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SOMMARIO La morte è sempre stata considerata con grande e spontaneo timore dall'uomo, a causa del mistero che l'avvo...
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SOMMARIO La morte è sempre stata considerata con grande e spontaneo timore dall'uomo, a causa del mistero che l'avvolge. Ma la vita terrena è come una scuola; e cos'è più bello per un bambino: il primo o l'ultimo giorno di scuola? Questo libro riassume le scoperte fatte negli ultimi decenni da studiosi di vari paesi, attraverso l'impiego della regressione a vite precedenti, lo studio dei moribondi e di persone rianimate. I risultati sconvolgono le comuni credenze e ci rivelano che la morte non solo non è un evento disastroso e temibile, ma è il ritorno a "casa": assai più piacevole ed attraente della nascita, che tradizionalmente è sempre stata considerata un "lieto evento". E' un contributo alla sconfitta della morte, intesa come "mistero pauroso". Offre anche una serie di risposte alle maggiori domande esistenziali, supportando o sostituendo, eventuali credenze di fede con fatti sperimentati. ________________________________________________ _
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INDICE
Ringraziamenti Nascere e morire La nascita, secondo i parenti La morte, nella comune accezione La vita e la morte: come saperne di più?
PRIMA PARTE: ESPERIENZE Osservazioni al letto di morte NDE: La morte nel racconto dei "risorti" La morte nelle regressioni La nascita nelle regressioni
SECONDA PARTE: SCAMBI CON L'OLTRE Messaggi Visioni e viaggi
CONCLUSIONI
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APPENDICE I - Il monologo di Amleto APPENDICE II - Citazioni APPENDICE III - Destino APPENDICE IV - Rapporti intimi nell'Aldilà APPENDICE V - I chakra APPENDICE VI - Il figliol prodigo APPENDICE VII - Il tempo nell'Aldilà BIBLIOGRAFIA
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RINGRAZIAMENTI
Desidero ringraziare in generale quanti hanno pubblicato scritti su questo argomento, da cui ho tratto brevi sommari e citazioni. Ringrazio: Maria Grazia Cimatti ed Orestina Nardi per i loro contributi di esperienze, Ornella Rigoni, Orestina Nardi e soprattutto Barbara Palmieri per l'aiuto nella revisione del testo. Barbara in particolare mi ha offerto una revisione scrupolosissima e molto efficace. Orestina, dopo l'esame del testo, mi ha scritto: "Complimenti: una ricerca molto approfondita! Questo libro offre un messaggio semplice, ma potente, sia per il principiante sia per il lettore più esperto" Ringrazio poi Vittoria Melchiorri e Maurizio Prosperi, della Biblioteca Comunale di Mentana, che mi hanno prontamente aiutato a reperire - da tante biblioteche italiane - testi di consultazione utili per la stesura di questo saggio.
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NASCERE E MORIRE
Da molti anni mi occupo di ricerca spirituale. Nel farlo ho, tra l'altro, avuto modo di leggere molti libri che trattano della vita e della morte. Uno di questi fu quello di Suzanne Ward "Matthew, parlami del Paradiso", che riporta i colloqui medianici tra una madre ed il figlio defunto. Mi colpì perché il defunto descrive dettagliatamente il processo della sua morte e la situazione dell'Aldilà, in toni molto entusiastici, sebbene si trattasse di una persona comune, non di un santo che meritasse chi sa quali accoglienze in Paradiso. Sicché decisi di saperne di più e da fonti più possibilmente oggettive. Mi sono così imbattuto in una serie di informazioni sulle esperienze di nascita e di morte. Tali informazioni provengono da molti studiosi e scienziati i quali si sono occupati di persone morenti, che furono in coma, oppure che si sottoposero a regressione ad eventi della loro nascita e di vite passate. Ne sono scaturite informazioni che contrastano con il comune sentire delle masse, riguardo agli eventi di nascita e morte. Infatti, comunemente la nascita è considerata un evento assai gioioso e benaugurale, mentre la morte è stata
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sempre vista con timore: una sventura ed una gran tristezza, nel caso di morte naturale, o addirittura come la massima punizione, in caso di morte procurata. E' stato proprio il contrasto tra tale comune sentire e le informazioni che scaturiscono dall'analisi delle regressioni che mi ha indotto a riassumere tali risultati per evidenziarli e condividerli coi lettori, in modo da rettificare, per quanto possibile, quest'ottica. L'ottica tradizionale sembra fossilizzata su quella dei parenti ed amici, mentre il punto di vista del soggetto è completamente ignorato. Non pretendo che quanto esposto, pur essendo tratto da molte relazioni di autori seri e qualificati, sia oro colato, o verità incontestabile, ma ritengo che possa essere un modello razionale, utile a migliorare la nostra immagine del mondo e della vita e sopratutto possa ridimensionare il timore esagerato della morte. Questo libro non fa filosofia, non pretende di dimostrare l'esistenza dell'anima o dell'Aldilà, né espone teorie, ma solo resoconti di esperienze che possono essere utili a molti ed allietare la loro vita, fornendo un quadro tranquillizzante, anzi esaltante, più che propugnando delle ideologie. La concordanza delle descrizioni di tutte le decine e decine di libri sulle ricerche in materia sembra più convincente di un'analisi teorica. Chi desideri ancora dilettarsi di disquisizioni su ipotesi alternative, sollevate da scettici può leggere altri testi, menzionati in bibliografia: molti di essi, specie quelli più pionieristici, abbondano di tali valutazioni. D'altra parte siamo in un periodo di rapidi cambiamenti, in cui è opportuno riconsiderare tutte le nostre conoscenze, tradizioni ed insegnamenti, pena l'esclusione dall'evoluzione in atto.
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Oltre ai risultati di ricerche su esperienze in punto di morte e ricordi di regressioni, che formano la prima parte del libro, ho ritenuto di completare la visione del soggetto con una seconda parte, formata dal riassunto di una serie di informazioni di altra origine, che per alcuni è considerata meno sicura: quella dei messaggi paranormali, provenienti da medium e sensitivi, che ci informano più ampiamente sulla situazione dell’Aldilà. Anche queste informazioni non pretendono di convincere gli scettici preconcetti, ma sono rivolte a chi è aperto a considerare le testimonianze altrui, con animo disponibile e desideroso di sapere. In ogni caso è bene tener presente che si tratta di informazioni probabili, raccolte al meglio delle esperienze e delle rivelazioni, ma costituenti un modello di interpretazione del mondo. Il mondo dell'Aldilà è poi assai più soggettivo di quello terreno, che è già assai soggettivo e discutibile.
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LA NASCITA, SECONDO I PARENTI
Quando si annuncia la gravidanza di una donna, parenti ed amici si precipitano a congratularsi con la gestante, col marito ed i parenti più prossimi, ritenendo tale evento molto felice e propizio. La cosa diventa ancor più eccitante quando la madre partorisce felicemente ed il bambino viene alla luce sano e vispo. E' giusto che sia così dal punto di vista dei genitori e dei nonni, che coronano così un loro desiderio di genitorialità e discendenza. In passato poi ricordiamo che i figli rappresentavano un aiuto alla famiglia nel lavoro dei campi, o nella pastorizia, tanto che ci si augurava che il nascituro fosse maschio, così che avesse buone braccia per il lavoro e non fosse destinato ad andarsene di casa, per seguire un futuro marito. Infine l'emergere di una nuova vita è di per sé un fatto eccitante per tutti e il corpicino del neonato stimola in noi un senso di commozione. Tutti questi sentimenti potrebbero anche farsi risalire all'inconscio istinto di conservazione della specie, senza il quale forse la razza umana si estinguerebbe; quindi
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potrebbero essere un mezzo, un trucco della Natura, più che una serie di motivi spontanei.
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LA MORTE, NELLA COMUNE ACCEZIONE
Nonostante gli insegnamenti religiosi, basati sull'immortalità dell'anima, la morte ha sempre spaventato l'uomo, che non ci vuole pensare, non la vuole sentire menzionare, la teme come un annientamento, la fine dell'esistenza, il distacco dalle persone care e dalle cose lungamente accumulate e tesaurizzate. Woody Allen disse in una sua battuta: "Non è che ho paura di morire. E' che non vorrei essere lì quando questo succede". Si racconta anche che in una casa di riposo americana ci fu una protesta, quando la direzione mise nella compilation di canzoni da diffondere in salone la famosa canzone di Frank Sinatra "My way". Essa inizia con le parole: "And now, the end is near ad so I face the final curtain …" ("Ed ora la fine è vicina ed io affronto il sipario finale"). Forse dietro a questa paura c'è l'istinto di conservazione, che provvede a preservare la vita materiale, a scanso di facili abbandoni, che minerebbero la continuità della specie. C'è anche la paura dell'ignoto, il non sapere nonostante la fede di alcuni - cosa sarà di noi dopo la morte,
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questione che fu ben espressa da Shakespeare nel famoso monologo dell'Amleto*. La paura della morte e di quello che ci aspetta è un elemento così importante nell'esistenza umana da essere forse l'origine principale delle speculazioni filosofiche, cioè la ragione stessa della nascita delle varie filosofie. Viceversa, possiamo osservare che nella pratica quotidiana, l'argomento stesso della morte viene generalmente evitato o sussurrato e nessuno ci spiega, o insegna alcunché di preciso su tale evento, tanto importante per tutti e tanto temuto. Pascal disse: "Gli uomini, non avendo nessun rimedio contro la morte, la miseria e l'ignoranza, hanno stabilito, per essere felici, di non pensarci mai." Anche molte persone anziane, che non possono statisticamente sperare di vivere più di pochi anni ancora, vivono spesso come se la morte riguardasse solo gli altri e si sgomentano al sentire che qualche loro conoscente è morto. Ad ogni compleanno si usa augurare al festeggiato altri "cento di questi giorni", come se una vita lunghissima fosse la cosa più bella del mondo. A Napoli si usava fare un buon augurio dicendo: †; oggi quello non sarebbe più un grande augurio, specie per coloro che hanno superato i novanta, dato che recentemente la vita media si è allungata notevolmente e che nel 2010 gli ultracentenari sono in Italia circa quindicimila ed in continuo aumento. Quando una persona è affetta da una malattia mortale, i parenti in genere evitano di dirglielo e se essa se ne rende conto, fingono che guarirà e vivrà ancora a lungo.
* †
v. Appendice I dovete vivere cento anni
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C'è chi teme e presagisce di morire in circostanze paurose, come: affogando, restando vittima di un'aggressione, cadendo da un precipizio, o da un alto edificio, oppure soffocato. A parte il fatto che questi timori non riguardano tanto la morte, quanto la sofferenza, o lo stress antecedente ad essa, gli studi in merito hanno rivelato che tali timori sono per lo più conseguenza non di un presagio, ma di un'inconscia reminiscenza di una vita passata, in cui tale evento si verificò, lasciando un'impronta di timore.* Quando qualcuno muore, parenti ed amici se ne rammaricano, vivendo l'evento come una disgrazia e, prima che ciò accada, tutti fanno di tutto per evitare tale evento, prodigandosi in cure, operazioni chirurgiche, rianimazione e quant'altro, per cercare di mantenere in vita quel corpo, a cui sono attaccati sentimentalmente ed abitudinariamente. Nonostante la piena consapevolezza che siamo tutti mortali e che la nostra vita non può durare più di tanti decenni, rifiutiamo inconsciamente di morire e di lasciar morire i nostri cari. La pena di morte è considerata la più grave e gli amici del condannato, come anche i movimenti per la vita, fanno di tutto per cercare di abolirla e convertirla in ergastolo. Quando poi la morte ci coglie di sorpresa, come nel caso di incidenti, malattie fulminanti, guerre, aggressioni, e così via, non ci rassegniamo all'evento, protestando, ripensando a quanto avremmo potuto fare per evitare una simile disgrazia, recriminando, o nutrendo sentimenti di vendetta contro chi riteniamo il responsabile della morte della persona cara. Vidi in TV un film sulla vita di S. Giovanni Bosco, in cui perfino lui si disperava per la morte *
v. Vita III
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prematura del suo allievo (poi santificato) Domenico Savio, gridando al Signore: . Dopo il funerale, ci premuriamo di andare a trovare il defunto al cimitero, portandogli fiori e candele, come se ciò potesse compensarlo della "disgrazia" di essere morto e nel tentativo di perpetuare la nostra familiarità con lui. Questo è comprensibile, ma fa parte dell'attaccamento umano tra persone fisiche, del desiderio di avere l'altra persona presente materialmente presso di noi, di toccarla, di abbracciarla, di parlarci, di trascorrere con lei le nostre ore migliori. Insomma, a pensarci bene, quando piangiamo un defunto, piangiamo sostanzialmente per noi stessi, che lo abbiamo perso. Altre volte piangiamo per i sensi di colpa, che proviamo per aver intrattenuto col defunto rapporti conflittuali, a cui crediamo di non poter più rimediare, o per non aver fatto interamente il nostro dovere nei suoi confronti. Spesso ci prodighiamo in elogi del defunto, quasi a placare tali sensi di colpa; tanto ormai ogni rivalità o contrasto sono superati dalla definitiva separazione! Del resto, un eventuale discorso in occasione del funerale viene espressamente definito "elogio funebre". Mio nonno soleva citare scherzosamente il proverbio: "Dio ti guardi dal dì della lode", a significare che solo dopo la morte una persona viene elogiata senza remore. Sembra che nella cultura dominante ci sia una grande disinformazione sulla morte e la vita dell'Aldilà. Questo libro si propone come un contributo riassuntivo delle molte ricerche svolte da appassionati scienziati e sensitivi sull'argomento, nella speranza che qualche lettore se ne avvantaggi, per accettare più serenamente la perdita di un
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congiunto o andare incontro egli stesso alla morte con animo più tranquillo.
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LA VITA E LA MORTE: COME SAPERNE DI PIU'?
Da sempre l'uomo ha cercato di indagare sullo scopo della vita e su cosa ci sia dopo la morte. Si dice volgarmente che nessuno sia mai tornato a dirci cosa c'è dopo la morte, ma ormai da vari decenni, gli scienziati hanno studiato questo aspetto della vita, principalmente in tre modi principali: 1. racconti di medici, infermieri e familiari che assisterono una persona morente 2. interviste di persone rianimate 3. regressioni e ricordi di vite precedenti Dalla storia emergono racconti delle visioni di persone morenti, che lasciano intravedere diversi aspetti del momento di passaggio. L'italiano Ernesto Bozzano (1862-1943) sembra il primo ad aver raccolto in un libro italiano racconti di esperienze di moribondi, reperite nella letteratura delle
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prime associazioni di studi parapsicologici*, o da notizie occasionali di quotidiani.† I racconti sono generalmente più orientati a testimoniare apparizioni di defunti, che a mettere in luce l'esperienza del morente, tuttavia molte di esse includono anche le espressioni di gioia per ciò che il soggetto percepisce dell'Aldilà a cui va incontro. Alcune di queste esperienze risalgono intorno al 1860. Nel ventesimo secolo psicologi e parapsicologi hanno studiato sistematicamente tali visioni, offrendoci risultati molto interessanti. Lo scozzese Arthur Findlay‡, nel 1931 pubblicò un libro, basato su appunti precedenti al 1924, in cui riconosce l'esistenza e descrive le proprietà di un "Mondo Eterico" in cui si vive con un corpo eterico, del tutto simile a quello fisico (il termine prevalente ora usato è "astrale", ma le entità hanno vari corpi non fisici, come descritto più oltre). Le informazioni sono di provenienza medianica, ma sono molto interessanti e coerenti con quelle successive, di altra origine. A quegli psicologi se ne aggiungono altri, che si sono presi la briga di intervistare persone che furono date per morte e che poi, invece, sono tornate a vivere. Le interviste a persone rianimante, che ricordino quanto accadde loro durante il coma, sono comprensibilmente più rare da ottenere, in quanto pochissimi morenti tornano poi alla vita, ma ci offrono racconti ancora più ricchi di quelli dei morenti, dato che esplorano eventi più estesi nell'iter della morte. Anche questa pratica sembra ben rodata ed i *
la prima rivista del genere risulta la "Revue Spirite", fondata nel 1858 da Allan Kardec, organo ufficiale dell'Unione Spiritica Francese e Francofona e del Consiglio Spiritico Internazionale † v. Bozzano ‡ v. Findlay
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dati raccolti mostrano una grande coerenza tra loro, offrendoci delle risposte di indubbia probabilità. In Italia abbiamo la nota giornalista e studiosa del paranormale Paola Giovetti, che analizzò più di cento casi di persone rianimate, constatando l'omogeneità delle esperienze rilevate con quanto concluso da altri ricercatori.* Negli USA le esperienze dei morenti e degli astanti sono state identificate con la sigla "DBV" (Death Bed Visions = visioni al letto di morte), mentre quelle di persone rianimate, furono chiamate con l'acronimo "NDE" (Near Death Experience = esperienza di pre-morte) dal più famoso studioso di questo campo: Raymond Moody, che, col suo piccolo, ma notevole primo libro "La vita oltre la vita", nel 1975, rivelò al mondo i risultati delle sue ricerche ed aprì nuove conoscenze su questi argomenti†. Infine, un ramo moderno ed avanzato della psicologia sembra aver trovato, per mezzo di alcuni pionieri, una strada che getti ulteriore luce su questi interrogativi: la regressione a vite passate‡. Questa tecnica si svolge mediante sedute in cui il soggetto viene condotto in stato di profondo rilassamento, o di ipnosi. Le due tecniche sono molto simili e i due stati sono contigui. Posso dunque affermare che non c'è nulla da temere nel farlo, nonostante la caratterizzazione ingiustamente negativa che si è diffusa nell'immaginazione popolare a proposito dell'ipnosi. Personalmente mi sono imbattuto in questa attività casualmente, come ho descritto nel mio libro "La vita pare normale"§, ho affiancato le numerose esperienze della mia *
v. Giovetti I v. Moody I ‡ v. Weiss I, Vita III § v. Vita I †
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fidanzata, ho sperimentato io stesso diverse sedute di regressione ed ho provato anche ad indurle, basandomi sulle istruzioni che si possono trovare in diversi testi*. Questa tecnica è ormai praticata in tutto il mondo ed è nota attraverso molti libri, soprattutto stranieri.† Gli psicologi che la praticano si riuniscono in associazioni internazionali e partecipano a convegni specialistici. La regressione si pratica generalmente mediante sedute individuali, come una normale seduta psicologica, ma si puo' anche esercitare collettivamente, come avviene nella psicologia di gruppo, con la differenza che non c'è interattività tra i partecipanti. Una delle autrici che l'ha praticata su più larga scala sembra essere Helen Wambach ‡ , che nei suoi libri riferisce di aver condotto molte sedute con circa cinquanta persone per volta. Non potendo dialogare con loro durante la regressione ipnotica, la ricercatrice impartiva loro l'ordine di ricordare bene le loro esperienze, per poi poter riempire un questionario a conclusione della seduta collettiva. Questa psicologa ha ottenuto e riportato così risultati statistici relativi a circa 750 soggetti: un raccolta importante dal punto di vista scientifico, supportata dai risultati di tanti altri ricercatori indipendenti. Gli studi della Wambach hanno poi il pregio - ai fini del presente libro - di includere l'esplorazione degli eventi della nascita e della morte, cosa che non sempre è stata fatta da altri psicologi, spesso più interessati allo svolgimento delle vite attive precedenti ed agli elementi capaci di trovare riscontro in qualche documento, anziché agli eventi di passaggio.
*
v. , ad es. Moody III, Weiss III v. bibliografia ‡ v. Wambach I e II †
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Secondo molti pazienti, l'esperienza della loro morte in vite precedenti fu la parte migliore delle regressioni, fornendo loro un senso di leggerezza, di liberazione, di ritorno a casa, aiutandoli, tra l'altro, a superare la paura della morte. Sylvia Browne, una nota sensitiva americana ha svolto per decenni attività di regressione ipnotica, durante la quale ha accompagnato migliaia di persone di ogni razza e religione nel viaggio verso il passato; ha anche avuto esperienze di veggenza spontanea, che ha documentato nel suo libro "La vita nell'Aldilà".* Tutti questi generi di ricerca confermano il modello spiritualista della vita, secondo cui - nonostante la comune identificazione col corpo - noi non siamo solo un corpo, né un corpo che ha anche un'anima, ma siamo essenzialmente entità che assumono un corpo fisico di quando in quando, per sperimentare la materia ed evolversi. I risultati scaturiscono da indagini svolte su soggetti di varia fede religiosa o atei, di ogni nazionalità e tradizione, e non risultano legati a idee o conoscenze preconcette; anzi molti soggetti escono cambiati da queste esperienze, orientandosi verso una spiritualità più distaccata dalla specifica tradizione religiosa di appartenenza. Essa può solo influenzare l'interpretazione dell'esperienza personale, facendo identificare un essere di luce incontrato, per esempio, con Krishna (a loro noto), anziché con Gesù. Da queste ricerche emergono dati completamente diversi dall'idea e dal sentire comune e sono questi notevoli risultati che desidero riassumere in questo libro. Esso, oltre che evidenziare informazioni importantissime dal punto di *
v. Browne
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vista filosofico, potrà contribuire a dissipare il timore della morte, presente in misura maggiore o minore in noi. C'è, infine, un'altra via di conoscenza, da alcuni considerata non esattamente o interamente scientifica, ma molto interessante, in quanto conferma le informazioni tratte dagli approcci precedenti: la ricerca parapsicologica, basata su comunicazioni con l'oltre. Data la caratterizzazione scientifica meno accettata da tutti, l'ho trattata separatamente nella seconda parte del libro. Durante la mia ricerca sono rimasto sorpreso nello scoprire quanti studi esistono sulla morte e l'Aldilà, molti dei quali ho riassunto nel seguito; ognuno di essi utilizza preminentemente una sola modalità d'indagine tra quelle menzionate. In questo libro ho voluto raccogliere e sintetizzare informazioni ed esperienze di ogni categoria, con lo scopo di presentarle in forma organica e comparata, atta a farci superare ogni timore della morte, anche grazie alla loro coerenza, nonostante provengano da epoche, nazioni e culture differenti.* Inoltre ho esaminato, insieme alla morte, la nascita, che ne è il presupposto e rappresenta un passaggio simmetrico, ma altrettanto poco noto ed equivocato.
*
v. Giovetti V
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PRIMA PARTE
ESPERIENZE
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OSSERVAZIONI AL LETTO DI MORTE
Quando una persona muore, spesso accanto a lei si trovano medici, infermieri, parenti o amici. Talora il morente, prima di chiudere gli occhi per sempre, dice delle cose che descrivono cosa gli sta accadendo. Uno degli studiosi più famosi, dediti a questo tipo di ricerche è stata Elizabeth Kübler-Ross, psichiatra svizzera che lavorò a lungo negli USA nel ventesimo secolo, dagli anni '60 ai '90; fu tra i maggiori tanatologi (studiosi della morte) contemporanei, esaminò circa ventimila casi di persone morenti, o passate attraverso morte apparente e poi rianimate, di diverse etnie e religioni (anche atee), in varie parti del mondo. Le sue scoperte sono riassunte più avanti, essendo relative anche ad esperienze di "risorti". Essa sostiene - tra l'altro, in base alle sue esperienze di conferenziera - che in una platea di 800 persone, mediamente circa 12 hanno avuto esperienze del genere. Parecchi individui hanno avuto esperienze di DBV o NDE in età infantile, a riprova del fatto che tali esperienze
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non sono condizionate da molti dei fattori che possono interessare un adulto.* Questa ricercatrice sostiene anche che talora, inconsciamente quanto intuitivamente, i morenti incoraggiano i parenti ad allontanarsi, con una scusa qualunque, per poter morire in pace, senza la disperazione dei presenti, la quale renderebbe loro più difficile il trapasso. Il professore olandese L. Van de Meerbek, dopo trent'anni di pratica negli ospedali e dopo aver assistito ai momenti di agonia di centinaia di pazienti, sosteneva che circa un quarto di essi mostrava qualche tipo di manifestazione di chiaroveggenza.† Nel libro di Bozzano sono riportati alcuni racconti di visioni di morenti; ne riassumo qui qualcuno. Il primo contiene anche una predizione sull'ora della morte: "Un veterano della guerra di secessione americana, ateo e libero pensatore, era moribondo; il suo caro fratello era morto di vecchiaia quattro mesi prima. Una mattina il veterano fece chiamare il professore e - con aria molto gioiosa - gli volle raccontare la sua esperienza: aveva visto formarsi un fantasma ai piedi del suo letto, percependo un benefico conforto; il fantasma si completò e lui vide che si trattava di suo fratello, che lo salutò con cenni della mano; egli ne ebbe un gran benessere. Vide scorrere davanti ai suoi occhi le scene della vita trascorsa con suo fratello, che gli disse che la domenica successiva alle undici sarebbe morto e sarebbe andato a vivere con lui, in un ambiente di * †
v. Giovetti V v. Bozzano
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pace e felicità ineguagliabili. Poi il fantasma si dileguò ed il paziente restò in lieta attesa della morte. La domenica alle undici meno un quarto, il paziente alzò la mano destra, indicando il lato sinistro del suo capezzale e disse: . Porse le mani alle amiche che le strinsero, sorridendo ancor più dolcemente; lei le guardava con gioia infinita. Poi le amiche lasciarono le mani della morente, che ricaddero sul letto. Lei emise un sospiro e morì, col volto illuminato dal sorriso." "Una bambina orfana di dieci anni stava viaggiando su una nave, quando si ammalò, peggiorando vistosamente. Nella notte, il medico che l'assisteva percepiva il senso di una presenza nella cabina, che si illuminò, come il sole all'aurora; la luce si concentrò poi attorno alla bambina, palpitando e assumendo diverse colorazioni, poi sparì. Durante quella visione la bambina disse: stringendo la mano del dottore. Poi guardò verso l'alto dove si era formata una sfera di luce pulsante e ripeté: . Lentamente il globo di luce scese sul capo della bambina, conferendole una radiosità angelica irripetibile. La bambina stringeva di nuovo la mano del medico tremando e - sollevando la testa disse: > Poi si riappisolò. La sera, quando di solito chiedeva che fosse tenuta accesa una luce, disse a sua moglie: >" "Una signora, con cui si era stabilito un rapporto approfondito, stava dormendo al mattino, quando io entrai nella sua camera; mi sedetti presso di lei e cominciai a parlarle mentalmente, cercando di trasmetterle pensieri *
v. Giovetti V
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positivi. Poi lei aprì gli occhi e mi sorrise, si voltò dal lato opposto al mio per presentarmi suo marito, morto vari anni prima e che evidentemente lei vedeva al suo fianco. Io non lo vidi, ma l'assecondai, fingendo di salutarlo. Lei sorrise, facendo il gesto di strusciare la sua guancia su quella di lui." "La terza esperienza l'ebbi col mio stesso papà, a cui ero particolarmente legata. Lui era moribondo per l'età avanzata, ricoverato presso il Policlinico Gemelli. Era ormai in stato comatoso ed io l'assistevo, a turno con altri congiunti. Anche con lui accadde che improvvisamente si destò per pochi istanti, spalancò gli occhi e disse: ; Mario era suo cognato, morto qualche anno prima, vissuto nel suo stesso paese, vicino Roma, e con cui aveva avuto particolare familiarità. Poi si riassopì. Arrivò mia sorella a darmi il cambio nell'assistenza a papà; io non sarei voluta andar via, perché quell'episodio mi aveva fatto presumere la morte imminente, ma mia sorella insisté perché mi andassi a riposare; sicché andai via un po’ a malincuore. Appena arrivai a casa, ricevetti una telefonata con l'annuncio del trapasso di papà. Successivamente ebbi a parlare del fatto con una mia amica sensitiva, rammaricandomi di aver mancato il momento supremo. Lei mi rassicurò, dicendomi che l'incidente era stato provvidenziale, dato che il mio forte legame affettivo con papà avrebbe potuto trattenerlo, rendendogli più difficile il trapasso. " Potrei ipotizzare che nei morenti, specie se agonizzanti o comatosi, sembra verificarsi un inizio di distacco, o almeno di andirivieni dell'anima dal corpo, con conseguente assunzione di alcune proprietà dell'anima
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stessa, quando è libera dal corpo, per cui si manifesta il funzionamento, magari parziale dei sensi sottili, cioè dei sensi funzionanti senza l'uso degli organi fisici corrispettivi. Questo potrebbe spiegare le relative manifestazioni parapsicologiche notate, quali le esperienze fuori dal corpo, la visione di entità disincarnate, la visione di squarci dell'Aldilà, ecc.
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NDE: LA MORTE NEI RACCONTI DEI "RISORTI"
Le persone che riprendono coscienza dopo un grave incidente, un intervento chirurgico, o una malattia apparentemente esiziale sono talora portatrici di ricordi del loro stato di coma o di anestesia generale. Questo tipo di esperienze sono più complete di quelle in punto di morte, perché riferiscono fasi del processo di morte anche più avanzate; inoltre sono tra le più probanti ed impressionanti che si possano ottenere su questa materia, poiché i soggetti ne escono spesso trasformati. Gli studiosi che hanno raccolto i loro resoconti ci informano* che i pazienti hanno esperienze non identiche tra loro, ma che manifestano molti punti in comune, quali: • anche se affetti da malattie dolorose, o incidenti gravi, non percepiscono più alcun dolore, anzi, talora viene riferito che, in caso di morte traumatica, l'anima si separa dal corpo un attimo prima del colpo mortale, sicché il soggetto non percepisce dolore, né conseguenze psicologiche di quel trauma † * †
v. Moody I, Delacour, Giovetti I e III e altri v. Ward
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spesso hanno osservato da un punto di vista esterno il proprio corpo, separato da loro, la sala operatoria ed i medici indaffarati nel rianimarli. Questa fase è del tutto analoga ad un'esperienza fuori dal corpo, su cui mi soffermo più oltre; il corpo inerme viene osservato generalmente dall'alto, da una distanza variabile da alcune decine di centimetri a diverse decine di metri. spesso hanno visto un tunnel, alla fine del quale s'intravede una bellissima luce. Margot Grey ci fornisce una descrizione molto dettagliata di questa esperienza del tunnel*: le si presentò come la luce di una piccola stella in un cielo nero; lei viaggiava a grande velocità verso quella luce, che gradualmente si ingrandiva e si presentava come la fine di un tubo; il viaggio durò circa un minuto; alla fine lei non percepì lo sbocco del tunnel, ma un'immersione nella luce chiarissima bianca-azzurra, non accecante . hanno percepito un senso di pace, di luce e talora una dolce musica†, trovando la nuova situazione piacevole ed attraente molti hanno incontrato qualche loro caro familiare o amico defunto, che veniva loro incontro, per accoglierli ed aiutarli nel passaggio al nuovo stato; talora il soggetto scopre di essere accolto da una persona che egli non sapeva neppure che fosse morta‡. I defunti appaiono in genere in aspetto giovanile, anche se morti in vecchiaia; l'età apparente è sui trent'anni. I corpi sia del morente che dei defunti (chiamati "corpi astrali", o "beta"§) appaiono concreti, come sulla Terra. Spesso a guidarli
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v. Grey v. Giovetti V, Von Jankovich, Boni e altri ‡ v. Prieur § v. Ford †
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c'e anche un Essere di luce e d'Amore, identificato con un grande personaggio: un saggio ignoto, o come Gesù, o altri Esseri, secondo le proprie credenze; Egli trasmette al soggetto una sensazione di apprezzamento ed Amore incondizionato, che prescinde dalla sua storia e comportamento terreno. Mai si è registrato l'incontro o la visione di demoni.* La comunicazione con le Entità disincarnate avviene telepaticamente segue una rapidissima, o istantanea, ma dettagliata e vivida rivista degli avvenimenti ed emozioni della propria vita appena conclusa, come mezzo di apprendimento su quanto abbiamo maturato e su cosa ci resta da perfezionare.† i morenti si sono sovente rammaricati di essere richiamati in vita dagli sforzi dei medici, preferendo il nuovo stato, a meno che l'attaccamento o l'impegno con i propri cari - specialmente i figli minori - non facesse preferire loro di rianimarsi, proseguendo l'esperienza terrena‡. Anzi per molti il fenomeno della premorte è stato simile all'assaggio di una condizione felice ed alla sua successiva privazione; un po’ come aver provato una droga esaltante, senza poterla avere più. Si può avere la sensazione di una fastidiosa pesantezza del corpo fisico, come di un ostacolo alla libertà di movimento, sperimentata quando si agiva col corpo astrale; una condizione di oppressione data dal mondo materiale, in confronto con la gioia, l'amore e la pace dell'Aldilà, un degradante rientro nel corpo fisico§. Forse
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v. Giovetti V v. Moody I, Ring & Elsaesser e altri ‡ v. Prieur, Giovetti III § v. Giovetti V †
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queste considerazioni possono contribuire a spiegare perché, nel reincarnarci, subiamo l'oblio delle vite passate e soprattutto dello stato astrale: se lo ricordassimo, forse non vivremmo serenamente la vita terrena, rimpiangendo sempre quella disincarnata. essendo tornati in vita, i morenti superano il timore della morte, considerandola la fine di un periodo difficile e l'inizio di uno più sereno e felice. Danno inoltre un senso più alto alla vita ed all'impegno da profondere in essa, e talora si convertono profondamente da una vita scellerata* tutta l'esperienza viene riferita con grande senso di inadeguatezza ad esprimere a parole la complessità e l'unicità di quanto percepito, che è definito troppo diverso dall'esperienza terrena.
Ne consegue che l'insistenza nel pregare e sperare di riavere un proprio caro in vita risulterebbe essere un attaccamento egoistico dei superstiti, che può prolungare l'esperienza terrena di una persona che gradirebbe, invece, approfittare della circostanza mortale, per prendersi un periodo di vacanza, in una condizione assai più felice di quella terrena. † Le più vecchie testimonianze sull'argomento sembrano essere riferite negli "Annali dello spiritismo in Italia" del 1880, in cui si scrive che questo tipo di fenomeni è noto da gran pezzo. George Ritchie fu uno dei primi a raccontare nel suo libretto "Return from tomorrow" ("Ritorno dall'Aldilà")‡ la *
v. Moody I e Morse I v. Aïvanhov ‡ v. Ritchie & Sherrill †
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sua personale esperienza di NDE avuta all'età di venti anni, quando "morì" di polmonite in un ospedale militare. Il più noto pioniere di queste ricerche: Raymond Moody fu ispirato ad interessarsi a questo soggetto dalla storia dello stesso George Ritchie. Egli riferisce che alcune persone che ebbero esperienze trascendentali acquisirono alcune facoltà paranormali, come: sensitività, precognizione e telepatia. Anche lui, come tutti i ricercatori, trovò che i sopravvissuti non hanno più paura della morte, che considerano un passaggio ad una vita assai più bella; uno di loro disse addirittura: . Nonostante ciò accettano di buon grado di continuare a vivere per il tempo che resta loro, capendo che quello è il loro compito.* Elizabeth Kübler-Ross, insieme ad altri noti ricercatori nel campo delle NDE, quali Raymond Moody, George Ritchie, Michael Sabom, Bruce Greyson e altri, fondò nel 1978 un'associazione internazionale, dedita a questi studi: la IANDS (International Association for NearDeath Studies), che oggi annovera membri da ogni continente.† Michael Sabom, un cardiologo americano, materialista scettico, prevenuto contro le esperienze in punto di morte, si dovette ricredere, ascoltando la storia di una paziente. Partendo da quella esperienza, lesse il libro già citato di Moody "La vita oltre la vita", che trovò interessantissimo, ma privo di una raccolta di dati statistici che gli conferissero la dovuta scientificità. Decise allora di approfondire sistematicamente l'argomento con una ricerca * †
v. Moody I http://www.iands.org/
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organizzata insieme alla psichiatra Sarah Kreutziger, i cui risultati raccolse nel suo libro "Dai confini della vita"*. Esso riferisce i dati ed i commenti raccolti su centocinquanta pazienti (un numero simile a quello su cui studiò Moody) nell'arco di cinque anni: dal 1976 al 1981; lo fece mediante minuziosi questionari, ottenuti soprattutto da pazienti colpiti da infarto cardiaco e rimasti in stato d'incoscienza per alcuni minuti. Sabom trovò che nel 27% dei casi le persone intervistate vissero in parte, o in toto, le esperienze menzionate. Un'inchiesta di George Gallup del 1982 ha stimato che solo negli USA circa otto milioni di adulti (4% della popolazione) hanno avuto una NDE. D'altronde hanno avuto esperienze di NDE anche persone note, come Re Hussein di Giordania, Cino Tortorella (alias: mago Zurlì), Daniel Gelin†, Gianfranco Funari‡. Il dr. Sabom evidenzia due aspetti principali dell'esperienza NDE: quella autoscopica, in cui il paziente vede il proprio corpo dall'esterno, mentre viene soccorso dai medici e quella trascendentale, in cui il paziente ha delle visioni dell'Aldilà: incontro con parenti e figure gloriose, visioni di luce e di un mondo meraviglioso. La visione autoscopica spesso si estende anche ad osservazioni di altri ambienti, vicini o separati dalla sala operatoria, come in una generica esperienza fuori dal corpo (vedi più avanti). Una paziente, dopo la sua NDE, imparò addirittura ad uscire dal corpo di sua iniziativa. I pazienti del dr. Sabom (come quelli sentiti da altri ricercatori) che vissero la fase trascendentale, trovavano la loro esperienza indescrivibile, difficile da riferire con paragoni terreni grossolani ed insoddisfacenti; *
v. Sabom v. Giovetti V ‡ v. http://www.webalice.it/cipidoc/ndetot.htm †
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quell'ambiente non viene riconosciuto come alcunché di noto al paziente. Alcuni dissero che quella dell'Aldilà è la "vera vita", al cui confronto quella terrena impallidiva, o sembrava un sogno sbiadito. A proposito di sogni, c'è chi sottolineò che quell'esperienza era stata completamente diversa da un sogno. Un paziente, rianimato dopo un coma da infarto, disse: >. Secondo le descrizioni disponibili, però non esiste un unico Aldilà, né esso è statico, ma c'è una sequenza di stati sempre più elevati fino al raggiungimento del Paradiso supremo. Perciò, sebbene l'Entità di nostra elezione ci possa accontentare nel riceverci al trapasso, per aiutarci ad accettare lo stato disincarnato ed il nuovo ambiente, potrebbe trattarsi di un'accoglienza temporanea; tutto dipende dalla nostra maturità evolutiva: più saremo evoluti, più saremo in grado di seguire il Maestro in stati elevati; altrimenti potremmo restare indietro, o ci lasceremo distrarre ed affascinare dalle varie bellezze dei mondi ultraterreni e perderemo il passo. Un esempio di questa situazione fu descritto da Teresa Neuman*, che "vide" il trapasso di suo padre: egli fu accolto dai parenti, dall'angelo custode e da Gesù, ma rimase indietro, nel percorso ultraterreno, per un breve soggiorno nello stato purgante.† *
mistica tedesca 1898 - 1962, povera contadina cattolica; ebbe le stigmate e visse senza mangiare né bere per 36 anni, durante i quali ebbe visioni dettagliate della passione di Gesù ogni venerdì, e parlava anche in aramaico. † v. Giovetti IV
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La costituzione dell'uomo nei suoi vari corpi e la relativa descrizione dei mondi o stati sottili al di là della terza dimensione terrestre sono supportati anche da coloro che hanno sviluppato la facoltà già menzionata di viaggiare ed operare nei corpi superiori e specialmente in quello astrale, visitando ambienti ed incontrando entità che vi albergano. Una di queste persone: William Buhlman è un americano, operante a cavallo degli anni 2000; egli incappò per "caso" nella possibilità di imparare a viaggiare fuori dal corpo fisico e si esercitò sistematicamente, finché riuscì ad utilizzare non solo il corpo astrale, ma a lasciare anche quello e sperimentare corpi e mondi superiori*; d'altra parte tutti noi nei sogni viaggiamo inconsciamente col corpo astrale, solo che non ricordiamo gran che di ciò che vediamo. Chi riesce ad utilizzare anche se parzialmente ed inconsciamente i suoi corpi superiori ed a ricordare qualcosa - anche se non sa come e perché - può trarne ispirazione per sviluppare scritti, invenzioni, scoperte e capacità paranormali. A questo proposito, a titolo di esempio, mi è venuto in mente che il grande successo della canzone "Nel blu dipinto di blu" possa essere dovuta al fatto che descriva senza precisarlo e probabilmente senza saperlo un'esperienza fuori dal corpo e che gli ascoltatori inconsciamente ci ritrovino un richiamo nostalgico alla felice condizione dello stato astrale. I viaggi di Buhlman e le sue esperienze sublimi, descritte nel suo notevole libro "Avventure fuori dal corpo" (un caposaldo per chi voglia approfondire le OBE), sono coscienti ed assomigliano molto ad esperienze mistiche, *
v. Buhlman
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ottenute mediante la ricerca esplorativa, anziché "capitate" spontaneamente a soggetti impegnati spiritualmente ed offrono perciò una nuova interpretazione delle visioni dei mistici; queste ultime potrebbero essere ora viste come dei salti spontanei nei mondi soprasensibili, anziché necessariamente come delle estasi miracolose. Anche da Buhlman ci vengono conferme sulla costituzione di base di tali stati. La sua osservazione, basata sull'esperienza diretta e che ritengo più importante, è che la vita non è limitata all'altalenare tra incarnazioni sulla Terra e soggiorni nel mondo astrale, ma è un iter infinito di evoluzione verso stati sempre più elevati e meravigliosi.* Queste osservazioni offrono inoltre un utile contributo alle eterne domande sullo svolgimento della vita. Una famosa sensitiva e scrittrice: Anne Givaudan, ha la facoltà di effettuare viaggi nel corpo astrale, visitando zone diverse della Terra ed anche del mondo astrale ed incontrando entità che vi albergano. Con tale conoscenza, la Givaudan ci fornisce informazioni sulla condizione delle persone che si tolsero la vita, nel suo libro: "Il patto violato vite interrotte"†: Anche quelle informazioni sono coerenti con le risultanze delle regressioni e delle NDE. Ci sono anche visioni spontanee di persone che non sono state sensitive abituali, ma hanno avuto visioni, in relazione a cari defunti a cui erano particolarmente affezionati. Un esempio di ciò viene riferito da Melvin Morse nel suo libro "Visioni di congedo"‡: "Una donna ebbe una bambina che morì poco dopo la nascita, per insufficienza respiratoria. Disperata per la *
v. anche Ghooi e Weiss IV v. Givaudan e Piccola Eternità ‡ v. Morse I †
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perdita, la donna si disinteressava del marito e della sua prima figlia e si recava quotidianamente sulla tomba della piccola defunta. Una sera d'estate era lì ed iniziò a sentir freddo; poi l'oscurità della sera s'illuminò, lei si sentì attrarre in un tunnel, alla fine del quale si trovò su una collina; di lì vide delle persone giocare con dei bambini, tra i quali sentì che c'era sua figlia. Poi fu riavvolta dall'oscurità del cimitero. Tornata a casa non disse nulla, ma la sua bambina di sei anni le disse di essere stata con lei a vedere la sorellina e le chiese di abbracciarla da parte sua, se l'avesse rivista." A titolo di esempio, tra i milioni che si possono reperire nella letteratura medianica, riporto alcuni brani di comunicazioni ispirate, tratti da messaggi ricevuti da medium da me conosciuti personalmente: _____
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In calce a queste citazioni, aggiungerei un caso che non è medianico, ma letterario, eppure sembra rivelare un'esperienza, una visione non dichiarata da un grande scrittore: Leone Tolstoj; nel suo libro "La morte di Ivan Il'ic", egli descrive così la suprema esperienza del protagonista, che ricalca parte delle tante esperienze finora menzionate: "… precipitò in un buco nero e là, al fondo, qualcosa di estremamente brillante. Questa visione gli diede un profondo senso di calma, Cercò la paura, così abituale nella sua mente, ma non la trovò: