio, possono pubblicizzare un cibo per cani di nome «Yup-YuP» con lo slogan: .. I cani sono proprio come gli esseri umani », che magari apparirà plausibile a molti cinofili, ma a ben pochi altri. Il fatto che gli amanti dei cani sono convinti che questo slogan sia vero li induce a ritenere credibili anche altre affermazioni del pubblicitario,
E.IUWRl NE.U:lNTE.RPRfTA.ZIONr DrLLE. E.VIDE.NZE.
245
quali: ",Yup-Yup rende più lucente il pelo del vostro cane, lo fa di· ventare più sicuro di sé», e così via. Ma lo slogan secondo cui i cani sono come gli esseri umani ha altri due effetti. In primo luogo, l'élite dei cinofili tenderà a pensare che il pubblicitario sia una persona altamente perspicace, e quindi degna di fiducia, perché enuncia una verità che sta loro a cuore, ma non è condivisa dal grande pubblico. Inoltre, lo slogan identifica il suo autore e i cinofili come un unico grande gruppo: a questo punto entra in gioco il senso di lealtà che, come abbiamo già visto, caratterizza gLi appartenenti a un in-group, e pertanto diviene più probabile che chi possiede un cane decida di acquistare il prodotto. In breve i cinofili, abilmente manipolati, si precipitano a comprare "YupYup » perché il pubblicitario ha dimostrato loro in un colpo solo di essere attendibile e perspicace, nonché di appartenere allo stesSO gruppo di cui essi fanno parte. Un esperimento ha dimostrato l'esistenza di un errore collegato a quello che abbiamo appena analizzato e forse meno prevedibile. I soggetti erano studenti di un corso di specializzazione post-Iaurea per assistenti sociali, a cui sono state fomite informazioni su un cliente immaginario, dalle quali sembrava emergere che avesse un particolare problema emotivo. Quelli di loro a cui il cliente era stato descritto semplicemente come «persona con fantasie sessuali di tipo sadomasochistico», ritenevano probabile che si trattasse di un pedofilo, ma quando ad altri studenti è stato detto che un cliente «aveva fanta sie sadomasochistiche, aggiustava automobili vecchie nel tempo libero e una volta era scappato da scuola», sono stati meno inclini a pensare che lo fosse. Eppure le informazioni supplementari non avevano niente a che fare con le sue inclinazioni sessuali, ma il senso di normalità che suggerivano sembra aver indotto gli studenti a credere che non si trattasse di un pedofilo, anche se, per quanto ne sappiamo, un redofilo potrebbe benissimo aggiustare vecchie auto proprio come chiunque altro. L'errore potrebbe essersi verificato anche perché gli studenti, magari inconsciamente, hanno pensato che tra le persone che riparano vecchie auto la percentuale di pedofili è molto bassa, senza però tener conto del fatto che la percentuale è
2"
IRRAZIONALITÀ.
altrettanto bassa anche fra coloro che non lo fanno 3 • Questo è un ulteriore esempio di quell'incapacità di prestare attenzione ai casi negativi che abbiamo già illustrato nel capitolo 11. In sintesi, dunque, la nostra capacità di inferire una cosa da un'altra può essere vanificata dal fatto che includiamo nel nostro giudizio informazioni non pertinenti. Finora ho descritto tre diversi tipi di errore, e precisamente: 1. La tendenza a dare per scontato che qualcosa appartenga a una determinata categoria perché è tipico di essa, senza tener conto delle dimensioni di tale categoria. 2. La tendenza a credere che, se una parte di una descrizione è vera, allora dev'esserlo anche !'intera descrizione. 3. La tendenza a ridimensionare la portata di informazioni insolite a proposito di una persona se essa è descritta come normale sotto altri aspetti (non pertinenti con tali informazioni). Tutti questi errori si verificano in quanto ci facciamo influen· zare dal fatto che un esemplare sembra essere rappresentativo di una particolare categoria: se lo è, ignoriamo le vere probabilità. La diffusa incapacità di valutare correttamente le probabilità senza una specifica formazione è illustrata da un esempio tratto dalla vita reale. In Gran Bretagna ogni alU10 muoiono di malattie cardiovascolari circa 300.000 persone, mentre circa 55.000 muoiono di cancro ai polmoni. Fumare molto in pratica raddoppia le probabilità di morire di malattie cardiovascolari, e decuplica quelle di morire di cancro ai polmoni. La maggior parte delle persone ne dedurrà che tra i danni indotti dal fumo il cancro ai polmoni è più frequente delle malattie cardiovascolari: infatti, in Gran Bretagna e altrove, spesso sono state condotte campagne governative con· tro il fumo sulla base di tale presupposto. Ma esso è falso. Se te-niamo conto della maggiore frequenza delle patologie cardiache, scopriamo che, per ogni fumatore che si ammala di cancro, ce ne sono più di due che muoiono di coronaropatie autoindotte. Il se-guente calcolo (che per comodità ipotizza che metà della popola. zione adulta fumi) mostra come si arrivi a tale conclusione. Dal momento che il fumo raddoppia il rischio di cardiopatie letali,
ERRORJ NEU' /NTERPRETAZ/ONE DEUE EViDENzr
'"
ogni anno moriranno per effetto di tali patologie 200.000 fumatori e 100.000 non fumatori. Ma 100.000 fumatori sarebbero morti anche se non avessero fumato, il che significa che ogni anno sono 100.000 i fumatori che muoiono di cardiopatie indotte dal fumo. Analogamente, se ogni anno muoiono di cancro ai polmoni circa 55.000 fumatori, dal momento che 5000 di essi sarebbero morti anche se non avessero fumato, quelli che effettivamente muoiono a causa del fumo sono SO.OOO. Pertanto, il numero di fumatori che muoiono ogni anno di malattie cardiache è all'incirca il doppio di quelli che muoiono di cancro ai polmoni. È importante capire il corretto modo di manipolare le cifre, ma lo è ancor di più comprendere che, quando si ricevono nuove informazioni circa la probabilità di un evento, esse vanno combi· nate con la probabilità che l'evento si verifichi anche in assenza di tali informazioni, nota come «probabilità di base" (o "probabilità a priori»). il primo a enunciare il teorema formale che definisce il modo in cui devono essere calcolate le probabilità di base fu Thomas Bayes, un matematico inglese vissuto nella prima metà del XVIII secolo. Sebbene si tratti di un teorema tutt'altro che nuovo, l'incapacità di usarlo è endemica, e investe i medici, gli avvocati, i manager, i generali e così via. Quest'incapacità è stata ripetutamente dimostrata nel corso di una serie di studi sperimentali, il più noto dei quali è il seguente. Ai soggetti è stato detto che in una città c'erano due compagnie di taxi, la Blue Cabs (Taxi Blu), proprietaria dell'85% delle vetture, e la Green Cabs (Taxi Verdi), che ne possedeva il restante 15%. Un taxi si era reso colpevole di un episodio di pirateria della strada e una testimone aveva detto che le sembrava di aver visto una vettura verde. Per accertare la validità della sua testimonianza erano stati effettuati dei test, nel corso dei quali, nelle condizioni di illuminazione in cui si era verificato l'incidente, la donna era stata in grado di identificare correttamente il colore dei taxi nell'80% dei casi, mentre nel restante 20% aveva scambiato una vettura blu per una verde. A questo punto, ai soggetti è stato chiesto se era più probabile che il taxi dell'incidente fosse blu o verde, e quasi tutti i soggetti hanno risposto: «verde». Ma avevano
I~ZIONAJ.JTA
torto. Anche se i giudizi della testimone si erano rivelati in genere corretti, i taxi blu erano molto più numerosi di quelli verdi. La probabilità che la donna avesse visto un taxi blu (0,85) e avesse pensato che fosse verde (0,20) era 0,85 x 0,20 = 0,17, mentre la probabilità che avesse visto un taxi verde (0,15) e lo avesse ritenuto verde (D,SO) era 0,15 x O,SO = 0,12 (queste cifre non vanno sommate a 1 perché tutti gli altri giudizi che avrebbe potuto dare si riducevano a uno: «blu»). Ciò significa che le reali possibilità che il taxi fosse verde erano 17 contro 12 o, per dirla in un altro modo, che esisteva solo lo 0,40 di probabilità che il taxi fosse verde. L'errore dei soggetti è stato aver prestato troppa attenzione ai nuovi elementi emersi intorno all'evento da valutare (i giudizi della donna), con il risultato che non hanno tenuto abbastanza conto della nonnale frequenza di quell'evento (il numero di taxi verdi in circolazione) ·. C'è un interessante esempio, tratto dalla vita reale, dell'incapacità di tener conto delle probabilità di base: esso ha a che fare con il mondo aziendale statunitense e con l'impiego dellie detector. Come si conviene a un paese i cui presidenti, da Washington a Nixon 1, hanno dimostrato una spiccata propensione a mentire (o a non mentire), questo congegno è utilizzato molto più spesso negli USA che in Gran Bretagna. Esso misura una serie di valori -la conduttività elettrica della pelle, il ritmo respiratorio e il tono della voce - che tendono tutti ad accentuarsi quando una persona è shessata e agitata. Al soggetto vengono poste varie domande innocenti, infranunezzate da quesiti mirati, più o meno sottilmente mascherati, del tipo: «Ieri lei ha derubato la Chase Manhattan Bank?>, ai quali si presume corrisponda un aumento nei valori misurati dallie detector se la persona è colpevole. Per una serie di motivi, tra cui l'agitazione dovuta alla paura di essere accusati, la macchina della verità è uno strumento imperfetto: anzi, è notoriamente fallibile, se non altro perché molti, che erano stati ingiustamente accusati di furto sulla base di esso, in seguito sono stati scagionati dalla confessione di qualcun altro. Nonostante ciò, esso è ampiamente utilizLlto dalle aziende statunitensi per scoprire se tra i loro dipendenti vi siano o meno dei ladri.
ERRORI NEU'/NTrRPRrTAZ/ONE DELLE EVIDENZE
Ora, supponiamo che la percentuale di successo dello strumento sia del 90% (è quasi sicuramente inferiore), ossia che, tra quanti sono sottoposti allie detector, un innocente su dieci risulti positivo e un colpevole su dieci negativo (nella realtà è improbabile che questi due valori siano identici), e che ogni dipendente il quale sia stato ritenuto colpevole venga licenziato dall'azienda, Sulla base di tali elementi sembrerebbe che, per ognuno di loro che è stato ingiustamente accusato, ce ne siano nove che a buon diritto sono stati giudicati colpevoli: per i dirigenti dell'azienda (anche se non per molte altre persone) questo risultato p0trebbe anche essere accettabile, ma il ragionamento su cui si basa è falso, È probabile infatti che i dipendenti che non rubano siano molti di più di quelli che lo fanno. Prendiamo una ditta con un organico di 1000 persone, e supponiamo che, nell'arco di un dato anno, 1'1% di loro (cioè 10) rubi all'azienda e il 99% (cioè 990) no. Tutti i dipendenti vengono sottoposti al test e 9 dei 10 colpevoli (il 90%) risultano positivi; tuttavia 990 sono innocenti, eppure 99 di loro (il 10%) ottengono lo stesso risultato. Quindi, per ogni colpevole smascherato dallie detector, circa dieci innocenti sono accusati ingiustamente. Tenuto conto delle probabilità di base, risulta che il numero degli innocenti danneggiati dal test è molto superiore a quello dei colpevoli. Va aggiunto che ci sono modi più intelligenti di usare illie detector. Ad esempio, se in un'azienda è sparito un computer, si possono mostrare ai dipendenti vari tipi di computer: soltanto chi conosce l'aspetto di quello mancante risponderà selettivamente al test in relazione a esso e non ad altri. In teoria, quindi, dovrebbe essere impossibile che un innocente sia ritenuto colpevole solo perché si mostra nervoso quando è sottoposto al lie detector. Tuttavia, questi metodi più sottili sono usati di rado e, anche in tal caso, c'è sempre una possibilità di errore: di conseguenza, dal momento che gli innocenti sono molto più numerosi dei colpevoli, è probabile che questi ultimi risultino positivi al test molto meno frequentemente dei primi. Malgrado tali problemi, il lie detector è tuttora impiegato in molti stati americani f .
"O
IRRAZIONALITÀ.
Non tener conto delle probabilità di base può condurre a gravi errori quando si tratta di interpretare i risultati degli esami clinici, come si è visto nel capitolo 12 a proposito dell'incapacità evidenziata da molti medici di utilizzare correttamente la mammografia. Ecco un ulteriore esempio. Al personale e agli studenti della Harvard Medicai School (facoltà di medicina di Harvard), forse la più prestigiosa istituzione medica del mondo, è stato chiesto quale percentuale dei pazienti risultati positivi al test per una data patologia contrarrebbe effettivamente la malattia se essa fosse presente in 1 su 1000 di loro e se il 5% di coloro che no" l'hanno contratta risultassero positivi. Circa la metà dei sessanta medici ai quali era stata posta la domanda ha risposto: il 95"10. SIa undici hanno dato la risposta giusta, cioè il 2%. Evidentemente, anche le persone più inteUigenti non sono immuni da madornali errori 9 • Le probabilità sembrano disorientare le persone anche quando la loro determinazione non richiede alcun tipo di calcolo. Ecco un esempio, anch'esso collegato al mondo della medicina, riportato da Jonathan Baron. Ai soggetti di un esperimento è stato detto: Un paziente ha 0,8 probabilità di essere affetto da «umfite» IO. Se risultasse positivo ai raggi Z, la diagnosi verrebbe confennata, ma se risultasse negativo non si potrebbe trarre alcuna conclusione definitiva: in questo caso, infatti, la probabilità scenderebbe allo 0,6. La terapia per )'umfite è spiacevole, e voi sentite che è tanto sbagliato ricorrervi se il paziente non ha contratto la malattia quanto lasciare senza cure una persona che ne è affetta. Se i raggi Z fossero l'unico esame di cui potete avvalervi, lo usereste? Molti soggetti hanno risposto che il test dovrebbe essere effettuato. In realtà non è così. Anche se i suoi risultati sono negativi, infatti, è più probabile che un paziente sia affetto dalla malattia che non il contrario (la probabilità è almeno dello 0,6), quindi è chiaro che tutti i pazienti dovrebbero essere comunque sottoposti alle terapie, indipendentemente dai risultati del test. Baron ripor-
fKRO/U NEll'INTERPRETAZIONE DElLE EVIDENZE
25l
ta un aneddoto che ha per protagonista un medico il quale, volendo prescrivere a un paziente una costosa TAC alla schiena, anche se sapeva già che l'unica cura di cui aveva bisogno era stare a riposo, si è giustificato dicendo di «voler confermare un'impressione diagnostica ». Ma un simile zelo, il cui solo scopo è di scoprire una verità inutile. può rivelarsi nocivo per il corpo del paziente se l'esame è spiacevole. per la sua tasca se esso è costoso. Nel caso pensaste (giustamente) che non basta affidarsi agli aneddoti, nel 1990 il British Royal College of Radiologists and Anaesthetists (Reale Collegio dei radiologi e anestesisti britaJUlici) ha pubblicato un rapporto dal quale emerge che ogni anno in Gran Bretagna muoiono 250 persone a seguito di radiografie inutili. A meno che i risultati di un'indagine medica non influiscano sulle scelte terapeutiche, essa non dovrebbe essere effettuata Il . Ecco un problema la cui soluzione non richiede praticamente alcuna conoscenza di teoria delle probabilità. Vi viene detto che ci sono tre carte, di cui una è bianca da entrambi i lati, un'altra rossa da entrambi i lati e la terza bianca da un lato e rossa dall'altro. Poi vi viene mostrata una di queste carte posata su un tavolo, con il lato scoperto di colore rosso. Quante probabilità ci s0no che sia quella con entrambi i lati rossi? Provate a rispondere prima di continuare a leggere. La stragrande maggioranza delle persone (me compreso), la prima volta che si trova di fronte a questo problema. risponde: ((1/ 2». lnfatti - è il ragionamento immediato - chiaramente non può essere la carta bianca-bianca, per cui deve trattarsi di una delle altre due. o la rossa-rossa O la rossa-bianca. Ma non è così, in quanto esistono tre possibili lati rossi: quello della carta rosso-bianca ed entrambi i lati della carta rossa-rossa. Esaminiamo i tre possibili casi: in due di essi il lato nascosto è rosso, in uno bianco; di conseguenza, la probabilità che l'altro lato sia rosso (ossia che si tratti della carta rossa-rossa) è 2/3, non 1/2. Non è chiaro però perché commettiamo quest'errore. Forse il numero delle carte possibili (due) è più «disponibile» di quello dei possibili lati rossi (tre) Il . Si potrebbe sostenere che le persone siano più brave a combinare tra loro informazioni diverse nel caso in cui il risultato del-
252
IRIVIZIONM.lTÀ
l'operazione può essere conosciuto con certezza rispetto a quando è possibile attribuirgli solo un certo grado di probabilità, e che quindi gli errori esposti in questo capitolo non siano poi così gravi. Sfortunatamente, però, quasi tutti i giudizi importanti implicano elementi di incertezza. Si pensi, ad esempio, a un generale impegnato a scoprire la strategia che ha le maggiori probabilità di rivelarsi quella vincente, o a un medico che tenti di stabilire la malattia di un paziente a partire da una serie di sintomi, o a una giuria chiamata a decidere se un imputato è colpevole dopo aver ascoltato molteplici testimonianze in conflitto tra loro. Prima di passare a ulteriori esempi tratti dalla vita reale, vale la pena di fare qualche osservazione sull'uso della statistica. La maggior parte delle persone possiedono nozioni di statistica a dir poco rudimentali, per non dire inesistenti. Per molti "sta· tistica» è una parola sporca, infatti si sentono spesso affermazioni del tipo: "Con la statistica si può provare qualunque cosa», ma ciò è vero soltanto nei casi in cui essa viene utilizzata in maniera distorta. Anzi, generalmente la denigrazione di tale disciplina non è altro che l'esped iente usato dagli ignoranti per difendere la loro autostima. Molti lettori potranno pensare che non tutti sono tenuti a conoscere la statistica o la teoria della probabilità el~ mentare, ma nella realtà tutti noi formuliamo di continuo giudizi statistici basati sull'intuizione, e le nostre false intuizioni ci con· ducono a errori gravissimi. Sebbene sia vero che molte persone non sono in grado di affrontare calcoli come quelli riportati nelle pagine precedenti, esse penserebbero in modo più razionale se capissero di dover tener conto delle probabilità di base: infatti, anche se non trovassero le risposte esatte, si avvicinerebbero mal· to di più alla verità. 1: sicuramente possibile sensibilizzare le per· sone sulla necessità di combinare tra loro diversi tipi di probabi· lità e sui requisiti necessari per stabilire che esiste un'associazione tra due eventi - quelli esposti nel capitolo 11- senza che deb· bano per forza imparare la statistica formale o la teoria della probabilità (su cui è fondata tutta la statistica). Dimostreremo più avanti che in molti casi il pensiero razionale - ossia il pensiero che
~K/(O/(I
NEU'/NTERPRHAZ/ONE DELLE EVIDENZE
253
conduce alla conclusione con le maggiori probabilità di essere quella giusta - deve basarsi su una qualche forma di manipolazione dei numeri. Come osservava Pomcaré, ,da matematica è il linguaggio in cui è impossibile esprimere pensieri nebulosi o imprecisi» u, La totale incomprensione dei più elementari ragionamenti statistici è ulteriormente illustrata dai due esperimenti seguenti, Nel primo, ai soggetti è stato detto che in una determinata città c'erano due ospedali: uno grande, con un pronto soccorso ostetrico in cui si verificavano in media 45 nascite al giorno, e uno più piccolo, con una media di 15 nascite al giorno; nell'arco di un anno, il numero dei neonati maschi era all' incirca pari a quello delle femmine, Poi ai soggetti è stato chiesto in quale dei due ospedali si registrasse per più giorni una percentuale del 60% di neonati maschi, e la maggior parte di loro ha risposto che non vi era alcuna differenza tra i due, In realtà, nell'ospedale piccolo tale percentuale si riscontrava in un numero di giorni pressoché doppio rispetto a quello grande, Ciò illustra un importante principio: quando più eventi diversi hanno un certo grado di probabìHtà di verificarsi. maggiore è la sequenza degli eventi e più la frequenza 0sservata si avvicinerà alla loro frequenza reale. Per capirlo, immaginiamo di lanciare in aria una moneta quattro volte. Ci sono 16 possibili sequenze di «teste» e «croci" (4 x 4). Solo una di esse è costituita esclusivamente da teste, per cui la probabilità che esca testa i1100% delle volte è di 1 su 16.lmmaginiamo ora di lanciare in aria una moneta per dieci volte, Ora ci sono 1024 possibili .sequenze, di cui solo una costituita da quattro teste di seguito: di conseguenza, la probabilità che esca sempre testa si riduce a me-no di l su 1000. Per semplicità ho considerato un caso estremoil 100% di teste - ma le stesse considerazioni resterebbero valide se avessi scelto, ad esempio, la percenruale del 75%. Un minor numero di lanci della moneta renderebbe ancor più probabile il raggiungimento di tale percentuale. La regola per cui più grande è il campione, maggiore è la probabilità che la frequenza degli eventi che esso include si avvicini alla sua vera frequenza è no ta come «la legge dei grandi numeri», Essa ha implicazioni per chiunque,
254
IKlse aUe donne statunitensi il diritto al voto. Nata come un «potente esperimento politico" volto ad aiutare le neo-elettrici a esercitare le responsabilità appena acquisite, dapprima includeva soltanto donne, ma nel 1973 una modifica dello statuto consentì l'aca!SSO anche agli uomini. La League è un'organizzazione ramificata a livello locale, con sezioni in tutti i 50 stati più il District of Columbia, Portorico e le Isole Vergini. Comprende circa 150.000 membri http://www.lwv.org/ AM/ Template.cfm?, n. 309, 1994, pp. 901-911. Doll Richard, Puo Richard et al., Mortality in &Iatioll to Smokillg: 50 Ytars' Obseroatio"s 0" MotI! British Dcctors, .. British Medicai Joumal», n. 328, 2004, pp. 1519-1527. DREMAN David, COI/traritll/lnvtStment Strattgy, Random House, New York 1979. Eoov David M. .. Probabilistic Reasoning in C1inical Medicine: Problems and Opportunities.., in KAIINEMAN Daniel, SWVfC Paul. TvERSKY Amos (a cura di), ludgment ullda Ullca taillty. Heurisfics alld Biases, Cambridge University Press, Cambridge 2001. Eooy David M., .. li ragionamento probabilistico nella medicina clinica: problemi e opportunità», in CRUPI Vincenzo, GENS!NI Gian Franco, Motterlini Matteo (a cura di), ÙI dime1lSio/lt cogllitiva del/' errore iII medicilla. Franco Angeli, .. Fondazione Smith K1ine .., Milano 2006 (nuova ed. 2008). EGBERT Lawrence D.. BAnTI George E. et al, Reductio" of Postoperativt Paill by Ellcouragemtllt alld /lIstructioll o[ Pafienfs, .. New England Joumal of Medicine», n. 270, 1%4. EINHORN Hillel J., Expm Measllremt'1/t and M« hanical Combinalioll, «Organizational Behavior and Human Performance», n. 7, 1972, pp. 86-106. ElSfElN Arthur S., SHULMAN Lee S., SrRAFKA Sarah A., Medicai Probltm So/viflg. Ali Alla/ysis of Clinica/ &aso/liflg. Han'ard Uni\'ersity Press, Cambridge 1978. ELSTElN Arthur S., HOl.L\tAN Gerald B., RAVrTCH Michael M. et aL, Comparisoll of Pllysicums' Decisiofls Rtgardiflg Estragm Replacemtfll Therapy far Ml'-
IlIBUOCRAFIA
401
noptlusal WOnte71 a7ld Decisi07ls Deriutd from a Ot>cisio71 Allalytic Mode!, .. American Journal of Medicine", n. BO, 1986, pp. 246-258. ENNIS Maeve, Traillillg Imd Sr/peroisiOlr o/Obstetric Smior House Officm', .. British Medicai }oumal», n. 303, 1991, pp. 1442-1443. ENZLE Michacl E., HANSEN Ranald D., Low"E Charles A., Hr/ntmrizing the Mixed- Motiuc Poradigm: Mrthodological Tmplicatiolls from AffribrdiOIl Theory, «Simulations and Games", n. 6, 1975, pp. 151 -165. EYSENCK Hans J., Smokillg, Hroltlr olzd Pt'T"sOIIality, Weidenfeldand Nicholson, London 1965. FALLOWFlELD Leslcy, The Quality af Life, Souvenir Press, London 1990. FELUiR William, Ali IlItrodl/etiOlz to Proba/JiIity Tlreory alld Us ApplicatiOllS, voI. I, John Wiley & Sons, New York 1991. FERRARI N. A., 1llstitutionoTiznlion a"d Attilude Challge iII 011 Aged Poplilatioll. A Field Study iII Dissollallce TIlt'Ory, Case Western Rescrve University, Cleveland 1%2 (tesi di dottorato inedita). FESTtNCER Leon, CARLSMITH James M., Cognitive Consequt'nces 0/ Fcm:ed ComplianCf, "Joumal 01 Abnormal and Social Psychology», n. 58, 1959, pp. 203-210. FESTI:>''G ER Leon, Conjlict, Ot>cisions ond DisscmonCf, Stanford University Press, Stanford 1964. FISCHHOFF Baruch , Hindsiglrt Foresight: The E!fecl 0/ Oulcome Kllowledge on Judgmen t I/lIder Ullct'T"toillty, ..Joumal al Experirncntal Psychology", n. 1, 1975, pp. 288-299. FISCHlIOFF Baruch, BEYrn-MAII.OM Ruth, «1 Knetll It Would Happen "; Remem/Jered Probabililies o/Ollce-Futl/re Thing5, ..Organi7.ational Bchavior and Human PerformanCi!», n. 13, 1975, pp. 1-16. FISCHlIOFF Baruch, Cost-Bmtfit Anolysis olld the Art 01 Moforcycle Mainfe1I01lce, «Policy Sciences», n. 8, 1977, pp. 177-202. FISCHHOFF Baruch, SLOVIC Paul, LiCHTENSTEI!'" Sarah, KnolVing lVith Certoillty: The Appropriatt'lll.'SS 0/ Exturne COlljidf!1ICe, ..Joumal of Experimental Psychology», n . 3, 1977, pp. 552-564. FISCHHOFF Baruch, «For Those Condemned to Study the Past: Heuristics and Biases in Hindsight», in KAH"-'EMAN Daniel, SLOVIC Paul, T VERSKY Amos (a cura di), Jr/dgmmt under Ullcertaillty. Heuristics olld BwSI.'S, Cambridge University Press, Cambridge 2001. FISIIER Ronald Ay!mcr, LUlIg COllcer alld Cigauttes?, ~Na ture», n. 182, 1958,
p. 108.
.i"
IRRAZIONAUT),
FoNG Geoffrey T., KRANTZ David H., NI5BElT Richard E., TIre Effects of Slatistica/ Trailzing O" Thinking a""ut Ewryday Problr17ls, ..Cognitive Psycho10gy», n. 18, 1986, pp. 253-292. FREEDMA..'1 Jonathan L., FRASER Sco" c.. Compliance without Prrssurr. The Foot-ilz-the-Door Trclmique, «Jouma! of Personality and Social Psychology", n. 4, 1966, pp. 195-202. fRlEDMAN Cornelia M., GREg.,'SPAN Rhoda, MITTELMAN Far, The DecisicmMahng Process Q/ld Ihe Qutcome of Therapeutic Abortioll, "American Joumal cf Psychology», n. 131, 1974, pp. 1332-1337. FRlEDMAN Millon P., BURKf Cietus l., COLE Michael, KELLER Leo et aL, «Two-
Choice Behavior under Extended Training with Shifting Probabilities cf Reinforccment», in ATKlNSON Richard C. (a cura di), Studies iiI MilthenUltical Psychology, $tanford University Press. $tanford 1964, pp. 250-316. FRYBACK Dennis G., THORNBURY 1- R., EvalullfiQfI of a Computerized Baytsian
Mode! for Diaglzvsis af &/la/ Cysts uersus Tumor wrsus NomlU/ Variant from Exp/oratory Urogram l/lformatioll, .. Investigative Radiology», n. 11, 1976, pp. 102-111. CAROINEI!. Peter, EOw .... 1I.DS Ward, "Public Values: Multiattribute Utility Measurement far Sodal Decision-Making», in KAplAN Martin F., ScHWARTZ Steven (a cura di), Human ludgment and Decision Prrxtsses, Acadcmic Press, New York 1977. GlUCKSBERG Sam, TIze rllfluence of Strengtll 0f Drive 011 Functiona/ FixedntsS and P/7ceptual Recogllitian, "Joumal of Experimental Psychology», n. 63, 1%2, pp. 36-41. GoFFMAN Erving, II rituale dell'interazione, li Mulino, Bologna 2005. GolDBERG Lewis R., Man wrsus Model of MalI . A <iolla/e, plus $ome Evidellce for a Mtlhod of lmprovillg 011 Clillical IIl/ere/lCts, " Psychological Bulletin», n. 73, 1970, pp. 422-432. GolOSEN Rose K., GERHARDT Paul R., HANDY Vincent H., Some Factors &/atitlg to Patient Delay iII Seeking Diagnosis for Callcer Symptollls, "Cancer», n. lO, 1957, pp. 1-7. GREEN Roger, HzmlOII Error Oli tlte Flight Dt'ck, RAF lnstitute af Avianon Medicine, Famborough 1991 (rapporto non pubblicato). GRfE!'>':E David, STER>'IIBERG Betty, LEPPER Mark L., Overjustificatiolz iII a rokel! Ecollomy, «Joumal of Personality and Social Psychalogy», n. 34, 1976, pp. 1219-1234. HAMlll Ruth, WllSON limothy D., NISBETT Richard E., Igllori1lg Sample Bias: IIIf/7encts Abouf Collectivities frolli Atypical Cases, University of Michigan, Ann Arbor 1979 (manoscritto inedito).
8/8UOCRAF/A.
HAMIlTON David l., GIFFORD Robcrt K., 1lIusory CorrelatiO/I iII l11terpersollal Peruptioll. A Cognitive Basis of Stereotypic ludgmellts, «Joumal of Expcrimental Sodal Psychology", n. 12, 1976, pp. 392-407. HAMILTON David L., ROSE Terrence L., IIIusory CorrelatiO/I a/ld the Maill/eIla/Ice o/ S/errotypic Belitjs, in «Joumal of Personality and Sodal Psychology», n. 39, 1980, pp. 832-845. HAMMOND Kenneth R., ADEU.IAN Leonard, Scienu, Valut'S, a/ld Humall 'udgment, «Science», n. 194, 1076, pp. 389-3%. HAMMOl\'D Thomas, BREHM Jack W., The Atlractivelit'SS o/ Choiu AltemativtS Whell Freedom lo Choost is Eliminated by a Social Agent, "Joumal of Personality», n. 34, 1966, pp. 546-555. HANSEl Charles Edward M., ESP a/ld Parapsychology, Prometheus Books, Buffalo 1980. HARMON Pau!, KING David, Expert Systems, John Wiley and Sons, New York 1989. HASTIE Reid K., ROBYN M. Dawes, &tiollal Choice iII ali Ullcertai" World. The Psychology o/Iudgment alld D«isioll Mnkillg, Sage Publications, Thousand Oaks 2009. HAWKES Nigel. LEAN Geoffrey et al., TIu- Worst Accidt'llt iII Ihe World, Pan, London 1986. HERRlOT Peter, ROTHW"Ell Caro!. Orgallizatiollal Choice alld Decisioll Theory: Efficts o/ Employers' Literature a/ld Se/ectioll lnterview, «Joumal of Occupational Psychology», n. 54, 1981, pp. 17-31. HESS Eckhard H., «Pupilomctrics», in GREENFlELD Norman S., STERNBACH Richard A. (a cura di), Halldbook o/ Psychophysiology, Holt, Rineheart and Winston, New York 19n. HIGGIl'o'S Edward 1., RHOlES William S., JONFS Cari R., CategDry Accessibility a/ld Impressum Formatiol!, «Joumal of Expcrimental Social Psychology", n. 13,1977, pp. 141-154. HOFlING Charles K., BROTZMAN Eveline, DALRYMPlE Sarah et al., An Experimellta/ Stlldy ;', Nurse-Pllysiòan Re/aliotlship, «Joumal Of Ncrvous and Mental Disease», n. 143, 1966, pp. 171-180. HOFFMAN Paul J., SLOVTC Paul, RORER Lconard G., Ali Allalysis o/ Variallce. Mooels for tl,e AsSt'SslIIt'Ut 01 Cile Uti/iU/tioll iII Clinical Judgmellt, "Psychological Bullelin», n. 63, 1%5, pp. 338-349. HORNSTEIN Harvey A., LAKIND Elizabeth el al., Ef!ects o/ Kllowledge about
Remote Social Evellts Oli Prosocia/ Be/wlliour, Social COllceplioll, alld Mood, "Joumal of Personality and Social Psychology», n. 32, 1975, pp. 10381046.
IRRAZIONAUT.4
HOVLAND Carllver, WEiSS Wa1tcr, The lt/flul!lICI! ofSource Credibility 011 CommUllicatiorl Eff«tiVOIes5, "Public Opinion Quarterly .. , n. 15, 1951, pp. 63565().
HUFF Darrell, How fa Lie witll Statistics, Gollancz, London 1954. H UXLEY Thomas Heruy, Collected Essays, vol. I, Method alld Resufts, Appie-
ton, Ncw York 1898 (nuova ed. Adamant Media Corporation, Boston 2001). Indcpcndent Research 5ervices, Successful Persorlal lmJesting, 1992 (rapporto non pubblicato). JANIS Irving L., TERWTLUGER Robert F., Ali EX1X'riltll!/ltaI Study of Psychological Resistallces to Fear-Arousillg CO,lI/flullicatiol/5o, "]oumal of Ahnormal and Social Psychology», n. 65, 1%2, pp. 403-410. JAl\;lS Irving L., RAUSCH Curt N., St/ective IlIterest iII CommullicotiollS that Could Amuse Deeisional Gmflict. A Field Study of Partic/pall/s iII thl! Draft-Resistallct Movemen/, ..Joumal of Personality and Social Psychology", n. 14, 1970, pp. 46-54. JANIS Irving L., MANN Leon, DI!c/sioll Makillg. A Psyclwlogical Alla/ysis of Cotrj1ict, Choice. alld Commitml!"t, The Free Press, New York 1977. JENlC1NS Herbert M., WARD William c., 'udgme"t of COllti"gl!llcy behvem ReSfX'IISt'S alld Oll/comes, «Psychological Monographs», n. 79, 1965. JOHNSON Robert D., DoWNlNG Leslie L., lJt>illdividuatio/l al/d Valtllce ofCues. Effects 01/ Prosoc/nl olld AlltisocialBehovior, «Joumal of Personality and Seeial Psychology», n. 37, 1979, pp. 1532-1538. JONES Edward E., ROCK Leslie, SHAVER Kell y G. et al., Pattmt of Performa,,CI! alld Abi/ity Attributioll: Ali UlIl!xpec/l!d Primacy Eff«t, ..Joumal of PersonaHty and Social Psychology», n. lO, 1968, pp. 317-340. KAHNEMAN DanieI. TvERsKY Amos, Subjfftive Pmbobility: A 'udgml!llt of RtpresentatiM'es5, «Cognitive Psychology», n. 3, 19n, pp. 430-454. KAHNEMAN Daniel, TvERSKY Amos, 011 tlll? Psycllology of PredicfiOrl, " Psychological Review>o, n. SO, 1973, pp. 237-251. KAHNEMAN Daniel, TvERSKY AMOS, .. Subjectivc Probability: A Judgment of Represcntativeness.., in KAHNEMAN Daniel, SLOVIC Paul, TvERSKY Amos (a cura di), judgmmt Ulldf'T' UIlCfrtaillty. Hl!uristics alld BiaSt'S, Cambridge University Press, Cambridge 2001, pp. 32-47. KAHNEMAN Daniel, KNETscH Jack L., THAlER Richard H., Fairlless QS a Constrai,,/ al' Profit Setkillg: Elltitlelllents O" tlU' Marlcet, «American Economic Rcview .. , n. 76, 1986, pp. n8-741. KAHNEMAN Daniel. TvERSKY Amos, "Causai Schemas in Judgments under Uncertainty.. , in KAHNEMAN Daniel, SWVlC Paul. TvERSXY Amos (a cura
B/BUOGRAFlII
di), Judgment rmd,., Ulrc,.,taill~. Heurislics alld Biases, Cambridge University Press, Cambridge 2001 . KAHJ\'EMAN Danicl, TvERSKY Amos, .. lntuitive Prediction: Biases and Correctivc Proccdures», in KAHNEMAN Daniel, SWVIC Pau\, Tvcrsky Amos (a cura di), ludgm!'!rt ulld..,. Ulrc,.,tailrty. Heuristics und Biases, Cambridge University Prcss, Cambridge 2001. KATZ Jack L., WEINER Herbert, GALLAGIiER Thomas F., HElil.1AN Leon, Stress, Oislress, alld Ego Drfmses. PsyclllNlldocrine Response to Impnrding Breast-Tumour Biopsy, "Archives of Generai Psychiatry.. , n. 23, 1970, pp. 131-1942. KEINAN Giora, Decision MakilrK Under Stress. SCU/lflirlg of Altl'matives Und..,. Contro/lab/e and Uncontrollable Tllreats, «Joumal of Personality and Social Psychology», n. 52, 1987, pp. 639~44. KIEStER Charles A, MATHOG R, POOL P., HOWENSTEIN R, «Commitment and the Boomerang Effect: A Field Study», in KlESLER Charles A (a cura di), 1111' Psychology of Commitment. Experinl/?IIts Ullkillg &Iurvior fo Be/ief, Acadcmic Press, New York 1971. KIPUNC Rudyard, Poesie, Mursia, Milano 2008. KOGAN Nathan, WALLACH Michael A, Risk Takillg. A Sludy iII Cognition and Pl'fSOflalily, Holt, Rinchart & Winston, New York 1964. KORIAT Asher, LrCHTENSTE1N Sarah, FISCHHOff Baruch, ReaSO/IS for ConfidenCC', «Joumal of Experimental Psychology: Human Leaming and Memory", n. 6, 1980, pp. 107-118. UNGER Ellen Jane, 1111' Psyc/rology cf Choicl', «Joumal for the Theory of Soeial Behavior.., n. 7,1977, pp. 185-208. LARRlCK Richard P., MORCAN Jamcs N., NISBETT Richard E., Who Uses tirI' Cost-Benefit Rules of Choice? lmplicatiolls for tlll' NormatiVl' Status of Microeconomic 11Irory, «Organizational Behavior and Hurnan Decision Proccsses», n. 56, 1993, pp. 331-347. LATANE Bibb, DARlEY John M., Hrlp in a Crisis. Bystander RC'Spon~ fo un Emergt'llcy, GeneraI Lcaming Prcss, Morrlstown 1976. LAZAIISFELD Paul F., BERENSON Bemard, GAUDET Hazel, The Propll" s Choice, Columbia University Press, Ncw York 1948. LEM'ER Mark R., GREENE David, Nisbett Richard E., UlldermillillK Chi/dml 's Intrillsic IlItl'rest witlt Extrillsic Reurard. A Test of tlll' Overjllstificatio/l HypollU"sis, «Joumal of Personality and Social Psychology, n. 28, 1973, pp. 129-137. LErPER Mark R, GREENE David (a cura dO, nre Hiddell Costs of Rnvard, Lawrence Erlbaum Associates. Morristown 1978.
/KMZ /ONAUTI'I
l lCllTFj\,"STE1N Sarah, EARLE limothy c., StoVIC Paul, CI/l' U/iliza/iol/ in a Nllmmcal Prn/ic/ioll Task, "Joumal of EXfX'rimental Psychology: Human Perception and Performance", n. 104, 1975, pp. 77-85. ltEM G. Ramsay, Pnformallct olld Sa/isfoc/ioll as Affl'C/rd by Persollal COlltral 0VfT Solinlt DrcisiollS, "Joumal of Personality and Social Psychology", n. 31 , 1965, pp. 232-240. ltKERT Rcnsis, 11Il' Hl/mali Orgallizatioll, McCraw-Hill, New York 1967. looGE David, ..The Author.. , n. 2, 1990. LoI'TUS Elizabeth F., Eyewitllt!Ss TtstimollY, Harvard University Prt'SS, Cambridge 1979. loRo Charles, Ross lee D., la'l'ER Mark R., BiaMd Assimilatioll Qlld Atti/lidI' Po/arizatioll. Thl' Effl'C/s of Prior TIlrorirs 011 SI/bst-qurntly COIIsidl'rffl E1';drncr, ..Joumal of Personality and Socia! Psychology", n. 37, 1979, pp. 2Q98.2109. UJSTEO J..c.c B., /litrodl/etion lo MNlica/ Dtcisioll Makillg, Char!es C. Thomas,
Springfidd 1968. MALlESON Andrew, Nttd YOllr Doclor bt so USl'ltss?, AlIen and Unwin, london 1973. MANDELl Amold L ..Toward a Psychobiology of Transcendence. God in the Brain", in DAVIOSON Julian M., DAVIOSON Richard J. (a cura di), TIU' Psychobio/ogy ofCoIIsciousl1t'SS, Plmum Press, New York 1980. MANN Leon, J........'IS Irving L, CHAPUN Ruth, Thl' Effrcfs of Alllitipatioli of Fortlrcomil1g ltrfontlaliol/ Oli Pred«isiolUJ/ Proc~, ..Joumal of Personality and Social Psychology", n. 11 , 1969, pp. 10..16. MARXS David, KM~IAN Richard, T1w Psychologyofthl' Psychic, Prometheus Books, Buffalo 2000. McGRAW Kenneth O., •Thc [)emmental EHects of Rcward on Performance. A literature Review and a Prediction Mode!>·, in LEPPER Mark R., GKEENE Dilvid (a cura di), Tht Hiddrn Cosls of &ward, lawrence Erlbaum Assodates, Morristown 1978. McGRAW Kenneth O., McCULlERS John c., Monrtary Rnl'tlrd alld Wattr-jar Task PtTjontlOllct. Evidtllu 0f Il CHlrimt'II/111 Efftc/ of Rtward 01/ Problrnl Solvillg, New Orleans 1976 (paper presentato al convegno della Southeaslem Psychological Association). MEEHL Pau! E., Clil/ical vs. Statistical Prtdictioll. A Thrort/ical Alla/ysis olld o Rroitw of tht Evidtllu, University of Minncsota Press, Minneapolis 1955. MILGRAM Stanley, OWitllct lo AI//llOrity. AlI Experinrrntal Vit'Ul, Pintl'[ and Martin, London 2006. MILLER Arthur G., GllLEN Barry et al., 17U' PmJiction ond PtTCtp/ioli 0f Obt-
B/8UOCMFIA
O"
dinru lo Authorily, .. Atti dell'81° Congresso annuale deU'American Psychological Association». n. 8, 1973, pp. 127-128. MILLER Dale T., Ross Michael. Sdj-5mJillg Biast'S ù' the Allribuliotl of Causo.lily. Facl or Fictioll?, .. Psychological Bulletin», n. 82,1975, pp. 213--225. MiLLER Louisc B., EsrES Betsy w., M Olle/ary Rnvard atld Motiva/iol! iII Discriminatiotl Learnillg• ..Journal of Experimental Psychology .. , n. 64, 1962, pp. 393--399. t..1IscHEL Waltcr, IlItrodu ctioll /0 Pers(ma/ily. John Wiley and Sons, Hoboken 2007. MORRIS Tma, GREER Stevcn, WHITI Patricia, Psydrological a/ld Socio/ Adjl/slmml lo Maslt'Ctonry. A Thro-YMr Follow·up• ..Cancer", n. 40, 1m, pp. 2.381-2387. MOSCOVICI 5erge, PERSONNAZ Bernard, Studits in Social/llf1ul'llu. V: Millority IIlflumu a/ld CotlPl'F"Siotl Ikluwior;" a Perceplual Tast, "Joumal of Per· sonality and Social Psychology", n. 12, 1969, pp. 125-135. MULHAI.JSEK Frederick L. (a cura di), The Poons of Artllur Hugh Clough, Oxford University Press, London 1974. NASH Tom (a cura di), Dirrclor's Guidt lo Re/ocaliotl Mallagemml, The Director Publications Ltd for the Institute of Directors and Black Horse Relocation 5ervices Ud, London 1992. NEL Elil'.abeth, HEL\IRElCII Robert, AKONSON Elliot, Opillioll Cllallge iII lire Advocale as a Functioll olille Persuasibili/y 01 His Audience. A C/arificatioll of lire Meallillg 01 DisS4mallu, "Jouroal of Personality and SociaJ Psychology», n. 12. 1969, pp. 117-124. NETER Efrat, BEN,SHA"'IAR Gershon, The Prnliclive Validi/y of Gral"lOlogical lnll'rnlus. A Meta·Allalytic Appl'(JQch, .. Personalily and Individuai DifferenCCS". n. lO, 1989, pp. 737-745. NE\'.'COM8 Theodore M., Persomlli/y and Sodal Challgt. Attiludt ami 50cial Forma/iol/ iII aStI/dm/ Conmllmity, Dryden Press, New York 1943. NIS810TT Richard E., WILSON Tunothy D., Tht Halo E/ft'CI: EvidnlCt far UncoIIsciol/s AI/eratiDlI 01 judgmnl/s, ..Joumal of Personality and SociaJ Psychology», n. 35, 1977, pp. 25()..256. NlSBioTT Richard E., LEMl..EY Ronald E., The Euil Ihal Men do Cml bt Di/uled, Ihe Good cmlllol, Universy of Michigan, Ann Arbor 1979 (manoscritto non pubblicato). NISBETI Richard E., Ross Lce D., L'i"terenza umal/a. Stra/egi(' t laClwe di'I giu· dizio sociale, il Mulino, Bologna 1989. NORlUS William, TI'e U"so.lr: Sky, Arro\\' Books, London 1981. ORWELL George, .. Lo spirito sportivo'" in BULLA Guido (a cura dO, Romanz; t so.ggi di Grorgi' Onl",ll, Mondadori, Milano 2000.
IRMZIONAUTA
OsKAMP Stuart, ~rcollfidenct' i" Case-Stlldy judgmtllts, "Joumal of Consulting Psychology", n. 29, 1965, pp. 261-265. PAU--\CK Micnael S., CUMMING$ WiIliam, Commitmmt alld Vollmtary Ellngy eollserootiOll, Chicago 1975 (paper presentato al convl..'gIlo annuale della American Psycnological Association). PASCAl Blaise, Pensieri, Rusconi, Milano 1994, n. 271 (nuova ed. Bompiani, Milano 2000). PA ULOS John AlIen, Gli Sllumerati. Impariamo a far di COlltOper fare i conti con il mDlldo, Leonardo, Milano 1992. PETERS Douglas P., CECI Stephen J., Peer-Review Prac!ices 01 Psychological loumals: The Fate 01 Published Articles, Submitted Agaill, ..The Behavioral and Brain Sciences», n. S, 1982, pp. 187-255. PlAGET Jean, /I giudizio morale dd mmbino, Giunti Editore, Firenze 2009. Prrz Cordon F., DoWNING Leslie, REINHOLD Helen, Sequetrtia/ Effrcts in tlle Revision ofSubjective Probabilitres, "Canadian ]ournal of Psycnology", n. 21, 1967, pp. 381-393. POl'rER Karl, COlloscrnza oggettiva. UII pUlito di vista l''VOluzioliistico, Armando, Roma 2002. QUAITRONE George A., TvERSKY Amos, Causai versus Diagnostic ContingrnM. 011 St'lI-Deception and the Voter's WI/sioll, ..Journal of Personality and Social Psychology", n. 46, 1984, pp. 237-248. Ross I...ee D., LErrER Mark R , HUBBARD Michael, Persrommce iII $tll Pm:eptioll and Social Perceptioll. Biased Attributiolla/ Processes ÙI tlle Debrifjillg Paradigm, "Joumal of Personality and Sodal Psycnology», n. 32, 1975, pp. 880-892.
Ross I...ee D., AMABILE Teresa M., STEIl\'METZ Julia l., Socia/ Roles, Social COIItrol. and Biases in Social-Perceptioll Processes, ..Joumal of Personality and Social Psycnology.. , n. 35, 1971, pp. 485-494. Ross I...ee D., GREENE David, HoU$E Pamela, n,e Fa/se COIlse/lSUS PhmomenOli: An Attributiolla/ Bias in Self-PerceptiOlI alld Social PerceptiOlI Processes, "loumal of Experimental Social Psycnology», n , 1971, pp. 279-301. RUSSEll Bcrtrand, Saggi impopolari, La Nuova Italia, Firenze 1963. RYLE Gilbert, II COlluttO di /IImte, Laterza, Roma-Bari 2007. 5cHAorrER Stanley, SINGER Jemme E., Cognitive, Social Q/ld PJryswlogicnl DrlL'Tminatlts of E"wtioll~1 State, "Psychological Review», n. 65, 1962, pp. 379-399. ScHMm Neal, Social and SitutJtiimallJt>termilla/lts of IlIteroiw Dt"Cisiolls: Imp/icatiolls far the Employmmt ltltervinv, .. Pcrsonnel Psychology», n. 29, 1976, pp. 79-101. ScIlNELDER David Joe, Socia/ Psychology, Addison-Wesley, Reading 1976.
8/8UOGRAFIA
SOiWAUA Nocman D., SLOVIC Paul, Drvelopmel/I al/d TesI of a Motivaliol/al Approach a/ld Malerials for hlcr(tlsillK Use of Reslra;"I, relazione tecnica finale PFTR (Pcrceptronics Final Technical Report), PFlR-ll00-82-3, Perceptronics Inc, Woodland Hills 1982. SCHWARTZ Barry, Rei"forcemelll-illduced Be/Uluioral Slerrotypy. How noI lo TeadI Peoplr to Disc(Jt't'1' Ru/es, "Joumal of Expcrimental Psychology», n. 111, 1982, pp. 23-59. SHAKf5PEARE William, Amleto, BUR, Milano 1994 (nuova ed. 2007). SIIAPIRO David A., SIIAPlRQ Diana, Meta-AIUllysis o/Comparative Thempy Gutcome Studies. A ReplicatiOlI a/ld Refi/lm/etlt, "Psychological Bullctin .., n. 92, 1982, pp. 581-604. SHAW George Bcmard, CnSl/ cuorinfranto, Mondadori, Milano 1981. SHAW George Bcmard, Uomo e Supt'ruomo, in Le opt're, U I El, Torino 1978. SHERlF Muzafer, Group Cotiflict al/d Co-cpm!tioll. Their Socwl Psychology, Routlcdge and Kegan Paul, London 1966. SIMON Hcrbert, Models of Man: Social a/ld Rillio/llIl, John Wiley & Sons, New York 1957. SU.TTER Stuart, Corporate Recovery. A GI/ide to Tr/malxmt Mmlagrnllmt, Penguin Books, Harmondsworth 1984. SU.TTER Stuart, Lovett David, Corporate RecCTVf!1"!/. Ma/iagillK Compa/lies in Distress, Beard Books, Frederick 1999. SLOVIC Pau!, FISCHHOFF Baruffi, UCIITENSTElN Sarah, Accide"t Probabi/ities a/ld $eat Beli USl/Ke: A Psychological Perspective, «Accident Analysis and Prevention», n. lO, 1978, pp. 281-285. SLOVIC Paul, F1SCHHOFF Baruch, UCHTENSTETN $arah, «Characterizing Perceived Risks», in KAn:s Robcrt W., HOHENEMSER Christopher, KASPERSON Jeanne X. (a cura di), Perz'/OIIS Progress: Mallagillg the Hazards of T«hllology as Hazard, Wcstview Press, Boulder 1985. StOVIC Paul, FISCHHOFF Baruch, LIC1ITENSTEIN Sarah, .. Facts versus Fears: Understanding Perceivcd Risk», in KAw..'EMAN Daniel, SLOVlC Pau!, T"vERSKY Amos (a cura di), }lIdgmmt u/lder U/lcertai/lty. Heuristics and Bwses, Cambridge University Press, Cambridge 2001. SMEOSLUl\'D Jan, The COIICept o/ Corre/atiOIl i/l Adlllts, "Scandinavian Joumal of Psychology", n. 4,1%3, pp. 165- 173. S!l.IITH Mary Lce, GLASS Gene v., MllLER Thomas I., TI!e Benefits of Psydzotlzero,/y, Johns Hopkins University Press, Baltimora 1980. SMm~ W. E., Tlze Effrct o/ A"ticipated t'S. U/la"ticipat.'d Socinl Re'll'ard al! SIIUseqllent lntrillsic Motivatioll, Comell University, Ithaca 1975 (tesi di dottorato non pubblicata).
IRRAZIONALITA
J. A .,
Accuracy alld Co'zjidf!llce in Group Judgmf!llfs, ..Organizational Bchaviour and Human Decision Processcs", n. 43, 1989, pp. 1-28. SNYDER Mark, SWANN William B., Behavioml CO'lfirnratiml in Socinl l'lferactiOtI. Fram Sodal Peruptiotl to Socinl Reality, «Joumal of Experimcntal Social Psychology», n. 14, 1978, pp. 148-162. SNYDER Mark, CANTOR Nancy, Testillg TIltaries aoout Other Ptople. Remembering Ali the History That Fits, University 01 Minnesota, 1979 (manoscritto non pubblicato). STAI>.'DING Lione!, uartling 10.000 Pictures, "Quarterly Journal of Experimental Psychology", n. 25,1973, pp. 207-222. STEIN Morris lsaac, Sfimulatillg Creativify, voI. II, Academic Press, Ncw York 1975. ST EVANS Jonathan B. T., Unguistic CHUTmi'lallts of Bins in COllditionnl ReaSO'litlg, «Quarterly Joumal of Experimental Psychology», n. 35A, 1983, pp.
SNlEZEK
H EN RY R. A.,
635-644.
STORMS Michael D ., Videotape alld the Attribulio" Process: Rn1eTSillg Aclors' and ObseTlJ€1's' Point of Viero, «Joumal of Personality and Social Psychology», n. 27, 1973, pp. 165-175. STOUFFER Samuel Andrew, SUCHMAN Edward A., DEVINNEY ~land C. et al., Sludies in Socinl Psychology in World War 11, The American SoldieT. Adjustment duritlg Army Ufo, voI. I, Princ('ton University Press, Princeton 1949. STREff Fredrick M., Grn.ER Scott, An Experimf!lltal Test of Risk Compensation: Betwml-Subject Vt"TS US Withill-Sllbjecf Amt/yses, .. Accident Analysis and Prevention», n. 20, 1998, pp. 271-287. SlITHERLAND Stuart, Guilty by Mnchine Errar, «New Scientist», 30 gennaio 1975, pp. 262-265. S!Jl'HERLAr..'D Stuart, The Macmillan Dictumary of PsycJwlogy, Macmillan, London 1989. SVEl\'SQN Ola, Are Wl' Ali Less Risky and More Skilful fhan Our Fellow Drivns?, .. Acta Psychologica", n. 47,1981, pp. 143-148. TAJFEL Hcnri, WILKES A. L., Classificatiotl a'ld Qllantitative jlldgement, .. British Joumal of Psychology", n. 54, 1%3, pp. 101-114. TA1FEL Hcnri, FUME""'" Claudc et aL, Socinl Calegorizaliorl and Intergrollp Behaviour, .. Europcan Joumal of Social Psychology", n. 1, 1979, pp. 149·178. TAYLOR Shclley E , FISKE Susan T., «Salience, Attention, and Attribution. Top of the Head Phenomcna», in BERKOWITZ Leonard (a cura di), Advatlces iII Experimenta/ SOCW/ PSyclIO/ogy, voI. Xl, Academic Press, New York 1978, pp. 249-288.
BIBUOGRAFIII
TETl..OCX Philip E., MAo... ~"EAD Anthony S.R., ImF,ressio/l Ma/lagement Vt'rsU$ l/ltrapsyehic Exp/allatiolls in Social Psyclrology, "Psychological Rcview», n. 92, 1985, pp. 59-77. THALER Richard H., Toward a Positive Thi'Ory of CO/lsumer Clroiee, «Joumal of Economie Bchavior and Organization», n. 1, 1980, pp. 39-60. THALER Richard H., Merztal Aecoullti/lg and COl/sumer Choia , «Marketing Science», n. 4, 1985, pp. 199-214. TOTMAN Richard, Mil/d, Stress, and HeaIlh, Souverur Press, London 1990. TVERSKY Amos, bltrtmsitiuify of Prefemlees, «Psychological Review», n. 76, 1976, pp. 31-48. TvERSKYAmos, KAHNE.\tAN Daniel, Availability: A Hrurislic Ior }udgillg Freqllt.'llcy and Probability, «Cogrutive Psychology», n. 5, 1973, pp. 207-232. TVERSKYAmos, KAHNEMAN Daniel, IlIdgmt'7lt zmder Un eertaillly. Heurlstlcs a/ld Biases, "Science», n. 185, 1974, pp. 1124-1131. TvERSKY Amos, KAHNB.lAN Danicl, «Judgment under Uncertainty: Heuristics and Biases», in KAHI'.B.tAN DanieI. SWVlC Paul, TvERSKY Amos (a cura di), }lldgmmt l/IIda Uneataillty. HeuristiC$ alld Biases, Cambridge University Press, Cambridge 2001. TvERSKY Amos, KAHNEMAN Daniel. "Causal Schemata in Judgments under Uncertainty», in FISH8EIN Martin (a cura di), Progress j ll Sodal Psychology, Lawrence Erlbaum Associates, Hillsdale 1978. TvERSKY Amos, KAHN9>lAN Darnel, n,e Framillg of Drcisiolls alld the Psyehology of Choiee, "Science», n. 211 , 1981. pp. 453-458. TvERSKY Amos, KAHNEMAN Daniel. ExtmsiOlla/ veTS lIS IIItuitive Rtasoning: TJu. COlljU/lCtiOll FallacY;'1 Probability ludgmmf, " Psychological Review", n. 90,1983, pp. 293-315. TvERSKY Amos, SATIATI! Shmuel. SLOVIC Pau!. C07zti/lgent Weightillg iII ludgmtllt IIIId Choiet, "Psychological Re\'iew», n. 95, 1988, pp. 371-384. ULRICH Roger E., STACHN]J( Thomas J., STAll\'TON N. Ransdcll, Stl/dmt Acceptmzce af Gmeraliud Persolla/ity Profiles, ..:Psychological Reports .., n. 13, 1%3, pp. 831-834. VROOM Vietor Harold, OrglluiUltimral Choiee. A Stlldy af Pre- mzd Post- DeòSiOl1 Prousses, «Organizational Behavior and Hurnan Performance», n. 1, 1966, pp. 212-225. WAGENAAR Willem Albert, Parlldoxes ofGamblillg BehauiOllr, Lawrence Erlbaum Associates, Hovc 1988. WAGENAAR WilIem Albert, "Risk Taking and Accidenl Causation .. , in YATES J. Frank, Risk-Takillg Belzarlior, John Wilcy and Sons, Chichcsler 1992, pp. 257-281.
m
I/UtAZIONALITA
WAlSTER Elaine, Assignmmt
of Rtspotlsibility!or
ali Accidmt. ..Joumal of Personality and $ocial Psychology .., n. 3, 1966, pp. 73-79. WARD WiIliam c., JE..'l"KlNS Herbert M., Thr Display of Infom/atioll alld tht Judgmml o/ColltillErllCIJ • ..Canoldian Joumal of Psychology», n. 19, 1967, pp. 231-241. WASQN Petcr
c., 011 thr Fai/Un! lo Eliminalt Hypotheses in Il COlluptrml Task,
..Quarterly jouma1 of Experimental Psychology», n. 12, 1960, pp. 129-140. WASON Peter Reasoning», in Foss Brian (a cura di), NrnJ Horiums in
c., ..
Psyc/wlogy. Penguin Books. Harmondsworth 1966. Wass J., BROWN p" 5rlj-fllsight Error iII thl' uplmlalion of Mood, manoscritto non pubblicato. Har\'ard University, Cambridge 1977. WIUGHT George N., PUllUI'S Lawrencc D., WHAllEY Peter C et al., Cultura/ Diffrmlct'S in Probabilistic Thilltillg ...Joumal of Cross-Cultural Psychology», n. 9, 1978, pp. 285-299. ZAl\'NA Mark P., UPPER Mark R., ABEl..SON Robert P., Allmliallnl MI'Challisms in Childmr 's Dnrall/alioll of a Forbiddnl Activily in n Forr:ed-CompluJ/let' Silun· tioll, "Joumal of Personality and Social Psychology", n. 3, 1973, pp. 355-359. ZIMBAROO Philip G., Thl' Humall Clroiet': i"dividuatiOIl , RraSOIl alld Order vs CHindividunlion, impulSi' alld Chaos, in ARNOLD William 1-. lEV1NE David (a cura di), Nt'braskiJ Symposillm 011 Motivalion, University of Nebraska Press, lincoln 1%9.
Indice dei nomi
La maggior parte dei nomi citati in quest'indice appartengono a perseme la cui irrazionalità è stata incquivocabilmcnte dimostrata, gli altri s0no quelli di coloro che hanno provveduto a dimostrarla. Poiché conferire titoli è una pratica irrazionale (vedi cap. 7), li ho sempre omessi.
Aristotele, 7, 12, 390-391 Armstrong. William, 102 Asch, Solomon Eliot, 40, 64-65 Bacon, Francis, 179 Bakker, Jim Uamcs Orsen), 75 Baron, Jonathan, 233, 250-251, 315,
3;0 Baycs, Thomas, 247 Bettelheim, Bruno, 118 Bollas, Chris topher, 226 Bombcr Harris (vedi Harris, Arthur Tra"ers), 58, 388 Boswcll. James, 119 Browning. Frederick Arthur Montague, 178 Cartesio [Rcné Descartes[, 12 Chapman, Jean r., 197-202
Chapman, leslie, 100-105, 107, 110 Chapman, Loren J., 197-202, 204 Churchill, Winston, 34, 58 Clough, Arthur Hugh, 365 Crandon, Margery, 370 Dawes, Robyn M., 327, 336-339 De Bono, Edward, 153 De Ferranti, Basi!, 109 Dc Ferranti, Sebas tian, 109 De Gaulle, Charlcs, 8J Dickson, Andrew, 343 Dixon, Norman F., 59, 177 Doll, Richard, 203 Doyle, Arthuf Conan, 376 Dreman, Da\'id, 111 Edd y, David M., 209-211 , 213-217, 325 Edwards, Ward, 353
414
Eichmann, Alfred, 59 Evans-Pritchard, Edward, ili Evans SI. Jonathan, 172 Eysenck, Hans, 227 Fallowfield, Lesley, 365 Fisher, Ronald Aylmer, 227 Fischhoff, Baruch, 285, 287-288, 320-321. 360 Franklin, Benjamin, 327, 384 Freud, SigmWld, 13, 235-236 Gardiner, Peter, 353 Geller, Uri, 370-371, 375 Genovese, Kitty [Catherine Susan], 76 Goldberg. Lewis R., 334 Gorbarev, Michail, 376 Graham, BilIy IWilIiam Frank1in],
7. Grande Randi, il (vedi Randy, JamesI, 370, 375 Haig, Douglas, 59, 123, 388 Hamilton, David, 205 Harris, Arthur Travers, 58, 388 Hastings, marchese di (vedi Rawdon-Hastings, Francis), 285 Haycraft, Colin, 47 Himmler, Heinrich, 59 Houdini, Harry IEhrich Weisz], 370,375 Huxley, Thomas Henry, 11 Janis, Irving L., 84-85, 119, 163-165 Johnson, Lyndon Baines, 85 Josephson, Srian, 376 Kahneman, Daniel, 254, 292, 313 Kammann, Richard, 371, 373
IRRAZIONAUTA
Kcrmedy, John Fitzgerald, 34, 85 Kenned»Robert,85 Kimmel, Husband Edward, 163165, 175, 179,388 KiplinSt Rudyard, 79 Koesller, Arthur, 373 Kosinski, Jerzy, 47 La Rochcfoucauld, François de, 325 Lodge, David, 138 Loftus, Elizabeth F., 276
MacLaurin, lan, 108 Mann, Leon, 119, 163, 165 Marks, David, 371, 373 Marx, G roucho Uulius Henry Marks],81 Meehl, Paul E., 228 Milgram, Stanley, 51-52, 54-56, 58, 60, 231 Mill, John Stuart, 221 Montgomery, Bemard Law, 177179,188,388 Morrison, Rodney I., 320 Newmarch, Mick [Michael], 107 Nisbett, Richard E., 92, 95, 222, 255, 293,314,385 Nixon, Richard, 248, 287 Ochterlony, David, 286 Orwell, George, 84, 90 Paolo di Tarso, san, 21 Pasca1, Blaise, 17 Pauling, Unus, 166 Paulos, John Allen, 218, 257, 322 Peto, Richard, 203 Poincaré, JuJes Henri, 253
INDICE DEI NOMI
Popper, Karl, 168 Pricstley, Joseph, 327 Lord Raglan (vedi FitzRoy Jarncs Henry Sornerset), 57 Randi, Jarnes, 370, 375 Reagan, Nancy, 376 Reagan, Ronald, 85, 376 Richards, Bertrand, 87 Roosevelt, Franklin Delano, 257, 320 Rorschach, HelTIlann, 197-199,201202,206, 221, 321 Ross, Lce D., 92, 95, 222, 255, 293, 314
Russell, Bcrtrand, 384 Ryle, Gilbcrt, 12-13
'" Shaw, George Bcmard, 289, 357 Shere Hite [Shirley Diana Gregory l, 257 Sherit Muzafer, 88-91 Simon, Herbcrt, 312 Skinner, Burrhus E, 148 Soa\' Sarnuel George, 357 Tawney, Richard Henry, 288 Thatcher, Margaret, 85, 225, 278 Tse-tung [Zedong), Mao, 287 Trcc, Hcrbert Bccrbohm, 85 Tvers ky, Amos, 254, 292, 313 Wagenaar, WiIlem Albert, 43, 302304 Washington, George, 163-164, 175,
248 Saki (Hector Hugh Munro), 15 Schlcsinger, Arthur, 85 Schm.itt, Neal, 340
Wason, Peter, 170 Wells, Herbcrt George, 3&3 Wilde, Oscar, 8
Indice
5 7 11
Ringraziamenti Prefazione Introduzione IRRAZIONALITÀ
29 51 63 81 99 115 131 147 163 177 191 209 221 241 263 285 297 311
I. L'impressione sbagliata 2. Obbedienza 3. Conformismo 4. j"·grollp e ollt-group 5. Follia delle organizzazioni pubbliche e private 6. Un malinteso senso di coerenza 7. Uso improprio dei premi e delle punizioni 8. Pulsioni ed emozioni 9. Ignorare le evidenze lO. Distorcere le evidenze 11. Fare i collegamenti sbagliati 12. Collegamenti sbagliati in ambito medico 13. Errori nell'individuazione delle cause 14. Errori nell'interpretazione delle evidenze 15. Decisioni incoerenti e cattive scommesse 16. Eccesso di sicurezza 17. Rischi 18. In(crenze sbaglia te
325 347 369 379
19. I limiti dell'intuizione 20. Utilità 21. Il paranormale 22. Cause, cure e costi
393 397 413
Ulteriori ringraziamenti e bibliografia specifica Bibliogra fia Indice dei nomi