Sally Wentworth
Errore D'Identità The Devil's Kiss © 1991 Prima Edizione Collezione Harmony, novembre 1992
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Sally Wentworth
Errore D'Identità The Devil's Kiss © 1991 Prima Edizione Collezione Harmony, novembre 1992
1 Erano quasi le tre e mezzo quando finalmente il pranzo di lavoro di Miranda terminò. Diede un'occhiata all'orologio aggrottando le ciglia, perché aveva sperato di finire un po' prima. Ma l'incontro aveva avuto successo e le trattative erano risultate soddisfacenti, anche se lunghe: quando un cacciatore di teste vuol convincere un uomo a cambiare lavoro, deve dargli tempo e rispondere con pazienza a tutte le sue domande, rilevanti o meno. E in questo caso c'era di mezzo anche il trasferimento, perciò l'uomo aveva pure un elenco di precise richieste redatte dalla moglie. Subito dopo aver salutato il suo ospite, Miranda corse al telefono che si trovava nell'atrio del ristorante e chiamò il suo numero di casa per sentire la segreteria telefonica. Quella confusa telefonata di Rosalind mentre stava per lasciare l'ufficio la preoccupava. Ma probabilmente non era niente di importante. Sua sorella spesso non si faceva sentire per settimane, poi la chiamava per farsi prestare qualcosa, di solito soldi o vestiti. E pareva sempre che sarebbe crollato il mondo se non avesse ottenuto subito ciò che voleva. Ma quella mattina aveva notato nella voce di Rosalind qualcosa di più profondo della solita trepidazione, una strana inquietudine quando aveva detto:«Non ti posso parlare ora. Ti telefonerò a casa. Per favore torna al più presto. Ti devo parlare, Miranda». Nella segreteria telefonica erano registrati due messaggi di persone che Miranda aveva contattato per lavoro, e poi c'era la sconcertante confessione di Rosalind. «Sono a Londra. Non volevo dirtelo, volevo cavarmela da sola. Ma ho... ho bisogno di qualcuno che venga con me.» Si sentì un singhiozzo. «Oh, Miranda, sono incinta. Sono... sono venuta a Londra per abortire. Non lo posso tenere, capisci. Il... il bambino. Lui... lui non mi starebbe vicino.» Sentì Rosalind che piangeva e ascoltò angosciata la voce sgomenta della sorella. «Ora vado in clinica. Ti prego, vieni se puoi. Oh, Miranda, ho paura.» Sally Wentworth
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Dopo qualche momento di silenzio, Rosalind diede l'indirizzo della clinica, ma con voce così rotta dal pianto che Miranda riuscì a capire a malapena. Si segnò l'indirizzo e, preoccupatissima, uscì di corsa dal ristorante e fermò un taxi. «Dove?» chiese il taxista. Miranda gli diede il nome della clinica. «Mai sentita nominare» disse l'uomo. «Penso che sia in Portman o Portland Road.» «Si decida; ci saranno due dozzine di strade a Londra con quel nome.» «Be', se non lo sa allora s'informi via radio. E svelto, per favore. Ho molta fretta.» Ci volle una buona mezz'ora per giungere davanti alla clinica. Miranda pagò l'uomo e corse dentro. Una impiegata alzò gli occhi verso di lei, vedendola entrare così di fretta. «Buongiorno. È in ritardo per un appuntamento?» «No. Penso che mia sorella sia qui e devo vederla subito. È Rosalind Leigh.» «Oh, sì. È arrivata stamattina.» «Dov'è? È già... è già stata sottoposta all'intervento?» «Penso di sì. Un attimo. Ora controllo.» La ragazza parlò al telefono interno mentre Miranda aspettava con impazienza. «Sì.» La ragazza le sorrise. «Sta bene. Ora è tornata nella sua camera.» «Vorrei vederla.» «Ma, probabilmente è ancora un po' stordita, perciò...» «Voglio vederla ora» insistette Miranda decisa. «Va bene. È nella camera duecentosei al secondo piano.» Miranda salì le scale di corsa ed entrò nella stanza senza bussare. Rosalind giaceva su un fianco, nella stessa posizione del feto di cui si era volutamente liberata. Miranda andò verso di lei. «Salve. Sei sveglia?» «Miranda?» «Mm. Come stai?» «Bene, credo.» La ragazza sospirò con aria infelice, poi aggiunse: «Ho dovuto farlo. Non c'era altra soluzione». E poi con asprezza: «Odio essere una donna. Lo odio, lo odio, lo odio!». Prendendole una mano, Miranda le accarezzò i capelli e il viso pallido. «Ti sentirai meglio quando sarà tutto finito» disse in tono confortante. C'erano tante domande che voleva farle, ma non era quello il momento di sottoporla a un interrogatorio. Rosalind si mise a piangere in modo Sally Wentworth
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straziante, perciò Miranda la prese fra le braccia, sussurrandole parole d'incoraggiamento, ma il suo cuore ribolliva di odio verso l'uomo che aveva causato tanta infelicità in sua sorella. Poco dopo Rosalind si addormentò. Miranda rimase accanto al letto, apparentemente calma, ma dentro di sé piena di rabbia e di angoscia. Rabbia per ciò che era successo e angoscia perché Rosalind non si era confidata con lei. Benché ci fossero sei anni di differenza tra loro e non si vedessero molto da quando Rosalind aveva iniziato ad andare all'università, Miranda si sentiva molto vicina a lei, e la rattristava pensare che l'adorata sorella aveva affrontato un'esperienza così traumatica senza chiedere aiuto o consiglio. Una mezz'ora dopo entrò un'infermiera per misurare la pressione a Rosalind, e così la svegliò. Quando se ne fu andata, la ragazza si appoggiò al cuscino, con il viso pallido e tirato. «Vuoi qualcosa da bere?» chiese Miranda con ansia. «Grazie.» Rosalind annuì. Si mise a sedere ma le sue mani tremavano e Miranda dovette aiutarla a tenere il bicchiere. Poi le prese una mano e disse: «Ti va di parlarmi della faccenda?». «Cosa c'è da dire?» rispose Rosalind con amarezza. «È la solita vecchia storia: un ragazzo incontra una ragazza, la ragazza rimane incinta, lui sparisce, ed è fatta!» «Eri innamorata di lui?» Gli occhi di Rosalind si riempirono di tristezza. «Pensavo di sì. E se la prossima domanda è "Pensavi che lui ti amasse?", allora, sì, pensavo proprio di sì.» Miranda la guardò in faccia con fervore. «Perché non me l'hai detto?» Le pallide guance di Rosalind arrossirono e la ragazza abbassò la testa. «Tu sei sempre così controllata» disse con tono triste. «A te non accadrebbe mai una cosa simile. Io mi sono detta che potevo cavarmela da sola dato che mi ero messa io in questo pasticcio, ma...» La sua voce s'interruppe e scoppiò in pianto. Abbracciandola, Miranda tentò di confortarla: «Schiocchina. A cosa servono le sorelle grandi se non per rivolgersi a loro quando si è nei guai? Avresti dovuto sapere che ti avrei aiutata qualunque cosa tu avessi deciso di fare». «Sì... ma tu sei sempre così impegnata. Non sei mai a casa quando telefono.» «Ma lo sai che ho sempre tempo per te. Se avessi saputo che qualcosa non andava avrei piantato tutto e sarei venuta subito a York. Lo sai, vero, Roz?» Sally Wentworth
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Rosalind annuì, poi sospirò, e disse: «Volevo essere forte come te. Ma io non lo sono, sono così debole rispetto a te». «No, non è vero» negò la sorella con fermezza. «Sei solo più giovane, tutto qui. E chi potrebbe non emozionarsi in una simile circostanza, in nome del cielo?» Rimasero in silenzio per qualche minuto, finché Miranda disse: «Immagino che tu non abbia detto niente ai nostri genitori?». E quando Rosalind scrollò il capo: «Non posso biasimarti; non avresti fatto che dare loro una preoccupazione». «E non hai preso in considerazione il fatto di tenere il bambino?» chiese Miranda con esitazione. «Sì, certo» rispose laconicamente Rosalind. «Ma... ma lui era contrario. Sosteneva che era un'idea stupida tenermi il bambino dato che andavo ancora all'università. Disse che avrebbe rovinato tutta la mia vita.» «E non si è offerto di sposarti, o almeno di prendersi la responsabilità del bambino?» «No. Su questo è stato molto chiaro» rispose Rosalind con amarezza. «Disse che, se avessi deciso di tenerlo, lui non avrebbe voluto aver niente a che fare con il bambino.» Miranda sentì un'altra ondata di odio per l'uomo che aveva trattato Rosalind con tanta durezza e disse: «Quest'uomo, il tuo ragazzo, è uno studente anche lui?». Rosalind rimase in silenzio per un attimo, poi scrollò il capo. «No. L'ho conosciuto a Londra, quando sono stata da te l'estate scorsa.» Con gli occhi spalancati per la sorpresa, Miranda disse sbalordita: «Stai dicendo che è un mio amico?». «No, no.» Rosalind negò. «L'ho incontrato per caso.» «Chi è?» Rosalind esitò, poi scrollò il capo. «Non importa chi è. Voglio solo dimenticarlo, e dimenticare tutta la faccenda.» «Certo, cara. Andrà tutto bene. E quando uscirai di qui, starai da me per un po'.» Nonostante l'aspetto calmo, Miranda si sentiva piena di odio verso lo sconosciuto. Doveva essere più vecchio di sua sorella, pensò, e avvezzo ad affrontare situazioni del genere. Miranda avrebbe voluto farle delle altre domande, ma Rosalind aveva chiuso gli occhi, e poi sapeva che era il momento sbagliato. Avrebbe aspettato quando sarebbero state a casa, e poi forse Rosalind non le avrebbe comunque svelato il nome dell'uomo, Sally Wentworth
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testarda com'era. Miranda andò in cerca di un'infermiera. «Sono la sorella di Rosalind Leigh. Quando potrà lasciare la clinica?» L'infermiera consultò l'agenda posata sulla scrivania. «Vediamo; è stata operata a mezzogiorno, perciò potrebbe andarsene questa sera tardi, ma ha una prenotazione anche per la notte.» «Davvero?» Miranda aggrottò le ciglia, convinta che Rosalind non possedesse il denaro sufficiente a pagare la degenza, ma forse avrebbe saldato il conto lui... Sperando di scoprire il suo nome, chiese: «Chi ha fatto la prenotazione?». «Temo di non essere autorizzata a darle questa informazione» disse l'infermiera. Miranda le diede un'occhiata indagatrice; la donna sicuramente lavorava lì perché aveva bisogno di soldi. Prendendo una banconota da venti sterline, domandò: «Ha in mente qualche ente a cui fare beneficenza?» e posò la banconota sulla scrivania. «Sì, penso che ne troverò uno, grazie.» La donna prese un modulo da uno schedario e lo appoggiò sulla scrivania. «Se vuole scusarmi un attimo; mi sono ricordata che ho un paziente da controllare.» Uscì, prendendo il denaro e infilandoselo in tasca. Il modulo conteneva varie informazioni riguardo a Rosalind. Fu il modo di pagamento che attirò lo sguardo di Miranda. Il conto sarebbe stato pagato con carta di credito da un certo Warren Hunter. Be', per lo meno il ragazzo di Rosalind aveva il buon senso di pagare l'aborto. Warren Hunter: era sicura di aver già sentito questo nome, ma nonostante avesse un'ottima memoria, non le veniva in mente niente di più. Tornando nella camera di Rosalind, la trovò sveglia e le disse: «La camera è prenotata anche per la notte. Lo sapevi?». E quando Rosalind annuì, aggiunse: «Sono sicura che sia meglio così. Ora vedo che sei stanca, perciò me ne andrò e tu potrai dormire. Andrò a casa a prepararti la camera, poi tornerò a trovarti questa sera. E domani verrò a prenderti appena ti lasceranno uscire. Va bene? Ma se preferisci che io stia qui con te, non hai che da dirlo». «No.» Rosalind sospirò, poi accennò un sorriso. «Va bene.» Malinconicamente disse: «Vorrei assomigliarti di più». «È uno stupido desiderio. Tu sei tu; io sono io. E a me piace la mia sorellina così com'è, perciò rimani come sei, capito?» Si chinò a darle un bacio in fronte. «Ora dormi, ci vedremo più tardi.» «Va bene. Ciao.» Sally Wentworth
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Miranda aprì la porta, ma si voltò a guardare. Vide il viso di Rosalind pallido come il cuscino e i suoi occhi pieni di tristezza. Le ci sarebbero voluti anni per superare tutto questo. Quell'uomo odioso le aveva rubato non solo l'innocenza ma anche il rispetto di sé e la fiducia negli altri. Se avesse potuto, Miranda avrebbe volentieri torto il collo a quel Warren Hunter! Tornò a casa, chiamò l'ufficio per disdire alcuni appuntamenti, poi telefonò a un investigatore che lavorava per la ditta. «Pronto. Volevo chiederle se potrebbe fare un lavoretto per me. Sto cercando di rintracciare un certo Warren Hunter. No, non so per chi lavora e neppure dove abita, ma penso che sia qui a Londra. Dovrebbe essere giovane, sotto i trentacinque. Sono sicura di aver già sentito questo nome, ma non mi viene in mente in quale occasione.» Rise. «Sì, lo so che sarà come cercare un ago in un pagliaio, ma se c'è qualcuno che lo può rintracciare, questo è lei. Grazie mille. Se riesce ad avere sue notizie, mi telefoni a casa.» Esitò, poi aggiunse: «E gradirei che non dicesse niente a Graham». Graham Allen non solo era il suo capo e un socio della ditta, ma era anche il suo ragazzo da circa un anno. Anche se con lui aveva la massima confidenza, non intendeva svelargli il segreto di Rosalind, tradendo così la fiducia della sorella. Dopo aver sbrigato i lavori più urgenti, Miranda ripose alcuni documenti nella valigetta per portarseli a casa. Uno dei grandi vantaggi del suo lavoro era che poteva sbrigarne una buona parte a casa. Nello spegnere la luce dell'ufficio, si rivolse ad una segretaria. «Quando arriva Graham, gli puoi dare un messaggio da parte mia, Megan? Digli che mi spiace ma non posso vederlo stasera.» Andò di corsa dal fiorista e comprò due enormi mazzi di fiori per Rosalind, poi in un negozio vicino prese dei cioccolatini, sperando di riuscire così a tirare un po' su il morale della sorella. Chiamò un taxi e si fece portare a casa. L'appartamento, ricavato da un vecchio magazzino portuale, era molto spazioso e originale, e Miranda ne andava molto fiera. Le era costato un occhio, naturalmente, ma lei guadagnava bene e se lo poteva permettere. Preparò la camera degli ospiti, divise il mazzo di fiori in mazzi più piccoli che mise nei vasi, decorando così ogni angolo della camera. Mangiò un boccone e alle sette si diresse verso la clinica, con il secondo mazzo di fiori in mano. Sally Wentworth
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Rosalind era riposata e Miranda riuscì persino a farla ridere un po'. «Tu mi vizi con tutti quei regali» disse Rosalind con voce roca nel piegarsi ad odorare i fiori. «Figurati, e poi chi altro dovrei viziare?» Miranda rimase lì finché, alle nove, venne un'infermiera a dirle che doveva andarsene. Rosalind le sembrava un po' meno infelice, perciò si sentì sollevata. Quando arrivò a casa, trovò un messaggio di Graham nella segreteria telefonica: diceva che avrebbe cenato al loro ristorante preferito e l'avrebbe aspettata fino alle dieci. Erano solo le nove e mezzo, perciò, dopo un attimo di esitazione, Miranda decise di raggiungerlo e chiamò un taxi. Era stata in quel ristorante vicino al fiume così tante volte con Graham che il proprietario la chiamava per nome. Le fece un sorriso radioso quando la vide. «Miranda! Temevamo che non ce l'avresti fatta. Graham è al solito tavolo. Cosa ti faccio portare?» «Solo caffè.» Graham si alzò in piedi appena la vide, poi la baciò leggermente, ma possessivamente, sulle labbra. «Salve, tesoro.» La squadrò da capo a piedi, notando con sorpresa che indossava lo stesso abito del mattino. «Cos'è successo? Forse un'emergenza?» Sedendosi, Miranda scrollò il capo. «È una faccenda che non ha niente a che fare col lavoro. Un problema familiare.» «Davvero?» Graham aggrottò le ciglia. «Spero che non sia accaduto niente ai tuoi genitori.» «No, loro stanno bene.» Poi Miranda cambiò argomento e parlò a Graham delle due nuove persone che aveva contattato. «A me pare che abbiano le caratteristiche ideali per la ditta di progettazione.» Portarono il caffè; Graham ne bevve solo un sorso perché ci teneva a stare in forma ed era anche per questo motivo che frequentava volentieri quel ristorante, dove si poteva gustare una cucina sana e dietetica. Graham badava molto alla sua salute e alla sua linea. Andava anche tutte le mattine a fare un po' di jogging e due volte alla settimana in palestra dove tentava di rimettersi in forma e perdere i chili accumulati nei pranzi di lavoro. I cacciatori di teste infatti, passano un sacco di tempo a parlare con datori di lavoro e candidati, il più delle volte a tavola. Devono anche essere scaltri lettori di stati d'animo e Graham notò subito che Miranda non aveva intenzione di parlargli dei suoi problemi, perciò accolse di buon grado il cambiamento di argomento e parlò di lavoro tutta la sera. «Ti andrebbe di Sally Wentworth
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venire da me per un'oretta?» suggerì. «Grazie, ma preferirei andare a casa.» Uscirono e Miranda sentì dei brividi, il primo accenno d'inverno nell'aria. Si avviarono verso la macchina di Graham, una Jaguar nuova. Gli piacevano molto le Jaguar e ne comprava un nuovo modello ogni anno. Durante il tragitto Miranda disse: «Penso che per qualche giorno lavorerò a casa, se non ti secca». Le lanciò uno sguardo interrogativo. «È a causa della crisi familiare? Se vuoi qualche giornata di ferie...» «No. Non è il caso.» Non aggiunse altro e Graham disse con una certa affettazione: «Mi rendo conto che non sono affari miei, ma se posso esserti di aiuto...». Miranda gli sorrise e gli posò una mano sul braccio. «È molto carino da parte tua, Graham, e apprezzo il tuo interessamento, lo sai. No, vorrei solo rimanere a casa per qualche giorno, tutto qui.» Quando raggiunsero la casa di Miranda, insistette per salire un momento. Graham viveva in periferia, e aveva un moderno appartamento, piccolo ma assai costoso, a Wimbledon, a pochi passi dal famoso Tennis Club dove si tenevano i campionati ogni anno. Salirono in ascensore senza parlarsi e Miranda pensò che Graham, pur non essendo molto più alto di lei, era un bell'uomo, anche se la sua figura tendeva ad appesantirsi. Arrivati alla porta, Miranda si girò verso di lui e disse decisa: «Grazie per avermi accompagnata a casa, Graham, ma non t'inviterò ad entrare questa sera, se non ti spiace. È stata una giornata faticosa e sono stanca». «D'accordo, capisco, ma fammi almeno entrare un momento per augurarti la buonanotte.» La baciò nel solito modo possessivo, lasciandola andare con riluttanza quando lei si staccò e lo congedò con un sorriso, prima di richiudersi la porta alle spalle. Miranda si fece un bel bagno e ripensò a Rosalind. Sperava che, una volta tornata alla sua vita di studentessa universitaria, non si sarebbe sentita più così infelice. Ma ci sarebbe voluto molto tempo perché riacquistasse fiducia; fiducia negli uomini, per lo meno. E Miranda non poteva certo biasimarla. Chiunque fosse l'uomo che l'aveva messa in quel guaio, doveva essere una vera canaglia. Doveva essersi reso conto di quanto fosse innocente Rosalind e non aveva neppure preso delle precauzioni per non metterla incinta. Era piena di rabbia, e decisa a trovare questo Warren Hunter, trovarlo e assicurarsi che pagasse in qualche modo Sally Wentworth
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per quello che aveva fatto. Ma Miranda dovette tenere a freno la sua impazienza per altri tre giorni, finché l'investigatore ebbe notizie per lei. Rosalind era ancora lì a casa sua, perciò, dicendo che era una telefonata d'affari, Miranda prese la chiamata dalla sua camera. «Che cosa ha scoperto?» chiese con ansia. «Be', il suo Warren Hunter è un pezzo grosso. Ho trovato il suo nome nei nostri schedari. L'avevamo contattato qualche anno fa, ed è per questo probabilmente che lei aveva già sentito il suo nome. È un consulente di computer e un paio di ditte avrebbero voluto assumerlo, ma lui si mise in proprio. Chi ha rapporti di lavoro con lui sostiene che è molto in gamba e che la sua ditta ha un grande avvenire.» «Come si chiama la ditta?» chiese Miranda bruscamente, poiché le stava venendo un'idea. «Compass Consultants; è in Compass Road.» «Mm. Bene. Chi lavora per lui?» «Un ottimo gruppo, evidentemente.» «E che mi dice di Hunter?» chiese Miranda, abbassando la voce affinché Rosalind non intuisse l'argomento della conversazione. «Che cosa ha scoperto? È... è sposato?» Non era una domanda insolita per l'investigatore; che un candidato fosse o non fosse sposato e avesse figli o no, spesso influenzava non poco le sue scelte. «No, e non ha legami seri per quanto ne sappia io.» «È un playboy?» «Forse, ma è più interessato ad ingrandire la sua società a quanto si dice. Desidera che le mandi tutti i particolari?» «Sì, grazie. Vorrei tutte le informazioni che riesce ad ottenere riguardo ai suoi dipendenti, fino all'ultima delle segretarie. E le sarei grata se potesse portarmele qui.» La scheda con le informazioni arrivò il giorno dopo e Miranda se la portò in camera per studiarla con attenzione. Esaminò con cura l'elenco dei dipendenti, poi chiamò l'ufficio perché l'idea stava diventando sempre più precisa. Ma prima di metterla in atto voleva essere assolutamente certa che questo Warren Hunter e il ragazzo di Rosalind fossero la stessa persona. Aveva cercato di convincere Rosalind ad andare al cinema con lei o al ristorante, ma la ragazza si era rifiutata, era ancora troppo triste per aver voglia di uscire. Erano rimaste perciò in casa e, dopo aver visto la fine di un appassionante film, Miranda spense il televisore. «Roz, penso che sia Sally Wentworth
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ora di parlare del tuo futuro.» «Vuoi dire che è ora che io torni a York» disse Rosalind con una smorfia. «L'hai detto tu, non io.» «Be', non posso star qui ad ammuffire per il resto dei miei giorni, no?» sospirò la ragazza. «Giusto» approvò Miranda energicamente. «Se non torni presto all'università, avrai dei problemi a rimetterti in pari. E quando sarai là dovrai occupare ogni minuto con tutte le attività che riesci a trovare, così non avrai tempo per pensare ad altro. Magari anche un lavoro.» Fece un largo sorriso. «E prima di quanto ti aspetti ti sembrerà solo un brutto sogno.» «Lo pensi davvero?» chiese Rosalind, con un disperato bisogno di essere rassicurata. «Ne sono certa.» Rendendosi conto che ci sarebbe riuscita ora o mai più, Miranda incominciò: «Il tuo ragazzo». Alzò una mano quando Rosalind aprì la bocca per protestare. «D'accordo, non ti chiederò il suo nome. Voglio solo sapere se c'è qualche possibilità che tu lo riveda.» «No» rispose Rosalind con enfasi. «Ma potresti imbatterti in lui casualmente a York.» Sua sorella scrollò il capo, gettando indietro i lunghi capelli biondi. «No, sono uscita con lui solo mentre ero qui a Londra l'estate scorsa.» «Per quanto tempo sei uscita con lui?» «Per le sei settimane che sono rimasta qui.» «Come mai io non l'ho conosciuto, allora?» «Se ti ricordi, sei stata via per affari la maggior parte del tempo, e anche lui è stato via per un po', ma non nello stesso periodo.» «Capisco.» Ansiosa di accertare l'identità dell'uomo, Miranda proseguì: «Che tipo d'uomo è?». Il viso di Rosalind si oscurò. «Più vecchio di me. Molto sofisticato e attraente. Non avevo mai conosciuto uno così prima. Lo so che è banale dirlo, ma era ai miei piedi. Ero così meravigliata che potesse interessarsi a me. Pensavo che avrebbe preferito una come te. Era così ambizioso e teneva al successo.» «Al successo?» chiese Miranda, cercando di nascondere lo sgomento causato da ciò che Rosalind evidentemente pensava di lei. «Sì, è il direttore di una società.» Sally Wentworth
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«Che tipo di società?» «Qualcosa che ha a che fare coi computer.» Guardò Miranda. «Ne sono sicura perché gli ho telefonato in ufficio un paio di volte.» Miranda avrebbe voluto chiederle il nome della società ma temeva di esagerare; comunque, era già sicura che si trattasse del Warren Hunter sul quale lei aveva preso informazioni. «Ti ha detto di essere innamorato di te?» «Sì, ma solo quando... quando...» Si interruppe e non riuscì più a proseguire. Quando facevano l'amore, indovinò Miranda. «Capisco. Quando ti ha piantata?» «Non l'ha fatto in realtà. Quando sono tornata all'università, mi ha promesso di scrivermi e di venire a trovarmi, ma non l'ha fatto. E tutte le volte che ho cercato di telefonargli non ci sono mai riuscita; ho lasciato dei messaggi sulla segreteria telefonica, e gli ho scritto: non mi ha mai risposto.» «Come sei riuscita a dirgli del bambino?» chiese Miranda. Rosalind annuì. «Gliel'ho scritto, ma quando ho visto che non rispondeva gli ho telefonato in ufficio e ho insistito finché non me l'hanno passato. È stato allora che...» Si girò, morsicandosi il labbro, poi continuò: «È stato allora che mi ha convinta ad abortire. Ha detto che avrebbe prenotato lui la clinica. Quando l'ho richiamato, mezz'ora più tardi, aveva già sistemato tutto». Sporgendosi verso di lei, Miranda le prese una mano e disse: «Be', forse hai fatto la cosa giusta. Avresti davvero voluto un figlio da un uomo simile? Ora puoi tornare all'università e dimenticare tutto». Rosalind le rivolse uno sguardo angosciato. «Non riuscirò mai a dimenticare. E non avrò più fiducia in un uomo finché vivrò.» «Figurati» disse Miranda sorridendo. «Un giorno t'innamorerai veramente di qualcuno e capirai che è l'uomo giusto per te.» «Come Graham per te?» La domanda la colse di sorpresa. «È un po' presto per dirlo» tergiversò e cambiò subito argomento. «Perché non stai qui fino a sabato, così noleggerò una macchina e ti accompagnerò a York?» «Non è il caso che tu ti prenda questo disturbo; posso andarci in treno.» «Figurati, lo farò volentieri.» Convinta di aver trovato l'uomo giusto, Miranda dovette aspettare di Sally Wentworth
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aver accompagnato Rosalind all'università per poter mettere in atto il suo piano. Grazie alle informazioni acquisite, studiò in ogni particolare la posizione dei dipendenti della Compass Consultants, scoprendo quali erano gli uomini-chiave nella società. Poi usò sfacciatamente le relazioni d'affari della sua società per trovare dei datori di lavoro in concorrenza con la Compass Consultants che cercavano persone con qualifiche simili. Fatto questo, Miranda si preparò psicologicamente, prese il telefono e chiamò il primo nell'elenco dei candidati, sapendo che doveva fargli una proposta allettante entro i primi trenta secondi, altrimenti l'avrebbe perso. Questo tipo di telefonate erano sempre difficili, ma Miranda era brava nel suo lavoro e l'uomo accettò di incontrarla per continuare la discussione. Gli fece anche promettere di non parlarne con nessuno della sua società; era una precauzione abituale, ma particolarmente importante in questo caso. Benissimo. Poi chiamò la seconda persona dell'elenco. Entro poche settimane Miranda aveva contattato sette persone di vitale importanza per la società di Warren Hunter. E le aveva convinte tutte a rassegnare le dimissioni lo stesso giorno, il primo dicembre. Naturalmente nessuno sapeva niente degli altri. Ma c'era un'altra persona che voleva indurre ad andarsene, un certo Jonathan Carter che era il braccio destro di Warren Hunter. Quest'uomo non pareva interessato alle sue offerte e lei aveva dovuto telefonargli più volte, finché aveva finalmente acconsentito a incontrarla. Ciò che stava facendo era del tutto legale ma niente affatto morale. In genere non le sarebbe neppure venuto in mente di portar via più di un dipendente dalla stessa ditta, e a Graham sarebbe venuto un colpo se avesse saputo cosa stava facendo, ma la politica di Graham era di non interferire, e poi si fidava di lei ciecamente. A volte Miranda si sentiva un po' in colpa, ma le bastava ricordare Rosalind che piangeva disperatamente nella clinica per convincersi che Warren Hunter si meritava tutto ciò che gli stava per capitare. Il suo incontro con Jonathan Carter doveva aver luogo in un discreto ristorante del quartiere cinese. Miranda gli aveva proposto il Savoy, dove di solito invitava le persone di riguardo, ma lui aveva preferito questo posto. Nel suo lavoro Miranda doveva essere preparata ad incontrare le persone che aveva contattato dovunque ed in qualunque momento; aveva persino incontrato un uomo in cima alla torre Eiffel una volta, perciò acconsentì. Con indosso un lungo e morbido cappotto, un golfino di Sally Wentworth
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mohair, gonna pantalone e stivali, con in testa un cappello tipo cowboy, percorreva impaziente la strada che conduceva al ristorante, nervosa per il colloquio. Sapeva che se fosse riuscita a convincere anche quest'uomo ad affrontare un nuovo lavoro, allora la Compass Consultants e Warren Hunter avrebbero subito un tale colpo che sarebbero colati a picco, oppure avrebbero dovuto ricominciare quasi da zero. Il ristorante era illuminato debolmente, e a Miranda parve più adatto come luogo di appuntamenti per coppie clandestine che per un incontro d'affari. Tuttavia, dato che lui preferiva così, non aveva intenzione di discutere. Porse il cappotto al cameriere e i sedette su uno sgabello al bar in attesa; di solito e persone che contattava arrivavano in ritardo, nella speranza di convincerla che non erano poi così interessate. Ma Jonathan Carter la stupì, arrivando in perfetto orario, pochi minuti dopo di lei. L'aspetto di Carter fu un'altra sorpresa, e anche piacevole. Molto alto, con spalle ampie e muscolose, sembrava più una persona avvezza a vivere all'aperto che non uno attaccato al computer tutto il giorno. «Signorina Leigh?» (Ancora seduta sullo sgabello, Miranda tese la mano. «Piacere.» Lui sembrò esitare per una frazione di secondo prima di stringergliela, ma poi la sua stretta fu così forte che la fece sobbalzare. Miranda guardò i suoi occhi grigi, il suo bel viso dalla mascella forte e dagli zigomi alti. Anche lui la stava osservando meravigliato, ma lei c'era abituata; molte persone pensavano che una cacciatrice di teste dovesse essere una vecchia arpia ed erano sempre sorprese di trovarsi di fronte una giovane e graziosa bionda. «Cosa prende da bere?» gli chiese. «Un gin tonic, prego.» Lei iniziò la conversazione cercando, come al solito, di mettere la persona che le stava di fronte a proprio agio mentre bevevano, ma lui non parlava molto e Miranda ebbe l'impressione che la stesse studiando. Il che era anche giusto, ma lei aveva imparato ad essere molto sensibile alle sfumature e aveva la spiacevole sensazione che ci fosse dell'antagonismo dietro quel comportamento riservato. Quando ebbero finito il loro drink furono accompagnati ad un tavolo d'angolo, molto tranquillo. Prendendo in mano il menu, Miranda disse: «Hanno molti piatti invitanti, qui. Che cosa prende?». «Solo una bistecca e un'insalata» rispose Jonathan Carter senza neppure leggere il menu. Sally Wentworth
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«Niente antipasto?» «No.» Miranda lo guardò sorpresa e ordinò solo il secondo al cameriere. «Parliamo d'affari, allora?» propose bruscamente Carter. «Vorrei che mi spiegasse di nuovo i particolari dell'offerta.» «Va bene.» Cercando di nascondere che era seccata dalla sua rudezza, descrisse con cura il lavoro che gli offriva. Lui ascoltò attentamente senza parlare e senza mostrare alcuna emozione, né disappunto né soddisfazione. Il suo atteggiamento sconcertò Miranda; alla prima telefonata era stato ostile all'idea, ma era sembrato piuttosto entusiasta l'ultima volta che gli aveva parlato. Lei sapeva che era sposato e si chiedeva se la moglie l'avesse influenzato in una direzione o nell'altra, il che talvolta succedeva quando il nuovo lavoro comportava un trasferimento, ma la ditta dalla quale sperava di farlo assumere era a Londra e quindi non era quella la causa del suo disappunto. Prima che avesse finito di parlare arrivò ciò che avevano ordinato, ma il suo ospite sembrava avere poco appetito perché toccò appena il cibo, e aggrottò le ciglia con impazienza quando lei si interruppe per mangiare. Quando lei ebbe finito di delineare la proposta lui le pose qualche domanda e poi si appoggiò allo schienale della sedia e la fissò intensamente. «Mi dica, le piace il suo lavoro?» Non era la prima volta che le facevano questa domanda. «Sì, molto, in effetti» rispose affabilmente Miranda, notando però un'estrema freddezza nella voce di lui. «È stata scovata da un cacciatore di teste?» Lei sorrise. «Me lo chiedono tutti.» «Mi spiace di essere così poco originale.» C'era un aperto antagonismo nella sua voce ora e Miranda cercò di non mostrare la sua ansietà, perciò sorrise dicendo: «Ma no, è naturale chiederselo. No, ci sono capitata per caso, come molti altri». «E quali qualifiche ci vogliono per diventare un cannibale... voglio dire, un cacciatore di teste?» «Noi preferiamo farci chiamare consulenti per la ricerca di risorse umane.» Lui abbozzò un sorriso beffardo, il primo che lei gli vide fare, ma non c'era umorismo in esso, solo ironia. «Ne sono certo» disse con sarcasmo. Rendendosi conto che con uno come lui non l'avrebbe spuntata, e Sally Wentworth
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seccata per il suo atteggiamento, Miranda lasciò perdere e disse: «Non mi ha ancora detto se intende accettare l'offerta». «E lei non mi ha ancora detto di quali requisiti ha avuto bisogno» replicò lui. «Oltre a quelli di essere giovane, bionda e nubile, naturalmente» aggiunse con tono provocatorio. Miranda alzò il mento. «Io ho una laurea in economia aziendale e mi sono fatta tre anni di dura esperienza nella gestione di capitale a rischio e nell'industria prima di entrare in questa ditta.» Jonathan Carter si sporse improvvisamente in avanti, con un'espressione cupa e minacciosa. «E per questo crede di avere il diritto di portar via un uomo che è vitale alla mia società! Non ha mai pensato alle conseguenze di quello che sta facendo? Ai problemi che potrebbe creare al suo datore di lavoro? Ma no, penso proprio di no; la sola cosa che le interessa è la commissione» concluse con disgusto. «Ma non capisco.» Miranda lo guardò sconcertata. «Lei non ha alcuna partecipazione nella Compass Consultants. Che cosa le importa, dato che può trovare un impiego migliore altrove?» «Proprio così! Questo riassume tutta la sua morale, vero? Ma questa volta ha commesso un grosso errore. Si è imbattuta nell'amicizia e nella lealtà anziché nella cupidigia.» Alzandosi in piedi, le diede un'occhiata torva e infuriata. «Perché io non sono Jonathan Carter.» Lo fissò a bocca aperta. «Ma allora chi...?» Si interruppe, dato che aveva già intuito la risposta. «Esatto. Sono Warren Hunter, il titolare della Compass Consultants.»
2 Miranda fissò l'uomo in piedi davanti a lei e notò la sua aria di freddo trionfo negli occhi grigi. Per un momento rimase completamente sconcertata dal tiro che le aveva giocato, ma poi la consapevolezza di trovarsi faccia a faccia con l'individuo che aveva trattato così crudelmente sua sorella la fece alzare di scatto in un impeto di collera. Lui era così alto che la sovrastava ancora, ma Miranda non si lasciò intimorire da questo. Sporgendosi in avanti con aria combattiva, disse: «E così lei è Warren Hunter. Avrei dovuto saperlo. Lei sembra avere abbastanza sangue freddo per trattare le donne come le tratta». Sally Wentworth
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La guardò con ironia. «Una donna che non sa perdere prende tutto come un affronto personale.» Miranda fu invasa dall'ira; stava parlando di lei, naturalmente, ma la sua considerazione si poteva applicare anche alla povera Rosalind. «Farabutto!» esclamò a voce alta, senza badare alle persone che ascoltavano. «Lei si crede molto in gamba, vero? Pensa di poter usare le donne e poi buttarle via. È disgustoso!» Completamente sconcertato dal suo attacco, Warren si tirò indietro, fissandola. «Che diavolo...?» Ma Miranda proseguì, sempre più infuriata. «Ma questa volta non riuscirà ad andarsene lasciandosi dietro le spalle il dolore che ha causato. Questa volta pagherà per quello che ha fatto. E non solo in termini di denaro. Pagherà davvero.» Fece una pausa per respirare, con le guance infuocate per la collera ma Warren, adirato quanto lei, la interruppe: «Mio Dio, ho sentito dire che voi donne in carriera sapete diventare feroci, ma, cara signora, lei ha superato ogni limite. Solo perché le è andato male il colpo e ha perso la commissione...». Miranda gli rise in faccia e lo guardò biecamente. Gli altri clienti li osservavano ora e il capo cameriere stava correndo verso di loro. Determinata a mettere in imbarazzo Warren il più possibile, Miranda disse ad alta voce: «Non m'importa niente della commissione. Così come a lei non importa niente delle persone che ferisce e a cui rovina la vita». «Non sta un po' esagerando?» osservò lui sarcastico. «No. Dovrebbe prendersi la briga di scoprire il cognome delle donne che usa, prima di scaricarle.» I suoi occhi si spalancarono per la sorpresa ma poi aggrottò le ciglia. «E questo cosa significa?» C'era un tono di minaccia ora nella voce di Warren. Era arrivato il capo cameriere e cercava di interromperli. «Vi prego signori, se poteste...» Ma Warren lo allontanò con un imperativo gesto della mano. «Allora?» «Significa» disse Miranda furiosa, con gli occhi castani che lanciavano fiamme, «che questa volta non riuscirà a liberarsi impunemente di una ragazza che ha sedotto come se fosse un... un giocattolo che ha usato e di cui si è stancato.» «Di che diavolo sta parlando?» Sally Wentworth
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«Come se non lo sapesse!» «No, non lo so, perciò me lo dica.» Si sporse in avanti, mettendo le mani sul tavolo, e avvicinando il viso pieno di rabbia a quello di lei. Ma Miranda si era accorta delle persone che li osservavano con avida curiosità e pensò che non era il caso di raccontare a tutti il segreto di Rosalind. E si ricordò appena in tempo che non doveva compromettere le trattative con gli altri sette dipendenti nel caso che Hunter ostacolasse anche quelle. Perciò invece di rispondere, si mise la borsa in spalla e si avviò verso la porta. Lui la prese per un braccio, ma Miranda si girò e disse: «Tenga giù le mani» con un tono così deciso, che per un momento Warren, colto alla sprovvista, allentò la stretta e lei riuscì a liberarsi e ad andarsene. Il cameriere, preoccupato, la rincorse. «Signora, il conto?» Miranda si fermò e si girò. «Pagherà lui» disse energicamente, indicando Warren. «Con carta di credito; con lo stesso mezzo con cui paga gli aborti delle sue ragazze!» Tutti i clienti del ristorante rimasero di stucco; nel silenzio della sala si udì il rumore della porta sbattuta da Miranda nell'uscire. Ancora piena di rabbia, si avviò verso il marciapiede e pochi secondi dopo saliva su un taxi. Warren la rincorse fuori del ristorante, ma arrivò troppo tardi, quando il taxi era già partito. Miranda si sentiva piuttosto soddisfatta per come era uscita vincitrice dalla disputa. Anche se aveva dovuto constatare con disappunto che Jonathan Carter si era dimostrato più leale nei confronti di Warren Hunter che dei propri interessi. Ora il suo piano di portare la Compass Consultants sull'orlo della rovina sarebbe stato meno efficace, ma la confortò il pensiero che sarebbe comunque stato un duro colpo. E forse questo avrebbe distolto la mente di Warren Hunter dalle ragazzine per un po', pensò Miranda trionfante. La sua mente tornò all'incontro con lui. Avrebbe dovuto capire prima chi era; l'antagonismo era stato così evidente. Con lei il suo fascino non gli era servito, ma capiva come fosse stato facile per Rosalind cedergli. Agli occhi di una ragazzina, abituata solo ai compagni di università, Hunter doveva essere apparso come un principe azzurro; un uomo di successo, pieno di fiducia in se stesso, uno insomma per cui le donne vanno pazze. Anche lei, che si considerava una donna in carriera con una certa esperienza del mondo, non sarebbe stata troppo da biasimare se si fosse sentita attratta da lui, pensò Miranda. Il che bastava per far venire la pelle Sally Wentworth
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d'oca se si considerava di che tipo d'uomo si trattasse. Dato che aveva un'ora libera, andò in centro a comprare qualche regalo di Natale prima di tornare in ufficio. Si sentiva bene; quel confronto diretto con Warren Hunter era stato molto più soddisfacente di un colloquio a distanza. Non provava alcun tipo di rimpianto. E il peggio, per lui, doveva ancora venire. Miranda sorrise allegramente; forse gli sarebbe servito per imparare ad essere più sensibile in futuro. Miranda trovò parecchi messaggi per lei in ufficio. Megan le diede l'elenco, aggiungendo: «Oh, c'è stata una chiamata piuttosto strana. Ha telefonato un tale chiedendo se lei lavora qui e, quando gli ho detto di sì, ma che non c'era in quel momento, ha riappeso senza lasciare alcun messaggio e senza dire il suo nome». Non ci voleva molto per immaginare chi potesse essere. Ritenendo saggio prendere delle precauzioni, Miranda disse: «Non passarmi nessuna chiamata se non sai chi è. E non passarmi assolutamente nessuna chiamata da un uomo di nome Warren Hunter della Compass Consultants». Si mise al lavoro ed era al telefono nel mezzo di una delicata negoziazione con una persona importante, quando le giunse dal corridoio il suono di voci concitate. Cercò di ignorarle e di continuare ad ascoltare la voce all'altro capo. «Sì, sono sicura che la società le verrà incontro nella scelta di una macchina, ma non so se saranno d'accordo nel...» D'un tratto la porta si spalancò rumorosamente e Warren Hunter si precipitò dentro, con Megan che lo tirava per la giacca nell'inutile tentativo di fermarlo. Raggiunse la scrivania di Miranda, vi appoggiò entrambe le mani e la guardò biecamente. «Voglio dirle due parole.» Miranda lo fissò a bocca aperta per un attimo, poi batté le palpebre e si girò per proseguire la sua telefonata. «Come stavo dicendo, non penso che...» Ma lui allungò una mano, le strappò il ricevitore e lo sbatté giù con forza. «Mi ha sentito? Le voglio parlare.» Lei lo fissò, per niente spaventata. «Io non ho niente da aggiungere.» «È qui che sbaglia, perché mi deve delle spiegazioni.» Accorgendosi che Megan era rimasta nella stanza, le disse in tono perentorio: «Lei vada fuori di qui». Megan rimase di stucco e Miranda si alzò con rabbia. «Come osa dare ordini alla mia segretaria?» «Va bene, allora le permetta di restare, per quel che me ne importa. Ma Sally Wentworth
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io non me ne andrò finché non mi avrà dato una spiegazione su quanto ha detto nel lasciare il ristorante; mi riferisco alle carte di credito e a quello che ci pago» le rammentò, con voce tagliente come l'acciaio. «Devo chiamare Graham e qualcuno degli uomini?» si intromise Megan dopo aver notato l'ampiezza delle spalle di Warren. «No, ci penso io. Va tutto bene, Megan, il signore è solo uno che non sa perdere, tutto qui.» Scrisse un appunto su un foglietto. «Telefoni a quest'uomo, gli faccia le mie scuse e gli dica che lo richiamerò presto.» «Un'altra mosca presa nella sua ragnatela?» disse Warren con sarcasmo mentre Megan usciva. «Quello che faccio è perfettamente legale ed è un servizio utile» rispose seccamente Miranda. «Ma non è per questo che sono venuto qui. Voglio sapere che diavolo le è preso al ristorante.» Miranda lo guardò con disgusto. «Non cerchi di fare l'innocente; sa benissimo cosa volevo dire.» «Mi ascolti, io non so cosa spera di guadagnarci, ma se pensa di riuscire a rovinare la mia reputazione con un sacco di bugie, allora può...» «Ah!» Miranda gli rise in faccia. «Mi farebbe molto piacere imbrattare quel briciolo di reputazione che le è rimasta. E non saranno bugie, come lei sa benissimo. Perciò non pensi che non lo farò, canaglia!» Warren balzò rapidamente al di là della scrivania e le afferrò un polso. «Mi sto veramente stancando di lei e di tutti i suoi insulti» la informò con rabbia mal repressa. «Non pensi di riuscire ad intimidirmi» ribatté Miranda con aria di sfida. «Io non sono una preda facile come Rosalind.» «E io dovrei sapere chi è Rosalind?» «Se non ha una memoria così corta» disse infuriata, alzando la voce. «Rosalind è mia sorella. Rosalind Leigh. Se la ricorda ora? L'universitaria diciottenne che ha sedotto. La ragazza che ha messo incinta. La ragazza che ha piantato! La ragazza che...» Afferrandola per le spalle, Warren le diede uno strattone, interrompendo la sua invettiva. «Di che diavolo sta parlando, non conosco nessuna ragazza di nome Rosalind.» «Bugiardo!» Miranda gli gettò in faccia l'insulto come una frustata. «E se non mi toglie le mani di dosso, urlerò tanto da spaventare tutti.» Guardandola in faccia, vedendo la collera che le riempiva gli occhi, Sally Wentworth
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Warren abbassò le mani e fece un passo indietro. «Farebbe meglio a spiegarsi. Perché sta commettendo un errore madornale.» «Bella mossa» gli rispose con sarcasmo. «Ma questa volta non riuscirà semplicemente a voltar le spalle a tutto il dolore che ha causato.» «Quale dolore? In nome di Dio, donna, la vuole smettere di strillare e spiegarmi di che cosa sta parlando?» Miranda non si era accorta che stava urlando, ma ora si rese conto che forse i colleghi avevano sentito e si fermò per prendere fiato, col volto acceso di rabbia e il petto ansimante. Abbassando la voce ad un bisbiglio, disse: «Quante ragazze seduce, per dimenticarle così facilmente?». Warren serrò la mascella e allungò il braccio come se volesse afferrarla di nuovo, ma poi si limitò a chiudere le dita a pugno. «Non ho mai incontrato una persona come lei prima e spero di non incontrarne più. Lei metterebbe a dura prova la pazienza di ogni santo della Bibbia! Io non ho l'abitudine di sedurre ragazzine. Non conosco nessuna Rosalind Leigh. E certamente non sfuggo alle mie responsabilità.» «No?» Miranda lo guardò come se avesse in mano una briscola. «Allora com'è che ha pagato per il suo aborto?» «Che cosa?» La fissò incredulo. «Lei è impazzita. Le dico che non conosco neppure sua sorella. Le ha detto lei questo di me? Perché se è così...» «No, non è stata lei. Ma io so che ha pagato perché ho letto il suo nome alla clinica. Era sul modulo che indica come il paziente intende pagare. E lei ha pagato con carta di credito. Se non si ricorda perché non guarda il suo estratto conto?» gli suggerì. «Forse lo farò perché sono sicuro...» Warren s'interruppe, spalancando gli occhi. «Aspetti un attimo. Quando è stato?» «Non mi dica che le sta venendo in mente ora» fece Miranda con pesante sarcasmo. Lui aggrottò le ciglia con rabbia. «Risponda semplicemente alla mia domanda: quando è stato?» «Circa sei settimane fa, se proprio non lo sa.» «Il mio armadietto al club è stato forzato in quel periodo e mi è stato rubato il portafogli con tutte le carte di credito. Il ladro le ha usate poche volte; forse è stata una di quelle.» Miranda alzò gli occhi al cielo e rise meravigliata e incredula. «Si aspetta davvero che io mi beva una bugia così ridicola?» «Perché no? Lei si aspetta che io creda di aver sedotto una ragazza che Sally Wentworth
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non ho mai conosciuto.» «Dio, che vigliacco è lei» sbottò Miranda con disprezzo. Irrigidendosi, Warren disse acidamente: «Anch'io avrei in mente dei begli insulti per lei, ma ora tutto ciò che voglio è andare a fondo di questa faccenda. Che cosa le ha detto esattamente sua sorella di quest'uomo che l'ha sedotta?». «Di lei, vuol dire. Mi ha detto che lei era il direttore di una ditta di computer e che...» Miranda esitò, poi decise di lasciar perdere l'accenno al suo aspetto affascinante e sofisticato,«... che viveva a Londra ed era molto esperto.» «E il mio nome, le ha detto anche quello?» Miranda rispose onestamente. «No, ha detto che voleva dimenticare che un poco di buono come lei esistesse. Ma io ho visto il suo nome su quel modulo in clinica, perciò non serve a niente che lei si ostini a negare. Io...» «E non le è venuto in mente che potrebbe trattarsi di un altro uomo, l'uomo che mi ha rubato il portafogli?» «C'è un modo molto semplice per stabilirlo; telefonerò a Rosalind stasera e le chiederò se era lei.» «Mi pareva di aver sentito che voleva dimenticare tutta la faccenda.» «Farò in modo che me lo dica. Io...» «Oh, no, non lo farà.» «Allora è pronto ad ammetterlo finalmente, vero?» Lanciandole un'occhiata esasperata, Warren mise le mani in tasca come se avesse paura di cedere alla tentazione di mettergliele intorno al collo e strozzarla. «Ma non ascolta mai? Io non ho mai conosciuto sua sorella. O avete architettato voi due tutta questa messinscena per non so quale ragione, oppure gliel'ha dato ad intendere sua sorella. E in nessun modo lascerò che lei le parli se non in mia presenza per scoprire cosa c'è sotto.» Miranda aggrottò le ciglia. «Cosa vuol dire?» «Voglio dire che noi due andremo da lei, subito!» «Ma è ridicolo! Basta telefonarle per avere la conferma...» Warren scrollò il capo e la zittì con l'espressione minacciosa che apparve sul suo volto. «Oh, no. Voglio esserci quando scoprirà che si è sbagliata, e allora la farò strisciare per terra quando mi chiederà scusa.» Il cuore di Miranda ebbe un sobbalzo nell'immaginare Warren che metteva in atto la minaccia. Per un attimo si chiese se poteva trattarsi di un errore, ma poi si riprese e disse: «Verme! Non se la caverà tanto facilmente». Sally Wentworth
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«Allora andiamo a stabilire chi ha ragione, che ne dice? La mia macchina è qui fuori.» Miranda rise. «È impossibile. Rosalind non frequenta l'università qui; è a York, come lei sa benissimo.» Warren rimase pensieroso per un attimo, ma poi scrollò le spalle. «Bene, allora andremo a York.» «Se crede che io venga con lei, si sbaglia.» Lui aprì la porta. «Va bene. Ci andrò da solo.» «No!» Miranda corse verso di lui e lo prese per un braccio. «Sono solo minacce a vuoto. Io...» Fece una pausa, scrutandolo in volto per vedere se stava bluffando, ma non notò nessun segno di bluff. «Se pensa che le permetterò di farle dell'altro male dopo tutto quello che ha passato...» «Allora farà meglio a venire con me.» «Va bene. Mi dia solo un minuto.» Si mise il cappotto, prese un paio di guanti e la borsa. «Pronta?» chiese Warren impaziente. Gli lanciò uno sguardo fulminante e lo precedette nell'ufficio principale. Megan e le altre ragazze guardarono con curiosità. «Megan, puoi dire a Graham che non potrò uscire a cena con lui stasera?» Prese un foglio e scrisse dove stava andando e con chi. «Una busta, per favore.» Era consapevole della crescente impazienza di Warren, ma non si diede da fare per spicciarsi. «Se non sarò di ritorno per domani a mezzogiorno date questo a Graham. Dice esattamente dove vado.» I suoi occhi aggiunsero così non cercherà di fare scherzi. Lui colse al volo il messaggio, ma storse semplicemente la bocca in segno di disprezzo. «È pronta finalmente?» Gli lanciò un'occhiata infuocata ma annuì. «Sì.» E lo precedette verso la porta, ma l'aveva appena raggiunta quando disse: «Oh, i miei guanti» e tornò verso la scrivania. Mentre prendeva i guanti afferrò anche un telefono portatile e se lo mise in borsa, poi lo raggiunse. La sua macchina era una Lotus rossa, lunga e potente. Poco adatta per il traffico convulso di una città, ma davvero perfetta per attirare le ragazzine, pensò Miranda. Lui le aprì la portiera, ma lei disse con freddezza: «Faccio da me, grazie». La macchina era così bassa che a Miranda pareva di essere seduta per terra, ma era più comoda di quanto si aspettasse. Durante il tragitto si chiese che cosa mai ci faceva lì, accanto all'uomo che aveva fatto tanto soffrire sua sorella e temeva di sconvolgerla di nuovo presentandosi da lei con lui. Rialzò il collo del cappotto e lui le diede un'occhiata, dicendo: Sally Wentworth
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«Freddo?» e accese il riscaldamento. Appoggiandosi meglio al sedile, Miranda lo osservò: era bello e pieno di fiducia in se stesso, e Rosalind era stata attratta da questo. Ma il duello verbale che si era svolto nel suo ufficio le aveva fatto capire che nascondeva una grande volontà e una tempra d'acciaio, il che non si addiceva molto alla figura del Casanova che lei si era aspettata. Per un attimo provò un'ombra di dubbio, il timore di sbagliarsi. Ma poi ricordò che Rosalind aveva detto che era il tipo d'uomo che poteva piacere anche a Miranda. In effetti, se non avesse saputo la storia di Warren, forse si sarebbe sentita attratta da lui. E non era sposato, era libero di... Ebbe un brivido. Libero di sedurre ragazzine come Rosalind. Il che lo rendeva una specie di pervertito. E lei era stata così stupida da accettare di fare il viaggio con lui. Il pensiero la fece tremare di trepidazione e Warren lo notò. «Ancora freddo? Temo di non poter alzare più di così.» «No, va bene.» Miranda voleva scoprire la verità riguardo a Warren Hunter in qualche modo, senza aspettare di arrivare a York da Rosalind. Grazie a Dio aveva avuto l'idea di portare il telefonino. Ora doveva soltanto trovare l'opportunità di usarlo senza che Warren se ne accorgesse. Raggiunsero l'autostrada verso il tramonto e lui aumentò la velocità. «Potrebbe fermarsi alla prossima stazione di servizio?» Lui annuì e dopo un momento le chiese: «Da quanto tempo lavora per i cacciatori di teste?». «Ricercatori di risorse umane» lo corresse automaticamente Miranda, poi aggiunse: «Quasi diciotto mesi». «Che cosa la attira?» Pensò di non rispondergli, in fondo non aveva certo voglia di fare conversazione, ma l'atmosfera era già abbastanza tesa, perciò disse: «È un lavoro stimolante e si guadagna bene». «E poi si incontrano persone molto interessanti» osservò lui con sarcasmo. «Sembrate dei partecipanti ad un concorso di bellezza, che ripetono le cose come pappagalli; ma lei non si chiede mai che effetto ha il suo lavoro sugli imprenditori a cui sottrae del personale?» «Noi non obblighiamo nessuno ad andarsene» gli fece notare Miranda. «Molti di loro si servono di noi per ottenere un aumento dai loro capi. E quanto agli altri» scrollò le spalle, «secondo me è un po' come in Sally Wentworth
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un'agenzia matrimoniale; noi troviamo datori di lavoro e dipendenti che sono compatibili.» Warren rise a denti stretti. «Che modo di considerare un'occupazione così abietta.» «Sta dicendo che non si servirebbe dei cacciatori di teste se cercasse un nuovo impiegato?» ribatté Miranda. «No di certo. Preferisco reclutare da me il personale.» Bene, lo dovrai fare molto prima di quanto credi, pensò Miranda con soddisfazione. Ma non parlò e Warren disse: «Suppongo che il fatto che un'altra società stesse cercando una persona con gli stessi requisiti di Jonathan Carter le abbia dato un'ottima opportunità per giocarmi un brutto tiro». «Certo.» «Ma deve aver fatto delle indagini sulla mia società e sui miei impiegati...» «Naturalmente. Fa parte del mio lavoro.» «Lo trovo disgustoso» disse lui brevemente. «Sapere che degli avvoltoi come voi mettono il becco nei miei affari mi fa venire la pelle d'oca.» Vedendo che stavano di nuovo per litigare, Miranda gli mostrò un cartello a lato della strada. «Ecco l'indicazione di una stazione di servizio.» Lui si spostò verso il ciglio della strada e parcheggiò nell'area di servizio. Era completamente buio ora e faceva piuttosto freddo. Miranda scese rabbrividendo e si strinse nel cappotto. Warren la seguì, il che era una bella seccatura; aveva sperato che rimanesse in macchina. Ma evidentemente non si fidava di lei perché la seguì fin quasi sulla soglia della toilette. Per fortuna Miranda aveva in borsa la sua agenda. Cercò il numero di Rosalind e la chiamò, sperando di trovare qualcuno nel pensionato dove la sorella viveva. Il telefono squillò parecchio tempo prima che qualcuno rispondesse. La linea era molto disturbata, dato che lei stava telefonando dall'interno di un edificio. Si avvicinò il più possibile alla porta, gridando per farsi udire. «Potete passarmi Rosalind Leigh, per favore?» «Non so se c'è. Stia in linea.» «Pronto?» sentì dopo qualche minuto. «Parla Rosalind Leigh.» «Oh, grazie a Dio. Roz, sono Miranda.» «Chi? Non sento.» Miranda si mise sulla soglia. «Va meglio? Sono Miranda.» Sally Wentworth
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«Oh, sì. Cosa c'è?» «Roz, è importantissimo. Mi devi dire il nome dell'uomo. Sai chi.» «Non posso.» La voce di Rosalind era piena di angoscia. «Te l'ho detto, io...» Vedendo che il tempo passava, Miranda chiese disperatamente: «Si chiama Warren Hunter?». Sentì la sorella ansimare. «Come l'hai scoperto? Io...» Una mano afferrò Miranda per il bavero e la trascinò fuori; Warren vide il telefonino. «Tutti i suoi sporchi trucchi. Eravamo d'accordo di presentarci davanti a sua sorella insieme.» Miranda abbassò l'antenna e gli rivolse uno sguardo bieco. «Ed è riuscita a parlarle?» le chiese. «Sì. Non mi chiede cosa mi ha detto?» domandò lei con aria trionfante. «Non ce n'è bisogno; ce l'ha scritto in faccia.» «Allora può smetterla di mentire e porre fine a questa farsa.» Lui la guardò, con le labbra serrate e un'espressione seria. «Ora c'è una ragione in più per andare a York, perché è sua sorella che mente, e voglio scoprire perché.» Risalirono in macchina e ripartirono. Pensò alle parole che si era lasciata sfuggire Rosalind. Non era possibile che ci fossero due persone con lo stesso nome, per di più piuttosto insolito, ed entrambi direttori di una ditta di computer; sarebbe stata una coincidenza troppo inverosimile. È pazzo, pensò Miranda, a continuare con questa stupida farsa. Cosa diavolo pensa di guadagnarci? Forse avrebbe fatto meglio a rimanere alla stazione di servizio. Dopo quello che aveva fatto a Rosalind, chissà cosa avrebbe potuto fare a lei. Per precauzione, gli disse: «All'ufficio sanno che sono con lei e dove siamo diretti, non lo dimentichi». «Non vorrà darmi ad intendere che ha paura di me? Le assicuro che lei è assolutamente al sicuro; non la toccherei nemmeno se fosse l'ultima donna sulla faccia della terra!» Guardando fuori del finestrino, Miranda vide che le strade e i tetti erano ghiacciati, e quando si fermarono ad un'altra stazione di servizio per fare il pieno, il parabrezza si ghiacciò un poco. Ascoltarono le previsioni meteorologiche alla radio: erano annunciate delle nevicate a nord, proprio dove erano diretti loro. A causa del traffico lento alla periferia della città, raggiunsero il centro di York dopo le otto. Appena Warren spense il motore, Miranda si voltò verso di lui. «Se turberà Rosalind io la ucciderò» lo minacciò. «Ne ha passate abbastanza. Sally Wentworth
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Non so che cosa vuole provare con questo gioco, ma...» «La mia innocenza» tagliò corto Warren. «E la sua stupidità. Forza, facciamola finita.» Scese dalla macchina, la chiuse, si avviò verso la porta d'ingresso e suonò il campanello. Venne ad aprirgli uno studente e li fece entrare. «Qual è la sua camera?» «Di sopra. Lasci che vada avanti io.» Lui esitò, poi si fece da parte. Miranda corse su per le scale e bussò. «La porta è aperta. Entrate.» Miranda esitò un attimo con la mano sulla maniglia, preoccupata di come sarebbe andato il confronto. «Ha paura di fare la figura della sciocca?» indovinò lui. Lo guardò in cagnesco ed aprì la porta. Rosalind era seduta ad un tavolo e stava scrivendo; si alzò sorpresa quando vide di chi si trattava. «Miranda! Cosa ci fai qui? E perché hai fatto quella telefonata? Come hai...?» S'interruppe quando entrò Warren. «Oh, mi spiace, non sapevo che tu fossi con qualcuno.» Guardò Warren con curiosità educatamente dissimulata, ma non ebbe altre reazioni, né di odio o d'amore, né di disperazione e neppure di imbarazzo. Miranda la guardò e capì di aver commesso un errore tremendo. In quel momento avrebbe voluto sprofondare sotto terra piuttosto che rivedere il volto di Warren. «Salve.» Rosalind guardò Warren e sorrise. «Entrate, prego. Temo che non sia molto in ordine.» Rassettò il divano e notando l'espressione di Miranda, chiese: «C'è qualcosa che non va?». Con voce che parve innaturale perfino alle proprie orecchie, Miranda disse: «Scommetto che non hai mai visto quest'uomo?». Rosalind apparve disorientata. «Be' , no. Pensavi forse di sì?» Debolmente Miranda precisò: «Ma, pensavo che forse lo conoscessi. Sai, si chiama Warren Hunter». Rosalind spalancò la bocca e li guardò stralunata. «Ma non è... non è l'uomo di cui ti ho parlato.» «Ne sei sicura?» chiese Miranda spinta dalla disperazione. «Ma certo. Lo saprò, no?» Ci fu un momento di terribile silenzio finché Rosalind, perplessa, disse: «È per questo che mi hai telefonato?». «Sì.» Aggrappandosi ad ogni possibile scusa, Miranda le si rivolse con voce adirata: «Tu hai detto che si chiamava Warren Hunter». Sally Wentworth
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«Non è vero!» «Be' , non esattamente. Ma quando io ti ho chiesto se si chiamava Warren Hunter tu mi hai chiesto come avevo fatto a scoprirlo.» «Sì, lo so» replicò Rosalind. «Ma...» esitò,«... forse è meglio che te lo dica. L'uomo si chiama Warren-Hunter, ma è il suo cognome. Di nome si chiama Piers. Pensavo che avessi scoperto il suo cognome.» «Che cosa! Avrei dovuto immaginarlo.» Le parole vennero da Warren e le due ragazze si volsero verso di lui. «Dev'essere un mio lontano parente» spiegò. «Warren è un nome molto comune nella mia famiglia; per tradizione viene dato questo nome al primogenito. Ma un centinaio d'anni fa un ramo laterale lo aggiunse al cognome.» Miranda sentì che le gambe le cedevano e si buttò su una sedia. Si prese la testa fra le mani, incapace di guardarli in faccia. Oh Dio, aveva fatto un tale pasticcio. Mi ucciderà, pensò, e con ogni diritto. «Ma non capisco» udì che Rosalind diceva a Warren. «Sicuramente lei avrà detto a Miranda che... che non mi conosceva.» «Certo, ma lei non m'ha dato ascolto. Era convinta di aver ragione. Vero, Miranda?» Aspettava una risposta da parte sua e lei gli diede un'occhiata, ma non riuscì a sopportare l'aria di compiaciuta soddisfazione sul suo viso e distolse lo sguardo. «Ecco perché ho insistito tanto per venire a trovarti» proseguì Warren. «Per chiarire le cose.» «Ma ancora non capisco come Miranda abbia trovato il tuo nome. Io non le ho detto come si chiamava il...» «Il tuo ragazzo» le venne in aiuto Warren. «Naturalmente. Se io fossi in te le direi il meno possibile degli affari miei. Dimmi, va sempre alla carica come un toro?» Senza aspettare la risposta di Rosalind, continuò: «Pare che abbia letto il nome Warren-Hunter su un modulo alla clinica; tu le avevi detto che il tuo ragazzo si occupava di computer, lei ha fatto delle ricerche ed è arrivata a me. Aveva una tale voglia di vendicarsi che mi ha giocato il tiro di rubarmi un mio collaboratore, ma per mia fortuna, ed anche sua in fondo, non ha funzionato». Il viso di Miranda si tese mentre pensava con orrore agli altri sette impiegati con i quali aveva avuto successo e che avrebbero dato le dimissioni entro pochi giorni. Oh, no! gemette fra sé. Quando lo scoprirà mi ucciderà! Sally Wentworth
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«L'hai fatto per me?» Warren alzò gli occhi alle parole di Rosalind e vide che si inginocchiava accanto alla sorella. Miranda le prese una mano e le sorrise debolmente. «Ero così sconvolta per come eri stata trattata. Pensavo di dargli una lezione. Ma tutto è andato storto.» «Ti sta bene» intervenne Warren. Lei lo guardò con rabbia. In effetti lui aveva diritto al suo trionfo e forse si aspettava anche delle scuse. Ma a che sarebbero servite delle scuse ora se lui conosceva solo una piccola parte della verità? «Grazie, comunque» disse Rosalind abbracciandola. «Ti sei rimessa ora?» Il viso di Rosalind si oscurò per un attimo, ma poi alzò le spalle. «Ho ascoltato il tuo consiglio e mi do molto da fare; seguo quasi tutti i corsi.» «Benissimo.» Miranda si alzò con riluttanza. «Forse sarà meglio che andiamo.» «Già?» Un senso di delusione incrinò la voce di Rosalind. Warren guardò le due sorelle, tutt'e due bionde e snelle, ma di temperamento così diverso. «Io non ho intenzione di partire prima di aver mangiato un boccone» disse deciso. «Oggi ho quasi digiunato.» Ricordando che era troppo arrabbiato a pranzo per mangiare, un senso di colpa fece arrossire Miranda. «C'è una rosticceria qui vicino?» chiese Warren a Rosalind. «C'è un ottimo ristorante cinese sulla strada principale. Vado a prendere qualcosa, che ne dite?» «Ci vado io» fece lui sardonico. «Sono certo che voi due avete un sacco di cose da dirvi.» «Tu che cosa vuoi?» fece rivolto a Miranda. «Non... non ho fame, grazie.» La osservò attentamente e vide la sua aria infelice. «Tornerò fra poco» disse. Quando se ne fu andato, Miranda si accasciò sulla sedia e disse: «Oh Dio, Roz, ho commesso il più tremendo degli errori». «Lo so; me l'ha detto.» «No, tu non sai. È molto peggio. Io volevo rovinarlo, capisci, allo stesso modo in cui credevo che lui avesse rovinato la tua vita.» Vide che Rosalind sorrideva, e scattò: «Non c'è niente di divertente. Lui pensa che io abbia cercato di sottrargli un collaboratore, ma c'erano...». Si fermò di colpo. Questo era un problema suo e non aveva alcun diritto di renderne Sally Wentworth
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partecipe Rosalind, che aveva già abbastanza problemi per conto suo. «Non importa. Me la caverò.» Tutta agitata, si alzò e si avvicinò alla finestra. I termosifoni erano accesi nella stanza e c'era anche una stufetta, ma fuori soffiava un vento gelido, che entrava attraverso la finestra, alzando leggermente le tendine. «Quell'uomo, Piers Warren-Hunter, si occupa veramente di computer?» «Sì, è il direttore di una società di negozi in cui vendono computer.» Il che distava mille miglia da quello che faceva Warren, osservò Miranda con un sospiro. Si girò verso Rosalind. «Va tutto bene davvero?» «Sì. Non mi vuoi raccontare quello che stavi per dire prima?» Miranda scrollò il capo e fece un mezzo sorriso. «Forse sono come te; non sono capace di ammettere i miei errori.» «Quando hai conosciuto Warren Hunter?» Miranda sospirò. «Oggi all'una.» Senza nominare gli altri impiegati, raccontò a Rosalind il resto della storia. «Non c'è da stupirsi che sia furioso con te» fece Rosalind quando ebbe finito. «Cosa pensi che farà, che andrà dal tuo capo e cercherà di farti licenziare, o qualcosa del genere?» Miranda non ci aveva pensato. Graham non ne sarebbe stato contento, certo; probabilmente si sarebbe meravigliato, ma era sicura che non l'avrebbe licenziata, una volta messo al corrente delle circostanze. Ma era comunque un pensiero poco piacevole. «Non so. Magari. Ha detto... ha detto che mi avrebbe fatto strisciare per terra.» Rosalind la fissò, poi disse piuttosto cupamente: «Sembra il tipo d'uomo che fa quello che dice». Si sentì il campanello all'ingresso e Miranda alzò gli occhi verso quelli della sorella. «Sì» convenne con aria infelice. «Ho proprio paura di sì.»
3 C'era un sottile strato di neve sulle spalle della giacca di Warren quando rientrò, portando un sacchetto pieno di cibo cinese dal caratteristico odore aromatico. «Si sta facendo proprio freddo fuori» osservò. Guardò verso Miranda e la vide appoggiata al tavolo, intenta a leggere un quaderno di Rosalind. Le era difficile allontanarsi fisicamente da Sally Wentworth
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Warren in una camera così piccola, ma cercava di staccarsi mentalmente dalla situazione, rimandando il momento in cui avrebbe dovuto confessare tutta la verità. «Prendo dei piatti. Potresti per favore sgomberare la tavola, Miranda?» disse Rosalind con garbo. Miranda rimise in ordine i libri e i quaderni con tale meticolosità che gli altri due erano pronti a sedersi per mangiare prima che avesse finito. Warren fece accomodare Rosalind, poi rimase in piedi ad aspettarla. «Hai intenzione di sederti o dobbiamo mangiare in piedi?» chiese con impazienza. Con riluttanza lei si avvicinò e si sedette, cercando di stare lontana da lui. Le labbra di Warren si atteggiarono ad un sorriso ironico, ma non fece commenti. Aveva acquistato dell'ottimo cibo, ma Miranda, non riuscì a mangiare. Il terrore della reazione di Warren quando gli avrebbe detto che cosa aveva combinato le chiudeva la gola, per cui poteva a malapena deglutire. Ma Warren aveva portato anche una bottiglia di vino e lei ne bevve un bicchiere avidamente, sperando che servisse non solo ad allentare la tensione ma anche ad infonderle il coraggio che le occorreva. Se ne stava seduta in silenzio, fissando il piatto, mentre Warren chiacchierava amichevolmente con Rosalind, chiedendole notizie dei suoi studi e senza mai ricordare la ragione della loro visita. All'inizio la ragazza rispose con riluttanza, ma ben presto si animò, parlando con entusiasmo. Allora Warren aveva del fascino? pensò Miranda imbronciata. E non poteva fare a meno di chiedersi come sarebbe andata se Rosalind avesse avuto una relazione con Warren anziché con il suo lontano parente. Sentendosi osservato, Warren si voltò verso di lei, ma Miranda volse lo sguardo altrove. Notando che il suo bicchiere era vuoto, glielo riempì di nuovo. «Non hai fame?» le chiese prendendola in giro. «Che cosa ti ha guastato l'appetito?» Non riuscendo a trovare una risposta, Miranda disse ampollosamente: «Ti devo i soldi per il cibo, e anche per il pranzo di oggi». «Questa sera offro io, ma in effetti mi devi un pranzo, e molto di più. Ma non preoccuparti, non ti chiederò di pagare con carta di credito.» Terminò di mangiare, poi si diresse verso la finestra. «La neve sta diventando più abbondante. Ti spiacerebbe accendere la radio, così ascolteremo le previsioni?» chiese a Rosalind. Sally Wentworth
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«Certo. Intanto faccio il caffè.» Le previsioni erano brutte: neve e vento per tutta la notte. «Sarà meglio andare» decise Warren. Ma nel frattempo diedero la notizia di un incidente che aveva interrotto il traffico sulla strada principale. «C'è una strada alternativa?» chiese Warren a Rosalind! «C'è una strada secondaria che porta direttamente all'autostrada. È piuttosto stretta e piena di curve ma...» «Va bene» la interruppe Warren. «Prendo la carta stradale così me la indichi.» Mentre lui andava a prendere la cartina che era in macchina, Rosalind propose raggiante a Miranda: «Perché non passi la notte qui e torni a Londra domani in treno, così non sarai sotto lo sguardo maligno di Warren?». Per un momento Miranda provò la tentazione di accettare e di dare a Warren le brutte notizie riguardanti i suoi dipendenti per lettera, ma poi raddrizzò le spalle e scrollò il capo. «Mi piacerebbe, ma devo sistemare la faccenda.» Si sentirono dei passi sulla scala e Warren entrò. Mise la cartina aperta sul tavolo e Rosalind gli indicò la strada alternativa. «È più lunga, ma è l'unica che consenta di evitare la strada interrotta. Sarà meglio che partiamo prima che il tempo peggiori» disse rivolto a Miranda, la quale si mise il cappotto e salutò Rosalind. «Abbi cura di te, capito?» «D'accordo. E grazie per... per quello che hai fatto per me.» Guardò Warren con un certo disagio. «Sei sicura che andrà tutto bene?» «Certo. Ti darò un colpo di telefono domani sera.» Le due ragazze si abbracciarono per un momento e poi Miranda si diresse risolutamente fuori della stanza senza aspettare Warren. La neve cadeva abbondante e uno spesso strato copriva già la macchina. Miranda si strinse nel cappotto mentre Warren apriva la Lotus. Appena saliti, le mise in mano la cartina. «Ecco. Dobbiamo immetterci sulla B1228.» Quando imboccarono la strada alternativa, Miranda pensò che fosse il momento adatto. Doveva dirglielo prima che raggiungessero l'autostrada, dove Warren avrebbe dovuto concentrarsi unicamente sulla guida. Era una strada solitaria, in mezzo ai campi, non illuminata. Miranda pensò che fosse una fortuna non vederlo in faccia mentre gli svelava le sue trame. Sally Wentworth
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L'interno dell'auto era tiepido e confortevole, e Warren guidava con sicurezza. «Dobbiamo fare tutto il viaggio in silenzio?» le chiese. Fu come se le avesse dato il via. Schiarendosi la voce Miranda annunciò: «In effetti c'è qualcosa che voglio dirti». «Non mi vorrai porgere le tue scuse?» fece lui con sarcasmo. «No, non ancora.» Fece una pausa, cercando disperatamente le parole per attutire il colpo, pur sapendo che non ce n'erano. Fraintendendo la sua esitazione, Warren sbottò divertito: «Non riesci ad accettare il fatto che hai commesso un errore, vero? Non sai perdere, come tutte le donne; odiano sempre ammettere che hanno torto». «Parli come se avessi molta esperienza in fatto di donne» osservò Miranda, dando alla battuta il sapore di un'accusa. «Abbastanza» ammise lui. «Allora? Sto ancora aspettando le tue scuse.» Miranda provò una punta di odio ma, pensando a come il suo tono malevolo si sarebbe presto tramutato in sgomento e rabbia, si fece coraggio e disse: «C'è qualcosa che non ti ho ancora detto». «Davvero.» Warren rallentò perché erano ad un incrocio. «Da che parte?» «Che cosa? Ah, diritto» rispose Miranda dando un'occhiata. «Rimani su questa strada. Era... era a proposito della tua ditta. Sai, Jonathan Carter non è l'unico dei tuoi dipendenti a cui ho proposto di venir via.» «E sei riuscita a convincerlo, l'altro?» «Sì.» Lui diede un'occhiata alla strada e poi a lei. «Va bene; chi è?» Col cuore in tumulto, Miranda riuscì a dire: «In realtà non è uno solo». Warren fece una smorfia. «Quanti?» Per un momento non riuscì a rispondere e lui disse impaziente: «Non fermarti ora». Con un profondo sospiro, Miranda disse: «Sette». «Che cosa?» Warren premette con forza il freno, troppo sorpreso e arrabbiato per continuare a guidare. Ma era su un tratto di strada ghiacciato, per cui la macchina sbandò e improvvisamente si trovarono in un fosso. Miranda gridò di paura e si aggrappò al suo braccio mentre gli finiva addosso. Warren imprecò nel silenzio mentre il motore si spegneva. «Mio Dio, ci mancava anche questo.» Si girò verso di lei. «Tutto bene?» «Sì.» «Non ti meriteresti di stare bene.» Sally Wentworth
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«Non è certo merito tuo se sto bene. Sei finito tu in questo fosso.» Slacciò la cintura di sicurezza e gli cadde in grembo, si rialzò e riuscì ad uscire dall'auto. Faceva molto freddo. Si strinse nel cappotto e pensò che era una bella fortuna che avesse indossato gli stivali. «Mi puoi passare la mia borsa e i guanti?» Warren le lanciò un'occhiata più raggelante del tempo, ma le passò la sua roba, la cartina, una grossa torcia e una valigetta, poi uscì anche lui dalla macchina. Rialzando il bavero della giacca, girò intorno all'auto, poi scosse la testa. «Non c'è niente da fare. Dobbiamo trovare qualcuno che la tiri fuori di qui.» Si guardò intorno ma non vide né case né luci da nessuna parte. «Dovremo andare alla ricerca di un telefono, e chissà quanto ci vorrà prima che venga un carro attrezzi.» La guardò come se volesse ucciderla. «Certo non avresti potuto scegliere un posto migliore per fare la tua rivelazione.» «Non è colpa mia se tu sei un guidatore così imbranato» replicò Miranda, comportandosi in modo infantile per il senso di colpa che provava. Warren la guardò con disgusto, prese la valigetta e si avviò lungo la strada, con la torcia accesa. «Potresti aspettarmi» ansimò Miranda nel tentativo di raggiungerlo. «Se non riesci a starmi dietro, vai ad aspettarmi in macchina» le rispose con durezza. «Per morire congelata? No, no.» Come molti uomini che viaggiano sempre in macchina, a Londra per lo meno, Warren non portava cappotto, ma solo la giacca e una camicia leggera. Ma non sembrava avere troppo freddo. Probabilmente era la rabbia che lo teneva caldo perché disse fra i denti: «E così chi sarebbero queste sette persone che hai convinto a lasciare la mia ditta?». «Non potremmo aspettare finché...?» «Voglio saperlo adesso.» Con riluttanza glielo disse, alzando il capo perché lui era molto più alto, sentendosi sempre più scoraggiata mentre il viso di Warren si faceva più tetro ad ogni nome. «Che cosa... che cosa hai intenzione di fare?» balbettò lei giunta alla fine dell'elenco. «Quando dovrebbero andarsene?» «Daranno tutti le dimissioni il primo dicembre.» Sally Wentworth
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«Oh, bene. Uno scherzo che solo tu potevi architettare» osservò Warren duro. «Dovrò telefonare a ciascuno di loro e...» S'interruppe. «Mio Dio, che sciocchi siamo. Tu hai un telefono nella borsa.» «Che cosa? Oh, sì, certo.» Le sue dita erano così fredde, nonostante i guanti, che aprì con difficoltà la cerniera della borsa, e quasi si lasciò sfuggire a terra il telefono quando riuscì a prenderlo. «Attenta.» Warren lo afferrò ed estrasse l'antenna. «Chi hai intenzione di chiamare?» «La polizia. Dirò loro di telefonare al garage più vicino.» Girandosi con la schiena al vento, Miranda si strinse nel cappotto mentre aspettava, con i capelli scompigliati sul viso e la neve che le si posava sulle ciglia. Warren si mise il telefono all'orecchio, ma non udiva nulla. «Si dovrebbe vedere una lucina quando è acceso» gli venne in, aiuto Miranda. «Funzionava quando io...» Un pensiero tremendo le venne alla mente. «Allora?» Warren vide l'espressione del suo viso e le diede un'occhiataccia. «Sarà meglio che tu me lo dica.» «Temo di aver dimenticato di spegnerlo dopo aver chiamato Rosalind. Si dev'essere scaricata la batteria.» «E non dirmi che non hai pensato di portarne una di scorta» disse lui gravemente. «No. Perché avrei dovuto? Ho preso il telefono all'ultimo momento perché non mi andava di fare tutta questa strada con uno come te. Come potevo immaginare che saresti finito in un fosso?» Guardandola in cagnesco, Warren digrignò i denti nel dire: «A te non serviva il telefono, ma a me sì! Qualunque uomo tanto stupido da stare entro il raggio di un miglio da te ha bisogno della protezione della polizia». Restituendole l'inutile aggeggio, Warren proseguì, piegato in avanti a causa del forte vento. Non smetteva di nevicare e Miranda batteva i denti per il freddo, nonostante il pesante cappotto che indossava; chissà che freddo doveva avere lui, con la giacca soltanto, pensò. Warren si fermò un attimo, guardandosi intorno. «Ci dovrebbe essere un villaggio qui; era segnato sulla cartina.» Ma non si vedeva nulla, perciò proseguirono. Miranda incominciava ad essere stanca, quando finalmente giunsero ad Sally Wentworth
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un incrocio dove c'era un cartello stradale. «Finalmente!» Warren alzò la torcia per leggerlo. Lo guardò perplesso. «Dice che la B1228 è verso destra. Ma non può essere, a meno che...» Si fermò e si girò verso di lei, puntandole la torcia in faccia. «Accidenti! Ma non ne fai una giusta? Mi hai mandato nella direzione sbagliata. La strada che dovevamo imboccare è a miglia da qui!» «Non può essere. Devi aver letto male.» Prendendogli la torcia, Miranda la puntò verso il cartello e vide con rammarico che aveva ragione lui. «Oh, no!» «Visto che avevo ragione? Hai combinato un altro pasticcio.» «Tutti possono sbagliare» replicò con rabbia e girò sui tacchi allontanandosi nella direzione opposta. «Dove credi di andare?» le gridò Warren. «Da qualunque parte, purché sia lontano da te.» «Sei pazza, ti perderai. Torna qui.» «Non osare darmi ordini» gli rispose lei urlando. «E smettila di venirmi dietro perché io...» Sentì il terreno cederle sotto i piedi e si accorse troppo tardi di stare scivolando lungo la riva del fiume, finché si trovò a mollo nell'acqua gelata. Il suo grido di terrore lacerò l'aria come un coltello, ma un attimo dopo Warren era lì, e le afferrava la mano. «Va tutto bene, ci sono qui io. Non aver paura.» Afferrandola per l'altra mano, cercò di tirarla fuori, ma non riusciva a fare forza a causa dell'eccessiva pendenza. «Cerca di aggrapparti alle mie braccia e tirati su un po'; se non facciamo così trascinerai dentro anche me.» Parlava con calma e la sua voce riuscì a tranquillizzare anche Miranda. «Sì, va bene.» Cercava di alzarsi ma il peso del cappotto glielo impediva. «Dovrò togliermi il cappotto.» «Va bene. Una manica alla volta. Non preoccuparti.» Il cappotto andò lentamente a fondo insieme alla borsa. Con le poche forze che le erano rimaste, riuscì ad aggrapparsi saldamente a lui, finché Warren poté afferrarla sotto le ascelle e tirarla fuori dell'acqua. Miranda rimase ansante sul terreno. «Forza, cerca di alzarti. Congelerai con quegli abiti bagnati.» «Non ce la faccio» rispose Miranda battendo rumorosamente i denti. «Sì che ce la fai. Forza.» Warren la rimise in piedi e si tolse la giacca. «Dai, prendi questa.» Sally Wentworth
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«Ma tu...» «Fai come ti dico» disse brusco, infilandole le braccia nelle maniche. «Ora devi camminare.» Mettendole un braccio intorno alle spalle, Warren la spingeva in avanti. Miranda non si curò di guardare dove stavano andando, concentrandosi solo nello sforzo di mettere un piede davanti all'altro. Si rendeva conto che Warren le parlava e la incoraggiava, ma i suoi piedi sguazzavano negli stivali pieni d'acqua. E aveva così freddo, così freddo. «Dobbiamo chiedere aiuto» mormorò lei. «Lo so, lo faremo presto; ma ora dobbiamo proseguire.» Lei perse il conto del tempo e della distanza e non sapeva quanto cammino avessero percorso quando Warren improvvisamente si fermò. «Vedo degli edifici laggiù vicino al fiume» esclamò. Oh, grazie a Dio!, pensò Miranda con gratitudine e cercò di aprire gli occhi. «Io non vedo niente.» «Laggiù. Forza, non è lontano.» Trascinandola quasi, Warren si diresse verso gli edifici coperti di neve, ma diede un grido di delusione. «Sono barche. Ma sono comunque dei ripari.» Guardò preoccupato Miranda, poi la fece appoggiare contro un albero. «Miranda! Apri gli occhi, guardami.» Lei lo fece. «Ecco. Brava ragazza. Ora troveremo un riparo. Non devi dormire. Capito? Aspettami qui.» Si allontanò e Miranda si strinse nella giacca, che ora era fradicia come gli altri indumenti. Si sforzò di stare ritta e pensò a tutte le cose calde che le venivano in mente: il caminetto acceso, un bel punch, il sole... Le sembrò un tempo interminabile, ma in realtà Warren tornò pochi minuti dopo. La guardò e la prese in braccio, dirigendosi verso la barca che aveva scelto, la sollevò e la depose sotto il tettuccio. Poi diede un calcio alla porta, la cui serratura cedette sotto il colpo. Quello che accadde nell'ora che seguì le parve quasi un sogno. Sentì che qualcuno le toglieva gli abiti inzuppati e la asciugava vigorosamente con una spugna finché lei cominciò a protestare. Allora Warren la lasciò andare e lei si addormentò di colpo, ma lui poco dopo la portò verso la doccia e la costrinse a rimanere sotto l'acqua bollente finché si fu del tutto ripresa e si rese conto di ciò che stava succedendo. Warren era sotto la doccia vestito. «Ce la fai da sola ora?» «Sì.» Sally Wentworth
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«Va bene. Asciugati con la spugna mentre io vado a vedere se riesco a riscaldare un po' questo posto e a trovare dei vestiti asciutti.» Quando tornò, Warren indossava un vecchio maglione e un paio di jeans troppo piccoli per lui. «Ora vado a vedere se trovo qualcosa per te» disse ridendo. E tornò portando in mano una vecchia tuta. «Se sono asciutti sono i più bei vestiti che abbia mai indossato» gli disse Miranda ardentemente. Lui rise. «La barca dovrebbe incominciare a scaldarsi; sono riuscito ad accendere il riscaldamento centrale. Ora vedo se riesco a preparare una bevanda calda.» «Oh, ti prego» disse lei con desiderio. Esternamente si sentiva abbastanza calda ora, ma le ossa le parevano ancora gelate. Si mise i vecchi vestiti, rendendosi conto solo ora che Warren doveva averla spogliata prima di metterla sotto la doccia, ma scacciò il pensiero. Tutto ciò che desiderava ora era scaldarsi. Nonostante la moquette, aveva i piedi gelati, perciò guardò in tutti i cassetti, senza però trovare nulla. Arrivò Warren con una tazza di caffè corretto con molto brandy. Lei aggrottò le ciglia. «Cognac?» «Ne porto sempre una fiaschetta nella mia ventiquattrore» spiegò Warren. Si sedettero vicini e Miranda gli disse: «E tu, hai abbastanza caldo? Hai fatto una doccia?». Warren rise. «L'ho fatta con te, non ti ricordi? Sì, sto bene, ho solo bisogno di qualcosa da mettermi ai piedi. Hai trovato niente là dentro?» «No, ma ci sono dei sacchi a pelo nell'armadietto; potremmo avvolgerceli attorno.» «Buona idea. Come ti senti ora?» «Bene» rispose sorridendo. «Pensavo di non riuscire più a scaldarmi.» «Siamo stati fortunati a trovare questo posto.» «Sì.» Miranda sapeva che avrebbe dovuto scusarsi e ringraziare, ma il brandy le faceva venire sonno. Quando ebbero bevuto l'ultima goccia di caffè, Warren si alzò. «Ne vuoi un altro?» Andò nella cambusa a prepararlo e Miranda cercò i sacchi a pelo, ma ne trovò solo uno molto grande. Arrivò Warren raggiante. «Guarda che cosa ho trovato nell'altra cabina: mezza bottiglia di whisky.» Sally Wentworth
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«E non c'era niente da mangiare?» «Temo di no. Hai fame? Avresti dovuto mangiare qualcosa da tua sorella.» Miranda rise. «Mi sembri tornato quello di prima.» «Cattivo come prima, vero?» «Ne hai ogni diritto» gli disse con voce roca. «Non pensarci più.» Abbassò il tavolo che si trovava nel centro in modo che, con i due sedili, formasse una specie di letto. «Che bravo» osservò Miranda. «Te ne devi intendere di barche.» «Un po'. Ora puoi infilarti nel sacco a pelo.» Miranda non se lo fece dire due volte; andava meglio ma i suoi piedi erano ancora ghiacciati. Sentendo il fischio della caffettiera, Warren andò verso la cambusa e tornò con il caffè. «Ho steso i nostri abiti ad asciugare» la informò. «Potremmo finire il cognac» disse versandolo nelle due tazze. «Che bella fiaschetta» osservò Miranda. «È un regalo» spiegò lui. Forse della sua ragazza?, si chiese lei, ma non osò accertarsene. Sapeva così poco di lui. Magari era fidanzato o sposato, o conviveva con una donna. Sembrava così in gamba, capace di districarsi in qualunque situazione. Si sedette accanto a lei, impacciato negli stretti jeans. Lei lo guardò ridendo. «Sembriamo una coppia di vecchi barboni.» «È vero.» Guardò i suoi capelli biondi arricciati dall'umidità e il suo viso privo di trucco. «Il tuo ragazzo stenterebbe a riconoscerti. A proposito, chi è il tuo ragazzo? Scommetto che è uno yuppy che lavora con te.» «Come fai a saperlo?» «Ho sentito che dicevi alla tua segretaria di annullare l'appuntamento con lui per questa sera, o meglio ieri sera. Dovete formare una bella coppia di cacciatori di teste» disse con tono derisorio. A Miranda non piacque molto la descrizione. «È il mio capo» precisò sulla difensiva. Warren la guardò in faccia. «Me lo immaginavo.» «Perché?» chiese lei, non molto contenta che lui la analizzasse a quel modo. «Perché una come te aspira sempre al potere; tu non hai rispetto per quelli che stanno più in basso di te o sul tuo stesso piano.» «Non è proprio vero» disse Miranda bruscamente. Sally Wentworth
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Warren rise. «Bene. Anche tu sei tornata alla normalità, vedo.» Lei lo guardò per un attimo, poi si rilassò e si appoggiò al muro. «Quella è una radio a muro?» chiese indicando un aggeggio. «Forse sì. Proviamo.» Warren riuscì a trovare una stazione che trasmetteva vecchie canzoni. «Che ore sono?» chiese Miranda. «Quasi le due e mezza.» «Come faremo a cavarcela domani mattina?» «Non preoccuparti adesso. Troveremo una soluzione.» Lei rimase in silenzio per un attimo, ad ascoltare la musica, poi disse: «Posso avere un po' di whisky?». «Certo.» Gliene versò una generosa dose nella tazza. «Hai ancora freddo?» «Sono i piedi che non riesco a scaldare.» «Dammi qui.» Gli occhi di Miranda incontrarono i suoi. «Oh, ma io...» La sua voce si affievolì nel vedere che lui metteva da parte la tazza, e allora ubbidientemente uscì dal sacco a pelo e gli mise i piedi in grembo. Sentiva le sue mani così calde sui suoi poveri piedi che emise un gemito di piacere quando lui incominciò a massaggiarli delicatamente, prima uno e poi l'altro. «Oh, è assolutamente fantastico, meraviglioso.» Lui continuò a sfregarglieli, inviando deliziose sensazioni in tutto il suo corpo, e non sembrava aver fretta di smettere, ma ad un certo punto disse: «Li senti abbastanza caldi ora? Faresti meglio a tornare nel sacco a pelo». Lei vi si infilò ma rimase seduta. Aveva bevuto quasi tutto il whisky nella tazza. Non essendo abituata a bere, incominciò presto a sentirne l'effetto. Guardò Warren che era appoggiato contro il muro accanto a lei. «Hai i piedi freddi?» Warren annuì. «Un po'.» «Allora perché non...? Voglio dire, è un sacco a pelo doppio e c'è un sacco di spazio... allora perché non...?» Alzò gli occhi verso i suoi, che erano pieni di divertito stupore. «Oh accidenti! Perché stare al freddo lì fuori quando potremmo stare tutt'e due al caldo qui dentro?» «Grazie» disse Warren scivolando dentro accanto a lei. Il sacco a pelo le era sembrato tanto grande ma era sorprendente constatare quanto poco spazio rimaneva quando ci stavano dentro due Sally Wentworth
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persone. Erano stretti stretti, vicini, con i corpi che si toccavano. E lui aveva i piedi freddi. «Dell'altro whisky?» chiese Warren. Bevvero in silenzio per un momento, poi Miranda, tornando con la mente al discorso di prima, gli disse: «Tu ti consideri uno yuppy?». «Certamente no!» rise Warren. «Perché no?» «Perché io ho raggiunto il mio scopo. La mia più grande ambizione era avere una ditta mia. Ora che ci sono riuscito, tutto ciò che voglio è consolidarla.» «Significa molto per te, vero?» I suoi occhi si posarono sul suo viso. «Sì. Molto.» Con difficoltà lei disse: «Io ho... ho rovinato tutto?». Lui alzò le spalle. «Puoi aver causato una battuta d'arresto ma certamente non sono sull'orlo del fallimento. Ora che so quali dei miei dipendenti hai contattato, cercherò di convincerli a rimanere. Dovrò probabilmente aumentare gli stipendi» aggiunse con una smorfia, «ma non posso farne a meno se voglio tenerli. E formano un bel gruppo, che non voglio disgregare.» «Mi devi odiare» disse Miranda mestamente. Allungando un braccio, Warren le passò il dorso della mano sulla guancia e sul mento. «No, non ti odio. Ho capito perché l'hai fatto. Se qualcuno avesse trattato mia sorella così vergognosamente avrei voluto fargliela pagare anch'io.» «Davvero?» Gli occhi di Miranda scrutarono il suo viso. «Dici davvero?» «Certo.» «Bene» sospirò. «Non voglio che tu mi odi.» «No?» «No.» Si rannicchiò contro la sua spalla mentre Warren la circondava con un braccio. «Che bello.» Lui rise. «Che strano miscuglio sei.» «Davvero?» «Mm.» Si piegò per baciarle il naso, ma vide che Miranda aveva alzato il capo in modo che trovasse senza fatica le sue labbra. La cabina debolmente illuminata non era più fredda ora e Miranda sentiva il calore scorrerle lungo il corpo. Quando si staccò da lui aveva gli Sally Wentworth
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occhi cupi e la voce roca. «Hai una sorella?» «No.» Le prese la tazza vuota e la mise da parte, poi l'attirò a sé e la baciò di nuovo. Questa volta non si staccarono che dopo molto tempo e si trovarono sdraiati nel sacco a pelo uno accanto all'altra. Lentamente Miranda alzò una mano accarezzandogli il viso. «Mi hai salvato la vita quando sono caduta nel fiume; e non ti ho ancora ringraziato.» E si sporse in avanti per accarezzargli dolcemente le labbra con le sue. «Allora questa è gratitudine?» chiese Warren con voce incerta, guardandola in viso. Miranda scrollò il capo con aria stupita. «No» disse dolcemente. «È calore, vicinanza, e...» «E desiderio?» «Sì.» Pronunciò la parola con una nota di meravigliata scoperta. Allungando un braccio, Warren le tolse la felpa e le mise una mano sul seno. «Allora è sesso» disse con voce roca. «Sì» mormorò arrendendosi all'invincibile desiderio di amare e di essere amata.
4 Warren aveva detto di essersi fatto una certa esperienza in fatto di donne, ma Miranda trovò che l'affermazione era inadeguata; era un amante meraviglioso. Sulla barca leggermente ondeggiante, nei chiusi confini del sacco a pelo, fecero l'amore con tale abbandono che lei giunse ai vertici dell'estasi più volte. Anche Miranda fece la sua parte, non solo mostrando la sua gioia ed il suo eccitamento, ma facendo gemere Warren di piacere quando lei gridava il suo nome al culmine della passione. Poi si addormentarono, lasciando le luci accese e Miranda si svegliò poco più di un'ora dopo, chiedendosi come mai il suo letto fosse così duro, e rendendosi conto con affanno di essere distesa accanto al corpo di un uomo nudo. Sgranò gli occhi al ricordo. Warren dormiva e respirava regolarmente, con un aspetto vulnerabile che non aveva da sveglio. Le teneva un braccio sotto la testa, a mo' di cuscino, ma l'altro la cingeva, pesante e possessivo. Lo guardò, rendendosi conto di essersi data ad un uomo che conosceva da meno di ventiquattr'ore, cosa che non avrebbe Sally Wentworth
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esitato a considerare sconveniente se fosse capitata ad un'altra. E tuttavia non si sentiva una donna leggera; si sentiva come se il suo corpo fosse stato vivo per la prima volta. Era pervasa da una tale gioia che le brillavano gli occhi. Sorrise e incominciò deliberatamente a muoversi contro di lui. Lui non aprì gli occhi, ma se la strinse al fianco. «Ragazza» mormorò strofinandole il naso sul collo e morsicandole il lobo dell'orecchio. L'abbracciò più forte, mentre i suoi baci diventavano più profondi e le sue mani esploravano il suo corpo. Poi la fece ruotare sopra di sé, le gambe allacciate alle sue, i loro corpi che si muovevano all'unisono ed entrambi furono pervasi da una passione divampante che li portò ad un frenetico parossismo di gioia. Si rilassarono dopo momenti d'amore indimenticabile, con il cuore ancora in tumulto e la pelle umida di sudore. Warren la baciò dolcemente, teneramente e rimase al suo fianco, abbracciandola. Miranda emise un lungo sospiro, sentendosi il corpo ancora in fiamme, il respiro affannoso, sapendo di non aver mai provato niente di simile. «Fa così caldo» mormorò. Warren sorrise con aria di assoluto appagamento. «Lo puoi proprio dire!». Poi lei rise con lui, e conobbe un momento di quella pura felicità che si prova così raramente nella vita, prima di riaddormentarsi col capo appoggiato al suo petto. Quando Miranda si svegliò era già mattina; un fascio di luce entrava dalla finestra e l'aria le parve fredda nella cabina. Si sentiva ancora un po' stordita per tutto quello che aveva bevuto e aveva la gola secca, ma stava bene. Warren la cingeva ancora con un braccio, ma lei gli voltava la schiena questa volta. Un lieve sorriso le si disegnò sulle labbra al pensiero di come sarebbe stato facile eccitarlo. Per qualche secondo pensò di farlo, ma c'era tempo, ed era così bello stare lì fra le sue braccia. Così rimase immobile e tornò col pensiero alla notte appena trascorsa. Che strano avvicendarsi di insolite emozioni: erano partiti ieri come mortali nemici, poi erano andati da Rosalind per scoprire che lei aveva commesso un terribile errore. Poi la tempesta di neve e la caduta nel fiume e poi questo. Miranda pensò che avrebbe dovuto vergognarsi di se stessa, ma non riuscì a provare altro che gratitudine per una notte di così completa estasi. Era stato lo stesso per Warren?, si domandò. Anche lui era sembrato sommerso dalla passione, ma per Miranda era stato qualcosa di più; era Sally Wentworth
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stata la sensazione più bella della sua vita. Ma non era sicura che Warren l'amasse. Quando si sarebbe svegliato ci sarebbe stata un'aria di soddisfazione e di trionfo sul suo viso, i suoi occhi si sarebbero riempiti di gioia nel vederla fra le sue braccia e l'avrebbe baciata e amata ancora? Sentì un gran desiderio che accadesse così e questa volta arrossì alla forza della propria libido. Si chiese cosa sarebbe successo dopo essere tornati a Londra. Come si era capovolta la sua opinione su di lui dopo aver scoperto che non era stato il ragazzo di Rosalind, pensò con un sorriso. E avrebbe anche lui cambiato opinione su di lei dopo quella notte? Il pensiero la fece sospirare di apprensione. Sentì Warren che si muoveva e rimase immobile. Lui cercò di girarsi ma si avvide che aveva un braccio sotto il suo corpo e allora tolse il braccio e si mise a sedere di scatto, esclamando: «Accidenti, no!». Pronunciò queste parole con rabbia, e Miranda si girò. Non vide gioia sul suo viso, né desiderio e neppure soddisfazione. Aveva invece aggrottato le ciglia con rabbia nel dire: «Dannazione!» Poi era sgusciato fuori del sacco a pelo senza neppure guardarla e infine era uscito dalla cabina. Per qualche istante Miranda rimase immobile, di sasso, troppo stordita per muoversi. Non avrebbe mai immaginato una reazione del genere. Tutt'al più avrebbe potuto aspettarsi da lui una certa delusione per il loro modo affrettato di fare l'amore, ma non un rifiuto così totale. Specialmente perché era stato così meraviglioso per lei. Sentendosi completamente avvilita, Miranda cercò dappertutto la tuta e la indossò subito, rabbrividendo per l'improvviso cambiamento di temperatura. «Miranda!» Warren bussò alla porta. «Sei sveglia?» «Sì» si sforzò di rispondere calma. «Io vado a cercare aiuto. Il combustibile è finito perciò non abbiamo più riscaldamento; ti conviene stare dove sei fino al mio ritorno.» Aspettò la sua risposta, che però non giungeva. «D'accordo?» «Sì, d'accordo» rispose Miranda, mettendosi una mano sulla bocca per non fargli intuire che stava piangendo. In nome di Dio, che cos'altro si era aspettata? Lui aveva semplicemente vissuto l'avventura di una notte e con una donna che probabilmente detestava. Non aveva forse detto che non l'avrebbe voluta neppure se fosse stata l'ultima donna rimasta sulla terra? Era stato solo tutto quel bere e il freddo, il desiderio di calore e di conforto che li aveva gettati l'uno nelle braccia dell'altro. Nessuna meraviglia se Warren si era dimostrato tanto contrariato quando, svegliandosi, se n'era Sally Wentworth
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reso conto. Avrebbe dovuto essere adirata anche lei, perché non era abituata ai rapporti occasionali. Guardando fuori della finestra, vide che era una bella giornata di sole e che la neve si stava già sciogliendo. Vide Warren diretto verso la strada; con il suo abito sgualcito, non era elegante come al solito, ma aveva comunque l'aria dell'uomo d'affari. Se gli abiti di Warren erano asciutti, allora dovevano esserlo anche i suoi. Andò a cercarli e li trovò stesi in uno sgabuzzino. Erano asciutti, perciò li indossò. Avrebbe dato non so che cosa per un bel caffè caldo, ma dovette accontentarsi di un bicchiere d'acqua fredda. Come avrebbe voluto aver bevuto meno la notte precedente; ma aveva dovuto farlo per scaldarsi. In bagno, Miranda si guardò nello specchio ed emise un gemito nel vedere quanto fosse terribile il suo aspetto. Cercò la borsa ma si ricordò di averla persa nel fiume. In giro non trovò né un pettine né una spazzola. Tornò nella cabina e la riordinò, poi prese il sacco a pelo e se lo mise sulle spalle. Sarebbe stata più al caldo se vi fosse rimasta dentro, ma non poteva sopportarne l'idea ora che l'incantesimo era rotto. Un paio d'ore dopo udì il suono di un motore e corse fuori a guardare. Si trattava di un trattore, seguito dalla Lotus. Si fermarono, Warren scese dalla macchina e saltò sulla barca. Miranda aveva nel frattempo ritrovato il suo sangue freddo, perciò, quando lui la guardò, scorse sul suo viso un'espressione di gelida calma. «Il trattore ha tirato fuori l'auto dal fosso?» «Sì. La macchina non ha subito nessun danno.» Estrasse di tasca il portafogli. «Sarà meglio lasciare un assegno al proprietario per il danno che abbiamo arrecato alla porta.» Scese nella cabina per compilarlo ma Miranda, invece di seguirlo, scese a terra e, nel dirigersi verso la macchina, si voltò a dare un'occhiata alla barca. Il suo nome era dipinto a grandi lettere sulla prua; Chimera. Molto adatto, pensò con amara umiliazione. Un capriccio passeggero; e certamente non era stato niente di più per Warren. Salì in macchina e pochi minuti dopo lui la raggiunse. «Mi metterò in contatto con la polizia locale e la informerò che abbiamo dovuto forzare la serratura per entrare» osservò. «Sarebbe bene che avvisasse il proprietario in modo che possa farla riparare.» Lei rimase in silenzio e Warren le diede un'occhiata mentre si allacciava la cintura di sicurezza. «Tutto bene?» «Sì, certo. Ho solo un po' fame.» «Anch'io. Ci fermeremo al primo posto che troveremo.» Sally Wentworth
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Si fermarono ad una stazione di servizio sull'autostrada. Warren prese un'abbondante porzione di uova e pancetta, ma Miranda ordinò soltanto del caffè e del pane tostato. Vedendo che beveva avidamente due tazze di caffè, Warren aggrottò le ciglia. «Si direbbe che ne avevi proprio bisogno.» «Avevo la gola secca.» Esitò, poi disse: «Io... io non sono abituata a bere alcolici». «Suppongo di no.» La guardò intensamente. «Miranda, quanto alla notte scorsa, io...» «Quanto pensi che ci vorrà per arrivare a Londra?» lo interruppe, non volendo neanche più pensare a quella notte. «Avrei parecchi appuntamenti.» Un'espressione di delusione rabbuiò gli occhi di Warren. «Dipende dal traffico. Arriveremo a metà pomeriggio, forse» rispose brevemente. Lei diede un morso al pane tostato, poi parlò rapidamente, per cercare di nascondere l'imbarazzo. «Dovrò chiamare l'ufficio. Posso restituirti tutto, naturalmente, ma la mia borsa è in fondo al fiume e perciò non ho una lira ora. Se mi farai sapere quanto hai lasciato per la riparazione della barca e quanto hai speso per la colazione, ti rimborserò appena avrò un nuovo blocchetto di assegni...» «Perché vuoi pagare?» la interruppe Warren. Miranda alzò le spalle in modo eloquente. «Be' , è stata colpa mia se ci siamo persi e, se non fossi caduta nel fiume, non avremmo dovuto rifugiarci nella barca. Perciò è logico che io debba pagare. Quanto hai lasciato?» Warren fece un gesto d'impazienza. «Non essere sciocca.» Serrando la mascella, Miranda disse bruscamente: «Insisto nel voler pagare. Se non mi dirai quanto hai lasciato allora dovrò...». Allungando un braccio, Warren le afferrò una mano e la zittì. Sporgendosi verso di lei disse: «Siamo diventati troppo intimi per discutere di cose così insignificanti». Miranda ritirò la mano, col volto in fiamme. «Noi non siamo intimi!» disse con impeto. Rendendosi conto che molti avventori li guardavano incuriositi, si alzò. «Scusami.» «Vuoi del denaro per il telefono?» Stava per prendere il portafogli, ma Miranda gli diede un'occhiata sprezzante. «Non voglio niente da te!» Si girò e uscì dal bar con quanta Sally Wentworth
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dignità poteva, malgrado i vestiti tutti sgualciti e i capelli spettinati. Avrebbe dato chissà cosa per poter noleggiare una macchina e abbandonare Warren, ma senza patente e senza carta di credito era impossibile. Andò verso la cabina telefonica e chiamò l'ufficio; voleva parlare con la sua segretaria, ma le passarono subito Graham, che evidentemente aveva dato quest'ordine. «Oh. Ciao, Graham» disse debolmente. «Dove diavolo sei? Ti ho cercata tutta la notte e tutta la mattina. Ho persino chiamato i tuoi genitori, caso mai tu fossi là.» «No, io... ero andata a York a trovare mia sorella e c'è stata una terribile nevicata perciò ho passato lì la notte. Comunque, sto tornando a Londra, ma non so quanto ci impiegherò, e poi voglio andare a casa a cambiarmi prima di venire in ufficio. L'unico problema è...» fece una smorfia, «...è che ho perso la chiave di casa. Ho bisogno della chiave di scorta che hai tu.» «Hai perso la chiave! Come diavolo hai fatto?» «Era nella borsa e ho perso la borsa. Ti racconterò poi quando ci vedremo» disse frettolosamente. «Ti spiacerebbe farla recapitare alla mia vicina, così io passerò da lei a prenderla?» «Certo. A che ora pensi di arrivare?» «Verso le tre.» «Non c'è bisogno che tu venga in ufficio oggi, lo sai.» «Grazie, ma voglio vederti. C'è... c'è qualcosa che ti devo dire.» «Farò in modo che la chiave sia recapitata per tempo, allora.» «Grazie, Graham, sei un angelo.» Lui rise. «Qualunque cosa per una signora in difficoltà, specialmente se si tratta di te. Penso che sia la prima volta che tu mi chiedi aiuto.» E Miranda non l'aveva fatto volentieri questa volta, benché Graham non fosse apparso seccato. Poi si fece passare Megan, che era curiosa quanto Graham di sapere cosa fosse successo, ma Miranda si liberò di lei molto più facilmente e le diede istruzioni affinché spostasse tutti gli appuntamenti di quella giornata. Quando ebbe finito, Miranda si girò e vide Warren che stava telefonando da una cabina accanto. «Spero che tu non abbia perso qualche appuntamento importante» gli disse con affettazione. Lui rispose bruscamente. «No, ma ho fretta di tornare a Londra quanto te. Ho bisogno di incontrare urgentemente parecchi dei miei dipendenti» Sally Wentworth
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precisò con tono eloquente. Per il resto del tragitto rimasero in silenzio. Warren era concentrato nella guida, benché la neve fosse ormai quasi del tutto sparita. Lei chiuse gli occhi, poiché le stava venendo l'emicrania, e decise di pensare a quell'esperienza come ad un sogno. Non avrebbe più rivisto Warren e avrebbe ricordato solo la parte bella di quella notte, scacciando dalla mente il rude risveglio. Ma al pensiero non riuscì a trattenere le lacrime; si girò da una parte, col capo sul poggiatesta. «Stai bene?» s'informò Warren. «Sono solo stanca.» Ma l'emicrania diventava sempre più forte. Quando raggiunsero la periferia di Londra, Warren le chiese dove voleva andare e lei rispose seccata: «Puoi lasciarmi da qualunque parte; prenderò un taxi e andrò a recuperare la chiave di scorta». «Dove abiti?» «Te l'ho detto, io...» «Piantala di fare la martire, Miranda, e dimmi dove abiti» le ordinò Warren. «Non sono in vena di scherzare.» Lei lo guardò biecamente e scattò: «Ferma la macchina e fammi scendere!». «Non fare la stupida, siamo a varie miglia da...» «Non m'interessa dove siamo. Fermati e basta. Subito!.» Ma Warren le diede solo un'occhiata e continuò a guidare. Spinta oltre il limite di sopportazione, Miranda slacciò la cintura di sicurezza e cercò di aprire la portiera, ma lui l'afferrò per le spalle scuotendola. «Pazza femmina senza cervello! Guarda che cose stupide stai facendo. Ti sto portando a casa, mi senti?» gridava mentre la scuoteva. «Ti sto portando fino alla porta di casa per evitare che tu faccia dell'altro male a me, a te stessa o a chiunque altro. Sei la donna più esasperante che abbia mai conosciuto!» La spinse contro il sedile e le allacciò la cintura. «Allora, dove abiti?» sibilò a denti stretti, con la voce piena di determinazione. Miranda si lasciò andare sul sedile, con la testa che le pareva le stesse per scoppiare, e nessuna voglia di lottare più. «Docklands» mormorò, e alzò le mani per tenersi la testa. Giunti davanti a casa sua, scese dalla macchina velocemente, ma Warren la prese per un braccio, accompagnandola con decisione verso gli ascensori. Lei voleva dirgli che poteva ormai arrangiarsi da sola, ma vide lo sguardo sul suo volto e Sally Wentworth
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tacque. La sua vicina le consegnò la chiave che Graham aveva mandato, guardando Warren sorpresa e chiedendole se stesse bene. «Sì, bene, grazie.» Miranda prese la chiave e aprì la sua porta. Poi si girò con riluttanza verso Warren. I loro occhi s'incontrarono e per un attimo il suo viso apparve vulnerabile come quello di una bambina, ma poi alzò il mento e disse con fermezza: «Arrivederci. Mi spiace di aver tentato di rovinare la tua società. Ma non ti voglio più rivedere». Rapidamente entrò nell'appartamento e chiuse la porta. Senza concedersi il tempo per pensare, Miranda si fece un bagno e si lavò i capelli, indossò un abito molto serio, chiamò un taxi e si fece condurre in ufficio. Erano le quattro passate quando ci arrivò e non andò subito da Graham, ma diede prima un'occhiata alla sua scrivania. Alle cinque, i suoi colleghi cominciarono ad uscire e lei andò nell'ufficio di Graham. Rimase sulla soglia. «Salve. Posso entrare?» «Certo.» Depose la penna che teneva in mano e tese un braccio verso di lei. Posandogli una mano sulla sua, lei gli si avvicinò e lui le cinse la vita. «Allora cosa ti è successo?» «Un sacco di guai. E temo che non ti piaceranno.» «Sì?» I suoi occhi si fecero diffidenti, come sempre quando si sentiva minacciato. Miranda esitò un istante, poi disse: «Prima di tutto ti devo parlare di Rosalind, e voglio che tu mi prometta di non dire nulla ai miei genitori e di non farlo sapere a mia sorella che ti ho svelato i suoi segreti». «Certo. Forse indovino di cosa si tratta: Rosalind è nei guai.» «Lo era, ora non più.» «E cos'ha a che fare con me?» «È per un errore che ho commesso io.» Con un profondo sospiro, Miranda gli spiegò la faccenda. «Hai fatto cosa?» Graham balzò in piedi e la guardò incredulo. «Hai soffiato sette persone alla stessa società?» «Non è illegale» Miranda si affrettò ad assicurare. «Ma è del tutto immorale. Ti rendi conto che se si viene a sapere in giro, il nostro nome sarà infangato? Potremmo persino essere rovinati!» Miranda rimase impassibile ad aspettare che sfogasse la sua rabbia. «Come hai potuto architettare una vendetta del genere e oltre tutto Sally Wentworth
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sbagliare l'obbiettivo? Non avevi diritto di farlo. Perché non mi hai parlato delle tue intenzioni?» In ventiquattr'ore per la seconda volta un uomo le diceva cosa pensava di lei, e con ragione. Qualche lacrima le rigò le guance. Graham si interruppe e le si avvicinò. «Miranda?» disse stupito. «Mi spiace.» Alzò la testa e ricacciò indietro le lacrime. «Sono stati due giorni molto lunghi.» «Lo immagino. Non è da te. Di solito sei così sicura e controllata.» Prendendole una mano le disse: «Raccontami il resto. Che cosa ti ha detto Warren Hunter quando ha saputo?». «Più o meno le stesse cose che hai detto tu, ma sperava di riuscire a persuadere i suoi dipendenti a rimanere con lui.» «Lo spero, ma se ci riuscirà dovremo placare l'ira delle società che volevano assumere quelle persone.» Sospirò. «Sarà meglio che tu mi dia il suo indirizzo in modo che domani io possa andare a chiedergli scusa.» «Mi spiace» disse Miranda confusa. Lui rise. «Però non farlo più se capita di nuovo la stessa cosa a Rosalind.» «No, non lo farò» promise con esitazione. Abbracciandola, Graham l'attirò a sé e la baciò. «Tu hai passato la notte da Rosalind, e Warren Hunter?» «Lui... lui è andato in un albergo.» «E ti ha riportata qui oggi?» chiese Graham sorpreso. «Sì.» «Devo dire che è stato gentile, date le circostanze. E come hai fatto a perdere la borsa?» «È stato ieri, all'andata» improvvisò Miranda. «L'ho dimenticata alla stazione di servizio. Quando ho telefonato per avvertire, qualcuno l'aveva già presa.» Alla fine, dopo qualche lacrima, dopo aver chiesto più volte scusa e avergli giurato di non fare mai più una cosa simile, riuscì a far tornare Graham di buon umore. Uscirono a cena e lei mangiò voracemente. Avrebbe voluto dimenticare tutto di quei due giorni ma Graham ne parlò più volte. «Non prenderò un appuntamento» disse, «andrò là domani mattina e chiederò di vedere Hunter.» «Non è necessario» osservò Miranda. «È stata colpa mia e io mi sono Sally Wentworth
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già scusata. Potresti mandargli una lettera.» Graham scosse il capo testardamente. «No, devo sistemare la cosa nella speranza che non si sparga la voce.» «Lui non lo dirà in giro. Non è... non è il tipo.» «Davvero?» Graham la guardò intensamente. «Ne sembri molto sicura.» Visto che Miranda non rispondeva, le chiese dopo un momento: «Che tipo di uomo è Warren Hunter?». Lei alzò le spalle. «Il solito uomo fattosi da sé, immagino.» Graham le strinse la mano. «Non preoccuparti, sistemerò tutto io.» Miranda sospirò e allontanò il piatto, poiché le era passata la fame. Quando Graham l'accompagnò a casa, Miranda gli disse che era stanca e che voleva andare difilato a letto. E per questa volta lui non tentò neanche di convincerla a lasciarlo entrare per il bacio della buona notte. Appena sola, Miranda chiamò Warren a casa. Rispose quasi subito. «Qui Hunter.» «Pronto. Sono... sono...» «Miranda.» Lui pronunciò il suo nome con un tono di ironica soddisfazione. «Immaginavo che avresti chiamato.» Lei fece una pausa e sospirò, era un uomo troppo perspicace. «Ho raccontato al mio capo quello che è successo; verrà nel tuo ufficio domani mattina.» «Il tuo capo che è anche il tuo uomo?» Esitò a rispondere solo per una frazione di secondo. «Sì.» «E gli hai raccontato tutto?» L'enfasi con cui pronunciò l'ultima parola fece vibrare Miranda di rabbia, ma non poté far altro che digrignare i denti e dire: «No, non tutto». «Allora quali bugie devo avvalorare domani?» «Gli ho detto che io ho passato la notte da Rosalind e tu in un albergo.» Warren rise. «Se volessi ricattarti...» «Vai al diavolo!» imprecò Miranda. «Vorrei non averti...» Si fermò, morsicandosi il labbro. Era stata sul punto di dire mai incontrato, ma improvvisamente si accorse che non era vero. Era molto contenta di quanto era successo quella notte. Ma Warren non poteva saperlo e perciò disse: «Vorresti che non avessimo passato quella notte insieme». «Avevo bevuto troppo» disse Miranda in fretta. «Altrimenti...» «Naturalmente. Entrambi avevamo bevuto troppo» approvò Warren. «Va bene, racconterò la stessa storia al tuo innamorato, se me lo chiede. Sally Wentworth
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Magari non lo farà perché ha fiducia in te. Ma non mi avresti telefonato se la pensassi così, vero?» Rise di nuovo e Miranda avrebbe voluto ucciderlo. «Buonanotte, Miranda. Sogni d'oro» aggiunse con sarcasmo. Graham andò alla Compass Consultants la mattina dopo, ma Miranda aveva parecchi appuntamenti e non lo vide fino a pomeriggio inoltrato. «Tutto a posto» le disse. «Ho sistemato tutto con Warren Hunter. È convinto che rimarranno con lui tutti tranne uno, per fortuna.» Cercando di scacciare la faccenda dalla mente, Miranda si tuffò nel lavoro e nei preparativi per Natale. Era un periodo che aspettava con ansia perché tutta la famiglia si riuniva a casa dei suoi genitori a Norfolk. Sarebbe venuta Rosalind da York, naturalmente, e un sacco di parenti e amici che vivevano in zona. Graham era figlio unico, suo padre era morto e di solito passava il Natale con la madre, ma quest'anno lei aveva deciso di trascorrere le vacanze natalizie in crociera con delle amiche. «E così sarò solo a Natale» aveva detto Graham a Miranda qualche settimana prima. «A meno che i tuoi genitori possano fare a meno di te per una volta.» «Perché non vieni tu da noi?» Miranda si era sentita in dovere di chiedere e Graham aveva accettato così prontamente da farle capire che era proprio ciò che si aspettava. Al momento si era sentita compiaciuta e lusingata, considerando l'invito come un ulteriore passo avanti nei loro rapporti, specialmente quando Graham aveva detto: «Sarebbe quasi ora che io conoscessi i tuoi». Ora, però, non era più tanto sicura. Benché apparentemente tra loro tutto procedesse bene, sapeva che i loro rapporti erano profondamente cambiati. Probabilmente era dovuto al senso di colpa di Miranda, ma il ricordo di quella notte con Warren continuava a tormentarla. Lasciarono Londra alla vigilia di Natale. La macchina di Graham aveva il bagagliaio e il sedile posteriore pieni di regali e di cosette che la madre di Miranda le aveva chiesto di comprarle a Londra. Le strade erano piene di traffico e il viaggio durò più di tre ore, ma era una bella giornata e Miranda si divertì, una volta tanto, a non guidare e a guardare fuori del finestrino. Suo padre era un agricoltore e viveva in una grande vecchia casa colonica che originariamente doveva essere stata piuttosto piccola, ma vi erano state aggiunte in epoche diverse varie stanze. I genitori si mostrarono subito felici di vederla in compagnia di Graham Sally Wentworth
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al quale riservarono una calorosa accoglienza, facendo il possibile per non mostrare che lo ritenevano un buon partito per Miranda. E anche Graham si dimostrò molto simpatico, accompagnò il signor Leigh in giro per la fattoria, si offrì di aiutare la signora Leigh e fu molto gentile con Rosalind. In apparenza andava tutto benone e Miranda avrebbe dovuto sentirsi felice, ma invece era inquieta e provava un senso di distacco nei confronti di tutti e di tutto. La mattina di Santo Stefano c'era un bel sole e così andò a fare una cavalcata con Rosalind, con una pesante giacca a vento per difendersi dal vento freddo che soffiava dal mare e un berretto da fantino che copriva i suoi capelli biondi. Rosalind era raggiante, parlava dei regali ricevuti a Natale e delle vacanze che avrebbe trascorso in Austria, dove si sarebbe recata a sciare con delle compagne d'università la settimana successiva. «Perché non vieni con noi?» chiese a Miranda. «Potresti dormire con me all'ostello.» Miranda rise. «Sono anni che non faccio una cosa del genere.» «Ma non sei troppo vecchia; hai solo venticinque anni.» «Sono un bel po' più vecchia di te, ma grazie per l'offerta.» «Comunque, penso che in futuro vorrai sempre passare le vacanze con Graham» osservò Rosalind. «E non ce lo vedo in un ostello.» S'interruppe, consapevole di quello che aveva detto. «Anche se è molto simpatico, naturalmente» si affrettò ad aggiungere. «Sì, certo.» Miranda le diede una strana occhiata. «Tu hai...?» Stava per chiedere a Rosalind se avesse dei rimpianti riguardo all'aborto, ma capì dal volto felice di Rosalind che l'episodio era concluso per lei e sarebbe stato un errore ricordarglielo. Ma, come se avesse avuto lo stesso pensiero, Rosalind disse inaspettatamente: «Mi ha telefonato, sai, Warren Hunter. Il tuo Warren Hunter, voglio dire». Miranda la fissò. «Davvero? Quando?» «Un paio di giorni dopo che eri venuta a York.» «Che cosa voleva?» Rosalind scrollò le spalle. «Scusarsi e assicurarmi che avrebbe tenuto la bocca chiusa, che il mio... il mio segreto sarebbe stato al sicuro con lui.» «È stato gentile da parte sua» disse Miranda con voce tremante. «Sì, l'ho apprezzato» disse Rosalind inaspettatamente. Col cuore in tumulto, Miranda chiese: «Non ha detto nient'altro?». Sally Wentworth
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«Mi ha fatto un paio di domande su Piers. Sai, l'uomo...» «Sì.» Rosalind aveva un'aria addolorata, perciò Miranda cambiò argomento. Si stavano dirigendo verso una fattoria vicina dove erano state invitate a pranzo con i loro genitori e Graham. Ma, quando giunsero nei pressi della fattoria, Miranda rimise al passo il cavallo e disse: «Non mi va proprio di mangiare e di bere ancora; mi sento la nausea per tutto quello che ho mangiato ieri. Porgi loro le mie scuse, per favore, Rosalind». «Che cosa hai intenzione di fare?» «Cavalcherò ancora un po' prima di andare a casa. Mi sembra intollerabile sprecare una così bella giornata a tavola.» Girando il cavallo, galoppò verso uno dei suoi posti preferiti, un'altura che in quel terreno così piatto si poteva quasi definire collina e dalla sommità della quale si poteva scorgere in lontananza la riva del mare. Scivolando giù dalla sella, Miranda si appoggiò ad un albero, mentre il cavallo pascolava tranquillo vicino a lei. I suoi pensieri tornarono, come spesso le succedeva, a quella notte sulla barca con Warren, al sacco a pelo in cui avevano dormito, distesi sulle dure tavole, ed era stata la più bella notte della sua vita. Fino al mattino; fino a quando lui si era svegliato e si era reso conto di ciò che era accaduto. Miranda sospirò e si raddrizzò, scostando una ciocca di capelli dagli occhi. Sapeva che Graham aveva intenzioni serie e che, dopo quei giorni di vacanza le avrebbe probabilmente chiesto di sposarlo. Ma ora, in questo momento, decise che era tutto finito fra di loro, che non avrebbero avuto un avvenire insieme. Si avvicinò al cavallo, saltò in sella e diede un'ultima occhiata al mare, poi fece un sorriso ironico; era per un motivo preciso che aveva preso una simile decisione, perché era quasi certa di aspettare un figlio da Warren.
5 Miranda temeva che Graham le chiedesse di sposarlo mentre erano a Norfolk, e trasse un sospiro di sollievo quando non lo fece. Ma durante il viaggio di ritorno lui si lasciò sfuggire due o tre osservazioni che le fecero capire di essere definitivamente inclusa nel suo futuro. Forse non le Sally Wentworth
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avrebbe proposto di sposarlo; forse le avrebbe solo chiesto di vivere insieme. Ma no, a pensarci bene era troppo tradizionalista per desiderare di convivere senza un regolare matrimonio. E non avrebbe mai voluto vivere nella zona dei Docklands. Sorrise fra sé e Graham osservò: «Hai l'aria felice. È stata una bellissima vacanza, vero? Grazie per avermi invitato». E tolse una mano dal volante per accarezzarle un ginocchio. Miranda prese un'altra decisione e stava per dirglielo, ma si ricordò della passata esperienza che non era proprio una buona idea turbare un uomo mentre guidava; non aveva voglia di finire di nuovo in un fosso. Perciò aspettò finché furono a Londra e Graham ebbe portato in casa le valigie, poi prese il coraggio di parlargli: «Graham, ho qualcosa da dirti. Mi spiace, ma ho deciso di lasciare la società». «Che cosa hai detto?» Scuoteva la testa come se non avesse sentito bene. «Temo di non capire.» Rise inquieto. «Stai scherzando.» «No, sono serissima. Voglio andarmene.» «Che cosa ti ha portata a tale decisione?» «È solo che non ci voglio più lavorare. Sento... sento che è ora che la mia vita prenda una nuova direzione.» Lui la fissò. «Oh, Dio, non ti avrà mica contattata un cacciatore di teste?» «No, no.» «Allora perché?» Gli venne un'idea. «Non avrà a che fare con quel pasticcio che hai combinato con Warren Hunter?» Alzò le spalle. «Sì, in parte.» «Ma è tutto finito. Guarda, non devi lasciare che un errore ti influenzi. Tu sei brava nel tuo lavoro. Intuisci subito se la persona che ti sta di fronte ha della stoffa...» «Vuoi dire che uso essenzialmente l'intuito femminile» intervenne Miranda con tono ironico. Era qualcosa che non aveva mai detto di apprezzare in passato. Senza dargli il tempo di rispondere, proseguì: «È gentile da parte tua dire questo, Graham, ma ho deciso. Ti darò un preavviso di due mesi dal primo di gennaio». «C'è niente che io possa dire per farti cambiare idea? Vuoi un aumento?» «No, non è questo.» Lo guardò con rabbia. Avvicinandosi a lei, le mise una mano sul braccio. «Hai detto che la Sally Wentworth
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storia con Warren Hunter ha in parte a che fare col tuo desiderio di andartene; l'altra parte ha a che fare con me?» Annuì, alzando il mento. «Sì. Penso che stiamo diventando troppo intimi.» «Troppo intimi?» Il suo volto s'irrigidì. «Ero convinto che fossimo già intimi... e anche che tu ne fossi felice.» «Una volta sì» ammise onestamente Miranda. «Ma temo che i miei sentimenti siano cambiati. Mi spiace ma il fatto di aver vissuto con te a casa dei miei mi ha fatto capire che... che non voglio fare sul serio.» Graham la fissò e lasciò cadere le braccia. «Capisco. E cosa ho fatto a casa dei tuoi che ti ha convinta che non ero l'uomo per te?» domandò aspramente. «Pensavo di essermela cavata bene con tutti.» «Ma certo. Penso che tu sia piaciuto a loro. Non è qualcosa che hai fatto, o che non hai fatto.» Scrollò il capo. «Te l'ho detto, sono io che sono cambiata. Mi spiace, non volevo ferirti. Io...» Graham rise in modo innaturale. «Oh, io non mi sento ferito, solo seccato a morte al pensiero di tutto il tempo che ho sprecato con te.» Si avviò verso la porta. «Ti aspetterò in ufficio domattina. Alle nove in punto, non quando ti va di venire, come fai di solito. Buonanotte.» E sbatté la porta nell'uscire. Quando se ne fu andato, Miranda emise un lungo sospiro e si rilassò. Le doleva la testa per la tensione repressa, e le pareva di non essersela cavata molto bene, ma per lo meno era tutto finito. Graham non era il tipo che l'avrebbe scongiurata di cambiare idea; avrebbe preso il suo rifiuto come un insulto personale. Miranda sospirò di nuovo; non avrebbe voluto ferirlo ma non aveva potuto farne a meno. Le settimane seguenti, in ufficio, non sarebbero state piacevoli, ma lei avrebbe cercato di tenersi alla larga da Graham il più possibile, e poi aveva ancora un sacco di ferie da sfruttare per limitare il tempo che avrebbe dovuto ancora trascorrere lavorando per lui. Ora doveva decidere se tenere il bambino o abortire e il pensiero la tormentava. Passò l'ultimo dell'anno a casa da sola invece di andare alla festa del vicino di Graham, alla quale erano stati invitati entrambi. Era la prima volta che passava in casa quella notte, e non poteva fare a meno di sentirsi malinconica. Appena dopo mezzanotte chiamò i suoi genitori per fare gli auguri di buon anno, dicendo che si stava divertendo per non preoccuparli. Sally Wentworth
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Non era ancora il momento di raccontare quanto era successo con Graham, doveva prima pianificare tutto il suo futuro. Che decisione doveva prendere! Le incombeva sul capo come una grande nuvola nera. Appoggiandosi allo schienale, Miranda alzò il bicchiere in un brindisi solitario, cercando di evitare i pensieri neri che la tormentavano e chiedendosi dove e con chi fosse Warren. Lui aveva così tanta esperienza; doveva avere uno stuolo di donne che gli girava attorno, se non una in particolare. Forse era per quel motivo che aveva imprecato quando si era svegliato; forse voleva essere fedele alla sua ragazza. Miranda si rese conto che non l'avrebbe mai saputo; che, qualunque cosa avesse deciso, non avrebbe mai preteso che Warren riconoscesse il bambino. La decisione spettava a lei, e così pure la responsabilità. E non aveva neppure intenzione di affibbiare ai suoi genitori un nipotino illegittimo per dedicarsi alla carriera. Anche se loro, ne era sicura, avrebbero fatto volentieri qualunque cosa per aiutarla, non era giusto caricarli di una tale responsabilità; erano ormai persone anziane, che avevano il diritto di riposarsi e di vivere in pace. Bisognava tener conto anche dei loro sentimenti e della loro felicità. Gennaio era sempre un periodo impegnativo alla Executive Search Consultants. Molte ditte telefonavano alla ricerca di nuovi collaboratori per sostituire quelli che se n'erano andati in pensione alla fine dell'anno. Miranda era molto occupata, anche perché Graham le assegnava i più noiosi lavori di ricerca, degnandola appena di uno sguardo. Tutti nella ditta presto si accorsero che si erano lasciati e si dimostrarono sia tristi sia curiosi quando appresero che Miranda se ne sarebbe andata. Miranda non appagava la loro curiosità ed era sicura che non lo faceva neppure Graham; era troppo orgoglioso per fare una cosa del genere. Un giorno, a metà gennaio, Megan la chiamò dicendole con voce strana: «C'è un... un signore qui che vuole vederla. Cerca un nuovo direttore vendite». «È qui? Ma io non ho appuntamento con nessuno.» «Dice che ha parlato con Graham, e Graham gli ha detto di venire in qualunque momento.» «Capisco. Allora sarà meglio farlo accomodare. Come si chiama?» «È il signor Hunter della Compass Consultants» disse Megan, e mise giù il ricevitore. Sally Wentworth
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«Ehi! Aspetta!» Ma era troppo tardi; pochi secondi dopo Megan fece accomodare Warren, cercando di rimanere a una certa distanza da lui poiché si ricordava di quella volta in cui l'aveva quasi buttata per terra nell'irrompere nell'ufficio di Miranda. Ma questa volta lui entrò con fare disinvolto, con i pollici infilati nelle tasche dei pantaloni, completamente a proprio agio. Miranda, invece, si alzò in piedi nervosamente. «Che cosa vuoi?» domandò tutta agitata. Warren la fissò tranquillamente. «Consultarti su una questione d'affari.» I suoi occhi incontrarono quelli di lei. «Che altro?» «Oh.» Miranda guardò la scrivania. «Non capisco proprio perché tu sia venuto qui dopo... dopo...» «Dopo il tuo errore monumentale, penso che tu stia tentando di dire» suggerì Warren. «Ma è proprio per questo che sono qui. Il tuo ragazzo mi ha promesso che mi avrebbe procacciato, volevo dire cercato» si corresse con ironia, «un nuovo direttore vendite per sostituire quello che tu mi hai soffiato.» «Capisco. Be', forse sarebbe meglio se tu vedessi Graham, voglio dire il signor Allen.» «Gli ho già parlato per telefono, ed è stato lui a dirmi di rivolgermi a te» la informò con un sorriso. Poi, proseguì con impazienza: «Possiamo sederci o tieni sempre i tuoi clienti in piedi?». «Oh, certo.» C'era una zona conversazione in un angolo dell'ufficio con un comodo divano in pelle e un paio di poltrone, ma Miranda lo fece accomodare sulla sedia girevole di fronte alla sua scrivania. Il sorriso di Warren si mutò in una smorfia ironica, ma prese la sedia. Dopo essersi seduta in silenzio, Miranda lo guardò aggrottando le ciglia, sentendo il cuore che accelerava i battiti; era stato un colpo vederselo comparire davanti così. Per un attimo pensò che avesse in qualche modo saputo del bambino. Ma era impossibile, naturalmente. «C'è qualcosa che non va?» chiese Warren, osservandola. Si riprese prontamente. «No, no. È solo che Graham non mi aveva avvertita che tu saresti venuto.» Probabilmente l'aveva fatto di proposito, per punirla, pensò Miranda, provando un senso di sollievo al pensiero che tra lei e Graham fosse tutto finito. «Hai detto che cerchi un nuovo direttore vendite.» «Sì. Il tuo ragazzo si è offerto di trovarmene uno gratis.» «Vuoi dirmi quali requisiti cerchi e che cosa offri?» Warren lo fece e Miranda si Sally Wentworth
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sforzò di concentrarsi nella compilazione di un'elenco dei particolari, ma ad un certo punto Warren si portò una mano al mento accarezzandosi la guancia un paio di volte. Miranda ricordò il modo in cui l'aveva stretta accanto a sé e accarezzata e la propria mano si mise talmente a tremare da impedirle di scrivere. Appena lui ebbe finito, disse in fretta: «Benissimo, passerò il tutto ad un collega». «Non voglio un tuo collega, voglio te» disse Warren con fermezza. Aggiungendo beffardamente: «Dopo tutto, so quanto sei brava nel tuo lavoro». Arrossendo, Miranda lo guardò in faccia prima di dire: «Mi spiace, ma è meglio che ci pensi qualcun altro, perché io lascerò presto la ditta e perciò non potrò portare a termine il lavoro». «Che cosa?» Gli occhi di Warren si contrassero mentre si piegava in avanti. «Ma io ho fatto giurare a Graham Allen che non ti avrebbe silurata.» «Davvero?» Spalancò gli occhi mentre alzava il capo per guardarlo. «Non lo sapevo.» «Ti ha silurata?» Scosse la testa. «No. Mi sono licenziata io.» «Veramente?» Warren si rimise a sedere, con le gambe accavallate e l'aria rilassata. «A quale ditta passerai?» Miranda prese una matita dalla scrivania e si mise ad armeggiarla con agitazione. «Non una ditta che hai sentito nominare. Fuori Londra.» Si alzò e fece cadere la matita sul pavimento. «Manderò avanti la tua pratica e ti darò un elenco di nomi appena possibile.» Parlò bruscamente, come se volesse mandarlo via, dirigendosi verso la porta. Girando sulla sedia, Warren la osservò per un momento, poi si alzò in piedi e le afferrò un polso. «Ma perché te ne vai? Hai raccontato a Graham che cosa è accaduto fra di noi? Avete rotto per quello?» «No!» Cercò di liberarsi dalla sua stretta ma lui non la lasciava andare. «Non... non ha niente a che fare con te.» Cercò di dirlo con fermezza, ma non le riuscì secondo le sue intenzioni. Warren la guardò in faccia per un lungo momento e lei riuscì a restituirgli lo sguardo, ma poi guardò altrove. Per fortuna doveva averle creduto, perché la lasciò andare e arretrò, con un secco cenno del capo. «Va bene, fammi sapere appena hai pronto l'elenco.» Quando se ne fu andato, Miranda si sedette alla scrivania con la testa fra Sally Wentworth
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le mani, sentendosi a pezzi, ma si drizzò a sedere quando Megan fece capolino alla porta. «Vuoi un caffè?» Miranda annuì. «Grazie. Bello forte.» Non riuscì ad iniziare nessun altro lavoro quella mattina, ma rimase semplicemente seduta alla scrivania, cercando per la millesima volta di decidere che cosa fare. Si guardò intorno, pensando a come si era sentita orgogliosa e soddisfatta quando aveva ottenuto quel posto, quale grande passo in avanti aveva significato nella sua carriera. Finora aveva immaginato il suo destino con molta chiarezza; prima di tutto c'era una carriera che l'avrebbe portata ai vertici, in modo da poter un giorno avviare una sua società. E, magari, lungo la via ci sarebbe stato il matrimonio con un uomo dalla stessa mentalità e, possibilmente, due periodi di congedo di sei mesi per avere un paio di bambini al momento giusto. Le era sembrato tutto semplice e chiaro, ma ora era tutto sottosopra. Avrebbe voluto avere il coraggio di abortire come aveva fatto Rosalind, poi dimenticare tutto, anche Warren, e tornare alla sua solita vita. Ma non poteva farlo. Non aveva abbastanza sangue freddo. Continuava a chiedersi come sarebbe stato il figlio di Warren. Avrebbe avuto i capelli ricci sulla nuca come lui, e gli stessi occhi grigi con le ciglia lunghe? Verso le due e mezza, Miranda indossò la mantella nera che aveva acquistato per sostituire il cappotto perduto nelle acque gelide del fiume, e uscì a pranzo. Era una fredda giornata invernale, ma mai così fredda come quel giorno a York. Appena fu in strada, si fermò un attimo per mettersi i guanti, poi si girò e sobbalzò, sentendosi una mano sotto il gomito. «Warren!» «Ciao, Miranda. Andiamo a fare una passeggiata nel parco.» «Ma io sto andando a pranzo. Io...» La sua voce si affievolì mentre lo guardava in faccia. «Perché?» «Non ti aspettavi davvero che io credessi che te ne vai, vero?» Accennò col capo all'ufficio. «Voglio sapere la verità.» Aumentando la stretta al suo braccio, la condusse verso il marciapiede, aspettando che il semaforo diventasse verde, e poi attraversando la strada per raggiungere il parco. Solo quando furono là la lasciò andare e le camminò al fianco in silenzio. Ad un certo punto Warren si fermò e disse: «Bene, ora dimmi la verità». «Non c'è niente da dire» mentì Miranda cercando di mostrarsi sicura di sé. «Ho deciso di lasciare la società, tutto qui.» Sally Wentworth
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«L'hai già detto a Graham?» Scrollò il capo senza parlare, ma Warren le mise una mano sotto il mento in modo che lo guardasse negli occhi. La sua mano era bella calda nonostante il freddo. «Dillo» le ordinò. «Non gliel'ho detto.» «E questa decisione ha qualcosa a che fare con me?» «No.» Ma questa volta gli occhi di Miranda sfuggirono al suo sguardo. Warren rise. «Non avrai mai successo negli affari, Miranda; sei troppo bugiarda.» La prese a braccetto e ripresero a camminare. «Allora se non glielo hai ancora detto, perché te ne vai?» Miranda non aveva nessuna intenzione di svelargli la verità, ma sapeva che non sarebbe stato facile ingannarlo. Dopo averci riflettuto a lungo, decise di confidargli qualcosa. «Non è stato proprio a causa tua» gli disse. «Almeno, non direttamente. Ma quella... quella notte...» fece una pausa e arrossì «...mi ha fatto capire che... che non ero innamorata di Graham.» Si girò prontamente verso di lei. «Stai dicendo che ti... t'importa di me?» Miranda riuscì a rendere quasi credibile la sua sorpresa. «Oh,cielo, no! Quella notte sulla barca ha significato per me tanto poco quanto... quanto per te. È solo che se io avessi veramente amato Graham non avrei mai permesso che succedesse, per quanto ubriaca potessi essere. Sono certa che lo capisci.» «Sì, immagino di sì.» Con un sospiro di sollievo, Miranda proseguì, «Devo ammettere che mi ha fatto pensare. Io... io non sono una che ha delle avventure occasionali, specialmente con dei perfetti estranei. Benché le circostanze fossero... insolite, suppongo». Aggiunse questo come contentino al proprio orgoglio, proseguendo poi in fretta: «Perciò quando ho capito di non essere innamorata di Graham e di non volerlo sposare, mi è sembrato onesto dirglielo e lasciare la società». «Ti aveva chiesto di sposarlo?» «No, ma lo avrebbe fatto, dopo aver passato le vacanze di Natale dai miei.» Warren la guardò pensieroso. «Ha passato le vacanze di Natale dai tuoi? Ce ne hai messo allora di tempo per capire che non eri innamorata di lui. Non è successo il giorno dopo» sottolineò. Miranda arrossì. «Volevo essere assolutamente sicura dei miei sentimenti» disse ostinatamente. «Volevo essere sicura che... che l'errore commesso con te non mi spingesse a commetterne uno più grande, di cui Sally Wentworth
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mi sarei pentita.» «Allora tu lo consideri un errore, eh?» «Sì, certo. Non ero in me. E se tu fossi stato un gentiluomo non sarebbe mai successo» aggiunse aspramente. «Come sei ampollosa. Proprio come il tuo ragazzo, volevo dire exragazzo, quando è venuto a chiedermi scusa e a dirmi che lui non era affatto responsabile delle tue azioni.» Cercando di liberare il braccio dalla sua stretta, Miranda si fermò e si girò. «Se hai quasi finito...» «No. Dove andrai a lavorare?» «In una ditta fuori città, te l'ho detto.» «Stranamente, non credo neppure a questo. Hai un altro posto?» Lentamente lei scrollò il capo. «Come immaginavo. Non ne hai neanche cercato uno, vero?» «No.» Mettendosi le mani in tasca, Miranda proseguì: «Non so. Forse andrò dai miei per un mese o due. Forse la mia carriera deve prendere una nuova direzione. Ho bisogno di pensarci». Camminarono in silenzio per qualche minuto, poi Warren disse bruscamente: «C'è un'opportunità per te nella mia società, se vuoi». «Che cosa?» Miranda si girò a guardarlo stupita. «Ma non ti piace neanche...» sbottò lei, sentendosi confusa. «Senti» disse brevemente, «solo perché l'esperienza con te mi ha fatto rivedere i miei sentimenti, ciò non significa che tu sia in qualche modo implicato nei miei problemi. Posso trovarmi un posto da me, grazie. Nessuno ha più contatti di me!» aggiunse con una sonora risata. Si allontanò un poco da lui, ma Warren la prese per un braccio. «Io non sfuggo alle mie responsabilità, Miranda.» La scrutò in viso. Disperatamente Miranda cercò di non far trapelare i propri sentimenti. «Cosa dici?» scattò. «Ti ho già detto una volta che non voglio più rivederti. Perciò vuoi per favore star fuori dalla mia vita?» E con un brusco movimento riuscì a liberarsi dalla sua stretta e ad allontanarsi. Si rifugiò nel primo ristorante che trovò e si sedette in un angolo, pensierosa. Aveva fame, ma quando arrivò la minestra non riuscì a mangiarla, e piluccò solo un panino. Per tutta la settimana era stata male ogni mattina, e qualche volta anche all'ora di pranzo aveva la nausea. Sapeva di dover andare da un dottore per avere la certezza di essere incinta, ma le sembrava inutile, dato che non aveva dubbi in proposito. I Sally Wentworth
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suoi pensieri tornarono a Warren e all'espressione intensa con cui l'aveva guardata mentre le diceva che non sarebbe sfuggito alle sue responsabilità. Non poteva sapere. No, ma poteva sospettare. Sulla barca avevano fatto l'amore in modo del tutto impulsivo, senza prendere precauzioni. Perciò era naturale che Warren potesse avere dei sospetti. Doveva forse dirglielo? Miranda cercò d'immaginare cosa sarebbe successo. Warren avrebbe pagato, come il ragazzo di Rosalind, per farla abortire? Non avrebbe certo voluto accollarsi un bambino solo per un attimo di distrazione, pensò amaramente. Forse era per questo che le aveva fatto tante domande: per assicurarsi che se era nei guai abortisse subito e non si mettesse in mente di tenere il bambino. Nell'opinione di un uomo sarebbe stato un atteggiamento del tutto irresponsabile. Miranda sospirò; anche una donna in carriera avrebbe dovuto avere la stessa opinione. Ma l'istinto materno in lei era in lotta con i precetti moderni e non sapeva cosa fare. Cercando di togliersi questi pensieri dalla mente, Miranda tornò al lavoro. Quel pomeriggio stava per passare la pratica di Warren ad un collega ed era a metà del corridoio, quando cambiò idea: le venne in mente che il minimo che potesse fare era trovargli una persona valida, perciò tornò in ufficio, decisa a pensarci lei stessa. Per fortuna era una richiesta piuttosto comune ed avevano un sacco d'informazioni negli schedari. Perciò le ci vollero solo dieci giorni per restringere il campo ad un centinaio di società che potevano avere un candidato adatto. La maggior parte del personale lasciava l'ufficio presto il venerdì pomeriggio, ma Graham era così pignolo riguardo al suo orario che Miranda rimase fino alle cinque, per non dargli nessun motivo di lamentela. Qualunque decisione avesse presa, aveva comunque bisogno di un altro posto, e perciò anche di buone referenze dalla società. Era probabile, però, che Graham non gliene avrebbe fornite. Prendendo la cartelletta contenente la pratica di Warren, Miranda si immerse così profondamente nel lavoro da non accorgersi del tempo che passava; erano quasi le cinque e mezza e tutti gli altri se n'erano già andati quando Graham entrò nel suo ufficio senza bussare. Le fece bruscamente delle domande riguardo al lavoro e Miranda rispose con calma, poi lui esitò prima di dire: «Hai già trovato un altro posto?». «No.» Scrollò il capo con diffidenza. Lui sbuffò con rabbia. «Suppongo che non ti importi dove andrai purché Sally Wentworth
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sia lontano da me?» «Non è affatto così» protestò lei. Ma lui non ascoltò, e proseguì invece aspramente: «Vorrei proprio sapere cosa c'è che non va in me». «Ma non è questo, Graham, credimi. Sono io che sono cambiata.» «Allora perché?» sbottò lui. «Eravamo felici insieme fino a Natale. E io intendevo...» S'interruppe, incapace di essere del tutto onesto. «Pensavo che magari avremmo avuto un futuro insieme» si corresse. Con rabbia andò dall'altra parte della scrivania, verso di lei. «Tu mi devi dire cosa c'era che non andava. Ho diritto di saperlo.» Era ovvio che aveva rimuginato la cosa e forse aveva davvero il diritto di sapere, ma la verità gli avrebbe soltanto fatto dell'altro male. «No, non c'è niente. Io...» Ma aveva esitato una frazione di secondo e Graham l'afferrò per le braccia e la fece alzare, poi la scosse con rabbia. «Dimmelo. Dimmi che cosa non andava.» «Va bene!» Stanca di essere trattata così rudemente, Miranda lo respinse. Lo guardò biecamente, infuriata per la villania con cui l'aveva trattata nelle ultime settimane. «Va bene, se proprio vuoi saperlo, te lo dirò.» Dimenticandosi delle referenze di cui aveva bisogno, Miranda andò su tutte le furie. «Eri diventato poco originale, Graham. Sapevo come ti saresti comportato in qualunque situazione. Potevo persino indovinare cosa avresti risposto ad ogni mia domanda. Non c'era più sorpresa, né entusiasmo. In altre parole, eri diventato noioso da morire! E dato che me l'hai chiesto, ti dirò che preferirei andare dovunque piuttosto che sopportare una vita monotona con te.» Lui la fissò, troppo colpito dalla sua invettiva per muoversi, poi gridò e si scagliò contro di lei, con un'espressione minacciosa. «Sono noioso, eh? Allora guarda se questo è noioso.» Afferrandola, premette la bocca contro la sua, cercando di baciarla. «Lasciami andare. Non osare toccarmi!» Ma queste parole non fecero che irritarlo di più. Non riusciva a fuggire dalla posizione in cui si trovava, ma cercò di respingerlo inutilmente a pugni, e Graham la prendeva per i capelli, facendole sgorgare dei lacrimoni dagli occhi. Sogghignando la immobilizzò e le mise una mano sotto il seno. Miranda gli lesse negli occhi le sue intenzioni e urlò, poi riuscì a liberare una mano e gli graffiò il Sally Wentworth
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volto. «Maiale! Vattene da me.» Lui ringhiò infuriato e alzò un braccio per colpirla. «Io non lo farei, se fossi in te.» La voce, fredda e acuta, arrestò la furia di Graham. Guardò in su, sbigottito, poi si rese conto di quello che stava facendo; lentamente abbassò il braccio e incominciò a tremare. Appena si fu liberata, Miranda scese dalla scrivania e si girò. «Warren!» Corse fra le sue braccia e si strinse a lui, con un disperato bisogno della sua forza e della sua protezione. «Va tutto bene ora» la calmò. Il viso di Graham era pallidissimo, ma si era ripreso. Fece un risolino forzato, innaturale, e disse: «Temo di essermi lasciato andare un po'. Miranda ed io stavamo solo scherzando, sai». «Davvero?» La voce di Warren era aspra. «Sì, certo. Che altro? Avresti dovuto bussare, Hunter.» Vide che Miranda era ancora aggrappata a Warren e sbottò con stizza: «Non capisco perché abbia fatto tante storie; di solito le piace». Miranda s'irrigidì e si girò incollerita, ma Warren disse con un tono lievemente minaccioso: «Se la tocchi ancora dovrai vedertela con me. Capito?». Graham spalancò gli occhi nel vedere il modo familiare in cui Warren teneva Miranda per la vita. «Sì, ho capito, ora» annuì amaramente. «Bene. E lo stesso vale per i pettegolezzi che potresti mettere in giro sul suo conto o su quello di Rosalind.» Warren lo fissò per un minuto, per assicurarsi che la sua minaccia fosse andata a segno, poi ordinò: «Fuori». Benché Graham si trovasse nella sua ditta, non ebbe il coraggio di ribellarsi al perentorio ordine ricevuto. Lanciò a Miranda uno sguardo pieno d'odio e uscì dall'ufficio sbattendo la porta. Warren si girò verso Miranda. «Prendi la tua roba. Tutto. Non tornerai più qui.» «Ma...» Lo guardò negli occhi e, vedendovi una forte determinazione, capitolò. «Va bene.» Prese tutta la sua roba e la cartelletta riguardante la pratica di Warren, poi si mise la mantella. «Sono pronta.» Che modo di andarsene! Aveva iniziato quel lavoro con tante speranze ed era stata felice lì, specialmente quando aveva incominciato ad uscire con Graham. Ora era un disastro. Sally Wentworth
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«È solo un lavoro» disse Warren dietro di lei. Lei si girò a guardarlo, e capì che tutto ciò che aveva detto a Graham lo pensava davvero, perciò, probabilmente lo avrebbe lasciato anche se non avesse incontrato Warren. Il pensiero le diede un tale sollievo che alzò le spalle, scostò una ciocca di capelli dagli occhi, poi sorrise a Warren e disse: «Sicuro. Che cos'è in fondo un lavoro?». Con gli occhi pieni di meraviglia, lui scrollò il capo e fece: «Tu sorridi sempre nei momenti più inattesi». Uscirono dall'edificio e solo quando furono in macchina Miranda chiese: «Come mai sei venuto in ufficio?». «Ho telefonato per sapere chi stava portando avanti il compito che ti avevo affidato e mi hanno detto che lo stavi facendo tu. Perciò ho pensato di passare da te per scoprirne le ragioni. E naturalmente per sapere come andava. Passando ho visto che le luci del tuo ufficio erano accese perciò sono salito.» Fortunatamente per lei, pensò Miranda. «Appena in tempo per salvarmi da un destino peggiore della morte» disse piano. «Ma cosa ha spinto Graham a comportarsi così?» «Gli avevo detto la verità» disse Miranda semplicemente. «Oh, no, non quello che pensi tu. Sapevo di non amarlo, ma non sapevo il perché fino a questa sera. Mi annoiavo con lui, non c'era più novità, più entusiasmo. Avrei rotto con lui comunque. Ma è stata colpa mia; me ne sarei dovuta accorgere tanto tempo fa, prima che lui incominciasse a fare sul serio. Mi chiedo perché non abbia capito prima, che non era l'uomo per me» aggiunse assorta. «Forse cercavi di convincerti che era ciò che volevi. Succede. Specialmente se uno dei due è più innamorato dell'altro. E lui evidentemente era molto innamorato di te.» «Sì.» Guardò fuori del finestrino. «Dove stiamo andando?» «A cena. Siamo quasi arrivati.» Poco dopo parcheggiò davanti ad un pub sul Tamigi. «Sei già stata qui? La loro specialità è il pesce.» Era presto e il ristorante non era ancora aperto, ma c'era un bel bar con un caminetto e si sedettero lì ad aspettare. Miranda continuava a guardare incredula Warren; le sembrava strano di essere insieme a lui. Benché fossero stati così intimi, non si conoscevano quasi, e il ricordo della sua rabbia quando si era svegliato dopo la notte passata insieme le faceva Sally Wentworth
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ancora male. Lui ordinò da bere e le si sedette accanto sul divano vicino al camino. «Ho sempre pensato che sarebbe bello avere una casa con il camino» osservò. «Abiti a Londra?» chiese lei con tono distaccato. «Sì, ho un appartamento nella zona di Pimlico.» Miranda avrebbe voluto chiedergli se viveva solo, ma non erano affari suoi. Invece disse: «Non so proprio cosa ci faccio qui. Avrei dovuto chiederti di lasciarmi ad una stazione della metropolitana». Warren la scrutò per un momento, poi disse: «Noi non ci conosciamo molto, vero? Nonostante...». «Conoscersi non era necessario» intervenne Miranda in fretta. «E non lo è neanche ora.» «Ma, non so. Potrebbe essere interessante ricominciare. In fondo, c'è una certa attrazione fra noi.» Decidendo che la conversazione si stava facendo troppo personale, Miranda cambiò argomento: «Non ho mai lasciato un lavoro in questo modo. Avrei dovuto lavorare per altre due settimane». «Non ci tornerai» disse Warren con il tono di chi dà un ordine. Lei lo guardò, chiedendosi come mai gli importasse di lei. «No, non voglio tornarci.» Poi improvvisamente sorrise. «Mi chiedo se potrò dare il nome di Graham come referenza.» Warren le restituì il sorriso. «Mi chiedo come mi presenterebbe» proseguì lei. «Probabilmente scriverebbe che, malgrado la mia abilità nel lavoro, ero una fidanzata poco soddisfacente» concluse Miranda scherzando solo a metà. Warren le rivolse uno sguardo interrogativo. «Ti preoccupa perdere il posto?» «In queste circostanze, no.» «Non mi sembri molto serena. Non hai una bella cera e sei anche dimagrita.» Il cuore di Miranda perse qualche colpo, ma riuscì a sorridere e a dire: «Be', grazie per il complimento; sono riuscita a perdere i chili che avevo messo su a Natale. Mia madre dice sempre che non mangio abbastanza e mi fa ingrassare ogni volta che torno a casa». Continuò a fissarla ma Miranda non abbassò lo sguardo. «Hai deciso cosa farai?» le chiese dopo qualche istante. Sally Wentworth
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Lei scrollò il capo e si girò per prendere il bicchiere. «Non ancora.» «La mia offerta di lavoro è ancora valida.» Si girò decisa a rifiutare, ma nel guardarlo negli occhi le parole le morirono sulle labbra. Voleva stargli ancora vicina così, pensò. Voleva conoscerlo meglio, e forse voleva tenere il loro bambino.
6 Miranda si soffermò su questo pensiero per un lungo istante, poi disse piuttosto debolmente: «Grazie dell'offerta di lavoro. Ci penserò». «D'accordo.» Un cameriere li fece accomodare al loro tavolo e portò loro il menu. «Questo lavoro che mi offri» si informò Miranda dopo un po', «che tipo di lavoro è? Solo lavoro d'ufficio?» «No, è qualcosa di più. Ho intenzione di trasferirmi in un edificio più grande e ho bisogno di qualcuno che mi trovi lo stabile adatto.» «Capisco. Allora sarebbe solo un lavoro temporaneo?» «Sì. Pensavo che ti potesse interessare mentre prendi una decisione su cosa fare.» Proprio un'offerta ideale per chi non aveva ancora le idee chiare sul suo futuro. Ah, se solo lui avesse saputo, pensò Miranda. «E come mi pagheresti? Un fisso, più una commissione se trovo qualcosa di adatto?» Warren aveva un'espressione divertita. «È così che vengono pagati i cacciatori di teste?» «È così che i clienti pagano la ditta, sì.» «Possiamo fare così oppure ti posso dare un tanto a settimana, come preferisci.» Piegando la testa da un lato, lei lo guardò con aria meditativa. «Rimane solo una domanda. Perché? Perché offrirmi un lavoro?» «Perché penso che tu sia in gamba.» «Come un milione di altre persone.» Warren prese la bottiglia del vino e stava per versargliene un po' nel bicchiere quando lei lo coprì con la mano. «Preferirei dell'acqua minerale, per favore.» La guardò con aria ironica. «Hai paura di ubriacarti di nuovo?» Bruscamente lei puntualizzò: «Preferirei dimenticare questa faccenda, se Sally Wentworth
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non ti spiace». Lui aggrottò le ciglia al suo tono. «Non te ne vergognerai mica?» «Sì.» Ma nel dirlo Miranda si accorse che era una bugia. «Tu no?» Lui non rispose subito, come se stesse pensando a cosa dire. «Forse è stato deplorevole il modo in cui è accaduto, ma io non vedo nulla di cui dovrebbero vergognarsi due persone che si sono comportate in maniera perfettamente naturale.» «Ma non con perfetto autocontrollo» osservò lei con acredine. Warren ridacchiò. «No, decisamente non ce ne fu molto, da entrambe le parti, se ben ricordo.» Dal modo in cui lo disse, sembrava che gli fosse piaciuto. Ma no, aveva anche detto che era deplorevole che fosse accaduto. Piena di umiliazione, Miranda gli diede un'occhiata torva. «Ho già detto che voglio dimenticare. Se ne parli ancora non lavorerò per te.» «Questo significa che hai accettato il lavoro?» «Non mi hai ancora detto perché me lo offri» sottolineò lei. «Perché ho la sensazione che, se non avessimo passato quella notte insieme, tu lavoreresti ancora per Graham e forse vi sareste anche fidanzati.» «Non so perché la fai tanto lunga a proposito di quella notte. Non ricordo niente di speciale.» «Allora perché te ne vergogni?» Per un attimo gli occhi di Miranda si rabbuiarono, ma evitò la domanda dicendo svelta: «Va bene. Accetto il lavoro. Mi puoi dare duecento sterline alla settimana come fisso, più le spese, e una commissione se trovo ciò che vuoi». Warren scoppiò a ridere. «Avrei dovuto ricordare che sai il fatto tuo. Va bene. Quando incomincerai?» «Lunedì.» Il lavoro non sarebbe durato molto, pensò. Solo qualche settimana. E allora avrebbe deciso riguardo al bambino, altrimenti sarebbe stato troppo tardi. E nel frattempo avrebbe avuto l'opportunità di conoscere un po' meglio Warren. Alzando il capo, si accorse che la stava osservando. «Hai improvvisamente assunto un aspetto molto solenne» notò con un sorriso. «Davvero? È stata una giornata pesante, fra una cosa e l'altra. A proposito, quel direttore vendite che vuoi...» Sally Wentworth
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«Ah, sì, immagino che dovrò cercarmelo io adesso.» «No.» Gli occhi di Miranda brillarono. «Ho portato con me la cartelletta con la tua pratica. Ti troverò io la persona adatta. Te lo devo.» «Ho capito. Non vuoi perdere la mano, nel caso decidessi di aprire una tua società di cacciatori di teste...» Non era neanche venuta in mente a Miranda una simile alternativa, ma ora annuì con aria pensierosa, mentre la sua mente già faceva progetti. Ci voleva una base a Londra, naturalmente, ma poteva anche lavorare a casa sua tanto per cominciare. Quanto ai contatti, ne aveva a iosa. Il più grande problema sarebbe stato il capitale e... La risata di Warren interruppe i suoi pensieri. «Vedo che l'idea ti attira. Graham dovrà stare attento, altrimenti lo metterai fuori gioco.» Miranda sorrise piuttosto malinconicamente. «È una buona idea, ma impossibile, temo.» «Perché? Niente è impossibile se lo vuoi davvero.» Gli lanciò una strana occhiata. «Questa è la tua filosofia, vero?» «Sì, penso di sì. Se desidero qualcosa mi do da fare.» «E ottieni sempre ciò che vuoi?» chiese lei con una certa affettazione. «Di solito sì, ma ci sono delle eccezioni, naturalmente.» Miranda era tentata di chiedergli quali fossero, ma lo sguardo divertito che vide nei suoi occhi la trattenne. Allora cambiò argomento, facendo commenti positivi sulla cena. «Sono contento che ti sia piaciuta.» Diede un'occhiata all'orologio. «È ancora presto. Vuoi andare da qualche parte?» «No, grazie. Preferirei tornare a casa.» Dopo il tepore del pub, l'aria invernale sembrava ancora più fredda. Miranda rabbrividì e rialzò il collo della mantella. «Fa quasi freddo come quella notte a York...» S'interruppe bruscamente appena si accorse di cosa stava dicendo. Mettendole una mano sulla spalla, Warren le fece notare sardonicamente: «Per una che dice di voler dimenticare quella notte, mi sembra che stiano affiorando troppi ricordi. Mi chiedo come sia possibile». «Perché non ho mai avuto così freddo in vita mia» rispose prontamente Miranda. «Di certo non c'è nessun'altra ragione che la renda memorabile!» E si liberò dal suo braccio nel dirigersi verso la macchina. Miranda aveva paura che Warren volesse entrare a bere qualcosa, e rabbrividì al pensiero che le chiedesse di fermarsi per la notte. Dopo quello Sally Wentworth
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che era successo sulla barca, forse lui si aspettava quell'invito, specialmente ora che le aveva offerto un lavoro. Questo aspetto dell'offerta non le era venuto in mente prima, ma ora se ne stava zitta, pronta a rinunciare a tutto se le avesse fatto delle proposte. Quando furono sotto casa sua, Warren fermò la macchina ma non spense il motore. «Vuoi che ti accompagni fino alla porta?» «No, grazie» rispose decisa. «D'accordo. A lunedì mattina» la congedò lui con indifferenza. Era andata così diversamente da come Miranda si era aspettata che non riuscì a nascondere la propria sorpresa. Warren fece un sorriso ironico. «Non ci sono secondi fini nella mia offerta. E poi so che rischierei di essere respinto.» Le aprì la portiera. «Non dimenticare la tua roba. Buonanotte.» Con una certa riluttanza, Miranda scese dall'auto. Warren la salutò con la mano e poi ripartì subito, lasciandola sola sul marciapiede. Miranda si sentiva in preda a sentimenti contrastanti e non riusciva a decidere né riguardo al bambino né riguardo al lavoro. Questa indecisione la allarmava e la faceva infuriare; di solito non aveva esitazioni nel fare le sue scelte, e una volta stabilito come comportarsi non cambiava idea. Era vero, qualche volta le sue decisioni erano state sbagliate, ma almeno le aveva prese! Ridicolo, pensò, e anziché recarsi nel suo appartamento decise di fare una passeggiata lungo il fiume. L'aria fredda l'aiutò a chiarirsi un po' le idee e si accorse che correva il pericolo di rovinarsi la vita a causa di una sola notte trascorsa con Warren. Aveva già danneggiato la carriera che si stava costruendo con cura da anni. Ma era ancora in tempo per rimediare e non le sarebbe stato difficile trovare un altro lavoro di prestigio. La invase una grande ondata di sollievo mentre finalmente prendeva le sue decisioni. Per prima cosa lunedì avrebbe fissato un appuntamento alla clinica, e poi avrebbe detto a Warren che aveva cambiato idea riguardo al lavoro. O, meglio ancora, gli avrebbe detto che le avevano offerto un posto fisso. Così non avrebbe più dovuto vederlo. E dopo avrebbe cercato di dimenticare e si sarebbe data da fare per dare alla propria vita una nuova dimensione. Era sicuramente la soluzione migliore; la sola decisione possibile. Risolutamente mise da parte ogni senso di colpa. Era il ventesimo secolo, in nome del cielo, e le donne avevano il diritto di scegliere cosa fare del Sally Wentworth
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proprio corpo. E un bambino aveva il diritto di nascere in un ambiente sereno, non essere il prodotto del bisogno di calore e di vicinanza fra due persone che non si conoscevano quasi. Sentendosi molto meglio ora che aveva le idee chiare riguardo al proprio futuro, Miranda fece dietrofront per tornare a casa, ma si era allontanata così tanto che decise di prendere un autobus. Sull'autobus c'erano molte famiglie. Il suo sguardo fu attratto da una donna, circa della sua età, che aveva una bambina di tre o quattro anni e un neonato in carrozzina. La donna giocava col bambino, il quale rideva e le afferrava i capelli con le manine. Sul volto della donna c'era uno sguardo pieno d'amore, un'espressione di orgoglio e di gioia. Quella scena scosse Miranda; s'immaginò col suo bambino in braccio e si rese conto che anche lei lo avrebbe amato così. E che diritto aveva di togliere ad un bambino il dono della vita, qualunque fossero le circostanze in cui nasceva? Quando Miranda giunse a casa fu invasa dalla disperazione, perché qualunque decisione avesse presa, sapeva che le avrebbe lasciato molti dubbi. Il mattino dopo andò in metropolitana da Warren e rimase impressionata nel vedere la sistemazione degli uffici e l'efficienza del personale. Provò un attimo d'imbarazzo quando vide un paio di persone che aveva contattato per vendicarsi, ma non dovette aspettare a lungo per essere introdotta nell'ufficio di Warren. Lui la salutò con modi spicci, senza un cenno di familiarità. «Salve, Miranda. Vuoi un caffè mentre parliamo?» «No, grazie.» Scrollò il capo, per paura che le venisse la nausea. «Mettiamoci al lavoro, allora. Ti ho preparato un elenco delle zone in cui voglio che cerchi e il tipo di sistemazione che vorrei. Il meglio sarebbe poter rimanere in questa parte della città. Ecco, guarda l'elenco e dimmi se ti viene qualche altra idea.» Miranda si tolse il cappotto e si sedette vicino alla finestra, con le gambe accavallate, in una posa involontariamente provocante. «Vedo che uno dei requisiti è un parcheggio adeguato, ma questo farebbe aumentare moltissimo il costo, specialmente vicino al centro.» Warren alzò le spalle. «Lo so, ma dobbiamo averlo. E ci dev'essere spazio anche per le macchine dei clienti.» «I tuoi dipendenti vengono tutti al lavoro in macchina?» s'informò. «No, circa il cinquanta per cento, penso.» Sally Wentworth
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«In questo caso dobbiamo calcolare le dimensioni del parcheggio che ti occorre. E potremmo incoraggiare qualcuno ad usare i mezzi pubblici scegliendo un palazzo vicino ad una stazione della metropolitana.» «Buona idea.» Warren le fece un cenno di approvazione. «Perché non ne parli con Jonathan Carter? Lui sa meglio di me quanti viaggiano in macchina.» Miranda lo guardò sorridendo. «Il vero Jonathan Carter?» Rise anche lui. «Sì, questa volta incontrerai proprio lui.» Per un momento si sentirono come vecchi amici. Warren si alzò, le si avvicinò e le tese la mano per aiutarla ad alzarsi. Rimasero vicini per un istante e Miranda sentì il profumo del suo dopobarba. Era molto seducente e si sentì invasa da un'ondata di desiderio, anche se era pazzesco provare un simile sentimento in tale momento e in tale luogo. Sussultò e si rabbuiò un poco. Forse lui se ne accorse, perché le strinse la mano, ma così brevemente che lei non era certa che fosse accaduto; poi lui disse: «Ti presenterò Jonathan». Miranda lavorò molto nei giorni successivi. Prima fece decine di telefonate da casa e poi, armata di piantina, andò a parlare con gli agenti immobiliari. Nel frattempo, continuava a cercare il direttore vendite per Warren, e verso la fine della settimana tornò da lui per parlargli. L'aveva avvisato che sarebbe arrivata e lo trovò solo nell'ufficio, che parlava al telefono. Warren le diede una rapida occhiata e la salutò con la mano, ma poi i suoi occhi si posarono di nuovo sul suo viso ed egli perse per un attimo la concentrazione. «Scusi, potrebbe ripetere?» chiese alla persona all'altro capo. Continuò a parlare per parecchi minuti, mentre Miranda guardava fuori della finestra. Era nevicato e la sua mente tornò subito alla barca e si chiese quanto tempo ci sarebbe voluto perché la neve non le ricordasse quella notte. Warren aveva terminato la sua telefonata, ma non parlò subito. Poi lo sentì che spingeva indietro la sedia e si alzava. Si girò lentamente a guardarlo, pronta a fargli un resoconto dei suoi progressi, ma le parole le morirono sulle labbra. «Tu non stai bene» disse lui all'improvviso. «Sembri stanca e dimagrita.» Mettendosi sulla difensiva, Miranda rispose aspramente: «Oh, grazie per il complimento!». Sally Wentworth
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«Hai esagerato con la dieta?» «No!» Poi si morsicò il labbro. «Sto bene. Ti ho portato i nomi di quattro persone che penso potrebbero avere le caratteristiche che tu desideri.» Aprì la sua valigetta e prese dei fogli, si girò per darglieli ma vide che Warren la stava osservando. I loro occhi s'incontrarono per un attimo, poi Miranda distolse lo sguardo, col cuore in tumulto. Con difficoltà disse: «Mi spiace. Sto bene. Davvero. Grazie per avermelo chiesto. È solo che... che non dormo molto bene, tutto qui». Avvicinandosi a lei, Warren prese i fogli ma continuò a fissarla. «Senti la mancanza di Graham?» I suoi occhi mostrarono sorpresa; non aveva proprio pensato a Graham. «No, per niente.» «Sarà il lavoro, allora. Senti, vuoi venire a cena con me stasera?» Miranda s'irrigidì ma non mostrò alcuna emozione nel dire: «Grazie, ma ho già un appuntamento». Warren la guardò. «Dopo aver lasciato da così poco Graham?» «Io non ero fidanzata con Graham» sottolineò Miranda. «Non era l'unico uomo nella mia vita.» «Capisco.» Warren la guardò ancora intensamente per qualche secondo, poi disse bruscamente: «Hai fatto dei progressi nella ricerca dell'edificio?». «Ho visto un paio di posti che potrebbero andare, ma nessuno dei due ha tutti i requisiti necessari, perciò aspettiamo.» «Bene. Stasera guarderò il tuo elenco dei candidati e domani ti farò sapere che cosa ne penso.» Miranda si girò per andarsene ma, giunta alla porta, udì la sua voce. «Miranda.» «Sì?» Lo guardò con ansia. Avvicinandosi, Warren le mise una mano dietro la nuca e l'accarezzò. Miranda sentì un brivido, ma riuscì subito a riprendere il controllo di sé. Guardandola negli occhi, lui disse: «Non mi vuoi dire che cos'è che ti tiene sveglia di notte?». Lei riuscì a sorridere. «Sì, va bene. Il proprietario dell'appartamento accanto al mio ha dato il permesso a suo fratello di star lì mentre lui è via, e questo fa un sacco di feste, con musica ad alto volume. Per fortuna se ne andrà fra un paio di giorni, così potrò dormire.» Si sforzò di ridere. «Perché, che cosa pensavi, che io avessi la coscienza sporca o qualcosa del genere? Ora devo scappare. Ciao.» Sally Wentworth
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Persuasa di aver convinto Warren che non c'era niente che non andava, Miranda si allontanò dall'ufficio e decise di recarsi al cinema per distrarsi. Era importante non far sapere a Warren che era incinta; lui avrebbe sicuramente insistito perché Miranda facesse quella che secondo lui era la cosa migliore. Forse si sarebbe sentito in dovere di chiederle di sposarlo, o almeno di mantenere lei e il bambino. Si sentì rabbrividire al pensiero; erano quasi estranei loro due e, benché lei si sentisse attratta da lui e avesse deciso di conoscerlo meglio, capì che era troppo tardi. A meno che lei decidesse di abortire e poi di conoscere meglio Warren... Disperatamente cercò di non pensarci. Sperava che il film riuscisse a distrarla, ma la sua mente continuava a rimuginare, ed era così stanca che quasi si addormentò. Che sciocca! Si alzò, lasciò il cinema e si fece portare a casa da un taxi. C'era un messaggio di Graham nella segreteria telefonica; voleva sapere che fine aveva fatto la pratica di Warren. La informava anche, con tono gelido, che c'era per lei un assegno da ritirare. Perché non glielo spediva?, pensò seccata, poi capì che Graham avrebbe insistito per darglielo lui stesso, in modo da umiliarla. Be', al diavolo l'assegno, non era così al verde. Poi sospirò, se avesse tenuto il bambino, ne avrebbe avuto bisogno fino all'ultimo spicciolo. Andò in cucina per farsi un panino. Stava aprendo il frigorifero quando sentì il citofono. «Sì?» disse prima di guardare nel monitor chi fosse. Si sentì gelare quando vide che era Warren. «Salve. Ti spiace se salgo?» Presa alla sprovvista, Miranda acconsentì lentamente: «Sì, va... va bene». Lui sorrise al suo tono riluttante. «Allora perché non premi il pulsante per aprirmi il portone?» Lei lo fece, poi andò ad aprire la porta, cercando di immaginare perché fosse venuto. «Buonasera.» Entrò nell'appartamento guardandosi intorno con interesse mentre si toglieva il cappotto. «Vuoi qualcosa da bere o sei di fretta?» chiese lei intenzionalmente. Warren sogghignò. «Grazie, ho un sacco di tempo. Un gin tonic , per favore.» Gliene versò una dose molto scarsa, poi andò in cucina a prendere del Sally Wentworth
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ghiaccio. Warren la seguì e vide il panino. Spalancò gli occhi. «È la tua cena?» «Il mio appuntamento è stato annullato» improvvisò Miranda. «Eccoti da bere.» «Grazie.» Aggrottò le ciglia quando vide quanto fosse scarso. «Tu non ne bevi?» «Certo. Perché non ti accomodi in salotto?» Ubbidiente uscì dalla cucina e Miranda si versò un bicchiere di minerale sperando che sembrasse gin. Trovò Warren in mezzo alla stanza, che si guardava in giro. «Hai sistemato questo posto proprio bene. È perfetto per te» disse con approvazione. Miranda provò un senso di soddisfazione e sorrise nel dire un sincero «Grazie». Si era data molto da fare con la sistemazione dell'appartamento e ne era assai orgogliosa. «E la vista, naturalmente, è magnifica» osservò lui, dirigendosi verso la grande finestra ad arco, senza tende. «Sì, è il motivo principale per cui l'ho comprato.» Si aspettava che lui dicesse la ragione della sua venuta ma Warren non sembrava avere alcuna fretta, anzi le chiese da quanto viveva lì e se le piaceva la zona. Poi si sedette, continuando a chiacchierare, cercando di metterla a suo agio. Miranda gli rispose dapprima con circospezione, ma lui toccò solo argomenti innocui, come la sua casa e la sua famiglia, gli anni di università, cosicché lei incominciò a rilassarsi e a rivolgergli, a sua volta, domande sulla sua vita. C'erano cose che avrebbe voluto sapere per raccontarle a suo figlio, pensò, se avesse deciso di tenerlo. Il tempo passò in fretta, e Miranda versò ancora da bere a Warren che continuava a guardarla con interesse. «Non hai ancora mangiato il tuo panino» le ricordò lui. «Non mi va più.» Togliendosi gli stivali, Miranda si appoggiò comodamente allo schienale e lo guardò con uno sguardo sognante. «A cosa pensi?» chiese Warren. «In che strano modo ci siamo conosciuti. Forse non sarebbe mai accaduto se...» «No.» Lui si alzò e andò a sedersi accanto a lei, le circondò le spalle con un braccio e l'attirò a sé. Miranda fece resistenza. «Perché sei venuto qui stasera?» chiese Sally Wentworth
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all'improvviso. «Per restituirti l'elenco dei possibili candidati per il posto di direttore vendite. E per dirti quale ho scelto.» «Avresti potuto lasciarlo nella mia cassetta per le lettere» gli fece notare. «Non c'era bisogno che suonassi il campanello, specialmente sapendo che avrei dovuto uscire.» Incominciò a giocare coi suoi capelli e ad accarezzarli delicatamente. «Non credevo molto al tuo appuntamento. Ne avevi uno davvero?» Miranda abbassò il capo, cercando di nascondersi dietro ai capelli, ma lui glielo alzò per guardarla in faccia. Lei scrollò il capo senza guardarlo. «No.» «Preferisci mentire che uscire con me?» Ma non sembrava troppo in collera. Alzando la testa, Miranda buttò indietro i capelli con aria di sfida. «Sì.» «Fare l'amore con me ti è parso così ripugnante, allora?» chiese Warren con voce un po' dura. Lei fece per alzarsi e lui la prese per un braccio, trattenendola. Si girò stizzita verso di lui. «Sì, certo. Io non sono una donna facile, non vado a letto con chiunque.» «Lo so.» «Come fai a saperlo? Per quel che ne sai tu, io potrei...» Alzando un dito, glielo posò sulle labbra. «Un uomo lo capisce. Basta guardarti per vedere come sei fresca e intatta.» Lei spalancò gli occhi e lo guardò. «Tu hai detto di avere esperienza» gli ricordò, aggiungendo con difficoltà: «Questo significa che hai una relazione fissa con qualcuna?». «È questo che pensi?» Scrollò il capo. «No, adesso no. Sono vissuto con una ragazza per un certo periodo ma poi ci siamo lasciati. Sono completamente libero» la rassicurò. Miranda aggrottò le ciglia, chiedendosi perché, allora, si era così tanto arrabbiato quando si era svegliato quella mattina. Era quasi decisa a chiarire quel particolare, quando Warren si chinò su di lei per baciarla. Fu incapace di resistergli, ma per la verità non tentò neppure di provarci con convinzione. Da quando aveva incominciato a baciarla si era sentita invadere da un desiderio così forte che ne fu schiacciata. Gli mise le braccia al collo e la sua bocca si schiuse mentre lui ne esplorava la morbidezza. Gli rispose con passione, poi lui la fece distendere sul divano, Sally Wentworth
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tempestandola di baci sul collo e sulla nuca. Miranda respirava affannosamente ed emise un gemito di desiderio frustrato, mentre si aggrappava alla sua giacca. La sua bocca trovò ancora quella di lei, assetata di baci, irresistibile, mentre le slacciava i bottoni della camicetta. Warren alzò il capo per guardarla, mentre con la mano le accarezzava il seno, poi si piegò a baciarle i capezzoli già eccitati. Miranda si lasciò sfuggire un grido di piacere. Gettò indietro il capo, con la bocca semiaperta e gli occhi chiusi. Gli afferrò il capo con le mani, tenendolo lì, col respiro affannoso e irregolare. Oh, Dio, avrebbe voluto che non finisse mai. Ma poi Warren alzò la testa per guardarla, con gli occhi pieni di incontrollabile desiderio. «Miranda, io...» Lei posò le labbra sulle sue. «Non parlare» sussurrò. «Ti prego, non parlare.» Lui si tolse la giacca e la cravatta, poi si slacciò la camicia. Sentire la pelle di Warren sulla sua era una delle sensazioni più eccitanti che avesse mai conosciuto. Così morbida eppure così forte. Con le mani che le stringevano la vita, Warren emise un gemito, come aveva fatto sulla barca. Anche allora era stato meraviglioso, fino al mattino. Lei sentì una fitta d'angoscia e cercò di mettersi a sedere, ma Warren la tratteneva giù, tenendole il volto fra le mani. «Ti voglio» disse con voce incerta. «Questa volta voglio...» Miranda si irrigidì. «Che cosa intendi con questa volta?» Lei respinse le sue mani, piena di rabbia e di timore, e balzò in piedi. «Solo perché noi... perché è capitato una volta, credi di poter venire qui e aspettarti sesso a richiesta. Io non sono ubriaca ora, lo sai bene!» «No, non lo sei.» Anche Warren era balzato in piedi, con un velo di sudore sull'ampio petto nudo. «Sei completamente lucida e mi desideri quanto io desidero te.» Posandole le mani sulle spalle, l'attirò a sé, in modo che col petto le sfiorasse i seni, facendo rinascere in lei il desiderio. «No. Ti prego, no.» «Allora non mentire. Non fingere che non significa niente per te.» «No. Io non...» Lo respinse e si coprì con le mani. «Voglio che tu te ne vada» disse con voce incerta. «No, non è vero. Perché non ammetti la verità? Tu vuoi che io stia qui e che ti ami di nuovo, con tutto me stesso.» Con voce calma, Warren disse: «È stato bello fra noi quella notte, Miranda. Può esserlo ancora». La baciò Sally Wentworth
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teneramente. «Può essere anche meglio.» Allontanandosi da lui, Miranda trovò la sua camicetta e gli girò la schiena mentre la indossava, con mani così tremanti che riuscì a malapena ad allacciare i bottoni. Poi si girò verso di lui. «Hai detto che non c'erano secondi fini nella tua offerta. È questo il modo in cui mantieni la parola?» Warren si irrigidì. «Nessuno ti obbliga.» «Allora vai. Vai adesso.» «D'accordo, se è questo che vuoi.» Si piegò per prendere la camicia sul pavimento. «Sì» disse Miranda con fermezza, sperando di convincere se stessa più che lui. Warren lanciò una pensosa occhiata mentre si vestiva, poi andò verso di lei e le mise una mano dietro la nuca, con un gesto che gli stava diventando abituale. «Perché non hai detto di no all'inizio?» Avrebbe dovuto farlo, lo sapeva, ma era stato impossibile. Cercando di scoraggiarlo, Miranda scrollò le spalle. «Un po' di effusioni non sarebbero niente. Ma tu sei andato troppo in là.» Uno sguardo gelido riempì gli occhi di Warren. «Ricordami di chiederti dove tracciare il confine la prossima volta» sbottò sarcasticamente. «Non ci sarà una prossima volta.» Lui la fissò con uno sguardo che le parve arrivare fino in fondo alla sua anima. «Oh, sì» disse sicuro di sé, «penso che ci sarà.» Quella notte Miranda rimase sveglia per molto tempo, poi piangendo si addormentò. Rendendosi conto che accettare il lavoro di Warren era stato un grosso errore, cercò di sbrigarsi a finirlo il più presto possibile. Fissò un colloquio con il direttore vendite che lui aveva scelto e per fortuna il tizio si dimostrò molto interessato, perciò i due si accordarono facilmente. Nel frattempo cercò anche l'edificio per la ditta, restringendo il campo a due soli immobili da far vedere a Warren. Entrambi si trovavano a poche miglia dal luogo in cui aveva sede attualmente la società, e uno dei due sembrava rispondere pienamente a tutte le sue richieste. Le era piaciuto questo lavoro e le era persino balenata l'idea di mettersi in questo campo, anche se andare in giro a fare le ricerche era stato pesante quando non si sentiva bene. Miranda prese il telefono e chiamò Warren per dirgli dei due posti. Sally Wentworth
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«Qualcun altro è interessato a quello che secondo me è il migliore, perciò ti suggerisco di andare a vedere subito» lo avvertì. «Bene, facciamo domani mattina, ma presto, perché devo incontrare un cliente alle dieci e mezza. Passerò a prenderti alle otto, così andremo a vedere il primo alle otto e mezza e l'altro un'ora più tardi. Se sono interessato posso sempre tornare a dare un'occhiata, se voglio.» Miranda non era molto felice di uscire così presto ma non aveva altra scelta. Cercò di consolarsi pensando che questa era l'ultima volta che lo avrebbe visto, ma i suoi sentimenti erano così incerti che il pensiero le portò più dolore che sollievo. La mattina dopo un pallido sole faceva di tanto in tanto capolino tra le nuvole e la giovane donna lo stava aspettando sul marciapiede fuori di casa. Salì in macchina non appena Warren si fermò. Lo salutò, stando attenta a non guardarlo negli occhi, poi evitò ogni conversazione personale, e incominciò a leggere ad alta voce la descrizione del primo posto che dovevano visitare. Ma la voce incominciò a tremarle quando lui aumentò la velocità. «Prosegui» la incitò lui impaziente. «Quanto spazio c'è per ricevere i clienti?» «Circa... circa...» La voce di Miranda si spense e cercò di respirare profondamente, per combattere la nausea. «Ti devi fermare» sbottò. «Subito!» E si portò le mani alla bocca. «Che cosa?» Warren trasalì nel vedere il suo viso pallido e si diresse verso l'ingresso di un parco. «C'è un bagno pubblico laggiù.» Miranda spalancò la portiera e corse, appena in tempo. Poi si appoggiò al muro, tutta tremante. Le ci vollero parecchi minuti per rimettersi e le sue mani tremavano ancora, quando andò al lavandino per sciacquarsi la bocca. Quando uscì, vide che Warren andava avanti e indietro con impazienza vicino alla macchina. «Mi spiace. È leggere in macchina che mi fa venire il mal d'auto.» Fece per aprire la portiera, ma era chiusa a chiave. Avvicinandosi, Warren la guardò e le mise una mano sul braccio. «Facciamo due passi.» «Ma dobbiamo visitare gli uffici.» Ignorando le sue proteste, Warren si avviò lungo un sentiero fra gli alberi, finché furono lontani dalla strada. Non c'era nessuno, tranne due o tre persone che portavano a spasso il cane. Fermandosi bruscamente, lui le prese il viso girandolo verso di sé. «Perché non me l'hai detto?» domandò. Sally Wentworth
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Gli diede un'occhiata circospetta. «Detto cosa?» «Che sei incinta.» Si sentì colta in fallo. «Non essere stupido! Solo perché ho avuto il mal d'auto...» «Siamo andati a York e ritorno ma non sei stata male.» «Era diverso. Non stavo leggendo...» «Leggevi la cartina.» Le diede un lieve strattone. «Smettila di mentire, Miranda. Lo sospettavo da tempo. Sei incinta e il bambino è mio.»
7 «No.» La parola le venne istintiva, ma Miranda la intendeva più come una protesta contro il destino che come una negazione all'affermazione di Warren. Cercò di liberarsi dalla sua stretta, ma le mani di Warren le stringevano il braccio come fasce d'acciaio. «Non mi sfuggirai più» le disse brevemente. «Starai qui finché non avrai ammesso la verità.» «Non c'è niente da ammettere» rispose lei sfacciatamente. «Ti sbagli proprio. E se non ci sbrighiamo faremo tardi all'appuntamento con...» «Al diavolo l'appuntamento!» esclamò Warren aspramente. «Questo è più importante e ne verremo a capo.» Alzando la testa, Miranda lo fissò negli occhi, presa alla sprovvista dalla sua veemenza. Le venne in mente lo sciocco pensiero che se fosse stato Graham in tale situazione si sarebbe preoccupato prima di tutto all'appuntamento. «Ti sbagli.» Ma la sua voce non era ferma quanto avrebbe voluto. «Stai sollevando un gran polverone per una cosa da niente.» «E il fatto che tu stia male al mattino e sia dimagrita non è niente? La tua rottura con Graham e il tuo licenziamento non hanno un secondo significato? E cos'è quello sguardo preoccupato che hai a volte, quando pensi che nessuno ti guardi? Immagino che anche questo non sia niente.» Miranda non pensava che lui fosse così osservatore o che l'avesse studiata tanto attentamente. Lui sapeva e non c'era modo di convincerlo del contrario. Con un profondo sospiro, Miranda abbassò il capo e disse: «Ti prego, lasciami perdere» con un tono di voce smorzato. Poi gli voltò le spalle si mise le mani in tasca e si avviò, camminando sull'erba bagnata, Sally Wentworth
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verso un laghetto rotondo, dalle acque grigie e stagnanti. Non si girò, ma sapeva che Warren l'aveva seguita. «Sì» disse con voce inespressiva. «Hai ragione. Sono incinta.» «Ed è mio.» Non era una domanda e lei non gli fece l'insulto di mentirgli ancora. «Sì.» Avrebbe voluto guardare Warren, per vedere come la prendeva, ma non poteva farlo, non dopo il modo in cui lui aveva reagito quella mattina quando si era svegliato trovandosela accanto. «È per questo che hai litigato con Graham?» Scrollò il capo con decisione. «No. Non ne ero ancora sicura allora.» «Ma hai rotto con lui perché avevamo fatto l'amore?» Lei esitò e lui disse bruscamente: «Basta con le bugie, Miranda. Voglio la verità, tutta la verità». Ma non poteva dirgliela, pensò lei, perché non era sicura di se stessa. Alzò le spalle con aria seccata. «Non so. Forse mi ero solo stancata di lui. Forse... forse il fatto che fossi capace di fare l'amore con... con un altro uomo ha fatto da catalizzatore. Non so proprio. E non ha molta importanza ora.» «No.» Mettendole una mano sul braccio, la fece voltare in modo che si trovasse di fronte a lui, ma con un gesto delicato. «Allora sarà meglio che incominciamo a conoscerci in fretta.» Miranda lo guardò, sentendosi impaurita e vulnerabile. Lui la fissava, e lei sentì che c'era persino una traccia di autoironia nel modo in cui torceva la bocca. «Perché?» chiese lei cautamente. «In modo da non essere proprio degli estranei quando ci sposeremo.» Miranda trattenne il fiato, per un attimo si sentì quasi svenire e le tremarono le gambe. Warren allungò il braccio per sostenerla, sorridendo ironicamente e disse: «Avevi così paura che io non sarei rimasto accanto a te? Non avresti dovuto avere questo timore; ti avevo già detto che io non sfuggo alle mie responsabilità». Ecco come la considerava: una responsabilità! Miranda si sentì invadere dalla rabbia e si divincolò. «Com'è nobile da parte tua» urlò con amaro sarcasmo. «Ma non preoccuparti, non dovrai farti carico di me e del bambino per il resto dei tuoi giorni. Casomai tu non l'avessi notato, siamo quasi nel ventunesimo secolo. Qualunque decisione io prenda riguardo al futuro sarà la mia decisione e non ha niente a che fare con te. Tu non Sally Wentworth
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c'entri.» Dapprima sorpreso per la sua sfuriata, Warren si rabbuiò in viso e replicò brevemente: «Al contrario, la tua condizione ha proprio a che fare con me. Perciò non pensare di poterti sbarazzare di me. E poi che decisione devi prendere, comunque?», «Nessuna.» Il viso di Miranda era pallidissimo, ma aveva le guance in fiamme. «L'ho già presa. Ho intenzione di abortire.» Non aveva mai visto nessuno così arrabbiato come lo era Warren in quel momento. I suoi occhi luccicarono di sdegno e le parlò con furia sprezzante: «È un'abitudine di famiglia, eh?». Miranda non si rese neppure conto di aver alzato un braccio per colpirlo finché non sentì echeggiare nel silenzio del mattino il suono della propria mano sulla sua guancia. Lui le afferrò la mano, con un'espressione feroce, poi improvvisamente la strinse a sé e lei si mise a singhiozzare appoggiata alla sua spalla, piangendo per tutte le notti solitarie di pena e indecisione, e perché si sentiva una donna presa in trappola, la solita vecchia trappola. Warren non cercò di far cessare il suo pianto, ma la tenne vicino accarezzandole delicatamente i capelli finché smise di singhiozzare. «Scusa.» Miranda fece un passo indietro e accettò il fazzoletto che lui le tendeva. Dopo essersi asciugata gli occhi, fece un incerto sorriso. «Scommetto che hai fatto il Boy Scout: sempre pronto.» «Non sempre. Ed ecco perché ci troviamo in questa situazione. E perché io sono coinvolto quanto te» disse con calma. Staccandosi da lui, Miranda gli lanciò uno sguardo incerto, rabbrividì e si strinse nel cappotto. «Ho freddo. Dobbiamo stare qui?» «Dobbiamo ancora discutere molto, non credi?» «Non ora. Ti prego.» Gli lanciò uno sguardo implorante. Warren esitò, ma poi annuì. «Va bene, ma solo se mi farai una solenne promessa: che non deciderai per l'aborto senza dirlo prima a me.» Alzando il capo, lei lo guardò in faccia. «Ti fideresti della mia parola?» chiese con curiosità. «Sì.» La sua voce era decisa e ferma. Lei torse le labbra. «E tu, in cambio, mi prometti che non cercherai di dissuadermi?» Warren fece una smorfia di disappunto e lei proseguì ridendo: «No, non ti farò nessuna promessa. Io non ti devo nulla; l'hai detto anche tu». Sally Wentworth
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«Non stavo parlando di questo e lo sai.» «Forse no. Ma quello che è accaduto fra noi non ha nessuna importanza. Non è stato che un incidente, qualcosa che dovremmo entrambi aver dimenticato a quest'ora. L'avventura di una notte» disse lei, deliberatamente cinica. «Certamente non è stato nulla di più per me. Io non ti devo niente e tu non hai alcun obbligo nei miei confronti, soprattutto se pensi di dover fare un matrimonio riparatore.» Warren si rabbuiò in viso. «Allora è stato solo questo per te?» «Certo.» Alzò il capo mentre si sforzava di ridere. «Santo cielo, non penserai che io lascerò che una notte d'amore con te rovini la mia vita, no?» «Rovinare?» La guardò sorpreso. «Non so perché ma sento che stai di nuovo mentendo.» Miranda si girò e si avviò velocemente lungo il sentiero che portava fuori del parco. Warren la seguì, ma non aprì bocca finché non ebbero raggiunto l'auto. Poi guardò l'orologio. «Sono quasi le nove. Abbiamo perso il primo appuntamento ma possiamo andare al secondo.» Aprì la portiera e salirono, poi i suoi occhi si posarono sul volto di Miranda. «Hai del trucco con te?» «Che cosa?» Lo fissò con uno sguardo assorto. «Oh, sì. Devo essere orribile.» «Hai l'aria di una persona che ha pianto, ma non potresti mai essere meno che carina.» Lei stava aprendo la borsa, ma le sue mani si arrestarono quando udì l'inatteso complimento. Però non lo guardò e la sua esitazione non durò che un istante; poi prese la bustina contenente il necessario per il trucco e cercò di rendersi presentabile. Non parlarono finché non ebbero raggiunto la loro destinazione, poi Miranda disse: «Sarà meglio che io telefoni all'altro posto e dica loro che abbiamo avuto un imprevisto. Per quando posso fissare un altro appuntamento?». Warren contrasse le labbra pensieroso. «Chiedi loro se va bene questa sera alle sei e mezza.» «D'accordo.» Andò a telefonare, poi raggiunse Warren che stava camminando intorno all'edificio. Le fece un sacco di domande sullo stato dei locali e si dimostrò Sally Wentworth
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del tutto assorbito dai dettagli relativi all'acquisto dell'immobile. Le sue emozioni apparivano completamente sotto controllo e chiunque l'avesse visto non avrebbe mai immaginato che aveva appena ricevuto la notizia che sarebbe diventato padre. Lei cercò di non chiedersi che tipo di padre sarebbe stato perché non l'avrebbe mai saputo; e lei non gli avrebbe certamente dato l'opportunità di scoprirlo. Con la promessa di dare al proprietario una sollecita risposta, lasciarono l'edificio e si diressero verso la macchina. «Che ne dici?» gli chiese lei. Warren fece un cenno d'approvazione. «Ha tutto ciò che voglio. E la zona non è male.» Si guardò attorno con aria perplessa. «Ma manca qualcosa. È troppo tranquillo. Dapprima mi era parso un vantaggio, ma poi ho pensato che non ci sono ristoranti e neppure un bar. I negozi sono lontani per chi vuole comprarsi qualcosa da mangiare. A parte quello, però, ha tutti i requisiti che volevi precisò Miranda.» «È questo il posto che interessa anche ad un'altra persona?» «No. È quello che visiteremo stasera. Mi sono scusata e ho detto che tu sarai là alle sei e mezza.» «Noi saremo là» la corresse Warren. Miranda si irrigidì. «Tu non hai bisogno di me.» «Io voglio che tu ci venga» disse lui energicamente. Per un attimo lei pensò di replicare, ma non valeva la pena di litigare, perciò alzò le spalle e acconsentì: «D'accordo, ci troveremo là. Forse ora potresti lasciarmi ad una stazione della metropolitana; voglio andare in centro». «A fare che?» La voce di Warren era tagliente. Miranda spalancò gli occhi al suo tono, ma poi capì e si morse il labbro. «No, non per quello. Devo ritirare una lampada che ho ordinato.» «Va bene.» Salirono in macchina e partirono; quando Miranda stava per scendere alla stazione, lui le prese una mano, aspettò che lo guardasse e poi disse: «Mi fido di te, Miranda». Lei annuì e scese dalla macchina. Era stata una giornata piena di avvenimenti che Miranda avrebbe voluto non si fossero mai verificati. Se solo non fosse stata male, allora Warren non avrebbe mai saputo la verità. Avrebbe potuto decidere quale immobile voleva comprare e avrebbe chiuso con lei. Non c'era bisogno che uscissero così presto, pensò con risentimento, e si chiese se lui non l'avesse fatto Sally Wentworth
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apposta perché aveva dei sospetti e sperava che accadesse qualcosa di simile. Sperava? In un certo senso sembrava una strana parola in queste circostanze. E la sua immediata offerta di matrimonio? Warren era stato quasi contento di sapere la verità ed era già convinto che il bambino fosse suo anche prima che lei lo ammettesse. Cercò di pensare in fretta al da farsi, ma non riusciva a prendere una decisione. Dopo aver fatto le commissioni, Miranda andò a casa e si buttò sul letto, con l'intenzione di decidere una volta per tutte, ma si addormentò quasi subito e non si svegliò finché non fu ora di incontrarsi con Warren. Lui aveva un'aria calma mentre erano col proprietario, ma Miranda sentiva che era molto contento e soddisfatto di aver trovato esattamente ciò che voleva e quando furono soli lasciò trasparire il proprio compiacimento. «È proprio quello che cercavo» esclamò. «Ed è stato un colpo di fortuna che io sia riuscito a vederlo e ad ottenerlo mentre l'altra persona interessata è ancora incerta.» Le sorrise. «Grazie a te. Se non ci avessi pensato tu forse non avrei mai trovato qualcosa di così adatto, e certamente non così in fretta.» «Mi hai pagato per questo» osservò Miranda con tono per niente entusiasta. Ma Warren era troppo su di giri per lasciarsi abbattere. Cingendole la vita con un braccio, disse: «Andiamo a festeggiare. Dove si può mangiare qui nei dintorni? Che ne dici...». «No, grazie» tagliò corto lei. «Sono contenta che il posto ti piaccia. Buonanotte.» Si allontanò da Warren, ma lui la superò e le si parò davanti. «Festeggiare da solo non è divertente, Miranda.» «Allora chiama un amico. Sono certa che ne hai un sacco.» Con un sospiro, Warren la prese per un braccio, trascinandola verso la macchina. «Sali» le ordinò. E quando Miranda lo guardò con aria di sfida, aggiunse: «Non discutere, Miranda, non sono in vena». Andarono in un ristorante cinese a prendere qualcosa da mangiare a casa di Miranda. Lei incominciò a protestare quando si accorse che lui intendeva salire a casa sua, ma Warren tagliò corto: «Dobbiamo decidere una volta per tutte. Perciò zitta». E quando furono nell'appartamento di Miranda lui non si comportò come un ospite, ma aiutò a prendere le stoviglie e ad apparecchiare come se vivesse lì. Risentita per il suo comportamento, Miranda era decisa a tenere il Sally Wentworth
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broncio, ma aveva così fame che presto se ne dimenticò. Warren incominciò a parlare con entusiasmo di come intendeva ampliare il suo giro d'affari una volta trasferito nel nuovo edificio e Miranda ascoltava affascinata le sue idee innovative. «Voglio conquistare il mercato europeo» le confidò. «Offre molte possibilità, ed ora che i paesi dell'est sono aperti dovranno portarsi allo stesso livello dei paesi occidentali.» «Ma forse non potranno permettersi dei programmi sofisticati come i tuoi.» «Me ne rendo conto, ma penso che si possa fare qualcosa» disse Warren con fare sicuro. «È importante che inizino il più presto possibile.» «Allora li aiuterai?» chiese Miranda con curiosità. «Per quanto posso» disse Warren senza alcuna esitazione. Poi vide un'espressione sorpresa negli occhi di Miranda e le sorrise. «Hai ragione, non è solo altruismo; se li aiuto ora, probabilmente si rivolgeranno a me anche in futuro.» Lei lo guardò, pensando a quanto poco lo conoscesse. «Ora parliamo di noi.» «Non c'è niente di cui parlare» replicò lei sulla difensiva. Ma Warren la ignorò e, alzandosi da tavola, si diresse verso il divano, aspettandosi evidentemente che lei lo seguisse e si sedesse accanto a lui. Ma Miranda si ricordava dell'ultima volta che si erano seduti insieme sul divano e perciò scelse una sedia a distanza di sicurezza da lui. Aspettò che parlasse, decisa a bocciare qualunque proposta. Warren la osservò per alcuni secondi mentre giocava nervosamente col fazzoletto, poi disse: «Mi spiace che ci troviamo in questa situazione, Miranda. È tutta colpa mia, naturalmente». Lei scrollò il capo con decisione. «No. Siamo da biasimare allo stesso modo.» «Allora non pensi che sia giusto che risolviamo il problema insieme?» domandò lui, cogliendo al volo l'opportunità datagli dalla sua risposta. «No!» Arrabbiata per essere caduta così facilmente nella sua trappola, Miranda quasi urlò: «Si tratta della mia vita e deciderò io». «Ma tu hai già deciso.» Fece una pausa, vedendo che arrossiva. «E non dirmi ancora che hai intenzione di abortire, Miranda; se fosse vero l'avresti fatto subito. Forse non vuoi ammetterlo, ma non sei il tipo capace di disfarti di un bambino. Ne saresti capace?» insistette. Lei capì che aveva ragione lui e scrollò il capo. «No.» Sally Wentworth
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«Allora, vuoi tenere il bambino quando sarà nato?» La giovane donna lo guardò stupita. «Naturalmente. Quale altra alternativa...?» Capì che lui si riferiva all'adozione e disse con veemenza: «Se lo avrò, certamente vorrò tenerlo. Non farò tutto questo a vantaggio di qualcun altro». Warren scoppiò a ridere e Miranda sorrise con riluttanza quando si rese conto di ciò che aveva detto. «Non sarà la miglior ragione del mondo per tenere un bambino, ma come inizio può andare» le disse lui. «Ora, dato che hai preso una decisione a questo riguardo, che ne diresti di acconsentire a sposarmi?» «No» rispose subito Miranda. «Perché no? Che cos'hai da perdere?» «La mia libertà tanto per cominciare.» «La perderai comunque quando arriverà il bambino» osservò lui. «Non ti conosco bene.» «Avremo un sacco di tempo per conoscerci una volta sposati.» «E se scopriamo di non riuscire a sopportarci, che ne sarà allora?» «Allora almeno potremo dire di aver fatto un tentativo per il bene del bambino. E lui avrà un padre che non sarà soltanto un nome su un pezzo di carta.» Miranda si alzò tutta agitata. «No, mi rifiuto persino di discuterne. Non funzionerà perché ci sposeremmo per dei motivi sbagliati.» Alzandosi in piedi, Warren le si avvicinò. «Abbiamo commesso un errore. Ora facciamo del nostro meglio per porvi rimedio. Come può andar male?» «Lo sento. Sono sicura che andrà male.» Poi, con rabbia: «Non pensavo che tu fossi così. Avresti dovuto sfuggirmi quando hai scoperto che ero incinta». «Mi spiace di non essermi comportato così bassamente come ti aspettavi tu» si scusò Warren con sarcasmo. Lei scrollò il capo confusa. «Non intendevo dire che avrei voluto una reazione simile. Anzi, forse dovrei esserti grata per il fatto che vuoi fare di me una... una donna onesta.» Rise amaramente. «Ma non è necessario. Io non ho bisogno di te!» Warren torse le labbra. «Forse tu no, ma il nostro bambino sì. E hai pensato che io potrei aver bisogno di lui, e di te? O i miei sentimenti non contano niente?» Sally Wentworth
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Miranda gli lanciò uno sguardo stupito. Forse vuole sistemarsi, pensò. Forse vuole una famiglia ora che ha ottenuto il successo. E pur di avere il bambino era disposto a tenersi anche lei. «Potresti... potresti venire a trovarci» propose lei con tono incerto. «Questo sarebbe fare del nostro meglio?» Tutta agitata Miranda si girò e andò verso la finestra, dalla quale poteva vedere una barca che discendeva il fiume. Warren si mise dietro di lei, le appoggiò le mani sulle spalle e incominciò a massaggiare con delicatezza. «Noi non siamo incompatibili, Miranda. Lo sappiamo entrambi. Quella notte sulla barca è stato bello, non è vero?» «Davvero?» domandò lei con amarezza, ricordando. «Lo è stato per me. Pensavo che lo fosse anche per te.» Lei non rispose, ma cercò di trattenere le lacrime e Warren la fece girare verso di lui. Prendendole il viso fra le mani, delicatamente posò le labbra sulle sue palpebre. «Non piangere, Miranda. Andrà tutto bene, vedrai.» Poi la baciò sulla bocca. Miranda rimase passiva per qualche istante, ma poi sospirò e gli mise le braccia al collo. Solo allora Warren abbassò le sue e la strinse a sé. Con i corpi aderenti, rimasero in piedi accanto alla finestra mentre lui la baciava come andrebbe baciata ogni donna molto amata, con tenerezza e passione. «Sarà ancora bello fra noi, Miranda» le sussurrò. Lei si sentì percorrere da un fremito ed alzò il capo per guardarlo con occhi offuscati dal desiderio. «Non c'è bisogno che ci sposiamo» osservò incerta. «Potremmo... potremmo provare a vivere insieme. Se scoprissimo di aver commesso un errore potremmo facilmente lasciarci.» «Troppo facilmente. Ho paura che alla prima lite tu te ne andresti. No, se decidiamo di fare questo, dev'essere un impegno totale, Miranda. Io non faccio le cose a metà e penso che non le faccia neanche tu.» Il suo viso aveva un'espressione austera e indomita. Era così sicuro di sé. Così forte. E si sarebbe preso cura di lei, lo sapeva. Se solo non lo avesse visto così seccato quella mattina al risveglio. Se non fosse stata ossessionata da quel ricordo lei sarebbe stata felice di accettare la sua offerta nella speranza che avrebbero imparato ad amarsi reciprocamente. Ma lei sapeva che sarebbe stato un matrimonio destinato a fallire, che Warren lo voleva solo perché era la cosa giusta da fare. Si sentiva il cuore pieno di paura e voleva staccarsi da lui, ma Warren la teneva stretta. Avrebbe dovuto reagire, lo sapeva, ma la voglia di combattere l'aveva Sally Wentworth
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lasciata. Senza guardarlo, Miranda fece un lieve cenno affermativo col capo. «D'accordo. Proviamo.» Lui la baciò in fronte, ma quando si abbassò per baciarle le labbra Miranda si scostò. Con tono incerto disse: «Oggi... tutto questo». Fece un gesto significativo con le mani. «Sono successe troppe cose. Per favore, potresti andartene ora? Sono... sono molto stanca.» Accorgendosi dal suo tono agitato che non ce la faceva più, Warren annuì. «Va bene. Cerca di riposare e domani sera usciremo per festeggiare due cose.» «Che cosa? Oh, sì, certo.» Si sforzò di sorridergli. «Mi spiace, è accaduto tutto così in fretta.» «Lo so. Non preoccuparti; presto ti abituerai all'idea.» Warren fece una risata ironica. «Chissà, magari potrebbe piacerti.» L'attirò a sé per baciarla. «Buonanotte, tesoro. A domani.» Lontana dalla sua opprimente determinazione, Miranda non fece che pensare e ripensare agli avvenimenti della giornata. Ma almeno la sua conversazione con Warren le aveva fatto capire una cosa: avrebbe tenuto il bambino. E il matrimonio con Warren? Aveva ancora dei dubbi al riguardo. La mattina dopo Miranda pensò che era stata proprio una sciocca ad accettare e che gliel'avrebbe detto la sera. Ma durante la giornata le fu recapitato da parte di Warren un enorme cesto di fiori, che riempirono l'appartamento di colore e di freschezza. E quando lui arrivò quella sera, era così bello nel suo abito elegante che Miranda perse ogni iniziativa. La baciò a lungo con passione prima che lei potesse avviare il discorso che si era preparata. «Sei bellissima» le disse, guardando con apprezzamento il semplice e attillato abito blu che indossava. «Warren, a proposito di ieri sera...» incominciò Miranda, cercando di mettere in chiaro le proprie intenzioni. «Ne parleremo più tardi. Ho prenotato un tavolo da Stringfellows.» Non parlarono finché non furono al loro tavolo nel night-club, in attesa di essere serviti. Miranda disse nervosamente: «Grazie per i fiori. Sono bellissimi». Graffiava la tovaglia con la forchetta. «Warren, quanto a... a quello che abbiamo deciso ieri sera. Sono sicura che dopo averci dormito sopra tu debba essere giunto alla mia stessa conclusione. Che... che è un'idea completamente folle e che non funzionerà. Naturalmente, apprezzo Sally Wentworth
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il tuo sforzo, ma non è assolutamente necessario e... e...» «Stai dicendo che hai cambiato idea?» la interruppe Warren intuendo che non trovava la parola adatta. Miranda emise un profondo sospiro di sollievo. «Sì.» Lui sembrava poco turbato. «Be', è un peccato, perché io ho già detto ai miei genitori che andremo a trovarli fra due settimane. Ho telefonato oggi per annunciare il nostro fidanzamento e non vedono l'ora di conoscerti.» «I tuoi genitori!» Miranda lo fissò inorridita. «Non mi avevi detto di avere dei genitori.» Warren scoppiò a ridere. «La maggior parte della gente li ha, sai.» «Non avrai rivelato che io...? Non avrai parlato del...?» «No» disse lui con tono rassicurante. «Penseremo a quello dopo. E credo che la settimana prossima dovresti portarmi a Norfolk a conoscere i tuoi, ti pare?» Alzò uno sguardo angosciato su di lui. «Warren, io non sono sicura di farcela.» «Sì, ce la farai» disse lui con fermezza. «Perché io sarò sempre con te.» Poi le sorrise. «Ma stasera dimenticheremo tutto tranne il fatto che siamo qui per festeggiare il nostro fidanzamento. E siccome siamo fidanzati...» si mise una mano in tasca, «...penso che dovresti metterti questo.» E le prese la mano sinistra per infilarle un anello all'anulare. «Hai delle dita così piccole» sussurrò. «Ma penso che andrà bene.» Era perfetto. Era un bellissimo anello formato da due rubini inseriti in una S di diamanti. Miranda lo guardò, ma aveva la vista annebbiata e dovette alzare l'altra mano per asciugarsi le lacrime. «Scusa» disse con voce velata. «Di solito non piango così.» «Lo so. Forza, balliamo.» Cercando di comportarsi come se fosse una serata normale, Miranda riuscì a divertirsi; solo quando guardò di nuovo l'anello e tornò alla realtà fu pervasa da una strana tensione. Gli incontri che avrebbe dovuto affrontare la sconvolgevano. La visita che fecero ai signori Leigh quel fine settimana fu per lei un incubo. Se fosse stata una vera storia d'amore, non ci sarebbe stato più grande piacere al mondo che presentare l'uomo che amava alle persone care. Ma era una tale finzione, una così ipocrita messinscena, che si sentì meschina e infelice. Ma se portare Warren dai suoi le era pesato, conoscere quelli di lui la settimana dopo fu molto peggio. A Norfolk, Warren si era sentito del tutto Sally Wentworth
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a suo agio e ai genitori di Miranda era piaciuto subito, ma lei temeva di non sapersi comportare con la sua disinvoltura, era nervosissima e non si sentiva bene quella mattina, il che certo non giovava. «Rilassati.» Warren cercava di rassicurarla durante il viaggio. «Saranno pazzi di te.» Sicuramente avrebbero fatto di tutto per accoglierla nei migliore dei modi, pensò Miranda, guardandolo. Ma certo si sarebbero chiesti dove diavolo avesse trovato una così misera creatura. A Miranda non piaceva questa descrizione di sé e quando raggiunsero la casa di lui, l'orgoglio le venne in aiuto; scese dall'auto e gettò indietro i capelli, alzando il mento con aria di sfida. I genitori di Warren furono molto gentili, ma Miranda sapeva benissimo di essere osservata e le ci volle un grande sforzo per resistere fino alla fine della giornata. Quando tutto fu finito e risalirono in macchina per partire, si rannicchiò come una marionetta a cui avessero tagliato i fili. Warren si allontanò qualche chilometro dalla casa, poi si fermò subito la macchina e la prese fra le braccia. «Sei stata meravigliosa, Miranda.» Le accarezzò i capelli. «Sono stato fiero di te.» Lei sospirò, con la testa contro la sua spalla. «Non hai altri parenti, vero?» Lui rise. «Nessuno di cui preoccuparsi.» «Bene.» Si staccò da lui. «Non voglio passare un'altra giornata come questa.» Ora che la prova era finita, Miranda si addormentò ed era ancora profondamente addormentata quando arrivarono sotto casa sua. Slacciandole la cintura di sicurezza, Warren la guardò, rannicchiata sul sedile, con un aspetto di innocente vulnerabilità nelle dolci ombre del bel viso. Warren rimase a fissarla per un po', poi si piegò per svegliarla con un bacio. Miranda si svegliò lentamente, borbottando qualcosa, senza sapere dove fosse, ma poi si accorse che qualcuno la stava baciando e mise le braccia al collo di Warren, restituendogli il bacio con voluttà. Solo qualche attimo più tardi Miranda si svegliò del tutto e capì dov'era. Ridendo si mise a sedere. «Ho dormito così tanto? Mi spiace, dev'essere stato un viaggio noioso per te.» «Niente affatto» disse lui gentilmente. L'accompagnò alla porta, aspettò finché ebbe introdotto la chiave nella toppa ma, invece di darle la buonanotte come al solito, Warren mise una mano sulla sua e aspettò che lo guardasse. «Vuoi che io rimanga qui?» Era la prima volta che glielo chiedeva, benché lei se lo fosse aspettato Sally Wentworth
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spesso. Dopotutto, stava per sposarla; aveva diritto a qualche ricompensa, no? Lei si morse un labbro, poi scrollò il capo in silenzio, incapace di trovare un modo gentile per dirgli di no. Lui percepì la sua resistenza. «Buonanotte, allora. Purtroppo dovrò star via per un paio di giorni, ma sarò di ritorno mercoledì sera e metteremo a punto i nostri progetti per la cerimonia.» «Sì, va bene. Buonanotte.» Miranda entrò in casa, pensando che le ultime parole di Warren fossero quasi una minaccia, perché lei rifiutava di assecondare i suoi desideri riguardo alla cerimonia. Warren avrebbe voluto che si sposassero a Norfolk, e che lei indossasse l'abito bianco. Ma per Miranda, il pensiero di percorrere la navata centrale della chiesa in abito bianco era troppo ipocrita. Non le importava di quante ragazze nelle sue condizioni avessero fatto la stessa cosa; per lei era sbagliato e niente poteva farle cambiare idea. C'era anche il fatto che non si trattava di un matrimonio d'amore, ma questo non osava dirlo. Voleva sposarsi soltanto civilmente, qui a Londra, e farlo sapere dopo alle loro famiglie. Quando Warren tornò mercoledì lei era pronta a sostenere le proprie idee. Ma Warren, come al solito, le rubò la parola di bocca dicendole che ci aveva pensato sopra e che aveva deciso per il matrimonio civile. «In realtà, ho già fissato la cerimonia per sabato l'altro» le disse. «Che cosa?» Lo guardò indignata. «Non potevi prima chiedermi se ero d'accordo?» Warren le lanciò un'occhiata sardonica. «Be', se hai un impegno più urgente annullerò la prenotazione.» Rimase sorpreso nel vederla ridere. «No, non ho nessun impegno più importante. Grazie per aver lasciato perdere la cerimonia in chiesa. Non credo che avrei sopportato una cosa simile, con tutti i parenti che guardano e fanno commenti. Non quando... be', sai, quando è una tale finzione.» Warren la guardò con un'espressione mesta, dicendole: «Ho già telefonato ai tuoi genitori per dir loro la data. Verranno qui, ma io ho spiegato che vogliamo una cerimonia intima, con i genitori e basta». «Non avevi il diritto di farlo» sbottò Miranda. «Loro... loro lo capiranno! Devono avere già sospettato qualcosa.» «Sì, credo di sì» rispose Warren calmo. Con voce flebile come un bisbiglio, Miranda chiese con apprensione: «Che cosa hanno detto?». Sally Wentworth
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«Che ci saranno. Che altro?» «Mio padre mi ucciderà» disse con un gemito smorzato. Warren rise. «È più probabile che punti il fucile su di me. E mi ha detto di essere un ottimo tiratore.» «Avrei preferito che tu non spifferassi tutto.» «L'avrebbero saputo prima o poi. Non preoccuparti. Sarà tutto finito tra un paio di settimane. Mi spiace solo che il trasloco della ditta sia appena iniziato e che non potremo fare una luna di miele come si deve. Penso che ti avrebbe fatto bene andar via per un po'. Ma, come stanno le cose, potremo star via solo un fine settimana, però ti prometto di portarti in un posto esotico appena possibile.» «Mi piacerebbe.» Piegando il capo, Miranda si guardò intorno. «Mi mancherà la mia casa.» «Ne sono certo. Ma il mio appartamento sarà più comodo finché non troveremo una casa con giardino per il bambino.» Il bambino, pensò. Tutto ruota intorno a quello ora. E credo che sarà così per il resto dei miei giorni. E a causa sua mi sposerò fra due settimane. Sarò la signora Hunter, e Miranda Leigh, donna in carriera, non sarà altro che uno spettro del passato. «A che cosa pensi?» Si girò a guardare Warren, pensando ancora a quanto fosse bello. Dovevano averlo amato molte donne in passato, forse avevano usato ogni mezzo per prenderlo in trappola e invece lei aveva cercato di evitarlo. Eppure stavano per sposarsi, e lei si sentiva colpevole di averlo costretto, suo malgrado, a questa decisione. Si sentì invadere da un senso di desolazione e disse: «Saremo marito e moglie. Non esisteremo più come individui». «No.» Alzando una mano, Warren le scostò i capelli dal viso, poi incominciò a baciarla. Miranda rispose al suo bacio gemendo quando lui le slacciò i bottoni della camicia per esplorarle il seno, ma poi le abbassò la cerniera dei jeans. Immediatamente lei si irrigidì e cercò di tirarsi indietro. «Non faremo del male al bambino facendo l'amore, Miranda; è troppo presto.» Lei strinse i pugni angosciata. «No, lo so, ma... Non potremmo...? Ci sposeremo tra due settimane.» Una nota risoluta si insinuò nella voce di Warren. «E tu vuoi aspettare Sally Wentworth
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fino ad allora; è questo che stai cercando di dire?» Lo guardò con aria implorante. «Sì. Ti prego.» Warren esitò, domandandosi se valesse la pena di insistere, ma poi sospirò. «D'accordo, Miranda, se è questo che vuoi. Aspetteremo finché non saremo sposati.» Fece una secca risata. «Ma in queste circostanze non ci posso quasi credere!»
8 Il matrimonio fu celebrato in una bella giornata di sole, benché Miranda non si fosse quasi accorta di che tempo facesse. Era nervosissima e aveva gli occhi cerchiati per la mancanza di sonno. I suoi genitori erano arrivati il giorno prima e perciò aveva trascorso la serata con loro in albergo. Non era stato piacevole; suo padre, che già non parlava molto, era arrabbiato e sua madre sconvolta, continuava a ripeterle: «Avresti almeno potuto fare una bella cerimonia invece di questa cosa clandestina». Miranda tentò con ogni mezzo di mantenersi calma, ma a un certo punto li zittì aggredendoli e sbottando: «Dovreste essere contenti che mi sposi. Io non volevo; non è stata una mia idea». E si era rifugiata nel suo letto, dove aveva atteso la mattina senza chiudere occhio. Nel prepararsi, Miranda si chiedeva se Warren avesse ricevuto le stesse critiche dai suoi genitori. Indossò il completo che aveva scelto dopo tanti tentennamenti. Non si sentiva come una sposa, perciò non voleva niente di lezioso né di bianco, e così alla fine aveva scelto un severo completo blu, ingentilito da un cappello che appariva molto sofisticato se lo portava con i capelli raccolti. La cerimonia fu lugubre, con i quattro genitori che si vedevano per la prima volta e che cercavano di fingere che fosse una lieta occasione. C'era anche Rosalind, che aveva insistito per venire, e che arrossì violentemente quando vide arrivare Miranda. Indovinando i suoi pensieri, Miranda le si avvicinò e le prese una mano. «Non saresti dovuta venire» disse con calma. «Non volevo che ti sentissi turbata.» «Perché non hai... fatto quello che ho fatto io?» le chiese Rosalind bisbigliando. Miranda sorrise e le diede un buffetto sulla guancia. «Io non sono forte come te.» Sally Wentworth
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Rosalind la fissò e forse stava per dirle qualcos'altro, ma Miranda le strinse la mano e si diresse verso i genitori di Warren. Di quello che accadde dopo Miranda non ricordava il minimo particolare. Era in piedi accanto a Warren, che le sembrava più che mai un estraneo nel suo abito scuro, e ripeteva quello che le chiedevano di dire. Ma ad un certo punto diede un'occhiata a tutte le facce solenni dei parenti e la sua voce vacillò. Fece uno sforzo notevole per non svenire, ma il suo viso era bianco come neve. Al termine della cerimonia posarono per qualche fotografia prima di recarsi in un ristorante lì vicino per il pranzo. I genitori fecero del loro meglio per comportarsi il più educatamente possibile, ma la conversazione non fu certo brillante perché il padre di Warren era un architetto mentre quello di Miranda era un agricoltore, perciò avevano poco in comune. E le madri evidentemente biasimavano i propri figli per la situazione ma cercavano di non darlo a vedere. «Non avete neppure una torta nuziale» disse la madre di Miranda in tono corrucciato. «Che cosa? Non puoi aspettarti che l'immaginazione di Warren arrivi ad una torta.» «Di Warren? Non hai pensato tu al pranzo, allora?» «No. Ha fatto tutto lui: il pranzo, la cerimonia, i fiori.» E con un dito accarezzò una delle rose gialle che formavano il suo bouquet. Sua madre le lanciò una strana occhiata. «Miranda, sei sicura di aver fatto la cosa giusta?» Miranda rise, ma c'era una nota stonata nella sua voce. Rendendosene conto, arrossì e disse: «Certo» cercando di essere convincente. Poco dopo tutti brindarono agli sposi e Warren si alzò per fare un breve discorso, chiamandola più di una volta mia moglie, il che le suonava molto strano. Fu un grande sollievo quando disse che era ora di andarsene. Fuori del ristorante Rosalind lanciò loro del riso, il che sorprese talmente Miranda che le vennero le lacrime agli occhi. Le sorelle si abbracciarono, poi Miranda salutò tutti e salì con Warren sulla Lotus. Siccome potevano star via solo per il fine settimana, scelsero una destinazione a meno di due ore da Londra, un albergo in campagna. Warren le aveva chiesto dove volesse andare, ma lei gli aveva lasciato la scelta, come gli aveva lasciato tutti i preparativi per il matrimonio. «Tutto bene?» le chiese. E aggiunse: «Non hai il mal d'auto?». Sally Wentworth
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Lei sorrise nel rispondergli. «No, sto bene.» Poi sospirò. «Sono contenta che sia finita. Anche loro, credo.» «Non preoccuparti, si abitueranno presto all'idea. Mia madre desidera un nipotino da anni.» Le diede un'occhiata. «Perché non fai un pisolino?» Mettendosi comoda sul sedile, Miranda chiuse gli occhi ma non dormì. La cerimonia era finita ma quella sera ci sarebbe stata una prova ancora più dura, perché ormai aveva esaurito le scuse. Quella notte Warren avrebbe insistito per fare l'amore. Sarebbe stato diverso dall'altra volta. Cosa sarebbe stato? Sesso da parte di Warren, naturalmente, perché sapeva quanto lui la desiderasse, e i suoi rifiuti non avevano fatto che accrescere il suo desiderio. E da parte sua? Dovere? Impegno a fare la sua parte nella faccenda? Miranda intrecciò le dita nervosamente e si morse il labbro, mentre sentimenti contrastanti le sconvolgevano la mente. Per lei sarebbe stato un momento di estasi sublime, perché tutto il suo amore avrebbe avuto modo di rivelarsi. Perché era perdutamente innamorata di Warren, ma se n'era accorta quando era ormai troppo tardi per tirarsi indietro. E per questo era così riluttante ad andare a letto con lui: perché sapeva che lui non l'amava e non poteva sopportare di vederlo soffrire solo per aver adempiuto a un dovere. Quando raggiunsero l'albergo fu loro servito il tè in camera, poi andarono a fare un giro nei dintorni. Camminarono mano nella mano come due veri innamorati, poi verso il tramonto tornarono all'albergo e salirono in camera. Miranda raccolse i capelli e indossò un abito di velluto rosso scuro con la scollatura quadrata, le maniche lunghe, e una cintura nera che le stringeva la vita ancora sottile. La cena fu eccellente ma Miranda non mangiò molto e Warren le permise di bere un solo bicchiere di vino, per paura di danneggiare il bambino. Poi presero il caffè nel salone con gli altri ospiti e Warren allungò un braccio per stringerle una mano. Guardandolo, lei vide nei suoi occhi un cupo e palese lampo di desiderio e sussultò. Lui si alzò, con gli occhi fissi nei suoi, e Miranda si mise lentamente in piedi. Conducendola fuori del salone, le cinse la vita con un braccio stringendosela al fianco mentre salivano le scale. Arrivati in camera, Warren le tolse le forcine dai capelli, che le ricaddero sulle spalle. Poi incominciò a baciarle il viso, esplorandone i lineamenti con le labbra come se non l'avesse mai toccata prima, come se Sally Wentworth
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accarezzasse un oggetto fragile e prezioso. Lentamente le tolse gli abiti, a uno a uno, baciando la sua morbida pelle bianca che appariva alla sua vista ad ogni indumento che toglieva. Miranda era immobile, con gli occhi chiusi, e lasciava fare. Come il suo tocco e i suoi baci divennero più intimi, il respiro di lei divenne più affannoso, finché si ritrovò nuda tra le sue braccia. Lentamente allora aprì gli occhi e vide che lui la osservava, con il viso oscurato dal desiderio. Sembrava in attesa di qualcosa e lei per un attimo non capì, ma poi alzò le mani e incominciò a slacciargli la cravatta, i bottoni della camicia... Le lenzuola le parvero gelide a contatto con il suo corpo caldo e a Miranda tornò in mente quella notte nella neve. Ma la stanza odorava dei fiori di cui Warren l'aveva riempita, mentre la Chimera odorava di umido e di nafta. Lui la fece sdraiare, poi si coricò accanto a lei, con la lampada ancora accesa e le coperte tirate indietro. «Sei così bella, Miranda» le sussurrò. «Così attraente.» Le sue mani si posarono su di lei, calde, carezzevoli, facendola sussultare e muovere sensualmente. Immediatamente Miranda si irrigidì. Cercava disperatamente di rilassarsi, ripetendosi che sarebbe andato tutto bene, tutto bene. Ma poi sentì le mani di lui sulle cosce e lo respinse, gettandolo giù dal letto. «Non posso! Proprio non posso!» Corse verso l'altra estremità della stanza e si acquattò in un angolo, tremando convulsamente. Per un momento ci fu uno sconvolgente silenzio nella camera, poi Warren balzò verso di lei trascinandola fuori dall'angolo. «A che gioco stai giocando!» «Mi spiace, ma non posso. Non a sangue freddo.» «Non a... Cosa significa, in nome di Dio?» Miranda cercò di divincolarsi, di coprirsi, ma lui le stringeva i polsi. Cercando disperatamente di controllare la propria voce: «L'altra volta» disse, «avevamo bevuto molto, perciò...». Warren la guardò incredulo. «Tu puoi fare l'amore solo se sei ubriaca! È questo che stai dicendo?» «No. Sì. Non sol So solo che ora non ce la faccio» replicò Miranda angosciata. «Lasciami andare, Warren, ti prego.» Ma lui era troppo infuriato per ascoltare. «Non so come io abbia potuto essere così paziente con te. E per che cosa? Per sentirmi dire che tu non puoi fare l'amore a meno di essere ubriaca. O è solo con me che non puoi Sally Wentworth
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venire a letto se non sei completamente sbronza?» Scrollando il capo lei rispose: «Tu non capisci; io voglio stare con te, ma... ma non ci riesco. Mi spiace». «Hai ragione, non ti capisco proprio. Facevi così anche con Graham?» «Io non sono mai andata a letto con Graham» confessò Miranda arrossendo di rabbia. Warren la guardò cupamente. «Dopo questa notte non mi è difficile crederlo.» Lentamente allentò la stretta e si allontanò. Prese le vestaglie, ne gettò una a Miranda e indossò la sua. Poi disse con voce brusca: «Be', sarà meglio che ti decida, Miranda, e in fretta, perché sei mia moglie e lo sarai in tutti i sensi!». Interruppero il fine settimana e tornarono a Londra la mattina dopo. Quando raggiunsero l'appartamento di Warren lui scaricò le valigie e poi se ne andò al lavoro, senza rientrare fino a tardi. Lo stesso accadde nei giorni seguenti. La ditta stava traslocando perciò lui aveva effettivamente molto da fare e tornava così esausto che si buttava sul letto appena a casa. Per la prima notte Miranda aveva dormito nella camera degli ospiti, ma sapeva che non poteva durare. Warren non era il tipo d'uomo che avrebbe tollerato un tale andazzo all'infinito. E non lo voleva neppure lei. Voleva essere veramente sua moglie e detestava questa orribile tensione che si era creata fra loro. L'istinto le diceva che il fine settimana successivo sarebbe stato decisivo, e Miranda decise che avrebbe ricambiato il suo amore con tutte le sue forze. Il sabato Warren andò al lavoro ma disse che sarebbe rientrato per cena. Non aggiunse altro ma c'era molta implicita determinazione nel suo tono. A metà pomeriggio però chiamò informandola che erano sorti dei problemi e che avrebbe fatto tardi. Miranda aveva cercato tutto il giorno di prepararsi ad affrontarlo, e sentì la tensione che si allentava quando lui disse che avrebbe tardato. Alle sette decise di prepararsi la cena ma non c'era in casa nulla che le piaceva. Aveva una gran voglia di qualcosa di forte e piccante, una voglia tale che si mise il cappotto e s'incamminò verso un ristorante indiano distante quasi un chilometro, dove ordinò il piatto più piccante. Pensava che non le avrebbe fatto male cercare di rilassarsi bevendo due bicchieri, perciò ordinò anche mezza bottiglia di vino. Miranda aveva mangiato così tanto che sentiva la cintura stretta, o forse Sally Wentworth
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era il primo indizio del bambino che cresceva. Il suo problema con Warren aveva talmente occupato la sua mente che non aveva pensato molto al bambino, non gli aveva ancora comprato niente e non aveva scelto il nome. Ma ci sarebbe stato tempo; ora doveva tornare a casa ad affrontare un marito che esigeva l'adempimento del dovere coniugale. Questo termine arcaico la fece ridere. All'improvviso non le parve più una prova così terribile. D'accordo, forse Warren non l'amava, ma l'aveva sposata, no? E la desiderava. Che cosa poteva chiedere di più? Presto sarebbe rientrato; forse era già a casa e si stava chiedendo dove fosse lei. Sentendo un gran bisogno di essere con lui, di stargli vicina, Miranda si diresse correndo verso casa. Scendendo da un marciapiede inciampò e cadde lunga distesa. Rimase lì per qualche istante, finché un paio di persone la rialzarono. Miranda rifiutò ogni altro aiuto e riprese a correre, stava per imboccare la sua via quando sentì una fitta allo stomaco. Gettò un grido e si fermò un attimo, poi cercò di proseguire verso casa. Ma la seconda fitta fu peggiore della prima, tanto che dovette aggrapparsi ad un lampione per non cadere. Era nei pressi di una stazione della metropolitana e c'era parecchia gente. Le si avvicinarono due donne, chiedendole se stesse bene. Miranda si voltò verso di loro con aria sofferente. «Il mio bambino! Vi prego, aiutatemi.» Fu chiamata immediatamente l'ambulanza ma, forse per il traffico, arrivò molti minuti dopo. Miranda capì che era troppo tardi. La portarono all'ospedale e fecero del loro meglio, ma le dissero che aveva perso il bambino. «La caduta» disse il dottore. E così era tutta colpa sua. «Dobbiamo avvertire qualcuno?» le chiese un'infermiera quando il dottore se ne fu andato. «Mio... mio marito.» E le diede il numero. «Certo. Lo chiameremo subito in modo che possa venire e stare con lei.» «No! Per favore, gli dica che non c'è bisogno che venga. Dica che dormo o qualcosa del genere.» L'infermiera la guardò perplessa. «È sicura?» Miranda annuì con fatica, i capelli appiccicati al viso madido. «Sì. Lo... lo vedrò domani.» «Forse è meglio. Le darò qualcosa per farla dormire.» Prese il sonnifero che la donna le porgeva, e quando Warren arrivò trafelato e spaventato dormiva davvero e non si accorse che lui le tenne la mano e rimase seduto per molto tempo accanto al letto prima di tornare a Sally Wentworth
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casa. Ma la pillola non era molto forte, perciò Miranda si svegliò presto e rimase a fissare il soffitto, timorosa di quanto avrebbe dovuto affrontare. Appena fu giorno si alzò e si vestì. Bene, il bambino non c'era più, continuava a ripetersi. Be', all'inizio non lo voleva, perciò forse si era meritata di perderlo. Ma perdere il bambino significava anche perdere Warren, e temeva di non poter sopportare una cosa simile. «Sto bene, perciò me ne vado a casa» annunciò all'infermiera di turno. «D'accordo, ma deve firmare qui.» Appena fuori chiamò un taxi, ma invece di dare l'indirizzo di Warren, si fece portare a casa sua. L'appartamento non era stato venduto e c'era ancora un sacco di roba sua. Miranda mise un cuscino accanto alla finestra e si sedette al suo posto preferito, da dove poteva vedere il Tamigi. Ma questa volta la vista del fiume non le diede, come le accadeva di solito, sollievo o conforto. Aveva fatto morire il suo bambino, anche se involontariamente. E doveva trovare la forza di lasciare Warren, di spezzare il loro legame in modo che lui non la odiasse troppo. Anche se era sicura che non l'avrebbe mai perdonata. Forse avrebbe considerato il loro matrimonio come un incubo passato, ma non avrebbe mai dimenticato il bambino. E neanche lei, pensò piena di dolore e di disperazione. Udì il rumore di una chiave nella toppa e Warren entrò nel soggiorno. Aveva uno sguardo sinistro e l'aria stanca, come se non avesse dormito tutta la notte. «Immaginavo di trovarti qui.» Le si avvicinò e la guardò, con le mani in tasca. «Non l'ho fatto di proposito, davvero» disse Miranda con aria infelice, poi distolse lo sguardo, incapace di sopportare il senso di condanna che leggeva nei suoi occhi. «Forse no» disse Warren dopo un momento. «Non consciamente, comunque. Ma nel tuo subconscio penso che tu lottassi contro di lui, e contro il nostro matrimonio.» Miranda aprì la bocca per dirgli che stava correndo a casa da lui, che voleva davvero provare, ma capì che non ce n'era più motivo ora, e che lui comunque non le avrebbe creduto. Riuscì solo a sussurrare: «Mi spiace». «Ti dispiace!» sbottò Warren adirato. «È tutto quello che trovi da dire?» E tirò un tremendo pugno contro il muro, poi chiuse gli occhi come se cercasse di controllare il suo dolore. Sally Wentworth
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Miranda avrebbe voluto alzarsi, gettargli le braccia al collo e confortarlo. Ma la consapevolezza che era tutta colpa sua e che lui l'avrebbe trattata con amaro disprezzo la trattenne. Rimase dov'era, col volto pallido, finché lui le disse freddamente: «Che ne sarà di noi ora?». Con un sospiro Miranda disse: «Suppongo che torneremo ad essere ciò che eravamo prima di conoscerci». Con la voce piena di dolore, proseguì: «Non sarà difficile far annullare il matrimonio, date le circostanze. Così sarai di nuovo libero». «Anche tu.» «Sì.» Pronunciò questa parola con aria infelice. «Che cosa farai?» «Che cosa?» Lei cercò di sorridere e si strinse nelle spalle. «Oh, andrà tutto bene. Troverò un lavoro e riprenderò la solita vita.» Warren la fissava con un'espressione impenetrabile. «Sei sicura che è questo che vuoi?» «Sì, certo.» Ma le sfuggì un triste sorriso. «Ci siamo sposati solo per il bambino; ora che non c'è più, non c'è più nulla che ci tiene uniti.» «No. Forse non ci rivedremo più» disse lui avviandosi verso la porta. «No.» Miranda lo fissava con struggimento e la sua voce era poco più di un bisbiglio. Warren torse la bocca. «Allora addio.» Un attimo dopo sentì sbattere la porta e capì che se n'era andato per sempre. Per parecchi minuti Miranda rimase come pietrificata, poi scoppiò a piangere. «Miranda.» Quando udì la sua voce, smise di piangere di colpo. Warren era tornato e stava sulla soglia. Miranda si alzò e gli corse incontro; gettandosi fra le sue braccia, singhiozzò: «Ti prego, non lasciarmi! Io ti amo così tanto! So che non mi ami, ma cercherò di farti felice. Avremo un altro bambino e tu lo amerai, e...». «Ehi, ehi!» Warren si scostò un poco. «Che cosa dici?» «Io... io ti amo» rispose semplicemente Miranda. «Non voglio che tu te ne vada.» Warren le asciugò una lacrima. «Quando l'hai scoperto?» «Non so. Parecchie settimane fa, credo.» «Perché non me l'hai detto prima?» Lei scrollò il capo. «Non volevo... metterti in imbarazzo. So che non mi Sally Wentworth
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ami. Ecco perché ho cercato di essere forte e di lasciarti andare. Ma tu sei tornato.» Alzò gli occhi, pieni di speranza e di timore, per incontrare i suoi. «Perché sei tornato?» «Cos'è questa storia che io non ti amo?» ribatté Warren. Lei rimase in silenzio per un momento e poi rispose con voce piena di angoscia: «L'ho sempre saputo. Quella notte sulla barca; la mattina quando ti sei svegliato pensavi che io dormissi, invece ero sveglia e ti ho sentito dire Accidenti, no! e ti sei girato con uno sguardo così pieno di rabbia e di costernazione da non lasciarmi dubbi sui tuoi veri sentimenti per me: eri dispiaciuto di quanto era accaduto». Cingendole la vita con le braccia, Warren si sedette su una sedia e se la mise in grembo. «Avrei voluto che non fosse mai successo a quel modo» la corresse. «Il giorno in cui ci siamo conosciuti io avevo intenzione di farti una scenata, ma appena ti ho vista ho abbassato la cresta.» Miranda lo guardò con stupore. «Avresti potuto prenderti gioco di me.» «Avevo intenzione di farlo. Ti credevo ancora una feroce cacciatrice di teste, ricordi? È stato solo nell'andare a York che ho capito che volevo conoscerti meglio. Ma sapevo che tu avevi un ragazzo, perciò, dopo un inizio così disastroso, pensavo che l'unica mia speranza di conquistarti stava nel ricominciare daccapo e nel prendere le cose con calma. Ma poi gli eventi sono precipitati. Quando mi sono svegliato quella mattina ho pensato di aver perso la mia unica speranza di felicità, ed era per quello che imprecavo.» Miranda spalancò gli occhi per la meraviglia. «Per questo motivo? Ma io pensavo... pensavo che tu fossi arrabbiato perché non ti piacevo e volevi che non fosse mai accaduto.» «E io pensavo che tu fossi così fredda nei miei confronti per la stessa ragione. E pensavo anche che tu fossi innamorata del tuo ragazzo e arrabbiata per essergli stata infedele.» «Ma poi ho rotto con Graham.» «È stata la più bella notizia che io abbia udito da quando ci siamo conosciuti» disse Warren con aria sicura. «E quando finalmente sono riuscito a farti ammettere che eri incinta sapevo che dovevo agguantarti prima che il tuo sciocco orgoglio ti facesse decidere di cavartela da sola. Perché io ti volevo così tanto, Miranda. Non ho fatto che pensare a te dal giorno in cui ci siamo conosciuti.» Lei lo guardava, ancora incapace di crederci. «Perché non me l'hai Sally Wentworth
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detto?» «Perché avevo paura di un tuo rifiuto. Eri un'ambiziosa donna in carriera, sembravi avere una vita tutta programmata.» Piegandosi in avanti, Miranda gli diede un lieve bacio. «Ci sarà sempre posto per il tuo amore nella mia vita» disse con semplicità. E proseguì con gli occhi pieni di rimpianto: «Se l'avessi saputo la prima notte della luna di miele, allora non avrei avuto paura che tu mi respingessi». Warren sorrise. «Che ne dici di farci un'altra luna di miele?» Lei sorrise deliziata. «Certo. Fra un paio di settimane. Ma non nello stesso posto.» «A dir la verità stavo pensando di celebrare un altro matrimonio. Uno vero questa volta in chiesa e con tutti i crismi. È una torta» aggiunse lui ridendo. Miranda gli restituì il sorriso; ora non aveva più paura di mostrare l'amore che le illuminava gli occhi. «Piacerebbe anche a me. Ma anche se ci sposeremo di nuovo, non credo che mi sentirò più vicina a te di quanto mi senta in questo momento. Vorrei solo...» La sua voce si spezzò. «Lo so.» Warren la strinse fra le braccia; entrambi pensavano al bambino che avevano perso e, con il cuore pieno di speranza, a quelli che sarebbero venuti. FINE
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