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2003, Gius. :tatierza & Figli e Polity Ptess Prima ·edizione 2003
Traduzione di Fabio Galimberti
Zygmunt Bauman
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2003, Gius. :tatierza & Figli e Polity Ptess Prima ·edizione 2003
Traduzione di Fabio Galimberti
Zygmunt Bauman
INTERVISTA SULI1IDENTITÀ aeuradii Benedetto Veccm
Editori Laterza
Premessa di Benedetto Vecchi
Proprietà letteraria riservae:a Gius.. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari Finito di stampare nel maggio 2003 Poligrnfico Dehoniano StabìIìmenro di Bari per contO della Gius . Laterza & Figli Spa CL 20-7008-1 ISBN 88"420"7008-4
La lettura di un testo di Zygmunt BlOlUman è sempre spiazzante, che si tratti di un sa,ggio, di un libro o di una risposta data a una domanda rivolta con lo scopo di scanda,gliare il tema dell'identità, come accade in questo libro-intervista. Va subito detto che è un'intervista «anomala», nel senso che non è stata condotta con un r,egistratore, né ha visto l'intervistatore e l'intervistato l'uno di fronte all'altro. Lo strumento scelto è stata la posta dettroni.ca, che ha impresso un ritmo rapsodicoall'alternarsi delle domande e delle risposte. Venendo a mancare il vincolo temporale dì una conversazione vis-à-vis, il dialogo a distanza è stato infatti segnato da molte pause di riflessione, richieste di chiarimenti, piccoli. «sconfinamenti» su territori diversi da quelli che inizialmente si vol,eva esplorare.. Ad ogni risposta di Bauman il sentimento di smarrimento non poteva che aumentare, perché cresceva la consapevolezza di trovarsi, via vìache il materiale si ac,cumulava, in un continente sempre più vasto dì quello immaginato e dove le mappe conosdute quasi Il nulla servivavano per orientarsi in esso. Già, perché Zygmunt Bauman ha una caratteristica
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che lo differenzia da altri sociologi o «scienziati soda·· li».. La sua è infatti una riflessione in progress, che non si accontenta mai di defmire o ·«concettualizzare» un evento, ma punta a stabilire connessioni ed echi con fenomeni sociali o con maniifestazioni dell' ethos pubblico che sembrano lontani miUe miglia dall'oggetto iniziale di indagine. Nelle pagine che seguono questa erraticità della sua riflessione, che rende impossibile stabilire parentele intellettuali certe o l'appartenenza a scuole di pensiero, è più che evidente. In molte occasioni, Zygmunt Bauman è stato definito come un sociologo edettico.. Una definizione che sicuramente non dispiace all'interessato. E tuttavia la metodologia che egli mette in campo punta a «svelare» principalmente i mille fili che legano l' oggetto indagato con altre manifestazioni del vivere assodato.. Per il sodologo di origine polacca, è infatti fondamentale cogliere la «verità» di ogni sentimento, stile di vita, comportamento collettivo. E questo è possibile solo se, oltre ai tema indagato, si svela il oontesto sociale, cultural,ee politico in cui quel particolare fenomeno si colloca. Da qui dunque il carattere erratico della sua riflessione, sia che affronti la ~crisi;fJ;~UA,~~US~~A\I'~hti€Q:s come accade nel volume La solitudine del cittadino globale (FeltrineUi, Milano 2000), sia che si tratti de~!lJato ruo~i~ntt:~~lh~~~~~_~~~i~!~A:I!~~ll~k4a\tgorfféiiNYènefesséla trama dtTvotume~La decaaenza degli intellettuali (Bollati Boringhieri, To,ri.· no 1992). La sua è quindi manifestazione di un pensiero inquieto, ma rigoroso; ader'ente al presente,. ma attento a definirne la genealogia. O meglio, le genealogie. VI
Nella nostra intervista l'argomento è quello dell'i. , ,doè un argomento che per sua,,2!!~ili!dg:' re e Bauman non si è sottratto scommessa, in primo luogo, a compiere un doppio salto mortale: ha riletto., doè, la storia della moderna sociologìaalla luce proprio gs:ll':~§~çA ~t?!!~~~,~SU!~!,U~~J!1~_a~dld)J!l:jJk»~i!ÀP~ll~~&k~-
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da» si è proiettati in un mondo dove tutto è sfuggente e le ansie, ì dolori, i sentimenti di insicurezza provocati dal P.~~~fi5t~,*M~~Cr;:;W4;$@
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Uno :stage di un anno alla London School of EcoBauman non ama molto parlare della sua vita, ma qualche dato della sua biografia può essere utile per ~/ OC)mìlCS, molte conferenze in quasLtutte le grandi universil:à europee.. Questo fino ~:Ù>~19~". che deve essere comprendere l'andamento della s~a riflessione. CQIIS1dterato un llinno q.jksv:dtà:~;~tl&,mta",aSQlidal~ Zygmunt Bauman è nato Pol()nia da unafamiglia eQrea. Fuggito in Unione Sovietica all'inizio della Seco~da guerra mondiale, ha fatto parte dell'eserdto polacco che ha combattuto le armate naziste a fianco dell'Armata rossa. Nel libro Sodetà, etica, politica (Raffaello Cortina, Milano 2002) racconta che il ritorno a Varsavia ha stato impedIto l'insegnamento, coinciso con gli studi e la laurea in Sodologiae che i Zygmunt Blliuman si è quindi trasferito in Inghilterra, suoi primi «maestri» sono stati Stanislaw Ossowski e JuIian Hochefeld, due int,ellettuali polacchi poco codove tutt'ora vive.. In quasi tutti i suoi libri, e particolare in Modernità e Olocausto (TI Mulino, nosduti fuori dalla Polonia, ma fondamentali nella sua Eormazione intellettuale, in primo luogo per averBologna 1992),. esprime gratitudine infinita a Janina, compagna di vita a cui è legato da un forgli trasmesso quella capacità di guardare in «faccia il mondo» senza fare leva su ideologie precostituite. sodalIZIO sentìmentale e intellettuale. È lei forse Diventato una delle figure di rilievo della «scuola delle figure intellettuali più importanti nella risodologica» di Varsavia, Bauman, se interrogato, deflessione di Bauman sulla «modernità solida» prìm.a scrive i duri anni Cinquanta e Sessanta senza nessun «modernità liquida» dopo. rancore veliSO chi osteggiava iI suo lavoro. Anzi, usa Llli sua permanenza in Inghilterra ha coinciso con una sottUe ironia per paragonare la difficile libertà ac" un'intensa fertilità intellettullJ1e. Di alcuni testi si è già fatto cenno.. M.a è indubbio che a partire dalle Sfide cademica nella Polonia con il conformismo dell'accademiaeuropea o statunitense. Ha altresì parole dideltetica (F'eltrinelli, Milano 1996), Bauman si è concentrato§;qpral:Ultto..sull:~i ... .. .. . scret,e sul suo ruolo nell'«Ottohre polacco» deI 1956, quando prese parte a queI forte movimento riforma" fenomeno tore che contestava il ruolo guida dei Poupa! potere questo assune la sottomissione del suo paese ai volere di Mosca. Un'esperi,enza, quella, che ha segnato Bauman, in to sodologia europea,. nonché doparticolar modo per la «resa dei conti» con l'ideolocente all'Università di Leeds, è partito alla scoperta gia ufficiale- il marxismo sovietico - attraverso An" dei ; la rinuncia al compho che i critici sociali intellettuali ritenevano fosse il proprio dovere specifico nei confronti del re" sto dei loro contemporanei, in particoiare quelli meno privilegiati e felici di loro. Ora che quest? compi" to non è più riconosciuto come un dovere, ili loro discendenti possono concentrarsi sui propri punti deboli, i propri punti sensibili, di sofferenza, e lottare per accrescere il rispetto e l'adulazione di cui godono allivello delle ricchezze economiche che hanno già acquisito. Sono cocciutamente preoccupati di sé ,e auto-impegnati. La guerra per la giustizia sociale ha. dunque subìto una contraffazione, trasformata in una pletora di battaglie per il rìconoscimento. La mancanza di «ri· conoscimento» potrà anche essere percepita da questo o quell'altro settore dei vincenti come una grave
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nisce significato llJ tutte le altr'e identità e le riduce allo status secondario e dipendente di «casi speciali» o «esemplificazioni». Ogm.1.na si comportava come se fosse la sola identità in campo, trattando tutti le concorrenti come false pretendenti. Qgnuna si mostrava indifferent,e, se non sospettosa o apertamente ostile, verso analoghe rivendicazioni di esclusività afferma" te o udite da altre. ~j~~tt~tcç,;,U~~~J~E~:~:i~~~~di tutto ciò è stata un'ac-
guerre è stata l'idea di «buona sodetà», un'idea che riusciva a stimolare e catturare l'immaginazione solo con l'aggiunta della credibilità apportata dalla presenza di un ipotetico «vekolatore», ritenuto sufficientemente potente e determinato da rendere il verbo carne; niente del genere è ora visibile all'orizzonte.Jdi.deaJii_1.Jl;g"..-«wcndo migliore», se non del tutto scomoarsa. è evano-
rafà'à'nO r~i~:i:a~~~~§!!r-K1mafie-Tiiailierenté'vets~ . altre
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lacuna, una cosa che sembra mancare nell'inventario quasi completo dei fattori di felidtà.. Ma per la gran parte del genere umano (una parte in rapida crescita), il «riconosdmento» è un'idea nebulosae tale resterà fili tanto che si continuerà a evitare in tutti i modi di parlare di soldi... Valutando le profezie mancate del passato e le gloriose, anche se mal indirizzate, speranze del presente, Rorty invita a rinsavire e ad aprire gli occhi sulle cause profonde della miseria umana. «Dovremmo fare in modo», scrive, che i nostri bambini «si preoc" cupino del fatto che i paesi che si sono industrializzati per primi siano cento volte più ricchi di quelli che non si sono ancora industrializzati. È necessario che i nostri bambini imparino, e presto, a non vedere le ineguag11anze tra la loro sorte e quella di altri bambinicome la Vblontàdi Dio né come il prezzo necessario per l'efficienza economica, ma com; HHLtra3ltdia, evital:lil~>15 . ~r notare che anche r identificazione è un potente fattore di stratificazione, uno di quelli che creano le maggiori divisioni e differenze. A un'estr,e" mità dell'emergente gerarchia globale stanno coloro che possono comporre e decomporre le loro identità più o meno a piacimento, attingendo dall'immenso pozzo di offerte planetario. AD'altra estremità stanno affollati coloro che si vedono sbarrare 1'accesso alle identità di loro scelta, che non hanno voce in capitolo per decidere le proprie preferenze, e che si vedono inflneaffibbiare il fardello di identità imposte da altri, identità che trovano offensive ma che non sono autorizzati a togliersi di dosso: identità stereotipanti, umilianti, disumanizzanti, stigmatizz.anti. ..
Quasi tutti noi siamo sospesi con disagio tra queste due estremità, mai sicuri di quanto durerà la no· stra libertà ,di scegliere ciò che desideriamo e di riflu" tare dò che non ci piace, mai sicuri se saremo in gra" do di mantenere la nostra gradita posizione attuale finché ci parrà comodo e desiderabile. Il più delle volte, la gioia di scegliere una stimolante identità è guastata dalla paura. Sappiamo,. d'aluonde, che se i nostri sforzi dovessero fallire per scarsità di risorse o mancanza ,di determinazione, un'altra identità, non richiesta e non voluta, verrà appiccicata sopra quella che ci siamo scelti e costruiti. Max Frisch,. che vive in Svizzera- un paese dove, secondo l'opinione generale, le scelte individuali (flessibili) sono considerate invalide (e trattate come tali) a meno che non godano del timbro di convalida dell'approvazione popolare (inf],essihiIe)- ha definito l'identità come il rigetto di quello che gli altri vogliono che tu sia... Le guerre di riconoscimento, condotte a livdlo individuale o coUettivo, vengono .combattute di regola su due fronti, benché la concenuazione di truppe e armi sull'uno e r altro fronte vari a seconda della posizione ottenuta o assegnata all'interno deUa gerarchia di pot'ere. Su un fronte., l'identità prescelta e pre" ferita muove contro gli ostinati rimasugli di identità vecchie, abbandonate e non amate, scelte o imposte in passato.. Sul secondo fronte, viene contrastato'~ e, se la battaglia è vinta, respinto -l'assalto deUealtre identità, artefatte e imposte (stereotipi,. stimmate, ,etichette), spalleggiate da «forze nemiche». La zona in cui finiscono le persone cui viene negato il diritto di assumere l'identità di propria scelta (un evento universalmente temuto e abortito) non è
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tuttavia ancora la zona più bassa della gerarchia del potere; c'è uno spazio ancora più in basso, uno spazio, potremmo dire,. più in fondo dei fondo. Una zona dove finiscono (o, più correttamente, dove vengo· no spinti) tutti coloro cui viene negato il diritto dì vendicare un'identità distinta dalla classificazione at· tribuita e llnposta; persone le cui richieste non vengono accolte e le cui proteste non vengono ascoltat,e anche se chiedono la cassazione o rannullamento del verdetto. Sono le persone recentemente qualutlc:at'e come«sottodass,e>~. lu1:Ule:r.dassJ: esiliate ~~~J!3!.!8~~i&n~~
le appendici riconoscibilmente umane sono state tagliate via o annullate). Un'altra categoria che subisce lo stesso fato è quella dei profughi, i senza Stato, i sans papiet:s, i non territoriali in un mondo di sovranità basata sul territorio. Condividono la situazione dei sottoclasse, ma al tempo stesso patiscono una privazione ancora maggiore, perché viene loro negato il diritto a una presenza fisica nel territodo sotto un go· verno sovrano, fatta eccezione per dei che sostituiscono sempre di più «le prolungate conversazioni e relazioni familiari». Esposti ai «contatti resi facili» dalla tecnologia dettronica, perdiamo la capacità di entrare' spontaneamente in interazione con le persone reali. In effetti siamo diventati più timidi nei contatti faccia a facda. Afferriamo i nostri cellulari e pigiamo furiosamente bottoni e impastiamo messaggi per evitare di «darci in ostaggio al destino» e fuggire dalle complesse, disordinate, imprevedibili, difficili da interrompere e da condudere, interazioni con le «persone reali» presenti fisicamente intorno a noi. Più vaste (anche se più vuote) sono le nostre comunità fantasma, più scoraggiante appare il compito di cucire e tener'e insieme quelle vere. Come sempre, il mercato consumistico è fin troppo felice di aiutarci a uscire da. questa situazione. Prendendo spunto da Stjepan Mestrovié 27 , Hargreaves osserva che «le emozioni vengono estratte da questo mondo affamato di tempo, questo mondo di relazioni sempre più esigue, e reinvestite in oggetti di consumo.. La pubblicità associa le automobili alla passione 'e desiderio, e i telefoni cellulari al-
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l'ispirazione e alla lussuria». P.er quanti sfOlrzi i mercanti possano prodigare, la fame che promettono di saziare non si pla.cherà. Gli esseri umani sono stati forse riciclati in beni di consumo, ma i beni di consumo non possono essere trasformati in esseri uma· nL Non in quel genere di esseri umani che ispirano la nostra disperata ricerca di radici, parentela, ami· ciziae amore, non quegli esseri umani con cui po-
tersi identi/icare. Bisogna ammettere che i succedanei consumistici hanno un vantaggio sulla «roba autentica». Essi promettono la libertà dalle fatiche di interminabili tratta· tive e scomodi. compromessi: si impegnano a farla fi· nita una volta per tutte con quella seccante necessità di sacrifici, concessioni, accordi insoddi.sfacenti che.... tlitti i legami intimi e sentimentali prima o poi richiedono. Vi offrono la possibilità ,di. recuperare le perdi.· te se troverete tutte queste t,ensioni troppo dure da sopportare. E per giunta i venditori garantiscono una facile e frequente sostituzione della merce,. quando cesserai di trovarla utile o quando altre merci, nuove e migliorate, più seducenti, appariranno all'orizzonte. In breve, i beni di consumo incarnano il punto estremodi non definitività e revocabilità delle scelte e il punto estremo della facoltà di disporre a piadmento degli oggetti soelti. ... Cosa ancora più importante, fanno sembrare che il controllo sia nelle nostre mani. Siama noi, i consumatori, che tracciamo la linea divisoria tra cose utili e cose da buttare. Con i beni di consumo come partner, possiamo forse smettere di preoceupard di finire nel bidone dei rifiuti. O forse no?'
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Eppure, e nonostante la crisi del multic.ulturali. smo) le ::C':_:
O';_;,;,:;yù"'-~·k
mettono insieme solo per lasciarsi di nuovo... Un altro arguto editorialista inglese osserva che il matrimonio è come «imbarcarsi per un viaggio in mare su una zattera fatta di carta assorbente». Animali o esseri umani, cani o partner, ha importanza? .~221~~,!1:!1~La\d,J?"~t,,,L9zc!t~i,~~s;;"J;1"9;g,§J.)J!dj (o g'lllmlQ!!1~!:laQ,iI>~~,'t,,91!~~~fl;,,~b~filt/t~~~)· Se non soddisfano, diventano privi di qualsiasi scopo e quindi anche di qualsiasi ragìone per tenerli con noi. Possiamo dtare la famosa osservazione di ~QQj GiGi: ~~~~e(:ondo cui la vecchia idea romantica delI'a~
~_;;K;";'~~"4r'''''~~;;'''~~
!12!~~~ql~.~~fl:§i§Qçi~,~~~~ O~o1""lflllC'1"'Tq ,...;;-.ç~nF"'J,;~,tnAt't,P
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>, qn~/x~l~jg e non un istante di più, cb~ essa ai due n-"'_-_n
sempre meno, fatta eccezione per gli oggetti sottratti al flusso della vita quotidiana e mummificati per il piacere del turista, le cose che hanno visto epoche precedenti alla nascita dell'individuo; ,e ancora di meno quelle che, nate più tardi, abbiano ragionevoli speranze di sopravvivere ai loro spettatori. La regola del «rinvio della gratificazione» non sembra più un consiglio assennato come ancora appariva ai tempi di MaxWeber. Le inquietudini registrate da Pascal hanno preso una piega diversa e ina· spettata: chiunque abbia interesse per cose di lunga durata, farà meglio a investire nel prolungamento della propria vita corporale che in «cause eterne». Noi, soldati delle unità più avanzate dell'esercito della modernità liquida, non riusciamo più a compr,en· dere gli attentatori suicidi che sacrificano la propria vita, con tutti i piaceri che essa potrebbe avere in serbo,. in nome di una causa immortale o della beatitudine eterna. Palesemente fragili e transitorie, tutte le cose diverse dalla sopravvivenza individuale appaio,· no investimenti di scarso valore. L'unico loro uso sensato è al servizio della sopravvivenza individuale. È meglio assaporare e consumare suhIto, qui sul posto,. il loro potenziale di gratificazione e piacere, prima che esso comincia svanire come di sicuro farà ben presto. Si potrebbe dire che questa sia la sfida più grande che il «sacro»abbia mai affrontato nella sua lunga storia. Non è che oggi noi d giudichiamo autosuffi~ denti ,e onnipotenti e abbiamo srrresso di sentirei inadeguati, indifesi, senza risorse sufficienti (non ci siamo, in altre parole, liberati di quelle che Kolakowski identificava come la fonte dei sentimenti religiosi). È
piuttosto che siamo stati addestrati a smettere di preoccuparci di cose che apparentementecontlluano a rimanere ostinatamente al di là del nostro pOf{~ re Ce dunque anche di quelle cose che si estendono oltre l'arco della nostra vita}, e a concentrare invece la nostra attenzione ed energia sui compiti alla nostra (individuald portata, competenza e capacità di consumo. Siamo reclute diligenti ,e intelligenti; e perciò chiediamo che le cose e le tematiche,. prima di cercare di ottenere, 'e avere garantito, il nostro interesse, ei spieghino perché meritano la nostra attenzione. E possono farlo offrendoci una prova convincent,e della loro utilità e della loro capacità di consegnaI1e ra~ pidamente dò che promettono. Non essendo più considerata sensata la scelta del rinvio della gratificazione, la consegna e l'utilizzo delle merci, così come la gratificazione che esse promettono, devono essere istantanei. Le cose devono essere pronte per essere consumate sul posto, i compiti devono produrre ri" sultati prima che l'attenzione si rivo~ga da un'altra parte ,e si concentri su altre imprese, le tematiche devono portare frutti prima che l'entusiasmo si esaurisca. Immortalità? Eternità? Bene: dov' è il parco a tema dove posso sperimentarle, subito? Siamo atterrati in un paese completamente e vera· mente straniero... Una terra sconosciuta, inesplorata, di cui non esiste mappa: non s.iamo mai stati qui prima cl' ora, non ne abbiamo mai sentito parlare.. Tutte le culture di cui s.appiamo,. in tutte le epoche, hanno cercato, con alterno successo, di colmare il divario fra la brevità della vita mortale e l'eternità dell'universo. Ogni cultura ha offerto una formula per l'alchimisti ~ ca impresa: riforgiare sostanze umili, fragili ed effi-
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mere in metalli preziosi I\esistenti all'erosione ed eterni. Noi siamo forse la prima generazione che ,entra nella vita e la vive senza una simile formul!a. TI cristianesimo ha caricato di un tremendo significato il nostro ridico1mente breve soggiorno sulla terra come unica chance per decidere la qualità dell'esistenza spirituate eterna. Baudelaite vedeva la missione dell'artista nell'estrarre il nocciolo immortale dal guscio dell'attimo fuggente. Da Seneca a Durkheim, i saggi non hanno fatto altro che ricordare, a tt;l.tti coloro avveduti abbastanza da ascoltare, che la "era fe" Heità (a differenza degli inafferrabili e momentanei piaceri) si può ottenere soltanto legandosi a cose che durano più a lungo della vita corporale di un essere umano. Per il lettore medio contemporaneo, queste affermazioni sono incomprensibili e suonano ridondanti. I ponti che collegano la vita monate all'eternità, laboriosamente costruiti nd corso di millenni, sono stati banditi dall'uso. Gli uomini non sono ancora mai stati in un mondo privo di questi ponti. È troppo presto per dire cosa potrebbero scoprire, o in quatecondizione potrebbero trovarsi vivendo in una terra siffatta.
bire le coste dello Stato di Israele. Cosa ne penJia del fondamentalùmo rdigioso?
D. Uno deifenomenipiù inquietanti acui assistiamo in questo periodo è il fondamentalismo religioso. Al di là delle dispute teologiche cbe banno accompagnato la diffusz:one di questi movimentz: il loro carattere essenzialmente politico mi sembra lampdnte, si tr:atti dell'lndia, del mondo arabo o della moral majority negli S'tati Uniti. Questofenomeno è ar:rivato perfino a lam-
R Tutte e tre le grandi religioni- cristianesimo, islam ed ebraismo- hanno i loro fondamentalismi. E possiamo avanzare 1'ipotesi ,che il fondamentalismo religioso contemporaneo sia l'effetto combinato di due sviluppi in parte collegati e in parte separati tra loro. Uno ,di questi. sviluppi è l'erosione, e la minaccia di un'erosione ancora maggiore, del «nocciolo duro», il solido canone che tiene insieme la congregazione dei fedeli: i suoi margini si fanno sempre più sfilacciati e confusi, le commessure si allentano o saltano via.. Le sette, che le Chiese v,edono con apprensione, e a ragione, come la maggior,e minaccia alla loro unità, si moltiplicano, e le Chiese ripiegano su posizioni di fortezza assediata o permanente controriforma. TI canone della fede deve ,ess'ere difeso con le unghiee coi denti e riaffermato quotidianamente, la di· sauenzione è un suicidio, l'ordine del giorno è vigi1anza, la «quinta colonna» (gli indifferenti e gli incerti all'interno della congregazione) deve essere individuata per tempo e stroncata sul nascere. Un altro sviluppo può forse essere ricondotto alle stesse radid (vale a dire alla nuova forma liquida che la nostra vita moderna ha assunto), ma concerne in primo luogo gli sceglitori involontari.!compul!sivi che noi tutti. siamo diventati nel nostro ambiente sociate deregolamentato, frammentato, sottodefinito, sottodet,erminato,. imprevedibile, disarticolato,. sgangherato e largamen't!e incontrollahile. Ho già sottolineato diverse volte che, pur con tutti i suoi ambitissimi van-
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taggi, la condizione di vita di uno sceglitore-per-necessità è anche un'esperienza assolutamente sfibrante. La vita di uno sceglitore è una vita insicura. TI valore di cui si sente grande mancanza è la sicurezza di sé e la fiduda, e perciò anche la fiducia in sé. TI tondamentalismo (anche il fondamentalismo religioso) offre quel valore.. Invalidando preventivamente tutte le proposte concorrenti e rifiutando un dialogo e un dibattito con i dissenzienti e gli «eretici», instilla la sensazione di certezza e offre un codke di comportamento semplice e facile da assorbire, da èui tutti i dubbi sono stati spazzati via.. Elargisce quel contor-· tevole senso di skurezzache si prova all'interno delle alte e impenetrabili mura che tagliano fuori il caos che regna all'esterno. Certe varietà eli Chiese fondamentaliste sono particolarmente attraenti per quella parte della popola" zione svantaggiatae impoverita, spogliata di dignità umana e umiliata, persone che non possono fare molto di più che guardare con un misto di invidia e risentimento lo stile di vita spensierato e la baldoria consumistica dei più abbienti (i Musuhnani N eri negli Stati Uniti, o la sinagoga oriental.e in Israele che raccoglie gli immigrati sefarditi in un paese governato dagli askenaziti sono esempi spettacolari, anche se certo non gli unici). Per queste persone, le congregazioni fondamentaliste forniscono un invitante egra" dito riparo che non trovano altrove. Queste congre" gazioni raccolgono i compiti e i doveri abbandonati dallo Stato sociale in ritirata. Forniscono inoltre quell'ingrediente di una vita umana decem,e di cui più dolorosamente è sentita la mancanza e che la società nel suo insieme ha rifiutato di offrire: il senso di uno sco122
po, di una vita che abbia significato (o di una morte che abbia significato...), di un posto legittimo e dignitoso nello schema generale delle cose. Promettono inoltre di difendere i fedeli dalle «identità» conferite, stereotipanri e stigmatizzanti imposte dalle forze che governano 1'ostile e inospitale ->--~-'----'-''"tnC}-''--''-~''''
NaTE
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