Il Mio Giardino Segreto

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Nancy Friday IL MIO GIARDINO SEGRETO Il sesso, di per sé, sarebbe povera cosa senza la carica di desiderio, di aspettative, di fantasie che l'accompagnano. Le fantasie erotiche, appunto, ne costituiscono il serbatoio inesauribile di emozioni e suggestioni, che spesso hanno trovato espressione nelle arti visive, nella letteratura, nella musica. Ma ad opera di chi? In generale degli uomini, nelle forme suggerite dall'immaginario maschile. Tanto che si ignorava o si censurava il fatto che le donne fantasticassero di sesso, e ognuna credeva di essere un po' perversa e unica a coltivare simili fiori mostruosi nel proprio «giardino segreto.» Ci ha pensato Nancy Friday a gettare una sonda in questo mondo nascosto;le fantasie erotiche femminili raccolte in questo libro, divise per temi e situazioni, rivelano sin nel profondo l'intera gamma dei desideri, spesso insoddisfatti, della sessualità femminile. Ma indicano anche, contemporaneamente, gli imprevedibili sviluppi che la nuova libertà di comportamento suggerisce all'animo delle donne oggi, alla ricerca di nuove intese con l'uomo, di una nuova felicità riscoperta e possibile.

Il sesso è anche desiderio e il desiderio è soprattutto fantasia. Ce lo dice questo libro, inconsueto e divertente, in cui la parola spetta solo alle donne, per secoli costrette al ruolo di «sesso silente». Il vaso di Pandora è stato scoperchiato, il linguaggio acquista nuova pregnanza al di fuori di ogni formalismo da «specialista»;

bisogni finora inespressi si fanno più urgenti e si profilano all'orizzonte nuovi rapporti fra i sessi QUESTA COLLANA. L'amore è parte essenziale della vita. Tutti vi sono passati o vi passeranno; ne hanno sofferto, gioito, parlato e scritto. Sull'amore si sono versati, da quando esiste l'umanità, fiumi di lacrime e d'inchiostro. perché allora questa collana «I sensi dell'amore»? La nostra epoca si differenzia da quelle passate non solo per l'aumento del benessere e lo sviluppo della comunicazione, ma anche per la nascita di nuovi modelli di relazioni umane. La società incanala sempre meno le scelte personali sulle strade prestabilite del matrimonio e della famiglia e si aprono per ciascuno di noi spazi imprevisti nel rapporto con gli altri. Si incontrano culture e razze diverse; ciò che un tempo bastava per conoscersi ed amarsi ora forse non è più sufficiente. Nuove difficoltà, dunque, ma anche nuove occasioni e prospettive di evoluzione e crescita personale. Ciascuno dei libri presentati nella collana «I sensi dell'amore» esplora una porzione di questo territorio misterioso. Ne fanno parte il corpo e il sesso ma anche i sentimenti e le molteplici dimensioni dell'esperienza sessuale. QUESTO LIBRO. Di sesso si è detto e scritto molto. Ma, fino a oggi, la parola è stata «presa» soltanto dalle autorità in materia: medici, scrittori di professione, preti, moralisti, psichiatri, psicologi, psicanalisti, femministe militanti, sessuologi, tuttologi, eccetera; da tutti coloro cioè che «si pongono come informatori degli altri e nulla sanno di sé» (così li ha definiti Anna Del Bo Boffino presentando il libro di Nancy Friday Gelosia). Nancy Friday ha voluto invece che ne parlassero in prima persona i diretti interessati, anzi le dirette interessate, cioè le donne. Il «sesso silenzioso» accetta di buon grado l'invito, rompe il silenzio e parla. Parla usando il linguaggio di tutti i giorni, non quello artificioso dei libri, ed esprime in modo spumeggiante, vivo, crudo, divertente, una realtà che è sempre stata tenuta nascosta, per pudore (da parte delle donne) o per calcolo (da parte degli uomini): le donne (tutte) creano deliberatamente le più caleidoscopiche fantasie per vivere meglio la propria sessualità. L'autrice, se così si può chiamare, si è limitata a raccogliere il materiale (lettere, interviste, conversazioni) fornitole dalle molte donne che hanno voluto partecipare, a lei e ai lettori, le loro fantasie erotiche. Ne è uscito un libro «originale», controcorrente, utile e... godibilissimo. L'autrice. Nancy Friday vive a New York ed è nota anche in Italia per un'opera significativa come Mia madre, me stessa (Mondadori 1980) e per Gelosia (Mondadori 1986), un'indagine sui sentimenti di ieri, di oggi, di sempre. Quest'antologia delle fantasie erotiche femminili (più di un milione di copie vendute solo negli USA) si affianca a Men in Love, un'analoga raccolta sul versante maschile. Di Nancy Friday occorre ricordare anche Forbidden Flowers (Fiori proibiti).

Lyra libri, via Volta 43, 22100 Como, tel. 031-279146, Copiright 1986 A cura di Anna Del Bo Boffino. Traduzione di Anna Bertoni dall'originale inglese My Secret Garden, Pocket Books, New York. Nancy Friday Coipright 1973

Redazione di Roberto Baragiola. Coordinamento di Paolo Giomo. I edizione 1986. II edizione 1995.

Nancy Friday. IL MIO GIARDINO SEGRETO.

Lyra libri Sommario Presentazione di Marisa Rusconi Premessa 1. IL POTERE DELL'IMMAGINARIO A letto... con fantasia perché non scrivere un libro? 2. «FANTASIE? SE HAI ME» Frustrazione Insufficienza Valorizzazione del sesso Preludio Approvazione Esplorazione Iniziativa sessuale Insaziabilità Sogni a occhi aperti Masturbazione Lesbismo 3. LA CASA DELLA FANTASIA Temi erotici ricorrenti Stanza numero uno: anonimato Stanza numero due: in pubblico Stanza numero tre: violenza carnale Stanza numero quattro: masochismo Stanza numero cinque: umiliazione Stanza numero sei: terrore sensuale Stanza numero sette: proibito Stanza numero otto: trasformazione Stanza numero nove: la Madre Terra Stanza numero dieci: incesto Stanza numero undici: lo zoo Stanza numero dodici: il grosso negro Stanza numero tredici: ragazzini Stanza numero quattordici: feticismo Stanza numero quindici: altre donne Stanza numero sedici: prostituzione 4. «CHE IDEE SONO QUESTE?» Infanzia Rumori, parole Le donne guardano Vedere e leggere Libere associazioni 5. PERCHE' LA FOGLIA DI FICO? Le donne si vergognano Ansie maschili 6. LA FANTASIA ACCETTATA Chi non ha fantasie? Dalla fantasia alla realtà Vivere le fantasie, pro e contro Condividere le fantasie

Presentazione di Marisa Rusconi Se c'è una storia difficile, forse impossibile, da scrivere, è quella della liberazione femminile. Non solo perché è, oggi, incompiuta (e lo sarà ancora per un tempo indefinibile). La ragione è soprattutto un'altra: anche se il movimento delle donne ha dato il «la» a trasformazioni significative nei rapporti interpersonali e in quelli (un po' meno) individuo/istituzioni, anche se ha inciso in modo profondo sull'affermazione dei diritti civili (perfino sul piano legislativo) e sulla rottura della rigidità dei ruoli, in poche parole sulla qualità della vita, tuttavia il suo percorso sembra delineato da eventi più interiori che spettacolari, da ricerche più sotterranee che eclatanti, da sussurri più che da grida. Una vicenda di sentimenti, insomma, e come tale poco malleabile dagli strumenti della storiografia ortodossa. Più adatta, forse, a quel tipo di indagine, oggi del resto in auge, che si suole definire «microstoria», o, secondo i casi, «microsociologia»: i piccoli fatti dietro le quinte dei grandi scenari, gli stili di vita, la dimensione del quotidiano, assunti a mezzi di conoscenza di un'epoca, di un paese o di una fase politica. Chi comunque avrà il coraggio, un giorno o l'altro, di accingersi alla stesura di questa storia, o microstoria, dovrà tenere conto anche (soprattutto?) dell'immenso patrimonio di emozioni, desideri, intuizioni, fantasie, sogni, utopie che le donne hanno espresso (forse anche in secoli oscuri, ma silenziosamente) con prorompente forza collettiva negli ultimi quindici-vent'anni. Anche l'immaginario erotico femminile, tema di Il mio giardino segreto di Nancy Friday, fa parte di questo fiume sotterraneo, di questo fluire nascosto, quasi misterioso, pronto a emergere da un momento all'altro. Forse, anzi, ne rappresenta una delle correnti più tumultuose e vitali. Anche se, spesso, crea pericolosi mulinelli, controcorrenti o «punti morti». Per secoli però il moralismo del maschio, inteso come negazione dell'eros femminile (e credo anche come negazione della propria rimossa e negletta, ma insopprimibile, parte femminile), ha impedito a questo fiume emozionale e immaginifico di scorrere nel suo alveo naturale, ha obbligato le donne al silenzio. Direi di più: l'ipocrisia della cultura patristica alla fine ci ha contagiate, è diventata la nostra ipocrisia, non risparmiando neppure alcune fra le più sincere e accese femministe, che hanno giudicato al suo primo apparire Il mio giardino segreto scandaloso e perfino, cosa assai più grave, «contro le donne». (Anche parte dell'opinione pubblica definì «oltraggioso» il libro quando uscì per la prima volta negli Stati Uniti, nel 1973, eppure diventò in breve tempo uno straordinario best seller.) Ma cerchiamo di analizzare le ragioni di questo «grande equivoco». Tanti lumi ci possono venire proprio ricostruendo il percorso di Il mio giardino segreto. L'autrice racconta con garbo, e anche con sense of humour, l'occasione autobiografica che ha fatto scattare la scintilla della sua ricerca (le donne oggi, anche le saggiste più «seriose», e questo non è certo il caso della Friday, partono spesso da una situazione personale e, scrivendo, raccontano più o meno velatamente se stesse: un'altra conferma, in fondo, del bisogno femminile di comunicare in modo non effimero, di lasciare una traccia di sé; bisogno antico, certo, ma che ora ha fortunatamente qualche canale di espressione in più). Accade dunque all'autrice, quando era ancora assai giovane, di incontrare un amante perfetto, un amante Pigmalione, che però un giorno... Già, ma è meglio che i lettori conoscano il seguito nel resoconto che ne fa la Friday stessa, poche pagine

più avanti. Ciò che conta è stata questa sua (nostra) presa di coscienza: le fantasie sessuali maschili hanno da tempo (da sempre?) l'accettazione, quasi la legittimazione, sociale, sia nella forma più becera delle «storielle sporche» da bar, sia in quella più «nobile» della letteratura e del cinema erotico (fino a pochi anni fa quasi esclusivamente di autori maschi); l'immaginario che scaturisce dall'erotismo femminile, invece, non solo ha comportato per secoli un tabù, una censura, una rimozione da parte della società, ma è stato anche demonizzato, censurato, rimosso dalle protagoniste stesse, da noi donne. Come dice la Friday .(ci eravamo imprigionate a vicenda, avevamo tradito il nostro sesso e noi stesse... riducendoci a diffidare l'una dell'altra, costrette alla finzione, alla vergogna e, soprattutto, al silenzio). perché mai un simile autolesionismo dei desideri e della fantasia? Per un'infinità di cause, tutte comunque riconducibili alle regole della cultura maschile e tutte legate l'una all'altra come gli anelli di una catena infinita: educazione sessuofobica; negazione della propria identità o esaltazione di essa nelle uniche due formule consentite: donna-madre o donna per il piacere maschile; paura di non essere accettate dall'uomo, se si esce dagli schemi predominanti; terrore dell'abbandono, della stigmatizzazione-emarginazione sociale, della solitudine. Su questi argomenti non vale neanche la pena di insistere troppo perché manifesti e scritti del movimento femminista li hanno scandagliati a fondo negli ultimi tempi. Forse è necessario invece soffermarsi un attimo su un altro punto. Senza togliere nulla all'importanza di questo libro, che, fra l'altro, s'impone per il coraggio delle scelte, per la mole del materiale raccolto e per la puntualizzazione di ogni tema trattato (e per altri pregi di cui diremo più avanti), la mia impressione è che l'autrice trascuri l'apporto del femminismo, vero artefice di quella maturazione e nuova coscienza di sé dell'«altra metà del cielo», le quali a loro volta hanno reso possibile anche questa opera. Sono d'accordo con lei quando dice: «Noi donne stavamo aspettando una specie di pietra di paragone per misurarci, una regola sessuale fondata sul l'esperienza che fosse l'equivalente di quella che gli uomini si sono reciprocamente offerta». Ma noi eravamo il «sesso silenzioso». Sono però convinta che se tante donne (sono più di 400 fra intervistate e autrici di lettere-testimonianza) hanno accettato di collaborare a Il mio giardino segreto raccontando, dapprima con diffidenza e pudore, poi con l'entusiasmo della «parola ritrovata», esperienze che toccano la sfera più intima della loro esistenza (e poco importa se vissute fantasmaticamente), non è solo perché la nostra autrice (uso le sue parole) «ha sviluppato una tecnica per mettere in grado tutte le donne, tranne forse le più timide,» di verbalizzare le proprie «fantasie». Tecnica che, in sintesi, consiste nel non fare sentire isolate, e quindi colpevolizzate, le «creatrici di questi film mentali», mostrando loro le sfrenate imageries sessuali di altre donne, sostituendo insomma il loro teatrino privato, in cui recitare crea troppa ansia, con uno scenario per così dire sociale e collettivo, che, proprio in quanto tale, è assai più tranquillizzante. Questa, appunto, è tecnica o metodologia o abilità di intervistatrice, ideale per fare scaturire confessioni e testimonianze (forse altrimenti destinate a restare sepolte per sempre), ma non sufficiente a creare una consapevolezza liberatoria del proprio eros e dei suoi fantasmi. Tale consapevolezza arriva dunque da un «viaggio» del tutto diverso: è l'«onda lunga» del femminismo, che ha toccato in modi più o meno coinvolgenti, talvolta solo sfiorato, almeno una grande fetta

dell'universo femminile; è come un sasso lanciato nel mezzo di uno stagno: disegna cerchi concentrici sempre più larghi e calmi che raggiungono punti assai remoti, fino a lambire la riva. Voglio dire che non occorre aver fatto parte direttamente del movimento femminile, non occorre aver praticato l'autocoscienza o il «piccolo gruppo» (con i loro aspetti talvolta anche discutibili) per raccogliere, magari quasi a propria insaputa, qualche seme germogliato in luoghi lontani nello spazio e nel tempo. Ecco, infatti, che tra le donne intervistate da Nancy Friday alcune sono ex militanti dei movimenti di liberazione femminile; altre, invece, il femminismo l'hanno solo sentito nominare. Però, come vedremo, le differenze tendono ad annullarsi quando si entra nella sfera magica, ma anche crudele, dell'immaginario erotico. Il paesaggio femminile che scorre davanti ai nostri occhi leggendo Il mio giardino segreto è davvero vasto e vario: donne americane e inglesi (la ricerca è stata svolta sia negli Stati Uniti sia in Gran Bretagna); di tutte le età; bianche e nere; cattoliche, protestanti, ebree; di tutti i gruppi sociali ed economici; plurilaureate e con istruzione elementare; di ambiente urbano e rurale. Donne in carriera e contadine di lande quasi sperdute. Emancipatone rampanti nel più puro stile Dallas (o Dinasty) e provincialotte che hanno ancora come mito più alto lo scambio delle coppie. Intellettuali ultrapsicanalizzate e falsamente disinibite, come le protagoniste dei film di Woody Allen, e superginnasticate emule ante litteram di Rambo al femminile. Casalinghe frustrate e casalinghe soddisfatte. Rigidamente eterosessuali, bisessuali o omosessuali. Insomma, non si può certo dire che le intervistate non siano l'espressione della civiltà occidentale e postindustriale di oggi, anche se una delle critiche mosse in un primo tempo al libro è stata proprio quella di non rappresentare la «donna media». Accusa assurda: la «donna media» oltre tutto non esiste, è un'astrazione, una finzione statistica. Negli Stati Uniti questa «creatura del computer» ha 2,3 bambini, ha frequentato la scuola per 11,6 anni, si è sposata a 21 anni, 3 mesi e 2 giorni; adesso ha 32 anni e mezzo, ha rapporti sessuali 2,7 volte la settimana e morirà a 67 anni. Invece di perdersi dietro queste «barzellette statistiche», come suggerisce anche lo psichiatra Martin Shepard, autore della postfazione «In difesa di Nancy Friday», presentata nell'edizione originale, ci si dovrebbe chiedere: «una donna ragionevole può riconoscere che le fantasie raccolte in questo libro non le sono del tutto estranee?» E qui credo che la risposta dovrebbe essere positiva. Nella mia qualità di terapista / marito / essere sociale / amante, ho sentito parlare di fantasie di questo tipo da persone «comuni». Shepard Cita anche un collega, Seymour Fisher, autore di The Female Orgasm (L'orgasmo femminile) «un libro fondato su un metodo scientifico che la Friday non ha mai preteso di attribuire alla sua ricerca». E ricorda che Fisher ha trovato gli stessi temi predominanti nelle fantasie femminili. Non solo, ma ha anche «scoperto che non esiste alcuna relazione tra una determinata fantasia e lo stile di vita, l'educazione, l'orgasmicità, la salute o la malattia o qualsiasi altro aspetto della vita reale delle donne da lui studiate». Sembra importante sottolineare che l'autrice, più di una volta, insiste sulla stessa tesi di Fisher: perché è fin troppo facile cadere nel tranello dell'identificazione tra fantasia e realtà (anche se, è vero, spesso accadono impercettibili progressivi spostamenti dell'una verso l'altra). Anzi, attraverso le esperienze registrate, la Friday si è costruita la convinzione che è troppo semplice ridurre il «cinema mentale erotico» a una specie di «meglio che niente», ossia al solo compenso della

frustrazione. La fantasia si riferisce per definizione a qualcosa che non sta accadendo e alcune delle «storie immaginarie» qui raccolte sono espresse da donne che chiaramente non desiderano vederle diventare reali. «Piuttosto che essere il grido di donne frustrate», scrive l'autrice . molte fantasie femminili sembrano venire da un bisogno psichico di avere una conoscenza più completa di ciò che è stato loro tenuto nascosto da bambine. Per le donne il sesso è ancora una variabile infinita e inesauribile, l'unica via per chiarire il mistero di ciò che significa essere e sentirsi donna di fronte a se stesse e agli altri». Così, per esempio, non inganni il «sogno masochista» di molte testimonianze: di solito nasce dal tipo femminile che ha il terrore perfino di farsi un'iniezione. né tragga su una falsa pista la fantasia di stupro, altrettanto frequente: a crearla sono spesso donne che odiano la violenza sotto qualsiasi forma e sono sicure che se, nella realtà, un uomo alzasse anche solo un dito contro di loro, fuggirebbero a gambe levate. L'immaginario dunque, a differenza di altri fenomeni, non è riconducibile a un codice, a una cifra interpretativa. E come la formula di certe iniziazioni magiche nel misticismo orientale, che affascinò anche Ronald Laing, il padre dell'«antipsichiatria»: si attraversano sette porte, ogni porta conduce a un nuovo mistero, ma non c'è un punto di arrivo, non c'è «rivelazione». Certo, questo libro potrebbe costituire un invito a nozze per psicanalisti di ogni tipo, freudiani o junghiani, ortodossi o selvaggi, pronti a inondarci di interpretazioni e di teorie «del profondo». Ma non è questo che sembra interessare l'autrice (né le sue protagoniste). Con sollievo per noi tutti, anzi, Nancy Friday dichiara fin dall'inizio di «non voler giocare al dottore con le sue intervistate». né tanto meno, aggiungo io, ha «giocato» a fare la moralista. Ciò non toglie che abbia dovuto operare qualche intervento nel montaggio e nell'organizzazione dell'enorme «materia vivente» che si è ritrovata fra le mani. E in questo senso mi sembra significativo il terzo capitolo, che è un po' il baricentro del libro, in cui sotto il titolo «La casa della fantasia» si suddividono i diversi tipi di «immaginario erotico» in sedici stanze. Sul piano simbolico la scelta della «casa» mi sembra particolarmente felice, perché è il luogo femminile per eccellenza; così come le «stanze» danno l'idea di qualcosa di intimo e di teatrale al tempo stesso, spazi chiusi e insieme piccoli palcoscenici dove «recitare» in piena libertà il ruolo prediletto. Sul piano strutturale potrà sembrare una riduzione semplicistica; ma è una scelta che parte da un'osservazione precisa: ogni donna in genere tende a scegliere tra alcuni archetipi o situazioni standard la sua personale fantasia, per poi elaborarla, introducendo varianti, aggiungendo dettagli soggettivi, imprimendo insomma sul tema-base la propria unicità. A queste piccole «istruzioni per l'uso» da parte dei lettori, voglio aggiungere pochi avvertimenti finali. Anche se talvolta i racconti sono divertenti e spiritosi, non aspettatevi sempre una lettura gioiosa, lucida, ironica, poetica o romantica: al contrario, alcune esperienze, anche se vissute solo nella fantasia, possono risultare fastidiose, crudeli, banali, ossessive, impregnate di rituali ripetitivi, di sofferenze o di ingenuità (solo raramente si intravvede un eccesso di cultura «porno», che può avere plasmato i fantasmi del sesso). Non aspettatevi neppure, sempre, storie letterariamente affascinanti: il fascino «difficile» di queste testimonianze Sta anche nella loro autenticità-spontaneità e, naturalmente, Nancy

Friday non ha incontrato molte emule di AnaIs Nin, autrice di alcuni tra i più perfetti racconti erotici di tutta la letteratura; né molte adepte di Lou Andreas Salomè, che con La materia erotica è riuscita a produrre un saggio assai illuminante sull'eros femminile. Molte lettrici, probabilmente, riconosceranno i propri «sogni a occhi aperti», altre invece proveranno un senso di repulsione, forse perché hanno paura a identificarvisi o, più semplicemente, perché li sentiranno davvero estranei alla propria sensibilità, al proprio «stile di immaginazione». L'importante, credo, è che la tentazione di dare una forma idealizzata e, per così dire, sublimata ai nostri desideri non ci porti a rifiutare le verità più scomode: certi scenari dell'immaginario non ci piacciono perché sono il segno, tanto più inconfondibile quanto più essi nascono nelle sfere del subconscio, della nostra irrisolta dipendenza dall'uomo, dal suo erotismo e dalla sua cultura dell'erotismo. La nostra emancipazione «esterna» (professionale, sociale, economica, di parità nei diritti civili e così via) è andata ben oltre la nostra liberazione personale. Spesso (non sempre naturalmente) siamo donne che si muovono con sicurezza e leggerezza nel mondo (maschile) del lavoro e del «quotidiano»; non solo: facciamo l'amore con disinvoltura, siamo in possesso, come si dice oggi, di un «corpo liberato», però attente a non mettere in gioco le emozioni, i desideri di totalità, gli sperdimenti... Abbiamo dimenticato nel più profondo di noi stesse, in un angolo di buio e di paure, la «creatura erotica» (che non ha appunto niente a che fare con quella «sessuale»). Affrontare per lei il rischio più grande, il rischio del parto e della nascita, dovrebbe essere la nostra prossima meta; la ricomposizione di un'ormai antica schizofrenia fra mente, corpo e cuore. E anche un libro così «particolare», con i suoi messaggi talvolta teneri, talvolta crudeli, può aprirci la strada. Premessa. Per la prima volta nella storia dell'umanità noi donne stiamo cercando di scoprire che cosa abbiamo in comune tra di noi. Da una parte per conoscere meglio noi stesse, invece di restare il «sesso silenzioso». Dall'altra per trovare legami e rapporti significativi con altre donne. A questo proposito, mi sembra interessante e positivo che, sebbene la metà delle donne che hanno contribuito alla stesura di questo libro siano inglesi, è impossibile distinguere le risposte delle americane da quelle delle donne che vivono in Gran Bretagna. Per capire che cosa significhi essere una donna, né la nazionalità né la classe sociale sono più indicati che la franchezza nell'esprimere i nostri sentimenti e i nostri desideri. Dopo la pubblicazione di tay Secret Garden (Il mio giardino segreto) in America, mi sono state spedite migliaia di lettere di donne che corrispondono esattamente alle risposte che ho ricevuto nei miei viaggi di ricerca in Inghilterra: «Non ho mai sentito altre donne esprimere pensieri come questi. Pensano di essere una specie di anormale o di pervertita ad avere idee così strane sul sesso. Ora mi sento accettabile, anche da me stessa. Grazie a dio, non sono la sola». Nancy Friday . 1. IL POTERE DELL'IMMAGINARIO

A letto... con fantasia Dentro di me, come nell'atto del fottere, sono al culmine... Siamo a una partita di football, fa molto freddo. Ci stringiamo in quattro o cinque sotto una grande coperta. All'improvviso balziamo in piedi per vedere Giorgio il Migliore che corre verso il goal. Mentre si lancia velocissimo attraverso il campo, ci giriamo come un corpo solo, avvolti nella coperta, gridando tutti eccitati. Qualcuno, uno degli uomini (non so chi, e nell'eccitazione non riesco a distinguerlo) mi si è stretto più ancora, da dietro. Mi fa piacere e lo incoraggio, la mia voce è un'eco della sua, che mi soffia calda sul collo. Sento la sua erezione e lui mi prende per i fianchi, e mi fa aderire al suo corpo. Giorgio è bloccato, ma tutta l'azione, grazie a dio, continua verso quel goal e siamo tutti tesi a seguirla, tifando al massimo. Lo sconosciuto ha sfoderato il suo uccello, che è finito tra le mie gambe; ha fatto un buco nel collant sotto la gonna corta ed io grido più forte mentre il goal si avvicina velocemente. Saltiamo tutti su e giù, e devo alzare le gambe fino al gradino superiore della tribuna, mantenermi in equilibrio; ora l'uomo dietro di me può penetrarmi più facilmente. Stiamo tutti saltellando, urtandoci l'un l'altro e lui mi mette le braccia intorno alle spalle per accordare il nostro ritmo. Ora è dentro di me, dritto sparato come una canna di fucile; mio dio, è come se mi arrivasse in gola! «Forza Giorgio! Dai, vai, corri corri!» Strilliamo insieme, più forte degli altri, facendoli applaudire intensamente e spingiamo al massimo l'eccitazione, siamo i leader degli applausi, mentre dentro di me lo sto sentendo diventare sempre più grosso e duro, e spingere sempre più a fondo, e ogni applauso a Giorgio sottolinea il ritmo del nostro fottere, e intorno sono tutti dalla nostra parte, e applaudono a noi ed al goal... E difficile separare le due cose, ora. E l'ultimo goal di Giorgio, tutto dipende da lui; stiamo tifando pazzamente, come se fossimo noi a raggiungere il goal. La mia eccitazione diventa selvaggia, senza più alcun controllo, mentre urlo a Giorgio che lo segni, come lo segniamo noi, così arriviamo tutti insieme alla meta. E intanto l'uomo dietro di me urla a squarciagola, stringendomi in uno spasimo di piacere, Giorgio tira ed io... FINE DI UNA RELAZIONE. «Dimmi a che cosa stai pensando» chiese l'uomo che stava davvero facendo l'amore con me, e le sue parole avevano la stessa carica dell'azione nella mia fantasia. Poichè non avevo mai smesso di fantasticare, e dal momento che eravamo tanto sicuri della nostra spontaneità e corrispondenza, pensai di non dovergli nascondere ciò che mi era passato per la testa. Gli raccontai la mia fantasia. Immediatamente uscì dal letto, si infilò i pantaloni e se ne andò. Giacevo tra le lenzuola spiegazzate, respinta così bruscamente senza capire perché, e guardavo lui che si rivestiva. Era solo una fantasia, cercai di spiegare; non desideravo affatto l'altro uomo della partita di football. Era senza volto! Nessuno! Non avrei mai avuto questi pensieri, tanto meno ne avrei parlato apertamente, se non fossi stata così eccitata, se lui, il mio vero amante, non mi avesse stimolata al punto che avevo abbandonato tutto il mio corpo, tutta me stessa, anche il mio pensiero. Non capiva? Lui e il suo modo meraviglioso e appassionato di fare l'amore avevano fatto emergere le fantasie che, a loro volta, mi avevano resa ancor più appassionata. Perciò cercai di sorridere, lui avrebbe dovuto esserne orgoglioso, felice per noi due...

Quel mio amante era uno dei pochi uomini in grado di capire che a letto si può stare con umorismo e allegria: una delle sue migliori attrattive, per me. Ma non trovò niente di umoristico o di allegro nella mia fantasia calcistica. Come ho detto, se n'è andato. La sua rabbia e la vergogna che ne avevo provato (e scrivere questo libro mi ha fatto capire che ne risento ancora) segnarono l'inizio della fine della nostra relazione. Fino a quel momento il suo motto era sempre stato «ancora!». Mi aveva convinta che non c'erano limiti sessuali oltre i quali non potessi andare; il suo incoraggiamento era stato come il colpo che un bambino da a un cerchio, per farlo correre sempre più in fretta, e mi aveva spinto ben oltre quanto avevo sempre desiderato fare, ma ero stata troppo timida anche solo per immaginarlo, con altri. La timidezza non era il mio stile, ma sessualmente ero ancora figlia di mia madre. Sentivo che, lui mi aveva liberata da quell'imbarazzo pudibondo che intellettualmente rifiutavo come assurdo, ma che il mio corpo non era ancora riuscito a superare. Era orgoglioso dei miei sforzi e mi aveva resa orgogliosa di me stessa. Lo amavo e mi amavo. Ripensando ora a quel mio amante che diceva «tutto è lecito», capisco di aver solo recitato troppo felicemente le sue fantasie da Pigmalione alla D. H. Lawrence. Ma le mie? Non voleva saperne. Non dovevo essere il coautore di quell'affascinante romanzo dal titolo «Come essere Nancy», anche se si trattava della mia vita. Non dovevo agire, ma lasciarmi manovrare secondo i suoi desideri. Dove sei ora, mio vecchio amante? Se ti aveva sconcertato la mia fantasia «dell'altro uomo», che cosa avresti pensato di quella sul cane dalmata del mio prozio Henry? O di quella sull'unico membro della mia famiglia che ti piaceva, il prozio Henry in persona, come appare nel ritratto sul pianoforte di mia madre, quando gli uomini portavano baffi che facevano il solletico e le donne gonne lunghe fino ai piedi? Vedi che cosa mi sta facendo il prozio Henry sotto il tavolo? Soltanto non ero io: mi ero travestita da ragazzo. LA POTENZA DELLA FANTASIA. O ero io? Non ha importanza. Non con le fantasie. Che esistono solo per la loro elasticità, per la loro capacità di incorporare immediatamente ogni nuova impressione, immagine o idea, o, come nei sogni, che sono loro parenti stretti, di contenere simultaneamente idee contrastanti. Espandono, innalzano, distorcono o esagerano la realtà, trascinandoci più in fretta nella direzione in cui l'inconscio spudorato sa già di voler andare. Mettono il sé attonito di fronte all'incredibile, all'opportunità di concepire l'impossibile. Ci furono altri amanti e altre fantasie, ma non avevo mai più presentate le une agli altri. Finchè non incontrai mio marito. Un uomo buono porta alla luce il meglio dell'amante, desidera tutto di lei, e cercando la sua essenza non solo accetta tutto quello che trova, ma fa in modo che nulla venga meno. Bill riportò allo scoperto le mie fantasie, facendole uscire da quelle profondità dove prudentemente avevo deciso che dovessero restare nascoste. Erano vivide e vigorose come sempre, ma non si doveva parlarne. Non dimenticherò mai la sua reazione quando timidamente, ancora vulnerabile e un po' vergognosa, decisi di raccontargli la fantasia che avevo avuto. «Che immaginazione!» disse. «Non riuscirei neppure a sognare qualcosa di simile. Stavi davvero pensando questo?» tai guardava ammirato e divertito, trasformando in gioia il mio imbarazzo;

compresi quanto mi amasse e che, amandomi, amava ogni cosa che arricchisse la mia vita. Per lui le mie fantasie erano la rivelazione improvvisa di un nuovo giardino di piacere, che ancora non conosceva, dove lo avrei invitato a entrare. perché non scrivere un libro? Il matrimonio mi aveva liberata da molte pastoie e mi aveva dischiuso nuovi orizzonti. Se a Bill le mie fantasie sembravano così rivelatrici e creative, perché non inserirle nel romanzo che stavo scrivendo? Naturalmente parlava di una donna, e altri lettori, oltre a mio marito, uomini e donne, sarebbero stati interessati da questa nuova prospettiva, rivelatrice di quanto può passare in una mente femminile. Così dedicai un intero capitolo del libro alla descrizione di un lungo sogno idilliaco a occhi aperti, che esprimeva le fantasie erotiche della protagonista. Pensavo che fosse la parte migliore del libro, che quella fosse la stoffa di cui son fatti i buoni romanzi. Ma il redattore editoriale, un uomo, era scandalizzato. Disse che non aveva mai letto niente di simile (proprio per questo valeva la pena di scriverlo, pensavo). Quelle fantasie facevano apparire l'eroina una specie di maniaca sessuale, diceva. «Se è così pazzamente innamorata del tipo che sta facendo l'amore con lei, e lui lo fa così bene, perché mai si inventa tutte queste altre storie assurde... perché invece non pensa a lui?» Avrei potuto chiedergli a mia volta perché hanno fantasie erotiche anche gli uomini. perché gli uomini cercano le prostitute per certe prestazioni, quando hanno a casa signore completamente disponibili? perché i mariti comprano alle mogli giarrettiere in pizzo nero e reggiseni che scoprono i capezzoli, se non per realizzare le proprie fantasie? In Italia certi uomini gridano «Madonna mia» quando vengono e non è insolito, come leggiamo in Eros Denied (Eros negato), che un inglese fantasioso paghi una signora per avere il privilegio di ciucciarsi le fragole alla crema con cui lei ha gentilmente imbottito la propria prugnetta (come faceva Nanny). perché è perfettamente accettabile (e vendibile) che nei cartoni animati si presenti la figura di Joe. Qualsiasi che se ne sta sul marciapiede a occhieggiare la bionda appetitosa di passaggio, mentre nel fumetto sulla sua testa la immagina nelle posizioni più esotiche? Mio dio! Ben lungi dall'essere considerata reprensibile, quest'ultima fantasia maschile sembra divertente, una barzelletta per famiglie, qualcosa che un padre può spartire col proprio figlio. GLI OSTACOLI MASCHILI. Gli uomini si scambiano le loro fantasie erotiche quando bevono, e le chiamano storielle sporche; se per caso un uomo non le trova divertenti è considerato un po' strano. Filmetti osceni suscitano l'ilarità generale ai pranzi studenteschi ed ai congressi dei commessi viaggiatori. E quando Henry Miller, D. H. Lawrence e Norman Mailer, per non parlare poi di Jean Genet, mettono le proprie fantasie sulla carta, esse vengono riconosciute per quello che sono: arte. Queste fantasie erotiche maschili si chiamano «romanzi». perché, allora, avrei potuto chiedere al redattore, le fantasie erotiche di una donna non si dovrebbero chiamare allo stesso modo? Ma non dissi nulla. L'insinuazione del redattore, come il ripudio del mio vecchio amante, mi aveva colpita dov'ero più sensibile, in quell'area dove le donne, sapendo ben poco della propria natura erotica e di quella delle altre, sono più vulnerabili. Che cosa significa essere donna? Forse io non ero femminile? Se

si pone questa domanda sempre e solo a se stesse, la risposta non può bastare, anche se non ci sono motivi di dubbio. Ma è diverso sapere che la questione è stata posta da qualcun altro e considerata in un modo indefinibile, oscuro, inimmaginabile, tra confronti e competizioni. Che cosa significa veramente essere donna? Non volevo discuterne con quel funzionario maschilista, che si sarebbe detto avesse un dito sul pulsante erotico del mondo (aveva pubblicato James Jones e Norman Mailer e probabilmente condiviso con loro idee sessuali non pubblicabili), così presi me stessa, il mio romanzo e le mie fantasie e me ne andai a casa, dove eravamo apprezzate. Così lasciai il libro in attesa. Il mondo non era ancora pronto per le fantasie erotiche femminili. Avevo ragione. Allora non era un'idea commerciabile, anche se sto parlando di quattro anni fa e non di quattrocento. La gente diceva di voler sentir parlare delle donne, di quello che le donne pensavano. Ma gli uomini non volevano realmente sapere qualcosa di nuovo e forse potenzialmente minaccioso a proposito delle donne. Ciò poteva porre immediatamente il problema di un riallineamento sessuale a scapito della posizione (di superiorità) maschile. E neppure noi donne eravamo ancora pronte a spartire tra di noi le nostre comuni conoscenze, che restavano inespresse. Noi donne stavamo aspettando (e ne avevamo bisogno) una specie di pietra di paragone per misurarci, una regola sessuale fondata sull'esperienza, che fosse l'equivalente di quella che gli uomini si sono sempre reciprocamente offerta. Ma le donne erano il sesso silenzioso. Per piacere ai nostri uomini ci siamo costrette a tener segreti i nostri desideri sessuali, a vergognarcene, a non confidarci l'un l'altra, cioè a fare quello che gli uomini pensavano fosse necessario per la loro felicità e la loro libertà. Ci eravamo imprigionate a vicenda, avevamo tradito il nostro sesso e noi stesse. Gli uomini si sono sempre associati per darsi reciprocamente appoggio ed incoraggiamento fraterno, tenendo aperte per se stessi le maggiori opportunità possibili per le avventure e i capricci sessuali. Le donne no. PARLARE DI SESSO. Per gli uomini parlare di sesso, scrivere e speculare sull'argomento, scambiandosi confidenze e cercando consigli e incoraggiamento è sempre stato qualcosa di socialmente accettato e, infatti, abbandonarsi a una certa quantità di spacconate di solito è considerato un atteggiamento da vero uomo, da simpatico compagnone. Ma la stessa cultura che aveva dato agli uomini questa libertà l'aveva severamente vietata alle donne, riducendoci a diffidare l'una dell'altra, costringendoci alla finzione, alla vergogna e, soprattutto, al silenzio. Io stessa, probabilmente, non avrei mai deciso di scrivere questo libro sull'immaginario erotico femminile se le voci di altre donne non avessero rotto questo silenzio, offrendomi non solo quella pietra di paragone che andavo cercando, ma anche la consapevolezza che altre donne forse desiderano ascoltare le mie ipotesi, tanto avidamente quanto io desidero ascoltare le loro. All'improvviso la gente non si limitava più solo a dire di voler ascoltare l'opinione delle donne, ora le donne parlavano davvero, senza aspettare di essere interrogate, si scambiavano esperienze e desideri, migliaia di donne si davano sostegno reciproco, unendo le loro voci, i loro nomi, la loro presenza, alle forze di liberazione che promettevano alle donne una nuova spinta qualcosa «di più».

LE DONNE COMINCIANO A ESPRIMERSI. La liberazione era nell'aria. Con la crescente liberazione dei corpi delle donne, anche le nostre menti si preparavano alla libertà. L'idea che le donne avessero fantasie erotiche, l'enigma di quel che potevano essere, la prospettiva di poter trovare finalmente una risposta alla vecchia domanda che gli uomini avevano sempre posto, «A che cosa stai pensando?», all'improvviso affascinava gli editori. Non si trattava più di un editore che, badando alle vendite, subodorava l'affare rappresentato dalla pubblicazione di una serie di romanzi sexy scritti da signore sexy: avrebbero aggiunto qualcosa di insolito e di stuzzicante ai vecchi scenari porno, che erano sempre stati scritti da uomini. Ora l'argomento sfuggiva al controllo degli editori: le donne stavano scrivendo libri sul sesso, ma dal loro punto di vista (non più le donne viste attraverso la lente deformante dell'immaginario erotico maschile), e la camera da letto era un ambiente del tutto nuovo. Evidentemente, con la liberazione delle donne anche gli uomini sarebbero stati liberati dagli stereotipi che presentavano le donne noiose, pudibonde e necessariamente malvage, nella migliore delle ipotesi come inferiori all'uomo. Immaginate! Parlare a una donna poteva essere più divertente che passare una nottata con gli amici! In questa situazione non c'era da sorprendersi che la mia idea affascinasse tutti. «Penso di scrivere un libro sull'immaginario erotico femminile» avevo detto a un gruppo di amici molto colti e intelligenti. In un primo momento l'idea era piaciuta a tutti. Ogni altro discorso si era interrotto. Uomini e donne si giravano verso di me con un mezzo sorriso di eccitazione. Scoprii che tutti erano ben disposti a incoraggiarmi, ma solo restando nel vago. «Oh, intendi il vecchio sogno dello stupro?» «Non vorrai parlare di qualcosa come King Kong, vero?» GLI UOMINI SI SENTONO MINACCIATI. Ma quando cominciai ad esporre alcune fantasie con quel tipo di dettagli che porta in ogni racconto il senso della vita e rende l'esperienza verbale qualcosa di emotivamente autentico, il senso di agio intorno alla tavola del ristorante cessò bruscamente. Gli uomini erano diventati aggressivi e nervosi (ah, mio vecchio amante, sei un tipo universale!) e le loro donne, ben lungi dall'offrire un contributo con le loro fantasie personali, un'idea che inizialmente avrebbe potuto affascinarle, si erano chiuse in se stesse come ostriche. Se qualcuno parlava, era un uomo: «perché non raccogli le fantasie maschili?» «Le donne non hanno bisogno di fantasie, hanno noi.» «Le donne non hanno fantasie erotiche.» «Forse può avere delle fantasie una vecchia prugna rinsecchita che nessuno vorrebbe. Qualche nevrotica frustrata. Ma la donna normale, sessualmente soddisfatta, non ne ha certo bisogno.» «Chi ha bisogno di fantasie? Che cosa c'è che non va nel buon vecchio sesso?» Il buon vecchio sesso va sempre bene. Anche l'asparagus va sempre bene. Ma perché non mettere nel mezzo anche i tulipani? Cercavo di spiegare che non si trattava di un bisogno, che una donna non è meno donna se non ha delle fantasie. (O che, se le ha, non significa necessariamente che il suo uomo non sia all'altezza). Ma se una donna ha delle fantasie, e se desidera averne, non deve vergognarsene o pensare di essere anormale e non dovrebbe pensarlo neanche il suo uomo. Le fantasie dovrebbero essere considerate un'espansione della propria sessualità. Ma era proprio l'idea che nelle loro donne ci fosse un potenziale

erotico sconosciuto a turbare gli uomini: si sentivano minacciati da un rivale invisibile e onnipotente. «Fantasie durante il sesso? Mia moglie? perché mai, Mariuccia non ha fantasie erotiche...» E poi guardava la sua Mariuccia con un misto di minaccia e un'ombra di dubbio: «Hai delle fantasie, Mariuccia?» Ero sempre più meravigliata di scoprire che tanti uomini intelligenti e aperti alle idee nuove fossero così sconvolti all'idea che le loro mogli potessero avere dei pensieri erotici, sia pure fugaci, che non fossero esclusivamente per loro. PARLARE FRA DONNE. E naturalmente la loro ansia si comunicava alle loro Mariucce. Ben presto ho imparato che non era il caso di fare questo tipo di ricerca in gruppi misti. Un po' ingenuamente, avevo pensato che la presenza di un marito o di un amante stabile sarebbe stata rassicurante e incoraggiante. Adesso capisco che era Stato uno sbaglio da parte mia credere che anche un uomo avrebbe potuto essere interessato, che lo avrebbe incuriosito l'idea di scoprire qualcosa di nuovo nella vita sessuale della sua partner e che se lei si fosse sentita intimidita o diffidente lui avrebbe potuto incoraggiarla. Naturalmente le cose non stanno così. Ma anche parlando fra donne, senza l'imbarazzo che l'argomento suscitava in presenza dei loro uomini, era difficile ottenere qualcosa, superare il timore di riconoscere le loro fantasie, non tanto di fronte a me quanto di fronte a se stesse. Le donne si sforzano di distorcere i loro pensieri, seppellendo le loro fantasie nei recessi più profondi dell'inconscio, non per paura di essere respinte dai loro uomini, ma per qualche altro motivo. UN'IPOTESI DI LAVORO. Non volevo giocare al dottore con i contributi delle mie donne; non era mai Stata mia intenzione analizzare le loro fantasie. Volevo solo trovare una conferma della mia convinzione: che esiste un immaginario erotico femminile e che si deve riconoscere che le donne possono avere, come gli uomini, desideri e bisogni sessuali non realizzati che per lo più trovano sfogo solo nella fantasia. Pensavo, e penso, che se questo genere di notizie diventerà concreto, la donna che fantastica avrà uno sfondo dove collocarsi. Non avrà più il terrore vertiginoso di essere la sola ad avere queste idee e questi pensieri strani e incontrollabili. ALCUNI UTILI ESPEDIENTI. Così ho sviluppato una tecnica per mettere in grado tutte le donne, tranne forse le più timide, di verbalizzare le proprie fantasie. Se, come accadeva in molti casi, la prima reazione era: «Chi, io? Mai!» esponevo una o due fantasie che avevo già raccolto da altre donne più sincere. Questo attenuava l'ansia: «Credevo che le mie idee fossero sfrenate, ma erano candide in confronto a quelle di questa tizia» Oppure nasceva uno spirito di competizione, che non è mai del tutto assopito nel nostro sesso: «Se crede che la fantasia che mi ha dato da leggere sia tanto sexy, provi a leggere la mia». In questo modo, senza insistere troppo, avevo messo insieme una collezione piuttosto consistente. Dopo tutto, fino a quel momento, tutti i dati che avevo raccolto venivano da donne di mia conoscenza o da amiche di amiche, che a volte mi telefonavano o mi scrivevano per dirmi che avevano sentito parlare di ciò a cui stavo lavorando e che mi avrebbero aiutata volentieri

facendosi intervistare. A un certo punto, però, mi sono resa conto che, se volevo che la mia collezione di fantasie non si limitasse a uno spaccato della mia ristretta cerchia di amiche, dovevo andare più lontano. Così ho messo un annuncio su giornali e riviste per raggiungere un pubblico vasto e variato. L'annuncio diceva semplicemente: FANTASIE EROTICHE FEMMINILI. si richiedono da seria ricercatrice. Si garantisce l'anonimato. Box XYZ. IL BISOGNO DI COMUNICARE. Per quanto sia stata incoraggiata da mio marito e dallo spirito dei tempi in cui viviamo, sono state soprattutto le lettere che ho ricevuto a determinare il mio atteggiamento verso questo lavoro. Non sono una che fa le marce di protesta e neppure una crocerossina, ma in quelle lettere c'erano richieste d'aiuto e sospiri di sollievo che mi hanno commossa e sollecitata. Cominciavano quasi sempre così: «Grazie a dio, posso confidare questi pensieri a qualcuno; finora non ne avevo mai parlato ad anima viva. Me n'ero sempre vergognata, sentendo che gli altri li avrebbero trovati contro natura e che mi avrebbero considerata una ninfomane o una pervertita». Mi sembra onesto confessare che avevo cominciato questo libro perché mi incuriosivano le mie fantasie e la strana sindrome esplosiva, un misto di eccitazione e ansia, che l'argomento suscitava negli altri; la mediocrità compiaciuta di sé, e tipicamente maschile, dell'amante che mi aveva respinta e dell'editore che sapeva tutto mi avevano spinta a continuare; ma il mio è diventato un impegno serio e importante quando mi sono resa conto di ciò che poteva significare non solo per quelle donne, a volte malinconiche, a volte allegre, di solito anonime che mi avevano scritto, ma anche per le migliaia e migliaia di donne che, sebbene fossero troppo imbarazzate, isolate, o vergognose per scrivere, potevano forse trovare il coraggio di leggere. Oggi abbiamo un fiorire di donne che scrivono esplicitamente e francamente di sesso e di quanto succede nel pensiero e nel corpo di una donna durante l'atto sessuale. Scrittrici meravigliose come Edna O'Brien e Doris Lessing. Ma persino donne che parlano schiettamente come queste sentono il bisogno di un ultimo settimo velo per nascondere la propria sessualità: quanto scrivono si definisce «romanzo». E un velo che credo sarebbe interessante e anche utile rimuovere, per fare un passo avanti verso la liberazione di tutti noi, donne e uomini. perché nessun uomo può sentirsi veramente libero a letto con una donna che non lo è. Mettere insieme questo libro è stato molto istruttivo. Imparare come sono le altre donne, sia nella loro fantasia sia nella realtà (spesso è difficile separare le due cose), mi ha fatto restare a bocca aperta; a volte mi facevano ridere di gusto, altre volte arrossire; spesso sospirare; ho sentito un po' di imbarazzo, un po' di invidia, moltissima simpatia. Trovo le mie fantasie più divertenti di alcune, meno poetiche di altre, quasi sempre più sensazionali, ma sono le mie. Naturalmente le mie fantasie migliori, le favorite del momento, i numeri uno, due e tre del mio nutrito repertorio, qui non sono incluse. Ho imparato anche che è divertente condividere le fantasie, ma una volta condivise metà della loro magia, del loro potere e del loro incanto se ne va. Sono come sassolini rimasti sulla spiaggia dopo che l'acqua si è ritirata. E un mistero? Lo siamo anche noi.

2. «FANTASIE ? SE HAI ME»... Frustrazione. MADGE. Per lo più si pensa che le fantasie erotiche femminili rispondano a un bisogno, che riempiano un vuoto; che siano un sostituto della realtà, e che come ali non emergano in momenti di pienezza sessuale, ma quando manca qualcosa. Quindi, visto che secondo la concezione popolare alla radice dell'immaginario femminile ci sarebbe la frustrazione, cominciamo con le fantasie di due donne frustrate. Che sollievo poter ammettere di avere delle fantasie e raccontarle a qualcuno che capisce quanto sia naturale averle. Ho regolarmente una fantasia determinata dallo scarso interesse di mio marito. Fa l'amore con me ogni cinque o sei settimane ed è sempre la stessa cosa. Siamo a letto con la luce spenta e lui comincia a masturbarsi. Spesso continua per mezz'ora o anche più. (Una volta voleva che lo facessi io, ma adesso non ci tiene.) Lo sento respirare pesantemente e comincia ad avere un'erezione, allora tira su la mia camicia da notte (sempre sotto le lenzuola) e dice: «Apri le gambe» e dopo due secondi viene dentro di me, si tira indietro e si addormenta. Per tutto questo tempo, e specialmente dopo, quando so che dorme, mi consolo da sola e mi godo veramente la mia fantasia. Mi trovo all'ingresso di una grande casa; la porta si apre e un negro grande e grosso, con una bella negra dietro di lui, mi afferra e mi tira dentro, mentre la donna lo aiuta spingendomi. Mi trascinano in una stanza dove un grande alsaziano, molto maschio ovviamente, è tenuto al guinzaglio da un ragazzo sui quattordici anni. Il ragazzo è nudo, mi si ordina di spogliarmi nuda. «Fa vedere che cos'hai» dice il negro, guardandomi maliziosamente. Protesto e lui tira fuori la frusta mentre sua moglie mi strappa i vestiti di dosso e mi lega le mani dietro la schiena. Poi gli toglie i pantaloni ed espone il suo uccello, che è enorme e duro mentre lei ne fa scorrere il prepuzio avanti e indietro. Sono costretta a inginocchiarmi di fronte a lui e, quando me lo ordina, devo pronunciare le parole «uccello» e «cazzo». Mi fa implorare di essere fottuta e mi fa ripetere parecchie volte la parola «fottuta». Allora il cane viene sciolto e io sono costretta a sdraiarmi sul dorso mentre il cane, con le moine, è attirato su di me in modo che la mia faccia sia vicino al suo uccello ed esso mi lecchi la fica. Devo stare a contatto del suo cazzo e strusciarmici dolcemente. Alla fine mi fanno correre in tondo e succhiare l'uccello del cane, mentre il negro mi guarda per essere sicuro che lo faccia davvero. Poi mi fanno sdraiare su una panca e la donna porta il cane tra le mie gambe, tenute ben aperte, e guida il suo cazzo che sento entrare diritto dentro di me. Il ragazzo mi guarda e adesso la moglie è nuda. Devo pregare per una scopata, mentre l'uomo strofina il suo membro contro la mia bocca finchè non diventa grosso e umido. Me lo fa leccare e all'improvviso mi alza la testa e mi caccia a forza il suo cazzo massiccio in bocca e mi tiene il naso in modo che io sia costretta a succhiare e ad inghiottire il suo sperma. Sembra schizzare senza fine giù per la mia gola. Infine sono obbligata a succhiare una tetta di sua moglie e leccarle la fica finchè non è completamente soddisfatta, mentre il ragazzo si sfoga sulla mia fica e il mio ventre. La fantasia svanisce e io sono bagnata, mentre le mie dita strofinano la fica fino all'orgasmo. Lei pensa che tutto questo sia dovuto a tendenze lesbiche e al mio segreto desiderio di avere le attenzioni di un ragazzino? [Lettera] Agli esseri umani è stato insegnato a non discutere,

quando, come spesso accade, si trovano di fronte a una massa di esperienze non spiegate o sconcertanti. Così Madge non solo non può avere le risposte, ma non può neppure conoscere quali siano i suoi veri problemi. La genericità della sua frase finale, in cui si chiede il significato della sua fantasia, fa quasi spezzare il cuore. DOT. Abbiamo dormito insieme regolarmente per due anni e, in quel periodo, ho avuto tre brevi avventure, ma siamo sposati solo da otto settimane. Credevo di essere ben preparata a tutte le disillusioni postmatrimoniali che provano le giovani spose, ma una mi ha colto di sorpresa. Prima del nostro matrimonio avevamo una vita sessuale varia, molto spontanea e immaginosa. Sebbene mi fossi masturbata fin dalla pubertà, solo un anno fa ho scoperto la mia clitoride e provato il primo orgasmo. Da allora il mio compagno è stato fin troppo ansioso e impegnato a usare questa scoperta e praticamente non mancava mai di masturbarmi fino all'orgasmo, sia immediatamente prima sia durante il rapporto. Da quando siamo sposati, però, la nostra vita sessuale è arrivata a un punto morto in confronto a quella che avevamo prima. Ammetto che abbiamo degli orari di lavoro più pesanti e che lui spesso è troppo stanco, ma persino la domenica pomeriggio (che una volta per noi era il giorno da passare tutto a letto a far l'amore) il massimo che posso aspettarmi è un tranquillo sonnellino. E questo è durato abbastanza, per me, da farmi diventare rabbiosa e frustrata, così ho deciso di pensarci da sola. Tutto questo divagare è il mio modo disorganizzato di introdurre l'argomento delle fantasie. Quando mio marito decide davvero di far le cose sul serio, in genere diventa tutto un affare di slam-bam-grazie-mhmm. E qui entra in gioco la mia immaginazione. Avevo scoperto che, per quanto mi concentrassi per raggiungere l'orgasmo, lui non me ne dava il tempo. Così, a poco a poco, ho capito che ci arrivavo più in fretta se mentalmente mi rappresentavo una situazione carica di erotismo. Dopo aver provato diverse fantasie, mi sono accorta che tutto diventava più rapido e più soddisfacente se ogni volta mi affidavo alla stessa fantasia. E più la uso, sia durante i rapporti sia masturbandomi, più la fantasia diventa vivida e realistica. Questa particolare fantasia è breve e di solito la ripeto parecchie volte, omettendo il finale finchè non sento salire l'onda dell'orgasmo. Vedo un locale dove si trovano diversi uomini di mezza età, distinti ed eleganti. Uno di loro fa la parte di mio marito o custode; è anonimo e in realtà non ha nessun particolare rapporto con me. Dirige le mie azioni e sembra che sia il capo degli uomini. Io entro, vestita con un bell'abito estivo, leggero e a due pezzi. L'uomo spiega agli altri che sembro un po' imbarazzata, ma in realtà sono un'esibizionista. Mi dice di togliere la camicetta e di lasciar vedere il seno nudo. Poi mi fa sdraiare su un tavolino, col seno che pende liberamente da una parte e il sedere dall'altra. Suggerisce ai suoi amici di mettermi attorno ai seni le loro coppe di champagne, perché qualcosa di gelato mi eccita. (Quando mio marito ed io avevamo giorni e notti migliori facevamo spesso cose del genere.) Intanto, nella fantasia, l'uomo fa scivolare le mani sotto la mia gonna e le mutandine e mi massaggia il didietro.

Non sfiora neppure la clitoride o la vagina, solo il sedere. Dice agli altri uomini quanto è meraviglioso il mio culo bianco e grosso e chiede: «Vi piacerebbe vederlo?» Mi accarezza ancora un po' e poi lentamente solleva la gonna ed espone il mio didietro, ancora in mutandine. Lo massaggia ancora, elogiandolo agli amici. A questo punto comincia il mio orgasmo, e quando sono pronta lo immagino mentre fa scivolare molto lentamente le mutandine lungo le cosce. Se non sono ancora arrivata al culmine, ripeto la fantasia dal momento delle coppe di champagne oppure aggiungo al finale una leggera sculacciata. Mentre egli mi sculaccia spiega agli altri che gode a vedere le mie natiche bianche diventare rosa. Ho avuto per la prima volta questa fantasia mentre mi masturbavo nella vasca da bagno. Ora la rinnovo quasi ogni giorno, se non a letto con mio marito, nella vasca, con un getto d'acqua ben diretto. Sono curiosa di sapere per quanto tempo questa fantasia basterà, quando comincerà ad annoiarmi. Comincio a pensare che sia proprio l'idea di questa fantasia ad accendermi, una specie di azione riflessa. Ma finché funziona tiene allegro il nostro matrimonio, compresa la nostra vita sessuale. [Lettera] INSUFFICIENZA. Prima di passare a motivi più stimolanti per fantasticare, ragioni positive con le quali io stessa mi identifico, ma che mi fanno sentire ancora, persino dopo aver messo insieme questo libro, un misto di eccitazione e di ansia, vorrei esporre qualche altra variante sul tema della frustrazione: la solitudine sessuale è uno dei temi più universali, che tutti possiamo comprendere. Louella, Irene e Maria hanno una vita erotica talmente povera che nelle loro fantasie ci sono solo violenza e alienazione. Chi è ben piaciuto può scegliere, assaggiando qua e là, chi muore di fame sogna di «mangiare un bue». LOUELLA. Forse questa fantasia sul mio figliastro si fonda sul senso di umiliazione che provo sapendo di essere stata sposata da mio marito solo perché faccia la donna di casa e accudisca a suo figlio. Mio marito è sessualmente impotente, ma il ragazzo è affamato di sesso in modo ben evidente. A volte mi sembra di non poter distogliere gli occhi dal gonfiore che vedo sotto i suoi pantaloni. So che cosa c'è lì, sembra correre lungo tutto il suo ventre. Nella mia fantasia so che lui non sta dormendo e lo chiamo perché esca dal letto. Ascolto fuori dalla porta della sua camera e capisco che è sdraiato e sta giocando col suo sesso. Sto per chiamarlo ancora, ma un altro ragazzo, un compagno di scuola, viene a cercarlo e li lascio uscire da soli, perché intuisco che cosa hanno intenzione di fare. Vanno nel capanno di legno e dopo un po' scendo senza far rumore e sbircio da una fessura. Stanno in piedi, l'uno di fronte all'altro, con l'uccello fuori, e se Lo accarezzano a vicenda. Sono,arrabbiatissima, ma anche eccitata. Torno in casa e gli grido di entrare. Ho anche voglia di picchiarlo. Entra con un'espressione tra la vergogna e lo scherno; mi siedo con le gambe tremanti. Vedo che ha un grosso rigonfio lì, sembra sporgere sempre di più, allora, non so, gli slaccio i bottoni e gli tiro su la camicia. Non credevo che fosse così grosso. Lo accarezzo, è caldo e pulsante e viene in un lampo, ricoprendomi la mano.

Poi me lo porto in camera, lo faccio sedere sull'orlo del letto e gioco col suo uccello tirandogli la pelle su e giù. Tremo dalla voglia, mi tolgo i vestiti e lui mi succhia i capezzoli, allora monto su di lui e lo guido dentro di me, tenendo le cosce strette. Ma viene troppo in fretta e lo mando via. L'osservo scendere lungo il viottolo e tirar fuori il suo gingillo: è diventato ancora più grosso e lui se lo guarda. [Lettera e intervista] IRENE. Mio marito sta studiando per laurearsi, io ho solo il corrispettivo di circa un anno di paga, che ho guadagnato lavorando part-time mentre frequentavo il college. Ho venticinque anni e lui ha un anno meno di me. Non abbiamo bambini e preferisco non averne. Mio marito parla molto di sesso, ma non è molto attivo sessualmente. Come forse avrà intuito, sono sessualmente insoddisfatta e non ho mai avuto un orgasmo. Solo da poco ho cominciato a pensare a qualcun altro durante i rapporti con mio marito. Immagino come sarebbe far l'amore con un uomo che riesca a durare abbastanza da potermi soddisfare. Conosco parecchi uomini che, secondo me, ce la farebbero. Purtroppo, il sesso con mio marito dura così poco che non ho neppure la possibilità di fantasticare molto a lungo. Mi chiede spesso a che cosa penso durante il rapporto, ma non oso parlargli dell'altro uomo. Sono sicura che, se sapesse che cerco di immaginare che ci sia un altro, le cose andrebbero anche peggio. Comunque, quando invento qualche pensierino sessuale innocente da raccontargli, ottengo solo di eccitarlo ancora di più e di farlo venire anche più in fretta. Quando sono tra la gente spesso cerco un «partner di fantasia». Se vedo un uomo che m'interessa immagino che i miei grandi seni siano nudi. Vedendoli, lui non può resistermi, mi prende sul momento e finalmente mi soddisfa del tutto. Guardo anche le coppie più attraenti, domandandomi se l'uomo soddisfi la donna o no e come dev'essere per lei avere un orgasmo. Di solito questo mi fa solo ingelosire. Ho anche cercato di pensare ad altre donne, non molto spesso, ma qualche volta immagino di fare l'amore con una ragazza come me. Conosciamo i nostri desideri reciproci meglio di qualsiasi uomo e siamo molto più brave a soddisfarli. La fantasia comprende anche il cunnilingus, perché ho sentito dire che va molto bene per aiutare una donna ad avere un orgasmo. Però mio marito non vuole farmelo. Ho provato a masturbarmi, ma neppure aiutandomi con la fantasia sono riuscita a raggiungere l'acme. Durante la masturbazione avevo cercato d'immaginare che fosse un uomo giovane e bello a far l'amore con me. Chiudevo gli occhi e immaginavo che lui premesse la testa sul mio seno e che le mie dita fossero le sue labbra. Oppure immagino che un gruppo numeroso di uomini mi abbia rapita per un'orgia. Sono l'unica ragazza sul posto. Immagino che uno per uno si buttino su di me a turno, nella stanza da pranzo, in vari letti, sul pavimento, dappertutto, mentre tutti gli altri stanno a guardare. Vengono da me, uno subito dopo l'altro, e in questo modo immagino di poter finalmente avere un orgasmo... ma in realtà non ne ho mai raggiunto uno. Nella mia ultima e più insolita fantasia immagino di essere sia donna che uomo e di avere rapporti sessuali con me stessa. Mi vedo capace di procurarmi tutte le soddisfazioni sessuali che

ho sempre desiderato. E una fantasia complicata da elaborare, ma penso che alla fine funzionerà. [Lettera] MARIA. Sono sposata da tre anni. Sono convinta che mio marito sarebbe molto sorpreso se scoprisse che, mentre siamo a letto insieme, a volte penso ad altri uomini. L'ho indotto a credere che non penso quasi mai al sesso. Se gli rivelassi qualcosa potrei urtare i suoi sentimenti, perché spesso esprime dei dubbi circa le proprie attrattive sessuali e teme di non piacere alle donne. A volte cerco di immaginare che mio marito provi tanta eccitazione sessuale per me da strapparmi i vestiti di dosso e «violentarmi». Invece il suo modo di comportarsi, quando abbiamo dei rapporti, è talmente all'opposto che per me è quasi impossibile immaginare qualcosa di simile. Negli ultimi tempi ho rifiutato spesso di avere rapporti sessuali con mio marito quando lui lo desidera (il che comunque avviene solo circa una volta il mese) così che lui mi ci costringa, nella speranza che, magari, si decida a usarmi violenza. Fino a questo momento, però, non lo ha fatto. [Lettera] VALORIZZAZIONE DEL SESSO. Volendo si può leggere qualsiasi fantasia erotica femminile come un grido di frustrazione. Siamo tutti disposti a pensare che le donne, ogni donna, siano frustrate in potenza, semplicemente perché questo è il nostro ruolo storico sessuale. Siamo il sesso frustrato per tradizione: abbiamo meno esperienza, meno intraprendenza, siamo meno accettate sessualmente. Abbiamo dedicato meno tempo al sesso e siamo meno informate dall'arte, dalla letteratura e dalla pubblicità (per non parlare dei nostri genitori e dei nostri mariti) su quale sia esattamente il nostro ruolo sessuale, tranne quello, generalmente senza speranza, della vergine o della prigioniera. Tra le donne che hanno parlato con me, persino la più audace delle avventuriere sessuali ammette che il suo ruolo nell'immaginario erotico è ancora arretrato rispetto alla sua attività erotica reale: anche nelle fantasie erotiche più sfrenate, sostiene ancora la parte dell'inibita, come le aveva insegnato sua madre. Anche se nella vita si sente perfettamente libera di prendere l'iniziativa sessuale, di assumere il ruolo attivo della seduttrice, di scegliersi un uomo per una notte senza nessun senso di colpa, solo per il divertimento di farlo, la sua fantasia è ancora del tipo «Non è colpa mia, è stato lui a farmelo fare»: è stata drogata, violentata o assoggettata a una sopraffazione crudele. Per superare immagini come queste, profondamente radicate nella coscienza, anche se il corpo è relativamente libero, ci vorrà come minimo un'altra generazione. IL SESSO ISPIRA LA FANTASIA. Ma sarebbe troppo semplice sostenere che qualsiasi donna che abbia fantasie erotiche in conflitto con la propria vita sessuale autentica, in realtà non riesca a soddisfare i propri desideri, oppure che tutte le fantasie erotiche siano determinate dalla frustrazione. Ho parlato d'immaginario erotico con donne perfettamente felici e sessualmente soddisfatte e che, proprio grazie alle loro fantasie, soddisfano sempre più anche il partner. Voglio dire che noi donne siamo portate a fantasticare e siamo ricche di immaginazione; che persino quando stiamo godendoci

il sesso più intensamente, la nostra fantasia può suggerire altre esplorazioni nel mondo del sesso e variabili che vanno oltre quanto il corpo è abituato a fare; che il sesso vissuto e non solo la sua carenza, può ispirare la fantasia; e che in alcune donne si verifica quasi una reazione a catena tra l'atto sessuale e la fantasia erotica, che si stimolano e si alimentano a vicenda. PATRICIA. Patricia è una tipica bellezza americana, alta e bionda, che abita a Roma. Da un anno vive con Antonio, un italiano. Patricia e il suo ricco marito inglese hanno stabilito un accordo: quando ciascuno di loro si sarà stancato della propria avventura individuale, entrambi lasceranno Roma-e niente rimarrà di ciò che l'uno o l'altra avrà fatto. Torneranno insieme a New York o a Londra, perché, come dice Patricia, «ci amiamo veramente; desideriamo solo esplorare un po', senza sentirci in colpa». Quando lui mi lecca, chiudo gli occhi e immagino di essere in un luogo di grande decoro, per esempio qualche ristorante molto raffinato: gli uomini sono in smoking, le donne divinamente acconciate, il maître pieno di savoir faire. (Penso che questa fantasia sia una mia ricostruzione personale della vecchia storia di Paulette Goddard.) Stiamo tutti intorno a una tavola scintillante di cristalli e argenti, disposti sopra una tovaglia di lino prezioso e molto pesante; la tovaglia è importante, perché nasconde l'uomo che sta sotto la tavola, ed è tra le mie gambe. Chiacchiero amabilmente con i miei vicini di tavola. Come si è intrufolato sotto la tavola quest'uomo? La cosa è interessante, perché nella mia fantasia ho curato questo dettaglio. Forse è scivolato giù con tutta calma, facendo finta di raccogliere un tovagliolo caduto, o si è scusato, magari per andare alla toilette, ma in realtà si è precipitato nel sotterraneo solo per riemergere da una botola nascosta ai miei piedi, e lì ha allargato dolcemente le mie gambe compiacenti. E buffo che nelle fantasie ci voglia così poco tempo per sistemare i particolari pratici... ma il tempo, durante una fantasia, non è come il tempo normale. A volte l'uomo è un negro, più spesso uno sconosciuto. Forse è una faccia nuova nel nostro piccolo gruppo un po' monotono, un volto cui ho risposto con simpatia tutta la sera, così come le mie cosce rispondono alle sue carezze. Desidero quest'uomo immaginario, tanto quanto desidero quello che ho davvero tra le gambe. A questo punto la fantasia si sviluppa in una meravigliosa quantità di dettagli: mi accomodo in grembo la tovaglia come per caso, in modo che nessuno si accorga che mi ha sollevato la gonna, o veda la sua testa stretta contro di me, o la sua lingua... sì, c'è un gran gioco di labbra, vedo davvero labbra e lingua. Oppure c'è un intricato movimento di piedi, come un balletto, sotto la tavola e prego che non capiti a nessuno di urtarlo! E una cosa buffa, tutti questi dettagli rendono la cosa ancor più eccitante. E soprattutto è eccitante la paura (dolce agonia!) che qualcuno mi inviti a ballare. O, peggio ancora, che l'uomo sotto il tavolo voglia smettere... che qualcuno chieda il conto e dica: «Bene, alziamoci tutti e andiamo». Quello che temo davvero, credo, è che l'uomo reale, quello che sta facendo l'amore con me, si fermi, si esaurisca. Ho bisogno di molto tempo per arrivare al culmine... soprattutto perché godo a metterci così tanto. E in passato ho trovato uomini, amanti, che si spazientivano, che all'improvviso smettevano prima che fossi arrivata all'orgasmo, quando avevo già

capito che stavo per arrivarci... e sai che razza di delusione è questa. Tutte queste divagazioni immaginarie, naturalmente, acuiscono l'eccitazione reale, e ciò che infine esalta il piacere al massimo è l'idea emozionante di che cosa diavolo farò, nella fantasia del ristorante, quando l'uomo tra le mie gambe mi fa venire. Così gli metto una mano sulla testa (non smettere!) e con l'altra mano mi accendo una sigaretta o mi gingillo con l'insalata, sempre con il sorriso di circostanza, ma sempre sulle spine per quel che farò al momento dell'orgasmo (sono piuttosto rumorosa). Più sono vicina a venire nella realtà, più diventa realistica la suspense nella fantasia, finchè, grazie a dio, c'è un'improvvisa mancanza di corrente al ristorante. Tutte le luci si spengono. Allora bam! Nel buio e nel chiasso del ristorante immaginario, ho il mio orgasmo molto reale e molto fragoroso. [Intervista registrata] Capisco che parlare di fantasie mentre si fa l'amore susciti molte ansie... ma che cosa c'è di allarmante in questa fantasia? E un piccolo scenario eccitante e anche divertente; Patricia aggiunge che l'amante vero sente la sua eccitazione, acuita dalla fantasia, e ne gode. Per lo più alla gente, uomini e donne, non piace sapere che, nel corso del rapporto sessuale, il pensiero dell'amante è rivolto a qualcos'altro. A letto l'ansia è una delle sensazioni più contagiose. Sebbene non sempre si capisca se parlare delle proprie fantasie all'amante sarebbe per lui un godimento, non è detto che non se ne dovrebbero avere. In una donna l'acutezza e la conoscenza che ha del proprio amante si misurano da quanto gli dice e da quanto tiene invece per sé. Ammetto che Patricia e le altre donne che hanno contribuito alla stesura di questo libro sono una minoranza; la donna media non è consapevole del le proprie fantasie e, se lo è, non si sognerebbe mai di parlarne. Per lo più le donne non vanno oltre: non solo le loro fantasie rimangono inespresse, ma non le riconoscono neppure di fronte a se stesse e non le usano mai deliberatamente per arricchire la propria vita sessuale. Così, sia queste donne sia i loro uomini, perdono quello che la fantasia potrebbe aggiungere al piacere e all'affetto. Sono sicura che qualche uomo dirà che la fantasia di Patricia non è un esempio valido di come l'immaginazione erotica possa arricchire il sesso, per il semplice motivo che, quando un uomo fa il cunnilingus a una donna, non si tratta di un rapporto sessuale vero e completo; che naturalmente in questa posizione una donna deve fantasticare, perché non riceve da lui una piena soddisfazione. Se lui le offrisse del buon sesso all'antica, maschio dentro femmina, lei non avrebbe nessun bisogno di fantasticare. Per me, se Patricia dice che le sue fantasie fanno godere di più sia lei sia il suo amante, non c'è nulla da aggiungere. Comunque, se questo non bastasse, ecco la lettera di Susanna, che parla di fantasie in ogni posizione. SUSANNA. A sedici anni ho letto un libro d'informazione sessuale, in cui ho trovato un caso che mi ha impressionata molto. Una ragazza raccontava che a un ballo, mentre era sola in guardaroba e si era chinata a cercare qualcosa, un uomo era venuto dietro di lei, le aveva sollevato il vestito, le aveva infilato dentro il pene (ovviamente prima che si usassero i collant) e avevano avuto un rapporto senza che lei sapesse chi fosse l'uomo e neppure si fosse girata per cercare di saperlo. La storia mi aveva eccitata. Allora non avevo ancora avuto rapporti sessuali, ma pensavo a quanto avevo letto mentre

mi masturbavo e, naturalmente, dopo un po' ho cominciato a mettermi al posto di quella ragazza, immaginando che la cosa stesse accadendo a me. Ho continuato a riprodurre questa fantasia per molto tempo. Ho cominciato a fare l'amore a diciassette anni, ma per elaborare una fantasia durante il rapporto è necessario che il partner non parli troppo, altrimenti si perde il filo. Siccome, di solito, all'inizio si parla di più, non fantasticavo molto durante il rapporto, ma lo facevo sempre quando mi masturbavo. A diciannove anni ho conosciuto mio marito e a venti l'ho sposato. Dopo che tra noi i rapporti si sono stabilizzati su un modello di lunga durata e soddisfacente, ho cominciato ad avere fantasie, che naturalmente accrescevano il mio piacere e anche quello di mio marito. Riuscivo a parlargliene, e lui era molto comprensivo e incoraggiante. Le fantasie sono andate ben oltre quella originale, ma contenevano sempre qualcosa di simile. L'idea dell'anonimo sconosciuto che mi avvicina da dietro continua ad eccitarmi, ma la storia è diventata più complessa, sebbene lo sconosciuto continui a fare tutto quello che vuole, senza costringermi né corteggiarmi. Raramente sono nuda, di solito indosso un abito, ma mai pantaloni o collant, così sono molto accessibile e sempre disponibile. In genere la scena si svolge, almeno parzialmente, in pubblico, a un party, in un parco, in ufficio, in modo che altra gente veda che cosa succede. Nessuno interviene o ha qualcosa da obiettare. Un esempio tipico: siamo a un party, in mezzo a tanta bella gente elegante. Sto parlando con due uomini, indosso un abito che arriva appena appena a coprirmi il sesso, con niente sotto. Entrambi mi circondano con un braccio e mi titillano i seni. Uno dei due mi mette una mano tra le gambe. Le altre persone continuano tranquillamente a chiacchierare e a gironzolare come prima, mentre vengo condotta su un divano dove mi fanno stendere, la veste alzata e le gambe aperte, e vengo penetrata prima dall'uno, poi dall'altro, poi da tutti gli altri uomini presenti, per ultimo da mio marito. A questo punto, mentre la fantasia si tramuta in realtà, mio marito ed io ci eccitiamo fino a raggiungere un culmine meraviglioso. Noi due non usiamo l'espressione «fare l'amore», perché sentiamo che amore è il sentimento che proviamo l'uno per l'altra, reciprocamente, in ogni momento della nostra vita, e il piacere del sesso è qualcos'altro; così, anche se indubbiamente ci amiamo mentre abbiamo rapporti sessuali, poichè questo implica che io intanto pensi ad altri uomini, di essere scopata da altri uomini, preferiamo usare altre espressioni. Sono sicura che lei è d'accordo. Non ho mai pensato che ci sia qualcosa di insolito nell'avere delle fantasie. Non riesco a immaginare che ci si possa masturbare senza fantasticare e l'atteggiamento di mio marito durante i nostri rapporti mi è sempre stato di grande aiuto. Senza dubbio si può pensare a una connessione tra fantasia e realtà: qualcuno potrebbe cercare di realizzare le proprie fantasie. In molti casi che implicano la partecipazione di persone irraggiungibili, questo non sarebbe possibile. Nel mio caso, sebbene le persone coinvolte siano del tutto comuni, le circostanze sono ben diverse da quelle della vita reale, così per me sarebbe ugualmente molto difficile fare ciò che fantastico, impossibile scopare davvero con almeno dieci uomini davanti a tutti quelli che passano. Anche andare in giro senza mutandine potrebbe essere un rischio, sebbene mi sia accorta che

molti uomini, compreso mio marito, sono eccitati all'idea che le donne lo facciano; così quando ho davvero un rapporto con un altro uomo, di solito accade nelle situazioni più convenzionali, che poi io nella fantasia ingigantisco. Qualche volta ho fatto del sesso in circostanze abbastanza simili a quelle fantasticate, ma si trattava sempre di qualcosa di architettato o inventato, non autentico. Abbiamo provato il sesso di gruppo e in questo modo sono arrivata fino a cinque uomini in una sera. Non voglio insistere troppo sulla faccenda delle mutandine, ma tornando alla storia che avevo letto, che era accaduta non solo prima dei collant, ma anche prima delle minigonne, diceva solo che le era stato alzato l'abito, senza alcun cenno a quello che portava o non portava sotto. Comunque, non c'erano ostacoli, e questo è molto importante nelle mie fantasie. Ho letto di ragazze che dicono di uscire tutti i giorni senza mutande, ma francamente io non ho il coraggio di farlo, sebbene mio marito sostenga che sarebbe una buona idea, così tendo a cogliere l'occasione quando sento che non c'è pericolo: per esempio, se sono con persone che conosco e so che approvano la cosa. Insomma, il sesso mi piace, ma non voglio essere violentata. Vorrei soltanto ripetere che traggo molto piacere dalle mie fantasie, e auguro ogni bene. [Lettera] PRELUDIO. Nel mio desiderio di attutire le ansie sul significato delle fantasie durante il sesso, non vorrei essere fraintesa: non pretendo che ci sia qualcosa di negativo nel non avere fantasie erotiche o che non si possa preferire di farne a meno. Intendo solo rendere più accettabile l'immaginario erotico, perché le donne che in realtà hanno delle fantasie non si sentano così sole, così alienate, e si rendano conto che non c'è niente di male in questo, che, anzi, per loro e per le donne che sono ancora ignare delle loro fantasie, farne un uso più consapevole può portare alla scoperta di una dimensione nuova e più eccitante. Ma rispondiamo tutti in modo diverso ai vari stimoli e mi rendo conto che ci sono persone che non hanno fantasie, proprio come altri forse non sognano. Comunque credo che quasi tutti le abbiano e che, leggendo questo libro, molti vorranno scoprire le proprie, sotto il velo degli ammaestramenti ricevuti nell'infanzia o l'eccessiva pudicizia (chiamatela come vi pare). IMMAGINARE SENZA ANSIE. Ho già detto perché credo che le fantasie delle donne siano spesso più ricche e più audaci di quelle degli uomini. Sono il vero segreto femminile. Ma proprio com'è possibile avere o non avere immaginazione, così alcune fantasie sono da confidare e spartire con qualcuno, altre no. Scoperchiando il sotterraneo segreto, non intendo suggerire che si debbano raccontare o rappresentare tutte le proprie fantasie per essere sessualmente più felici; ma solo accettarle senza ansie per quello che sono. Nessuno obietta all'idea che certi piccoli artifici come un martini, della musica, le luci basse, cioè elementi estranei all'uomo che è con lei, possano mettere una donna nell'umore appropriato; allora perché lui dovrebbe sentirsi minacciato da ciò che lei sta immaginando? Alcuni si eccitano guardando fotografie erotiche o leggendo un brano pornografico: che cosa importa se le persone ritratte sono estranee, o se le parole così eccitanti sono state scritte da un altro uomo? perché allora dovrebbe importare che cosa o a chi sta pensando una donna?

La donna non ha bisogno di un'erezione per avere un rapporto sessuale, può essere penetrata in qualsiasi momento, e un uomo può avere un orgasmo mentre sua moglie sta pensando alla lista della spesa. Forse questo è preferibile? Non ne godrebbero di più entrambi se all'inizio, durante i preliminari, lei mutasse deliberatamente il suo giro di pensieri, sostituendolo con qualcosa di più eccitante della colazione da preparare per i bambini l'indomani? E sarebbe veramente molto diverso se lei rivivesse nell'immaginazione uno dei momenti più belli della loro storia sessuale (come nella fantasia di Berta) o se invece immaginasse di essere scopata da un campione di tennis che neppure la conosce (come fa Bellinda)? Quello che importa è la qualità del loro sesso reale e se una proiezione privata delle proprie fantasie erotiche preferite la predispone al sesso meglio di un martini e alla fin fine procura a lui una scopata più gratificante, allora perché no? Bisogna convincersi che avere delle fantasie è un'ottima cosa. Per certe donne la fantasia è il miglior afrodisiaco, basta che entrambi ricordino che lei in realtà desidera l'uomo che sta facendo davvero l'amore con lei, altrimenti non ci starebbe. BERTA. Mentre faccio l'amore con mio marito, a volte ritorno col pensiero a certi momenti passati, a uno di quelli che sono stati particolarmente eccitanti, quando entrambi abbiamo detto e fatto cose insolite, che normalmente non facciamo. Mi piacerebbe che fosse sempre così, col letto buttato all'aria e noi finiti sul pavimento, madidi, appiccicaticci e felici; ma naturalmente le cose non vanno sempre così. Allora ricreo quella situazione erotica, rotolandomi con lui in mille modi, mentre in realtà si limita a ficcarmelo dentro e a scivolar fuori. Abbiamo avuto dei momenti straordinari a letto, e anche fuori, specialmente giocando sotto la doccia o rincorrendoci al grido di «acchiappami se ci riesci!» con i corpi tutti unti d'olio. Sono quelli i momenti che ricordo. Lo faccio soprattutto se non sono particolarmente eccitata, e questo risveglia in me il desiderio. Quando ci riesco, anche lui diventa più intraprendente. Mio marito lo sa e mi approva pienamente; credo che anche lui qualche volta si affidi ai ricordi, magari quando è stanco. Talvolta è come se mi dicesse: «Su, ricorda com'era, riproviamoci». Siamo sposati da due anni e mezzo e godiamo pienamente della nostra vita sessuale. Ma ho sempre constatato che ricreare (nell'immaginazione) le scene più erotiche acuisce il piacere e stimola la nostra fantasia nei rapporti reali, offrendoci così continuamente nuovo materiale per fantasie future. Insomma, direi che le mie fantasie sono quattrini in banca. [Intervista registrata] BELLINDA. Mentre scrivevo questo libro ho parlato con Robert Chartham, psicologo e autore di The Sensuous Couple (La coppia sensuale). Mi fece vedere una lettera, inviatagli da una donna, che chiameremo Bellinda; lamentava la monotonia della propria vita sessuale senza gioia; diceva che, mentre faceva l'amore, la sua mente riandava alle banalità della vita quotidiana e si sentiva in colpa perché l'unica cosa che la eccitasse sessualmente era pensare alle cosce del campione di tennis John Harrison. Ecco la lettera. L'anno scorso sono andata all'Albert Hall a veder giocare a tennis John Harrison in persona. Mi ero seduta di proposito

vicino all'arbitro, così sarei stata vicino anche alle gambe di Harrison. Non potevo proprio staccare gli occhi da lui e, quando si asciugava il sudore, lui mi fissava a sua volta: per un lungo istante meraviglioso i nostri occhi erano strettamente uniti. Forse si domandava che cosa stesse guardando quella stupida donna (io), ma preferisco pensare che gli fosse arrivato il mio messaggio: «Mio Dio, quanto mi piacerebbe che tu me lo ficcassi dentro». Se per una donna è possibile dire questo con gli occhi, allora l'ho proprio detto. Ecco i consigli del dottor Chartham e la risposta di Bellinda. I CONSIGLI DELLO PSICOLOGO. Cara Bellinda, continuando a credere di essere, come dici, «un'incapace sessuale», stai facendo di tutto per diventarlo davvero. Hai proprio un atteggiamento sbagliato verso il sesso e tuo marito sembra non cavarsela meglio. Vi siete dati un gran da fare per elaborare delle risposte sessuali, mentre dovreste essere completamente rilassati e lasciare che i vostri corpi rispondano spontaneamente. Invece di pensare alla colazione del giorno dopo mentre state facendo l'amore, perché non pensi alle cosce di John Harrison o, meglio ancora, non immagini che la bocca e le mani che ti accarezzano siano quelle di John Harrison, e l'uccello di Harrison quello che sta dentro di te. Prova e vedi che cosa succede. Poi fammi sapere. Questo si chiama fantasticare, e quasi tutti, uomini e donne, abbiamo le nostre fantasie erotiche, almeno di tanto in tanto. E un modo perfettamente legittimo di risvegliare la nostra sensualità. Solo sta' attenta a non lasciar capire a tuo marito che stai immaginando che lui sia John Harrison; potrebbe esserne urtato. Con i migliori auguri, Robert Chartham. LA RISPOSTA DELLA PAZIENTE. Caro dottor Chartham, mille grazie per la sua lettera. Sono sicura che lei sapeva bene quale effetto avrebbe avuto per me la frase «l'uccello di John Harrison dentro di te». Naturalmente ci avevo pensato e l'avevo desiderato follemente, ma essere capace di dirlo e vedere le parole scritte è stato un eccitamento extra. Avevo in mente la parola «pene», ma quella che lei ha usato è stata per me come una scarica elettrica. Per tutto il giorno (venerdì scorso) mi sono sentita strana, calda, aperta e ricettiva. Ho comperato una camiciola molto succinta, nera perché so che questo è il colore più eccitante per mio marito. Non vedevo l'ora che fossimo a letto, perché abbiamo due bambini per casa. Sono andata a letto per prima, così mio marito non aveva visto il piccolo «niente» nero che indossavo. Devo dire che ha avuto un effetto straordinario! Mi è saltato addosso subito ed è venuto in pochi secondi. Inutile dire che non potevo certo accordarmi alla sua velocità, ma sono venuta subito dopo ed è stato più intenso del solito. Quella notte abbiamo fatto l'amore due volte e un'altra il mattino, e il giorno dopo ci sentivamo entrambi straordinariamente bene. E stato grazie a lei, e mi pare che, ora, è assai probabile che in futuro non debba lottare per avere un orgasmo. Quasi per facilitarmi il tutto e renderlo più erotico, in televisione c'era lo stesso John Harrison in uno spot pubblicitario! Non si trattava precisamente di un prodotto erotico, ma non stavo certo badando

al succo! Speravo solo di comportarmi con naturalezza perché c'era mio marito, che guardava anche lui la TV, e questo ha aggiunto un po' di brivido al tutto. L'orgasmo del mattino è stato il più bello, perché avevo gettato al vento tutti i sensi di colpa e immaginavo John Harrison che mi implorava di poter fare l'amore con me. In questa fantasia lui era del tutto incapace di controllarsi e stava tenendo il suo pene nello sforzo di soffocare l'erezione. Non ci riusciva e veniva stando lì in piedi; lo sperma intanto schizzava su di me attraverso le sue dita. Sono d'accordo con lei che mio marito dev'essere tenuto all'oscuro di tutto questo, perché lo urterebbe e potrebbe mandare in fumo gli sviluppi futuri. Non avevo mai parlato a nessuno di queste cose in vita mia e la ringrazio di aver liberato i miei pensieri e la mia immaginazione dai sensi di colpa. Mio marito dice che non pensa mai a me come a una moglie, ma come a un'amante e suppongo che questa sia la sua fantasia. Dovrò stare bene attenta a tener nascosta la sua lettera; non voglio perderla, perché è così stimolante vedere «l'uccello di John Harrison dentro di te», messo per iscritto! Mi rendo conto che non potrò sentirmi così tutti i giorni, ma ormai sono partita e potrò sempre gioire delle mie fantasie, invece di sforzarmi di cacciarle via. APPROVAZIONE. Mi ero riproposta di non voler fare troppo la parte dell'avvocato in questo libro: preferivo lasciare che il materiale parlasse da solo. A prescindere dalla mia convinzione che l'immaginario erotico è un aspetto interessante della sessualità femminile (essendo io stessa portata alle fantasie) avevo ben poco da dire sull'argomento, prima di cominciare a raccogliere queste testimonianze. Ho imparato moltissimo dalle donne che hanno contribuito a questo libro: in realtà, tutto quello che ho da dire viene direttamente da ciò che loro mi hanno raccontato e illustrato, con le immagini vivide delle loro fantasie. Ma, pur senza interferire con le fantasie in se stesse, ho selezionato quelle da pubblicare, quindi le ho raggruppate e classificate secondo un certo ordine di progressione. Chiunque avrebbe potuto farlo, secondo un qualsiasi sistema di classificazione a sua scelta. Il fatto che io abbia scelto questo, tuttavia, per me significa che, dopo tutto, sto comportandomi da avvocato. Questo libro si propone inequivocabilmente di convincere prima d tutto che le fantasie erotiche femminili sono un'introduzione ai giochi d'amore, e poi che l'immaginario erotico è sempre un fatto positivo. FACILITAZIONE E CONSENSO VERSO IL SESSO. Avevo cominciato ritenendo ovvio che una donna possa immaginare tutto quanto vuole mentre fa l'amore: se questo la eccita, va bene, e aggiunge qualcosa alla gioia di entrambi. Ma ora so come è stato accolto il materiale di questo libro persino da amiche colte e «liberate» Le loro reazioni mi fanno capire che per altre persone sarà molto difficile accettare alcune delle fantasie erotiche che le donne dicono di avere, specialmente durante i rapporti sessuali. Sarà ancor più difficile credere a quanto affermano le donne: che cioè hanno avuto queste fantasie mentre facevano felicemente l'amore con l'uomo amato ed erano del tutto soddisfatte.

Perciò ho avviato il discorso sul tema dell'immaginazione durante il sesso, con l'idea facilmente comprensibile della fantasia come preludio erotico; presumo che siamo tutte d'accordo, tutte in favore di ciò che guida al sesso. In secondo luogo, vorrei anche presumere che siamo tutte in favore di qualsiasi cosa che ci dia un senso più forte di sicurezza e di approvazione durante il sesso. (Non ho bisogno di spiegare alle mie lettrici quanto sia errata l'idea largamente diffusa tra gli uomini, autori della maggior parte degli scritti sul sesso, che non avendo un segno esterno dei loro problemi sessuali, cioè l'uccello molle, le donne soffrano meno e abbiano meno bisogno di rassicurazioni.) Pertanto, nelle fantasie che state per leggere, il fatto che donne come Sally, Vicki e Francesca trovino l'approvazione che desiderano da figure universali, come la madre o il dottore, farà risonare un accordo di simpatia. Se si può accettare e comprendere l'idea della fantasia femminile come una forma di preludio ed eccitamento erotico, l'idea che la fantasia, dissipando le ansie, consenta all'eccitazione erotica di crescere non sembrerà troppo strana. SALLY. La mia amica Sally possiede una piccola boutique. Ha poco più di vent'anni, ha lunghi e folti capelli neri e una figura che appare perfetta sotto uno dei suoi eleganti modelli di chiffon. Ha chiuso da poco una relazione durata un anno con un uomo che ha il doppio della sua età e che, come gesto di congedo, l'ha introdotta nel mondo della moda. Considera questa sua relazione come «la più educativa della sua vita». E ancora terribilmente innamorata di Alan, il suo benefattore, e parla di lui con entusiasmo. Poichè l'ho conosciuto solo superficialmente, e conosco il gusto di Sally per tutto ciò che è nuovo, immaginavo che l'«educazione» cui Sally accenna avrebbe incluso qualche inedito capitolo affascinante in campo erotico. Lei ammette che comunque sarà difficile, per qualsiasi altro, porsi come degno successore di questo suo amante; «Adesso gli uomini più giovani mi annoiano proprio» dice Sally. Ho pensato molto a questa fantasia, fin da quando ho cominciato ad averla, a sognarla. L'avevo analizzata in dieci modi diversi, ma non l'avevo mai riconosciuta per quello che era finchè non è arrivato lui. E davvero una fantasia molto semplice in superficie, poi si sviluppa in vari modi, secondo il mio stato d'animo. Il quadro di base è questo: mentre sto facendo l'amore mi vedo giacere nuda, come sono in realtà, con un uomo o degli uomini; stiamo scopando e intanto io parlo con mia madre al telefono. Non è strano? Naturalmente devo controllare la voce, parlarle normalmente, come se non stessi facendo niente di insolito. Ogni tanto lei chiede: «Che cos'era il rumore che ho sentito?» e quando diventa sospettosa mi eccito moltissimo, ma anche durante quei lunghi momenti in cui stiamo solo chiacchierando tranquillamente, con molta più cordialità che nella vita reale, sono in un gran bagno di calore. Parlare con lei in questo modo è molto rassicurante, anche follemente eccitante. In realtà mia madre civettava in modo piuttosto pesante con Adam, dopo tutto hanno circa la stessa età, e non aveva mai approvato la nostra relazione, forse per gelosia. Ma nella mia immaginazione, al telefono era sempre molto dolce e comprensiva con me. L'aspetto più buffo della fantasia è che, quando ho l'orgasmo,

non riesco più a controllare la voce, ma lei non mi rimprovera né riappende, e invece continua a chiacchierare con un tono dolce e caldo che non usa mai con me, in realtà. [Intervista registrata] VICKI. Vicki ha trentadue anni, è appena uscita da un secondo divorzio e vive sola. La sua bellezza esotica attrae diversi tipi di uomini, ma a lei sono sempre piaciuti solo i più sporchi bastardi. Ha già adocchiato la sua prossima conquista (cioè il prossimo traditore) ed è la prima a ridere dei duri colpi che l'aspettano. «Sono fatta così» dice, sistemando una maglietta attillata sul suo corpo da ragazzina, prima di salpare per la prossima Waterloo. Quando non si sta facendo malmenare, di solito si può trovare Vicki negli archivi di qualche museo: è una stimata studiosa di storia dell'arte, appare regolarmente in televisione e pubblica articoli sulle riviste d'arte in almeno mezza dozzina di paesi. Si direbbe che abbia visto abbastanza sofferenze sulla croce, da non dover aggiungervi le sue personali. E interessante che tu mi chieda delle mie fantasie, mia cara, perché sono sicura di dover ringraziare, o biasimare, proprio te per questi strani pensieri nuovi che non erano mai entrati nella mia vita sessuale finchè non abbiamo parlato di questo tuo libro lo scorso anno. Da allora continuo ad averne. No, non è così, sono sicura che mi hanno sempre accompagnata ma sono stati i nostri discorsi sulle fantasie a portarli in superficie. Adesso non riesco a scopare con un uomo senza immaginare che sia il mio dottore. Non saprei dire se questa fantasia abbia arricchito o no la mia vita sessuale. So soltanto che lui è qui, in camice e maschera, e ha solo una leggerissima somiglianza col mio dottore vero. Forse gli somiglia solo perché ha il camice e la maschera. Ma si sa, quando si sono infilati i piedi nelle staffe, i dottori si assomigliano tutti. Per anni non sono andata a farmi visitare da un ginecologo. Okay, so che è sciocco non farlo quando si hanno più di venticinque anni, ma ho sempre odiato questi check-up. Ricordi come mi avevi sgridata al college, perché non andavo da un medico quando per sei mesi non avevo avuto le mestruazioni? Ed ero ancora vergine. Bene, questo si accorda proprio con la fantasia, non ti pare? Sai, questa fantasia del dottore mi preoccupa un po' perché non riesco a capire l'associazione. Non mi sono mai innamorata di un dottore. Dio sa che non mi sono mai eccitata durante una di quelle visite. Non sono neppure passata attraverso i rituali infantili del gioco del dottore e dell'infermiera con i ragazzi del vicinato. Ma adesso, mettimi a letto con un uomo e siamo in tre: io, il tizio nel letto e il dottore nella mia testa. Più mi eccito, le gambe aperte e il dottore tra le gambe (voglio dire il mio amante...be', tu sai che cosa intendo), comunque, più la visita è attenta, più intensa è l'eccitazione. Più il dottore è vicino alla diagnosi, più mi avvicino all'orgasmo. E allora, immancabilmente, subito prima dell'orgasmo, la faccia mascherata del dottore risale vicino alla mia e quegli occhi innamorati mi dicono, prima ancora che parli, che sono proprio in gran forma, che tutto è perfettamente a posto. Ora che ci penso, e dico la mia fantasia ad alta voce, mi rendo conto che dovrei correggere quello che ho detto prima, cioè che forse sei da biasimare per aver portato alla luce tutto questo. Qualunque cosa significhi, posso solo dire che la mia vita sessuale non è mai stata tanto bella. [Intervista registrata]

FRANCESCA. Francesca è una graziosa ebrea, madre di tre figli. Il suo carattere dolce le consente di condurre tranquillamente una casa sempre brulicante di amici dei figli adolescenti e di soci d'affari del marito, che sembrano arrivare in continuazione da tutto il mondo. Sotto la sua guida serena ma ferma, tutte le generazioni e le nazionalità s'incontrano e si amalgamano intorno al desco familiare. Sua madre vive con loro tre mesi l'anno. «Ho dei sentimenti molto ambivalenti verso mia madre» dice. «Credo di amarla e accettarla ora più che mai, ma mi accade molto raramente di baciarla. Una volta non sopportavo di essere toccata da nessuno, ma ora mi sono liberata da questa ossessione... verso chiunque tranne mia madre. Mi sono spesso chiesta se ci fosse qualcosa di omosessuale in questa fantasia; a diciannove anni ho avuto un'esperienza lesbica incompiuta a Parigi. Ma non so, ho fantasie sia di uomini sia di donne e ho avuto dei veri rapporti sessuali solo con uomini». Questa intervista con Francesca mette in risalto il modo in cui le donne spesso parlano delle loro fantasie. Sebbene Francesca si sia offerta volontariamente perché è interessata all'argomento, comincia cercando di riassumere la sua fantasia in una frase semiastratta. Solo rivedendo più volte mentalmente le immagini quasi inconsce e parlandomene, ricorderà anche i dettagli più elaborati. Temo che le mie fantasie siano del tipo più comune. Questa è la mia favorita: sono un'adolescente di tredici o quattordici anni e mia madre mi sta portando in Oriente, per vendermi a un potentato locale. Veramente è una madre senza volto, non proprio mia madre. Ma è una persona che ha dell'autorità e mi ha portata qui per vendermi. Mi aveva detto in anticipo quello che dovevo fare esattamente. In realtà mi aveva addestrata fin dall'infanzia alla sessualità, allevata perché diventassi un puro e perfetto oggetto sessuale, dimostrando lei stessa su di me come ogni cosa dovesse essere fatta. Mi aveva leccata nelle parti più intime, dopo avermi fatto ogni altra cosa, col suo stesso corpo. Veramente qui c'è un po' di confusione, non so bene se è una madre o... ma è una donna. Entriamo nel palazzo. Ed ecco l'uomo potente, seduto sul suo trono come un grande Budda, un ragià. Mia madre mi aveva insegnato che cosa dovevo fare; non c'è nessuna esitazione da parte mia, devo eseguire tutto molto bene, è lo scopo finale della mia educazione, altrimenti non sarò comperata. Ed è un grande onore essere comperata. Mia madre comincia descrivendo le mie capacità al ragià. Di fatto comincia dimostrando lei stessa su di lui quello che mi ha insegnato a fare. Lo fotte, accovacciandosi su di lui, poi gli fa un pompino e fa dei giochi amorosi con lui, sempre continuando a parlargli di me. Poi fa una dimostrazione su di me, mi lecca, mi fotte, ma senza alcun aggeggio, lo fa con le dita. Io giaccio lì e rispondo proprio come si deve alle sue dita e alla sua lingua: il mio splendido corpo reagisce in modo perfetto. Adesso la scena è un po' confusa... Lasciami pensare... Il ragià rimane sempre passivo. Ma è soddisfatto della mia rappresentazione, molto soddisfatto, e questa è la cosa più importante, naturalmente. Dice: «Sì, va bene, è meravigliosa, avrà un'alta posizione a corte....» Non dice: «Avrà i più bei gioielli, le più grandi ricchezze», non siamo in una specie di harem. L'idea è che ho recitato meravigliosamente e ho il corpo più meraviglioso che lui abbia mai visto, e perciò

mi vuole al suo fianco. (Immagino che tutto questo abbia a che fare col desiderio di soddisfare l'uomo, ma qualche volta poi mi domando perché lui rimanga sempre passivo, perché sono sempre io ad agire su di lui. Lasciami cercare di ricordare qualcos'altro.) Lui, il ragià, non lascia mai il trono. Siede lassù e mia madre ed io diamo spettacolo sotto di lui, su una specie di palcoscenico, una piattaforma. A questo punto siamo nude, ma quando ero stata portata lì ero abbigliata meravigliosamente. Gli ero stata data e lui mi aveva aperto gli abiti mormorando qualche apprezzamento. Ma è mia madre che mi sveste, attirando l'attenzione su tutte le belle parti del mio corpo man mano che le scopre: «Guardate questo corpo, la bellezza dei seni»... (Pensare che da giovane ero molto preoccupata di avere il seno troppo grosso. Ora non ci penso più, ma nelle fantasie sono meravigliosamente ben dotata.) «Guardate come l'ho ben nutrita» lei continua, passandomi le mani sui fianchi e aprendomi le natiche perché lui veda, «guardate com'è splendidamente modellata, solamente per compiacervi». Poi mi fa sdraiare e mi apre le gambe, esponendo la vagina perché lui possa vedere quanto è perfetta. Intanto lei me la lecca. Lui si masturba per tutto il tempo. E così fanno i cortigiani, oh sì, è una grande corte, come quelle che si vedono nei film della M.G.M., con intorno i Nubiani che sostengono le torce (sono molto alti e loro non si masturbano, ma tutti gli altri lo fanno, comprese le cortigiane). Allora vado a sedermi in grembo al ragià, lui apre la sua veste, e io lo fotto... dopo avergli fatto un pompino. Siedo lì nuda sul suo uccello, sul suo trono, e fino alla fine lui continua a non fare niente, niente a me, niente per me. Faccio tutto io... ed era proprio quello che ero stata addestrata a fare, così nella fantasia la cosa non ha importanza, ma ora che ci penso, è strano che in tutto questo non ci sia proprio niente di sensuale per me. Quello che importa è che io sia la migliore. La migliore, che venga accettata. La parte del ragià non è importante: può essere grosso, molto esperto o qualsiasi altra cosa. Ho altre fantasie, in cui ciò che mi eccita è la robustezza o l'abilità del maschio, anche tre uomini alla volta; ma questa, ed è la mia preferita, è tutta sull'essere accettata. Intendo dire che, se sto facendo davvero l'amore nella vita reale e ho questa fantasia... è la cosa più eccitante al mondo. [Intervista registrata] ESPLORAZIONE. Le fantasie che seguono sono di donne a proprio agio con il sesso. O, per lo meno, così dicono, e io mi sono preparata ad accettare ciò che una donna mi dice della propria vita sessuale. L'alternativa sarebbe di ipotizzare che, poichè ognuna fantastica altro da ciò che sta facendo o vivendo a letto, la realtà sessuale è per loro insoddisfacente. Ma sarebbe un discorso da psichiatra da quattro soldi, o da dio giudicante. No, grazie. Per molte donne le fantasie sono un modo di esplorare, in condizioni di sicurezza, idee e situazioni che, nella vita reale, susciterebbero in loro timori. Nelle fantasie è possibile estendere la propria realtà, interpretare certe variabili e immagini sessuali, allo stesso modo dei bambini che, giocando, esprimono i propri desideri e liberano energie altrimenti inapplicabili alla realtà. Pensare a certe cose, eccitarsi a una certa immagine, non significa che è questo che si vorrebbe, in realtà... altrimenti tutti, che sogniamo la notte, saremmo ladri, bisessuali,

assassini o perfino oggetti inanimati. ABBIE. Ho pensato sempre più alle mie fantasie negli ultimi tempi. Ho anche cercato di parlarne a mio marito, almeno di quelle che non dovrebbero farlo arrabbiare. Non oserei dirgli che spesso penso al mio ragazzo di una volta, a quello che facevamo, a com'era con lui, o a qualche sconosciuto che mi fa violenza, e che la cosa nell'immaginazione sembra piacermi. Per qualche strana ragione, quando ho un rapporto sessuale con mio marito preferisco che lui sia completamente vestito, e quando siamo a letto vorrei non vedere le sue parti intime. Mi piace di più avere dei rapporti con lui quando non posso vedere il suo pene. Benchè lui goda a studiare le mie «zone», io non riesco a fare la stessa cosa. Mi piace di più quando tutto è lasciato all'immaginazione. Ma mio marito tende a mettere in mostra le sue «parti» di fronte a me, sebbene gli abbia chiesto di non farlo, dicendogli anche che la nostra vita sessuale sarebbe più facile se lui non lo facesse. Perciò potrebbe sembrare strano che nella mia più recente fantasia dico a mio marito di pensare che mi piacerebbe guardarlo mentre fa l'amore con un'altra donna. Non una donna che conosciamo, un'estranea. Così che non potrebbe nascerne una relazione. Ma se questa fantasia diventasse realtà, non credo che avrei il coraggio di permetterlo. Eppure continuo a pensare che sarebbe divertente. Ho anche fantasie di me con altre donne. Ma queste donne non hanno faccia, intendo che non si tratta mai di una donna in particolare. Questo mi succede mentre mi masturbo, il che accade circa due o tre volte il mese. Non ho realmente delle fantasie lesbiche, perché mi sembra repellente avere a che fare con una femmina, ma mi piace l'idea che una femmina faccia qualcosa a me. (Egoismo, forse?) So di aver cominciato questa lettera dicendo che discuto qualche fantasia con mio marito, ma ho paura che anche questa sia una fantasia! Non riesco a ricordare qualche fantasia che abbiamo discusso; ma allora abbiamo un problema di comunicazione! [Lettera] HILDA. Ho trentasette anni. Il mio è un matrimonio felice e la nostra vita sessuale è molto soddisfacente. Mi piace pensare che il pene di mio marito sia molto piccolo ma potentissimo. Spesso sono io a montare su di lui, accovacciata a ginocchia in su. Lui mi accarezza le natiche e l'ano mentre mi penetra dal di sotto. Quando sento le sue dita esplorarmi di dietro, immagino che un pene molto lungo e sottile mi stia penetrando anche nell'ano. Sento allora questa lancia sottile penetrarmi da dietro e la sensazione delle due mani che premono contro le mie natiche mi dà l'impressione che un altro maschio mi stia assalendo da dietro. Quando mio marito ed io arriviamo al culmine, immagino che quest'altro pene stia pulsando e spingendo da dietro per darmi una doppia razione di sperma. Non so chi sia o che cosa sia quest'altro che mi penetra da dietro, non è nessuno, ma la sensazione di essere scopata da due uomini è molto reale. A volte la tensione posteriore è così forte che perdo il controllo e subito dopo l'eiaculazione di mio marito, la vescica mi si rilascia e si svuota, facendo rifluire su di lui lo sperma che ha appena lasciato dentro di me. Abbiamo provato solo una volta ad avere rapporti anali, ma per via della

grossezza del suo uccello non riuscivo proprio a riceverlo. La mia involontaria liberazione di un po' di urina dà al mio uomo un fremito elettrizzante. In una fattoria di nostri amici ho visto la monta delle vacche. Uno dei tori ha il dorso molto ampio, come il piano di un tavolo. Spesso mio marito ed io facciamo una scopata in cucina o in salotto, quando i bambini sono già andati a letto o sono via per il week-end. Allora immagino di essere sdraiata sul dorso del toro, mentre il toro sta montando una vacca. Ho la sensazione precisa del tavolo della cucina o del divano del salotto che ondeggiano in su e in giù. Le mie mani scendono automaticamente da entrambi i lati del tavolo per aggrapparsi alle gambe ed evitare di cadere dal dorso del toro, che si sta agitando freneticamente sulla vacca. Riesco a sentire il mio corpo spingere su è giù allo stesso ritmo delle spinte del toro dentro la vacca. A volte mio marito riesce solo con grandi sforzi a restare dentro di me. In queste situazioni arrivo sempre al culmine prima di lui che continua a spingere per arrivare al suo orgasmo, e il risultato è che io ne ho un secondo, mentre immagino di essere il toro che inonda la vacca di sperma. Allora nella mia fantasia il pene di mio marito è ancora più grosso di quello che è in realtà. Infatti mi sembra sia diventato enorme, proprio come quello del toro. Per aumentare il realismo, a volte mi infilo un dito nella vagina mentre lui sta venendo, per avvicinare le sue dimensioni a quelle che immagino corrispondano all'erezione del toro. A mio marito piace questa pratica, gli sembra che il mio dito sia per lui uno stimolante. Comunque, la chiave di tutta la situazione è il mio desiderio di sentirmi riempita da un pene gigantesco. [Lettera] KITTY. A volte, quando facciamo l'amore, o anche in un momento qualsiasi, immagino uno scambio di mariti, cioè che mio marito ed io facciamo l'amore con una coppia di amici, io con l'altro marito e lui con l'altra moglie... Può trattarsi di una delle molte coppie che conosciamo, o di una coppia qualsiasi, che abbiamo appena incontrato e ci ha colpiti. Ho parlato spesso a mio marito di queste fantasie di «sesso di gruppo», gli racconto come immagino uno scambio con degli amici e che aspetto hanno quando li vedo nudi, e lui ricambia raccontandomi le sue fantasie. Ci diciamo spesso come potrebbe essere uno scambio con Virginia e Dick, o con Fran ed Emie per esempio, ma non lo facciamo mai, e siamo quasi sicuri che non lo faremo. E tanto eccitante anche solo immaginare di farlo, pensare come potrebbe essere, come sono i loro corpi e che cosa potremmo fare. Ma se mi capita di vedere un'amica mentre si veste o si sveste, il che naturalmente non accade spesso, prendo nota mentalmente delle sue attrattive femminili e le descrivo a mio marito. Lui fa lo stesso per me, se riesce a vedere qualcuno che conosco nello spogliatoio maschile. Godiamo entrambi pienamente di questo mutuo scambio di fantasie che denudano i nostri amici; lo troviamo molto stimolante ed eccitante, anche se non succederà mai... o forse proprio per questo. Con la fantasia ci si può spingere molto più lontano che nella realtà. [Lettera] INIZIATIVA SESSUALE. La società incoraggia le donne a trovare dei partner sessuali; una donna senza compagno è inquietante, è solo una donna a metà (c'è gente che prova un senso di angoscia di fronte a zitelle

e monache). La società pretende che la donna abbia la sua parte di sesso (un matrimonio deve essere consumato perché sia valido legalmente), ma le vieta di prendere l'iniziativa. Le si riconoscono desideri sessuali, viene spinta a soddisfarli, ma scoraggiata ad assumere un ruolo attivo... tranne che nella fantasia, dove, nel modo e nel momento che preferisce, può prendersi quello che le avevano detto essere un suo pieno diritto di donna. CHE COS'è LA "VERA" DONNA? Che cosa si intende dicendo «è una vera donna»? Gli uomini lo dicono con un tono di ammirazione così smaccata che ogni donna, sentendoli, prova un brivido di invidia e un gran desiderio di scoprire, finalmente, che cosa caratterizzi una «vera» donna. (Le donne non dicono l'una dell'altra «è una vera donna»; come riconoscere una così? Abbiamo cercato di scoprire che cosa significhi essere una donna fin dalla nascita.) Le informazioni sulle caratteristiche essenziali della femminilità sono così scarse e contraddittorie da farci pensare che qualcuno (la madre?) ci abbia intenzionalmente sviate fin dal principio. Non solo contraddizioni all'interno, ma contraddizioni anche all'esterno; le indicazioni che otteniamo sembrano andare decisamente in senso inverso rispetto a quello che sentiamo, a quello che vorremmo fare. INNANZI TUTTO LA DONNA è MADRE. Il nostro primo giocattolo è un bambino, un bambolotto; il primo ruolo che ci fanno interpretare per gioco è quello della madre e, mentre istintivamente sappiamo che tutto questo ha qualcosa a che fare col nostro sesso, non ci danno nessuna indicazione in merito. Sembra che qualche passaggio sia stato trascurato, e la rabbia e l'ansia che le nostre madri lasciano intravvedere sotto i loro sorrisi tirati, quando facciamo qualche domanda sull'argomento, dimostrano che è stato trascurato deliberatamente e che noi faremmo meglio a non entrare in quel campo. Giochiamo alla casa coi nostri bambini-giocattolo, ma è una casa senza papà. I maschietti non giocano alla casa: non è un ruolo accettato. E non è accettato neppure un ruolo di gioco in cui le piccole madri possano esplorare le loro prime pulsioni sessuali, che spesso arrivano così inaspettate. Le bambine che si ritrovano con un mucchio di energie e hanno voglia di correre e schiamazzare, di far l'altalena sugli alberi e arrampicarsi sui muri, sono chiamate ragazzacci. E chiaro: spontaneità e azione non portano alla femminilità. Ma se questa non è una via d'uscita accettabile per queste nuove energie misteriose e a volte importune, qual è quella giusta? Non ce lo dicono. Sappiamo solo che c'è un mistero. Possiamo sbagliare. Intorno a noi tutto è silenzio. Impariamo a star buone. Passive. NON FARE QUELLO CHE SI VORREBBE. Finalmente una ragazza cresce, abbandona le bambole e comincia a cogliere qualche primo segno di essere finalmente giunta alla femminilità. (Senza sapere come ci sia arrivata, perché tutto avviene a sua insaputa: lei non ha fatto niente, non ha imparato niente, non ha fatto nessuna esperienza. Può essere questo? Non far nulla, non indagare il mistero, essere passiva e ignorante: è questo essere una donna?) Qualunque sia

la risposta, i ragazzi sembrano capire quali ragazze hanno risolto il problema. Cominciano a invitare fuori queste ragazze. Ciò porta direttamente e naturalmente a quei desideri e impulsi che lei aveva soffocato. E, meraviglia delle meraviglie, il modo per essere invitata di più (per essere «la più femminile»?) è fare ciò che realmente si desidera, e non soffocare niente del tutto! Libertà, esaltazione e «vera» femminilità all'improvviso, per magia, sembrano unite e integrate. Finalmente un segnale. Errore. Ci spiegano ancora una volta, la madre e le altre ragazze, se si è un po' lente a capire, che l'azione, la via apparentemente più semplice per giungere alla femminilità, non è la migliore. Forse non è affatto una via. In realtà, ancora una volta, sembra che la femminilità abbia qualcosa a che vedere con il non fare quello che si vuole fare, con la frustrazione e la passività. Ecco che la vaga differenza tra «brave» bambine e ragazze «non brave», un po' misteriose nell'infanzia, diventa una netta e dura linea di distinzione tra donne; ce ne sono di due specie: quelle che ai ragazzi piacciono per uscire e quelle che sposano. Ma quale delle due è la «vera» donna? Ora che lei ha avuto un assaggio del frutto proibito, la scelta è ancora più sconcertante: stendere la mano per afferrarlo e rispondere oppure trattenersi, resistere fino al matrimonio? DONNA SPOSATA E MADRE VIRTUOSA. Non ci sono scelte: ora il matrimonio è presentato (dalla madre?) come la risposta trionfale alla preghiera di ogni fanciulla, la fine dell'arcobaleno, l'inizio di «poi felici per sempre...» E per essere sicuri che il matrimonio si consolidi e che la fanciulla non esca dalla retta via, la «vera» donna è meglio definita, non solo come donna sposata, ma anche come madre. O, per dirla in altro modo (al modo della madre): non si è una vera donna finchè non si è una madre. Ma, come per le bambole che arrivavano da un vuoto senza sesso, un passo importante tra lei com'è ora e questa nuova «vera» femminilità è stato lasciato sotto silenzio. Con ogni nuovo uomo della sua vita lei avrebbe potuto imparare qualcosa di nuovo, forse contraddittorio, ma sempre qualcosa che avrebbe potuto portarla più vicina all'enigma di se stessa, e a capire che cosa potrebbe davvero significare per lei «femminilità». La prospettiva di questa varietà di uomini e donne, e della vita stessa, è affascinante, terrorizzante e minacciosa, se non proibita (dalla madre e dalle altre ragazze). Sono convinta che proprio per questo tante donne si sposano presto: per ogni donna che esplora l'ignoto, il mondo del sesso, ce ne sono centinaia che afferrano con ansia il matrimonio, la maternità, e la dimostrazione esteriore e simbolica che lei finalmente è arrivata: è una vera donna. L'anello nuziale lo certifica e la maternità lo garantisce. Chi mai al mondo può mettere in dubbio queste maestose rassicurazioni? Solo lei stessa, il sé delle sue fantasie che scava dove il sé della vita reale non aveva potuto entrare, scoprendo e sperimentando diversi ruoli sessuali femminili. LA DONNA è COSTRETTA ALLA PASSIVITà. Un ruolo che le era stato negato fin da principio è quello dell'iniziatore sessuale, dell'innovatore. Una donna può invitare un uomo a pranzo, ma non può invitarlo a ballare. Può chiedergli di passarle il sale, se ne vuole, invece di sporgersi verso il centro della tavola per prenderlo! ma non può mettergli una mano su un ginocchio sotto la tavola. Può persuaderlo

ad assaggiare le sue nuove pietanze e insistere che ne prenda ancora, perché mamma le aveva detto che lo stomaco è una via più rapida (più gentile) del telefono per raggiungere il cuore. Tradizionalmente le donne aspettano di essere richieste, o costrette. Andare a cercare l'uomo che si desidera significa essere aggressive, e andare a cercarlo per portarselo a letto non solo è aggressivo, è non femminile. Il fatto che lui possa essere gratificato da ciò che segue alla prima mossa di lei non conta; ciò che importa è che non si fa, non è stato fatto e non sarà fatto finchè uomini e donne non saranno convinti che cambiare i ruoli sessuali tradizionali non costituisce una minaccia. Intanto, se lui è troppo timido per telefonare, o magari ha meno immaginazione di lei a letto o è stanco, capita che due persone, che non avrebbero mai voluto farlo, si separano e non restano che le lenzuola spiegazzate. Lui non sa in che cosa ha mancato; lei lo sa, ma solo nelle sue fantasie. E se in quelle fantasie, come in tante altre di questo libro, lei entra come una tigre, in un ruolo apertamente aggressiva (lei che lo lega al letto, eccetera) non concludete frettolosamente che è una dominatrice sessuale sadica: a volte si ha bisogno di gridare, solo per essere uditi. perché NEGARSI IL PRIMO PASSO? Anche se è una donna che sessualmente si accetta, Carol ha bisogno di fantasticare, pensando intensamente a una classe di educazione sessuale e un istruttore immaginario che le dica di prendere l'iniziativa, prima di poter fare nella realtà una cosa tanto affettuosa e naturale come mettersi di sopra quando fa l'amore con il marito. Nella fantasia che segue quella di Carol, Faye immagina di iniziare il suo amante a fare l'amore in tre: è una cosa che ha sempre desiderato provare, e sente che piacerebbe tanto anche a lui, se solo lei lo prendesse per mano. perché no? Pensare quanto potrebbero essere più animate le sale da ballo e le camere da letto se le donne (e gli uomini) si sentissero più a loro agio nel fare il primo passo, prendere l'iniziativa, assumere una seconda posizione... o una terza, o una quarta. CAROL. Mio marito e io siamo espatriati in Nuova Zelanda. Viviamo a Papua. Mio marito ha cinquantacinque anni e io quasi trentotto. Siamo sposati da diciotto anni. Abbiamo due figli e abbiamo avuto, e continuiamo ad avere, una vita sessuale gioiosa e molto soddisfacente. Ho spesso una fantasia dove noi due abbiamo il ruolo di dimostratori per una classe di giovani coppie che vengono istruite nelle arti d'amore. Sento l'istruttore che parla alla classe dei nostri progressi verso il culmine, e ogni tanto ci dice di cambiare posizione perché i suoi allievi possano vedere meglio tra le mie gambe. A questo punto di solito monto sopra mio marito, accucciandomi su di lui in modo che gli spettatori possano vedere i nostri organi uniti. Qualche volta sento l'istruttore che mi dice di assumere il ruolo attivo, e allora dico a mio marito di lasciare che sia io a guidare tutti i nostri movimenti, fino a quando lui arriva all'eiaculazione. Di solito lui collabora, a meno che io non abbia valutato male i suoi progressi e lui sia sul punto di venire comunque; in questo caso immagino di scusarmi con l'istruttore. Ma per

lo più va tutto bene e sento la sua voce che spiega minuziosamente al pubblico le mie sensazioni e i miei sentimenti mentre stiamo godendo all'unisono, e continua a parlare per tutto il tempo, a voce bassa per non distrarci. Ogni volta che esorta la sua classe a guardare più attentamente mi eccito sempre più, sentendo i loro occhi su di noi. La voce dell'istruttore, che mi dice di fare tutto quanto desidero, non assomiglia a nessuna voce nota, non è quella di un amico o di un conoscente. Ma, nella mia fantasia, è un amico in questo suo ruolo di benefattore, qualcuno che ha cura di me e conosce ogni mio desiderio. Abbiamo un rapporto meraviglioso. [Lettera] FAYE. Non so bene perché ho elaborato questa fantasia. Richard mi piace moltissimo: non siamo soltanto amanti, siamo anche due grandi amici. Non pensiamo al matrimonio: potremmo passare secoli senza vederci, ma ogni volta che siamo insieme lo siamo da amanti, e possiamo riprendere da dove ci eravamo lasciati. Lo amo veramente, ma forse ho questa fantasia perché lo amo senza quella possessività che tanto spesso accompagna l'amore. Credo che Richard non sia mai stato neppure sfiorato dal dubbio di poter provare un'attrazione erotica per un uomo. Ma penso che siamo tutti un po' bisessuali, e in qualche modo sono stata io a far emergere in Richard questa tendenza. Forse perché lo desidero. Vede, mi eccita moltissimo quest'idea di me e Richard che stiamo facendo l'amore con un altro. Vorrei proprio vederlo esprimere un po' del suo splendido amore per il sesso non solo nei confronti delle donne, ma anche degli uomini. E vorrei essere io a fare in modo che la cosa accada. E così: ho davvero un gran desiderio di iniziarlo a questo tipo di amore a tre, e credo che, purchè anch'io sia coinvolta, lui lo farebbe e ne proverebbe piacere. So che non mi sarebbe mai venuta quest'idea se Richard e io avessimo un rapporto più serio, perché sono maledettamente gelosa e possessiva. Ma vorrei davvero convincerlo e vederlo appassionarsi a questa idea: lui, un altro uomo e io. Sarebbe una cosa così amichevole ed eccitante. Sono in ginocchio davanti a un caminetto e sto riattizzando il fuoco. Però non è un caminetto vero, è di cartapesta, e la stanza assomiglia a uno chalet che una volta avevamo affittato in Svizzera; in realtà la stanza è un palcoscenico. Per via delle luci del palcoscenico non posso vedere il pubblico, ma so che c'è. Il falso fuoco sprigiona uno scintillio semicircolare che mi delimita e mi è difficile vedere chi sia l'altro uomo. E appena entrato con Richard e stanno in piedi alle mie spalle nell'ombra. Quando Richard va nell'altra stanza a prepararci un drink, l'altro uomo sta per seguirlo, ma cambia idea e torna dietro di me. Mi mette addosso il suo grande cappotto di pelle di pecora, perché sto tremando. Poi si inginocchia accanto a me e prende l'attizzatoio, ma tiene la mia mano sotto la sua, premendola con forza contro l'impugnatura scanalata. Guarda le mie dita diventare bianche sotto la pressione delle sue. Dall'altra stanza viene la voce calda e felice di Richard, e il suono del ghiaccio agitato nei bicchieri. Sento l'odore del fiato caldo di brandy dell'altro uomo, la durezza della sua coscia e la pressione della sua mano che non si allenta. Lascio scivolare il cappotto dalle spalle e sento i capezzoli che si induriscono visibilmente sotto il maglione di lana. Dal pubblico vengono dei mormorii di apprezzamento. Ora mi do da fare a lungo, per riaccendere il fuoco e nel muovermi lascio che i miei capezzoli gli sfiorino le spalle. I miei movimenti gli fanno capire che non voglio

resistergli: la sua pressione sulla mia mano si allenta. Il pubblico applaude approvando. Quando si accuccia vedo l'improvviso gonfiore nei suoi pantaloni, al mio consenso. Il suo uccello freme come un cuore che batte, appena sopra quel posto misterioso tra le gambe di un uomo dove tutte le cuciture dei suoi pantaloni si incontrano. Dietro di noi si sente, come un ronzio, il suono della voce familiare di Richard. Canta a bocca chiusa e accende la musica: si sente la voce struggente di Shirley Bassey. Delicatamente, solo con la punta delle dita, l'uomo solleva il mio maglione e china il capo per premermi le labbra calde sul seno, mi bacia e mi titilla i capezzoli con la lingua, finchè comincio a respirare affannosamente. Anche il pubblico è ansimante. Il mio corpo comincia a muoversi al ritmo della musica, il mio corpo e la bocca di quest'uomo uniti in una danza, tutti bagnati e caldi. Comincio a far scorrere le dita lungo la cucitura in mezzo alle gambe e la sua bocca risponde, volteggiando sul mio corpo verso il basso, intanto la mia mano si stende, le dita aperte e arcuate sui testicoli che premono. A un tratto apro la lampo e lascio libero un uccello gigante. Ora la sua lingua è nel mio boschetto, appena sotto l'orlo dei miei slip. Le sue mani danno strattoni per tirarli giù. Sento il suo fiato proprio sopra la clitoride e lui che fiuta il mio profumo: sono tutta bagnata dei miei umori. Le sue mani impazienti insistono sugli slip finchè anch'io sono libera, ora la sua bocca è tutta aperta, la lingua fuori, per arrivare dove voglio io. M'inarco appoggiata alle mani, sollevandomi verso di lui, che mi sostiene le natiche, premendo la mia prugna volta all'insù contro la sua bocca, come un grande frutto succoso. Le labbra vaginali sembrano muoversi come vere labbra, implorando la sua lingua, finchè la sento, calda e piana proprio su quel fiorellino, succhiarmelo con un bacio. Io mi tendo fino al limite, inarcando la schiena per dargli tutta quella parte del mio corpo, mentre la musica mi circonda, Shirley sempre più struggente, la testa abbandonata all'indietro, tanto lontana da quell'altra parte di me, tutta sola, finchè apro gli occhi e vedo Richard che ci guarda, affascinato, anche lui in erezione e pronto a partecipare. «Vieni» dicono da sole le mie labbra, e lui è su di noi, su di me, la sua bocca sulla mia, il suo uccello ondeggiante in faccia all'altro uomo. Ma solo per un momento, poi l'uomo solleva la bocca dalla mia prugna all'uccello di Richard e intanto ficca il suo uccello dentro di me, con tanta forza che il mio grido di piacere è sommerso dall'ovazione fragorosa del pubblico. [Intervista registrata] INSAZIABILITA'. perché le donne hanno fantasie erotiche quando di sesso ne hanno fin che vogliono e proprio mentre sono al culmine del piacere? perché donne disinibite come Carol e Faye immaginano ancora più sesso quando ne hanno già a piene mani? Forse perché fisicamente le donne per lo più non sono mai sazie, mai soddisfatte al di fuori della loro immaginazione. Questo non ha niente a che fare con la realtà, non dipende da quanto l'uomo reale riesca (o vorrebbe, se potesse) a soddisfare pienamente: come ho già detto, è ,troppo semplice ridurre la fantasia a una specie di «meglio che niente», al solo compenso della frustrazione. La fantasia si riferisce, per definizione, a qualcosa che non sta accadendo e alcune delle fantasie più vivide qui raccolte vengono da donne che chiaramente non desiderano vederle diventare realtà. No, piuttosto che il grido di una donna frustrata, l'espressione di un desiderio

di avere più sesso nella realtà, credo che molte fantasie femminili siano un bisogno psichico di avere una conoscenza più completa di tutto ciò che è stato loro tenuto nascosto da bambine, di tutto ciò che può essere concepibile come sessuale. «La via dell'Eccesso porta al palazzo della Sapienza» ha scritto il grande poeta William Blake, alla fine del Settecento e l'inconscio sa che è vero. Fantasia significa più coinvolgimento, più spontaneità, più dare e prendere, più autocoscienza, e forse più casino, più uomini neri, donne, cani, pubblico, genitori, attitudini, ruoli. Per le donne, il sesso è ancora una variabile infinita e inesauribile, l'unica via per chiarire il mistero di ciò che significa essere e sentirsi donna. Penso che le donne abbiano enormi appetiti sessuali, molto più grandi di quanto venga riconosciuto pubblicamente. Questi appetiti potrebbero essere soddisfatti nella vita reale; spesso non lo sono. Ma esistono, e la donna può esprimerli e diventarne consapevole nella propria fantasia. CLARISSA. Quando mio marito comincia a far l'amore con me, e siamo appena ai baci e alle carezze, mi viene in mente una scena fantastica: sono un'immagine africana della fertilità, una statuetta con dei seni lunghi e appuntiti, così grandi da apparire grotteschi e, invece di mio marito, il mio amante è la controparte maschile: un'immagine della fertilità con un pene enorme, del tutto sproporzionato al corpo. Questa fantasia sembra emergere da sola, senza che io pensi o faccia qualcosa per evocarla, quando sono sicura che avremo un rapporto sessuale, e persiste finchè arrivo all'orgasmo. Non sono affatto delusa del pene di mio marito, che è di ottima taglia e mi soddisfa pienamente. Ma, in ogni modo, immagino che questo enorme pene lungo e grosso (con un glande gigante in cima) stia penetrandomi. Appena cominciamo, immagino che quest'organo smisurato si stia strusciando sui miei seni enormi, che stia quasi duellando con loro, cercando di insinuarsi tra l'uno e l'altro e stuzzicandoli a turno, mentre io cerco di tenerlo a distanza irrigidendo i miei seni enormi. Questo quando mio marito mi sta stuzzicando o succhiando i capezzoli. E anche qui, non c'è da parte mia gelosia o senso di inadeguatezza, perché sono ben sicura che lui mi ritiene del tutto adeguata da questo punto di vista. Cercherò di descrivere, a proposito, l'attitudine tranquilla e amabile che abbiamo l'uno per l'altra, e come siamo felici di apprezzare e accettare i nostri corpi: dormiamo nudi e lui si infila sempre nel letto prima che io mi sia sistemata i capelli. Lo faccio nuda, stando in piedi di fronte al grande specchio nella nostra camera da letto. Lui sta a guardare, perché gli piace vedere i miei seni salire quando alzo le braccia per mettere i bigodini, e poi vederli scendere. Mentre di solito usiamo un linguaggio molto all'antica, lui quasi invariabilmente mi dice: «Le tue tettine devono essere una giuggiola, bimba». Quando sono pronta, vado a letto, mi chino, così può mordicchiarmi i capezzoli, poi alzo le coperte, lo scopro e do un bacetto al suo pene. Lo facciamo tutte le sere, anche se di solito facciamo l'amore solo ogni due o tre giorni. Se ha già un'erezione, o quasi, indugio più a lungo sul suo pene, perché capisco che questa è la notte. Se non succede niente, ma sento che mi piacerebbe un po' d'amore, e non penso che lui sia stanco, insisto un po' di più sul suo pene, per vedere se risponde.

Ma molte sere è solo un bacio da moglie, e non succede nient'altro. (Naturalmente ci baciamo anche bocca a bocca, prima di dormire.) Così lei può capire che la mia fantasia di questo organo sessuale smisurato non deriva da un senso di frustrazione o mancanza di apprezzamento. Andando più indietro, non riesco a ricordare mie fantasie da bambina, oltre a quella di peni in erezione. Sebbene adesso non lo faccia quasi mai, da piccola mi masturbavo sempre... Verso gli undici anni di sicuro; mia madre colse me e una mia amica mentre lo facevamo insieme con delle candele quando avevamo dodici anni, e poi ho continuato a farlo per molto tempo. Le candele erano frutto di un'idea della mia amica, che aveva trovato dei fumetti porno nella stanza di suo fratello: mostravano Dagwood e Blondie ed altri che si davano al sesso, sia genitale che orale, e in ogni caso l'uomo era sempre dotato di un pene enorme e in costante erezione. Avevo in mente questi disegni per tutto il tempo che mi masturbavo... L'immagine paurosa ed eccitante dei peni enormi di quei fumetti. Veramente non erano paurosi, nel senso di proibiti; il sesso non era un argomento proibito in casa nostra. Mia madre mi aveva dato un'educazione sessuale completa fin da piccola, compreso il fatto che il sesso è divertente, cosa che di solito i genitori non dicono mai. Mia madre non ci aveva sgridate e non aveva neppure detto alla mamma della mia amica ciò che avevamo fatto. Ci aveva solo fatto smettere dicendoci di stare attente a non farci male usando le candele o altre cose del genere. Sebbene abbia avuto il mio primo rapporto sessuale solo a quattordici anni, da quel giorno in poi ho sempre avuto uno spiccato interesse per il pene dei ragazzi. Non so se questo abbia qualcosa a che fare con la mia fantasia della divinità africana del sesso oppure no. Forse sì, credo. Non ho mai parlato a mio marito di questa fantasia, e temo che non lo farò mai, perché lui potrebbe pensare che, per me, lui è troppo piccolo, e questo non è affatto vero. [Lettera] ANNABEL. La mia fantasia è quasi sempre la stessa: sono violentata non da un uomo solo, ma da tre o quattro. Lo strano è che ognuno di questi uomini ha un pene più grosso di quello che lo ha preceduto. Alcuni arrivano a venticinque o trenta centimetri. E siccome devo tenere le gambe spalancate per riceverli, ne provo un piacere erotico che mi porta sempre all'orgasmo più soddisfacente. Il piacere che ne provo è tanto intenso che anche mio marito gode di più, pensando di essere lui solo a soddisfarmi così. [Lettera] IRIS. Ho ventitré anni, sono sposata da due anni, e ho due bambini. Ricordo di aver avuto le mie prime fantasie verso i nove o dieci anni: immaginavo che i miei compagni di scuola stessero a guardarmi e a toccarmi discutendo tra loro sulla mia anatomia. Ancor oggi le mie fantasie sono dello stesso tipo. Se mi trovo in compagnia di un uomo, spesso immagino che lui stia esaminando attentamente i miei organi sessuali, non da dottore, ma da amante. Qualche volta fantastico che stia parlando di me con un amico, mentre entrambi mi esaminano e mi portano all'orgasmo manualmente, continuando a stare a guardare. Spesso metto in pratica questa fantasia davanti a uno specchio intanto che mi masturbo. Solo da poco tempo mio marito e io abbiamo ammesso di avere delle fantasie. Non ce le siamo mai descritte, abbiamo solo riconosciuto la loro esistenza. Qualche volta penso davvero

ad altri uomini mentre faccio l'amore con mio marito. Per lo più immagino uomini che conosciamo e che trovo particolarmente attraenti. Di solito fantastico che questi uomini mi abbiano chiesto con insistenza di avere un rapporto sessuale con loro, e che alla fine io abbia acconsentito. Non credo che mio marito sarebbe geloso se gli confidassi queste fantasie. Forse lo sarebbe se le realizzassi. Lui sa che mi piace pensare agli uomini e che vorrei sempre sapere che cosa c'è sotto la lampo di tutti quelli che guardo. [Lettera] NORA. Mio marito non è un uomo immaginoso e facciamo l'amore sempre allo stesso modo. Un tempo cercavo di convincerlo a provare qualcosa di nuovo, ma lui non ha mai voluto. Anche se sono più progredita, non ho avuto più esperienze di lui prima del matrimonio, ma ne ho avuta qualcuna: forse si fa solo quello che vuole l'uomo, in ogni caso. Comunque, si era proprio offeso quando, per esempio, una volta avevo cercato di spingere la sua testa in giù, verso il mio sesso: lui l'aveva spinta di nuovo in su, con ostinazione, per darmi un bacio convenzionale sulla bocca. Non gli piace nemmeno che io mi metta di sopra, sebbene una volta me lo abbia lasciato fare, ma una sola. In ogni altro campo, tranne che a letto, lo considero un marito ideale, o almeno uno abbastanza buono, così mi sono decisa ad adattarmi a una vita piuttosto povera di sesso. Ci riesco introducendo la varietà nelle mie fantasie e, quando lo faccio, riesco quasi sempre a raggiungere l'orgasmo. Credo che la varietà sia la chiave di ogni cosa, e che tanti matrimoni si esauriscono proprio perché due coniugi continuano a fare sempre la stessa cosa fino alla nausea. Be', facciamo così anche noi, ma nella mia fantasia ogni volta c'è qualcosa di diverso. Lo faccio proprio deliberatamente. Quando mi sto preparando per andare a letto, capisco se mio marito è dell'umore giusto o no, e se lo è mi eccito sessualmente con la fantasia, ancor prima di avvicinarmi al letto, mentre mi spazzolo i capelli, mi svesto e così via. A volte indugio più a lungo in bagno, fino a quando sono al punto giusto nella mia fantasia. Allora, mentre procede la nostra solita versione del sesso, io mi sto godendo la mia «notte araba». E come nelle Mille e una notte io sono Shahrazade che racconta ogni volta a se stessa una storia erotica diversa. Per circa una dozzina di volte mi ero immaginata di essere con un uomo solo, e descrivevo tutte le diverse cose che facevamo. Poi ho cominciato a pensare a situazioni diverse, come farlo sul pavimento della cucina (magari col postino) o nel garage del mio vicino, dove ero andata a chiedere in prestito un arnese (lapsus freudiano). Poi ho continuato per un bel po' a pensare di far sessantanove, mentre della gente stava a guardare. Poi ho cominciato a pensare di essere con due uomini, e infine sono arrivata al gruppo, di uomini e donne (ma le donne facevano l'amore con altri uomini, senza toccare me). Non ho mai immaginato di fare l'amore con una donna, ma a parte questo voglio provare tutto, mentalmente. Sono in grado di accordare il flusso dei miei pensieri con quello che sta avvenendo nella realtà, e così la cosa funziona quasi sempre. [Lettera] SOGNI A OCCHI APERTI. Si direbbe che la vita di una donna sia fatta per la fantasia. Tutte quelle ore vuote, i lavori noiosi e ripetitivi che le sue mani fanno automaticamente, le infinite occasioni di riflettere, costruire e ricostruire. In un certo senso siamo nate per

sognare, stare in casa... quasi tutti gli uomini ci sognano così. Anche le superdonne di oggi, che lasciano la casa per andare in ufficio, hanno le stesse opportunità di pensare a vane e strane fantasie, almeno quanto l'uomo della scrivania accanto (ma loro hanno più talento naturale ed esercizio): i tediosi percorsi in metropolitana, le monotone riunioni di lavoro, i giorni da incubo, quando non ci si riesce a concentrare su nient'altro che le possibilità erotiche dei baffi del capoufficio, il modo provocatorio di vestire della nuova dirigente amministrativa, la scopata di ieri sera con Harry, la prospettiva di quella di questa sera con George. Il proverbio «la mente vuota è il terreno del diavolo» si applica davvero a un solo sesso? perché i pubblicitari sono tanto propensi a usare l'immagine di una bella ragazza con lo sguardo perso nel vuoto per vendere qualsiasi cosa? perché è universalmente accettato che le donne, tutte sognatrici, sognano le cose pure e buone che ci tengono unite, specialmente quelle connesse alla casa. (E ai lavori domestici.) Mentre gli uomini, quei bei furfanti, sognerebbe solo cose che potrebbero realizzare le loro fantasie indecenti. In che cosa sono assorti gli uomini degli avvisi pubblicitari? Automobili, whisky, robusto tabacco da pipa... tutto ciò che potrebbe portarli ad avere più successo sessuale. Suggerisco, la prossima volta che vedete quel grazioso volto femminile col sorriso da Monna Lisa, di considerare, solo considerare, la possibilità che lei non stia pensando al cavaliere in sella, ma proprio al cavallo. Le donne sono tanto portate alla fantasia perché passano tutta la vita a ruminare i propri pensieri. Spesso i sogni a occhi aperti sembrano altrettanto veri della realtà stessa. Quando un uomo sente dei desideri può fare una telefonata, andare a trovare una ragazza, invitarne un'altra, oppure ordinarne una. Ma non è così facile per una donna andare in cerca di ciò che desidera con tanta disinvoltura e senza vergogna: svestirlo, portarlo a letto, prenderlo da sopra, da sotto, e se lui non vuole prenderla da dietro, portarsi a letto qualcuno che, a pagamento lo faccia... Invece, non potendolo fare, le donne lo sognano. MOLLY. Molly ha precisato di non avere questa fantasia mentre fa l'amore; si tratta più che altro di un sogno a occhi aperti, un episodio che le piace immaginare mentre sta guidando per andare a prendere i bambini o sbriga i lavori domestici. Come dice Molly, «è qualcosa che tiene calda la mia sessualità». Non è mai stata un'insegnante, e non desidera esserlo, ma ammette di trovare attraenti i ragazzini che i suoi figli portano a casa. Si era sposata a diciotto anni. «Forse, riconosce un po' troppo presto per una ragazza fantasiosa. A volte penso di aver perso tante cose». La scena si svolge in un'aula scolastica. L'insegnante ha circa la mia età, trentacinque anni, o qualcuno di più. Ma è una vergine, una zitella frustrata. Ha fatto restare in aula dopo le lezioni uno degli allievi, un ragazzone alto più di un metro e ottanta che non è molto brillante. Comincia facendogli una severa ramanzina sul fatto che lui non sta attento in classe, eccetera. Gli fa due o tre domande difficili, e quando lui non riesce a rispondere gli dice che dovrà punirlo. Gli ordina di tirar giù i pantaloni; lui è imbarazzato ma lei insiste. Si siede su una seggiola e se lo fa stendere in grembo, a faccia in giù, coi pantaloni abbassati intorno alle ginocchia, e comincia a sculacciarlo. Lui ha un'erezione e lei sculaccia più

forte, ma nello stesso tempo indugia in qualche carezza. Poi comincia a palpargli il pene con l'altra mano, e continua a sculacciarlo. L'erezione diventa più grossa e più dura. Lei gli chiede se ha mai scopato con una ragazza, lui dice di no, e lei si agita sulla sedia per fare andare in su la gonna: non ha indosso mutandine. Fa in modo di spostare anche lui, finchè riesce a guidargli il pene nella sua vagina, e a questo punto torna ad assumere il tono della ramanzina e gli dice come dovrà migliorare e aumentare il suo lavoro, eccetera; intanto continua a sculacciarlo, ma le sculacciate sono più che altro un modo per spingerlo dentro di lei. Muove anche il bacino in su e in giù ritmicamente; è molto attiva e controlla l'intera faccenda per il proprio piacere che sta crescendo, ma comunica anche a lui un piacere straordinario. Lui comincia a gridare «Oh, prof!», sempre più forte, mentre il suo orgasmo comincia e lei cerca di continuare a sgridarlo, ma le parole «cazzo» e «fica» continuano a frapporsi nella sua ramanzina. Arrivano entrambi a un culmine fragoroso e a questo punto scivolano dalla sedia sul pavimento. Dopo di che, con fare molto compito, lei si abbottona i vestiti e, simulando una grande disapprovazione, gli dice che dovrà fermarsi ancora dopo scuola l'indomani, altrimenti non potrà far fronte ai suoi impegni scolastici, e lui riconosce che certamente è stato un lazzarone, eccetera e che, purtroppo, non è capace di fare i compiti. [Lettera] ALICIA. Alicia non ha mai veramente lasciato la scuola. Ha trentaquattro anni, un ottimo lavoro all'università, e deve andare in Africa per completare uno dei suoi molti saggi di antropologia. Chi la incontra stenta a credere che sia una professionista autosufficiente, tanto sembra vulnerabile e bisognosa d'aiuto. Ma, dietro quegli occhi viola, c'è un cervello che è come uno strumento di precisione. Ha un debole per gli uomini difficili, per i tipi che la maltrattano in ogni senso, anche fisicamente. Per quel che ne so, non è mai stata attratta da un tipo «per bene» e ho l'impressione che in lei ci sia qualcosa che trasformerebbe anche un ragazzo a modo in un mascalzone. Conosco uno dei suoi antichi amanti, e lo è stato abbastanza a lungo da dirmi che lei provoca una reazione negativa nei suoi uomini, che in lei c'è qualcosa che fa venire a galla il peggio di un uomo: «Forse perché con Alicia uno sa sempre che lei non è sessualmente soddisfatta. Non serve che uno continui a ripetersi che è lei, e non lui, a non essere sessualmente soddisfatta o soddisfacente, che ci deve essere in lei qualcosa che non va, perché si ha sempre l'impressione, anzi la certezza, di non essere riusciti a far provare qualcosa a quella ragazza, così a letto con lei uno non può fare a meno di sentirsi inadeguato.» Lei non partecipa mai completamente. Non fantastico quando faccio l'amore. Le mie fantasie sono più che altro dei sogni a occhi aperti. Mi piace immaginare di essere una creatura unica del futuro. Naturalmente sono bellissima, di una bellezza eterea, ma questa non è la cosa più importante. Il punto centrale è che sono il risultato trionfale di una ricerca di ingegneria genetica straordinariamente avanzata, tendente a generare una stirpe in grado di ottenere risultati definitivi nel campo dei più raffinati piaceri sensuali, con terminali nervosi e circuiti sensori così perfettamente intonati che possono sperimentare estasi addirittura inimmaginabili per normali, limitati esseri umani. Per me, per quelli come me (ma ci sono altri come me? Non lo so,

e questa è propria la cosa più eccitante: sto vivendo la mia vita intensa in mezzo a gente che sembra godere degli stessi crudi e limitati piaceri dei loro antenati, niente di più)... per me, il tocco di una piuma su un ginocchio può produrre, se sono di umore erotico, una sensazione così intensa che sarebbe come venti orgasmi alla volta per un'altra donna. Lo sento benissimo, ma è qualcosa di invisibile, segreto, che io sola conosco. Non è semplicemente ipersensibilità su tutta la superficie del mio corpo, no; posso essere impenetrabile, posso andarmene per la mia strada attraverso una folla che si accalca, provando soltanto il normale disagio del contatto umano sgradito. Sono sintonizzata esclusivamente per la sensualità, la carnalità, per tutte le sensazioni e i desideri dell'animale sensuale. La mia sensualità, anche se animale, è tanto acuta che un'occhiata di un certo tipo da parte di un uomo che desidero, anche moderatamente, può portarmi ondate multiple di sensazioni così penetranti che provocherebbero sussulti, gemiti e gridi in un'altra donna. Posso rivolgergli solo un sorrisetto, ma il godimento di un breve istante è come la somma totale delle esperienze erotiche di tutta la vita di chiunque altra. Il culmine di questa fantasia, naturalmente, arriverà quando incontrerò un uomo dai sensi fantasticamente acuiti e raffinati quanto i miei, ma ancora non sono giunta a questo punto. C'è troppa strada da fare, e sono solo all'inizio. Arriverà fra qualche capitolo, e allora mi metterò in moto veramente. [Intervista registrata] ELIZA. Quando mi aggiro per casa facendo i miei noiosi lavori domestici, a volte penso alla sensazione che provo quando le mani di un uomo scorrono lungo tutto il mio corpo, come su una tastiera. Spesso ricordo il piacere di avere un pene rigido che scivola dentro e fuori la mia bocca e cerco di ricreare con la fantasia qualche dolce esperienza. [Lettera] SHIRLEY. Sono un'infermiera sposata da dieci anni. Quando devo assistere a qualche conferenza noiosa all'ospedale, spesso immagino di fare una fellatio al conferenziere. Mi domando per quanto tempo riuscirà a continuare a borbottare le sue panzane mentre sono lì, inginocchiata di fronte a lui col suo pene in bocca. Spesso mi scopro anche a fantasticare su quei pazienti che stuzzicano la mia immaginazione, di solito uomini forti, rudi e robusti, con una grande capacità di resistenza. E buffo: sono lì, che giacciono indifesi nei loro lettini bianchi o sul tavolo operatorio, ma nella mia fantasia sono io a sentirmi piccola e indifesa, mentre loro mi proteggono e mi fanno godere. Questo non significa che non amo mio marito, anzi lo amo molto. [Lettera] LILLIAN. A volte, magari mentre sto sbucciando le patate, immagino che mio marito spunti all'improvviso dietro di me, mi salti addosso e mi penetri, proprio lì in cucina, davanti all'acquaio. [Conversazione] MASTURBAZIONE. Non sempre la mente in ozio si lascia andare alla fantasia

erotica, come non sempre la fantasia erotica (e le mani in ozio) spinge alla masturbazione. E la vecchia storia dell'uovo e della gallina. Fantasia e masturbazione: quale viene prima? Ma una cosa sembra certa, che la masturbazione senza fantasia è improbabile, triste, irreale. La masturbazione non solo ha bisogno della fantasia, la esige. Senza fantasia, la masturbazione sarebbe troppo deprimente. Non voglio nemmeno pensare a una cosa simile. In tutte le mie ricerche non ho mai trovato una donna che dicesse di non essersi mai masturbata. Si potrebbe dire che questo dipende dalla natura dell'argomento, che le persone disposte a parlare con me dovevano essere del tipo più disinibito sessualmente. Forse la mia sorpresa nello scoprire che tutte le donne con cui parlavo si masturbavano si riferisce più a me stessa che a loro. E possibile. Il fatto è che, pur presumendo che le donne si masturbassero, che avessero provato o che lo avessero fatto occasionalmente in qualche momento della loro vita, semplicemente non pensavo che la mia esperienza personale fosse tanto comune. Dobbiamo prendere atto nuovamente di quanto poco le donne sanno l'una dell'altra, quanto siamo inclini a sentirci isolate, diverse dalle altre ragazze, proprio perché non sappiamo niente delle altre. SENSO DI COLPA. Sappiamo tutti che gli uomini si masturbano. I ragazzini e la masturbazione sono un elemento normale e persino simpatico degli articoli sulle caratteristiche dei ragazzi nelle riviste femminili. Dev'essere così: tutte abbiamo letto tanto sull'argomento, sui ragazzini che la scoprono, e che vengono scoperti a farlo. E incantevole. Ma le donne? Stiamo nascoste come la nostra clitoride. Quando la scopriamo, nascosta laggiù, ci sentiamo colpevoli di averla localizzata. Se fosse stata da scoprire, e fosse stato giusto goderne, non avrebbe dovuto essere in vista, appesa fuori a ondeggiare liberamente come un uccello? (Non fa meraviglia quindi che le ragazze soffrano di invidia del pene.) Per questo, credo, siamo tanto sorprese di scoprire che tante donne lo fanno: io avevo semplicemente dato per scontato, senza pensarci, di essere sola nella mia scoperta, come ero stata sola con le altre mie riflessioni sul significato della femminilità durante la mia adolescenza. Dal punto di vista logico, avrei dovuto accettare la mia somiglianza con le altre donne, - perché avrei dovuto essere diversa? - ma emotivamente mi sentivo incerta e turbata e, quanto alla masturbazione, mi domandavo se non fosse un sintomo di eccessiva sensualità. Nessuno parlava di ragazze che si masturbano, non rientrava nel mito dell'innocenza, del crescere per diventare una donna. Effettivamente, non credo che ci sia una versione femminile di certi miti popolari: né Heidi né le «piccole donne» si masturbavano, non c'è l'equivalente femminile di Studs Lonigan e Hucklebeny Finn. Ho imparato qualcosa sulle donne e la masturbazione: a dispetto del loro lungo addestramento alla reticenza, quando si impegnano a confidarsi, le donne ne parlano facilmente. Quando capiscono di non essere le sole, ammettono di masturbarsi come ammettono di avere rapporti sessuali, accettano la cosa e, diversamente dagli uomini, non si sentono meno donne per questo. Si potrebbe ridurre il fatto a un segno dei tempi, alla natura della mia ricerca o delle donne che hanno parlato con me. Ma è qualcosa di più, è l'essenza di tutto quanto si condensa in questa ricerca: le donne, quando si aprono alle altre donne e diventano loro alleate, si sentono meno intimidite, più audaci, più disposte degli uomini ad accettarsi sessualmente. Se libri come

il mio aiutano le donne ad avere più fiducia l'una nell'altra, a parlare, a esplorare, forse scopriremo che nella nostra epoca disinibita il capitolo sul sesso non è stato scritto per intero. Solo a metà. IMMAGINARIO EROTICO E MASTURBAZIONE. Ecco alcuni dati interessanti sull'immaginario erotico e sulla masturbazione, emersi fortuitamente dai discorsi delle donne che hanno parlato con me: per lo più ricordano di aver avuto le prime fantasie, e cominciato a masturbarsi, pressappoco nello stesso periodo, di solito tra i sette e gli undici anni (per ragioni che non so spiegare, queste due età, sette e undici, sono quelle menzionate più frequentemente). Inoltre, quando si masturbano, non hanno le stesse fantasie che sviluppano mentre fanno l'amore. Infatti, molte fantasie durante la masturbazione non hanno niente a che fare col sesso attivo; talvolta a una donna, come fantasia erotica, basta immaginarsi nuda su una spiaggia. Credo che valga la pena di menzionare anche l'inventiva delle donne nella scelta dei loro strumenti masturbatori: dal solito dito al pene finto, al sempre più diffuso vibratore (sebbene tutte dicano di averlo poi scartato per il rumore delle batterie), al cetriolo, alla cannula del clistere, allo spazzolino da denti elettrico, al manico d'argento della spazzola per capelli, fino al semplice getto d'acqua. A volte lo strumento è una cosa qualsiasi, che appare nella stessa forma sia nella fantasia sia nella realtà; ma il manico della spazzola può diventare l'uccello dell'amante desiderato e l'acqua della doccia lo spruzzo del pene di un uomo. C'è forse da scandalizzarsi? Direi proprio di no. PATSY. Spero che questa lettera possa esserle utile. Per darle un'idea di come sono, e magari aiutarla a capire perché penso a queste cose, premetto che ho ventinove anni, sono sposata da sei, non ho bambini. Abbiamo rapporti sessuali circa tre o quattro volte la settimana in media, ma mio marito non sa niente di questa lettera, perché ci sono alcuni punti che gli farebbero nascere dei dubbi su di me. Prima di tutto vorrei dire che mi masturbo. Uso un vibratore, di solito il mattino dopo aver fatto il bagno. Strofinarmi i seni e guardare certi libri che abbiamo in casa, o pensarci, sembra che mi ecciti. I miei seni non sono molto grossi e la vista di quelle ragazze coi seni grandi e turgidi mi eccita veramente. Quando mi masturbo, una delle mie fantasie preferite è il ricordo di un episodio che una volta è successo davvero. Ero andata alla sauna con un'amica che pensavo avesse tendenze lesbiche. Quello che accadde mi esalta ancora. Solo a pensarci mi si inturgidiscono capezzoli e clitoride. Ci siamo svestite e siamo entrate, avvolte nei nostri asciugamani. Dentro c'era un'altra donna. Giaceva sul dorso mostrando tutto. Quando se ne fu andata, la mia amica aprì il suo accappatoio e lo gettò alle sue spalle. Era la prima volta che la vedevo nuda e il suo modo di parlare mi fece subito sentire sexy. Mi tolsi anch'io l'accappatoio e lei osservò quanto più scuri e folti dei suoi fossero i miei peli pubici. Lei era bionda e molto chiara di pelle, ma il suo seno era molto più grosso del mio. Si alzò, mi venne vicino e cominciò a massaggiarmi le gambe. Io la lasciavo fare. Ben presto le sue mani mi accarezzavano dappertutto. Mi chiese di andare a casa sua, dicendomi che, se volevo, mi avrebbe fatta godere fino in fondo. Una volta arrivata lei

mi spogliò e mi fece provare le sensazioni più soddisfacenti. Mi toccava e mi succhiava i seni e poi scendeva giù fra le mie gambe per leccarmi (meglio di mio marito). La sentivo succhiarmi la clitoride e solo il contatto coi suoi seni era sufficiente per farmi venire almeno due volte. Spesso ci ripenso e allora do più soddisfazione anche a mio marito. [Lettera] MARY BETH. Le rare volte che mi masturbo uso il manico d'argento cesellato di una spazzola per capelli, e penso al mio vecchio amante, che si lasciava fare i bocchini da me... è una cosa che mi piace, ma mio marito non me lo permette. Nella fantasia vedo l'uccello del mio amante diventare duro nella mia bocca e le vene che cominciano a gonfiarsi, allora, proprio quando sto per venire, mi piace guardar giù e vedere i miei succhi tra le iniziali cesellate di mio marito... [Lettera] MARY JANE. Non mi masturbo quasi mai, ora che sono sposata, ma quando lo faccio nella mia fantasia non c'è quasi mai nessuno con me. Racconterò qualcuna delle fantasie che ricordo. In una immagino di essere sola su una bellissima spiaggia oceanica tutta bianca. Il cielo è sereno, il sole splende, e sta soffiando una dolce, tiepida brezza. Cammino per un po' lungo la spiaggia, poi mi fermo e mi tolgo tutto quello che indosso. Quando sono nuda, vado a fare una bella nuotata nell'oceano tranquillo, poi esco dall'acqua e mi stendo sulla sabbia soffice e tiepida, godendomi la brezza che mi accarezza e il sole che mi riscalda. In una variante di questa fantasia faccio qualcosa di simile vicino a una cascata in montagna. In quasi tutte le mie fantasie mi tolgo tutti gli abiti e per lo più lo scenario è all'aperto. Qualche volta ho cominciato a masturbarmi completamente vestita, ma poi, continuando a masturbarmi, finivo sempre col togliere tutti gli indumenti. [Lettera] ALIX. «Non ho mai tradito mio marito, sebbene prima di sposarmi mi piacesse avere diversi uomini» dice Alix. «Persino il giorno del nostro matrimonio mi domandavo se sarei riuscita a essere felice con un uomo solo. Ma lo sono». Alix ha ventiquattro anni, è sposata da quattro e madre di due figli. I frequenti viaggi d'affari del marito le lasciano molto tempo per fantasticare. Le sue fantasie appartengono a due categorie: lesbiche e masturbatorie. Alix ha parlato al marito delle seconde e, siccome anche lui ha le sue, spesso si confidano reciprocamente le loro fantasie di questo tipo e le condividono. Ma Alix non ha mai menzionato al marito le sue fantasie lesbiche, sebbene, come è tipico di parecchi uomini, lui pensi che un'avventura lesbica sia qualcosa di essenzialmente frivolo, meno serio e grave dell'omosessualità maschile: infatti le aveva detto che, se lei avesse avuto dei rapporti sessuali con un'altra donna, lui non l'avrebbe considerato un «tradimento». Per lo più ho delle fantasie lesbiche quando mi masturbo. In una delle più comuni sto guardando delle donne che si masturbano in mia presenza, come per una dimostrazione. Visualizzo molte posizioni e tecniche diverse, sempre in circostanze spettacolari. Immagino, per esempio, di essere tenuta prigioniera da donne primitive, che danzano intorno a me in una specie di rito pagano

e poi mi fanno vedere come si masturbano. In un'altra fantasia sto passeggiando nei boschi e mi imbatto in una donna che sta facendo l'amore con se stessa. Queste fantasie di donne che si masturbano sono davvero molto stimolanti. Poi, mentre mi sto realmente masturbando, immagino che qualcuno, un vicino o mio marito, sia entrato nella mia stanza proprio quando sono più vicina al culmine, ma io non riesco a smettere, anche se c'è qualcuno che mi guarda, perché è troppo bello. Il mio interesse per la masturbazione compare anche nei sogni a occhi aperti o nel semplice fantasticare quando vedo, o mi presentano, una persona attraente: mi domando sempre se quella donna o quel l'uomo «mangia» il suo o la sua partner, e se lei o lui si masturba. Non immagino che facciano queste cose con me, ma mi chiedo semplicemente se le fanno o no. Mio marito non sa niente di questa mia idea fissa sulla masturbazione e del mio segreto desiderio di avere una donna che fa l'amore con me. Comunque, quando ci mettiamo a fantasticare insieme proviamo un grande piacere e ci eccitiamo moltissimo. Adoro sentirlo parlare di come si è masturbato quel giorno (se quel giorno lo ha fatto, altrimenti mi racconta in quali circostanze lo aveva fatto un'altra volta, e questo mi eccita, anche se magari me ne aveva già parlato). Mio marito fa il carpentiere e mi racconta, per esempio, che durante l'intervallo per la colazione è entrato in una parte già finita dell'edificio in costruzione, dove non c'era nessuno, si è chiuso in un bagno, ha tirato fuori il suo pene e lo ha manipolato per dieci minuti o un quarto d'ora, e poi ha spruzzato il suo sperma sul pavimento. Mi eccitano proprio tutti i dettagli della situazione. A volte si masturba in gabinetto durante la pausa del caffè. Dice che pensare a me lo fa scoppiare e deve proprio masturbarsi. Altre volte mi racconta che mentre andava a caccia si è masturbato nel bosco. Quando porto i bambini a trovare mia madre, che abita a quasi seicento chilometri da qui, sto via parecchi giorni. Mentre non ci sono, lui si masturba e al mio ritorno mi descrive tutti i particolari mentre facciamo l'amore. Poi mi chiede: «Tesoro, oggi lo hai fatto?» e io gli dico dove mi sono masturbata e in quali circostanze. Lui si eccita molto. Vuole sempre sapere se mi sono spogliata o se ho solo infilato la mano sotto le mutande, se ho usato uno strumento o tutte e due le mani, una per stimolare la clitoride e l'altra per scivolare dentro e fuori. In ogni caso, non gli parlo delle mie fantasie lesbiche durante la masturbazione. Gli dico che stavo pensando a noi due. Questi racconti sono per noi un preludio all'amore. Ci piace anche masturbarci insieme e guardare quello che fa ciascuno di noi. I miei orgasmi durante la masturbazione sono molto diversi da quelli che ho durante il rapporto. Quando finalmente arriviamo al vero rapporto sessuale, dopo tutti questi preliminari, siamo pazzi l'uno dell'altra. Prima di introdurre questa variante, facevamo invece l'amore piuttosto raramente, e tutta la passione da parte mia era fasulla. Per i primi tre anni del nostro matrimonio non avevo mai avuto un orgasmo se non masturbandomi. Allora, una notte, durante i preliminari, gli dissi: «Fai così», cercando di guidare le sue dita. Lui disse: «Fallo tu, bimba», così me lo sono fatto da sola, ma ero molto inibita perché non volevo che lui sapesse che lo avevo già fatto tante altre volte. Ma vedendo come mi eccitavo lui ha insistito, «Dai fottiti, bimba,» e si è messo a giocare col suo pene mentre lo facevo. Questo è stato l'inizio della nostra nuova vita erotica. Lo abbiamo ripetuto parecchie volte prima di arrivare entrambi a una piena confessione; è venuto fuori che lui aveva continuato

a masturbarsi prima e dopo il nostro matrimonio. Io avevo provato solo dopo un anno dal nostro matrimonio e non lo avevo mai fatto da adolescente. Provavo un tremendo senso di colpa, finchè non abbiamo cominciato a esaminare la faccenda e abbiamo imparato che è cosa normale e naturale. Però mi sentivo ancora colpevole finchè non abbiamo cominciato a farlo insieme. Credo davvero di essere più interessata alla masturbazione che al lesbismo. La seconda cosa è solo una variante della prima. Voglio dire che sono sempre stata affascinata dagli uomini e non avrei mai voluto vivere con una donna. Ricordo che da bambina, verso i sette anni, avevo visto mio padre e alcuni suoi amici urinare dietro a una baracca. L'invidia del pene, e il desiderio di averlo, è stata la mia prima fantasia. Pensavo che se papà avesse messo il suo pene tra le mie gambe ne sarebbe cresciuto uno anche a me. Penso che gli uomini e il loro pene sono affascinanti: a volte penso quanto mi sarebbe piaciuto sorprendere mio marito nell'atto di masturbarsi, per vedere di nascosto che cosa faceva e che cosa provava, quando era completamente solo e quindi disinibito. Trovo che col tempo, continuando a parlarne, le nostre fantasie e la nostra vita amorosa continuano a migliorare. Vorrei che avessimo cominciato prima a parlarne. [Intervista registrata] LESBISMO. Non ci sono ragioni e circostanze che immancabilmente portino le donne a fantasticare. Variano da donna a donna. E in ogni singola donna, da una notte all'altra e da un amante all'altro. Anche con lo stesso amante e nello stesso tempo, una donna può avere fantasie o non averne: dipende da tante cose, da tutte le maree senza diagrammi idrografici, e dalle fasi lunari della psiche femminile. Come ogni altra donna, anche la lesbica fantastica sull'amore e sul sesso, ma nel suo caso l'oggetto del desiderio, sia nell'immaginario sia nella vita reale, non è un uomo (o gli uomini) ma una donna. Lei sente più intensamente desiderio, rabbia, amore, eccitazione, colpa, affetto, eccetera quando si tratta di altre donne. D'altra parte, quasi tutte le donne che non si considerano lesbiche di tanto in tanto hanno fantasie di tipo lesbico, e le hanno anche se nella vita reale sono totalmente ed esclusivamente eterosessuali. Alcune accettano queste immagini come strutturate nella propria anatomia femminile: «E naturale che una donna pensi a un'altra donna»; altre, invece, si pongono il problema di una loro possibile bisessualità latente e altre ancora si colpevolizzano e si chiedono se immaginare questo tipo di rapporto non possa significare desiderarlo realmente. Quello che le donne pensano in segreto delle altre donne è come un mistero nel mistero, un tema che vorrei trattare più avanti. Per ora ecco alcune fantasie di lesbiche, donne che accettano la propria attrazione per altre donne e talvolta la mettono in pratica. JEANNE. Jeanne è nata in Belgio, ma ha vissuto la maggior parte dei suoi venticinque anni negli USA. Ha avuto la sua prima esperienza lesbica con la cugina Renée, che aveva un anno più di lei, nel corso di un'estate trascorsa insieme nella fattoria di un loro zio. Jeanne si considera tuttora una lesbica «per scelta, piuttosto che come risultato di una vita familiare infelice, condizioni economiche, fattori socioeconomici, eccetera...» Una volta si vergognava dei suoi desideri, ma adesso «un'amante che

mi vuole davvero bene mi ha convinta a rendermi conto che la mia preferenza sessuale per un'altra donna non è affatto un sintomo di malattia mentale». Jeanne vive da due anni con questa sua amante, Paula. L'incidente che è rimasto impresso nella mente di Jeanne, e che ha costituito il seme da cui è cresciuta la sua elaboratissima fantasia, era accaduto nel fienile della fattoria dello zio, dove lei e la cugina Renée giacevano l'una nelle braccia dell'altra. I giochi d'amore delle due ragazze erano stati interrotti dalla vista di Anjou, il cane della cugina, che stava montando una cagna sul pavimento di sotto. Entrambe erano affascinate del membro maschile ritto e appuntito» di Anjou che entrava nella cagna, e cominciarono a descriversi a vicenda come doveva essere un'esperienza con Anjou. Oggi, queste descrizioni vengono riutilizzate in una fantasia erotica, molto dettagliata e amorosamente elaborata. Come in ogni opera d'arte, è l'esattezza dei dettagli che riesce a rendere tanto reale per il lettore l'emozione di chi ha creato la fantasia. Sicure che nessuno ci avrebbe scoperte, mia cugina richiama Anjou nel fienile, quando ha finito con la cagna che stava montando. La maschiezza animale di Anjou non si è ancora ritirata nella guaina sotto il suo ventre caldo, e mia cugina lo abbraccia sussurrandomi: «Aiutalo a montarmi sulla schiena, voglio provare anch'io». Sono fuori di me dall'ardore e dall'emozione e, dopo aver chiuso la porta, tornò subito in fondo al fienile dove Renée sta già spingendo il fieno per formare un altro «nido». Sono affascinata dal membro animale di Anjou, l'enorme organo rosso brillante e appuntito è ancora esposto in tutta la sua lunghezza, e Renée, mettendosi a terra sulle mani e le ginocchia e dicendo «Aiutami, mettimelo dietro», si alza il vestito sopra i fianchi e la schiena, denuda le sue giovani natiche tonde e bianche, allarga le gambe ed espone totalmente le grandi labbra umide e turgide. Cerco più volte di sollevare Anjou, ma lui ringhia, e allora Renée si gira, gli prende in mano l'organo e mi dice: «Jeanne, mettimi una mano sulla passera e poi sfregagliela sul muso». Intanto lei continua a far scivolare avanti e indietro la mano sull'organo maschile di Anjou, che ormai si sta ritirando. Appena Anjou mi lecca la mano la sua testa si avvicina di nuovo alle natiche nude di Renée, e mi eccita ancora di più vedere la lingua del cane che dardeggiando comincia a leccare la vagina spalancata di Renée. Renée comincia a gemere dolcemente, la sua voce mi giunge da non so dove. Anjou le è già montato sulla schiena, spostandosi da una gamba all'altra mentre cerca senza successo di introdurre il suo organo lucente e appuntito nella giovane vagina vergine di Renée. «Aiutami, mettimelo dentro tu, presto, Jeanne» e io metto la mano intorno al vibrante, caldo, rosso e lucente membro e lo muovo dolcemente avanti e indietro tra le labbra umide e aperte del suo canale vaginale, finchè riesco a infilarlo nella bocca aperta della sua vagina. Siedo affascinata, fissando l'organo rosso di Anjou che, come una freccia, scivola fuori dalla sua guaina pelosa e scompare nella prugnetta aperta di mia cugina. Lei respira affannosamente e geme mentre Anjou comincia a pompare e mia cugina spinge indietro il culetto nudo per andare incontro alle spinte dell'animale. Renée grida e geme dal piacere, e infine comincia a far ruotare le natiche, mentre guardo il lungo organo animale di Anjou che va dentro e fuori la sua fichetta. Le labbra turgide aderiscono al membro dell'animale, quando si ritrae, e poi con un'altra spinta scompare nel ventre di mia cugina. Non mi reggo più in piedi, mi trascino ginocchioni intorno a mia cugina, alla fine mi accovaccio davanti a lei in modo che possa mettermi la bocca sulla vagina ardente, mentre

il membro di Anjou continua a pompare dentro di lei. Ancor oggi chiudo gli occhi e desidero con tutte le mie forze che Paula abbia un enorme organo appuntito che si agita dentro di me. Ma non ho ancora confidato a Paula questa mia fantasia di allungare la sua clitoride trasformandola nel membro animale di Anjou, perché sento che potrebbe turbarla il pensiero che io preferisca un animale a lei, cosa del tutto assurda. Ma l'associazione persiste, e mi piace. [Lettera] ZIZI. Mi chiamo Zizi. Sono ftancese, militante del movimento femminista. Quanto all'età, ho ventitré anni. Sono convinta che la sessualità femminile sia troppo nascosta dai tabù e dalle inibizioni, perciò ho deciso subito di raccontare alcune delle mie cosiddette fantasie. (Devo ammettere che le sue ricerche in questo campo mi interessano molto, perciò le scrivo, nonostante il mio povero inglese.) Le mie prime esperienze sessuali rispecchiavano la mia sottomissione all'ideologia patriarcale, così non ne parlerò. Invece le ultime mie relazioni con uomini erano già più soddisfacenti. Per me era significativo il prevalere dello stereotipo della «posizione occidentale classica». Invece godo a mettermi di sopra: mi ficco il suo pene nella passera e cavalco il maschio come fosse un cavallo. Poi stringo le cosce, mentre il suo pene è dentro di me e lui è a gambe aperte. Ho la sensazione di essere un ragazzo che si fa una ragazza passiva, la sensazione di avere un fallo che sta penetrando in una vagina. E una specie di vendetta che mi prendo dopo anni di docilità. Quando arrivo all'orgasmo sento il mio pene che eiacula. Proprio facendo l'amore con uomini, ho cominciato a prendere coscienza della mia forte attrazione per le altre donne. Prima di avere davvero dei rapporti sessuali con una ragazza (a Parigi) avevo provato qualche «perversione» a un livello inferiore. Ne riassumerò una. Abitavo in un appartamento in città e avevo notato, dall'altra parte del cortile, una donna di mezza età (tipo casalinga) che spesso si affacciava alla finestra. Un giorno, per qualche motivo mi è venuto in mente di passeggiare nuda per la mia stanza con le persiane mezze abbassate. Lei non poteva vedere la mia faccia, così aveva l'impressione che io non potessi vedere la sua (nessuna colpa). In realtà la stavo guardando, grazie al sotterfugio di uno specchio. Facevo finta di lavarmi. Lei era tutta intenta a guardare furtivamente. Cominciai a masturbarmi la clitoride con le dita, sempre fingendo di lavarmi. Più la sua attenzione sembrava crescere, più mi accarezzavo, finchè sono arrivata all'orgasmo. Qualche mese dopo ho avuto una relazione con una ragazza. Ci piaceva la posizione del sessantanove, ma a volte facevamo qualcosa di insolito (una specie di sviluppo delle mie fantasie precedenti). Avevamo deciso che ognuna di noi guardasse l'altra mentre ci stavamo masturbando. Sedevamo entrambe in poltrona (mezze vestite per rendere la cosa più oscena). Guardavamo i movimenti delle nostre dita intente a frizionare la clitoride ed era terribilmente eccitante. Nessuna delle due toccava l'altra. Il piacere dell'una provocava quello dell'altra e viceversa. Potrei scrivere ancora, ma il fatto di non conoscerla di persona limita il piacere di scriverle. Eppure è una specie di avventura inviare delle sensazioni intime a una sconosciuta (che alla fine potrei anche sedurre, chi lo sa!).

Je m'aventure à te donner un baiser, ma douce inconnue. [Lettera]

3. LA CASA DELLA FANTASIA TEMI EROTICI RICORRENTI. Conoscete già, o potete facilmente intuire, molti tra i temi e le trovate più popolari dell'immaginario erotico, leitmotif cari e familiari come il principe ranocchio e il contadino baffuto delle favole e del vaudeville (il paragone non è scelto a caso). Dopo aver raccolto più di quattrocento testimonianze, ho notato che una donna, pur introducendo delle varianti e uno stile personale nelle proprie fantasie erotiche, come fa quando organizza un pranzo o una festa, in genere sceglie tra una dozzina di archetipi o situazioni standard una sua fantasia personale, per poi elaborarla; allora l'arricchisce di quei dettagli soggettivi che, secondo il suo sentire, possono vivacizzarla, proprio come una donna usa degli accessori per rendere più o meno importante un abito semplice e adattarlo ai desideri del momento. Molti artisti hanno dipinto il nudo femminile, ma ogni ritratto parla a un pubblico diverso ed esprime emozioni diverse, in modi diversi. Il tema è classico e, se volete, standard, ma i dettagli sono soggettivi, personali, e sono questi a renderlo unico. GENERALE E PARTICOLARE. Quindi non intendo fare una riduzione semplicistica estrapolando sedici temi fondamentali che, più o meno, ricorrono in tutte le fantasie erotiche. Conoscerli non significa sapere tutto sulle fantasie, e questi sedici temi non sono gli unici che la fantasia elabora. Questo è solo il criterio che ho scelto per strutturare il materiale, lasciando che il riconoscibile e il familiare rappresentino una base per l'unico, l'eccezionale, l'esotico. Questo rende comprensibile il contenuto, e perciò il significato, delle creazioni più affascinanti della fantasia: l'emozione, il dettaglio particolare nell'emozione standard. Prendiamo, per esempio, una fantasia classica: la scena del ratto mascherato. Che cosa potrebbe esserci di più prevedibile? Tuttavia si trova ogni volta qualcosa di nuovo, perché ogni donna «costruirà» una sceneggiatura diversa, modificando la situazione, le luci, le sfumature dell'azione e del dialogo. Sembra quasi che ogni donna parta da una struttura comune, per poi avviarsi in diversioni o scene di copertura, che esprimono l'incredibile quantità di dettagli erotici che stanno rivelandola a se stessa nella sua fantasia personale. Chi si nasconde dietro quella maschera? Il suo patrigno? Un prete? Sua sorella? Nove negri? LA NECESSITà DELLA MASCHERA. Forse per questo tante donne ricordano solo in modo nebuloso le loro fantasie, per questo mantengono le loro descrizioni a un livello di astrazione lontano dal particolare che rivela tutto. Ricordare con più precisione, non solo per raccontarlo a me, ma anche a se stessa, costerebbe troppo a ognuna, la denuderebbe, la porterebbe troppo vicina a riconoscere l'estensione e la complessità dei suoi appetiti sessuali: appetiti che le donne sono tenute a non avere (a rischio di essere etichettate con appellativi ben peggiori che

«ninfomani»). Nove volte su dieci, perciò, quando una donna racconta la sua fantasia comincia e finisce con una frase come: «Ho questi strani pensieri di venire umiliata»; questo è tutto, o è tutto ciò che sceglie di ricordare. (Come ricordare i sogni, nel corso di un'analisi, aiuta comunque a divenirne più consapevoli e incoraggia a ricordare di più la volta successiva.) E così, tra le fantasie che ho ascoltato o letto, su una storia ricca, dettagliata e costruita con creatività, ne trovavo una dozzina che ripetevano concisamente i tratti più ovvi e comuni. Nessuna casa di prostituzione maschile dovrebbe mancare di tenerne conto, per dare a ogni cliente femmina, almeno in partenza, una possibilità di ottenere ciò per cui ha pagato. Come i protagonisti di una commedia di Jean Genet, Il balcone, vanno in un bordello femminile per far vivere i propri sogni erotici, così in una vera «casa della fantasia» le donne dovrebbero essere incoraggiate da una direzione comprensiva e premurosa a fare lo stesso. Nessuna «casa della fantasia» può dirsi completa, se non ha delle stanze con le seguenti scritte sulla porta. Stanza numero uno: anonimato STANZA NUMERO UNO: ANONIMATO. L'anonimato è il migliore amico della fantasia. Intensifica il romanticismo e aggiunge un pizzico di drammaticità; aumenta il piacere ed elimina la colpa, nemica della fantasia. Che a conciliare il segreto sia semplicemente il buio della notte o un'improvvisa mancanza di corrente nella fantasia del ristorante; che la maschera sia il fazzoletto ostile dello stupratore o la familiare mascherina igienica indossata dal dottore; che l'uomo la fotta da dietro in modo che lei non può vederlo o sia visibile ma totalmente sconosciuto... comunque lo ottenga, una donna cercherà l'anonimato, anche in un'avventura effimera, perché la libera dai sensi di colpa e le procura al contempo una sensazione di libertà e grande eccitazione, aumentando il piacere.Lei è la signora X, finalmente libera di fare, e di lasciarsi fare, ciò che vuole; senza nessun rapporto, oltre quello puramente fisico del momento, per lo spazio di una notte è libera, lontana mille miglia da tutte le inibizioni. Il non conoscersi, il non sapere lei chi sia lui e lui chi sia lei, riduce entrambi a oggetti sessuali, riduce il rapporto a qualcosa di puramente fisico, senza nessun impegno precedente o futuro. Anche se mancano tutte le emozioni più tenere, queste per il momento non sono richieste. L'anonimato dà a una donna la libertà di prendersi ciò che ha sempre desiderato sessualmente, senza dover guardare in faccia nessuno e senza un volto noto cui dover rendere conto l'indomani. Poiché nessuno conoscerà mai l'altro, dato che per le leggi della fantasia gli estranei non s'incontreranno mai più; visto che questa è la prima volta, con tutta l'eccitazione erotica che questo comporta, e anche l'ultima, con tutta l'urgenza che precede l'addio... perché non provare ogni cosa? LINDA. Linda è una mia vecchia amica, e per me è sempre «appena tornata da Parigi». E una giornalista specializzata nel campo della moda. Se vi capita di vedere su un rotocalco di schizzi dell'ultima collezione europea, è molto probabile che siano opera di Linda. E stata sposata due volte e ora vive a New York con un uomo che non è il suo secondo marito. Lui è piuttosto ricco e Linda

guadagna bene. Vivono con benessere e litigano in continuazione, non sempre in sordina. A volte penso che la loro relazione sia vivificata (se non addirittura fondata) da una certa quantità di antagonismo, come tante coppie che trovano i loro momenti sessuali più intensi dopo le zuffe e i rimproveri più amari. Linda ha circa trent'anni, è minuta, bionda, graziosa nello stile di alcune dive fuori moda del cinema. Non mi sorprende la sua fantasia del «negozio del parrucchiere» (come lei ha sempre chiamato un istituto di bellezza). Parlava già liberamente e con fantasia di sesso prima che fosse di moda. Gerald questa non la sa. Non vedo l'ora che la legga... forse te la racconto proprio per questo. Crede di essere un bullo tale che non esiste qualcosa che lui non abbia fatto o non farebbe. Ma questa fantasia... be', non può neppure immaginarla, non credi? Ma non voglio essere sleale con lui. E davvero fantastico a letto. E che razza di uomo (e non lo vorrei nemmeno se ci fosse) potrebbe darmi questa specie di cose? Ma la fantasia è fatta proprio per questo, vero? Per quello che nella vita non si può avere. Sono da questo parrucchiere, un posto molto elegante, come da Lizzy Arden o alla Revlon. Qualche testa di cavolo di architetto, con un'idea molto volgare dell'eleganza, l'ha arredato con candelieri e fontane, catini d'oro e poltrone sdraio di un rosa shocking, dove si sta mezze sdraiate a farsi lavare i capelli, a farsi fare la manicure o un trattamento del viso. Tutte queste poltrone sono disposte in una lunga fila, a una discreta distanza l'una dall'altra, ciascuna tra alcune piante in vaso, dando a ogni signora l'impressione della privacy. Ho appena fatto un trattamento al viso, così sono coperta da una maschera, e sugli occhi ho dei tamponi freschi di ovatta. Non posso vedere niente. Comunque non potrei vedere quello che sta accadendo perché c'è una tenda di seta bianca che cade dal soffitto fino alla mia cintura, e da lì fino al pavimento. Nessuno può vedermi fino alla cintola. E nemmeno io. Non posso vedere dall'altra parte della tenda. Ma so che cosa c'è. Lì, dall'altra parte, c'è un giovanotto; veramente ce ne sono molti, una schiera di tipi ben piantati, giovani e robusti, mezzi nudi. Indossano una specie di fascia sui fianchi e i loro corpi sono madidi di sudore, perché stanno facendo il loro lavoro. Il loro lavoro siamo noi signore. Sono lì per servirci. Ma se è elegante l'ambiente dalla nostra parte della tenda, con candelieri e fontane e privacy, questi giovani, dalla loro parte della tenda, stanno a lavorare come schiavi su una galea, uno accanto all'altro, senza luci eleganti né musica gradevole, si sente solo lo schioccare della frusta, mentre il capo cammina su e giù a gran passi per assicurarsi che nessuno di loro perda un colpo, per così dire. Il tipo che si occupa di me è un negro, bello in un suo modo duro e impersonale. Inoltre, non può neppure vedermi: per lui sono solo un'altra fica. Per quel che ne so, potrebbe essere uno scemo... il che non diminuisce né aumenta il mio piacere. Ma la cosa eccitante è che questo è il suo lavoro, il suo impiego. E un servizio offerto da questo salone elegante, come fosse un massaggiatore. Si accovaccia lì tra le mie gambe e, con la più straordinaria esperienza possibile, mi lecca nel punto giusto. Questo primo momento è terribilmente eccitante: sono lì sdraiata, con le gambe aperte, ad aspettarlo e non vedo quando si avvicina, non so che è vicino, finchè la sua lingua, la punta della lingua, all'improvviso non mi colpisce con uno «zing» fulminante! Così eccolo, che lavora meravigliosamente su di me mentre io giaccio dall'altra parte della tenda, la mia espressione di beatitudine nascosta dalla maschera, la musica che suona

dolcemente. Muove la testa di qua e di là mentre da grande esperto, ma meccanicamente, mi eccita senza fermarsi un attimo... ma soprattutto intensifica il mio piacere. Di solito non ne cava niente per sé, tranne la sua paga. Il suo uccello pende piccolo come un pollice tra le sue gambe, mentre lui mordicchia senza voglia. Ma, all'improvviso, con me è diverso. Io sono speciale. La vita che ha risvegliato nella mia vagina si comunica anche a lui, questa mia incredibile sensualità... forse sente i battiti della mia fica che pulsa. Non l'hai mai sentita pulsare? Per me è come un tamburo quando parte... quando io parto. Ma torniamo alla mia scenografia. Ad un tratto il vecchio sorvegliante si accorge che il mio addetto è in ritardo col lavoro. Cioè sta dedicando troppo tempo a me, si è immedesimato in quello che sta facendo, dando alla cliente più di quanto è richiesto. Dà al mio ragazzo un secco colpo di frusta, ma lui non si volta nemmeno. Sta gemendo pigiato nella mia passera e il suo uccello adesso è enorme, mentre la sua mano lo strofina, per arrivare al culmine insieme a me. Il guardiano gli dà un colpo terribile, ma per il ragazzo esisto solo io, non sente più null'altro... stiamo arrivando sempre più vicino al culmine, entrambi, e mi metto a pregare che il sorvegliante brutale non lo trascini via, proprio mentre stiamo per avere l'orgasmo più glorioso della nostra vita. Ma il sorvegliante lo afferra per le spalle; il mio cuore quasi va a picco, lui non può capire. Non ha mai visto uno di questi splendidi inservienti comportarsi così, lasciarsi affascinare da una cliente, dalla fica di una cliente! Poi, proprio nel momento cruciale, il sorvegliante, stupefatto, perde la sua freddezza professionale, la nostra eccitazione si comunica anche a lui. Come quando il cinico impresario assiste al provino della piccola Judy Garland che canta Sull'Arcobaleno e capisce che è nata una stella. «Non avevo mai visto niente di simile» grida quello della frusta. «perché quest'uomo è così pazzo di piacere che rifiuta di essere pagato?» (Non so in che modo sia riuscito a comunicarglielo, con la bocca piena.) Ma le cose stanno così: il guardiano stesso è tanto eccitato che tira fuori l'uccello e si dà da fare febbrilmente per mettersi al passo con noi, così quando veniamo, anche lui viene... e, oh ragazzi, che giornata nella vecchia bottega del parrucchiere! [Intervista registrata] PAMELA. Sono su una spiaggia completamente deserta, sdraiata sulla schiena, immersa in un sonno profondo. Indosso un bikini; la parte inferiore è allacciata solo con il nodo di una fettuccia sottile per parte e la parte in alto con un fiocco davanti, tra i miei seni enormi, che stanno già traboccando da quel pezzettino di stoffa che fa da reggiseno. Il mio respiro è regolare e profondo, e dormendo ogni tanto mi sposto leggermente. L'ombra di un uomo si proietta su di me: è in piedi e mi guarda dormire. E molto abbronzato e indossa solo dei calzoncini da bagno. Guarda, e guardandomi dormire si eccita. Si inginocchia accanto a me, piano piano per non svegliarmi, e con grande attenzione mi slaccia il nodo su un fianco, poi si allunga sopra di me e slaccia quello dall'altra parte. Quindi sposta il mio bikini, esponendomi al suo sguardo intenso. Per un po' si limita a stare lì seduto a contemplarmi. Mormoro nel sonno e cambio leggermente posizione, allargando le cosce in modo da presentare la mia fessura rivolta all'insù. La sua erezione cresce e diventa enorme; si toglie i calzoncini e si inginocchia sopra di me, un ginocchio da una parte e uno dall'altra. Pur continuando a tenere gli occhi chiusi, allungo una mano verso il suo pene e lo accarezzo dolcemente, poi me

lo infilo dritto nella passera, di sorpresa. Lui allora si mette a pompare avanti e indietro a tutta forza e io ondeggio allo stesso ritmo. Ma non apro mai gli occhi, mi limito a qualche mormorio, esattamente come se stessi dormendo e facendo un bel sogno. [Intervista registrata] MARIE. Marie ha quella Bellezza. La pulita tipica delle giovani donne che abitano nell'area periferica, dove lei e suo marito si sono trasferiti dopo la nascita del secondo figlio. Mi ha detto che era vergine quando aveva sposato Phil, che una o due volte era stata tentata di dar seguito a uno di quei futili amoreggiamenti che si intrecciano allo sporting club o a qualche festa dei vicini, ma di essere sempre stata trattenuta dalla paura delle conseguenze. Credo che non potrei guardare Phil negli occhi se andassi davvero a letto con un altro. Mi piacerebbe essere capace di farlo, perché ho avuto così poco sesso e mi sento così fuori dalla realtà, così inesperta... così intorpidita. Ma non ne ho proprio il coraggio. Invidio le ragazze che hanno qualche anno meno di me e sono state in grado di approfittare di tutta questa libertà sessuale. Mi sento colpevole persino per questa fantasia, ma ormai non riesco a evitare che mi salti in mente ogni volta che abbiamo dei rapporti sessuali. Li rende tanto più eccitanti e cerco di dire a me stessa che me lo merito... almeno la fantasia, se non la realtà. Chi lo sa? Se mai accadesse in realtà, come nella mia immaginazione, forse potrei smettere di fantasticare. Mi scopro a pensarci persino quando partecipo a qualche festa all'aperto. Sono lì col mio bicchiere di gin tonic, sperando che l'uomo cui sto parlando sappia indovinare i miei pensieri. Nella fantasia immagino in tutti i particolari questo garden party, molto simile a uno di quelli che si tengono qui nei dintorni, due o tre volte la settimana nelle sere d'estate. Ho in mente tutta la disposizione del paesaggio: declivi erbosi, grandi alberi, siepi di cinta, tutto molto ben tenuto. Riesco persino a sentire i giardinieri che tagliano delicatamente gli arbusti da qualche parte... certo i giardinieri non lavorano di notte, tranne che nella mia fantasia. Ma è notte, perché tutti gli uomini sono in cravatta nera. Io ho un abito corto, l'unico realmente corto che abbia mai comperato (l'unica mia concessione alla mania delle mini). E, cosa fondamentale, non indosso calze e tanto meno collant, il che proprio non è da me. Il mio vestito è di un bellissimo azzurro (come quello vero) e tutti i camerieri indossano giacchette rosse. E normale avere fantasie a colori? Le mie lo sono. Avevo vagabondato da sola fino a raggiungere un angolo piuttosto lontano del giardino. Questo è tipico, siccome amo i fiori: quando vedo un giardino per la prima volta vado sempre a esplorarlo tutto. A un tratto incontro un uomo, un altro invitato, e cominciamo subito a parlare di fiori e cose del genere. Non lo conosco. Non l'ho mai visto prima. Probabilmente è il marito di qualche vicina: quasi tutti gli uomini lo sono in queste feste. Infatti, nella mia fantasia, so che appartiene a un'altra... il che rende la cosa più facile ed eccitante. Si china a cogliere un fiore per me. Ma non si rialza; cioè, non si alza in piedi. Viene sotto il mio vestito. Io sto ferma, senza protestare, col mio bicchiere in mano e sorrido vagamente agli altri ospiti lontani, che possono vedermi solo dalla vita in su, perché sono in piedi dietro un cespuglio piuttosto alto. Credo

che sia un bosso o un tasso. Comunque è molto fitto e robusto, il che è importante perché mi sostiene quando mi lascio andare nell'eccitazione che segue. Capisci, quell'uomo ha scoperto che non porto niente sotto, il che lo sorprende tanto (nessuna donna nei dintorni si sognerebbe di andare in giro senza qualcosa sotto) che non perde tempo: preme subito la bocca contro di me e ficca immediatamente la lingua dentro. Praticamente cado nel cespuglio, mi si piegano le ginocchia. Forse un minuto prima, appena si era infilato sotto il mio vestito, avrei potuto andarmene, ma la sua bocca è troppo, e adesso lo prego di continuare. Guardo in giù e vedo che ha aperto la lampo, sta giocando col suo uccello ed ha un'erezione come non ne avevo viste mai. Continuo a fissare il suo pene che cresce come cresce la mia eccitazione. La sua bocca mi dà sensazioni che non avevo mai provato, è magica, tenera ed esigente, e la sua mano sul suo uccello ha le vene tese come quelle del pene. Le gambe mi diventano così deboli, è come se fossi in equilibrio sulla sua bocca, che mi tiene su, e sento che se distogliessi gli occhi dalla sua mano, dal suo pene, sverrei. All'improvviso, proprio mentre sto per arrivare al culmine, ma non del tutto (so solo che sto per arrivarci), cominciano ad apparire in cima al suo pene delle bollicine, spumeggiano sempre più in fretta, una dopo l'altra, e comincio a temere che finirà prima di me e che si fermerà. Allora, proprio sul più bello, gli altri cominciano a chiamarci, sento persino la voce di Phil che mi chiama per andare a pranzo. A questo punto non so che cosa sarebbe peggio... se loro ci trovassero o se noi dovessimo smettere prima di aver finito. Per un istante sono sospesa nello spazio, del tutto dipendente da questo sconosciuto: non potrei fare un passo se Phil venisse subito verso di me, che è quanto sta proprio per fare. Ma allora, per fortuna, succede tutto in una volta: proprio quando Phil sta per essere abbastanza vicino da vedere l'espressione del mio viso, tutti gli invitati, l'intero garden party, si girano come un sol corpo per seguire la padrona di casa a pranzo, e in quel momento lo spumeggiare si trasforma nel più incredibile fiotto: lui eiacula ed io ho il mio orgasmo. Temo di aver quasi soffocato il pover'uomo. [Intervista] STANZA NUMERO DUE: IN PUBBLICO. Durante i nostri rapporti sessuali facciamo di tutto per essere soli, cerchiamo di garantire la privacy delle nostre scopate con pareti antisuono in camera da letto, persiane alle finestre e porte chiuse a chiave. Corriamo coi nostri amanti nei luoghi più sperduti per essere «lontani da tutto e tutti», e se siamo sopraffatti dal desiderio sessuale durante un party affollato o al ristorante, il primo impulso è quello di andarsene per stare soli prima del «primo atto». Questa è la realtà e, senza voler dare giudizi morali, probabilmente è anche giusto che sia così. Ma la fantasia va nella direzione opposta: il più delle volte sono presenti altre persone. Non sto parlando di fantasie orgiastiche. Esistono anche queste, ma per lo più nelle fantasie gli altri non partecipano, infatti la loro presenza non implica minimamente la possibilità di un'orgia. La donna che parla della sua fantasia interrompe il filo del racconto per precisare che le altre persone non stanno davvero guardando lei e ciò che sta facendo coi sei camerieri calvi. Il pubblico è semplicemente lì. A fare che? Forse a prestare la sua approvazione solo con la propria presenza. O per aggiungere un po' di brivido, perché è implicito che in qualsiasi momento potrebbero girarsi e vedere ciò che stanno facendo: «Mio dio, guarda Harry e Isobel come

si fanno, e suo marito è di là!» (Il motivo della sorpresa del pubblico può essere che Harry e Isobel non sono proprio nella posizione più ortodossa, o che hanno la collaborazione di un terzo o di un cane, qualsiasi cosa che renda la scena particolarmente eccitante per chi sta fantasticando e «il colmo» quando venga scoperta.) LA DOPPIA AZIONE STIMOLANTE DEL PUBBLICO. La possibilità di essere visti, guardati, scoperti, può essere più eccitante della presenza reale del pubblico. Qualunque donna che abbia fatto l'amore su una spiaggia calda, assolata e (apparentemente) deserta (e fuori dalla vista, ma non dalle orecchie, di altre persone), deve riconoscere che il pericolo di avere un pubblico aggiunge un pizzico di pepe a una scopata già buona... o è una bugiarda. Ma non sempre il pubblico è fatto di spettatori passivi, senza un ruolo operativo nello sviluppo della fantasia. Certe donne creative danno al loro pubblico immaginario d ruolo attivo e partecipe di spettatori autentici: devono applaudire, e lei, donna fortunata, diventa non solo la Sarah Bernhardt del la scopata, ma anche il Fellini dell'immaginario. Infatti riesce a controllare sia la propria recitazione sia l'atteggiamento del pubblico, dei suoi critici, in modo che il pubblico immaginario agisca da stimolo nei confronti della sua recitazione immaginaria, che a sua volta intensifica flusso e riflusso della sua scopata reale. Complicato? Leggete la fantasia di Caroline, ricordando quanto e accaduto ad alcuni attori dalla commedia Oh Calcutta! secondo i giornali dell'epoca: erano diventati così dipendenti dall'eccitazione che la presenza del pubblico assicurava alle loro prestazioni in teatro, da non riuscire più ad avere rapporti sessuali in privato, senza spettatori. CAROLINE. Caroline, una giovane attrice, mi è stata presentata da amici comuni a Londra durante una festa. Sul momento, mi è sembrato che mancasse di quell'atteggiamento narcisistico che, secondo me, è la maledizione e/o la fortuna necessaria per avere successo in teatro. Perciò non mi ero meravigliata di non averla mai sentita nominare, sebbene lei mi avesse detto di recitare una parte in una commedia molto applaudita nel West End. Avevamo parlato soprattutto dell'Italia, e lei mi disse di aver soggiornato sei mesi in un paese italiano, col suo amante, per una specie di «prova matrimoniale». Avevano poi deciso di non farne niente. Era felice di sentirmi parlare dei miei anni romani e delle mie idee sul matrimonio. Pochi giorni dopo vidi il nome di Caroline sulla locandina di un teatro in Shaftesbury avenue e d'impulso comperai dei biglietti per quella sera. La sua parte richiedeva che lei stesse sempre in palcoscenico quasi completamente nuda e il primo atto si chiudeva su una scena in cui lei doveva avere un rapporto sessuale piuttosto tumultuoso (solo simulato,) proprio di fronte al pubblico. Gli spettatori applaudivano lei e la sua parte. Mi incuriosiva questa ragazza, tanto poco propensa a parlare di sé in privato, ma così disinibita da riuscire a rappresentare questa parte in palcoscenico. Dopo lo spettacolo andammo a trovarla in camerino e poi a cena con un gruppo di attori. Fra l'altro si parlò dell'argomento di questo libro e mi disse che le sarebbe piaciuto contribuire. La sua non era una fantasia tipica, aggiunse, ma forse l'avrei trovata interessante.

Da quando ho dovuto recitare questa scena d'amore nella commedia che hai visto (è in cartellone da sei mesi) ho bisogno di sentire la presenza del pubblico quando sto facendo l'amore a casa o in qualsiasi altro posto anche fuori dal palcoscenico. Credo che dover essere, o almeno sembrare di essere, tanto eccitata tutte le sere sulla scena, di fronte a tanta gente, mi abbia davvero cambiata. In principio cercavo di dirmi che, dopo tutto, era una parte come un'altra... si devono impersonare tante emozioni in teatro e ci viene insegnato che bisogna sentirsi dentro la parte... Ma, come ho detto, in principio cercavo di tenere una certa «distanza» tra il mio io come persona e quello dell'attrice che sta facendo l'amore di fronte a tanta gente. Ma non ci sono riuscita. Via via che mi abituavo a recitare la parte e mi sentivo più a mio agio, mi accorgevo che invece di temere il momento in cui dovevo cominciare, lo stavo aspettando con impazienza. I capezzoli mi diventavano duri ed eretti. Era una sensazione seducente e ne godevo. Cominciai ad indossare camicette sempre più aderenti, più leggere, più trasparenti, in modo che il pubblico potesse vedere la mia eccitazione, potesse capire quello che sentivo nei miei capezzoli e altrove. Avevo bisogno che il pubblico si eccitasse per potermi eccitare... una forma di complicità fra loro e me, un'intesa sessuale che aumentava la mia abilità o, piuttosto, il mio desiderio di recitare la parte. Durante la scena il silenzio, la tensione si comunicano da me a loro, da loro a me, e alla fine della rappresentazione, quando applaudono e mi richiamano in scena più e più volte dopo la calata del sipario, sento che non applaudono solo l'attrice, ma anche la donna, proprio me, Caroline. Fare l'attore spesso porta a estraniarsi da se stessi, non sai più chi sei. Ma in questa parte gli applausi del pubblico, la sua approvazione, in qualche modo riuniscono in me l'attrice e la persona. Adesso, quando faccio l'amore in privato, a volte penso: «Oh, è inutile... è tutto così insipido e poco stimolante». E di qui mi viene un senso di insicurezza. Capisci, è come se non fossi sicura di farlo bene, qualsiasi cosa dica il mio partner. Prima di recitare in questa commedia, non avevo bisogno di fantasie. Almeno, questo è quanto ti avrei detto sei mesi fa. Adesso mi rendo conto che, nascosto da qualche parte in fondo al mio pensiero, ho sempre avuto qualcuno che mi guardava mentre facevo l'amore: me stessa. Questa scissione tra l'io che agisce, che sta veramente facendo l'amore, e l'io che sta a guardare, questa spaccatura, è stata rimarginata dal pubblico che ha assunto il ruolo di chi sta a guardare e mi applaude per il mio impegno. Non so spiegarti il senso di soddisfazione che la cosa mi dà. Ricordo la prima volta che abbiamo provato la scena d'amore. Naturalmente la prova era in privato ed io ero stata capace di essere fredda, professionalmente corretta e distaccata. Ma la sera della prima ero molto nervosa e preoccupata, forse perché temevo di non convincere gli spettatori, o di ottenere il loro consenso soltanto perché la cosa li eccitava... che avrebbero pensato solo che la scena era insolita, che io fossi ben strana per recitarla. Ma quando hanno applaudito... Adesso ho bisogno di un pubblico, altrimenti non mi eccito. Così, anche se sono con l'uomo che amo, nella mia immaginazione distorco in qualche modo il suo viso trasformandolo in quello dell'attore che recita con me. Lo strano è che a me l'attore non piace neppure. Forse questo rende la cosa anche più eccitante, non so, non riesco a capire bene. Ma forse è perché dietro di lui c'è il pubblico, che lo applaude perché sta facendo l'amore con me, e mi applaude perché rispondo così bene. E mentre la mia

esaltazione sale sempre di più, l'applauso diventa sempre più fragoroso... [Intervista registrata] ELSPETH. Come quasi tutte le donne, ho avuto anch'io le solite fantasie di tipo esibizionistico. Godo soprattutto al pensiero di essere guardata da qualcuno che non sa che io so che lui mi sta guardando. Oppure immagino di fare l'amore con qualcuno, magari un amico di famiglia, già d'accordo con mio marito che lui a un certo punto sarebbe entrato, e mio marito viene e ci osserva senza che l'altro lo sappia. Sarebbe altrettanto divertente se fossi io ad entrare cogliendo mio marito con un'altra, sempre dopo esserci accordati fra di noi. Non penso di fare realmente queste cose con mio marito; ci penso perché mi eccita. [Lettera] MARY JO. Nella prima fantasia erotica immaginavo di essere nuda insieme con un ragazzo che mi piaceva e mi osservava. Quando ero adolescente questa era una delle mie fantasie ricorrenti. [Lettera] MELANIE. Ho venticinque anni e da quattro sono felicemente sposata. Ricordo di aver avuto per la prima volta delle sensazioni erotiche quando avevo circa tre anni. Dopo essere stata messa a letto dai miei genitori, mi toglievo tutto quello che avevo indosso. Godevo a sentirmi nuda. Poi mi rivestivo. Questo è tutto quello che riesco a ricordare: la sensazione esaltante del mio corpo nudo. Quando mi masturbo, di solito ritrovo con la fantasia i miei primi amichetti. Non ho mai avuto dei rapporti sessuali con nessuno di loro, ma masturbandomi immagino come sarebbe stato. Spesso immagino che mio marito ci guardi. Lui non fa niente, è solo una presenza. Mentre faccio l'amore con mio marito ho delle fantasie del tutto diverse. Per lo più penso a quello che stiamo facendo, ma a volte immagino che siamo fuori dalla camera da letto: vedo noi due su una spiaggia tranquilla, completamente nudi, o sdraiati in un campo aperto con tutta l'erba verde intorno a noi. Penso spesso a noi due nudi su una spiaggia solitaria. L'idea della nudità, di noi due nudi all'aperto, mi eccita. Non ho alcun desiderio di parlare a mio marito di queste fantasie, dell'eccitazione che mi dà il pensiero di noi due nudi fuori della privacy della nostra stanza da letto. Penso che parlarne ad alta voce farebbe svanire gran parte della loro efficacia. [Lettera] STANZA NUMERO TRE: VIOLENZA CARNALE. La violenza carnale, per l'immaginario erotico femminile, ha lo stesso effetto del primo martini nella vita reale: entrambi sollevano da responsabilità e colpa. Mettendosi nelle mani del suo aggressore immaginario, facendone un aggressore, la donna ottiene che lui faccia quello che lei vuole, mentre apparentemente è costretta a fare ciò che vuole lui. Raggiunge comunque il suo scopo, eppure è senza colpa, alla mercè di una forza superiore alla sua. Le violenze, i fremiti e l'oltraggio sono il prezzo che deve pagare per ottenere quella specie di piacere senza peccato che forse non riesce a concedersi o

a trovare nella quotidianità. Sarà bene ripetere che l'immaginario non ha niente a che vedere con la realtà: non è l'espressione di desideri repressi e non soddisfatti. Donne come Julietta, che concentrano tutte le loro fantasie sul tema della violenza, sostengono sempre di non avere nessun desiderio di essere violentate, scapperebbero a gambe levate da chiunque alzasse un dito contro di loro, e credo che siano sincere. Il messaggio non sta in ciò che accade (la storia trita e ritrita dello stupro) ma nelle emozioni che vengono liberate da questa fantasia. JULIETTA. «Credo di poter amare più di un uomo alla volta. Non è una teoria. Lo faccio sempre. Per questo non voglio sposarmi e preferisco avere delle relazioni con uomini che lo siano già. Essi non sono nella posizione di pretendere che io sia monogama». Così è Julietta. Con una simile presa di posizione per me non è stata una sorpresa sentirla affermare di essere un'attivista del movimento di liberazione delle donne. «Ma mia madre sarebbe terrorizzata se lo sapesse» dice Julietta. «Sono cresciuta in una piccola fattoria, ma me ne sono andata non appena sono stata abbastanza grande ed autosufficiente da poter viaggiare da sola. Mia madre era sempre rimasta in campagna. Qui sta la differenza tra le donne della sua generazione e me». Può sembrare bizzarro da parte mia, ma, sebbene mi piaccia molto andare a letto con un ragazzo e lo faccia sempre con entusiasmo, sono particolarmente felice se c'è qualcosa nell'aria che mi dà l'impressione di farlo contro la mia volontà, di essere sopraffatta e costretta dalla forza fisica dell'uomo o pressappoco. I medici la chiamano «fantasia di stupro», ma questo è il massimo cui voglio arrivare: a livello di fantasia, non che la cosa accada nella realtà. Non esco da sola di notte e se qualche bullo in calore mi minacciasse, anche con una pistola, urlerei come una pazza. Ma si potrebbe dire che la persona che sono oggi è perennemente in guerra con la ragazza in cui mia madre aveva cercato di trasformarmi. Così, con tutto ciò che in me è rimasto della ragazza preferita da mia madre, quella ragazza vuole pensare che non è realmente colpa sua, che è stata costretta a forza in questa scena sessuale. Che io, invece, sono la brava piccola Julie. Così quando sono a letto con qualcuno, non mi importa se vuole la luce accesa o se è pieno giorno. Mi piace vedere un uomo... tutto di lui. Ma quando arrivo a un certo punto, quando comincio ad eccitarmi davvero, chiudo gli occhi o nascondo la faccia nel cuscino, o mi copro gli occhi con un braccio o col cuscino. In questo modo, pur assaporando ogni cosa, riesco anche a essere altrove, nel buio coi miei pensieri. Infatti, avere qualcosa sugli occhi mi consente di immaginare una fantasia che mi appassiona, che ora proverò a descrivere. Sono stata trascinata in una casa chiusa, o in un posto simile, contro la mia volontà. Vengo denudata completamente; l'unica cosa che mi è consentito di indossare è una maschera di seta nera. Questo perché la persona potente che mi ha portato lì non vuole che gli uomini (sì, sono sempre più di uno in questa fantasia) per il cui piacere ha procurato la mia persona possano capire chi io sia. Così, sebbene mi abbia portata lì contro la mia volontà, in qualche modo vuole anche proteggermi. Non so chi sia e lui non approfitta mai di me. So solo che è da qualche parte sullo sfondo, a godersi la consapevolezza del

potere che ha non solo su di me, ma anche sugli uomini che sono lì. Il loro desiderio di me è tanto ardente che riescono a malapena a controllarsi. Ma lui può portarmi via quando vuole. Nella mia fantasia vedo questi uomini tutti grandi e robusti. Anche loro sono nudi, mentre aspettano il loro turno. Li immagino guardarsi l'un l'altro mentre ciascuno fa la sua parte, parlando delle varie tecniche e di quello che hanno intenzione di fare quando arriverà il loro turno con me. Intanto, ogni volta che il ragazzo che è con me nella realtà prova una posizione diversa o ha un'idea nuova, immagino che sia il prossimo uomo della fila. In questo modo è sempre eccitante, perché ho l'impressione di avere una scorta inesauribile di uomini che mi scopano... ma loro non sanno mai chi sono io. Anche se ne incontrassi uno per la strada il giorno dopo, o andassi a colazione con lui, non lo saprebbe. La mia fantasia è tutta qui: vedo me nuda sopra un letto sfatto, con questa sola mascherina nera sul viso, e quei cinque o sei uomini nudi che aspettano il loro turno per scopare con me. Una situazione immaginaria che mi fa giungere facilmente a un orgasmo ogni volta. [Intervista registrata] GAIL. Ho trent'anni, due bambini, e sono sposata da nove anni e mezzo. Spesso immagino di essere violentata da uno o più uomini. Queste fantasie, comunque, non si presentano mai quando ho un rapporto sessuale con mio marito. Mi vengono in mente quando sono sola e non ho niente da fare. So che può sembrare strano o addirittura folle, ma a volte mi sembra quasi di desiderare di essere davvero la protagonista di questa fantasia e che tutto accada davvero! Non so perché, o perché dovrei avere queste sensazioni. A diciassette anni sono stata quasi violentata da un ragazzo che era il miglior amico del mio fidanzato. L'atto non era stato portato a termine... alla fine ero riuscita a fermarlo con le mie grida. Era accaduto nella sua macchina, mentre si supponeva che stesse riaccompagnandomi a casa da una festa, dopo aver litigato con la sua ragazza. Lei se n'era andata, lui era rimasto e aveva bevuto piuttosto pesantemente, come tutti noi. Si era offerto di portarmi a casa, dopo che il mio fidanzato, ora mio marito, mi aveva telefonato dall'ufficio che avrebbe dovuto lavorare fino a tardi e non sarebbe potuto venire a prendermi. Ricordo che mi domandavo che cosa vedesse la mia amica in quel ragazzo, che non era altro che uno zotico brutale, sboccato e gradasso. Era sempre stato gentile con me, ma trattava lei con disprezzo. Eppure lei lo amava e subiva ogni specie di sopruso, compreso quello di lasciarsi mettere incinta da lui per poi perdere il bambino al quarto mese, per un aborto spontaneo. Comunque, sulla via di casa, si spinse in una località deserta dei paraggi. Sentii immediatamente che cosa stava per succedere e provavo un misto di emozioni diverse. In qualche modo la cosa mi sembrava terribilmente eccitante e nello stesso tempo avevo una gran paura! Mi aveva stretta a lui e voleva baciarmi, ma io automaticamente rifiutavo. In realtà desideravo farlo, per scoprire se era stato il suo fascino animale, per così dire, che aveva fatto innamorare la mia amica. Lui mi diceva di rilassarmi, che non mi avrebbe fatto del male, e di non aver paura. Poi mi chiese che cosa vedevo nel mio fidanzato e se mi aveva mai soddisfatto davvero, sessualmente. Partii subito in difesa del mio ragazzo, è naturale, spiegando che era buono, gentile, una persona per bene, proprio l'opposto

di quel tipo. Si mise a ridere e mi disse di buttar via «la pappa molla», per usare le sue parole, di rilassarmi e di lasciare che mi facesse vedere come sarebbe andata con lui. Mi lasciai baciare e abbracciare, ma quando cominciò a darsi da fare con le mani fui presa dal panico, e cercai di divincolarmi per farlo smettere. Andò in collera e disse che non si sarebbe fermato. Abbiamo lottato a lungo, tanto da sentirmi fisicamente esausta e ormai realmente terrorizzata. Intanto mi assicurava che non mi avrebbe messa incinta, se questo era quello che temevo, e mi diceva di lasciarmi andare e di godermela. Ma io non potevo e allora, proprio quando sembrava che nulla al mondo avrebbe potuto fermarlo, cominciai ad urlare in modo incontrollabile. Questo gli fece un certo effetto, perché finalmente mi lasciò andare, mi rimise in ordine i vestiti, eccetera. Mi disse che mi avrebbe portata a casa, ma che sarebbe stato meglio per me non dir niente a nessuno. Glielo promisi, naturalmente. Quando arrivammo a casa mia e ormai stavo uscendo dalla macchina, mi prese per un braccio e mi disse che era spiacente, di scusarlo e, per favore, di perdonarlo e si mise a piangere, veramente a piangere. Mi sentivo così strana, mi faceva davvero pena. Gli dissi di lasciar perdere, che andava tutto bene, che non ero in collera. Se ne andò, dopo avermi dato un bacio sulla fronte. E questo è tutto. Da allora ci siamo sempre comportati come se non fosse accaduto nulla, siamo rimasti amici, se non buoni amici, e alla fine ha sposato la mia amica, quella che lo adorava tanto. Ma lui è ancora un animale, come tutti sanno. Picchia la moglie, si ubriaca ed è ancora sboccato. Le ho raccontato tutto questo perché a volte, sebbene sappia che sciocco e scorretto, fantastico che lui sta cercando di farmi violenza nella sua macchina, o in casa mia, o in casa sua, persino nel suo garage. Questi pensieri mi eccitano terribilmente. Immagino anche che mi aggredisca insieme a due suoi amici, rozzi e brutali come lui. A volte invece non è lui, ma un altro qualsiasi. Non so perché ho queste fantasie erotiche. Ci sono momenti in cui non ho visioni di violenza, anzi mi disgustano, e mi dà fastidio la sola idea di averle o di pensarle. Così, a volte, le mie fantasie mi fanno godere, altre volte mi nauseano. Spero che tutto questo possa essere utile per il suo lavoro. So che a me è servito molto potermi sfogare e raccontare finalmente a qualcuno la mia esperienza, dopo tanti anni. [Lettera] SADIE. Ho sempre avuto delle fantasie durante i rapporti sessuali e quando mi masturbo. Vengo violentata da un uomo o da un gruppo di uomini, mentre molti altri stanno a guardare quelli che abusano di me. I miei aggressori sono sempre molto belli (capelli neri, muscolosi, ben dotati sessualmente) e brutali, perché prendono quello che vogliono e al diavolo quello che voglio io... o faccio finta di volere. (Vorrei proprio capire che cosa sono questi fantasmi.) Le mie fantasie incuriosiscono molto mio marito e di tanto in tanto vuole che gliene parli, ma le considera infantili e immature. Non sa che cosa perde, secondo me. Un'altra mia fantasia è una cerimonia di iniziazione di studenti: io sono legata mani e piedi sul letto e tutti gli anziani abusano di me, mentre le matricole stanno a guardare. Poi viene anche il loro turno. Spesso c'è anche una specie di «cerimoniere» che ha il compito di eccitare la ragazza scelta per l'occasione, in modo che lei non possa fare a meno di provar piacere, nonostante le sue

proteste. Oppure immagino di fare la cameriera in uno di quei locali in cui le «conigliette» devono aggirarsi seminude: quando mi chino per servire un cliente qualcuno mi assale dal di dietro. Siccome servire in tavola è il mio unico mezzo di sostentamento, non ho scelta. Anche se faccio una di quelle mosse che le «conigliette» di «Playboy» usano per non doversi chinare, non serve, perché allora vengo assalita dal cliente che mi sta di fronte, che mi tira in avanti, contro di lui, contro il suo cazzo, che sporge fuori ben eretto. So che molti sostengono che le donne non vengono eccitate da stimoli visivi, ma secondo me non è vero. Questa è una delle tante aree inesplorate su cui le donne tacciono perché si vergognano. Io mi eccito molto con la pornografia hard-core. Se, per esempio, vedo la foto di un negro con una bianca, sono subito pronta per una scopata. Ho ventiquattro anni, sono laureata, bianca, cattolica, sposata da sei anni e non ho figli. [Lettera] STANZA NUMERO QUATTRO: MASOCHISMO. Nel loro immaginario le donne sono sempre in qualche modo costrette. Usano spesso parole come «forza», «forzare», quasi involontariamente («Lui mi ha fatto fare questo...»; «Allora ho dovuto»...) nel descrivere le loro fantasie, anche se la fantasia in se stessa non ha niente a che fare con la violenza e la sofferenza. Si può arguire che anche nella sua fantasia la donna non ha il controllo su quanto le accade, a meno che, naturalmente, il controllo non sia proprio quello che lei va cercando, come in alcune delle fantasie di Barbara. Ma anche quando la costrizione esiste, c'è una netta differenza tra le scene di autentico stupro e quelle dove la sofferenza è voluta: pena per amor della pena. Mi auguro che, nella nostra «casa della fantasia», chiunque diriga il reparto masochismo (l'uomo con la maschera e le mani pesanti) sia un esperto delle sottigliezze che caratterizzano questo campo. Deve avere due stanze separate, la prima per quelle che fantasticano la violenza, la seconda per le masochiste. Altrimenti le grida di piacere che vengono da queste ultime potrebbero disturbare o distrarre le prime, più interessate a essere prese con la forza che ad assaporare la sofferenza. Per loro qualsiasi pena è solo un prezzo da pagare per soddisfare i propri desideri, un mezzo per il fine. Altre donne, come per esempio Sylvia (di cui parleremo più avanti), desiderano la sofferenza per se stessa, che si identifica quindi con il culmine del piacere. Portato agli estremi, come nelle fantasie di Amanda, il desiderio di sofferenza diventa una vera malattia e mostra a quali estremi, sia pure immaginari, si spingerà una donna per sentire qualcosa, finalmente, per sentire per lo meno qualcosa. BARBARA. Non abbiamo ancora affrontato il problema spinoso delle persone che desiderano trasformare in realtà le proprie fantasie, ma già che siamo in questa stanza, diciamo subito che la fantasia di Barbara, di essere sculacciata e bastonata, è un esempio tipico di ciò che le mie corrispondenti riconoscono di sentirsi portate a volere sperimentare nella realtà. Questo può sembrare contraddittorio, visto che molte di loro sostengono di odiare veramente la sofferenza reale. Ma, come dice Barbara, credo che la spiegazione stia nel fatto che lei sente di poter fare un patto con l'uomo che la picchia circa il numero e la durezza dei colpi che dovrà ricevere e che,

se l'esperienza sessuale dovesse risultare più dolorosa nella realtà di quanto non fosse stuzzicante nella fantasia, l'azione potrebbe essere interrotta immediatamente. Non sono una lesbica: inizio la mia lettera con questa premessa perché dalla mia fantasia si potrebbe pensare il contrario. Nel mio immaginario c'è sempre una punizione a base di bastonate. Una volta ero stata presentata a una donna che esteriormente sembrava una persona normale, ma, appena entrata in casa sua, avevo capito che voleva frustarmi per poi avere con me un rapporto sessuale di quelli che piacevano a lei. Avevo accettato, a patto che l'unico strumento cui avrei dovuto sottomettermi sarebbe stato una bacchetta del tipo di quelle che si usano a scuola, non un bastone spesso. Non so perché, ma nelle mie fantasie immagino sempre di essere una ragazza disubbidiente di circa diciassette anni, trascinata davanti alla direttrice della scuola per essere punita, e indosso una tenuta da ginnastica all'antica, coi calzoncini che arrivano alle ginocchia. A questo punto mi piace sentirmi dire di chinarmi, dopo un predicozzo, e poi venir bastonata, con la tunica da ginnastica sollevata e la bacchetta che picchia sui miei calzoncini. Perciò avevo detto alla mia amica lesbica fin dove poteva arrivare e ci eravamo accordate anche sui particolari della situazione. Naturalmente scoprii che i colpi che ricevevo con la bacchetta erano molto meno dolorosi che nella fantasia e mentre prima non avevo il coraggio di masturbarmi con la lesbica, dopo la punizione era diventato facile. In seguito ho trovato un uomo, fra l'altro molto più giovane di me, che è felice di fare con me questi giochi e in più permette anche a me di percuoterlo con la bacchetta, sul di dietro. Quando le nostre chiappe sono rosse e brucianti, ma non marchiate dalle orrende cicatrici che una vera flagellazione comporterebbe, ci abbandoniamo al sesso. Tutte le mie fantasie sono imperniate sui vari metodi che è possibile adottare per ricevere e dare bacchettate: a volte le devo subire, altre volte sono io a fustigare qualcun altro. Mi piacerebbe, per esempio, essere legata mani e piedi e poi ricevere dodici colpi di frusta, ma se questo accadesse, probabilmente sverrei per il dolore tremendo. Oppure immagino di essere frustata mentre siedo su un'altalena assicurata al soffitto. Quando l'altalena torna indietro il fondo schiena sarebbe un bel bersaglio per la persona che mi sta picchiando. In un'altra fantasia devo essere frustata su un banco apposito, solo in calzoncini e reggiseno, e la panca ha delle maniglie sul davanti, cui mi aggrappo con le mani. Appena spingo in giù queste maniglie, per un sistema di leve, dalla parte opposta compare un pene di gomma, che arriva fin dentro di me tra le mie gambe. Immagino di essere percossa così, felice di godermi il pene di gomma che mi masturba mentre sul mio fondo schiena piovono le vergate. Ho letto diverse storie che raccontano come si usava punire le donne in passato, e molte ricompaiono nelle mie fantasie. Una di queste parla di un ricco signore dell'Ottocento, che aveva otto figlie e sei figli e una governante per badare alla famiglia. I bambini venivano bastonati in molte occasioni, e il padrone di casa era sempre presente mentre la governante amministrava la punizione. I ragazzi dovevano abbassare i pantaloni prima di mettersi supini sopra una panca dove venivano fustigati e le ragazze dovevano togliersi gli abiti, mentre le vergate piovevano sui loro mutandoni bianchi ornati di merletti e ricami. Immagino di essere la governante, sia per il piacere di dare queste bastonate, sia perché prevedo che dopo tutte queste punizioni corporali potrei andare a letto col padrone di casa, che è vedovo.

In un altro libro di storie sul Midwest dell'America dei pionieri, si racconta come venivano punite pubblicamente le ragazze giudicate colpevoli in tribunale. Erano trascinate fuori dal tribunale, sull'unica strada principale del paese, e qui, con i polsi uniti sopra la testa, legate a un ceppo per le vergate, in sottoveste e chinate in avanti, non avevano alcuna possibilità di muoversi. Il numero di colpi variava secondo la gravità del crimine, ma dopo l'esecuzione della sentenza la ragazza era lasciata lì, sempre legata al ceppo, così qualunque passante avrebbe potuto prendere un bastone e darle un altro colpo. La colpevole veniva liberata dopo tre ore. E ovvio che, quando c'era una punizione pubblica di una donna giovane e bella, era sempre presente tutta la popolazione, e quando era finita quasi tutti gli uomini avevano un'erezione ed erano pronti a portarsi a letto le loro donne. Ho letto anche che nel Medioevo certi preti usavano le vergate come punizione delle ragazze giovani dopo che avevano confessato i loro peccati. La ragazza era costretta a spogliarsi e a stendersi sul tavolo del prete, che la frustava sulle natiche e poi se la portava a letto. Così molte ragazze che si sentivano attratte da un particolare prete, non avevano che da andare in confessionale a inventarsi qualche peccato, ben sapendo che cosa le aspettava. [Lettera] EDITH. Parecchi anni fa i miei genitori si erano associati a una setta religiosa e io venivo iniziata con un'istruzione religiosa in vista della mia accettazione. Ne ero molto contenta, finchè un amico non mi disse qualcosa sull'uomo che mi stava catechizzando. So che lei penserà che dovevo essere piuttosto stupida, se a ventitré anni non vedevo niente di male in quanto accadeva e credevo davvero che tutto facesse parte dell'iniziazione, anche se avevo l'impressione che lui mi toccasse un po' troppo. Alla fine cominciò a spogliarmi completamente, ma voglio precisare che poi non fece niente, anche se mi passò le mani su tutto il corpo cercando di farmi del male qua e là, soprattutto sul seno. Ero disgustata perché, pur sapendo che era una cosa molto brutta, non facevo niente per fermarlo. Anzi, morivo dalla voglia che me lo facesse, sebbene a volte il dolore fosse acuto. Dopo mi vergognavo moltissimo, e alla fine ho detto ai miei genitori che cos'era accaduto. Sebbene anch'essi fossero disgustati, mi chiesero di non denunciare i fatti per non compromettere la loro posizione nella setta. Come diretta conseguenza di tutto questo, finii per andarmene di casa. Nonostante il grande dispiacere che allora mi era costato lasciare i miei genitori, ora mi sembra di aver agito per il meglio. Mio marito, che è un pastore metodista, è un uomo molto gentile e comprensivo. Non ho alcun motivo di lamentarmi, se non che a volte, quando mio marito è troppo riguardoso con me, i miei pensieri ritornano a quell'uomo e a quello che mi aveva fatto. So benissimo che questo è terribile, ma mi succede sempre. [Lettera] ROSE ANN. Mio marito ha cercato di farmi parlare delle mie fantasie erotiche, ma finora gli ho sempre detto di non averne. Tuttavia sembra quasi aver capito che, oltre a lui, c'è qualcuno o qualcos'altro che mi sta eccitando... forse perché mentre facciamo l'amore sente le mie grida e i miei gemiti. Non sono soltanto grida di piacere, sono anche gemiti di sofferenza,

quella sofferenza che sto provando nella mia immaginazione. Infatti, non saprei dove tracciare il confine tra le due cose. Le mie fantasie si presentano sempre quando comincio a sentire una vera eccitazione sessuale e a provare piacere. Non mi distraggono dal piacere che sto provando, al contrario lo esaltano. Sono sicura che sarebbe molto difficile capirmi per chiunque, e, allora, come potrei dire a mio marito, che amo, che mentre lui sta facendo l'amore con me tanto teneramente io sto sognando di sopportare i dolori più atroci, di avere il corpo tutto martoriato? Di solito queste fantasie o sogni cominciano con la sensazione che il mio corpo venga smembrato: vedo due uomini che brutalmente mi tirano le gambe in direzioni opposte, allargandomi e aprendomi finchè un pene enorme, che non appartiene a nessuno, comincia a entrare dentro di me, forzandomi e lacerandomi la vagina spalancata, mentre spinge per aprirsi una strada ed entrare ancor più profondamente. I due uomini mi torcono le braccia continuando a tirare, con mio grande dolore, mentre sento le ossa che si spezzano e scricchiolano, e persino la pelle intorno alla mia vagina stride mentre viene strappata. Allora urlo veramente, nella realtà come nella fantasia. Ma adoro tutto questo, anche se intelligenza e logica mi dicono che è qualcosa di macabro, che questo non è un modo normale di godersi il sesso. Eppure provo un grande piacere. Odio quello che mi succede nelle mie fantasie, ma è inestricabilmente connesso al piacere autentico che provo nella realtà. [Lettera] AMANDA. Ho trovato molto interessante la sua lettera e le scrivo volentieri per parlare delle mie esperienze personali, che spero possano esserle utili per il suo libro. Ho trentasei anni, sono sposata, ho due bambini, e spesso mi abbandono alle fantasie, anche durante il giorno, per trovare un sollievo alla noia totale della mia vita. Non ricordo quando ho cominciato a fantasticare, ma ero molto giovane e avevo l'abitudine di stendermi sul letto lunga tirata, sognando di essere una principessa prigioniera in attesa della tortura, e questo mi eccitava in modo molto piacevole. Più tardi, via via che i miei pensieri si sviluppavano e diventavano più complessi, immaginavo di essere torturata, impalata, frustata, marchiata a fuoco, e qualsiasi altro tormento immaginabile, finendo con una vigorosa masturbazione che mi portava fino all'orgasmo. Mi masturbavo sovente, e lo faccio ancora, perché mio marito, anche se è l'uomo più gentile del mondo, è un pessimo amante. Da ragazza morivo dalla voglia di essere sottoposta agli abusi più oltraggiosi e riuscivo a ingigantire con la fantasia dei piccoli incidenti, trasformandoli in enormi atrocità. Verso la fine dell'anno scolastico dovevamo subire una normale visita medica e, sebbene il dottore mi avesse dato appena un'occhiata, speravo, e nel contempo temevo, che avrebbe ritenuto necessario eseguire qualche terribile mutilazione chirurgica. Per anni, nelle mie fantasie, ho immaginato di essere preparata all'operazione da infermieri maschi e poi di sottopormi volontariamente alla più crudele vivisezione, rifiutando sdegnosamente l'anestesia, per assolvere con estrema eleganza i miei tormentatori da ogni colpa durante il prolungarsi della mia lenta agonia (in nome della scienza, naturalmente). Tutto questo le farà pensare che io sia masochista, ma il punto è che in realtà non lo sono affatto e non riesco proprio a sopportare il dolore. I miei genitori non mi hanno sottoposta a punizioni e una volta che avevo rubato del denaro la sola

minaccia della frusta mi aveva fatto esplodere in una crisi isterica. Di fatto, si può dire che erano stati fin troppo indulgenti con me, e non soltanto loro, anche mio marito si comporta ancor oggi allo stesso modo. Circa due anni fa un'amica mi ha raccontato di essere andata a farsi forare le orecchie da un tizio che le aveva fatto delle proposte indecenti. A dispetto del suo avvertimento, ci andai anch'io, sperando che le avrebbe fatte anche a me, ma appena giunta alla sua porta avevo perso tutto il mio coraggio e sarei fuggita se lui non fosse arrivato alle mie spalle dal giardino. Credo che la mia amica si fosse inventata tutto di sana pianta: quando infatti, eccitata all'idea del vero motivo della mia visita, pretesi di togliermi vestiti e mutande, a lui quasi venne un colpo. Alla fine, e non per sua richiesta, mi ritrovai mezza nuda senza ottenere che qualche maldestro e timido brancicamento, per poi tornarmene a casa con i fori nelle orecchie fatti male e in modo decisamente doloroso. Nonostante la meschinità dell'incidente, nei miei sogni mi presento serena e regale di fronte a un folto pubblico per la perforazione rituale dei capezzoli con aghi roventi, e dopo gli aghi vengono inseriti degli enormi anelli. Da qualche tempo il quadro si è arricchito, così mi basta immergermi nella vasca da bagno per immaginare di essere lavata in vista di un elaborato rituale, uno stupro cerimoniale con un sacrificio finale (per sbudellamento) a qualche divinità terrificante. Questa è la mia ultima fantasia, quella che dura più a lungo e mi fa impazzire quando mi ci abbandono. Spero che quanto ho scritto possa essere interessante per lei e le assicuro che è vero dalla prima parola all'ultima. [Lettera]

STANZA NUMERO CINQUE: UMILIAZIONE. Ho messo questa stanza vicino a quella della violenza e del masochismo perché le tre inclinazioni, con relativi propositi, sono intercambiabili. Ma la somiglianza finisce qui: in tutte e tre si ritrova la costrizione, ma in gradi diversi e con diversi fini, mentre si risvegliano e si liberano emozioni nettamente, o «deliziosamente» diverse, come direbbero le clienti stesse. Qualunque sia il motivo per cui desiderano essere dominate, le donne che hanno queste fantasie desiderano ardentemente sentirsi messe sotto. Amano essere avvilite e ridotte con qualsiasi mezzo a uno stato di abiezione umiliante. Come ci arrivino non ha importanza. Poppy non si preoccupa neppure di dire in che modo sia stata obbligata a eseguire tutti i suoi compiti umilianti. Nathalie è costretta a sottomettersi con le sculacciate, ma la sculacciata stessa è un simbolo infantile di autorità subita, tanto ovvio che non ha bisogno di precisare che non sono gli sculaccioni in se stessi a eccitarla. Quello che importa è lo stato di umiliazione cui la riduce il fatto di subirli. E più profondo è l'abisso in cui precipita, meglio è. Nathalie non desidera solo essere buttata giù dal piedistallo dove il suo amante l'aveva innalzata, vuole essere ridotta a un puro oggetto sessuale. Più le donne avanzano decisamente verso una nuova libertà sessuale, e abbandonano il loro ruolo storico di secondo (e «silenzioso») sesso, più aumenta, e secondo me continuerà ad aumentare, la tendenza ad avere fantasie di dominazione. Ma queste fantasie si orienteranno in due direzioni opposte. Dapprima la nuova effettiva uguaglianza con gli uomini farà

nascere inconsciamente delle ansie sulla propria identità femminile, che spingeranno molte a tornare indietro, ad avere un gran desiderio del ruolo tradizionale, sicuro e ben noto, nei confronti del maschio dominatore; ma poi vorranno esplorare a fondo questa nuova epoca di liberazione, mettendo se stesse nella posizione dominante del violentatore. In ogni caso, almeno nella fantasia, i secoli di sottomissione femminile stanno per essere vendicati. In una situazione sado-masochistica, alla fin fine non ha nessuna importanza chi sia a tenere in mano il bastone (o la frusta!): darsi il cambio può essere piacevole e, finché il gioco funziona, è fantastico. NATHALIE. Lei ha proprio ragione, è vero che ciascuna di noi ha l'impressione di avere fantasie troppo strane per poterne parlare. Non ho mai sentito un'altra donna menzionare l'argomento, sebbene sia sicura che tutte abbiamo delle fantasie. Sono riuscita finalmente a parlare di due mie fantasie al mio amante, con gran «paura e tremore» e aiutata da parecchi martini. Il solo fatto di averle riconosciute apertamente mi ha dato un tale sollievo che poi mi sono sentita libera di introdurre l'argomento con alcune amiche intime: ammettono che tutte abbiamo delle idee strane e misteriose, ma non osano confidarle neppure a me! Ho ventinove anni, sono contenta di vivere sola. Mi considero aperta e libera sessualmente. Da quando, sedici anni fa, sono stata alleggerita dalla mia verginità, ho avuto più di venti relazioni quasi serie. Adoro il sesso e sono disposta a fare qualsiasi cosa per accrescere il piacere del mio amante. Mi masturbo regolarmente e arrivo al culmine in pochi minuti, specialmente se fantastico, sebbene non ne abbia bisogno. Ho sempre amato tutto del sesso, dalla prima carezza all'ultimo bacio, sebbene sia arrivata all'orgasmo con un uomo solo tre anni fa. A volte mi piace essere sessualmente aggressiva, altre volte desidero pazzamente essere dominata. Penso moltissimo al sesso e mi eccito facilmente leggendo pubblicazioni erotiche. Quanto alle mie fantasie, Finora nessuna si è mai realizzata. Il pensiero che il mio amante adesso le conosce, e sta progettando di fare qualcosa in proposito al nostro prossimo incontro, mi fa impazzire. La mia prima fantasia è quella di essere sculacciata: ho sempre provocato le sculacciate, che non sono mai ingiustificate. La mia innata civetteria femminile stuzzica il mio amante che dice: «Va be', adesso basta!» E io: «Non darmi ordini!» Allora lui: «Sei proprio in cerca di una bella sculacciata». Io, sarcastica: «Mi piacerebbe vedere se sei capace». A questo punto mi afferra, mi tiene strette le mani dietro la schiena, mi abbassa i calzoncini, mi gira sulle sue ginocchia e stringe le mie gambe che scalciano tra le sue. Sono imbarazzata e sgomenta. Di solito usa le mani e mi dà forse due dozzine di sculacciate, molto forti. A volte fantastico che usi una spazzola per capelli o una riga, ma per lo più adopera le mani. Singhiozzo e sono furente. La rabbia si trasforma in umiliazione, che poi diventa sottomissione. Alla fine mi costringe a sdraiarmi sul letto e mi penetra, senza violenza, ma anche senza preliminari. Qualche volta mi diverto a non cedere alle botte, continuando a persistere nella mia rabbia. Lui mi spinge di nuovo sul letto, plana su di me e mi ficca in bocca il suo cazzo eretto, ordinandomi di succhiarlo. Rifiuto e lo mordo, così lui procede a un'altra dose di sculacciate ancora più dolorose delle

precedenti e a questo punto sono pronta a fare qualsiasi cosa mi chieda. Non ho mai fantasticato di essere brutalizzata: non credo che le scudisciate mi farebbero piacere (sebbene certi brani dell'Histoire d'O mi stimolino tremendamente). Di regola odio la sofferenza, tranne se sto per arrivare all'orgasmo, quando mi fa piacere essere morsa nell'interno delle cosce abbastanza forte da lasciare i segni sulla pelle. Ma questa fantasia delle sculacciate mi ha accompagnata per anni e anni. Il pensiero di essere sculacciata suscitava in me sensazioni erotiche fin da quando avevo sei o sette anni, anche se non sapevo che lo fossero e, naturalmente, ignoravo tutto dei rapporti sessuali e della fellatio a quell'età. Non so se è importante, ma non ricordo di essere mai stata sculacciata dai miei genitori. Ecco la seconda fantasia: urlo, strepito e cerco invano di divincolarmi, legata al letto sul dorso, braccia e gambe spalancate e tese fino al limite del dolore. Mi ha infilato a forza un cuscino sotto le natiche; naturalmente sono nuda. Il cuscino serve a tenere sollevata ed esposta la vulva, e posso fare solo degli spostamenti minimi in su e in giù e in qua o in là. Sono in preda al panico. Urlo, imploro e piango. Lui è tranquillissimo: mi risponde sempre come se trattarmi come un oggetto fosse del tutto ovvio. E completamente vestito e gira intorno al letto e tira le corde e i nodi per assicurarsi che tengano bene. Io: Per piacere lasciami andare. Lui: Non ancora. Io: Se mi lasci andare te lo succhio per bene. Lui: Lo farai comunque, cara, tra un minuto o due. Io: Se non mi liberi, carogna, giuro che non ti lascerò più mettermelo in bocca. Lui: Sì che lo farai, amore. Io: Ma non voglio essere legata così! Lui: Quello che vuoi tu non importa proprio niente adesso, tesoro. Io: (Oscenità assortite, miste a singhiozzi e strattoni alle funi.) Lui: Smettila. (Lui continua ad essere calmo e freddo.) Io: Mi fanno male le gambe, mi hai slogato le braccia, la fica sta per spaccarsi in due. Per piacere! Lui: Un po' di dolore ti fa bene. Io: (Ancora oscenità.) Lui: Dolcezza, smettila. Io: (Ancora oscenità.) Si avvicina al letto e mi pizzica l'interno di entrambe le cosce, facendomi molto male. Lui: Adesso starai buona, cara, per piacere. Io: Sì. (Ancora piangendo per il dolore e la rabbia.) Allora esce dalla stanza e resta via per un tempo che sembra durare ore, per lo stiramento delle braccia e delle gambe. Quando ritorna è nudo e ha un'erezione enorme, che mi fa gemere per la paura del male che mi farà. Non mi tocca. Si inginocchia ai piedi del letto, e guarda con insistenza la mia area pubica completamente esposta e indifesa. Sono ancor più mortificata perché non ho nessuna possibilità di difesa: non posso stringere le gambe né girarmi. Tutto il mio sesso è completamente esposto e aperto ai suoi occhi, bocca e pene. Sono totalmente alla sua mercè. Chiedo con ansia: «Che cosa mi vuoi fare adesso?» e lui si limita a sedersi. A questo punto la fantasia può svilupparsi in diversi modi. A volte mi lecca tutta finchè non lo imploro di mettermelo dentro. A volte mi penetra senza nessun preliminare, mi prende e basta come se io non fossi niente. A volte me lo mette in bocca standomi sopra, cosa che odio perché può spingerlo fino in fondo.

(Nella vita reale la fellatio mi piace, ma solo se io sono sopra di lui, così posso farlo entrare poco.) Qualunque cosa lui faccia la fantasia finisce con lui che mi libera, mi abbraccia e mi massaggia i muscoli doloranti, mentre io singhiozzando lo ringrazio, non perché mi ha liberata, ma perché mi aveva legata! P.S. Qualche mia riflessione sulle fantasie erotiche. Mi sembra che quanto più mi sento liberata (sono molto impegnata nel movimento di liberazione della donna), tanto più immagino di essere sculacciata e schiavizzata. Poichè sono completamente indipendente nel campo del lavoro, nella vita sociale, eccetera, sembra quasi che io voglia cercare una compensazione a questa libertà nella mia vita erotica. Ho da sempre queste fantasie, ma non sono mai state così intense come da quando milito nel movimento di liberazione della donna o, piuttosto, da quando ho abbracciato i principi che stanno dietro il movimento stesso. Sono sicura che ci sono altre donne come me che, non essendo più sottomesse alla dominanza maschile, desiderano ardentemente ritrovarla a letto. Più ci penso, più mi convinco che, in un rapporto ideale maschio-femmina, entrambi dovrebbero sentirsi liberi di confidare al partner le proprie fantasie, e dare insieme sufficiente importanza alla felicità dell'altro da cercar di realizzare le sue fantasie. Sarebbe meraviglioso se la mia fantasia, per esempio, si fondesse con la sua, cioè se lui desiderasse sculacciarmi o tenermi legata, mentre io desidero essere sculacciata e legata. Questo non è il nostro caso, ma lui mi ama abbastanza da essere disposto a provare. Adesso voglio scoprire le sue fantasie e, per quanto è possibile, cercherò di soddisfarle. Sarebbe troppo bello (ma forse è vero) che lui fantasticasse di essere schiavizzato. Ma se, per dirne una, desiderasse spalmare il mio corpo di qualcosa, o essere frustato, oppure volesse farmi indossare qualche indumento speciale, farei tutto quello che posso per accontentarlo. Che cosa c'è di male a mettere in atto questi desideri che ci troviamo dentro? perché abbiamo tanta paura di confessarli ed eventualmente condividerli? Spero che potrà utilizzare le mie esperienze. Mi sento tutta eccitata solo scrivendone! Auguri per il suo progetto. [Lettera] POPPY. Sono una donna americana, bianca, cattolica, ho trentadue anni e tre figli. Mi sono sposata due volte. Il mio secondo matrimonio dura da undici anni. Quando faccio l'amore mi diletto con una fantasia erotica che mi porta sempre all'orgasmo. Col passar degli anni la fantasia è cambiata, perché abbiamo dovuto traslocare molte volte in varie parti del paese, così incontro sempre persone nuove e mi trovo in situazioni diverse. Adesso la mia fantasia è imperniata su un uomo che da sette mesi è il mio amante. E sposato e ha undici anni meno di me. Ha due fratelli più giovani vicini ai vent'anni. Immagino di essere al servizio di tutta la sua famiglia: lui, i suoi fratelli, sua moglie e suo padre, che mi costringono a spogliarmi e a fare qualsiasi cosa mi chiedano. Sono costretta a fare un bocchino a tutti gli uomini, di fronte a tutti, e se uno di loro trova che non ho fatto un buon lavoro, mi sculaccia. Ricevo molte sculacciate. Dopo aver reso questo servizio a tutti, compresa un'intima leccata alla moglie, vengo legata a un letto a gambe spalancate e loro si divertono con me, qualche volta brutalmente: per esempio uno degli uomini mi mette l'ano sulla bocca e pretende che lo lecchi. Poi di solito sua moglie mi lecca e

io mi eccito molto, con intorno tutti gli altri che stanno a guardare. Sono obbligata a dire spesso parole come «chiavare» e devo descrivere a tutti loro le sensazioni che sto provando. A questo punto arrivo all'orgasmo. Qualche volta mi permettono di scegliere qualcuno da avvilire, e io scelgo sempre il padre, che non mi piace. Lo costringo a leccarmi fra le gambe per ore e alla fine lo frusto per la sua misera prestazione [Lettera] HEATHER. Scrivo in risposta alla sua richiesta di fantasie erotiche femminili. A volte, quando stento a raggiungere l'orgasmo (il mio ragazzo deve sempre stimolarmi con le mani dopo che lui è venuto), ho delle fantasie. Immagino di essere umiliata in qualche modo. Magari che un uomo, una specie di proprietario di schiavi, mi metta in mostra a beneficio dei suoi amici. Sa dio perché, ma, quando riesco a pensare a questo abbastanza intensamente, ho un orgasmo fantastico. Non credo che sarebbe geloso se gli parlassi di queste fantasie, però si arrabbierebbe. Penso che non riuscirebbe proprio a capire, e sarebbe deluso e disgustato. Siamo entrambi laureati e lui è sempre stato orgoglioso della mia intelligenza. Non sopporta le ragazze che non sono in grado di parlare con lui di qualsiasi argomento con una certa competenza. Gli piace pensare che noi siamo due persone eccezionali e sensibili. Sono riservata, piuttosto alta, mi vesto in modo elegante e sofisticato; a lui non piacciono le ragazze svampite e un po' sciocche. Mi domina nelle cose di ordinaria amministrazione: non si fa mai a modo mio se si tratta di decidere quando e dove pranzare, che film andare a vedere, eccetera. Ma non mi domina sessualmente, almeno non nel modo che a me piacerebbe. Vuole che gli massaggi o gratti la schiena fino alla noia, che continui a vezzeggiarlo o a baciarlo a lungo senza che lui faccia niente a me. Ma non si sognerebbe neppure di costringermi a far l'amore se non ne ho voglia, o di picchiarmi, o cose del genere. Veramente, è molto bravo a letto. Ho dormito con altri otto uomini, e ho degli elementi per giudicarlo. Ci sono momenti in cui mi porta fino all'altezza dell'estasi, ma ce ne sono altri in cui mi sento molto frustrata e insoddisfatta. Allora ho queste strane fantasie di dominazione-umiliazione. Le ho anche quando mi masturbo. (Durante la masturbazione non fantastico veramente, mi basta pensare che qualcosa mi minaccia.) Da quello che ho detto della nostra relazione, immagino che lei si stia chiedendo perché non gli parlo del mio desiderio di essere dominata. Dopo tutto ascolta volentieri tutto quanto desidero dirgli su me stessa e i miei desideri senza scandalizzarsi (ma anche senza offrirmi aiuto o esprimere la sua simpatia). Be', un motivo c'è. Per un anno aveva dovuto darsi da fare con la sua padrona di casa, che era una ninfomane, andava a letto con tutti gli uomini che le capitavano sotto mano e lo aveva sedotto. Lui era giovane e inesperto e ammette che quella donna gli ha insegnato tutto quello che sa. La notte lei scivolava nella sua camera, lasciando a letto da solo il marito, e faceva l'amore con lui. Il marito lo sapeva, ma siccome non riusciva a soddisfarla, era rassegnato a lasciarla fare. Al mio ragazzo piaceva fare l'amore, ma dopo si sentiva sporco e disgustato di se stesso. Ha sempre detto di essere felice del nostro amore «pulito». Mi ama e dice che, dopo, si sente appagato e contento. Questo sembra sottintendere che lei era molto più

sensuale di me, e mi fa sentire inferiore. E naturale, lei aveva tanta più esperienza di quella che posso avere io. Tuttavia, ogni volta che propongo di fare qualcosa di nuovo, in particolare la fellatio, non vuole lasciarmi fare, perché dice di essere sicuro che non mi piacerebbe. Però ammette di aver goduto moltissimo quando lei glielo faceva. Si rifiuta di credere che io voglia davvero farlo. L'ho fatto ad altri uomini e mi piaceva, ma lui non vuole saperne. Al massimo mi lascia fare fin che arriva sul punto di eiaculare, poi mi spinge via. Insomma, mi ha messa su un piedistallo. Per lui sono pura, pulita e moralmente sana (anche se sa degli altri uomini) e non vuole che questa immagine venga distrutta. Ho avuto la mia prima fantasia erotica subito dopo la pubertà. Avevo circa undici anni. La notte, nel mio letto, immaginavo di passeggiare nei boschi. Uno sconosciuto mi seguiva e appena mi mettevo a correre mi acchiappava e mi batteva. Ogni notte inventavo nuove variazioni sul tema: l'uomo mi soggiogava, mi portava via e mi costringeva a fare quello che voleva, contro la mia volontà. L'aspetto sessuale era piuttosto nebuloso. A quell'età non avevo idee chiare in proposito. Pensando a queste cose prima di addormentarmi, poi riuscivo a sognarle. Più tardi la fantasia è cambiata: venivo rapita e venduta come schiava in Oriente. C'era un numero illimitato di sviluppi possibili della storia, poichè venivo comprata e venduta da una quantità di uomini, uno dopo l'altro. Qualche volta ho ancora fantasie di questo tipo. Le mie fantasie sono sempre del tipo «essere messa in mostra» nel senso di venire umiliata, piuttosto che valorizzata. Questa mia fantasia della schiava venduta in paesi lontani sembra assurda, ma non me ne sarei mai stancata se non fosse successo qualcosa di preciso che mi indusse ad abbandonarla. Quattro anni fa avevo cominciato a uscire con un ragazzo. Ero ancora vergine e ingenua. Mi aveva corteggiata, fatta innamorare pazzamente e poi abbandonata. Ero tanto presa di lui soprattutto perché aveva qualcosa di crudele, non era fino in fondo cattivo, ma abbastanza da soddisfare i miei desideri. Mi afferrava e mi teneva per i polsi spingendomi contro una parete o sul letto, e mi costringeva a baciarlo. Io lottavo, ma vinceva sempre lui, perché era molto forte. Gioivamo entrambi di questi incontri, ma non ci spingemmo mai oltre i baci, ed ero ancora vergine quando mi ha lasciata. E strano, ma fra noi c'è ancora una misteriosa intesa reciproca. Pochi mesi fa ci siamo incontrati a un party, abbiamo flirtato un po', e lui, senza che gli altri se ne accorgessero, quasi mi stritolava la mano che stava tenendomi, e mi baciava mordendomi le labbra finchè stavo per gridare dal dolore. Lui capiva tutto e ovviamente ne godeva. Poi ne abbiamo parlato seriamente e ci siamo resi conto che dovevamo smetterla con queste cose e restare buoni amici (non abbiamo accennato al piacere che, ciascuno a suo modo, provavamo entrambi dalla sofferenza... non è successo niente e nessuno sa niente). Da allora è stato molto gentile con me... quando ero arrabbiata col mio ragazzo, mi consolava e mi faceva compagnia. Dormivamo insieme, ma io ero troppo infelice per godere e lui non provava interesse né desiderio, così non era un gran successo. Di solito mi tratta molto normalmente, e sempre in presenza dei suoi amici... Ma quando non c'è nessuno, ricompare a sprazzi il suo comportamento di allora. Capisce (posso dirlo dal suo modo di guardarmi) il mio bisogno di essere dominata, e gli piace stuzzicarmi e, con o senza la mia collaborazione, farmi soffrire un po'. Tuttavia continuo a costruire delle fantasie su quello che

potrebbe accadere se fossimo completamente soli da qualche parte, lontani da tutti i nostri amici, e potessimo lasciarci andare, senza pretendere di essere «rispettabili». Non riesco mai a togliermelo dalla mente. Ormai sono passati quattro anni, eppure basta che lui entri perché io mi senta in tensione. In sua presenza non riesco mai a rilassarmi. Ha avuto molte altre ragazze, ma tutte si sono sentite offese da lui, solo io gli sono rimasta amica. E molto ambizioso, vuole andare a lavorare via di qua e avere una carriera di grande successo, non ha tempo per una ragazza fissa, tanto meno per una moglie, che lo terrebbe imbrigliato. Tra noi due c'è sempre stato un legame, vorrei solo averlo incontrato più tardi, magari fra cinque anni, quando lui avesse sistemato la sua carriera, perché penso che lui solo sarebbe capace di soddisfare tutti i miei bisogni. Mi ha detto anche lui più o meno le stesse cose. Stando così le cose finirò per sposare il mio fidanzato. Sarà un buon marito e un buon padre, ma temo che, forse, per tutto il resto della mia vita sentirò la mancanza di qualcosa. Spero che in questa lettera lunga e confusa lei possa trovare qualcosa di interessante. Comunque, per me è stato un sollievo parlare di queste cose. [Lettera] STANZA NUMERO SEI: TERRORE SENSUALE. Forse, andando a cercare dietro una fantasia differenze emotive che probabilmente non esistono, rispondo solo a un mio modo di vedere le cose. Ma il mio lavoro non ha precedenti, perciò ho deciso di dedicare una stanza separata nella «casa della fantasia» alla sensualità del terrore. Non parlo di semplice e normale paura, ma di quella specie di terrore totale e completo che può essere uno stimolo sessuale straordinario, quando ci si accorge di non riuscire più a controllarsi. Non occorre essere uno psichiatra per capire che certe donne non riescono mai ad avere un orgasmo, forse perché hanno paura di lasciarsi andare, paura dell'abbandono, della mancanza di controllo che l'orgasmo comporta... basta essere una donna. E per certe donne, particolarmente per quelle molto indipendenti, capaci di una forte autocensura, come Johanna e Anne, che si assumono la piena responsabilità della propria vita, la perdita di questo controllo dev'essere terrificante; ma l'esperienza dell'orgasmo è impossibile senza questa perdita, e quindi senza il terrore. Non c'è bisogno di essersela «fatta sotto» dalla paura per sapere che cosa significa. Basta tener presente la sensazione del cuore che si spezza, la bocca aperta, il corpo abbandonato e indifeso al momento dell'orgasmo, e si arriva abbastanza vicino a comprendere la sensualità del terrore. JOHANNA. Quando mio marito e io risiedevamo nei dintorni di Mexico City, abbiamo conosciuto un'altra coppia, Charles e Johanna, che abitavano a circa un miglio di distanza. Un giorno, mentre eravamo sole in casa sua, Johanna aprì un cassetto: dentro c'era una pistola. «Charles me la lascia qui, quando sono sola» disse. «Una volta sono stata violentata in questa casa, prima che ci sposassimo. Charles vuole sempre essere sicuro che io ce l'abbia quando deve andare via». Solo poco tempo fa, quando ho rivisto Johanna e

le ho chiesto se avrebbe contribuito a questo libro, mi ha raccontato la sua storia in tutti i particolari. Si potrebbe dire che tutta la mia vita sessuale interiore ruoti ancora intorno a questa violenza che ti avevo detto di aver subito. Credo che non passi giorno senza che io la ricordi. Ero in questa piccola casa dove vivevo sola, prima di conoscere Charles. Entrò un uomo. Non era messicano, non so da dove venisse. Sosteneva di avere qualcosa da vendermi, ma io sapevo che c'era del torbido. Mi chiese se ero sola, con un tono tanto gentile e disinvolto che non mi fece paura. Dentro di me qualcosa tremava. perché quasi prevedevo ciò che avrebbe fatto. Tirò fuori un coltello, con la stessa cortesia che aveva usato per chiedermi se eravamo soli. Mise il coltello sul tavolo, vicino alla sua mano. Poi mi spiegò quello che aveva intenzione di fare. Mi disse che non era un pervertito e che se avessi fatto tutto quanto mi chiedeva non mi avrebbe fatto del male, anzi mi sarebbe piaciuto. Mentre parlava vedevo il davanti dei suoi pantaloni cominciare a gonfiarsi. Non riuscivo a guardarlo negli occhi. Tenevo gli occhi bassi. Forse ha pensato che stessi fissando il pavimento. Io osservavo l'enorme rigonfiamento sul davanti dei suoi calzoni. Ricordo che pensavo alla potenza crudele che si celava sotto. Mi disse di spogliarmi. Lo feci, con un occhio ai miei bottoni e un altro al coltello che era tanto vicino alla sua mano. Poi, quando fui nuda, mi ordinò di aprirgli i pantaloni. «Tiralo fuori» disse «e bacialo». Lo feci. Non capivo che cosa stessi facendo. Sembrava tutto così naturale. Sembrava quasi che io avessi premura di aiutarlo. Facevo tutto quello che mi chiedeva. Allora mi ordinò di sdraiarmi sul tavolo, ma con i piedi sul pavimento. Intanto aveva preso in mano il coltello e si era messo tra le mie gambe. «Allargale di più» disse, e mentre le allargavo avanzava tra le mie gambe stringendosi contro di me e sollevando all'improvviso il coltello sopra il suo capo lo abbassò con forza, conficcandolo nel tavolo, vicinissimo alle mie anche. Poi si inginocchiò di fronte a me, circondandomi con le braccia, continuando a tenere con una mano il coltello che era conficcato nel tavolo e cominciò a leccarmi. Cercavo di pensare a quanto fossi terrorizzata e quanto lo odiassi. Ma mi sentivo sempre più eccitata. Avevo chiuso gli occhi e cercavo di girarmi da una parte o dall'altra, come per sottrarmi alla sua lingua, ma anche per far arrivare quella lingua in diversi punti, dentro. Una volta, aprendo gli occhi, ero riuscita a vedere solo la sommità nera della sua testa, i suoi capelli, e la mano che teneva il coltello proprio accanto a me. Allora li avevo richiusi e all'improvviso non riuscii a impedirmi di spingere quella testa contro di me, la sua lingua più dentro possibile, e infine sono venuta, un orgasmo dopo l'altro. Poi vidi la sua faccia. Sorrideva. Era sopra di me, ancora stesa sul tavolo, con lui sopra. «Mettilo dentro» diceva, e adesso ero impaziente di fare tutto quello che diceva. Con una mano tenevo le labbra aperte, con l'altra guidavo il suo coso eretto dentro di me. Ricordo che non era molto grosso, ma molto lungo e sottile. Volevo sentirlo dentro di me. Dopo qualche spinta lo sentii venire, e venivo anch'io, un'altra volta. Avevo dimenticato di pensare a quanto lo odiassi. Riuscivo solo a pensare a quel coso lungo, lungo e sottile, ma sempre eretto e perso dentro di me, e continuai a venire ancora e ancora. Poi l'uomo se ne andò via, proprio come aveva promesso. Prima di sposarlo avevo raccontato a mio marito ciò che era accaduto, ma non gli ho mai detto quello che avevo provato. Quando era accaduto il fatto avevo un ragazzo messicano e prima di Charles c'era stato un altro uomo. né l'uno né l'altro

mi avevano mai fatta sentire così calda e sensuale come l'uomo che mi aveva violentata. E neppure Charles. Non serve, quando sono a letto con Charles, ripetere a me stessa che lo amo e che odio quell'estraneo. Anzi, spegne in me qualsiasi disposizione erotica. Quando Charles riesce a portarmi lui stesso al punto giusto, non ho bisogno di pensare all'altro. Ma a volte, quando non sono dell'umore giusto, e so che Charles lo è... allora penso deliberatamente a quell'uomo. Chiudo gli occhi e mi vedo stesa su quel tavolo, con le gambe che pendono e lui in mezzo. Ricordo quanto lo odiavo e voglio dire, il terrore, il delirio di quell'esperienza, e come avevo risposto. Quando rivedo tutto questo, rispondo ancora allo stesso modo. Ogni volta. [Intervista registrata] ANNE. Anne è vedova, più anziana di quasi tutte le altre donne che hanno contribuito a questo libro, e quindi il suo linguaggio rivela un maggior ritegno, è più controllato e represso. Ma questo non significa che la sua vita sia stata meno avventurosa. Anne è una vecchia amica di mio marito, che conosceva molto bene anche John, il marito di lei, prima che morisse all'improvviso in un incidente. Lavora nel campo cinematografico ed è molto conosciuta in quell'ambiente. Era già stata sposata e il suo nome compare in un processo di divorzio a Hollywood, finito su tutti i giornali nei primi anni Cinquanta. «Ma da quando ho conosciuto John, lui è stato per me l'unico uomo, per sempre» mi aveva detto. Un discorso romantico, se a farlo fosse un'adolescente. Ma detto da una donna con l'esperienza e l'onestà di Anne, risulta molto sorprendente. Tuttavia è una donna così vitale, calda e attraente che mi riesce difficile capire come mai non si sia mai risposata. Non dubito che più di un uomo gliel'abbia chiesto, e non riesco a persuadermi che una donna così sensuale possa vivere sola. Ho sempre pensato ad Anne come alla più intelligente, buona, aperta tra quelle che conosco... di ogni età... Stare con lei è un piacere, e sebbene abbia i suoi problemi, non li fa mai pesare sugli altri. I racconti vividi e brillanti delle sue esplorazioni socio-sessuali di venti o trent'anni fa reggono vittoriosamente il confronto con tutto quanto ho visto e sentito nell'ultimo decennio di grandi cambiamenti. Se io avevo pensato di essere sola (cioè diversa dalle altre ragazze) nelle mie avventure degli anni Sessanta, tanto più deve essersi sentita «diversa» Anne negli anni Trenta. Ora che ci penso, trovo difficile descrivere quello che mi passa per la mente durante il sesso. Non credo di riuscirci... Sono nel buio, ma non è proprio il buio della notte, è l'oscurità dello spazio infinito. Questo probabilmente è scorretto dal punto di vista scientifico, perché immagino che gli astronauti, i cosmonauti, trovino la luce dovunque. La mia oscurità è più che altro mitologica... quel «buio di fuori»... ma non è la morte. E essere via, in una lontananza assoluta nello spazio infinito. Sono nel mio corpo, ma in qualche modo anche fuori del mio corpo. Posso precipitare a ogni istante attraverso l'oscurità infinita, inimmaginabile, quasi come Lucifero... che è il mio secondo riferimento al Paradiso perduto. Chissà che cosa significa. Forse si potrebbe dire anche che è come cadere fuori da un razzo spaziale, ma nel buio assoluto. E spaventoso ed emozionante. Mi pare di pensare la stessa cosa degli uomini. C'è che... se non hanno qualcosa di un po' inquietante... senza un tocco di demoniaco, non li trovo

interessanti. Questo spiega tutte le associazioni a Lucifero. Lui infatti era il più bello di tutti gli angeli. Non so perché dovrei avere proprio questa fantasia... Certo non l'ho scelta di proposito... perché ho quella paura dell'altezza, come si chiama?... non posso guardar fuori dal finestrino di un aeroplano, neppure da una finestra di un ufficio agli ultimi piani del Rockefeller Center, non posso neppure avvicinarmi al parapetto della terrazza di un attico... sono terrorizzata perché vorrei buttarmi. Ed è una cosa che non mi era mai capitata prima che cominciassi ad avere rapporti sessuali davvero soddisfacenti. Forse non avevo mai capito ...quella terribile perdita di controllo, quell'impressione di cadere non si sa dove, quell'abbandono totale che è l'orgasmo. Prima, da bambina e da ragazza, non avevo paura delle altezze, non sentivo quell'impulso spaventoso di buttarmi nel vuoto. Penso che sia questo. Il terrore che tante donne hanno delle altezze, cioè la paura del loro desiderio di gettarsi giù, è una specie di desiderio di abbandonarsi all'orgasmo. Penso che la connessione sia questa... non credi? [Intervista registrata] STANZA NUMERO SETTE: PROIBITO. La sensazione di essere in colpa contiene un elemento particolare: la possibilità di essere scoperti... da qualcuno. Perciò si potrebbe dire che le fantasie in cui la colpa è il motivo dominante dovrebbero entrare nella stanza numero due ('in pubblico') in cui il carburante del desiderio è la presenza, o l'arrivo imminente, di altre persone. Ma la colpa è un'emozione troppo importante per essere inserita come elemento accessorio. Può dare, per conto suo, una tale vitalità alla fantasia erotica che le ho assegnato una stanza speciale. Le mie fantasie personali spesso galoppano sul gusto e il rischio di fare qualcosa di proibito. Sono per natura, come moltissime altre donne, quella che si potrebbe chiamare «il tipo fedele», e per questo tipo di donna gli uomini che non siano il marito o l'amante fisso sono tabù. (E un linguaggio un po' semplicistico per definire sia me stessa sia l'idea della fedeltà, ma preferisco essere chiara, piuttosto che analiticamente perfetta.) Fantasie in cui ci troviamo coinvolte con questo o quell'uomo sessualmente interessante, in qualche situazione compromettente, ci offrono lo stimolo erotico desiderato senza farci sentire in colpa: la colpa, che nella realtà è un deterrente, viene trasformata da un'innocua fantasia in uno stimolante. IL TEMPO E IL BRIVIDO. Certa gente svaligia una banca solo per il piacere di scappare col malloppo. O, se volete, per il brivido eccitante di poter essere catturati. In qualsiasi film giallo l'orologio scandisce i secondi minacciosamente... è solo una questione di tempo. L'idea del tempo che fugge esalta il senso del brivido, specialmente quando si tratta di un peccato d'amore. Può trattarsi di una vera relazione illecita, oppure soltanto di una fantasia di sesso proibito, ma è sempre una questione di tempo: prima che l'occasione sfugga, prima che suoni il campanello, che i passi si avvicinino, che la porta della camera da letto si apra e si venga colti sul fatto. Nella fantasia il tempo è sempre

dalla parte del colpevole, perché la minaccia del suo rapido trascorrere rende tutto più eccitante. Basta pensare alla carica erotica di un'avventura in crociera, d un amore estivo, di un breve incontro in un'altra città. EMMA. Stiamo giocando a nascondino e tocca a me andare a nascondermi per prima. Sono andata fino in solaio e ho trovato una stanza vuota, dove c'è solo un letto e nient'altro. Svelta, nel buio, mi infilo sotto il letto e aspetto che gli altri mi trovino. Le loro voci sono molto distanti. Sono tutti molto lontani, ma sento un suono di passi, quelli di una persona, una sola, che si sta avvicinando sempre di più. Sta venendo verso di me in modo così deciso che si direbbe che lui sappia dove sono, come se gli avessi lasciato una traccia, una pista. Come se ci fossimo messi d'accordo per nasconderci qui. Trattengo il respiro, mi batte il cuore perché so chi è: l'unica persona del gruppo da cui voglio essere scoperta, e voglio che mi trovi prima degli altri. Deve essere lui. Voglio che sia lui. Entra dritto nella stanza, presto e senza far rumore in modo che gli altri non lo sentano, e scivola sotto il letto accanto a me, nel buio. Stiamo lì vicini, respirando appena, e le nostre mani si cercano. Mani che prima non mi avevano mai sfiorata mi accarezzano dappertutto. Mani cui ora attribuisco un volto, quel volto che avevo sempre trovato tanto attraente ma che non avevo mai potuto baciare. Oso appena respirare mentre tendo l'orecchio alle voci degli altri che vanno e vengono, esplorando una stanza dopo l'altra, sempre più lontano... Ci muoviamo entrambi pian piano. Ho i brividi sotto la pelle, tutta eccitata dalle carezze, e sono le mie mani ad aiutarlo a togliermi il maglione e a guidare la sua bocca verso il mio seno. Lo aiuto ad aprire la lampo dei miei pantaloni, poi con un'audacia incredibile spingo le natiche in su e la sua testa in giù. La sua bocca mi delizia. Le mie mani sempre più audaci nel buio lo frugano, trovano la sua erezione dura come una roccia e intanto i nostri corpi si muovono silenziosamente su quel pavimento nudo, quasi senza respirare, contro lo sfondo delle voci che si sentono sotto di noi. Si stanno chiamando l'un l'altro: «Li avete trovati?» Poi mi sento chiamare per nome: «Emma! Dove sei Emma?» A ogni passo si avvicinano di poco. Più le loro voci diventano alte e vicine, più i nostri corpi si eccitano. Gli altri ridono e si chiamano a vicenda, suggerendo i vari posti in cui potremmo esserci nascosti: ormai hanno capito che manchiamo solo noi due. Poi sento la voce di Larry, il mio fidanzato, e sebbene non ci sia neppure una nota di sospetto, il timore e l'ansia che traspaiono mi eccitano ancora di più, mi fanno fare le cose più incredibili con quest'uomo che conosco appena. Ora non c'è nulla che non gli lascerei fare, anche se mi fa male, anche se mi sussurra all'orecchio parole che nessun uomo aveva mai osato dirmi. «Ancora» mi sento bisbigliare, «Ancora!» Lo voglio e sono già partita prima che sia entrato tutto. Siamo come due congiurati, nel buio, così ansimanti che sembra impossibile non farci sentire. Adesso sanno che siamo insieme e la ricerca diventa più pressante. «Che cosa state facendo voi due? Dove siete?» gridano, ridendo ormai con malizia. La loro fretta aumenta la nostra, ormai zuppi l'uno del sudore dell'altro, coi vestiti mezzi giù e mezzi su... Che spiegazioni potremmo dare? Ma ormai è troppo tardi. Si sentono dei passi sul pavimento, qualcuno ha trovato la porticina che porta in solaio. Sono i passi di una sola persona. Abbiamo bisogno ancora di

un po' di tempo, solo qualche secondo. Sentiamo l'uomo che ci sta cercando inciampare nel buio, e mentre l'uccello spinge sempre più profondamente e io mordo le labbra del mio amante la nostra scopata va allo stesso ritmo dei passi che fuori, nel buio, si avvicinano sempre più e noi ci avviciniamo sempre più a qualcosa che non possiamo più evitare. Ormai so di aver perso il controllo della situazione e so anche che la persona che sta arrivando è Larry. Grida agli altri di sotto che pensa di averci trovati e insieme alle voci e ai passi che si avvicinano, anche noi ci avviciniamo sempre più al culmine, fino all'orgasmo. [Scritto su richiesta] DONNA. Ho trentadue anni e sono sposata da dodici. Credo che la mia fantasia preferita sia immaginarmi nella situazione di eccitare qualcuno al punto da costringerlo a masturbarsi. Non sono il tipo che possa apertamente e deliberatamente eccitare un estraneo. Sono molto timida e anche sessualmente poco disinvolta. Comunque, per caso, qualche volta mi è successo di provocare qualcuno, in passato, e l'idea mi piace. Un giorno o l'altro troverò il coraggio di eccitare qualcun altro, oltre a mio marito. Quando faccio l'amore con mio marito a volte immagino che altre persone, uomini e donne, stiano guardandoci e che la vista di noi due li trasporti talmente da indurli tutti a masturbarsi. Penso anche ad altri uomini che mi avevano fatto la corte e immagino che si masturbino o che, vedendomi, si eccitino tanto da perdere qualsiasi controllo e arrivino perfino a esporre il loro pene in pubblico. Il mio sviluppo sessuale è stato molto lento e ho cominciato a masturbarmi solo verso i vent'anni, ma sempre in segreto per paura di essere scoperta con le mie fantasie. Quando ho cominciato a uscire coi ragazzi, spesso tornavo a casa eccitata, e allora mi masturbavo fantasticando su quello che sarebbe potuto accadere. Anche dopo il matrimonio ho continuato ad aver paura di essere scoperta con le mie fantasie. Comunque, quando la nostra esperienza è cresciuta e mio marito ha cominciato a fare meglio l'amore, ho cominciato a fantasticare che avesse un'erezione in situazioni molto imbarazzanti e compromettenti... e allora arrivavamo insieme al culmine. Non so come reagirebbe mio marito se gli raccontassi queste fantasie. E un uomo molto liberale, ma forse messo di fronte a questa prova potrebbe pensarla diversamente. Mi ha parlato delle sue fantasie, e mentre alcune mi eccitano, altre mi disgustano. [Lettera] STANZA NUMERO OTTO: TRASFORMAZIONE. Le donne rispondono così immediatamente alla speranza di poter diventare più belle che persino le industrie hanno scoperto che specchi più lusinghieri nelle toilette femminili significano maggior produttività da parte delle donne lavoratrici. Certamente una «casa della fantasia» (dove poter contare su questa speranza è legge) ha bisogno di una stanza dove tutto si possa trasformare: la donna modesta in una bella, la bella in una ancora più bella, una vita grigia in un'avventura smagliante . in una stanza così, persino quelle che hanno paura di essere troppo brutte potranno avere la sensazione che il sesso sia una cosa bellissima. Si dice che alcune delle donne più belle del mondo si sentono infelici e hanno dei dubbi sulla propria desiderabilità e sul

proprio fascino; con queste storie i produttori di riviste illustrate fanno ottimi affari. Così, per quanto bella nella realtà o nelle sue fantasie erotiche preferite, ogni donna, entrando nella «casa della fantasia», vorrà fermarsi un momento nella stanza della trasformazione per sentirsi rassicurata prima di proseguire. L'illusione di essere più bella, anche nella fantasia, esalta il sesso, rafforzando nella donna la consapevolezza della propria desiderabilità. Certe donne, come Betty e Monica, non cercano altro. La loro massima aspirazione è trasformarsi. Senza un totale cambiamento di se stesse e della loro visione ristretta, quasi sordida, del sesso, non potrebbero mai avere un rapporto erotico, né reale né immaginario. La fantasia le libera dalla stretta del profondo disprezzo che hanno di sé nella vita reale. MONICA. Monica ha diciannove anni, è piccola, grassa e trasandata. E sempre stata messa in ombra dalla sorella maggiore, che era la bella di casa. «Solo lei riusciva sempre a farsi comprare dei bei vestiti, e dopo un po' ho deciso di mandar tutto al diavolo» dice. Monica idolatrava suo padre e nei suoi sogni a occhi aperti l'uomo non era quasi mai un divo del cinema, per lo più era il padre. «Non sognavo che fosse il mio amante» dice Monica. «Saremmo stati padre e figlia, ma a letto o a scuola fantasticavo per ore, immaginando che noi due saremmo andati a pranzo in un ristorante favoloso, o a ballare. A volte immaginavo che saremmo andati a fare un viaggio in macchina per raggiungere un posto segreto dove si poteva giocare alla roulette.» Tutto qui: una tipica adolescente romantica, un po' goffa, ma con un padre che nella sua fantasia ha il ruolo del protagonista maschile idealizzato, e una sorella bella da invidiare. UN PADRE COME TANTI ALTRI. I genitori di Monica appartenevano a una setta religiosa ed erano assolutamente convinti che il sesso fosse una tentazione da respingere; in casa loro non si faceva mai neppure allusione all'argomento. «Ma proprio per questo stimavo mia madre e mio padre» dice. «Sapevo che erano diversi dagli altri, più puri e più puliti: neppure il fatto che per le loro idee religiose mi fossi trovata del tutto impreparata all'arrivo della prima mestruazione mi indusse a biasimarli. Oh, forse ero un po' in collera con mia madre che non mi aveva detto niente, ma non con mio padre. Era una cosa sporca e schifosa. perché avrebbe dovuto parlarmene? Anzi, proprio il suo silenzio sull'argomento aumentò la stima e l'ammirazione che provavo per mio padre. Fin da allora sapevo, non so come, che gli uomini hanno più interesse delle donne per il sesso. Ma ecco mio padre, quest'uomo affascinante e meraviglioso (l'immagine che avevo di lui nei miei sogni a occhi aperti per me era più reale dell'uomo in carne e ossa), che si interessava solo delle cose più belle della vita, come portarmi a teatro. perché avrebbe dovuto parlarmi di cose turpi come i miei mestrui? Capisci su che piedistallo lo avevo messo?» «Poi, un giorno, mi sono trovata nella camera da letto dei miei genitori. Loro non erano in casa e io non riuscii a resistere alla tentazione di aprire i cassetti di mio padre per vedere che cosa avrei trovato. Non so che cosa mi aspettassi. Qualche simbolo meraviglioso di quel mondo vago e segreto in cui vivevano gli uomini, immagino. Invece, sotto le camicie, trovai un pacchetto

di quei disgustosi «cosi di gomma» (ancor oggi odio dire quel nome) e una copia del libro di Henry Miller, Tropico del Cancro. Non avevo mai sentito parlare di Henry Miller. Aprii subito il libro e mi misi a leggerlo. Forse perché non avevo sentito parlare di Henry Miller. O perché era nascosto sotto le camicie di mio padre, ma sapevo comunque che stavo facendo qualcosa di male.» TENTATIVO DI SUICIDIO. L'esperienza, diceva Monica, non l'aveva lasciata tanto disgustata o incollerita, e neppure eccitata, ma piena di terrore. Il libro era la negazione di tutto quanto di nobile e puro aveva pensato del padre, e la descrizione dei rapporti sessuali che aveva trovato nel libro l'aveva costretta a rendersi conto immediatamente che suo padre e sua madre dovevano fare le stesse cose. «Sentii di non avere più nessuna ragione di vita. Mio padre in cuor suo non pensava di vivere un giorno con me in un mondo dove saremmo andati all'opera o avremmo vissuto in campagna, lui pensava a tutte quelle cose descritte nel libro. Per me non era rimasto null'altro che il mondo terrificante di Henry Miller, pieno di tutti quegli orrori. Ero solo una bambina stupida, e quella notte tentai di suicidarmi. Inghiottii un intero flacone di aspirine e tutte le altre pillole che avevo trovato a casa. Riuscii solo a star male e a vomitare tutta la notte. Ma ancor oggi l'idea del suicidio non mi abbandona mai del tutto.» Ho cominciato ad avere queste idee quando ho avuto il mio primo rapporto sessuale. Prima non ci avevo proprio mai pensato e all'improvviso me le sono trovate in testa. Avevo conosciuto questo bel ragazzo a un ballo ed ero rimasta molto stupita perché mi aveva guardata ben due volte. Ragazzi come quello non lo avevano mai fatto. Ma siamo andati nella sua macchina e ho capito subito perché aveva scelto proprio me. Di solito evitavo di trovarmi in situazioni di quel genere, ma quella volta ho pensato, be', presto o tardi dovrò imparare queste cose. Tutti ne sanno qualcosa tranne io. perché non con lui? Lo trovavo molto attraente; forse speravo, contro qualsiasi concretezza possibile, che se avessi detto di sì lo avrei rivisto ancora. E, a dire la verità, era molto eccitante. Stavamo sul sedile posteriore della sua macchina, dove tutto era buio e intimo. Eravamo noi due soli. Forse era la prima volta che stavo da sola così a lungo in macchina con un ragazzo, che non fosse solamente occupato a guidare. I posti vuoti mi sembrano sempre sexy. Specialmente le stanze vuote. Penso che sia la sensazione che avevo provato nella camera da letto dei miei genitori. C'è sempre qualcosa di misterioso in una stanza vuota. Non si sa che cosa ci sia dentro. In ogni modo, quel ragazzo era un amante esperto. O forse aveva solo letto un mucchio di libri e conosceva tutti i trucchi. Io avevo una qualche idea di quello che mi avrebbe fatto, ma l'unica cosa che riuscivo a immaginare era il momento in cui mi sarebbe venuto addosso, mi avrebbe aperto le gambe e me lo avrebbe spinto dentro. Sapevo che mi avrebbe fatto male. Ma per eccitarmi mi bastava pensare che stava per mettermelo dentro. Volevo gridargli di dimenticare le tecniche erotiche e di fare in fretta. Ricordo di averlo aiutato a togliermi tutto quello che era d'impiccio, e quando le mutandine mi si impigliarono alle caviglie (immagina in che razza di posizione scomoda eravamo!) le strappai io stessa, tanta era la mia furia. Lui entrò senza farmi alcun male. Ricordo di averlo guardato per

un momento e di essere rimasta sorpresa di vederlo crescere sul davanti, invece che tra le gambe. Ma poi quando è entrato non ho sentito quasi niente. Neanche dolore. Niente. Mi sentivo solo morta dentro, e tutta l'eccitazione se n'era andata. Mi limitavo a stare sdraiata mentre lui faceva tutti quei movimenti grotteschi. E allora, proprio dalla mia malinconia, è spuntato questo pensiero. All'improvviso non ero più me stessa. Il corpo che lui stava stringendo non era questa cosa grassa e ridicola, il mio corpo; non ero io. Era mia sorella. Vedevo tutto chiaramente nella mia fantasia. vedevo lui proprio com'era, molto bello. Ma il corpo che stava penetrando non era il mio. Era quello della mia splendida sorella. Una parte di me era contenta che fosse lei. La odiavo, ed ero furente e felice di pensare a lei in questa posizione umiliante, scopata da un estraneo sul sedile di un'automobile. Ma l'altra metà di me voleva essere al suo posto; volevo sentire l'uomo dentro di me. Se il corpo era quello di mia sorella, andava tutto bene. E con quest'immagine in mente ritrovai l'eccitazione. Riuscivo a sentire il ragazzo, a sentire me stessa muovermi avanti e indietro al suo stesso ritmo, ma non ero io, tutto ciò stava accadendo a queste due persone, entrambe belle. Da allora in poi, la ragazza non sono mai io. Se lo sono mi sento fredda e senza vita e un po' disgustata sia di me sia del ragazzo. Ma appena riesco a rappresentarmi quell'immagine, mi abbandono al piacere più sfrenato. [Intervista] BETTY. Fantastico nell'ultima fase del rapporto sessuale: immagino di essermi trasformata in una donna bellissima e affascinante (in realtà so di essere piuttosto comune), e che mio marito e io siamo a letto in un ambiente di lusso, di solito in un albergo, molto lontano da dove viviamo. Riesco a vedere la bottiglia di vino nel secchiello d'argento che ci aspetta, quando avremo finito. Penso alla gente che cammina fuori, lungo il corridoio, che non sa ciò che stiamo facendo a pochi passi da loro, e a come ci invidierebbero se lo sapessero. Soprattuttto mi piace l'idea che non siamo in casa nostra, ma in un albergo, perché le camere d'albergo sono luoghi di passaggio, e mi sembra che possa accadervi qualsiasi cosa. Quando ero bambina immaginavo che solo le donne più belle vivessero nei meravigliosi grand hotel che avevo visto nei film. Non c'erano grandi alberghi nella cittadina in cui ero cresciuta, e così li avevo visti solo al cinema e, naturalmente, nei film tutte le donne sono belle. Prima di arrivare a quello stadio sono solo me stessa, ma quando comincio a sentirmi quest'altra donna, di solito monto su mio marito e mi do un gran da fare, e un gran piacere, col suo splendido uccello. Questo è ancora parte di quello che immagino come il nostro «stadio finale», e mentre mi muovo su e giù, sopra di lui, chiudo gli occhi e mi sembra di guardare questa bella donna, che sono io, come se fossi da qualche altra parte, fuori di me stessa. La vedo così chiaramente che voglio gridarle qualche incoraggiamento... le piace tanto riceverne. «Avanti, continua, fatti questo regalo» desidero dirle. «Goditelo, te lo meriti». Il buffo è che quest'altra donna non sono io. Infatti non è sempre la stessa donna. [Lettera] STANZA NUMERO NOVE:

LA MADRE TERRA. Le lettere delle parole scritte su questa porta dovrebbero essere intrecciate con dei chicchi di grano o ricamate a mano su uno sfondo azzurro cielo. Sanno di casa e di pane fresco. Ricordano i riti della fertilità, e anche l'immagine di una società matriarcale dove gli uomini sono nutriti solo per soddisfare gli appetiti sessuali delle donne; come nella fantasia di Marina, che è abbastanza vicina alla mitologia e alla natura da farsi accettare allo stesso modo delle favole dei fratelli Grimm, che, a dispetto dell'interpretazione psicanalitica alla moda circa gli orrori del loro contenuto, riescono a far addormentare i bambini. Molte donne vivono la fantasia della Madre Terra nella realtà, senza allarmare o preoccupare nessuno. Tra tutte le fantasie erotiche femminili, queste, che dipendono dall'idea della donna come simbolo della fertilità, sono forse quelle che creano meno apprensione, sia per gli uomini sia per le donne. Le altre sospirano addirittura di sollievo, piuttosto che di gelosia, ascoltando le fantasie di questa Cerere, così materna da sembrare quasi asessuata. Questo spiega come mai tante madri si augurano che le loro figlie, se devono avere delle fantasie, almeno ne scelgano una di queste. Ma, per tutto quanto implica di vitale, l'immagine della fertilità per certe donne ha una carica erotica pari a quella che per il lettore medio di «Playboy» può avere l'idea di una ragazza scopata da un cane lupo. VIVIAN. Vivian lavora come segretaria per un mio amico, che dirige una società di produzione teatrale. Lavora da lui di sera ed ha un impiego a tempo pieno durante il giorno... Sta mettendo da parte dei risparmi per studiare medicina, «ma quando comincerò, voglio aver messo da parte abbastanza soldi da potermi dedicare del tutto allo studio», dice, «e non dovermi affannare per mancanza di quattrini». I suoi genitori sono morti entrambi in un incidente automobilistico, e lei vive con una vecchia zia. Ha ventun anni, è graziosa nel suo lindore all'antica e molto emotiva. Ho avuto questa fantasia la prima volta che ho fatto l'amore. Jimmy era il mio primo uomo. Per me è ancora il solo, ma da allora, con chiunque vada a letto, penso che avrò sempre gli stessi pensieri che ho avuto con Jimmy. Sembra che mi vengano in mente automaticamente appena apro le gambe. Quella prima notte non abbiamo dormito molto. Avevamo fumato dell'erba, e non ricordo neppure quante volte lo abbiamo fatto. Non mi aveva fatto male per niente e avevo sanguinato pochissimo. Forse la seconda o la terza volta, quella notte, lui mi mise in una posizione particolare: credo sia stata quella posizione a ispirarmi per la prima volta l'idea che venivo seminata. Cioè, non si potrebbe avere la sensazione di essere seminata se non avendo la passera rivolta verso il cielo, non credi? perché ero messa proprio così: ero sul dorso, con tutto il peso sulle spalle e le gambe in su, appoggiate sulle sue spalle. Lui troneggiava su di me; ricordo che guardavo in su e lo vedevo dominarmi, scendermi dentro, perforarmi. Dritto dentro di me, fino in fondo. E non era un'immagine minacciosa: al contrario, mi sentivo vasta e accogliente, completamente aperta, in attesa che lui mi riempisse con le sue spinte. Aspettando che lui piantasse la semente, come se fossi un vasto, caldo, fertile buco nella terra, fatto proprio per lui, con quest'unico scopo, di essere seminato. In realtà ero tutta un buco, e lui, lui era

come una grande macchina agricola, una seminatrice meccanica che si muoveva nel campo, che ero io, e continuava a far buchi coi suoi colpi. E io ero tutti i buchi, ero la terra. Continuavo a essere seminata, ancora e ancora, era così eccitante... e così, be', così giusto, così naturale. Stare lì sul dorso, con le gambe all'aria e i piedi rivolti al soffitto, alla fine mi sembrava la posizione più naturale del mondo. Ed essere scopata, essere seminata da questa enorme macchina seminatrice, che poteva immergersi in profondità dentro la terra, che poteva impregnarmi e inseminarmi, farmi maturare... era questo, credo: non l'eccitazione di essere seminata, ma di sapere che ogni colpo mi avrebbe lasciata intera, completa. Riesci a capire? Quello che mi eccitava non era la macchina, nonostante le sue dimensioni enormi, ma l'essere seminata. O sentire di essere la terra. Dio, non so... ma è bello sentirsi a quel modo. [Intervista registrata] MARINA. Marina appartiene più al suo ambiente sociale internazionale e nomade che a qualsiasi Stato di cui possa avere la cittadinanza. Adesso abita a Boston. L'anno scorso era a Parigi. Il suo amante in carica è un banchiere italiano, il precedente era un lord inglese. L'unica cosa che li accomuna è l'età: hanno entrambi almeno il triplo dei suoi anni. Lei ne ha venti, sua madre è francese, il padre svizzero, il suo conto in banca notevole. Con tutti i viaggi che ha fatto è rimasta incredibilmente semplice. Parla una mezza dozzina di lingue e lavora per un'agenzia di pubblicità. Mi ero masturbata sistematicamente fin da piccolissima, credo da quando avevo tre anni, e tanto e tanto spesso che i miei genitori avevano consultato un medico in proposito. Da bambina di solito pensavo a un'amica, la mia compagna di giochi preferita, o a una bella signora, nostra vicina di casa, che allora adoravo. Verso i nove o dieci anni, ho cominciato a pensare agli uomini mentre mi masturbavo. Avevo una vaga idea di quello che significasse fare l'amore, ma mi fermavo al bacio alla francese. Alla mia ignoranza pose rimedio una mia amica, anche lei di dieci anni (i bambini maturano molto presto nei paesi intorno al Mediterraneo) che aveva il padre ginecologo, così ovviamente lei era au courant. Ricordo che stavamo mangiucchiando dei chicchi d'uva vicino a un ruscello in campagna, era un giorno d'estate particolarmente afoso, e noi continuavamo ossessivamente a parlare di ragazzi, ragazzi, ragazzi, amore, amore, amore, baci, carezze, abbracci... Poi lei mi chiese se sapevo che cosa succede realmente tra uomini e donne, e come, e mi spiegò tutto con estrema chiarezza. Pensai immediatamente: «Ma questo dev'essere come masturbarsi, solo che invece delle lenzuola arrotolate, il mio strumento preferito, ci sarebbe carne succosa e florida». La prospettiva sembrava inebriante, e cominciavo a cullarmi in una deliziosa confusione di cose possibili. «E se vuoi davvero sapere che sensazione si prova» lei continuò, «basta prendere un bricco, riempirlo d'acqua tiepida, ma non troppo calda, aprire bene le gambe e versarla dentro lentamente». Non c'era tempo da perdere. Ci precipitammo entrambe in casa, afferrammo la più bella teiera d'argento di mamma, ci chiudemmo in bagno e, dopo esserci sedute alle due estremità della vasca, cominciammo a versarci a turno il contenuto della teiera russa sulle nostre clitoridi, accarezzandoci con una verve istintiva e infallibile. «Mi immaginavo come la Madre Terra, innaffiata dalla pioggia della fertilità, in un rito d'amore egiziano o cretese, oppure

come un'imperatrice autocratica, che saggiava tutti i giovani maschi del suo regno all'inizio della primavera, per rinnovarsi. (Erano tutti belli perché aveva sterminato gli altri.) non posso dirti che cosa pensasse la mia amica, perché ero completamente assorta in me stessa. [Scritto su richiesta] STANZA NUMERO DIECI: INCESTO.mcesto Tutte le seguenti stanze della «casa della fantasia» sono dedicate a inclinazioni o personaggi particolari, così che ogni donna possa godere pienamente le gioie dell'immaginazione. comincio con l'incesto perché, nonostante il disinteresse di Freud per l'equivalente femminile di Edipo, per le donne l'immagine erotica del padre, dei fratelli, eccetera, non solo è la prima, ma spesso anche la più forte e duratura. E interessante che Freud dapprima avesse creduto alle storie di violenze subite da parte di padri, patrigni e fratelli maggiori che gli raccontavano le sue pazienti isteriche, ma poi avesse concluso che quelle storie erano solo fantasie di donne cresciute sotto la dittatura paternalistica di un'epoca in cui l'immagine del «padrone di casa» era tanto forte da rappresentare un rivale inconscio, quasi invincibile per qualsiasi uomo che venisse dopo. Non sono qualificata a discutere il significato psicologico dell'incesto, sia pure come fantasia, né a pronunciarmi pro o contro. Ma sono sicura che, nonostante lo scarso interesse della letteratura per l'argomento, le donne siano portate all'incesto tanto quanto gli uomini. Non tutte le domeniche mattina a letto con papà e mamma hanno necessariamente le stesse conseguenze traumatiche che hanno avuto per Bella, ma non posso fare a meno di domandarmi quanti semi di future fantasie vengono sparsi in questa specie di gioco familiare: gli adulti forse soddisfano un loro bisogno di vedersi effettivamente cresciuti con questa immagine di se stessi, forse hanno delle idee chiare e controllate di quello che sta succedendo con tutta la famiglia nel loro letto matrimoniale, pensano che sia qualcosa di affettuoso e innocente. Ma i bambini? BELLA. Ho trentadue anni, sono infermiera professionale e lavoro in un ospedale di Londra. Ho un figlio solo, quasi quattordicenne. Ero incinta quando mi sono sposata. Mio marito è medico. Trovo così disgustose le mie fantasie che non ne ho mai parlato a nessuno e mi sono decisa a scrivere solo perché hanno preso un nuovo andamento e nella speranza di trovare un sollievo. Le mie fantasie sono sempre imperniate sull'incesto, quasi ogni specie di incesto; da anni cerco ogni informazione possibile sull'incesto, e conosco tutti i miti greci che ne parlano. Per poter trovare un uomo sessualmente interessante, devo immaginare che sia un membro della mia famiglia. Faccio amicizia più facilmente con le persone che rivelano qualche interesse per l'argomento e qualche anno fa ho avuto una relazione quasi ispirata all'incesto. E successo in un ospedale del Midlands. Avevo in cura un bell'uomo giovane, che aveva avuto un incidente automobilistico, un funzionario del tribunale, con il compito di assistere i detenuti in libertà condizionata. Tra i suoi casi c'era quello di un padre, che era uscito di prigione dopo aver messo incinta una figlia, che aveva avuto un bambino. La legge non permetteva che vivessero nella stessa casa, ma i due avevano ripreso la loro relazione sessuale. Il funzionario si accontentava che la ragazza prendesse la pillola.

Di notte chiacchieravamo un po' e la nostra conversazione per lo più verteva sul mio soggetto preferito. Una notte eravamo entrambi eccitati e lui aveva bisogno di un pappagallo. Dopo aver messo un paravento intorno al suo letto, avevo sollevato lenzuola e coperte per mettergli il pappagallo. Poi, raccolto il suo pene, che era straordinariamente grosso, lo avevo tenuto in mano per un momento. Si era subito inturgidito, in un'erezione tale che non avrebbe potuto entrare nel collo del recipiente. Cominciai allora a masturbarlo dolcemente e, quando lo sentii diventare rigido, lo baciai, mentre sentivo lo sperma sprizzare lungo la sua asta. Raccolsi quasi tutto lo sperma nel pappagallo, e in parte sulle labbra. Lui disse: «Grazie sorella». Risposi: «Oh, fratello», e tra noi si stabilì un rapporto erotico. Dopo la sua guarigione abbiamo avuto parecchie volte dei veri rapporti sessuali e ci siamo sempre chiamati reciprocamente sorella e fratello. Ma le mie fantasie per lo più sono sempre state incentrate su mio padre. Ero figlia unica e in casa mi trovavo bene, tutti erano molto affettuosi con me, specialmente mio padre. Fino all'età di circa otto anni lui è sempre stato il mio amante immaginario, mentre mi masturbavo. Papà andava a lavorare molto presto, per sei giorni la settimana, e da bambina, quando al mattino andavo nel letto dei miei genitori, li trovavo entrambi solo la domenica. Quella particolare domenica mattina (so che dovevo avere otto anni, perché il giornale della domenica riportava la notizia che un albergo era stato bombardato a Gerusalemme, e questo era accaduto nell'estate del 1946) ero da poco nel letto dei miei genitori quando mia madre decise di alzarsi per andare a prenderei del latte fresco in una fattoria vicina a casa. Sola a letto con papà, abbiamo giocato alla lotta. Ricordo quanto ero felice di essere stretta e abbracciata da papà, che cercava di mettermi sotto e poi aveva deciso, credo, di lasciarmi vincere. Lui era sdraiato sul dorso, il suo pigiama era aperto, la mia camicia da notte era caduta alle caviglie, e quando montai a cavallo di mio padre la mia area pubica nuda finì sul pene grosso e, solo ora lo capisco, eretto di papà. Era come essere a cavalcioni di un manico di scopa. Dapprima stava piatto contro la pancia di papà. Facevo andare il culetto avanti e indietro mentre papà stava fermo. In quel preciso momento ho imparato a masturbarmi. Alla fine papà prese un fazzoletto e mi fece rotolar via. Uscì dal letto e andò a vestirsi in bagno. Io continuavo a restare a letto e mi toccavo amorosamente con le dita. Poi ho cominciato a farlo ogni volta che andavo a letto o quando ero sola in casa, pensando sempre a quella cosa dura che aveva papà, e quanto sarebbe stato bello sentirla ancora tra le mie gambe. Ma questo non sarebbe accaduto. Tutte le domeniche, al mattino, andavo nel letto dei miei genitori, ma papà si era già alzato o si alzava subito. Quando ho cominciato a imparare qualcosa di più sul sesso dai compagni di scuola, le mie fantasie sono diventate più audaci, finchè si sono stabilizzate in un modello definitivo quando avevo tredici anni. A quell'età avevo una compagna di giochi un po' più grande di me. Lei parlava sempre di sesso e un giorno mi confidò il suo grande segreto: aveva dei rapporti sessuali con un suo fratello sposato, molto più vecchio di lei. Mi disse il significato della parola «incesto»; tra l'altro mi aveva spiegato che cos'era la fellatio. Aggiunse che le piaceva molto farla a suo fratello e che anche lui qualche volta faceva a lei la stessa cosa. Con queste informazioni che mi frullavano per la testa, una domenica pomeriggio era andata a fare una passeggiata con papà.

In mezzo al bosco decise che voleva far pipì e così la fece contro un albero. Ma si girò dalla mia parte prima di aver rinchiuso il pene nei pantaloni, e per qualche attimo meraviglioso io restai in contemplazione del magnifico uccello gigante di papà. E rimasto per sempre l'elemento erotico principale di tutte le mie fantasie masturbatorie. Mi basta immaginare di essere a passeggio in un bosco silenzioso e riesco quasi a sentire che anche mio papà sta aggirandosi per il bosco, e che, se trattengo il respiro abbastanza a lungo, ci incontreremo. Lo trovo sempre allo stesso modo. Faccio una svolta o giro dietro un albero, ed eccolo, mi volta le spalle e sta pisciando contro un albero. Poi si gira verso di me, il suo pene è ancora fuori e lui lo sta tenendo con la mano per guidare il getto di pipì. Adesso trovo eccitante anche scriverne e mi accorgo che penso a papà anche nella vita reale. La prego, tenga aperta la discussione sull'argomento incesto. C'è qualche cura? C'è ancora il rischio di essere processati? So di non poter resistere più a lungo. Sono sicura che, se ci provassi, morirei dalla vergogna, ma quello che mi spaventa di più è l'idea che potrei anche affezionarmi a lui in modo più profondo. [Lettera] DOMINIQUE. Sono in casa mia. Non sono proprio una ragazza squillo, ma sono certamente un'esperta di arti d'amore. Suona il campanello alla porta, c'è un padre con suo figlio... Il padre è stato uno dei miei amanti e io gli ho dato ciò che nessun'altra donna gli ha mai fatto provare; gli ho donato il massimo del piacere sessuale. (Sono una che si dona, cioè penso a me stessa come a una donatrice, tanto nella vita reale quanto nella fantasia; per questo dico di non essere una ragazza squillo in questa fantasia: non mi faccio pagare.) Il padre entra e dice: «questo è mio figlio, ha quattordici anni e voglio che diventi esperto come penso di essere io, e desidero che tu gli insegni tutto quello che sai». Così comincio col figlio, mentre il padre sta seduto a guardare come svesto il ragazzo, lo accarezzo e infine lo inizio totalmente. ma non è il ragazzo a eccitarmi in questa fantasia, non è l'idea di avere un ragazzo così giovane, è l'idea di essere guardata dal padre. Non so se questo sia voyeurismo, o se avere lì il padre, che mi ha portato suo figlio, sia una specie di approvazione sessuale. O se sia il fatto che lui guarda il figlio, guarda me con suo figlio. In parte l'eccitazione viene proprio dal fatto che lui ha portato suo figlio a me. O forse lo stimolo vero è l'incesto. perché mi piace anche fantasticare orge familiari. Non della mia famiglia, ma di intere famiglie, madri, padri, figlie e figli che vengono tutti insieme qui a casa mia. Sì, c'è anche mio marito, ma è senza faccia. Tutti si accoppiano con tutti: le madri mi mostrano quello che fanno alle figlie e ai figli; e i padri alle figlie... tutti! Ed è una scena molto felice, molto felice e molto sensuale. La famiglia che scopa insieme; che sta insieme... credo che il messaggio sia questo. [Intervista registrata] STANZA NUMERO UNDICI: LO ZOO. I bravi cani sono dappertutto. Se non se ne ha uno, lo ha

il vicino. I cani non si meravigliano mai, qualsiasi cosa si chieda loro, non fanno mai sentire in vergogna nessuno e non parlano mai. Allora che cosa c'è di strano se, fra tutti gli animali, i cani hanno spesso il ruolo di protagonisti nelle fantasie erotiche femminili, e se, con qualche cane sempre intorno, queste fantasie sono quelle che più facilmente vengono messe in atto nella realtà? INNOCENZA E ANIMALITà. I cani hanno una qualità molto importante per la fantasia: L'innocenza. Non è mai colpa nostra, e neppure del cane in realtà. I cani hanno per natura quei grossi nasi da fiuto e, prima che si possa impedirlo, le loro grosse lingue umide scattano a leccare tutto quello che ha un certo odore. Per dirla in termini elementari, è proprio così che comincia tutto: con la bambina, con le parti intime che nessuno ha mai toccato, neppure la bambina stessa. Il bravo cane di casa arriva, e il primo brivido sessuale di tutta una vita vien fatto esplodere dal beniamino della famiglia. Non importa se la bambina lo lascia continuare o no; il ricordo di questa prima leccata di piacere può accompagnare una donna per tutta la vita. Più tardi, si spera, quando lei avrà scoperto con l'uomo amato o con la masturbazione tutto il potenziale della sua clitoride, il cane e il ricordo della sua naturale abilità (se lei lo ha lasciato continuare), o le fantasie da lei immaginate in seguito (se non lo ha lasciato fare), possono restare un'eccitante variazione erotica, collegata a tutti i tabù che solo la silenziosa complicità di un animale fa insorgere. Quanto agli altri animali domestici, come i gatti, dalle mie ricerche non risulta che si prestino a fantasie erotiche. Forse perché non hanno l'abitudine di annusare tutto, o perché le loro lingue sono troppo piccole o non hanno quel vero membro maschile che pende tra le gambe (un'immagine che, specie quando spunta fuori con la sua «punta rossa», per certe donne è eccitante sia nella realtà sia nella fantasia). E ovvio che animali come gli asini e i tori, con i loro cazzi sovradimensionati, sono un'altra questione. Con gli animali da stalla non ci sono leccate u stimolazioni della clitoride, né nella fantasia né nella realtà. Non credo che ci siano molte donne che abbiano davvero scopato con un toro o un asino, anche se nei pranzi «per scapoli» lo si dà per scontato. Con gli animali da stalla tutto si concentra sul cazzo, e soprattutto sulle sue dimensioni straordinarie. Immaginate quella grossezza, che a prima vista affascina, anche se quasi immediatamente si distoglie lo sguardo con imbarazzo, immaginate che vi stia penetrando! Com'è possibile che una donna guardi un cazzo così grosso e non lo immagini entrare dentro di lei? E come guardare una macchina da corsa e ignorare il brivido della velocità. IL SIGNIFICATO DI «ESSERE RIEMPITE». Non credo si tratti proprio del desiderio di essere scopate da simili animali, ma solo del tentativo di immaginare come ci si sentirebbe, una volta colmate da tanto cazzo. Nella fantasia e nella realtà le donne usano ripetutamente l'espressione «essere riempite», forse è un modo femminile di esprimere il desiderio sessuale di averne di più. Ma siccome tutti sanno che, a meno che l'uomo sia anormalmente piccolo, non è la dimensione del suo pene che conta realmente, credo che questo grido femminile usi la «taglia» come metafora visuale per esprimere il desiderio di qualcosa di più appassionato, di più completo, l'essenza del

sesso. Ho spesso questa fantasia quando sono sola o me ne sto con le mani in mano, oppure sto facendo l'amore con mio marito. Sono sola in casa. Mio marito è uscito per andare al lavoro. Comincio a fare i lavori domestici dal piano di sotto, portando i piatti da lavare in cucina. Mi tolgo camicia da notte e vestaglia e lavoro nuda. Intanto il cane dei vicini mi segue. Faccio finta di non vederlo, ma il suo naso umido e il suo fiato caldo si infilano tra le mie gambe ogni volta che mi fermo. Appena apro le gambe tira fuori la lingua e mi lecca, mentre continuo a fare i miei lavori come se niente fosse senza concedergli troppo. Un po' per volta, quasi senza accorgermene gli concedo un po' di più, due leccatine, poi tre, quattro, finchè il suo naso affonda nei genitali e io lo lascio fare per tempi sempre più lunghi. All'improvviso si stanca del gioco e smette di seguirmi, proprio quando ho finito di rassettare tutte le stanze da basso. Tranne la cucina. Lascio sempre la cucina per ultima. Appena entro in cucina lo chiamo e quando è dentro chiudo la porta, in modo che non possa uscire. Ora mi affretto, non voglio che perda interesse. Prendo una ciotola e una scatola di preparato per torte al cioccolato, la preferita di mio marito. Mescolo rapidamente la pasta e metto metà della mistura in una tortiera, perché ci resti almeno uno strato di torta come dessert per questa sera. L'altra metà me la spargo sul seno e, mentre mi chino per mettere la torta nel forno, lascio che il cane lecchi la pasta dai miei seni. Con le dita raccolgo la pasta e la spalmo sui capezzoli in modo che indugi su quelli, continuando a lapparli, finchè mi fanno male. Adesso tolgo dal frigorifero il burro per la glassa e tiro giù dall'armadio lo zucchero e una confezione di estratto di carne. Siedo sulla seggiola della cucina vicino al tavolo, per mescolare burro e zucchero, tenendo la ciotola in grembo. Spargo l'estratto di carne sulla mia passera, dentro e fuori, mentre sbatto burro e zucchero, e subito il cane s'infila tra le mie gambe e mi lecca. Tengo stretta la ciotola e continuo a lavorare la pasta per amalgamarla ben bene. Ora sono tutta abbandonata sulla seggiola, con le gambe spalancate, e la grande ciotola nasconde il cane. Il caldo dolce profumo della torta che cuoce riempie la cucina. Attraverso il vetro dello sportello del forno vedo la torta che pian piano cresce. Continuo a immergere le dita nell'estratto di carne e a spargermelo sulla passera in modo che il cane continui a leccare sempre più forte, andando da una parte all'altra, dandosi da fare tutto eccitato, come se stesse rosicchiando un osso. Il dolce profumo della torta mi dà alla testa e immagino il coso rosso e lucente del cane scivolare dentro e fuori dalla guaina del suo pene. La torta sta diventando sempre più grossa, sembra che stia per riempire il forno, per spalancare lo sportello ed esplodere nella cucina, inghiottendoci nel suo dolce calore. Prego che il cane non si fermi e che la torta non esploda nella mia bella cucina linda prima che mio marito torni a casa, prima che io sia pronta, prima che io abbia finito, prima che il cane abbia finito... [Scritto su richiesta] WANDA. La fantasia comincia con due uomini che irrompono nel mio cottage, mi costringono a vestirmi e mi portano via con gli occhi bendati. Finisco in una grande casa di campagna; mi tolgono

la benda dagli occhi. Mi trovo in una stanza dove ci sono tre coppie, compresi un uomo e una donna che portano degli asini nelle stalle e scopro che fanno parte di un gruppo che pratica lo scambio delle mogli e si riuniscono una volta il mese, in casa dell'uno o dell'altro a turno. Ogni padrone di casa deve organizzare il trattenimento erotico. Mi mettono in piedi al centro della stanza e fingono di farmi un processo. Mi accusano di essere una guardona, di aver spiato l'uomo e la donna mentre accoppiavano manualmente due asini. E una colpa terribile, vengo riconosciuta colpevole e condannata a essere scopata dall'asino e ad essere la schiava della festa. Devo ubbidire agli ordini di tutti loro, altrimenti verrò fustigata. Sono tutti drogati e ubriachi e mi trascinano nella stalla dove c'è l'asino. E molto ben illuminata. Mi spogliano nuda e mi fanno indossare delle lunghe calze nere e un reggicalze, poi mi portano su un tavolo basso, dove mi fanno inginocchiare a quattro zampe e con le gambe spalancate. Alla tavola sono assicurate delle cinghie, che mi legano intorno alle braccia e alle gambe, in modo che non possa muovermi. E chiaro che, prima di me, devono esserci state altre ragazze. Alle grida e ai fischi delle coppie, la donna conduce l'asino dietro di me. Ha sistemato un'intelaiatura di legno sopra la mia schiena e appoggia le zampe anteriori dell'asino su questo sostegno. Poi sento qualcuno che mi unge la fica di grasso, fuori e anche dentro. Devono essersi dati da fare col cazzo dell'asino per farlo diventar duro, perché lo sento sbattermi contro mentre gli altri lo tirano verso di me. Lo sento contro le labbra vaginali. Le apre a forza e comincia a entrare nel buco, mentre la donna continua a guidarlo. Grido dal dolore perché è troppo grosso e stira le pareti vaginali. A poco a poco continua ad avanzare e comincia a muoversi avanti e indietro, facendomi sempre più male. Il cazzo dell'asino è stato unto abbondantemente e così, dopo qualche abrasione, il ritmo del fottere diventa più facile. Quando sono riusciti a infilarmi dentro almeno quindici centimetri di cazzo d'asino, mi tengono ancora mentre l'asino spinge il suo cazzo massiccio su e giù nella mia fica, come un pistone: non l'avrei mai creduto possibile, ma sono davvero scopata da un asino! Sento agili dita che si affollano intorno alla mia passera per sentire il cazzo dell'asino che scivola avanti e indietro. Le dita cominciano a massaggiarmi la clitoride, che sporge per l'eccitazione, e adesso sono davvero eccitata. Delle mani mi palpano la vagina e i seni, strizzando e titillando, e proprio quando sono sopraffatta dall'eccitazione e sto per raggiungere l'orgasmo, l'asino raglia. La donna sa che cosa significa e tiene dentro la mia fica il cazzo dell'asino. Lo sento pulsare mentre comincia a sprizzare, e lei mi mette le mani intorno all'entrata della vagina, così può sentire il cazzo pulsante dell'asino pompare il suo getto caldo dentro di me. L'asino mi ha sbattuta fino al punto che ho avuto il mio orgasmo insieme a lui. Dopo un po' sento l'uccello che diventa molle e immediatamente la donna tira fuori il cazzo dell'asino. Dalla mia fica stappata escono subito rivoli di sperma d'asino. Guardo giù tra le mie gambe aperte e li vedo scorrere come una cascata. Qualcuno tiene una bacinella tra le mie gambe per raccogliere i succhi. La mia passerina sembra così larga, dopo essere stata forzata dall'asino, che mi sento come se le interiora mi stessero sgocciolando fuori. E molto doloroso e mi sembra che lo sgocciolio non finisca mai. Allora qualcuno si inginocchia dietro di me e comincia

a leccarmela finchè non è asciutta e beve tutto quello che vien fuori. [Lettera] STANZA NUMERO DODICI: IL GROSSO NEGRO. L'uomo nero sembra fatto apposta per le fantasie erotiche. Tutto quello che si dice di lui, reale o immaginario, aggiunge paglia al fuoco: è proibito per il suo colore; il suo uccello ha proporzioni mitiche; le storie che da anni si raccontano sulle sue capacità erotiche si avvicinano alla magia nera. Tutti i neri vivono nella promiscuità... pensano i bianchi. Scopano sempre e, se non lo fanno adesso, lo faranno subito. Nelle odierne camere da letto, la domanda più pressante dopo «A che cosa stai pensando?o è «L'hai mai fatto con un negro/negra?o Molte donne (bianche) non l'hanno fatto, ma nelle loro fantasie possono provarci, e tutti i divieti che le ostacolano nella vita reale, fanno galoppare ancor più l'immaginazione. Nella fantasia del negro, il primo provvedimento da prendere è rimuovere il senso di colpa trasformandolo in un caso di stupro. Essere violentata consente alla donna di abbandonare totalmente il proprio sé (indifeso) all'evento, in modo che ogni singola spinta possa essere intesa come un tentativo di divincolarsi. Successivamente, le dicerie sulla pelle e le dimensioni dell'uomo nero avranno senza dubbio l'effetto desiderato. LA METAFORA DEL NEGRO. Le dimensioni sono la vera forza della fantasia del negro. Non è mai solo un negro, è un grosso negro. Non ha solo un cazzo nero, ha un enorme cazzo nero. Sebbene la «taglia» sia tutto, non credo che la donna che ha queste fantasie voglia davvero essere scopata da un cazzo nero della misura di un bastone da baseball... a meno che il dolore non sia di per sé un'aggiunta eccitante. Come per le fantasie di animali da stalla, l'idea di un uccello più grosso, di tanto uccello, esprime il desiderio di più erotismo; la taglia esagerata rappresenta il desiderio di provare qualcosa di più grande di quanto la vita abbia offerto fino ad allora. Lei non desidera che le si allarghi la passera, ma di espandere la sua intera sessualità; essere riempita, sì, ma anche sessualmente soddisfatta; saperne di più, avere esperienze nuove sotto la cintura, grazie al mitico uccello del negro tutto sesso. Qualcuno ha definito il puritano come una persona che si tormenta per la paura che qualcuno si senta felice. Se si tratta di sesso, pensiamo in segreto di essere noi stesse delle puritane autoinibite, dopo tutto, e che qualcuno si senta più felice sessualmente. Nella fantasia il «grande» negro promette di portarci all'esplorazione totale del sesso, all'orgasmo più assoluto che sia umanamente possibile. E allora, una volta per sempre, sapremo almeno di che cosa si tratta. MARGIE. Margie era una modella, ora si è sposata e vive in un quartiere fuori città. Anche se ama gli agi materiali che suo marito può assicurarle facilmente, credo che rimpianga la sua vita di ragazza indipendente in città. Fa le solite cose che fanno le donne in quei ghetti di lusso per non impazzire di noia, ma l'ultima volta che l'ho vista ha detto: «Se dovessi ricominciare daccapo»,... e ha scrollato le spalle. Di solito ho questa fantasia nella vasca da bagno, mentre mi masturbo sotto il rubinetto o con la doccia a mano. (Non

riesco a scacciare l'idea che in tutto il quartiere, verso le quattro del pomeriggio, noi signore, le signore eleganti, stiamo sdraiate nelle nostre vasche o sulle nostre sedie a sdraio, giocando languidamente coi nostri gingilli, nell'attesa dell'arrivo imminente dei nostri mariti, che comunque saranno troppo stanchi per far l'amore con noi questa notte.) Non ho mai fatto l'amore con un negro. Adesso, quando ne vedo uno attraente, lo guardo con molto più interesse di quello che avrei per un bianco altrettanto attraente. Ma la mia fantasia dell'amante nero viene probabilmente dal vecchio mito che gli uomini neri siano più grossi, piuttosto che dalla moda corrente «nero è bello». perché, vedi, in questa fantasia le dimensioni sono molto importanti. E davvero molto semplice: mentre me ne sto nella mia vasca, nell'acqua calda che profuma di Estée Lauder, con l'acqua che dal rubinetto rallegra la mia clitoride, chiudo gli occhi e immagino quest'uomo nero, un tipo molto bello, alla Harry Belafonte, che, stando in piedi nella vasca, piscia su di me, direttamente su quel punto sensibile. Il suo getto è caldo e forte come il getto vero dell'acqua, e lui mi titilla con quello, muovendo tutto intorno, su e giù, proprio come faccio da sola col getto d'acqua del bagno. Giaccio lì e mi eccito sempre di più, e prego che lui non smetta, che non esaurisca la sua acqua; e credo di immaginarlo nero proprio per questo, perché loro sono così grossi, o si dice che lo siano, e io ho bisogno di un Gulliver nero per spegnere i miei ardori. Alla fine lo imploro di non smettere, e lui continua per amor mio, e, proprio quando sono al culmine, il suo getto diventa sperma caldo e viene anche lui, proprio assieme a me. Prima di sposarmi uscivo con un ragazzo un po' matto, non negro, ma grande e grosso. Ricordo che una volta eravamo su una spiaggia, non c'era nessuno e io giacevo a pancia in giù. Lui si era alzato e a un tratto si era messo a pisciare sulla mia schiena nuda. Balzai in piedi strillando, ma intanto ridevo: ero pazza di lui; la nostra lite sulla spiaggia, non occorre dirlo, era finita con lui dentro di me. Non ho mai desiderato che mi si pisci addosso, né prima né da allora, ma quest'idea del negro molto ben dotato che piscia a non finire sulla mia clitoride... funziona sempre. [Conversazione] STANZA NUMERO TREDICI: RAGAZZINI. Non c'è una grande richiesta di ragazzini nella «casa della fantasia'. Per quanto io non abbia mai espresso giudizi di valore su queste fantasie (una donna è padrona dei propri pensieri e, in ogni caso, ciò che importa non sono i contenuti della fantasia, ma le emozioni che vengono liberate), l'apparente mancanza di interesse sessuale per i ragazzi giovani, da parte delle donne, dà l'idea di una certa aria di sufficienza femminile. Significa forse che le donne, per tradizione sessualmente passive, non hanno bisogno di quel tipo di rassicurazione sessuale che gli uomini hanno sempre cercato nelle ragazze molto giovani? E se è così, le cose cambieranno quando le donne avranno raggiunto l'uguaglianza con gli uomini e, insieme alla libertà di esplorare e di prendere l'iniziativa, scopriranno di spartire con loro anche le incertezze inerenti all'iniziativa in ogni campo, soprattutto in quello sessuale? IL FASCINO DELL'ESPERIENZA. Non so perché tanti uomini preferiscono le ragazze molto giovani. Potrei elencare una dozzina di ragioni, naturalmente, ma tocca agli uomini parlarne, non a me. Invece mi riguarda direttamente

scoprire perché le donne per lo più preferiscono provare ciò che può offrire un amante esperto al piacere superficiale di sedurre un ragazzino. Ma, nella nostra società, anche questa soddisfazione superficiale svanisce, perché le regole sociali hanno reso per lo meno imbarazzante per una donna mettersi con un uomo molto più giovane di lei. A una donna può piacere prendere ogni tanto l'iniziativa a letto, ma come compagno di sesso solitamente preferisce un uomo che sia almeno alla pari con lei. Ho esposto le mie idee sui bisogni di uomini e donne, e ho cercato di trovare un rapporto solo in via ipotetica; se adesso i dogmatici tirano fuori la vecchia scusa che per gli uomini è diverso, che loro hanno più bisogno di rassicurazione in campo sessuale perché nel fatto che sia molle o duro hanno un barometro costante e, soprattutto, verificabile della propria virilità, mi farò una bella risata. Non sono aggiornati. Una donna può sentirsi sessualmente inadeguata quanto un uomo, o sentirsi, come lui, perfettamente a proprio agio con il proprio desiderio di una buona scopata. Ma, per qualche ragione che ignoro, sembra che l'immagine del suo desiderio, nelle sue fantasie, sia raramente quella di un ragazzo giovane, cioè inesperto. Comunque sembra che per alcune donne, come quelle di cui qui ho raccolto le fantasie, io abbia torto, e anche questo va accettato. EVELYN. E la prima volta che rispondo a un annuncio, ma la sua richiesta mi interessa molto. Lei chiede delle fantasie erotiche. Stavo cominciando a pensare di «non avere la testa a posto», perché per me le fantasie sono necessarie, altrimenti non riesco assolutamente ad avere un rapporto sessuale felice. Mio marito è molto paziente e indulge volentieri a qualsiasi variante ci venga in mente di provare, ma ben raramente penso a lui mentre facciamo l'amore. Penso ai miei vecchi amanti, che sono stati molti, e per lo più sotto i diciotto anni (io ne ho ventinove). Mi immagino in una situazione erotica quello che mi piace di più è vedere parecchi giovani, sui sedici anni, schierati in fila, tutti nudi, coi loro peni flaccidi, e camminare lungo la fila, stuzzicandoli finchè i loro uccelli si rizzano. Allora ciascuno deve mettermi le dita dentro quando, passando, mi inchino di fronte a lui. Poi succhio uno alla volta i loro uccelli finchè sono tutti sul punto di venire. Questa fantasia mi eccita molto. Poi li sto a guardare mentre tutti giocano col proprio uccello e ciascuno cerca di far schizzare il getto il più lontano possibile. Quello che arriva più lontano mi scopa per primo, poi nell'ordine, tutti gli altri. Non arrivo mai all'orgasmo se l'ultimo non mi mette la lingua sulla clitoride mordicchiandola dolcemente. Qualora mi si offrisse la possibilità di realizzare questa fantasia, mi creda, non mi tirerei indietro. Questa lettera è la pura verità e, anche se è stato difficile cominciare, sono contenta di averla scritta. [Lettera] VICTORIA. Ho trentadue anni, sono sposata e ho tre figli. Direi che il mio è un matrimonio felice anche se, quando faccio l'amore con mio marito o mi sto masturbando, nelle mie fantasie vedo sempre dei ragazzini che si masturbano, o da soli o col mio aiuto. Nella mia mente si delinea una lunga fila di ragazzetti, come a scuola.

E io sono la direttrice della scuola. Ordino ai ragazzi di aprire i calzoncini e tirar fuori i loro uccelli. Poi cammino lungo la fila, fermandomi davanti a ciascuno per masturbarlo. Non so perché questo mi fa tanto piacere. Sono sicura che mio marito non capirebbe mai; come potrebbe, se non ci riesco nemmeno io? [Lettera] STANZA NUMERO QUATTORDICI: FETICISMO. Per feticiste non intendo le persone che si eccitano con biancheria nera, o magari con fruste, come preludio alla scopata. Le fantasie delle feticiste come Faith sono del tipo che gli psicanalisti definirebbero «inibite nei confronti dell'oggetto sessuale», nel senso che il feticcio è fine a se stesso. Poichè lo scopo di questo libro è quello di affermare l'idea che le fantasie erotiche femminili esistono, e che se ne può parlare, non pretendo affatto che la mia ricerca si possa definire completa. Tuttavia è molto estesa, e pertanto penso che si possa trarre qualche conclusione significativa dal fatto che quella di Faith è l'unica fantasia feticista tra tutte quelle che ho raccolto. Il che coincide con la tesi, generalmente accettata dalla psicanalisi, che il feticismo è raro nella donna. Non so perché le cose stiano così, ma immagino che abbia un certo peso l'osservazione cui ho accennato poco sopra: che siccome le donne hanno sempre dovuto accettare un ruolo sessuale passivo, non hanno mai avuto bisogno di preoccuparsi della propria abilità. Inibite o frigide forse, ma nel vocabolario, anche nel più completo, non c'è nessuna parola che sia l'esatto equivalente femminile di «impotente». D'altra parte le distorsioni sessuali della nostra società spesso costringono i maschi a considerare ogni incontro erotico come un contesto in cui un pover'uomo deve competere, almeno fisicamente, con tutti gli amanti della donna che lo hanno preceduto e con quelli che verranno ancora, per non parlare di tutto quanto immagina che lei pretenda da lui; forse, proprio per evitare queste pressioni, il feticista sospira di sollievo quando riesce a sostituire l'oggetto col simbolo e, in una fredda notte d'inverno, si accontenta di un paio di ciabatte morbide e un po' sciupate. E tanto diverso dall'immagine cara a Hollywood che i nostri soldati e marinai, tutti «ragazzi come si deve», che danno la buona notte alla diva dei loro sogni con dei baci appassionati, quando sulla parete accanto al letto c'è solo la sua fotografia, ma che sarebbero paralizzati dall'imbarazzo se quella diva apparisse in carne e ossa in quel letto? FAITH. Sono una specialista in urologia. Leggendo libri e altro materiale sono riuscita a capire le mie reazioni sessuali, ma è piuttosto difficile esprimere con le parole ciò che sento esattamente. Provo piacere vedendo, pensando o sentendo urinare in modo incontrollabile. Ogni volta che penso a qualcuno (specialmente un uomo) che cerca di «tenerla» solo un po' più a lungo e poi non riesce ad arrivare in tempo in bagno, mi eccito molto. Sebbene detesti assolutamente la violenza, di solito nelle mie fantasie immagino «tormenti sul centro di controllo delle urine», ma la scena finisce sempre col torturatore che ha pietà della vittima, proprio quando comincia ad urinare. Cerco di non pensare a cose che facciano veramente male, perché non traggo piacere dalla sofferenza.

Mi stimola sessualmente vedere uomini, donne, bambini o animali urinare senza controllo. Se vedo sculacciare un bambino, o picchiare o torturare qualcuno, la prima cosa che penso è: «Chissà se adesso se la fa addosso». Credo che questo mio modo di sentire derivi dalla mia infanzia. Avevo un padre molto rude e noi bambini venivamo percossi molto più del necessario. Avevo molta paura di lui e così, ogni volta che stava per punirmi, mi si piegavano le gambe e finivo col farmela addosso. Credo sia forse per questo che nelle mie fantasie immagino scene di tortura. Sento che comunque è un modo sicuro per provocare il rilascio dell'urina. [Lettera] STANZA NUMERO QUINDICI: ALTRE DONNE. Come molte verità difficili da ammettere si possono dire scherzando, così ci sono donne che rivelano più onestamente se stesse nelle loro fantasie sulle altre donne di quanto non facciano nei loro reali rapporti reciproci. Poichè tante donne sono così inibite in qualsiasi rapporto fisico con individui dello stesso sesso nella vita reale, non fa meraviglia se la tenerezza e il calore naturale che una donna può sentire per un'altra probabilmente emergono solo nella fantasia. (Prendete per esempio i baci estremamente formali che le donne che provano simpatia reciproca sono autorizzate a concedersi se si incontrano; sono baci deliberatamente ritualizzati, per comunicare l'affetto senza conseguenze fisiche: molto spesso le loro labbra baciano solo l'aria.) VERSO UNA NUOVA SESSUALITA'. Non credo che per lo più questi pensieri erotici su altre donne siano fantasie che esprimono un desiderio sepolto dell'inconscio, o che debbano necessariamente essere trasferiti nella realtà, come non credo che le oziose rèvèries di chi vive in città, su prati verdi, ruscelli e alberi, «significhino» davvero che in cuor suo desidera vivere in campagna. Ma l'immagine erotica delle fantasie di donne su altre donne a volte è così chiaramente una proiezione dei sentimenti di colei che sta fantasticando, quello che lei realmente desidera sia dagli uomini sia dalle donne, che ero tentata di dedicare a questo argomento un intero capitolo a parte. Si presume sempre che le donne provino nei confronti delle altre sentimenti meschini, competitivi e non generosi, e soprattutto che stiano sempre in guardia per evitare di dover dividere il proprio uomo con un'altra donna. Eppure la rivelazione più interessante emersa da questa mia ricerca è stato il modo affettuoso con cui tante donne, nelle loro fantasie, immaginano di spartire il loro uomo con un'altra donna... a volte persino relegando lui in un ruolo secondario e mettendo l'altra donna in primo piano. Questa accettazione di altre donne nella fantasia non interferisce in alcun modo con la realtà della loro vita eterosessuale. Per me è solo un altro indizio della natura aperta della sessualità femminile. Se le donne sono un mistero per gli uomini, lo sono ancor più per se stesse, e l'una per l'altra. Sono convinta che una più intima comprensione sessuale fra uomini e donne debba cominciare dall'accettazione nei desideri che le donne esprimono chiaramente in queste fantasie erotiche. Non tutte le donne che fantasticano di altre donne sono lesbiche. E non devono essere liquidate frettolosamente e a buon mercato come «lesbiche latenti», che poi è il modo in cui molte si rassegnano a definirsi: «Forse tutto questo significa che in me c'è un desiderio inconscio di essere

scopata da un'altra donna». Il tono rassegnato è di per sé un atto di accusa degli effetti di interpretazioni semplicistiche da parte della «pantanalisi», tanto popolare ai nostri giorni. Forse è così e forse no, forse lei è una lesbica o una bisessuale, e forse no. Ma in fin dei conti non mi interessa, non è questo il punto. Avendo più autentica simpatia e affetto sincero fra donne, chi lo sa, col tempo le donne potrebbero arrivare a ridefinire che cosa significa per una donna avere un «normale» contatto fisico con un'altra donna. IL BISOGNO FEMMINILE DI TENEREZZA. Dal fatto che tante donne riconoscono di avere delle fantasie di tipo lesbico emerge sempre più chiaramente che nel loro immaginario vanno cercando da altre donne ciò che non riescono a ottenere dai loro amanti nella realtà. Non sempre desiderano un vero rapporto lesbico. (In ogni modo non escludendo quello eterosessuale.) Nella fantasia possono trovare con altre donne la tenerezza e il completo risveglio sensuale delle loro parti femminili: il seno e la clitoride. Quando la realtà è carente, chi potrebbe capire e soddisfare meglio questi bisogni se non un'altra donna, essendo lei stessa donna? E quale situazione offre maggior sicurezza che l'immaginario? Che le donne si rivolgano ad altre donne per trovare la tenerezza, per lo stesso motivo che spinge gli uomini a farlo, è del tutto naturale. Ma convenzioni imperanti impongono che, per poterlo fare, debbano ricorrere alla fantasia. La donna, che è la fonte primaria della tenerezza, dovrebbe solo darne e mai riceverne. Si prenda la «grande guida erotica per veri uomini»: «Playboy». In quelle immagini patinate non c'è mai alcun accenno al valore della tenerezza verso le donne, non si insegna agli uomini che offrirne un poco a una donna, invece del solito cazzo perennemente duro, potrebbe farle piacere, rassicurandoli che non sarebbero meno virili per questo. L'INSUFFICENZA DELL'AFFETTIVITà MASCHILE. Il seno femminile, simbolo della tenerezza, è a disposizione degli uomini per tutta la vita, per succhiarlo, per farsi consolare, per farsi coccolare. Ma le donne? Il seno è per tutti la fonte di vita, ma le bambine, appena staccate dal seno materno, diventano le «sorelline» della madre e vengono gettate nel mondo freddo dei rapporti madre/figlia. Papà non è di grande aiuto: non solo è senza seno, ma anche il suo grembo caldo e le sue braccia forti ben presto sono fuori portata. Non c'è da meravigliarsi se bambine come Bee, come vedremo, si prendono una cotta per le compagne di scuola o per le insegnanti. E più tardi, quando un giovanotto diventa lo sbocco naturale e accettabile dei suoi bisogni sessuali, a chi potrà rivolgersi per trovare tenerezza? Per lo più gli uomini giovani si preoccupano soltanto di dimostrare la propria virilità, il che non lascia molto spazio alla tenerezza, che non è necessariamente la migliore amica della virilità. Così è logico che la giovane donna cominci magari a fantasticare di un'altra donna (di solito con un gran seno), che la tenga tra le braccia, che forse le permetterà di succhiarle il seno e persino di stimolare la sua sessualità, ma sempre «con una particolare dolcezza». L'ATTEGGIAMENTO NEI CONFRONTI DELLA BISESSUALITA'. Al giorno d'oggi la bisessualità è di moda. L'aspetto migliore

di ciò è che non occorre essere bisessuali, basta crederci: quello che conta non è l'esserlo o no, ma l'atteggiamento che si assume verso chi lo è. L'idea generalmente accettata è che tutti lo siamo un po'. Non so, ma non ne sarei sorpresa. Sebbene non mi senta di affermare che un uomo o una donna che sostenga di non essere mai stato/a sfiorato/a da un pensiero omosessuale in vita sua di fatto sta mentendo, mi domanderei come ha fatto a vivere finora andando sempre in giro con gli occhi bendati e il cotone nelle orecchie. Qualche altra osservazione sulla bisessualità, immaginaria o reale. Certe donne inseriscono un uomo nelle proprie fantasie su altre donne: la bisessualità lo consente. Per lo stesso motivo, a volte l'altra donna è senza nome. Oppure chi fantastica mette in rilievo di essere totalmente passiva con l'altra. Oppure sta semplicemente osservando altre donne e non è personalmente coinvolta. Qualunque sia l'atteggiamento verso quest'altro lato della loro sessualità, nella fantasia come nella vita reale, ho notato che in genere le donne sono del tutto prive di pregiudizi quando parlano delle proprie fantasie erotiche su altre donne. Viceversa, mentre le donne sono state schiette nel discutere con me delle proprie fantasie erotiche su altre donne, e per niente turbate dal fatto di averne, i loro uomini si sono comportati esattamente all'opposto nei confronti delle loro personali fantasie omosessuali. Le donne dicono che a volte i loro amanti sorridono con indulgenza, e forse con una punta di piacere, ascoltandole raccontare le proprie fantasie erotiche su altre donne: senza che l'omosessualità femminile non scandalizzi gli uomini, anzi possa essere un diversivo eccitante. Ma il minimo dubbio che un uomo possa provare gli stessi sentimenti per altri uomini è considerato un insulto o una minaccia. Che simili idee frullino nella testa di una donna, passi, ma per un uomo è tutta un'altra cosa (brutta e sporca). CHRISTINE. Ho avuto questa fantasia parecchie volte, sia facendo l'amore con un uomo sia masturbandomi da sola. Credo di averla avuta per la prima volta facendo la sauna: dopo non vedevo l'ora di tornare a casa da Ted, tanto ero «arrapata» e piena di voglia. Non gliene ho mai parlato, e non per vergogna: non ho mai desiderato di avere davvero un rapporto con una donna, me la darei a gambe levate se ricevessi proposte di questo tipo. No, non glielo dico semplicemente perché pensarci, mentre stiamo facendo l'amore, mi dà un tale immenso piacere... e non vorrei proprio correre il rischio di perderlo rompendo il segreto. Ecco la fantasia. La sauna è vuota. Quando entro avvolta nel mio accappatoio ancora non lo so. Il vapore è tanto denso che riesco appena a scorgere uno dei sedili piastrellati dove vado a sedermi, alzando i piedi e abbracciandomi le ginocchia. Quando il mio corpo comincia a sudare e gli occhi si sono ormai adattati al vapore, mi rendo conto di essere sola. Comincio a vezzeggiarmi, a lisciarmi dolcemente con le dita, arrivando fin dentro, in cerca di quel punto che, appena toccato, da me o da altri, si eccita e mi riempie di dolcezza. Ma non ho bisogno che l'umido venga dall'interno, perché sudore e vapore scorrono a rivoletti lungo le gambe e il pube, e sono tutta inzuppata. Non ho sentito aprirsi la porta della sauna. Avevo gli occhi chiusi, la mente presa dall'eccitazione crescente, e improvvisamente mi accorgo che c'è qualcun altro con me, perché sento un rumore; alzo gli occhi un attimo e vedo che c'è un corpo sulla panca di fronte. Sono pietrificata. Cristo, avrà visto

quello che stavo facendo? Sono troppo spaventata e faccio finta di essermi assopita, richiudendo gli occhi. Giaccio lunga e tirata sulla panca e tiro in su l'accappatoio, in modo che quasi mi copra la faccia. Spero di dare l'impressione di dormire. Poi mi accorgo di una mano che sta salendo pian piano lungo una mia coscia. Trattengo il respiro, nascosta sotto la mia spugna. Mi si rizzano i peli sulle gambe per l'eccitazione, ho anche un po' paura... dovrei scappare. Ma l'accappatoio mi protegge, mi nasconde, e resto passiva. Lascio a lei il problema di un'altra persona che potrebbe entrare e scoprirci: ci baderà lei. Ora entrambe le sue mani sono sulle mie cosce e le massaggiano dolcemente, mentre le sue dita salgono sempre più in alto, finchè con dolcezza mi fanno aprire le gambe. Aspetto la sua bocca, e lei mi lascia così, in attesa, per qualche secondo che pare eterno. Sotto la coperta le mie labbra implorano senza parole, per piacere, per piacere, non fermarti, baciami, baciala! Le sue dita mi hanno aperta, esponendo al vapore caldo la mia clitoride, che sembra crescere, espandersi incontro a lei, per raggiungere la sua bocca... e allora ecco che all'improvviso, dolcemente, , teneramente le sue labbra sono su di me, la lingua calda mi fruga. Metà della mia mente sta domandandosi che cosa succederà se veniamo scoperte, ma non ho scelta. Sono sua. Non posso staccarmi da quelle dita, da quella bocca. Il sudore mi inonda la faccia, il vapore mi turbina intorno, non sento altro di lei che le mani e la bocca. Per il resto non ha forma. Adesso sento lo sciroppo che sgorga da me, e lei che lo beve, la sua saliva, il suo sudore e il mio tutti mescolati nella mia dolcezza. Le sue labbra sono così piene, e la sua lingua così calda, che mi lecca dolcemente, dall'ano alla clitoride, fermandosi lì, ricamandoci sopra, per poi muoversi in cerchio tutto intorno, quasi per dispetto, ma poi tornando sempre lì, e quando torna la lingua tornano anche le labbra, e i baci pieni, ancora e ancora. Il calore e la mia eccitazione sono così intensi che temo di svenire, o di mettermi a urlare. Mordo l'asciugamano e all'improvviso sollevo le natiche, così tutta la sua lingua è dentro di me quando vengo. [Scritto su richiesta] BEE. Adesso non ho fantasie di tipo lesbico, ma le ho avute per qualche tempo, da adolescente. Avevo un'insegnante giovane e piacente e credo di essermene innamorata. Era molto gentile e carina con me, e dopo la scuola parlavamo insieme a lungo. Quando scoprì che i miei genitori pensavano che il sesso fosse qualcosa di cattivo e che non mi avevano detto niente dei «fatti della vita», mi procurò un opuscolo che mi fornì le informazioni fondamentali. Rispondeva anche alle domande che le facevo su tutto quanto avevo imparato da quel libretto. Non avevo imparato niente di speciale sul sesso, ma almeno sapevo da dove vengono i bambini. Comunque, come ho detto, mi ero invaghita di quell'insegnante e a volte pensavo a lei nelle mie fantasie. Sognavo che ci eravamo svestite a vicenda e che lei mi teneva in braccio. Allora le baciavo i seni e succhiavo i suoi capezzoli come un lattante. Altre volte fantasticavo di fare il bagno o la doccia con lei e pensavo di lavare e asciugare tutto il suo corpo. Quando si sposò la mia cotta finì, e questi sogni cessarono. [Lettera] VIV.

Vorrei fare una prova, trovare una donna che faccia l'amore con me, per vedere se sono davvero portata a queste cose o no. Le mie fantasie sono piuttosto confuse. A volte penso a una donna più anziana di me, molto bella e femminile (non una virago), che mi seduce. Altre volte penso a una ragazza della mia età, e in questo caso nessuna delle due è la seduttrice. Forse si potrebbe parlare di una mutua esplorazione. Ho raccontato al mio ragazzo queste fantasie. (Posso discutere con lui di qualsiasi cosa apertamente e in tutta franchezza.) Ha detto che, secondo lui, è del tutto naturale, ma quando gli ho chiesto se lui aveva mai desiderato di dormire con un altro uomo, mi ha risposto di no, e che l'amore lesbico è più accettabile di quello omosessuale. [Lettera] CARA. Qualche volta mi è capitato di avere delle fantasie su due mie amiche, che hanno entrambe una figura molto femminile. Non intendo «femminile» alla maniera di Raquel Welch. I corpi di quel tipo non mi attraggono. Loro invece sono donne piuttosto morbide e grassottelle. Immagino di essere un uomo che sta facendo l'amore con una di loro. I seni sono ciò che mi eccita di più. Vorrei aggiungere che in realtà non ho mai avuto nessuna esperienza con una donna, sono sposata e preferisco così. [Lettera] THERESA. Sebbene le foto di amori omosessuali maschili mi avessero sempre eccitata, il lesbismo non mi stimolava affatto, anzi lo trovavo davvero repellente. Ma, ultimamente, mi sono accorta di essere del tutto cambiata, dopo aver letto qualcuna delle pubblicazioni permissive più recenti. Ero, e probabilmente sono ancora, molto ingenua. Non avevo mai condannato l'omosessualità, solo non avevo mai pensato che potesse toccarmi di persona. Eppure quest'anno ho cominciato a sentirmi attratta da una donna. Per ora abbiamo parlato e basta, ma sento che ne nascerà qualcosa di più. Mio marito è un uomo molto violento e brutale. Per me lei, con la sua gentilezza, è un sollievo. Così adesso è sempre presente nelle mie fantasie. Il solo pensiero di toccarla, o di tenerla tra le braccia, mi eccita. Non fare l'amore, solo intimità e tenerezza. Devo essere stata una bambina strana, perché ricordo di essermi eccitata per la prima volta solo quando ho letto un manuale sul matrimonio poco prima di sposarmi, a diciotto anni. Ho sposato l'unico uomo che mi avesse chiesto un appuntamento. Sono arrivata alla conclusione che devo essere un po' indietro. E sempre mio marito, non io, a pensare qualcosa di diverso per variare la nostra vita sessuale. Spesso gli piace dirmi delle oscenità. Piace anche a me e non mi importerebbe davvero di essere trattata come una puttana... una di quelle di lusso. Ma lui gode anche a brutalizzarmi, quasi fino a farmi violenza. Odio i suoi modi sgarbati. Vorrei essere trattata, oh, con tanta dolcezza, ed essere conquistata dalla cortesia e dalla considerazione. Sebbene sia rude, lui è molto controllato, e spesso penso quanto mi piacerebbe stuzzicarlo fino al punto di fargli perdere la calma, così che finisca per comportarsi con me in modo più spontaneo, invece di darsi sempre tutte quelle arie da duro. Ormai stavo pensando di essere strana, diversa dalle altre donne, ma adesso comincio a credere di non essere poi quella specie

di mostro che mi sono sentita per anni. [Lettera] MICHELLE. Sono sposata da cinque anni e finora non avevo mai parlato con nessuno delle mie fantasie erotiche. Durante il sesso non penso mai ad altri che all'uomo che sta facendo l'amore con me, a meno che lui non riesca a soddisfarmi. In questo caso penso a qualcuno che ci sappia fare davvero; così riesco immancabilmente a trovare quel piacere che è indispensabile per arrivare all'orgasmo. Credo che le fantasie siano molto utili proprio in questi casi. Non possiamo pretendere che ogni incontro sessuale sia perfetto, il partner (o noi stesse) non sempre è pienamente in forma. L'idea che per lo più fa scattare la mia immaginazione è quella di «esibirmi». Ho fantasie molto diverse e di vario tipo, ma di solito è sempre presente questo elemento. Se c'è della gente che sta a guardare, non occorre che faccia o dica qualcosa, basta che mi guardi... e arrivo al settimo cielo. Forse è interessante notare che, sebbene non abbia mai desiderato un'altra donna e quest'idea non mi abbia mai neppure sfiorata nella vita reale, spesso quando sono con un uomo ho delle fantasie lesbiche. Non so come mai. Nelle mie fantasie queste donne non mi toccano nemmeno, non abbiamo nessun contatto fisico. Ma ci sono altre donne intorno a me, di solito nude e tutte con grandi seni. Sembra che vogliano sedurmi con una specie di danza erotica. Mi basta guardarle per eccitarmi, ma quando arrivo al culmine e ho un vero orgasmo nella realtà, le donne si limitano a sorridermi, contente della mia gioia, e scompaiono. Forse un giorno immaginerò di far l'amore con loro, ma non credo sia questo il fine o il significato della loro presenza. Non parlerei mai a un uomo delle mie fantasie lesbiche, perché non credo che un uomo potrebbe capirle. [Lettera] SANDRA. Spesso, quando mio marito e io facciamo l'amore, penso a un altro uomo (o due) e qualche volta, ma raramente, a una donna. L'uomo che di solito immagino era il mio dentista (forse perché adesso si è trasferito in un'altra città). Non ho mai avuto rapporti sessuali con lui, ma mi sarebbe piaciuto. Per me, assomiglia a mio marito. E dolce e gentile, ma non un tipo che si faccia dominare da una donna (e a me piace che un uomo sia così). Nelle mie fantasie facciamo l'amore in tutte le posizioni che è possibile immaginare. Ci masturbiamo anche a vicenda. Comunque, quando abbiamo dei rapporti, penso quasi sempre a mio marito: è lui il mio compagno ideale, anche da questo punto di vista. Persino il suo odore è sexy. Quando fantastico pensando agli uomini che trovo attraenti, mentre sto per arrivare al culmine, mi concentro su un determinato uomo (o donna). Così ho delle fantasie lesbiche. Di solito penso a una donna di aspetto un po' mascolino, nel senso che ha una struttura fisica piuttosto robusta, ma che tuttavia è femminile perché è dolce, tenera, affettuosa (a volte materna) e comprensiva. Molto spesso indossa un'uniforme militare. Non è bella, ma solo attraente. E autoritaria, ma di larghe vedute, la sua compagnia è molto piacevole, ama la musica, gli sport, l'eleganza e gli animali. E benestante ma non ricca, parsimoniosa ma non avara. Di solito ci masturbiamo e ci baciamo (sulla bocca), dormiamo l'una nelle braccia dell'altra (per lo più è lei che tiene in braccio me). Con lei mi sento sicura. Ci succhiamo il seno

a vicenda (per lo più sono io a succhiare). Qualche volta facciamo un sessantanove. Mio marito sa che ho delle tendenze lesbiche e che forse sono bisessuale. Comunque non sono mai arrivata al punto di cercarmi una lesbica o una compagna di letto femmina. Non so che cosa significhi, ma mi piace molto pensare che mio marito e un altro uomo stiano facendo l'amore con me. Sebbene mio marito non incoraggi le mie fantasie, non le disapprova nemmeno. Quando gli chiedo se troverebbe eccitante guardarmi scopare con un altro, risponde che forse sì. Sa che mi piacerebbe averlo con me, se un altro mi fottesse. Entrambi amiamo guardarci in uno specchio mentre facciamo l'amore. Mi eccita molto anche l'idea di vedere due omosessuali che stanno facendo l'amore; e infine, vorrei che anche le donne potessero guardare quei film erotici che vedono gli uomini. La prego di scusare la confusione della mia lettera; di solito scrivo in modo più chiaro e corretto, ma volevo buttar giù tutto di getto, per non alterare niente. [Lettera] STANZA NUMERO SEDICI: PROSTITUZIONE. Questa stanza è vuota. Prima di cominciare a raccogliere fantasie per questo libro, ne avevo parlato con psicologi, scrittori e con altre persone che pensavo potessero fornirmi qualche informazione sull'argomento. Per lo più sorridevano divertiti, dicendomi che, naturalmente, una delle fantasie femminili più comuni era quella di essere una prostituta. E da tutto quello che avevo letto o sentito dire, anch'io ero dello stesso parere. (Chi, per esempio, non ha sentito ripetere fino alla nausea il vecchio luogo comune che in qualsiasi party elegante metà delle donne sono vestite da puttane.) Ma tra le centinaia di fantasie che ho raccolto, non ce n'è una che sia incentrata sulla prostituzione: l'argomento è solo menzionato di sfuggita da donne che discutono invece di anonimato, umiliazione o masochismo. Questo grande vecchio terna, tanto caro alle donne vittoriane, evidentemente è morto. E se ho ragione, ironicamente è stata proprio la nostra epoca permissiva a uccidere questa fantasia. NEL SESSO NON C'è NULLA DI CUI VERGOGNARSI. Per chiarire meglio, consideriamo la differenza tra vergogna e colpa. La colpa si riferisce a qualcosa per cui ci si sente cattivi, anche se nessuno lo sa, e l'amore colpevole è ancora un tema molto diffuso tra le fantasie del nostro tempo. E un giudizio interiore. Ma la vergogna riguarda essenzialmente qualcosa che la gente può disapprovare, anche se l'interessata si sente neutrale in proposito e può persino dentro di sé approvare ciò che ha fatto; ci si vergogna solo quando un osservatore esterno ci coglie sul fatto. La donna che bara facendo un solitario, per esempio, continuerà allegramente a scambiare l'ordine delle carte finchè qualcuno non se ne accorge e solo allora si sentirà irritabile e risentita. La vergogna sopravviene quando si sente che il proprio codice morale o di comportamento è diverso da quello generalmente accettato, ma nello stesso tempo si prova almeno il bisogno dell'ipocrisia, ci si sente obbligate a far finta di essere d'accordo con le regole della maggioranza. E dunque comprensibile perché alle nostre madri piacessero tanto le fantasie di prostituzione: le facevano sentire al di la della vergogna, concedendo loro quella particolare libertà dei miserabili, di chi non ha niente da perdere.

Ma oggi, perché affannarsi con l'ipocrisia? Da ogni parte ci si sente dire che nel sesso non c'è nulla di cui vergognarsi. 4. «CHE IDEE SONO QUESTE?» INFANZIA. La gente continua a chiedermi se le fantasie erotiche di una donna rispecchiano l'ambiente in cui è cresciuta. Non saranno l'educazione o la classe sociale a determinare la natura delle sue fantasie? Il materiale che ho raccolto non cambia proprio in riferimento a questi fattori? In ogni caso la domanda, soprattutto in Inghilterra, era posta in modo tale che la risposta affermativa era sempre implicita: L'ambiente sociale spiega tutto. FANTASIE E AMBIENTE SOCIALE. Ma la mia risposta è «no». Le donne ricche non fantasticano necessariamente di cavalieri mascherati, né la moglie illetterata di un minatore soltanto di cose rozze e volgari. E non è vero neppure il contrario. Non ha senso discutere sulla classe o l'ambiente della donna reale che si nasconde dietro la fantasia, se non per negare che ciò influisce sull'argomento e il modo del suo fantasticare. Non si può mai prevedere che cosa risulterà eccitante per una determinata persona. Se si mescolassero tutte le risposte scritte alle lettere e agli annunci con richieste di contributi che ho pubblicato su varie riviste negli Stati Uniti e in Inghilterra, più le interviste che ho condotto di persona negli stessi paesi, sarebbe impossibile accoppiare la donna e la fantasia... tranne forse per la nazionalità. Dunque no, signora Jones, non si aspetti di scoprire che, «per nascita», o per il suo felice matrimonio con Jack Princeton, la fantasia di sua figlia Abigail sia del tipo relativamente accettabile della Madre Terra. Con tutta la sua educazione, forse lei si sta proprio rotolando nel fango, insieme con tutte le altre donne che fantasticano di umiliazioni sessuali. Ne parlerà solo in modo grammaticalmente più corretto. UN LINGUAGGIO ADEGUATO. Il linguaggio e le immagini delle fantasie erotiche possono essere disgustosi, e forse in un primo momento avranno sconcertato i lettori di questo libro. Ma se si riconosce che l'argomento è degno di una discussione seria, non rimane altra via. Tentare di trasmettere il significato e l'esperienza emotiva di una fantasia erotica con degli eufemismi sarebbe come offrire a un assetato un pezzo di carta con la scritta «acqua». O si affronta la realtà così com'è, o non se ne fa nulla. Io stessa ho passato qualche momento difficile. Per quanto interessante e comprensiva, non potevo digerire tranquillamente tutto questo materiale come se niente fosse. Aprivo le lettere che rispondevano ai miei annunci la mattina e spesso il caffè mi andava di traverso. Non tanto per il linguaggio e le situazioni... sebbene fosse roba piuttosto forte per le nove del mattino. Ma mi sgomentavano la quantità e la precisione dei particolari, che mi avevano fatto capire immediatamente come fosse impossibile edulcorare una fantasia senza toglierle vivacità e senso. E, oltre tutto, mi stupivo di trovare tanta immaginazione creativa nelle fantasie di donne che, nelle loro lettere, descrivevano la propria vita come una routine monotona e prevedibile, senza

alcuna via di scampo. La fantasia è una gran livellatrice. Peccato che le donne non riescano a parlarsi nella vita reale con la stessa franchezza e sincerità che esprimono nelle fantasie erotiche. Nell'immaginario parlano tutte lo stesso linguaggio, perché tutte vogliono la stessa cosa. A volte penso che, chiacchierando negli spogliatoi, gli uomini riescano a fare proprio questo: a togliersi, insieme agli abiti, tutti gli altri impacci, e a parlare di qualsiasi cosa senza darsi arie, con semplicità, lasciandosi andare e offrendosi reciprocamente un'identificazione sessuale che non potrebbero trovare altrove. Chissà, forse con questo libro anche le donne potrebbero liberarsi in parte del senso di isolamento sessuale, scoprire un'identificazione reciproca, forse persino un certo cameratismo femminile. Saranno pensieri «sporchi», ma li abbiamo tutti, uomini e donne, e che cosa li rende «sporchi» se non forse la loro segretezza? Questa segretezza è l'unica cosa che le donne condividono davvero e si rivela soltanto nelle loro fantasie. Mancando di qualsiasi senso di identificazione sessuale con le altre donne nella vita reale, ciascuna ricorre a un esplorazione solitaria nel mondo della propria fantasia. IL MONOPOLIO MASCHILE DEL LINGUAGGIO. Quando hanno cercato nella letteratura qualche informazione, almeno la possibilità di intuire il significato dei loro desideri più profondi e delle loro reazioni sessuali, le donne hanno scoperto che quanto c'è di più profondo e rivelatore nella letteratura era stato scritto da uomini per uomini; e se a volte gli stessi uomini hanno cercato di dire ciò che sentono le donne, nessuno capisce meglio di una donna quanto siano lontani dal vero. Persino nei libri che ora le donne scrivono per le donne, quando vogliono parlarne, non ci riescono, come se non esistessero le parole necessarie. E intanto le donne continuato a dire sospirando: «Nessuno lo ha mai realmente descritto». Allora è proprio molto strano che, cercando di esplorare questo misterioso io nella fantasia, usino i termini e le immagini più forti, crude e pornografiche, per realizzare a livello emotivo qualcosa che non è mai Stato definito e che, per quanto ne sanno, è potente e temibile quanto il «lo» maschile, di cui hanno sentito o letto solo le descrizioni pornografiche? La potenza della fantasia femminile può mascherare molte cose, ma le immagini e le parole sono universali e non hanno classe; solo incidentalmente la grammatica o i nomi di certe località possono rivelarne l'identità, ma in ogni caso molto vagamente. Ma come mai, gentile signora, che siede tra gli agi della sua casa elegante o dietro i vetri ombreggiati della sua Rolls Royce, le è venuta in mente un'idea simile? Con quelle labbra che non hanno mai pronunciato una bestemmia, tanto meno sfiorato il cazzo di un uomo, e quella mente pura che sembra intenta a pensare all'educazione dei bambini, a un nuovo gioco, o a un ancor più nuovo corredo estivo, dove, oh dove, ha pescato l«idea»? E se mai la signora si degnasse di rispondere, direbbe: «Ebbene, quand'ero bambina mi è successo di vedere... L'ORIGINE DELLE FANTASIE NELL'INFANZIA. Da un seme così piccolo, un lampo nell'infanzia, fiorisce una fantasia erotica esplosiva, forse abbellita e trasformata durante gli anni, ma tutto ha avuto inizio da un'occhiata, lo sguardo fugace e furtivo di una bambina dentro il giardino segreto. Il fatto che il seme sia cresciuto, e in tali proporzioni,

dimostra quale può essere il risultato della segretezza e delle proibizioni; quale potenziale di crescita ci sia nel «non». Facciamo qualche esempio: una bambina si imbatte per caso in un uomo adulto che piscia dietro un albero... vede una punta rossa spuntare all'improvviso dal membro peloso di un cane... viene provocata dalle spacconate di un ragazzo più grande mentre torna da scuola... o è costretta a sottostare al trauma sessuale di un'esperienza sadomasochista a scuola... che cosa deve fare con queste nuove informazioni, misteriose e spesso sconvolgenti? Nessuno vuole ascoltarla o parlarne con lei: non è «abbastanza grande», l'argomento non è «adatto» e capisce che mamma sentendola parlarne diventerebbe «nervosa», perché lei sa già troppo. LO STIMOLO DEL PROIBITO. Tutto questo rende ancor più provocante quel frammento di conoscenza proibita. E così i pensieri si uniscono ad altri elementi eccitanti, a volte strane sensazioni, sogni a occhi aperti, altri segreti che è andata accumulando (o reprimendo) mentre cresceva. Intanto ha smesso di giocare con le bambole, ma durante il lungo periodo che precede i suoi primi rapporti significativi coi ragazzi (non mi riferisco necessariamente al sesso), ha stipato nella sua testa immagini abbastanza forti da far vacillare il più incallito scrittore di pornografia esotica, come quella che ha trovato nella camera del fratello maggiore. Non conoscenze specifiche, che potrebbe collegare e comprendere, ma frammenti eccitanti, elaborati e arricchiti dalla sua fantasia personale, che proprio la sua ignoranza rende più audaci (quell'ignoranza che il volgo chiama «innocenza»). Le cose proibite, chiuse a chiave in luoghi scuri e impenetrabili, si ingigantiscono in modo sproporzionato. E così, col tempo, quel seme minuscolo, il barlume o la vaga idea che ha acceso all'istante la sua immaginazione, emerge come una fantasia rivestita degli orpelli e del linguaggio più oltraggioso di quello che i libri, la TV, i film o le barzellette sporche possono offrire. Dieci o anche vent'anni dopo (le donne sono fedelissime alla loro prima fantasia e spesso ritornano a questa dopo averne avute altre, nuove ma meno potenti, che invece hanno perso la loro forza), quando lei ci racconta quella fantasia, è quasi impossibile riconoscere il seme che le ha originate. Ma lei lo sa. Le donne ricordano le prime volte. LINDSAY. La mia passione per gli uomini e l'interesse per il sesso sono cominciati quando avevo circa dieci anni. Prima non avevo mai visto un pene, ma un giorno ero nel bosco vicino a casa e ho visto un uomo che pisciava. Ero completamente affascinata da quel pene, ma lui si accorse che stavo guardando e lo nascose subito. Poi ho continuato a ritornare in quel bosco ogni volta che avevo un momento libero, sperando di vederne un altro. Appena vedevo un uomo fermo in piedi per qualsiasi motivo, «eccolo!» mi dicevo, e mi aggiravo lì intorno, sperando di riuscire a dare un'occhiata. Passavo ore intere a immaginare come sarebbe stato e a cercare le parole adatte a descrivere un pene; imponente, dominante, pulsante. Avrei potuto continuare all'infinito. Ho dormito per anni nel mio lettino verginale pensando a quella visione fugace di un pene. Con tutte le ore che ho passato nel bosco nella speranza di un'altra occasione del genere, c'è da meravigliarsi che non

sia stata violentata o uccisa. [Conversazione] FIONA. Quand'ero piccola, noi bambini giocavamo al dottore, facendoci vedere e esplorando a vicenda i nostri genitali. Adesso so che quello strano senso di calore e tremore era di natura sessuale. A quel tempo associavo a queste sensazioni il far pipì, e spesso fantasticavo di star seduta sul water, con le gambe aperte, mentre uno dei miei amichetti pisciava dentro la tazza, tra le mie gambe. [Lettera] FELICIA. Ricordo che nelle mie prime fantasie pensavo ai miei genitori, o a mio padre e a mia sorella maggiore (ne ero molto gelosa). Non riesco a ricordare se fantasticavo anche di qualcosa tra me e mio padre, ma ricordo bene che provavo per lui una forte attrazione sessuale. Fantasticavo anche sui miei genitori e la nostra cagna boxer. Sospetto che avessero fatto davvero qualche esperimento, perché erano molto spregiudicati, e qualche volta si chiudevano in camera da letto con la cagna quando era in calore. Avevamo anche un cane maschio che avrebbe montato qualunque cosa si muovesse, quando la cagna era in calore. I nostri genitori non lo hanno mai saputo, ma una mia sorella, mio fratello e io ci divertivamo a metterci a quattro zampe e a lasciarci montare dal cane per qualche secondo. Adesso sono sposata, abbiamo in casa una rivista illustrata dove si vede una donna che ha un rapporto sessuale con un cane. Quando guardo quelle immagini mi eccito e voglio che mio marito mi monti da dietro, fingendo di essere un cane. [Lettera] SONIA. Quando avevo undici o dodici anni, se andavamo in gita in macchina sedevo sempre sul sedile posteriore, tenendo le gambe incrociate e strette. Quando la nostra auto correva su una carreggiata molto accidentata, stando seduta ogni sasso o buca o vibrazione mi stimolava sessualmente. Ho avuto questa esperienza per la prima volta un giorno che, guardando fuori dal finestrino, avevo visto in un campo un cavallo col pene che sporgeva. Poi avevo continuato a immaginare che un cavallo mi stesse penetrando. Allora questa fantasia non mi portava all'orgasmo, mi stimolava e basta. Ma adesso, se mi masturbo pensando di essere penetrata da un cavallo, arrivo a un orgasmo straordinario. [Lettera] PHYLLIS. Mentre faccio l'amore con mio marito, spesso penso a un mio datore di lavoro che mi aveva fatto vedere per la prima volta un pene eretto quando avevo sedici anni ed ero vergine. Mi aveva fatto una tale impressione che mi sono ricordata la scena per sempre: è come,se l'avessi ancora davanti agli occhi. Aveva aperto i pantaloni e tirato fuori il suo cazzo e io ero stupefatta di vederlo saltar su, così grosso e duro. Non mi aveva scopata, ma nelle mie fantasie vedo il suo grosso uccello e cerco di immaginare che cosa avrei provato se lo avesse spinto dentro di me. Ho sempre delle fantasie mentre mi masturbo, il che di solito accade quando mio marito è al lavoro. Una volta a scuola ero

stata percossa e rivedo quella scena. I colpi mi avevano fatto tanto male che mi ero pisciata addosso e dopo mi ero sentita eccitata sessualmente. Nelle mie fantasie riesco a vedere la direttrice con la sua bacchetta e quando la immagino darmi quei colpi dolorosi arrivo al culmine. Non ho parlato delle mie fantasie a mio marito, ma quando scopiamo usiamo entrambi liberamente molte parolacce, perché ci siamo accorti che usare queste parole ci viene spontaneo e aumenta la nostra eccitazione. La prego di scusarmi se la tendenza a usare queste parole mi ha indotto a usarne troppe anche scrivendo a lei. Credo di avere avuto la mia prima fantasia sessuale verso gli undici anni: immaginavo di vedere un uomo mentre pisciava. Non vedevo realmente il suo pene (infatti mi ero sorpresa quando ne avevo visto uno per la prima volta, come ho detto), ma riuscivo a veder bene il suo getto di urina quando stava in piedi a pisciare dietro un albero mentre io passavo vicino. Vedere uno del sesso opposto stare in piedi a urinare, invece di accucciarsi come facevo io, mi aveva eccitato tanto che me lo sono ricordato per sempre. Ho sviluppato la mia fantasia immaginando che lui mi mostri il suo pene deliberatamente e se lo sfreghi fino al punto dell'eiaculazione. [Lettera] STELLA. La mia fantasia erotica ricorda un fatto che mi è realmente accaduto quando avevo circa undici anni. Un gruppo di ragazzi e ragazze mi aveva circondata mentre stavo tornando a casa da scuola. Mi tormentavano e ad un certo punto il capo, che era molto bello, mi aveva afferrata per le braccia e mi aveva detto che avrei dovuto fare qualunque cosa lui mi ordinasse. Mi disse; che, da quel giorno in poi, a un suo ordine, avrei dovuto seguirlo e che poi mi avrebbe spiegato che cosa voleva da me. Poi mi aveva lasciata andare. Da allora, ogni volta che lo vedevo mi balzava il cuore in gola, ma sembrava che lui non mi vedesse nemmeno, e non mi ha mai ordinato di seguirlo o di fare qualcuna delle cose che pensavo e avevo paura di dover fare. Durante la mia prima adolescenza continuavo a sognare quello che lui avrebbe potuto chiedermi di fargli. Immaginavo cose di ogni genere, e lo faccio ancora. Nelle mie fantasie ritrovo sempre questo bel ragazzo che mi costringe a esibirmi in ogni specie di atto sessuale: cose incredibili che nessun uomo mi ha mai chiesto, ma che mi sarebbe piaciuto molto fare, se qualcuno mi avesse costretta. Ho sempre questa fantasia, anche quando sono con il mio amante. Ho cominciato a masturbarmi solo otto mesi fa, sebbene abbia già ventiquattro anni. Mentre mi masturbo ho diverse fantasie: immagino di usare un vibratore che non ho mai avuto il coraggio di comperare, o di fare l'amore insieme a una o due donne. E abbastanza strano, ma l'unica altra cosa che mi eccita è vedere un sedere maschile molto bello. Non posso fare a meno di immaginare come dev'essere nudo. [Lettera] RUMORI, PAROLE. A questo punto vorrei aprire una parentesi per parlare dei suoni durante il sesso e di ciò che significano per le donne. Non sto parlando di Frank Sinatra sullo sfondo; mi riferisco specificamente a quelle parole o rumori o frasi che vengono direttamente dall'inguine e hanno a che fare con la scopata. Parole e rumori che, se si sta davvero scopando, sono più naturali di un cortese «Ti amo, Elena» o del silenzio totale.

Essere scopate in silenzio e a luce spenta inibisce un atto che si suppone sia il più liberatorio della nostra vita. Certe donne, come per esempio June, in silenzio non riescono neanche a farlo, e dozzine di altre donne che mi hanno scritto accennano di passaggio a questo aspetto... e ne avrebbero discusso anche più a lungo, ora ne sono sicura, se avessi chiesto direttamente la loro opinione in proposito. Queste donne ritrovano l'origine delle loro fantasie nell'infanzia, dove quasi tutti gli adulti pensano che queste parole «sporche» «basse» «volgari» dovrebbero essere rimosse invece che inserite con naturalezza nell'atto più adulto che ci sia... Chi ha detto che le «signore» non usano parole come «scopare» e «figa» o che queste parole non vanno pronunciate davanti alle «signore»? Forse è meglio non usarle quando si va a pranzo con una signora, ma quando una signora sta scopando non è a tavola. JUNE. Non riesco a sopportare il sesso silenzioso. Mi sembra innaturale scopare con qualcuno e riuscire a sentire, se va bene, solo qualche respiro pesante. Voglio gemiti, mormorii e gridi di gioia. Se sono con un tipo che non vuole dire niente, ma solo sospirare, e mi sento troppo timida per cominciare a dire da sola tutte le cose pesanti che mi eccitano veramente, mi metto a fantasticare. Ricordo la prima volta che ho sentito della gente che scopava: ricordarlo, be', mi rilassa. Quando è successo avevo solo undici anni. Abitavamo in un grande edificio con tanti appartamenti e un cortile centrale. Tutte le finestre delle camere da letto si aprivano su questo cortile, e a volte, nel bel mezzo della notte, tutta la casa risuonava come se ci fosse un'orgia di massa. Avevo solo undici anni ma nessuno aveva bisogno di dirmi che cosa significassero tutte quelle grida e quei rumori. Giacevo nel mio letto come ipnotizzata (credo che sia stato allora che ho cominciato a masturbarmi) ad ascoltare la prima coppia. Riuscivano sempre a svegliare altre coppie e, come in una specie di reazione a catena, in pochi minuti tutto l'edificio stava scopando; cioè, hai mai sentito della gente che scopa godendosela davvero? E un suo no meraviglioso... non come al cinema... ma quando è reale. E un suono così felice, e tanto eccitante. Così, se sono con un uomo silenzioso e giaccio lì senza alcun rumore con lui che continua a spingere, ricordo quelle notti rumorose di quando ero bambina, e in pochi secondi mi metto a gemere e a mormorare; stai pur sicura, il tipo che se ne stava zitto si mette a farlo anche lui... e ci godiamo una bella scopata fragorosa! [Conversazione] HOLLY. Mio marito sa quanto mi eccitano certi discorsi, come dirmi quanto lo fa godere il sesso orale, o quanto ama le mie grosse tette; mi piace che descriva alla lettera tutto quanto facciamo quando stiamo facendo l'amore. Ma mi piace di più sentirgli dire che stiamo scopando. [Lettera] EVIE. Evie è vicina ai trent'anni, divorziata, e adesso abita a Los Angeles con le sue due figlie. I suoi franchi commenti sulle parole che si dicono durante il sesso potrebbero dare molti

suggerimenti agli amanti silenziosi che desiderano qualche ripetizione. E difficile ricordare i movimenti, ricostruire da soli tutto ciò che è accaduto a letto l'altra notte o il mese scorso, ma bastano poche parole calde e viscerali per ottenere un richiamo orgasmico totale. Ricordando quelle parole una donna può conservare nella memoria un uomo in erezione per tutta la vita. Le donne sono delle grandi collezioniste, conservano lettere d'amore, rose, ricordi, parole; in un certo senso le donne si attaccano a ogni cosa, vivono quasi nel passato, perché non sono mai del tutto sicure che «quello» potrà accadere ancora. Quanto al parlare... è un altro immenso reame, e non so se le interessa, ma penso possa interessarle sapere che gli uomini che mi parlano di «quello» mi fanno davvero spumeggiare nei miei jeans (si fa per dire)... cose come «Puoi farlo», «Facciamolo», «Vieni», eccetera. Non voglio annoiarla, ma sembra che alzino il mio quoziente orgasmico. A volte quando sono a letto con un uomo e lui mi parla... anche se mi chiede solo che ora è mentre stiamo facendo l'amore... io parto. E, quando sono sola con me stessa, spesso mi ripeto quello che certi uomini mi hanno detto, e ancor più spesso mi permetto il lusso di ricamarci sopra e inventare altre cose che un uomo potrebbe dirmi. Lei voleva qualche fantasia delle mie amiche, e io l'ho chiesto a qualcuna di loro, ma sembra che non abbiano molta immaginazione. A quanto pare, parlano poco a letto e non hanno interesse per le fantasie, o forse non vogliono confidarsi con me, il che è probabile. Una ragazza mi ha detto che un tizio le mandava delle proprie fotografie a colori con il cazzo eretto e che lei si masturbava con quelle mentre lui era via per affari. [Lettera] LE DONNE GUARDANO. E troppo facile però dire che tutte le fantasie erotiche, come i sogni, sono nate da un barlume intravisto nell'infanzia. La «psichiatria pop», decisa a ridurre gli aspetti più complessi della vita a una rapida, troppo rapida, comprensione, comincia e finisce con questa premessa. Tutto quanto si dice rafforza l'idea che per lo più le nostre fantasie erotiche risalgono a un'epoca in cui non eravamo in grado di sapere che cosa fosse lo stimolo sessuale e di che cosa si trattasse. Nate dall'innocenza e dall'ignoranza della nostra infanzia, le fantasie conservano i propri poteri misteriosi quando siamo adulti e godiamo di vere esperienze sessuali (anche a sazietà). Non perdono mai il loro fascino. Le mogli di Barbablù potevano aggirarsi in tutte le belle stanze della sua casa, ma non resistevano alla tentazione dell'unica porta chiusa a chiave. LE FANTASIE EROTICHE NON HANNO ETA'. Tuttavia, chi ha più di dodici anni e pensa di non aver mai avuto fantasie non deve disperare. Per quanto ne so, le fantasie più erotiche vengono in mente a donne adulte, magari solo sentendo la parola giusta o vedendo la faccia sbagliata. Di materiale per una fantasia erotica se ne trova dappertutto e può essere qualsiasi cosa. Ma la scintilla che lo trasforma in una fantasia viene dall'interno, non da fuori. Non si tratta di dire «va bene, adesso inventerò una fantasia erotica grandiosa» e poi concentrarsi sui due giovanotti che sono venuti a consegnare

il nuovo apparecchio TV, oppure sul superdotato danese del vicino o magari sul migliore amico del marito. NON ESISTONO SIMBOLI UNIVERSALI. Per le fantasie non esistono simboli universali: quello che funziona per una donna può non aver nessun significato per un'altra. Come una donna può andar matta per il classico tipo alto, bruno e bello, così un'altra può preferire quelli piccoli e biondi. Proietta un negro sullo schermo della mente di una donna e questa comincerà a far lampeggiare le proprie proiezioni personali, mentre per un'altra donna quest'immagine non avrà alcun interesse. Non si può costruire una fantasia erotica e trovarla eccitante con la forza di volontà. Tuttavia sono convinta che un mucchio di donne si metterà a fantasticare dopo la lettura di questo libro. O meglio, si renderanno conto di aver sempre fantasticato, e che quelle strane idee o immagini che finora avevano cercato di dimenticare o di reprimere, in realtà erano fantasie. IL METODO DELLE ASSOCIAZIONI. Gran parte del materiale di questo libro è stato raccolto cercando di stabilire delle associazioni: dando a una donna un'idea che possa farle ricordare le proprie fantasie, invece di porre delle domande dirette. Se, per esempio, si chiede a una donna se ha delle fantasie erotiche, di solito risponde «Non so», o «Che cos'è una fantasia erotica?» o «No». Ma se dico: «Ho notato che per lo più le fantasie erotiche femminili hanno un elemento di anonimato, che se una donna immagina di essere scopata da un altro uomo o da altri uomini, si tratta di sconosciuti o di persone senza volto».., allora comincia il dialogo tra me e lei, tra lei e la sua immaginazione. Ha un punto di partenza accettabile da cui prendere il via. Non so se questa liberazione dell'immaginario si realizza perché parlare delle fantasie di altre donne mette in moto una specie di competizione, o perché questo libera la mia intervistata dall'isolamento e dai sensi di colpa, o perché la sua fantasia erotica, finora assopita, aveva bisogno solo di qualche associazione come trampolino di lancio. Forse entrano in gioco tutti e tre questi elementi. Questo metodo delle associazioni ha una straordinaria capacità liberatoria che consente alle donne di scoprire e rivelare le loro fantasie; usandolo sistematicamente ho raccolto più informazioni di quante mi aspettassi, in particolare sul problema del punto di partenza di una fantasia, di che cosa può farla sbocciare e sviluppare. A me interessava scoprire se e in quale misura queste idee avessero una base visiva. GUARDARE PER FANTASTICARE. Avevo scritto a parecchie riviste, descrivendo la mia ricerca e chiedendo contributi. Sapendo che le donne sarebbero state più propense a rispondere se l'argomento veniva presentato come qualcosa di normale e non inconsueto, dopo una breve presentazione personale, descrivevo le fantasie erotiche come immagini che possono venire in mente in qualsiasi momento, durante il sesso, guidando la macchina mentre si va al lavoro, o camminando per la strada, e aggiungevo tra parentesi che quando andavo a spasso, io ero una guardona inveterata. Non solo guardavo il provocante davanti degli uomini, quasi automaticamente, come loro guardavano il mio, ma immaginavo anche, en passant, la posizione e la forma di ciò che stava

sotto. Mi pareva del tutto naturale... come penso che in effetti sia. Qualsiasi cosa mi dicessero di se stesse e delle loro fantasie le donne che rispondevano al mio articolo, quasi tutte si soffermavano su quel guardare: Lo facevano tutte. Magari non guardavano proprio la patta degli uomini (ma molte dicevano di farlo), forse non guardavano neppure gli uomini, ma, ammettevano allegramente, qualunque cosa guardassero, che non si limitavano a questo. Il guardare era solo l'inizio della curiosità, dell'immaginazione e della fantasia. LA CREATIVITà FEMMINILE. Da quando ho cominciato questa ricerca, le mie idee sulla sessualità femminile sono cambiate. Mi ero sempre aspettata che le donne fossero molto più avventurose sessualmente di quanto gli uomini siano disposti a riconoscere; che con l'uomo giusto una donna accetterebbe qualsiasi sfida. Adesso comincio a credere che le donne sono allieve non solo volonterose in fatto di sesso, ma anche creative: basta infatti una parola, l'associazione più adatta, per «prendere il via» verso idee nuove e gioconde. Credo che le donne siano stimolate sessualmente da molte fonti anche se non sono abituate a rispondere apertamente. Ma date loro un indizio che possano sviluppare senza sentirsi in colpa, lasciatele cominciare con una parola di incoraggiamento e, come ho già detto, le donne sono pronte e disponibili a scrivere un capitolo interamente nuovo da aggiungere a un libro che si considerava ormai completo. Pensate un po': ci vogliono due sessi per fare del sesso, ma per tanti anni abbiamo continuato ad ascoltarne uno solo. Fin dai tempi di Adamo, gli uomini si sono rotolati dalla loro parte del letto, hanno acceso una sigaretta e chiesto: «A che cosa stavi pensando?» E le donne hanno risposto: «A niente»,. Oppure, le più aperte: «A te». Come hanno fatto gli uomini a crederci davvero per tutto questo tempo? Gli uomini (e i loro sarti) magari pensano che le donne lo guardino ammirate per il taglio perfetto di quello che indossano, come guarderebbero una fotografia su una pagina di moda maschile o lo stesso abito appeso a un attaccapanni. E se le si fa una domanda diretta, una ragazza per lo più risponderà: «Stavo pensando come ti dona il grigio» o qualcosa di simile. Ma, in realtà, le storie che mi hanno raccontato rivelano che, quando una donna guarda un uomo, sta vedendo e immaginando molte altre cose. FAY. Quando cammino per la strada continuo a guardare le parti basse. Cerco di immaginare come sono fatti i peni. Sono particolarmente eccitata quando le palle di un uomo fanno gonfiare i suoi pantaloni. Spesso sono tentata di camminargli vicino e, proprio la, sulla pubblica via, aprirgli la lampo e tastargli le palle. [Lettera] DEANNA. La mia mente non smette mai di pensarci, e appena esco continuo a lanciare occhiate agli uomini, alle loro parti intime. Con i pantaloni attillati che si usano oggi, non è difficile capire che cosa si nasconde sotto quei rigonfiamenti promettenti. Almeno si può sognare e immaginare che tipo di amante potrebbe essere un uomo, di che misura sia, eccetera. Cioè, penso che molti

uomini si aggiustino in modo da formare un bel pacchetto lì sotto, che fa l'effetto di una gran piramide, e mi domando se è così, se è proprio vero. «Penso che sia bello che gli uomini comincino a farsi guardare, che siano entrati in quell'arena dove le donne sono state in mostra per farsi guardare»... Adesso, anche se gli uomini continuano a guardare I seni senza reggipetto sotto i golfini, o i gran culi sotto le gonne strette, anche noi donne abbiamo qualcosa da guardare. Mi domando perché gli uomini hanno portato tanto a lungo quei larghi pantaloni senza forma che usavano una volta. Non vogliono che noi li guardiamo? [Lettera] UNA. Inconsciamente guardo sempre gli uomini, appena mi si avvicinano per la strada do un'occhiata alla patta; magari sto pensando a che cosa comperare per il pranzo e intanto la mia mente cerca di immaginare che cosa abbia fatto un certo uomo per sistemare così bene i suoi genitali. A volte riescono a ottenere degli effetti notevoli! Infatti mio marito dice che io noto da che parte un uomo se lo è messo ancor prima di stringergli la mano. Un giorno mi è successa una cosa buffa, mentre tornavo a casa di corsa dal lavoro, pensando a dio sa cosa, ma intanto continuando a osservare la schiera di uomini che si stavano anch'essi affrettando verso casa loro. Credo di non essermi nemmeno accorta dell'intensità con cui fissavo i pantaloni attillati di un uomo in particolare, finchè, appena mi è passato vicino, non mi ha allungato una mano per pizzicarmi un capezzolo! Proprio così! Ero sbalordita. Mi fermai, guardandomi intorno a bocca aperta e lo vidi scomparire... allora mi misi a ridere. Che cos'altro potevo fare? [Lettera] LOIS. Mi piace vedere il rigonfio sotto i jeans attillati di un ragazzo, e immaginare che cosa c'è sotto. Vorrei proprio sapere se è circonciso o no. Ho sempre preferito i ragazzi non circoncisi. [Lettera] WINONA. Qualche volta, in treno o sull'autobus, mi sono accorta che stavo guardando i pantaloni degli uomini per vedere se riuscivo a scoprire la forma e la misura del loro pene. A volte ho notato un pene che si irrigidiva mentre l'uomo mi guardava il seno o cercava di dare un'occhiata alle mie cosce: mi eccita sempre pensare di essere io la causa della sua erezione. [Lettera] FRANCINE. Certo, gli uomini li guardo. Si presume che lo facciamo, no? perché, altrimenti si strizzerebbero in quei pantaloni attillati che si tendono, in modo così invitante sul davanti... tranne quando non hanno voglia? Ma certo è un gioco per uomini giovani. Cioè quale ragazza guarderebbe un vecchio in un paio di pantaloni larghi e sformati, con un mucchio di pieghe sul davanti? Sembra che si vergognino, come le donne che indossano vestiti di una misura in più. Dopo tutto, ognuno desidera farsi notare. [Lettera] . LAURIE.

Quando vedo un uomo attraente mi ritrovo a immaginare come sia il suo pene. Lo vedo con la mente mentre sono lì seduta a parlare con lui, oppure penso a lui e vedo il suo pene in erezione. Immagino di metterci una mano sopra, immagino che mi tocchi. Vedo ogni piega della pelle, ogni particolare che si allarga in una grande erezione. Riesco persino a sentire il suo calore nella mano e in me. [Lettera] VEDERE E LEGGERE. So che secondo le teorie più diffuse le donne non vengono eccitate da ciò che vedono o leggono quanto gli uomini. Si presume che gli uomini si ringalluzziscano alla vista di un seno o di un sedere: interi settori della nostra economia ci contano. Invece le donne, si dice, non provano niente alla vista di un uccello, tranne forse un senso di divertito imbarazzo, o addirittura di ripugnanza. Parecchi anni fa tutto l'umorismo di una commedia che aveva avuto molto successo a Broadway, You Know I Can't Hear You When the Water's Running (Sai che non posso sentirti quando scorre l'acqua) era centrato su quest'idea. Forse qualcuno concederà che un uccello eretto ecciti certe donne... ma il dibattito è ancora aperto. LA RAPIDITà DI REAZIONE. Certo, se tutto si riducesse a un confronto sulla rapidità di reazione, gli uomini avrebbero la meglio sulle donne. Fin dall'infanzia le loro mani sono state libere di rispondere al minimo accenno: il profilo di un seno, una certa parola, il profumo di una donna; erano persino incoraggiati a comportarsi così, per essere degli «ometti». Ma le donne... Nella scuola femminile che frequentavo c'era una squallida foglia di fico persino sulla riproduzione in bronzo scuro del David di Michelangelo (probabilmente messa dalla bibliotecaria zitella). Molti anni prima avevo già visto bene un'immagine veramente realistica di un cazzo. . E nessun esperto di sesso maschile venga a dirmi che non mi aveva stimolata. Anche se non ne avevo ancora mai visto uno in erezione, la mia fantasia infantile aveva disegnato quello che mancava, facendo crescere quell'uccello fino a proporzioni che (anche se anatomicamente scorrette) mi eccitavano in modo inquietante. A quei tempi non c'era ancora (e non c'è oggi) un giardino di stimolo sessuali per le donne nel mondo che ci circonda; ma da qui ad arrivare a sostenere che una donna adulta (una donna che non solo ha visto, ma ha anche provocato delle erezioni) prima di poter sentire qualche cosa ha bisogno di un pene già eretto, il simbolo sessuale maschile nella sua pienezza totale... è ridicolo. Chi potrebbe sentirsi più eccitata di una donna alla vista di un uccello floscio, provocante proprio perché lei sa bene che cosa potrebbe fargli? LA REAZIONE FANTASTICA DELLE DONNE. Una donna, per il solo fatto che le hanno insegnato a non guardare ed è stata privata di uno sfogo reale per gli stimoli visivi e verbali, che pure ci sono, ha più talento di chiunque nel costruirsi delle immagini costitutive della realtà: ecco dunque perché sa fantasticare tanto bene. Naturalmente al giorno d'oggi c'è meno da ricostruire: i pantaloni degli uomini non sono mai stati più attillati, le loro camicie più aderenti al corpo, la loro consapevolezza

della propria sessualità visibile più acuta. Non mi sorprende che tante donne dicano che a volte (in segreto) sono tentate di «allungare una mano per toccarlo». I nuovi eccitamenti visivi hanno fatto molto per la fantasia, e adesso che tutte possiamo guardare come ci piace, la fantasia può andare avanti con gli sviluppi della storia. Con tutto quanto è accaduto, trovo sconcertante che scrittori bene informati in fatto di sesso e psicologi di larghe vedute, come Robert Chartham (il cui libro The Sensuous Couple, La coppia sensuale, comincia dicendo che nessuna coppia è sensuale se entrambi i partner non sono pari, pari nel prendere l'iniziativa, maestri e discepoli), sostengono che le donne non sono pronte a eccitarsi sessualmente quanto gli uomini. Lo stesso libro pornografico, mi ha detto Chartham, ecciterebbe più pienamente e rapidamente un uomo che una donna: «Un uomo avrebbe un'erezione in pochi secondi»; come se si dovesse considerare solo il «barometro esterno» maschile, come se la prontezza del pene fosse l'unico metro per misurare la profondità e la qualità dell'erotismo di una persona. Quando gli ho risposto seccamente che anch'io potevo eccitarmi molto rapidamente solo guardando una pagina stampata, mi ha guardata benevolmente, e dopo una pausa ha detto: «Allora è fuori del comune. Le donne ci mettono molto di più». I PREGIUDIZI SULLA SESSUALITà MASCHILE. Il fatto innegabile che di solito l'uomo arriva più in fretta al culmine, e che ciò di solito è considerato la prova della sessualità più immediata dei maschi, complica la discussione sull'argomento e rende difficile approfondirla razionalmente. Ma che cosa c'entra questo con l'immediatezza e la profondità dell'eccitazione dell'uno o dell'altro sesso? Se un uomo può venire più in fretta di una donna, lei può continuare ad avere un orgasmo dopo l'altro in un'immediata, rapida successione di esplosioni. In realtà si tratta di una discussione del tutto assurda. Non stiamo facendo una gara, e anche se fosse così, la faremmo insieme, uomini e donne che corrono dietro lo stesso, identico obiettivo. Al massimo posso concedere a R. Chartham e agli altri sostenitori della tesi secondo cui le donne non rispondono subito, o non rispondono affatto, alla lettura o alla vista di stimoli sessuali che, se questo accade, non è per un decreto della natura, ma dipende dal modo in cui si è stati abituati a rispondere. A volte le donne rispondono immediatamente, ma la risposta non è quella maschile, accettata socialmente con un sorrisetto, va e a dire un'erezione. La donna risponderà piuttosto ritirandosi in una fantasia segreta, con o senza uno stimolo scelto deliberatamente. Ecco alcuni esempi. MARY JANE. Sono un po' esitante a rispondere perché credo di non avere tante fantasie erotiche quante ne hanno le altre donne. Comunque cercherò di parlare di quelle che ho davvero. Mi vergogno ad ammetterlo, ma a volte la mia mente divaga quando sto facendo l'amore con mio marito. Di solito penso ad altri uomini che trovo sessualmente eccitanti. Qualche volta penso a Paul Newman, l'attore, perché secondo me è l'uomo più attraente che abbia mai visto. Chiudo gli occhi e immagino che sia lui a far l'amore con me, invece di mio marito. Mi sento anche colpevole per questo. Una volta, mentre avevo un rapporto con mio marito, avevo immaginato di far l'amore con mio suocero. Uno degli uomini più

attraenti che conosco di persona è il padre di mio marito, e spesso ho desiderato che mio marito somigliasse di più a suo padre. Senza nessuna ragione al mondo, mi è venuta in mente parecchie volte un'idea molto strana. Nell'immaginazione mi vedo inginocchiata di fronte a Paul Newman, mentre sto succhiando il suo pene. Tuttavia scaccio subito dalla mia testa questa specie di idee, perché non ho mai fatto questo a nessun uomo, nemmeno a mio marito. Un po' di tempo prima di sposarmi, avevo cominciato ad avere delle fantasie su certe statue di uomini nudi che avevo visto. Alcuni corpi erano così belli che non riuscivo a resistere all'idea di far l'amore con loro. La mia favorita era una statua del dio greco Hermes. In particolare ero affascinata dal suo pene piccolo, d'aspetto tanto delicato. Non posso soffrire i peni grandi, indecenti, sebbene abbia visto quello di mio marito e quelli dei nudi dipinti o scolpiti. Ancor oggi a volte fantastico di far l'amore con quella statua di Hermes, che per me è diventata una specie di modello ideale della bellezza maschile (specialmente dopo aver scoperto, la mia prima notte di nozze, che il pene di mio marito era piccolo come quello della statua). [Lettera] ALESSANDRA. Ho diciassette anni e ho avuto una relazione intima con un uomo. Una volta eravamo andati a far l'amore in automobile, fermandoci proprio davanti alla scuola che avevo frequentato da bambina. Ora ricordo che ridevo fra me per l'ironia della situazione. Cercavo di immaginarmi come una bambina che stesse guardandoci. Forse mi eccitava l'idea che stavo facendo qualcosa di proibito ai bambini. Mi sono masturbata per la prima volta dopo aver letto Candy. Lo ricordo ancora perché avevo immaginato di essere la ragazza del libro, e per la prima volta avevo avuto un orgasmo. Non sapevo ancora che cosa fosse, ma l'ho scoperto ben presto. Da allora, per un po' di tempo ho avuto un orgasmo almeno una volta il giorno. Leggevo un libro «sporco» e poi lo rileggevo mentalmente mentre mi masturbavo. Dopo aver letto un gran numero di libri ho cominciato a mettere insieme le mie storie personali, o fantasie. Improvvisando, descriverò alcune situazioni che mi eccitano: sto facendo l'autostop di notte e vengo violentata da tre uomini; stessa situazione, ma questa volta lo faccio con tutti e tre di mia volontà; sono una ragazza squillo famosa; vengo sedotta mentre sono sotto l'influsso di una droga; sono sottoposta a esperimenti sessuali come quelli che si facevano nei campi di concentramento nazisti; ho dei rapporti sessuali con un cane mentre un amico sta a guardare; ho rapporti con i miei fratelli; faccio giochi erotici con mio padre, con le mie sorelle (nelle fantasie in cui compare un padre o una madre non si tratta mai dei miei veri genitori e anche le facce di fratelli e sorelle sono diverse; trovo che questo sia interessante perché lo faccio inconsciamente); ho rapporti con la mia insegnante preferita... la lista potrebbe continuare a lungo. Molte delle mie prime fantasie avevano degli aspetti sadici o masochistici, ma da quando ho fatto l'amore con sentimento e ne ho sperimentato l'aspetto affettuoso queste fantasie sono scomparse rapidamente. Ora le trovo davvero repellenti. Adesso la mia scelta si limita a un certo numero di fantasie «preferite», e implicano tutte un sentimento, che può essere

di amore o di odio. Per lo più le mie fantasie sono avvolte da sentimenti gentili e dolci: vengo accolta in una congrega di maghe mediante i loro riti d'amore (L'ho letto da qualche parte); faccio l'amore con qualcuno che ho appena incontrato, con cui mi trovo subito molto bene; ho una relazione col mio professore e sono sicura che non sarebbe più una fantasia se gli dessi solo un piccolo incoraggiamento. Tutte queste fantasie sono molto vicine alla realtà. Occasionalmente ho avuto anche delle fantasie lesbiche. In queste non prendo mai parte all'azione, mi limito a guardare. In passato ho avuto anche delle fantasie di orge, e anche allora avevo solo un ruolo passivo. Ma adesso non ne ho più: sono nella fase sentimentale. [Lettera] LIBERE ASSOCIAZIONI. Vedere certe cose eccita le donne. E solo un'affermazione, ma ho dovuto pensarci per un mucchio di tempo perché tanto spesso viene negata. Persino una rivista relativamente disinibita come «Cosmopolitan», quando, poco tempo fa, ha pubblicato la sua risposta femminile alla «ragazza del mese» di «Playboy», naturalmente nuda, ha implicitamente accettato il mito che le donne pensino al segno della virilità di un corpo maschile come a qualcosa di brutto o di sgradevole: l'uomo che posava era nudo, d'accordo, ma la mano, oh, solo casualmente, era stata messa in modo tale da mascherare quello che si sarebbe supposto dover essere il punto centrale della replica. La facile negazione delle fonti delle fantasie femminili continua, quasi quanto le fantasie stesse, sebbene queste fonti siano tanto ovvie che basta nominarle per capire che, senza alcuna difficoltà, possono dare il via a una fantasia. Le donne fantasticano sui loro primi amanti, il loro primo orgasmo, il primo rapporto sessuale «diverso», per esempio con un'altra donna o in gruppo. Ci sono fantasie che rappresentano uno sviluppo di un contatto fuggevole: un bacio rubato, la pressione di una mano, il primo invito a pranzo in un affare non ancora portato a termine ma di sicuro sviluppo, incontri galanti che non hanno ancora avuto luogo, o che non si realizzeranno mai nella realtà, ma che possono ben riuscire nella fantasia. C'è la fantasia totalmente inventata, nata dall'immaginazione, che può ispirarsi a un viso attraente incontrato a una festa, all'eroe di una telenovela o a un divo cinematografico, oppure a un cantante popolare. Se queste occasioni di fantasticare a qualche donna non dicono niente perché sono senza futuro, si pensi ai milioni di donne che, sedute nel buio con gli occhi fissi, le palme sudate e le labbra aperte in un mezzo sorriso, aspettano l'apparizione di Tom Jones o di Paul Newman. Le loro menti torneranno bianche come lo schermo alla fine del film? Fantasie meno ovvie sono quelle che nascono dal conflitto interiore di una donna che cerca di controllare emozioni e desideri troppo pericolosi o distruttivi per essere manifestati nella realtà. Proprio allo stesso modo che i sogni offrono una via d'uscita e uno sfogo a emozioni violente, che non vorremmo sperimentare nella realtà, così una fantasia erotica può consentire a una donna di lenire le ansie della gelosia e i conflitti che nascono dentro di lei quando sente di desiderare un altro uomo.

ADRIENNE. Adrienne è una di quelle persone vivaci e socievoli che fanno amicizia facilmente. L'ho conosciuta sulla «Queen Elizabeth 11», andando da New York a Southampton. Sebbene il viaggio duri solo cinque giorni, su una nave c'è un'atmosfera particolare che avvicina la gente, e si stabiliscono rapporti confidenziali così facilmente che, dopo lo sbarco, quasi non si riesce a crederci. Così è avvenuto tra Adrienne e me. Ci eravamo conosciute al cocktail offerto dal capitano. (Poichè a bordo eravamo le uniche due donne sole sotto i sessanta, era naturale che facessimo conoscenza.) Inventare e appioppare immediatamente dei soprannomi è una delle consuetudini della vita a bordo di una nave e in quell'occasione c'era un uomo che Adrienne aveva subito chiamato «il Giocatore». Lo aveva già incontrato prima di conoscermi e noi tre prendevamo spesso un aperitivo insieme prima di pranzo. Il Giocatore era uno di quegli uomini che hanno la mania di parlare continuamente di sesso e insisteva con una straordinaria perseveranza sui più intimi particolari mai menzionati. Una sera, dopo che il Giocatore se n'era andato per conto suo, Adrienne mi ha fatto le sue confidenze. Adrienne è una pacioccona sui trentadue o trentatré anni, che farebbe amicizia con chiunque. Come ho detto, a terra dubito che ci saremmo scambiate qualcosa di più che il nostro nome, tanto poco avevamo in comune, ma a lei piaceva parlare e io ascoltavo. Quando l'altro giorno mi hai chiesto se avevo mai avuto fantasie erotiche, in un primo momento mi è parso, sinceramente, di non averne mai avute. Non mi veniva in mente niente. Forse sono stati i discorsi del Giocatore a farmici ripensare. Mi ricorda un uomo che ho conosciuto in passato. Adesso, di riflesso, mi rendo conto che con lui la mia fantasia galoppava selvaggiamente, e con immagini molto vivide. Solo non avevo mai chiamato queste idee e immagini «fantasie». Parecchi anni fa, uscivo con un uomo che si chiamava Ted. Era alto (come il Giocatore), bello, e mi sembrava molto attraente ma ambiguo. Lo avevo incontrato per la prima volta a un party all'aperto, su una bella terrazza piena di petunie bianche e rosa. Era una notte calda e stavamo bevendo del gin rosa, una bevanda che mi fa sempre sentire molto romantica e piuttosto sensuale. Eravamo appena stati presentati, ma stavamo lì, soli su quella terrazza, e a un certo punto, non so perché, gli ho detto che a casa avevo un enorme orsacchiotto di peluche, e lui aveva subito replicato che quella notte avrei potuto avere «un altro orsacchiotto, tutto nudo». Lo aveva detto con tanta naturalezza, e con uno spirito così giocoso, che fra me avevo pensato. «Be', perché no?» Era un amante meraviglioso. Sai che certe persone hanno bisogno di avere sullo sfondo una certa musica registrata quando fanno l'amore? A me, per avere lo stato d'animo adatto basta ricordare la conversazione di quella notte. Per moltissimo tempo ho continuato a pensare a lui come a un grande orsacchiotto e a me come a un vaso di miele. Lui era un orso molto affamato e avrebbe succhiato e lappato più che poteva da quel vaso, e io avrei voluto che il mio vaso potesse essere sempre ricolmo. Adesso, solo a pensarci... mi sento tutta eccitata... Ehi! Dove se n'è andato il Giocatore? [Conversazione] DORIS. Doveva essere quell'esperienza esaltante che è il culmine della vita di una ragazza, ma per me era una specie di ginnastica

ritmica, dice Doris, parlando della sua iniziazione sessuale con Jim, il fidanzato che aveva allora. La mia reazione era sempre la stessa. Mi eccitavano i preliminari, ma quando avrebbe dovuto arrivare quello che si chiama «la cosa vera»s era tutto finito». Doris oscuramente si sentiva come tradita e risentita con Jim e infatti questo finì per provocare la rottura del loro fidanzamento. Ma, prima, Doris aveva parlato a Jim di ciò che provava. Per tutta risposta lui era andato a comperare «qualcosa di speciale». «Era una piccola striscia di gomma, dice Doris, larga circa due centimetri e mezzo, ma da una parte aveva qualcosa di buffo rivolto all'insù. Ricordo di aver pensato che sembrava, in piccolo, la pinna di un pescecane, che sporgeva dalla striscia di gomma. Jim la infilava intorno al suo pene eretto e a ogni spinta «la piccola pinna di gomma mi frizionava la clitoride andando dentro e fuori, in un modo che alla verga di Jim non sarebbe mai riuscito. Non avevo mai provato niente di simile. Non avevo mai avuto un orgasmo come quello in vita mia. Un anno dopo la rottura del fidanzamento, Doris sposò un altro. Suo marito non vuole comperare«una di quelle piccole cose sporgenti» che aveva Jim, ma ha imparato a portarla all'orgasmo manualmente. E buio, forse tengo gli occhi chiusi per vedere meglio l'immagine. Penso a quel grosso fusto di Jim che entra ed esce, come un grande squalo rosa. Raramente immagino che l'uomo sia mio marito. Di solito è il mio vecchio fidanzato, o qualcun altro che ho conosciuto da poco. Vedo tutto molto chiaramente, il grosso cazzo che si apre la via tra i peli, entra tra le labbra, affonda dentro di me, con quella piccola cresta che galoppa verso la mia clitoride come se avesse fame di toccarla. Mi concentro su quella piccola pinna di gomma, che mi tocca proprio nel punto giusto a ogni spinta. E strofina entrando, e strofina uscendo. Non ne ho più parlato a mio marito da quando ha rifiutato di comperarne una. Ma è uno dei più bei regali di nozze che il mio vecchio fidanzato potesse farmi... quest'immagine che ho conservato nella memoria. Mi piace immaginare che stiamo facendo l'amore in qualche mare dei tropici o in una piscina riscaldata. E riesco a vedere questo squalo rosa che nuota verso di me, allora allargo sempre più le gambe. Lo squalo mi conosce, gli piace il caldo che trova dentro. Si diverte a dimenarsi un po' intorno alle labbra. Qualche volta, anche se mio marito non è dentro di me, mi basta pensare a quella pinna di squalo per andare alle stelle. Vedo tutto benissimo con gli occhi della mente. Non ho bisogno di pensare ad altro. Solo alla pinna rosa che mi strofina. [Intervista registrata] KIT. Sono una donna di trentacinque anni, felicemente sposata, e spesso penso ad altri uomini e immagino in che modo farebbero l'amore con me. La mia immagine più vivida è quella di Tom Jones. Proprio l'altro giorno, mentre stavamo facendo una gita in macchina, mi stavo lasciando trasportare dalla fantasia, quando all'improvviso mio marito mi ha guardata e ha detto: «perché stai sorridendo?» «Ero a letto con Tom Jones» le ho risposto. «che cosa facevate?» mi ha chiesto. «Di tutto! Era formidabile!» Ci siamo fatti una bella risata. [Lettera] JOSIE. Avevo preso l'abitudine, a letto, di immaginare che mio marito

fosse Mick Jagger, finchè una notte, mentre eravamo al culmine, ho mormorato: «Oh, Mick!» Non sono ancora riuscita a convincerlo che Mick non è il postino o l'uomo del gas o un venditore! [Lettera] SARAH. E sempre stata una mia fantasia, tanto per dirne una, sognare uomini molto giovani. Il mio favorito del momento e Richard Benjamin. Mi vergogno davvero tanto, perché a maggio compirò cinquant'anni. Ho fantasie erotiche anche quando vedo un uomo ben vestito senza pancia! Non so dire quanto trovo eccitante un ventre piatto. [Lettera] MAUD. Grazie di cuore per il suo articolo. Stavo cominciando a pensare di essere la sola ad avere certe fantasie quando mi abbandono al sesso. Non avevo mai osato parlare dei miei pensieri con nessuno, per paura di essere considerata indecente. Anche adesso mi intimidisce molto scrivere questa lettera. Ricordo di aver avuto la mia prima fantasia una sera che avevamo cominciato i nostri giochi d'amore, come quasi sempre, davanti al fuoco del caminetto, e io ero tra le gambe di mio marito, leccandogli l'uccello. Ma quella volta la televisione era accesa, col volume azzerato, e all'improvviso mi sono immaginata di farlo all'uomo dello schermo invece che a mio marito. Mi dava un brivido di piacere cercare di immaginare se l'uomo che stavo guardando avesse un pene paragonabile a quello di mio marito. Questo evidentemente acuiva il mio desiderio di far godere il maritino, e sebbene lui non avesse la minima idea di ciò che stavo pensando, certo era molto felice della mia crescente intensità: non era mai arrivato a un culmine più delizioso. La prima fantasia ne ha ispirata un'altra: sempre con la televisione accesa, stavo in ginocchio e guardavo il programma in onda, mentre mio marito mi montava da dietro, e nel momento in cui spingeva di più e stava per arrivare immaginavo che non fosse lui, ma il protagonista dello schermo: un bruto affascinante. Mi faceva un effetto indescrivibile e ho avuto un tale orgasmo che mio marito deve aver sospettato qualcosa, perché si è alzato e ha spento la TV, con mio gran dispetto. In altre occasioni, quando a volte mi lecca fra le gambe immagino che lui sia una fresca ragazzina adolescente (ho tanto desiderato che questo potesse accadere). Ma ahimè, non ho mai avuto la possibilità di trovarne una, perché non posso uscire da sola. Lui è troppo possessivo per lasciarmi uscire. [Lettera] 5. PERCHE' LA FOGLIA DI FICO? LE DONNE SI VERGOGNANO. Le donne si vestono per gli uomini o per le donne? Mi sono sempre chiesta perché l'eterna domanda provocatoria venga posta in questi termini, come se l'obiettivo più importante, la risposta, potesse davvero stabilire di quale dei due sessi le donne cerchino l'approvazione. Ma il problema non trova mai una risposta soddisfacente, perché è mal posto. La maggior parte delle donne sono motivate dalla paura di essere disapprovate, e quando si tratta di disapprovazione non ha importanza da che parte venga. LA PAURA DELLA DISAPPROVAZIONE.

Le cose non cambiano con le fantasie erotiche: Il problema non è stabilire per chi le donne fanno una cernita del proprio immaginario erotico, ma per paura della disapprovazione di chi sopprimono certe fantasie? La risposta è la stessa. E non è particolarmente forzato il parallelo tra quello che una donna sceglie di indossare e quale fantasia erotica le passa per la testa. Nella meravigliosa scena madre di uno dei suoi primi film, Jezebel, Bette Davis si presenta al ballo delle debuttanti, tutte tradizionalmente vestite di bianco, in un abito rosso vivo fiammante; quali cuori si fermano allora di colpo (insieme alla musica), con tanta ansia e disapprovazione per ciò che lei aveva osato indossare? Assolutamente tutti, quelli degli uomini e quelli delle donne. Tutti, tranne quello del bel giocatore George Brent, che improvvisamente capisce che la donna dei suoi sogni segreti è lei, Bette. E naturalmente anche tutti i cuori del pubblico, i nostri. Per un istante condividiamo la fantasia di apparire come la donna più audace e più bella della festa che, invece di essere respinta per quanto ha osato fare, proprio per questo è la prescelta dall'uomo più virile di tutti: l'eroe. Poi si accendono le luci, sospiriamo e torniamo a casa e alla realtà, dove non ci sogneremmo mai di comprare davvero un vestito come quello, né di corrispondere al prossimo «George Brent» che ci venga incontro. Non perché una guaina rossa non ci starebbe bene; sul mercato c'è qualcosa di equivalente a quel vestito che si addice a ogni donna, come da qualche parte c'è l'equivalente di George Brent che potrebbe essere per ogni donna quello che George era stato per Bette. Ma non indossiamo un vestito che non sia «in carattere» con la nostra immagine (e che invece lo è con la fantasia) per lo stesso motivo per cui non si agisce in modo imprevedibile: procurerebbe troppe ansie. Ansie nelle altre donne, nel nostro uomo, in noi stesse. IL SENSO DI COLPA SOPPRIME LA FANTASIA. Succede inoltre che il senso di colpa che sentiamo in anticipo per tutto quanto potremmo aver fatto nelle nostre fantasie sfrenate non si limita a trattenerci dal farlo, ma sopprime la fantasia stessa. Questa è realmente vergogna nel senso più repressivo. I suoi effetti sono ben visibili: donne che affrettano il passo davanti a certe vetrine («Oh, quei vestiti non mi si addicono») con quella specie di sorriso indulgente che dimostra che non hanno neppure visto i vestiti, come non guardano mai da un punto di vista sessuale «altri» uomini. Avendo spento la loro fantasia come si spegne una lampadina, diventano cieche anche di fronte alla realtà; così si sentono più al sicuro. LA REPRESSIONE COME DIFESA. La repressione come linea di difesa diventa sempre più rigida, vede sempre più minacce in ogni campo, e alla fine persino la fantasia, anche se non c'è neppure la più remota possibilità che venga messa in atto, viene caricata di tanta pericolosa sessualità che quasi tutte le donne che non si sognerebbero di sperimentare certe cose nella realtà non le provano neppure nei loro sogni a occhi aperti. Bisogna riconoscere che le donne non sono certo state addestrate a pensare al sesso (tranne che nelle loro reveries quasi inconsce). Farlo magari, ma pensarci no. Per questo la domanda scottante posta a letto dall'uomo».Dimmi a che cosa stai pensando», il più delle volte resta senza risposta, tutt'al più si risponde con un onesto ma distratto .«Non pensavo a niente».

La mente delle donne, come il corpo delle vergini, non procede spontaneamente dalla possibilità sessuale più ovvia a ciò che potrebbe venire dopo. E una questione di esercizio, o di mancanza di esercizio, come imparare le scale musicali. Se per caso viene in mente una fantasia erotica, di solito va in linea retta ed è di breve durata. E come pensare in una lingua straniera. Non ha niente a che vedere con l'intelligenza e neppure con la «liberazione». Per quanto siamo diventate tutte imperturbabili e interessate all'argomento, in quest'epoca in cui non è più possibile scandalizzarsi, visto che tutto è stato scritto, filmato ed è socialmente accettato, conosco donne che hanno ancora la lingua legata quando si arriva al problema dell'immaginario erotico femminile. LE RESISTENZE INCONSCE. Mentre stavo preparando questo libro ne ho trovate di quelle che entravano subito in sintonia con quanto stavo facendo, che affermavano intuitivamente tutte le implicazioni connesse, tanto da togliermi le parole di bocca prima che io riuscissi a dirle. Mi incoraggiavano con entusiasmo e dicevano anche di avere delle fantasie, ma poi, proprio mentre parlavano di tutto ciò che si può dire in generale sull'argomento, all'improvviso non riuscivano a ricordare le proprie fantasie personali. «Ma è ridicolo» qualcuna diceva perplessa, «So di fantasticare, solo che non riesco a ricordare»... Poi, per lo più dopo un intervallo di qualche giorno, che bastava per abituarsi all'idea, o forse per riavere la stessa fantasia, ma questa volta ricordandola, venivano raggianti a raccontarmela. Mi aspetto che la maggior parte delle donne dica di non avere fantasie erotiche. (Quelle che, consapevoli delle loro fantasie, hanno contribuito a questo libro, sono l'eccezione, non la regola.) Mi aspetto anche che le stesse donne che dicono di non fantasticare siano le più desiderose di discutere il problema, le più interessate e disponibili a perseguire l'idea. Ma mi hanno sorpresa (almeno quando ho cominciato) l'inarticolato incespicare a ogni parola, le risatine quasi isteriche che accompagnavano il vano brancolare alla ricerca di una frase e la quasi universale rinuncia, che cerca di negare ogni cosa ammettendo tutto: «Ci dev'essere qualcosa di sbagliato in me; non ho mai avuto nessuna fantasia. Ascoltare una donna intelligente che cerca continuamente di trovare un'altra parola e poi la sostituisce di nuovo, nel tentativo di esprimere e descrivere la sua fantasia erotica, è come guardare un bambino sano e normale che all'improvviso non riesce più a mettere uno sull'altro dei grossi cubi, quasi fosse diventato distrofico. CORPO E MENTE. Ho già accennato in un capitolo precedente alla mia convinzione che il divorzio fra donne e sesso cominci dalla loro infanzia, che le esclude dalle avventure e dalle esplorazioni, sia fisiche sia mentali, limitando i giochi e le attività loro permesse. E come se fosse un crimine per una bambina rischiare di procurarsi qualche ammaccatura giocando, un crimine che chiunque o qualsiasi cosa venga in contatto con quel corpo. E la sensazione che sia un crimine essere toccata, anche da se stessa, cresce con l'adolescenza, così che se si imbatte in qualcosa accidentalmente, la vergogna trova il terreno già preparato. Se le sue mani sono esitanti a toccare ciò che è ovviamente e tangibilmente suo, come potrebbe la sua mente esplorarne

le possibilità? E dove troverà i rudimenti del materiale che la sua fantasia potrebbe elaborare? E oltre ai giocattoli della sua infanzia, ci sono libri o riviste che offrono qualche incentivo o qualche idea alla fantasia erotica in relazione a quel corpo, praticamente estraneo? Quando arriva ai dodici anni i suoi sensi sono già stati bloccati: le «brave bambine» non fanno «quelle cose»; le «brave bambine» non devono neanche guardare: ecco dunque la foglia di fico, nel caso che debbano proprio guardare. E poiché le «brave bambine» non devono neppure pensare a «quelle cose», anche la foglia di fico diventa un mistero. LA CONGIURA DEL SILENZIO. Più tardi, quando il mistero è risolto e la foglia di fico rimossa, le donne guardano (almeno alcune) ma ancora non parlano. La congiura del silenzio, che, a partire da sua madre, fa di ogni donna la carceriera di se stessa, lingua alle donne e blocca qualsiasi possibilità di rapporto tra il linguaggio e la mente, già del tutto estraniata dal corpo. La conseguenza peggiore di tutto questo, secondo me, non è tanto che la donna nella sua fantasia si vergogni di quanto sta facendo, ma che consideri addirittura una colpa permettersi di fantasticare. Sentirsi in colpa non per qualcosa che si è fatto, ma solo per aver pensato a una certa cosa, questo è molto triste. LILL. Fantastico solo quando mi masturbo, e credo che la mia fantasia sia molto comune. Immagino che un uomo stia facendo l'amore con me, che mi baci appassionatamente su tutto il corpo, concentrando il più del suo ardore sulla mia passerina, a cominciare dalle grandi labbra per poi amarmi nel modo più totale ed esperto. Io mi limito a giacere in estasi, il che poi mi fa sentire un po' in colpa, per aver avuto una fantasia così egoista, visto che non immagino mai nemmeno di toc care lui. [Lettera] ALISON. A quattordici anni ho avuta la solita relazione con un'amica intima (credo che succeda a quasi tutte le ragazze). Nella mia camera da letto lei fingeva di essere la tenutaria di una casa chiusa e io facevo la parte di una ragazza vergine. Mi abbigliava con una specie di bikini sexy fatto di sciarpe di chiffon. Poi lei diventava il cliente, un marinaio violento che mi avrebbe presa contro la mia volontà. Si stringeva a me e strofinava la sua vagina contro la mia. Provavo degli orgasmi molto intensi (più intensi che con qualsiasi uomo). Dopo la sua partenza non ho più avuto la fortuna di avere un'altra relazione come quella. Adesso, quando mi masturbo, di solito penso di essere sedotta da una bella donna. Comunque, anche se questo dovesse accadere ancora nella realtà, avrei bisogno di essere sedotta dall'altra donna per riuscire a controllare il mio imbarazzo. Ha cercato di entrare nelle mie fantasie parlandomi mentre facciamo l'amore, dicendomi che lui è una donna, e così via... Questo mi eccita davvero, ma non capisco se lo fa per me o perché anche lui ha delle tendenze omosessuali, sebbene lui dica di non averne. Gli piace molto che io mi sdrai sopra di lui (la mia schiena contro il suo petto); così può toccare i miei seni. Da quanto mi dice, sembra desiderare che siano suoi. E un'idea che mi eccita molto e non capisco perché non vuole ammettere di avere un minimo interesse omosessuale; dopo tutto io ho questa

tendenza. Visto che non trova niente di vergognoso nelle mie fantasie lesbiche, perché dovrebbe vergognarsi delle sue fantasie omosessuali? Non tutte le mie fantasie sono di tipo lesbico. L'uomo che vive con me ha un cugino molto bello. Una volta fantasticavo che lui venisse in casa e mi trovasse nuda, e che avrei fatto l'amore con lui; qualche volta immaginavo che arrivasse con degli amici e che tutti mi mettessero le mani addosso cercando di eccitarmi, poi avrei fatto l'amore con quello che mi piaceva di più. Adesso mi capita raramente di avere questa fantasia. Nelle mie fantasie attuali gli uomini mi prendono sempre con la forza e sono più vecchi di me (di solito sui trentacinque). Qualche volta il mio amante vuole indurmi a immaginare che un mucchio di uomini stiano facendo l'amore con me: mi palpeggia, toccandomi da tutte le parti svelto svelto, come se le sue mani fossero molte mani. Sul momento questo mi eccita molto, ma poi non posso fare a meno di vergognarmi. A volte penso che a lui piacciano le mie fantasie, che lo eccitino mentre stiamo facendo l'amore, ma che dopo mi guardi con disprezzo, che me ne faccia una colpa. Sono una lesbica repressa? Non lo so proprio. Forse sarei meno ambigua a proposito delle mie fantasie se anche il mio amante lo fosse. [Lettera] CLARE. Sto cercando con tutte le mie forze di liberarmi dai sensi di colpa e di frustrazione in campo sessuale. Grazie a mio marito, spero che presto riuscirò a sentirmi completamente libera, ma devo ammettere che cogliere questa occasione per parlargli delle mie fantasie mi fa paura. In principio lui era geloso degli altri uomini. (Non ho mai fatto la civetta, solo mi piaceva guardare gli uomini, proprio come agli uomini piace guardare le donne.) Comunque adesso abbiamo una mentalità più aperta e lui potrebbe non essere affatto geloso delle mie fantasie. Forse non è del tutto vero che non voglio parlargliene, ma vorrei almeno avere la convinzione che non ci sia niente di male a pensare queste cose e la sensazione che anche lui la pensi allo stesso modo. Secondo me non gli piacerebbe sapere che, mentre noi facciamo l'amore, a volte penso a qualcun altro. Di solito è un uomo che ho appena incontrato, che trovo molto attraente, e col quale mi piacerebbe scopare. Amo mio marito con tutto il cuore, lui è il mio grande amore, ma credo che sarei capace di amare anche altri, almeno sessualmente. Non vorrei dirgli questo, desidero solo che lui capisca queste cose e riesca ad accettarle senza che io gliene parli. Comunque penso che forse sia pronto a sentirmi descrivere le fantasie che immagino quando mi masturbo. Per lo più immagino che qualcuno avanzi piano piano e mi si avvicini sempre di più per baciarmi i genitali. Man mano che l'uomo si avvicina mi eccito maggiormente, e quando immagino il bacio ho un orgasmo. A volte questa persona immaginaria è una donna, il che mi fa sentire in colpa. Queste sensazioni lesbiche mi preoccupano, e voglio parlarne apertamente con mio marito, ma ho paura. Inoltre, quando vedo come si eccita mio marito mentre mi lecca, mi domando se fare lo stesso a un'altra donna ecciterebbe anche me. Tutte le mie emozioni lesbiche sono immaginarie; se venissi avvicinata da una lesbica nella realtà, probabilmente proverei solo disgusto. Ho altre fantasie erotiche che implicano un certo voyeurismo o esibizionismo. Una riguarda qualcuno, non una persona determinata, che entra nella stanza in cui mi sto masturbando e mi osserva, poi magari lo fa anche lui, o lei. Altre volte,

mentre mi masturbo, appena arrivo all'orgasmo immagino di essere leccata da un grosso cane. Anche mentre faccio l'amore con mio marito immagino che la gente ci guardi, e magari che l'uomo con me sia un negro. Fantastico anche durante il giorno. Se mi sento molto attratta da un uomo, riesco a immaginare tutto quanto potrebbe accadere, come se stessi scrivendo un libro o un brano di teatro sulla nostra relazione. Credo che mio marito potrebbe incoraggiare le mie fantasie, specialmente adesso che il nostro rapporto è tanto migliorato. Gli ho detto che da bambina avevo delle fantasie ma non immaginavo un rapporto sessuale, più che altro vedevo persone nude, molte persone che passeggiavano nude nei pressi di una piscina o in un parco. Naturalmente io ero una del gruppo di nudisti, ed essere nuda e vedere altre persone nude mi eccitava. Siamo sposati solamente da tre anni. Per un po' di tempo abbiamo fatto l'amore in modo un po' noioso, ma abbiamo superato questo stadio col crescere del nostro amore, che è diventato sempre più profondo, e liberandoci dalle nostre molte inibizioni sessuali. Grazie per il suo interesse. [Lettera] ANSIE MASCHILI. Le donne sprecano troppo tempo e troppo sentimento a vergognarsi di colpe che tali non sono: colpe immaginarie elaborate nella solitudine e nell'ignoranza. A volte penso che ogni donna sia perseguitata per tutta la vita da un suo demone personale, che tiene segreto perché lo considera il marchio della sua vergogna; vergogna fino al parossismo, non per qualcosa che ha fatto, ma per tutto quanto ha immaginato. La vergogna e l'autoincriminazione arrivano fino alla follia, nel buio. Se non altro, spero che questo libro aiuti le donne che fantasticano a sentirsi meno colpevoli, dando loro la certezza di non essere sole... di non essere le uniche persone al mondo con simili idee o pensieri strani e inesplicabili; a convincersi che pensare qualcosa di «terribile» non significa essere terribili o desiderare realmente cose terribili, e soprattutto che non ci si deve sentire colpevoli di ciò che si pensa. L'ANSIA è CONTAGIOSA Ma non tutta la colpa che stringe d'assedio la fantasia femminile è immaginaria. La tensione e l'ansia che suscita negli uomini è davvero reale, e una donna non può fare a meno di sentirla: se lui è in ansia, lei è colpevole. GLI UOMINI NEGANO. Posso capire che un uomo non voglia sentir parlare di altri uomini nella vita della sua donna, e soprattutto sentirsi dire che sono nella mente di lei mentre sta facendo l'amore con lui. Posso anche capire che certe donne sentano il bisogno di dire tutto ai loro uomini, anche se non riescono a capire perché lo facciano. Dire tutto non è necessariamente il modo più efficace per superare i sensi di colpa. A volte non serve che a far crescere le ansie. (Anche se non credo che si possano stabilire delle regole valide per tutti; solo l'interessata, conoscendo il suo uomo, può capire che cosa e fino a che punto lui voglia sapere.) Ma approfondiremo questo argomento (è una buona idea o no.?) in un altro capitolo.

Ho già detto che avevo rinunciato a parlare di fantasie erotiche con le donne mentre erano presenti i loro uomini perché, nonostante l'interesse iniziale che il tema suscitava in tutti, una discussione più dettagliata provocava sempre una forte tensione negli uomini. Che si sentano minacciati dalle fantasie erotiche delle loro donne non è più un mistero. Queste fantasie li mettono di fronte allo spettro del rivale invincibile, dotato dell'abilità di un mago e di proporzioni inimmaginabili; soprattutto si tratta di un rivale che non possono controllare. Alcuni non reagiscono con rabbia né si fanno prendere dal panico, più semplicemente si limitano a negare l'esistenza di fantasie nella mente delle loro donne. Una sera stavo discutendo questo argomento con un amico, che mi disse: «Devi parlarne con il mio amico Harry. Lo sto aspettando proprio ora e sarà affascinato da ciò che dici, perché è il prototipo dell'animale della giungla. Non c'è un'esperienza sessuale che lui non abbia provato e il numero di donne che sono andate a letto con lui potrebbe riempire l'elenco telefonico». Bene, pensavo, incontrerò un uomo di così vasta esperienza, e tanto estroverso e aperto che finalmente riuscirò a discutere di fantasie femminili con un uomo senza innervosirlo. Accolsi dunque con un caldo sorriso l'«animale della giungla» quando arrivò, anche lui sorridente, finchè il nostro amico non cominciò a parlargli del mio lavoro. L'atteggiamento dell'«animale» nei miei confronti cambiò immediatamente, mentre si ritirava nella sua posizione di attacco, accendendo un sigaro: «Nessuna donna che io abbia scopato», disse, «ha mai avuto bisogno di fantasie erotiche». Questo non è un libro sugli uomini e sulle loro fantasie, ma voglio pubblicare solo quest'unica lettera scritta da un uomo, il quale non solo dice che cosa pensa sua moglie, ma scrive lui stesso la lettera, firmando col nome di lei. IL MARITO DI TINA. Mia moglie, che è una donna pudica, mi ha chiesto di scrivere per lei. Le assicuro che, secondo me, non ha nessuna fantasia particolare. La sua fantasia caso mai, ed è lei che me lo ha detto (siamo sposati da trentacinque anni), è un senso di pienezza d'amore ogni volta che facciamo del sesso. Come chiunque, lei ha diritto di avere dei sentimenti e dei pensieri segreti, e ne parliamo con franchezza. La offende leggere che certe donne possano fantasticare di altri uomini o di animali. Non ha bisogno di dirmelo, perché lo so. Mi ha detto che potrebbe eccitarla, e mi ecciterei anch'io, vedere dei grandi animali mentre si accoppiano, magari cavalli o elefanti. Ci piacerebbe molto visitare una fattoria con allevamento di animali e vedere come fanno. Ma sono sicuro che non ha in mente queste cose mentre facciamo l'amore. Quanto a me, nell'atto sessuale non ho nessuna fantasia. Sono felice pensando che mia moglie è una donna sana e pulita, e il suo unico pensiero, o fantasia, è di indossare dei vestiti graziosi e semplici perché sa che a me piacciono. Non si è mai masturbata, e sebbene lei e sua sorella dormissero nella stessa camera, sono sicuro che non ha mai avuto nessuna idea di tipo lesbico. La sua fantasia, ripeto, quando facciamo l'amore, è solo un grande sentimento d'amore per me e il pensiero che sta dandomi tutta la gioia possibile. Comunque, mi piacerebbe leggere altre storie di fantasie, anche se non credo proprio che la donna media

abbia i desideri e le fantasie erotiche che invece gli uomini hanno. La ringrazio di avermi dato l'occasione di scriverle per mia moglie. [Ha firmato lui col nome di lei]

6. LA FANTASIA ACCETTATA. CHI NON HA FANTASIE? Ci sono donne che non si vergognano affatto delle proprie fantasie erotiche. Le accettano, ne fanno partecipi i loro amanti, le vivono persino giorno per giorno, come Sophie. Alcune ci sono arrivate per conto loro; altre hanno avuto bisogno dell'incoraggiamento di un amante ben disposto. E pochissime, le più fortunate, sono nate libere, senza colpa o vergogna. Come avete visto, molte donne che hanno contribuito a questo libro lo hanno fatto con una certa ansia, quasi con una punta di disapprovazione o addirittura di disgusto per se stesse, anche se alla fine esprimevano un senso di sollievo: «Bene, grazie a dio, finalmente ne ho parlato con qualcuno che mi capisce; pensavo di essere l'unica ad avere questi pensieri indecenti... Il sollievo dall'angoscia di essere sole coi propri pensieri, il ritrovato senso di realtà che viene dal condividerli, a volte era uno stimolo sessuale di per sé così forte da indurre parecchie delle mie corrispondenti a fermarsi a metà della lettera per masturbarsi. Erano trascinate dall'euforia, così dicono, e anche il confidarmelo era in qualche modo terapeutico: le sollevava ancor più dai sensi di colpa. Mi perdoni l'interruzione, ma sono sicura che lei capirà perché non posso scrivere queste cose senza masturbarmi, cosa che sto facendo in questo momento... Le uniche fantasie di cui parlo senza vergogna sono quelle che invento per far piacere a mio marito. Tengo sempre le mie vere fantasie chiuse a chiave nella mia mente. Per me è stato eccitante parlare delle mie fantasie, e mentre le scrivo ogni tanto mi fermo per manipolarmi i capezzoli con la punta delle dita. (Il farlo mi incoraggia a parlare di queste cose.) Infatti, mentre con una mano scrivo queste frasi, con il pollice e l'indice dell'altra mi sto titillando i capezzoli. Dopo aver riletto questa lettera mi ritrovo con le mutandine tutte bagnate... E stato difficile scrivere questa lettera. Ricordare certe cose è stato così eccitante che ho dovuto interrompermi due volte per masturbarmi con uno «Pseudofallo» costruito dal cameriere. E un apposito aggeggio che viene usato dalle donne indigene per soddisfarsi quando i loro mariti sono lontani. Il mio è esattamente della stessa misura di quello di mio marito in erezione. Quando lo uso immagino che il ragazzo indigeno che lo ha fatto sia lì al posto di mio marito. Ma non importa, quando chiudo gli occhi non vedo il ragazzo, sento solo quell'aggeggio delizioso che lavora esattamente come fa mio marito. Se solo potesse eiaculare dentro di me... ora. [Da una corrispondente dalle isole del Pacifico] LE FANTASIE COME PARTE DELLA REALTA'. Una minoranza di donne, che non hanno sensi di colpa, sembra non avere alcuna esitazione né imbarazzo a parlare dell'argomento. Sono pronte a dare il loro contributo come se le avessi invitate a una festa dove sono sicure che si divertiranno, perché conoscono già gli altri ospiti. «Fantasia? Certo, ho della fantasia, chi non ne ha?» Infatti Gloria è convinta che un'antologia delle fantasie non sarebbe completa senza le sue, che lei usa ogni giorno nel suo lavoro di modella. Per donne come lei non ci sono confini tra

la fantasia e la realtà: quello che si pensa e quello che si fa non occorre che siano la stessa cosa, ma non devono neppure essere separati come se fossero in guerra l'uno con l'altro. Una donna che vive tranquillamente con la sua fantasia non ha bisogno di tirar fuori la biancheria sporca dal fondo del cesto per parlarne: il materiale non la mette in imbarazzo. Può mettere in atto le sue fantasie, oppure lasciarle semplicemente coesistere con la sua vita reale, l'importante è che l'immaginario e il reale sono entrambi parte di lei e come tali sono entrambi accettati. Le fantasie sono un aspetto della sua persona e della sua coscienza; non costituiscono una minaccia, non suscitano ansie. Lei è fatta così. Certe donne non tengono segrete le loro fantasie. Possono conservare appesa allo specchio la fotografia dell'amante immaginario così come quella dell'amante vero e quando dormono sole, se ne hanno voglia, egli scivola tranquillamente nella loro fantasia. Per Sophie, per esempio, la fantasia non è altro che una fantasia, solo un modo piacevole di vivere, e senza esitare mette in atto il suo desiderio di stare con due uomini diversi ed egualmente eccitanti. Come dicevo, certe persone vivono così intimamente le fantasie che queste vivono dentro di loro. Non so se sia significativo il fatto che le due donne delle fantasie seguenti siano entrambe giovani, ma credo di sì. Può dirci qualcosa sul futuro del l'immaginario. GLORIA. Sono convinta che un'antologia delle fantasie erotiche non sarebbe completa senza la mia. E la più bella. Sono una modella e l'adopero nella mia professione. Sono in uno studio, aspettando che il fotografo finisca di darsi da fare con le luci e tutto il resto. Ho l'aria annoiata, perché mi sto annoiando. Poi, quando lui è pronto e dobbiamo cominciare, io, deliberatamente, «vado al mercato» (così immagino la mia fantasia) e immergendomi sempre più nella mia fantasia, sebbene stia seguendo le sue direttive (in questo sono una professionista molto seria) divento sempre più interessante da guardare. Lo hanno notato tutti i fotografi con i quali ho lavorato. Non dico loro come faccio (questo è affar mio), ma con questo ho ottenuto un grande successo commerciale. Naturalmente continuo ad arricchire, a trasformare la mia fantasia, ma la base è questa. Sto aggirandomi per un mercato coi miei valletti. E un posto enorme con alti soffitti di vetro a volta, e mi aggiro tra una parte e l'altra, guardando le mercanzie, per decidere che cosa voglio. Tutta la mercanzia in mostra da ambo i lati è costituita da giovanotti nudi, di vario tipo, ma tutti di aspetto molto robusto. Sono l'unica cliente in tutto il mercato, e mi danzano intorno servizievoli venditori, agenti, propagandisti di ogni genere, tutti cercando di vendermi l'uno o l'altro dei loro stalloni. Qualche volta, se mi va, li ascolto raccontare storie fantastiche su ciò che quegli uomini sono capaci di fare, e questo è già eccitante di per sé. Altre volte li ignoro e continuo il mio giro. A un certo punto fisso la mia attenzione su un certo giovane, poi su altri due o tre, o anche più, secondo l'umore. Quando ho raccolto alcuni candidati, i valletti li riuniscono su una piattaforma, mentre altri valletti preparano lo schermo. E uno schermo gigante, che copre un'intera parete del salone, grande cinque volte quello di un cinema normale. Adesso tutti gli altri vengono fatti uscire dal mercato, tranne il mio seguito personale, e il film incomincia. Sullo schermo, in uno sfolgorante technicolor, compaio io, nuda

e coricata, la macchina da presa ai piedi del letto. Le mie ginocchia, che all'inizio sono unite, cominciano ad aprirsi, io ad agitarmi sul letto e la macchina da presa mi segue. Si vede a distanza la testa che sbatte sul cuscino, a media lunghezza i seni sobbalzare da una parte all'altra accompagnati dal movimento dei fianchi, e poi, lentamente, appare, in primo piano la fessura, che diventa sempre più grande mentre le cosce si aprono completamente e i piedi si alzano. Mentre queste immagini passano sullo schermo gli stalloni guardano e io guardo loro. Giro intorno per vedere ciascuno di loro da ogni angolatura, sulla piattaforma sopra di me, e mentre l'erezione di tutti loro cresce faccio la mia scelta. Con un cenno alla troupe indico che quello è il prescelto, e mentre loro preparano tutto l'occorrente per la prossima ripresa, io conduco il ragazzo, che ormai ha il diavolo in corpo, a un letto gigantesco già predisposto in uno studio chiuso con tende in un angolo del mercato. Mi tolgo gli indumenti, che già erano ben pochi, e faccio sdraiare il tipo sul dorso e gli monto sopra. Appoggiandomi sulle ginocchia sollevo il sedere in modo che sfiori il suo uccello, stuzzicandolo un pochino. Il poveretto palpita e ansima, ma dobbiamo aspettare che le cineprese siano tutte a posto, con la giusta angolatura: una è dietro di me, una sopra, le altre tutto intorno. Quando ogni cosa è sistemata, e coi miei titillamenti il suo uccello è diventato ancora più grosso e duro, cominciamo. Prima mi abbasso lentamente sul suo cazzo, poi mi tiro su, ancora giù, ancora su, adesso con un movimento rotatorio, poi tutto diventa più veloce e violento, e alla fine lo sto cavalcando come un cowboy e lui dà delle gran sgroppate; la scopata è un tumulto che ci porta alle stelle. Intanto sullo schermo gigante si vedono immagini multiple, spaccati e angolature varie di quello che stiamo facendo o che facevamo uno o due secondi prima, tutti adesso sono rientrati nel mercato e ci guardano sullo schermo; con la coda dell'occhio riusciamo a vedere noi e loro, e anche questo acuisce il piacere, finchè arriviamo al culmine e il pubblico applaude. Qualche volta continuiamo per un bel po', altre volte, dopo aver raggiunto un orgasmo, ci eccitiamo oralmente a vicenda per poi ricominciare. Ma in ogni caso è sempre un crescendo, con variazioni, fino ad arrivare entrambi a un finale fantastico, gli applausi sono sempre più scroscianti e l'intero salone è in tumulto, il pubblico forse ancor più eccitato di me. [Scritto su richiesta] SOPHIE. Sophie ha diciotto anni ma la sua vita sessuale è già piena e varia. I suoi genitori se n'erano accorti quando lei aveva sedici anni, l'avevano sgridata e, dopo la lite, lei era andata via di casa. Aveva preso un autobus per Chicago, dove adesso vive nella Near North Side, una zona piuttosto tranquilla. Non ha un lavoro fisso, ma trova sempre qualcosa da fare quando lei, o gli amici che vivono con lei, sono senza soldi. Al momento lavora in uno di quei saloni che sono venuti di moda negli ultimi tempi, dove uomini e donne vanno a farsi mettere a posto i capelli, c'è sempre della musica rumorosa, viene servito il caffè, e i clienti in attesa possono anche darsi alle danze. Questo lavoro le piace e dice che per il momento non ha alcuna intenzione di lasciarlo. Sophie vive in comunità, dice. Una generazione più anziana direbbe che vive con due uomini. E tipico della sua generazione, credo, anche il fatto che Sophie sia ben consapevole delle sue

fantasie; non solo ammette di averne e ne parla senza alcun imbarazzo, ma cerca davvero di viverle nella realtà. Il sesso per me non è mai stato un problema: è qualcosa che la gente fa quando si sente di farlo, e così non mi piaceva che i miei genitori la mettessero giù tanto dura. Dissi che loro avevano il proprio punto di vista e io avevo il mio, non c'era bisogno di litigare. Ma loro insistevano, volevano che facessi l'unica cosa che consideravano giusta: stare solo in due e sposati, così me ne sono andata. Il mio problema non è il sesso, ma con quale tipo di uomo voglio farlo. Certo non desidero restare sola. Ma mi è sempre piaciuto avere due tipi diversi. Il primo è sempre alto e bruno, e non sono mai sicura di piacergli davvero. Un tipo duro che non si lascia far fesso da nessuno. Naturalmente tutte le ragazze corrono dietro a bulli come lui. Il che gli va benissimo. Ne ricordo uno in particolare. Praticamente qualsiasi merla che non fosse proprio un orrore poteva cuccarselo per una notte o due, ma poi tutto finiva, e se lei piangeva o gli diceva che lo amava, che era pazza di lui, scoppiava a ridere e se ne andava. L'altro mio tipo, il tipo B, è esattamente l'opposto. E piuttosto piccolo, coi capelli di un biondo slavato, ma bellino e triste, come se avesse la tubercolosi e non dovesse vivere a lungo. Il tipo A, il rude, non va a scuola, il tipo B invece intristisce sui libri, legge sempre e ha un mucchio di teorie filosofiche... su come è fatto realmente l'universo. Ha questa specie di fascino, capisci, sa parlare, ti spiega perché succedono certe cose. Ti fa sentire tranquilla. Ma il segreto del suo fascino, naturalmente, sta nel fatto che si desidera prendersi cura di lui. Così, fin da quando ho cominciato a uscire coi ragazzi, sono come la pendola del nonno, tic toc, oscillo tra questi due tipi, pensando all'uno quando sono con l'altro. Ma questo non mi era ancora molto chiaro, finchè in un cinema non hanno fatto una rassegna dei film di Clark Gable e ho capito che quella tipa del film Via col Vento, anche lei oscillava tra il tipo A e il tipo B. Clark Gable e Leslie Howard. Leslie Howard, Gesù, che razza di tipo B, era perfetto. Così, quando ho letto la sua richiesta di fantasie, ho capito che la mia fantasia non era una storia inventata da me per godermela meglio con qualche ragazzo. Ne conosco alcuni che vengono sempre a leggerti quei libri che parlano di lesbiche o di otto persone che si fanno a vicenda tutti insieme. Ma è roba che non mi fa un grande effetto. Comunque non mi eccitano allo stesso modo che mi eccitano gli uomini. Non so come chiamerebbe la mia storia personale. Io vivo proprio così, e per questo credo sia tanto eccitante, soprattutto a letto. E le scene che capitano! Come quando sto scopando col tipo A, e lui ordina a B di portare il nostro grande specchio più vicino per poterci guardare meglio. Oppure gli dice di prepararci qualche «spino» per quando avremo finito, e dopo tutti e tre accendiamo e ci facciamo una fumata amichevole. Ma per tutto il tempo che me la spasso con A, so che B è anche lui nella stanza e che sta pensando a me, mi guarda con affetto, è contento che io me la goda, e io mi compiaccio che anche lui ne gioisca. Molte volte lo faccio anche con B, naturalmente, ma con lui è sempre tutto diverso. A lui piace che sia io a prendere l'iniziativa. A volte, con lui, ho l'impressione che sia quasi come avere a letto un bambino. Una volta A era furente per qualcosa che avevo fatto, e mi aveva schiaffeggiata con tanta violenza da farmi cadere. Poi aveva preso tutti i soldi che avevamo in casa in quel momento e se n'era andato. Ma B era rimasto con me, e aveva cercato anche di spiegarmi

la psicologia di A, perché non lo odiassi troppo. Era arrivato a dirmi che siccome A mi piaceva davvero tanto, per me sarebbe stato certamente un male odiarlo. Qualche volta ho l'impressione che B sia innamorato di A. Forse lo pensa anche A. Spesso lo chiama «dolcezza» o «mio caro» o con qualche altro vezzeggiativo da checca. Infatti, credo che B si ecciti tanto quando mi vede scopare con A, perché non sa bene chi di noi due lui vorrebbe scopare, se A o me. O entrambi. Qualche volta abbiamo provato anche questo. Mi sembra di vivere in un sogno, averli tutti e due dentro di me nello stesso tempo. Ma non lo facciamo spesso, perché dopo una di queste scene, A si arrabbia da matti e sparisce per un giorno o due, e poi vengo a sapere che è andato a fottersi qualche altra sbarbata da qualche parte. Così, vedi, non ho bisogno di inventare qualche fantasia per eccitarmi, sto vivendone una nella realtà. Non mi piace la parola «fantasia». Sembra qualcosa di nevrotico, che poi ti costringerebbe a prendere degli psicofarmaci. Così per me la mia fantasia non è fantasia, è la mia stessa vita. [Lettera] DALLA FANTASIA ALLA REALTA'. Se si debba o no trasformare in realtà una fantasia, non dipende dal suo contenuto. (Sempre escludendo, naturalmente, idee pericolose o che potrebbero produrre dei danni fisici, come quella di giocare alla roulette russa a letto, o cose del genere.) ciò che può sembrare sgradevole, persino orribile, a una persona o anche a tutti, forse potrebbe far piacere alla donna che lo ha immaginato. Solo lei sa se la sua fantasia deve restare dov'è, nella sua mente, o se trasformarla in realtà potrebbe arricchire la sua vita. Ma questo non significa che accettare le proprie fantasie implichi quasi un obbligo morale di metterle in atto, come se il pensare una cosa senza metterla in pratica voglia dire comportarsi in modo ipocrita. Accettare le proprie fantasie significa solo questo, e tutto finisce qui; non realizzarle non vuol dire condurre una vita a metà. La fantasia non è un codice di comportamento. Ma ormai ogni lettore di questo libro avrà capito che molte fantasie dovrebbero essere parte della vita reale di una donna. Tante fantasie erotiche non sono altro che l'espressione di desideri che una donna ha il diritto naturale di soddisfare. E questo diritto va ben oltre la soddisfazione normalmente intesa: non importa cioè che una donna sia sposata, o abbia un amante o anche che sia sessualmente soddisfatta. perché, dopo tutto, ciò che vuole è tanto semplice che non riesco a capire come mai una donna abbia paura a chiederlo. Forse questo accade perché le donne non parlano, non esprimono i propri desideri neppure ai loro amanti, per timidezza o per vergogna. Questa fantasia è tipica, anche se il suo finale a sorpresa la rende anche più significativa. MARTHA. Sono una donna sposata di trentaquattro anni. Vorrei parlare della mia fantasia erotica, che ho costruito su qualcosa di reale. Circa undici anni fa, prima di sposarmi, ma ero già fidanzata, lavoravo con un uomo sposato e ho fatto l'amore con lui diverse volte. Non si trattava veramente di amore, era solo un affare di sesso. Sebbene lo facessi regolarmente col mio fidanzato, con quest'uomo era molto più eccitante. Per fortuna avevamo una camera dove rifugiarci e non eravamo costretti a farlo in un'automobile. Per

prima cosa ci spogliavamo completamente, e lui aveva subito un'erezione in*credibile. Poi mi accarezzava, baciava e succhiava i seni. Poi arrivavano carezze e baci schioccanti sul sedere. Giocava con la mia clitoride e mi masturbava con le dita per poi succhiarmela e affondare la lingua dentro di me; per il momento non toccavo neppure il suo pene, lui si concentrava tutto in me, facendomi gridare per l'eccitazione, e intanto mi parlava nella lingua del sesso: «Oh, tu bella, tu meravigliosa piccola fica, questo bel boschetto soffice dove sto per affondare il mio uccello, dentro la tua passerina. Adesso ti scopo, ti scopo, e fra poco inonderò questo bel pelo, e poi tu me lo succhierai, me lo succhierai tutto». Poi mi infilava un dito in culo e mi succhiava fino all'orgasmo. Mentre stavo ancora gridando di piacere mi metteva dentro il suo pene, le mie gambe lo stringevano in un abbraccio e lui mi scopava fino a farmi avere almeno due orgasmi. Intanto lui non era ancora venuto e aveva un'erezione che sembrava una sbarra di ferro. Lo premeva sulle mie labbra, finchè aprivo la bocca e lo succhiavo. Riusciva a trattenere l'eiaculazione per tutto il tempo che voleva. Me lo toglieva dalla bocca, sempre duro, e io lo accarezzavo con le mani circondandolo tutto con le dita. A un tratto mi afferrava le gambe facendomele appoggiare alle sue spalle e mi spingeva ancora dentro il cazzo, sempre più a fondo, sempre più in fretta. Allora finalmente veniva e io sentivo il suo seme caldo che sprizzava. Questa dunque è la mia fantasia erotica. Niente di tutto questo è mai accaduto. Avevo davvero una relazione con un uomo sposato, ma tutto il resto è solo un sogno a occhi aperti. [Lettera] VIVERE LE FANTASIE PRO E CONTRO. Sebbene soltanto la donna stessa debba decidere se la reazione delle fantasie può arricchire la sua vita o no, anche conoscendo bene se stessa è certa che tutto quanto funziona nella fantasia andrà altrettanto bene nella realtà. E un gioco d'azzardo: alcune donne mi hanno detto che il semplice parlare dei propri desideri segreti, senza viverli affatto, non solo era deludente, ma rovinava anche per sempre l'efficacia della fantasia. Alcune delle fantasie agghiaccianti di sofferenze e umiliazioni descritte in precedenza sono tali da distogliere chiunque dall'idea di trasformare in realtà i propri «sogni». Per fortuna le donne che hanno queste fantasie erotiche spaventose di solito dicono di non avere nessun desiderio di subire davvero quei maltrattamenti, e che scapperebbero a gambe levate per sfuggire a qualsiasi sofferenza reale. Le loro fantasie cruente si direbbero simili a certi orridi, ma benefici, incubi notturni. (Ma se le immagini da incubo non hanno un effetto terapeutico, se lo spavento non è accompagnato dal brivido piacevole di un film di Dracula e rischia invece di trasformare i mostri in realtà, potrebbe essere opportuno ricorrere all'aiuto di uno specialista.) Le donne che non si sentono in conflitto con le proprie fantasie, che se le tengono care e non hanno alcun desiderio di respingerle, si guardano intorno e vedono ogni cosa cambiare, tutto il possibile messo in atto: dai film alle riviste, alla pubblicità, si direbbe che la vita stessa sia piena di fantasia, che l'una e l'altra si avvicinino ogni giorno di più; perché non fondere vita e fantasia dentro di sé? Ecco alcune interviste e lettere di donne che hanno fatto proprio così. SYLVIA.

Sono sposata da ventidue anni, ho due figli e ho appena festeggiato il mio quarantesimo compleanno. Mio marito, un giornalista, e io siamo laureati, apparteniamo alla media borghesia. Anni fa, parlando di sogni e fantasie, ci siamo confessati a vicenda che ci capita di pensare ad altri durante il sesso. Poi, come molte mie amiche, ho scoperto che nel corso di una giornata molto calda si può trovare un certo sollievo masturbandosi e fantasticando di far l'amore con un nostro vicino dai capelli rossi, scrittore e produttore televisivo. Ma ho avuto risultati deludenti quando per caso mi è accaduto di sperimentare nella realtà un paio delle mie fantasie. La prima era di tipo lesbico, ma imprecisa, più che altro fatta di pensieri vaghi e sbadati su come sarebbe potuta essere... dopo tutto, chi conosce meglio di una donna quali sono le aree vitali della sessualità di un'altra donna? Bene, qualche anno fa un'amica intima mi ha fatto la sorpresa di venire a trovarmi il mattino presto. Siccome non avevo avuto il tempo di vestirmi, mi ha trovata in vestaglia. Mentre eravamo sedute sul divano a bere un caffè, lei mi si è accostata, avvicinandosi sempre di più. Allora ho cominciato a pensare alla mia fantasia e a domandarmi se si trattava di questo. Ma prima che potessi decidere se lo desideravo o no, come un fulmine a ciel sereno, improvvisamente mi è saltata addosso e ha cominciato ad accarezzarmi i seni. Avevo cominciato a protestare, ma lei non desisteva e il suo viso arrivò a sprofondarsi nel mio grembo. Confesso che, sebbene in un primo momento fosse quasi uno shock, mi stavo domandando se con la sua lingua sarebbe stata altrettanto brava di mio marito (e di un altro paio di uomini di mia conoscenza) o eccitante come certe lesbiche che ormai si vedono tanto spesso al cinema. Ha visto Il Conformista? Be', non lo era. Mi aveva solo eccitata masturbandomi con le mani. Mi sembra ancora di sentirla. Per fortuna ha traslocato. Non avrei proprio voluto rivederla. L'altro incidente è connesso a quella che secondo me è la fantasia erotica femminile più diffusa: quella del negro, di cui si vantano tanto le dimensioni e il talento. E successo durante le ultime elezioni presidenziali in America. Mio marito era stato chiamato a Washington per fare la cronaca di alcuni dibattiti al Senato. Durante la sua assenza sono stata a un party che metteva insieme uomini politici e un gruppo di pseudointellettuali (chiedo scusa). Un giovane negro, di aspetto raffinato e con una laurea in scienze politiche, aveva passato quasi tutta la sera con me, chiacchierando di vari argomenti, dall'economia al sesso. Si era offerto di riaccompagnarmi a casa. Mi è subito tornata in mente la mia fantasia e mi domandavo come sarebbe stata erotica quell'avventura. Sulla via del ritorno lui entrò con la macchina in un parcheggio e cominciò a fare delle avances. Poi tirò fuori dai pantaloni il suo pene, davvero duro e pulsante, e me lo mise in mano. Così finalmente lo stavo proprio tenendo in mano, dopo averci tanto fantasticato. Mi implorava di lasciargliela baciare e prima ancora di rendermene conto mi ero già tolta le mutandine. Mi divorava come se fosse stato al suo ultimo pasto. Per fortuna i ragazzi erano in collegio, così ho pensato che era meglio andare a continuare l'azione a casa mia. Non riuscirei mai a rilassarmi in macchina. Non so se Charlie fosse un individuo rappresentativo della sua razza, ma come amante faceva pena. E stata la mia prima esperienza con uno dell'altra razza e sarà anche l'ultima. Ma non

la dimenticherò mai. Pensavo che questa sarebbe stata la fine della fantasia del maschio negro per me, ma non è stato così: la fantasia non è finita, è solo cambiata. Forse non lo farò più un'altra volta, ma lo ricorderò sempre... in un certo modo. Un altro particolare: mi aveva pregata di succhiarglielo, cosa che nella fantasia avevo fatto, ma che naturalmente mi rifiutai di fare. Ammetto che il suo cazzo era imponente e che era bello vederlo e tenerlo in mano ma, a parte questo, i suoi talenti erotici erano zero. Ho saputo per caso che anche una mia amica ha avuto un rapporto con un negro, e anche lei è d'accordo nel dire che le loro prodezze sessuali sono solo una montatura. Temo che sia soltanto un mito. Le donne si lasciano influenzare dalle proprie fantasie. Così, questa è la mia storia. Spero che sia stata illuminante. Naturalmente i mortali sognano... su tutto quello che può essere vita. [Lettera] ELIZABETH. Ho venticinque anni ed ho abitato quasi sempre a Kansas City. Sono sposata da cinque anni ed ho un bambino di quattro. Sono laureata, mi interesso di pittura e di musica. Finiti gli studi, per qualche tempo ho fatto l'attrice. Adesso lavoro in un ufficio legale. Le auguro buona fortuna nella sua ricerca, e comincio la mia storia. Di solito durante il sesso mi concentro sulla persona che è con me e su quello che stiamo facendo. Però qualche volta fantastico di essere con il mio ragazzo di un tempo o con uno sconosciuto, o che, oltre a mio marito, anche un altro uomo stia facendo l'amore con me. Una volta (su richiesta di mio marito) ho avuto un incontro sessuale con un suo amico e spesso immagino che il terzo uomo sia lui. Mi viene in mente questa fantasia quando mio marito e io abbiamo dei rapporti anali. Mentre mi stimolo la clitoride o me la stimola mio marito, faccio finta di godermi un rapporto vaginale con un altro uomo, nello stesso tempo che ho un rapporto anale con mio marito. A volte penso alle altre donne che sono andate a letto con mio marito e mi domando se con loro ha fatto le stesse cose e come hanno reagito. Immagino di essere lui, che sta facendo l'amore con una di quelle donne. Quando gli sto facendo un bocchino cerco di immaginare che cosa si prova ad avere un pene mentre una donna lo succhia e lo titilla con la lingua. Riesco quasi a sentire il seme succhiato quando arrivo (cioè lui arriva) all'orgasmo. Mi godo pienamente le mie fantasie e trovo che parlarne acuisce l'eccitazione. Mio marito mi incoraggia a fantasticare e mi raccomanda di raccontargli le mie fantasie. Si eccita molto se, per esempio, gli dico che quel giorno mi sono masturbata e gli descrivo a che cosa stavo pensando mentre mi masturbavo. Qualche volta gli ho parlato anche delle fantasie che immagino mentre stiamo facendo l'amore. Verbalizzare queste cose aumenta il suo piacere. Mi ha chiesto anche di far finta che lui sia un mio vecchio amante e di descrivergli i miei sentimenti e le mie reazioni. Anch'io gli ho chiesto di immaginare che io sia un'altra mentre sta facendo l'amore con me. Una o due volte ho immaginato di essere un ragazzo e ho chiesto a mio marito di credere anche lui che lo fossi mentre avevamo dei rapporti anali. Ma sebbene lo ecciti molto sentirmi parlare delle mie fantasie mentre stiamo facendo l'amore, poi si rattrista al pensiero di quello che stavo immaginando. Mi chiede di raccontargli le mie fantasie, ma ho paura che poi le trovi ripugnanti: si sente disgustato di se stesso per il fatto che queste cose lo eccitano. Tutto considerato, ho deciso di tenere esclusivamente per me

le mie piacevolissime fantasie, in futuro. [Lettera] SHEILA. A venticinque anni avevo divorziato ed ero rimasta sola con due bambine, e dopo un po' di tempo avevo cominciato a fantasticare di far l'amore con dei ragazzi molto giovani. Immaginavo di averli a letto con me, a vestirmi, svestirmi e farmi tante cose particolari, come baciarmi sulle labbra vaginali. Così mi masturbavo e mi ero messa a indossare biancheria molto sexy. Fantasticavo di avere una relazione con il ragazzo che mi portava i giornali. Poi, un giorno, una delle mie bambine si era persa per strada e per caso il ragazzo dei giornali l'aveva trovata, così fra noi si era stabilita un'amicizia. A volte, quando veniva a trovarci, si sedeva su una seggiola di fronte a me. Guardandolo fisso, con insistenza, «lì», visto che gli stavo di fronte, cercavo di immaginare come fosse fatto il suo pene. Poi una sera, dopo essere andati tutti al cinema e quando le bambine erano già a letto, lui ed io eravamo seduti sul divano. Al l'improvviso un impulso irresistibile mi spinse a chiedergli se era innamorato di me. Sentii le sue mani muoversi sotto i miei abiti e di lì a poco una delle mie fantasie si era realizzata, anzi scoprii che in realtà il suo pene superava la mia immaginazione. Due anni dopo ci siamo sposati, sebbene io abbia dodici anni più di lui. Siamo molto felici e abbiamo tre bambini, uno dei quali è il risultato di quella notte, quando eravamo tornati dal cinema. Le fantasie tendono a scomparire. Certo, le trovavo piacevoli, ma la cosa in sé è anche più piacevole. [Lettera] CONDIVIDERE LE FANTASIE. Rendere partecipe di una fantasia erotica un amante accogliente e disponibile. Che cosa dire di più? Proprio come il sesso, la fantasia erotica è più divertente se si è in due. LYNN. Le mie fantasie durante il sesso comprendono sempre uno o più uomini: qualsiasi cosa stiamo facendo, c'è sempre un gruppo di persone che ci sta a guardare. Sono un'esibizionista, sia nella fantasia sia nella vita reale. Mi fa molto piacere vedere che gli uomini guardano il cavallo dei miei pantaloni, il mio costume da bagno, i miei vestiti attillati. Mio marito conosce le mie fantasie e le incoraggia. Sa anche che mi masturbo, il che, secondo lui, acuisce la mia sensualità. Mentre mi masturbo di solito ho fantasie di tipo esibizionistico. Prima di sposarmi, qualche volta ho avuto anche delle fantasie lesbiche, ma adesso non mi capita più. Nella vita reale mi siedo a gambe aperte per far vedere le mutandine, ma nella fantasia indosso solo un miniabito senza niente sotto e siedo a gambe aperte per far vedere i genitali. Mio marito è molto comprensivo, incoraggia le mie fantasie e mi aiuta a fantasticare. Ne gode molto. A volte bacia e succhia i miei genitali a lungo, per lasciarmi immaginare altri uomini, senza interruzioni vocali da parte sua. Quando sono pronta lo avverto e lui smette e mi mette dentro il pene. Lui mi chiede: «Hai scopato bene oggi?» E io gli rispondo: «Sì, tre uomini mi hanno scopata in ufficio». Lui mi chiede se ho fatto vedere la mia fica andando in ufficio, e allora gli racconto che sedevo sul treno a gambe aperte, così che gli uomini potessero vedere. E un gioco che facciamo tra di noi ed ha un effetto molto stimolante. Ecco la mia fantasia preferita.

E sera. Stiamo per andare a un party e io sono in camera da letto a vestirmi. Mi metto un reggiseno, una tunichetta corta e le scarpe. (Ho una bellissima abbronzatura.) Sto in piedi di fronte allo specchio e alzando le braccia vedo che il mio vestito sale ben più in su dell'inguine. Arriviamo alla festa, dove troviamo sei coppie, tutti sono belli e attraenti, gli uomini in pantaloni attillati, le ragazze tutte vestite, con le cosce e il seno coperti. Mi siedo e sono felice di vedere che gli uomini stanno guardando la mia gonna. Mi alzo e mi chino per raccogliere qualcosa da terra. Sento delle mani sui fianchi. Sto ferma nella stessa posizione e sento un gran pene entrare dentro di me. Non mi guardo intorno e quello va avanti fino alla fine. Poi un altro uomo mi stende su un divano e mi scopa. Lo fanno tutti a turno in posizioni diverse, mentre gli altri stanno a guardare. Ma nessuna delle altre coppie fa l'amore. Alla fine ce ne andiamo. E una serata calda e andiamo a piedi, mio marito mi tiene un braccio intorno alla vita. Questo spinge la mia gonna abbastanza in su perché gli uomini possano vedermi la fica. Arriviamo a un prato erboso accanto alla strada e io spingo mio marito a terra, sdraiato sul dorso. Prendo in bocca il suo pene e poi lo monto e scopiamo in piena vista di tutti i passanti. Se, mentre penso a questo, sto scopando con mio marito, allora gli racconto ciò che stava accadendo nella mia fantasia e che lui era l'uomo che era con me in quel momento, così riusciamo ad arrivare a un finale splendido. [Lettera] JESSIE. Mio marito e io parliamo molto durante il sesso, specialmente quando mi sta toccando tutta. Ma i nostri momenti più belli sono quelli in cui entrambi immaginiamo di essere impegnati in una dimostrazione pratica di tutto quello che si può fare col sesso. Di solito io mi spoglio mentre lui giace sul letto descrivendomi in ogni particolare. Sto in piedi davanti allo specchio grande e devo fare tutto quanto lui mi dice. Il linguaggio che usiamo in queste occasioni mi eccita moltissimo. Finisco accarezzandomi i capezzoli e masturbandomi. Poi si spoglia lui, e io gli apro le gambe e prendo in bocca il suo pene. Dopo un po' di sesso orale, ci frizioniamo entrambi con dell'olio e scopiamo in una serie di posizioni diverse. Un'entrata da dietro, di fronte allo specchio, è la migliore, perché possiamo vedere l'effetto che faremmo al nostro pubblico immaginario e io posso sentirlo dentro di me, e intanto sentirlo anche giocare con la mia clitoride, che a questo punto è tutta turgida. [Lettera] POSIE. Ho quarantasette anni e sono sposata con il mio attuale marito solo da due anni e mezzo. Il mio matrimonio precedente era durato ventiquattro anni; lui era un uomo violento e il sesso con lui era qualcosa di odioso. Ma il mio nuovo marito è un amante meraviglioso e gentile, che mi ha insegnato a gustare tutto il piacere del sesso. Con lui ho scoperto che il parlare delle nostre fantasie le rende ancora più eccitanti, quando si ripresentano di nuovo. Quello che mi piace di più immaginare mentre facciamo l'amore è di essere con qualcuno che non mi appartiene. Questo «qualcun altro» non è una persona in particolare e non sempre è un uomo. Ben lungi dall'essere geloso o arrabbiato, il mio amante mi chiede di dirgli, con tutti i particolari, quello che mi passa

per la mente, e allora facciamo l'amore in un modo fantastico. Nelle mie fantasie una trovata molto divertente è immaginare che qualcuno mi stia guardando, e l'impressione è così reale che acuisce al massimo il mio erotismo. Ho anche fantasie lesbiche, che non sono le più belle perché a me piacciono gli uomini, ma a volte mi domando come reagirei vedendo un'altra donna che sta accarezzandosi il seno e la passera, masturbandosi da sola. Non voglio essere io a farlo, ma solo starla a guardare. Spesso ci abbandoniamo a fantasticare insieme, recitando delle piccole commedie, come se ci fossimo appena conosciuti, per esempio, e lui non avesse mai fatto l'amore con una donna. Io lo seduco e gli insegno che cosa deve fare. Oppure ci scambiamo i ruoli e lui diventa l'istruttore. In entrambi i casi è sempre molto piacevole. [Lettera] JOAN. Credo di aver cominciato a fantasticare quando ero ancora molto giovane, ma ricordo sempre il primo incidente che mi ha realmente ispirata. A pensarci mi eccito ancora. Avevo circa dodici anni e del sesso ne sapevo quanto qualsiasi altra della mia età, immagino. Un giorno altre due ragazze e io eravamo andate al parco con dei ragazzi di quindici o sedici anni, che costrinsero un ragazzo più piccolo a farsi vedere nudo da noi. Questo ovviamente ci aveva affascinate tutte e tre e, come può aver già immaginato, subito dopo ci fu un intenso gioco di petting tra noi e i ragazzi più grandi. Può sembrar strano, ma non riesco davvero a ricordare se uno di quei ragazzi era riuscito a penetrarmi o no. Ma ancor oggi ricordo benissimo quella protuberanza rossa che usciva dal boschetto di peli e veniva decisamente verso di me mentre io mi domandavo che cosa mai potesse essere. In seguito a quella prima esposizione cominciai a fantasticare di sesso. Ho cinquantacinque anni e fino a poco tempo fa ho sempre tenuto segrete le mie fantasie esibizionistiche. Nelle mie fantasie sono io a esporre la mia fica completamente depilata a uomini più giovani, anche adolescenti, per fargli vedere come è fatta una vera donna. Molto spesso guardavo gli uomini e chiedevo con insistenza a mio marito come fossero fatti gli altri. Non riuscivo a credere che certi uomini l'avessero grosso come lui diceva e, nelle mie fantasie, immaginavo che, eccitati dalla mia fica sbarbata, mi montassero. Pensavo a un uomo grosso in modo anormale, con un cazzo così enorme che ci voleva un bel po' per farlo entrare. Immaginavo di vedere la mia fessura che si tendeva e si apriva sempre di più mentre quel pene smisurato la forzava per penetrare fino in fondo. (Avevo anche fantasticato di prendermi due uomini alla volta, so che è possibile.) E poichè la mia passera, completamente priva di peli, è visibile in tutti i particolari, anche l'uomo immaginario può vedere altrettanto bene tutte le sue reazioni e i suoi movimenti. Io lo vedo spingere, tendermi, trafiggermi e poi ritirarsi completamente mentre entrambi guardiamo il glande grosso e lucido, con la pelle tesa fino allo spasimo, mentre si indurisce e si apre al massimo prima di rientrare di nuovo in me. Naturalmente, quando mio marito ha cominciato a vedere quali reazioni le sue storie di peni tanto grossi provocavano in me, ha immaginato che io fantasticassi. Dapprima ero piuttosto restia ad ammetterlo. Non volevo parlare con lui durante i rapporti; desideravo starmene con le mie fantasie. Pensavo anche che la cosa potesse ferirlo. Ma ben presto compresi che lo eccitava

molto condividere le mie fantasie, anche se gli dicevo che immaginavo di farmi vedere da altri uomini. Mi spinse a raccontargli tutto, sempre di più, e i nostri amplessi di riflesso si trasformarono in qualcosa di interamente nuovo ed eroticamente stimolante. Mi incoraggiava a pensare ad altri uomini. E geloso di me, ma lo eccita moltissimo l'idea di fare sfoggio di sua moglie di fronte ad altri uomini, anche se solo nella fantasia. Alla fine è arrivato al punto di incoraggiarmi ad avere altri uomini nella realtà. Ci siamo spinti tanto in là da immaginare insieme anche un incesto, cosa che ci porta a un culmine straordinario. Mio marito, sapendo ormai che io ho altri uomini, e col suo consenso, durante il sesso mi fa sempre un mucchio di domande sugli altri uccelli; questo lo manda in estasi perché, sebbene sappia di non essere in grado di scoparmi bene come loro, almeno ha il piacere di provare. Adesso mi incoraggia persino a esibirmi davvero ad altri uomini e si diverte a radermi. Queste esibizioni poi arricchiscono molto i nostri rapporti sessuali: fantastichiamo insieme continuando a parlarne in mille modi e domandandoci che cosa succederebbe se mi prendessi davvero l'uomo che guardava mentre gli facevo vedere i miei genitali; il che, beninteso, si sarebbe limitato ad aprire un po' le gambe sedendomi di fronte a quel tipo. Altre volte, invece, me lo sarei preso davvero... e poi avrei raccontato tutto a mio marito. Ora mio marito mi assicura che, se avessi una relazione fissa con un altro e gli partecipassi la mia esperienza, sarebbe ancora più bello e diventerei ancor più straordinaria a letto. [Lettera] IL MARITO DI ADELE. Ho letto e riletto il suo articolo e, dopo essermi convinto che la sua ricerca è un lavoro serio, mi sono deciso a scriverle. Sono un vedovo, eterosessuale, un uomo insomma, ma credo che lei potrebbe trovare interessanti le fantasie erotiche della mia carissima moglie, che purtroppo è morta cinque anni fa. ci eravamo sposati verso la fine dell'ultima guerra; quando sono stato smobilitato avevo ventitré anni e lei ventuno. Le dico subito che la nostra vita matrimoniale era meravigliosa, sia sessualmente sia da ogni altro punto di vista. Per venire all'argomento che le interessa: eravamo andati a vedere un film con Alan Ladd su sua richiesta, perché aveva sempre detto che quell'attore le piaceva moltissimo. Quanto, non lo avevo capito. Il film era cominciato da soli dieci minuti e lei stava già baciandomi appassionatamente e, naturalmente, le ho infilato le mani sotto la camicetta, le ho slacciato il reggiseno e trovato il seno duro e i capezzoli eretti. Così, è naturale, con l'altra mano sono andato sotto la sua gonna, dopo avere steso il mio impermeabile sulle nostre ginocchia. Lei indossava delle mutandine di seta senza elastici, così ho potuto infilare sotto una mano e l'ho trovata completamente bagnata. Era già venuta e, appena toccata la sua clitoride, era venuta un'altra volta. Alla fine le avevo messo due dita dentro e lei era ormai del tutto sfrenata; ormai riuscivo a stento a vedere il film, perché mi aveva tirato fuori l'uccello strusciandolo dolcemente ed io ero partito completamente. Quando siamo tornati a casa le ho chiesto se vedere Alan Ladd le facesse sempre quell'effetto, e lei rispose di sì e che spesso, mentre facevamo l'amore, lei fantasticava di essere con lui. Ma ha aggiunto che non era la stessa cosa come vederlo in

un film, perché io non ero abbastanza rude con lei. Pensava davvero che io fossi troppo gentile, così ogni tanto la sbattevo sul divano, strappavo i suoi vestiti e i miei, spegnevo le luci e le dicevo di chiamarmi Alan e di fare tutto quello che voleva con me e di dirmi che cosa desiderava che Alan le facesse. Era fantastico! Mi disse che aveva sempre desiderato che lui la scopasse mentre andava a cavallo e anche lei era in groppa, a cavalcioni di fronte a lui. Così fingevamo di cavalcare, io sul divano e lei sopra, come un fantino. Purtroppo la prima volta non è durata molto, come può facilmente immaginare. Solo adesso capisco quanto fossimo disinibiti per essere una giovane coppia di quei tempi, perché lei continuava a gridare: «Scopami, scopami Alan, che bel cazzo grosso hai,» e così via; non c'è da meravigliarsi se sono venuto in fretta. Subito dopo lei mi si è inginocchiata davanti dicendo: «Ho sempre desiderato succhiartelo, Alan, e adesso eccomi». E, mio dio, lo ha fatto! Andammo a letto e lei era insaziabile. In realtà era così meraviglioso che il giorno dopo sono andato in un negozio di indumenti militari a comperare un impermeabile e un feltro floscio del tipo di quelli che portava lui. Li ho indossati tornando a casa dall'ufficio e, appena sono entrato, lei è scoppiata a piangere. Sembrava che avesse paura di quello che avrei potuto pensare del suo comportamento e che si vergognasse di quanto era accaduto la notte precedente. Devo dire che sono un uomo che non ha mai avuto niente da ridire sul fatto che la moglie avesse delle fantasie erotiche su Alan Ladd. Anzi, andavo a vedere tutti i suoi film. Ma c'è un seguito. Quando Sean Connery ha fatto il suo debutto come James Bond nella serie di film tratti dai romanzi di Jan Fleming, lei ha scoperto che James Bond la eccitava, e così abbiamo continuato le nostre commedie. Naturalmente crescendo eravamo diventati più esperti e avevamo visto molti film porno. Ma, appena usciti dal cinema, mentre stavo guidando, lei mi apriva i pantaloni e me lo succhiava, mentre io con una mano guidavo e con l'altra la facevo felice. Questo non è contemplato dal codice della strada, ma siccome guidavo un'automatica, non ero ostacolato dalla leva del freno a mano o del cambio. Spero che la mia lettera non l'abbia offesa, ma sono certo che la sorprenderà scoprire che ci sono uomini che incoraggiano le loro mogli a fantasticare mentre fanno l'amore. Certamente questo ha arricchito la mia vita; in questi ultimi cinque anni mi sono sentito tanto solo e triste. [Lettera] FINE.