ICONOLOGIA DEL CAVALIERE
CESARE RIPA PERUGINO I^otabiìmeTUc
accresciuta i'
Immagini
,
di y^nnclazicf;i
,
e
di
...
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ICONOLOGIA DEL CAVALIERE
CESARE RIPA PERUGINO I^otabiìmeTUc
accresciuta i'
Immagini
,
di y^nnclazicf;i
,
e
di
Fjtti
DALL^ABATE CESARE ORLANDI PATRIZIO DI CITTA' DELLA PIEVE ACCADEMICO AUGUSTO
A
S V
J
ECCELLENZA
RALMONDO
D.
DI
SANGRO
Principe di Sanfevero , e di Caftelfranco , Duca di Torrciraggiore , Marchefe di Caftelnuovo » Signore delle già antiche Città di Fiorentino , e Dragonara , Signore Jella Terra di Calai vecchio, utile Padrone della Torre , e Porto di Fortore ec, ec. Grande diSpagna perpetuo di primi
Gentiluomo di Camera con efercizio di S. M. Cattolica , e della Maeltà di Ferdinand» delle due Sicilie , Cavaliere del Real Ordine di S. Gennaro , Colonnello del Reggimento Nazionale di Capitanata, e, per la Dilcendenza de' Conti de' Mar/ì , Capo, e Signore di tutta la Famiglia di Sangro Clafle
IV.
,
Re
TOMO ^V
IN
A R T
0,
PERUGIA, MDCCLXVI.
NELLA STAMPERL-^ DI PIERGIOVANNI COSTANTI^,
CON LICENZA DE* SVPBRIORI.
APPROVAZIONI. ordine del PErtentamente
il
Padre Reverendilumo Inquifìcore ho Qi'.arto
Tomo
dell'
Opera
letto at-
intitolata Iconologìa
del Cavaliere Cefare Ripa Perugim , notabilmente accnfcinta d' Immagini , di Anno^t azioni , e di Fatti dall' Abate Cefare Orlandi , ec. uè ci ho trovata cofà alcuna centra la Religione , i buoni cofiumi , ed i Principi anzi ho ammirato 1' ingegno , V erudizione , e r eleganza , non folo del primo Autore ; ma del fecondo ancora , il quale ci ha fatta sì confiderabile Aggiunta e però , come utiliilìma alla Repubblica Letteraria , la filmo degna della pubblica luce In Perugia. Di Cafa queflo dì z8. Maggio 1755. :
:
ViN^cENTZio Cavallucci Dottore ài Filofojìa , e Profejfore delle Matematiche in quejla Vnrverjìth di Perugia.
Atteneva fupradiéla Relatioiie Imprimatur F.
»
PETRUS PALMA. ìnquìfitor
Gemralis S* OJ^cH Terufiff*
la
autorevole commilTìone, di cui fono flato inrivedere gli altri precedenti tre Tomi dell* Ope-
fequela INcaricato per
dell'
Cefare Ripa Perugino noiahilmetìtc accrefciuta d' Immagini , di Annotazioni , e di Fa:-
ra
=!
intitolata
Iconologìa
del
Cavaliere
dalV Abate Cefare Oriundi ce. ho letto , ed efaminato attentamente ancora il prefènre ; il quale , oltre il non contenere alcuna cola , che fia contraria alla Santa Fede , ed a' buoni coftumi , è adorno eziandio di que' pregj , de' quali vanno arricchiti gli altri tre j onde lo ftimo degno della pubblica luce. ti
Dal Convento
ài S.
Francefco
F. GiusBfPB
li
iS.
Maggio 1766,
Maria AIodbstini.
Aiaejlro in Sagra Teologìa
,
Es~Provi/2ciale
Jlcnte Generale dell' Ordine de' Adinori
Teologo pubblico
Vifa P.
A.
fupradivfla
DA
T
neW
,
ed A(]ì-
Convem.
,
e
VhiverJItà di Perugia
Relatione Imprimatur. I.
Vkarius Generdh Verufidè*
ICONO-
ICONOLOGIA DEL CAVAL I
E R E
CESARE RIPA PERUGINO TOMO ^VARTO.
LASCIVIA. Dl_CeJare__^pa,
^ s
r
i
ìf i
r.ìr/,'
,1
Onna giovane riccamente veftita , Terrà llniftra mano, nel quale con attenzione lira
Aia in atto
alcuni Pafleri
no
j
,
di farli bello
uccelli iafcivi
il ,
vifo
.
i-;,vi/m(
fpecchio col!a_j fpecchì. Colla de-
lino fi
Accanto vi faranno ed un Armelli»
e UuTuriofI
del quale dice l'Alciato:
^rmellìn candido , e netto i che per p^rer bello-, e lafcìvOi s colti %'a la chioma > e 'l vifo > e 'l petto .
Dinota £'» Sì
/'
Vom
A
LASCI-
ICONOLOGIA
1
A
L
^
C^,^V
S
DOnna
con ornamento barbaro leggermente la teda Così la dipingevano gli Antichi Z)c*
latti
t
•ueài
Libidine
LASSITUDINE
magra
i
.
e che moftri con un dito di frcgarfi
come
vede appreflb
fi
Pie rio
il
,
O LANGUIDEZZA ESTIVA
,
Di
DOnna
>
A
j^.I
Ce/are
.
I{ipa
Sarà di abito fottilc » affai leggermente veftita , moftranColla fìniftra mano fi appoggerà ad un ba. ione 1 e colla deftra terrà un ventaglio , moftrando di farfi vento . Per la Languidezza , o Laflitudine ( come abbiamo detto ) intendiaraa quella debolezza , che eftcriormente accade al corpo , e che T annoia . Si dice elUva , per dimoftrare non già la Languidezza » o Latitudine cagionata da malattia , o da altra cofa ; ma quella caiiTata da Stagione natural-
do
.
petto difcoperto
il
mente calda
,
che è
1'
Ellate
.
perchè efalando la foftanza del corpo « per mezzo del calore, che la diifolvej viene neceffariamente a dìmagrarfi . L' abito t ed il petto nudo fono fegnì cosi della (lagione , ufando gli Uomini in quella vellimenti aitai leggeri , per fentire men caldo , che lìa poffibile ; come ancora fono fegni del calore ; che attualmente fi trova in Languidezza . Coli* appoggiarfi , mollriamo aver bifogno di foftentamento , e chi ha bifogno di foltentamento , non ha forze fufficienti per fé lleflb , il che è propriiffimo della noftra figura » che fi è detto eCfer debolezza di forze del corpo umano Il ventaglio moftra , che movendo I' aria proflima già rifcal data , fa_s luogo all'altra più frefca, il che è di molto refrigerio a! corpo , dimanieracchè 1' ufo del ventaglio , elTendo per la noja , ed affanno del caldo * dimoilra fufficiente mente quello , che propriamente fi trova nella languiiczza , che è la detta moleliia del calore . Si dipinge
magra
,
JL
A
E Li
DOnna
vefìita di fottiliflima
accefa
ipc^zata in
,
nella quale
miri
L
Cefare
velie
.
T B^pA
A* .
In una
attentameutc
.
,
mano tenga una lanterna^ e nell' altra una mafcb-ra muro , o fadb.
più luoghi, e fia in atto di sbatterla in qualche
La
TOMO ^V A R La vede
mollra
fottile
che nelle parole
,
T
dell'
0.
3
Uomo
leale
fi
animo fincero » e fenza impedimento , elTendo le parole noftro , come la velie ad un corpo ignudo animo cetti dell' La lanterna medefimamente ù. pone per 1' anima e per il cuor
fcuoprire
1'
deve_'' i
con-
.
•>
nollro;
che penetra dì fuori col vetro , fono le parole y e lc_» azioni efteriori ; e ficcome la lanterna manda fuori quel medefimo lume « che nafce dentro di lei « così 1' Uomo leale deve efler dentro « e fuori della medefima qualità . A quello propofito difle Grillo Nollro Signore Sia tale la vollra luce pretTo agli Uomini , che efli ne rendano gloria *^ Dio e che alla fama de' meriti vollri corrifpondano le opere . La mafchera , che getta per terra> e fpezzata , mollra medefimamente_> difprezzo della finzione t e della doppiezza dell' animo , come fi è moil
e lo fplendore
«
:
;
flrato
altri
in
propofiti
Lealtà.
DOnna re
,
che aprendofi il petto , moftri il proprio cuo» , una corriipondenza dell' animo , colle parole , o intieramente predata fede .
veflita di bianco
per eflere
colle azioni
,
acciò le
ella fia
Lealtà.
DOnna
vellìta di bianco
apprcllb
lino
La
mano
Cagnolino
De^ Fatti
delira
per
i
9
la
.
Tiene
la
mano
delira al petto
,
ed un Cagno-
.
ibpra il petto fignifica integrità dell' animo ; ed propria inclinazione , parimente fedeltà , e lealtà
vedi Fedeltà
,
e
Sincerità
il
.
A
2
LEGA
ICONOLOGIA
LEGA. Dì
Cefarc Bjpa
.
DUe
Donne abbracciate inflenae , armate di elmo » e corfaletto » con__s un' alla per una in mano « Copra una delle quali fia un orione , e f^ira
una Cornacchia. Sotto ì piedi di dette Donne IHa una Volpe diilcfa . fu inventore della Lega , ds.'tta_j « per quanto riferifce Plinio , da' Latini 5 Fcedus , che più anticam.ente , per autorità di Ennio, Ci diceva Fìdm ; e quelli che ne avevano cura y erano chiamati Feciales (a); perchè 1'
altra
Tefeo
alla
j ) Feciaks erano, detti a fadcndo fecondo Fefto , comecché fjtem, fy fodera ; e fecondo Voflìo a faiu , five fanio , perchè fofteiievano le veci di Oratori. Quefli turono iftìtuiti da Numa ;; ma il primo , che coltitiiifle la torma al gius teciale , tu , fecondo ciò che ne ritecifc.e Tito. Livio , Anco Marzio- vaiarlo Re de' Romani . Valerio- Mafllmo- però , nel libretto , che a lui fi attribiiifce chiama autore di quefto gius, uà certo. Sertoro , o. Sertorio . Il ColJe, nomìnibus legio de'' f eciali era comporto di venti Sacerdoti, i quali li creavano nello fteffo modo j che i Pontefici principale officio di quelti era di fopriiedere alla intimazione- da farli di guerra , ed alla pace da ftabilirfi ; e dovevano elTer bene offervanti , che non s' intraprcndeffe guerra , fé non fé giufta .. Qiu"ndi , allor«né alcuna geote aveffc recata ingiuria a.' Romani , uno de' Feciali di Roo».?—» cola (
facercnt .
.
U
aHa fede pubblica tra' Popoli erano propofti , come piace a, Varrone ^ ed efli avevano cura , che giuita Guerra fi piglialTe , e quella ceffata , colla_j Lega ì e Confederanza fi coitituiire la fede della Pace ; di. che pienamente tratta il Panvinio i De Cmtate I{oìn.inx . Menalippo Legato del Re Antioco, affegna tre forta di Lega in Tìtc*^ Livio : Una quando fi fa pace co' nemici vinti , imponendo^ loro legge» ed aggravi ad arbitrio de' vincitori ; 1' altra , quando i nemici rellando in guerra del pari , con patti eguali di rendere cofe tolte e mal poiTedute, fanno pace ; terzo quando fi fa amicizia » ed amif^à con Nazioni , che non liano fiate mai nemiche . Ma la più antica confederanza nominata da Livio, nel prima libro , fatta tra gli Albani , e Romani , non cade iotto niuna.o delle tre fuddette forti , poiché fi ftabiiì la Lega , con patto , che fi corabatteife prima tra i tre Orazj , e Curiazj , e che quella Patria con buona pace fìgnoreggiaile 1' altra , i cui Cittadini rimanelfero vincitori eppure quello accorda chiamafi da Livio Fadus^ dicendo egli: Triu/quam dimicarent , Fcedus iB.im inter B^manos , c^ ^Albanos efl bis legibm , ut cnj:is Topult ».
:
Cives eo-
mrtimme
wcìjfent
,.
is
Vopido cunt bona.
alteri
La forma ufata da' Romani
fopra
giurare
di
confedor^nza, vedefi
1'
p.zce impet'Uaret ^
oifervanza di
tali
patti
Tito Livio nella medeilma lega tra gli Albani , e Romani * ed è riportata dal B-iondo lib. 4. de l{pma trtumphante , dal Sigonio lib. i.cap. i.de antiq-io^ jure Italix > e dal; Brilfonio nelUno de' Sacerdoti feciali , che vinti erano , dopo molte cerile formole Se il Popolo Romano per pubblico Configlio fari il primonie diceva mo a mancare da queiti patti, e leggi, tu Giove, cosi ferifci queflo Popolo , come io fen'lca oggi quello Porco , e tanto più ferilcilo , quanto più puoi. Djtto queito , percuoteva un Porco con un felce j la qual forma è da Claudio Paradino riitretta. in q^uefto Didico t di
amillà
,
e
in
.
:.
1>t
Scrofx njobis prxfentibus accidie Sic
mihi contingat
,
i/ii »
fallere fi ine cupiant
.
(.i)'
Leggeff colà (1 portava o.ide Roma rofTe ri.tsiurata della ricevuta o.iela ; Glie fé ciò non era ponttiaimeate eieguito , Ci^li loro treiita giorni accordava , ne" quali maturameate potefTera rimettere a' liro doveri ; icorlì i detti giorni , potevafi giiiila,
guerra . Ed in queilo cafo il Eeciale fi. portava di bel nuovo riauirdandoli già come nemici , gettava verfo quelli un' afta infaiiJuinata , e con certa prefccitta rormola ad elfi diciuarava la guerra Come le guerre s' intimavano , cosi le leghe fi ftabilivano per uno de' Feciali , il quale mentre era in tal tunzio.ie era chi-at>Jt , five fr/ejiilrat il giuramento per tutto il Popolo Giudicavano ancora i Feciali intorno alle ingiurie arrecate agli alleati. Invigilavano per r inviolabilità de' dritti e perfone de' Legati , relcindevauo la- pace , allorché non toffe ftata tatta legittimamente ; ed in fomma Ibpraftavano a. tutto ciò , ctie apparteneva alle con;ederazioni (a") Il vero rito ciie fi iifava nello ftabiljre la pace ; nel fermare confederazioni ». e leghe , era ii feoueiite. : Udite, le Legazioni , co-npiuro il configlia, fatta-
mente intimare
a' confini
loro
la
,
e
.
,
.
,
.
la lega
ICONOLOGÌAOmero
6 Leggefi
forma
tifata da' Greci , appreifo nella terza Iliade » ove fi pattuifcc Lega, ed amicizia , rimettendo prima la fomma delia guerra nel fingolar duello tra AlelTandro, e Menelao, per amor di Elena in quella maniera , e condizione ; che il Vincitore ottenga le ricchezze « e le bellezze di Elena , e gli altri reftino in ferma confederata pace .
altra
&
Alexander
bellico fus Menelaas , Longis haflis piìgnabmt prò mtliere : Vi6lorem autem mnlier , opes /equentur , CMeri vero amicitiam , fadera firma ferentes
& &
Tutto ciò prima le mani
ftabilito
guifa
cotal
in
acqua
,
pigliava
,
Imperadore
I*
,
lavandoli
un coltello, e sradicava dal capo di alcuni Agnelli i peli, i quali fi diltribuivano a' Principi dell'una, e 1' altra parte; esponendo patti dell'accordo , fcannava gli Agnelli polli in terra, e vi coli'
,
{par-
lega
la
Quelli
.
efler prefenti
ra
nel
3
ies ne
ms
Re
foro ,
Rex
che erano per efeguire lo
,
ragunavano
fi
,
e
j
avanti
il
c:tm Patre Patrato
,
flabili'to
buon mattino Re , o i Confoli di
PepnVt
e. g.
,
,
Aìbanl
il ,
che volevano , luogo , per figuFeciale cosi pregava : ^aquelli
e
pubblico
in
fadm
inire
?
Comandando
ciò
Feciale : Sagmìna te , Rex , pofco . Il Re allora : Pura teiììto . Dopo quefto , il Feciale recava dal Campidoglio la Verbena [ Per Verbena intendono molti ogni erba tolta da luogo fagro ; medefimamente i rami , le verghe j le frondi di tutti gli Alberi fagri , come di Lauro , di Oliva , di Mirto &c. fi denominano Verbene . Abufivamente però , dice Voflìo , giacche la Verbena-j propriamente è erba fagra , e come molti vogliono, pianta di Rofmarino , che era prefa da luogo fagro del Campidoglio , colla quale fi coronavano i Feciali , ed il Pater patratus , che dovevano ftabilire la confederazione, o dichiarare la ouer. ra ') Portata pertanto che aveva il Feciale la Verbena , così feguiva a pregare : Re>: ,facis ne metti Regìum Ntintìum P. R. ^uiiit'tum} "vafa, comìtefqua meoi ? Rifpondeva il Re : ^.oi fine fraude mea , Pipulique Remani ^liririu?!.' fiat , facho . Allora dichiarava il Patre pattato , toccando colla Verbena la tefta, ed i capelli a quello , che doveva ricevere il giuramento dal Feciale dell' altro Popolo e. g. Albano . Lo ftefTo taceva dal Feciale dell' altra parte . Seguito quefto , i Feciali fcrivevano le le»fi il
gi
due
in
mano vano
r
,
tavole
e.
il
una delle quali confervar fi doveffe apprefl"o il Popolo Roil Popolo confederato Qiiindi a chiara voce le leogc» leggi , il Feciale del Popolo Romano , prefente il Pater Pa«
,
altra appreflb
Recitate
.
trato fall
foggiungeva
,
g.
Albani
le
degli Albani ,
am\ì tu
,
.
così giurava:
,
Alhanui
Pcprilus
(erave recitata funt [ine dolo gibm P. R. prior non defeiet
f/talo :
fi
,
,
ut
/4/
glutine
indilfolubil
LEGGEREZZA. Di
DOnna
che abbia le ali Sarà vellita
1
alla tella
.
Cefare Bjpa
mani ed a' piedi piuma finiffima
alle
di
.
agli
1
,
omeri
,
ed
ed
al-
».
LEGGERE ZZ A, Del T.
DOnna to
modeftamente
da terra
,
fui
O CELERITÀ' NEL BENE Vincenzio
Fr.i
veftita
,
col
PJcci
M.
0.
veftimento di piume
quale fono dipinte molte llipole
;
s'
,
breve
?
indirizza
,
e ila
verfo un altare Ha fotto i piedi molApprellb un Cer^^o . La leggerezza della perfona nel ben fare , è 1' effcr ifpedito , è non-j elfer punto tardo ad efcguire il lervigio di Dioj e quanto Noltro Signore fi degna illuminarla Leggerezza chiamafi la virtuofa agilità da' Sagri Dottori , avuta mirabilmente da Uomini amici del Signore , a* quali non rantolio è venuto il penllero buono , che fubito fenza renitenza. , né indugio veruno 1' hanno Subito , che il mio gran Padre Francefco intefe nel Vangelo » efeguito eh' era atto di gran perfezione 1' abbanilunre il Mondo, il Padre, la Madre , ed ogni avere , p.r poterfi d.ire con più faciiità al krvl^io di fua in
atto di
camminare fpeditamente
te
fpine
e
5
pietre
.
.
.
.
C
Ma;;;là
,
ICONOLOGIA
iS Maeflà
I'
,
efegul corto
.
Antonio Abate
gloriofo
Il
fé
1'
iftellb
,
e tanti
amici di Di;0 cari ; coftume in fomma avuto da Uomini perfetti , il quale è m^Ito favorevole all' acquilo della virtù , all' impiegarli al ben vivere , al cumulo della perfezione , all' airociarfì colla Divina Grazia , ali* altri
accompagnarfi colla converlazione degli Angioli della beata gloria
,
ed
alla
felice efecuzione
.
Leggerezza , o agilità del Criitiano a far bene t che lo fa rifjluto fentema di nulla, fenza affetto de' terreni beni, poco amorofo delle cole mondane , abbiminevole delle umane converlazioni lo fa diiicgliere daza
,
gli
appetiti
fenfitivi
,
e
darfi
a
quelli
dello Spirito: ed in
è
fatti
Uomo,
da fé gli umani , e bafll defiderj . Virtù , eh' efpelle la_j leggerezza vana , l' incoitanza vi^iofa , la profana mobilità al male , 1' amore Icellerato di vizj , la corruttela de' mali cailumi , e produce faciliflìmi parina leva
via
ed ordinato vivere . Oh quanto è dannevole al Crilliano bene , e quel tardo muoverli , per efeguirlo come ic ne lamentava Davide PA 72. 'j. 2. Mei aatem p.tne moti p.'.nt pedes ; p.tne virtù 1' eXere ifpeefiifì flint greffus mei ! ma per contrario è feliciflìma dito , ed agile al ben fare , e tolto alzarfi alle vocazioni del benigno Padre delle mifericordie , come diceva per bocca d' Efaja 48. v. 12. ^tdi tue J.icob ,