alla memoria di ',..laxime Rodù/Sol/ 26 gel/I/dio 19 J5 23 maggio 2004
Hingraziamenti
Scrivere un lib ro è sem pre u...
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alla memoria di ',..laxime Rodù/Sol/ 26 gel/I/dio 19 J5 23 maggio 2004
Hingraziamenti
Scrivere un lib ro è sem pre un processo solita rio, che però non si potrebbe portare a compimento se l'autore non beneficiasse della generosità degl i amici e del talento d i tutti colo ro dai quali egli trae ispi razione. Fil11(l è nato dalle circostanze eccezionali che hanno scosso il Medio Oriente in seguito aU' Il settembre, e dalIa necessitlÌ d i conoscere meglio la regione nel momento in cui questa subiva un capovolgimento inaudito. Tale necessità si è tradona innanzi tutto in continui viaggi, che hanno fornito allibro il substrato, e qui vorrei ringraziare coloro che mi han no accolto, soprattutto nella penisola araba. Negli Emirati Arabi Uniti , l'am ba sciatore francese Gouyene, em inente arabista, non ha ri sparmiato energie per permettere la creazione della «rete eurogolfo», gra zie alla quale ho avuto 24
Pur essendosi sottratto all'ala protettrice degli Stati Uniti, che o rmai offre riparo all'Egitto, l' Iran non va a cercare rifugio nel campo sovietico, ugualmente demonizzato dai militanti islamisti sciiti che detengono il potere a Teheran. La Repubblica Islamica, al grido d i «Né ovest, né est , rivoluzione islamic:I» cerca di ritagliarsi un proprio spazio autonomo. Conduce una politica estera rivoluzionaria e, in occasione di un assalto all'ambascillta americana di Teheran nel novembre del 1979, a dispetto delle norme seguite durante tutto il periodo della guerra fredda, prende in ostaggio alcuni diplomatici accreditati. Le sue velleità espansionistiche, rapidamente neutralizzate dalla guerra scatenatale contro da Saddam Husseyn nel 1980 con il beneplacito occidentale, la spingono a far ricorso ad armi non convenzionali: il suicidio di massa dei giovani sanculotti sciiti , i bassigi, che si fanno saltare sui campi minati iracheni con la fronte cinta dalla benda dei martiri ornata dalla scritta Allah akbar, ne è un esem pio. Contemporaneamente, la Repubblica Islamica apre nella regione un secondo fronte espl icitamente terrorista , con la cattura di ostaggi occidental i in Libano per mano di organizzazioni scii te radicali locali strumentalizzate, cui si affiancano gli attentati suicidi realizzati con autocarri-bomba, indirizzati contro i soldati americani e frances i della forza multinazionale d'intervento a Beirut nell'ottob re del 1983, e nd mese successivo a Ti ro contro il quartier generale delle forze israeliane, che hanno invaso il sud del paese nel 1982 . L'«operazione-martirio» , eufemismo per attentato suicida , viene speriment ata con successo a partire dai prim i anni Ottant a negli ambienti sciiti rivol uzionari ispirati da Khomeyni. Questa era rimasta fino a quel momento una pratica rarissima, se non addirittura sconosci uta, nell'ambito della cultura politica dci movimenti sunniti, anche di quelli più estremist i, per i qUllli la deliberata ricerca della morte doveva essere lasciata quale ultimissima scelta. 11 suicidio è considerato un gravissimo peccl10 contro il Creatore, in quanto è stato Lui a dare la vita, e sta a Lui decidere se toglierla o meno alle sue creature. Da questo punto di vista, la religiosità sciita , nella quale l'esemplarità del martirio - incarnato dall' imam H usseyn , «principe dei martiri» - svolge un ruolo fon damentale, si crea meno scrupoli. Questa t:l1tica in.lugurata dall' Iran rivoluzionario viene esportata al resto del mondo ,lrabo
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attraverso le orga nizzazioni sciite estremiste libanesi che si ispirano alla «linea dell 'im'lm Khomeyni». Essa an d rà a colmare .IdeguatamelHe la scarsità di armi convenzional i che caratterizza il versalHe arabo. Così. dopo la pace scp'lrat.1 israelo-egiziana del '79 , lo Stato ebraico, nel 1982, in seguito all 'invasione del Libano denom inata «pace in Galilea», può permettersi di condurre un 'operazione di polizia destinata a eliminare dal paese del cedro un Olp i cui razzj minacciano i villaggi is raeliani del nord d el paese. Nella memoria araba questa spedizione è segnat a dai massacri dci campi palestinesi di Sabra e Chat il a, all a periferia di Bei rut , compiuti da milizie cri st iane libanesi Sotto lo sguardo com piaci uto dell'ese rcitO d'occupazione israel iano, guidato dall 'allora ministro della Difesa, Ariel Sharon. La spedizione aveva lo scopo di eliminare militarmente le bllSi dell'Olp, in modo da liberare i confin i da ogni minaccia, dopo che, in seguito agli accordi di C amp David , gli eserci ti convenzionali arabi erano stati neutralizz.lli. Essa sortì l'effetto d esiderat o riuscendo a cacciare via dal Libano l'o rganizzllzione palest inese. Ma a quest'u ltima si sostituì un avversario più tem ibile: la resisten za sciita , di cui gli I-Iezboll ah cost itu iscono la punta di diamante , e la cui firma diventa l'attentato suicida - legittimandolo agli occhi del mondo arabo, in complew confusione di sensibilità , d al momento che gli operat ori del «parti to d i Alla h~~ riescono a trovare il punto debole dello scudo israeliano. Le prime «operaz i oni -m artiri o~~ fan no dunq ue la loro com parsa, dapprima a est e poi al cent ro dell'area mediorientale, a partire dall 'inizio degl i anni Ottanta, nel periodo in cui la pace recentemente firm ata dal primo ministro is raeli.mo Begin e dal p resid ellle egiziano Sadat sotto gli auspici del presidente Carter, sembra suggerire che gli Scali Uniti abbiano messo a segno un puntO decisivo. Essi hann o atti rato nella loro orbita l'Egitto, il pllese più importante delb regione per popolazione e per l'in Ouenza culturale che fa dcI Cairo , ancora per qualch e anno , la capitale araba per eccellenza, prima che veng:mo a soppiantarla negli :mni Novan ta le media cilies del Golfo, come Dubai o Qatar, sed i delle televisioni satellitari al- 'Arabiyya e a/-Jazira. L I briscol a egiziana sulla quale \X' ~l shin g !On e Tei Aviv coniano 11110r del 199 1 non aveva parlato di difesa dci valori americani , bensì di difesa degli interessi ameri cani . \'V'ashington al contrario deve esercitare un '«egemonia benevola» sull 'universo, nella quale non vi sia alcuno spazio né per il negoziato né per il compromesso. Le «nazion i civili~~ si pongono sotto la sua egida , per il loro bene e per quello dell'umanità; le altre sono solo can aglie che d evono aspettarsi un giorno o l'altro di essere colpite se non si pentono o si riscattano. Questa visione del mondo viene concret izzata il 3 giugno 1997 con la creazione di un /hink-ta1/k ad hoc, situato nell 'edificio di \X' ashington nel quale hanno sede l'Americdn E1//erprise Im/itu/e e il «\'V'eekly Standard»: il Project far a New American Celllury (PNAC). Questo «Progetto per un nuovo secolo americano», tenuto a battesimo da \'V'ill imn Kristol e Robert Kagan, ammonisce e red arguisce i politici con l'ob iettivo di influire sulle scelte di politica esteril, con petizioni indirizzate al presidente, ai membri in fl uent i del Congresso, e ad altri ancora. Tra i firm:ltari si trovano regohtrmente quanti avranno ruoli -chiave nell ' en/otlYflge di Ceorge \YJ. BllSh, e si farann o i difensori appassionati d ell ' unil ateral ismo: il futuro vicep residen te Di ck C heney, il futuro capo del Pentilgono Don;lld Rumsfc1d, Pa ul \Xfolfowirz, Richard Perle, Zalmay Khalilz.,d, che sarà il responsabile del dossier afgh:mo, e ElIiotl Abrams, uno dci principali artefici del l'orga nizzazione dell 'operazione « l ran- CO IlIYiIS» nel 1985 -87, condannato per spergill ro. in (,(l
seguito graziato dal presidente Bush padre, e nominato nella pri mavera 2002 responsabile del d ossier mediorientale presso il Consiglio di Sicurezza Nazionale S0110 la presidenza di Bush figlio. È prop rio a11orno alla questione mediorientale che nei tbinktdnks si cristallizza, a partire dal periodo che corrisponde al secondo mandato di Bill Cl inton e in opposizione a quesr'ultimo, la riflessione sui nuovi antagonism i dell 'era post -sovietica, e si comincia a definire la linea di dema rcazione tra le «nazioni civili» e quelle «canaglia». Nel 1993, Samucl Huntington, professore a Ha rvard , pubblica nella rivista «Foreign Affairs)) il suo celebre articolo sullo «scont ro di civiltà»), suscitando appassionati d ibattit i, e facendolo segui re da un libro con lo stesso t itolo, divenuto immediatamente un best-seller mondiale. 11 tema diventa da quel momento un ritornello intonato da grandi e piccoli, dotti e profani , in d ibaniti e articoli, tra consensi e critiche. Senza considerare in dettaglio le tesi di Huntington, si noterà che esse rappresentano l'islam - assieme al confucianesimo - come l'altro per eccellenza rispetto all 'Occidente, un altro ostile, riassu nto nell'l celebre frase dell'autore: «il mondo dell'islam, che ha la forma di un croissant, ha fronti ere insangu inate». L'equivalenza tra la rappresentazione cartografica (approssimativa) dciI a suppost,1 estensione territoriale dell ' islam e il suo emblema sui vessilli dei combatlem i del;ihad è un tipo di letteratura «viscerab>. In dfeni, il croisSdnt è di venuto la prima colazione tipica, dapprima europea, poi universale, alJ 'indoman i della scon fi na 0110mana dinanzi a Vienna nel 1863 che segnò la Finedel;i"had d'espansione verso ovest dci sultano-c'lliffo di Istanbul, e l' inizio dell 'arretramento che avrebbe lentamente posto fine al suo impero. I pasticcieri austriaci celebrarono la viu oria confezionando il dolce che, ancora oggi, dlÌ a tutti la possibilità di divorare il simbolo di coloro che speravano di assoggettarli , in un rito che evoca il modo in cui nelle tribù primitive viene divorato il nemico vinto, anche se colu i che int inge il cornetto nel caffè ha perso la memoria della sua origine. La celebrazione di venta completa solo a condizione che questo Glffè sia un cappuccino: i viennesi, saccheggian do il campo abbandonato dai turchi sconfitti , scoprirono alcuni sacch i pieni di chicchi sconosciuti. Torrefatto in una bevanda per loro troppo amara, essi l'addolcirono con del latte e del lo zucchero, e baltezzarono questo miscuglio «cappuccino», in omag(, 1
gio al cappuccio marrone ch iaro del frat e cappuccino Marco d 'Aviano, infaticabile predicatore della crociata antio ttomana che trionfò d,lVanti a Vienna, i cui sermoni rassicuravano i cuori e gli animi nella certezza della vittoria della croce sul croissant. li frate cappuccino sarà beatificato da Giovanni Pao lo Il nel 2002. La riattivazione di questa linea di scontro tra Occidente e islam nell'ultimissima parte del ventesimo secolo ad opera della penna di Samuel H unrington mostra senza dubbio le sue competenze storiche in merito alla colazione mattutina, ma sop rattutto si sforza di sostituire uno scont ro tra il Bene e il Male a un altro, attraverso uno scivolamenro di toponimi: l'Est, ieri metafora del bIacco sovietico, richiama l'Oriente di avant 'ieri, evocazione guerresca del nemico saraceno, che annuncia l'islamismo radicale di oggi, in cu i si mescolano residui della propaganda comunista e fanatismo religioso - allo stesso modo in cui la barba di Gueva ra si unisce a quella del Profeta per prepara re alla barba in battaglia di Bin Laden, secondo le icone di oggi prodotte dalla televisione o dall' industria delle magliette illustrate. Ma il paragone è deviante, perché suggerisce che il mondo islamico è centralizzato quanto l'ormai defunto blocco sovietico (malgrado la d issidenza cinese) e che la Mecca costituisce dawero - rovesciando la famosa formula -la Mosca musulmana. Non è prop rio così, e il mondo mu sulmano non è né monolitico né omogeneo. Esso comprende una pluralità di centri in competizione accanita per l'egemonia sui valori politico-religiosi . li suo rapporto con l'Occidente, e con la modernità che esso inventa e diffonde, si rivela ben più comples· so, profondo e intimo rispetto all'antagonismo ideologico e militare ben definito che prevaleva tra Stati Uniti e Urss. Non esiste un Komintern islamico di cui i movimenti radicali sparsi nel mondo applichino le dirett ive così come i partiti comunisti di ogni paese seguivano ciecamente la linea staliniana nel rispetto degli interessi dell ' Urss. L'arrivo della teoria d ello «scontro di civiltà» è una questione di opportunità: esso si verifica nel momento adatto per permettere il trasferimento sul mondo musulmano dell 'ostilità strategica ereditata dai decenni della guerra fredda , nel momento in cui l'arsenale accumulato contro la minaccia sovietica deve essere nuovamente dispiegato e ridefinito contro un nuovo nemico. L'ana logia dei pericoli del comunismo e dell' islam dà agli strateghi di 62
Washington l'illusione di poter fare a meno di analizzare la natura della minaccia islamista, e di poter trasporre gli strumenti concettuali destinati a comprendere l'uno sulle realtà sostanzialmente differenti dell'altro, La corrente neoconservatrice svolge un ruolo fondamentale nell'attuazione di questo scambio retorico e teorico: essa pone questa visione semplicistica dei fani al servizio di una causa politica precisa, che mira contemporaneamente ad estendere il modello democratico nell'accezione americana al Medio Oriente, l'unica parte del mondo a non conoscere alcuna apertura significativa in questo ambito alla fine del ventesimo secolo, e a modificare profondamente la politica degli Stati Uniti nella regione, dando la priorità alla sicurezza d'Israele a svantaggio dell'alleanza con la petromonarchia saudita. In effetti, il Medio Oriente, malgrado la scomparsa dell'Unione Sovietica, cont inua ad essere una regione unica rispetto al resto del mondo, per via della persistenza di due fattori imprescindibili: la sovrabbon danza di petrolio e l'esistenza di Israele. La fi ne dell'Urss, il trionfo delle armi americane nell'operazione «Tempesta del deserto» ncl1991, hanno consentito al presidente Bush padre di avviare un processo di pace che, attraverso la conferenza di Madrid, prende atto dell'incapacità degli Stati arabi, cui oramai è ven uto meno il sostegno politico e militare di Mosca, di lottare contro Israele, U processo di OsIo, intrapreso su iniziativa di Rabin e 'A rafat , doveva, come effeno collaterale, offrire alle oligarchie arabe al potere, militari o dinastiche, l'occasione di integrarsi in un contesto di comune prosperità con lo Stato ebraico: ciò avrebbe loro consentito di ridistribuire a una popolazione priva di un'effettiva rappresentanza politica legale dividendi concreti che avrebbero sost ituito la mobilitazione antisionista come principale strumento di legittimazione, Ma né Ceorge H. Bush né il suo successore Bill Clinton vogliono che in questo modo il sistema politico dominante nel mondo arabo si evolva in un pluralismo che consenta la rotazione al potere di élites provenienti dagli strati sociali emergenti istruiti e moderni. unica possibile base di un inizio di democratizzazione, Nonostante proclami seducenti in merito a questo argomento, cui non hanno fatto seguito atti concreti salvo l'organizzazione di qualche scrutinio di pura facciata che non riuscirà a mettere in discussione la supremazia delle oligarchie regnanti, gli Stati Uniti (così come t'Europa), non si
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diedero pena, negli ann i Novanta, di mod ificare uno status quo che fa i loro interessi. Così, le aspirazioni democratiche che si manifestano nella penisola araba in seguito alla liberazione del Kuwai l, avvenUla nella primavera del 199 1, non lrovano alcun appoggio in una Casa Bianca cui int eressa in p rimo luogo la stabili tà nel Golfo. È la garanzia sine qua 11011 della regolarità degli approvvigionamemi per tutto il p ianeta - di pelrolio, che condiziona l'andamento delJ'economia mond iale. Questo ricorrente blocco istituzionale rende chiara ,lgli occhi dei numerosi scontenti in Med io Oriente quella che essi bollano come la malafede occident ale; ciò costit uisce un formidab ile incentivo per lo sviluppo dell'ideologia islamista, che si p resenta come una sol uzione polilica endogena. Qualu nque ne sia l'espressione, moderata o radicale, conservatrice o rivoluzionaria, pacifica o violenta, e anche terrorista, essa fa della propria autenticità e del proprio disimeresse un vanto, p reoccu pandosi solo d i fare gli interessi dei popoli da cui si è originata, e non quelli delle potenze straniere o del mercato mondiale degli idrocarburi . A partire dalla metà degli anni Novanta, q uesta accondiscendenza occidentale nei conf rom i dello statfls quo politico in Medio Oriente, e il risentimento che ad essa si accompagna e che va ad alimem are l'ideologia islamista, vengono id emificati come un problema dai neoconservatori. Che va ad aggiungersi a una batleria di loro argomenti a favore d i un radicale capovolgimento della poli tica americana in Meclio Oriente in un senso esplicitamen te imervenrista , che avvii la rotazione delle élites al potere o, quan to meno, che elimini buona parte dci regimi in carica ai q uali ven gono mossi addebiti di d ue tipi. In generale, questi regimi non sono riusciti a garanti re q uel minimo di progresso sociale che avrebbe dovuto consent ire alle loro popolazioni di partecipare alla globalizzazione contemporanea e di tmme q ualche vanlaggio, come nel caso delle classi medie in Asia e America latina, dove sono delocal izzale le imprese di componenti elettronici, quelle tessili, meccaniche, automobilistiche, e così via. In Med io Orien te, la corruzione generalizzata, la ricerca sfremlla del guadagno dal petrolio e dai suoi derivati , l'autoritarismo che impedisce l'affermarsi d i una classe d ' imprenditori che po rt i occupazione e prosperità, e che tragga origine dal p rocesso democratico, sono chia-
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m;l{l m causa nei testi dei neoconservatori con toni quasi si ni stroidi che r.lmillentano l'origine di alcuni dei lo ro aut ori , e che hanno procurato alla di ••gnosi un consenso che va ben oltre i circol i della destra :lmeric.m.l, convincen do numerosi sostenitori della criti ca sociale, ivi compresi alcuni intellettuali Mabi. La diagnosi non è molto diffe rente da queUa fatta dagli intelleu uali arabi che hanno redatto ncl2002 il Rapporlo sullo sviluppo IOlIano nel mondo arabo, sotto il patrocinio del Programma delle Nazioni Unite pe r lo Sviluppo, :lnche se la medicina raccomandata è diffe rente. Ma , al di là dei principi generali, la messa in causa dei regimi in carica in Medio Oriente è d elerm imn a anche, nella visione neoconservatrice del mondo, da una seconda conside razione, alt rettanto importante: gli imperativi specifi ci e immediati strell amente legati alla sicurezza ed alla sopraw ivenza d ' Israele. Dalla metà d egli anni Novanta, prop rio quando Itzhak R:.bin è assassinato da un fanatico ebreo, la logica del processo di Osio - che, in cambio del!:. resti tuzione da parte di Israele dei Territori occupati sui quali si sarebbe stabilita un 'entità palestinese diretta dall'Olp, avrebbe assicurato allo Stato ebraico il riconoscimento da parte degli Stati arabi - viene definica illusori a dai neoconservatori, le cui simPil1ie vanno al Likud di Bcnjamin Netanyahu, eletto primo ministro d ' Israele nel 1996 con tro Shimon Peres. In un documento recapitatogli da alcun i ilHellenuali neo-com quello stesso anno, quest i man ifestano la loro totale mancanza di fiducia nei confron ti dei partner arabi d ' Israele, e abbozzano un a strategia alternativa che nlggiungerà la Casa Bianca con l'elezione di George W . Bush , e sarà attuata dopo l' II sen embre. Questo testo, imitol;l1 o A c1eoll break: A New Stralegy for Sectlring tbe Realm (Una netta fral1ura: una nuova strat egia pe r la sicurezza del regno), elaborato in un think-Iank di Gerusalemme, porta le firme di Richard Perle, Do uglas Fei th, e alt ri «compagni d 'opin ione» che si rit roveranno nei primi circoli del potere dopo il 200 1. In esso si sostiene che Israele è paral izzato all'interno da rem iniscenze del siOllismo laburista, che hanno condotto alla recessione economica, e all 'esterno da un processo d i pace fondato sul baratto di «terra per la pace» con gli ari.bi , pieno di insidie, e sim omo di debolezza, al quale è necessa rio sost ituire la logica della «pace per 1:1 pace». La «netta fral1ura» p reconizza b ricostru -
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zione del sionismo su un (,fondamento intellettuale nuovo» che consenta d i garantire la sicurezza sia delle strade che dei confini d' Israele, ritrovando l'iniziativa strategica propria dello Stato ebraico, e affrancandosi dagli obblighi derivanti dalla pace di Osio. T re temi principali sono proposti: alleanza strategica con la T urchia e la Giordania; revisione dei ra pporti con i palestinesi che dia a Israele facoltà di persegui re immediatamente nei Territori sOttoposti ali' Autorità palestinese gli autori di aggressioni e atti d i terrorismo, favore ndo al tempo stesso l'emergere di alternative al potere di 'Arafat; e infine riduzione della dipendenza dagli Stati Uniti . «Israele - sostiene il rapporto - può trasformare il suo amo biente st rategico, in cooperazione con la Giordan ia e la T urchia, indebolendo, contenendo e anche respingendo la Siria. Questo sforzo può essere concentrato sull'eliminazione di Saddam H usseyn dall' Iraq - un imponante obiettivo israeliano in se stessoallo scopo di ostacolare le ambizion i regionali della Siria». In q uesta prospeniva, la restaurazione a Baghdad della monarchia harhemita, che trae le sue origini dalla famiglia regnante ad Amman, è auspicabile, soprattutto perché quest'ultima, influenzando i centri religiosi sciil i di Najaf che sarebbero allora posti sotto il suo controllo, aiuti in cambio Israele ad allontanare gli sciiti libanesi dell'Hezbollah dall' Iran e dalla Siria. La nuova linea d'Israele - concludono gli autori - rappresenterà una netta frattura rispeno a una polLtica che non faceva che accena· re consapevolmente l'indebolimento e aprire la via alla ritirata strategica, reinstaurando invece il principio di prdazione, piuttosto che limitandosi alla sola ritorsione, e cessando di incassare colpi senza rispondere. Questo approccio «p reven tivo» - omologo alla donrina della prdazione elaborata da Wohlstetter e Wolfowitz a proposito del· la st rategia americana globale - parte dal p rincipio che la sicurezza e la sopravvivenza dello Stato ebraico sa ranno assicurate solo a condizione che siano rovesciate le oligarchie al potere nei paesi arabi vicini e in Iran. Queste, in dfeni, riescono a compensare il loro deficit st rutturale di legittimità politica interna e il loro fallimento economico e sociale solo rifugiandosi nella retorica popu66
lista antiisraeliana, e in una colpevole condiscendenza verso l'attivismo islamista nelle sue inclinazioni antiebraiche più violente, che serve a distogliere l'attenzione popolare dai falliment i mani festi d ei regimi medesimi. Per interrompere questo circolo vizioso non vi è altra scelta, agli occhi dei neoconservatori , che una scossa in grado di favorire l'eliminazione di questi governanti e che, auspicabilmente, promuova un 'alternativa democratica. I nuovi d irigenti non sentiranno più il bisogno di mobilitare la popolazione contro Israele, dal momento che sarà stato il popolo ad eleggerli , e a maggior ragione se, sostenuti da una classe di imprenditori creatori di ricchezza e occupazione, vedranno in un rappo rto da partner con lo Stato ebraico il modo migliore per accrescere la prosperità. L'elemento scatenante di questo processo che vuole ina ugurare una vera rivoluzione nelJa politica estera americana, a cominciare dal Medio Oriente, deve essere l'eliminazione del regime di Saddam Husseyn in Iraq. Ritenuto il capo del principale «Stato canaglia» della regione, agli occhi dei neoconservatori egli incarna soprattutto la minaccia per eccellenza per la sicurezza di Israele. La sua scomparsa deve permettere innan zitutto di eliminare questo pericolo, privando i nemici arabi dello Stato ebraico di uno dei loro p rincipali sostenitori. In secondo luogo, la punizione esemplare inflitta a un despota che ha sottoposto il suo popolo a prove terribili deve favorire la transizione alla democrazia permettendo alla popolazione sbarazzatasi del dittatore di prendere il potere. Infine, essa aprirà un 'era di prosperità in Medio O riente, inaugurata con la ricostruzione dell ' Iraq e finanziata dalla sua abbondante prod uzione petrolifera. L'esempio iracheno galvanizzerà le popolazioni degli Stati vicini, invogliati a rovesciare la loro classe dirigente, permettendo quindi al Medio O riente di diventare in conclusione una regione «normalizzata» inserita nel processo di globalizzazione sotto l'egemonia benevola degli Stati Uniti , prop rio come l'Europa , l'Asia del Pacifico e l'America latina. U 26 gennaio 1998, poco prima del tradizionale «discorso sullo Slato dell'U nione» pronunciato ogni anno dal presidente degli Stati Uniti , il «Progetto per un nuovo secolo americano» invia a Bill Clinton una lettera aperta, firm ata da diciotto personaggi influenti non tutti appartenenti s/riclo sensu alla corrente dei neoconser· valori {vi compaiono Richard Arrn itage, fu turo segretario di Stato
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aggiunto e Donald Rum sfeld, futuro segretario alla Difesa di Ceor. ge \VI. Bush), ma fra i quali fi gurano molti di coloro che ricopri· ranno ruoli di primo piano dopo il gennaio del 2001: Elliolt Abrams, John Bolton (sottosegreta rio al Controllo degli arma· menti e all,l Sicurezza st rategica), Zalmay Khalilzad (responsabile del dossier afghano), Richard Perle, e soprattutto Paul \XIolfowitz , assieme a Francis Fukuyama, ,mtore di La fine della storia. Rite· nendo che il regime dell 'emba rgo e delle sanzion i contro l'Iraq sia divenuto inefficace dopo il ritiro degli ispettori neutral i dell 'Onu dal paese, essi sostengono non sia più possibile avere la certezza che Saddam Husseyn non produca armi di distruzione di massa. «Que· sIa ince rtezza avrà di per sé un grave effetto destabilizzante su tul · to il Medio Oriente. Non vi è neanche bisogno d'aggiungere che, se Saddam raggiunge la capacità di distribuire armi di disl ruzione di massa , la qual cosa è quasi certa se la nostra politica non cambia, la sicurezza delle nost re truppe nella regione, dei nOSI ri amici ed alleati come Israele e gli Stat i ar,lbi moderati , nonché una parte considerevole degli approvvigionamenti petroliferi, sa rann o in peri colo». La sola strategia da prendere in considerazione per evit;lre questo pericolo consiste «a lungo termine, nell'eliminare Saddam Husseyn e il suo regime dal potere)). Quattro giorni più tardi , in seguito al discorso in cu i il presidente Clinton minaccia di bombardare I'Iraq , Bill Kristol e Robert Kagan pubblicano sul «Ne\\' York Time$)) un articolo d'opinione, nel quale sottolineano nuovamente questo obiettivo, con il ti· tolo Bombil1g Im 'l enotlgh (
, vengono messi in correlazione i differenti combattimenti condoni in zone diverse del pianeta: è la prima volta che la nozione di jihad globale e coo rdinato prende concretamente forma . Alla tale azione armata in Egitto corrisponde così il tale evento in Algeria; le condizioni da soddisfare per la libera zione di ostaggi francesi in quest'uhimo paese includono la sca rcerazione dei due protagonisti delJ 'islamismo radicale saudita al-
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lora detenuti, gli sceicchi Hawaii e Awda; la rivista dci Gia algerino pubblicata da Londra dà risonanza ai jibad della Bosnia, dell'Egitto e della Cecenia, ecc. Nel 1995 Zawahiri pianifica dal Sudan due violent i attacchi contro gli interessi egiziani all'estero. 11 primo, il tentato assassinio di Mubarak in visita in Etiopia il26 giugno, fallisce per poco. In Egitto la repressione contro militanti e attivisti è terribile; per rappresaglia, a novembre Zawahiri fa saltare in aria per mano di sicari l'ambasciata del suo paese a lslamabad , in Pakistan. Retrospettivamente, questa operazione appare anche come una prova in scala reale contro quel tipo di bersagli: nel libro Cavalieri 50//0 la bandiera del Profeta, diffuso nel dicembre del 2001, Zawahiri nota come le ambasciate occidentali fossero troppo ben sorvegliate per i mezzi offensivi di cui disponeva allora la sua organizzazione. Ma il meccanismo che condurrà al doppio attentato del 7 agosto 1998 contro le ambasciate americane in Kenia e T anza•• • • ma e ormai stato mnescato. l quattro anni in cui Bin Laden e Zawahiri fanno base a Khartum corrispondono alla fase più aggressiva deijihad locali: il nome al-Qa'ida non è ancora di uso corrente né conosciuto, soprattutto in confronto ai nomi dei gruppi nazionali, come ad esempio il Gia algerino. Bin Laden , dal canto suo, è percepito come un oppositore del regime saudita - che, come si è visto, lo ha privato della cittadinanza nel 1994 - e non ancora come un «internazionalista» di un jibad focalizzato sul terrorismo antiamericano. Quanto a Zawahiri, egli si occupa molto dell'Egitto, privilegiando - al contrario della;oma 'a al-islamiyya dello sceicco cieco 'Ornar 'Abd alRahman, che cerca di guadagnare terreno facendo regnare l'insi curezza nella vita quotidiana - azioni mirate e spettacolari contro i dignitari del regime, condone in economia di uomini e mezzi; tan· to più che i suoi fedel i sono molto meno numerosi di quelli del suo rivale 'Omar'Abd aI-Rahman. Ora, nel 1996 il bilancio deijlhad locali è dappertutto negativo: in Bosnia , Algeria ed Egitto gli islamisti radicali iniziano a perdere terreno. U Sudan è sottoposto a forti pressioni internazionali dopo il fallito al1entato a Mubarak dci giugno 1995, pianificato da Khartum: alcuni settori del potere prendono in considerazione l'ipotesi di «vendere» Bill Laden c i suoi accoliti, così come l'anno precedente hanno consegnato alle autorità francesi il terrorista Carlos, anch 'egli rifugiato a Khartum. Dato
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che né l'Arabia Sa udita, né gli Stati Uniti - per ragion i politiche complesse - si dichiarano interessati ali' «acquisto» di Bin Laden e della sua rcte, qucsl 'ultimo viene fatto uscire clandestinamente dal Sudan il18 maggio a bordo di un jet privato diretto a Kandahar, capitale d ell'«em irato islamico» afghano, Da qui i talebani, grazie all ' appoggio militare pakistano cali ' accondiscendcnza americana, st.an no sferrando l'offensiva vittoriosa che a settembre farà cadere Kabu\ nelle loro mani. Pcr il gruppo di rigente di al-Qa'ida, il 1996 è stato indubbiamente l'anno di transizione, nel corso del quale sono state prese le d ecisioni di capovolgimento strategico che hanno portato all ' Il settemb re 2001. La disfatta dei jihad locali si è ormai consumata e, per quanto si dichiari contrario alla tregua in Egillo e in AJgeria, Zawahiri non dispone di risorse umane in loco per imporre la prosecuzione delle ostilità. Alla finc dell 'anno, appena giunto in Cecenia dopo un viaggio rocambolesco, questi viene arrestato e imprigionato dai russi, per essere rilasciato subito dopo poiché, a quanto pare, la sua falsa identità non sarebbe stata smascherata. Le fonti disponibili non conscntono di stabilire se dietro tale rilascio vi si,l stata l'inefficienza dell'amministrazione russa o piunosto qualche calcolo dei servizi segreti . Zawahiri avrebbe comu nque constatato che q uello era il luogo perfetto in cui proseguire il jihad; e il Caucaso è diventato da allora il terreno che maggiormente som iglia all'Afghanistan degli anni Ottanta , e in cui la 10lta viene condotta contro un esercito russo che ha le stesse caratteristiche, e dunque, gli stessi punti deboli , dell 'Armata rossa. Tuttavia, la mancanza dell'appoggio militare e finanziario americano ha impedito al i/bad ceceno di vincere, e la battuta d 'arresto interna - segnata in particolare, nell'cstate 2002 , dalla morte in battaglia del «comandante Khattab», cinadino saudita e figura di spicco tra i reduci dell 'Afghanistan in Cecenia - ha detcrminato un riposi zionamento della strategia verso azioni terroristiche sul territorio russo. Nel dicembre del 2002, l'assalto al teatro moscovita Dubrovka compiuto da un commando suicida del jlhad ceceno del quale fanno parte le giovan i «spose di Allah», e le numerose vin ime, morte soffocate dal gas che la polizia russa h,l diffuso nel telltro, faranno eco all ' Il settembre americano, seppure con minor clamore. In entrambi i casi, si privilegia la lotta contro il «nemico lontan o»~ e sul suo territorio rispetto allo scontro con
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il «nemico vicino», che, contraria mente all 'epico ;ihad afghano degli anni Ottanta, non riesce a ottenere villorie decisive sul piano militare, né a mobilitare le masse, 112.3 agosto 1996, dal suo rifugio sulle montagne afghane, Bin Laden diffonde «una dichiarazione di jibad contro gli americani, che occupano la terra dci due luoghi santi}}, un testo d i una deci na di pagine che sposta l'obiettivo del j ihad sull 'emancipazione dell'Arabia Saudita dai suoi protenori americani, Concentrandosi sul proprio paese d'origine, Bin Laden identifica negli Stati Uniti , incarnazione per eccellenza del «nemico lontano», la causa prima del male da estirpare, Un attacco omicida con un camionbomba contro una caserma americana a Khobar, nel cuore della zona petrolifera saudita, compiuto a luglio, poche settimane prima, sembra dare sostanza a questa dichiarazione, anche se non tutte le fonti concordano nell'attribuire a Bin Laden la responsabilità dell'attentato, Un anno e mezzo più wrdi, nel febbraio del 1998, una nuova dichiarazione, firmata da Bin Laden, Zawahiri e i responsabili dei gruppi islamisti radicali sparsi nel mondo, an nuncia la costituzione di un «Fronte islam ico internazionale contro gli ebrei e i crociati}} (senza che compaia il nome di al-Qa' ida ). Questa esorta apertamente a «uccidere gli americani e gli ebrei ovunque si trovino», compiendo l'ultimo passo che apre la stTilda aljlhad contro il «nemico lontano)} sul suo territorio. Questa st ra tegia viene attuata in maniera doppiamente spettacolare con l'a ttentato che devasta le ambasciate americane in Tanzania e in Kenia il 7 agosto 1998, anniversario del giorno - 7 agosto 1990 - in cui il re Fahd aveva chiesto alle truppe «miscredent i}} di inswl!'l Tsi in territorio saudita, per difenderlo dall'esercito di Saddam Husseyn che aveva appena invaso e saccheggiato il Kuwait. Nell'ol1obre 2000, una nave da guerra americana, la USS Cole, è attaccata, mentre si reca a far rifornimento nel porto di Aden, da un gommone carico di esplosivi che provoca d iciassette morti tra i marinai , Per quanto spettacola ri e micidiali, questi attentati colpiscono militari e diplomatici (e nurnerosissimi ken iot i e {;Inzaniani raramente citati, quasi non avessero nome né vol to) e avvengono in terre «esotiche)) per lo spctlawre medio, che non riesce a identificarsi con le vittime. Rient rano, per così d ire, tra i costi e i benefici di un'attualità ricca di drammi e iltrocità di ogni ti po, e non riescono a scatenare il vero shock trllumatico che sti ra 91
proVOClltO dall ' Il settembre. Per di piI'!, sono privi di qualunque conseguenza politicll immedi,lta che possa favorire la causa dell'islamismo radi clllc. È probabilmente per questll ragione che il loro carattere di avvertimento, di prova generale, non è stato preso sufficientemente sul serio dagli osservatori, che vi intravedevano SOltllnto l'incapaci tà di Bin Laden e della sua rete di condurre azioni realmente capaci di mobilitare il consenso popolare che mancava loro. In realtà, dietro l'apparenza di una fuga in avanti , gli attentati del 1998 e dci 2000 rientrano in una strategia graduale, che non si propone tanto di fare presa sulle masse, quan to piuttosto sugli aspiranti mllrt iri: gli stessi che, inq uadrati e ad destrati nei campi afghani alla fine del decennio, iniziano ad essere preparati per l'apocalisse dell' 11 settem bre. Si tratta di militant i istruiti, generollmente in Occidente, in grado di porta re a termine anche operazioni complesse e In cui pnrtecipnzione è essenziale per assicurare la riuscita del grande assalto contro l' America. DalIa dimensione razionale dei loro studi, che li prepamno a un fu turo da architetti , medici o dirigenti , devono tuffarsi nella logica delirante che porta all 'attentato suicida, compiuto nel nome dell' islam per colpire l'America, l'Occidente, gli ebrei, e per fare il più alto numero di vittime, sacrificando la propria vita. Grazie ai documenti resi pubblici nei mesi successivi all' Il settembre, a testimoni,mze e interrogatori ancora parziali , si può tentare di ricostruire tale processo: esso rapp resenta il punto d 'incon tro fra la strategia globale che punta al «nemico lontano» e una tattica che permetterà di accelerare l'azione grazie all'occasione offerta dalla seconda lntifada palestinese nell'aulunno del 2000. Il libro di Ayman al -Zawahiri Cavalieri sollo la bandiera del Profeta, conosciuto mtraverso i lunghi est ratti pubblicati dal quotid inno saudita di Londra «al-Sharq al-Awsat» (Il !\-Iedio Oriente) nel dicembre 2001 , ha fornito molte delle chiavi fino ad allora mancanti per interpretare la logica intellettuale che ha portato, tre mesi prima, agli attentati dell ' 11 settembre. In un primo momento, Zawahiri espone la sua \'(Ieltan.\·ChtUIIIIIg, una visione dci mondo panlgonabi]e - ma speculare al famoso «scontro di civiltà)) di Samuel Huntington. Secondo Zawahiri, oggi «la battaglia è universale)) e «le forze occidentali ostili all ' islam hanno identificato con chiarezza il loro nemico che esse definiscono 'fondamentalismo islamico'. In questo, sono
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state affi.mcate dal loro ex avversa rio, la Russia». Le forze occidentali dispongono di sei st rumenti principali per combattere l'islam: dalJ'Onu alle Ong umanitarie , passlmdo per i govern.mti corrotti dei popol i musulmani, le multinazionali, i sistemi di scambio di dati e di comun icazione, le 'Igenzie di stampa e le catene televisive satellitari. È evident e come almeno tre delle «armi» di questo elenco siano state efficacemente ritone dai jihadisti contro i loro nem ici: le Ong «umanitarie islamiche», internet c, in una certa misura, le emittenti televisive arabe che trasmettono dal Golfo. «Contro questa alleanza - prosegue al-Zawahiri - prende forma una coalizione, costituita dai movimenti jihadisti delle diverse terre dell 'islam e dei due paesi che sono stati liberati grazie aljibad condono in nome di Allah: l'Afghanistan e la Cecenia». Redatto in un periodo non meglio identificala - verosimilmente posteriore allo scoppio della seconda Intifada - questo testo con sidera la Cecenia «libemt,b> allorché le forze russe subiscono im portanti rovesci e i combattenti del jibad, condotti dal saudita Kha11ab, appaiono sui siri internet specializzati come i prodi cavalieri di una nuova epopea ricca di imprese eroiche, di miracol i, di foto di cadaveri mutilati di soldati russi e di biondi prigionieri sorridenti dopo la loro conversione alI 'islam. Nel dicembre 2001 , quando iI testo viene diffuso, nessuno dei due paesi è più sotto il controllo del movimento islamista radicale. All 'epoca in cui Zawahiri scrive, questa «coalizione» deljibad sta muovendo i suoi prim i passi, ma conoscerà un'ascesa folgorante. Libera da ogni schiavitù dell'impero occidentale dominanle, essa reca una promessa di distruzione e di rovina per i nuovi crociati [che si battonol contfO la terfa dell'islam. Ha sete di vendetta COnlro i capibanda dell'empietà mondiale, gli Stati Uniti, la Russia e Israele. Reclama il prezzo del sangue per i martiri, per il dolore delle madri, le privazioni degli orfani, la sofferenza dei prigion ieri , e i tormenti di quanti vengono torturati in tutta la term dcll'ishtm - dal Turkcstan, a eSI, fino a!l'Andalllsia. La Spagn a non è famo sa per rorfllfllre i suoi prigionieri , ma questa 'Illusione si riferisce, nell'immaginario del pubblico cu i è destinata , a lIna penisola iberica che appartiene ;.ll'isbm d.ll mo93
mento della conquista ad opera delle llrmaTe musulmane di Tariq ibn Ziyad nell'V III secolo; la sua Rl'Conquisla, portata a termine nel 1492 dai Re Cattolici, costituisce un malaugurato accidente sTOrico che il movimento jihadista deve cancellare, riconquistando a sua volta la Spagna per reintegrarla nell'islam - al pari della Palestina - come dimostra la carneficina compiuta da al-Qa'ida a Madrid 1'1 1 marzo 2004. Infine, precisa l'auTOre, «la nostra epoca è testimone di un fenomeno nuovo che guadagna Terreno senza sosia: quello dei giovani combattenti del)ihad, che abbandonano famigl ia , paese e lavoro alla ricerca di un luogo dove compiere iljihad per amore di AlIah»_ In queste parole con cui si apre la conclusione del suo libro, Zawahiri espone la sua concezione del mondo e delle relazioni internazionali contemporanee: il nemico, rappresentaTO dalle «forze occidentali oSTili all'islam» guidate dalla triade americano-israelo- russa, si trova contro i «giovani combattenti deljihad», pronti }, ciascuno parten do da criteri propri . li 24 settembre il presidente Bush p resenta una nuova nomenclatura , conosciuta con l'acronimo inglese SDGT (5pecially Designed Clobal Terrorisd che permette di congel are i beni di ventisette fra o rganizzazioni e individui ritenuti legati alla «rete di al -Qa'ida», senza che questa venga ulteriormente definita. 115 ottobre viene aggiornata la lista p reesistente delle FrO - Foreign Terrorisl Organisalio11S (Organ izzazioni terroristiche straniere) : il suo contenuto è diverso rispetto a quello della precedente. 11 lO ottobre l' Fbi pubblica il proprio elenco, quello degli M\Xr'T - Most \'(!anted Terrorists (Terroristi più ricercati ) -, contenente i nomi di ventidue anivisti , tutti accusaci di aver assassinato cittadini americani e tutti originari del Medio Oriente musulmano. li 12 onobre il ministero delle Finanze (Treasury Deparlmenl) congela i ben i d i tren tatré nuovi soggetti (d i cui dicio tto figurano nella M\Xr'T) e di sei organizzazioni, che si aggiungono a quelli contenuti nella lista SDG r. 1I 31 onobre il ministero della Giustizia (Auorney Genera/) richiede che quarantasei gru ppi siano ufficialmente dichiarati «organizzazion i terroristiche»: di queste, nove figurano nella lista SDGr. li 5 dicembre, il Dipartimento di Stato aggiorna la TEL - Terrorist Exclusion List (Lista di esclusione dei terroristi) - alla q uale vengono aggiunti i trentanove summenzionati, che non erano inclusi nella SDG T. Nel franempo il ministero delle Finanze, il 7 novembre, ha congelato i beni di sessantadue gruppi e individui associati alle ret i finanz iarie islamiche al-Taqwa e a/-Baraka, sospettate d i essere collegate ad al-Qa'ida. La molteplicità stessa di questi in venta ri. elaborati nell'urgenza , più ancora che le d eficienze congiunturali dei servizi d'informazione americani , che nei mesi seguenti si rit roveranno sul ban co degli imputati , tnlduce l'in capacità strutturale di \Xr'ashington di definire la minaccia che si sostituisce a quella di Mosca e di concett ualizzarla; ciò richiederebbe ben altro che il frettoloso assem-
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blaggio di gruppuscoli, conti bancari e individui effett uato dagli americani. Non riuscendo a concepire la natura della rete per la quale la figura di Bin Laden funge da icona, la «guerra al terrore», incapllCe di colpire il cuore di un bersaglio impalpabile, mirerà progressivamente al di qua e al di là di esso. In un primo tempo essa si concentra sulla distruzione della base afghana, poi eserciw pressioni sulla matrice sa udita e infine culmina nell ' annient amento dello «Stato canag l ia~~ di Saddam Husseyn. Questa strategia di accerchiamento ha il vantaggio di essere openl1iva: consente di utilizzare la panoplia del Pentagono, forgiata nello scontro con l'U rss e poi adattata a nuove minacce indeterm inate. Essa tuttavia fallisce l'obiettivo. Nella prima fase dell'operazione, al momento dell'attacco all'Afghanistan, iniziato il7 ottobre 200l, si ha la ncna sensazione che gli strategh i americani abbiano preso alla lettera l'appellativo della rete, a/-Qa'ida, e abbiano immaginato che l'annichilimento delle struttu re fisiche avrebbe avuto conseguenze letali su una rete planetaria e che, colpendola al capo, i suoi tentacoli sarebbero stati neutralizzati.
Al-Qa'lda - secondo quantO Bin Laden riferisce a Taysir Aluni durante l'intervista per a!-Jazira rilasci:l!a nell'ottobre 2001 - si è ritrovata ad essere chiamata così molto tempo fa, senza averlo veramente voluto. Il defunto Abu Ubaida al-Banshiri [un arrivista egiziano che finì annegatO nel lago Vittoria nella primavera del 1996 memrc organizzava cellule della rete in Africa orientale] aveva allcslitO dei campi di addestramento per i nostri mujahtdin contro il terrorismo della Russia. Si era presa ['abitudine di chiamare questo campo «la base» [al-Qa'idal . E il nomc c rimasto. Noi rispecchiamo la coscienza della Umma, noi siamo i suoi figli. I nostri fratelli nclrislam vengono dal Medio Oriente, dalle Filippine, dalla Malaysia, dall'India, dal Pakist:m c persino da posli lontani comc la Mauritani.1. A voler dar credito alle spiegazioni di Bin Laden, il termine a/Qa'ida risulta essere una doppia fi gura relorica. Esso è in primo luogo la metonimia di queslo raggruppamento di islamisli radicali che si addestrano aljihad in uno stesso luogo. Ma diventerà anche. pcr derivazione, la metafora di qucsta base, dispersa sulla Sllperficie del pianela e tenuta insieme da legami esiti Ofl - /iflC , un:! 112
«banca dati», un microcosmo della Umma in cui si ritrovano i «fratelli nel l'islanm dalle Filippine alla Mauritania. Concent rando le loro azioni offensive e la loro caccia sulla base concreta afghana, gli Stati Uniti , nei mesi successivi all' Il seltembre, non riusciranno ad afferrare la realtà altra e più ampia che questo nome fio . gu rato espnme. Questa singolare incapacità di concepire la dimensione me· [aforica di cui il termine a/·Qa'ida è latore non può non evocare il meccanismo psicologico del diniego: negazione, in questo caso, della relazione intima che il Pentagono e l'inlelligence americana hanno coltivato con un movimento che hanno spalleggiato e che si in scriveva in una strategia di subappalto ad altari locali della belligeranza sul campo contro l'Armata rossa. Ridurre in un pri· ma tempo al ·Qa 'ida a una base operativa localizzabile e elimina· bile attraverso un bombardamento massiccio e un rastrellamento condotto dai Berretti verd i e dai gurkha, consente d i rimuovere l'oggetto dello scandalo terroristico e d i evitare così il doloroso lavoro di analisi sulle responsabilità degli strateghi di \'V'ashington nel generare il mostro, che, addest rato per far cadere l'Armata rossa, in seguito si sarebbe rivolt.Ho contro il suo Frankenstein. La «guerra al terrore», nel movimento che la conduce dalla cac· cia senza esito ad al ·Qa' ida fino al rovesciamento riuscito di Sad · dam H usseyn, passando attraverso le pression i esercitate sul siste· ma saudita, avvolge, infine, nelle pieghe infinitamente morbide dello stendardo morale proprio della crociata antiterroristica un obiettivo che con questa è solo indirettamente collegato: la ridefi · nizione dei giochi in Medio Oriente. In questa prospettiva si fon· dono due d imensioni. La prima riguarda il fondamento della pol i. tica regionale di potenza degli Stati Uniti: riuscire a conciliare real· mente l'approvvigionamento garantito di idrocarburi con la sicu· rezza di Israele. instaurando a Baghdad un regime alleato di \'V'a· shington. La seconda vuole favo rire l'apertura alla democrazia in un universo refrattario, dopo l'eliminazione di un dittatore che ha massacrato gli irachen i a migliaia, scarenato due guerre che hanno insanguinato i vicini Iran e Kuwait, e che ha fano regnare il terrore sul suo popolo in nome del na zionalismo arabo, accaparrando le ricchezze petrolifere per sé, per la sua famiglia e il suo ehm. Queste due d imension i complement ari - si vuole pensare a Washington - consent iranno di elimi nare le cause p rofonde del II}
terrorismo, dopo averne curato il sintomo attraverso la soppressione di al-Qa'ida. A seconda che ci si schieri a favore o contro la politica americana, si farà prevalere l' uno o l'altro aspetto del ragionamento per giudicarla in termini positivi o negativi: in altre parole si considererà lo sradicamento del terrore un nobile scopo o un pretesto ignobile. Ora, le due dimensioni sono intrinsecamente collegate e non possono essere comprese indipendentemente. Questo groviglio di significati e segni rende part icolarmente complessa, per chi si sforzi di andare al di là dell'intento normat ivo e passionale, l'interpretazione delle operazioni che si svolgono a partire dall'indomani dell'l 1 settembre fino alla caduta di Baghdad e alla successiva cattura di Saddam Husseyn . Ciò costringe a un costante lavoro critico al fine di sciogliere questo viluppo in cui s'intrecciano il reale, il simbolico e l'immaginario, e di sezionare questa articolazione novella fatta di cannoniere, attentati e media, in cui politica, morale e religione si annodano in un intreccio così stretto che il filo rosso del discernimento scompare rapidamente allo sguardo. Mentre ancora prevalgono ovunque lo st upore e il caos, nelle o re successive all 'apocalisse che ha colpito New York e Washington , e manca qualunque rivendicazione, il governo americano è costretto a interpretare nell'urgenza il cataclisma che ha appena roccato gli Stat i Uniti e a propo rre delle misure di ritorsione che il presidente Bush qualifica come «crociata» . Per quanto il termine inglese crusade nell' uso corrente contemporaneo indichi semplicemente una mobiliwzione intensa, senza connQ[are esplicitamente il substrato cristiano da cui la parola trae la sua origine medievale, il presidente americano deve rapidamente riformulare il suo pensiero e recarsi, contrito e scalzo, nella principale moschea di Washingron per cancellare l'impressione che quesw mobilita:done sia diretta contro i musulman i o l'isl:ll11 in generale. Un'analoga litania sarà intonata in (Une le chiavi dai responsabili americani per l'intera durata della «guerra al terrore}), con una convinzione pari alla forza dell 'accusa formu lata da numerosi imam catodici e d.li si ti internet islamist i secondo cui q uesta guerra ha veramente come bersaglio l'islam alla stregua delle antiche crociate. Il più celebre dei telepredicatori islamisti. lo sceicco Yusuf :tl-Qardhawi, ad esempio, pubblica nel 2002 un opuscolo sul la nuova crociata americana contro la Umilia musulmana. Questa 114
goffaggine iniziale nel denominare la lotta antiterroristica, il processo alle intenzioni che ne segue e che costringe a riformularne gli intenti, sono emblematici delle difficoltà a definire, o meglio a identificare la natura deUa sfida posta dall' I l settembre. Tanto più diventa importante per gli Stati Uniti e i loro alleati definire e isolare l'improbabile nebulosa di mandanti ed esecuto· ri degli attentati per meglio poterla distruggere, tanto più questi ultimi, evitando di darsi un nome e quindi di distinguersi, cercano di confondersi nella massa dei musulmani di cui si defin iscono semplicemente «l'avanguardia benedetta», per dirla con le parole di Osama bin Laden. All'improvviso, la palinodia d i George Bush dimostra che i suoi avversari mascherati, costringendolo a un simile arretramento, hanno avuto la meglio sul campo di battaglia della retorica politica: la «crociata», nel momento stesso in cui la parola viene pronunciata per una grossolan ità oratoria che rivela senza dubbio inesperienza, se non addirittura incoscienza, trasform'l gli Stati Uniti da vittima del terrorismo in aggressore ricorrente dell'islam, nell'esegesi che i telepredicatori islamisti fanno di questa formula nei loro sermoni. Essa fa eco ai «crociati» che Bin Laden denuncia nei suoi proclami, rafforza la sua propaganda e lo aiuta ad ampliare la base dei simpatizzanti. Ci vorrà ancora poco prima che venga formulata la presunzione, piuttosto diffusa nel mondo musulmano, che l'I l settembre sia stato una pura macchinazione dei servizi segreti americani, il pretesto infame per scatenare un 'offensiva «crociato-sionista» diretta a porre sotto il loro controllo congiunto le ricchezze petrolifere del Medio Oriente - tanto che dal Cairo a Damasco e da Karachi a Giacarta si attesta l'esistenza di un messaggio di posta elettronica, che nessuno però ha mai visto, che avrebbe consigliato agli eb rei im piegati al \Xforld T rade Center di restare a casa quel giorno. Ma al di là degli imbarazzi del vocabolario, la difficoltà maggiore che \Xfashingron incontra the day after è di ordine militare. L'essenziale della dottrina americana dall 'inizio della guerra fredda è incentrato sul concetto di dissuasione, declinato su piani d iversi: l'avversario sovietico doveva essere dissuaso da qualunque attacco nucleare perché le conseguenze sarebbero state assoluta mente devastanti sul suo stesso territorio. Da questo deriv,lVa lo stato di belligeranza minima indotto da ciò che i commentatori hanno chiamato «l'equilibrio del terrore». Secondo Bin Llden, la l l5
ricerca di un nuovo equilibrio di questo tipo fra l'America e «i musulman i» (dci quali si autoproclama rappresentante) è palese. Essi comprendono solo il linguaggio dell' attacco e dell'uccisione dichiara a Taysi r Aluni nell'ottobre del 2001 -. Così come loro ci uccidono, noi dobbiamo ucciderli, perche ci sia un equilibrio del terrore. È la prima volta , nell 'epoca moderna, che il terrore comincia a raggiungere l'equilibrio, fra americani e musulmani. Fino a oggi, i politici americani hanno fatto di noi quello che hanno voluto. La vittima non poteva nemmeno gridare L.l La battaglia si è spostata all'inter· no dell'America. Noi opereremo per proseguirla, con il permesso di Allah, fino alla vittoria o fino al nostro personale ritorno ad Allah , prima dell'ineluttabile avvento [di questa vinoria)' Ora, il terrore che colpisce l'America l' 11 settembre manca di un territorio definito e stabile da cui sa rebbero stati lanciati i missili. Le modalità di azione e reazione militari - d.ù nucleare al convenzionale - sono state concepite per distruggere difese territoriali , impossessarsi di città, controllare spazi aerei, annientare carri armati, colonne di fanti e aerei, rovesciare regimi fisicamente insed iati in palazzi, uffici e caserme. Bin Laden e i suoi sicari non hanno più patria , né territorio proprio: in realtà essi sono in parte rifugiati (inizialmente spinti dagli Stat i Uniti) nel territorio dell' Af· ghanistan comrollato dai ta1ebani, che costituisce la loro «base», secondo l'imerpretazione prevaleme del termine al-Qa'ida nel pensiero degli strateghi della guerra al terrore nella sua fase iniziale. Il fatto che il mullà 'Omar, il rozzO «emiro) cieco da un occhio che regna su Kandahar, sia cadulO in completa bana del suo ospite miliardario saudita non ci rcoscrive per questo la nebulosa all'interno dci confini del paese. Eppure, il grosso dci mezzi c delle risorse mobilitati per la caccia alla rete terroristica puma in un primo tempo ad annienta re il regime talebano attraverso l'assedio del suo terrilOrio nazionale. In quel momemo a WashinglOn, a quanto pa re, si è convinti che Bin Laden, Zawahiri e il loro gruppo, costreni nei rifugi di Tora Bora, nell'alta monl del Profeta, proprio della corrente salafista, per convincere i musulmani , a rischio della scomunica, che l'omicidio degli e b rei è un obbligo escatologico. Si nota q ui un crescendo rispetto ai numerosi predicatori provenienti dal movimento dei Fratelli musulmani, come lo sceicco Qa rdhawi, che legittimano invece l' uccisione dei soli israeliani (e non di tutti gli ebrei), nel quadro di un jihad che mira a riconquistare la «terra d'islam» palestinese usurpata. Quanto agli americani , questi non potrebbero beneficiare, secondo Bin LaJen, di alcuna presunzione d i innocenza, ma l'argomentazione è più incerta e ha subìto delle variazioni nel corso del tempo. In una inte rv ista con il giornalista pakistano Ham id Mir, pubblicata dal qUOlidiano di Laho re «The Dawm> il7 novembre 2001, il capo di al·Qa'ida, invitato a giustificarsi per l'assassinio di innocenti alla luce degli insegnamenti dell'islam, ribatte: Questo è un punto cruciale di giurisprudenza. Dal mio punto di vi sta, se un nemico occupa un territorio musulmano e utilizza persone comuni come scudi umani, allora è lecito attaccare questo nemico. Se dei malviventi fanno irruzione in un:1 casa e prendono un bambino in ostaggio, il padre ha il diritto di attaccare i banditi, anche se il bambino rischiasse di rimanere ferito. L'America e i suoi alleati ci massacrano in Palestina, in Cecenia, nel Kashmir, in Iraq, I mU5ulm ani hanno il diritto di attaccare l'America per rappresaglia. Come se la debolezza di questa ilrgomentazione, anche rispet to alla shari'a islam ica, non sfuggisse al suo autore, egli la compieta qualche riga più avanti con un altro ragionamento: 11 popolo americano deve ricordarsi che paga le tasse, elegge il suo presidente, e che il suo governo fabbrica armi c poi le consegn:\ a Israele che le usa per massacrare i paleslincsi. Il Congresso ralific:\ queste misure, e ciò prova che l'Americ:l int era è responsabile delle atrOcil;t 12l
perpetrate contro i musulmani. Sì, ['America intera, poiché essi eleggono il loro Cong resso. Quanto ai numerosi non-americani - e in particolare ai musul mani , pure parte integrante delle«masse della Uml!l(l» in nome delle quali è compiuto iljlhad - morti nel crollo delle Torri Gemelle, Bin Laden liquida la questione notando che «la shari'a islam ica stabilisce che i musulmani non devono restare a lungo nella terra dell 'empietà (da ral-kufr}). Questo tipo di argomentazione è identica, punto per punto, a quella utilizzata dal Gia negli anni Novanta per giustificare il massacro di civili algerini, nei com unicati diffusi dai media islamisti di Londra. Come Bin Laden, questi flnivisti erano s[;lti indottrinati nei cam pi di addestramento deljihad afghano a partire dagli anni Ott.lnta, dagli stessi ideologi salafistiji hadisti. In una simile prospettiva, il mass.lCro di innocenti non può essere qualific
trattare, Ibn Baz insistette nella sua convinzione. Im p rigionato per questa insolenza, messo in libertà dopo un chiarimento col monarca, il quale riuscì a convincerlo che una dissidenza espressa pubblicamente era rovinosa per la stllbilità dello Stato islamico, egli si guadagnò con questo episodio una reputazione di spirito indipendente. Tale reputazione gli diede prestigio sia presso la fami glia reale - essendo in confidenzll coi dissidenti, e dunque in grado di fa r arrivare loro messaggi concilianti in tempi utili sia dei wahhabiti più radicali e critici, i quali ammiravano il suo coraggio, rispettavano la sua autorevolezza e potevano contare sui suoi rapporti cordiali col potere in caso di necessità. Promosso a decano del Consiglio dei Gran di Ulema (Hoy'al Kibara/- 'Ulomo), da cui emanavano le norme religiose in ogni ambito, ma oscurato dal carisma religioso di re Faysal, fbn Baz seppe volgere a suo vantaggio la minore legittimità religiosa del re Khaled per accrescere la propria influenza. Sollecitato dal nuovo sovrano per discreditare i ribelli che avevano occupato la G rande Moschea nel novembre del 1979 (liberata solo grazie all'intervento della guardia d'élite francese), egli condannò la ribellione in quanto essa insinuava la jibra, ovvero l'anarchia e la sedizione, in terra d 'islam ; tuttavia, rifiutò di disconoscere gli insorti, fra i quali poteva contare molti suoi discepoli. Sessantaquattro di lo ro, fra cui J uhayman al-'Utaybi, furono condannati a morte nel gennaio del 1980_ Questo segnale di allerta si verifica mentre il mondo musulmano attraversa momenti di tempesta: Teheran invita a rovesciare i lacchè sauditi del Grande Satana imperialista americano, Sad dam Husseyn lancia l'in vasione dcII ' l ran , e comincia la grande im p resa deljihad in Afghanistan; un segnale d i allerta che coslringe il re Khaled , e poi il suo successore Fahd, a offrire agli ulema capeggiati da Ibn Baz la contropartita che questi pretendevano in cambio del loro appoggio alla monarchia. Si fa sen tire un giro di vite nel campo dei cost umi, la vi ta sociale delle donne diventa sempre più difficile: per il potere, tali concessioni verso gli ulema più retrogradi semb rano, a breve termine, politicamente indolori , ma l' intraprendenza di questi ultimi assume p roporzioni fenomenali nel campo dell'educazione, e più in generale nella diffusione della fede, che permette loro d i darsi a un indottrinamento senza freni. I fondi destinati 'lll'isJamizzazione e gestiti dall'istituzione wahhab ita progrediscono di pari passo con l'aumento delle
162
rendite petrolifere, senza peraltro risentire della fless ione dei prezzi del greggio nella metà degli anni Ottanta. Radio e televi· sione diffondono costantemente programmi durante i quali sono onnipresenti barbuti predicatori che lanciano i loro anatemi contro il piccolo schermo, veicolo di decadenza e di perdizione, diffondendo la loro visione del mondo e ingiungendo ai credenti e alle credenti di attenervisi per non incorrere in tremendi castighi in questo mondo come nell'altro. Alla Mecca, all'Un iversità islamica Umm al-Qura, fondata nel 1949, sotto l'ala protettrice dei più rigoristi fra gli ulema e di alcuni Fratelli musulmani stranieri, si va formando una nuova generazione di predicatori zelanti, i quali, durante i decenn i successivi, si propagheranno nella penisola e nel mondo intero, dalle periferie dell'islam europeo alle risaie indonesiane passando per l' Afghanistan. Esportata senza alcun adattamento al di fuori del contesto peculiare del régno, una visione del mondo irrimediabilmente diviso fra pii salafisli ed em pi moltiplica gli elementi identitari di una definizione limitativa del buon credente, rifiuta di tollera re l'alterità , e si esalta nell'azzerarla con un jihad lanciato contro chiunque diverga dalla norma stabilita. Essa avrà effetti considerevoli sulla configurazione dell'islam alla fine del ventesimo secolo, soprattutto perché tale visione del mondo è stata generosamente sovvenzIOnata. AlI'imerno del regno, un terzo dell'orario d'insegnamento ne!le scuole elementari è dedicato alle materie religiose, un quarto alle medie e dal 35 al 15% nei licei. All'università circa la metà degli insegnamenti nei dipartimenti di scienze sociali sono obbl igatoriamente rivolti allo studio della religione, e la p roporzione arriva ad un quinto del totale nelle scienze applicate, nell'università del petrolio o nella facoltà di medicina. All'inizio degli anni 2000, un giovane sciita della costa orientale del regno, visti i brillanti risultati scolastici, chiede l'ammissione alla facoltà di medicina; riconosciuta la sua identità confessionale, si sente domandare all'esame di ammissione di fare una sintesi commentata dell'ultimo sermone del venerdì da lui ascoltato (gli sciit i non ascoltano affatto i predicatori wahhabiti del venerdi ). Si ritrovò respinto, e dovette presentare ricorso presso le più alte autorità per vedere cassata la decisione. Fatti del genere, senza uguali nel resto del mondo, sono rivelatori della straordinaria ingerenza d egli ulema 163
nella gestione dei valori nodali della società, così come vengono inculcat i alle nuove generazion i. Tutti questi fenomeni si verificano in un momento cruciale, in cui la salita vertiginosa del prezzo del greggio ingenera un in con trollato aumento delle nascite, favorito dall'in coraggiamento dei religiosi alla poligamia in ossequio all 'applicazione letterale del la shori'o. Ciò va incontro alla volontà dello Stato, che da tempo diffondeva statistiche demografiche gonfiate, nel timore che l'esigua po polazione saud ita , in rapporto alla straordinaria ricchezza del paese, potesse alimentare gli appetit i dei vicini sfavoriti e sovrappopolati, come lo Yemen , o l'Egino; altro timore era che si facessero spazio rivendicazioni tese a condividere in maniera equanime la manna procurata da Allah con le masse musulmane bisognose. Questi diversi incitam enti si coniugano all'inizio degli anni Ottanta, segnati da un 'esplosione demografica senza precedenti. L'indice di fecondità raggiunge gli 8,26 figli per donna saudita, e il tasso di natalità , intorno al 50 per mille, si inscrive nei record mondiali. Nel 198 1, grazie alle rendite petrolifere, il prodotto interno lordo pro capite in Arabia Sa udita si avvicina, con 28.600 dollari, a quello d egli Stati Uniti. Un simile sovraccarico delle stat ist iche non era imputabile ad alcuna crescita della produttività nel lavoro, al cont rario; la marcia indietro dell'andamento del mercato petrolifero nella metà d i quel decenn io è stata segnata da un vero e proprio abbassamento del livello di vita: nel 2000, il reddito pro capite è sceso , nel regno, a meno d i 7000 dollari, mentre quello degli Stati Uniti ha superato i 35 .000 dollari. La transizione demografica, legata meccanicamente dalla fin e degli anni Ottanta alla flessione del prezzo del greggio, vede cadere l'ind ice di fecondità p ressoché della metà nel 2000, con 4,37 figli per saudita, e oggi non riesce a portare sul mercato del lavoro, o della disoccupazione - o deljihod - più di 600.000 adulti l'anno, su una popolazione stimata a più di quindici milioni di nazionalità saudita e cinque milioni di stranieri . Variazioni di tale ampiezza, nella demografia e nell 'o pulenza, non sono affa tto una novità nella penisola; la manna pet rolifera non è, per molti dei nativi del luogo, che una delle man ifestazioni della manna celeste che ha gratificato quest'arida terra in r:lre occasioni, ma con un 'intensità eccezionale. In questa categoria possono rientrare, a seconda delle preferenze soggettive, l'avven 164
to dell'islam o quello della dinast ia saudita; per rimanere entro un registro obiettivo, sono soprattutto i capricci della pluviometria che hanno generato, nel corso dell a storia, i cambiamemi più rilevanti. In occasion i sporadiche, piogge torrenziali ricorrenti, gonfiando i corsi d'acqua e riempiendo le falde freatiche, hanno fallO zampillare la roccia e fio rire il deserto. Pascoli verdeggianti hanno ingrassato gli ovini, le tribù hanno d ispiegato un 'att ività genetica estrema e incontrollata , espressa da una crescita demografica fenomenale che si è tradotta però in una maledizione una volta esaurite le risorse, e tornato il regime di aridità e di siccità. La po polazione in sovran numero, figlia della pioggia così come quella del ventesimo secolo è figlia del petrolio, si è ritrovata di fronte ad analoghe strozzature sul mercato del lavoro. In tempi passati, spinta dalla fame, essa si lanciava nella razzia contro i paesi vicini, attraversando il Mar Rosso e razziando l' Africa del Nord, fino a sottomettere, arabizzare e respingere verso terre più ingrate i pacifici indigen i nilot ici o berberi. Nelle campagne dell'Alto Egitto, come ha potuto constatare l'autore, si conserva ancora la memoria delle invasion i più recenti, e i contadini distinguono tra villaggi
facto l'usurpazione del potere da parte del lignaggio che ad esso
perviene - espone il pano familiare 'lll ' implosione dovuta al malcontento di coloro che sarebbero brutalmente tagliati fuor i. All ' inizio del vemunesimo secolo, il «sistema Sa'ud» si trova pertlllltO streno fra l'imperativo della sua unità - col rischio d i una sclerosi e di un invecchiamento fatal i -, e l' urgenza di una modernizzazione - col rischio d i perdere il dominio assoluto della famigl ia sul pacse e il suo controllo primordiale sulle rendite petrolifere. T:llc dilemma pone la famiglia in una posizione di forza solo quando deve rinegoziare l'alleanza con i religiosi wahhabiti, fondatrice della legittimità del suo governo; al comrario, favo risce l'agglutinamento dci «dan» che cercano alleanze esterne - fra i plebei, le masse, o le potenze straniere, o ancora fra determinat i attivisti - e affilano le loro armi , stabiliscono proprie reti, in artesa del giorno in cui il vuoto che si prcllllnuncia permetta a chi è più preparato di far prevalcre il proprio candidato. Il clima di incertezza che grava ai vertici si è manifestato nella situazione curiosa che vuole che il re in carica, Fahd, indebolito dalla malattia e incapace di governa re, mantcnga comunque il suo swruto, rinforzando così la posizione del gruppo dei fratelli uteri ni, mentre il p rincipe ereditario 'Abdalhlh , nonostame eserciti le funz ioni di sov rano, non può avere accesso al tiwlo, ritrovan dosi così limitato in molte sue prerogative e iniziative. Decisioni e riforme, in un sim ile contesto, sono difficili da pren dere e da realizzare, perché necessitano di lunghe p roced ure e di consultazioni preliminllri che passano di membro in membro del gruppo dominante. Questa pratica risale alla tradizione tribale beduina, ed è rivendicata d;li suoi sosten itori come la realizzazione solidale ed efficace di una decisio ne a lungo ponderata e maturata. Tuttavia, in un contesto nazionale e internazionale in cui le tension i che coinvolgono la monarchia fanno nascere rapidamente avversari - che si trani di islamisti radicali della fi liazione di Bin Laden o dei più veementi circoli neoconservatori antisauditi di Washington e delle loro appendi ci in IST;lele -, questa modalità operativa rappresenta un handicap. Mentre il consenso su lle decisioni 1:Irda ad essere raggiunto pcr la lentezzil delle procedure, le scadenze che si avvicinano, per via dell 'et~1 del re e dci principe ereditario, favoriscono le m;lI1ovre dei ehm antagon ist i, ciascuno dei quali controlla un sellore dello Stato. Così, gli arresli degli oppositori. esegui IR2
ti dai servizi del principe Nayycf, ministro degli Interni, sembrano mettere di fronte al fatto compi uto il principe ereditario, il quale ha ricordato a una delegazione venuta a presentare una petizione per le riforme, nel gennaio 2003, che le decision i politiche non dipendono csclusiwmente da lui. È dunque questa fami gli:l regnante, invecchiata e d ivisa, che deve rinnovare anCOfil una vOltll il plltto che Ili lega ai religiosi, in occasione della morte delle due figure d i spicco dci Wilhh,lbismo, Ibn Baza e Ibn Uthaymin, essi stessi giunti a unii età veneranda, llll'inizio del nuovo secolo, in un contesto in cui i fatti dell ' Il settembre sono seguiti da una serie di accuse provenien ti da ogni parte contro il sistema politico del paese da cui provengono quin dici membri del gruppo dci terroristi; un sistema politico ritenuto, se non colpevole, comunque responsabile di imperizia. Il potere slludita si ritrova sottO inchiesta, e i contrast i interni gravano pesantemente sulle sue capacità di rispondere alle domande. U principe ereditario appronta con cautela un grande proget to di riforme, volto a coinvolgere determinati settori della società civile nelle decisioni politiche e nelle questioni di gestione del potere. Nei suoi risvolti riguardanti i rapporti con i religiosi, fo ndati sul patto fondante tra le due famiglie, AI Sa' ud e Al Shaykh, tra dinasti,l e wahhabiti, il progetto si sforza di integrare i militanti della sahwa usciti recentemente di prigione, nella speranz.. di cooptarli moderandone le istanze, e d i controlla re grazie a loro le frange più turbolente. Simultaneamente, d i fronte all'estremismo terroristico, si fa strad,j in seno all,I società civile slludita un ten tativo di ravvicinamento frll «islamisti modefiui» e «liberai !» , che si esprime att raverso una serie di petizioni che premono in favore di riforme pill audaci (jJ cui obiettivo finale è quello di limitare i privilegi della fllmi glia reale e di controllare la ripartizione discrezionale d elle rendite pet rol ifere ). U potere, a sua volta, per volont:1 del prin cipe ereditario, si forza di inquadnlre queste iniziative offrendo loro un nuovo spazio istituzionale: le «conferenze del dia · logo nazionale)), la prima delle quali ha luogo nel giugno 2003. Dopo la loro SC~ , il padre sunnita e la madre sciita. Qassem si era appoggiato soprattutto ai comunisti, che recluwvano la maggior parte dei militanti nel popolo sciita delle periferie povere di Bagh d'ld e del Sud. Il segretario generale del partito era un soyyid, cioè un discendente del Profet:l, originario di Najaf; una buona parle dci membri del Comitato Cent rale e dei quadri proveniva anch'essa dalla comunità sciita. Il regime non nutriva affano sentimenti ostili nei confront i degli sci iti , ma, in vista di una riforma agraria, era assolutamente ostile al clero in quanto grande proprictario terriero. L'ayatollah al-Hakim, temendo un conflitto frontale col regime che rimettesse in causa i fondamem i dci presupposti storici di convivenza fra clero e sovrano, fece sapere che la riforma agraria violava i principi dell'islam, così come il codice di famiglia, che accordava eguali dirini alle donne. Per contro, em ise una/tl{wtl, cioè un parere giuridico che vincob chi riconosce l'autorità di colui che la emene, con cui assimitava l'adesione al partito comunistll all'empietà (ku/r): era scoppiata così una guerra ideologica per conquistare le anime degli sciiti fra l'ay,ltollah e il sayyt'd che dirigeva il partito comunista. I putsch del 1963 , con cui andò per la prima volta al potere il Ba'th, e successivamente l' ufficiale nasseriano 'Ard, emarginarono gli sciiti sul piano emico. Scarsissimamen te rappresentati tra gl i ufficiali, essi videro da un latO la propria classe mercantile, dapprima avvantaggiata d'llla fuoriuscita degli ebrei verso Israele nel 1948-49, fatta a pezzi dalla nazion,.lizzazione, e dall'altro il partito comunista, che risentiva delb loro numerosa presenza, annientato da una feroce repressione. Na jaf rimase sempre il centro di formllzione del dero sciit,l transnazionale (Khomeyni fu esili,uo in quella città dallo sci,ì d'Iran fra .11968 e il 1977, e là elaborò la sua ritlessione sul gove rno islarnico attraverso conferenze e sem inari per gl i studenti), ma b politica di laicizzazione e di confisca dei beni e dei latifondi ridusse considerevolmente l'in fl uenza soci,.le della gera rchia religiosa.
In questo contesto si è sviluppato un partito politico sciita islamista, autonomo nei confronti della gerarchia religiosa - ritenuta sclerotizzata e inane di fronte alle prove. Costitu ito alla fine degli ann i Cinquanta, al momento della caduta della monarchia, ha avuto in izialmente come ideologo un religioso nato intorno al 1930, proveniente da una grande famiglia di ay;uollah ma troppo giovane an cora per imporsi alla gerarchia: Baqir al-Sadr. Affllscionta dal modello organizzativo dci partito com un ista, ma preoccupato per l' influenza che esso esercitava sulla gioventll sciita, il part ito, chiamato Da'wa (. Nel corso della 57~ sessione dell'Assemblea generale dell'Onu, BllSh ammonisce Saddam H llsseyn e gli intima di procedere al disarmo d ell 'l r'lq. L'Iraq accetta un ritorno incondizionato di esperti in disllrmo delle Nazioni Unite. Risoluzione 1441, che ingiunge a Saddam di distruggere i suoi programmi di anmunenti di distruzione di massa. sotto minaccill di un ricorso alla forza. Pubblicazione del rapporto finllle di I-Ians Blix. Colin Powell :Kcusa d.l\'anti lIlle Nazioni Un i294
15 febbraio 2003 20 marzo 2003
l Omaggio 2003
6 maggio 2003 lO maggio 2003
30 maggio 2003 Giugno 2003
22 luglio 2003 14 agosto 200.3
19 agosto 200.3
29 agosto 2003 IOsettembre 2003
15 novembre 2003
te l' Iraq di possedere armi di distruzione di massa. Circa lO milioni di persone manifestano nel mondo contro la guerra in Ir'lq. Inizio d ei bombardamenti americani su Baghdad e invasione dell'Iraq da parte delle truppe di coalizione sotto la direzione ameri· cana. li presidente Bush annuncia la fine delle operazioni militari in Iraq. Paul Bremer è nominato amministratore civile provvisorio in Iraq. Ritorna dall'esilio l'ayatollah Muhammad Baqir al-Hakim, figura di spicco dell'opposizione scma. Rapporto della Cocovinu sulle armi di clist TU zione di massa in Iraq. Operazioni militari americnne contro la guerriglia sunnita in Iraq. I figli di Saddam Husseyn vengono uccisi nel corso di un raid delle forze americane. La risoluzione 1500 dell 'Onu approva la creazione del Consiglio di governo prov,'isorio dell' Iraq. Attent.:HO contro il quartier generale dell'Onu in Iraq. Muore l'inviato speciale Sergio Vieira de Mello. Muore !'nyatonnh Al-Hakim in un attentato a Najaf. Formazione del primo governo iracheno. il Consiglio di governo prO\'visorio, costituito da 25 membri tra sciili, sunniti, curdi, cristiani, turkmeni. Il passaggio di pOtere MI un governo provvisorio iracheno è previsto per la fine di giugno
2004. \3 dicembre 2003
2 marzo 2004
Le forze della coalizione catturano il d ittatore Saddam Husseyn. Serie di attentati suicidi nei luoghi santi dcll'ishun sciita li Baghdad e a Kerb.lla. Più di [70 morti, 500 (criti. 295
8 marzo 2004 3 l mlir.lO 2004
Aprile 2004 17 maggio 2004 Maggio 2004
IOgiugno 2004
9 giugno 2004
Giugno 2004
28 giugno 2004
30 giugno 2004
11 Consiglio ad ;1IIl" 1I11 dci governo iracheno adotta la Cost ituzione proV\'isoria. Nel triangolo sunnita, a Fallujli, 4 civili americani vengono uccisi; i cadaveri mutilati sono esibiti in piazzli. L'imam scii ta radicale Muq tada al-Sadr, figlio di Sadiq. organizza imponenti manifestazioni col sostegno dell'«armata dci Messia». Rivolta degli sciiti radicali: si moltiplicano i rapimenti di stranieri ten uti in ostaggio. Assassinio di Ezzedin Salim, presidente del Consiglio di governo provvisorio. Scandalo delle torture eseguite dalle forze della coalizione su prigionieri irachen i nella prigione di Abu Ghrayb; le foto circolano su internet. Rapimen to e decapitazione, attribuiti ad Abu Mus'ab al-Zarqawi, dell'ostaggio americano Nicholas Berg. I] Consiglio di governo provvisorio designa Ghazi al -Yawar (sunnilll) nuovo presideme dell' Iraq. Iyad Allawi (sciita ) è nominato pri.. mo mllllSIfO. L'Onu vota la risoluzione 1546 che convalida il p assaggio della sovranità in lmq e la formazione di un governo provvisorio iracheno il 30 giugno 2004. Impennata di violenze prima del passaggio di sovranità: si moltiplicano gli assassinii e gli attemati . Rapimemo e decapitazione di un ostaggIO corelino. T rasferimemo dci poteri con quaramott'ore di amicipo al governo prov\'lsorio iracheno, per paura di attentliti. Il proconsole Pliul Bremer lascia il pliese. Consegna di Sliddam Husseyn e di undici e x alti dirigenti al Tribunnle speciale iracheno. V I. L\ BATIAGLIA O'EUROP/\
Dicembre 1983
Espulslo11(.' d i st udenti iraniani dlilla Francia.
2%
1984- 1988 t 4 febbraio 1989
Autunno 1989
1992-1997
Luglio 2001
9 settembre 200 l l t settembre 200 l
14 settembre 200 t Autunno 200 l Novembre 200 t
23 dicembre 2001
Dicembre 2002
Lug[io-dicembre 2003 15 novembre 2003
20 novembre 2003
Gl i anivisti sciiti ra piscono civili europei e occidelllaii in Libano. Attentati in Francia. Unafatwa dell'ayatollah Khomeyni condanna a morte il cilt adino inglese Salm,m Rushdic, autore dci Versi salaI/ici_ Prime vicende del velo islamico in una scuola francese a Creil. L'UOIF diventa " Un ione delle Organizzazioni Islamichc di Franci,!». In Algeria, creazione ufficiale del Fronte islamico di salvezza (Fis), partito islam istlla for te componente sll[afista. Guerra civile in Algeria; compaiono p ub b[i. cllzioni ishtmiste nel Londonistan (Abu QlItada. Abu H amza). Anentati in Francia legat i ai Gruppi islamici armati (Gia) algerini_ In Spagna, a T arragona, riunioni di coordinamento finanz iario e ope rativo delle cellule [ocali di al -Qa'ida_ Due falsi giornalisti tunisini provenienti dll! Belgio uccidono il comandante Mas'ud . Attentllti negli Stati Uniti. La ,((ellulll di Amburgo}} costituisce la ,(base» operativa principale. Arresto negli Stati Uniti del fran cese di origine marocch ina Zacarias Mussawi. Cattu ra in Afghanistan e detenzione a Guan tanlllno di europei di origine st raniera. Arresto del siriano naturalizzato spllgnolo Abu Dahdah _ Arresto di Richard Reid , inglese, troVl\to con esplosivo nelle scarpe su un volo P:trigi-M ia• nll . Riu nione del Consiglio Francese del Culto M usulmano (CFCM) su in iziativa dal min istro degli Interni Sarkozy. L 'UO IF vi com pare in posizione do minante. Session i della Commissione Stasi in Fcancia. Attentati COntro due sinagoghe di Istanbul. 17 morti, 215 feriti. Nuovi alferHari contro il Consolato brit anni co e la sede dalla banca inglese I-ISBC a [stan buI. 297
Inverno 200} -2004
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Indi ce del volume
Ringraziamenti
VII
Prefazione Prologo
IX
/I J{lllimenio della pace di Osio
3
I.
La ri volu zione ncoconservatricc
38
II.
Colpire il ne mi co lontano
71
III. CIccia ad al-Qa' ida e sua tenuta
106
IV. L'Arabia nell'occhio dci ciclone
148
Il vaso di Pamlo ra irachcno
190
V.
231
VI. La battaglia d'[uro!JU Conclusion e
AI di là del
~jiluJ(l-
e dcI/a ·filtw- 273
Crono logie
28 1
Fonti e lJihli ogralìH
299
hulil ,t> ,[ t·i no mi
3 13