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SUSSIDI
ERUDITI
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IL LESSICO FILOLOGiCO DEGLI UMANlSTI
IIOMA InJ
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SUSSIDI ERUDITI -----26 -----
SILVIA RIZZO
IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
ROMA 1973
EDIZIONI DI STORIA E LETTERATURA
IlDWONI Cl STORIA l U'l'TEIlATUIlA Il.-. _ Vi> I '...... ,I
Alla memoria di mio padre
PREFAZIONE
Nella storia della trasmissione dei classici l'opera degli umamstl ha importanza fondamentale: pochi sono gli editori di testi greci e latini che non debbano fare i conti con documenti umanistici riguardanti la storia di codici tuttora conservati o perduti o non ancora identificati. Per una utilizzazione proficua di tali documenti si richiede una conoscenza quanto possibile esatta delle espressioni che gli umanisti usavano nel descrivere codici e per indicare le varie operazioni della loro attività filologica. Quanto sia insidioso interpretare il latino umanistico con l'aiuto di quello classico e quanto sia difficile sfuggire alla tentazione di sovrapporre, magari inconsciamente, significati moderni a termini tecnici di allora, è dimostrato dai fraintendimenti che avviene di trovare in scritti di studiosi moderni (cf. per es. p. 25s., 36, 69s., 174, 183 n. I, 220 n. I, 241, 277s.) 1. La presente ricerca è nata con lo scopo di fornire agli studiosi di ftlologia classica uno strumento che, nell'assoluta mancanza di lessici particolari o generali, permetta d'intendere con sufficiente precisione la terminologia tecnico-filologica degli umanisti. Lo studio anche di un campo così ristretto consente di aver quasi uno spaccato del latino umanistico e della sua varia composizione, del mescolarsi in esso di termini classici e medievali e di latinizzazioni di parole volgari e fornisce inoltre esempi delle preoccupazioni puristiche che lo Aggiungo un esempio che mi è venuto sott'occhio quando il libto era in bozze. A p. 48s. ho parlato del formato 'reale' : l'espressione chartae reales o ' fogli reali' che compare in inventari è stata fraintesa come riferimento alla qualità della carta da C. Lupi, Manuale di Paleografia delle carte, Firenze 1875,44 n.: « Un'altra differenza costituita dalla qualità o dal formato o da ambedue le cose era avvertita anche in antico: onde la carta migliore era detta carta bambagina reale 'Quaternos tres cartarum bombicinarum ... , librum unum cartarum bombicinarum realium quaternorum sex ... , vacchectam unam cartarum reaIium quaterni unius et dimidii ' etc. (Arch. Pisano, Consilia Senatus etc., Il, c. II9t, I2or). 'Libro di fogli reali con coverta et corregge rosse' (Arch. cit., Opera del Duomo, Conduttori 1461 ». Dal vecchio manuale del Lupi l'errore è passato di peso nel Wattenbach, 142 n. 2: « Lupi, Man. p. 44 hebt die vortreffiiche Beschaffenheit des aus Constantinopel kommenden Papieres hervor; das beste hiess realis (regalis)).
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IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
portavano ad evitare vocaboli di sapore medievale o di curiosi travestimenti classicheggianti di parole dell'uso comWle (si veda 1'Indice delle cose notevoli, s. v. latino umanistico). Inoltre, poiché WlO studio di parole è anche necessariamente studio di cose, l'esame delle espressioni tecniche usate dagli umanisti e delle enWlciazioni teoriche sparse nei loro scritti mi ha portata ad osservazioni di carattere generale che si troveranno sparse sotto le varie voci o nelle brevi introduzioni alle singole parti: e alcuni capitoli sono dedicati a particolari aspetti della filologia umanistica (ad es. la restituzione dei passi greci nei manoscritti latini, p. 295ss., o le teorie sulla genesi delle corruttele e l'importanza data al criterio paleografico nel congetturare, p. 226ss.). Ho preferito perciò alla forma del lessico quella di Wla trattazione continua, distinta in cinque parti secondo Wl'ideale linea di sviluppo, dalle varie fasi della formazione del codice o del libro a stampa fino all'attività critica sui testi. CiascWla parte è distinta al suo interno in capitoli dedicati a un vocabolo o a gruppi di vocaboli affini per significato. L'indice delle parole, indispensabile complemento di Wl lavoro del genere, permetterà di individuare rapidamente le trattazioni dedicate ai singoli termini. I limiti cronologici che ho posto alla mia ricerca vanno dal Petrarca a tutto il quattrocento. Entro questi confini ho scelto alcWle personalità più significative e per ciasCWla di esse determinate opere, dando la preferenza a quelle di argomento filologico e agli epistolari. Queste opere, che costituiscono il fondamento della ricerca, sono state esaminate per intero. Le elenco qui brevemente, rimandando alla bibliografia per l'indicazione delle edizioni seguite: Petrarca, Familiari (per le altre opere non ho tentato un nuovo spoglio, ma mi sono limitata a rintracciare e riesaminare i passi che già avevano attratto l'attenzione del N olhac, Pétrarque et l' humanisme); epistolari del Salutati, di Guarino, dell'Aurispa, di Poggio; Traversari, epistolario e Hodoeporicon; Valla, De falso eredita et ementita Constantini donatione, Elegantiae, Emendationes in T. Livium; Vespasiano da Bisticci, epistolario; Filippo Beroaldo il Vecchio, Annotationes centum; Poliziano, epistolario, I centuria dei Miscellanea, soscrizioni e note di collazione raccolte in Maler, Les manuscrits d'Ange Politien, in Bandi_i, Ragion. e nel Catalogo del Perosa. La II centuria dei Miscellanea, recentemente tornata alla luce, era in fase di pubblicazione quando cominciai il mio lavoro: mi limitai quindi a schedare i ca-
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PREfAZIONE
XI
pitoli allora resi noti negli articoli di V. Branca e M. Pastore Stacchi (vd. bibliografia) e in llila parziale edizione provvisoria dello stesso Branca 1 destinata a un corso universitario. In seguito, per la cortesia del prof. Branca, che qui ringrazio, ho potuto vedere le bozze dell'edizione definitiva licenziate per la stampa e controllare con queste le citazioni del mio libro anch'esso già in bozze. Parziale soltanto è stata anche la lettura dell'epistolario del Filelfo nell'edizione veneta del 1502, di cui ho schedato le prime cento carte. Ho inoltre schedato interamente il materiale umanistico raccolto in Sabbadini, Storia e critica di testi latini e mi sono valsa di quanto occasionalmente mi è venuto sott'occhio nelle mie letture di argomento umanistico. Gli inventari, che rimangono al di fuori della vera e propria produzione umanistica, escono dall'ambito della mia ricerca e meriterebbero uno studio a parte. Tuttavia ne ho schedati ugualmente due, scelti fra i più ampi nella descrizione e quindi ricchi di termini codicologici: l'inventario della biblioteca Viscontea di Pavia del 14.26 e l'inventario dei libri di Leonardo Mansueti di Perugia del 1474-78: mi sono inoltre servita dell'indice apposto da Enea Piccolomini all'estratto del suo studio Intorno alle condizioni e alle vicende delle libreria medicea privata, ove sono segnalati i termini più interessanti degli inventari da lui pubblicati. Non ho però inteso studiare la terminologia di questi inventari in sé e per sé, ma me ne sono valsa come termine di confronto in fllilzione della mia ricerca sul lessico degli umanisti. Troppo tardi perché potessi giovarmene è uscito B. L. Ullman-ph. A. Stadter, The Public Library oJ Renaissance Florence. Niccolò Niccoli, Cosimo de' Medici and the Library oJ San Marco, Padova 1972 (Medioevo e umanesimo IO). Se avessi potuto esaminarlo in tempo il mio materiale ne sarebbe stato arricchito: ad es. le notizie date a p. 114s. sul formato effettivo corrispondente alle espressioni magnus, mediocris, parvus ecc. usate nell'inv. di S. Marco della fine del sec. XV vengono a integrare utilmente i dati analoghi da me raccolti a p. 47S. A conferma che di ricerche simili si avverte il bisogno è uscita, mentre il mio libro era già in corso di stampa, la prima parte di un lavoro molto simile riguardante l'epoca bizantina dal IX al xv sec: B. Atsalos, La terminologie du livre-manuscrit à 1'époque byzantine, lère
I.
A. Poliziano, Testi latini e volgari, Padova, Cleup, 1968.
XII
IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
partie: Termes désignant le livre-manuscrit et l'écriture, Tessalonica 1971 ('EÀÀ"YjVLXcX, 1tCXpcXP"L7J!LCX 21).
In un lavoro del genere la scelta dei termini da prendere in esame è naturalmente un fatto soggettivo ed è spesso difficile stabilire un
limite esatto fra termini tecnici e vocaboli generici. La mia raccolta di materiale presenterà quindi anche sotto quest'aspetto inevitabili lacune e mancanze. I lessici dovrebbero essere preceduti da buone edizioni. Nel campo umanistico, dove ancora moltissimo è da fare, è tuttora -impossibile lavorare senza ricorrere anche a vecchie edizioni o addirittura a manoscritti. Così i testi su cui questo lessico si fonda non sono sempre testi critici e spesso la lezione non è sicura: alla difficoltà di interpretare il latino umanistico si aggiunge non di rado l'incertezza della tradizione. Quando mi è accaduto di dover intervenire congetturalmente ho sempre, com'era naturale, segnalato il mio intervento. Ho conservato l'ortografia delle edizioni da me seguite, riservandomi solo la libertà di modificare la punteggiatura e di ammodernare l'uso delle maiuscole. Ciò ha determinato ovviamente discordanze vistose nelle grafie, talvolta anche all'interno delle citazioni da opere di un singolo autore: così ad es. per il Petrarca, mentre le citazioni dalle Familiari rispecchiano gli usi grafici dell'autore, quelle dalle Senili presentano grafie cinquecentesche; per il Poliziano si ha la stessa discordanza fra le soscrizioni e note di collazione, per cui si adotta la grafia degli autografi, e le citazioni dai Miscellanea e dall'epistolario, per i quali ho usato una delle più diffuse e maneggevoli cinquecentine. Tanto più facile sarà quindi trovare l'una accanto all'altra anche in citazioni dello stesso autore grafie come autor ed auctor, litera e littera, sincerus e syncerus ecc. Alcuni passi più ricchi di termini tecnici, che andavano citati in diverse occorrenze, sono talvolta ripetuti per comodità del lettore. In generale ho preferito largheggiare nei rimandi ai testi anche quando si trattava delle accezioni più comuni dei vocaboli studiati e ho abbondato anche nel riportare passi in vario modo significativi, considerando che gran parte delle opere qui esaminate non è sempre facilmente accessibile. Ho per lo più presupposto, senza soffermarmi su dati bibliografici, le identificazioni comunemente accettate dei codici usati dagli umanisti: in molti casi basterà consultare il 'Riassunto filologico ' del II volume delle Scoperte del Sabbadini.
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PREFAZIONE
Nel separarmi, non senza un poco di rimpianto, da Wl lavoro durato tanti anni, il pensiero corre riconoscente a tutti coloro che mi hanno in vario modo assistita, anche se è impossibile ricordar qui tutti per nome. Primo fra tutti Scevola Mariotti, che mi propose questa ricerca come tesi di laurea in un lontano colloquio del 19 novembre 1966 e guidò e incoraggiò i miei primi passi: da allora non mi è mai venuto meno il suo appoggio e la sua collaborazione. Di quella tesi fu correlatore nel 1969 Augusto Campana, da cui ho avuto - anche durante la profonda rielaborazione successiva aiuti e consigli e soprattutto il prezioso contributo di quel patrimonio di conoscenze rare e inedite che egli mette a disposizione degli altri con candida generosità. Molto debbo anche a Guido Martellotti, che ha seguito con interesse il lavoro, mettendo a mia disposizione tutti i suoi libri, nonostante l'affetto geloso e possessivo che, come ogni bibliofilo, nutre per essi. Infme ho avuto l'apporto cordiale e prezioso dell'esperienza e della dottrina di Alessandro Perosa. Non è possibile naturalmente lavorare in questo campo senza giovarsi degli scritti di Giuseppe Billanovich, al quale sono anche ricorsa personalmente ricevendo immediatamente dalla sua cortesia i lumi richiesti, nonché incoraggiamenti e consensi. Di questo mio lavoro parlai a lungo e proficuamente con un indimenticabile maestro, Eduard Fraenkel. Un grazie particolare alle Edizioni di Storia e Letteratura e a Michele RotWldo che ha messo a disposizione del mio libro la sua preziosa esperienza tipografica. Colui che più avrebbe potuto aiutarmi colla sua esperienza di curatore di parecchie edizioni di Storia e Letteratura e la sua preparazione di filologo, mio padre Alfredo, non ha potuto vedere del mio lavoro che gli inizi. Molte volte, dopo la sua scomparsa immatura, ho provato l'impulso di rivolgermi a lui per aiuto e consiglio e si è rinnovato il rimpianto che non avrebbe visto compiuto il mio libro proprio lui che più d'ogni altro ne avrebbe gioito. Alla sua memoria dedico questa fatica, che attesta, fra lui e me, una continuità di interessi e di lavoro. Roma, 12 dicembre 1972 SILVIA
Rizzo
ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE
Sono citati in forma abbreviata e compaiono in questo elenco libri e articoli cui si è rinviato più di una volta e i repertori. Per le riviste più note ho usato le abbreviazioni correnti. Gli scrittori latini antichi sono citati generalmente col sistema del ThesautUs linguae Latinae. Per gli incunaboli cito le carte con la lettera che contrassegna il fascicolo e il numero arabo (anche quando nell'originale è romano), e do il numero di Hain e supplementi con queste sigle: H - L. Hain, Repertorium bibliographicum, Stuttgartiae-Lutetiae Paris. 1826-31, 2 volI. C = W. A. Copinger, Supplement to Hain's Repertorium Bibliographicum, London 1895-1902, 2 volI. R = D. Reichling, Appendices ad Hainii-Copingeri Repertorium bibliographicum, Monachii 1905-14, 6 fasc. I di indici e un supplemento. Altre opere (dove sia opportuno, per i testi umanistici è indicato, con un esempio, il metodo di citazione): Arns = E. Arns, La technique du livre d'après Saint Jér8me, Paris
+
1953·
Aurispa ep. 132 p. 155 = Carteggio di Giovanni Aurispa, a cura di R. Sabbadini, Roma 193 I (Fonti per la storia d'Italia. Epistolari. Sec. XV), epist. nr. 132 p. 155. Avanzi emendo = Hieronymi Avancii Veronensis ... In Val. Catullum et in Priapeias emendationes .... , Venetiis 1495 (H 2185). Bandini, Cat. = A. M. Bandini, Catalogus codicum Latinorum Bibliothecae Mediceae Laurentianae, Florentiae 1774-77, 4 volI. (voI. V Catalogus codicum Italicorum. Ace. Indices ... , Florentiae 1778). Bandini, Ragion. = A. M. Bandini, Ragionamento istorico sopra le collazioni delle fiorentine Pandette fatte da Angelo Poliziano, Livorno 1762.
Barbai"o cast. Plin. = Hermolai Barbari Castigationes Plinianae, Romae 1492 (H * 2421). Barbaro ep. II p. 95 = E. Barbaro, Epistolae, orationes et carmina,
XVI
IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
a cura di V. Branca, Firenze 1943 (Nuova collez. di testi umanistici inediti e rari 5-6), 2 volI., voI. II p. 95. Bembo ep. 6, 128 p. 398 = Petri Bembi Card. Epistolarum familiarium libri VI, Venetiis 1552, lib. 6 epist. 128 p. 398. Beroaldo anno = Philippi Beroaldi Annotationes centum, Brixiae 1496 (H 2946).
Bertalot = L. Bertalot, Cincius Romanus und seine Briejè, « Quellen und Forsch. aus itaI. Arch. und BibI.» 21, 1929-30, 209-255. Billanovich, I primi umanisti = Gius. Billanovich, I primi umanisti e le tradizioni dei classici latini, Friburgo (Svizzera) 1953 (Discorsi universitari n. S. 14). . Billanovich, Petrarch and... Livy = Gius. Billanovich, Petrarch and the Textual Tradition of Livy, « Journ. of the Warburg and Courtauld Inst.» 14, 1951, 137-208. Billanovich, Petrarca e Cicerone = Gius. Billanovich, Petrarca e Cicerone, in Miscellanea G. Mercati, Città del Vaticano 1946, IV (Studi e testi 124), 88-106. Biondo Flavio Ita!. ill. p. 422 = Blondi Flavii Italia illustrata in De Roma triumphante libri decem ... , Romae instauratae libri III, Italia illustrata, Historiarum ab inclinato Rom. imperio Decades III, Basileae 153 I, p. 422. Birt = Th. Birt, Das antike Buchwesen in seinem Verhà'ltniss zur Literatur, Berlin 1882 (rist. Aalen 1959). Boccaccio de montibus = Ioannis Boccacii De montibus, sylvis, fontibus, lacubus, fluminibus, stagnis seu paludibus, de nominibus maris liber, Venetiis 1473 (H *3326). Botfield = B. Botfield, Prefaces to the First Editions of the Greek and Roman Classics and of the Sacred Scriptures, London 1861 (Praejàtiones et epistolae editionibus principibus auctorum veterum praepositae, Cantabrigiae 1861). Branca-Pastore Stocchi = V. Branca-M. Pastore Stocchi, La Biblioteca Vaticana nella Seconda Centuria dei Miscellanea di Angelo Poliziano, in Mélanges E. Tisserant VI, Città del Vaticano 1964 (Studi e testi 236), 141-159. . Briquet = C. M. Briquet, Les filigranes, Paris-Genève 1907, 4 volI. (rist. Amsterdam 1968). Bruni ep. IO, 26 p. 234 = Leonardi Bruni Arretini Epistolarum libri VIII, ree. L. Mehus, Florentiae 1741, 2 volI., lib. IO epist. 26 p. 234.
ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE
XVII
Campana, Contributi = A. Campana, Contributi alla biblioteca del Poliziano, in Il Poliziano e il suo tempo, Atti del IV Convegno Internaz. di Studi sul Rinascimento (Firenze, Palazzo Strozzi, 23-26 settembre 1954), Firenze 1957, 173-229. Casamassima = E. Casamassima, Per una storia delle dottrine paleografiche dall'Umanesimo a Jean Mabillon, I, « Studi medievali» s. III 5, 1964, 52 5-57 8. Casamassima, Trattati = E. Casamassima, Trattati di scrittura del Cinquecento italiano, Milano 1966 (Documenti sulle arti del libro 5). CIL. = Corpus Inscriptionum Latinarum, Berolini 1863-. Dain = A. Dain, Les manuscrits, Paris 19642 • Decembrio polito 103 C. 221V = A. Decembrio, De politia litteraria, cod. Vat. lat. 1794, pars CIII c. 221V (cito da questo codice di dedica a Pio II anziché dalle due scorrette edizioni Augustae Vindelicorum 1540 e Basileae 1562). Dini Traversari = A. Dini Traversari, Ambrogio Traversari e i suoi tempi, Firenze 1912. Diz. lat.-ted. = Dizionario latino-tedesco, [Augshurg 1471-4] (C 6326): citato secondo F. L. Hoifmann, Beschreibung eines der iiltesten u11d sehr seltenen lateinisch-deutschen etymologischen Sachworterbuches, nebst Angabe des Inhalts und einer Probe, « Serapeum» 23, 1862, 273-281. Du Cange = Glossarium mediae et infiniae Latinitatis conditum a Carolo Du Fresne domino Du Cange ... , ed. nova aucta... a L. Favre, Niort 1883-7 (rist. Graz 1954), IO volI. Ehlers = W. Ehlers, Untersuchungen zur handschrifilichen Oberlieftrung der Argonautica des C. Valerius Flaccus, Mlinchen 1970 (Zetemata 52). Facio invect. IV p. 550 = B. Facio, Invectivae in L. Vallam, in R. Valentini, « Rendic. dei Lincei», cl. di se. mor., V 15, 1906, 499-550, invect. IV p. 550. Fava = D. Fava, Manuale degli incunabuli, Milano 1939. Filelfo ep. C. 266r = Francisci Philelphi. .. Epistolarum familiarium libri XXXVII, Venetiis 1502, c. 266r. Forcellini = E. Forcellini, Lexicon totius Latinitatis, curo F. Corradini et G. Perin, Patavii 1940, 6 volI. Fumagalli = G. Fumagalli, L'arte della legatura alla corte degli Estensi, a Ferrara e a Modena, dal sec. XV al XIX, Firenze 1913.
XVJII
IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
Garin = E. Garin, La cultura filosofica del Rinascimento italiano, Firenze 1961. Georges = Ausfuhrliches lateinisch-deutsches Handworterbuch ausgearb. von K. E. Georges, 8. verbo und verm. Aufl. von H. Georges, Hannover U. Leipzig 1913. Grapaldo 2, 12 C. q5v = Francisci Marii Grapaldi De partibus aedium libri duo, Parmae [1494] (H 7868), lib. 2 cap. 12 C. q5v. Guarino ep. 934, 33 = Epistolario di Guarino Veronese, a cura di R. Sabbadini, Venezia 1915-19 (Miscellanea di Storia Veneta III 8, II, 14) (rist. Torino 1967), epist. 934 lino 33. Haebler = K. Haebler, Handbuch der Inkunabelkunde, Leipzig 1925. Handb. der Bibl.-Wiss. = F. Milkau-G. Leyh, H~mdbuch der Bibliothekswissenschafi, Wiesbaden 1952-57, 3 volI. (Registerband bearb. von R. Bellmann, Wiesbaden 1965). Heumann-Seckel, Handlexikon = Heumanns Handlexikon zu den Quellen des romischen Rechts, in 9. Aufl. neu bearb. von E. Seckel, Iena 19262 • Hofmann-Szantyr = Lateinische Syntax und Stilistik von J. B. Hofmann neubearb. von A. Szantyr, Miinchen 1965 (Handb. der Alt.-Wiss. II 2, 2). Inv. Mansueti 454 = Inventario della biblioteca di Leonardo Mansueti del 1474-78, segnato con D in Kaeppeli (vd.), nr. 454. Inv. Visconti 988 = Inventario della biblioteca dei Visconti a Pavia del 1426, segnato con A in Pellegrin (vd.), nr. 988. Jahn = O. Jahn, Uber die Subscriptionen in den Handschrifien romischer Classiker, « Berichte iiber die VcrhandI. der k. sachs. Ges. der Wiss. zu Leipzig », phiI.-hist. Cl. 3, 1851, 327-372: Jahn nr. 23 = soscr. nr. 23. Josephson = A. Josephson, Die Columella-Handschrifien, Uppsala 1955 (Acta Universitatis Upsaliensis 8). Kaeppe1i = T. Kaeppe1i, Inventari di libri di S. Domenico di Perugia (1430-80), Roma 1962 (Sussidi eruditi 15). Kirchhoff = A. Kirchhoff, Die Handschrifienhiindler des Mittelalters, Leipzig 18532 • Klotz = P. Papini Stati Silvae ed. A. Klotz, Lipsiae I9II2. Krebs-Schmalz, Antibarbarus = Antibarbarus der lateinischen Sprache. .. von J. Ph. Krebs, 7.... umgearb. Aufl. von J. H. Schmalz, Base! 1905-7, 2 volI. (rist. Darmstadt 1962).
-, ABBREVIAZIONI 1I1l!UOCRAACUE
XIX
KIisteller = P. O. K.risteller, SuppletUtltum Ficinianum, Florentiae J937. 2 volJ. Landino vera "ob. p. 113. 26 = Cristoforo Landino. De vera llobilitate. CI cura di M. T. Liaci. Firenze 1970 (Nuova collez. di testi umanisrici inediti o rari J5). p. II] lin. 26. Lehmann, Blaurr = P. Lehmann. Blnttu, Seile", Spa!tro, Zei/erl, in Erfo'5,hu.g (vd.) mI-59 (= • Zentralbl. fu,. Bibliotheksw.• 53. 1936. 333-361. 411-442). Lehmann. Erforschung = P. I.. chutann, Erfimc1llmg des Mitte/afters, Stuttgart 1941-62, .5 volI. (rise del voI. I. Stuttgar[ (959). Lehm.ann, F. Modius = P. Lehmann, Francisws Modi,,! als Hand-
sc.hriftenforscher• • Quellen und Unters. zw lat. philol. des Mittdalters- J. 1908, Heft I. Lcnz = F. W. tem, Pa,erga Ol/jJiQlla, • Rendic. dei Lincei .., cl. di se. mor., VI n, 1937, 320-4IO. Liddell-ScoH = Liddcll-Scott-jones-McKenzie, A Greek-English ÙXiCOll, Oxford 19409 • Lindsay = W. M. Lindsay. Collectan~a varia, t Palarographia Latina _ 2., 1923, 5-55 e 3, 1924. 63--66· Lowe. Beneventa" Scrjpt = E. A. Lowe. The Beneventan Script. A History of tlle SOluh Italia" Minuscule, Oxford 19[4. Luiso = F. P. Luiso, Riordinametfto dell'epistolario di A. Traversari, con lettere inedite e note storico-cronologiche, Firenze 1898-1903 (estratto da • Riv. delle bibl. e degli arch. .-s. 1897. H-51; 9. 1898. 91-109; lO. 1899, 105-112). Maier = I. Maier, us manuscrits o' Ange Polirien, Genève 1965 (Travaux d'Hurnanisme et Renaissance 70 ) l. Maler, Politietl = I. Maier, Ange Polirien. La formaciotl d'u'J poète humaniste. Genèvc 15)66 (Travaux d'Humanisme et Renaissance 81). Marasroni = P. Papini Stati Si/vae, rcc. A. Marasroni, Lipsiae 1970'. Mehus, Vita = L. Mehus, Vita Ambrosi; Traversari, Florentiae 1759 (vd. Traversari ep.). Mercati = G. Mercati, M. TuIli Ciceronis De re publicQ libri ... Prolegomt:na: De fatis bibliothecae monaster;; S. Columbani Bobiensis ecC., ex Bibliotheca Apostolica Vaticana 1934. I. Ho controllato ~uando era possibile su altre fonti o diretumente sugli odginali le lfascrizioni di soscrizioni o note, correggendo alcuni errori.
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IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
Mittellat. Worterb. = Mittellateinisches Wòrterbuch bis zwn ausgehenden I]. Jahrhttndcrt, hrsg. von der bayer. Akad. der Wiss. und der deutschen Akad. der Wiss. zu Berlin, Miinchen 1967-. Nogara = B. Nogara, Scritti inediti e rari di Biondo Flavio, Roma 1927 (Studi e testi 48). Nolhac = P. de Nolhac, Pétrarque et l'humanisme, Paris 19072 (Biblioth. littéraire de la Renaissance, n. s. l), 2 volI. (rist. Torino 1959). Nolhac, Bibliùthèque = P. de Nolhac, La bibliothèque de Fulvio Orsini, Paris 1887 (Biblioth. de l'Éc. des hautes ét., sco phii. et hist. 74). Paoli = C. Paoli, Programma scolastico di paleografia latina e di diplomatica. II Materie scrittorie e librarie, Firenze 1913 3 • Pasquali = G. Pasquali, Storia della tradizione e critica del testo, Firenze 19522 (rist. 1962). Pastore Stocchi = M. Pastore Stocchi, Sulle curae Statianae del Poliziano, «Atti dell'1st. Vene di sc., letto ed arti », cl. di sco mor., 125, 1966-67, 39-74. Pellegrin = E. Pellegrin, La bibliothèque des Visconti et des Sforza ducs de Milan, au XVe siècle, Paris 1955 (Publications de l'Inst. de rech. et d'hist. des textes 5). Peri = V. Peri, Nicola Maniacutia: un testimone della filologia romana del XII secolo, «Aevum» 41, 1967, 67-90. Perosa nr. 282 = A. Perosa, Mostra del Poliziano nella Biblioteca Medicea Laurenziana (Firenze 23 settembre-30 novembre 1954). Catalogo, Firenze 1955, nr. 282. Petrarca fame 24, 13, 61 = F. Petrarca, Le Familiar:, a cura di V. Rossi, Firenze 1933-42 (Ed. naz. delle opere di F. P. 10-13), 4 volI. (IV a cura di U. Bosco), lib. 24 epist. 13 lino 61. Petrarca invect. contra med. 4, 592 = F. Petrarca, Invective contra medicum. Testo latino e volgarizzamento di ser Domenico Silvestri, a cura di P. G. Ricci, Roma 1950, lib. 4 lino 592. Petrarca remo 2, 132 p. 254 = Francisci Petrarchae De remediis utriusque fortunae, in Opera quae extant ol1lnia, Basileae 1554, lib. 2 diai. 132 p. 254. Petrarca seno 16, l p. 1070 = Francisci Petrarchae Epistolae rerum senilium, in Opera cit., lib. 16 epist. 1 p. 1070. Petrarca varo 65 = Francisci Petrarchae Epistolae variae, in Epistolae de rebus familiaribus et variae, a cura di G. Fracassetti, III, Firenze 1863, epist. 65.
ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE
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Petrarca, viro ilI., Scipio 12, 375 = F. Petrarca, De viris illustribus, a cura di G. Martellotti, I, Firenze 1964 (Ed. naz. delle opere di F. P. 2), De P. Cornelio Scipione Africano Maiore, cap. 12 lino 375. Petrarca vita sol. 2, 15 p. 590 = F. Petrarca, De vita solitaria, ed. G. Martellotti in F. Petrarca, Prose, Milano-Napoli 1955 (La letteratura italiana, storia e testi 7), lib. II cap. 15 p. 590. Piccolomini, app. IV 103 = E. Piccolomini, Intorno alle condizioni ed alle vicende della libreria medicea privata, Firenze 1875 (estratto dall'« Arch. storo it.» S. III 19, 1874, 101-129, 254-281; 20, 1874, 51-94; 21, 1875, 102-II2, 282-296; provvisto di indici): IV (p. l09ss.) Appendice, IV nr. 103. Piccolomini, doc. XXVIII 37 = E. Piccolomini, ibid.: II (p. 33ss.) Documenti intorno alle vicende della libreria medicea privata dal 1494 al 1508, docum. XXVIII nr. 37. Piccolomini, inv. 1039 = E. Piccolomini, ibid.: III (p. 63ss.) Inventario della libreria medicea privata compilato nel 1495, nr. 1039. Piccolomini (Pio II), BrieJw. IV p. 612 = Der BrieJwechsel des Eneas Silvius Piccolomini, hrsg. von R. Wolkan, Wien 1909-18, 4 voll. (Fontes rerum Austriacarum, Diplom. et acta 61, 62, 67, 68), voI. IV p. 612. Pintor = F. Pintor, Per la storia della libreria medicea nel Rinascimento, « It. med. e um.» 3, 1960, 189-210 (= rist. « con minimi ritocchi» di La libreria di Cosimo de' Medici nel 1418, Firenze 1902 e Per la storia della libreria medicea nel Rinascimento, Roma 1904): Pintor nr. 66 = inventario del 1418, nr. 66. PL. = J. P. Migne, Patrologiae cursus completus. Series Latina, Parisiis 1844-. Poggio ep. 14, 33 p. 294 = Poggi Epistolae, a cura di T. Tonelli, Florentiae 1832-61, 3 volI. (rist. Torino 1964), lib. 14 epist. 33 p. 294. Poggio ep. p. 460 Wilm. = A. Wilmanns, Aus humanistischen Handschrifien. 1. Ober die Briefsammlungen des Poggio Bracciolini, « Zentralbl. fiir Bibliotheksw. » 30, 1913, 289-331 e 443-463, lettera a p. 460.
Polidoro Vergilio 8, 7 p. 699 = Polydori Vergilii Urbinatis
De rerum inventoribus lib. VIII, LugdWli 1561, lib. 8 cap. 7 p. 699. Poliziano ep. 12, 50 p. 479 = Angeli Politiani Epistolarum libri XII, in Opera, LugdWli 1533, I, lib. 12 epist. 50 p. 479. Poliziano mise. I 100 p. 695 = A. Politiani Miscellaneorum centuria I, in Opera cit., I, cap. 100 p. 695.
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IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
Poliziano misc. II 59, 9 = A. Poliziano, Miscellaneorum centuria secunda, a cura di V. Branca e M. Pastore Stocchi, Firenze 1972, cap. 59 § 9 (Cf. sopra, p. xs.). Poliziano, Prose = Prose volgari inedite e poesie latine e greche edite e inedite di A. Ambrogini Poliziano, raccolte e illustrate da I. Del Lungo, Firenze 1867. Pontano, Actius 239 = I. I. Pontani Actius, in Previtera (vd.) p. 239. Prete = S. Prete, Il codice di Terenzio Vaticano latino 3226. Saggio critico e riproduzione del manoscritto, Città del Vaticano 1970 (Studi e testi 262). Previtera = G. Pontano, I dialoghi, a cura di C. Previtera, Firenze 1943. Questa = C. Questa, Per la storia del testo di Plauto nell'umanesimo. I. La «recensio» di Poggio Bracciolini, Roma 1968 (Quaderni Athena 6). RE. = Pauly-Wissowa, Realencyclopiidie der classischen Altertums~ wissenschafi, Stuttgart 1894-. Riccardo da Bury, Philobiblon 20, 66 = Riccardo da Bury, Philobiblon, a cura di A. Altamura, Napoli 1954, cap. 20 lino 66. Robinson = The Germania oJ Tacitus. A CriticaI Edition by R. P. Robinson, Middletown, Connecticut 1935 (Philological Monographs 5). Romanò = A. Romanò, Il codice degli abbozzi (Vat. lal. 3196) di Francesco Pet,arca, Roma 1955 (Pubbl. della Scuola di Fil. Mod. dell'Univo di Roma I). Sabbadini, Class. e um. = R. Sabbadini, Classici e umanisti da codici Ambrosiani, Firenze 1933 (Fontes Ambrosiani 2). Sabbadini, Metodo = R. Sabbadini, Il metodo degli umanisti, Firenze 1922 (Bibliotechina del Saggiatore 3). Sabbadini, Scop. I, II = R. Sabbadini, Le scoperte dei codici latini e greci ne' secoli XIV e XV, I, Firenze 1905; II, Firenze 1914 (Biblioteca storica del Rinascimento 2 e 5) (rist. con nuove aggiunte e correzioni dell'autore, a cura di E. Garin, Firenze 1967). Sabbadini, Scuola = R. Sabbadini, La scuola e gli studi di Guarino Guarini Veronese, Catania 1896 (rist. in R. Sabbadini, Guariniana, a cura di M. Sancipriano, Torino 1964). Sabbadini, Storia = R. Sabbadini, Storia e critica di testi latini, Padova 19712 (Medioevo e Umanesimo II). Salutati de Jato 2, 6: vd. Appendice III, p. 34 1SS •
ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE
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Salutati ep. IV p. 271 = C. Salutati, Epistolario, a cura di F. Novati, Roma 1891-19II, 4 voll., voI. IV p. 271. Santangelo = Le epistole « De imitatione» di Giovanfrancesco Pico della Mirandola e di Pietro Bembo, a cura di G. Santangelo, Firenze 1954 (Nuova collez. di testi umanistici inediti o rari II). Santifaller = L. Santifaller, Beitriige zur Geschichte der Beschreibstoffe im Mittelalter. Erster TeiI: Untersuchungen, Graz-Koln 1953 (Mitt. des Inst. fiir osterr. Geschichtsforschung, ErganzWlgsband 16, Heft I). Stauble = A. Stauble, La commedia umanistlè"a del Quattrocento, Firenze 1968. Stroux = J. Stroux, Handschriftliche Studien zu Cicero De oratore, Leipzig und Berlin 1921. Studies Ullman = Classical Mediaeval and Renaissance Studies in Honor ofR. L. Ullman, ed. by ch. Henderson,]r., Roma 1964,2 volI. Thes. 1. L. = Thesaurus linguae Latinae, Lipsiae 1900-. Timpanaro = S. Timpanaro, La genesi del metodo del Lachmann, Firenze 1963 (Bibliotechina del Saggiatore 18). Traglia = A. Traglia, Sulla tradizione delle « Selve!' di Stazio, « St. class. e or. }) 7, 1958, 60-76. Traube, Vorles. und Abh. = L. Traube, Vorlesungen und Abhandlungen, hrsg. von F. BolI, Miinchen 1909-20 (rist. 1965), 3 volI. (I Zur Paliiographie und Handschriftenkunde, hrsg. von P. Lehmann; II Einleitung in die lateinische PhiIologie des Mittelalters, hrsg. von P. Lehmann; III Kleine Schriften, hrsg. von S. Brandt). Traversari ep. 957 col. II34 = Ambrosii Traversarii ... Latinae epistolae a domno Petro Canneto. .. in libros XXV tributae. .. Adcedit eiusdem Ambrosii vita in qua hlstoria litteraria FIorentina ab anno MCXCII usque ad annum MCCCCXL ex monumentis potissimum nondum editis deducta est a Laurentio Mehus, Florentiae 1759 (rist. Bologna 1968), 2 volI. (I Vita; II Epistolae et orationes), epist. 957 (= XXV 45) col. 1134. Traversari ep. Luiso 8, 33 = lettera edita in Luiso (vd.), lib. 8 epist. 33. Traversari hod. p. 139 = Hodoeporicon B. Ambrosii Traversarii. Nova editio corro a L. Mehus ... comparataque cum cod. Camaldulensi ... ab A. Dinio Traversario, in calce a Dini Traversari (vd.),
p. 139.
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IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
Ullman, Humallism = B. L. Ullman, The Humanism oJ Coluccio Salutati, Padova 1963 (Medioevo e umanesimo 4). Ullman, Origill = B. L. Ullman, The Origin alld Development oJ Humanistic Script, Roma 1960 (Storia e letteratura 79). Ullman, Studies = B. L. Ullman, Studies in the Italian Renaissance, Roma 1955 (Storia e letteratura 51). Valla Consto don. 99 p. 82 = Laurentii Vallae De Jalso eredita et ementita Constantini donatione declamatio, ree. W. Schwahn, Lipsiae 1928,
§ 99 p. 82.
Valla eleg. 6, 64 p. 235 = Laurentii Vallae Elegantiarum libri sex, in Opera, Basileae 1540 (rist. Torino 1962), lib. 6 cap. 64 p. 235. Valla el1le11d. p. 620 = Laurentii Vallae Emendatiolles sex librorul1l Titi Livii de secundo bello Punico (in Recriminationes in B. Facium, IV), in Opera cit., p. 620. Valla in Fac. p. 6]2 = Laurentii VaIIae In Barptolemaeum Facium Ligurem invectivarum seu recriminationum libri quattuor, in Opera cit.,
p. 6]2. Valla in Pog. p. 366 = Laurentii VaIIae Antidoti in Pogium libri quattuor, in Opera cit., p. 366. Vespasiano ep. 42, 1]2 = G. M. Cagni, Vespasiano da Bisticci e il suo epistolario, Roma 1969 (Temi e testi 15), epist. 42 lino 1]2. Vespasiano, Vite, Poggio 9 = Vespasiano da Bisticci, Vite di uomini illustri del secolo XV, a cura di P. D'Ancona ed. E. Aeschlimann, Milano 1951, Poggio Fiorentino, cap. 9. Voigt = G. Voigt, Die Wiederbelebung des classischen Alterthums oder das erste Jahrhundert des Humanismus, 3. AuR. besorgt von M. Lehnerdt, Berlin 1893, 2 volI. Voigt, Briefsammlungen = G. Voigt, Die Briefsammlungen Petrarca's und der venetiallische Staatskanzler Benintendi, « Miinch. Abh. » hist. Cl. 16, 3, 1883, 1-101. Walser = E. Walser, Poggius Florentinus. Leben und Werke, Leipzig-Berlin 1914. Wattenbach = W. Wattenbach, Das Schriftwesen im Mittelalter, Leipzig 18963 (rist. Graz 1958). Wehmer = C. Wehmer, Die Namen der 'gothischen' Buchschriften, « ZentralbI. fiir Bibliotheksw.» 49, 19]2, 11-34, 169-176, 222-234·
Wilkins = E. H. Wilkins, Vita del Petrarca e La fOrmazione del Canzoniere, trad. di R. Ceserani, Milano 1964.
PARTE PRIMA
CODI CE E LIBRO A STAM PA
LIBRO
Sulla terminologia relativa al libro abbiamo, per l'età umanistica, un'importante discussione teorica in un capitolo delle Elegantiae del Valla 1. Questi, prendendo le mosse da Ulpiano, dig. 32, 52, I, critica il giurista antico per aver usato, nello stesso contesto, liber nel duplice significato di opera e partizione dell'opera senza avvertirne il lettore e giudica inaudito l'uso di liber e volumen al singolare per indicare un'opera in più libri: in questo caso è le-
1. 6, 43 p. 222 In eosdem (se. iurisconsultos) de liber et volumen. « Si mi - Ulpianus inquit - centum libri sunt legati, centum volumina ei dabimus, non centum quae quis ingenio suo metitus sit, quae ad libri scripturam sulficerent, utputa quum haberet Homerum totum in uno volumine non quadragintaocto libros computabimus, sed hoc unum Homeri volumen pro libro accipiendum est» (dig. 32, 52, I). Ulpianus Homeri opus nunc unum librum nunc quadragintaocto libros nominat nec tamen ait librum duo significare, ipsum opus et certam operis partem. Praeterea opus sive opera Homeri librum appellat et volumen, quorum utrunque inauditum est. Vergilii Aeneis non liber est, sed duodecim libri. Georgica non sunt item liber, sed libri quatuor. Bucolica unus liber est idemque unum volumen. Georgica quatuor volumina, Aeneis duodecimo Ovidius (trist. 3, 14, 19): « sunt mihi mutatae ter quinque volumina formae l). Sed quid exemplis agimus quum nusquam plura afferri possint ? At Ulpianus putat etiam si omnia opera Didymi, quo nemo plura scripsit, in unum codicem conglutinarentur, unum tantum debere volumen appellarl, quod nemo nec posset evolvere nec ferre vellet. Est enim volumen a volo quod in libris voluntas apparet vel, quod magis sequerer, a volvo quod volvitur, quales libros hodie Hebraei quosdam habent qualesque in Veteri et Novo Testamento lectitamus fuisse. Et Romani, qui in libris arborum, id est corticibus scribebant, quod libellos illos, quo fment commodius, complicabant, volumina forte appellaverunt. Itaque volumina libellis similiora fuere quam libris. Quod ex eo quoque loco apparet ubi Plinius de libris avunmli loquens ait (ep. 3, 5, 5): « libri tres in sex volumina propter amplitudinelll divisi », quasi dicat in sex lIlinores libros, ut sint volumina aliquanto minora qualll libri. Quod etymologia quoque nonn.ihil probat ut ostendi. Unde adhuc durat verbum evolvere libros pro eo quod est aperire Mros lectitandi gratia quasi rem complicitam explicare, quemadmodum revelare est rem velatam detegere. Nisi dicamus evolvi libros propter numerulll paginarum. Accipitur aut~m nunc evolvere /ibros sive autores pro eo quod est lectitare. Nec inficias eo libros ac~'pi pro codicibus et in singulari librum pro quolibet magno codice, etiamsi is contineat Il,ada et Odysseam: ut « tenet rex manu librum » et is sit Homerus: non tamen recte dicas « tenet librum Homeri l).
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IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
gittima solo il plurale. Eppure Ulpiano crede che, anche se si riuscisse a riunire in un sol codice tutte le opere di un autore prolifico come Didimo Calcentero, questo codice, che nessuno sarebbe in grado di sfogliare né di portare, potrebbe chiamarsi volumen al singolare. La frase quod nemo nec posset evolvere nec .ferre vellet serve d'introduzione alle due etimologie di volumen, una da volo, l'altra, che il VaIla dichiara di preferire, da volvo 1. Di libri avvolti in forma di rotolo, continua il Valla, ci sono infatti esempi: ne hanno tuttora gli Ebrei e dai testi biblici ricaviamo che li usavano anche anticamente 2. I Romani, che scrivevano in libris arborum 3, per portare più comodamente questi libelli li piegavano (complicabant 4) e forse per questo Ii chiamarono volumina. I volumina quindi, dato che si potevano ripiegare, erano più simili a libelli che a libri: probabilmente il Valla pensa con libellus a qualcosa di molto esiguo (con questo termine sono indicati, dall'antichità fino all'umanesimo, anche lettere o documenti, cf. p. 9). A conferma del fatto che il volumen era più piccolo del liber il Valla reca un passo di Plinio di cui deve essergli sfuggito il vero significato. Questa antica forma di libro spiega perché si dica tuttora evolvere libros per « aprire i libri per leggerli »: evolvere indica il dispiegamento di una cosa piegata come revelare lo scoprimento di una cosa velata. A meno che non si dica evolvere per il numero delle pagine (propter numerum pagina1. Isid. orig. 6, 13, 2 volumen liber est a volvendo dictus, sicut apud Hebraeos volumina Legis, volumina Prophetarum. Isidoro ha probabilmente suggerito al Valla anche l'accenno ai rotoli ebraici. 2. Sul libro in forma di rotolo presso gli Ebrei nell'antichità vd. Dziatzko, RE. III 946, 15ss.; Koep, Reallex. fiir Ant. und Christ. II 668 e 681 (suII'attardarsi di questa forma di libro presso gli Ebrei). 3. Plin. nato 13, 69 antea non fuisse chartarum usum. In palmarum foliis primo scriptitatum, dein quarundam arborum libris; Hier. ep. 8, I ante chartae et membranarum usum, aut in dedolatis e ligno codicellis aut in corticibus arborul1l mutua epistolarum adloquia missitabant. Unde ... scriptores a libris arborum librarios vocavere; Servo Aen. II, 554 liber dicitur interior corticis pars . .. Unde et liber dicitur, in quo scribimus, quia ante usurn chartae vel membranae de libris arborum volumina compaginabantur; Isid. orig. 6, 13. 3 liber est interior tunica corticis . .. unde et liber dicitur in quo scribimus, quia ante usum cartae vel membranarum de libris arborum volumina .fìebant, id est compaginabantur (cf. anche Cassiod. varo II, 38; orthogr., Gramm. Lat. VII 213, IISS. K.). Con questi cortices arborum è spesso identificato in età umanistica il papiro; vd. p. 28. 4. Complicabant può esser nato da un fraintendimento di compaginabantur di Servio-Isidoro.
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rum non mi è del tutto chiaro: forse il Valla pensa allo sfogliare le pagine di un libro quasi come ad un evolvere nel senso di 'sbrogliare, districare' ?). Ora si usa evolvere libros o auetores nel senso di leetitare. Non nego, conclude il Valla, che si adoperi libri per eodiees e anche liber al singolare per un codice quanto si voglia grande; ma non è corretto dire liber Homeri per indicare l" opera' di Omero. Il Valla dunque è forse il primo a porsi una questione tuttora dibattuta dagli studiosi, cioè se gli antichi usassero liber al singolare per un'opera in più libri 1: e risponde negativamente. Finisce poi coll'ammettere (in contrasto con la più recisa negazione iniziale, che includeva, come appare dall'esempio dell'immaginario codice di Didimo, anche il libro in senso materiale) l'uso di liber al singolare per indicare il 'codice', cioè per il libro considerato neI suo aspetto concreto, ma ribadisce che non è corretto liber (o volumen) per un'opera di più di un libro. Al capitolo delle Elegantiae il Valla si richiamerà poi criticando un passo di una lettera di Poggio (in Pog. p. 314): « redegi in parvum volumen nonnullas epistolas quas olim ad te scripsi ... ») (Poggio ep. p. 289 Wilm.): iam volumen pro opere multorum librorum... ostendi non latine dici. La discussione del Valla testimonia indirettamente l'uso da lui impugnato, cioè liber o volumm al singolare per indicare un'opera anche di più di un libro; e difatti non ne mancano esempi: Petrarca fam. 24, 7, 5 (indirizzata a QuintiIiano) Oratoriarum institutionum liber. .. venit ad manus meas; nelle dedicatorie delle Fami/iares e delle Seni/es il Petrarca dà come titolo della prima raccolta Familiarium rerum liber, sebbene l'opera sia divisa in ventiquattro libri, divisione che par certo risalga al Petrarca stesso: liber è sinonimo di opus, come appare evidente da fam. 24, 13, 2SS. (Rossi, pref. a Petrarca !am. p. XI n. I); Salutati ep. I p. 157 destinato Macrobium De Saturnalibus quia illum librum nunquam completum habui; Poliziano mise. I 7 p. 521 alludit... ad Calvi poetae versiculos in Pompeium de queis ita est apud Senecam in libris oratorum et rhetorum ecc.: se qui è usato il plurale, poco più oltre la stessa opera è designata con liber: 1. Lo negano Birt 30ss. e Sprockhoff, De libri voluminis ~l~Ào\). .. usurpatione, Diss. Marpurgi 1908; contra Landwehr, Studien iiber das antike Buchwesen, «Arch. fiir Lat. Lexìk.» 6, 1889, 22555.; Dziatzko, RE. III 940, 16ss. e Untersuch. iiber ausgewiihlte Kapitel des antik. Buchw., Leipzig 1900, 172S.
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p. 522 quoniam autem Uber hie Seneeae, quem adducimus, rarissimus adhue inventu, propterea quasi novum dignati sumus hune loeum nostris eommentationibus; ep. I, 18 p. 25 (risponde a una lettera di Pomponio Leto, ibid. I, 17 p. 24s., con cui questi gli aveva chiesto indietro Lucretii libros): Lueretium Petreio dedi quem tibi iam redderet ... Dilatus hie in quadriennium liber est, qui vel triduo poterat absolvi; Petrarca Jàm. 21, IO, 61 (Cicero) volumine integro deorum naturam traetat; 24, 13, 38 hie liber (cioè la raccolta delle Familiari) satis crevit nee, nisi iusti voluminis meta trascenditur, plurium eapax est (si noti la sinonimia di Uber e volumen usati entrambi nel senso di opus); Poliziano mise. I I p. 5 I I Simplicius ubi Aristoteleum paris argumenti volumm interpretatur (il De anima in tre libri). Liber è usato, come già nel latino classico, anche per indicare le suddivisioni dell'opera. A volte sembra essere una partizione ampia che può a sua volta suddividersi in traetatus e capitula: Gasp. Barzizza, lett. al Corner in Sabbadini, Storia 81: divisi ... singulos libros in traetatus et eapitula (cf. p. 263). Il Petrarca, viro ill., Scipio II, 14ss., rivolgendosi ai viri illustres di cui la sua opera tratta, scrive: nee invideant nee moleste jèrant si miehi historieo in opere librum unum Scipio meus tenet, qui in Pyerio (l'Africa) tenet omnes. Le singole vite sono dal Petrarca definite traetatus: quella di Scipione, molto più ampia e, a differenza delle altre, suddivisa in dodici capitoli, costituisce evidentemente un liber, cioè una partizione più ampia del traetatus: gli altri viri, dice il Petrarca, non se ne abbiano a male se nell'opera storica occupa un intero libro quello Scipione cui erano dedicati tutti i nove libli dell' Africa. Volumen nel senso di suddivisione dell'opera nell'antichità conservava sempre il riferimento alla partizione dell' opera in rotoli (Dziatzko, RE. III 940, 60ss.); in età umanistica ha perduto naturalmente ogni riferimento materiale e quindi, quando è usato in questo senso, è pienamente sinonimo di libero Ne dò qualche esempio: Petrarca seno 15, 7 p. 1059 (Livius) divino... stylo summaque diligentia. .. opus illud immensum totius ab origine Romanae historiae eentum quadraginta duobus voluminibus explieasset; Guarino ep. 403, IO tuas humanissimas nuper aceepi litteras, eo gratiores quod una et Mariottanas afferebant epistulas, quae magna me impleverunt spe habendi quandoque Servii, quandoquidem iam sexti metam voluminis attigit (il copista Mariotto Nori era intento a trascrivere per Guarino il commento di Servio a Virgilio); Poliziano mise. I 18 p. 545 Cicero ...
CODICE E LIBRO A STAMPA
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in primo epistolarum volumine ad Atticum (cita dall'ep. ad Att. I, 13). Per indicare il libro in senso materiale gli umanisti dispongono, oltre che degli stessi termini liber e volumen, di codex ed exemplar (vd. p. 187s.), tutti e quattro usati indifferentemente sia per codici che per libri a stampa (per codex detto di stampati vd. p. 69ss.). Per indicare la suddivisione materiale di un'opera in 'tomi ' compaiono codex e volumen: Niccoli, Commentarium V (Sabbadini, Storia 9) in quodam monasterio Dacie... sunt... X decades T. Livii in quinque codicibus; Poggio ep. 2, 9 p. 104 X decades Livii duobus voluminibus; 6, 19 p. 123 hoc ... affirmo, non esse in universa Italia qui duobus codicibus aut plures habeat aut pulchriores epistolas (sc. Hieronymi); Traversari ep. 243 col. 317 Vetus unum Testamentum... in duobus voluminibus; 315 col. 413 Plutarchi Moralia in duo bus voluminibus; ibid. Prophetas XVI in uno volumine 1; Poliziano, collaz. delle Pandette (Maler 342) primum volumen Pandectarum continet libros XXVIIII; a XXXnro incipit secundum. Da notare le espressioni ridondanti l i b r o rum c o d i c e s (exemplaria, volumina): Petrarca vita sol. 2, I I p. 514 in eo libro quem de Bragmanarum vita suo nomine inscriptum supra retuli. Qui... inter Ambrosii. .. libros medius est ingenti quodam et venerabili et vetusto volumine librorum eius «< in un grande e venerabile ed antico codice delle sue opere ») quod in archivo Ambrosiane Mediolanensis ecclesie custoditur; Salutati ep. I p. 153 in tot librorum suorum voluminibus quos provectiori etate composuit ( (Nolhac, Bibliothèque 358, inv. ross. lat. nr. I). V i r g i l i o R O m a n o (Vat. lat. 3867, sec. V, in capitale): Poliziano mise. I 71 p. 637 in volumine ilio quod est in intima Vaticana bibliotheca 2, mire vetustum et grandibus charaeteribus perscriptum; 77 p. 647 in volumine Maroniano literis maioribus perarato 3, quod (qui nelle edizioni) Romae in intima Vaticana bibliotheca mire vetus ostenditur; ep. 4, 9 p. 124 adstipulatur etiam huic scripturae ille codex antiquissimus Vergilianus, qui istic in intima Palatina bibliotheca adservatur, maiuseulis characteribus exaratus. In un inventario della Vaticana del 1484 il nostro codice è detto Virgilius antiquus litteris maiusculis (BrancaPastore Stocchi 155). P a n d e t t e f i o r e n t i n e (sec. VI, onciale) ; Poliziano misc. 141 p. 588 maioribus charaeteribus; ep. 10,4 p. 3II grandes ubique literae et compares; II, 25 p. 362 eharacteribus maiusculis. Il Crinito, nella lettera citata sopra, paragona i caratteri del Terenzio a quelli delle Pandette. La somiglianza della scrittura di questi tre codici è esplicitamente rilevata dal Poliziano nella soscr. a Terenzio. Ho lasciato per ultimo un caso un po' curioso. In mise. I 77 p. I. Per le 'maiuscole romane' o 'latine' nella terminologia dei trattati cinquecenteschi di calligrafia vd. Casamassima, Trattati 17, 19, 32 n. 12. 2. cf. p. 86 n. I. 3. Così l'Aldina; parato nell'ediz. da me usata.
SCRITIURA E DATAZIONE DEI CODICI
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()47 il Poliziano sostiene che si deve scrivere Vergilius e non Virgilius, recando testimonianze di epigrafi e codici antichi. Dopo aver ricordato le Pandette e il Virgilio Romano, così prosegue: praetereaque commentarium Tiberii Donati nunc in manibus habet Landinus -(seguono lodi del Landino) ... Is igitur, ut diximus, commentarium Tiberii Donati habet in manibus et ipsum grandioribus notatum vetustis ~haracteribus. Il Sabbadini (Scop. I 169 e II 220) identifica questo codice col Laur. 45, 15, sec. IX, che fu portato in Italia dalla Francia Ecco un elenco dei termini relativi alla scrittura di cui ho trovato esempi negli inventari da me schedati, ma non in scritti umanistici 1: l i t t e r a e P a r i s i n a e : indica la gotica libraria francese. Per l'inv. Visconti vd. Pellegrin p. 22. Inv. Mansueti 3 litteris magnis et pulchris Parisinis; 6 litteris Parisinis et pulchris (oggi a Roma, Arch. di S. Maria sopra Minerva, cod. senza segnatura, fme del XIII); 9 litteris Parisinis et pulchris; 60 litteris Parisinis et cursivis et in fine valde minutis et variatis; 88 litteris Parisinis et bonis; II7 litteris Parisinis (in margine sive Theutonicis); II8 litteris Parisinis quasi modernis, magnis et pulchris; per la varietà litterae formatae Parisinae vd. sotto. I i t t e r a e A ng l i c a n a e : il1v. Mansueti 302 Summa Dul-
muntonis sive Duimiltol1is... litteris Anglicanis. 1i tt e r a ba s t a r d a o ba s t a r d i 11 a : inv. Visconti 836 in littera bastardina; 837 scriptus in carta et littera bastardina; 839 in carta et littera bastardina = Paris. lat. 6408 (a. 1392); Piccolornini, app. II 7 « Un libro di chiesa, di lectere bastarde, coperto di velluto »; 24 « Terentio, di lectera bastarda ». Indicherà probabilmente, almeno in alcuni casi, il tipo di scrittura chiamato tuttora 'bastarda' (vd. Wehmer 230ss.). 1i t t e r a e f o r m a t a e : il termine è stato studiato dal Wehmer (p. 222SS.), di cui riassumo le conclusioni. Nel XIII sec. il verbo formo è usato anche col significato di 'scrivere calligraficamente " signiflcato che passa in alcune lingue romanze. Forma è il modello di scrittura seguito dal copista (Wattenbach 274), 'escripvain de forme' è chiamato in Francia lo scriba professionista (Wattenbach 1. Parecchi esempi di terminologia paleografica degli inventari nell'articolo del Casamassima cito a p. XVII. Uno spoglio dei termini riguardanti la scrittura di un inventario del XV sec. della biblioteca capitolare di Benevento in A. Campana, «Bullett. dell'Arch. Pai. lt.» n. s. 2-3, 1956-7, I p. 155 n. 4.
SCRITTURA E DATAZIONE DEI CODICI
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478). Il significato fondamentale del termine litterae Jòrmatae, che si evolve poi variamente, è dunque quello di 'scrittura accurata, calligrafica '. In Francia 'lettre formée' o 'lettre de forme' è il termine usuale per indicare la scrittura libraria, contrapposta alla notula e alla bastarda. In Italia si indica di preferenza con questo termine la rotunda o la littera Bononiensis. Esempi: inv. Visconti 802; 833; 835 = Paris. lat. 6069 I, sec. XIV, in gotica libraria italiana (vd. Martellotti, pref. a Petrarca viro ill., p. XXIV); 838 littera formata non bona; 844 = Paris. lat. 5840~ec. XIV, di origine italiana; 846 bona littera formata = Pariso lat. 6477, sec. XIV; 849; 850 in littera pulcerrima formata; 852; -855; 856; 860; 86r; 932, forse Paris. lat. 8045, sec. XIV; Pellegrin p. 22 «La littera formata est évidemment cette belle écriture calligraphiée ou lettre bolonaise que nous avons remarquée dans la plupart .cles manuscrits du XIVe siècle provenant de Pavie». Inv. Mansueti r litteris Jòrmatis et pulchris, quasi modernis (Perugia, Bibl. com. N. F. 22, sec. XIV); 2 litteris parvis, sed pulchris et formatis, quasi modernis; 230 litteris modernis et formatis et pulchris (scritto nel 1422, come .appare dalla soscrizione riprodotta nell'inventario); 281 litteris formatis modernis. La gotica libraria francese è distinta con littera formata Parisina in inv. Visconti 854; inv. Mansueti 4 litteris f'nagnis .et pulchris formatis Parisinis (codice scritto in Francia nel XIII sec., di proprietà privata); 5 litterismagnis Parisinis et pulchris formatis. :In -conclusione con questo ter~ne si indicano negli inventari scritture gotiche di carattere calligrafico (vd. anche Kaeppeli p. 33 n.· 2) 1. l i t t e r a e m o de r na e·: come si è detto (p. II6),' questo terininenacque nel sec. XIII per indicare la nuova scrittura che si .and.ava allora formando, la gotica, contrapposta alle litterae antiquae, la scrittura dell'età precedente, cioè la carolina (Casamassima 537ss.). Esempi: inv.Mansueti I litteris formatis et pulchris, quasimodernis (Perugia, Bibl. com. N .. F. 22, sec. XIV); 2 litteris parvis, "sed pulchris et formatis quasi modernis; 26 litteris modernis aliquantulum variatis; 48 litteris. fn'Odernis et bonis, que littere variariincipiunt paul post principium quinti libri; 49; 53; 54; 56; 58 (scritto nel 1449, come informa l'inventario stesso}; 63 litteris modernis... Liber tamen Persii est de littera antiqua; 74 (traduzione del Bruni dell'Etica di Aristotele)
a
I. :Da st~mpa ';
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notàre che nell'inv. Mansueti Utterae Jormatae indica anche 'scrittura vd. p. 78.. '
IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
litteris modernis quasi antiquis et bonis (probabilmente una gotica influenzata dall'umanistica); 85; 99 litteri" quasi modernis (Roma, Arch. di S. Maria sopra Minerva, senza segnatura, sec. XIII ex.); II5; II6; II8 litteris Parisinis quasi modernis; 120 litteris modernis et pulchris (Perugia, Bibl. com. 681 [I 75], sec. XIV); 121; 137 litteris modernis maxime in glosis; 145 litteris modernis, id est Italicis, et grossis; 148; 153; 181; 230 litteris modernis et formatis et pulchris (scritto nel 1422, come si ricava dall'inventario stesso); 236 litteris modernis et bonis (Perugia, Bibl. com. II73 [N 124], sec. XIV); 281 litteris formatis modernis; 304 litteris modernis, formatis et impressis per stampam in papiro (H *2352); 308litteris modernis, formatis et impressis per stampam in papiro (H 1254) ecc. (le litterae modernae sono le più frequenti in quest'inventario); Piccolomini, app. II 12 « Giovan Cassano, Collectione, di lectere moderne »; 13 « Maestro delle sententie, di lectera moderna l). Appare da questi esempi che nell'inv. Mansueti il termine litterae modernae è applicato alla scrittura di codici del XIV-XV sec. o di incunaboli; un codice della fine del sec. XIII è scritto litteris quasi modernis. Ci sono inoltre litterae Parisinae quasi modernae, litterae formatae modernae, litterae formatae quasi modernae e litterae modernae quasi antiquae; in 145 è stabilita un'identità fra litterae modernae e Italicae. Dunque per l'autore dell'inv. Mansueti il termine ha un significato abbastanza preciso e indica la gotica italiana del XIVXV sec. sia manoscritta che a stampa. l i t t e r a n o t a r i n a: questo termine, usato nell'inv. Visconti, indica secondo la Pellegrin (p. 22) una corsiva notariale: 618 Tullius de officiis in littera notarina = Paris. lat. 6353, sec. XIV-XV. in corsiva italiana; 773 = Paris. lat. 6830 H, sec. XIV, in corsiva come il 6353; 859 (contenente l'Amorosa visione e altri scritti che il Boccaccio donò al Petrarca; vd. Gius. Billanovich, in « Giorn. storo d. letto it. » 123, 1946, 34); 868; 915. l i t t e r a t e x t u a l i s: inv. Visconti 954 liber unus Biblie ... cum littera textuali ad colognellos = Paris. lat. 23, sec. XIV. Indica. secondo la Pellegrin (p. 22), una scrittura del testo più grossa e curata, contrapposta a quella delle glosse. Si confronti l'uso medievale di textus nello stesso significato (vd. p. 9). l i t t e r a e u l t r a m o n t a n a e : inv. Mansueti 8 litteris ultramontanis pulchris; 34 Sextus et Clementine, cum glosis in ordine textus post singula capitula, litteris ultramontanis aliquanto minoribus quam
SCRITTURA E DATAZIONE DEI COmCI
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textus, sed eadem manu = Vat. lat. 8121 (a. 1444), in una gotica con influenze italiane: l'autore dell'inventario ha letto la soscrizione da cui si ricava che il codice è stato scritto in Francia; 46 litteris ultramontanis bonis (ms. del xv sec. in gotica corsiva libraria, come risulta da Kaeppeli ad loc.); 47 litteris ultramontanis bonis (Perugia, Bibl. com. 1049 [N Il, sec. XV; scrittura gotica grassetta, a due colonne); 50 litteris ultramontanis et pulchris; 109; II3 litteris ultramontanis, quasi modernis; 122; 128; 141 litteris bonis, sed parvis et ultramontanis; 146 litteris parvis ultramontanis; 149; ISO litteris parvis ulvamontanis; 178 ecc. C'è anche la varietà litterae ultramontanae cursivae: IO litteris ultramontanis cursivis; II litteris ultramontanis et cursivis; 12 litteris ultramontanis cursivis et bonis; IlO litteris cursivis ultramontanis et variatis. Queste espressioni indicano scrittura gotica non italiana. Con le espressioni l i t t e r a e d i v e r s a e o v a r i a e, v a r i a t a e l'inv. Mansueti nota cambiamenti di mano o di tipo di scrittura: 156 litteris diversis; 143 litteris variis (cf. anche 168, 190, 192, 198); 26 litteris modernis aliquantulum variatis; 3I litteris modernis variatis; 96 litteris variatis; 100 Lucanus poeta de bello Cesaris et Pompeii. .. litteris modernis et bonis. .. Hic liber habet multas glosas bonas et variantur littere ab octavo libro usque ad decimum et ultimum; 101 litteris variatis quasi per singulos tractatus (si trattava di un codice miscellaneo); 109 litteris ultramontanis usque ad commentum S. Thome, ubi sunt littere variate quasi moderne; IlO litteris cursivis ultramontanis et variatis; Il5 litteris modernis et magnis, sed variatis circa finem secundi libri; 127; 155; 160; 182 litteris bonis, sed variatis; 188 litteris cursivis ... Littere sunt variate in omni tractatu; 199 litteris bonis, continuatis usque ad finem tertii libri, postea variatis; 214 Logica Aristotelis ... Liber Posteriorum Aristotelis et,liber Elenchorum... litteris bonis, sed variatis in libro Posteriorum et sequenti; 241 litteris var;at;s et pro parte scriptis manu cuiusdam fratris Constantini de Nucera. DATAZIONE DEI CODICI
A)
POLIZIANO
Non è raro che gli umanisti, parlando di un codice, lo definiscano antiquus, vetustiss;mus, venerandae vetustatis o simili. Tra gli altri si distingue il Poliziano per la frequenza di queste indicazioni
IL LESSICO fILOLOGICO DEGLI UMANISTI
e per la più ricca gamma di aggettivi, tanto che il Sabbadini (Scop. I 169s.), sulla base dei codici identificati, poté tentare una sorta di cl~ssificazione
facendo corrispondere a determinati aggettivi determinati secoli. Poiché altri codici noti al Poliziano sono stati identificati dopo gli studi del Sabbadini e la mia ricerca mi ha portata a raccogliere un numero più ampio di esempi, mi sembra utile riprendere l'argomento. Raggruppo gli esempi secondo l'ordine cronologico dei codici identificati. S e c c. I V - V I : Terenzio Bembino (Vat. lat. 3226): sulla parte superiore di c. VIr di questo codice il Poliziano scrisse: O foelix nimium prior aetas! 1 Ego Angelus Politianus, homo vetustatis minime incuriosus, nullum aeque me vidisse ad hanc diem codicem antiquum fateor (Prete II). È definito vetustissimus codex e venerandae vetustatis codex nella collazione c. 18v e 66v (Maier 344); cf. anche Crinito, in Poliziano ep. 12, 22 (23) p. 410 in vetustissimo . .. Terentii codice. Virgilio .Romano (Vat. lat. 3867): (volulllen) mire vetustum (mise. I 71 p. 637); mire vetus (mise. I 77 p. 647); eodex antiquissimus (ep. 4, 9 p. 124). Pandette fiorentine: il Poliziano non usa mai per esse· aggettivi riferentisi all'antichità, ma dice più volte di ritenerle uno degli esemplari pubblicati da Giustiniano (vd. soprattutto ep. IO, 4 p. 3Ios. cito a p. 313). S e c. I X : New York Academy of Medicine I (già Phillipps 275), Apicio: vetusto ... exemplari (soscr. alla collazione, Maier 349). Vat. Urb. lat. II 46, Apicio: vetustissimo... codice (soscr. alla collazione, Maier 349). Ambros. L 85 sup., Columella: vetustissimus... liber (mise. I 35 p. 577); (exemplar) vetustum (collaz., Josephson 159); (exemplari) vetustissimo (collaz., Maier 355). S e c I X - X : Laur. 49, 9, Cic. fam.: libro pervetere (mise. I 18 p. 545); volumen antiquissimum (mise. I 25 p. 557); eodieem ... vetustissimum (mise. I 87 p. 671). S e c. X: Laur. 73, I, Celso 2: vetusto codice; antiquus ... liber Boeth. cons. 2 carm. S. I. Datato al sec. IX o X dal Rostagno; prima era generalmente attribuito al sec;. XII (A. Cornelii' Ce/si quae super51mt. ree. Fr. Marx, Lipsiae et Bcrolini 1915. I.
2.
xxv).
SCRI'lTURA E DATAZIONE DEI comCI
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(soscr. dell'Uberti alla collazione eseguita per il Poliziano; Mai'er 345). Laur. S. Marco 257, Cic., opere filosofiche: antiquissimo . .. libro (mise. I 53 p. 606) 1. Laur. 29, 32, gromatici: librum ... vetustissimum (ep. I, 2 p. 4); libro . . ' vetusto (collaz. di Stato silv.; Marastoni LVIII). Vat. lat. 3294, Marziale: vetusto codice (mise. II 35, 5); in mise. I 23 p. 553 è ricordato senza alcW1 cenno alla sua antichità, ma va notato che al Pùliziano qui non interessava sottolinearla perché q~esto codice aveva la lezione da lui rifiutata. Riccard. 488, Plin. nato : codice... vetustissimo (mise. I 50 p. 599); vetustissimo ... exemplari (mise. I 57 p. 612); vetustissimo ... codice (mise. 161 p. 627); codice ... vetustissimo (mise. II 25, 3); nella collazione (Mai:er 35IS.) è detto vetustior rispetto al Paris. lat. 6798 (sec. XII) e al Laur. 82, 1-2 (sec. XIII) e eodex antiquissimus. S e c. X I : Laur. S. Marco 190 (sec. X ex.) e 343 (sec. XI). entrambi di Marziano Capella: libros... vetustissimos (mise. I 59 p. 626) 2. Neapol. IV A 3, Festo: sane quam vetustum, vetus eodex (mise. I 73 p. 64 1 ). Vat. lat. 3286, Giovenale: vetusto codice (mise. I 46 p. 595). Vat. lat. 1904, Svetonio: vetustissimus (ep. 7, 35 p. 228); antiquissimus (negli appW1ti su Svetonio del Monac. lat. 754, C. 216r; Branca - PastoreStocchi 157 n. 36). S e c. X I - X I I : Laur. 37, 13, Seno trag.: eodex . .. vetustus (mise. I I7 p. 544)'S e c. X I I: Oxford, Bodi. Auct. T. 1. 27 Paris. lat. 6798, Plin. nato 3: regius antiquus (collazione, Perosa nr. 7); vetustus ... eodex (mise. II II, 4). Guelferb. Gud. 224, Properzio (cod. Neapolitanus): vetusto codice (soscr. nell'incW1abolo Corsiniano, Mai'er 362). S e C. X I I I : Laur. 82,1-2, plin. nat.: nella collazione, c. 388r (Mai:er 352) è detto minus aliquanto vetus rispetto al Riccard. 488 del
+
L'identificazione è proposta dal Perosa (nr. 45). Per questa identificazione vd. Perosa nr. 38-39. _3. I membra disiecta di questo codice pliniano sono stati riuniti da R. W. Hunt, A Manuscript from the Librar)' oI Coluccio Salutati, in Cnlligraphy and Paleography. Essays presented to A. Fairbank, Cambtidge 1965, 75-79 e tav. 29;1.
2.
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IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
sec. X (antiquissimus); non aeque vetustus, sempre rispetto al Riccard., in mise. II 25, 3. S e c. X I V : Laur. 30, IO, Varrone, Catone, Vitruvio: semivetere codice (soscr. alla collazione, Mai:er 354) 1. Risulta in effetti possibile. come già aveva tentato il Sabbadini, stabilire con una certa approssimazione e ampiezza i limiti cronologici entro cui i termini si estendono, anche se naturalmente essi si sovrappongono in più punti e possono a volte essere usati genericamente. Espressioni come mire vetus, mire vetustus, venerandae vetustatis 2 sono riservate ai codici in capitale e in onciale dei secoli IV-VI (gli umanisti non distinguevano fra le due scritture, vd. p. 127). Come nota il Sabbadini, questi codici erano datati dal Poliziano all'ingrosso al VI sec., giacché egli riteneva che le Pandette fiorentine fossero uno degli esemplari pubblicati da Giustiniano. Con l'espressione mire vetus si allinea pervetus, usato per un codice del sec. IX-X, vetus per uno dell'XI e semivetus per uno del XIV. Quest'ultimo, in particolare, dà prova della precisione che il Poliziano intendeva mettere in queste indicazioni cronologiche. Ritengo probabile che anche i codici definiti mediae antiquitatis (vd. più oltre, p. 154) appartengano ai secoli XIII-XIV, ma nessuno di essi è stato identificato. Molto più vasto è l'ambito dell'aggettivo vetustissimus, che si riferisce a codici del IV o V secolo, in concorrenza con mire vetus, ma più spesso a codici dal IX all'XI secolo. L'aggettivo vetustus ha qualche volta un uso piuttosto generico in quanto si parla di codices vetusti per indicare collettivamente più codici antichi d'età diverse; all'infuori di questi casi esso serve ad indicare codici dei secco IX-X in concorrenza con vetustissimus (mai codici più antichi) e discende più in basso a comprendere anche codici del XII. Analogo al rapporto vetustissimus - vetustus pare quello tra antiquissimus e antiquus, riferendosi antiquissimus a codici dei secoli V-VI e IX-XI, antiquus a codici dei secoli X e XII. Credo che il Poliziano abbia usato antiquus e antiquissimus come equivalenti di vetustus e vetustissimus L Anche il Vettori lo definisce semivetus (M. Porci Catonis De agri cultura. ed. A. Mazzarino, Lipsiae 1962. XXXII n. 3). 2. Di ispirazione gelliana: cf. GelI. 2, 3. 5 librum Aeneidos secundum mirandae vetustatis; 9, 14, 26 in Iugurtha Sal1ustii summae fidei et reverendae vetustatis libro; 18, S. I I librum summae atque reverendae vetustatis.
SCRITTURA E DATAZIONE DEI CODICI
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che peraltro preferiva (dalle mie schede risultano 29 esempi di vetustissimus contro 8 di antiquissimus e 26 di vetustus contro 6 di antiquus). Nello specchietto che segue ho cercato di rendere visivamente r ambito in cui si estende ciascuno dei termini considerati: i numeri arabi indicano, per ciascun secolo, i codici qualificati coi singoli aggettivi.
IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
Faccio seguire Wl elenco di codici perduti o non ancora identificati sui· quali il Poliziano ha dato indicazioni cronologiche. Manilio, codice di Pietro Leoni (Sabbadini, Scop. I 154s.): « libro che io per me non ne viddi mai più antiqui» (Prose 78s.). Ri-. cordato anche nel diario odeporico-bibliografico (Monac. lat. 807.. c. 53r; Maier 212) e in mise. Il 21, 6 dove è detto genericamente vetustum in opposizione a Wl altro codice recente di Manilio e antiquissi- (cancellato; vd. p. 157). Le parole di Prose 78 hanno fattopensare al Sabbadini (Scop. I 170) che questo codice fosse in capi-o tale o comWlque anteriore al sec. IX. Catone e Varrone, eodex Florentinus: venerandae vetustatis exem-· plari (mise. I 35 p. 576); vetustissimo codice (soscr. alla collazione di Varrone, Mai'er 354) 1. V e t u s t i s s i m u s, a n t i q u i s s i m u s: Adamanzio Mar-· tirio, de b muta et v vocali: il Poliziano lo trascrisse nel Monac. lat.. 766 ex antiquissimo codice (Mai:er 210). Macrobio, codice di Bernardo· Michelozzi: definito vetustissimus in mise. I 61 p. 628. Marziale:: dei molti codici antichi visti dal Poliziano e per noi perduti due sonovetustissimi: il primo è un codice di S. Marco Langobardis literis, usato anche dal Calderini e qualificato vetustissimus entrambe le: volte che viene nominato (mise. I 23 p. 552 e ep. 7, 35 p. 228s.). Secondo il Lindsay (Martialis epigrammata, Oxonii 19292, pref. p. 8. non numerata) potrebbe anche essere l'archetipo (BA) della sua se-o conda famiglia di codici. Il secondo è un codice che il Polizianoconsultò a Verona presso Bernardino Messanelo nipote dei Calderini e che proveniva fo~se da Bobbio (Perosa nr. 18); era Wl fram-· mento (pagellas quaspiam) ed è qualificato antiquissimus (mise. I 2] p. 553). Orazio: mise. I IO p. 532 quin apud Horatium quoque in Epo-. dis (17, 56) ita legendum existimamus:- « inultus ut tu riseris Cotyttia )}.. non, ut plerique eodiees, • Coeytia '. Et in vetustissimo libro qui sit (?) Georgii Antonii Vespuecii FIorentini. .. voeabulum id antepenultima syllaba t retinet, non c, vestigium, arbitror, unum adhue integrum verae in-o tegraeque leetionis: la maggioranza dei codici ha la lezione eoeytitl' e a quanto pare il solo y'(Paris. lat. 7975, sec. XI) legge eotycia. Quin-· tiliano: il Poliziano collazionò un codice vetustissimus et saepius intercisus (Mai'er 345). Svetonio: misc. I 97 p. 690 utroque vetustioI. Il Vettori lo definisce antiquissimum, optimum et antiquissimum, pervetustunf' vo!umen, vetustissimum fidelissimumque (Cat. de agr., ed. Mazzarilio cit., XXXII)~
SCRITTURA·E DATAZIONE DEI CODICI
rem (più antico di due codici svetoniani qualificati veteres) quem. nunc ipsi domestieum possidemus; lo stesso codice è detto antiquissimus negli appWlti su Svetonio del Monac. .lat. 754, c. 216r (BrancaPastore Stocchi 157 n. 36). p e r v e t u s, s a n e q u a m v e t u s t u s: Pelagonio: il Poliziano fece trascrivere l'Ars veterinaria nel Riccard. II79 de codie~ sanequam vetusto, secondo quanto afferma nella soscrizione (Maier 347). Secondo l'Ihm (Pelagonii Artis veterinariae quae extant, Lipsiae 1892, lS.) l'antigrafo del Riccard. doveva essere assai antico: fra l'altro, Wla parte del cap. IV, omessa dal copista, fu aggiunta a margin.e dal Poliziano in lettere pressappoco onciali ed anche altri indizi confermerebbero che l'archetipo era in una scrittura più antica del sec. IX, forse dei secco VII-VIII. Si noti però che un altrocodice qualificato dal Poliziano sane quam vetustus, il Festo Farnesiano, è del sec. XI. Seneca: misc. I 77 p. 647 in Senecae epistolarum libro pervetere cuius mihi copiam fecit Nieolaus Micheloetius 1. Valerio FIacco: misc. I 5 p. 519 codicem proxime nobis Argonautieon' Valerii Flacci perveterem Taddaeus Ugoletus ... ostendit, equo fluxisse opinor et caeteros qui sunt in manibus; 89 p. 673 in vetustissimo codice' de quo reliqui jluxere 2. V e t u s, a n t i q u u s : Persio: misc. I 44 p. 592 (vd. p. 210). Plauto: un eodex antiquus vaticano cita il Poliziano in mise. II 23, 9s. (Manupretium)3: quod in Menaechmis (v.. 544) [est] erat «fiat, cedo aurum; ego manupretium dabo », pro eo [su sub] subd[iderunt]itum est «ego manus prius dabo ». Astipulantur nostrae leetioni [codice.s] codex antiquus in Vaticana [altera] interiore bibliotheca et item ecc. (Branca-Pastore Stocchi 154). Branca e Pastore Stocchi (p. 158 n. 39) non propongono identifica-
I.
Potrebbe trattarsi del Laur. 76, 40, sec. lX-X?
2. L'identificazione di questo codice col Vat. lat. 3277 (sec. IX), proposta dal Sabbadini e generalmente accettata, è stata dimostrata erronea daU'EhIers
(p.
102SS.),
secondo il quale il Pol,iziano avrebbe visto l'antigrafo antico del Laur.
39, 38 (codice del Niccoli), che sarebbe realmente il capostipite di tutti gli altri
manoscritti. Ciò è confermato ora dalla II centuria (cap. II), ove il Poliziano· dice che il codice antico mostratogli dall'Ugoleto presentava nei margini note di mano del Niccoli, il quale ne aveva tratto copia, e che aveva 25 righe a pagina (il Vat. ne ha 19-23, EhIers 18). Su tutto questo vd. ora V. Branca, in Venezia e Ungheria nel Rinascimento, Atti del, Convegno II-14 giugno 1970~ Firenze 1973, 3475S:, che ho potuto vedere in bozze per cortesia dell'autore. 3. Fra parentesi quadre le parole cancellate;
154
IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
zioni. Forse questo codice è tutt'uno col Plautino codice citato a nobis della I centuria (66 p. 633), di cui il Poliziano si vale per emendare
most. 830 1: in Mustelaria Plauti locus est mendose scriptus plerisque codicibus ad hunc sane modum: «Viden ornamenta in foribus? Video. Specta qua arte dormiunt. Dormiunt? Ille quidem ut convenit volui dicere •. Sed cum de his neque sensus eliciatur ullus et festivum Plauti dictum vitio librariorum pereat, faciam, ut arbitror, operaeprecium si scripturam incolumem de Plautino codice citato a nobis iterum reposuero. Est autem prorsus haec: «Viden coagmenta in foribus? Video. Specta qua arte dormiunt. Dormiunt? Illud quidem, ut connivent volui dicere». Faccio notare che sia la Mostellaria che i Menechmi sono del numero delle dodici commedie venute alla luce colla scoperta dell'Orsiniano, che era quindi, per queste commedie, l'unico codice antico noto agli umanisti; ma Branca e Pastore Stocchi escludono che il codex antiquus della II centuria sia l'Orsiniano che non è entrato in Vaticana che ai primi del cinquecento 2. L'Orsiniano ha in Men. 544 manu pcium, in most. 830 contuent corretto da conivent. C'è dunque nel secondo passo una divergenza dalla lezione citata dal Poliziano. Vitruvio: un codex vetus Nicolai Tegrimi è menzionato in mise. II 31 , 3. m e d i a e a n t i q u i t a t i s, s e m i v e t u s : Cic. off.: il Poliziano aveva avuto in prestito un codice mediae fere antiquitatis per opera del bolognese Andrea Magnanimo; si imbatté poi in librum .
non veterem admodum, sed omnino apud saeculum forte prius scriptum , qui scilicet publice in Sanctae Crucis bibliotheca servatur (mise. II 14, 6). Marziale: un codice mediae antiquitatis il Poliziano aveva visto in Vaticana: mise. I 23 p. 553 in eo (se. exemplari) quod Romae, in Palatina bibliotheca mediae antiquitatis; mise. II IO, 7 qui mediae forte antiquitatis in bibliotheca Palatina est; in mise. II 35, 5 lo definisce vetus, ma poi cancella: [in vetere] in alio (se. codice) quem Vaticana [Romae] bibliotheca [retinet] habet (i due passi della II centuria sono citati in Branca-Pastore Stocchi 154); Pandolfo Rucellai gli aveva prestato un codice semiveterem (mise. 123 p. 553). Ovidio: il Poliziano collazionò due manoscritti, uno più antico (vetustior), appartenente alla bibliol. Si noti che nessun codice di Plauto è citato altrove nella l centuria e quindi quel citato a nobis sarà una svista del Poliziano. 2. ti Plauto Orsiniano appartenne alla biblioteca di S. Pietro ed entrò nella Vaticana sotto Leone X; vd. G. Mercati, Codici latini Pico Grimani Pio, Città del Vaticano 1938 (Studi e testi 75), 144. 156, 157, 166 e n. 2, 288.
SCRITTURA E DATAZIONE DEI CODICI
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teca di S. Marco, uno non perinde vetustus e mediae vetustatis della Medicea privata (soscrizioni alla collazione, Maier 351). In ep. 7, 35 p. 229 il Poliziano, a sostegno della lezione culcita in sat. 5, 17, cita Iuvenalis codice pervetere quem doctissimus prineeps ac dux Urbinatium Guido de pulcherrima sua librorum supellectile prompserit. Secondo il Campana (Contributi 214 n. 5) questo codice è da identificare con uno dei due Giovenali antichi, Urbe lat. 342 e 661, ma non si può dire con quale dei due, dato che entrambi hanno la lezione culcita. Il primo dei due codici, più bello, è del sec. IX; il secondo è 1oll1 po' più recente (è attribuito al sec. XI dagli editori di Giovenale). lo propenderei più verso il primo, perché al codice più antico meglio si adatta l'aggettivo pervetus, che, come abbiamo visto, è usato per codici dei secoli IX-X; inoltre un codice più elegante meglio giustifica l'accenno alla pulcherrima librorum supellex. Non si può fare a meno di accennare qui a un problema molto dibattuto e strettamente connesso con l'argomento della nostra trattazione, in quanto, almeno secondo alcune delle soluzioni proposte, il Poliziano avrebbe definito antiquus e vetustissimus un codice del XV sec. Si tratta della questione suscitata dalle note di collazione nell'esemplare corsiniano delle Silvae di Stazio: su di essa un'ampia bibliografia in Traglia 60S., note; altra bibliografia nella più recente trattazione di M. Pastore Stocchi (cit. a p. xx), che si avvale delle nuove testimonianze desumibili dalla II centuria dei Miscellanea 1. Mi limiterò a pochi cenni essenziali. Nell'esemplare della biblioteca Corsiniana (50 F 37) dell'edizione di Catullo, Tibullo, Properzio e Stazio silv., Venezia 1472 (H *4758), il Poliziano collazionò le Silvae con un codice che viene così descritto nella soscrizione I. Si aggiunga inoltre: E. Courtney. On the Silvae of Statius. «Bul!. Inst. Class. Stud. & 13, 1966, 94-100, che fa una rassegna critica delle opinioni precedenti e ritiene che il codice visto dal Poliziano fosse antico; accoglie la spiegazione del Postgate per la corruttela di si/v. I, 4, 86a e reca a conferma una corruttela analoga in Valerio Fiacco; A. J. Dunston. What Politian Saw: Statius, Silvae 1, 4, 88, «Bul!. Inst. Class. Stud. » 14, 1967, 96-101 e tav. IX (riproduzione di Matr. 3678, c. 7IV e II4r). che critica alcune affermazioni del Courtney e propende per l'ipotesi che il Poliziano abbia collazionato M, ma sottolinea come per la soluzione del problema manchino ancora due elementi essenziali: un'esatta conoscenza delle note del Corsiniano (egli dimostta l'incompletezza del più recente apparato delle Si/vae, quello del Marastoni) e uno studio della terminologia filologica del Poliziano. Non si pronuncia L. Hakanson. Statius' SiIvae. CriticaI and Exegeticai Remarks with Some Notes on the Thebaid, Lund1969. I4S.
IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
(Maler 362): Incidi in exemplar Statii Sylvarum quod ex Gallia Poggius Gallica scriptum manu in Italiam attulerat, a quo videlicet uno, licet mendoso depravatoque et, ut arbitror, etiam dimidiato, reliqui omnes codices qui sunt in manibus emanarunt. Quare cautio mihi fuit ne quid in corrigendo hoc nostro ab illo mutarem ne nimia, ut adsolet, diligentia aut mihi aut ceteris studiosis noceret. Le lezioni di questo codice sono spesso contraddistinte con le sigle Pog(gianus) o in an(tiquo); inoltre in due note 1 il codice viene qualificato vetustus e vetustissimus. Alla scoperta di Poggio si accenna anche nel preambolo alla tumultuaria: commentatio sulle Silvae, frutto del corso tenuto dal Poliziano nello Studio fiorentino nell'anno accademico 1480-81 e contenuta nel Magliab. VII 973 (Marastoni LXXXIV; Pastore Stocchi 60): latuere· autem hi libelli multos annos ad nostram usque memoriam atque et Poggio viro doctissimo e Germania in Italiam tralati sunt, mendosi quidem ac mutilati et, ut verius dicam, dimidiati, sed quorum tamen summum operae pretium constiterit. Esse autem dimidiatum quod supersit Sylvarum volumen, ve! uno Sidonii testimonio intelligimus, qui dum aliquot singulanmt Sylvarum titulos enumerat, etiam de Flavii Fannii Cumis meminit, qui libellus interciderit. Questo passo, anteriore alla soscrizione del Corsiniano, permette di comprendere perché il Poliziano· giudicasse dimidiatus il libro Poggiano (cf. p. 239). Poggio scoperse nel 1417 in un monastero imprecisato dell'Europa centro-occidentale Silio Italico, Stazio e, in un codice diverso, Manilio: li fece trascrivere in un unico codice da un indotto scriba d'oltralpe e spedì la copia al Barbaro, raccomandandogli di farla trascrivere da un uomo dotto ed inviarla poi al Niccoli 2. L'apografo spedito al Barbaro (il capostipite di tutti i manoscritti esistenti) è stato identificato nel Matrit. 3678 già M 3 I (M), che contiene Manilio e le Silvae e da cui si è staccata la parte che conteneva Silio· Italico. Il problema che si· sono posto gli editori di Stazio è: in che rapporto sono le note di collazione del Poliziano (A*) con M?' Esse presentano con M una stretta affinità, ma anche delle divergenze. Due sono le principali soluzioni proposte e a lungo dibattute con I. Silv. I, 4, 86a hic versus deest in libro vetustissimo Poggi qui e Germania in Italiam est relatus; 5, 5, 24-27 codex vetustus intercisos habet hos versus. Le diverse indicazioni sulla provenienza del codice (Germania-Francia) vengono generalmente spiegate col fatto che il codice era stato trovato in Svizzera.. 2. Si veda la lettera di Poggio al Barbaro, pubblicata per la prima volta dar Clark, «class. Rev. & 13, 1899, 125 e riprodotta più volte, ad "es. in Klotz p. v.
SCRITI'URA E DATAZIONE DEI CODICI
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vari argomenti: I) il codice che il Poliziano ha usato è M, che corrisponde assai bene alle notizie date nella soscrizione al Corsiniano; le divergenze sono da spiegare come errori, trascuratezza o congetture del collazionatore; le note del Poliziano hanno quindi lo stesso valore di un codex descriptus e sono da eliminare dall'apparato; 2) il Poliziano ebbe proprio l'antigrafo antico di M (n), che Poggio in un secondo tempo avrebbe portato con sé in Italia; in tal caso le sue note si affiancano ad M come testimonianza diretta del codice antico. Entrambe le soluzioni presentano difficoltà notevoli: con la prima si accusa il Poliziano quanto meno di gravi trascuratezze nel collazionare, se non di malafede, e resta inspiegabile come mai nelle note sia definito antico un codice del XV secolo, essendo escluso .che il Poliziano potesse ingannarsi o volesse ingannare. Con la seconda si è costretti a ricorrere alla romanzesca ipotesi che Poggio abbia portato in Italia in un secondo tempo il codice antico; inoltre sorprende non trovare nessun accenno all'antichità del codice nella . . ' soscnZlone. Ma l'ipotesi del codice antico può ormai essere definitivamente accantonata alla luce delle nuove testimonianze della seconda centuria 1 : ,misc. II 49, 4s. verum Poggianus liber, quem viderat etiam ante 110S idem Domitius, mendosus ille quidem [et Gallicanis litteris descriptus] utpote Gallicani cuiusdam indocti hominis manu [per descriptus] descriptus, sed ex antiquo, ut arbitror - ita certe vestigia multa indicant merae vetustatis- [et] a quo uno tamen cetera quae usquam sunt exemplaria enianaverunt? i'S {gitur Poggianus liber sic habet: « et tua mitis I ora TaranSl> (si/v: I; I, 102S.); quod ego' Taras' puto legendum potius (Pastore Stocchi 62); II 21, 6 sed ego [du,?s duos olim nactus] nactus duos [nactus] Matllianos codices, mendosum utrumque, sed in quibus rectae lectionis vestigia supersint, [alterum vetustum cuius mihi Petrus Leo Paiavii co 2 Spoletinus, medicus nostra aetate celeberrimus, olim Patavii Patavii fecit partem; praetereaque librum ipsum alterum vero illum Poggianum qui primus in Italiamfuit al1atus, invenio sic] Poggianum, qui primus [Italiae in] in Italiam al1atus, et quem mihi Petrus Leo Spoletinus [antiquissij medicus [eius] hac aetat[is]e celeberrimus Patavii ostendit, videor denique propemodum col1egisse quotiam pacto sit hic versiculus emendandus (Pastore Stocchi 64). I.
2.
Fra parentesi quadre le parole cancellate. Evidentemente aveva cominciato a scrivere copiam fecit.
IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
Come si vede, il Poliziano afferma esplicitamente che il codice era non antico, ma descriptus ex antiquo :: veniamo inoltre a sapere che nei codice Poggiano del Poliziano era contenuto anche Manilio, proprio come in M: mentre par certo che Manilio sia stato trovato in un codice diverso da quello che conteneva Silio e Stazio (Klotz LXXVI) e quindi, se il Poliziano avesse avuto il codice antico, non vi avrebbe trovato anche Manilio (Pastore Stocchi 63SS.). Da ciò il Pastore Stocchi crede di poter concludere con certezza che il Poliziano collazionò M. Ma, a parte le altre divergenze tra A ed M (acutamente messe in rilievo in Traglia, art. cito a p. XXIII), resta sempre quello che già il Klotz 1 aveva giudicato un ostacolo insormontabile all'identificazione di M col codice usato dal Poliziano, cioè la nota a l, 4, 86a: hic versus deest in libro vetustissimo Poggi qui' e Germania in Italiam est relatus, dove il Poliziano afferma la mano canza di un verso che si legge in M 2. Ma è necessario esaminare il verso nel contesto staziano: Libyci quid mira tributi obsequia et missum media de pace triumphum laudem et opes? tantas nec qui mandaverat ausus 85 expectare fuit gaudet Thrasymennus et Alpes 86 attollam cantu: gaudet Thrasymennus et AIpes 86a Cannensesque animae Secondo il Pastore Stocchi relatus indicherebbe non un trasporto materiale del codice in Italia, ma una diffusione tramite apografi (la stessa interpretazione era stata proposta già dal Traglia, p. 71 s.); il Poliziano, avendo di fronte a sé M, avrebbe fatto una congettura, supponendo che nell'antigrafo antico mancasse un verso « che nella forma a~testata da M l:;li poteva apparire quale interpolazione recente l} (Pastore Stocchi 70). Questa spiegazione artificiosa non convince: difficilmente il Poliziano avrebbe potuto giudicare interpolato un verso simile e comunque si sarebbe espresso in maniera diversa (hunc versum puto deesse ... o simili). Spiegare il verso 86a come l. Pref. alla prima edizione delle Si/vae (Lipsiae 1899), riprodotta nella seconda, p. LXXI. Cambiò poi idea, ritenendo che il Poliziano si fosse sbagliato
(p.
LXXXIX).
2. Non sussiste invece, secondo me, un'altra difficoltà che ha dato molto da fare a quanti si sono occupati della questione, cioè la nota a S, S, 24-27 (vd. più oltre, p. 241).
SCRITIURA E DATAZIONE DEI CODICI
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un'interpolazione (secondo il Phillimore sarebbe Wl verso « ex glossa atque dittographia conflatus l); vd. la sua ediz. Oxonii 19172, xvm) sembra difficile 1. Mi pare indubbio che abbia ragione il Klotz, secondo cui siamo qui di fronte a Wl tipo di errore non infrequente 2 per cui il copista, scritta la prima metà del verso, corre coll'occhio al verso successivo trascrivendone la seconda parte. Avremmo così un'ulteriore prova che il Poliziano non aveva di fronte l'antigrafo antico di M. Se in esso il verso fosse mancato non si spiegherebbe l'origine della corruzione di M: nel codice antico il Poliziano avrebbe trovato o la ~tessa corruzione o il secondo emistichio di 86a per noi perduto. Viceversa, una volta avvenuta la corruzione, il verso poteva facilmente essere omesso per omoteleuto e in effetti manca in a1cWli degli apografi di M (Klotz LXXI). In conclusione mi sembra che l'ipotesi più accettabile sia quella, affacciata dal Klotz, l. c., che il Poliziano avesse di fronte un apografo di M e per qualche motivo fosse stato indotto a pensare di aver trovato proprio l'esemplare portato da Poggio in Italia 3. Si noti che in M, almeno così come ora l'abbiamo, non c'è nessun segno evidente della sua appartenenza a Poggio e infatti si è discusso se fosse o no l'esemplare poggiano 4. lo sono certa che il Poliziano, per affermare così risolutamente di aver trovato l'esemplare poggiano, doveva essersi imbattuto in Wl codice che recasse una soscrizione del genere di quelle che hanno altre opere scoperte da Poggio, in cui l'umanista, spesso con tono solenne, dà notizia della sua scoperta 5; di una soscrizione 1. Il Traglia (p. 71) fa notare che attollam cantu è un'espressione di carattere staziano. 2. AIClUli altri esempi di simili errori in KIotz LXXJWIU; vd. anche Courtlley, «Bull. Inst. Class. Stud. & 13, 1966, 96. 3. Il Traglia (p. 75S.) ritiene che, essendo le lezioni di A* spesso superiori a quelle di M, è più facile spiegare queste come corruzioni di quelle che non il contrario. Quindi pensa che A* ed M siano collaterali e discendano entrambi da un codice perduto a. : a. e non M sarebbe stato l'apografo spedito da Poggio al Barbaro; vd. anche, dello stesso autore, Appunti per una nuova edizione delle Selve di Stazio, in « Bollett. del Com. per la preparazione dell'ediz. naz. dei class. & n. s. 8, 1960, 29-45. 4. Bibliografia su questa controversia in Pastore Stocchi 47 n. 14. 5. Soscr. a Valerio Fiacco e Asconio Pediano nel Matr. 8514 (già X 81; KIotz XLvm): C. Valeri Flacci Argonauticon. Hoc fragmentum repertum est in monasterio Sancti Galli prope Constantiam XX milibus passuum una (Um parte Q. Asconii Pediatli. Deus concedat alteri ut utrumque 0pus reperiat perfectum. Nos quod potuimus egimus.
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IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
simile c'è forse un'eco nelle parole stesse del Poliziano 1. Non si può escludere che il Matr. in qualche foglio per noi perduto 2 recasse qualche nota del tipo di quelle citate 3; simili soscrizioni passavano poi facilmente negli apografi 4. Oppure potrebbe darsi che nella copia frettolosa dello scriba indotto Poggio non avesse apposto nessuna soscrizione e l'avesse apposta poi lui stesso o il Barbaro o il Niccoli a una copia eseguita più riposatamente. Come mai il Poliziano nelle note del Corsiniano chiama antiquus, vetustus, vetustissirnus un codice di cui nella seconda centuria dice esplicitamente che era un recente descriptus ex antiquo? Non resta che accontentarsi della spiegazione del Traglia (p. 72) e del Pastore Stocchi (p. 67ss.), anche se essa lascia tuttavia un po' perplessi. Il Poliziano
Poggius Florentinus; soscr. a Cic. pro Caec. (Vat. lat. II458, c. 49V; tra parentesi quadre le parole cancellate da Poggio nell'atto stesso di scrivere): Ranc orationem antea culpa temporum deperditam Poggius Latinis viris restituit et in ltaliam reduxit &/11 eam diligentia sua in Gallia [Iatent] reelusam in silvis [inter Ari] Lingonum adillvenisset conscripsissetque ad TuIli memoriam et doctorum hominum utilitatem; soscr. alle altre sette orazioni di Cicerone da lui scoperte, ibid. c. 94r: has septem M. Tullii ~ratiolles, que antea culpa temporum apud ltalos deperdite erant, Poggius Florentinus, perquisitis plurimis Gallie Germanicque [biblyotheci] summo cum studio ac diligentia hiblyothecis, cum latentes comperisset in squalore et sordibus, in lucem solus extulit ac in piistinam digllitatem decoremque restituetls Latinis musis dicavit (M. Tuili Ciceronis In L. Calpurnium Pisonem oratio, ed. with Text, Introd. and Comm. by R. G. M. Nisbet, Oxford 1961, xxv); soscr. a Quintiliano (nota da un apografo, l'Urb. lat. 327; Sabbadini, Storia 285): Scripsit Poggius Florentinus lumc librum Constantie diebus LIIII sede apostolica vacante. Reperimus vero eum in biblyotheca mOllasterjj .Sancti Galli, quo plures litterarum stl4diosi perquirendorum librorum causa accessimus j ex quo plurimum utilitatis eloquentie studiis comparatum putamus, C1lm antea Quintilianum neque integrum Ileque nisi lacerum et truncum pluriblls locis haberemuso - Rec verba ex originali Poggii sumpta. I. Ad es. un'espressione come perquisitis plurimis Gallie Germanieque biblyothecis (cf. nota precedente) può essere all'origine dell'oscillazione Francia-Germania nelle notizie date dal Poliziano sulla località della scoperta. 2. Dal codice si è staccata la parte contenente i Punica che, come ha dimostrato il Thielscher, «philol. » 66, 1907, 87ss. si trovava all'inizio; manca inoltre il primo foglio di Manilio, che attualmente precede le Silvae, ma poteva originariamente essere collocato anche dopo, secondo l'ordine in cui le opere sono citate nella lettera di Poggio. 3. Alla fine delle Silvae c'è la soscrizione del copista: finis adest vere, precium vult scriptor hebere (sic) (Marastoni VIII). 4. Ad es. le soscrizioni alle orazioni di Cicerone erano note dagli apografi anche prima della scoperta dell'autografo di Poggio.
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intenderebbe riferirsi con quegli epiteti non al codice del xv sec. che ha davanti, ma all'antigrafo antico di esso, a cui riteneva di poter risalire, dato che, come dice egli stesso, l'esemplare poggiano serbava vestigia multa. o. merae vetustatis. Su questi vestigia, anche se non aveva altri elementi, il Poliziano poteva fondare la convinzione che il codice scoperto da Poggio fosse vetustissimus. Altri casi in cui il nostro, senza averlo mai visto, definisce vetustissimus 1'esemplare di un codice recente di cui dispone, non mancano: in mise. I 41 p. 589 affarma che un codice di Gellio (Naz. Conv. soppr. I IV 26, già S. Marco 329) 1 fu copiato dal Niccoli ex vetustissimo exemplari; il eodex Nieoli di Columella, per noi perduto, secondo quanto si afferma in mise. I 35 e nella soscrizione alla collazione (Maier 355), era descriptus ex vetusto. o. codice; ma non sembra, almeno per quel che si ricava dallo studio del Josephson cito a p. XVIII, che il Poliziano nella collazione indichi senz'altro con in ant(iquo) o simili espre.ssioni le varianti del codice del Niccoli, come invece avrebbe fatto nella collazione del Corsiniano. Concludendo, mi sembra che, nonostante i molti tentativi fatti e l'enorme bibliografia accumulatasi sul!'argomento, la collazione del Corsiniano resti ancora un problema aperto; nessuna delle soluzioni proposte risolve pienamente tutte le difficoltà 2. Dallo studio e dalla collazione dei eodices vetusti prende le mosse 1'attività filologica del Poliziano: ai vetusti sono contrapposti i codices novi, che sono evidentemente i codici del XV sec., giacché un codice del XIV per il Poliziano è semivetus (vd. p. 150; in mise. IJ 14, 6 scrive: in librum incidi non veterem admodum, sed omnino apud saeculum forte prius scriptum). In mise. I 24 p. 555 (Plin. nato 22, 88) il Poliziano attribuisce ai novi codices la lezione Recate: la lezione più vicina nell'apparato del Mayhoff (Lipsiae 1897) è Reeatae, che si trova nelle antiche edizioni (ma non si può escludere che compaia anche in manoscritti). Nella solenne dichiarazione hoc enim nobis emendandi novos codices institutum placuit ecc. apposta alla collazione di Catone e Varrone (vd. p. 162 n. I) i novi eodiees sono gli esemplari su cui il Poliziano esegue le sue collazioni, incunaboli per lo più (e un incunabolo è anche quello su cui è scritta Io Non Magliab. 329 come lo chiamano erroneamente gli editori di Gellio. Su questo codice del Niccoli vd. Ullman, Origin 66. 2. Vd. anche appendice, p. I 67S.
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questa nota), ma anche manoscritti (ad es. quello su cui il Poliziano ha eseguito la collazione di Apicio, vo. Maier 348s.). Certo è chefra i novi codices sono inclusi anche i libri a stampa: ep. 5, 1 p. 131 excusores isti novorum librorum Teutones. Anzi in misc. II 14, 4 nel get-tar giù la frase il Poliziano aveva scritto e poi cancellato non veterem admodum, seà manu calamo tran manu scriptum. Il sed può far pensareche codices novi possa esser espressione specifica per indicare i libri a stampa. Il problema è parallelo a quello posto da codices vulgati e infatti l'espressione codices novi ha nel discorso filologico del Poliziano funzione analoga (vd. p. 72S.). Penso che alla questione sia da dare la stessa risposta già data per codices vulgati: è probabile che in effetti quelli che il Poliziano chiama novi siano per lo più incunaboli, data la già larga diffusione della stampa, ma non è da vedere nell'uso di questa espressione un'esigenza di distinzione fra stampe e manoscritti che il Poliziano e in genere i filologi del quat-trocento non avvertivano. Di fronte ai codices novi il Poliziano ha un atteggiamento di diffidenza non dissimile da quello dei moderni verso i recentiores. I motivi di questa diffidenza sono esposti in misc. I 57 p. 612: hoc inilIo vetustissimo Pliniano exemplari... pene legitur emendate, videlicetuna tantum commutata litera, qualia multa in vetustis omnibus voluminibus interpolata vocabula. Nam, cum ipsa quoque mendosissima plerisque sint locis, vestigia tamen adhuc servant haud obscura verae inda-gandae leetionis, quae de novis codicibus ab improbis librariis prorsus obliterantur: cioè nei codici recenti è più facile che i copisti abbianoobliterato anche quelle poche tracce dell'esatta lezione preservateinvece nelle pur corrotte lezioni dei codici antichi. Quest'affermazione va illustrata con quel che il Poliziano ripete più volte nelle soscrizioni a collazioni o copie di manoscritti antichi 1: che egli S05cr. a Catone e Varrone, a. 1482 (Maier 354) hoc enim nobis emendandt codices institutum placuit ne quid ex nostro temere adiceremus neu quid omitteremus,_ quod in antiquioribus exemplaribus invenissemus. Quod si hoc priores librarii institututll" probassent, non tantum profecto negocii laborisque posteris reliquissent. sicubi ergo no-strum adhibimus iudicium, relictis tamen antiquae lectionis vestigiis aliquibus, suum cui-que liberum reliquimus; a Pelagonio, a. 1485 (Maier 347; vd. più oltre, p. 177S.); alle Silvae di Stazio (Mai"er 362: non datata; il Pastore Stocchi, p. 625 e 66, la_ colloca dopo il 1481, probabilmente fra il 1489-90 e il 1493) cautio mihi fuit ne quid itl corrigendo hoc nostro ab illo mutarem, ne nimia, ut adsolet, diligentia aut mihi autceteris studiosis noceret. Quem si modum tenerent ceteri librorum emendatores telluisscntquelo
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SCRITTURA E DATAZIONE DEI CODICI
cioè ha avuto cura di conservare anche le lezioni palesemente errate senza osar mai di far intervenire il suo giudizio, e se altrettanto avessero fatto in passato i copisti e i correttori, avremmo oggi codici molto meno corrotti. È evidente che egli attribuisce allo sforzo di dare ad ogni costo un senso ai passi corrotti 1'origine degli errori più gravi e difficili a sanare 1. Tuttavia (recentiores non deteriores) il Poliziano non sdegna di servirsi anche di codices novi quando essi gli appaiono autorevoli: in mise. I 41 si vale di un codice di Gellio trascritto ex vetustissim& exemplari dal Niccoli, di cui loda la fedeltà al modello nel trascrivere 2; per il testo di Columella collazionò non, solo un codice antico, ma anche un codex Nicoli descriptus ex vetusto codice (Maier
priores, minus multo laboris in hac re quam nunc habemus haberemus; cf. anche l~ soscrizioni citt. a p. 261S. L Un'analoga diffidenza per questo tipo di correzioni mostra il Merula. pref. a Marziale cito a p. 289s. e a Plauto cito a p. 314. La predilezione del Poliziano per i codici antichi era stata notata già dai contemporanei, come testimonia un passo di una lettera di Matteo Bosso cito dal Dionisotti,« It. med. e Wll. ~ II, 1968, 185: de Ausonio obsequi tibi, Crasse, minime possumus. Transmisimus enim illum ad Angelum Policianum superioribus iam tribus annis Plorentiam, qui per longum tempus de 1.'0 sibi mutuando non modo precari, sed et nos infestare improbis litteris et magnorum intercessu non destitit hominum. In quo quid optet et quaerat pamm video, praeter antiquitatem, qual.' tanta est eius libri ut nigrescant situ ac senectute membranae et legi ltequeat plerisque in paginis sintque tabulae exesae pertusaeque a tineis. Solet enim Po/icianus codices, quasi vina, magis vetustate quam ratione probare, ut cum 1.'0 ride/lS in-gessi quandoque ioco mordaci. Si noti che il Traversari, ringraziando F. Barbaro per l'invio di un codice delle Epistole di Basilio, esprime un'analoga predilezione~ l'p. 226 col. 296 delector. .. cum erudito dicendi eius viri genere. .. tum eius vo/uminis antiquitatl.', quam cum in rebus ceteris tum maxime in libris diligo observo et in honorehabeo. 2. Mise. I 41 p. 589 in codice GeIliano (cf. p. 161) ... quem vir haud indoctusr ut tum /erebant tempora, sed diligens tamen in primis Nicolaus Nico/us ex vetustissil1W' exemplari fideliter pro sua more descripserit. Due sono le .garanzie d'autorevolezza del codice: l'esser copia di un codice antichissimo e l'esser copia fedele. Il Poliziano si vale della testimonianza del codice del Niccoli per restituire l'antico vocabolo diffissionibus non capito dai copisti e sostituito nella maggioranza dei codici da definitionibus. Il Sabbadini, Metodo 56, concorda col Poliziano nel dare al Niccolit la lode di trascrittore fedele. Va tuttavia osservato che proprio questo codice di Gellio rappresenta, sembra, una vera e propria recensione del testo, con correzioni e integrazioni (vd. p. 259s.); e si veda anche il giudizio negativo del Kroymann circa la fedeltà della trascrizione di Tertulliano eseguita dal Niccoli ( articolo che dimostra assai scarsa conoscenza del linguaggio degli umanisti (cf. p. 277S.), dei quali parla in tono quasi astioso. L'interpretazione dello Stangt è accettata ancora, fra gli altri, dallo Housman (M. Mani/ii Astron., Cantabrigiae' 1937 2 , I 83) e, recentemente, dall'EhIers (p. II9). Ad escluderla bastano i seguenti passi paralleli: Poggio ep. 3, 17 p. 216 Philippicas Ciceronis emendavi cum hoc antiquo codice, qui ita pueriliter scriptus est, ita mendose, ut in iis quae saipsi non conice/ura opus fuerit, scd divinatione; 4, 17 p. 339 est eis litteris quibus multi libri ex antiquis . .. , /lulla verborum distinctione. ut persaepe divinandum sito Si tratta di espressioni pitto-· resche e volutamente esagerate dell'umaIÙsta stizzito per la scorrettezza di certi; codici antichi. 2. CC. I-59 Manilio; 6o-1I5 Stazio. La parte che conteneva silio è andata. perduta (cf: p. 160 n. 2). 3. 1. van Wageningen, pref. all'ediz. di Manilio, Lipsiae 1915, !Vs.; A. E_ Housman, M. ManiJji Astron., Cantabrigiae 1937 2 , V p. v; A. J. DWlston, «BulL Inst. Class. Stud.» 14, 1967, 96.
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tenbach e portò in Italia questa copia che finì fra i libri del Niccoli ed è attualmente a Firenze, Naz. Conv. soppr. I VI IO. Si tratta. di un manoscritto cartaceo in una brutta gotica corsiva (novis et barbaris literis, Traversari ep. 306 col. 398; cf. p. 133). Lo ritrascrisse il Niccoli, la cui copia è attualmente alla Nazionale di Firenze, Conv. soppr. I VI II. La trascrizione non è fedele; il Niccoli muta l'ortografia, elimina dittografie, corregge evidenti errori (E. Kroymann, « Wien. Sitz.-Ber. » phil.-hist. Cl. 138, 1897, 3 p. 19). n Traversari 1 era convinto, e certo il ])ficcoli ne avrà condiviso 1'opinione, che le numerose e gravi corruttele presenti nel manoscrittoimportato dall'Orsini fossero dovute non tanto all'esemplare antico quanto al copista; tanto più si comprende che il Niccoli non si facesse scrupolo di correggere nell'illusione di poter restituire lezioni del codice antico. La copia del Niccoli in umanistica corsiva, assai più leggibile e corretta, soppiantò naturalmente il suo esemplare (cf. quanto detto a p. 120) e da essa derivano tutti gli altri manoscritti umanistici eccettuato il Vat. lat. 189, che è copia diretta, e più fedele di quella del Niccoli, del codice Orsiniano (Kroymann, l. c.). In conclusione: lo scriba ignorante che non capisce quello che copia non solo non è capace di correggere eventuali errori dell'originale, ma vi aggiunge i suoi; solo la trascrizione eseguita da un dotto dà garanzia di essere corretta: Decembrio polito 3 C. 9V equidem eam in primis ego dixerim librorum politiam ut quam correctissime scripti sint, quod nisi doctus peritusque librarius nemo praestare poterit.. , Paucissimos autem huiusmodi librarios advertimus, cum malae sit consuetudinis ab indoctis opera transcribi et doctissimum quenque pudeataliorum seribere volumina. Quorum tamen laborem postremo videmus inemendatos libros corrigendi; 75 C. I80r (cf. p. 228 n. 2) eninvero intelligere quae pingit, non pingere -tantummodo librarium decet; Poggio ep~ 12, 9 p. 138 quod autem cupis habere Ciceronis orationes, perquisivi diligenter sicubi (sicuti ed.) essent venales; tandem repperi volumen quoddam elegans, perpolitum, optimis scriptum litteris et ab eo qui doctissimus esset, ex quo coniicio omni menda carere. Per Poggio come trascrittore di codici antichi vd. Appendice l,_ p. 334-ss . Ma nel complesso panorama dell'umanesimo quattrocentesco s~
I.
E? 306 col. 398 cito a p. 187; 271 col. 354 cito a p. 134 n. 2.
IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
delinea nettamente un'altra tendenza, una teoria della traSCrIZIOne del tutto opposta a quella fin qui illustrata. Nel maggio del 1428, da Milano, così scriveva il Lamola a Guarino (Guarino ep. 455, 136ss.): sed prius tamen ultimam manum et septimam addam correctionem tribus Ciceronis De oratore libris, Oratori quoque ipsi et Bruto, quos ex vetusto illo 1, fautore Cambio (Zambeccari), traduximus (' ho trascritto', cf. p. I 84) velimque hos ipsos non tihi minus caros jòre Macrohio ipso, quos quippe nondum vidisti proprios; et si te vidisse putas, falleris. Nec credas inconstantiam illam et volubilitatem Arzignariam 2 illos proprios ad nos detulisse, quoniam ille nos egregie fraudavit. Hic autem ipse codex, summae quidem venerationis et antiquitatis non vulgaris effigies, ab istis, in quorum manibus (fuit) quique ex eo accurato exemplari exemplum quod vulgatum ubique est traduxerunt, summis ignominiis adfectus est, quippe qui multa non intellexerunt, multa abraserunt, multa mutarunt, multa addiderunt, ut, si essent, quemadmodum olim apud maiores, qui de corruptis tabulis curam agerent, istos inaudita poena plecti necesse jòret. .. Ego tamen quantum diligentiae ac ingenii peritiaeque in me fuit et in nonnullo antiquitatis callentissimo viro mecum idem sentiente adhibui, ut omnia secundum priorem textum restituerem, notarem etiam marginibus ubique (al)legationes istorum • logodaedalorum' et sane barharicarum belluarum 3. Curavi etiam ut usque ad punctum minimum omnia ad veteris speciem exprimerem, etiam ubi essent nonnullae vetustatis delirationes; nam velim potius cum veteri illo delirare quam cum istis diligentibus sapere 4. Abbiamo in questa lettera una notevole affermazione di rigore scientifico nel trascrivere un codice antico: il Lamola dice esplicitamente di aver conservato fin gli errori dell'esemplare, ne avrà con tutta probabilità conservate anche le grafie (ut usque ad
n
Laudense, che dopo la scoperta fu inviato a Milano e li rimase. Giovanni Arzignano, alwmo di Guarino, era stlto mandato a Milano a trarre copia delle opere nuovamente scoperte. 3. Il prior textus è quello del Laudense anteriore alle correzioni e modifiche apportate secondo il Lamola dai primi trascrittori; ad esso il Lamola si è attenuto, notando scrupolosamente a margine le aggiunte moderne (c( p. 97). 4. Col ricordo del passo di Cicerone confrontato dallo Stangl in « Berl. phil. Woch. ~ 33, 1913, 831 n. 9 (Tuse. I, 39 errare mehercule malo cum Platone . .. quam eum istis vera sentire) si combina una reminiscenza terenziana (Andr. 18ss. qui quom hune actusant, Naevium, Plautum, Ennium I aecusant quos hic noster auctores habet, I quorum aemulari exoptat neglegentiam I potius quam i s t o rum obscuram d i l i ge n t i a m). I.
2.
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punctum mmlmum omnia ad veteris speciem exprimerem) ed ha spinto il suo rigore filologico fmo ad annotare in margine le modifiche apportate nel codice da mani recenti. Tra gli apografi del Laudense fondamentale per la ricostruzione del testo è il Vat. lat. 2901 (V); esso presenta a margine note contrassegnate con la sigla .v. (= vetus) in cui sono segnalate varianti ortografiche, lacune e perfino rasure di L di cui V è anche nel testo uno dei più fedeli apografi diretti 1. Tutto ciò corrisponde talm~nte allç enunciazioni teoriche del Lamola che il Pasquali (p. 62) ha avanzato l'ipotesi che queste segnalazioni risalgano alla « cerchia del Lamola » 2. Molta attesa aveva suscitato l'annunzio, dato nel 1913 dal Durnham 3, della scoperta di una copia dell'apografo del Lamola; ma questa copia, Cornell University B 2 (U) 4, appare contaminata con la classe M ed inquinata da congetture umanistiche. Tuttavia U conserva talvolta, insieme col solo V, la lezione corretta del Laudense. Inoltre in un gruppo di cinque manoscritti, VOPUR, solo VU conservano la grafia del Laudense nelle forme non assimilate dei composti. In alcuni casi solo VU conservano fedelmente errori del Laudense mentre altri manoscritti li hanno eliminati 5. La lettera del Lamola precede di circa un cinquantennio le analoghe enunciazioni di scrupolosa fedeltà al codice antico che troviamo nelle soscrizioni del Poliziano. Esattamente cinquantasette anni dopo il Poliziano così sottoscriveva di sua mano la copia di Pelagonio da lui fatta eseguire (Riccard. 1179; Maier 347): hunc librum de codice sanequam vetusto 6 Angelus Politianus. . . curavit exscribendum. Dein ipse cum exemplari 7 contulit et certa fide emendavit, ita tamen ut ab illo L Stroux 18ss. Ampi saggi di queste note in Sabbadini, Storia 98s. 2. Perché non tutto il codice anziché queste sole indicazioni ? 3. In un articolo di Th. Stangl, «BerI. phi1. Woch.» 33, 1913, 829ss. (vd. Stroux 4). Cf. anche Sabbadini, Storia ro8. 4. Essa presenta la seguente soscrizione: Ex emendatissimo codice Johannis Lamole Bononiensis viri eruditissimi transcripsit hunc Alesius Germanus et ad eundem postea emendatus est (Sabbadini, Storia ro8). 5· K. Kumaniecki, «Rev. des ét. lat. » 44, 1966, 213ss.; pref. all'ediz. del De oratore, Lipsiae 1969, XIVss. Vd. anche E. Malcolvati, «Athenaeum» 47, 1959, 1745s. 6. Il codice antico è perduto; cf. p. 153. 7. Segue una parola cancellata, probabilmente ita. La Mai:er, senza accorgersi della cancellatura, l'ha accolta nel testo interpretandola dubitativamente come iterum.
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mutaret nihil, set et quae depravata inveniret relinqueret intacta, neque suum ausus est unquam iudicium interpone: f!. Quod si priores institutum. servassent, minus multo mendosos codices haberemus. Qui legis, boni consule et vale. Florentiae anno MCCCCLXXXV, Decembri mense. E si vedano anche le analoghe soscrizioni citate a p. 162 n. 1. Rispettoal Lamola c'è nel Poliziano una più chiara coscienza dei fmi a cui deve servire questa esattezza nel trascrivere e collazionare codici antichi: una buona conoscenza della tradizione è la base del successivolavoro filologico. Nel trascrivere o collazionare egli non osa scostarsi dall'esemplare antico e ne riproduce anche le lezioni palesemente corrotte per fornire a se stesso e agli altri la necessaria base di partenza per la successiva riflessione critica. Il Poliziano dunque è arrivato ad affermare, almeno sul piano teorico, un'esigenza che sarà di fondamentale importanza nel successivo sviluppo della critica del testo, l'esigenza cioè di tener distinto il momento del trascrivere o del collazionare da quello dell'emendare (vd. anche p~ 261SS.), la tradizione dalla congettura, sia per lasciare ognuno libero di scegliere e giudicare (soscr. a Catone e Varrone, Mai:er 354, sicubi ergo nostrum adhibuimus iudicium, relietis tamen antiquae lectionis vestigiis aliquibus suum cuique liberum reliquimus 1), sia per porre un freno, mediante la più scrupolosa fedeltà all'esemplare, al processoper cui, di trascrizione in trascrizione, il testo si allontana sempre più dalla lezione originaria (ibid. quod si hoc priores librarii institutum probassent, non tantum profecto negocii laborisque posteris reliquissent). Come metteva in atto il Poliziano i suoi principi? Lo si può verificare esaminando la sua trascrizione del Festo Farnesiano nel Vat. lat. 3368: la parte pervenutaci contiene la copia dei quatto XI-XVI ed è giudicata preziosa dagli editori di Festo per la ricostruzione del quat. XVI oggi perduto. La copia del Poliziano è caratterizzata da un'estrema fedeltà all'esemplare, fino a dare anche un'indicazione I. « Se in qualche luogo dunque abbiamo usato il nostro giudizio, col serbartuttavia traccia della lezione antica abbiamo lasciato ognuno libero di usare il suo »: il passo è stato frainteso dal Pasquali (p. 74 n. 2), che mette due ptmti dopo aliquibus e commenta: « Vale a dire, nella collazione erano mescolate anchelezioni congetturali fondate sulla nuova lezione! •. Ma relictis - aliquibus va unito· non a quel che precede, ma a quel che segue e vuoI dire non che il Poliziano nellesue congetture ha serbato qualcosa dell'antica lezione, ma che ha voluto, colla. sua collazione, che rimanesse traccia delle lezioni antiche e tutti fossero in gradodi giudicare liberamente delle congetture da lui proposte.
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approssimativa dell'estensione delle lacWle 1. Bisogna però far notare che non mancano qua e là errori; si tratta di Wla copia eseguita frettolosamente. Per dare un'idea dello scrupolo filologico del Poliziano ho preso come termine di confronto Wl altro apografo (diretto?) del XV sec. che è, sembra, quel medesimo doctissimi viri chirographum di cui Fulvio Orsini afferma di essersi servito nella sua edizione di Festo, Romae 1581 (Lindsay cito XIV). Nel seguito del discorso faccio uso delle sigle del Lilldsay, cioè: F = Festo Farnesiano (Nap. Naz. IV. A. 3); U = Vat. lat. 3368 (apografo del Poliziano); W = Vat. lat. 3369 (doctissimi viri chirographum). Indico con L. l'ediz. del Lindsay. Faccio seguire qualche osservazione derivata da un sommario esame, che può meritare ulteriore sviluppo. Profondamente diverso il comportamento di U e W di fronte alla lacune di F. F è scritto su due colonne e le colonne esterne di ogni pagina già al tempo del Poliziano erano andate in buona parte perdute. Il Poliziano trascrive la colonna integra fino all'ultima parola, supplendo eventualmente tale parola coi brandelli rimasti della colonna esterna; poi, dopo aver indicato la lacWla, riprende colla prima parola della successiva colonna integra, trascurando solo i minuscoli brandelli di parole rimasti delle colonne esterne. W invece non indica la lacuna e salta tutto ciò che non ha senso compiuto. Ad es. la col. I del quat. XI finisce con convere nei brandelli della col. 2 si legge -sum iam. U scrive conversum ======, con Wla crux a margine e poi riprende con la prima parola della col. 4, mentre W scrive conversum iam e fa seguire immediatamente, senza nessun segno di lacWla, il primo lemma della col. 4, saltando le prime dieci righe di questa colonna riferentisi a un lemma contenuto nella perduta col. 3. Alla fine della col. 29' del medesimo quaterno, mentre U arriva fino all'ultima parola rimasta, W salta l'ultimo lemma, Punicum, il cui testo non era completo, e passa direttamente non alla prima parola della col. 32 come fa U (che integra magistratus col brandello rimasto della col. 31),. ma al primo lemma di questa colonna (plexa). U conserva grafie
1. Lindsay, pref. all'ediz. di Pesto, Lipsiae 1913, XIISS., con le precisazioni sul modo usato dal Poliziano per indicare le lacune date da S. Mariotti, Enn. anno 353 V. 2 , in Studi di storiograjia antica in memoria di L. Ferrero, Torino 1971, 555.
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ed errori di F, come scribta per scripta, estimant per aestimant, perepta per perempta, comodi per comoedi, eubolcuM per euboicum, perpetat per perpetrat, sirvi per servi, che vengono tacitamente eliminati da W. U riproduce fedelmente passi che non danno senso, W cerca più o meno felicemente di correggerli: 238, 13 L. quaedam Naevi inscribitur: quaedamnae ut inscribitur FU quae Damni ut inscribitur W 238, 25 L. t inpetria t: inpetria FU in patria W 238, 26 L. t reponare t: reponare FU reponere W. Ho lasciato per. ultimo il caso in cui un umanista dispone nella trascrizione di due o più codici. Il Lamola scriveva a Guarino nel 1428 (Guarino ep. 455, 122SS.): nunc ad librarias accedamus res, ut ea in re finiat epistula, in qua consumendam aetatem nostram duxerimus. Quanquam Panormita noster mihi de Macrobio illo habendo nihil significasset tuo nomine, tamen certum mihi fuerat illum meliorem emendatioremque quam fieri quiret habere. Illum ab harpya evulsit Cambius; alium item vetustiorem ex bibliotheca Laudensi habui. Ex his duobus unum confecimus; verum in his ambobus non insunt nisi tres primi libri antiqui; quattuor postremi in Laudensi desunt, in alio additi novi sunt: omnes VII tamen transcripsimus. In his non est Graecum proprium, quin potius Graecarum umbra litterarum. Itaque separatim pinxi et notavi Graecum totum et emendavi invicem, ut nulla deesset figura; tu postea in illo interpretando Oedipus eris, in quo non nisi Davus esse potui. Nunc porro ad Latinum textum corrigendum accedam. Sono descritte qui con chiarezza tutte le varie fasi. Dapprima la ricerca di manoscritti autorevoli: uno viene strappato da Cambio Zambeccari alle grinfie del}" arpia " cioè Giovanni Corvini, che si era guadagnato questo nomignolo per l'ostinazione con cui era rimasto sordo e muto di fronte ai reiterati tentativi di Guarino per ottenere in prestito quel codice di Macrobio (cf. ep. 223, 224, 427, 428, 429,430). Il primo tentativo era avvenuto ben sei anni prima di questa lettera del Lamola, con una lettera del 1422 al Mazzolato in cui Guarino spiegava anche i motivi per cui desiderava tanto quel Macrobio, pur possedendone già uno (cf. ep. 224, 20): ep. 223, 52ss. habet Macrobium, ut audio, litteris antiquis, fidelem, emendatum, ita ut et Graecas habeat fide optima insertas litteras. Un altro codice, più antico di quello del Corvini, il Lamola l'aveva avuto dalla biblioteca di Lodi. Entrambi questi codici contenevano solo i primi tre libri; gli ultimi quattro erano stati aggiunti nel codice del Corvini di mano recente; il Lamola ha trascritto tuttavia anche questi. Nella sua trascrizione ha conta-
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minato i due codici di cui disponeva (ex his duobus unum eonfecimus). Essi presentavano un" ombra' di lettere greche;.il Lamola, che non sapeva di greco, le ha disegnate (pinxi) a parte confrontando un codice con l'altro perché non ne mancasse neppure una (et emendavi invieem ut nulla deesset figura); a Guarino spetterà poi ricavarne per congettura le parole greche (per la metafora col nome di Edipo cf. p. 293). Dalla risposta di Guarino (ep. 456, 2ISS.) apprendiamo che da questi disegni del Lamola non c'era da ricavare gran che, non per colpa sua, ma per la corruzione degli esemplari di cui si era valso. Compiuta la trascrizione il Lamola si' accinge a correggere il testo latino riconfrontandolo cogli esemplari (nune porro ad Latinum textum corrigendum accedam). Traversari ep. 206 col. 267 utor quodam librario valde familiariter. 1s cum tres decades Titi Livii iam fere absolvisset duo bus q u e e x e m p l i s 1 uteretur, offindit in altero eorum, quod erat emendatius, unam syncopem versuum fere sexaginta, quod animadvertit ex altero facile; cf. anche Poggio ep. 3, 27 p. 264cito a p. 259. TRASCRIVERE
Il termine più usato è naturalmente t r a n s c r i bo; con la maggior frequenza in Poggio, Guarino e Traversari, spesso anche in Petrarca e Salutati 2. Per l'espressione cursim (raptim) transeribo cf. p. 136s. Altri umanisti mostrano preferenza per altri termini: così il Poliziano usa spessissimo d e s c r i b o (con ex e l'abI.); di tale verbo, al di fuori degli scritti del Poliziano, ho trovato un solo esempio in Traversari ep. 218 col. 286. Altro verbo molto usato dal Poliziano è e x s c r i b o (anch'esso con ex e l'abI.); exscribo è anche di gran lunga il verbo più usato per • trascrivere' nell'epistolario del Filelfo e compare spesso anche in Guarino. I due verbi cari al Poliziano, describo ed exseribo, sono naturalmente del latino classico (anche di Cicerone): non classico invece l'uso di re s c r i b o per • trascrivere', testimoniato negli scritti di umanisti meno preoccupati della purezza del loro latino 3: Petrarca fame 7, 16, 36 MiloL Exemploribus nell'ediz. del Sabbadini, Guarino ep. 82, 6. 2. Il sostantivo t r a n se r i p t i o in Salutati ep. I p. 331 (vd. p. 16) e Poggio ep. 3. 4 p. 192.
3. Nel medioevo tale verbo indica per lo più il riscrivere su una pergamena erasa (Wattebach 308, 316).
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nianam Ciceronis cum reliquis accepi,. gratias ago. .. Rescribi faciam et remittam; Salutati ep. II p. 389 tu... ing._ns illud volumen. .. michi multa rescriptum diligentia transmisisti; III p. 515 reminisci debes quam cupide te gravarim, ut Thimeum Phedonemque Platonis commentumque Calcidii quoad rescribi ftcerem commodares; III p. 516; IV p. 104 litteras habui tuas, quas Poggius noster, ut arbitror, rescripsit; IV p. 157 quod de scismate scripsi in unum volumen reduci iussi et quia non habui exemplantem (. Si tratta di Plin. nato 6, 170, dove però le edizioni moderne leggono nisi exemplarium vitium est. Che il Valla fondava la sua affermazione su un testo corrotto si era accorto già il Poliziano, il quale così scrive in un commento inedito alle Filippiche di Cicerone contenuto nel Monac. lat. 755: c. 54I errato .. Valla qui putat inveniri exemplarium pro exemplari. Nam mendose citat Plinii locum « Iuba haec obmisit in hoc tractu, nisi exemplarium vitiosum est l>, cum adhuc et il1 veteribus legatur « nisi si exemplal ium vitium est l>, tlt sit exemplarium vel pluralis genitivus ab illo ' exemplar ~ vel mobile ut 'exemplarius, a, um'; sed illud potius. 1. Per la scoperta di Seneca il Vecchio in età umanistica vd. Sabbadini. Scop. I 112: l'esemplare scoperto dal Bussi, da cui deriva anche la copia del Poliziano(Riccard. II79. vd. Perosa Dr. 25, Maler 347), non era in realtà l'unico testimone della tradizione: Wl altro esemplare ne aveva scoperto il Cusano.
LA TRASCRIZIONE
Per la distinzione fra exemplar ed exemplum vd. Wl altro passo del medesimo capitolo delle Blegantiae cito a p. 1915.
EXEMPLUM
Per l'uso di questo termine nel latino classico H. Kornhardt,
Bxemplum. Bine bedeutungsgeschichtliche Studie, Diss. Gottingen 1936, in particolare p. 545. Ne riporto le conclusioni. Un significato ben attestato in età classica è ' formulazione, tenore, redazione' di WlO scritto, non importa se copia o originale. Talvolta si tratta di copia (Cic. Att. 13, 6, 3), ma l'origillàle è exemplum anch'esso. In epoca più tarda sorse una gran confusione nell'uso delle parole exemplum, exemplar, exemplarium nei significati di 'tenore di WlO scritto', , originale', 'copia', 'esemplare '. Cf. anche Thes. l. L. V 2, 1349, 39ss. Per l'età umanistica ci sono esempi chiari dell'uso di exemplum nel senso di 'copia'. Diz. lat.-ted. p. 278: exemplum, das man aL
schreipt, dicitur res ad instar, ad similitudinem alicuius Jàcta, unde liber dicitur exemplar originalis, sed liber ab eo transcriptus dicitur exemplum; Salutati ep. II p. 471 exemplo sumpto . .. restitueret exemplar; particolarmente interessante III p. 373 dici quidem non potest quam molesta michi sit ista corruptio que libros omnes. invasit. Vix enim invenitur iam ex Petrarce Boccaciique libellis codex fideliter scriptus quique non multum ab exemplaribus degeneravit: sunt quidem non exempla, sed exemplorum similitudines. Vera quidem exempla vestigia sunt exemplarium atque sigilla: que vero pro exemplis habemus adeo dissident ab exemplaribus quod plus ab eis de.ficiant quam statue deficere solent ab hominibus quorum simulacra sunto Hec quidem, licet habeant ora, nichil dicunt; ilia vero, quod deterius est, contraria suis exemplaribus sepe dicunt (vd. Ullman, Humanism 104); III p. 514; IV p. 85 (al Vergerio) vellem etiam quod exemplum, de exemplari quidem non dubito, de ortographia diligenter revideas atque corrigas. Et inter alia nimius fuit ille scriptor in littera pythagorea (l'y): si tratta di Wla copia del De ingenuis moribus del Vergerio stesso; il Salutati gli raccomanda di correggere gli errori di ortografia del copista, giacché dell'originale, com' egli dice con Wla pWlta d'ironia, non dubita. Lamola in Guarino ep. 455, 146
ex eo accurato exemplari exemplum quod vulgatum ubique est traduxerunt; Tobia dal Borgo in Guarino ep. 759, 275 ab eo fide dignissimo
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exemplari plura retrahantur exempla; Pontano, Actius p. 141s. (vd. p. 318). In questi esempi exemplum è sempre contrapposto ad exemplar. Ma nel senso di 'copia' si trova anche da solo: Salutati ep. I p. 251 pluribus sumptis exemplis; III p. 105 velim autem dignetur benignitas tua, si quos habueris poetas extra communes istos, vel hystoricos vel morales, qui discurrunt per omnium manus, ut scire possim, quO' de sumendis exemplis valeam providere {si noti l'espressione exemplum sumere « trarre copia l); cf. sopra exemplum retrahere); Biondo FlavioItal. ill. p. 346 Cosmus quidam egregii ingenii Cremonensis tres De' oratore libros primus transcripsit multiplicataque inde exempla omnem Italiam desideratissimo codice repleverunt; Merula, pref. a PIauto (Botfield 143) unum tantum fuisse librum a quo, veIut archetypo, omnia' deducta sunt quae habentur exempla (cf. p. 314; nella stessa prefazione compare anche exemplar nel senso di 'modello, antigrafo '). Anche in una lettera di Gasp. Barzizza a Gerardo Landriani (Sabbadini, Storia 84S.) exemplum sembra distinto e contrapposto ad exemplar: feci autem ut pro illo vetustissimo ac paene ad nullum usum apto (il cod. Laudense di Cicerone) novum manu hominis doctissimi scriptum, ad' illud exemplar correctum, alium codicem haberes ... Nunc ad te librum rltldum ac inornatum mitto; neque enim mihi aliter per occupationes meas licuit nec prius exemplari a librario meo, qui hoc exemplo usus fuit, tarnetsi instarem, potuit. Il Sabbadini stesso (Storia 92S.) ha giustamente interpretato questo passo. L' homo doctissimus che ha trascritto il Laudense è Cosimo Raimondi; hoc exemplo va distinto da exemplar: exemplar è il Laudense, exemplum la copia eseguita dal Raimondi,. di cui, a causa della difficoltà di lettura del Laudense, si è servito il copista del Barzizza per allestire un'altra copia; ciò ha cagionato. un ritardo nell'invio del codice al Landriani. Come per l'italiano 'copia " dal valore di 'riproduzione' al valore più generico di ' esemplare' il passo è breve e la distinzione non è nemmeno sempre sicura. Petrarcafam. 4, 15, 9S (vd. p. 339)~ 5, 16, II veriti... ne ... illius (sc. epistulae) etiam periret exemplum; 8, 9, 190 literarum quas Florentinis misi. .. exemplum his innexui; 24, 2, 92 exegisti. .. ut... exemplum tibi epystole utriusque transmitterem;. Guarino ep. 666, 22 libellus, cuius exemplum olim transmiseras; Filelfoep. c. 52V tu mea omnia carmina ita habes apud te ut eorum mihi esse' nullum reliquum exemplum velle videaris; c. 78r cuius epistolae exem-· plum ... ad te dabo; Poliziano ep. I, 1 p. I ita nec exempla (delle suelettere) mihi retinui, nisi quarundam; II, I p. 327 mitto exemplum..
LA TRASCRIZIONE
lpSlUS epistolae. Anche da questi pochi esempi scelti a caso apparecome exemplum sia assai spesso usato per lettere, come già in Cicerone (Att. 3, 8, 4 litterarum exemplum, quas ad Pompeium scripsi, misi tibi; vd. Thes. 1. L. V 2, 1349, 47ss. e, per il valore di exemplum in questi passi, Kornhardt, l. c.). Talvolta troviamo nello stesso contesto exemplum ed exemplar come sinonimi: Vat. lat. 1958 (Tacito), soscr.: in exemplari tantum erat. Si quispiam hinc descripserit novum, sciat me quantum repperi fideliter ab exemplo transcripsisse (Sabbadini, Storia 190 n. 2); Filelfo· ep. c. 70r Accursius Pisanus. .. cum esset ab me rogatus ut XII illas Plauti comoedias... mihi exscriberet· earumque exemplar a te peteret.. respondit . . , te nentini eiusdem exemplum crediturum. Invece in Salutati ep. II p. 194 exemplum assume forse il significato di 'antigrafo, modello': Henricus de ** repetit quoddam scriptum super Martiano Capella: non graveris sibi dicere quod illum (sic) fed inchoari per quendam scriptorem... Sed me decepit et vix exemplum potui rehabere. Nichilominus si librum desiderat, mox remittam. Il volgare 'exemplo' col significato di 'modello, esemplare di trascrizione' in Vespasiano ep. 16, 14 «le Vite 1. .. si seguitano· chongrandissima dificultà che cc'è (a) 2 avere questi benedetti exempri »; 25, 5 « manchami alchuni exempli per finire e libri della Badia. di Fiesole; e sono suto a San Marcho e dicono non gli possono prestare sanza vostra licenza, sotto pena di scomunicatione»; Perotti in Vespasiano ep. IO, 26 (vd. p. 135). Il Valla, eleg. 6, 33 p. 215 In Festum Pompeium, de exemplum et exemplar, discute a lungo sul significato e stilla differenza di queste due parole, partendo dalla definizione di PauI. Fest. p. 72 L. exemplum est quod sequamur aut vitemus, exemplar ex quo simile faciamus:illud animo aestimatur, istud oculis conspicitur. Il Valla scrive: exemplaria multa sunt, unius tamen exempli, ut « redditae sunt mihi binae" literae tuae eodem exemplo l), id est eiusdem formae, et « duo vel tria exemplaria Aeneidos», hoc est multi codices eodem exemplo: et exemplar abexemplari sumitur, non ab exemplo: nam exemplum incorporale est, exemplar plerunque corporale. Segue citando esempi classici di exemplum ed exemplar e conclude: hi de pagina scripta, quod corporale est, intelL Vespasiano stava allestendo per Piero di Cosimo de' Medici una raccolta delle Vite di Plutarco tradotte in latino; cf. p. 136. 2. L'integrazione del Cagni non mi sembra necessaria.
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ligunt, ille de sententia quae in pagina (,;ontinetur vel potius ex pagina perdpitur. Quod si indistinete his duobus libet uti, non sane repugnabo, quum praesertim Ovidius dieat exempla plura unius rei pro exemplaribus. Nam unius rei unum atque idem exemplum est proprie, ut dixi, in diversis licet exemplaribus. Loquens enim de opere suo Metamorphoseos, libro primo De tristibus (I, 7, 24) ait: « Pluribus exemplis seripta fuisse reor ». Accanto ad exemplar-exemplum, che sono la coppia più largamente diffusa, troviamo altri vocaboli per indicare il modello e la copia. Per originale e archetypum nel senso di 'modello' cf. p. 317 e p. 319. c o P i a : usato spesso nel latino di alcuni umanisti come sinonimo di exemplar, exemplum: vale' copia, apografo', ma talvolta più semplicemente 'esemplare', tanto che si può parlare anche di copia originalis. Compare anche spesso detto di lettere, in frasi in cui Cicerone userebbe exemplum (cf. p. 191). Salutati ep. II p. 104S. (a ser Guccio di Francesco Gucci) habui de manibus ser Laurentii tui germani copiam originalem, ut arbitror, ad me sub nomine fratris mei magistri Feltri stilo reprehensorio destinatam... Habui et copiam littere quam tu ipse videris ad meum ser Dionysium direxisse: la ' copia originale ' è la lettera spedita al destinatario, mentre dell'altra lettera, non diretta a lui, il Salutati ha ricevuto una semplice' copia " non l'originale stesso; ep. III p. 158 eopiam littere ... tibi mitto; p. 363 eopiam unius littere quam magnifici domini mei super hae materia reeeperunt mitto abi presentibus interclusam; p. 392 vidi eopiam littere quam populo tuo Pensauri seribis; p. 522 nunc autem audivi te Plutarehum in Cieeronis nostri vita transtulisse, quod si te fecisse contigit, opto petoque ut exemplum miehi mittas. Sin autem id non feeeris, eopiam in Greco non invideas oro (si notino exemplum e copia usati come sinonimi); p. 523 Philostratus Atheniensis... multos describit heroas. Volo quod miehi. .. eopiam habitus Hectoris et quid circa eius personam, vestes et arma describat, ut recitat, translatum mittas; IV p. 157 quid de te sentiat tractu longiuscule pagine demonstravit; quod ut videas, eius feci copiam intercludi; p. 158 (al Bruni) revidens epistolas tuas perpendi te non eius (se. epistulae) quam putavi, cuique large respondi (O'"(lI;; a.Ù't'ÒI;; 1tPÒI;; 't'Ò &V't'typa.qlOV). Il significato di 'esemplare di collazione' in una soscrizione latina del 402 d. C. Oahn nr. 4) temptavi emendare sine antigrapho meum et adnotavi (cf. Jahn nr. 8 Fl. Eutropius emendavi sine exemplario): il codice è stato cioè emendato congetturalmente, senza collazione con altro esemplare. In età umanistica corrisponde perfettamente al latino exemplar e indica esemplare di trascrizione in una lettera di Demetrio Calcondila 1: 't'WV IL&.ÀLa't'a. 8uva.'t'wv 't'LI;; ••• ~OUÀe:'t'a.L ILe:'t'a.ypa.ql1jva.l o~ 't'eX: 't'oi) ~'t'P&.~WVOI;; ~L~Àta. &1; &V't'LYP&.qlWV Wl;; ot6v 't'e: bp.&wv. Nel Poliziano troviamo una volta la coppia antigraphon-apographon nel significato di 'modello' e 'copia', ma non in senso tecnico-librario: in mise. I 49 p. 598, paragonando l'epigramma sull'Occasione di Ausonio (12 p. 323s. Peiper) col modello greco di Posidippo (Anth. Palo 16, 275), afferma la superiorità del greco: nam in istis omnibus, ut ita dixerim, mangonissandis nescio quo pacto Gfaeci belliores quam Romani nostri, tum velut ab antigrapho decidere apographon erat necesse.
l.
H. Noiret, « Mél. d'archéol. et d'hist. de l'Éc. française de Rome» 7.
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COPISTA
Il librarius (seriptor) era talvolta un vero e proprio segretario che viveva in casa del suo datore di lavoro 1 e, oltre a trascrivere codici, copiava in bella calligrafia le lettere 2. Talvolta doveva anche essere capace di scrivere velocemente sotto dettatura 3. Quanto al pagamento, dalla testimonianza del Traversari cito nella n. 1 apprendiamo che un copista che lavorava a domicilio chiedeva 30 ducati annui oltre vitto e alloggio. Altrimenti iI- copista si faceva pagare in ragione del lavoro svolto: Traversari ep. 502 col. 619 duos aureos mittimus pro seripto Cbrysostomi per te librario solvendos; oppure il prezzo era fissato a un tanto al quinterno: Poliziano, Prose 78 (lettera del 1491) « ho trovato ancora uno scrittore greco (cf. librarius Graeeus, p. 202) in Padova e fatto il patto a tre quinterni di foglio
1. Aurispa ep. 35 p. 54 dominus Angelus scriptorem domi habet; Poggio ep. 6, IO p. 103 cum ... scripsissem ad te epistolam dedissemque eam librario meo, qui ferme continuo domi manet, ut illi redeunti... traderet. Altra volta invece, Poggio dice esplicitamente che stava facendo scrivere un libro fuori di casa (ep. 3, 27 p. 265; vd. p. 93). Traversari ep. 244 col. 320 putabam librarium optimum atque Iectissimum tibi comparasse . .. XXX ducatos annis singulis, adiecto honesto victu, postulabàt; Filelfo ep. c. 86r (cf. p. 135). 2. Salutati ep. II p. 4II, scusandosi per la grafia della lettera: parce si librarius meus non polite sicut oculi delicatiores exigunt exemplavit (' trascrisse 'l; Poggio ep. 8, 2 p. 188 rescribendi (' del trascrivere ') ... laborem fugiens . .. distuli epistulam diutillS quam aequum erat. Abest enim librarius meus, qui me ab huiusmodi molestiis liberare consuevit; 8, 3 p. 189 cito a p. 182; 8, 45 p. 280, in un poscritto: superiora sullt librarii manu. 3. Traversari ep. 171 col. 231S. si cupit Pontifex me transferendis Craecis Iibris incumbere, paTUm soiatii adtulit, quia librarios saltem duos habere oportebit, qui dictata excipiatlt. .. Respondeat fortasse tacitus et dicat ex pueris nostris debere adsumi qui transcribant. Ad quod ego: libenter id quidem facerem, sed lente nimis hactenus scrifnmt neque adhuc su.fficerent dictata excipere; 260 col. 339 iniunxit Pontifex ut traducendis ex Craeco sacris literis vacem atque ad hoc librarios quatuor conducam, ipso sumpluum ferente solIatia. .. Tuis curis ingentibus halle adiectam velim, Cosme noster j primo ut numerum librariorum adsequar nostratium qui sint velocissimi neque imperiti excipiantque dictata commode atque transcribant et sibi succedant invicem, ne ipse in scribendo laborare habeam; 503 col. 619 duos vel, si posset, tres vel quatuor librarios. .. nobis conducendos curaret, qui exciperent ex ore nostro vel certe a nobis emendata rescriberent: il Traversari dlmque componeva spesso dettando; poi rivedeva e correggeva (cf. p. 251) e infine il copista ritrascriveva tutto in bell'ordine.
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per ducato» (Sabbadini, Scop. I 210 r. 3). Sul pagamento dei copisti e sui sistemi di trascrizione abbiamo un'interessante testimonianza di Vespasiano in una lettera stesa per lui in latino da Donato Acciaiuoli: ep. 2, 6ss. (a Filippo Podocataro, a. 1448) superioribus vero meis certiorem te reddidi Florentie neminem esse qui ad fragmenta scribat. Reperirentur vero scriptores ad volumina eo pacto quo exoptas, hoc est ut unumquodque latus quinquaginta lineas, versus vero singuli elementa septuaginta continerent. Pretium unius voluminis essent grossi sex. L'interpretazione di questo passo presenta qualche difficoltà. La curiosa espressione ad fragmenta scribere si oppone evidentemente all'altra scriptores ad volumina: si può supporre che si alluda a un sistema di trascrizione diffuso anche in età umanistica (per il medioevo vd. Lindsay 26ss.), quello per cui, per trascriverlo più rapidamente o per ottenere più copie contemporanee, l'esemplare sciolto nei suoi fascicoli era distribuito fra più copisti che lavoravano simultaneamente 1. Una qualche somiglianza presenta il sistema della 'peeia' sviluppatosi nelle grandi università medievali (Destrez, La pecia, Paris 1935: per la sopravvivenza di quest'istituto fino alla prima metà del xv sec. ibid. p. 24s.). Si potrebbe anche fare un passo più in là e supporre che sotto l'aulico travestimento di fragmentum si nasconda il termine medievale ' pecia '. Il Podocataro aveva forse chiesto copisti capaci di lavorare contemporaneamente trascrivendo ognuno una parte (o più precisamente una' pecia '?) dell'esemplare e Vespasiano risponde che si trovano solo copisti disposti a lavorare da soli alla copia dell'intero codice. Essi potrebbero, come il Podocataro desiderava, scrivere in maniera che ogni pagina (latus) avesse
1. Esempi di quest'uso in età umanistica: Guarino ep. 510. 24ss. Athanasium multis transcribendum distribueram, primo pro me retento quinternione quem transcribere coeperam (sui quintemi di questo codice cf. anche ep. 514. 2SS. e 535. 18s.); Niccolò Perotti in Vespasiano ep. IO, 22SS. «el Polibio mio non posso mandare perché non ho se non lIDO squademato et con quello ne fo scrivere uno pel signor Malatesta di Cesena et uno per messer Piero da Noceto »; Traversari ep. 512 col. 626 scribit ad nos paulus noster (il Toscanelli). si Donatus ille (Tib. Donato) mittatur, plures fore qui transcribant, ut non totum onus tuum futurum sit celeriusque ea res exigatur. Il codice M (Laur. 49, 9) di Cic.fam., quando nel 1392 fu fatto trascrivere da Pasquino Capelli per il Salutati, non era legato, ma disciolto nei suoi fascicoli e per approntare più in fretta la copia (P = Laur. 49, 7) più copisti lavorarono contemporaneamente: infatti P è scritto da più mani e i suoi fascicoli corrispondono esattamente a quelli di M (G. Kimer. « St. it. di fil. class. » 9, 1901, 400s.).
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cinquanta righe e ogni riga settanta lettere. Fa difficoltà la frase pretium unius voluminis essent grossi sex: volumen sembrerebbe essere un'unità di misura ben precisa, dato che serve a fissare il prezzo, e inoltre sei grossi sembrano pochi per la copia di un codice intero. Non so con quale fondamento il Sabbadini (Scop. I 210 n. 3) affermi: « con volumen intenderà un binio ». Non di rado un umanista aveva più d'uno scriba al suo servizio 1. Poggio li istruiva personalmente a scrivere l'antiqua 2: per tutti gli umanisti era importantissimo che la scrittura di un copista rispondesse ai loro ideali di eleganza, chiarezz~, esattezza ortografica. Il Petrarca, facendo l'elogio del Malpaghini, che visse qualche tempo presso il poeta, ne fu discepolo e gli prestò la sua opera di copista, così loda la sua lrascrizione delle Familiares: quas tu olim illius manu scriptas... aspicies, non vaga quidem ac luxurianti litera, qualis est scriptorum seu verius pictorum nostri temporis, longe oculos mulcens, prope autem afficiens ac fatigans . .. , sed alia quadam castigata et clara seque ultro oculis ingerente, in qua nichil oTtographum, nichi[ omnino grammatice artis omissum dicas (ram. 23, 19, 46ss.). Guarino (ep. 366, 14ss.) raccomandava a Giacomo Zilioli il copista fiorentino Mariotto, scriptor ornatissimus JOrmae vetustae; il Filelfo in ep. c. 86r chiede a Bartolomeo Bucinio di procurargli un librarius che si serva non della scrittura del volgo indotto, ma iis litterarum notis quae ad Atticas quam proxime accedant (vd. p. 134s.).
Un luogo comune degli scritti umanistici sono le lamentele L Petrarca varo 15 soleo habere scriptores quinqlle ve1 sex; habeo tres ad praesens; Poggio ep. 4, I p. 294 duos habeo seriptores; 4, 2 p. 295 nullum . .. scriptorem habeo. nam is qui unieus erat abiit et duo qui venturi erant nondum vetlerunt; 4, I I p. 320 faciu per unum de meis scriptoribus scribi epistolas Hieronymi ecc. Il Traversari ne voleva assumere addirittura quattro (ep. 260 col. 339, vd. p. 195 n. 3). 2. Ep. 2, 27 p. 155 si potero hune seriptorem tenere ne evolet, absolvet mihi multa:
nam et praesto scribit et iis litteris quae sapiunt antiquitatem, ad quod eum trusi summu cum labore: sed Neapolitanus est et ita levis, ut ad eum eomprimendum esset opus pistrino; 2, 29 p. 159s. hie scriptor meus, quem summo labore litteras antiquas edocui, Neapolitanus est; hoe eum scribo, putato eum hominem esse spurcissimum et turpissimae vitae; ep. p. 305 Wilm. habeo scriptorem rudis ingenii et moriblls rustieanis. lam quatuor mensibusnil aliud ago quam eum doeere ut diseat seribere, sed vereor ne litus arem. Scribit modo Valerium in quo experitur ruditatem suam, sed in diem fit stultior. ltaque damo, intono, iurgo, increpo. At is habet aures pieatas, plumbeus, eaudex. stipes, asinl4S et si quitl stolidius ineptiusque dici potest. Dii eum perdant! Obligatus est mecum biennio, forsan torrigetur.
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contro i COPIStI: essi sono i responsabili dei numerosi errori penetrati nei testi e hanno talmente corrotto gli scritti degli antichi che gli autori stessi non li riconoscerebbero più I; sono pittori, non scrittori 2; sono incostanti, leggeri, ignoranti e malfidi 3; ah, potersi liberare di simile molestia! 4. Frequentissimi inoltre gli accenni all'inopia librariorum 5. Le cause delle difficoltà che incontravano gli umanisti nel trovare rispondenza alle loro esigenze fra gli amanuensi di allora (scribi delle università, monaci ecc.) sono egregiamente illustrate dal Wattenbach (p. 484). Troppo nuove e rivoluzionarie erano queste esigenze: essi sdegnavano come poco leggibile e lontana da un ideale classico la scrittura del tempo; pretendevano dalla copia scrupolosa fedeltà all'esemplare e correttezza fin nelle minuzie ortografiche; i testi che volevano far copiare, non di rado da codici antichi e di difficile lettura, erano diversi dai soliti. Così furono costretti a trasformarsi in scribi essi stessi 6 e ad addestrare personalmente i copisti da tenere al loro servizio. L Petrarca rem. I, 43 p. 54S.; Salutati de fato 2, 6 p. 342, 19ss. 2. Petrarca fam. 23, 19, 48 scriptorum seu verius pictorum nostri temporis; varo 15 non inveniuntur scriptores, sed pictores, utinam tlOn inepti. 3. Petrarca fam. 23, 12, IIISS. quanta ... sit scriptorum fides, quanta constantia, quantus denique intel/ectus, experti scimus: pol/icentur plurima, corrumpunt omnia, nichil expediunt; seno 5, I p. 875 decies vel eo amplius retentavi ita scriptum mittere (se. opusculum) ut, etsi stylus neque aures neque animum, litera saltem oculos oblectaret, verum studio meo votoque obstitit illa, de qua totiens queror, nota tibi scriptorum fides, industria, nobilibus non ultima pestis ingeniis; Salutati ep. III p. 505 multotiens hactenus expertus sum scriptorum vel, ut accomodatiore loquar verbo, librariorum cum fastidia tU/ll infidelitatem atque mendacia, tum damnosas fugas et compilationes. 4. Poggio ep. 3, 27 p. 265 hi mei scriptores tanta molestia me afficiunt, ut persaepe mal/em carere libris quam illos tanto fastidio parari. 5. Petrarca seno 13, IO p. 1020 plebeios atque incomptos apices scriptorum raritas absolvat; Lombardo della Seta, letto edita in Studies Ullman II 235: de copia dictorum librorum habenda tibi ... nullo modo consulere scio, cum hic scriptorum ingens inopia sit; Guarino ep. IO, 45ss. quae ei transcribi curabo . .. , quamvis et rara et cara hic adsit scribentium, hoc est librariorum opera; Poggio ep. IO, 8 p. 20 cito a p. 321; Hermann Schedel, letto cito a p. 132; Traversari ep. 218 col. 286 per librariorum penuriam non licet; 230 col. 303 scrt'ptorum inopia; 232 col. 306 tanta quippe librariorum penuria est. 6. Nellafam. 18, 12 il Petrarca narra come la mancanza di copisti capaci (scriptorum hec intelligentium ingens raritas atque penuria) lo abbia costretto a trascrivere personalmente il codicetto di orazioni ciceroniane prestatogli da Lapo da Castiglionchio. Interessante il metodo che egli dichiara di aver seguito, cioè di legger trascrivendo: r. 30ss. nichillegi nisi dum scribo. «Quid ergo? - dicat aliquis - scri-
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Faccio seguire i termini per • copista ' cominciando dai due più usati, seriptor e librarius, ed elencando poi gli altri in ordine alfabetico. s c r i p t or: nell'antichità significa soprattutto ' scrittore', ma non perde mai completamente il valore più antico di 'trascrittore, copista' (Kornemann, RE., 2. Reihe, II A, 848, 52ss., s. v. seriba) ed è usato in questo senso ad es. in Cic. Brut. 88, Hor. ars 354, Tac. anno 15, 63, nell'Editto di Diocleziano, in Girolamo (vd. Arns 62). In età umanistica il termine ha grande fortuna: è l'unIco vocabolo per , copista' nelle Familiari del Petrarca 1 e nell'epistolario dell'Aurispa 2 ed è frequentissimo, accanto ad altri termini, negli epistolari del Salutati 3, di Poggio 4 e del-Traversari 5. l i b r a r i u s: è il termine più usato nell'antichità per 'copista' (Bilabel, RE. XIII 137, 34ss.). Si trova nel Salutati 6 e in Poggio 7 accanto a 5eriptor. Nell'epistolario del Traversari è di gran lunga più frequente di 5eriptor (30 esempi contro 9) 8. Per Guabebas et quod scriberes ignorabas?» Michi autem ab initio safis fuit nosse quod Tuili i opus esset idque rarissimum; procedenti vero per singulos passus tantum dulcedinis occursabat tantoque trahebar impetu ut legens simul ac scribens laborem unum senserim, quod lam _ve1ociter ut optabam calamus non ibat, quem verebar oculis anteire, ne si legissem scribendi ardor ille tepesceret. Sic igitur calamo frenante oculum atque oculo calamum urgente provehebar, ut non tantum opere delectatus sim, sed inter scribendum multa didicerim memorieque mandaverim. Quo enim tardior est scriptura quam lectio, eo altius imprimitur heretque tenacius. I. Fam. 18, 12, 4 e 25; 21, IO, 107; 23, 12, 112; 23, 19, 48. 2. Ep. 35 p. 54; 86 p. 106. _ 3. Ep. I p. 228, 312, 3305.; Il p. IO, 194; III p. 505, 532; IV p. 85. 4. Ep. 1,21 p. 81; 2, 22 p. 149; 2,23 p. 150; 2,26 p. 153; 2, 27 p. 155; 2, 29 p. 159; 2, 36 p. 171; 3, 13 p. 211; 3, 14 p. 213; 3, 15 p. 214; 3, 22 p. 223; 3, 25 p. 261; 3, 27 p. 265; 3, 28 p. 266; 3, 38 p. 286; 4, I p. 294; 4, 2 p. 295; 4, II p. 320; 4, 17 p. 340; II, 22 p. 84; 12, 21 p. 153; 12, 25 p. 167; ep. p. 305 Wilm. 5. Ep. 44 col. 82; 45 col. 83; 49 col. 86; 216 col. 283; 230 col. 30 3; 237 col. 311; 271 col. 354; 503 col. 619 (bis). 6. Ep. Il p. 411; III p. 75, 505. 7. Ep. 2, 34 p. 1675.; 2, 39 p. 176; 2, 41 p. 1785.; 3, 20 p. 221; 6, IO p. 103; 7, 3 p. 150; 8, 2 p. 188; 8, 45 p. 280; IO, 8 p. 20; II, 30 p. 101. 8. Ep. 134 col. 187 e 188; 135 col. 189 e 190; 152 col. 211 (bis); I71 col. 231 e 232; 206 col. 267; 218 col. 286 (bis); 227 col. 297; 231 col. 303; 232 col. 306; 244 col. 320; 260 col. 339 (ter); 271 col. 353; 298 col. 388 (bis); 306 col. 398; 309 col. 404; 465 col. 588; 502 col. 619 (bis); 503 col. 619; 508 col. 622 e 623; 51} col. 626.
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IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
rino 1, il Filelfo 2, il Valla 3, il Beroaldo l e il Poliziano 5 è il termine usuale e seriptor compare solo Wla volta in Poliziano ep. 4, 9-
p.
125 6 •
Dunque nell'uso umanistico librarius si è progressivamente af-· fermato su seriptor. Poiché quest'ultimo termine nel latino classicocome in quello umanistico indica anche lo scrittore nel senso più alto della parola 7, a un certo pWltO gli umanisti avranno preferitolibrarius come termine meno ambiguo, più 'appropriato' per dirla col Salutati, ep. III p. 505 scriptorum vel, ut aeeomodatiore loquar verbo, librariorum . .. ftstidia. Anzi in un interessante passo della Politia Iit-· teraria il Decembrio addirittura teorizza questa distinzione fra serip-. tor 'scrittore' e librarius 'copista' e la fonda sull'uso dei classici,. nei quali, egli afferma, non comparirebbe mai scriptor per' copista "~o affermazione non del tutto esatta, perché non mancano, come abbiamo visto, esempi antichi di seriptor in senso materiale 8. Val la pena di citare per esteso il passo del Decembrio, tanto più che nelledue edizioni cinquecentesche è sconciato malamente: 27 cc. 59r-60r differt seriptor ab eo maxime quem seriptorem eorrupte appellare solent, hoc est librario. Nam quem vulgo seriptorem dieunt, pro eo qui chartam aut pugillares seu libellos aut ealamarias pigmentariasve theeas traetat, in exeribendis sciIieet aliorum auetorum operibus, eum nequaquam ego seripto--
lo Ep. IO, 46; 17, II7; 79, 22; 83,24; 223,36; 318, II; 366, 5; 408, 5; 578,. 41; 631, 7; 879, 8 e 9· 2. Ep. c. 3V; 32r; 34r; 49r; 68v; 69r; 7IV; 85r; 86r; 86v; 88r; 95v; 96r. 3. Eleg. I, 17 p. 24; 2, I p. 47; 6, 48 p. 225. 4. Ann. c. C2r; C2V; c5v. 5. Mise. I 38 p. 582; 41 p. 588; 57 p. 612; 58 p. 617; 66 p. 633; 68 p. 635;': II I, 21; ep. 2, 13 p. 58; 4, 13 p. 128; 5, 3 p. 140 ; 5, 9 p. 157; 8, 15 p. 249;. II, 6 p. 334S.; 12, 2 p. 370; soscr. a Varrone (Maier 354). 6. In Guarino ep. 366, 16 est praeterea scriptor ornatissimus formae vetustae, scrip-tor non è sinonimo di librarius, ma conserva tutto il suo valore di sostantivo ver-bale: « sa inoltre scrivere elegantemente l'antiqua b. 7. Vd. ad es. Salutati de fato 2, 6 p. 343, 15: in questo capitolo del de fato. il Salutati usa librarius per' copista' e scriptor per' scrittore '. Cf. Liv. 38, 55,8 in L. Scipione malim equidem librarii mendum quam mendacium scriptoris esse'
in summa auri atque argenti. 8. Si noti che col Decembrio sono sostanzialmente d'accordo Krebs-Schmalz,.
Antibarbarus Il 547 « Scriptor ist in der gewoluùichen Bedeutung Schreiber, als Ge~ gensatz vqn leetor ... , kommt aber nur selten als Benennung der Abschreibe,vor; diese hiessen librarii >l.
LA TRASCRIZIONE
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rem appellaverim, sed librarium aut scribam tabulariumve, cuiusmodi scriptionibus intentos videmus quotidiani usus sive ea antiquissimi temporis sint sive novissimi: ne frustra putetis alium librarium esse alium antiquarium, ut quidam inepte distinxere. Potest autem fieri . .. ut idem utriusqueofficium simul exequatur, ve/ut aliquis forte sui ipsius opus excribat. Quoc1 saepe Pliniis meis Veronensibus contigisse solitum, minorique praecipue, ut inter venandum aut piscandum opera sua ipsi mpnibus suis describerent, et mihi ipsi nonnunquam evenit librarium non habenti. Caeterum scriptoris sermo ad operis duntaxat inventionem, librarius autem ad characterum exarationem pertinet . .. Nec enim exempla desunt egregia. De librariosane Tullius in familiaribus epistolis ita sentire videtur ut pro eo tantum accipiendus sit qui opera Tulliana eius excriberet. In libris itidem civilis iuris extat: « Si librarius in transcribendis stipulationibus errasset, nihil obstare quominus fideiussor et reus teneatur» (dig. 50, 17, 92). Denique pro eo semper qui alius auctoris libros excribit nullum apud scientissimos invenitur praeter solius librarii vocabulum. Quod si forte transcriptorem simpliciter dicere velimus, ne id quoque conveniet tametsi transcribat (nam potest quis cani suo et famulo imperare, non propter id tamen imperator appellandus); quod solis datur auctorum translatoribus seu traductoribus iisque interpretibus cum in alium sermonem alius linguae volumina transferuntur. Descriptore vero pro auctore solum omnia historicorum, poetarum, oratorum referta sunt scripta: quo magis isti reprehendendi in tam antiquata tritaqueveterum consuetudine et regula qui semitam proprie scribendi non adhuc videant (seguono esempi tratti dai classici)... O quam bene igitur quidam Publius Leucus e nostris, qui in epistolarum suarum voluminibus se omnia oratoris officia et scire et facere profitetur, in quadam epistola' dixit: « Quaeris cur liber ille meus minus limatus sito Id autem cum scriptoris vicio tum incuria mea potest accidisse». Videtisne, obsecro, quam callidissime sibi ipsi omnia virtutum officia designarit? Dum enim mentirf nititur rem ipsam non magis potest aperire quam sui ipsius culpa qui libr; scriptor fuerit contigisse. Quid quod idem Horatius utriusque nominis exemplo est? « Vt scriptor si peccat idem librarius usque / quamvis sit monitus venia caret» 1. Piacet adeo nunc de scriptore nunc de librariocommemorare quo magis unum ab altero nomen et officium discernatur. I. Ars 354s.: interpretato diversamente dai moderni, che uniscono scriptorcon librarius: « copiste» nella trad. del Villeneuve; « scriba» Rostagni; = libra-rius D. Bo, Lex. Hor. s. v. scriptor; ambigui Kiessling-Heinze « der Abschreiber.. gewissermassen der Setzer)}.
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IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
Il discorso è posto dal Decemb~io sulla bocca del suo maestro Guarino e si tratta con tutta probabilità di dottrina guariniana; come abbiamo visto, Guarino nell'epistolario si serve regolarmente del termine librarius ed evita scriptor. Da un elenco di opere composte o ideate dal Decembrio (Ambros. Z 184 sup., c. 49v) appare che egli aveva scritto o aveva intenzione di scrivere un'opera intera sull'argomento: nr. 5 Ad Carolum Nuvolonum. De scriptore et librario deque eorum variis officiis. l. II (Sabbadini, Class. e um. l00S.). Gli umanisti chiamano talvolta librarius anche lo stampatore; per loro, come sappiamo, la stampa non è che un diverso modo di scrivere e lo stampatore può quindi ben essere considerato un copista: Poliziano ep. II, 6 p. 334 (risponde agli appunti che il Merula aveva mosso ai Miscellanea) sed vitiosas deprehendi syllabas inquis in nostris versibus. Rogo, quas? An eas forte dices, quas in fronte ipsa statim sicut alia errata librariorum collegimus? Allude all' errata-corrige alla prima edizione dei Miscellanea, quindi gli errata librariorum sono « gli errori degli stampatori l>. Altra volta il Poliziano usa l'espressione più particolareggiata artifex librarius a distinguere lo stampatore, che è un 'artigiano', dal copista propriamente detto (ep. 8, 15 p. 249; cf. p. 77). Librarii greci: Traversari ep. 271 col. 353 iuvat quod librarium Graecum illius (sc. Victorini) ope habituri sumus; Filelfo ep. c. 34r hos (sc. Theophrasti libros) ego mihi exscribi cupio estque mihi commode paratus librarius Graecus; c. 71v fac me quamprimum certiorem an istic (sc. Romae) librarius Graecus sit ullus qui id operis (Diodoro Siculo) exscribendum assumeret. Con librarius viene anche indicato, nel latino umanistico come già in quello classico, il 'libraio' in senso moderno, il venditore di libri (vd. p. 84s.). a m a n u e n s i s : nel latino classico è lo schiavo di cui ci si serve per scrivere, una specie di segretario (Oehler, RE. I 1725, 68ss.). Anche nei due esempi umanistici da me raccolti compare come copista di lettere: Poliziano ep. 7, 35 p. 228 '(ottidie' ... ( litera scripsit amanuensis meus, autore Quintiliano 1; B. Scala in Poliziano ep. 12, 14 (15) p. 389 quod erat aliquid mihi (um podagra negotii,
I. Poco prima nella stessa lettera (p. nostet a m a n u scripserit. non 'quotidie '.
227):
reprehendunt ... quod ' cottidie •
LA TRASCRIZIONE
2°3
quae dextram manum... cruciabat nec tum quidem amanuensis alicuius copia erat, differebam in aliquod felicius tempus responsum. a n t i q u a r i u s : mi occupo qui solo del significato di 'scriba '; per antiquarius 'studioso di antichità' vd. A. Momigliano, Ancient History and the Antiquarian, «Journ. of the Warb. and Court. Inst.») 13, 1950, 285-315 = Contributo alla storia degli studi classici, Roma 1955,67-106, in particolare p. 74 n. 15. Agli esempi umanistici ivi citati si può aggiungere poliziano misc. I 47 p. 596 vidimus item . .. marmoreum quoddam in urbe eaaem (sc. Roma) Palladis simulachrum gestans aegida squamoso draconum corio contectam, sic ut extremum ipsius ambitum dracunculi item ad limbi aut fimbriae vicem circunC!uderent. Erat ibi tum nobiscum Iulianus Bononiensis cui nunc ex re eognomen Antiquario factum; e si veda anche 1'annotazione del Budé cito in Sabbadini, Scopo II 242S. Varie le opinioni degli studiosi sull'esatto significato di antiquarius nell'antichità: secondo alcuni è solo sinonimo di librarius e la distinzione di Isid. orig. 6, 14, I librarii sunt qui nova scribunt et vetera, antiquarii qui tantummodo vetera, unde et nomen sumpserunt non è esatta (Thes.1. L. II 174, ISS.); altri ritengono invece che, almeno in origine, il termine indicasse una classe di copisti in qualcosa diversi dai comuni librarii: secondo il Watte~bach (423ss.) e il Dziatzko (RE. III 969, 37ss.) essi possedevano la particolare perizia necessaria per copiare antichi manoscritti, si intendevano di antiche scritture e sapevano trascriverle od eventualmente integrarle imitandole. Secondo il Gardthausen (Griech. Pal. II 163) la spiegazione di Isidoro poggia sulla contrapposizione tra la scrittura libraria dell' antiquarius che copiava calligraflcamente le opere degli antichi e la scrittura della vita quotidiana, la corsiva, nella quale lo scriba e notaio soleva scrivere i documenti della vita pratica. Il vocabolo per quanto non frequente, continua ad essere usato nel medioevo (Wattenbach 425S.; Mittellat. W6rterb. I 714, 5ss.). In età umanistica Nicola di Clémanges stabilisce un'interessante distinzione fra antiquarii e cursores: epist. 109 p. 306 (Opera omnia, Lugduni Bat. 1613; cito in Sabbadini, Scop. II 77 n. 14) cessavit ... una cum dictatu antiqua scribendi formula, qua perfectam ac rite formatam litteram cum certa distinctione clausularum notisque accentuum tractim antiquarii scribebant et surrexerunt scriptores, quos cursores vocant, qui rapido, iuxta nomen, cursu properantes nec per membra curant orationem discernere nec pieni aut imperfecti sensus notas apponere, sed in uno im-
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IL LESSICO FiLOLOGICO DEGLI UMANISTI
petu, velut hii qui in stadio currunt, ita fugam celerant ut vix antequam. ad metam veniant, sa/tem pro reereando spiritu, pausam ullam Jàciant: « nel che - osserva il Sabbadini - egli doveva aver innanzi agli occhi i graziosi esemplari carolini dei secoli IX e X». Si rifanno alla defmizione di Isidoro sia Riccardo da Bury che il Tritemio: Riccardo da Bury, Phi/obib/on 16, I7ss. sunt igitur transeriptiones veterum quasi quedam propagationes recentium filiorum . .. Sane' huiusmodi transcriptores antiquarii nominantur, quorum studia inter eaque comp/entur /abore corporeo p/us sibi p/acere Cassiodorus confitetur,. De institutione divinarum litterarum, capitu/o XXxo (segue la citazione);. Trithemius, De laude scriptorum pulcherrimus tractatus, Magonza 1494. (H * 15617), c. bv (cit. dal Casamassima p. 542 n. 33) scriptores duplici apud antiquos appellacione habebantur. Primi dicebantur antiquarii qui vetera tantummodo scriberent, nomen ab officio sumentes. Secundi appel-. /abantur librarii qui et nova scribebant et antiqua. Antiquarii cum seriberent etiam antiquis litteris utebarltur. La distinzione di Isidoro è respinta dal Decembrio polito 27 c. 59r cito a p. 200S.; ma con quidam il Decembrio alluderà non ad Isidoro stesso, ma a suoi contemporanei che ne accettavano la definizione. In Petrarca remo I, 43 p. 55 la parola è un'eco dotta e gli viene dalla sua fonte (Cassiod. !listo 2, 16): oblitis quid Eusebio Palestinae Constantinus iniunxerit, ut libri sci/icei' non nisi ab artificibus iisque antiquariis et petfecte artem scientibus seriberentur. Si noti che, mentre Cassiodoro diceva soltanto artificibus' antiquariis, il Petrarca mette in risalto la seconda caratteristica: l'antiquarius era probabilmente per lui qualcosa di più di un normale copista. Il termine si riferisce invece alla realtà presente nella lettera. del 3I dicembre 1493 con cui il Merula annuncia a Ludovico il Morola scoperta dei codici di Bobbio 1: fruere igitur, Ludovice, vivens gloria tua, gratulare Jàto et saeculo nostro quod te rempublicam gubernante' salus litterarum et Medio/ano prodierit; iam desinant quidam ab superba' iactatione antiquariorum nec obiiciat alius suas bibliothecas: allusione forseai Medici, ai copisti che lavoravano per loro (per lo più, si noti, eleganti scrittori di littera antiqua) e alle loro due biblioteche, la pubblica e la privata ? n o t a r i u s: nell'antichità è il tachigrafo (W. Morel, RE.. SuppI. VII 586, 18ss.; Arns 5IS.). Per l'uso medievale vd. Watten-· 1. Pubblicata in G. D'Adda, Indagini... sulla libreria Visconteo-Sforzesca det castel/o di Pavia, Appendice alla parte prima, Milano 1879, 94s.
LA TRASCRIZIONE
2°5
bach 42IS. Guarino ep. 813, 242 (vd. p. 106); Traversari ep. 96 col. 127 (manda a Cristoforo di S. Marcello, vescovo di RillÙni, alcune 'sue lettere non ancora spedite ai destinatari perché se le faccia copiare se gli interessano) quaeso autem ignoscas huic fiduciae meae, quam nemo fire praeter unum te esset qui non levitatis aut vanitatis incusaret et merito quidem, quippe quum te notarium rerum mearum et exceptorem fe.cisse videar. Deest enim nobis qui excipiat dictata sive scripta transcribat; 134 col. 187 ut vix tenuissimi proventus suppeditent victum neque ve! .notarium ve! librarium ... pretio possimus conducere. s c r i ba: nell'antichità scriba è, in opposizione a librarius ' copista', il segretariò, colui che tiene i libri e i conti (Kornemann, RE.,2. Reihe, II A 848, 33ss.). In S. Girolamo indica il copista (Arns .62). Poco usato in età umanistica: compare in Decembrio polito 27 ·c. 59r cito a p. 200S. e in Traversari hod. p. 64 remanserat Venetiis in nostro monasterio Dominicus scriba noster infirmus; obque id ipsimet scripsimus omnia, nequaquam passi alium secreto visitationis admittere: qui sembra trattarsi di un segretario.
PARTE QUARTA
CRITICA DEL TESTO
Sezione I LO STATO DEL TESTO
LECTIO
Il verbo lego è spesso usato dagli umanisti in contesti fùologici:
ì
Poliziano mise. I 5 p. 520 ut vulgo legitur; 35 p. 576 in M. Varronis libro primo rerum rusticarum mendose legitur illud ecc.; 69 tit. p. 636 , Oarion' synceriter esse apud Catullum (66, 94) quod 'Aorion' isti l'egunt qui bonos violant libros; 89 tit. p. 672 quod Servius grammaticus Bucolicos Maronis versus tam mendose legit quam falso enarrat ecc. (cf. anche p. 223s.). Il verbo è usato sia per lezioni manoscritte che per congetture. Analogamente il sostantivo lectio, già usato c01l1:e termine tecnico-filologico nell'antichità (Georges s. v.), è il modo di leggere un testo, la 'lezione' sia manoscritta sia congetturale. Gli esempi sono assai numerosi. Gli aggettivi più frequentemente uniti a lectio sono emendata, integra, recta, sincera, vera, corrupta, mendosa. A parte vanno considerate le espressioni lectio antiqua o vetus. Beroaldo anno c. a2r in veram, hoc est suam lectionem transducere; c. aa3v ita ... legunt hunc versum commentatores: « quantum ve! dare cereos arentes» (Stat. silv. 4. 9, 40); ex qua lectione phalaecius aperte claudicans efficitur in penultimo pede; c. a4v ita ... in omnibus ferme codicibus scriptum est: « is decies senos tercentum et quinque diebus / iunxit et e pIeno tempora quinta die» (Ov. fast. 3, 163s.). Rane lectionem multi sequentes interpretationem implicatissimam attulerunt; Poliziano mise. I 2 p. 514; 5 p. 520 in un codice antico di Valerio FIacco (vd. p. 153) in 2, 572 si legge 'durica', non, ut vulgo legitur, c dorica'. Quae certo aut vera et emendata lectio aut... verae proxima; IO tit. p. 528 apud Iuvenalem et Roratium recta indicata lectio enaTTatioque (la recta lectio che propone per Bar. epodo 17, 56 è una sua congettura); ibid. p. 532 vestigium . .. unum adhuc integrum verae integraeque lectionis; 20 p. 549 vestigium. .. incolumis veraeque lectionis; 24 p. 555 vestigium . .. verae lectionis; 34 p. 576 vera ex antiquis exem-
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IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
piaribus Iectio; 44 p. 592 propone di restituire in Perso pro!. 14 al posto del vulgato meIos, nectar, che afferma di aver letto nel lemma di un antichissimo commento a Persio e soggiunge: et Pomponius Laetus. .. veterem se habere Persianum codicem... affirmavit huie nostraeIeetioni suffragantem; 57 p. 612 (vd. p. 162); 58 p. 616 quod ... Iegimus apud Herodianum trium spatio aetatum solitos (se. ludos saeeula-· res) instaurari, vereor ut emendata sit ibi leetio; 59 p. 626 (vd. p. 216) ~ 63 p. 630 quam leetionem (la lezione di tutti i codici in Ter. Ad. II7} etiam Donatus agnoscit; 71 p. 637 quae etiam verior esse Ieetio vel indeprobatur ecc. (la lezione potest del Vat. lato 3225 in Verg. Aen. 8, 402); 89 p. 672 Servius ... veram leetionem ... eontaminat; ibid. p. 673 (vd. p. 219); mise. II 1,9 haetenus integra leetio; 5, 3 vestigia . .. integraeleetionis; 5, 4 deleta priore leetione (vd. p. 96); 14, 5 vera et integra . .. leetio; 14,9 (vd. p. 234); 25, 3 (vd. p. 218; lezioni manoscritte); 47.3: codex bibliotheeae Marciae vetustior ' in Cresphonte' habet (Cic. Tuse. I,. II5), quae verior esse leetio manifesto deprehenditur; ep. 6, I p. 164 in· Glaucia (Stat. si/v. 2, I) leetionem pluribus locis improbamus (si tratta della lezione del carme nell'ediz. Calderiniana del 1475); 10,4 p. 312(vd. p. 277); soscr. a Cic. Att. cito a p. 292 veram leetionem conieetari; F. Pucci in Poliziano ep. 6, 4 p. 173 (vd. p. 292; la leetio è qui una congettura); P. Crinito in PoIiziano ep. 12,21 (22) p. 405 haee ... vera~ et genuina leetio; E. Barbaro ep. II p. 90 (vd. p. 281); Avanzi emend. c. a2V infra legit Christoforus Papallis «inter caenam Asini») (Catull. 12, l) non autem «Marucino; quae leetio mihi mimm in modum placet ~ c. a3r-v ignavum hominum genus parum pensitans ac omni quantumlibet absona lectione eontentum; c. a3v quidam ut depravatissimam Apulef leetionem imitent corruptissime legunt hunc versum (CatulI. 39, 19 defrieare V: pumicare Apu!' apol. 6); ibid. (vd. p. 214; lezione manoscritta); ibid. infra legerem: « cum diva mater alites ostendit occinentes »(CatulI. 25, 5); quae lectio caeteris mihi displicet minus; ibid. ibidem (CatulI. 25, 7) utrique codices antiqui habebant «cathagraphosque thynnos»); quae leetio mihi omnino placet; c. a4r infra (CatulI. 61, 213) aliqui eodices habent « sed mihi ante Iabello si l), aliqui « sed hyante labello si»): neutram lectionem probo, licet Apuleius loquens de Bathyllo (fior. 15 p. 20S. Helm) secundam lectionem confirmet; ibid. infra legitur « illaqueatque alia») etc. (CatulI. 64, 16), quam leetionem comprobamus; ibid. (vd. p. 282; la lectio è qui una congettura del Sabellico); ibid. (vd. p. 282); c. a4v lege «devolvit sibi lactes acuto pondera silice») (CatulI. 63, 5); quam lectionem aeeepi ex carmine Nasotlis hic a Parthenic>
LA CRITICA DEL TESTO
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assumpto (corregge pondere siliees dei codd. per il confronto con Ov. fast. 4, 241 cito nel commento del Partenio); ibid. ubi mirum in modum laetatus sum quom huiusmodi aptissimas leetiones utrasque rure morans imaginatus fuerim (congetture) ; ibid. eodex antiquus habet «(fulguret oarion» (CatulI. 66, 94); quam leetionem approbat Angelus PoZitianus; c. a5v variam leetionem (vd. p. 213). Da tutti questi esempi appare che nell'uso del termine leetio non v' è distinzione fra lezione manoscritta e congettura. In un paio di casi tuttavia sembra che il Poliziano contrapponga la leetio alla congettura: mise. II 15, I loeus esse eonieeturae solet ubi nilleetio suppeditat; ep. 6, I p. I6~~ iam «genetrix Sipileia» in Abaseantio (Stat. si/v. 5, I, 33) non Domiti fuit emendatio, sed publiea omnium diu leetio; cf. anche Merula, pref. a Marziale (Botfìeld 15 I) sed quo magis 011US ho.e detreetabam, eo magis urgebant, quod non solum ex leetione falsa mens poetae percipi non posset, sed inter varias et dissidentes quorundam emendationes quam potissimum reciperent ignorarent. Ma la contrapposizione è qui nel fatto che leetio indica un modo di essere del testo, un modo vulgato di leggerlo, che può essere tradizione, ma anche risultato di congettura (publiea omnium diu leetio), mentre l'emendatio o la conieetura è un'innovazione rispetto al testo tradizionale: quest'interpretazione è suffragata dal passo del Merula cito a p. 213 ove a frequens seriptura 'lezione vulgata' si contrappone nostra emendatio. Si trova invece specializzata ad indicare la lezione manoscritta di codici antichi l'espressione l e c t i o a n t i q u a o v e t u s : Po-' liziano, soscr. a Varrone (vd. p. 178); mise. II 35, 9 vetusest leetio (nobilis pyetae» (Plin. nato 7,51); nel commento del Poliziano a Svetoni contenuto nel Monac. lat. 754 antiqua leetio indica la lezione del Vat. lat. 1904 (sec. XI; Branca-Pastore Stocchi 157 n. 36); Avanzi emend~ C. a2V ibidem antiqua leetio habet «( esse comparasti », non autem «( aere » (CatulI. I0, 15); euius leetionis hie erit ordo ae sensus ecc.; ibid. ex veteri tamen leetione ex verbisque Porphyrionis super illo versu « te suis: matres metuunt iuvencis» (Porph. ad Hor. earm. 2, 8, 2I) legerem (( iuveneulorum» (CatulI. 24, I); ibid. infra si legis ex leetione antiqua «Furi villula nostra» (CatulI. 26, I); c. a3v in his versibus lege ex antiqua leetione « nee meum respectet ut ante amorem » (CatulI. II, 2I) ; c. a4r vel ut habet leetio vetus: (( quod eum sic carpunt tacita quam mente requirunt» (CatulI. 62, 37); c. a4v leetio mea antiqua (= eodex meus antiquus) habet ' calasti' eum t; meZior autem leetio est 'ealatisei'
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cum C 1. Si noti che l'Avanzi dispor.eva, come ci informa lui stesso (emend. c. a2r), di due codici, entrambi definiti più volte antiqui o veteres, uno prestatogli da Christeiforus Papallis e uno di sua proprietà; probabilmente quindi con leetio antiqua o vetus si riferisce alla lezione di questi due manoscritti. Per la frase in veram leetionem restituo vd. p. 282. SCRIPTURA
Sinonimo del precedente. Come leetio è un modo di leggere, così seriptura è un modo di scrivere; quindi non necessariamente una lezione manoscritta, ma anche una congettura. Seriptura per , lezione' è già antico: vd. Georges s. v. e aggiungi Gell. 20, 6, 14 et idicireo importunissime . .. feeerunt qui in plerisque Sallusti exemplaribus seripturam istam sineerissimam eorruperunt. Per il significato di 'scrittura' vd. p. IOI. Valla eleg. I, 17 p. 22 vera seriptura erat « boni perquam diu nulli », aut potius « quum boni perdiu nulli» (Cic. de or. I, 8; congetture); in Fac. p. 601 quoties aut syneera seriptura esset obscura aut emendanda corrupta; p. 603 sed procul aucupor scripturae veritatem; emendo p. 604 in eonieetanda seripturae veritate; p. 606 quasi mendosa seriptura sit; p. 616 quanquam apud Columellam (si tamen vera seriptura est) reperitur genere maseulino; p. 617 ne Petrareha quidem veritatem seripturae deprehendit; in Pog. p. 263 (vd. p. 213). Si noti l'espressione seripturae veritas per' la vera lezione '. Poliziano mise. I 9 p. 527 (vd. p. I09); 9 p. 528 (vd. p. 285); 18 p. 545 eum verior seriptura maneat adhue in libro pervetere; 23 p. 553 in quis utique singulis (se. eodicibus) hanc quam dicimus scripturam reperias; ibid. quum superiorem illam veluti constantem solidamque reperiamus in melioribus (se. eodicibus) seripturam; 24 p. 556 neque . .. ignoro depravatam fere ubique esse scripturam, siquidem non « Heeales anus l), sed « Ales anus» (Apul. met. I, 23) ... scriptum plerumque invenies; 41 p. 589 si suspicio libera mi detur, malim credere equidem « in dierum» quam « in rerum» (Gell. 14, 2, I) veram habuisse et ineolumem seripturam; 44 p. 592 ex quo existimamus veterem synceramque scripturam ' neetar' habuisse, novitiam vero et menI. CatulI. 64, 319: forse calasti è errore di stampa per calatisti (calathisti V), altrimenti non si capiscono le specificazioni cum t e cum c.
LA CRITICA DEL TESTO
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dosam ' melos' (Pers. prol. 14, cf. p. 280s.; la lezione nectar è dunque per il Poliziano la più antica e la genuina, mentre melos è corruzione più recente); 50 p. 599 (vd. p. 294); 75 p. 643 (vd. p. 273). In Merula, pref. a Marziale (Botfield 152) facilitate nostra fieti, quoà per nos castigatum fuit, id ut publice enarraremus effecerunt, videlicet ut discerent quibus rationibus quave scriptorum veterum auctoritate, damnata frequenti scriptura, nostram emendationem tueremur, f r e q u e n s s c r i p t u r a 'lezione vulgata' è contrapposto a nostra emendatio: vd. quanto detto per lectio a p. 21 L Si noti che il Poliziano usa sia lectio che scriptura, ma più spesso lectio, nell'Avanzi e nel Beroaldo compare solo lectio, il Valla preferisce invece scriptura.
VARIETAS, VARIUS
Varietas 'variante' compare in Salutati de fato 2, 6 p. 343, 21 preponantur. .. viri peritissimi bibliothecis, qui libros diligerttissima collatione revideant et omnem varietatum discordiam recte diffinitionis iudicia noverint removere. Nello stesso senso il Valla, in Pog. p. 263, usa varia scriptura: Poggio lo aveva accusato di aver voluto arrogantemente correggere Sallustio stesso in eleg. I, 14 p. 19 dove, parlando della costruzione di quisque con aggettivi in -Us la cui desinenza è preceduta da i od u, esemplificava con Sallust. Cat. 61 nam strenuus quisque aut occiderat in proelio aut graviter vulneratus discesserat, e soggiungeva: ipse mallem dicere «strenuissimus quisque, piissimus quisque l}. Quidam tamen Sallustiani codices scriptum habent «strenuissimus l}. Il Valla ribatte che egli non ha corretto Sallustio, ma poiché anche strenuissimus è attestato nella tradizione, ha solo detto quale gli pareva migliore fra varianti manoscritte: quomodo videri possum emen-
dare Sallustium, qui incertum est an sic scriptum reliquerit ut me tu ais emendare voluisse? Ego tantullt ex varia scriptura quid mihi satius videatur pronuncio. L'Avanzi indica con v a r i a 1e c t i o una serie di congetture a CatulI. I, 9: emendo C. asv non meam, sed variam lectionem accipies illius versus in primo carmine Cawlli: all'amico che gli aveva chiesto chiarimenti su questo difficile verso non sa proporre alcuna soluzione sua, ma gli indica vari tentativi di sanare e interpretare il verso fatti da altri.
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IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
Varius pUÒ anche esser riferito al testo offerto dai codici, come in Salutati ep. III p. 246 si varios invtnerimus esse textus (cf. p. IO) o ai cùdici stessi per dire che presentano lezione diversa: Traversari ep. 244 col. 320 exemplaria Decadum hic nisi mendosa non reperiuntur et varia; Avanzi emendo C. a3v ibidem codices varii sunt in lectione unius versus (CatulI. 59, 4).
EMENDATUS
È uno degli aggettivi più usati dagli umanisti nel senso di « senza mende, senza corruttele» (cf. Thes. l. L. V 2, 466, 69ss.). Un codex emendatus per gli umanisti è generalmente non un codice che è stato corretto, ma semplicemente un codice che offre un buon testo, « non corrotto ». Scelgo qualcuno dei più significativi fra gli innumerevoli esempi che ho raccolto: Guarino ep. 141, 31 aliquot (sc. epistulas) transcurri; emendatissimae mihi visae sunt et. .. in tanta vetustate et aetate iam decrepita nusquam delirare videntur (si tratta del codice antico di Plinio il Giovane, ora perduto, scoperto da Guarino nella Capitolare di Verona); Aurispa ep. 91 p. II3s. habeo Ci-
aronis ad Atticum epistolas, codicem perpulchrum. .. Epistolae vero sunt €ompletissintae et minus quam ullae corruptae; inveniri enim solent plerunque incompletae, emendatae vero nunquam. Sed hic codex. .. omnes sui generis pulchritudine vincit et emendatione, quamvis emendatissimae non sint; Poggio ep. 2, 29 p. 159 (vd. p. 131); Traversari ep. 206 col. 267 (vd. p. 181); 385 col. 501 ex emendatissimo antiquoque codice; 387 col. 504 (vd. p. 256); Filelfo ep. C. I4f hi omnes quotquot in Tuscia sunt Gelli codices . .. , qui et emelldatissimi sunt et istorum omnium, ut ita dixerim, parentes; Poliziano misc. I 41 p. 589 quod idem apud Aulum quoque Gellium video depravatum, libro qui nunc vulgo tertiusdecimus, cum sit quintusdecimus emetldatis codicibus. Emendatus può anche essere riferito alle litterae, cioè alla scrittura (Traversari ep. 306 col. 398 novis et barbaris literis parumque emendatis, cf. p. 187), ma è sempre un apprezzamento relativo alla maggiore o minore correttezza del testo, non all'aspetto della scrittura (cf. corruptus detto della scrittura, p. 222). Così nel latino umanistico si dice spesso che un codice è emendate scriptus (opposto a mendose scribo; vd. p. 223), riferendosi alla qualità del testo: ad es. FiIeIfo ep. C. 72r codex ... hic epistolarum et pulcher est et novus et satis emendate scrip-
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LA CRITICA DEL TESTO
tus; Traversari ep. 233 col. 307 invento tandem exemplari quo versus i!li continerentur emendatius seripti. Anzi il Traversari parla addirittura di emendati... seriptores intendendo « copisti che sanno scrivere correttamente» (ep. 503 col. 619). Naturalmente emendatus può anche conservare il suo valore di participio e significare « che è stato corretto »: vd. p. 265. Anche il sosto e m e n d a t i o si trova usato per indicare lo stato
di lettori: e i 'Più pericolosi fra questi ultimi sono i semidotti, che ascrivono ciò che riesce loro incomprensibile non alla propria ignoranza, ma ad errore dei copisti o forse addirittura (tanta è la temerità dell'ignoranza) degli autori, e presuntuosamente mutano lettere. sillabe, parole intere ed ora tolgono, ora aggiungono. Altri addirittura alterano a bella posta i testi per trovarvi sostegno ai propri er~ rori, come si dice facessero gli eretici per i libri di Origene 3. Come rimedio a tanta corruzione il Salutati propone la crea-
I. Boccaccio de montibus c. 54r sic, dum potius visa quam intellecta designant quandoque vacillante memoria et nonnunquam dum ex non intellectis multa superflua arbitrantur et auferunt, aut casu aut eorum permutant iudicio: eo ante alia itum est ut sit (si ed.) ortographia deiecta diphthongi aut sublatae aut debitis privatae notulis (l 2, 1887, 449 parla di «interpretare i passi greci del testo >l, ma egli stesso si è poi tacitamente corretto in Metodo 57, ove scrive «emendare i passi greci >l. Infatti è certo, anche pet il confronto con in quibus Oe-· dipus esse possem, che interpretari non è qui 'tradurre', ma 'capire, dare Wl senso· emendando ': cf., per Wl valore analogo di interpretor, Lamola in Guarko ep. 455~ 134 cito a p. 180 (molto simile; anche qui si tratta di restituire passi greci corrotti» e P. C. Decembrio, letto cito a p. 171S. quae neutiquam ab ilio alias interpretari queullt,.
sed ut inerant scripturae fuere mandanda. I. Guarino ep. 34, 86ss. (al Mazzolato) posteaquam superiores exaraveram, veIlit in mentem ut ilIas dictiones Craecas ex Valerio ad te non mitterem. Volo, si ita censueris, gratiorem tibi rem peragere: si quem habes Valerium ubi inscribi ilIas concupiscas, ipsum ad me per fidum quempiam nuntium demitte, ut expolitiores et rectiores inse-· ram; 37, 12SS. cum primum . .. horsum accessi, pro Craecis ilIis auctoritatibus (' citazioni '} Valerio Maximo interserendis scripsi et ut ad me tantocius transmitterentur feci; 40, 32s. suscipe ea quae Craece Valerio Maximo intersita sunt. 2. Rispettivamente Ambros. A 212 inf. e I 75 sup.: Sabbadini, Storia 27IS.. 3. Traversati ep. 214 col. 280 (al Barbaro) gratum vero mihi simul et iucundunt fecisti quod Lactantium tuum ad me direxisti... Itaque eius emendationi totus incumbam ... Craecas etiam, ut admones, literas ilIi restituam (cf. p. 255); 309 col. 404 (al Niccoli) quod de non inserendis Craecis literis novo Lactantio praecipis dum venias,. observabo diligenter. 4. Traversati ep. 215 col. 282S. (al Barbaro) is (il Niccoli) mittet Cicerollisepistolas ad Atticum quibus noster Manuel restituit Craecas literas quasque te maximevelle adseruit (cf. anche ep. 216 col. 284). Si tratterebbe del Laur. 49, 18, di cui il Niccoli è stato fra i possessori: in questo codice i passi greci sono stati riprodotti meccanicamente dal copista nel testo e ripetuti più tardi a margine da Wl'altra. mano accompagnati da traduzione latina (vd. O. E. Schmidt,« Abh. der k. sachs. Ges. der Wiss. >l phil-hist. Cl. IO, Leipzig 1888, 349s.).
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accenti, lasciandolo così com'era per non sovraccaricare il codice con aggiunte superflue 1. Trascrivendo si lasciava talvolta in bianco lo spazio destinato ai passi greci per farveli poi inserire da altri: così fece il Niccoli per la sua trascrizione di Gellio (Firenze, Naz. Conv. soppr. I IV 26, già S. Marco 329), nella quale i passi greci sono di mano del Traversari 2. Il Lamola trascrivendo Macrobio , disegnò' a parte il greco, collazionando i due esemplari di cui disponeva perché non mancasse nessuna lettera: lasciava a Guarino il compito di emendarlo, ma questi gli scrive di non averne potuto cavar molto non per colpa dei suoi 'disegni', ma perché doveva esser già corrotto (vd. p. 180s.). Non di rado gli umanisti facendo trascrivere un codice raccomandano che il copista riproduca fedelmente, magari disegnandoli, anche i passi greci 3. Per restituire il greco corrotto o mancante gli umanisti procedono variamente a seconda delle circostanze o ricostruendolo congetturalmente dalle tracce rimaste nei codici o ricorrendo alla collazione di manoscritti meno corrotti o attingendo direttamente alle fonti greche. Qualche esempio: Traversari ep. 233 col. 307 Genealogias deorum Mariotto nostro ad te remittendas dedi. Graeeos illos versus ex Homero qui deerant in marginibus seripsi, invento tandem exemplari quo versus illi eontinerentur emendatius seripti: nam eos ex auetore deeerpendi otium minime suppeditassem: si tratta probabilmente delle Genealogiae del Boccaccio, che contengono numerose citazioni di
I. Traversari ep. 276 col. 366 quod Quitltilianum quereris minus belle et venuste a me tractatum literasque Graecas non locis omnibus insertas de novo, falleris, nisi fallor ipse. Nam his quidem locis quibus bene stare videbantur manere sum passus, adiectis accentibus. Placebat enim plus ita dimittere quam non necessariis additionibus librum occupare j nam facilius id mihi fuisset. Ceterum, ubi opus esse visum est, de novo addidi. 2. Ullman, Origin 66 e tav. 34; Marshall, pref. ad A. Gellii Noctes Atticae, Oxonii 1968, XV; Traversari ep. 271 col. 352 expectamus ... XIV illos Agellii /ibros ultimos quos diligentissime transcriptos a te emendatosque testaris. Inseremus libentissime literas Graecas arbitrio tuo, ut extrema veluti manus tam utili labori tuo adponatur. Cf. anche il Lattanzio del Niccoli ricordato sopra, p. 296 (evidentemente un codice scritto o fatto scrivere dal Niccoli, dato che è detto novus). 3· Guarino ep. 223, 54ss. (Giovanni Corvini) habet Macrobium, ut audio, litteris antiquis, fidelem, emendatum, ita ut et Graecas habeat fide optima insertas litteras. Hunc transeribendum esse cuperem... Curandum esset imprimis ut quicunque transeriberet Graecas etiam depingeret (litteras) ea qua iacent forma; Poggio ep. 8, 24 p. 237 cito a p. 184.
IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
Omero in greco. In mise. I 34 il Poliziano restituisce congetturalmente i vocaboli opyocvov e O1 80: 99, III; I, 128: 2381; I, 157: 238 1; I, 193: 238; 3, 17: 238; 3, 17-IIO: 239; 3. 99: 257 div. 2, 63: 235; 2, 75: 290; 2, 85: 104 fam. I, 2, 2: 232; 2. 7, 4: 232; 2, 13, 3: 1002; 7, 16, I: 286; II, 14, I: 271,298 fin. I, 65: 29; 4, 36: 240 Lael. 15: 29 off. I, 61: 234, 242 parto or. 26: 1041 Phil. I, 3: 332, 333 1 ; I, 5: 333; 2, 5: 332S.; 2, 6: 333; 2, 1: 334; 2, 8: 33 2 ; 2, 9: 332, 334, 338; 2, 24: 332; 2, 69: 330; 2,93: 335S.; 2, 94: 336s.; 2, 95: 335-337; 2, 96: 335s.; 7, I: 334; 7, 2: 332; 7, 3: 33 2-334; 7, 4: 33 2S.; 7, 5: 334; IO, 7: 332S.; IO, 8: 334-336; IO, 9: 336s.; IO, IO: 333; IO, II: 333s.; IO, 12: 332; 13, 6: 330 p. red. ad Quir. 23: 240 p. red. in seno 39: 240 S. Rose. 19: 271 Tuse. I, 39: 1764; I, 115: 210 CIRIAGIO (DEL) GHERAllDO
soscr. al Laur. Acqu. e doni 446: 318; al Paris. lat. 6568: 318 CLEANTE
fr. 527 A.: 3421
9, 2: 74 CONVERSINO GIOVANNI
in Salutati ep. IV p. 314: 182 CRINITO PIETRO
in Poliziano ep. 12, 21 t22) p. 404: 40; 12, 21 (22) p. 405: 210; 12, 22 (23) p. 403: 277 1 ; 12, 22 (23) p. 409s.: 101; 12, 22 (23) p. 410: 128, 148 nota al Monac. lat. 755: 129 soscr. ad Apicio: 309 soscr. al Monac. lat. 754: 309 CRIVELLI AMBROGIO
nota alI'Ambros. L 91 sup., c. 6ov: 61, 65 CURZIO RUFO
8,
II,
2: 271
DANTE
de silu et forma aque et terre I, 3: 94, 99 Purg. II, 80S.: 60 DECEMBRIO ANGELO
Ambros. Z 184 sup., c. 49V: 202 polit.3 c. 8v: 85, 228 2 ; 3 c. 9V: 59,66, 68, 175; 19 c. 42V: 55,96; 19 cc. 42v 43r: II, 98, 228; 27 c. 59r: 2045.; 27 cc. 59r-60r: 2oos.; 27 c. 59v: 94; 27 c. 6or: 82, 84; 27 c. 66v: 44; 27 c. 78r: 41, 228 2 ; 29 c. 94v: 562 ; 29 cc. 94v-95r: 228; 29 c. 95r: 98; 75 cc. I79v180r: 228 2 ; 75 c. I80r: 82 1, 175, 184, 237; 80 c. I9u: 237, 295 1
IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI DECEMBRIO PIER CANDIDO
descriz. delI'Hersfeldensis di Tac.: 33, 36, 42 in Guarino ep. 714: 106 letto in Sabbadini, Storia 167s.: 101, I04, 17IS., 184, 268, 270, 293, 295 2 ; in Sabbadini, Storia 271: 224, 266; in Sabbadini, Storia 306: 66, 140 nota al Gud. lat 2 0 II8: 279; al Paris. Jat. 7880, 2: 60 DIGESTO
de conco dig. 2, I I: 298 32, 52, 7: 85 DIOCLEZIANO
Edie/llm de pretiis: 20, 44, 199 DONATO GIROLAMO
in Poliziano ep. 2, 12 p. 56: 217-219, 242
p. 396, 27ss.: 282 epit. p. 72 L.: 191 FICINO MARSILIO
Opera p. 674, I: 317; p. 771, I: 317. p. 825, I: 311; p. 896, I: 49; 926, 2: 31 7 FILELFO FRANCESCO
ep. c. 3V: 2002 ; c. 14r: 1645., 214~ 3161; c. 22r: 81 2 ; c. 26v: 102, 134s.;. c. 32r: 81 2 , 85, 2002 ; c. 34r: 2002 , 202;. c. 35v: 82, 84s.; c. 43r: 165; c. 49r: 2002 ; c. 52V: 190; c. 68,,: 2002 , 265;. c. 69r: 2002 ; (.. 70r: 187, 191; c. 7Ir: 237, 254; c. 7IV: 2002, 202; c. 72r: 84, 165, 214s., 265; c. 73v: 59, 65, 104;· c. 74v: 253; C. 78r: 190; c. 84r: 104;. c. 84V: 102; c. 85r: 102S., 2002 ; c. 85V: 84s.; c. 86r: 104, 1345., 195 1 , 197~ 200 2 ; c. 86v: 2002 ; c. 88r: 2002 ; c. 95V: 2002; c. 96r: 2002 ; c. II6v: 187
EPIGRAMMATA BOBIENSIA
45: III!; 57: 173
FOSFORO LUCIO
in Poliziano ep. 3, IO p. 74: 26 ERASMO
Adagiorum Chiliades I, 6, 36: 316
FREGOSO TOMMASO
in Aurispa ep. 75 p. 95: 225 ESIODO
op. 406: 2342, 285 ESTE (D') LEONELLO
in Guarino ep. III p. 307s.: 245, 254 FACIO BARTOLOMEO
in Guarino ep. 849, 13: 193 invect. I p. 525: 221, 2302 , 257, 291 FAZZINI LUCIO
vd. Fosforo FESTa
p. 238, 13 L.: 180; p. 238, 25s.: 180;
GELLlO
I, 7, I: 216; 2, 3, 5: 1502; 2, 22, l:' 225, 257; 2, 22, 25: 233 3 ; 4, 2, II: 226; 5, 4, l: 216; 6, 20, 6: 3141; 9, 4,. I: 841; 9, 14,26: 502 ,216; 13, 31, 6: 216; 13, 31, IO: I03s.; 14, 2, I: 212;. 14,6, I: 523 ; 15, I, 2: 225; 18, 5, II: 1502 ; 18, 9, 5: 216; 20, 6, 14: 212,. 216; 20, 8, 6: 233 GHERARDO
vd. Ciriagio GIOVANNI ARETINO
soscr. al Laur. 48, IO: 30
INDICE DEI PASSI CITATI
GIOVENALE
5, 17: 155; II, 175: 284 GIROLAMO, 5.
./ldv. Iov. 2, 36: 233 2 .chron., praef.: 243 .c. Ioh. 44: 271 ep. 7, 2: 21 1 ; 8, I: 43, 28; 106, 30: 235 3 in Ezeeh. 12, 40, 555.: 224 praef. vulg. Dan.: 285 1 , 317 praef. vulg. Est.: 63 1 praef. vulg. Ezr.: 267 praef. vulg. Iob ex Hebr. exempl.: 41 1 praef. vulg. Iob iuxta LXX: 227 1 praef. vulg. Par. iuxta LXX: 224, 233 4 viro ili. 35: 243, 252 GRAPALDO FRANCESCO MARIO
2,9 c. 04r: 9, 14,27,665.; 2, 9 C. 04v: 172 , 18, 33, 485.; 2, 9 c. osr: 21; 2, 9 c. 06r: 584, 615., 126; 2, 9 C. 06v: 77, 101 GUARINI BATTISTA
comm. alla Rhet. Her.: IO in Poliziano l'p. I, 19 p. 27: 75, 87, 21 5, 293 GUARINO VERONESE
comm. a Cic. S. Rose.: 94, 106, 186 ep. IO, 4555.: 1985; IO, 46: 2001; 17, II3~5.: 15; 17, II7: 2001; 17, 145: 25; 17, 153: 25; 17, 384: Il; 34, 86s5.: 2961; 37, 1255.: 296 1; 39, 21: II; 40, 325.: 296 1 ; 64,23: 252; 77, 38: 87; 79, 22: 200 1; 83, 24: 200 1; 89, p: 465.; 96, 32 : 255; 124, 2: 258; 124, 2S5.: 251; 124,16: 251; 124,2155.: 254 1; 124,28: 258; 124, 28s5.: 60; 141, 25: 103; 141, 27: 55; 141,28: 38; 141,29: 42; 141, 31: 214; 141, 33: 220 1 ; 141, 34: 253; 181, 37: 255; 192, 7: 40; 210, 26: 242; 210, 28: 224; 210, 30: 217; 210, 31:
239; 214, 37: 320; 216, 19: 236, 286; 217, p: 254; 217, 3855.: 2891, 295 2 ; 217, 39: 223; 223: 180; 223, 3155.: 17, 23,94; 223, 36: 19,2001; 223,52: 121, 216; 223, 5255.: 180; 223, 5455.: 2973; 223, 57: 184; 224: 180; 224, 20: 180; 224,21: 258; 224, 23: 224; 227, 2: 8; 227,8: 252; 248, 24: 46; 248, 25: 237; 256, Ip: 258; 256, 133: 274; 25 6, 134: 272; 258, 4: 25; 258, 5: 83; 258, 6: 46, 525., II3; 293, 30: 265; 301, 4: 186; 304, 1455.: 289, 293, 295 2 ; 304, 15: 102; 313,6: 254; 316, 31: 46; 318, IO: 46; 318, II: 2001 ; 318, n: 186; 319, 2: 46; 320, 15: 46; 344, 22: 101; 357, 2255.: 165; 358, 855.: 165,2541 ; 36 5, 4: 47; 366, 5: 200 1 ; 366, 9: 38; 366, 12: 223, 258; 366, 13: 2935.; 366, 1455.: 197; 366, 16: 200(; 366, 17: 120; 369, 35: 94; 375, 30: po; 379, 30 : 13 8 ; 379, 31: 216; 380, II: 2783; 383, 31: 22, 30; 403, IO: 6; 408, 5: 2001 ; 408, 6: 46; 423,7: 25; 423, 9: 43, 46 ; 423, IO: 52; 427-43°: 180; 456, 2155.: 181; 45 6 , 25: 186, 255; 456, 30: 293; 456, 45 55 .: 40, 67; 458, 30: 96; 458, 3955.: 55; 458, 42: 8; 499, 29: 120; 503, 34: 31; 510 , 2455.: 1961; 510, 25: 46; 514, 255.: 1961; 514,3 e 8: 47; 535, 18s.: 1961; 56 3, 19: 35; 578, 41: 2001; 578, 45: 253 5.; 578, 46: 242; 578,56: 269; 606, 4: 12,1 6 5; 606,5: 193,254; 621, 42: 47; 628,21: 1415.; 631, 35~.: 2982; 63 I, 7: IO, 2001; 633, 4: 1875.,217; 649, 14: 222; 649, 2055.: 16,27; 654, 5: 47; 666, 22: 190 ; 679, 12455.: 8; 679, 129: 30; 7 13, 39: 106; 718, 40: 103; 727, 8: 103, 138; 742,18: 38; 742, 19: 96, II3; 797, 305.: 103; 797, 31: 1385.; 804,68: 8; 806, 48: 38; 813, 23955.: 106; 813,242: 205; 813, 244: 95; 861, 38: 2771 ; 871, 21: 286; 879, 4: 47; 879, 8: 46; 879, 85.: 200 1 ; 880,2: 46; 880,4: 283; 883, 14: 30, 237; 888, 16: 47, 2505.; 888, 29: 237; 888, 31: 219; 9II, 1955.: po; 9II, 21: 3065. 50SCr. all'E5tense V C 2: 258
366
IL LESSICO ALOLOGICO DEGLI UMANISTI
HUMMELBERGER MICHAEL
lett. in «Wien. Sitz.-Ber.» phil.-hi5t. Cl. 89, 1878, 1°75.: 49 1, 55 INVENTARIO BRACCIOLINI
nr. 8: 1821 INVENTARIO MANSUETI
I: 42, 48, 50, 58, 6o, 145; 2: 42, 58, 6o, 145; 3: 101, 58, 97, 144; 4: 975., 145; 5: 58,975., 145j 6: 47, I44j 7: 61; 8: 66, 146; 9: 144j IO: 42, III, 147; II: 51, II2, 147; 12: 147; 13: 241,50, 136j 14: 19,241,775., 122j 15: 241 , 775., 122; 16: 24 1, 78, 122; 17: 241 , 78, 122; 19: 241, 58; 20: 241, 59, 78; 21: 241, 50, 75, 775., 122; 22: 75; 23: 59,78; 25: 42, 77j 26: 42, 59, 145, 147; 27: 50; 28: 101 ,5°,78 ; 30: 50, 58, 97; 31: 147; 32: 101 ,97, 141; 33: 19,97, 141; 34: 101, 48, 59, 97, 146s.; 35: 98; 38: 78; 39: ~;42:~;~:~l,~I~;~:~I,
47,147; 48: 145; 49: 145; 50: 147; 52: 50, 136; 53: 50, 145; 54: 50, 145; 55: 50, 78 ; 56: 145; 57: 48, 136; 58: 59, 145; 59: 48; 60: 136, 141, 144; 61: 136; 63: 122, 145; 64: 59, 122; 65: 101 ; 67: 50; 71: 48, 122; 74: 58, 122, 145s.; 75: 122; 78: 122, 136; 79: 141; 80-84: 132j 85: 146;86:19;88:144;90:59;93: 13 6 ; 96: 147; 97: 521 , 134; 98; 136; 99: 113, 146; 100: 97, 147; 101: 147; 109: 147; 110: 147; 113: 147; 115: 1465.; II6: 146; 117: 85, 132, 144; 118: 144, 146; 120: 48, 146; 121: 146; 122: 147; 12 3: 132; 124: 132; 125: 59; 127: 147; 128: 147; 130: 59; 131: 101, 19, 975.; 134 e 135: 51; 137: 975., 146 ; 139: 33; 141 : 147; 142: 50, 132; 143: 147; 145: 133, 146; 146: 147; 147: 132; 148: 146 ; 149: 147; 150: 147; 153: 59, 146; 155 e 156: 147; 157 e 159: 132; 160: 147; 161: 97, 113; 166: 48, 50; 168: 147; 174: 19,48,132; 175: 1405.; 178: 147; 181: 59, 146; 185: 59; 182: 147;
188: 136, 147; 190: 147; 192: 147; 193: 13 6 ; 197: 140; 198 e 199: 147; 200: 48; 202: 48, 141; 204: 136; 212: 132; 214: 147; 221 e 222: 140; 230: 145s.; 231: 132j 236: 48,146; 241: 147; 259: 78 ; 261: 33; 279: 24 1 ; 280: 48; 281: 1455.; 302: 144; 3°3: 97; 304: 33, 146; 305: 136; 307: 4 8 ; 308: 33, 146; 315: 97; 320: 1405.; 324: 136; 325: 141; 326: 402 , 97; 369: 47, 136; 376: 136 ; 377 e 381 e 387: 105 2 ; 389: 402 ; 396: 136; 424: 77; 426: 48; 440: 241 INVENTARI MEDICI
Alvisi p. 16: 126 Piccolomini, app. II I: 130; 4 e 6: 122; 7: 144; 8: 1305.; 125.: 146; 14: 131; 24: 144; 89: 122; III 29: 1241, 125; IV I: 49; 80-85: 78; 100: 49, 78; 101: 51, 78 ; 102: 51, 78; 103: 78; doc. XXVIII 2: 51; 7: 68 1 ; 9: 77; 20: 68 1; 27: 78; 35: 98; inv. 22: 49; 44: 49, 521; 70: 49; 83: 12 5; 419:. 12 55.; 694: 51; 695s. e 701: 50; 702: 141; 1008: 97s., 113 Pintor nr. 13: 1255. INVENTARIO NICCOLÒ III D'ESTE
Fumagalli p.
XIII:
67
INVENTARIO ORSINI
m5S. lat. nr. I: 125, 128; nr. 31: 1251 m5S. modo nr. 2: 310 INVENTARIO S. DOMENICO DI PERUGIA
Kaeppeli A 213: 59; 223: 1052
INVENTARIO VISCONTI
2: 59; 4: 101; 6: 66; 7: 59; 9: 101; IO: 59; 16: 521; 48: 111 1 ; 52: 241 ; 53: 101~ 55: 101,59; 59: 101,241 ; 67: 241 ; 70: ~;~:~;~:~,~;~:M;~:
INDICE DEI PASSI CITATI
661 ; 97: 24 1 ; 121: I12; 136: 59; 152: 217; 166: 48; 177: 217; 192: 66; 199: 97; 202: 59; 203: 47,55; 226: 97; 234: 66; 270: III 1; 273: 48; 284: 47; 301: 66; 310: 33,61; 316: 66; 323: 661; 352: 43; 372: 52; 381: 68; 386 e 390: 24 1; 417: 48, 55; 431: 14 1 ; 480: 97; 494: 47; 495: 50; 501, 509, 513, 524, 526, 539, 544: 48; 546: 47; 588, 591, 593, 599:48;618: 146;664:48;665:48,55; 674, 676, 682, 6845., 690: 48; 722: 48, 55, 141 ; 725, 733, 739s., 744: 48; 762: 105 2; 764: 35,43; 773: 146; 802: 145; 804: 35, 43; 808: 61; 821: 67; 823: 43 1, 59; 824 e 829: 33; 830: 33, 105 2; 833: 59,61, I4.s; 835: 145; 836s.: 144; 83 8 : 145; 839: 144; 844 e 846 : 145; 849: 33, 145; 850: 61, 145; 852, 854-856: 145; 859: 146; 860s.: 145; 862: 33; 864: 42, 111 1 ; 865: 66 1; 868: 146; 869: III 1 ; 874: 42; 875: 99; 877, 884. 886: 42; 892: 141; 897: 99; 902: 1052; 905: 59; 908: 26. 43 1 ; 915: 146; 918: 61; 927: 111 1 ; 928: 59; 931: 61; 932: 145; 950: 97; 951: 66; 954: 146; 955: 661 ; 95 6 : 140; 958: 141; 964: 61. 99; 971: 141 ; 978: 68; 979: 30.33; 982: 35; 9 86 : 30 ISlDORO DI SIVIGLIA.
s.
6.13.2: 4 1; 6.13.3: 43 ; 6. 14, I: 203; 6. 14. 6: 381; 6. 14. 18: 305. 3071
orig. 6.
IO. I: 23 1 ;
LBONARDI NICCOLÒ
in Guarino ep. 53, 23: 193, 306 LETO POMPONIO
comm. a Quint. inst. I. I. 27: I12S. in Poliziano ep. I. 17 p. 245.: 6 pref. a Varr. ting.: 222, 2292, 270, 284, 286s., 289 soscr. a Varr. Ung.: 222, 260s., 2634. 284 LJVIO
21. 31, 6: 109,231 1 ; 21. 36. I: 230s.; 21, 57, 5s.: 108. 232; 21. 59. 7: 231; 21,61,2: 141; 22,2, I: 232; 22. 7, 14: 2312; 22, 49, 15: 42. 291; 22, 50, 2: 2J2; 23, I, t: 2J2; 23. 6, 8: 231; 23. 24. 12: 232; 23, 28. 4: 232; 23, 37, 2: II3; 24, 8, 5: 2321 ; 24,42, 7: 99; 25, 5, 3: 231; 26, 15, 8: 232; 28, 39, 19: 70, 271; 38. 55. 8: 2007 LOMBARDO DELLA SETA
letto in StuJies Ullman II 235s.: 13. 17, 23, 136s.• 186" 193, 1985 LUCANO
3, 222S. e 4, 136: 23 1 ; 8, 680: 29: 4s.: 23 1 LUCRBZIO
1.476: 285
Lupo LAMOLA GIOVANNI
DI FERRlÈRES
ep. 69: 246
in Guarino ep. 455. 122SS.: 180; 455. 127: 85; 455. 132: 184; 455. 133: 255; 455. 134: 102, 295 2; 455, 1345·: 293; 455, 135: l0. 270; 455. 136: 244; 455. 13 6ss.: 176; 455. 137: 275; 455, 139: 184; 455, 143 s.: 1641 ; 455. 146 : 184, 189; 455. 148: 108; 455. 166: 10,280; 455, 167: 97, 112S.; 455, 170: 220
MACROBIO
sat. 7, 6. 5: 235 somn. I, 6, 70: 103 MAFFEI AGOSTINO
in Poliziano ep. 6. 6: 3032; 6, 6 p. 179s.: 317; 6, 6 p. 180: 94; 6. 6 p. 181: 75, 226, 252, 317; 6, 6 p. 182: 2765., 283
LANDINO CRISTOFORO
ve,a nob. p. 92. 20: 314; p. 96, p. 103, 5ss.: J 35
IO
IO: 12;
MAFFEI RAFFAELE
comm. urb. XXX: 59
368
IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI OVIDIO
MA NETTI GIANNOZZO
in Vespasiano cp. II, 24: 84; 12, 24: 84 MANUZIO ALDO
pref. a Teocrito, Esiodo ecc.: 225, 293 MARIO MERCATORE
Cyr. ep. clero 4: 45 2
271; 4, 241: 211 Ib. 569: 257 Pont. I, S, 15s.: 261 1 tristo I, 1,7: 58; 1,7,24: 192; 1,7,33: 4 1 ; 3, 14, 19: 31 PALLAVICINI BATTISTA
nota al Laur. 73,
MARSUPPINI CARLO
in Aurispa ep. 90 p.
fast. I, 454: 233 2 , 284; 3, 163s.: 209,
II2:
65, 68
MARZIALE II: 3032 ,
30 32 ;
7, 308s.; 7, 17: 9, 92, 12: 111 1; II,29, 3: 255, 270; 14, II: 18 MERULA GIORGIO
letto a Ludovico il Moro: 204 pref. a Marziale: 163 1, 211, 213, 215s., 218, 267, 282, 289s., 291, 294s., 315 1 pref. a Plauto: 163 1, 190,216,247,261, 280, 294, 314 MUSURO MARCO
pref. al!' Etym. magnum: 293
I:
165, 237
PANORMITA ANTONIO
Carmina varia I, 106: 561 in Aurispa ep. 98 p. 140: II I l; 119 p. 140: 32IS. in Guarino ep. 355, 43: 139s.; 355, 44: 102; 355,45: 19; 355, 46s.: 165; 355, 49: 8, 30, 217 P ARADOXOGRAPHUS FLORENTINUS
ed. Giannini 24-26: 299 PARRASIO AULa GIANO
lett. in F. Lo Parco, A. G. P., Vasto 1899, 159: 166s.; nelI'ed. di SeduIio e Prudenzio C. P2V: 76s., 79, 280, 321
MUZIO MACARIO
in Poliziano ep. 7, I p. 195: 257, 272, 281 NICCOLI NICCOLÒ
comm.: 7, 33, 59, 123, 139 letto in« It. med. e um. » 12, 1969, 115s.: 121; altra letto ibid. 120S.: 103, 1211 OLGIATI ANTONIO
nota all'Ambros. I 85 sup.: 1241 ORAZIO
ars 354: 199; 354s.: 201 1
epodo 17, 56: 152, 209 ORSINI FULVIO
letto a Gian Vincenzo Pinelli: 310
PEROTTI NICCOLÒ
in Vespasiano ep. 9, 5 e 7: 642 ; 9, 15: 591; 9, 18 e IO, 6s.: 93; IO, 7 e IO: 642 ; IO, 22SS.: 1961; IO, 23: 68, 93; IO, 25: 93; IO, 26: 135, 191 PERSIO
prol. 14: 210, 213, 280, 284, 294 PETRARCA FRANCESCO
fam. 4, I, 193ss.: 54; 15, 94ss.: 339; 15, 95: 190; S, 16, II: 190; 17, 84: 30; 6, 2,112: 22;2,168: 22;7,16,36: 18IL; 8, 9, 190: 190; II, 12, 77: 19; 13, 4, 236: 101; 4, 238: 21-23; 7, 4: 21; IO, 44: 19; 15, 3, 30: 22S.; 9, 5: 22; 18, 3, 50S.: 119; 4: 138; 5: 229; 5 tit.: 224; S,
INDICE DEI PASSI CITATI
369
PIo GIOVANBATTISTA 23: 274; 5, 30: 19; 5, 30SS.; 64, 243; 5, 31: 40, 60; 5, 46: 68, 224, 275; 7, comm. in... comeed. Plautinas. C. cc6r: 30: 22; 12, 4 e 25: 1991; 12, 30Ss.: 249 1986 ; 14, 80: 274; 15: 13 8 ; 19, 3, H3: 137S.; 20, 9.16: 22; 10,6: 22; 13, 145: PIZOLPASSO FRANCESCO 38; 14, 16: 22; 21, 10.61: 6; 10.106: letto al Decembrio: 139 185; IO, 101: 1991; 22, 2. 3ss.: 303 2; 2, 7: 186; 2. 8: 246, 282; 3, 2ISS.: 304; PLAUTO 3,25: 224; 23,12, HISS.: 1983; 12, H2: 1 cisto 733: 261 1 t99 ; 12. Il3s.: 286; 19, 40: 185, 340; 1 19. 46ss.: 197; 19,48: 184. 1982. 199 ; Men. 544: 1535. mi/. 321: 271; II78: 233 3; II79: 286 24, 1,232: 22; 2, 92: 190; 4, 94: 242; most. 830: 154 7. 5: 5, 2405.; 12, 261: 22; 13. 2SS.: Perso 480: 234 5; 13, 38 : 6 rud. 13 IO: 261 l invect. contra med. 2, 40s.: 19, 23 1 nota al Palat. lat. 1820, c. 38r: 29; al PLINIO il Giovane Paris. lat. 5°54. C. I7Sr: 29; al Paris.lat. 5690. c. 96v: 29; C. I88r:42.29I;aIPa3. 5, 5: 31; 4, 26: 3°3 2; 4. 26. I: 279 riso lat. 5720, c. 5v: 29; c. 25v: 30; al PLINIO il Vecchio Paris. lat. 5816, C. 7r: 42; al Paris. lat. 6802, C. S4r: II2; c. 56v: 29; al Paris. 6, 170: 188; 7, 51: 2II; 7, 89 e 192: lat. 7720, C. 8-3v: 29; C. 1I2V: 29S.; al 75; 8,218: 257; IO. 56: 272; 13. 68ss.: Paris. lat. 7880, I: 60, 64; c. 55r: IO; 18; 13.69: 43• 27, 33; 13,70: 21 2; 13, al Vat. lat. 3190, C. 7r: 20S., 23; C. 71: 27s.; 13, 74: 27. 491; 13.76: 18; 13, lIV: 305; c. Isr: 23; al Virgilio Am- 77: 305; 13, 79: 18; 13. 79s.: 49; 13, brosiano, C. 222r: 29 80: 18; 14,68: 257; 22. 88: 161,275; remo 1.43 p. 54: 186; p. 54s.: 1981; p. 25,47:74,255. 294;28.25:27°;31,66: 55: 204 218; 33, III e II3: 61; 33. 122: 58; 35, seno 2, 4 p. 842: 89; 4 p. 843: 12; 5. 137: 29 1 I p. 875: 102, 1983; 9, 2 p. 944: 3IS.; 13, IO p. 1020: 103, 1985; IO p. 1021: POGGIO ()4, 66s., 221; IS, I p. 1048: HS.; I p. vd. Bracciolini 1049: 240; I p. 1050: IlO; 7 p. 1059: 6 varo 4: 61, 185, 283; 9: 305; 15: 184, POLIZIANO ANGELO 1971,198 2; 45: 140; 61: 22; 65: 96. H2 appunti su Svetonio. Monac. lat. 754, IJir. ili. Scipio H, 14ss.: 6 C. 2I6r: 149, 153 vita sol. 2, I I p. 514: 7 collaz. di Columella: 72,124.148. 163s., 248; di Ovidio: 168, 273; delle PanPICCOLOMINI ENEA SILVIO (PIO II) dette: 7, 46, 96, 102. 105. 107. 109-III, BrieJw. I p. 359: 561; IV p. 475: I42S. 140,239,255, 267s., 286; di Plinio il V.: 1495.• t64, 240, 242. 2475., 254, 263; di hist. Bohem. 36: 127 Quintiliano: IO, 152,241.248; di Stazio PICO DELLA MIRANDOLA GIANFRAN- si/v.: 149, 1561, 158, 1675.,273; di Terenzio: 128. 148 CESCO comm. a Cic. Phil., Monac. lat. 755, lett. al Bembo: 2185. C. 54r: 188; a Stazio si/v., Magliab. VII
370
IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
973. c. 4r: 9. 156. 239; C. 10V: 315; a Svetonio. Monac. lat. 754: 211 diario odeporico-bibliografìco. Monac. lat. 807. c. 53r: 152 ep. I. I p. I: 190. 307. ]20. 340; 2 p. 4: 149; 2 p. 5: 73; II p. 17: 97; 18 p. 25: 6; 2.13 p. 58: 200 5 ; 3.17 p. 85: 24; 4. 9 p. 124: 105. 128. 148; 9 p. 125: 200; 13 p. 128: 76.2005.253.276.3032; 13 p. 129: 76. 96. 985.• 113. 222; S. I p. 131: 76.162.2191; 3 p. 140: 1095.• 2005, 313 2; 3 p. 143: 76• ]20; 7 p. 147: ]20; 9: 13; 9 p. 157: 200 5• 287; 6. I p. 162: 95. 99: I p. 1625.: 70.101.113; I p. 164: 1875.,210; l p. 165: 222. 276; I p. 166: 211. 267. 281. 284; I p. 167: 95, 97. 113. 24 1• 26 5. 277. 286; 7 p. 183: 37. 102. 253. 2901• 303 2; 7. 14 p. 208: ]20; 32 p. 219: 281. 313 2; 35 p. 227: 202 1, 3132 ; 35 p. 228: 149, 202; 35 p. 2285.: 152; 35 p. 229: 101, 155; 8. 15 p. 249: 37. 75-77, 1095.• 2005, 202. 220; 15 p. 250: 272; 9. l p. 262: 37; 10.4 p. 310: 188; 4 p. 31 05.: 148.313; 4 p. 311 : 73,1 04.107. 1275.• 188.216, 249; 4 p. 312: 210. 222. 277; 7 p. 315: 307, 310. 320; 9 p. 317: 224; 9 p. 318: 12; 13 p. ]22: 106; Il, I p. 327: 1905.; 6 p. 334: 41, 76. 110. 202; 6 p. 3345.: 200 5 ; 6 p. 335: 77; 6 p. 33 6 : 284. 289; 6 p. 337: 3205.; II p. 351: 32IS.; 25 p. 362: 41, 104, 107.128,188,215,272.282,3132, ]21; 12, I p. 365: 248; I p. 366: 72. 223, 284; I p. 367: 73. 188. 220. 294; 2 p. 370: 200 5 ; II (12) p. 384: 76; II (12) p. 385: 321; II (12) p. 386: 76; 18 (19) p. 396 e 398: 76; 20 (21) p. 401: 88 letto ad Ale5sandro e Lattanzio Corte5i: 261; a Lorenzo de' Medici (Prose 785.): 76, 152, 1955. mise. I I p. SII: 6. 287; I p. 512: 257. 286; 2 p. 514: 209. 284; 5 p. 5 19: 153. 28 45.; 5 p. 5195.: 3152 ; 5 p. 520: 209. 216; 7 p. 521 : 5; 7 p. 522 : 6; 9 p. 525; 320; 9 p. 527: 109,
111 1• 212. 2865.; 9 p. 528: 212, 216. 285; IO tit. p. 528: 209; lO p. 532: 72, 152, 209, 216, 218; 14 p. 537: 102; 17 tit. p. 543: 270; 17 p. 544: 73. 86, 149; 18 p. 545: 65.• 86. 148. 212.216; 20 tit. p. 549: 257; 20 p. 549: 72, 209. 216. 219. 2255.; 23 p. 552: 72. 86. 152; 23 p. 5525.: 124; 23 p. 553: 39. 86, 149, 152, 154,212; 24 p. 555: 73. 86, 161, 209. 216; 24 p. 556: 2U. 223, 283; 25: 42. 2343 • 277, 289; 25 tit. p. 55 6 : 226; 25 p. 557: 37, 45, 64, 83. 86, 148, 226. 281. 315 2 ; 25 p. 558: 109; 26 p. 560: 72. 106. 281, 298 3 ; 27 p. 562: 254; ]2 tit. p. 570: 280; ]2 p. 571 : 72. 86, 270; 33 p. 5725.: 115.; 34: 298; 34 p. 575: 271; 34 p. 576: 188.2095.• 216.223; 35: 161; 35 p. 576: 72. 86. 152. 209, 223 5.; 35 p. 577: 73 5., 94, 124, 148 ; 35 p. 5775.: 187; 35 p. 578: 73; 38 : 28 4; 38 p. 582: 200 5 ; 39 p. 584: 73. 282; 39 p. 5845.: 28; 39 p. 586: 28. 72; 40 p. 587: 215; 41: 163; 41 p. 588: 73. 955., 104. 107. 1095., 128, 200 5 , 313 2; 41 p. 589: 73, 86, 161. 1632. 187, 212. 214, 216,219; 44: 284; 44 p. 592: 124. 153. 210, 2125.• 216. 223; 44 p. 593: 2805.• 294; 46 p. 595: 124, 149; 47 p. 596: 203; 49 p. 598: 194; 50 tit. p. 599: 255; 50 p. 599: 735., 86. 149.213. 216, 294; 52 p. 604: 187; 53: 292; 53 tit. p. 605: 271; 53 p. 606: 149.221, 235 1; 53 p. 607: 73, 1042. 271; 53 p. 6075.; 102. 234; 57 p. 612: 86, 102. 149. 162.2005, 210. 216. 223, 225, 245,272, 287; 58 p. 616: 210; 58 p. 617: 200 5 , 226. 2341; 59 p. 624: 188,216.223; 59 p. 626: 149. 210,216; 61 p. 627: 72, 149; 61 p. 628: 152. 2205., 235 2 ; 63 p. 630: 210; 66 p. 633: 725., 154,2005.223.271,282; 68 p. 635: 200 5, 2225.; 68 p. 636 : 73; 69 tit. p. 636: 209, 216. 287; 69 p. 636: 218; 71 p. 637: 72. 128, 148. 210. 216. 220; TI p. 638: 220; 73 tit. p. 640: 282; 73 p. 64 1 : 13, 39. 149. 2 37; 73 p. 642: 111 1 ; 75 tit. p. 642: 257; 75 p. 643: 72,
INDICE DEI PASSI CITATI
213,224,273,288; 76 p. 645: 73; 77 p. 647: 86, 95, 105, 125, 1285., 138, 148, 153, 3 1 32; 77 p. 648: 294; 18 p. 649: 72, 74, 223, 3 1 32 ; 80 p. 651: 75; 80 p. 652: 223, 271, 286, 291; 81: 257; 81 tit. p. 662: 224; 81 p. 662: 73; 82 p. 663: 73, 2915.; 87 tit. p. 671: 286; 87 p. 671: 72, 148,226; 89 tit. p. 672: 2095.,224; 89 p. 672: 217, 286; 89 p. (i73: 73,153,210,219,3 152; 90 p. 678: 271; 93: 298; 93 tit. p. 685: 220; 93 p. 685: 72, 3132 ; 93 p. 686: 313 2; 95: 298; 95 p. 688: 281, 313 2; 96 tit. p. 688: 270; 96 p. 688: 73; 96 p. 689: 255; 97: 288; 97 tit. p. 689: 73; 97 p. 689: 72, 216, 218; 97 p. 690: 86, 15 25 .; Coronide: 28 1, 3II mise. II I: 289; I, I: 73, 24 1 ; I, 3: 76 , 277; 1,4: 2945.; 1,8: 37; 1,9: 210; I, IO: 37; I, 18: 281; I, 20: 455., 49; I, 21: 44,96,200 5,234; 2: 2343 , 315 2 ; 5, 3: 210, 218, 294; 5, 4: 96, 109, 210; 5, 5: 267; 6, I: 12; 8, 2: 74; 10,7: 154; II, 4: 149; 14: 2345., 288; 14, 4: 221, 248; 14, 5: 210, 217, 242, 282; 14, 6: 154, 1615.; 14,9: 210; 14, 12: 267; 15, I: 2II; 15, 155.: 288; 21, 6: 152, 157; 23, 95.: 153; 25, 2: 735., 260; 25, 3: 1495.,210,218; 31: 298; 31,2: 72, 75, 188; 31, 3: 154,218,293; 31,4: 13; 31, 7: 218; 35, 5: 124,149,154; 35, 9: 2II; 47, I: 73; 47, 3: 210; 47, IO: 73, 223, 265; 49, 4: 131; 49, 45.: 157; so, 13: 285; so, 14: 96, II3, 2342 ; 51, I: 222, 242; 51, 6: 73; 58, 2: 313 2 nota nell'ed. di Erodiano, c. e2V: 991, 241,287; c. fsv: 991 ; nel Laur. 35, IO, c. IIv: 8, 83; nel Laur. 49, 9: 37; nel Monac. lat. 766: 152; nel Monac. lat. 8°7, c. 63r: 142; nel Vat. lat. 3226, c. VIr: 148 pref. a Epitteto: 239, 2 8 55. 505cr. ad Apicio: 148, 168,2485., 3152; a Catone e Varrone: 95S., ISO, 152, 161, 1621 , 178, 2005, 2II, 248, 263; a Catullo: IO, 248, 260, 267, 269, 280; a Cic. Att.: 965., 188, 210, 217, 248,
37 1
2621 , 263, 292; a Columella: 87, 1065., 161,2475.; all'Hist. Aug.: 2835.; ai Mise.:
96; a Ov.fast.: 248, 279; a Ov. medie.: 240; a Ov. Pont.: 1545.; a Ov. trist.: 87,1545.,168,223,2475.: alle Pandette: 102, 248, 265, 267, 313 2 ; a Pelagonio: 153, 1621 , 1775., 247, 2625.; a Plinio il V.: 188, 222, 248, 2615., 280, 292; a Properzio: 71, 149, 248,261,267,272; a Seneca il V.: 293; a Stazio si/v.: 131, 1555., 1621, 239, 263, 268; a Svetonio: 279; a Terenzio: 71, III 1 , 223, 248 PONTANO GIOVANNI GIOVIANO
Aetius p. 1415.: 190, 318 PORFIRIONE
ad Hor. earm. 2, 8, 21: 2II POSIDIPPO
Anth. Palo 16, 275: 194 PRISCIANO
Gramm. lat. II 32, 4 K.: 344 periheg. 174: 109 PROPERZIO
4,
I,
80: 292; 4, 3, 21: 257, 291
PUCCI FRANCESCO
in Poliziano ep. 6, 4 p. 172: 40; 6, 4 p. 173: 210, 292 505cr. a Ovidio: 71, 101, 309 QUINTILIANO
illst.
I,
I, 27: II25.; 9, 4, 13: 9; IO, I,
42: 271 REGIO LUDOVICO
letto ad A. Maffei: 3 IO RHETORICA AD HERENNIUM 2,
47: IO
IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
372
RICCARDO DA BURY
Phi/obiblon 8, I 825S.: 64 1, 243, 275; 16, 1755.: 204 ROBORTELLO FRANCESCO
~rr e c. [34r: 2875; c. ~4V: 229 1 , 2875, 3132
Aesch. Trag., c. RUFINO
apol. adv. Hier.
2,
IO: 45 2
RUSTICI CENCIO
in Bertalot 223: 28, 55 SACCA GIANLUIGI
soscr. a Terenzio: 166 SALIMBENE DA PARMA
crono p. 262, 23ss. Se.: 60 SALLUSTIO
Cat. 61: 213 SALUTATI COLUCCIO
de Jato 2, 6: 227s., 341-344; 2, 6 p. 342, 5: 247; p. 342,9: 249; p. 342, 15: 247; p. 342, 1955.: 1981; p. 342,21: 98, II2; p. 342, 22: IO; p. 342, 32s.: 1042; p. 343, 4: 219s., 267; p. 343, 45.: 96; p. 343, 5: 272; p. 343, II: 265; p. 343, 12: 286; p. 343, 15: 2007 ; p. 343, 16: 275; p. 343, 17ss.: 2441; p. 343. 18: 85; p. 343, 18ss.: 80 4 ; p. 343. 19s5.: 278s.; p. 343, 20: 249; p. 343, 21: 21 3; p. 343, 23: 96, 282; p. 344, I: 220; p. 344,2: 220S.; p. 344, 3: 220; p. 344,6: 275 ep. I p. 52: 222, 239; p. 124: 247; p. 134: 1831;p. 153:7,98 ;P' 157: 5,217; p. 167: 27,141; p. 183: 7; p. 203: 218 1; p. 222: 1831; p. 228: 25, 1831, 1993 ; p. 242S.: 183; p. 2505S.: 269; p. 251: 190. 251,282; p. 252: 45; p. 253: 45, 1831; p. 253 s.: 23 6 ; p. 254: 32, 269; p. 276: 88; p. 312: 1993 ; p. 330: 1831; p. 330S.: 13, 16,21,23, 1993 ; p. 331: 181 2, 183 2 ;
p. 3318.: 183 1; p. 332: 16.23,240; p. 333: 240 ep. II p. IO: 1831. 1993 ; p. 104s.: 192, 318; p. 160s.: 80; p. 161: 7. 32. 103; p. 187: 7; p. 194: 191, 1993 ; p. 300: 239; p. 301: 59; p. 327: 183 1; p. 342: 1831; p. 357: 45, 183; p. 386 : 140; p. 389: 182; p. 391: 183 1; p. 392: 138: p. 397: 25, II3; p. 4II: 1831• 1952, 1996 ; p. 43 l: 8, 183. 2698.; p. 444: 1831; p. 449: 25. 1831; p. 47 1 : 32. 45. 101. 189, 339 ep. III p. 60: 21 5, 23; p. 75: 183 1• 1996 ; p. 76: II 7, 183 1• 215; p. 87: 247. 307; p. 89: 318; p. 97: 20, 32. II3; p. 104: 1832; p. 105: 1831, 190. 2.541;p. 132:21, 140; p. 144: 183 1; p. 146: 86s., 239; p. 146s.: 1325.• 1831; p. 1.58: 192; p. 163: 140; p. 178: II1 1; p. 219: 102.121; p. 220S.: 8• .545., 1831; p. 239: 1831; p. 246: 10,214; p. 363: 192; p. 370: 1831; p. 3708.: 270, 303 2 ; p. 373: 10,189,215. 221; p. 3735.: 216; p. 392: 192; p. 505: 1983, 1993, 1996• 200; p. .5 II : 44; p. .514: 32. #5., 189; p. 515: 182; p. .516: 182; p. 518: 221; p. 5228.: 192; p. 532: 1993 ; p. 533: 18 33, 186, 272; p. 55!: 272; p. .556: 103; p. 572: 6Is.; p. 6205.: 270; p. 625: 247; p. 626: IO, 1085.; p. 627: 138; p. 628: 1831
ep. IV p. 38: 4.5; p. 83: 10,221,274; p. 85: 189. 1993 ,282; p. 86: 30; p. I04: 182; p. II05. e II35S.: 193; p. 1.57: 38, 182.1831.192.3°7; p. 1.58: 1831, 1925.; p. 254: 193; p. 265: 88; p. 269: 318 SCALA BARTOLOMEO
in Poliziano ep. S. 2 p. 136: 765.; 5. 2 p. 137: 75-77; 12. IO (II) p. 382: 321; 12, IO (II) p. 383: 77, 321; 12,14 (15) p. 389: 202S.; 12, 16 (17) p. 39.5: 77 SCHEDEL HERMANN
Briefwechs. nr. 72 p. 167: 132, 198 5 SCHOPPE (SCIOPPIUS) KASPAR
De arte aitica:
125
INDICE DEI PASSI CITATI SCHorr(us) ANDRÉ ediz. di ps. Aur. Vict. epit.• Scholia p. 63-65: 70; p. '66 e 81: 722 ; p. 84: 70 SCUTARIO EUSEBIO letto al Merula: 45 1• 218 2 SENECA il Giovane ep. 107. Il: 3421 Rete. 83: 270 SERV10
Aen. IO. 244: 216; II. 554: 43 SmaNIO ApOLLINARE
ep. 5. 15: 2463; 5. 15. I: 283 1 SIMMACO
ep.
1,24: 266; 3, II, 4: 275; 9,13: 266
SVETONIO
Aug. 83: 288 Claud. 34: 218. 288 de notis p. 141. 3 R.: 267 Dom. 14: 298 Galb. 15: 269 grammo 24: 187 Nero 45: 257; 52: 1002 • 1093 TACITO
anno 15, 63: 199 TENAGLIA GUGLIELMINa letto in Sabbadini. Storia 292: 62. 101 TERENZIO
Ad. II7: 210 Andr. I8ss.: 1764 ; 194: 293 TIGNOSI NICCOLÒ
ad Cosman Medicem ... opusculum: SOSCRIZIONI ANTICHE Jahn nr. l: 253; nr. 3: 250, 256, 279. 283 1 ; nr. 4: 194.250; nr. 6: 250. 253; nr. 8: 194.250; nr. 9: 250; nr. 12: 283 1; m. 13: 250, 254; nr. 14: 256. 2831; m. 15 e 17: 283 1; nr. 18: 250, 256, 283 1; nr. 19: 250, 256. 279, 2831; m. 21: 283 1 SPEZIA NICOLA 50scr. all'Urb. lat. I184: 322 SQUARZAFICO GIROLAMO pref. ad Asconio: 241 STAZIO
silu. I, I, 1025.: 157;
I, 3, 84: I87s.; 2, I: 210; 2. 7, 14s.: 276; 4. 5, 48: 284; 4. 9, 40: 209, 255; 5, I, 33: 2II; 5, I. 188s.: 281; 5, 5: 241; 5, 5.24-27: 241
SUMMONTE PIETRO letto a F. Puderico: 268. 316 1 nota al Vat. lat. 2840, c. II: 310
373
127
TRAVERSARI AMBROGIO
ep. 30 col. 398: 12; 42 col. 78: 1331.223. 254; 43 col. 81: 31. 37; 44 col. 82. 45 col. 83. 49 col. 86: 199 s ; 61 col. 97s: 265; 95 col. 126: 194. 307, 340 ; 95-98: 3041 ; 96 col. 127: 95. 205; 97 col. 128: 284; 104: 30 41; 104 col. 133: 307; 134: 3041; 134 col. 187: 205; 134 col. 187s.: 100, 199 8; 134 col. 188: 182S., 307; 135 col. 189 e 190: 199 8; 151 col. 210: 46; 152 col. 2II: 199 8; 157 col. 215: 20; 166 e 167: 3041; 167 col. 225: 47; 167 col. 226: 20; 171 col. 23IS.: 95, 1953• 199 8 ; 206 col. 267: II9, 181. 1998 • 214. 216. 223. 238, 256; 213 col. 278: 878.• 103; 214 col. 280: 8~88,. 255. 266. 2963; 215 col. 282: 87. 255; 215 col. 2828.: 296 4 ; 216 col. 283: 199 5, 223; 216 col. 283s.:. 255; 216 col. 284: 12. 875.• 103. ~964. 298 1; 217 col. 285: 139; 218 col. 286: II3. 181. 198 5• 1998.251; 223 col. 292: 320; 224 col. 294: 255;' 225 col. 294: 187. 216. 222. 242. 255. 266; 226 c~l. 296: 1631. 183•.2368..• ?-5I; 227 col.
374
IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
297: 199 8; 230 col. 303: 198 5 • 1995, 306; 231 col. 303: 183. 199 8; 232 col. 305S.: 242. 2471 ; 232 col. 306: 184.1985, 1998• 249. 251. 306. 320; 233 col. 307: II3. 187. 215. 297; 234 col. 308: 137, 242. 247'; 235 col. 309: 57; 236 col. 310: 247. 255; 237 col. 3II: 103. 199 5; 240 col. 314: 82S.• 86; 240 col. 315: 306; 242 col. 316: 20; 242 col. 317: IO. 16. 23. 54. 57s.• 142; 243 col. 317: 7. 26; 243 col. 317s.: 140. 142; 243 col. 318: 58; 244 col. 320: 187. 195 1 • 1998• 214; 247: 304'; 247 col. 322 : 93s.• 193; 253 col. 330: 251. 320; 260 col. 339: 95. 195 3 • 197'. 199 8; 271 col. 35 2 : 93. 237. 259. 2972 ; 271 col. 353: 87. 1998• 202; 271 col. 354: 133'. 1342• 165. 175 1 • 186. 199 5; 272 col. 355: 166; 272 col. 356: 183. 251. 266; 272 col. 357: 41; 272 col. 358: 99. II3; 273 col. 358: 87; 274 col. 360: 26. 66. 68. 141; 274 col. 361: 46. 87. 283; 275 col. 363: 41; 276 col. 365: 12. 94; 276 col. 366: 297'; 277 col. 368: 20. 38, 86, 99. II2S.• 142. 164; 277 col. 368s.: 33. 88; 277 col. 370: 94; 281 col. 376: 26. 236. 286; 291 col. 382: 20. 26; 296 col. 384: 165. 186s.• 254; 297 col. 386: 60. 166; 298 col. 388: 81 3 • 134, 1998; 303 col. 392: 61, 83, 105, 283; 305 col. 395: 264s.; 305 col. 396: 44s., 615., 83; 306 col. 398: II8, 133. 14°.165,1751,187.1998.214, 252; 306 col. 398s.: 88s.; 306 col. 399: 265; 307 col. 401: 1331; 309 col. 404: 26,1998,2963 ; 310 col. 406: 133'; 3II col. 406: 87, 103, 124, 166; 3II col. 408: 20, 141; 312 col. 409 e 313 col. 410: 165; 313 col. 4": Il; 314 col. 412: 138; 315 col. 413: 7, 20. 26. 54. 139s., 142; 316 col. 415: 86, 130; 317 col. 417: 124; 319 col. 419: 86; 321 col. 420; 20, 27s., 86, 165S.; 321 col. 421: 11 2; 321 col. 422: 137; 333 col. 444: 86. 139; 334 col. 445: 139; 376 col. 488: 166; 376 col. 488s.: 130; 379 col. 492: 45, 87; 385 col. 5°1: 100, 143. 187,214.216; 387 col. 504: 23, 214,
256; 390 col. 508: 26. 45, 141; 390 col. 509: 251; 393 col. 512: 23, 42, 45. 126s., 166; 398 col. 517: IO. 54, 83; 414 col. 533: 46 ; 415 col. 534: 100, 103. II3; 439 col. 561: 71 • 139. 142; 453 col. 579: 100, 103. 143; 458 col. 583: 252; 460 col. 585: 24; 465 col. 588: 101, 199 8; 498 col. 616: 165; 501 col. 618: 45. 54; 502 col. 618: 20. 137; 502 col. 619: 20. 62, 65. 101, 137. 195. 199 8; 503 col. 619: 95, 101. 183, 1953 • 199 5• 1998.215.251, 253, 269; 504 col. 620: 66; 505 col. 621: 251S., 283; 506 col. 621: 252; 507 col. 622: 283; 508: 304'; 508 col. 622: 12, 38 2 • 58. 62, II2S.• 127; 508 col. 622S.: 62S., 1998; 509 col. 623: 307; 512 col. 626: 20. 23, 26.196'; 513 col. 626: 1998; 762 col. 876: 101; 779: 304'; 834 col. 957: 306. 320 ep. Luiso 8. 33: 61 hod. p. 30: 62, 166; p. 64: 86, 205; p. 66: II 2 ; p. 71: II 2 , 121; p. 75: 166; p. 76: 95s.; p. 79: 139; p. 80 e 100: 166; p. 10IS.: 121; p. 102: 20, 28. 165s. in Aurispa ep. 19 p. 28: 247 TRITHEMIUS JOHANNES
De laude scriptorum . .. , c. bv: 204 UBERTI PIER MATTEO
so~cr. a Celso: 148s.• 188,248,262.267 UGOLINI BACCIO
in Poliziano ep. 7. 5 p. 200: 75. 320 UGUCCIONE DA PISA
deriv.• Vat. Chig. L VIII 289. c. 35vA: 25 1 ULPIANO
dig. I, 16.6.3: 298; 32, 52. I: 3; 32. 52, 5: 65
V ALERIO 2, 572: 209
FLACCO
INDICE DEI PASSI CITATI VALLA LORENZO
Consto don. 35 p. 29: 323; 37 p. 31: 187; 37 p. 32 : 24s.; 37 p. 33: 20, 25, 32; 66 p. 57: 20, 25; 66 p. 58: 32, 38, 40, 46, 100; 67 p. 58: 25; 72 p. 62: IOOS.; 74 p. 64: 317 eleg. I, 14 p. 19: 213; I, I7 p. 22: 562, 212, 216; I, 17 p. 24: 2003 ; 2, I p. 47: 2003 , 220, 223, 232, 256, 281; 3 praef. p. 80: 101, II5; 3, 5 p. 85: 220, 323; 3, 6 p. 86: IOIS.; 3, 13 p. 89: 323; 3,26 p. 97: 165; 4, 65: 194; 4, 85 p. IS0: 20S., 25; 6, 6 p. 181: 223; 6, 23 p. 215: 188; 6, 33 p. 215: I9IS.; 6, 43 p. 222: 31, 25,38; 6, 48 p. 225: 2003 , 323 emendo p. 603: 256, 2571; p. 604: 109, 212, 217, 23 I I, 256, 25i, "-91; p. 6°5: 256, 25i; p. 606: 1042, 108, 141,212, 231,2323,256,267; p. 607: 231 2, 2324, 256; p. 608: 224, 256s., 267; p. 609: 256,2571,267; p. 610: 102, 232 1, 232 2, 2571 , 267; p. 612: 108, 232, 287; p. 613: 113, 275; p. 615: 2321; p. 616: 212, 216; p. 617: 99, 212, 217; p. 618: 231; p. 619: 281 in Aurispa ep. 83 p. 102: I2S., Il3 in Fac. p. 523: 321; p. 599: 216, 266; p. 601: 212, 216, 222, 270s.; p. 602: 267, 282; p. 603: 112, 212, 217, 220, 230, 2311, 267; p. 620: 187 in Pog. p. 263: 2I2S.; p. 263s.: 323; p. 314: S, 194 letto in Op., p. I: 283, 304; in Sabbadini, Storia 162: 217, 237; in Sabbadini, Storia 299: 98, 260, 280
375
soscr. a Quintiliano: 260; a Tucidide: 62, 96, 101, 279, 3032, 312 VENANZIO FORTUNATO
Mart. praef. I 4: 45 2 VERGERIO PIER PAOLO
in Salutati ep. IV p. 368: 286 VERGILIO POLIDORO
2, 7 p. 144: 69, 79; 2, 8: I7s.; 2,8 p. I46s: 27; 2, 8 p. 147: 21 VESPASIANO DA BISTICCI
ep. 2, 6ss.: 41, 196; 2, 9:
IlO, 112; 2, 16: 101, 103, 136; 3, 5: 101, 136 1; 5, 12S.: 23s.; 16, IO: 61; 16, 14: 191; 16, 17: 93, 270; 16, 25s.: 82 1 ; 17, 3 e 8 e 12: 61; 18, 7: 61; 18,8: 64 2; 25, 5: 191; 3D, 9: 61, 64 2 Vite, Niccoli 3: 131 3 ; Poggio 2: 401
VIRGILIO
Aen. 4, 177: 55; 7, 767: 241; 8, 402: 210; 12, 144 e 280s.: 29; 12, 709: 344 ed. 2, 20: 562 georg. 3, I58s.: 97 VISCONTI BARTOLOMEO
soscr. all'Ambros. E 67 sup.: 184 VITRUVIO
8, 3, 21-23: 218, 298 VITTORE SESTO AURELIO
epit. I, 21 e 4, I: 72 2; 4, lO: 70
INDICE DEI MANOSCRITTI
AREZZO Bibl. Comunale 145: 571 BAMBERGA Staatliche Bibl.. Patr. 61 (HJ IV 15): 3122 BERLINO Dcutsche Staatsbibl.. Lat. Fol. 661 :132 BOLOGNA Bibl. Uni\'ersitaria 701: 165; 1733: 307 CRACOVIA Bibl. JagiellOliska 416 (CC II IO): 1671 ESCORIAL. S. LORENZO DEL Real Bibl. S III
.:.1:
1671
FIRENZE Bibl. Medicea Laurenziana 29. 32 (L): 149. 167.276; 30. IO: 130. IS0; 32. 9: 33. 38. 88. II2. 142• 164; 32.46: 68; 35. IO: 8. 83; 36.49: 274; 37. 13 (Etruscus di Sen.): 149. 270; 39. I (Virgilio Mediceo): II61; 45.15: 129; 48. IO: 30; 48. 22 (P): 1821• 328s.• 33 2-338; 49. 7 (P): 37. 1961• 31 52; 49. 9 (M): 37. 1161, 148. 1961• 226. 289. 292. 3152; 49. 18: 272. 273 1• 274. 296 4 ; 49. 24: 51; 53. 18: 341; 54. 15 (M): 3341 ; 54.22.: 70; 56. I: 218. 299; 65. I: 33. 44; 65.
5: 318; 65. 26-2j: 136; 66. 21: 125s.; 66.40: 126; 68. 2 (Med. II di Tac.): 301• II9. 123; 73. 1: 148. 165. 237; 76.40: 153 1; 82. 1-2: 149.270; 90 sup. 42: 341 Acquisti e doni 446: 3I 8 Conv. soppr. 452: 341 Edili 161: 225 1 S. Marco 190 e 257: 149; 268: 331. 338; 303: 141; 343: 149; 610: 124. 166; 683: 26; 695: 26 Strozzo 44: 268; 96: 120 Pandette: 73.95.104.107.109. II6 1• 127s.• 140. 148. 298. 313 Bibl. Nazionale Centrale II I 67: IO; II IX 14: 312 Conv. soppr. A. 2. 2638: 318; I IV 26: 161. 259. 297; I V 43: 23; I VI 6: 46; I VI 9: 133 1; I VI IO: 88. 134. 175. 187; I VI II: 175 Magliab. VII 973: 9. 15 6• 315 Bibl. Riccardiana 488: 149s.• 240. 270. 272. 294; 499; 43 2• 51. 1821; 506: 99. III. 286; II79: 153. 177. 188; 1222 C: 307 lESI Bibl. Balleani 8: 39s. ITHACA Cornell University B 2: 177. 252 LEiDA Bibl. der Rijksuniversiteit. Voss. lat. 0·9 (Y): 39
IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI LENINGRADO
Arch. de1l'Ist. di Storia dell'Accademia delle Scienze dell'URSS 627/2 (già Museo di Paleogr. V 645): 309 LONDRA
British Museum, Add. 12012: 252 Harl. 2736: 238 1 ; 5792: 139 MADRID
Bib1. Nacional 3678 (M): 13, 156-160, 174,24 1,277; 85 14: 13~·, 13i, 1595, 274, 334 1 MILANO
BibI. Ambrosiana A 212 inf.: 2962 ; D 531 inf.: 258; E 67 sup.: 184; E 127 sup.: 264; 175 sup.: 2962 ; L 85 sup.: 124s., 148; L 91 sup.: 61, 65; R 88 sup.: 33; Z 184 Sup.: 202; Virgilio del Petrarca (già A 49 inf.): 29 MODENA
BibI. Estense, lat. V C 2: 258; VI D 6: 25 2 MONACO
Baycrische StaatsbibI., lat. 451: J27; 754: 149, 153, 2II, 309; 755: 129, 188; 756: 309; 766: 152; 807: 142, 152 ; II301: 258, 322 Libr. impr. e. noto mss. in foI. 35: 71, 168 MONTECASSINO
BibI. dell'Abbazia 91: 123; 361: 141, 165 NAPOLI
BibI. Nazionale IV A 3 (Festo Farnesiano): 13, 39, 149, 153, 178-180; IV A 43: 270; IV C 32: 167
NEW YORK
Academy of Medicine 275): 148. 315 2
l
(già Phillipps
Balliol College 78 B: 3l 8 Bodleian Library, Auct. P. 2. 2: 71; T. 1. 27: 149 Can. lat. 34: 238; 95 (C): 171 3 PARIGI
BibI. Nationale, fr. 204: 59; 343: 26. 43 1 gr. 425: 318 Inv. Rés. X 96 (V): 39 lat. 23: 146; 147,390. 4II. 426, 627: 48; 65 1: 48. 55, 141; II42: 48; 15 66 : 4 8• 55; 1615: 35. 43; 1636. 1655, 1727, 1757. 180 3: 48; 1989: 47, II9; 1994: 50; 2066, 2103. 2104, 2151: 48; 2219: 47; 2252: 48; 23 22 : 48.55; 2323. 2494. 2540, 2591. 286 7. 2923. 3236 A, 3271, 3302: 48; 4539: 141; 49 69: 43; 5054: 29; 5690: 29, 42,291; 5720: 29s.; 5816 : 42; 5840 e 6069 I: 145; 6353: 146; 6408: 144; 6477: 145; 6568: 318; 6789: 43 1 ; 6798: 149; 6802: 29. 112; 6830 H: 146; 703 8 : 14 1 ; 7323: 47, 55; 7400: 141; 7720: 29; 7723: 260; 7880.1: 10.60.64; 7880, 2: 60; 7975: 152; 8045: 145 Rés. g. Ye. 236: 69 PERUGIA
BibI. Comunale Augusta 57: 48; 273: 48. 136; 681: 48. 146; 996: 48. 50; 1002: 48; 1049: 47. 147; 1054: 48; 1057: 141; 1071 e 1077: 48; 1173: 48, 146 N. F. 22: 48. 50. 58. 145; 46: 47, 136 PISTOIA
BibI. Forteguerri A 37 (S): 3341
INDICE DEI MANOSCRITrI ROMA Arch. di S. Maria sopra Minerva. cod. s. s.: 47. 144. 146 Bibl. Corsiniana 50 F 37: 155s. Bibl. Vallicelliana A 5: 20, 165 SAN GALLO Stadtbibl. 226: 28 VATICANO (Città del) Bibl. Apostolica Vaticana, Barb. lat. 146: 37s.; 2743: 48 Bas. S. Petri H 25: 1I8, 165, 245, 327-338 Capp. 235: 261 Chig. L VIII 289: 25 1 Ottob. lat. 349: 140; II84: 322; 1592: 8, 17. 31. 187. 236; 1836: 303 2; 1883: 17; 2057: 104, 121. 142. 184. 269 Palat. lat. 1469: 252; 1564: 59; 1820: 29 Ross. 166: 48 Urb. lat. 301: 3II; 327: 1595,318; 342: 155; 383: 82 1; 661: 155; II46: 148. 3152; II 84: 322. 341 Vat. gr. 174: 237; 218: 164. 219; II64: 60. 164
379
Vat.lat. 189: 175; 1629: 373 , 173; 1773: 89; 1793: 63 2; 1801: 62. 303 2• 312; 1843 e 1849: 152• 33 s., 53. 56. II9; 1852: 15 2• 33 s.• 53. 56. II9. 259; 1873: H8; 1904: 149. 2II; 1958: 191. 216; 2208: 225 1 ; 2840: 310; 2901: 1°5, 108. 177; 2928: 341; 3195: 23; 3196 : 20. 23. 305. 3 IO; 3225: 210; 3226 (Terenzio Bembino): 71. III 1• 125. 128. 148; 3250: 309s.; 3277: 153 2; 3286: 12 5. 149; 3294: 149; 3357: 185 1 ; 33 68 : 13. 178-180; 3369: 179s.; 3797: 166; 3867: 128. 148; 3870 (Plauto Orsiniano): 104s., II7. 133. 154. 165. 173. 217. 314; 5951: 236; 8121: 48. 59. 147; 10277: 48• 13 2 ; 11458: 8. 13. 31. 37. 1061• IlO. Il2. 1371• 1595, 165, 236 VIENNA Nationalbibl.. med. gr. I (Dioscuride): 164 WOLFENBUTTEL Herzog August Bibl.. Gud. 224 (NeapoIitanus di Prop.): 71, 149. 291 Gud.lat. 2 0 II8: 279
INDICE DEI NOMI E DELLE COSE NOTEVOLI
Abelardo Pietro u6s., 215 Acciaiuoli Angelo, vesc. U9 1 Acciaiuoli Donato 41, 196 Acciarini Tideo 95 Adamanzio Martirio 152 Agnolo chartoraio 84 Agostino, s. 54, 86s., u9, 125, 130, 134, 140, 166, 185, 229, 247, 307, 342 Agostino da Portico, camaldolese 143 Alberti Bernardo 310 Alberti G. B. 3121 Alberti Leonbattista 3IO Alessandro di Afrodisia 88, 217, 316 Alessandro Magno 27, 138 Alfodhol de Merengi 55 Allegri Mariotto 57, 297 Alvisi E. 126 Amadio da Milano, orefice 67 Ambrogio, s. 7, 63, 307 Ammiano Marcellino 23, 86, u8 Andrea cartolaro 67 Angeli Costantino O. P., copista 147 Angeli Iacopo da Scarperia 140, 193 Angelo 143, 195 1 Angc1us, ser 14 Angiò (d') Roberto 100 Antonini Itinerarium IUt, 136, 322 Antonio, s. 124 Antonio bibliopola 8, 83 Antonio da Budrio 23 Antonio da Massa Marittima 306 Antonio da Pistoia 87 Anziani N. 37 Apellicone di Teo 257 Apicio 148, 168, 248, 309, 3I52 aplografia 231 Apollinare di Laodicea 317 Apollonio Rodio 88, 142, 164
Apollonius Tyrius 126 Apuleio 723, 76, 229, 276, 280, 283 Aragazzi Bartolomeo da Montepulciano 3341 Aragona (d') Alfonso, re 340 Arato 278 Archimede 60, 94 Arduini F. 173 Arese Andreolo 132 Aristarco di Samotracia 285 Aristotele 6, 59, 86, 88, 141, 145, 147, 222, 253, 271, 285, 287, 316 Arns E. 111, 41, 84, 187S., 199, 204s., 243, 246, 249, 2501, 277, 3031, 30 5,
323 Arzignano Giovanni 176, 236 Ascensio, vd. Badius Asconio Pediano 13, 93, 159 5, 24IS., 274, 278, 3341 Astemio Lorenzo 70 Atanasio, s. 23, 26, 1961 Ateneo meccanico 59s., 164 Attalo, re di Pergamo 21 Augustinus chartarius 83 Aurispa Giovanni 343 , 81, 139, 193,247, 265
Ausonio 163 1,266, 268, 3162 autografia 343 Avanzi Girolamo 111 1, 213 Avito 68 1
Bacciameus chartarius 83 Badius Van AscheJosse (Jodocus Ascensius) 1111 Baldelli Nicolò 247 Bandini A. M. 37, 70, 71 1, 1291, 168t, 1682, 338 Barbaro Ermolao 267, 276
IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
Barbaro Francesco 88, 94, 106\, 139, 156, 160, 1631, 173s., 183, 236, 251, 255,264,266,270,290,296,298,306 Barbato da Sulmona 304 Bardi Bartolomeo 81 Bardon H. 238 Bardy G. 227 3 Bartolomeo da Montepulciano, vd. Aragazzi B. Barzizza Gasparino III, 1671, 286, 320: critico del testo 263s. Barzizza Guiniforte 1671, 184 Basilio, s. 138, 1631, 183, 236, 251, 318 Basso Angelo (Poliziano) 260 Battista, camaldolese (?) 61 Beaufort Henry, card. II9, 131S. Bembo Pietro 128, 218 Benedictus, magister 185 Benevento, bibl. Capitolare 122, 125 Bernardino, s. 136 Bernardo di Compostella jr. 141 Beroaldo Filippo il V. 2 l 3: critico del testo 233s., 271, 309 Bertalot L. 28 Bessarione, card. 237 Bibbia 54, 100, 130s., 139, 146 biblioteche, vd. Benevento, Bobbio, Bologna, Fiesole, Firenze, Roma: pubbliche 80 Bilabel F. 84, 199 Billanovich Gius. 99, II9\, 136, 138, 146, 1671, 2441 Biondo Flavio 40, 67: copista 8, 17 Birt Th. 51, 71, 9, II\, 18, 20, 28, 41, 84\, lII 1, 305 Bo D. 201 1 Bobbio 152, 2°4, 320S.: bibl. di S. Colombano 125 Boccaccio Giovanni II9, 146, 189, 216, 226, 297: copista 138, 282 Bologna 48s., 52, 94, 137, 2181, 269, 283: bibl. dei Domenicani 139, 165 Bolognini Lodovico 272 Bolsena 105: chiesa di S. Cristina 138 Bonaccorso da Pisa 191 Bossi Francesco, vesc. 104s., 142, 269 Bosso Matteo 57
Botfield B. 293 Boulanger A. 336 Bracciolini Poggio 14s., 16, 33-35, 37, 43 2, 48, 51, 53, 103, 106, II7-II9, 121, 131, 137, 141, 156-161, 1722, 174, 181S., 213, 267, 274, 315 2, 318, 327-338: copista 8, 13S., 34, 120 1; critico del testo 258s., 338; epigrafista 42, 107 Branca V. 861, 153s., 2II Brauninger F. 79 1 Briquet C. M. 49 Brossano (da) Franceschino 138 Bruni Leonardo 17, 145, 1925., 225, 2302, 318, 320 Biihler C. F. 83 2 Bucinio Bartolomeo 134, 197 Bussi Giovanni Andrea, vesc. Aleriense 1881, 293 Cagni G. M. 93\, 191\ Calcidio 182 Calderini Domizio II, 26, 69, 70S., 97, 124, 152, 157, 187, 210S., 241, 273, 286, 320 Calderini Giovanni 218 1 Calfurnio (Giovanni planza de' Ruffmoni) 276 Callia 61 Callimaco 218, 222, 271, 275, 291 Calliopio 277-279, 343 Campana A. 31\, 36, 106\, 122, 126, 1362, 1441, 155, 1651, 247, 2483, 273 2, 303 2, 3092, 3152, 333\ Canfora L. 692, 70 Capelli Pasquino 1961 Capello Guglielmo 247, 258 Capra Bartolomeo, vesc. 57, 139 Capra L. 293\ Carlo Magno 28 Carlo IV, imp. 137 cartolai 81-84; vd. anche Agnolo, Andrea, Augustinus, Bacciameus, Francesco, Giovanni, Petrus; cf. librai Casacci A. 328, 341 Casamassima E. II4-II6, 120-123, 125S., 128, 144s.
INDICE DEI NOMI E DELLE COSE NOTEVOLI
Casella N. 1272 Cassiano Giovanni 146 Cassiodoro 165 Catone 130, 150,152,161,1621, 178,263 Catullo IO, 155, 222, 248, 260s., 267. 269, 272, 276 Celso 8, 24, 30, 32, 84, 93, 102, 139, 148, 165, 188, 193, 236, 248, 262, 267, 320 Cencetti G. 1001 Censorino 226, 2341 Cesare 56, 1111, 228, 258, 322 Cesarini Giuliano, card. di S. Angelo 44 Cicerone 6, IO, 39, 41, 562, 109s., 186, 201, 220, 235, 242, 272, 274: codice di Lodi 104s., 121, 140, 142, 164, 176s., 184, 187, 190, 217,219, 2201 , 244, 269, 280; epistole 25, 84, 96, 1161, 139, 148, 165, 185, 188, 1961, 214, 226, 240, 248, 262 1 , 263, 274, 277,289,292,296,310,3152; Filippiche, recensio poggiana 327-338; opere filosofiche 8, Il, 46, 49, 143, 146, 149, 154, 164,237, 240s., 281, 289; opere retoriche 8, 17, 31, 61S., 93, 110-112, 164,224,236, 23 8,240, 252, 255, 25 8, 263s., 270, 275, 293, 320 ; orazioni 30, 43, 53s., 57,60, 94, 106, 118 1 , 159 5, 1604, 164S., 1741, 175, 18IS., 188, 1986,236,24°,245, 251,254, 258s., 265, 268s., 272,329; ps. Cicerone 8, 93 ciceronianismo 218s. Cinturellus, pape tabellarius 142 Cipriano, s. 121, 166 Ciriaco d'Ancona 134S., 138 Cirillo d'Alessandria, s. 26 Clark A. C. 1562, 173s., 273 2, 274 1, 328 -331, 3341 , 332-337 Claudiano 79, 1111, 236 Climaco Giovanni 306, 318 Cocci Marcantonio, vd. Sabellico Cocco Lodovico 183 4 codex quadratus 55; unicus 188, 314 collazione, vd. emendatio: della copia col modello 187, 243s., 246s., 251-253, 269s., 275
Colocci Angelo 59 Colonna Francesco 128 Colonna Girolamo 72 Colonna Prospero, card. 118, 217, 267 Columella 72, 86s., 106, 124, 148, 161, 212, 248 Concilia 139, 165,251 congettura, vd. emendatio: può oscurare tradizione genuina 162S., 227s., 231 2, 315 Contarini Girolamo 61S., 83 Convenevole da Prato II Conway R. S. 1082 copie: corrette dall'autore 252S., 303; defmitive e provvisorie 13s., 136s., 174; soppiantano gli originali 120, 175; vd. anche collazione copisti 195-198; vd. anche Angeli Costantino, Biondo Flavio, Boccaccio Giovanni, Bracciolini Poggio, Demetrio, Domenico, Francia, Giovanni Aretino, Lamperti Giovanni, Niccoli Niccolò, Nori Mariotto, Petrarca Francesco, Petrus de Traiecto, Poliziano Angelo Coppino Giuliano 135 Corner (Comaro) Giovanni 6s., 60, IIIS., 263s., 270, 285 Correggio (da) Azzo 21 Cortesi Alessandro 261 Cortesi Lattanzio 261 Corvini Giovanni 121, 180, 258, 2973 Cotta Catelliano 79 Courtney E. 1551, 1592 Crasso Baldassare, vd. Grassi B. Cratander Andreas 70 Crinito Pietro 129 Crisolora Manuele 2771, 296 Cristoforo da S. Marcello, vesc. di Rimini 20, 205, 307 criterio paleografico nell' emendatio, vd.
emendatio critica del testo, vd. aplografia, codex unicus, congettura, dittografia, glosse, emendatio, Barzizza Gasparino, Beroaldo Filippo il V., Bracciolini Poggio, Guarino Veronese, Niccoli
IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
Niccolò, Poliziano Angelo, Salutati Coluccio, Valla Lorenzo Crivelli Ambrogio 61 Crotto Luigi 66 Cujas (Cujacius) Jacques 70, 72 2 Curzio Rufo 29, 31, 81,239,242, 253s., 323 Cusano Niccolò 89, 139, 188 1 Cutizzi Bertola 61
D'Adda G. 204 Dain A. 691, 71 2, 3122 D'Ancona P. 57 Daniel Pierre 70, 72 2 Dante Alighieri IO, 67, 215, 217 Darete 126 Debenedetti S. 167 Decembrio Angelo 202 Decembrio Pier Candido 36, 132, 139, 221, 230, 282, 295s. Decembrio Uberto 132 Demetrio, prete cretese, copista 183 Demostene 141, 164 De Rossi G. B. 421, 1071 Destrez J. 196 dettatura 96, 195 Diano 46 Didimo Ca1centero 31 , 4 Dini Traversari A. 57 Diodoro d'Alessandria, matematico 15 Diodoro Siculo 202, 269s. Diogene Laerzio 184,247,249,251, 320 Dionigi Areopagita 251S., 283 Dionisotti C. 69, 743 Dioscoride 164, 294 dittografia 228 Domenico scriba 205 Donato Elio 137, 171S., 182, 2IO, 217, 3 19 Donato Pietro, vesc. 136 Donato Tiberio Claudio 95, 125, 129, 139, 1961 Dunston A. J. 15 2, 34, 1371, ISSi, l743, 241 Durnham Ch. L. 177 Dziatzko K. 4-6, 173 , 85, 203
Ehlers W. 153 2, 1741
emendatio: canoni 293-295; criterio paleografico 229-235; distinta da collazione e trascrizione a cominciare dal Poliziano: 178, 245, 261-263, 337s.; ope codicum 244s., 247-249, 253-256, 270 (sua superiorità sull'e. ope ingenii 288-290, 295); ope ingenii 244, 256s., 270-272; vd. anche congettura Ennio 72, 254 Enrico da Pisa, frate 60 epigrafi 42, I I 7, 121, 127, 165; e/L. 5837: 1071 , 138; X 5840: I05, 107 1 ; X 5853: I07!, I072 , I073 Epitteto 285s. Erodiano 37, 75s., 99, I02, 2IO, 277, 28 7, 317 Erodoto 298 Eschilo 88, 142 Esiodo SI, 225, 2272, 293 Este (d') Leonello 55 Este (d') Niccolò III 67 etimologie: autographus 101; charta 25, 27;folium 33; pergamena 21; volumen 31, 4 Eugenio IV, papa 46 Eumene, re di Pergamo 21 Euripide SI, 223, 265 Eusebio 165, 243, 286, 317 Eustachio camaldolese, abate di Val Ca· stro 63 Eutropio Flavio 194 Eyb (von) Albrecht 278 3
x
Facio Bartolomeo 1081, 193, 229s., 271, 291, 321 , 340 Facondo di Ermiana 165 Faelli Benedetto di Ettore 83 Faerno Gabriele 336 Fantino 96 Fava D. 791, 275 Fedele Cassandra 24 Fedeli P. 2742 Federico II, imp. 21
INDICE DEI NOMI E DELLE COSE NOTEVOLI
Feltro (maestro) da S. Arcangelo 192 Ferrari Girolamo 336 Festo Sesto Pompeo 13, 149, 153, I78s., 191, 237 Ficino Marsilio 41, 308, 3 II Fiesole 283s.: bibL della badia 191 Filargirio Giunio 69 Filelfo Francesco 181, 312 Filelfo Senofonte 85 Filippo di Cipro 255 Filostrato 192 Firenze 19, 52, 81, 84, 94,1043 ,196,313 2: bibL di S. Croce 154; bibl. di S. Marco. vd. Medici; centro di arti librarie 14, 57; monastero camaldolese di S. Maria degli Angeli 57 Finnico Materno 46. 141 Fisher C. D. 123 2 Flavio Giuseppe 35, 43, 93. 283 Floro L. Anneo o Annio 98, 166 Foffano T. 31 1 , 1001, 103, 121, 123 Fonzio Bartolomeo 188, 232S. Fracassetti G. II, 54, 185 Francesco cartolaio 84 Francia. copisra I43s. Frankel H. Il2. 265 Froben(ius} Hieronymus 70 Frontino Giulio 8, 59, 141, 165, 278 Fumagalli G. 65 2, 67, 84
Giovenale 124. 149, 155 Girolamo, s. 7, 23. 45, 56, 75. 81. 100, 123s.• 137. 141, 166. 185. 187, 1971, 205. 226. 277. 307, 317 Giuliano antiquario 203 Giustinian Bernardo 102 Giustinian Leonardo II, 57s., 87S., 102. 247, 249 Giustiniano IlO, 148, 220. 272, 313; vd. anche Pandette Giustino 27. 29, 125s., 141, 254 glosse penetrate nel testo 227s., 234 Grassi Baldassare 163 l Gregorio, De consuetudine 55 Gregorio di Vicenza 96 Gregorio Giovanni 134 Gregorio Magno 247 Gregorio Nazianzeno 23. 44s., 54, 66, 142 Gryphius Sebastian 722 Guarini Alessandro 238 Guarini Battista 306 Guarino Veronese 44. 56l. 93, 1061, 176, 180s.• 184, 202, 214, 2302, 247, 252. 265, 295-298, 322: critico del testo 258 Gucci Guccio di Francesco 192 Gucci Lorenzo di Francesco 192 Gutenberg Johann 79
Gaddi Francesco 124 Gambacorti Benedetto 140 Gardthausen V. 203 Gellio IO, 16, I9s., 27. 30s., 43. 47. 56. IOIS., 161, 163, 184, 187, 214, 217. 2181, 220, 223s., 242, 253s., 258s.• 265, 295 1, 297s. Ghiberti Lorenzo 120 Giarratano C. 3341 Gioc.ondo Giovanni 70 Giovanni Aretino, copista 30 Giovanni cartolaio 84 Giovanni Crisostomo 46, 62, 96, 166. 183, 186. 195, 251, 306, 320 Giovanni da Siena 27 Giovannolo da Como 185
Haebler K. 49. 275 Hakanson L. 155 1 Halm K. F. 336 Hay D. 174 Heinrich Petri 29 Heinze R. 201 1 Henricus de •• 191 Herrmann M. 2782 Historia Augusta 42, 2 83s. Hobson G. D. 802 Hofmann F. 273 2 Horawitz A. 491 Hosius C. 259 Housman A. E. 174 Hunt R. W. 1493 Husung M. J. 791
25
386
IL LESSiCO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
Ihm M. 153 incunaboli: H 1254 (s. AntolÙno) 146; *1481 (S. Iommaso) 78;*1886 (A sconio Pediano) 241; *2352 (Vincenzo di Castronovo) 146; *3004 (Bessarione) 50; *4758 (Stazio) 69, 71 ;*4760 (Catullo) 276; vidio) 71; *12697 (Perotti) 3II; *12706 (Perotti) 3131; 13074 (Plauto) 275; 13078 (Plauto) 218 2; *130&8 (Plin. lIat.) 75; 13090 (Plin. lIat.) 74, 188; *13096 (Plin. nat.) 75; *13218 (PoIiziano) 3II; *13221 (Poliziano) 12, 279, pl; 13654 (Quintiliano) II3; *14564 (Columella) 74, 124; 14983 (Stazio) 69, 71; 15376 (Terenzio) 71; . 243 1, 2463, 250, 277 Jenson Nicola 79 Jerolimus 20 Jordan H. 69 Josephson A. 741, 124, 161, 248 2 Jouffroy Giovanni, card. 129 Juchhoff R. 691 Kaeppeli T. 30, 472, 145, 147 Karabacek J. 261 KeiI H. 69 Keudel U. 45 2 Kiessling A. 201 1 Kirchhoff A. 8(}-84
Kimer G. 37, 1961 Klotz A. 13I. 1562, 158s., 239, 264, 273 Knoche U. 124 Koep L. 42 Korelin M. 3411 Kornemann 199, 205 Kornhardt H. 189, 191 Krebs J. Ph. 84, 194, 2008 Kristeller P. C>. 3042, 308, 317 Kroymann E. 133 1, 1341, 1632, 175 Kuhnert E. 80 1 Kumaniecki K. 177 S Kunz A. 71 1
Lambeck Peter 29 Lamola Giovanni 177S., 181, 247, 255. 258, 297 Lamperti Giovanni de Rodenberg, copista 279, 312 Lampugnano Princivalle 166 Landino Cristoforo 129 Landriani Gerardo. card. 62, 68, 1834, 190,269 Landwehr H. 51 Lapo da Castiglionchio 198 6 latino umanistico: diminutivi 8. 32, 39s., 45, 66, 97. II4; immissione di termini volgari 40s., 49, 60, 67, 78, 82,98, 135, 196; neologismi e estensioni analogiche 36,401. 52, 58, 77. 85,93-95, 107,224; particolarità sintattiche 55s., 2541,3422; purismi 35, 44-46, 60s., 64, 82, 84, 98, 181, 1&3S.; questioni di proprietà dei vocaboli 44, 82, 84s., 94. 101, II7. 194, 20(}-202, 321 Lattanzio 8. 55. 81 3 • 93. 137. 142. 165, 222, 242, 254s.• 266, 296, 2972 Lattanzio Placido 136 Lautenbach (von) Johannes 174s. Lehmann P. 202 , 29s., 32S., 35s., 4(}-42, II4, II61, 1231, 125, 167, 243 1 Lehmann-Haupt C. F. 261 Lenz F. W. 71 1, 273 Leo F. 273 2 , 277 Leonardo di ser Uberto 41
INDICE DEI NOMI E DELLE COSE NOTEVOLI
Leone X, papa 1542 Leoni Pietro 152, 157 Lepore U. 1671 Lersch L. 243 1 Le Signerre Guglielmo (due fratelli omonimi) 79 Leto Pomponio 39, 95, 210 lettere, formule conclusive 31 Leucus Publius 201 Libanio 306 librai 81, 84s.; vd. anche Antonio bibliopola, Melchior librarius, Vespasiano libro piccolo, ma di elevato contenuto, motivo topico 54S. Licinio Calvo 5 Licurgo 320 Lindsay W. M. 391,862, 152, 179, 196, 2431,244,2462, 250 Lisia 253 Livio 6s., 12, 33s., 53, 56, 89, 93, 119, 121, 123, 166, 181, 187, 214, 2302, 239, 259, 266, 272, 323 Lombardo della Seta 16 Loschi Antonio 138 Loubier H. 79 1 Lowe E. A. 129, 114, 122S., 3122 Lucano 147 Lucrezio 6, 278, 3104 Ludovico. da Fabriano 322 Luiso F. P. 133 1 Lymphen (von) Thomas 174
Maas P. 28i Macrobio 5, 121, 152, 176, 180, 216s., 224, 255, 258, 293, 295 1, 297 Ma/fei Agostino 310 Magnanimo Andrea 991 ,154 Maler 1. 141, 73, 162, 168 1, 1777, 1881, 2481, 2482, 263 1, 263 3 Malatesta Novello 68, 1961 Malatesta Pandolfo 66, 103, 305 Malatesta Sigismondo 12 Malcovati E. 1641, 1775 , 2201, 2351 Malpaghini Giovanni 197, 340 Maniacutia Nicola 226, 2801, 2872, 28~
Manilio 76, 152, 156-158, 1602, 173, 1742, 327, 329 manoscritti: descrizioni umanistiche 24, 33, 38, 42, 55, 88s., 104, 107, l09s., 133; genealogia 314-317; indicazione del numero dei fogli 30S., 33; del numero delle righe di ogni carta o pagina 30, 38; numerazione di carte, colonne 29S., 37S., 42; recentiores non deteriores 163; rifilatura 53, 64; rigatura 16 Manuzio Aldo il Giovane 52 Manuzio Aldo il Vecchio 362, 313 Marastoni A. 69, 71, 273 Marchesi C. 233 Marescalco Francesco 194 Marino, frate dalmata 124 Mariotti S. 70, 72, 1791,2151, 3142 Marrou H. J. 303 1, 323 Marshall P. K. 259, 2972 Marsuppini Cristoforo 317 Martellotti G. 8, 171, 145, 3103 Marx F. 1482 Marziale 39,53,862,124,139,149,152, 154, 211, 213, 217, 222, 268, 289, 291, 294, 309, 3162, 320 Marziano Capella 75, 149, 191,215,293 Mayr Sigismondo 3I1 Mazzolato Ugo 17, 180, 295s. Medici 204: bibl. privata 86s., 124, 155, 168,218; bibl. pubblica ( = S. Marco) 71, 86s., I 24s., 152, 154, 168, 191, 210, 272 Medici Cosimo 63 2 ,103, 1201, 121, 125, 127, 131, 1953 Medici Lorenzo di Giovanni 133, 252 Medici Lorenzo il Magnifico 12, 224, 284, 293, 299, 310S. Medici Niccolò 320 Medici Piero di Cosimo 122, 129s., 191 1, 136, 168, 307 MehusL. 571,621,63 2 ,83, II61, 341 Melchior librarius 84 Mendell C. W. 301 Mercati Giovanni 1542 ,265 1, 3II, 3131 Merula Giorgio 45, 202, 2182 , 275,315, 320S.
IL LBSSICO FILOLOGiCO DBGLI UMANISTI
Messartelo Bernardino 39, 152 Miccoli G. 166 Michele, camaldolese del mon. degli Angeli 61, 63 2, 83, 87, 252 Michelozzi Bernardo 152 Michelozzi Niccolò 153 Milano, arch. della chiesa di S. Ambrogio 7 Milham M. E. 3092
Nolhac (de) P. II, 14, 29, 32, 343 , 64 1, 69, 98, 167 Nonio Attico 173 Nonio Marcello 24, 120S. Nori Mariotto, copista 6, 120, 197 Norton F. J. 83 2 note di possesso 80; tironiane 106 Novati F. 138, 193, 307, 3221, 3222 , 34 1
Minucci Roberto 247 Miscomini Antonio 279S., 3II Modio Francesco (François dc Maulde) 125 Mohler L. 235 3 Momigliano A. 70, 203 Mommsen Th. 1072, 109, 239, 273 2 monete 137s. Montagna Agostino 120 Montefeltro (di) Federico, duca di Urbino 3II Montefeltro (di) Guido, duca di Urbino 155, 168 Montfaucon (de) Bernard 29 Morel G. 70 Morel W. 204 Mortet ch. 51 Munari F. III 1 Muret(us) Marc Antoine 333, 335s. MurmeIlius Joannes 361
Oehler J. 202 Olschki L. S. 69 1 Omero 31, 5, 51,60,93, II3. 140, 164, 223, 285, 297s., 320 Orazio 152 Origene 23, 124, 166, 227, 317, 343 Orlandelli G. 143 1 Orosio 44 Orsini Fulvio 343 , 125, 174s., 179, 333 Orsini Giordano, card. 80, 87, 133S., 187. 329 ortografia 143s., 226-228: L(Lw6e:uç, L(LUp'J7l 134; Tifernus 108s., 138; Vergilius 95, 129, 138, 294 Ovidio 71, 154, 164, 167s., 240, 248, 273, 279, 309
Naldi Naldo 3II Niccoli Niccolò 13-15, 26, 33, 35, 50, 57, 81 3, 86-88, 93, 96, 1001, 107, 1201, 131, 133 1, 134, 139, 153 2, 156, 160s., 164, 173, 186, 217, 225 1, 253s., 259, 278, 296-298, 319, 327s., 33 1, 338: copista 23, 163, 175, 187; critico del testo 259S. Niccolò di Lira 136 Niccolò V, papa 62, 93, 312; vd. anche ParentuceIli Nicolaus Gothus 123 Nipso Giunio 59, 168 Noceto (da) Piero 68, 1961 Nogara B. 3121 Noiret H. 194
Palladio Rutilio Tauro 12 Palladio, Vita Chrysostomi 62, 251S. Pallavicini Battista 165 Palmieri Matteo 318 Pandette 7, 46, 96, 102, 105, 107, 10gIII, 140, 239, 248, 255, 265, 267s., 277, 281, 286, 298, 313 Panormita Antonio 24, 343 , 1081 , 164, 18o, 230, 320, 322, 340 Paoli C. 172, 47 1, 52, 55, 60, 65 2 , 661, 801, 81 1 , 82 2 , 84, 85 1, 129 Paolo, s. 55 Papalli Cristoforo 210, 212, 248, 267 Papia 138, 216 Pappo di Alessandria 164, 219 Parentucelli Tommaso 133 1 , 165, 254; vd. anche Niccolò V Patigi, abbatia di S. Vittore 121
INDICE
D.EI NOMI B. DELLE COSE NOTEVOLI
Parrasio (Parisi) Aulo Giano 79· Partenio Antonio 2"10S., 282, 323 Pasquali G. 120, 139, 177, 1781, 273, 3032. 3122 Pastore Stocchi M. 86 1, 153S., 158-160, 1621, 211, 263 3 Pearson A. C.· 142 1 pecia 196 Pelagonio 152, 1621, 177. 262S. Pellegrin E. 26, 35, 472, 55, 65 2, 98, 122. 145s. Peri V. 226, 235 3 , 243 1, 246, 2801, 2872, 3 2 87 Periochae liviane 166, 16i Perosa A. 28 1, 41, 71, 99 1, 149 1, 1492, 152,164,1681,1881,2301,2481 Perotti Niccolò 362, 309, 311, 313 Perrat ch. 28 3 Persi 122, 145, 153: commento 124 Peruzzi Filippo di ser Ugolino 87, 94 Petrarca Francesco 6, 8, 14, 16, 32, 343 , 45, 99, 138, 146, 166s., 181, 183s., 189, 212, 216, 230, 234, 236, 244 1, 267, 269s.; 305, 310, 322: copista 198 6 . Petrarca Gerardo 224 Petreio, accademico pomponian06 Petronio 278 Petrucci A. 69 1, 143 Petrus chartularius (librarius) 14, 81 Petrus de Traiecto, copista 821
153, 165, 1722, 173, 187, 190s., 217, 218 2, 225. 235, 249, 253s., 258s., 264,275,282, 293s., 314, 3152, 329S. Plinio il Giovane 46, 55, 201, 214, 221, 253, 255, 295 1, 296 Plinio il Vecchio 4, IO, 20, 71S., 108, 119, 127, 131, 149, 162, 164, 186, 188, 201, 222, 225, 229, 240, 247, 254, 257s., 260s., 263, 265s., 272, 2805.,284,287,292,2951, 322 plotino 49 Plutarco 7, 16, 53s., 59, 87, 93, 136, 140, 19I5., 215, 298, 318 Podocataro Filippo 196 Poggio, vd. Bracciolini P. Polibio 68, 135, 196, 320 Poliziano Angelo 24, 26, 36, 40, 68s., 71, 101, 115, 128s., 131, 179, 181, 213, 2272, 246, 272-274, 2771, 280, 298, 309, 311, 321, 329: copista 13, 178; critico del testo 44, 72-74, 157, 161-164, 178, 234s., 245, 248s., 260263, 288s.; vd. anche Basso, emendatio, Stazio Poliziano Lattanzio 247 Polluce 166 Pomponio Mela 222 Pontano Giovanni Gioviano n, 268, 3IOS., 3162 Porfirio di Tiro 54 Postgate I. P. 155 1
Phillimore I. S. 159 Piccolomini E. 65 2, 84, 862 Pico della Mirandola 320 Pier Antonio, amico del Poliziano 96 Pier Damiani, s. 166 Pietro, s. 138 Pindaro 51 Pinelli Gian Vincenzo 310 Pintor F. 125 Pisistrato 320 Pithou (Pithoeus) Pierre 70, 72 1 Pitti Bonaccorso 133 Pizolpasso Francesco, arciv. 104, 174 184, 224, 266, 268, 270, 296 Platone 25, 93s., 132, 141, 182,224, 318 Plauto 12, 37, 89, 94, 104s., 117s., 133,
Preisendanz K. 44 prestito dei libri 80 Prete S. II I[ Prisciano 85 Probo 106 Properzio 12, 71, 76, III!, 149, 155, 224, 248, 261, 267. 272, 274 Prudenzio 79, 280 Pucci Fral,lcesco 95, 1683 Puderico Francesco 268 .~,
°
Questa C. 373 • n82, 1722, 17-3, 259 Quintiliano 5, 8, IO. 562, Q2, 98, 117, 132, 152, 1595,202.2195.,222, 237s., 2405., 248, 272, 280, 295-297, 323; ps. Quintiliano. 89
390
IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISn
Raimondi Cosimo 190 Rajna P. 185 1 Rallo Manilio 237 Rand E. K. 3122 Ranzo Mercurino 2/8 Rath (von) E. 69 1 Ravenna, documenti papirJcei 28 recentiores, vd. manoscritti recto e verso 29 Regio Ludovico 310 Reichenau, monastero di S. Malco 139 rkhiarni nf"i fascicoli del codice 43s. Rinaldo, amico del Beroaldo 95 Rinuccini Alamanno 3I 3 Rinuccio Aretino 94 Ristchl F. W. 173 Rizzon Martino 252 Robinson R. P. 33, 36, 40 Roma: bibI. di S. Pietro 1542 ; bibI. Vaticana 86 1, 128, 153S.; Campidoglio 105; chiesa di S. Cecilia in Trasteverc. 124, 166 Rosenthal J. 47 Rossi V. 5,23 1, 186, 31I 1, 339s. Rostagni A. 201 1 Rostagno E. 1482 rotolo 31, 4 Rucellai Pandolfo 154 Rufino 42, 185, 2273, 277 Rustici Cencio 44 Ruysschaert J. 303 2 , 3101 Sabbadini R. 8, 25, 30, 372 , 52, 571,95, 105 1,1061, 1I7, 1I91, 124, 129, 131 3, 133 1 ,1341 , 138s., 148,150, 152, 1532 , 163 2, 165, 1671, 1712 , 1713 , 17i, 1772 ,181 1,188 1,190,197,202,2331, 2365., 258, 264s., 268, 2783, 293 1, 295, 2962 , 298, 319s., 329, 3341 sabeIIico Marcantonio 49, 210, 282 Salazaro D. 583 Saliceto Bartolomeo 310 Sallustio 55, 164 Salutati Coluccio 165., 32, 1135., 1I9s., 181,1961,2251, 274,318,322,328: critico dd testo 227S.
Salviati Roberto 56, 66 Sannazaro Iacopo 268, 3161 Santifaller L. 21 3, 21 4 , 24, 26 Scala Bartolomeo 321 Scaligero Giuseppe 125 Schmalz J. H. 84, 194, 2008 Schmidt O. E. 274, 296 4 Schmidt-Kiinsemiiller F. A. 791 Schoell F. 336-338 Schweinheim Konrad 79 Scipione l'Africano 6 scorza d'albero 31, 4, 25, 28 scritture: bastarda 144; beneventana 1I5, 1I9, 122S., 125s.; capitale 1I6, 127-13°, 150, 152; capitale epigrafica 120; carolina 1I4, 1I6-1I9, 1211, 122, 129, 143, 145, 204; corsiva romana 1I5, 125; della donna 1I8 1, 329; etrusCJ 135; gotica 1I6, 122, 130-134, 137, 145-147; insulare 1I5, 1245., 129; libraria e usuale 100; maiuscola 126s., 164; mercantesca 143; ondale. 1I6, 127-13°, 150, 153; precarolina 1641; semionciale 129; umanistica II7, II!}-122, 131 2 , 132, 136; vi5igotica 142 Sebastiano, miniatore 57 Sedulio 79, 280 Semifonte 135 Seneca il Giovane 75, 1I9, 149, 153, 225,247, 266, 293, 342 Seneca il Vecchio 5s., 165, 188,215,293 Senofonte 3 I 8 Servio 6, 78, 2095., 219, 224 Sesto Empirico 237 Sforza Ludovico il Moro 2°4. 321 Shackleton Bailey D. R. 2921, 3081 Siculo FIacco 59 Sidonio Apollinare 9, 1I3s., 156, 183 sigle per indicare mss. 156, 164, 168, 177 Silio Italico 156, 158, 1602 , 173s., 264, 32 7, 329 Silvestro, papa 32 Sìmmaco 101 Simplicio 6, 285 Sjogren H. 274
INDICE DEI NOMI E DELLE COSE NOTEVOLI
Soderini Francesco 317 Sofiano Michele 287 5 Sofocle 50, 88. 142 Solino 268. 3162 Sorbelli A. 83 2 Sottili A. 26, 46 Sozomeno da Pistoia 3341 Sparmocchia Ambrogio 142 Speyer W. 173• IIl l Spina (della) Tommaso 270 Sprockhoff E. 51 Stangl Th. 174. 1764, 264. 277. 327. 330. 3341 Statilio Massimo 253 Stliuble A. 278, 3411 Stazio 9. 69. 11. 95 1• 97. 99. 131. 1621• 164. 173. 1742• 239. 263. 278• 315. 327, 329: collazione del Poliziano nell'incunabolo Corsiniano 155-161, 167s.• 273 Strabone 46s., 237. 250. 283, 286 Stroux J. 105. 1711• 1772 Svermung J. 17 11 Svetonio 27. 76. 81.101. 141. 149. I52S.• 2II. 226. 279. 289. 295
391
titoli marginali 13. 99 Tolomeo Claudio 15. 32. 54. 134 Tolomeo d'Ascalona 134 Tolomeo Epitete 134 Tolomeo V Epifane 21 Tommasi PiLtro 82 Tommaso, s. 136, 147 Tommaso da Vicenza 258. 322 Tommaso Valdense 49 Tortelli Giovanni 46. 217. 237, 280, 283. 304 Toscanelli Paolo dal Pozzo 1961,265 Traglia A. 155. 158-160 trascrizione: da due ° più codici contemporaneamente 180s.; da un solo esemplare diviso fra più copi~ti 43. 47. 196; di scritture sconosciute 181, 184; dotta 171-175. 335; vd. anche el1lerldatio. peci~ Traube L. II4, II5 1, 167 Traversari Ambrogio 88. 96, 98, 175, 181, 295-297, 3°35., 318. 331 Traversari Girolamo 63. 130, 143 Tucca 3104 Tuccio (di) Dionigi di ser Giovanni 192 Tucidide 62. 139. 279. 312 Turchi Pietro 272
Tacito 301. 33. 36. 39. 42• 87. II9. 191. 279 Tebalducci lacopino di Tommaso 143 Tegrimi Niccolò 154 Teocrito 51. 68. 225. 293 Teofilo 23 Teofrasto 202. 264s. Terenzio 39. 71. 81, 128. 144, 148, 166. 171. 182. 21,. 220. 235. 248. 272. 277. 279. 319. 343 Tertulliano 12. 23. 88s•• 94. 133. 163. 174. 187, 25 2 Thielscher P. 1602
Uberti Pier Matteo 248 Ugoleto Taddeo III l , 153 Uguccione da Pisa II2 Ullman R. L. 13. 15 2, 30, 33 2, 34. 372, 43 2,50.81,82 1, lI7, II9s., 122,123 1, I25,I33.I341,I371,I38,I40.I42S., 1611,1821,183,1,189,2251,243.247, 259,2972• ]221, 328 1, 32 82• 329, 34 IS. Ulpiano 31 Ungelter Dietrich 49 1 .~
Thilo G. ch. 69 Thomas A. 26 Tibullo 155, 261. 272 Timpanaro S. 73 1• 125.244.2501,2621, 315 2, 316 tipografi 77, 79, 202, 218 Tirone 253, 318
VaWen J. 3121 Valentini R. 231 3 Valerio FIacco 13, 153, 159 5 ,274, 315 2 Valerio Massimo 121, 1972,296 Valla Bernardino 124 Valla Lorenzo 26,213: critico del testo 108. 229-233. 260
392
IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
Valori Filippo 49 Vario 3104 Varrone 13, 21, 27, 59, 95s., 130, 138, 150, 152, 161, 1621, 178, 209, 220, 222S., 2192 , 260, 263, 270, 284 Vaticana bibl., vd. Roma Vayvod2 Giovanni 193 Vergerio Pier Paolo 189 Vespasiano da Bisticci 40, 81, 82 1, 84, 13 6 Vespucci Giorgio Antonio 152 Vettori, famiglia 71 1 Vettori Piero Il6 1, 130, 1501, 1521 Villeneuve F. 201 1 Virgilio 31,6, 59,69,78, 128, 148, 164, 209, 219s., 224, 3104; vd. anche ortografia Visconti Giangaleazzo 138 Vitae PatTI/m 46, 251, 283 Vitelli G. 129 Vitruvio 130, 150, 154, 299 Vittore Sesto Aurelio 70 Vittorino da Feltrt 86, 202 Voigt G. Il 2, 301, 801, 804, 123 1, 185, 327 Vollmer F. 3092
Wageningen (van) I. 174~ Walser E. 183 1 Walters C. F. 108 2 Wattcnbach W. 71, 9, 19-21, 24, 26, 28, 4C1, 43S., 47, 58,60.62,64 1• 65, 80-82, 84, 103, 108, IlO, 144, 181, 183. 198. 2°3-2°5, 236, 243s., 246, 249, 268, 305 Wehmer C. 9, 781, Il4. 126, 1301 , 132, 144 Weissenborn W. 1082 Wessner P. 1713 Widmann H. 801 Wilkins E. H. 305 1 Wolf H. 70 WuilleurrJrr P. 336s. Wythefeld Johannes 29
Zambeccari Cambio 176, 180 Zanobi da Strada Il9 1 Zeno, s. 186 Zeno A. 3131 Zicàri M. 238, 276 1 Zilioli Giacomo 197 Zomino, vd. Sozomeno
INDICE GENERALE
Prefazione .•..... Abbreviazioni bibliografiche
IX
xv
PARTE PRIMA
Codice e libro a stampa
1
Libro, 3. - Textus, 9. - Titolo, II. - Carta e pergamena, 13. - Papiro, 27. - Bifolio, foglio, pagina, colonna, 28. - Fascicolo, 42. Formato, 47. - Miniatura, 56. - Legatura, 64. - Stampa, 69. Commercio librario, 80. - Biblioteca, 85. - Inventario, 87.
PARTE SECONDA
Scrittura e datazione dei codici . . . . . .
91
Scrivere, 93. - Nota, 97. - Autografo, 99. - Scrittura e lettera dell'alfabeto, 101. - Scrittura continua, 104. - Scrittura svanita, sernicancellata, 105. - Abbreviazione, 106. - Cancellare, 108. - Riga, 110. - Margine, 112. - Nomenclatura delle scritture, 114. - Litterae antiquae, 117. ~ Litterae Longobardae (Langobardae), 122. - Litterae Gothicae, 126. - Litterae maiores, maiusculae ecc., 126. - Litterae Gallicae, forma Gallica, 130. - Litterae Germanicae, Theutonicae, 132. - Litterae Italicae, 132. - Litterae barbarae, 133. - Litteraé~litticae, 134· - Litterae Etruscae, 135. - Scrittura corsiva, 135. - Età e qualità delle scritture, 137. - NomenclatUl.'a delle scritture negli inventari, "144· Datazione dei codici, 147. - Appendice, 167.
PARTE TERZA
La trascrizione Metodi di trascrizione, 171. - Trascrivere, 181. plarium) 185. ~ Exempium, 189. - Copisl.a, 195.
Exemplar (Exe~
394
IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
PARTE QUARTA
La critica del testo
20 7
Sezione I. Lo stato del testo
209
Lectio, 209. - Scriptura, 212. - Varietas, varius, 213. - Emendatus, 214. - Correetus, 215. - Altri aggettivi per' corretto " 'senza mende', 215. - Integro, 217. - Corruttela, 219. - Corrotto, 221. - Teorie umanistiche sulla genesi delle corruttele, 226. - L..cuna, 236. - Lacunoso, mutilo, 239
Sezione II. L'intervento sul testo
243
La correzione, 243. - Confero, 246. - Collatio, 249. - Comparo, 249. - Emendo, 249. - Emendatio, 265. - Emendator, 268. - Corrigo, 268. - Correetio, 275. - Correetor, 275. - Castigo, eastigatio, 276. - Integro, in integrum restituo ecc., 276. - Reeenseo, 277. - Reeognoso, 279. - Restituo, repono, 280. - Revideo, reviso, 282. - Altri vocaboli per' correggere', 283. - Defendo, tueor, 284. - Espungere, 284. - Integrare, 285. - Corrompere, 286. - Coniecto, eonieetura, divino, divinatio, 287. - Ratio e auetoritas, canoni dell'emendatio, 293. - Restituzione dei passi greci in testi latini, 295.
P ARTE QUINTA
L'edizione
. . . . . . . . . . . . . • . • . . . . . . . .
301
Introduzione, 303. - Mi/mta, 304. - Scheda tsehedula), 305. - In librUni redigo ecc., 307. - Arehetypus, 308. - Originalis, 318. - Edo, publieo, 319. - Editio, 322. ApPENDICI
I. Poggio e il Bas. S. Petri H 25 delle Filippiche di Cicerone II. Testimonianze dell'uso di conservar copia delle lettere III. Coluccio Salutati, De fato et fortuna 2, 6 . • . . . .
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INDICI
Indice Indice Indice Indice
delle parole . dei passi citati dei manoscritti dei nomi e delle cose notevoli
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SUSSIDI ERUDITI
lo
EARL MORSE WILBUR, A Bibliography 01 the Pioneers
of the Socinian-Unitarian Movement in modern Christianity. In Italy, Switzerland, Germany, Holland. 1950, pp. 88. L. 800. 2. AUGUSTE PELZER, Répertoires d'incipit pour la littérature latine philosophique et théologique du Moyen Age. 1951, pp. 44 (esaurito). 3. ATTILIO DEGRASSI, I Fasti consolari dell'Impero Romano dal 30 avanti Cristo al 6I3 dopo Cristo. 1952. pp. XVIII-298 (esaurito). 4. ANNELIEsE MAIER, Der letzte Katalog der papstlichen Bibliothek von Avignon (I594). 1952. pp. 76. L. 1.000. 5.
J. BIGNAMI ODIER - L. BRou, O.S.B. - A. VERNET, Bibliographie sommaire des travaux du Père André Wilmart os.b. (I876-I94I). 1953. pp. 146. L. 500.
6. FRANZ KARD. EHRLE, Zur Enzyklika «Aeterni Patris », Text und Kommentar. Zum 75 jiihrigen Jubiliium der Enzyklika neu herausgegeben von FRANZ PELSTER, S.]. 1954. pp. 208. L. 1.000. 7. PELIO FRONZAROLI, La fonetica ugaritica. L. 1.500.
1955. pp. 104.
8. ERNEST H. WILKINS, The «Epistolae metricae» of Petrarch. A manual. 1956. pp. 36. L. 200. t/ 9.- l lo I libri di viaggio e le guide della raccolta Luigi Vittorio Fossati Bellani. Catalogo descrittivo di A. PESCARZOLI, prefazione di M. MORETTI, introduzione di G. DE LUCA. 1957, 3 voll., pp. CLXX-1948. L. 24.000. 12. GIOVANNI CECCHINI, Le biblioteche pubbliche degli enti locali. 1957. pp. 164. L. 2.500. 13. GIUSEPPE DE MARCHI, Le Nunziature Apostoliche dal I800 al I956. Prefazione di S. E. Mons. ANTONIO SAMORÈ. 1957. pp. xx-288. L. 5.000.